Anno II - Numero 242 - Domenica 13 ottobre 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Editoria Storia Esteri “Il Tempo” riparte da Chiocci Un libro svela il Mussolini socialista Il Tibet sanguina sotto il tacco cinese Traboni a pag. 3 Moriconi a pag. 5 Ceccarelli a pag. 7 EDITORIALE DELLA DOMENICA di Roberto Buonasorte on c'è dubbio, questo nostro giornale ci sta dando davvero tante soddisfazioni. Poter scrivere ogni giorno liberamente di economia, politica estera, cronaca e cultura, senza condizionamenti di sorta - e senza finanziamenti pubblici - forse è la cosa più preziosa che puó esserci in questo mondo tanto omologato quanto fragile. Non sappiamo se c'è un nesso tra i sondaggi che vedono la Destra, seppur lentamente, comunque crescere, ed il costante aumento di clic che quotidianamente registriamo sia sullo sfogliabile che sul portale. Una cosa però è certa; la nostra libertà è molto apprezzata dal popolo della rete. Certo la giovane redazione, l'età media è di trent'anni, sotto la guida del Direttore Storace, dovrá crescere, imparare a scovare la notizia, innamorarsi della creatura che ogni giorno è diversa da quella messa on line il giorno precedente, dibattere e se necessario anche collidere; è giovinezza, è libertà. Ora però, cosi come in ogni famiglia che cresce, c'è bisogno di allargare gli orizzonti; dobbiamo ambire a conquistare fasce sempre piú ampie di popolazione, di imprenditori, di uomini e donne che pensano che la cultura non sia un qualcosa che si trova solo a sinistra, dobbiamo, È bastato solo parlarne a bassa voce, e le richieste di costituire i Circoli, in pochi giorni si sono moltiplicate inaspettatamente, c'è tanta voglia di partecipazione. I Circoli potranno costituirsi ovunque , dal paesino arroccato sulle Alpi, alla città che lambisce l'area metropolitana catanese, ad una sola condizione: non potranno esserci doppioni con incarichi di partito, o si comprende che lo strumento del Circolo serve per allargare il nostro raggio d'azione, oppure non serve a nulla. Dovremo essere così bravi da saper coinvolgere la società civile; il mondo imprenditoriale che versa in una crisi economica etica e finanziaria senza precedenti, aspetta una voce amica pronta a fare da megafono alle ingiustizie che subisce quotidianamente. Le azioni vessatorie di una Stato a sovranità limitata, debbono poter essere denunciate ogni giorno, senza paura. Ed infine la cultura, che dovrà essere il tratto identificativo dei Circoli; senza memoria non c'è futuro, senza radici profonde non ci sarà un albero forte, senza coraggio non ci sará mai libertà. Avanti dunque, anche con i Circoli del Giornale, per dar vita ad una una grande alleanza: un'alleanza tra popolo ed economia, giovani ed anziani, nord e sud, uomini e donne. È amore, è Italia, è Alleanza Nazionale. N in sintesi , aprirci e compiere un gesto d'amore. Non vogliamo rimanere chiusi nel recinto, no; il perimetro della nostra azione dovrá essere illimitato. A tal proposito, subito dopo la manifestazione in programma per il 9 di novembre, metteremo in rete lo Statuto e l'Atto costitutivo dei "Circoli culturali a sostegno del Giornale d'Italia", tali strutture saranno presenti in ogni parte del Paese: da Genova a Reggio Calabria, da Cagliari a Macerata. IN SICILIA SI CONTANO I MORTI, A TORINO SI “MANIFESTA” SOLIDARIETA’ BUROCRAZIA ASSASSINA Gli chiudono il negozio: 29enne si taglia le vene di Robert Vignola e carte assassine. Ci sono anche quelle: le carte che un orafo non aveva. Lui, giovane, aveva un futuro davanti. E voleva costruirselo con le sue mani, la sua capacità, con i sacrifici quotidiani che era disposto a fare. Glielo avevano insegnato i suoi genitori: commercianti, avevano passato la loro esistenza mettendosi in gioco, come tutti. Poi – la vita è dura, a volte spietata – non erano arrivati a godersi fino in fondo la pensione. Ma D. S., 29 anni, pur col dolore nel cuore, si era rimboccato le maniche ed aveva lavorato sodo affinché potesse uscire dall’inferno della disoccupazione e vivere. Il suo sogno era stato coronato alla fine qualche giorno fa: aveva potuto alzare la serranda della sua gioielleria, ad Avellino. Con la consapevolezza che sarebbe stata dura, ma che poteva farcela, anche lui, come i suoi genitori. Poi però sono arrivati i burocrati: manca questa autorizzazione, questa L La politica dell’accoglienza brogare la Bossi-Fini è diventata ieri la nuova scusa per creare disordini da parte di No Tav e centri sociali a Torino. Il capoluogo piemontese ha ospitato una manifestazione della Lega Nord, assai partecipata, tesa a difendere la permanenza del reato di A clandestinità, ma un corteo “anti-razzista” ha attraversato alcune vie del centro: i dimostranti di quest’ultima manifestazione hanno cercato lo scontro sia con i militanti della Lega che con la polizia. Gli agenti hanno risposto con cariche e lanci di lacrimogeni. No Tav e centri sociali hanno anche cercato di innalzare barricate. Alla fine della giornata due poliziotti sono rimasti contusi. Intanto a Lampedusa continuano a contarsi sia gli sbarchi che i morti restituiti dal mare. Altro servizio a pagina 9 certificazione, questa documentazione. E la serranda viene abbassata, a poche ore dall’inaugurazione, per imposizione delle “autorità preposte”. Il 29enne non si dà pace, prova a risolvere questi guai inattesi. Viene colto dalla rabbia, poi dallo sconforto. La sorella, la zia (gli unici affetti rimasti) sono preoccupati quando lui non si fa più sentire: bussano alla porta della sua casa nel paese di Mercogliano, senza ricevere risposta. Temono il peggio: hanno ragione. L’orafo di belle speranze giace ormai senza vita nella vasca da bagno, con le vene dei polsi tagliate. Non ci saranno le lacrime della grande stampa, ad Avellino, né ci saranno funerali di Stato. Come non ce ne sono stati, del resto, neanche per gli altri italiani che, ormai a centinaia, si sono uccisi dall’inizio della crisi. Sono solo il fantasma di un Paese che un tempo fu grande e fertile e che oggi assomiglia sempre più a un deserto. Il deserto delle carte. 2 Domenica 13 ottobre 2013 Attualità L’ex rottamatore in corsa per la segreteria del PD e il secondo mandato a palazzo Vecchio Matteo Renzi: un sedere per due poltrone Intanto strizza l’occhio anche alla premiership del centrosinistra di Giuseppe Sarra oh chi si rivede, Matteo Renzi. L’ex rottamatore, che in tempi non sospetti puntava il dito contro i ‘trombati’ del piddì, intanto non ha perso tempo nel reclutare i vari Bassolino e Orlando di turno, ne approfitta per giocare all’asso piglia tutto. Segreteria del Partito Democratico e la riconferma a palazzo Vecchio. Non solo. Poi, sarà la volta di Enrico Letta. Non contento, l’attuale Sindaco di Firenze, in perfetto stile democristiano, tenterà di accaparrarsi anche la premiership del centrosinistra. Tutto questo come una nuova strategia: centellinare le uscite televisive. Farsi in una parola “desiderare”, dopo che la sua immagine è stata sovraesposta per parecchi mesi. Entriamo nello specifico. Acque agitate al Nazareno. Venerdì è stata la volta delle candidature in vista del congresso dell’8 dicembre. Gianni Cuperlo (bersaniano di ferro), Pippo Civati (ex Ds) e Gianni Pittella (attuale europarlamentare). Insomma, poca roba. Il ‘Fonzie’ del Pd dovrebbe farcela senza problemi. Ma la poltrona di primo cittadino non la molla. Neanche per sogno. Il prossimo 22 giugno, tuttavia, scadrà il suo mandato. Firenze sarebbe la cosiddetta scialuppa di salvataggio, nel caso in cui “Evasione” in cortile, Lavitola torna in carcere T di Ugo Cataluddi alter Lavitola, l’ex direttore de ‘l’Avanti’ condannato in primo grado di giudizio per estorsione ai danni di Silvio Berlusconi, nell’ambito dell’inchiesta ‘Tarantini ‘ per il presunto giro di escort portate da quest’ultimo nella residenza dell’ex premier, dovrà tornare in carcere. Lavitola, in attesa del processo d’Appello che aprirà i battenti il prossimo 30 ottobre, avrebbe violato gli arresti domiciliari, misura cautelare a cui era sottoposto nella Capitale. Secondo il legale del giornalista tuttavia, il suo assistito si trovava semplicemente nel cortile della W dovrebbe arrendersi anche al ‘prorompente’ Letta. L’esecutivo Pd-Pdl-Sc avrà vita breve. Eppure, secondo fonti vicine al piddì, il primo cittadino dovrà guardarsi bene le spalle da un suo dipendente. Da circa un anno, infatti, Alessandro Maiorano segue, indaga e denuncia le “gaffe” e le spese sostenute da Renzi a palazzo Vecchio e ai tempi della Provincia. “Lo si vuole mostrare per quello che non è. Questo nuovo ‘messia’ che – dichiarò in tempi non sospetti Maiorano al “Giornale d’Italia” - si presenta come l’onesto, cavalca solo l’onda del malcontento che c’è nel nostro paese”. Per lui è uno scialacquatore di denaro pubblico, come tanti altri. Miliardi di euro che seppur di diritto verranno gestiti da enti stranieri Controllori francesi… per denaro italiano Il Bureau Veritas farà da moderatore negli appalti affidati dalla Consip di Francesca Ceccarelli iliardi di euro di appalti pubblici assegnati dallo Stato italiano: introiti di grandissimo valore che verranno assimilati però da un paese straniero. E’ un gruppo francese che risponde al nome di “Bureau Veritas” il futuro “controllore” di questi progetti. L’ultimo appalto quello aggiudicato dalla Consip, società al 100% del ministero del Tesoro guidato da Fabrizio Saccomanni: i francesi dovranno quindi verificare che tutte le aziende vincitrici di gare bandite dalla stessa Consip eseguano le forniture alla pubblica amministrazione nostrana in modo corretto. M Un grande potenziale per la Bureau che potrà gestire forniture in vari settori come quello vestiario, arredi, cancelleria, derrate alimentari, autoveicoli, carburanti, energia elettrica, sanità, real estate e telefonia. La Consip si conferma quindi leader negli acquisti per una larghissima fetta della pubblica amministrazione italiana grazie alla capacità di garantire risparmi alle articolazioni dello Stato che hanno bisogno di determinati beni e servizi. Un ruolo di prestigio per una società in continua evoluzione che fattura circa 30 miliardi di euro l’anno. L’unico neo è la mancanza di una struttura deputata al controllo della qualità dei servizi erogati di volta in volta dalle sua abitazione e quindi all’interno del perimetro di tolleranza, motivo per il quale, l’allarme del braccialetto elettronico di sorveglianza non sarebbe nemmeno scattato. Ulteriore testimonianza, sempre secondo il legale ci sarebbe il fatto che Lavitola sarebbe stato monitorato costantemente dalle telecamere installate nel cortile su disposizione della procura della Repubblica di Napoli sin dal giorno della sua scarcerazione. La decisione di riportarlo a Regina Coeli è stata presa dalla Corte d’Appello, la stessa dinanzi alla quale l’accusato dovrà comparire a fine ottobre, per difendersi dall’accusa di estorsione. centinaia di società che si aggiudicano i suoi appalti; per questo è necessario fare una gara per trovare chi svolga questo servizio. E qui si insinua Bureau Veritas, gruppo specializzato nei controlli di qualità e nella certificazione che, per circa 1,2 milioni di euro, gestirà questo delicatissimo servizio succedendo alla Sgs, la società svizzera presieduta da Sergio Marchionne. Dall’analisi dei documenti di aggiudicazione emerge però anche la possibilità che la Bureau Veritas, controllata da un gruppo francese che si chiama Wendel, si possa trovare in conflitto d’interesse. Su questo aspetto così si è pronunciata la Consip: “A ulteriore garanzia di imparzialità e indipendenza rispetto ai soggetti sottoposti a verifica, la gara prevede un meccanismo di subentro della seconda classificata nella graduatoria finale, ovvero la società Iqm srl, qualora l’organismo di ispezione aggiudicatario (ovvero la Bureau, ndr) abbia rapporti con i fornitori”. Una mera clausola di garanzia standard, verrebbe da dire, ma pur sempre un punto fermo per uno spostamento di ricchezza che l’ente italiano dovrà comunque spartire coi cugini d’oltralpe. LO ZOO DI S PIDE R WOMAN La Ministra ridens a condizione metabolica del nostro attuale ministro della Salute tipica degli ectotermi, animali a sangue freddo, giustifica probabilmente l’assoluta mancanza di sensibilità maldestramente dimostrata con il blocco del progetto stamina. Un vecchio detto popolare recitava così “la speranza è l’ultima a morire”, ecco, appunto, togliere la speranza agli infermi non è forse interpretabile come un gesto inconsapevole d’ inadeguatezza del ruolo? Una condanna per incapacità come quella collezionata nella prima puntata di report dove la ministra sentenziava che l’alto tasso di mortalità per tumori nella regione Campania era semplicemente dovuto allo stile di vita dei residenti. Se affermiamo che questo tipo di considerazione ci pare a dir poco naif ci sembra di offendere i nostri lettori. Ma non è forse un’offesa per gli italiani ritrovarsi a capo di un dicastero, tra i più importanti e delicati perché afferisce alla persona umana in quanto tale, alle sue necessità primarie e alla tutela della salute come recita l’articolo 32 della nostra L Costituzione, una ministra incompetente? Ci chiediamo allora se questo Stato che ci opprime invece di tutelarci, se questo Stato che ci vessa invece di aiutarci, se addirittura ci toglie pure la speranza in base ad un semplice calcolo di profitto di funzionari ed esperti capi dipartimento, può riconsiderare alcune scelte inopportune al momento di porre alcuni uomini e donne a rappresentarlo. E quali sono i requisiti richiesti per questo tipo d’incarichi? A noi cittadini questo Stato ci obbliga ad effettuare esami, selezioni interminabili, test di ammissione, misurazioni di percentili e crediti formativi solo per entrare in un corso di laurea, in base a quali considerazioni vengono scelte le élites di questo Paese? In base al Know how o al sentito dire o alla semplice appartenenza alla giusta corrente di un partito. Pretendiamo, poiché cittadini, che vengano applicati parametri identici ai nostri al momento della scelta della classe politica diri- Roma, via Giovanni Paisiello n.40 Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Società editrice gente, auspichiamo non scontrarci più con asserzioni dettate dall’incompetenza che dalla conoscenza, non assistere ad un susseguirsi di luoghi comuni partoriti dall’ignoranza e soprattutto non ascoltare più dichiarazioni tipiche da fiera delle banalità senza cognizione di causa. Con la Salute della gente non ci si può improvvisare capetti come avviene nei comitati o scuole di partito cercando di far da mattatori quando si disconoscono le regole di base. Una buona dose d’umiltà non guasterebbe, qualche lezione e qualche libro da studiare altrimenti …….meglio tornare a casa prima di combinare guai peggiori. Prevenire è meglio che curare! Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgersi al Responsabile Marketing Daniele Belli, tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] Domenica 13 ottobre 2013 3 Attualità PARLA IL NEO DIRETTORE DEL QUOTIDIANO: “UNA BELLA SFIDA, DA VINCERE CON INCHIESTE E LE GIUSTE SINERGIE CON L’ON LINE” Chiocci: “Il Tempo torni quello… di un tempo” “C’è spazio per un certo tipo di lettore di destra e cattolico, senza scimmiottare nessuno” di Igor Traboni la stretta attualità, la cronaca. Ma il cartaceo la accompagnerà, con tanti approfondimenti, con un discorso sinergico che può funzionare”. iornalista di lungo corso, benché la carta d’identità deponga ancora a suo favore, e autore di tante inchieste giudiziarie che hanno fatto rumore (ad iniziare da quella sulla casa di Montecarlo del cognato di Fini), Gian Marco Chiocci è ora sulla tolda di comando del quotidiano Il Tempo, il prestigioso giornale romano in cerca di rilancio, dopo che negli ultimi anni ha perso un po’ del suo smalto. Il Giornale d’Italia ha incontrato Chiocci per uno scambio di battute su questa sua nuova esperienza, avvertendo il lettore che il ‘tu’ non è assurdamente confidenziale, anche se tra giornalisti usa così, ma lo sbocco naturale di una lunga amicizia con Chiocci. G Allora direttore, una bella sfida quella di dirigere il Tempo. Come la stai affrontando? “Non solo è una bella, bellissima sfida. Ma anche una grande sfida. Il mio entusiasmo e la voglia di fare sono a mille. E credo, senza presunzione, di aver imboccato la strada giusta, visti gli apprezzamenti ricevuti già in questi primi giorni. Il giornalismo d’inchiesta, incalzante, che va a scavare, alla fine paga. Ecco, questo intendo fare per riportare Il Tempo ad essere quello di… un tempo. E scusa il gioco di parole, che è voluto per rendere meglio l’idea”. Abbiamo visto, già da queste prime battute di direzione, che state insistendo in particolare su Roma, a proposito di inchieste e pentole scoperchiate. C’è spazio per questo tipo di giornalismo anche nella capitale, vista la presenza di altri colossi dell’informazione? “Indubbiamente sì. Roma è una città, con il suo hinterland, di quattro milioni e mezzo di abitanti. Ci sono tante cose da dire, Nell’immaginario collettivo, ma anche in quello reale considerata la lunga tradizione, Il Tempo viene visto (e letto) come il giornale di un certo tipo di destra e di una certa borghesia. C’è ancora uno spazio per un lettorato di questo tipo? “Guarda, Il Tempo era il primo giornale del Centro-sud e il terzo d’Italia quando Berlusconi ancora non c’era. Ora che è iniziato il declino di Berlusconi, anche se apro e chiudo parentesi per dire che secondo me il cavaliere non morirà mai, è chiaro che anche ‘politicamente’ per noi si aprono altri spazi. Penso alla destra di Alleanza nazionale, a quello che sta accadendo ora con questa sorta di rimescolamento a destra, a tutto un mondo cattolico che non si vede pienamente rappresentato neanche sulla stampa. Ma neanche andremo a scimmiottare Libero e Giornale perché l’identikit dei nostri lettori è diverso”. da scrivere. C’è un modo diverso di occuparsi della cronaca della capitale, sia nera che bianca. Anche da questo punto di vista i primi riscontri dei lettori e delle copie vendute sono incoraggianti”. A proposito di copie vendute, è fuori di dubbio – ma anche qui vogliamo sentire la tua opinione - che la carta oggi non funzioni più come una volta. Come intendi affrontare l’ulteriore sfida con la Rete? “Certo, la carta va perdendo il suo appeal, c’è poco da fare. Ho già un piano per potenziare il sito internet de Il Tempo, a giorni formalizzerò la squadra che se ne occuperà. Intendo rafforzare il discorso on-line soprattutto per quanto riguarda Intanto Gian Marco Chiocci trova anche il tempo per scrivere libri: dopo quello sui fatti del G8, è appena uscito, per i tipi di Rubbettino “De Magistris. Il pubblico ministero. Biografia non autorizzata”, scritto assieme a Simone Di Meo. Una bella gatta da pelare con questa icona dei salotti chic della sinistra… “E’ stato un lavoro infernale, che abbiamo portato avanti per due anni, spulciando migliaia di carte, ricostruendo determinati episodi e vicende, non solo politiche, di cui nessuno ha mai scritto. Credo ne sia venuto fuori un lavoro molto documentato. I primi riscontri che stanno arrivando, per vendite e interesse, da Napoli, da tutta la Campania e dalle zone del Sud in cui ‘Giggino’ opera o ha operato, sono confortanti”. 4 Domenica 13 ottobre 2013 Storia Guido Buffarini Guidi, ministro degli Interni durante il Ventennio e la RSI, seguì Mussolini fino a Como Fucilato per la fedeltà al Duce Fino alla fine cercò di convincere il suo capo ad espatriare, senza successo. Fu preso dai partigiani il 26 aprile 1945 di Emma Moriconi uido Buffarini Guidi nasce nel 1895. Volontario alla Grande Guerra, aderisce presto al Pnf. Nel 1923 è sindaco di Pisa, nel ’24 deputato, poi podestà e segretario federale del partito. Nel 1933 diventa sottosegretario agli Interni. Membro del Gran Consiglio, nel ’43 vota contro l’odg Grandi. Il 26 luglio viene arrestato e recluso nel carcere di Forte Boccea, da cui è liberato a settembre dai tedeschi che lo occupano. Aderisce alla Repubblica Sociale, di cui è ministro degli Interni. Il 25 aprile segue Mussolini fino a Como, il 26 è catturato dai partigiani, poi processato e condannato a morte. Viene fucilato a guerra finita. Il capo usciere di Palazzo Venezia, Quinto Navarra, racconta di uno sfogo di Claretta Petacci su Buffarini Guidi: “che furbone! – dice di lui in confidenza all’uomo, che annota tutto in un diario – riesce ad essere amico della Petacci e di donna Rachele nello stesso tempo!”. Nella notte del fatidico 25 luglio, Mussolini sospende per un quarto d’ora la seduta del Gran Consiglio, dalle 24 alle 24,15. In questi quindici minuti, Grandi e i congiurati limano e perfezionano il loro piano, riuscendo ad acquisire altre firme. Quel documento sta per decretare la fine del Fascismo. G Guido Buffarini Guidi Da quel documento e da quella notte origineranno i mali dell’Italia degli anni a venire. Mentre nella sala avviene il teatrino, Buffarini è con il Duce, Alfieri e Scorza nella Sala del Mappamondo. Mussolini prende visione degli ultimi comunicati di guerra. Buffarini Guidi è uno di quelli che, all’appello nominale per la votazione dell’odg Grandi, risponderà “no”. Mussolini è ancora con lui e Scorza quando, uscendo dal salone dove il Gran Consiglio è riunito, mormora “porterò l’ordine del giorno al Re e ne rideremo insieme”. Ma il Re, sul cui capo il Duce aveva posto la corona di Imperatore, non avrà la dignità di riderci su. L’ultimo sovrano cronologici di casa Savoia è “ultimo” anche in termini di statura, fisica e morale. Nella hall dell’albergo Quattro Stagioni di Monaco, all’indomani della liberazione del Duce da Campo Imperatore, è Buffarini a compilare una lettera che si chiude così: “vogliate considerare queste note dettate esclusivamente dal senso di responsabilità del momento e dal bene che nutriamo per il nostro Paese e per voi che ne incarnate i destini”. È ancora Buffarini Guidi l’uomo di Mussolini agli Interni durante la Rsi. A lui il Duce confida: “Voi, Buffarini, avete visto giusto quella notte (il 25 luglio, ndr). Sosteneste che bisognava toglierli di mezzo, prima di arrivare al pronunciamento. Ma io avevo fiducia nel Re … nessuno supporrà che io chiedessi udienza, e ci andassi, col solo sospetto di essere arrestato. Quei signori sbagliarono … non hanno solo smantellato il nostro regime. Hanno messo in pericolo l’unità morale, l’unità politica della nazione”. Quando gli eventi cominciano a precipitare – siamo nel 1944 – Buffarini fa consegnare dal capo della polizia al Duce il piano che ha predisposto qualora si arrivasse alla sconfitta finale. Piano che prevede l’uso di un sottomarino adatto alla lunga navigazione per trasportare Mussolini nell’isola di Ibu, nelle Molucche. La nota praticità del Duce gli fa accantonare il progetto prima ancora di completarne la lettura. Il 25 aprile Buffarini è a Como con Mussolini: in- vano insiste per farlo fuggire in Svizzera. Il 26 il fedelissimo del Duce viene preso dai partigiani e poi fucilato. Il momento supremo, il fedele Buffarini lo vive in stato di coscienza parziale, offuscato dai barbiturici che aveva preso nel tentativo di suicidarsi. Un passaggio del Contromemoriale di Bruno Spampanato è un triste affresco di quel giorno: “povero Guido che finirai legato a una sedia, moribondo per il veleno che hai avuto il coraggio di prendere, e che sarai fucilato già morto”. Le immagini di quell’esecuzione sono scioccanti, non le proponiamo ai lettori per rispetto della dignità di un uomo che non ha cambiato bandiera. 5 Domenica 13 ottobre 2013 Storia Nel volume di Nicholas Farrel e giancarlo Mazzuca, testimonianze inedite sulla gioventù del futuro Duce Il socialismo del “compagno Mussolini” L’epoca meno conosciuta della vita di Benito è sempre più rivalutata: dopo la mostra di Predappio ecco un nuovo prodotto editoriale di Emma Moriconi e pubblicazioni dedicate al Duce e al Fascismo invadono le librerie. Benito Mussolini detiene un primato eccellente come ispiratore di libri, volumi, brochure, opuscoli. Su di lui si scrive, si scrive, si scrive. Anche il nostro Giornale d’Italia gli dedica spesso pagine e speciali, nel tentativo di storicizzare il personaggio e l’epoca mettendo in luce “tutto” il personaggio e “tutta” l’epoca, anche per restituire ai lettori un punto di vista per decenni ignorato, volutamente oscurato in nome di una demagogia che ha fatto sempre troppo comodo. Ed è curiosa, questa ambivalenza tutta italiana per cui da una parte si grida all’apologia mentre dall’altra si fa successo e ci si fa un nome proprio sulle spalle di chi si è voluto per decenni deplorare. Però non può che far piacere ogni nuova iniziativa editoriale che tenda a toglier via dall’oscurità di una memoria a corrente alternata passaggi, episodi, tesi, momenti di uno dei personaggi più discussi – forse il più discusso in assoluto - della storia d’Italia. L’ultima novità è un libro dal titolo “Il compagno Mussolini”, di Nicholas Farrel e Giancarlo Mazzuca. Il periodo di cui il volume si occupa è quello del Mussolini rivoluzionario e socialista, quello della gioventù: un’epoca oggetto di recenti approfondimenti che – correttamente per chi voglia approcciare la figura del Duce da un punto di vista storico e sociale – per decenni non è stata oggetto della dovuta attenzione. Il Mussolini Duce ha per troppo tempo oscurato del tutto il Mussolini giovane, e invece è proprio nelle radici sociali e popolari, socialiste e rivoluzionarie della sua infanzia e poi gioventù che sta il seme degli anni a venire. Del resto il Fascismo è stato socialismo, prima di tutto. Come pure, e forse di più, la Repubblica Sociale. In tutta la vita di Mussolini il socialismo è stato contestualmente lo sprone e la meta. Il Duce ha legiferato e governato da socialista, tutte le sue scelte sono state permeate di socialismo. Ma perché per così lungo tempo si è indugiato su quel periodo della vita sociale e politica di Benito Mussolini? Una teoria interessante la formula Matteo Sacchi dalle colonne de Il Giornale: “A destra – dice il giornalista - non faceva simpatia quel retaggio tutto proletariato e lotta di classe. A sinistra andava minimizzato, considerando semplicemente Mus- L solini un opportunista traditore”. In due righe Sacchi centra il bersaglio: non fa comodo a nessuno parlare del giovane, socialista, rivoluzionario, irriverente Mussolini, quasi che il proletariato sia una prerogativa della sinistra, dal secondo dopoguerra in poi. Il libro di Farrel e Mazzuca è un prodotto interessante, che forse deideologizza in qualche modo il fenomeno o quanto meno comincia a gettare le basi per una deideologizzazione. Lo ha fatto – eccedendo un po’ in autoconvincimento, a parere di chi scrive – anche Roberto Festorazzi nel suo recente “Mussolini e le sue donne”, cercando di indugiare più sul Mussolini uomo che sul Mussolini statista. Questo di Farrel e Mazzuca è un altro esempio di volontà di “smarcamento” da un sistema omologato e da un retaggio di inutile e controproducente demagogia. È ciò che sta tentando di fare il Comune di Predappio con la mostra dedicata agli anni giovanili di Benito, il figlio del fabbro di Dovia. Che poi anche il socialismo fosse per il futuro Duce un vicolo un po’ troppo stretto lo dimostra lo strappo con il partito al momento della sua scelta interventista. Ma non fu il socialismo in sé ad andare stretto a Mussolini. Fu piuttosto ciò che del socialismo – idea pura e rivoluzionaria, fondamento della società – avevano fatto i grandi nomi di quegli anni. Fu davvero Mussolini a tradire il socialismo? o fu, piuttosto, lui soltanto a portarlo alle estreme, necessarie conseguenze? A farne forma di governo e riscatto del proletariato? La scelta di bonificare le palude pontine – ad esempio – e di dare quelle terre ai contadini non fu forse socialista? La volontà di creare un organismo quale l’ONMI, a tutela delle madri e dell’infanzia, non fu forse socialista? Creare l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale non fu socialista? Se ne potrebbero citare a centinaia, di esempi di socialismo nel Ventennio come pure nella RSI. È lo stesso Mazzuca, direttore de Il Giorno, a raccontare qualcosa sul volume appena uscito: “il libro – scrive - parla del Benito socialista e insiste molto sulla sua avversione nei confronti dei tedeschi prima del successivo voltafaccia e dell’abbraccio fatale con Hitler degli anni Trenta”. Il ragionamento circa “il voltafaccia e l’abbraccio fatale” è complesso e non esauribile in questa sede. Ci torneremo, e lo faremo con l’assoluta onestà intellettuale che ci contraddistingue. L’INTENSIFICARSI DEGLI SCAMBI CULTURALI CON L’INDIA VOLUTI DALL’ITALIA PORTARONO ALL’INCONTRO TRA I DUE STORICI PERSONAGGI “Statista di primissimo ordine”: parola di Gandhi Il plauso della stampa indiana per il dono di cinquecento volumi alla biblioteca dell’università di Nuova Delhi fu unanime di Cristina Di Giorgi I l Mahatma Gandhi è per tutto il mondo un simbolo che va oltre i confini dell’India e che, con la sua opera, ha affascinato uomini e culture della più diversa provenienza. Anche in Italia gli ammiratori del grande uomo di pace sono molti. E non da oggi. Già nel 1925 nel nostro Paese c’era infatti chi nutriva profonda stima e rispetto per Ghandi. Per intensificare lo scambio culturale tra Italia e India, proprio quell’anno il Duce inviò a Nuova Delhi una delegazione diplomatica guidata da Giuseppe Tucci e Carlo Formichi, che consegnò in dono alla biblioteca dell’università cittadina 500 libri. La stampa indiana ac- colse l’omaggio di Mussolini con toni di unanime plauso e consenso. Anche Tagore, che parlava con en- tusiasmo del Duce a tutti coloro che visitavano l’università, gli si dimostrò molto grato, come emerge dal ca- blogramma che il grande filosofo e scrittore indiano (vincitore del premio Nobel nel 1913) inviò a Palazzo Venezia: “Consentite che io vi esprima la nostra gratitudine per aver mandato a mezzo del professor Formichi il vostro cordiale riconoscimento del valore della civiltà indiana e per aver deputato il professor Tucci ad istruire i nostri studenti nella storia e nella cultura italiana e a collaborare con noi in vari rami dell’orientalismo. E anche per il generoso dono di libri a nome vostro, che sta a dimostrare uno spirito di magnanimità degno delle tradizioni del vostro grande paese. Vi assicuro – continua Tagore – che una siffatta espressione di simpatia che mi viene da Voi quale rappresentante del popolo italiano aprirà, per gli scambi culturali fra il vostro paese e il nostro, un canale di comunicazione che racchiude in sé ogni possibilità di sbocciare in un avvenimento di grande importanza storica”. Non molti anni dopo – dicembre 1931 - lo stesso Gandhi si recò in viaggio in Italia, in cerca di legami e appoggi internazionali che consolidassero la posizione dell’India in funzione anti-inglese (soprattutto per quanto riguarda la politica coloniale e le sue conseguenze in tutta l’Asia). Il Mahatma fu ricevuto da Mussolini con tutti gli onori, con manifestazioni, parate militari e concerti. Gandhi fu molto colpito dall’incontro con il Duce, che definì “uno statista di primissimo ordine”. 6 Domenica 13 ottobre 2013 Economia Archiviata l’Imu sulla prima casa, salasso per i contribuenti, c’è chi fa i conti al Belpaese Italiani (tar)tassati d’eccezione Nonostante sia lunga la lista di imposte pagate, il livello dei servizi è assolutamente scarso di Francesca Ceccarelli empo di dire definitivamente addio all'Imu sulla prima casa ed ecco chi decide di dare un quadro chiaro di quella che è la situazione fiscale degli italiani. A dare questo report la Cgia(Associazione Artigiani Piccole Imprese) di Mestre che ha stilato l’elenco delle tasse che gravano annualmente sugli italiani, annoverando un centinaio di voci tra addizionali, imposte, ritenute, tasse e tributi. Quello che si evince è un sistema tributario frammentato ma con un gettito molto concentrato: gli incassi assicurati dalle prime dieci imposte valgono quasi 58,8 miliardi di euro. A fronte di un ammontare complessivo di oltre 472 miliardi di euro di entrate tributarie, l’incidenza percentuale del gettito prodotto da queste prime dieci voci è pari all’87,5% del totale. A pesare di più sulle tasche dei cittadini italiani sono principalmente l’Irpef (imposta sui redditi delle per- T sone fisiche) e l’Iva (imposta generale sui consumi): la prima fa entrare nelle casse dello Stato un gettito che arriva a 164 miliardi di euro all’anno, mentre la seconda è di poco più di 93 miliardi di euro. "Messe assieme queste due imposte incidono per oltre il 54% sul totale delle entrate tributarie", - spiegano gli analisti della Cgia- Basta guardare i dati sui consumi che non ripartono nemmeno in seguito alla frenata dell'inflazione”. Sul tema interviene anche la Cia, Confederazione italiana agricoltori:” Le vendite di prodotti alimentari sono crollate dall’inizio dell’anno dell’1,8% in quantità e del 3,7% in valore. L'aumento dell’Iva dal 21 al 22%, scattato il primo ottobre, non farà che rendere tutto più difficile per famiglie e imprese". Stando al report della Cgia di Mestre, la vera scure sui bilanci delle aziende sono l’Irap (imposta regionale sulle attività produttive), che assicura 33,2 miliardi di gettito all’anno, e l’Ires (imposta sul reddito delle società), che consente all’erario di incassare 32,9 miliardi di euro. "Quest’anno dichiara il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - ciascun italiano pagherà mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi previdenziali. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini e gli ultra centenari". Quello che lascia con l’amaro in bocca è la qualità dei servizi di cui gli italiani possono usufruire: scarsi e non sufficienti. Il risultato di questa situazione è l’essere costretti a rivolgersi al privato, anziché utilizzare il servizio pubblico, nonostante si abbiano tutti i diritti. Pagare per servizi già pagati in realtà. Questa è l’Italia, oggi. "Gli esempi che si possono fare sono moltissimi - conclude Bortolussi succede se dobbiamo inviare un pacco, se abbiamo bisogno di un esame medico o di una visita specialistica, di spostarci, ma anche nel momento in cui vogliamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi ragionevoli con quelli richiesti da una società moderna". Pubblicati gli ultimi dati di Confcommercio sui consumi: l’unica superstite la tecnologia Non mangio, ma navigo…online Il paniere sempre più sull’orlo di una crisi di nervi costringe a tagliare anche sui mezzi di trasporto ultima analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio non lascia dubbi: gli italiani spendono meno. Tra il 1992 e il 2012 abbigliamento, mezzi di trasporto, alimentazione, benessere personale hanno visto ridursi la loro quota nel paniere di spesa delle famiglie di quasi il 2%, meno 45% per le auto dal 2007 con punte negative ad agosto con consumi a -2,4% annuo. Mentre si pensa a tagliare lì dove si può c’è una voce che non conosce crisi, la quota di spesa per le telecomunicazioni che è quadruplicata, passando dallo 0,8% al 3,3%, costituendo il principale cambiamento nelle abitudini di consumo. In crescita anche le spese per tempo libero che sono passate dal 6,9% all'8,8%, quelle per i pasti fuori casa dal 6,3% al 7,4%, mentre i viaggi e le vacanze dal 2,6% al 3,1%. Focalizzando l’attenzione al periodo 2007-2012 la tecnologia dunque si registra settore con le migliori performance: infatti, gli acquisti di beni per la telefonia sono aumentati del 77%, quelli L’ per computer, televisori, hi-fi e accessori di quasi il 21%. A dare segno di cedimento è il comparto dei mezzi di trasporto che, alla voce di consumo, ha fatto segnare il risultato peggiore con un calo di oltre il 45% giustificato dall’andamento crescente dei prezzi relativi alle spese obbligate, come quelle per l'abitazione. Dunque l’obbligo per le famiglie di ridimensionare il consumo di altri beni, come i mezzi di trasporto, l'abbigliamento e le calzature la cui quota di spesa in un solo anno si è ridotta di mezzo punto percentuale. I prodotti di questi settori hanno tra l’altro una forte rilevanza all’interno della filiera del made in Italy con gli inevitabili riflessi negativi in termini di produzione e occupazione. Una prova che attesta la gravità di questa crisi? L'alimentazione in casa cresce solo nel 2012 a causa dell’eccezionale crollo di redditi e consumi totali, in controtendenza con quanto accade nei periodi di crescita, nei periodi fortemente recessivi la quota dei beni basici sul budget complessivo sale. F.Ce. L’ U N I O N E I N T E R N A Z I O N A L E D E L L E C O M U N I C A Z I O N I H A R I L A S C I AT O U N A N U O V A R I C E R C A Nativi digitali: ancora pochi e mal distribuiti A guidare la classifica Islanda, Nuova Zelanda e Malesia. In basso paesi africani e asiatici ativi digitali, di strada da fare ce n’è ancora tanta: solo il 30% dei giovani del mondo infatti sembrano aver calzato questo status.E’ questa del resto la percentuale fornita dall’Unione Internazionale delle Comunicazioni (ITU) in collaborazione con il Georgia Institute of Technology. Per la prima volta è stato sviluppato un modello per calcolare la dimensione della popolazione nativa digitale a livello globale. Il rapporto “Measuring the Information Society ” 2013 misura lo stato e i progressi della società dell’informazione su scala internazionale definendo alcuni indicatori di performance regionale e nazionale N come l’ICT Development Index (IDI) e l’ICT Price Basket (IPB). Nativo digitale si definisce un giovane tra 15 e 24 anni, con almeno cinque anni di esperienza online. Nel complesso dunque sono circa 363 milioni, il 5,2% della popolazione mondiale, quantificabile più o meno in 7 miliardi di unità. Si tratta, dunque, di una minoranza rispetto alla popolazione giovanile mondiale: i risultati della ricerca mostrano che alti tassi di nativi digitali corrispondono a nazioni con redditi più elevati, con forte penetrazione di Internet, con quote maggiori di popolazione giovanile e al top dell’indice IDI. Dati che comunque variano da regione a regione e da paese a paese: nel primo caso si va da un minimo del 9,2% in Africa al 79,1% dell’Europa. Nei paesi in via di sviluppo i giovani nativi digitali toccano il 22,8% ma nei paesi più sviluppati, dove tende sempre più a ridursi il divario generazionale, questa percentuale arriva all’81,9%. Considerando invece i singoli paesi, la più alta percentuale si riscontra nella Corea del Sud con il 99,6% dei giovani nativi digitali mentre la più bassa è nell’isola di Timor Est, che registra lo 0,6%. Per l’Italia un 78° posto nella classifica su un totale di 180 paesi: oltre 4 milioni di nativi digitali pari al 67,8% dei giovani e al 6,7% della popolazione totale. Al vertice della graduatoria invece si piazza l’Islanda con il 13,9% : la Nuova Zelanda seconda e quarta la Malesia. Al fondo della classifica i paesi africani o asiatici alle prese con gravi conflitti e dove, quindi, la disponibilità di Internet risulta ai livelli più bassi. F.Ce. 7 Domenica 13 ottobre 2013 CONTINUANO LE GIORNATE DI PROTESTA E DI REPRESSIONE: NUOVI BILANCI DI TRA MORTI E FERITI Esteri L’ONG CONFERMA GLI ECCIDI DI AGOSTO D PARTE DEI RIBELLI Tibet, un’identità nel sangue Siria: ecco i massacri nascosti dei jihadisti L’ultima manifestazione è avvenuta nella contea di Driru martedì scorso Intanto il silenzio regna sovrano sull’indagine condotta dalla Human Rights Watch di Francesca Ceccarelli uova sanguinosa operazione dei militari cinesi in Tibet: il bilancio è stato di quattro persone uccise e altre 50 ferite nella contea di Driru durante una manifestazione di protesta martedi' scorso contro l'occupazione e in particolare contro la norma che impone l'esibizione della bandiera cinese in tutte le abitazioni. Le forze paramilitari cinesi avrebbero aperto il fuoco sui dimostranti, come ha denunciato una fonte tibetana in esilio al Radio Asia libera. Una folla che chiedeva la liberazione di un uomo che si era rifiutato, pacificamente, di issare la bandiera cinese. E’ questo l’ultimo atto della repressione delle autorità cinesi in Tibet dove da giorno ormai è alta la tensione tra la popolazione locale e la polizia cinese. Solo Domenica scorsa l’ultimo violento episodio: gli agenti hanno aperto il fuoco su un gruppo di persone ferendone una sessantina: due dei feriti verserebbero in gravissime condizioni. Diversi manifestanti sono stati colpiti alle gambe e alle braccia, mentre ad alcuni sono state negate addirittura le cure. Secondo testimoni la polizia avrebbe lanciato anche gas lacrimogeni lasciando numerose persone cadute in terra prive di sensi. I problemi nell’area sono iniziati lo scorso N 27 settembre quando, a pochi giorni dalla festa nazionale cinese del primo ottobre, quando migliaia di funzionari governativi e operai cinesi sono arrivati nella contea di Nagchu forzando le famiglie della zona e numerosi religiosi a issare la bandiera cinese su tutte le loro case, in segno di sottomissione all’egemonia cinese. Molti i tibetani che si sono rifiutati di obbedire, di lì sono iniziati perciò scontri tra i residenti e la polizia locale: secondo quanto si apprende da fonti locali sarebbero state gettate nel fiume diverse bandiere cinesi in segno di protesta. Una protesta di oltre 800 persone che protestato dinanzi agli uffici della contea: tra questi anche Dorje Draktsel, uno dei principali protagonisti dell’agitazione finito agli arresti. Domenica scorsa, proprio per questo, una nuova manifestazione per chiederne il rilascio. Anche in quel caso gravi scontri. Al momento la zona delle violenze è circoscritta: oltre 18.000 gli agenti da giorni presidiano il territorio con posti di blocco e controlli a tappeto sulla popolazione, mentre a nessuno viene concesso l’ingresso dall’esterno per limitare il flusso delle notizie oltreconfine. Le forze dell’ordine cinesi hanno sequestrato cellulari e macchine fotografiche, interrotto le linee internet e quelle telefoniche. Per destabilizzare eventuali altri tentativi di rivolta le autorità locali continuano ad usare anche le minacce: chi si rifiuta di adempiere a quanto chiesto dal governo locale, subisce severe punizioni che vanno dall’espulsione dei figli dalle scuole al rifiuto di cure mediche, alla perdita del posto di lavoro. E’ dal 2008 ormai che le aree della Cina con una forte presenza di tibetani sono frequentemente teatro di episodi di repressione e violenza da parte delle autorità di Pechino. Atti di forza inaudita che non fanno demordere il popolo tibetano che continua a rivendicare il diritto di avere una propria identità soprattutto culturale, linguistica e religiosa. Solo dal 2011 sono 121 i tibetani che si sono dati fuoco in nome della propria libertà e per il ritorno dall’esilio del loro leader spirituale, il Dalai Lama. Ventiquattro dall’inizio di quest’anno per un totale di 103 uomini e 19 donne e in 24 casi si è trattato di minori di 18 anni. di Giuseppe Sarra cque sempre più agitate in Medio Oriente. Tra il silenzio della stampa internazionale, i jihadisti tornano a colpire in Siria. L’organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw), infatti, ha confermato nelle ultime ore la notizia, riferita dall’ANSA più di un mese fa, di un massacro compiuto dai ribelli nel nordovest di Damasco contro civili appartenenti alla comunità confessionale della famiglia presidenziale Assad. Sempre secondo Hrw, i miliziani fondamentalisti hanno inoltre catturato più di 200 civili, per lo più donne e minori, che si trovano ancora nelle mani dei jihadisti. Entriamo nel dettaglio: in un rapporto di oltre cento pagine A elaborato dopo attente verifiche, indagini sul terreno a contatto con testimoni e superstiti della strage, l’organizzazione basata a New York ha raccolto le generalità di 190 civili uccisi, tra cui 57 donne, 18 bambini e 14 anziani tra il 4 e il 5 agosto scorsi in una decina di villaggi alawiti (branca dello sciismo) a est di Latakia. Non solo. Hrw ha identificato anche i nomi dei gruppi armati autori del crimine, composti dai qaidisti dell’Iraq e del Levante (Isis) ma anche da altre sigle del jihadismo internazionale e siriano. Cosa fa l’Onu? Per quale motivo Francia, Israele e Turchia non condannano le folli incursioni dei ribelli? Oppure aveva ragione Assad? Si tratta di una guerra psicologica… 8 Domenica 13 ottobre 2013 Roma L’ACCORPAMENTO NON BASTA, PER RISPARMIARE LA SCURE INSISTE SUI “PARLAMENTINI” Municipi: brutte notizie dal bilancio, tagli in vista L’assessore Morgante non riesce a far quadrare i conti e ora i minisindaci sono sul piede di guerra contro Marino rchiviata (si fa per dire) la grottesca vicenda legata al Comandante dei vigili, è tempo di pensare a tematiche altrettanto scottanti come il bilancio di previsione da cui dipenderà il futuro della Capitale. In attesa che si sblocchi la trattativa con l’esecutivo nazionale, che permetterebbe di colmare buona parte di quei 867 milioni di gap, il sindaco Ignazio Marino con l’assessore competente Daniela Morgante, sta affilando la scure dei tagli che si riverseranno sui cittadini. Ma procediamo con ordine. Sempre in piedi le ipotesi, più che concrete di aumentare le imposte comunali. Tra queste spiccano: la tassa di soggiorno, dalla quale comunque arriverebbe una cifra esigua di supporto; l’Ipef, che al pari di quella regionale, arriverebbe ad essere una delle più alte d’Italia; l’aumento di un ulteriore punto dell’aliquota Imu da cui arriverebbero 140 milioni nelle casse del Comune. Tuttavia su questo punto si stanno facendo i conti senza l’oste, è infatti altamente probabile che il governo provvederà ad abolire anche la seconda A rata dell’imposta il cui pagamento è previsto per dicembre. Considerato che anche la svendita del patrimonio immobiliare del Comune non sarà una strada percorribile nell’immediato (troppo vicino il 30 novembre, data ultima per l’approvazione della manovra), ecco che la giunta si appresta a ripiegare su quegli organi più vicini alla cittadinanza: i Municipi. Sono infatti previste sciabolate sulle ex circoscrizioni, già ampiamente martoriate, le quali dopo quest’ulteriore salasso non saranno in grado di garantire neanche i servizi essenziali. I minisindaci (uniti tutti dallo stesso colore politico, il medesimo del sindaco) sono infatti sul OMICIDIO A BARBARANO (VITERBO) Uccisa nel sonno a coltellate Il marito finisce in carcere Ha telefonato ai Carabinieri confessando il delitto ha colpita mentre dormiva con oltre dieci coltellate. Tutto per futili motivi. E' così che Antonio Matuozzo, 65enne di origini napoletane, l’altra notte ha ucciso la convivente Anna Maria Cultrera, nata 52 anni fa a Viterbo. L'omicidio è avvenuto in un appartamento al primo piano della via centrale di Barbarano Romano, via IV Novembre, dove i due abitavano da appena sei mesi. "Venite, ho ucciso la mia convivente": così il comandante della compagnia dei carabinieri di Ronciglione, capitano Carlo Scotti, racconta la telefonata arrivata alla stazione dei militari di Barbarano Romano intorno alle 3,30. "Praticamente in tempo reale, visto che il fatto è avvenuto a cento metri dalla caserma - dice - abbiamo inviato sul posto il comandante della stazione locale, Marco Stella. L'uomo si è fatto trovare in casa e ha ammesso immediatamente le proprie responsabilità, era lucido: ci ha mostrato la vittima in una pozza di sangue. La donna era in camera sul proprio letto". L'interrogatorio di Matuozzo, nella caserma di Ronciglione, L’ è durato circa 8 ore. "Si tratta di un pensionato, separato. Ha un pregiudizio: molestie sessuali - continua Scotti - il fatto risale a quattro anni fa. Per questo aveva subito una misura cautelare restrittiva". Cultrera invece era separata e divorziata. Entrambi con figli grandi. "Non ci risultano tensioni tra loro, almeno a noi non sono state segnalate. Convivevano da sei anni, anche se abitavano a Barbarano Romano solo da sei mesi. L'omicidio è avvenuto per futili motivi, in corso di valutazione". Il coltello utilizzato è molto affilato e appuntito, la lama è di 21 centimetri. Ora è a disposizione dei militari. "Il colpo mortale - spiega il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Gianluca Dell'Agnello - è stato alla gola". Quelli inferti sono però oltre dieci. Per Matuozzo, l'accusa è omicidio volontario, "valutiamo se premeditato", aggiunge il capitano Scotti. "Sembra infatti che la donna stesse dormendo". La salma della vittima ora è all'ospedale di Belcolle, delle indagini si sta occupando il pm Fabrizio Tucci. Valter Brogino piede di guerra. Al momento infatti ci sono grossi problemi sia per quel che riguarda la manutenzione di strade e scuole, sia per le mense scolastiche, sia per i servizi sociali. Con gli ulteriori tagli in programma si arriverebbe all’emergenza vera e a farne le spese sarebbero come sempre le fasce deboli della popolazione. La quasi totalità dei presidenti dei 15 Municipi, non accetterà di buon grado di fare da capro espiatorio per l’incapacità dell’amministrazione di varare una manovra equa e si metterà di traverso al sindaco ciclista che si troverà ancora più solo. Intanto continuano i malumori all’interno della maggioranza capitolina, l’ultimo in ordine di tempo ad alzare la voce nei confronti della giunta è Alfredo Ferrari, presidente della commissione Bilancio. Quest’ultimo a proposito degli eventuali aumenti delle imposte, ritiene molto grave, qualora fossero reali, che l’assessore Morgante non ne abbia parlato in commissione. Un’ulteriore dimostrazione dello scollamento tra maggioranza e esecutivo, difficilmente sanabile. Ugo Cataluddi tavano per imbarcarsi su un volo Transat diretto a Toronto quando il pianto del bambino 'in prestito' che portavano con loro ha fatto scoprire il tentativo di emigrare clandestinamente. L'episodio è avvenuto all'aeroporto di Fiumicino. Al check in sono stati notati una donna nigeriana con un travel document canadese, un uomo nigeriano con un passaporto nigeriano e un bambino di un anno con passaporto canadese. Ad insospettire il pianto senza sosta del piccolo, che non si riusciva a calmare nonostante l'intervento dei due genitori. Per tranquillizzarlo è dovuta intervenire un'altra donna che, presolo in braccio, è riuscita a calmarlo. La scena è stata notata dagli agenti che hanno notato le differenze delle foto presenti sui documenti e, dopo altri accertamenti, sono riusciti a scoprire che i documenti della coppia appartenevano alla vera madre del bimbo, in possesso di un biglietto Toronto-Roma-Toronto, e al marito nigeriano 26enne, assente. Priebke, è polemica persino sui funerali Annunciati per martedì, ma non si sa ancora dove. Incerta pure la sepoltura rich Priebke continua a far discutere anche dopo la morte. Il capitano delle SS morto ieri all’età di 100 anni, potrebbe ancora essere sepolto a Bariloche accanto alla moglie, come da sue ultime volontà. Certamente il sindaco Marino sta cercando di “scongiurare” una sepoltura a Roma. Certamente, prima c’è da officiare il rito funebre. A quanto se ne sa, il luogo della cerimonia religiosa sarà una chiesa del centro. Anche in questo caso, però, si oscilla tra massimo riserbo e nervi a fior di pelle per le autorità interessate. Dal Vicariato le autorità ecclesiastiche hanno fatto sapere di non aver ricevuto alcuna richiesta, almeno a ieri. Il questore ha dovuto specificare che d’intesa col prefetto ha stabilito che non ci sarà alcun funerale solenne. Per il legale di Priebke Paolo Giachini è una decisione è ovvia. “Sono assolutamente d’accordo con il questore e il prefetto. Il diritto di culto che la nostra Costituzione prevede è un diritto specifico, che vale per tutti, e riguarda il sentimento religioso e il diritto di avere sacramenti. Trasformare questo diritto in qualcosa di solenne, e fondamentalmente di politico, non era nemmeno nell’intenzione di Prieb- E ke, che era una persona riservata e discreta e che non ha mai voluto fare show”. Show che ha tentato invece di fare, a spese di Francesco Storace, la Zanzara, trasmissione radiofonica condotta da Giuseppe Cruciani. Tentativo fallito: e il leader de La Destra commenta così. “La solita operazione killer che serve solo ad alzare polemiche. Non sono certo iscritto né intendo iscrivermi - al partito dei giustificazionisti rispetto a Priebke. Semplicemente non ho lo stesso disprezzo per la vita umana che ebbe lui e chi festeggia la sua morte. Ho un atteggiamento più misurato, che ho riscontrato nelle parole dell'on. Fiano, che non gioisce per la morte di una persona, anche se si è macchiata di un crimine gravissimo. Altrimenti dovrei anche schierarmi per la pena di morte. Ma non la condivido”. Robert Vignola NOMADE FERMATA DALLA POLIZIA FIUMICINO Nigeriana “presta” figlio e passaporti a due clandestini IL LEGALE: “NON SARÀ UN RADUNO POLITICO” Chiede l’elemosina sotto la pioggia con in braccio il figlio di otto mesi S inalmente si fa qualcosa per estirpare il cancro dell’elemosina chiesta con bambini in braccio. Magari pure sedati, tanto per farli stare buoni e insieme muovere a compassione il cuore dei clienti-passanti. Ci ha pensato la polizia a interrompere il triste e inumano spettacolo che una nomade stava inscenando in pieno centro. La giovane donna è stata osservata dagli agenti della Questura per oltre un’ora: seduta a terra in via Nazionale, a Roma, con in braccio un bambino di pochi mesi, sotto la pioggia chiedeva l’elemosina ai passanti. Con un cestino davanti a sé ha continuato a chiedere soldi stendendo la mano e mostrando il bambino ai numerosi passanti, per lo più turisti che si sono mostrati indignati e sconcertati. Fermata, la giovane è stata accompagnata negli uffici della Questura per gli accertamenti sulla sua identità. R.A., 29enne di origini romene, ha dichiarato agli agenti che il bambino F di appena otto mesi era suo figlio e di essere in Italia da circa due mesi. Quando gli agenti le hanno chiesto dove risiedesse ha risposto di abitare in un campo nomadi in via Tiburtina senza fornire altre indicazioni. In realtà i poliziotti hanno accertato che la donna è stata censita nel 2012 presso un campo nomadi abusivo situato a Tivoli. Dall’esame degli atti acquisiti nel corso delle indagini, il campo nomadi è risultato essere un’area interessata da numerose discariche con rifiuti di varia natura tra cui pneumatici, materiali di risulta, amianto e rifiuti organici. Gli agenti hanno deciso di approfondire la situazione della donna e del minore ed hanno così verificato che la stessa era sconosciuta ai servizi sociali territoriali. Gli agenti hanno trovato la donna in possesso di uno sciroppo risultato provocare sonnolenza e uno stato di letargia. Vergognoso. Gustavo Lidis 9 Domenica 13 ottobre 2013 Dall’Italia DOPO LA TRAGEDIA DEL TRE OTTOBRE L’ALTRA SERA L’ENNESIMO DRAMMA TRA LAMPEDUSA E MALTA Immigrazione, un mare di cadaveri Mentre sale a 34 il bilancio delle vittime dell’ultimo naufragio si registrano altri quattro sbarchi. Viaggi della morte che ormai si sono spinti ben oltre la stagione adatta per affrontare le condizioni del Mediterraneo na tragedia senza fine. Mentre sale a 34 il bilancio delle vittime dell’ultimo naufragio nel Canale di Sicilia, non si arrestano gli sbarchi sulle coste. Dei flussi che ormai si sono spinti ben oltre la stagione più adatta per affrontare con una ‘carretta del mare’ le condizioni del Mediterraneo. Evidentemente, nonostante le vite che vengono sacrificate continuamente, ci sono personaggi che incentivano gli stessi immigrati a intraprendere i cosiddetti viaggi della speranza, tratte che costano a ciascuno ben tremila euro (soldi spesi talvolta per andare incontro alla morte). Quattro sbarchi nella notte – Altri quattro barconi carichi di immigrati, sono stati soccorsi tra la notte del venerdì e la prima mattinata del sabato. Nelle diverse operazioni i soccorritori hanno salvato la vita a oltre quattrocento persone. In particolare all’alba di ieri, a 70 miglia a Sud di Lampedusa, il pattugliatore Libra e la fregata Espero della Marina Militare, hanno soccorso due imbarcazioni con circa 180 persone a bordo. “Raggiunta la prima imbarcazione - dice la Marina militare - nave Libra ha preso a bordo 87 persone tra uomini, donne e bambini e completate le operazioni di soccorso, si è diretta verso il secondo contatto con circa 90 persone a bordo, sul quale è intervenuta anche nave Espero coadiuvando il U trasbordo su nave Libra con le motobarche di bordo”. In precedenza erano giunti a Lampedusa 255 migranti al termine di altre due distinte operazioni: 72 di loro, tra cui cinque donne, erano su un gommone che rischiava di affondare; gli altri 183, tra cui 49 bimbi e 34 donne, sono stati agganciati vicino al porto. Emergenza al centro – In tutto sono circa 700, a fronte di una capienza di 250 posti, gli immigrati ospiti nel centro di accoglienza di Lampedusa (Agrigento). Tra gli immigrati arrivati l’altra notte ci sono anche 45 minori. L’ultima tragedia – Sono complessivamente 206 i superstiti del naufragio nel Canale di Sicilia, tra Lampedusa e Malta; 34 i cadaveri recuperati, in gran parte donne e bambini, mentre si temono 150 dispersi. Sul barcone, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, viaggiavano infatti circa 400 immigrati. Gli stranieri – secondo la ricostruzione di Malta, il cui aereo militare in ricognizione nel Canale di Sicilia ha avvistato per primo il barcone – hanno cominciato ad agitarsi per farsi notare. La ressa avrebbe provocato il capovolgimento dell’imbarcazione. Una nave militare maltese è arrivata per prima nell’area, alle 17.51 di venerdì e ha iniziato le operazioni di soccorso. Poco dopo è stata raggiunta dalle navi Libra ed Espero della Marina militare italiana. I corpi delle prime 22 vittime sono sbarcati LA FUGA DALLO STIVALE Undici eritrei soccorsi sul Gran San Bernardo sul molo Favaloro di Lampedusa dalle motovedette della Guardia di Finanza. Un’altra motovedetta con 151 superstiti e quattro cadaveri ha fatto rotta verso Malta. Gli altri sopravvissuti sono stati invece presi a bordo della nave militare Lybra per poi dirigersi verso Porto Empedocle. Non è stato ancora possibile fare un bilancio ufficiale della tragedia. Le vittime aumentano – Intanto, è cresciuto ulteriormente il bilancio del naufragio dello scorso 3 ottobre, avvenuto di fronte all’isola dei Conigli di Lampedusa. Il numero delle vittime è salito, infatti, a 359. Le bare sono state imbarcate sulla nave militare Cassiopea, destinata a salpare alla volta di Porto Empedocle. Alfano: ‘Combattere i mercanti di morte’ – All’indomani della nuova tragedia del mare il vicepremier Angelino Alfano è tornato a ribadire che bisogna “combattere i mercanti di morte perché, se non si agisce su di loro, non potremo frenare questo esodo dal Nordafrica attraverso il Mediterraneo”. Secondo Alfano “per bloccare questo spregevole traffico di esseri umani, occorre rafforzare la cooperazione tra l’Europa con questi Stati del Nordafrica. Noi ci stiamo impegnando, ma se lo fa l’Europa è più efficace. Dunque, noi dobbiamo bloccarli lì facendo tutte le azioni e dicendo - aggiunge Alfano - se voi volete i soldi dell’Europa voi Paesi del Nordafrica, se volete la cooperazione internazionale, noi condizioniamo questo nostro aiuto al patto che voi diate una mano di aiuto a bloccare i mercanti di morte e il traffico di essere umani”. Letta: ‘Drammatica conferma dell'emergenza’- “È la nuova drammatica conferma della situazione di emergenza” ha commentato il premier Enrico Letta, che resta determinato a porre con forza il tema dell'immigrazione sul tavolo del prossimo vertice Ue in programma a fine mese. Barbara Fruch Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. Hanno rischiato di morire assiderati per cercare di entrare in Svizzera S tavano tentando di entrare in Svizzera attraversando a piedi il passo del Gran San Bernardo ma una forte nevicata li ha bloccati lungo il cammino. Hanno rischiato di morire assiderati gli undici immigrati di origine eritrea che sono stati soccorsi nella notte tra venerdì e sabato dalle forze dell'ordine al confine con la confederazione elvetica. Gli stranieri sono stati soccorsi sulla strada del colle a pochi chilometri dal confine, dopo che l'auto su cui viaggiavano, una Opel Zafira con targa elvetica, è rimasta bloccata a causa della neve. A quel punto hanno decisi di proseguire a piedi ma, sorpresi dalla nevicata, si sono rifugiati in una casa cantoniera. Una volta scoperti, hanno cercato di fuggire e rag- giungere il confine a piedi ma sono stati recuperati da polizia e guardia di finanza. Sul posto è intervenuta anche la protezione civile valdostana. I migranti sono stati condotti in questura per l'identificazione. Alcuni di loro, inoltre, sono stati condotti all'ospedale a causa di malori provocati dal freddo. Per favoreggiamento dell' immigrazione clandestina è stato arrestato il conducente dell' auto su cui viaggiavano i clandestini. Le autorità italiane precisano che si tratta di un cittadino elvetico di origini eritree che domani, lunedì 14 ottobre, sarà processato per direttissima dal tribunale di Aosta. Le indagini sono condotte congiuntamente da polizia e carabinieri. Carlotta Bravo Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. 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RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 10 Domenica 13 ottobre 2013 Dall’Italia VE NE Z IA - NOMADI IN AZIONE VENEZIA – PRIMI PASSI PER L’INFRASTRUTTURA CHE SCONGIURERÀ L’ACQUA ALTA IN LAGUNA Sorpresi a rubare, picchiano il padrone Prova tecnica per il Mose, si alzano quattro paratoie P icchiano il proprietario della casa dove stavano rubando. Due banditi sono stati arrestati per rapina dai carabinieri grazie a un blitz in un campo nomadi Ballò di Mirano (Venezia). Si tratta di due “fratelli”, residenti ad Andrano (Catania), ma appartenenti a una famiglia nomade. Come spiegano i giornali locali il “colpo” era stato portato a termine domenica notte in una casa di Fiesso. Quella sera tre delinquenti erano penetrati in casa per cercavano gioielli e ori. La luce della torcia ha però svegliato il padrone di casa, un 33enne che convive con i genitori. L’uomo ha così sorpreso i ladri in azione. Quando se lo sono trovati davanti i due banditi a volto scoperto, lo hanno aggredito. L’uomo ha tentato di difendersi, ma i malviventi hanno avuto la meglio, ferendolo a pugni e calci e lasciandolo a terra dolorante e insanguinato. Il padrone però è riuscito a rimettersi in piedi e appuntare targa, modello e colore dell’auto dei criminali, che potevano contare comunque su un bottino di alcuni orologi e profumi. Aveva anche visto bene in faccia i due. Gli investigatori dell’Arma a questo punto hanno passato a setaccio con discrezione i campi nomadi della zona finché si sono resi conto che in quello di Ballò (comitiva nomade aveva ‘messo le tende’ nella zona industriale proprio il giorno del furto) c’era la Bmw nera e due persone che corrispondevano alla descrizione e avevano pure precedenti per furti e rapine. A questo punto mercoledì è scattato il blitz. I due fratelli sono stati fermati all’interno del campo e portati in caserma dove sono stati messi a confronto con il proprietario dell’abitazione svaligiata. L’uomo li ha riconosciuti senza alcuna esitazione. I due sono stati quindi arrestati. La Bmw è stata recuperata ed è risultata rubata a Rossano Veneto (Vicenza). B.F. Presenti il Sindaco Orsoni, il Presidente Zaia e il Ministro Lupi “L’obiettivo tassativo è il completamento dell’opera entro il 2016” rimi passi per il Mose, l’opera che dovrebbe scongiurare entro un paio d’anni l’acqua alta a Venezia. Dopo la bufera di polemiche su appalti e mazzette, l’allungamento dei tempi e dei costi di realizzazione (previsti in 3200 miliardi di lire nel 1989 e arrivati a 5,6 milioni di euro ora) è arrivato infatti finalmente il giorno del ‘battesimo’. Ieri c’è stata la prima movimentazione di quattro paratoie poste alla bocca di porto del Lido di Venezia. Le paratoie, entro cui l’aria era già stata insufflata, si sono levate dal fondale con una cadenza di 7 minuti circa, tra le 15 e le 15.30: per i prossimi quattrocinque mesi il Magistrato alle Acque compirà uno studio per sperimentare le varie opzioni di movimentazione, al fine di realizzare l’essenziale messa a punto delle strumentazioni, che permetteranno di gestire le paratoie in completo automatismo. Un test del sistema, quello effettuato, che è ritenuto ‘un passaggio decisivo per il completamento’ dell’opera. Ad assistere all’evento, con il sindaco di P Venezia, Giorgio Orsoni, erano presenti, tra gli altri, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, i presidenti della Regione Veneto, Luca Zaia, e della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, nonché il presidente del Magistrato alle acque Roberto Daniele. Le fasi, sul piano tecnico, sono state illustrate dai nuovi vertici del consorzio Venezia Nuova, il presidente Mauro Fabris e il direttore generale Hermes Redi, subentrati dopo la pioggia di arresti in luglio (nell’inchiesta l’ormai ex consorzio è stato imputato di false fatturazioni, appalti truccati e turbativa d’asta). Soddisfatto il Sindaco. “Per Venezia è certamente un momento di svolta: quest’opera – ha commentato Orsoni – cambierà in modo molto radicale il modo di approcciarsi alla città e alla sua laguna, che sono, è bene ricordarlo, una cosa sola. Il messaggio importante che va dato al mondo è che Venezia è una città viva e vitale, una città della contemporaneità. Quest’opera lo sta dimostrando”. Anche il Presidente di Regione benedice i passi fatti. “Oggi ab- biamo messo una pietra miliare dopo 10 anni di cantieri – ha spiegato Zaia – L’opera è finanziata per l’87 per cento, manca circa un milione di euro che auspico il governo continui a stanziare i fondi. Il Mose funziona se è tutto finito, non è solo per salvaguardare Venezia, ma anche un esempio unico al mondo dell’eccellenza made in Italy. Per il territorio è un’occasione di crescita economica con ben 4000 addetti ai cantieri”. Il ministro Lupi ha confermato che, attraverso la legge di stabilità in discussione, verranno assicurati i finanziamenti necessari per completare l’opera. “L’obiettivo tassativo – ha aggiunto – é il completamento dell'opera entro il 2016”. Attualmente il Mose è arrivato ad uno stato di avanzamento dei lavori di circa l’80% e la sua entrata in funzione è prevista per il 2017 (un anno dopo il completamento). Il suo costo ammonta a 5.493 milioni di euro, di cui 4934 per realizzare il sistema di difesa e 559 necessari per le compensazioni ambientali. Barbara Fruch COMUNE DI PALERMO ‘Striscia’ i badge altrui, dipendente indagato U n dipendente in servizio presso la portineria di Palazzo Galetti, sede degli uffici del vicesindaco e del capo di gabinetto, di Palermo è stato sorpreso ieri mattina a strisciare più badge, i tesserini magnetici utilizzati per il rilevamento delle presenze e degli orari di lavoro dei dipendenti comunali. Tutti i badge di cui era in possesso sono stati presi in custodia dagli agenti della polizia, in quel momento in servizio d’ordine pubblico all’interno del palazzo. Il capo di gabinetto, Gabriele Archese, ha immediatamente disposto una verifica delle registrazioni video dell’edificio, met- tendole a disposizione dell’autorità giudiziaria, e un’indagine interna “per avviare le verifiche e le eventuali procedure disciplinari previste dal contratto”. Un caso purtroppo non isolato, diverse amministrazioni infatti sono finite nello scandalo a causa dei dipendenti assenteisti, che timbrano il cartellino per poi abbandonare il Comune oppure che chiedono ai colleghi (come in questo caso) di passare il loro ‘prezioso’ badge. Notizie che sicuramente fanno infuriare molti italiani, specialmente in un periodo storico in cui la gente si ammazza perché non trova lavoro. Carolotta Bravo NAPOLI – LA STORIA DI ENRICO Sfrattato dal pontile, ma quella è ‘casa sua’ D a quindici anni vive nel ponte spaccato di via Coroglio, a Bagnoli (Napoli), in un rudere a due passi dal mare, un pezzo di cemento che una volta era parte del complesso industriale dell’Ilva. Ora rischia di essere ‘sfrattato’ perché quella zona serve come deposito ormeggi. Una storia di povertà e arte d’arrangiarsi, quella di Enrico, 42enne. “'Perché non te ne vai tu al posto dei nostri ormeggi? Così mi hanno detto”, racconta Enrico a ‘Il Mattino’. Qualcuno, un giorno, ha preso la vecchia struttura di ferro che Enrico usa da anni per arrivare in quella che lui definisce ‘casa sua’ a circa 10 metri di altezza e, una volta salito sul ponte, lo ha sfruttato come deposito per ormeggi, boe, corde, contenitori per la benzina e anche un po’ di spazzatura. “Non c’è più spazio per me - dice tristemente Enrico - anche se a Coroglio mi conoscono tutti. Senza contare che qui c’è puzza e faccio fatica a respirare. Chiedo soltanto che mi lascino un po’ di aria”. E pensare che Enrico, con l’inverno in arrivo, aveva anche accarezzato l’idea di comprare un tavolino per arredare il ponte. Qualche spicciolo, infatti, riesce a metterlo da parte dando una mano a tenere pulita la piazzetta d’ingresso alla spiaggia. “Spero di non dovermene andare via, ma forse dovrò farlo”. C.B 11 Domenica 13 ottobre 2013 Focus In libreria il secondo episodio della saga delle Stelle danzanti. Da Fiume alla Spagna del 1937 L’epopea dell’amicizia tra guerra e coraggio “Fino alla tua bellezza”, di Gabriele Marconi, ha il sapore di un racconto epico di Cristina Di Giorgi on “Fino alla tua bellezza” è arrivato in libreria il secondo imperdibile episodio della saga delle Stelle danzanti. Ovvero l’epopea, storicamente contestualizzata, di quei giovani che, prima con D’Annunzio a Fiume, hanno in seguito scelto di rischiare (di nuovo) la propria vita in nome degli ideali in cui hanno sempre creduto. Primi fra tutti l’Amicizia e la Patria. L’autore di questo romanzo (Ed. Castelvecchi, 2013) è Gabriele Marconi, uno scrittore (ma non solo) che “stabilisce un rapporto di dichiarata complicità con la storia che evoca” (da Il Foglio) e che, a detta di Giuseppe Conte (Il Giornale) ha compiuto un atto di grande coraggio sostituendo ai coatti e borgatari al centro dei romanzi più alla moda “personaggi amanti dell’eroismo e con il culto dell’azione”. Anche sul L’Unità Giancarlo De Cataldo (il celebrato autore di “Romanzo criminale”) scrive di lui, sottolineando che se anche “il suo ethos è diverso dal nostro, questo non deve impedirci di leggere un buon romanzo”. Basterebbero già questi brevi commenti per farsi venire voglia di leggere il romanzo in questione che, ambientato nella Spagna della Guerra Un “incontro” letterario C evo arrivare in fretta alla missione di Debra Tabor e il maggiore Morosini aveva promesso che mi avrebbe messo a disposizione un mezzo di trasporto». «Boja fàuss! Fino a laggiù?» si stupì il maresciallo. «Fino a laggiù. Può aiutarmi?». «Io non so… Sono mortificato, signor tenente, ma assolutamente non sono autorizzato a prendere una decisione del genere. Non è che si abbia un gran parco macchine, qui da noi». Giulio strinse i denti, scuotendo la testa per la frustrazione. «Almeno potete farmi accompagnare da lui?». «Verrei io di persona, se potessi! Però non posso, e comunque non saprei proprio come fare: il furgone l’ha preso il maggiore e la Coloniale che ci hanno appena consegnato serve qua in caserma. Ci sarebbe il treno, ma fino a domani non ci sono più corse». «(…) Mi aiuti, maresciallo… lei è una brava persona, lo so». Quello si tormentò i baffoni, poi il volto bonario venne illuminato da un’idea: «Però ci sarebbe la teleferica per Asmara, quella non si ferma mai! La potrebbe prendere fino a Dig Dig, poi da lì al fortino ci sarebbero solo due o tre chilometri a piedi: una passeggiata». «Quale teleferica?». «Ah, è una cosa magnifica, l’hanno inaugurata il mese scorso: 75 chilometri! È la più lunga del mondo» precisò con orgoglio, quasi l’avesse costruita lui, «e siccome corre lungo il tracciato della camionale vi porterebbe proprio vicino al forte». «D Gabriele Marconi; in basso, Giorgio Ballario civile, vede i protagonisti Giulio e Marco impegnati a combattere. E non solo per gli ideali del fronte nazionalista di cui fanno parte. Le avventure che si trovano a vivere sono un vero e proprio inno all’amicizia e al coraggio. In questo romanzo infatti, “la Storia non è che il tragico sfondo contro il quale gli uomini lottano per restare fedeli ai propri ideali e ai propri affetti. È in nome di questa fedeltà – si legge nella quarta di copertina – che si rischia la vita”. Una fedeltà che, tra azioni moz- zafiato, riflessioni malinconiche, ironia e colpi di scena, trascina il lettore in un vortice di emozioni e sensazioni che rendono decisamente difficile mettere il segnalibro tra le pagine e interrompere il viaggio insieme ai protagonisti della vicenda narrata. Anche perché, come si dicono nel momento forse più toccante dell’intera storia i protagonisti, riuniti attorno a un tavolo per una bevuta in compagnia, “a volte una fine c’è. Ma quando arriverà la saluteremo in piedi. O per lo meno col cuore in piedi. Brindiamo al mondo e a tutte le giornate di sole che l’hanno illuminato dagli albori ad oggi. E agli amici che non ci sono più. E a quelli che ci sono ancora e a quelli che verranno”. Un romanzo che lascerà il segno. LE INDAGINI DEL MAGGIORE MOROSINI, ESEMPIO DI ITALIANITÀ E INTUITO (da Fino alla tua Bellezza, ed. Castelvecchi) Gabriele Marconi omano, classe 1961, è giornalista professionista ed è stato direttore responsabile del mensile “Area”. Tra i fondatori della Società Tolkieniana Italiana, ha collaborato al Dizionario dell’Universo di J.R.R. Tolkien (Bompiani 2003). Ha partecipato come autore alla trasmissione di Radio2 Rai La storia in giallo e inciso due album musicali: Noi felici pochi e In viaggio. Nel dicembre 2010 ha pubblicato Noi. Canzoni d’amore per la lotta e di lotta per l’amore, una raccolta antologica delle sue canzoni con allegato un libro che, come scrive lui stesso, “raccoglie pensieri in libertà e flash back sugli anni di piombo, partendo da tredici canzoni di musica alternativa”. Ha scritto poi numerosi libri, tra cui: L’enigma di Giordano Bruno (Minotauro 1996), Io non scordo (Fazi 2004, finalista al Premio Alfredo Cattbiani), Il regno nascosto (Flaccovio 2008), Le stelle danzanti, il romanzo dell’impresa fiumana (Vallecchi 2009). R L’Africa Italiana tra storia e mistero I gialli di Giorgio Ballario riportano in vita un mondo sconosciuto e affascinante Africa Italiana non è mai stata utilizzata come ambientazione per racconti e romanzi. Almeno fino a che Giorgio Ballario l’ha scelta come teatro per le avventure dei suoi personaggi. Come scrive Domenico Quirico nella prefazione del primo volume della “saga coloniale” dell’autore piemontese, Morire è un attimo (Angolo Manzoni 2008), “al contrario di quanto è avvenuto in Francia o in Inghilterra, nessuno scrittore italiano ha mai trovato che essa fosse un soggetto efficace e profondo. Per questo è significativo che ora Ballario, come ha fatto in questo sodo, incalzante noir eritreo, scopra che c’erano uomini, vicende, atmosfere, storie”. Protagonisti di questa e delle altre due storie con la stessa ambientazione nate dalla fantasia e dall’abile penna di Ballario (Una donna di troppo, Angolo Manzoni 2009 e Le rose di Axum, Hobby&Work Publishing 2012) sono il maggiore sei carabinieri Aldo Morosini e i suoi collaboratori, il sottufficiale Barbagallo e lo scium-bashi indigenoTesfaghì. Che si muovono in un quadro storico di atmosfere e personaggi realmente esistiti, tra i quali sono inseriti omicidi e gialli che, grazie ad un’ostinata ricerca della verità, i nostri eroi riusciranno ogni volta a risolvere. Nonostante innumerevoli ostacoli e pericoli. Con uno stile tutto suo, coinvolgente e intri- L’ gante, l’autore riesce a riportare in vita un periodo storico praticamente sconosciuto alla maggioranza degli italiani, che poco o nulla sanno delle colonie africane e della vita che vi si faceva. Ricostruita con precisione dall’autore, che riesce a rendere benissimo il fascino esotico e l’atmosfera avventurosa che vi si respirava. Quanto ai suoi personaggi, ai quali i lettori si sono progressivamente affezionati, lui stesso li descrive con familiarità ed affetto. Del maggiore Morosini dichiara in un’intervista che “al di là del suo ruolo di inquirente, ne ho voluto fare un esempio positivo di militare e funzionario pubblico dell’epoca. Aldo non è un supereroe, ma un uomo normalissimo, che si trova catapultato in un mondo completamente diverso da quello da cui proviene. E pur non essendo un fascista convinto, crede nella Patria, nello Stato, nell’onore e nella famiglia. Ma lo fa a modo suo, con la stoica testardaggine di chi, pur essendo disincantato e deluso, continua comunque a fare il suo dovere”. E’ un uomo che ama il ra- Giorgio Ballario gionamento pacato e l’intuizione fulminea, sentimentale e rispettoso, tutt’altro che un duro. Al suo fianco ci sono due figure altrettanto importanti e particolari. Innanzitutto il maresciallo Eusebio Barbagallo, fedele collaboratore di Morosini: è un carabiniere vecchio stampo, sempre allegro ed ottimista, che con il suo atteggiamento bonario e spiritoso riesce a stemperare anche le atmosfere più cupe. E poi lo scium-bashi Tesfaghì, sottufficiale indigeno taciturno e coraggioso, la cui figura vuole simboleggiare e omaggiare le migliaia di eritrei che hanno servito fedelmente nelle forze armate italiane. CDG ato a Torino nel 1964. Giornalista e scrittore, è stato corrispondente per svariati quotidiani nazionali. Nel giugno del 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Morire è un attimo (Edizioni Angolo Manzoni) che ha ottenuto un lusinghiero successo di critica e pubblico ed ha partecipato ad alcuni premi letterari del genere giallo-noir. Ambientato nell’Africa italiana, il libro apre un “ciclo coloniale”, che ha il suo seguito con Una donna di troppo (ottobre 2009), selezionato tra i cinque finalisti del Premio Aqui storia 2010. Nel frattempo continua la sua attività di giornalista (collabora con La Stampa di Torino, in cui si occupa di cronaca nera e giudiziaria, e con vari blog e siti internet) e di scrittore di racconti. Pubblica poi altri romanzi, questa con ambientazione contemporanea (tra essi Il volo della cicala, 2010) e nel marzo 2012 fa uscire Le rose di Axum, il terzo lavoro ambientato in Africa italiana. N 12 Domenica 13 ottobre 2013 Società La famiglia italiana è in crisi: in crescita i dati su divorzi e separazioni “E vissero felici e contenti”, ma solo per 15 anni II dati diffusi dall’Istat non lasciano dubbi: la società sta cambiando radicalmente di Francesca Ceccarelli Q uindici anni, non di più. E’ questo il limite massimo del matrimonio in Italia secondo gli ultimi dati Istat. Tassi di separazione e di divorzio in continua crescita tra la popolazione in crisi non solo di denaro ma anche di valori. A farne le spese, a quanto pare, dal punto di vista economico, sono soprattutto le donne: è proprio così infatti secondo le ultime statistiche sulle condizioni di vita delle persone separate e divorziate, una divorziata su 4 è a rischio povertà e il 26% ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Il tutto con le dovute eccezioni del caso. Ma quali sono gli aspetti a cui si fa riferimento parlando di divorzio? Eccone alcuni. L’assegno divorzile Affinché il coniuge più debole possa continuare a godere tendenzialmente dello stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio, è previsto l’assegno divorzile. Viene erogato anche se la moglie ha un lavoro autonomo, quindi un proprio reddito. Il Tribunale, con la sentenza di divorzio, dispone l’obbligo a chi dei due ex coniugi ha un reddito maggiore, di solito il marito, di versare mensilmente un assegno all’altro. Per determinarlo e quantificarlo si tiene conto di diversi fattori: le condizioni economiche e patrimoniali degli ex coniugi, i motivi del divorzio, il contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, i redditi e le sostanze di entrambi, la durata del matrimonio. L'assegno si estingue al momento in cui colei che lo percepisce passa a nuove nozze o qualora colui che è obbligato a versarlo muore o fallisce; altrimenti, dura tutta la vita. Se la donna instaura una convivenza more uxorio con altra persona, non determina di per sé il venire meno dell’assegno, a meno che il coniuge obbligato non dimostri che tale convivenza abbia determinato un miglioramento delle condizioni economiche dell’ex moglie, a seguito di un contributo al suo mantenimento da parte del convivente, o quanto meno di risparmi di spesa derivatigli dalla convivenza. La somma può variare e può essere rivalutata nel tempo dal Tribunale, tenendo conto delle modifiche nelle condizioni personali e patrimoniali. La comunione e la separazione dei beni Il regime patrimoniale della famiglia, in mancanza di diversa convenzione è costituito dalla comunione dei beni, che si scioglie con la sentenza di separazione. A quel punto ognuno dei coniugi può pretendere che i beni siano divisi equamente. Quelli che non possono essere divisi vengono venduti con la ripartizione del prezzo ricavato. Se le parti, invece, non trovano un accordo, sulla divisione decide il Tribunale. La comunione legale ha ad oggetto quasi tutti i beni acquistati durante il matrimonio, ma ne sono esclusi i "beni personali" indicati nell'articolo 179 del codice civile. Se invece i coniugi erano in separazione dei beni, ognuno di essi rimane, nei confronti dei propri beni, nella stessa situazione in cui si sarebbe trovato se non si fosse sposato. Ogni coniuge conserva la titolarità e il godimento esclusivo di ogni bene acquistato prima e durante il matrimonio. Anche nel regime della separazione dei beni, tuttavia, può accadere che alcuni cadano in comunione. DALLA LEGGE FORTUNA-BASLINI DEL 1970 ALLA PROPOSTA DEL REFERENDUM Oltre quarant’anni di dibattito: e continua Bagnasco: “lo Stato non favorisce una ulteriore ponderazione su lacerazioni che lasceranno per sempre il segno” di Emma Moriconi n Italia il divorzio venne disciplinato dalla legge 898 del 18 dicembre 1970, detta legge “Fortuna-Baslini”, di “disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”. L’Italia del 1970, reduce dai movimenti del ’68 che larga parte avevano avuto nelle modificazioni – non sempre buone e giuste – della società, giunse alla determinazione della norma dopo un dibattimento che vide la Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiani schierati contro. L’art. 1 della legge in questione prevede che “il giudice pronuncia lo scioglimento del matrimonio contratto a norma del codice civile, quando, esperito inutilmente il tentativo di conciliazione di cui al successivo art. 4, accerta che la comunione spirituale e materiale tra i coniugi non può essere mantenuta o ricostituita per l’esistenza di una delle cause previste dall’art. 3”. Come accade sempre, un articolo rimanda ad altri articoli: il 3 prevede che “lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio può essere domandato da uno dei coniugi” in alcuni I casi di condanna passata in giudicato, emessa dopo la celebrazione, salvo alcune circostanze. Il 4 invece espone la procedura per l’ottenimento dello scioglimento o cessazione del matrimonio, precisando che “all'udienza di comparizione, il presidente deve sentire i coniugi prima separatamente poi congiuntamente, tentando di conciliarli. Se i coniugi si conciliano, il presidente fa redigere processo verbale della conciliazione”. Invece, “se la conciliazione non riesce, il presidente, sentiti i coniugi e i rispettivi difensori nonché, qualora lo ritenga strettamente necessario anche in considerazione della loro età, i figli minori, dà, anche d'ufficio, con ordinanza i provvedimenti temporanei e urgenti che reputa opportuni nell'interesse dei coniugi e della prole, nomina il giudice istruttore e fissa l'udienza di comparizione e trattazione dinanzi a questo”. La sentenza che ne consegue disciplina il futuro degli ex coniugi e dei figli, qualora presenti, per i quali è naturalmente previsto l’obbligo di mantenimento, educazione ed istruzione. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, ed oggi, oltre 40 anni dopo, i radicali propongono un referendum per azzerare i tre anni di attesa tra la separazione e il divorzio, ritenuti necessari per una profonda ed attenta valutazione, nel tentativo di una possibile ed auspicata pacificazione, che quasi mai ottiene l’effetto sperato. Dall’altra parte della barricata, il Vaticano, per bocca del cardinale Bagnasco, ritiene, al contrario, i tempi previsti troppo brevi : “rendendo sempre più brevi i tempi del divorzio - ha detto il presidente della Cei - lo Stato non favorisce una ulteriore ponderazione su lacerazioni che lasceranno per sempre il segno, specie sui figli, anche adulti. I figli - ha aggiunto poi - non hanno forse diritto a qualunque sacrificio pur di tenere salda e stabile la coppia e la famiglia?” Questo avviene quando i coniugi, pur in regime di separazione, avevano acquistato un immobile intestandolo ad entrambi o avevano cointestato il conto corrente. In tali casi, per evitare la comunione, sarà necessario fornire la prova che la titolarità è di uno solo dei due perché, ad esempio, l’acquisto dell’immobile è avvenuto con denaro personale; altrimenti il bene resta in comunione. Figli Oltre all’assegno divorzile o all’una tantum, l’ex marito è obbligato a versare anche l’assegno di mantenimento per la prole. I criteri di li- quidazione di questo assegno possono considerarsi in tutto identici a quelli previsti per la procedura di separazione. Per garantirgli lo stesso tenore di vita, sull’assegno dei bambini c’è il vaglio del pubblico ministero, che indaga sulle loro esigenze e sulle loro abitudini. A questo spesso si aggiunge anche l’assegnazione della casa coniugale, anche se è in comproprietà o al 100% del marito. La legge ora prevede l’affidamento condiviso da entrambi i genitori, ma c’è sempre la prevalenza del genitore con cui i figli vivono abitualmente, di solito la mamma. Per questo viene assegnata a lei la dimora coniugale. LA TECNOLOGIA ARRIVA ANCHE IN TRIBUNALE: LA RIVOLUZIONE PARTE DALLA GRAN BRETAGNA Tra moglie e marito non mettere… il clic Avvilente o ingegnoso, ma piace. Subito boom per il divorzio online asta con avvocati, parcelle e lunghe attese. Ora il divorzio è portata di clic. E’ proprio così in Gran Bretagna dove, in tempi di crisi economica e di tagli, si cerca di risparmiare su tutto, anche in materia legale. Quindi via libera alle separazioni “fai-da-te" più facili ed economiche. Basti pensare che per ricevere consigli, indicazioni e informazioni non è più indispensabile la figura di un legale, ma basta consultare uno dei siti online di consulenza. “Do it yourself” , fai tutto da solo, questo lo spot di accompagnamento per l’iniziativa. Un computer, poche sterline (precisamente da 99 fino ad un massimo di 475, ovvero tra i 120 e i 580 euro circa) e il gioco è fatto. Pochi minuti e, senza il salasso della parcella di un avvocato matrimonialista si è divorziati. Una pazzia o un fruttuoso escamotage, questo sta alla sensibilità e alla coscienza di ognuno: quello che è certo è che il fenomeno sta dilagando in Gran Bretagna e ben presto potrebbe arrivare anche in Italia, dove i Tribunali a stento riescono a smaltire pratica e dove coppie di ex innamorati da anni attendono il fatidico “no”. Sul web comunque è già boom di siti: secondo quanto riportato da “The Indipendent” , tra quelli più gettonati c'è ‘Divorce Depot’ , un portale "cortese, affidabile, veloce", attivo da poco ma già molto frequentato. Cosa possono trovarvi gli aspiranti al divor- B zio?Consigli su come gestire la separazione, le eventuali contese, gli affidi e gli assegni di mantenimento: il tutto per cifre modiche e a portata di crisi. Non manca lo zampino del governo della Regina ha influire sulla buona riuscita della digitalizzazione del divorzio: importante nfatti la decisione del Governo di tagliare sui costi della Giustizia, e dunque anche su quelli dell'assistenza legale fornita dallo Stato. Una sforbiciata, eseguita da Cameron, da 350 milioni di sterline (su 2,2 miliardi) che in precedenza erano destinati all'assistenza giudiziaria nei casi di divorzio. Ridotti drasticamente anche i fondi per i genitori che devono affrontare cause per l'affido o la custodia dei figli. Un trend positivo per il divorzio a portata di clic confermato anche dalla società di revisione contabile Grant Thorton, secondo la quale sempre più coppie arrivano in Tribunale senza un avvocato di fiducia o d'ufficio. F.Ce.