CARITAS ITALIANA
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
N E W S L E T T E R
I M M I G R A Z I O N E
NUMERO 58
ACCOGLIENZE
IMMIGRATI
2
IMMIGRAZIONE
7
DAL MONDO
13
ASILO
17
SALUTE
19
INTEGRAZIONE
21
INFO LEGALI
24
CARITAS NEWS
26
UFFICIO IMMIGRAZIONE
Via Aurelia 796
00165 Roma
Tel.: +39.06.66177251424-425
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Sono ormai trascorsi 5 mesi dai
primi sbarchi di cittadini provenienti dal Nord Africa. Nel corso
di queste lunghe settimane
siamo stati abituati a vederne
di tutti i colori. Ormai non ci
meravigliamo più di niente,
nemmeno dei 1.300 morti che
giacciono in fondo al Mediterraneo. Vittime di una scellerata
strategia portata avanti dal
governo libico, connivente con i
trafficanti di esseri umani che,
senza scrupoli, riempiono vecchi pescherecci all’inverosimile.
Di fronte ad una tragedia che è
costata la vita anche a tanti
bambini, crediamo importante
riportare alcuni stralci di una
recente lettera del Presidente
della Repubblica, che ci richiama tutti al dovere civile dell’accoglienza, vero caposaldo della
democrazia
Tocca noi tutti (…) l'assuefazione alle tragedie dei «profughi in
cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile»
che periscono in mare. Le notizie relative ai duecento, forse
trecento esseri umani scomparsi giorni fa in acque tunisine
non riuscendo a salvarsi da un
barcone travolto dalle onde,
sono sparite dai giornali e dai
telegiornali prima ancora che si
IN EVIDENZA
SOMMARIO
sapesse qualcosa di più sull'accaduto. E con eguale rapidità è
sembrata cessare la nostra
inquietudine per un fatto così
atroce. Non si è trattato - lo
sappiamo - di un fatto isolato,
ma di un susseguirsi, negli ultimi mesi, di tragedie simili. Lei
ha spiegato con crudezza come
miseria della condizione umana
l'acconciarsi a convivere con
quella che diviene orribile
«cronaca consueta». Ma se in
qualche modo è istintiva l'assuefazione, è fatale anche che
essa induca all'indifferenza?
A me pare sia questa la soglia
che non può e non deve essere
varcata. Se è vero, come lei
dice, che la democrazia è tale in
quanto sappia «mettersi nella
pelle degli altri, pure in quella di
quei naufraghi in fondo al mare», occorre allora scongiurare il
rischio di ogni scivolamento
nell'indifferenza, occorre reagire
con forza - moralmente e politicamente - all'indifferenza: oggi,
e in concreto, rispetto all'odissea dei profughi africani in Libia, o
di quella parte di essi che cerca
di raggiungere le coste siciliane
come porta della ricca - e accogliente? - Europa.
La comunità internazionale, e
innanzitutto l'Unione europea,
non possono restare inerti dinanzi al crimine che quasi quotidianamente si compie organizzando la partenza dalla Libia,
su vecchie imbarcazioni ad alto
rischio di naufragio, di folle
disperate di uomini, donne,
bambini. È un crimine lucroso
gestito da avventurieri senza
scrupoli, non contrastati dalle
autorità locali per un calcolo,
forse, di rappresaglia politica
contro l'Italia e l'Europa. Ma è
un crimine che si chiama
«tratta» e «traffico» di esseri
umani, ed è come tale sanzionato in Europa e perfino a livello mondiale con la Convenzione
di Palermo delle Nazioni Unite
nel 2000.
Stroncare questo traffico, prevenire nuove, continue partenze
per viaggi della morte (ben più
FOTO«viaggi
DA ACLIROMA.IT
che
della speranza») e
aprirsi - regolandola - all'accoglienza: è questo il dovere delle
nazioni civili e della comunità
europea e internazionale, è
questo il dovere della democrazia.
La ringrazio, caro Magris, per la
sua sollecitazione: che ho sentito come rivolta anche a me,
come rivolta, di certo, a tutti gli
italiani.
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 aprile 2011...2
La Protezione Civile vara il piano di accoglienza...4
Corte di giustizia dell’Ue: l’Italia applichi le direttive europee ”...10
Domande d’asilo in diminuzione nel 2010...17
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
ACCOGLIENZE IMMIGRATI
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 5 APRILE 2011
IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Visto, l'art. 20 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286,
e successive modificazioni,
recante «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero»;
Verificata la possibilita' di adottare, anche in deroga alle disposizioni del citato testo unico, misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze
umanitarie in occasione di
eventi di particolare gravita' in
Paesi non appartenenti all'Unione europea;
Considerato che con decreto
del Presidente del Consiglio dei
Ministri, emanato il 12 febbraio
2011, e' stato dichiarato, fino
al 31 dicembre 2011, lo stato
di emergenza umanitaria nel
territorio nazionale, in relazione
all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del
Nord Africa;
Ritenuto necessario adottare
misure umanitarie di protezione temporanea in materia di
assistenza e di soggiorno di
cittadini stranieri, in considerazione delle rilevanti esigenze
derivanti dall'eccezionale afflusso di cui sopra;
Preso atto di quanto previsto
dall'art. 5 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e
successive modificazioni, e
dall'art. 11, comma 1, lettera cter), del decreto del Presidente
della Repubblica 31 agosto
1999, n. 394, e successive
modificazioni
«Regolamento
recante norme di attuazione
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell'immigrazione e norme
sulla condizione dello straniero, a norma dell'art. 1, comma
6, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n.
286»;
Di intesa con i Ministri degli
affari esteri, dell'interno, dell'economia e delle finanze, del
lavoro e delle politiche sociali;
Decreta:
Art. 1
Misure umanitarie di protezio-
ne temporanea 1. Il presente
decreto definisce le misure
umanitarie di protezione
temporanea da assicurarsi
nel territorio dello Stato a
favore di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa
affluiti nel
territorio nazionale dal 1°
gennaio 2011 alla mezzanotte del 5 aprile 2011.
Art. 2
Condizioni di accoglienza sul
territorio nazionale 1. I cittadini appartenenti ai Paesi
del Nord Africa di cui all'art.
1 sono inviati, se necessario,
presso strutture di primo
soccorso individuate e realizzate sul territorio nazionale.
Il questore, verificata la provenienza e la nazionalita'
degli interessati, rilascia,
anche sulla base di quanto
previsto dall'art. 9, comma
6, del decreto del Presidente
della Repubblica 31 agosto
1999, n. 394, e successive
modificazioni, un permesso
di soggiorno per motivi umanitari della durata di sei mesi, ai sensi dell'art. 11, comma 1, lettera c-ter), dello
stesso decreto.
2. Il permesso di soggiorno
di cui al comma 1 non puo'
essere rilasciato qualora
l'interessato, pur appartenendo ad uno del Paesi del
Nord Africa, si trovi in una
delle seguenti condizioni: a)
sia entrato nel territorio nazionale prima del 1° gennaio
o successivamente alla data
del presente decreto; b)
appartenga ad una delle
categorie socialmente pericolose indicate nell'art. 1
della legge 27 dicembre
1956, n. 1423, come sostituito dell'art. 2 della legge 3
agosto 1988, n. 327, o nell'art. 1 della legge 31 maggio
1965, n. 575, come sostituito dall'art. 13 della legge 13
settembre 1982, n. 646;
c) sia destinatario di un provvedimento di espulsione
ancora efficace, notificato
prima del 1° gennaio 2011;
d) risulti denunciato per uno
dei reati di cui agli articoli
380 e 381 del codice di
procedura penale, salvo che i
relativi procedimenti si siano
conclusi con un provvedimento
che esclude il reato o la responsabilita' dell'interessato, ovvero
risulti che sia stata applicata
nei suoi confronti una misura di
prevenzione, salvi, in ogni caso,
gli effetti della riabilitazione,
ovvero sia stato condannato,
anche a seguito di applicazione
della pena su richiesta
ai sensi dell'art. 444 del codice
di procedura penale, per uno
dei predetti reati, con esclusione delle denunce e condanne
per i reati di cui agli articoli 13,
comma 13, e 14, comma 5-ter
e quater, del decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni.
3. Il permesso di soggiorno di
cui al comma 1 consente all'interessato, titolare di un documento di viaggio, la libera circolazione nei Paesi dell'Unione
europea, conformemente alle
previsioni della Convenzione di
applicazione dell'Accordo di
Schengen del 14 giugno 1995
e della normativa comunitaria.
4. La richiesta del permesso di
soggiorno di cui al comma 1 e'
presentata dall'interessato entro il termine di otto giorni dalla
pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale del presente decreto,
secondo le modalita' indicate
dal decreto del Presidente della
Repubblica 31 agosto 1999, n.
394, e successive modificazioni. Il rilascio del permesso di
soggiorno e' a titolo gratuito e la
consegna presso le questure
avviene con specifiche procedure d'urgenza, da concordare
con il Ministero dell'economia e
delle finanze.
5. Gli stranieri di cui all'art. 1,
gia' titolari di permesso di soggiorno rilasciato ad altro titolo,
compreso quello per la richiesta
di riconoscimento della protezione internazionale, possono
chiedere la conversione degli
stessi nel permesso di soggiorno per motivi umanitari di cui al
comma 1.
6. Al richiedente la protezione
internazionale puo' essere rilasciato il permesso di soggiorno
di cui al comma 1. Solo previa
presentazione di rinuncia all'i-
stanza di riconoscimento
della protezione internazionale o se la medesima istanza
e' stata rigettata.
7. Il rilascio del permesso di
soggiorno di cui al comma 1
non preclude la presentazione dell'istanza di riconoscimento della protezione internazionale.
8. Nei confronti dello straniero, al quale non e' stato rilasciato o e' stato revocato il
permesso di soggiorno di cui
al comma 1, sono disposti il
respingimento o l'espulsione,
di cui rispettivamente agli
articoli 10 e 13 del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n.
286, e successive modificazioni. L'espulsione e' disposta
con l'accompagnamento immediato alla frontiera qualora, dall'esame del singolo
caso, emerga il rischio che
l'interessato possa sottrarsi
all'effettivo rimpatrio.
Art. 3
Attivita' di soccorso e di assistenza 1. La misure di assistenza in favore dei cittadini
appartenenti ai Paesi del
Nord Africa, ai quali e' rilasciato il permesso di soggiorno di cui all'art. 2, comma 1,
sono definite d'intesa con le
regioni interessate.
Art. 4
Disposizioni finali e finanziarie 1. Sono convalidati gli atti
adottati, le attivita' svolte e le
prestazioni effettuate, per
motivi di urgenza, fino alla
data del presente decreto,
finalizzate all'attuazione degli
interventi previsti dal presente decreto.
2. Agli oneri conseguenti
all'attuazione del presente
decreto si provvede con le
risorse disponibili a legislazione vigente a valere sul fondo
di cui all'art. 45 del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n.
286.
Il presente decreto e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana.
Roma, 5 aprile 2011
Il Presidente: Berlusconi
2
ACCOGLIENZE
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 7/04/2011
tunisine, un programma umanitario comune volto a fronteggiare la crisi umanitaria alla frontiera tunisina;
Considerato che la Repubblica
italiana partecipa alle attività di
carattere umanitario su richiesta dei governi egiziano e tunisino;
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
DEI MINISTRI
Visto l'art. 5 della legge 24
febbraio 1992, n. 225;
Visto l'art. 107 del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n.
112;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito,
con modificazioni, dalla legge 9
novembre 2001, n. 401;
Visto l'art. 4, comma 2 del decreto-legge 31 maggio 2005, n.
90, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005,
n. 152, nel quale si dispone
che l'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, si applica
anche agli interventi all'estero
del Dipartimento della protezione civile, per quanto di competenza,in coordinamento con il
Ministero degli affari esteri;
Visto il decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri 12
febbraio 2011 con cui e' stato
dichiarato, fino al 31 dicembre
2011, lo stato di emergenza
umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa;
Visti l'ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri n.
3924 del 18 febbraio 2011,
recante: «Disposizioni urgenti di protezione civile per
fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione
all'eccezionale afflusso di
cittadini appartenenti ai
Paesi del Nord Africa, nonché per il contrasto e la gestione dell'afflusso di cittadini di Stati non appartenenti
all'Unione europea», e l'art.
17 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3925 del 23 febbraio
2011;
Considerato che la grave
situazione determinatasi
nella fascia del Maghreb ed
in particolare nel territorio
della Repubblica della Libia
ha causato l'emigrazione di
un gran numero di cittadini
libici, la maggior parte dei
quali si e' riversata al confine
con la Tunisia, creando un
emergenza di carattere umanitario di estese proporzioni;
Considerato che l'IOM
(Organizzazione internazionale per le migrazioni) e
l'UNHCR (Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati) hanno stabilito, d'intesa con le Autorita' egiziane e
Considerato che la situazione e'
destinata ad aggravarsi ulteriormente in ragione dall'attuale
clima di grave instabilità politica
che interessa gran parte dei
Paesi del Nord Africa;
Ravvisata quindi la necessità di
porre in essere misure di carattere straordinario ed urgente
finalizzate alla predisposizione
di strutture idonee per le necessarie forme di assistenza umanitaria nei territori del Nord
Africa,assicurando nel contempo l'efficace contrasto dell'immigrazione clandestina nel
territorio nazionale;
effetti di quanto disposto
dall'art. 4, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2005,
n. 90,convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio
2005, n. 152, è dichiarato lo
stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace
contrasto dell'eccezionale
afflusso di cittadini nel
territorio nazionale.
Il presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
Roma, 7 aprile 2011
Il Presidente: Berlusconi
Ritenuta l'ineludibile esigenza
di assicurare l'urgente attivazione, in coordinamento con il
Ministero degli affari esteri, di
interventi in deroga all'ordinamento giuridico sicché si impone la dichiarazione dello stato
di emergenza ai sensi dell'art.
4, comma 2, dianzi citato;
Su proposta del capo del Dipartimento della protezione civile
della Presidenza del Consiglio
dei Ministri;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione del 7 aprile 2011;
Decreta
In considerazione di quanto in
premessa, ai sensi e per gli
3
ACCOGLIENZE
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
LA PROTEZIONE
MIGRANTI”
CIVILE
Niente tendopoli per gli immigrati che verranno accolti
esclusivamente in strutture
di accoglienza pubbliche o
private o anche in alberghi
“convenzionati” individuati
VARA
IL
PIANO
dalle Regioni e saranno
equamente distribuiti fra le
diverse regioni italiane in
base alla percentuale fra
popolazione totale e popolazione presente sul territorio.
Così l’agenzia Adnkronos
anticipa il piano messo a
punto dalla Protezione civile
per l’accoglienza di 50mila
migranti, tra profughi e i
cosiddetti “riceventi art.
20”, che ieri è stato
“illustrato e condiviso” in
una riunione fra i direttori
regionali della Protezione
civile e i rappresentati di Upi
e Anci, nella sede del Dipartimento a Roma.
DI
ACCOGLIENZA
Il piano è stato inviato ai Presidenti delle Regioni e Province
autonome e, entro il fine settimana, dovrebbe essere ufficializzato con una ordinanza, nella
quale dovranno essere indicati
anche i costi preventivati.
“Un piano che – riferisce l’agenzia – diventerà operativo con le
prime consegne da parte del
Dipartimento di pubblica sicurezza dei permessi di soggiorno
temporanei”.
Questo il Piano, che il Governo
si era impegnato a presentare
entro 10 giorni, con cui il sistema nazionale di Protezione
civile sarà in grado di garantire
l’accoglienza, in attuazione
PER
I
“50
MILA
dell’accordo politico del 6
aprile sancito dalla Cabina di
regia della Conferenza unificata nella quale si richiedeva
l’intervento del sistema nazionale di Protezione civile e
si ribadiva che tutte le
“istituzioni della Repubblica
si impegnavano ad affrontare
l’emergenza umanitaria”.
Fonte: immigrazioneoggi.it
13 aprile
PIANO DI ACCOGLIENZA: PRONTA L’ORDINANZA CON UN PRIMO FONDO DI 110
MILIONI DI EURO.
110 milioni di euro è il primo
stanziamento che il Ministero dell’economia fornirà per
il piano di accoglienza dei
migranti provenienti dal
Nord Africa predisposto dalla
Protezione
civile.
Il fondo verrà approvato con
un’ordinanza che verrà emanata in settimana e che oggi
sarà all’esame dei Presidenti
delle
Regioni.
L’ordinanza, “Ulteriori disposizioni urgenti dirette a fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio
nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini
appartenenti ai Paesi del
Nord Africa”, è stata antici-
pata dall’agenzia Ansa ed è
composta di sette articoli.
Il primo articolo nomina il
capo del Dipartimento della
Protezione civile Franco
Gabrielli commissario delegato “per la realizzazione di
tutti
gli
interventi
necessari
a fronteggiare
lo
stato
di
emergenza”.
Gabrielli,
prevede
sempre il
provvedimento,
predispone in accordo con Regioni, Anci ed Upi il “Piano per
la distribuzione sul territorio
nazionale, la prima accoglienza
e la sistemazione dei cittadini
extracomunitari provenienti dal
Nord Africa arrivati nel territorio
nazionale”.
È
articolato
in successive fasi
di attuazione
e
basato
“sull’equa
e contestuale
distribuzione dei
cittadini extracomunitari fra
tutte le Regioni”, in ottemperanza dell’accordo del 6 aprile scorso. Entro tre giorni
dalla data di pubblicazione
dell’ordinanza, il commissario
“individua, adegua, allestisce
o realizza, con procedure
d’urgenza, le strutture per il
ricovero e l’accoglienza, avviandole alla gestione”. Potranno essere utilizzate, previa intesa con il Ministero
della difesa, beni immobili
militari destinati alla dismissione.
Fonte: immigrazioneoggi.it
14 aprile
PIANO DI ACCOGLIENZA: I COMUNI CHIEDONO DI CONOSCERE I CONTENUTI
DELL’ORDINANZA DI PROTEZIONE CIVILE
“Conoscere preventivamente
i contenuti dell’ordinanza di
protezione civile di prossima
adozione; avere rassicurazioni sul fatto che essa contenga le modalità di gestione del
Fondo pluriennale destinato
ai Comuni per l’accoglienza
dei minori stranieri non accompagnati; finanziare i 950
posti messi a disposizione
dalla rete Sprar (ed ampliabili
fino ad alcune migliaia) indivi-
duando nello stesso Sprar il
sistema nazionale di riferimento dell’accoglienza dei
richiedenti asilo e rifugiati;
coinvolgere i Comuni nella
individuazione e successiva
distribuzione sul territorio
dei migranti provenienti dal
Nord Africa; esclusione delle spese per la gestione di
questa emergenza dalle
regole del patto di stabilità”.
Sono queste le richieste
riassunte in un ordine del giorno approvato dal Comitato direttivo Anci sul tema dell’immigrazione.
A seguito della decisione emersa tra i sindaci, il presidente
dell’Associazione dei Comuni,
Sergio Chiamparino, ha inviato
una lettera al capo del Dipartimento della Protezione civile,
Franco Gabrielli nella quale ha
manifestato la preoccupazione
emersa fra i Comuni circa la
modalità di svolgimento dei
rapporti intervenuti successivamente alla sottoscrizioni degli
accordi con il Governo, sottoponendo al responsabile della
Protezione civile alcune proposte emendative che riassumono
le richieste contenute nell’ordine del giorno approvato.
Fonte: immigrazioneoggi.it
15 aprile
4
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
ACCOGLIENZE
IL CARD. BAGNASCO A LAMPEDUSA
LAMPEDUSA — Lampedusa
ha bisogno di essere rincuorata ma anche ringraziata
per l'esempio che ha dato.
Sono qui per questo", ha
aggiunto il Cardinale.
Un lungo applauso, accom-
pagnato dallo sventolio di
bandierine dei bambini della
scuola elementare dell'isola,
ha accolto all'aeroporto il
cardinale, che è stato così
salutato: "La sua visita è per
noi un grande onore, soprattutto in questo momento di
crisi materiale e spirituale".
In tarda mattinata, nella parrocchia di Lampedusa il Card.
Bagnasco ha celebrato la
Santa Messa insieme con
l'arcivescovo di Agrigento,
mons. Francesco Montene-
gro, e l'arcivescovo di Palermo, Card. Paolo Romeo, Presidente della Conferenza
episcopale siciliana. Subito
dopo ha incontrato gli studenti che gli hanno consegnato una lettera; sempre in
parrocchia, si è intrattenuto
coi rappresentanti di associazioni e organizzazioni e di
tutte le forze dell'ordine e del
volontariato.
Nel pomeriggio è prevista la
visita al Centro di accoglienza, dove al momento ci sono
meno di trecento migranti,
prevalentemente tunisini.
Subito dopo Bagnasco verrà
ospitato a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera, che arriverà all'isola dei
Conigli. Qui, sul fondale c'è
una statua della Madonna
del mare e alcuni sommozzatori della Guardia Costiera si
immergeranno per deporre
una corona di fiori.
Fonte: www.chiesacattolica.it
18 maggio 2011
PIANO DI ACCOGLIENZA: LO SPRAR ACCUSA “SERVIZIO IGNORATO E SCAVALCATO”.
ROMA - Gli sbarchi finora
non sono stati un’emergenza
umanitaria
ma
“emergenza di farvi fronte”.
È quanto ha dichiarato Daniela Di Capua, direttrice del
Servizio di protezione per i
richiedenti asilo e rifugiati
(Sprar), che ha denunciato
“costi spropositati” nella
gestione dell’accoglienza
straordinaria “senza tenere
in considerazione una rete
di accoglienza che già esiste sui territorio”. La situazione attuale, secondo la Di
Capua, vede “dei sistemi
che viaggiano in parallelo: il
nostro e quello ‘appaltato’
alla Protezione civile”.
La direttrice dello Sprar ha
dichiarato che la rete ha
attualmente “a disposizione
3 mila posti, che garantiscono un’accoglienza di circa 67 mila persone all’anno,
quindi insufficienti rispetto
alle migliaia di richiedenti
asilo che restano fuori: è il
punto debole di un sistema
che vuole essere istituzionale, il braccio dello Stato
operativo sul fronte dell’asilo”. Nato nel 2002 dopo un
biennio del “Programma
nazionale asilo” (primo sistema pubblico per l’accoglienza di richiedenti asilo e
rifugiati, diffuso su tutto il
territorio nazionale), grazie
alla legge 189 che in quell’anno ha istituzionalizzato le
misure di accoglienza organizzata, lo Sprar è affidato
alla gestione dell’Anci
(Associazione nazionale Comuni italiani) e costituito
dalla rete degli enti locali che
– per la realizzazione di progetti di accoglienza dei rifugiati – accedono, nei limiti
delle risorse disponibili, al
Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Pur
“avendo standard di accoglienza addirittura superiori a
quelli indicati dalla normativa
europea per l’accoglienza dei
rifugiati”, e avendo ideato
servizi ad hoc per i richiedenti
asilo “con disagio mentale,
purtroppo in aumento”, lo
Sprar sembra non essere
legittimato nel nostro Paese
come “cabina di regia” per
quanto concerne i rifugiati,
ha denunciato Di Capua,
insistendo: “Nelle cosiddette
emergenze, improvvisamente
lo Sprar –che dovrebbe essere il perno nella gestione
dell’accoglienza – è stato
completamente ignorato e
scavalcato, come se non
esistesse, se si dovesse ricominciare da capo e tutto dovesse essere ancora inventato nell’ambito dell’asilo in
Italia”. E ha aggiunto: “Il fatto
che la gestione sia stata data
in mano alla Protezione civile,
insieme ai soldi, significa che
si vuole dare un certo tipo di
connotazione alla situazione”. Una connotazione che sa
di “emergenza”, appunto, e
non di progettualità in vista di
un percorso d’integrazione:
“Le Regioni non volevano le
tendopoli, invece sono sorte
in Puglia (2.300 posti), Sicilia
(600), Campania, a Campobasso. Ci è stato promesso di
aumentare di 1.000 unità i
posti gestiti dallo Sprar, ma
nulla è stato definito in merito ai criteri, ai casi vulnerabili,
a quali servizi verranno erogati: si limiteranno a vitto,
alloggio e assistenza sanitaria di base, oppure comprenderanno i corsi d’italiano, la
mediazione culturale, l’assistenza legale? ..”.
Fonte: Redattore sociale
15 aprile
BAGNASCO: "CONIUGARE LEGALITÀ E
ACCOGLIENZA"
ROMA - "Davanti al dramma di
tanti profughi e rifugiati riaffermiamo l'impegno della Chiesa
a educare ad una cultura dell'accoglienza che sia sempre
congiunta alla legalita' e alla
sicurezza, tenendo conto della
oggettiva complessità della situazione". Così l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo
Bagnasco, nell'omelia pronunciata questa mattina, nella
cattedrale di San Lorenzo, in
occasione della Messa Crismale concelebrata con oltre
300 sacerdoti dell'Arcidiocesi.
"In nome dello zelo sacerdotale
-ha detto il cardinale- come uomini e come pastori,
guardiamo a tanti fratelli che
lasciano i paesi martoriati del
Nord Africa, e approdano come
profughi o rifugiati sulle nostre coste in cerca di speranza. Anche la Chiesa di Genova
e' presente e intende fare la
sua parte, a oggi sono gia'
ospiti dieci ragazzi ed e' prevista una disponibilita' di altri
trenta posti". Nell’omelia anche un riferimento alla guerra
in Libia. "I Vescovi italiani –
ha sottolineato Bagnascohanno ripetutamente parlato
in spirito di discernimento e
di servizio affinche', nei diversi territori, si fermino le armi,
nella convinzione di quanto la
strada della diplomazia sia
giusta e possibile, oltre che
premessa e condizione per
individuare una 'via africana'
verso il futuro".
Fonte: stranieriinitalia.it
21 aprile
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MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
ACCOGLIENZE
PIANO DI ACCOGLIENZA TUNISINI: FIRMATA L’ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO. “EQUA E CONTESTUALE” LA DISTRIBUZIONE DEGLI IMMIGRATI TRA
TUTTE LE REGIONI.
È stata firmata venerdì scorso dal Presidente del Consiglio l’ordinanza sulle disposizioni urgenti per fronteggiare
l’emergenza immigrazione,
che prevede, da parte del
Ministero dell’economia
“una prima assegnazione di
30milioni di euro al Fondo
della protezione civile”, quale “acconto rispetto al maggiore stanziamento necessario per il superamento dell’emergenza”. L’ordinanza – in
via di pubblicazione sulla
Gazzetta ufficiale – nomina il
capo del Dipartimento della
Protezione civile, Franco
Gabrielli, commissario delegato per la realizzazione di
tutti gli interventi necessari a
fronteggiare l’emergenza.
Destinazioni e strutture sono
state individuate, come pre-
visto dal piano, secondo
criteri stabiliti dalle cabine
di regia regionali e dalle
intese con Province e Comuni, in stretto raccordo con le
Prefetture.
L’ordinanza, composta di 6
articoli, prevede che il commissario delegato, “in accordo con le Regioni e i
rappresentanti di Anci e Upi,
predisponga il piano nazionale per la distribuzione sul
territorio, la prima accoglienza e la sistemazione
dei cittadini extracomunitari
che vengono dal Nord Africa
ai quali sia riconosciuto lo
status di profughi o per i
quali siano adottate misure
di protezione temporanea
per rilevanti esigenze umanitarie”.
“Il piano, che si articola per fasi
successive – si legge nell’ordinanza – si basa sull’equa e
contestuale distribuzione dei
cittadini extracomunitari fra
tutte le Regioni, come stabilito
dall’accordo stipulato il 6 aprile
2011 tra il Governo e le stesse
Regioni. Il Commissario, attraverso i soggetti attuatori, deve
individuare o realizzare strutture per il ricovero e l’accoglienza
dei cittadini extracomunitari”.
Ma “in accordo con il Ministero
della difesa, il Commissario
delegato può utilizzare come
strutture anche immobili militari
in via di dismissione”. Per quanto riguarda le iniziative umanitarie “il Dipartimento della Protezione civile può, attraverso il
Ministero degli affari esteri,
mettere a disposizione della
Repubblica tunisina beni da
utilizzare per l’assistenza
delle popolazioni del Nord
Africa. Per questo è autorizzata la spesa di un milione di
euro, a carico del Fondo della
protezione civile”.
Mentre il Ministro del lavoro
“è autorizzato a dare un contributo ai Comuni che hanno
offerto accoglienza a minori
stranieri non accompagnati”.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
18 aprile 2011
EMERGENZA “NORD AFRICA”: UNA CIRCOLARE DELLA PROTEZIONE CIVILE
INDICA LE PROCEDURE A TUTELA DEI MINORI NON ACCOMPAGNATI.
La Protezione Civile ha diramato una circolare con le
procedure straordinarie da
porre in atto per i minori stranieri non accompagnati che
sbarcano sulle coste italiane.
Il documento, disponibile nel
sito www.protezionecivile.it, è
stato definito dal Comitato di
coordinamento nella riunione
del 17 maggio scorso. Il giorno successivo, con decreto
del Commissario delegato per
l’emergenza Nord Africa, è
stato nominato Soggetto
attuatore per l’assistenza dei
minori non accompagnati
Natale Forlani, direttore generale del Ministero del lavoro e
delle politiche sociali.
La circolare, rivolta a tutti gli
operatori impegnati nell’accoglienza, spiega che il minore
che arriva in territorio italiano
viene identificato dalle Autorità di pubblica sicurezza, che
fanno un primo accertamento
dell’età e ne segnalano la
presenza al Soggetto attuatore, al Comitato per i minori
stranieri, al Tribunale per i
minorenni e al Giudice tutelare. Se non riescono ad individuare una struttura per l’accoglienza nel distretto di ap-
partenenza, le autorità di
pubblica sicurezza richiedono al Comitato per i minori
stranieri di indicare le strutture alle quali possono rivolgersi per una prima accoglienza. Queste “strutture
ponte” si faranno carico
solo della prima fase dell’accoglienza, in attesa di
trasferire i minori nelle
strutture che li ospiteranno
fino al raggiungimento della
m a g g i o r e
e t à .
Una volta individuata la
“struttura ponte”, le autorità
di pubblica sicurezza si
occupano del trasferimento
dei minori segnalandone i
nominativi ai Servizi sociali
territoriali del Comune dove
si trova la struttura, al Tribunale dei minorenni e al Giudice tutelare. Entro un massimo di 30 giorni il Sindaco,
o un suo delegato, procede
ad una serie di azioni che
contemplano il richiedere
alle autorità di pubblica
sicurezza di perfezionare
l’identificazione e accertare
la minore età; la verifica
dell’effettivo status di non
accompagnato; la raccolta
di informazioni su eventuali
parenti presenti in Italia. A quel
punto si dovrà informare il minore sull’opportunità di chiedere protezione internazionale,
assicurare uno screening sanitario attraverso le strutture
sanitarie locali. Il Comitato per i
minori stranieri indicherà quindi
le comunità di accoglienza che
hanno disponibilità di posti. È la
“struttura ponte” ad assicurare
il trasferimento nei tempi e
modi concordati con i Comuni
di destinazione. Una volta arrivato, il minore viene preso in
carico dai servizi sociali che
avviano tutte le procedure previste dalla legge, aggiornano il
Comitato per i minori stranieri, il
Soggetto attuatore, il Tribunale
per i minorenni e il Giudice tutelare territorialmente competenti. I costi dell’accoglienza, sia
nelle “strutture ponte” sia nelle
strutture definitive, informa la
Protezione civile, vengono rendicontati dal Soggetto attuatore
al Commissario delegato e sono
coperti con le risorse stanziate
dall’ordinanza del 13 aprile
2011. I compiti del Comitato
per i minori stranieri prevedono
l’individuazione, tramite il soggetto attuatore, in accordo con
Anci, delle “strutture ponte”
disponibili e delle comunità di
accoglienza che ospiteranno
il minore fino alla maggiore
età; il censimento dei minori
non accompagnati giunti sul
territorio nazionale e loro
localizzazione; la gestione dei
flussi dei minori dalle
“strutture ponte” verso le
comunità di accoglienza. I
compiti del soggetto attuatore prevedono, invece, la definizione delle linee guida per il
rimborso delle spese sostenute dai Comuni per l’accoglienza dei minori, di concerto con Anci; la verifica dell’ammissibilità delle voci di
spesa presentate dai Comuni; l’erogazione dei contributi
ai Comuni che hanno sostenuto o autorizzato spese per
l’accoglienza di minori; la
rendicontazione mensile al
Commissario delegato dei
costi complessivi sostenuti
per l’accoglienza ai fini del
relativo rimborso e l’invio al
Commissario delegato di
report periodici sull’attività
svolta.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
23 maggio
6
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
IMMIGRAZIONE
FORTE PREOCCUPAZIONE PER L’AGGRAVARSI DELLA SITUAZIONE UMANITARIA A
LAMPEDUSA
ROMA – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati (UNHCR) esprime
grave preoccupazione per la
situazione umanitaria dei
circa 5.000 migranti presenti sull’isola di Lampedusa,
inclusi i quasi 2.000 che si
trovano all’interno del centro
di accoglienza in condizioni
di estremo sovraffollamento.
Questa struttura ha una
capienza massima di 850
posti e non è in grado di
ospitare un così alto numero
di persone. Di conseguenza,
circa 3.000 migranti sono
costretti a dormire all’addiaccio sia negli spazi adiacenti al centro di accoglienza
che direttamente sul molo,
senza neanche potersi riparare dalla pioggia, in condizioni igienico sanitarie sempre più critiche. In questa
insostenibile situazione,
nonostante gli sforzi degli
operatori umanitari, l’assistenza fornita è altamente al
di sotto degli standard minimi. Con l’eccessivo numero
di persone presenti sull’isola
si è creata una situazione
allarmante che è alla base di
una crescente tensione sia
tra i migranti che tra loro e
la popolazione locale. La
proporzione in termini di
presenze sta toccando la
soglia di un migrante per
cittadino di Lampedusa.
Il centro di Contrada Imbriacola è stato realizzato per
fornire una prima accoglienza ai migranti e richiedenti
asilo soccorsi in mare, in
attesa
del loro
rapido
trasferimento
verso
appositi
centri
dislocati
su
tutto il
territorio nazionale,
dove i loro casi vengono
presi in esame. Senza un
adeguato sistema di rapido
trasferimento dei migranti
fuori dall’isola si rischia
anche di far saltare un equilibrio di convivenza con la
comunità lampedusana che
vive questa situazione con
grave disagio e comprensi-
bile apprensione. I migranti
presenti sull’isola sono quasi
esclusivamente tunisini, partiti
da diversi porti della Tunisia e
motivati a lasciare il paese in
prevalenza per ragioni economiche. Solo un’esigua minoranza
ha manifestato bisogno di protezione internazionale.
L’UNHCR ritiene che il flusso di
giovani tunisini a Lampedusa
n o n
s i a
correl a t o
a l l a
crisi in
atto in
Libia.
Come
con-
fermato dal personale delle
Nazioni Unite e delle agenzie
partner che operano in Tunisia,
alcuni villaggi sulla costa si
sono svuotati della popolazione
di giovani uomini mentre sono
rimasti solo anziani, donne e
bambini. Con l’aggravarsi della
situazione in Libia aumenta la
probabilità di un possibile flus-
so di civili bisognosi di protezione internazionale che potrebbero riversarsi sia verso i
paesi confinanti - come già
sta avvenendo da settimane che verso i paesi della sponda nord del Mediterraneo,
inclusa
l’Italia.
Anche considerando questa
prospettiva, l’Alto Commissariato auspica che i trasferimenti dei migranti vengano
urgentemente intensificati
attraverso un sistema logistico strutturato affinché il centro di Lampedusa possa essere quanto prima decongestionato e rimanere un luogo
di transito a disposizione per
il primo soccorso. A tal fine e
in previsione di possibili consistenti arrivi dalla Libia,
l’UNHCR sollecita le autorità
competenti a mettere rapidamente in atto piani di intervento e ad individuare nuove
ed ulteriori strutture d’accoglienza sul territorio italiano,
così come precedentemente
annunciato dallo stesso Ministro dell’Interno.
Fonte: Unhcr.it
21 marzo
CRISI DEL NORD AFRICA: PUBBLICATO IN GAZZETTA UFFICIALE IL DECRETO
CHE AUTORIZZA LO “STATO DI EMERGENZA UMANITARIA” PER GLI INTERVENTI
IN EGITTO E TUNISIA.
Con un decreto del presidente del consiglio dei ministri
pubblicato ieri nella Gazzetta
Ufficiale è stato dichiarato “lo
stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace
contrasto
dell’eccezionale
afflusso di cittadini nel territorio nazionale”. Il provvedimento è stato adottato per
fronteggiare “la grave situazione determinatasi nella
fascia del Maghreb ed in
particolare nel territorio della
Repubblica della Libia che ha
causato l’emigrazione di un
gran numero di cittadini libici,
la maggior parte dei quali si è
riversata al confine con la
Tunisia, creando un emergenza di carattere umanitario di
estese proporzioni”. L’Italia
partecipa alle attività di carattere umanitario su richiesta
dei Governi egiziano e tunisino. La situazione, indica il
provvedimento, “è destinata
ad aggravarsi ulteriormente
in ragione dall’attuale clima
di grave instabilità politica
che interessa gran parte dei
Paesi del Nord Africa”. Si
ravvisa, quindi, “la necessità
di porre in essere misure di
carattere straordinario ed
urgente finalizzate alla predisposizione di strutture idonee
per le necessarie forme di
assistenza umanitaria nei
territori del Nord Africa, assicurando nel contempo l’effi-
cace contrasto dell’immigrazione clandestina nel territorio
nazionale”.
Nonché
“l’ineludibile esigenza di assicurare l’urgente attivazione,
in coordinamento con il Ministero degli affari esteri, di
interventi in deroga all’ordinamento giuridico”.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
13 aprile
7
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
IMMIGRAZIONE
MARONI: «L'ACCORDO CON LA TUNISIA PUÒ RISOLVERE IL PROBLEMA, CON LA
LIBIA SIAMO ALL'INIZIO»
Nel 2011 sono sbarcati 28mila extracomunitari in Italia: 23mila tunisini e 4.680
profughi dalla Libia. Lo
ha riferito il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel
corso di un'audizione, questo
pomeriggio, alle commissioni
riunite Affari costituzionali ed
Esteri della Camera. Molteplici i punti
affrontati dal ministro dell'Interno.
In relazione al permesso di
soggiorno temporane-
o Maroni ha detto che questo
«consentirà ai titolari di circolare liberamente nell'area
Schengen: in questo senso si
sono espressi l'Avvocatura
dello Stato, la commissaria
Malmstrom ed altri ministri
che ieri non hanno contestato
la validità del titolo. I ministri
- ha spiegato Maroni - hanno
detto che ciascuno Stato
verificherà se ci sono le condizioni per circolare con il
permesso. Noi siamo certi
che ci sono, quindi le polemiche sui titoli che non consentirebbero la circolazione in
Schengen è sbagliata e mi
aspetto che la Commissione
studi misure immediate per
consentire che queste persone vengano accolte là dove
vogliono andare, o rimpatria-
AZIONE COMUNE ITALIA-FRANCIA PER
FRONTEGGIARE L'IMMIGRAZIONE
CLANDESTINA
Italia e Francia daranno vita a
pattugliamenti congiunti «aerei
e navali» contro l'immigrazione
clandestina. Lo hanno annunciato il ministro dell'Interno
Roberto Maroni ed il suo collega francese Claude Gueant al
termine dell'incontro bilaterale
che si è tenuto questa mattina
alla prefettura di Milano.
Pattugliamenti congiunti delle
coste tunisine e la creazione di
un gruppo di lavoro comune
per fronteggiare l'emergenza
immigrati. Sono questi quindi i
due punti centrali dell'intesa
raggiunta nel faccia a faccia
tra i due ministri.
«Abbiamo concordato - ha spiegato Maroni - sulla necessità di
sviluppare un'azione comune.
Sono soddisfatto dell'incontro
di oggi: da una crisi può nascere un'iniziativa forte, comune e
congiunta come quella che
abbiamo deciso oggi, per dare
una risposta concreta ai problemi che Italia e Francia stanno fronteggiando sull'immigra-
zione». «Problemi che vogliamo risolvere con l'Europa ha proseguito - nell'ambito
di una solidarietà europea
che vogliamo stimolare e
rafforzare. Per sollecitare la
Ue a contrastare l'immigrazione clandestina abbiamo
concordemente deciso con
la Francia un pattugliamento comune sulle coste tunisine fra Italia e Francia per
bloccare le partenze dalla
Tunisia». «Sulla questione
che ha determinato polemiche sulla libera circolazione
si applicano le regole di
Schengen e gli accordi bilaterali Italia-Francia. Le autorità francesi - ha aggiunto
Maroni - sono libere di verificare, in rapporto di leale
collaborazione. Tutte le
questioni potranno essere
risolte».
Fonte: Ministero dell’Interno
8 aprile
te».
Riferendo
sulla situazione dei flussi immigratori dal nord Africa, Maroni ha fatto presente
che «con la Tunisia forse la
crisi potrà essere risolta con
gli strumenti attivati, ma con
la Libia siamo solo all'inizio:
negli ultimi giorni si sono
intensificati gli sbarchi di
profughi che scappano dalla
guerra». Recenti informazioni, ha aggiunto Maroni, «ci
dicono che quel canale proveniente dai Paesi subsahariani, chiuso con l'accordo
con la Libia del 2009, si è
ora riaperto».
Maroni ha spiegato che l'accordo con la Tunisia «può
consentire di risolvere il problema: ora bisogna darne
piena
attuazio-
ne». L'intesa prevede la fornitura di mezzi a Tunisi e, ha
ricordato Maroni, «quattro
motovedette sono pronte a
partire già nei prossimi giorni, oltre a fuoristrada ed altre
dotazioni per un valore complessivo di 30 milioni euro».
L'accordo, ha aggiunto
«indica anche il soccorso in
mare dei natanti in difficoltà,
con il trasferimento nel porto
più vicino che, se le navi
stanno appena fuori dalle
acque territoriali tunisine,
non è certo Lampedusa».
Fonte: Ministero dell’Interno
12 aprile
APPELLO DI ANCI E PROT. CIVILE ALLE
REGIONI PER “UN PIENO
COINVOLGIMENTO NELLA GESTIONE
DELL’EMERGENZA
“Necessario un pieno coinvolgimento delle Regioni nella
gestione dell’accoglienza degli
immigrati del Nord Africa”. È
quanto ha affermato il vice
presidente Anci e sindaco di
Padova, Flavio Zanonato, parlando a margine dell’incontro
con il prefetto Franco Gabrielli, capo del Dipartimento della
Protezione civile. Al centro
della riunione, il Piano di accoglienza nazionale e un coordinamento con le Anci regionali
per la gestione dell’accoglienza. Secondo i dati forniti da
Gabrielli sono stati circa 39
mila gli arrivi dall’inizio dell’anno di immigrati sulle coste
italiane. “Una migrazione – ha
detto Gabrielli – che ormai
solo in piccolissima parte è
rimasta sul territorio nazionale”. Uno scenario che, dalle
ultime settimane, sta significativamente mutando. “Da qualche settimana - ha detto Gabrielli - stiamo registrando in
maniera significativa l’afflusso
dei richiedenti asilo, che ad
oggi sono circa 12 mila, di cui
9 mila sono già stati distribuiti
nelle varie regioni italiane”.
Su questo fronte Gabrielli
non ha nascosto la sua
apprensione: “siamo preoccupati per la qualità dello
standard di accoglienza e
per il numero crescente di
immigrati che arriveranno in
futuro, perché questi numeri non sono destinati a fermarsi, ma avranno sicuramente una progressione
che soltanto le vicende della riva sud del Mediterraneo
potranno in qualche modo
modificare”. Per questo, il
capo della Protezione civile,
ha dichiarato di aver chiesto
maggiori fondi. “Servono
soldi - ha detto - e abbiamo
già inviato al Ministero dell’economia una serie di indicazioni prospettiche valide
almeno fino alla fine dell’anno, ma che potranno essere
ripetute fino alla durata
dell’emergenza.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
8 aprile
8
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
IMMIGRAZIONE
IMMIGRATI, SCONTRO ITALIA-FRANCIA: PARIGI BLOCCA TRENI DA VENTIMIGLIA
I convogli per alcune ore non
hanno potuto varcare la frontiera, poi tutto è tornato regolare Imperia, 18 aprile 2011
- Nuovo scontro Roma-Parigi
sulla questione immigrazione. Le autorità francesi, infatti, hanno sospeso per quasi
tutta la giornata di ieri i treni
che dalla stazione di Ventimiglia sono diretti in Francia. A
quanto aveva riferito la Polfer, infatti, i convogli non
hanno potuto varcare la frontiera di Ventimiglia per diverse ore. Solo in serata il traffico è tornato regolare.
Immediata la reazione delle
autorità italiane allo stop
imposto da Parigi. "In relazione alla sospensione unilaterale del traffico ferroviario a
Ventimiglia - si legge in una
nota della Farnesina - il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dato immediate istruzioni all'ambasciatore d'Italia
a Parigi di svolgere un passo
diplomatico presso le Autorità francesi per esprimere la
ferma protesta da parte del
Governo italiano e chiedere
chiarimenti per le sopraindicate misure che appaiono
illegittime e in chiara violazione con i generali principi europei". "E' stato altresì sollecitato il Consolato a Nizza conclude la nota - per attivare
contatti immediati con le
Autorità locali e ottenere
chiarimenti al riguardo".
Intanto, davanti alla stazione
di Ventimiglia, si è svolta una
manifestazione per chiedere
la libertà di circolazione degli
immigrati, provenienti dal
Nordafrica, in Europa. I manifestanti (numerosi migranti
cui poi si sono aggiunti anche
giovani dei centri sociali)
hanno occupato i binari per
alcune ore e poi sono tornati
a radunarsi davanti alla stazione.
E anche oggi il ministro dell'Interno è tornato sull'emergenza immigrazione. L'Europa "della solidarietà, quella
che ho sollecitato, ancora
non c'è", ha ribadito Roberto
Maroni a 'L'intervista' di Maria Latella su SkyTg24. "Noi
siamo in regola con le norme
europee per la circolazione
secondo Schengen - ha poi
sottolineato -. Abbiamo dato i
documenti, quello che serve,
e questo è stato riconosciuto
dalla Commissione europea,
per quelli che hanno il permesso temporaneo e vogliono andare in Francia".
Il titolare del Viminale spiega
anche che la "fase acuta"
degli sbarchi, "quella delle
tendopoli, che stiamo svuotando, la stiamo superando".
"Ma l'emergenza non è finita,
fino a che in Libia ci sarà la
guerra, fino a quando in Tunisia non ci sarà un governo
più efficiente, non sarà finita", ha chiarito il ministro
dell'Interno.
Sul fronte della cronaca, si
registra la seconda notte
senza sbarchi di immigrati
sull'isola di Lampedusa. Il
vento forte e il mare grosso
rendono difficili le traversate
di migranti nel Canale di
Sicilia. Intanto, dopo il rimpatrio dei 59 tunisini avvenuto
ieri da Lampedusa, a bordo
di due aerei, oggi non ci sa-
ranno rimpatri e, con ogni
probabilità, neppure domani.
I rimpatri riprenderanno martedì. Sono complessivamente
124 gli immigrati tunisini a
Lampedusa, 61 sono ospiti
del Centro d'accoglienza, 25
alla Stazione marittima e 38
sono minori. Altri 221, cioè i
profughi sbarcati venerdì,
sono invece ospiti all'ex base
militare Loran. In questo
contesto arriva il duro monito
di don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, durante
l'omelia per la Messa della
Domenica delle Palme in una
chiesa gremita non solo di
lampedusani ma anche di
rappresentanti delle forze
dell'ordine. Senza parlare
esplicitamente dell'emergenza immigrati, don Stefano, da
anni parroco di Lampedusa,
accusa: "Siamo pronti a crocifiggere siamo pronti a respingere, siamo pronti ad
annientare".
Fonte: stranieriinitalia.it
18 aprile
I PALETTI DELLA FRANCIA: "DOCUMENTI, SOLDI E QUI AL MASSIMO PER 3 MESI"
Ecco i requisiti per circolare
Oltralpe col permesso temporaneo. La circolare del Ministére de l’Intérieur
Roma – 8 aprile 2011- I documenti in regola non bastano. Servono anche risorse
economiche adeguate e comunque il tour non può durare più di tre mesi.
Le autorità francesi si preparano all’arrivo di migliaia di
tunisini, “sdoganati” dall’Italia grazie ai permessi di protezione temporanea. E già da
due giorni hanno istruito i
loro poliziotti su come rimandarne indietro il più possibile
senza violare le regole europee. È tutto scritto in una
circolare che il capo di gabinetto del ministero dell’interno, Stéphane Bouillon, ha
inviato mercoledì scorso a
prefetti e forze dell’ordine.
Questa, tra le altre cose,
spiega che “ i cittadini di
paesi terzi con un permesso
di soggiorno rilasciato da un
altro stato membro non possono essere considerati in
una situazione regolare se
non vengono rispettate le
seguenti cinque condizioni:
a) “Essere muniti di un documento di viaggio in corso di
validità riconosciuto dalla
Francia”;
b) “Essere muniti di un documento di soggiorno in corso
di validità. Notificato dallo
stato emettitore alla commissione europea conformemente alle disposizioni della convenzione di Schengen;
c) “Dimostrare risorse sufficienti. Se gli stranieri dispongono di un alloggio, l’ammontare di riferimento è di 31
euro al giorno a persona, in
caso contrario è di 62 euro a
persona. Tocca al funzionario
che fa il controllo interrogare
lo straniero sulla durata del
suo soggiorno e sul suo alloggio e chiedergli di dimostrare
che ha a disposizione le risorse economiche corrispon-
denti”;
d) Non costituire, per la loro
presenza in Francia, una
minaccia per l’ordine pubblico”;
e) Non essere entrati in Francia da più di tre mesi.
Chi non ha tutti e cinque
questi requisiti, continua la
circolare, “va rimandato nello
Stato membro di provenienza”. Quanti riusciranno a
passare i controlli?
Tre dei cinque requisiti non
sono un vero ostacolo. Chi
lascerà l’Italia avrà un passaporto o un titolo di viaggio
rilasciato dalle nostre autorità, avrà in tasca anche un
permesso di soggiorno per
protezione valido per circolare in Schengen e non sarà un
soggetto pericoloso, perché
altrimenti non potrebbe avere il permesso per protezione. Ma quanti dei nordafricani arrivati a Lampedusa hanno le risorse economiche
sufficienti? Anche quelli che
verranno ospitati da amici e
parenti dovranno comunque
dimostrare di aver quasi
mille euro per giustificare un
soggiorno di un solo mese.
Passati tre mesi, poi, anche
per quelli che hanno i soldi, il
permesso “italiano” non sarà
più sufficiente per rimanere
in Francia. E a quel punto
l’Italia sarà costretta, con
buona pace di Maroni, a
riprenderseli indietro.
Fonte: stranieriinitalia.it
8 aprile
9
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
IMMIGRAZIONE
CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UE: L’ITALIA APPLICHI LE DIRETTIVE
EUROPEE E CESSI DI ARRESTARE GLI STRANIERI CHE NON
OSSERVANO L’ORDINE DI ALLONTANAMENTO
Dopo nove anni di arresti e
condanne per il reato di inosservanza dell’ordine del questore, introdotto nel testo
unico immigrazione con la
legge Bossi/Fini, è giunto il
momento di cambiare regime. Con una sentenza depositata ieri, la Corte di giustizia
dell’Ue ha stabilito che gli
articoli 15 e 16 delladirettiva
2008/115/CE, recante norme e procedure comuni sul
rimpatrio di cittadini di paesi
terzi il cui soggiorno è irregolare, sono direttamente applicabili in tutti gli Stati membri,
anche quando, come in Italia, non sia stato adottato il
provvedimento di recepimento. Di conseguenza, se la
normativa dello Stato membro contrasta con i principi
della direttiva, essa deve
essere disapplicata. Partendo da queste premesse la
Corte di giustizia, chiamata in
causa dalla Corte di appello
di Trento, ha rilevato che
l’articolo 14 del testo unico
immigrazione - nella parte in
cui prevede la pena della
reclusione per il cittadino
extracomunitario irregolare
per la sola ragione che questi, in violazione di un ordine
di lasciare entro un determinato termine il territorio di
tale Stato, permane in detto
territorio senza giustificato
motivo - è palesemente in
contrasto con gli articoli 15 e
16 della direttiva 115 e pertanto l’Italia dovrà astenersi
da tali procedure e adottare
differenti misure per eseguire
gli
allontanamenti.
Entrando nel merito della
decisione, per i Giudici di
Lussemburgo la direttiva in
questione “subordina espressamente l’uso di misure coercitive al rispetto dei principi di
proporzionalità e di efficacia
per quanto riguarda i mezzi
impiegati e gli obiettivi perseguiti.” Da ciò consegue che
gli Stati membri “non possono introdurre, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure coercitive adottate per
procedere all’allontanamento
coattivo conformemente
all’art. 8, n. 4, di detta direttiva, una pena detentiva, come quella prevista all’art. 14,
comma 5 bis e ter, del decreto legislativo n. 286/1998,
solo perché un cittadino di
un paese terzo, dopo che gli
è stato notificato un ordine di
lasciare il territorio di uno
Stato membro e che il termine impartito con tale ordine è
scaduto, permane in maniera
irregolare nel territorio nazionale. Essi devono, invece,
continuare ad adoperarsi per
dare esecuzione alla decisio-
ne di rimpatrio, che continua
a produrre i suoi effetti”.
Inoltre, precisa la sentenza,
“una tale pena, segnatamente in ragione delle sue condizioni e modalità di applicazione, rischia di compromettere
la realizzazione dell’obiettivo
perseguito da detta direttiva,
ossia l’instaurazione di una
politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare. In particolare, una normativa nazionale quale quella italiana
può ostacolare l’applicazione
delle misure stabilite dalla
direttiva 2008/115 e ritardare l’esecuzione della decisione di rimpatrio”.
Fonte: immigrazione oggi.it
29 aprile
AVVENIRE: "REATO DI CLANDESTINITÀ ERRORE UMANO E GIURIDICO"
ROMA – La sentenza della
Corte di giustizia che ieri ha
stabilito che l'Italia non puo'
punire con la reclusione gli
immigrati irregolari che non
rispettino l'ordine di abbandonare il Paese e' una decisione
su un "reato impossibile" ed
e' importante perche' ha posto "il sigillo di un'ufficialita'
che i giudici italiani saranno
tenuti ad osservare. E che,
evidentemente, governo e
Camere non potranno ignorare". Lo sottolinea il quotidiano
della Cei, 'Avvenire', in un
editoriale a firma di Danilo
Paolini. Il quotidiano dei Vescovi rileva come questa
sentenza "tocca da vicino il
diritto incancellabile di qualsiasi persona alla propria
dignita'".E ci da' anche un
monito: "elencando le circostanze considerate ai fini
della sua deliberazione, ricorda che 'la direttiva 2008/115
non e' stata trasposta nell'ordinamento giuridico italiano'.
Riparare a questa inadem-
pienza - evidenzia il quotidiano della Cei - (come da piu'
parti, da tempo, si chiede)
significhera', inevitabilmente,
adeguarsi alla sentenza di
ieri. Il reato di clandestinita' e'
un grave errore, umano e
giuridico".
Fonte: stranieriinitalia.it
29 aprile
6,4 MILIARDI DI EURO LE RIMESSE DEGLI IMMIGRATI NEL 2010, PER
LA PRIMA VOLTA IN CALO RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE
Gli stranieri che vivono in Italia hanno fatto defluire nel
2010 oltre 6,4 miliardi di euro
di rimesse, registrando per la
prima volta un calo del 5,4%
rispetto all’anno precedente.
Mediamente ogni straniero in
Italia invia nel proprio Paese
1.508 euro all’anno, destinati
per lo più in Asia, con la Cina
maggior Paese di destinazione. Questi i risultati principali
di uno studio della Fondazione
Leone Moressa che ha analizzato i flussi monetari transitati
per i canali di intermediazione
regolare. Dallo studio emerge
che nel 2010 il flusso monetario in uscita dall’Italia è stato
pari a 6,4 miliardi di euro, in
calo per la prima volta rispetto
all’anno precedente del 5,4%.
L’Asia è il continente maggiormente beneficiario con oltre 3
miliardi di euro, la macroarea
asiatica concentra il 47,4% di
tutti i flussi monetari; della
rimanente parte, il 27,4%
rimane all’interno dei confini
europei, il 12,5% prende la via
africana e l’11,6% quella americana. Ma rispetto al 2009
quasi tutte le destinazioni
hanno subito una contrazione in termini di rimesse
inviate: il continente asiatico
ha ricevuto dagli stranieri in
Italia il 9,5% in meno di denaro e l’Africa il 4,5% in
meno. Unica eccezione i
Paesi europei le cui rimesse
sono aumentate del 4,2%.
Tra tutti i Paesi, la Cina è
quello a cui viene inviato il
maggior volume di rimesse
con 1,7 miliardi di euro,
seguito da Romania (800
milioni di euro), Filippine
(712 milioni di euro) e Marocco (251 milioni di euro).
Roma è la provincia dalla
quale defluisce il maggior
volume di rimesse verso
l’estero: si tratta di 1,7 miliardi di euro, pari a oltre un
quarto di tutte le rimesse
che escono dall’Italia. Seguono a ruota Milano, Napoli, Firenze e Prato.
Fonte: immigrazioneoggi.it
29 aprile
10
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
IMMIGRAZIONE
CNEL: IN EUROPA ARRIVERANNO 2 MLN DI IMMIGRATI ALL'ANNO
Da oggi e fino al 2050 si stima
che in Europa migreranno
ogni anno 1,5-2 milioni di
persone provenienti dall'Africa. Ma, secondo il responsabile del comitato Immigrazione
del Cnel, Giulio Alessandrini,
questa prospettiva 'non ci
deve allarmare, e' importante
mettere in campo politiche
che qualifichino la migrazione,
che non siano frutto di improvvisazione e che siano innestate dentro la politica estera'.
In occasione della presentazione della ricerca 'Flussi di
popolazione, strutture socioeconomiche, prospettive migratorie dell'area euroafricana' oggi al Cnel, Alessandrini ha osservato che il fenomeno migratorio che ha interessato l'Italia in questi ultimi
mesi ha una dimensione euro-
pea, anche se 'l'Ue non ha
dato un bello spettacolo. E'
urgente una visione piu'
strategica e complessiva del
fenomeno' a livello comunitario.
Secondo la ricerca, da oggi
e fino al 2050 la popolazione europea continuera' a
diminuire (passando da 733
a 691 milioni di abitanti) e
quella del Nord Africa e
dell'Africa subsahariana,
LA COMMISSIONE UE PROPONE UNA
REINTRODURRE
I
VISTI
AI
PAESI
MIGRATORIE.
Una clausola di salvaguardia
con la momentanea reintroduzione dei visti per i Paesi confinanti, politiche per attirare
lavoratori qualificati, accordi
di partenariato e cooperazione
con i Paesi nordafricani, politiche comuni sull’asilo.
Sono alcune delle misure per
“migliorare la gestione dei
flussi migratori che provengono dal sud del Mediterraneo”
proposte dalla Commissione
europea per promuovere “la
solidarietà verso gli Stati
membri più esposti alle pressioni migratorie” e migliorare
la cooperazione con i Paesi
terzi “in chiave preventiva”.
[…] Il documento della Commissione, si sviluppa in tre
proposte:
1 - UNA COMUNICAZIONE PER
UN “DIALOGO PER LA MIGRAZIONE, MOBILITÀ E SICUREZZA CON I PAESI DEL MEDITERRANEO MERIDIONALE”. La
Commissione propone di instaurare dialoghi in materia di
migrazione, mobilità e sicurezza con i Paesi del Nord Africa.
Il dialogo dovrebbe comprendere tutti gli aspetti legati alla
migrazione per le future
relazioni della Ue con la
regione. Partenariati per la
mobilità saranno concordati
per gestire al meglio le opportunità di mobilità tra
l’Unione europea e i Paesi
del Nord Africa. Queste
partnership saranno create
“su misura” insieme a ciascun Paese partner e in
cooperazione con gli Stati
membri dell’Ue e dovrebbero aiutare i Paesi a fare un
uso migliore della loro potenziale forza lavoro, per
esempio, fornendo assistenza per lo sviluppo di programmi di assunzione, il
riconoscimento di competenze o assistendo i migranti tornati in patria che vogliono contribuire a costruire il loro Paese di origine.
Tale cooperazione strutturata dovrebbe inoltre aiutare
gli Stati membri a soddisfare le loro carenze sul mercato del lavoro. Naturalmente
dovranno essere messe in
campo garanzie sufficienti
per la facilitazione del movimento. Nel quadro del dialogo i nostri partner, evidenzia
nonostante
le migrazioni
correnti,
continuera'
ad aumentare (da 213 a
321 milioni
nel
primo
caso, da 863
milioni a 1,7
miliardi nel secondo). In
Africa, la popolazione in eta'
lavorativa aumentera' di
725 milioni fino al 2050,
mentre in Europa diminuira'
di 103 milioni di unita': all'Africa servirebbero 508 milioni di posti di lavoro in piu'
entro quella data.
'Le migrazioni internazionali
- si legge nella ricerca - pur
necessarie e convenienti,
non sono in grado di risolve-
re i problemi e le miserie
della regione euro-africana.
Ma nel breve-medio periodo
bisognera' trovare strumenti
specifici di governo: a livello
nazionale si dovra' tornare
ad avere un vice presidente
del Consiglio con delega alle
migrazioni; a livello comunitario e nazionale di dovra'
pensare a migrazioni temporanee e rotatorie per
superare l'asimmetria tra
Europa (a cui servono milioni di immigrati) e Africa (a
cui servono miliardi di emigrati). Infine sara' fondamentale potenziare e favorire lo sviluppo dell'Unione
euro-mediterranea'.
Fonte: ADUC
10 maggio
CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA PER
CONFINANTI
IN
CASO
DI
CRISI
Bruxelles, dovranno garantire di adottare tutte le misure efficaci per prevenire la
migrazione irregolare e consentire il rientro dei cittadini
che non hanno il diritto di
rimanere in Europa. […]
2 - LA RELAZIONE ANNUALE
SULL’IMMIGRAZIONE E L’ASILO (2010). Il Rapporto
evidenzia i principali sviluppi, a livello comunitario e
nazionale, in materia di
immigrazione dello scorso
anno e ricorda, ad esempio,
le misure adottate a favore
della Grecia nella gestione
delle sue frontiere esterne.
Per ovviare alle carenze
individuate, la relazione
contiene raccomandazioni
politiche in particolare per
quanto riguarda il potenziamento del controllo di frontiera, la prevenzione della
migrazione irregolare, la
facilitazione della migrazione legale, lo sviluppo di un
sistema europeo comune di
asilo, l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi e lo
sviluppo della dimensione
esterna della politica migratoria dell’Ue.
3 - UNA PROPOSTA DI MODIFICA DEL REGOLAMENTO
UE 539/2001 IN MATERIA
DI VISTI. […] Gli emendamenti proposti prevedono
l’introduzione di una clausola di salvaguardia che permetterebbe, in certe condizioni eccezionali, la reintroduzione temporanea dell’obbligo del visto per i cittadini di un Paese terzo. Questo meccanismo dovrebbe
dotare l’Unione europea di
uno strumento, da utilizzare
solo in casi eccezionali, per
evitare eventuali e gravi
conseguenze della liberalizzazione dei visti e, in particolare, l’arrivo in Europa di
un gran numero di immigrati
irregolari o richiedenti asilo
le cui richieste non sono
fondate. Le modifiche proposte aiuteranno anche ad
aumentare la fiducia degli
Stati membri nella gestione
dei visti e in una futura liberalizzazione.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
25 maggio
11
MARZO, APRILE, MAGGIO 2011
IMMIGRAZIONE
CONTRASTO ALLE DISCRIMINAZIONI: NASCE L'OSCAD- OSSERVATORIO PER LA
SICUREZZA CONTRO GLI ATTI DISCRIMINATORI
L'organismo, collocato presso il Ministero dell'Interno,
avrà il compito di agevolare
la protezione delle vittime di
atti discriminatori. L'Osservatorio per la sicurezza contro
gli atti discriminatori (Oscad)
è stato istituito allo scopo di
agevolare i soggetti facenti
parte di minoranze nel concreto godimento del diritto
all'uguaglianza dinanzi alla
legge ed alla protezione contro le discriminazioni. Rimuovere gli ostacoli che impediscono la fruizione di tale
diritto universale, riconosciuto dalla "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo"
nonché da varie Convenzioni
europee ed internazionali,
è segno del livello di civiltà di
un Paese e costituisce, pertanto, un obiettivo da perseguire con determinazione.
L'Oscad, incardinato nell'ambito del Dipartimento della
pubblica sicurezza - Direzione centrale della polizia criminale, è presieduto dal prefetto Francesco Cirillo, vice
direttore generale della pubblica sicurezza - direttore
centrale della polizia criminale, ed è composto da autore-
voli rappresentanti della Polizia di Stato e dell'Arma dei
Carabinieri.
In particolare l'Oscad:
1) mantiene rapporti con le
associazioni rappresentative
degli interessi lesi dalle varie
tipologie di discriminazione e
con le altre istituzioni, pubbliche e private, che si occupano di contrasto alle discriminazioni. In particolare, sono
stabiliti stretti contatti con
l'Ufficio per la promozione
della parità di trattamento e
la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o
l'origine etnica (Unar) del
Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza
del consiglio dei ministri, con
il quale è stato siglato, il 7
aprile 2011, un protocollo di
intesa finalizzato a definire i
contenuti del rapporto di
collaborazione tra i due organismi, allo scopo di ottimizzarne i risultati;
2) riceve le segnalazioni di
atti discriminatori attinenti
alla sfera della sicurezza, da
parte di istituzioni, associazioni di categoria e privati
cittadini, per monitorare efficacemente i fenomeni di
discriminazione determinati
da origine etnica o razziale,
credo religioso, orientamento
sessuale, handicap: via email
all'indirizzo: [email protected] ; vi
a fax ai numeri 06 46542406 e 0646542407;
3) attiva, alla luce delle segnalazioni ricevute, interventi
mirati sul territorio, da parte
della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri;
4) segue l'evoluzione delle
denunce di atti discriminatori
presentate direttamente alle
forze di polizia;
5) propone idonee misure di
prevenzione e contrasto.
In ogni caso, la segnalazione
di un atto discriminatorio
all'Oscad non sostituisce la
denuncia di reato alle forze
di polizia, né costituisce una
modalità di attivazione d'emergenza delle medesime in
alternativa al 112 o al 113.
Fonte: ASGI
13 aprile
MINORI STRANIERI, RINNOVATA LA COMPOSIZIONE DEL COMITATO NAZIONALE
glienza oltre a documenti
normativi specifici.
ROMA — Sono stati nominati
i nuovi membri del Comitato
per i Minori Stranieri (CMS),
con Decreto Ministeriale del
Ministro del Lavoro il 15 febbraio 2011, un organo interministeriale composto da
nove rappresentanti diretto a
vigilare sulle modalità di
soggiorno dei minori stranieri
non accompagnati presenti
sul territorio italiano e a coordinare le attività delle amministrazioni interessate.
I minori stranieri, infatti, sono
titolari di tutti i diritti garantiti
dalla Convenzione di New
York del 1989, dove è affermato che in tutte le decisioni
riguardanti i minori deve
essere tenuto prioritariamente in conto il loro superiore
interesse. Per questo motivo
in Italia i minori non accompagnati devono essere affidati ai comuni che successivamente li mettono in centri
di accoglienza ad hoc, inserendoli poi in programmi di
istruzione e di formazione
professionale.
In occasione di queste nuove
nomine sono state rinnovate
le pagine del sito web del
Ministero del Lavoro relative
ai minori stranieri non accompagnati, all’interno delle
quali è possibile trovare i dati
delle presenze dei minori
stranieri non accompagnati
in Italia e dei minori che fanno ingresso attraverso i programmi solidaristici di acco-
Le nuove pagine contengono,
inoltre, informazioni dettagliate sulle competenze,
sulle principali procedure
adottate, nonché sui programmi e attività svolte dal
Comitato a sostegno dei
minori.
Fonte: stranieiriinitalia.it
28 aprile
12
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
DAL MONDO
MULTICULTURALISMO O DECLINO
L’11 maggio, in pieno dibattito sull’immigrazione, il Gruppo di eminenti personalità
guidato da Joschka Fischer
ha presentato un rapporto
intitolato “Vivere insieme:
come coniugare diversità e
libertà nell’Europa del XXI
secolo”, il cui messaggio è il
seguente: a meno di saper
coltivare la propria diversità,
l’Europa si ritroverà inevitabilmente svantaggiata sul
piano demografico. Ciò si
spiega con un dato molto
semplice: senza immigrati, la
popolazione attiva diminuirà
di cento milioni di persone
entro i prossimi cinquant’anni, mentre la popolazione
complessiva andrà progressivamente aumentando e invecchiando. L’Europa dovrà
dunque aprirsi all’immigrazione e alla diversità nel proprio tessuto sociale. Del resto, non si può chiedere agli
immigrati di abbandonare
alle frontiere la loro religione,
la loro cultura, la loro identità. Secondo il Gruppo, composto da otto illustri personalità tra cui l’ex segretario
generale della Nato Javier
Solana, l’ex commissaria Ue
Emma Bonino e lo scrittore
Timothy Garton Ash, non è un
problema il fatto che gli immigrati portino con sé il loro
bagaglio culturale, finché
rispettano la legge. Anzi:
sarebbe un bene, poiché
l’arrivo di nuove culture può
contribuire alla creatività di
cui l’Europa, oggi più che
mai, ha grande bisogno.
Trasmettere questo messaggio è difficile, in quanto va
controcorrente rispetto al
discorso populista secondo il
quale l’immigrazione di massa è una minaccia per l’occidente. Con il suo gruppo, l'ex
ministro tedesco degli esteri
fa immediatamente appello
ai dirigenti europei, non soltanto nella sfera politica ma
anche nel mondo della cultura, dei media, della scuola,
affinché si ribellino ai falsi
profeti. Gli esperti reputano
che piegandosi al populismo
e rendendolo allettante agli
occhi dei cittadini, i politici
che appartengono alle grandi
correnti non assolvano alla
loro missione di classe dirigente. Il presidente francese
Nicolas Sarkozy, il primo ministro britannico David Cameron, la cancelliera federale
tedesca Angela Merkel farebbero bene a prenderne nota.
Negli ultimi tempi, infatti,
questi leader hanno dichiarato che la società multiculturale ha fallito. Fischer e i suoi
esperti, che hanno lavorato
su mandato del Consiglio
d’Europa, evitano accuratamente di adoperare questo
termine in bilico tra ideologia
e realtà. Constatano, molto
semplicemente, che in Europa la diversità è una realtà di
fatto e che il continente non
può deviare da questa realtà,
a meno di tradire lo stato di
diritto democratico e abbandonare il proprio posto in un
mondo dove la concorrenza
di Cina, Asia meridionale,
India e Brasile è sempre più
forte. L’11 maggio, in un lungo discorso pronunciato nella
città texana di El Paso, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha incoraggiato
la regolarizzazione dei clandestini, quantificabili in circa
11 milioni di persone. Negli
Stati Uniti l’immigrazione è
controversa quanto in Europa. Anche lì è una questione
scottante che genera polemiche e ostilità. Anche lì si constata la medesima forma di
ipocrisia: i clandestini sono i
benvenuti per fare i mestieri
più ingrati in cambio di un
magro salario. E la disponibilità di tali posti di lavoro esercita una notevole forza d’attrazione. Altro punto in comune tra Stati Uniti ed Europa è
il fenomeno della migrazione
da sud a nord. Oggi negli
Stati Uniti un americano su
sei è di origine latinoamericana: quest’anno la
categoria ha superato per
numero la popolazione di
colore e lo spagnolo è ormai
ufficiosamente la seconda
lingua del paese.
L’America è differente
Il simbolo della forza di attrazione che l’Europa prospera
e democratica esercita sulle
popolazioni africane e asiatiche è la piccola isola di Lampedusa. Questo fenomeno
migratorio è destinato a continuare, e secondo Obama e
Fischer sarà una vera benedizione finché resterà nei
binari. Esiste invece una
differenza sostanziale tra
Stati Uniti ed Europa: Obama
può inserire il suo sostegno
all’immigrazione in un discorso più ampio sulla storia e la
potenza del suo paese.
A El Paso Obama ha detto:
"Pensate a Intel, Google,
Yahoo e eBay, grandi società americane che ci offrono
un netto vantaggio nel settore dell'alta tecnologia. Ebbene, queste imprese hanno
qualcosa in comune: sono
state fondate da immigrati.
Un mese fa a Washington ho
preso un taxi il cui conducente era di origine etiope che
mi ha detto: 'Il sogno americano è un’illusione per la
maggior parte delle persone,
ma è proprio quello a motivarle'”.
All’Europa manca proprio
questo tipo di retorica che
riveste un ruolo stimolante.
Ormai un po’ ovunque nel
vecchio continente prevale
una narrativa negativa e gli
argomenti economici e culturali a favore dell’immigrazione non sono più così importanti nell’attualità e nel dibattito politico.
Dalla Spagna
L’IMMIGRAZIONE
CONVIENE
no Fuentes: secondo i due
studiosi "i lavoratori stranieri,
demonizzati durante la recente campagna elettorale
dal populismo xenofobo,
versano di più nelle casse
dello stato di quanto non
ricevano in cambio". "Le cifre
smentiscono i pregiudizi",
scrivono i due, sottolineando
che per quanto riguarda l'assistenza sociale gli immigrati
sono "contribuenti netti",
perché sono giovani e il loro
tasso di impiego è più altro
rispetto alla popolazione
autoctona. Oggi gli immigrati
che percepiscono una pensione in Spagna sono meno
dell'1 percento, pur rappresentando il 10 percento della
manodopera. Callejo e Fuentes sottolineano che le spese
per l'educazione e la salute
degli immigrati sono passate
dall'1 percento del 2000 a
rispettivamente il 5 e 6 per
cento nel 2007, restando
ben al di sotto della proporzione tra popolazione immigrata e autoctona (12 per
cento). I due studiosi precisano anche che "la concentrazione degli immigrati in certi
quartieri e comuni ha provocato uno squilibrio tra la
domanda e l'offerta di servizi
sociali, e dunque un deterioramento e un degrado delle
aree" per il quale "la colpa è
stata data dagli abitanti locali agli immigrati". Ecco perché, concludono Callejo e
Fuentes, "l'intervento delle
amministrazioni pubbliche è
fondamentale per ridurre
l'impressione che ci sia concorrenza per ottenere servizi
rari, che alimenta la xenofobia".
Fonte: Internazionale
25 maggio
"La Spagna esce vincitrice"
dalla sfida dell'immigrazione,
scrivono su El País gli accademici María Bruquetas Callejo e Francisco Javier More-
13
DAL MONDO
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
LIBIA: CRESCE IL RISCHIO ESODO DI MASSA PER SFUGGIRE ALLA
VIOLENZA
L’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati
(UNHCR) ed i suoi partner
hanno approntato vasti piani
di emergenza e sono pronti a
collaborare col governo egiziano per prepararsi a gestire
l’esodo di massa di persone
in fuga dalla violenza in Libia.
È anche possibile che il conflitto possa bloccare l’accesso a luoghi sicuri e il passaggio per uscire dal paese in
sicurezza. A questo punto
saranno determinanti gli sviluppi dei prossimi giorni per
sapere se la fuga in massa
dalla Libia orientale avrà
luogo o meno. Sempre più
libici si sono riversati in Egitto
negli ultimi giorni, osserva
l’UNHCR. Circa 1.490 nella
sola giornata di mercoledì, su
un totale di 3.163. La maggioranza delle persone intervistate alla frontiera con l’Egitto dice di essere fuggita
nel timore di essere coinvolta
nei combattimenti. Molti hanno anche citato - come motivo della fuga - le recenti minacce da parte del governo di
bombardare Bengasi. La radio dice alla gente di fuggire,
se non vuole restare intrappolata nei combattimenti racconta agli operatori
UNHCR una famiglia libica di
Ajdabiyya, arrivata ieri in Egitto. Anche gli aerei - prosegue
il racconto - lanciano volantini
che incoraggiano i civili a
lasciare l’area. I reporter di
una troupe dell’agenzia Reuters che hanno lasciato Ajdabiyya mercoledì scorso hanno
invece riferito agli operatori
UNHCR di essere riusciti a
fuggire appena in tempo
mentre la città cadeva nelle
mani delle truppe filogovernative. “Arrivavano in tanti da
tutte le parti - dice uno dei
giornalisti - i ribelli non avevano alcuna possibilità. La gente era costretta a fuggire se
voleva salvare la pelle”. È
stata “pura fortuna” se sono
riusciti a scappare, proseguono i reporter. Quattro giornalisti del New York Times sono
stati invece catturati. Al gior-
nalista palestinese che faceva parte della troupe Reuters
è stato negato l’ingresso in
Egitto. Adesso si trova con un
uomo palestinese di 64 anni
e sua figlia, che da martedì
scorso attendono di entrare.
Come loro, molte altre famiglie palestinesi sono state
respinte e restano in attesa
sul lato libico del confine.
Due uomini con ferite da
arma da fuoco si sono presentati presso il team di operatori UNHCR. Uno di loro ha
detto di essere un rivoluzionario rimasto ferito negli
scontri di Raz Lanuf della
ra tunisina invece sono stati
avvertiti colpi di arma da
fuoco in lontananza, provenienti dalle aree più interne
della Libia. Un flusso costante di circa mille nuovi arrivi
continua a varcare il confine
con la Tunisia. In maggioranza si tratta di cittadini dei
paesi dell’Africa subsahariana. Le persone di varia nazionalità appena arrivate hanno
riferito all’UNHCR di numerosi
posti di blocco lungo il tratto
di strada che va da Tripoli
alla frontiera di Rad Adjir.
Hanno denunciato molestie
da parte dei soldati filogover-
scorsa settimana e di essere
stato costretto a raggiungere
l’Egitto per farsi curare, perché all’ospedale di Bengasi
non c’è più posto. Alcuni degli
intervistati alla frontiera sono
stati vaghi sulle ragioni della
loro fuga, dicendo di aver
oltrepassato il confine solo
per ricevere cure mediche.
Ma le loro auto, stracariche di
bagagli, dicono di più. Altri
hanno fornito versioni più
verosimili. Come un uomo
che afferma “volevamo la
democrazia e adesso ci ritroviamo la guerra”. Alla frontie-
nativi, nonché la continua
confisca di telefoni cellulari,
schede di memoria e fotocamere, le situazioni descritte.
Secondo i rifugiati e i richiedenti asilo in contatto con
l’UNHCR attraverso la linea
telefonica dedicata attiva a
Tripoli e a Ginevra, fuggire
verso il confine è diventato
sempre più pericoloso, in
particolare per gli uomini soli,
che rischiano il reclutamento
forzato nell’esercito. La famiglia di un etiope di Tripoli
racconta che l’uomo è riuscito per un soffio a sottrarsi al
reclutamento forzato quando
le forze filogovernative sono
entrate nell’hangar abbandonato in un sobborgo della
capitale dove aveva trovato
rifugio insieme ad altre 1.500
persone circa, tra cui cittadini
sudanesi e ciadiani. I nuovi
arrivati in Tunisia che sono
riusciti ad avere l’aiuto delle
proprie ambasciate per raggiungere la frontiera raccontano di viaggi meno faticosi,
rispetto a coloro che hanno
viaggiato soli o senza alcuna
assistenza. I rifugiati eritrei
affermano di essere fuggiti
dalla persecuzione in Eritrea
e che quindi non possono
rivolgersi all’ambasciata del
proprio paese per chiedere
aiuto. “Un rischio calcolato”
lo definisce un rifugiato eritreo, che ha preferito precipitarsi verso il confine. “Meglio
morire cercando di mettersi
in salvo che nascondendosi
in Libia”. Ma sono ancora
centinaia i rifugiati che restano nascosti nel paese. Molti
dicono all’UNHCR che le scorte di cibo si stanno esaurendo e vivono in un costante
stato di terrore. Lo staff locale dell’UNHCR che opera a
Tripoli, insieme ad alcune
agenzie partner, continua a
offrire assistenza ai rifugiati e
ai richiedenti asilo con cui è
riuscito a rimanere in contatto. Al 16 marzo erano 300.706 le persone fuggite
dalla Libia nei paesi limitrofi:
158.721 in Tunisia (tra i quali
19.022 tunisini e 16.149
libici - in parte per normali
spostamenti di frontiera);
128.814 in Egitto (72.302 gli
egiziani); 4.077 in Niger
(3.575 i nigerini) e 9.094 in
Algeria, dove sono arrivati via
terra, via mare e con i voli di
evacuazione.
Fonte: Unhcr.it
18 marzo
14
DAL MONDO
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
LA COMMISSIONE UE PROPONE LA REDISTRIBUZIONE TRA GLI STATI MEMBRI DEGLI
SFOLLATI IN TUNISIA ED EGITTO E CHIEDE “UNA NUOVA GOVERNANCE DELLE REGOLE
SCHENGEN”.
Avviare un programma per la
redistribuzione nei Paesi europei dei profughi sfollati dalla
Libia presenti nei campi ai
confini con Tunisia ed Egitto. È
una delle proposte che la Commissione europea ha intenzione di inserire nella
“comunicazione sull’immigrazione” preparata dalla commissaria alla Giustizia, Cecilia
Malmström, e che sarà formalmente approvato dall’esecutivo europeo il prossimo 4 maggio per essere poi presentato
al Consiglio e al Parlamento
europeo.La proposta, approvata ieri nel corso del collegio
“formale” dei Commissari Ue,
intende replicare quanto già
fatto tra il 2009 e 2010 per
circa 10 mila profughi iracheni sfollati in Siria e Giordania,
che sono stati prelevati con
mezzi messi a disposizione
dalla Ue e distribuiti tra diversi Paesi europei. Una misura
che consentirebbe di evitare
le tragedie del mare e di alleggerire la pressione sui
Paesi Mediterranei della Ue.
Nel documento, secondo
quanto anticipato dall’agenzia Ansa, la commissaria
chiede anche un ruolo maggiore della Commissione Ue
nella governance delle regole
Schengen per la valutazione
DANIMARCA
SOSPENSIONE
RAFFORZAMENTI DOGANALI
La Danimarca "non
ha reintrodotto i
controlli sui passaporti",
ma
solo
"rafforzato
quelli
doganali" e c'e' stata
"una drammatizzazione da parte della
stampa europea": insomma, come ha detto
il ministro per l'Immigrazione danese, Soren
Pind, giungendo a Bruxelles per partecipare
al Consiglio straordinario Affari Interni,
"come dicono gli inglesi, molto rumore per
nulla". Ieri, l'annuncio danese sui controlli
doganali alle frontiere con Germania e Svezia e' giunto a sorpresa, alla vigilia della
riunione straordinaria sull'emergenza immigrazione e le modifiche a Schengen. "Ora
spieghero' ai colleghi del Consiglio - ha det-
dei rischi alla frontiera esterna, anche di fronte a flussi
migratori. Il nuovo meccanismo deve far sì che “l’Unione
europea possa gestire la
situazione quando uno Stato
membro non rispetta i suoi
obblighi nel controllare il suo
settore della frontiera esterna
o quando una particolare
porzione della frontiera esterna finisca sotto inattesa e
pesante pressione dovuta a
eventi esterni”. Nel documento si osserva che “una risposta coordinata da parte dell’Unione in queste situazioni
critiche accrescerà la fiducia
fra Stati membri” e “ridurrà la
SCHENGEN?
NO,
SOLO
to Pind - e vedrete che quello che proponiamo e' in linea con le norme di Schengen:
oltretutto, e' gia' stato fatto in altri paesi
dell'area di libera circolazione. E' piu' facile ha aggiunto - criticare un paese con 5 milioni di abitanti che uno con oltre 60 milioni". Il
motivo per cui Copenhagen ha deciso di
rafforzare i controlli doganali, "con gli scanner e le guardie doganali", e' "debellare la
criminalita'": ci sono problemi di "traffico di
droga, di armi e anche di esseri umani". In
ogni caso, il governo danese ha "gia' mandato alla Commissione le spiegazioni sulla
decisione".
Fonte: ADUC
12 maggio
necessità di iniziative unilaterali degli Stati membri per
reintrodurre i controlli alle
frontiere o intensificare i controlli di polizia nelle regioni
i nt e r ne d i f ro nt i e r a”.
Tra le altre proposte presenti
nella comunicazione è previsto il rafforzamento di Frontex, maggiori vincoli ai Paesi
di origine per collegare gli
accordi di riammissione agli
aiuti Ue e più flessibilità di
utilizzo dei fondi da parte dei
Paesi Ue.
Fonte: immigrazione oggi.it
21 aprile
IN BREVE
FRANCIA - Rapporto razzismo:
emerge il 'razzismo comprensivo'
La Commissione nazionale
consultiva dei diritti dell'uomo
(CNCDH) ha reso pubblico ieri
il 20mo rapporto annuale sul
razzismo che evidenzia una
nuova nozione: "il razzismo
comprensivo". 430 pagine che
presentano i dati dell'anno
2010 in cui si documentano le
persone che si dichiarano
"non razziste ma molto comprensive del fatto che altri lo
siano".
Fonte: ADUC
13 aprile
FRANCIA - NUOVA LEGGE IMMIGRAZIONE. PARLAMENTO APPROVA DEFINITIVAMENTE
Dopo diversi mesi di confronto, il Parlamento ha approvato definitivamente ieri il progetto di legge sull'immigrazione che rende piu' dure le
norme nei confronti degli
stranieri
“sans
papiers”
(irregolari).
Le novita' sono sull'inquadramento del diritto al soggiorno
degli irregolari affetti da patologie gravi e gli atti di espulsione degli irregolari detenuti.
La condizione di “straniero
malato” potra' essere riconosciuta solo se nel Paese d'origine non ci sono cure appropriate; l'amministrazione,
inoltre, potra' prendere in
considerazione “circostanze
umanitarie eccezionali” per la
concessione del permesso di
soggiorno, dopo aver sentito
il direttore generale dell'agenzia regionale della Sanita'.
L'intervento del giudice delle
liberta' e della detenzione
sara' rinviato a cinque giorni,
rispetto agli attuali due. Il
provvedimento, considerato
come “il cuore della riforma”
sull'immigrazione, tende ad
avere una maggiore efficacia
delle procedure di espulsione, poiche' attualmente meno del 30% degli irregolari
detenuti viene ricondotto alle
frontiere.
Fonte: ADUC
12 maggio
15
DAL MONDO
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
CENTINAIA DI MIGRANTI NEI BARCONI, UCCISI DALLA NON AZIONE
DELLA COALIZIONE INTERNAZIONALE
Dal gennaio 2011, più di
1.000 migranti sono morti in
mare cercando di raggiungere le coste fortificate delle
sponde sud dell’Unione europea. Si sono aggiunte agli
altri 15 000 morti, vittime di
una guerra ai migranti, che
raggiunge attualmente l’apice
della dell’inumanità. Cosi,
secondo le informazioni, una
nave che trasportava oltre
600 persone è dispersa al
largo delle coste libiche, nell’indifferenza generale.
Questa indifferenza uccide.
Nella sua edizione dell’ 8
maggio, il quotidiano britannico The Guardian ha riferito
che all’inizio di aprile una
sessantina di migranti che si
trovavano su una barcone
sono morti di fame e sete
dopo essere rimasti alla deriva per giorni e giorni. Sotto la
minaccia delle pattuglie che
hanno il compito di impedire
che si avvicinino alle coste
italiane e maltesi, erano anche sotto lo sguardo delle
pattuglie della coalizione
internazionale impegnata in
Libia. Un’ inchiesta imparziale deve determinare al più
presto a responsabilità di
tutti gli attori che hanno mancato nel loro dovere di assistenza ai mezzi e persone in
difficoltà, violando le leggi più
elementari del diritto marittimo internazionale. Al di là di
questi eventi, sintomatici
delle contraddizioni di una
coalizione garante della
"responsabilità di protezione"
difesa dalla comunità interna-
agli eventi storici che investono il mondo arabo, la reazione dei paesi europei è stata
quella di mettere sotto pressione le forze politiche derivanti delle rivolte popolari
(Governo Provvisorio Tunisi-
zionale, è l’insieme della
politica europea d’ immigrazione e di controllo delle frontiere che resta messa in causa. Dall’inizio degli anni 2000, i paesi del Nord Africa svolgono il ruolo di guardiani
delle frontiere d’Europa, cacciando e detenendo le persone che vogliono far valere il
loro diritto ad emigrare (art
13 de la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo).
L’esternalizzaione dei controlli migratori ai regimi dittatoriali è il perno della „politica
di vicinato“ dell’UE. Di fronte
no, il Consiglio nazionale di
transizione Libico) per assumere pienamente l’eredità
repressiva e liberticida dei
dittatori-partner dell’UE. Per
impedire che alcune migliaia
di persone, cogliendo l’opportunità dell‘indebolimento dei
sistemi di controllo alle frontiere, tentassero di raggiungere l’Europa, l’agenzia Frontex ha schierato le sue forze
militari (navi, aerei, elicotteri ...) attorno all’isola di Lampedusa al largo delle coste
della Tunisia e Libia. L’obbiettivo dell’operazione Hermes è
la dissuasione di tutte le partenze verso nord, a dispetto
della Convenzione di Ginevra
del 1951 e del principio di
non respingimento dei richiedenti asilo. I profughi che
partono dal Nord Africa e che
cercano protezione in Europa
sono oggi imprigionati in una
morsa mortale. Da un lato, il
regime libico gli spinge sui
relitti del mari, dall’altro le
navi dei paesi della coalizione
internazionale che si rifiutano
di assistere i barconi a rischio. Gli Stati europei e l’agenzia FRONTEX non possono continuare a violare impunemente le convenzioni internazionali in materia di soccorso marittimo e di protezione
dei rifugiati. Un intervento
solidale dell’Unione europea
nel Mediterraneo è possibile
e deve mettere fine all’atteggiamento disumano dei paesi
europei nei confronti dei migranti partiti dal Nord Africa.
Finche quest’ostilità esiste, la
coalizione impegnata nel
nome della "responsabilità di
proteggere" continuerà a
uccidere a disprezzo del diritto internazionale che suppone incarni.
Fonte: Meltingpot
17 maggio
UN FONDO DI SOLIDARIETÀ E POTENZIAMENTO DI FRONTEX SONO LE
RICHIESTE DEI PAESI UE DEL MEDITERRANEO AL VERTICE DI NICOSIA.
L’Unione europea deve sostenere a livello operativo e finanziario gli Stati membri che
sopportano la maggiore pressione migratoria, creando un
apposito fondo di solidarietà
e rafforzando Frontex.
È quanto si legge nella dichiarazione congiunta che Italia,
Spagna, Grecia, Malta e Cipro
hanno sottoscritto ieri a Nicosia e che porteranno alla
riunione del Consiglio dei
Ministri degli Interni europei
del prossimo 12 maggio.
Assente la Francia, che rompe così il fronte dei Paesi del
Mediterraneo. “È importante
– ha spiegato il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano – che i Paesi del Mediterraneo parlino con una
voce sola. Nessuno di noi
intende sottrarsi alle proprie
responsabilità o scaricarle su
altri, ma è necessario che il
carico migratorio sia il più
possibile ripartito fra tutti gli
Stati
dell’Unione”.
Nella dichiarazione congiunta, che richiama quella siglata il 23 febbraio scorso a
Roma anche dalla Francia, si
esprime “profonda preoccupazione per il conflitto in Libia e le sue conseguenze in
termini di sofferenze per tantissime persone e per il crescente numero di sfollati in
fuga dalla guerra” e si mette
in conto che “un enorme
numero di persone che necessitano di protezione internazionale potrebbero arrivare
nei Paesi più esposti del Mediterraneo nell’immediato
futuro”. Questi flussi di migranti illegali e di rifugiati,
secondo i cinque Paesi, “non
possono esser gestiti senza il
concreto e sostanziale supporto e la solidarietà del resto degli Stati membri; in
mancanza di ciò, la situazio-
ne metterà seriamente a
rischio la nostra capacità, e
conseguentemente la capacità dell’Unione, di gestire gli
sfollati e dare protezione
internazionale e chi ne ha
bisogno, così come minerà la
sicurezza comune”.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
20 aprile
16
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
ASILO
DOMANDE D’ASILO IN DIMINUZIONE NEL 2010, CIFRE DIMEZZATE RISPETTO AL 2001
GINEVRA - Continua a diminuire, anche nel 2010, il
numero di richiedenti asilo
nei paesi del mondo industrializzato. La cifra attuale
infatti è pari a circa la metà
del livello di inizio millennio.
È questo uno dei dati principali emersi dal rapporto
statistico sulle domande
d’asilo presentate nel 2010
in 44 paesi industrializzati*,
pubblicato oggi dall’Alto
Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati
(UNHCR). È importante precisare che il rapporto prende
in esame le nuove domande
d’asilo presentate e non il
numero di persone alle quali
è stato riconosciuto lo status di rifugiato. Lo scorso
anno - si legge nel rapporto nei paesi industrializzati
sono state inoltrate complessivamente 358.800
domande d’asilo, il 5% in
meno rispetto all’anno precedente e ben il 42% in
meno del 2001. Negli ultimi
dieci anni, il 2001 è stato
l’anno in cui è stato presentato il maggior numero di
domande: 620mila. “Le
dinamiche dell’asilo a livello
globale sono in continuo
mutamento” ha affermato
l’Alto Commissario per i
rifugiati António Guterres. “Il
numero di domande d’asilo
nel mondo industrializzato si
attesta oggi su un livello
molto più basso rispetto a
un decennio fa. Le cifre
annuali sono in crescita solo
in un ridotto gruppo di paesi.
È necessario studiare le
cause alla base di questa
tendenza per capire se il
declino nel numero di domande sia la conseguenza
di una riduzione dei fattori di
spinta nelle aree di origine o
invece di più rigidi controlli
delle migrazioni nei paesi
d’asilo”. Numeri in discesa
nella maggior parte dei continenti Il numero di domande di asilo presentate lo
scorso anno rappresenta il
quarto più basso dell’ultimo
decennio. Su base annuale
sono state riscontrate dimi-
nuzioni in gran parte delle
regioni del mondo, tra cui
Europa, Nord America e Asia
del nord. Nel vecchio continente, il declino più sensibile si è registrato nei paesi
meridionali, nei quali il numero di domande presentate nel 2010 è stato complessivamente inferiore del
33% rispetto all’anno precedente. Ciò si spiega principalmente col fatto che un
numero minore di persone
ha chiesto protezione a Malta, in Italia e in Grecia. Tale
diminuzione è tuttavia bilanciata da aumenti in altri
paesi, come in Germania
(+49%), Svezia (+32%), Danimarca (+30%), Turchia
(+18%), Belgio (+16%) e
Francia (+13%). Al contrario,
sensibili diminuzioni sono
state registrate in Norvegia
(-42%) e Finlandia (-32%).
Nel 2008 in Italia si era
verificato un significativo
aumento delle domande di
asilo, in linea con gli standard europei (30.300). Molti
di coloro che presentavano
domanda arrivavano prevalentemente via mare. Nel
2009, il numero delle domande di asilo è diminuito
drasticamente, tale calo va
attribuito anche alle politiche restrittive attuate nel
Canale di Sicilia da Italia e
Libia, fra le quali i respingimenti in alto mare. Dal 2008 al 2009 le domande di
asilo si sono quasi dimezzate (17,600). Nel 2010, questo trend è continuato con
8,200 domande (sulla base
dei dati attualmente disponibili), classificando l’Italia al
14° posto per destinazione
tra i 44 paesi industrializzat
i
.
A livello di continenti, solo in
Australia il numero di domande d’asilo presentate lo
scorso anno è stato superiore a quello del 2009. In Australia le domande inoltrate
sono state 8.250, per un
aumento del 33%. Tuttavia
le cifre relative a questo
continente sono ben al di
sotto dei livelli riscontrati in
altri paesi - sia del mondo
industrializzato che non industrializzato - e si sono rivelate
inferiori di oltre un terzo se
paragonate con quelle del
2001.
Stati Uniti in cima alla classifica dei paesi destinatari di
domande
d’asilo.
Se si prendono in considerazione i singoli paesi, gli Stati
Uniti sono risultati ancora
una volta - per il quinto anno
consecutivo - il principale
destinatario di domande
d’asilo. Ogni sei domande
d’asilo presentate nei paesi
industrializzati considerati
dal rapporto, una è stata
depositata negli USA. Nel
paese il numero di domande
è aumentato di 6.500 rispetto all’anno precedente, anche per l’incremento di richieste d’asilo provenienti da
cittadini di Cina e Messico.
Al secondo posto, tra paesi
che hanno ricevuto più richieste d’asilo, si trova ancora la
Francia. Soprattutto provenienti da cittadini di Serbia,
Federazione Russa e Repubblica Democratica del Congo,
le 47.800 domande pervenute nel 2010. Il terzo paese con una crescita del 49% - è
invece diventato la Germania, anche a seguito dell’aumento di domande presentate da cittadini di Serbia e
Repubblica ex jugoslava di
Macedonia. Si tratta di uno
sviluppo ampiamente attribuibile al fatto che dal dicembre 2009 i cittadini di questi
due paesi non hanno più
bisogno di un visto per entrare nell’Unione Europea. Al
quarto e quinto posto troviamo poi Svezia e Canada.
Complessivamente, i primi
cinque paesi hanno ricevuto
più della metà (il 56%) del
numero totale di domande
d’asilo presentate in tutti i
paesi presi in esame dal
rapporto.
Proviene da cittadini serbi il
maggior numero di domande. Passando ora ai paesi
d’origine, il più alto numero
di domande - 28.900, si
legge nel rapporto - è stato
presentato da cittadini
della Serbia, tra i quali
vanno inclusi anche quelli
provenienti dal Kosovo. La
cifra rappresenta un aumento del 54% rispetto al
2009, quando il paese si
collocava al sesto posto
nella classifica dei paesi
d’origine di richiedenti asilo. È interessante notare
che la cifra del 2010 risulta vicina a quella del 2001,
quando si era appena usciti dalla crisi del Kosovo.
Al secondo posto - tra i
paesi d’origine delle persone che hanno presentato
domande d’asilo nel 2010
- si trova l’Afghanistan, con
una diminuzione del 9%
rispetto all’anno precedente. A differenza del 2009,
quando la maggior parte
degli afghani ha inoltrato la
propria domanda in Norvegia e Regno Unito, l’anno
scorso i paesi più richiesti
sono stati Germania e Svezia. Terzi tra i richiedenti
asilo del 2010 i cinesi,
anche per la contemporanea sensibile diminuzione
di domande presentate da
cittadini di Iraq e Somalia.
Per la prima volta dal 2005
infatti l’Iraq non è tra i primi due paesi d’origine di
richiedenti asilo. Si trova
ora invece al quarto posto,
seguito dalla Federazione
Russa. La Somalia - terza
nel 2009 - si trova invece
al sesto posto. […] “In definitiva - aggiunge l’Alto Commissario - è ancora il mondo in via di sviluppo a farsi
carico della responsabilità
maggiore nell’accoglienza
dei rifugiati. Nonostante
debbano far fronte a molte
altre sfide, paesi come
Liberia, Tunisia ed Egitto
hanno tenuto aperte le
proprie frontiere per le
persone bisognose. Esorto
tutti i paesi a sostenere il
loro impegno”.
Fonte: Unhcr
21 marzo
17
ASILO
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
LIBIA: TENSIONE ALLA FRONTIERA CON LA TUNISIA IMPEDISCE IL PASSAGGIO DEI
CIVILI IN FUGA
L’intensificarsi dei combattimenti al posto di frontiera
libico-tunisino di Dehiba blocca il flusso di persone in fuga
dalla regione libica di Western Mountains. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite
per i Rifugiati (UNHCR) teme
che le persone in fuga vengano coinvolte negli scontri
incrociati tra forze governative e ribelli per il controllo
dell’area. Solo ieri, prima
dell’escalation di combattimenti, lunghe file di autoveicoli carichi di famiglie erano
incolonnate alla frontiera per
entrare nel sud della Tunisia.
Negli ultimi tre giorni era
ripreso l’esodo di libici dall’impoverita regione di Western Mountains; ben 3.100
persone avevano attraversato
il confine nella sola giornata
di mercoledì. L’ingente numero di nuovi arrivi sta mettendo duramente alla prova
le limitate risorse della regione frontaliera di Dehiba, nel
sud-est della Tunisia. I campi
allestiti per accogliere i rifugiati sono pieni oltre la capienza. Il campo dell’UNHCR
a Ramada - progettato per
ospitare 950 persone - ieri
sera ne accoglieva circa
duemila. L’Agenzia sta quindi provvedendo ad accrescere la capienza del campo
fino a cinquemila persone.
Fortunatamente la grande
maggioranza di persone - più
di trentamila - è ancora ospite delle comunità locali. Oltre ad aumentare la capacità
ricettiva dei campi esistenti,
l’UNHCR sta collaborando
con le autorità locali per sostenere le famiglie che ospitano rifugiati. In collaborazione con Islamic Relief, Programma Alimentare Mondiale
(PAM) e agenzie partner locali, l’UNHCR ha in programma
di distribuire aiuti alimentari
e non alimentari a migliaia di
rifugiati e alla popolazione
locale, palesemente sotto
pressione. L’Agenzia sta anche trasportando aiuti d’emergenza nell’area di Ramada, tra cui depositi da campo,
tende, materassi. I nuovi
arrivati sono per la maggior
parte donne, bambini e famiglie. L’UNHCR ha inoltre appreso dalla comunità somala
nel campo di Choucha - nei
pressi del posto di frontiera di
Ras Adjir - che ieri mattina
altri tre rifugiati somali sarebbero annegati nelle acque al
largo della costa libica, in
seguito al rovesciamento di
un’imbarcazione diretta verso
l’Italia con 280 africani a bordo. I tre facevano parte di un
gruppo di venti persone che
dieci giorni fa aveva lasciato il
campo di Choucha per recarsi
in Libia e imbarcarsi per l’Europa. Le vittime si aggiungono
alle centinaia di persone annegate o disperse nel disperato tentativo di raggiungere dalla Libia - un rifugio sicuro in
Europa.
Fonte: Unhcr
29 aprile
APPELLO PER LA DIFESA DEI PRINCIPI DEL SOCCORSO IN MARE E DELLA
CONDIVISIONE DEGLI ONERI
GINEVRA – In seguito alla
sciagura che questa settimana ha coinvolto un’imbarcazione carica di rifugiati nel
Mediterraneo, causando
un’ingente perdita di vite
umane, l’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) chiede all’Unione Europea di mettere in atto
meccanismi più affidabili ed
efficaci per il soccorso in
mare. […] “E’ difficile comprendere come, in un momento in cui decine di migliaia di persone fuggono dal
conflitto in Libia attraversando le frontiere terrestri con
Tunisia ed Egitto - dove trovano sicurezza e ricevono accoglienza e aiuti - la protezione
di chi fugge dalla Libia via
mare non sembra avere la
stessa priorità” […] Oltre
450,000 persone sono già
fuggite dalla Libia per riversarsi nei paesi vicini, in Tunisia, Egitto, Niger, Algeria,
Ciad, Sudan, Italia e Malta.
Ma molti si trovano ancora
bloccati in Libia a causa del
conflitto in corso. L’UNHCR è
particolarmente preoccupato
per i rifugiati e richiedenti
asilo a Misurata e nelle altre
città libiche. Con il deteriorarsi della situazione in Libia,
per molte persone la fuga via
mare potrebbe rimanere l’unica soluzione. Le acque
antistanti la costa libica sono
tra le più trafficate del Mediterraneo e al momento ci
sono molte navi, anche militari. “L’antica tradizione del
salvataggio in mare potrebbe
essere compromessa se gli
stati iniziano a fare questioni
di competenza. E’ per questo
motivo che c’è bisogno di
meccanismi di ricerca e soccorso più efficienti ed operativi,” ha detto la Feller.
“Chiediamo inoltre ai capitani
delle navi di continuare a
fornire assistenza a chi si
trova in pericolo in mare. […]”
Nell’UE, Italia e Malta sono i
due stati che si sono maggiormente fatti carico del
flusso di persone originato
dagli eventi in nord Africa ed
è probabile che ci saranno
altri arrivi. […] si potrebbe
considerare un sostegno
tecnico e finanziario, nonché
l’utilizzo della Direttiva UE
sulla Protezione Temporanea
che mira ad armonizzare la
concessione della protezione
temporanea a chi fugge, in
tutti i casi di “afflusso di
massa”, sulla base della
solidarietà fra stati membri.
“Sebbene i meccanismi di
protezione temporanea stabiliti dalla Direttiva non siano
ancora stati utilizzati, è fondamentale che gli stati membri dell’UE, in questo caso
Italia e Malta, ricevano rassicurazioni sul supporto e la
solidarietà previsti nei casi in
cui le circostanze lo richiedano” ha aggiunto la Feller.
L’Agenzia dell’ONU per i rifugiati chiede inoltre agli stati
membri dell’UE e ad altri
stati di reinsediamento di
offrire quote addizionali per i
rifugiati in nord Africa, essendo il reinsediamento l’unica
soluzione possibile per alcuni
di loro. […]
Fonte: Unhcr
8 aprile
U.E. - IMMIGRAZIONE E ASILO. BARROSO:
ENTRO 2012 POLITICA COMUNE UE
“Entro il 2012 l'Unione europea si dotera' di una politica comune in materia di asilo". Lo
ha detto il presidente della
Commissione europea Jose
Emanuel Barroso nel corso del
suo intervento conclusivo alle
giornate di studio del gruppo
del PPE al Parlamento europeo
in corso a Palermo. "La proposta -ha proseguito- sara' presentata nei prossimi mesi. Il
fenomeno immigrazione non e'
riducibile alla lotta all'immigrazione clandestina, dobbiamo
pensare anche a come acco-
gliere i richiedenti asilo. La
Commissione ha proposto di
rafforzare i poteri dell'agenzia
Frontex per garantire che
abbia risorse umane e finanziarie".
Fonte: ADUC
6 maggio
18
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
SALUTE
ITALIA - DEPRESSIONE POST-PARTO. SOPRATTUTTO IMMIGRATE
Le donne
immigrate sono
piu' esposte alla
depress i o n e
post parto rispetto
alle
italiane. A
dirlo sono gli esperti, che
domani si inconteranno all'Ospedale Niguarda di Milano
per un convegno internazionale su questa patologia,
che colpisce il 13 per cento
delle neo mamme. 'In una
societa' come la nostra, in
cui negli ultimi venti anni la
presenza di immigrati e'
passata da 320mila persone a 4 milioni e 300mila spiega Mariano Bassi, direttore della Struttura complessa di psichiatria del
Niguarda e organizzatore
del convegno - e il tasso di
natalita' e' ormai sostenuto
soprattutto dalle donne
straniere, il tema degli aspetti transculturali non
puo' non essere sentito,
anche per quanto riguarda
la depressione in gravidanza e nel periodo post partum'. Le donne immigrate,
infatti, soprattutto quelle di
recente immigrazione, 'sono
piu' esposte alla depressione - aggiunge l'esperto perche' presentano maggiori fattori di rischio. Tra questi, lo stress derivante dal
processo di acculturazione,
la mancanza di un supporto
sociale, conseguenza sia
delle difficolta' linguistiche e
culturali per le quali non
riescono ad accedere ai
servizi sanitari e sociali per
avere sostegno, sia dalla
lontananza dalla famiglia
d'origine'. In particolare,
'nelle culture nord africana
e sud americana la famiglia
allargata, soprattutto nella
sua componente femminile,
rappresenta un punto di riferimento fondamentale, sia durante sia dopo il parto. Infine conclude Bassi - a pesare e'
anche la condizione di precarieta' economica e abitativa in
cui si trovano a vivere queste
famiglie di recente immigrazione'. A questi poi si aggiungono
altri fattori di rischio, comuni
anche alle donne italiane, legati ad esempio alle variazioni
ormonali o alla nuova condizione di essere madri.
Fonte: ADUC
9 marzo
1/3 DELLE STRANIERE RICORRE ALL’ABORTO COME METODO CONTRACCETTIVO.
L’ALLARME DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA.
Una donna immigrata su tre
utilizza l’aborto come metodo contraccettivo. È l’allarme
lanciato dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia
(Sigo) nel corso del convegno Immigrate e contraccezione: diritti negati. Secondo
una ricerca condotta a Firenze dal Centro di riferimento
regionale per la prevenzione
e la cura delle complicazioni
delle mutilazioni genitali
femminili, cresce dunque
l’emergenza aborto tra le
donne straniere che vivono
in Italia: il 33% vi ha fatto
ricorso almeno una volta.
L’interruzione di gravidanza
viene utilizzata dunque come metodo contraccettivo,
al pari della pillola, conosciuta dal 90% delle immigrate,
ma provata solo dalla metà,
o del preservativo, molto
noto ma scarsamente utilizzato. “Nel nostro Paese – ha
affermato il presidente della
Sigo, Nicola Surico – un terzo del totale delle interruzio-
ni volontarie di gravidanza è
compiuto da appena il 3,5%
della popolazione. Questa
ricerca mostra che non manca tanto la conoscenza,
quanto la possibilità di accedere agli strumenti e ai servizi disponibili”. Per affrontare
il problema la Sigo punta
sulle seconde generazioni per
le quali ha promosso il progetto educazionale “Scegli
tu”, che ha già portato alla
realizzazione di opuscoli ad
hoc, disponibili in 5 lingue
(francese, cinese, arabo, rumeno, albanese) scaricabili
dal sito www.sceglitu.it. È attivo inoltre il numero verde
della contraccezione (800
555323 tutti i giorni feriali
dalle 14 alle 17), a cui rispondono operatori formati e dove,
un giorno a settimana, è disponibile la consulenza di una
ginecologa.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
9 marzo
IMMIGRATI: ARRIVANO SANI E SI AMMALANO QUI
Sono cinque milioni i migranti in Italia, almeno quelli con
il permesso di soggiorno, a
cui si aggiungono diverse
migliaia di "invisibili". Arrivano nel nostro paese per la
maggior parte sani, e poi si
ammalano qui. Tra le cause
piu' frequenti di ricovero:
traumi (25,9% dei ricoveri
per gli uomini), malattie dell'apparato digerente (14%
della popolazione di ambo i
sessi), parti e complicanze
della gravidanza per le donne
(56,6%). In totale, sono arrivati da inizio anno circa 33.000 persone, poco piú di
24.000 tunisini, gli altri dalla
Libia. Sono alcuni dei dati
diffusi oggi in occasione della
conferenza stampa 'Salute e
migranti' promossa dalla
Federazione nazionale degli
Ordini dei medici chirurghi e
degli odontoiatri (Fnomceo).
I 18.000 arrivi
a Lampedusa
(dei quali 500
minori
non
accompagnati)
dal Nord Africa
in due mesi,
sottolinea
la
Fnomceo,
'hanno da piu'
parti fatto gridare alla
'emergenza migranti', emergenza che e' stata soprattutto di carattere sanitario per
vie delle condizioni igieniche
di accoglienza precarie'. Ma
quello che sta accadendo a
Lampedusa, affermano i
medici, 'non e' che la punta
dell'iceberg, a fronte di 5 mln
di migranti in
Italia'. E' dunque necessaria, e' il messaggio della
Fnomceo,
una
'reale
integrazione,
soprattutto in
ambito sanitario'. E proprio per definire
nuovi progetti di integrazione, l'Ordine dei medici della
Provincia di Messina, in colla-
borazione con Fnomceo,
promuove il convegno 'Salute
e Migranti. Un approccio
all'integrazione e alla cooperazione sanitaria' che, il 17 e
18 giugno prossimi, vedrà
affluire a Taormina (Me) medici e rappresentanti istituzionali da tutto il Mediterraneo allo scopo di avviare
accordi di cooperazione in
Sanita'.
Fonte: ADUC
20 maggio
19
SALUTE
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
IL DIRITTO ALLA SALUTE PER GLI IRREGOLARI: LE CRITICITÀ DELLA LEGGE SECONDO
UN’INDAGINE DEL NAGA DI MILANO.
Per gli stranieri irregolari, il
diritto alla salute è un diritto
di carta. È quanto afferma
un’indagine del Naga presentata ieri a Milano.
Il diritto alla salute, secondo
la legge italiana, è garantito
anche per i cittadini privi di
permesso di soggiorno (art.
35 del decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286) tramite
l’erogazione del codice Straniero Temporaneamente
Presente (STP). Tra novembre
2010 a metà marzo 2011 il
Naga, a partire da un campione di 560 pazienti che si
sono rivolti presso l’ambulatorio medico dell’Associazione, ha svolto un’indagine
qualitativa sul campo per
verificare l’effettiva prassi
quotidiana dei singoli ospedali milanesi in relazione
all’accesso alle cure per i
cittadini stranieri irregolari e
all’applicazione della normativa sanitaria in materia.
“Crediamo che il livello di
accesso alle cure per i cittadini stranieri possa essere inte-
so come un termometro del
grado di accoglienza e civiltà
di un territorio” dichiarano
Stefano Dalla Valle e Gugliemo Meregalli, i due medici
volontari che hanno coordinato la ricerca. “Abbiamo
quindi voluto verificare, con
un’indagine sul campo, quale fosse il grado di salute del
nostro territorio e abbiamo
riscontrato una situazione
sconfortante: una prassi
disomogenea, una parziale
disapplicazione della normativa, un’erogazione e una
gestione del codice STP inefficiente e inefficace con la
conseguente grave esclusione dal godimento del diritto
alla salute per moltissimi
cittadini stranieri irregolari
bisognosi di cure”, proseguono
i
due
medici.
“Sinteticamente possiamo
dire che i cittadini stranieri
irregolari che necessitano di
cure soffrono una doppia
malattia: quella organica e
quella derivante dal mancato accesso alle cure” hanno
L’OMS APRIRÀ A ROMA UN NUOVO
UFFICIO SUI MIGRANTI
Un nuovo ufficio per coordinare le iniziative sanitarie
legate al fenomeno migratorio nell’area euromediterranea verrà aperto a Roma
dall’Organizzazione mondiale
della sanità. A renderlo noto
il ministro della Salute Fazio
e il direttore generale dell’Oms Margaret Chang nel
corso della Conferenza organizzata dall’Oms e dal Governo russo sugli stili di vita
salutari e il controllo delle
malattie cronico degenerative che si è concluso sabato
scorso a Mosca.“Il nuovo
ufficio – ha dichiarato il ministro Fazio – costituirà il primo presidio sul tema delle
migrazioni della Regione
Europa dell’Oms ed è un
importante frutto concreto
del vertice internazionale sul
fenomeno migratorio nel
Mediterraneo che abbiamo
organizzato a Roma il 13
aprile scorso e al quale hanno partecipato, oltre all’Oms,
la Commissione europea e i
Paesi
europei
coinvolti nel fenomeno migratorio.
L’ufficio dell’Oms
di Roma collaborerà strettamente
con il nostro Istituto nazionale dei
migranti, che è
impegnato nello
studio dei profili
sanitari dei fenomeni migratori e
delle procedure epidemiologiche di controllo, già applicate
con efficacia a Lampedusa e
nei campi di raccolta dei migranti in Italia”.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
2 maggio
dichiarato Dalla Valle e Meregalli. Durante la ricerca, in
455 casi il medico volontario
Naga ha “risolto il caso” all’interno della visita stessa.
Su 23 pazienti osservati dopo
l’accesso al Pronto Soccorso,
in 18 casi il codice STP non è
stato assegnato, o è stato
assegnato, ma al paziente
non sono state garantite le
cure successive. Il Naga ha
inoltre inviato - e in alcuni
casi anche accompagnato 82 pazienti, affetti da malattie croniche anche rilevanti,
presso le strutture ospedaliere milanesi con richiesta di
rilascio del codice STP. Nel
61,6% dei casi la richiesta di
codice STP ha dato un risultato negativo. “Crediamo che la
difficoltà, a volte l’impossibilità, per i cittadini stranieri
irregolari di accedere alle
cure mediche risieda principalmente in una precisa volontà politica di non applicare
la normativa vigente creando,
così, difficoltà nell’accesso e
nel godimento del diritto alla
salute” dichiara Pietro Massarotto, presidente del Naga.
“Abbiamo individuato tre proposte che, se applicate, potrebbero modificare la situazione vigente: iscrivibilità dei
cittadini stranieri irregolari
nelle liste dei medici di medicina generale; applicazione
omogenea della normativa
nazionale vigente e conseguente rilascio e gestione
successiva del codice STP in
tutte le Strutture Sanitarie
Pubbliche e convenzionate
della Lombardia e, infine,
campagne pubbliche di sensibilizzazione, formazione e
informazione in merito alla
normativa vigente e ai diritti
fondamentali in materia di
salute rivolte a tutto il personale sanitario e ai cittadini
stranieri regolari e non”.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
14 aprile
IN ITALIA 15 MILA MEDICI STRANIERI,
+30% NEGLI ULTIMI 10 ANNI.
Sono 15 mila i medici e dentisti stranieri iscritti all’Ordine
italiano, cresciuti in dieci anni
di circa il 30%, passando dai
10.900 di gennaio
2001 ai 14.737 di
oggi. Oltre mille
arrivano dalla Germania, 868 dalla
Svizzera, 864 dalla
Grecia, 756 dall’Ir
a
n
.
È quanto emerge
dall’analisi sui camici bianchi nati
all’estero – ma
iscritti
all’Ordine
dei medici e degli
odontoiatri italiano – elaborata per l’Adnkronos Salute dai
ricercatori dell’Enpam, l’Ente
nazionale di previdenza e
assistenza della categoria.
Circa 15 mila medici che molto presto, nel giro di 7 anni –
come assicura Foad Aodi,
palestinese, presidente dell’Amsi (Associazione di medici
di origine straniera in Italia) –
dovrebbero essere raggiunti da
altri colleghi. Secondo le stime
dell’Associazione, il numero di
questi camici stranieri è destinato infatti ad aumentare di un
altro 40%. Un bene, vista la
prevista carenza di camici
bianchi nel nostro Paese. […]I
15 mila medici stranieri lavorano perlopiù al Nord: in Lombardia (2.588), Veneto (1.425)
Emilia Romagna (1.408) e
Piemonte (1.019). Tanti anche
gli iscritti agli ordini professionali del Lazio (2.303).
A lavorare nel pubblico sono
soprattutto gli stranieri arrivati
negli anni ’60, ’70 e ’80 –
provenienti soprattutto da Iran,
Grecia, Palestina, Giordania –
che si sono laureati e specializzati in Italia e ottenuto la cittadinanza.
Fonte Immigrazioneoggi.it
27 aprile
20
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
INTEGRAZIONE
ITALIA AL 2° POSTO IN EUROPA PER DISCRIMINAZIONE
Il dossier “Enar Shadow Report” su dati relativi al 2009/2010, è stato presentato nei
giorni scorsi al Parlamento
europeo e si basa su dati non
ufficiali ma forniti da associazioni e Ong impegnate nel
campo della lotta alla discriminazione. Secondo questo
dossier, in Italia la maggior
parte delle vittime di discriminazione sono cittadini provenienti dall’Africa, rom e sinti.
Per l’associazione gran parte
delle responsabilità spettano
alla politica di “anti immigrazione“ intrapresa dal Governo
che viene associata ad una
“retorica xenofoba” di alcune
istituzioni politiche, oltre alla
“legge 94 che ha criminalizzato l’immigrazione clandesti-
na”. Al centro dell’accusa
dell’Enar non manca la contestazione alla politica dei
respingimenti in mare degli
immigrati, svolti tra l'altro
senza gli adeguati controlli
per verificare chi sia in possesso dei requisiti necessari
per richiedere l’asilo. Molti
dubbi vengono sollevati anche per i casi di controllo dei
cittadini immigrati ritenuti
sospetti. Il rapporto Enar
dedica un intera sezione al
caso dell' "Ethnic profiling",
citando casi di presunta
discriminazione come
i controlli della polizia che lo
scorso anno fecero molto
discutere durante l’operazione White Christmas, quando
vennero perquisite le abita-
SECONDE GENERAZIONI: PER
ATTRAVERSO LA FAMIGLIA.
I giovani di seconda generazione si riconoscono nella
nostra società più dei loro
coetanei italiani e credono
che la famiglia sia una risorsa
per l’integrazione. È questo il
dato principale emerso in
una ricerca che la Fondazione Silvano Andolfi ha condotto per conto dell’Organismo
Nazionale di Coordinamento
per le politiche di integrazione sociale degli stranieri del
Cnel. Lo studio, presentato
ieri a Roma, è stato realizzato
su un campione di 751 giovani tra i 15 e i 19 anni, di cui
414 di origine straniera e
337 di origine italiana
(gruppo di controllo), reclutati
all’interno delle scuole medie
superiori. Dall’indagine emerge che la quasi totalità del
campione (90%) è arrivato in
I
zione di molti stranieri per
verificarne i permessi di
soggiorno nel bresciano. Al
centro della critica all'Italia
anche le misure contro i rom
e i sinti basate, secondo
l’agenzia, quasi esclusivamente con la pratica degli
sgomberi forzati. Secondo
l’Enar, dunque, non sono
stati compiuti sforzi per combattere il razzismo ne il
problema è stato affrontato
in modo efficace per favorire
l'inclusione sociale dei migranti. Tra le raccomandazioni contenute nella relazione,
RAGAZZI
Italia nella primissima infanzia dall’Europa dell'Est
(29,3%), dal Nord Africa
(27,8%) e dall’Asia (24,7%)
ed è in prevalenza di religione musulmana (44,2%). Gli
adolescenti immigrati appartengono a famiglie più numerose rispetto a quelle dei
coetanei italiani, in cui la
madre è nella maggior parte
dei casi casalinga (38,9%) o
lavora come collaboratrice
domestica/badante (29,2%),
mentre il padre è operaio
(40,1%). Per la maggior parte (64,5%) la propria famiglia
è una risorsa per l’integrazione e nel 70% dei casi tutti i
componenti parlano italiano
anche in casa. La seconda
generazione afferma nella
stragrande maggioranza dei
casi di sentirsi vicina allo
STRANIERI
i principali risultano quelli di
"adottare una politica di immigrazione basata sul pieno
riconoscimento dei diritti dei
migranti e di non affrontare il
problema solo come una
questione di sicurezza."Dall'Enar richiedono inolt
re "l’approvazione di una
legge organica per la protezione dei richiedenti asilo
politico e di abbandonare il
principio del respingimento in
mare".
Fonte: Stranieriinitalia
26 aprile
L’INTEGRAZIONE
stile di vita italiano (79%) e i
tre quarti del campione ritiene che la propria famiglia sia
bene integrata in Italia, dove
la società non è poi così diversa da quella della famiglia
di origine. I giovani immigrati,
secondo i ricercatori, non
hanno grandi difficoltà scolastiche, né problemi di integrazione con compagni e insegnanti, ma nemmeno molta
voglia di studiare. Sognano di
aiutare economicamente la
famiglia (64,5%) e trovare un
lavoro stabile e sicuro
(63,4%), di andare a vivere
all’estero (44,6%) e di frequentare l’università (40,1%).
Riguardo la partecipazione
sociale, il 54,8% è motivato
ad aiutare gli altri e a migliorare la società in cui vive
riferendosi, nel 18% dei casi,
PASSA
ai fenomeni di razzismo e
discriminazione. Tuttavia, i
giovani immigrati non sono
molto ottimisti: ben il 76,7%
degli adolescenti pensa di
non avere alcuna possibilità
di cambiare il mondo.
Fonte: Immigrazioneoggi.it
5 aprile
21
INTEGRAZIONE
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
ITALIA - IMMIGRATI IL 12% DEI GESTORI
DI BAR E RISTORANTI
Parla straniero il dodici per
cento dei bar e ristoranti in
Italia, totalizzando 38.360
imprese dove gli immigrati
sono titolari (9,8%) o gestori
attraverso societa' di capitali
(11%) piuttosto che societa'
di persone (15,2%).
Sono i dati che emergono da
un'indagine di Fipe Confcommercio sulle imprese della
ristorazione gestite dagli immigrati in Italia. Tra le imprese straniere primeggiano i
ristoranti, con una quota del
13,8%. Quelli prettamente
etnici sono 2500, con una
prevalenza di quelli cinesi
(1.883, per una quota del
75%), seguiti dai giapponesi
(9,3%), africani (3,2%), brasiliani (2,8%) e messicana
(2%). Avanzano anche i bar format di piu' recente scoperta da parte degli immigrati,
sottolinea Fipe - con un 10,2% di quota. I locali stranieri si concentrano soprattutto
al Nord, con il primato della
Lombardia (8.370 imprese),
seguita da Lazio (4.167),
Veneto (4.076), Emilia Romagna (4.064), Piemonte
(3.230) e Toscana (2.641).
In queste sei regioni si concentrano i tre quarti delle
imprese straniere attive
nella ristorazione in Italia.
Per il direttore generale della
Fipe-Confcommercio, Edi
Sommariva, 'i segnali che
giungono dalla demografia
imprenditoriale e dal mercato spingono a prevedere un
irrobustimento della presenza degli stranieri nel settore'.
'Un fenomeno - conclude
Sommariva - che puo' essere
interpretato, tra l'altro, anche come la spia della perdita di appeal del mondo della
ristorazione per gli imprenditori di casa nostra, dovuta
sia alle crescenti difficolta' di
mercato che agli ingenti
carichi di impegno e di lavoro che richiedono queste
attivita''.
Fonte: ADUC
7 maggio
ITALIA - REATI CINESI IN ITALIA:
ESSENZIALMENTE VIOLAZIONI LEGGE
IMMIGRAZIONE
I reati commessi dai cittadini
cinesi in Italia riguardano
prevalentemente la violazione delle norme sull'immigrazione, corrispondenti nel
periodo 2004-2010 a 28.464 persone denunciate,
tra queste 5.329 per promozione e favoreggiamento
dell'immigrazione illegale. E'
quanto emerge dall'indagine,
presentata a Roma, su 'Le
caratteristiche della criminalita' organizzata cinese in Italia' realizzata dall'Osservatorio Socio-Economico sulla
Criminalita'
del
Cnel.
Sempre nel periodo 20042010, spiega il Cnel, seguono, in ordine decrescente, lo
sfruttamento della prostituzione (1.896), le lesioni dolose (1.357), la contraffazione
di marchi (1.069), i furti
(920), l'associazione a delinquere ex art. 416 c.p. (849),
le estorsioni (491), i reati
legati agli stupefacenti (441),
le rapine (34), i tentati omicidi (181) e gli omicidi volontari
consumati (108). Caratterizzati da un numero oscuro
probabilmente molto alto, i
reati riconducibili ai cittadini
cinesi 'evidenziano valori di
gran lunga inferiori rispetto
ad altre collettivita' straniere
presenti in Italia'. I principali
mutamenti avvenuti nell'ambito dell'immigrazione illegale
riguardano
l'ampliamento
delle aree di origine dei migranti cinesi: in passato circoscritte alle province del Zhejiang e Fujian, oggi interessano in particolar modo il NordEst della Cina. Per coloro che
arrivano in aereo direttamente dal paese di origine il costo
del trasporto illegale e' sensibilmente diminuito: da 15
mila euro di alcuni anni fa a
circa 8-9 mila euro.
Fonte: ADUC
18 maggio
RAPPORTO INPS-CARITAS: 2,7 MILIONI DI IMMIGRATI CONTRIBUENTI ALL’INPS,
POCO PIÙ DI 100 MILA LE PENSIONI PAGATE A STRANIERI.
2,7 milioni di assicurati stranieri all’Inps a fronte di poco
più di 100 mila pensionati
immigrati. È questo l’apporto
degli immigrati che lavorano
regolarmente in Italia e versano i contributi all’istituto Previdenziale. Due terzi lavorano
nelle regioni del Nord (1,7
milioni), mentre al Centro
sono 650.000 (il 23,8%) e al
Sud 380.000 (il 13,9%).
Questa la fotografia del lavoro immigrato che emerge dal
Rapporto Inps-Caritas
“Lavoratori di origine immigrata iscritti all’Inps” presentato a Roma. Secondo lo
studio, al Nord si concentrano i lavoratori dipendenti
delle imprese (soprattutto
metalmeccaniche e commercio), mentre nel Centro è
rilevante e “ben superiore
alla media” la concentrazione
degli immigrati occupati nel
settore domestico (un terzo
dei casi), e nel Mezzogiorno
quella degli operai agricoli. La
Lombardia da sola accoglie
più di un quinto degli iscritti
Inps immigrati (il 21,2%), una
quota superiore a quella dell’intero Mezzogiorno. Nel
complesso, 1,7 milioni sono i
dipendenti delle aziende
mentre i lavoratori domestici
sono 479.000, tre quarti
degli addetti del settore. Gli
operai agricoli sono 231.000
mentre i lavoratori autonomi
sono oltre 293.000, il 10,8%
del totale. Tra i lavoratori
dipendenti delle aziende è
prevalente il settore commerciale con negozi, bar e ristoranti (716.944 addetti, il
41,6% del totale) ma è in
edilizia con 335.105 addetti
che si registra la massima
incidenza di immigrati sui
lavoratori totali (il 22,6%). Gli
immigrati sono in genere
inquadrati nelle aziende ai
livelli più bassi, con l’81,9%
iscritto come operaio e il
7,4% come apprendista e
percepiscono una retribuzio-
ne media annua di oltre il
24% inferiore all’insieme
degli assicurati con la stessa
qualifica. Secondo alcune
proiezioni riferite al 2010, i
ricercatori individuano 135
mila stranieri pensionati
(sono poco più di 100 mila al
2007), pari al 3,3% del totale
degli stranieri residenti (1
ogni 30) a fronte del 23,5%
(quasi 1 ogni 4) per il totale
dei residenti in Italia. Le stesse stime, per il 2020, prevedono 625 mila “probabili
pensionati stranieri” pari al
6% del totale dei residenti
stranieri in Italia. “Questo
andamento – si legge nel
rapporto – significa che l’apporto positivo, garantito attualmente dagli immigrati al
sistema previdenziale, è destinato a durare per un numero di anni non trascurabile, senza dimenticare che
questo potrebbe essere ancor più rilevante se si riuscisse a promuovere a pieno
l’inserimento regolare dei
migranti tanto nel mondo del
lavoro che, di riflesso, nella
copertura previdenziale”.
“Il rapporto Inps-Caritas sugli
immigrati che lavorano in
Italia – ha dichiarato il presidente dell’Istituto Antonio
Mastrapasqua – costituisce
un contributo importante alla
conoscenza del Paese e si
pone come premessa per la
difesa della legalità e il contrasto al lavoro nero che
l’Inps conduce da anni. Il
lavoro e i contributi non hanno colore né nazionalità, creano tutti insieme la ricchezza
dell’intero Paese; ma i numeri offerti dal rapporto che
viene presentato domani
assicurano una migliore conoscenza del nostro mercato
del lavoro e delle sue caratteristiche”.
Fonte: immigrazione oggi
9 giugno
22
INTEGRAZIONE
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
FRANCIA - FIGLI
DI IMMIGRATI
PIU' POVERI
Secondo uno studio pubblicato il 28 aprile dall'Insee, su
reddito e patrimonio delle
famiglie, il livello di vita dei
discendenti da immigrati e'
inferiore a quello dei bambini
i cui genitori sono nati in
Francia. Lo studio mostra
che i figli degli immigrati
sono piu' esposti alla poverta' ma la differenza puo'
fortmente variare rispetto
alla loro origine: il rischio di
essere poveri e' maggiore
per i discendenti di immigrati
africani che per i discendenti
di immigrati da altri Paesi
europei.
Fonte: ADUC
29 aprile
MINORI STRANIERI: PER SAVE THE CHILDREN LA LEGGE SULLA
SICUREZZA “SI STA RIVELANDO UN SERIO OSTACOLO PER IL
PERCORSO DI INTEGRAZIONE DEI MINORI”.
IL
QUADRO
DELL'UE
PER
INTEGRAZIONE DEI ROM
Un nuovo piano punta a migliorare l'accesso dei rom a
istruzione, sanità, alloggi e
lavoro. Il termine generico
rom si riferisce a una serie di
gruppi che si possono autodefinire rom, zingari, manouches, ashkali o sinti. Con una
popolazione di circa 11 milioni di persone, rappresentano
la più grande minoranza etnica d'Europa. Comunità rom
sono presenti in quasi tutti i
paesi dell'UE. In Europa questa minoranza vive in condizioni molto più precarie rispetto al resto della popolazione. Molti rom non hanno
l'istruzione necessaria per
trovare un lavoro. Spesso
hanno un'aspettativa di vita
più breve e vivono in alloggi
degradati. Il quadro dell'UE
per le strategie nazionali in
materia di integrazione dei
rom fissa una serie di obiettivi a livello europeo per migliorare la qualità della vita di
questa gente e colmare il
divario socioeconomico che è
alla base della sua emarginazione sociale. Gli obiettivi del
piano sono:
tanti minori che hanno genitori irregolari e per i minori
stranieri non accompagnati.
L’introduzione del reato d’ingresso e soggiorno illegale e
dei vincoli stringenti per il
riconoscimento del permesso
di soggiorno al compimento
della maggiore età, mettono
a rischio il diritto alla salute e
all’unità familiare dei minori
con genitori irregolari e i percorsi di integrazione dei minori stranieri non accompagnati”.
Sono quasi un milione i minori
stranieri residenti in Italia, un
decimo della popolazione
minorile totale. Di questi, i non
accompagnati, sono 4.438,
un dato sicuramente per difetto che non considera per esempio i richiedenti asilo. E
sono circa 1.300 i minori approdati in Sicilia negli ultimi
c i n q u e
m e s i .
Sono i dati forniti Save the
Children Italia che coordina
Crc, un network di 89 organizzazioni che lavorano per l’attuazione della Convenzione
Onu sui diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza. Rispetto a
questo vasto gruppo di minori,
la legge sulla sicurezza – scrive nel suo rapporto Crc – si
sta rivelando “un ostacolo per
il percorso d’integrazione di
LE
Fonte: Immigrazioneoggi.it
29 maggio
STRATEGIE
1) garantire che tutti i bambini rom portino a termine il
ciclo della scuola primaria: da
un'indagine condotta in sei
paesi dell'UE è emerso che
attualmente la percentuale
non supera il 42%
2) pieno accesso alla formazione professionale, al mercato del lavoro e ai piani per
il lavoro autonomo: il tasso di
occupazione, soprattutto tra
le donne, è ben al di sotto
della media europea
3) parità di accesso all'assistenza sanitaria, alle cure
preventive e ai servizi sociali:
lo scopo prioritario è ridurre il
tasso di mortalità infantile
NAZIONALI
sfare meglio le esigenze dei
rom. Attualmente, la maggior
parte dei paesi membri non
impiega in modo ottimale le
risorse fornite dall'UE per
sostenere progetti destinati a
questa minoranza. Garantire
che i rom abbiano gli stessi
diritti e le stesse opportunità
di chiunque altro è importante per la loro integrazione e
per la coesione sociale. Questa strategia porterà anche
dei vantaggi economici. Una
volta acquisite le qualifiche
necessarie per trovare lavoro,
i rom potranno contribuire
alla produttività economica,
IN
MATERIA
DI
con conseguente riduzione
delle prestazioni sociali e
aumento del gettito fiscale.
La Commissione controllerà
l'andamento delle strategie
nazionali per l'integrazione
dei rom, in particolare attraverso l'Agenzia dell'UE per i
diritti fondamentali , e riferirà
in merito al Parlamento e al
Consiglio con scadenza annuale.
Fonte: Commissione Europea
13 aprile
4) parità di accesso agli alloggi, compresi gli alloggi sociali:
allacciamento delle comunità
rom alla rete idrica ed elettrica e altre misure.
Entro la fine di quest'anno i
singoli paesi dell'UE dovranno
elaborare le proprie strategie
nazionali applicando tali orientamenti. Il piano propone
inoltre alcune soluzioni per
utilizzare in maniera più efficace i fondi dell'UE e soddi-
23
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
INFO LEGALI
RIFUGIATI CHE SCAPPANO DA GUERRA E VIOLENZA. CASSAZIONE: TRE ANNI
DI PERMESSO DI SOGGIORNO
In tempi di emergenzaprofughi dal Nordafrica la
Suprema corte mette i paletti fra rifugiati e semplici
immigrati. Allo straniero non
basta fuggire da un faida
tribale nella comunità
d`appartenenza per ottenere la protezione internazionale: per conseguire lo status di rifugiato serve una
situazione di pericolo che
sia generalizzata a tutto il
Paese d`origine, come una
guerra civile o una guerra
con un paese terzo. In questo caso, può essere rilasciato un permesso di soggiorno sostenuto da ragioni
umanitarie: la nuova misura
della protezione sussidiaria,
che pure offre un permesso
di soggiorno triennale, va
infatti riconosciuta a chi in
patria rischia la pena di
morte o la tortura. Lo precisa - riporta il sito Cassazione.net - un`ordinanza del
24 marzo 2011 emessa
dalla sesta
sezione
civile della
Cassazione.
La sentenza
verte
sul
caso specifico di un
cittadino del
Burkina
Faso, giunto
in Italia in
un barcone dalla Libia, dove
"non è previsto un sistema di
protezione per i rifugiati", che
chiedeva la tutela riservata ai
richiedenti asilo. Oggi, chi nel
Paese d`origine rischia di
essere condannato a morte o
seviziato può avere in Italia
una misura di protezione
internazionale stabile, accompagnata da permesso di
soggiorno triennale e da un
complesso quadro di diritti e
facoltà: spetta alle commissioni territoriali pronunciarsi
in materia. E, nello specifico,
lo straniero non poteva vanta-
IMMIGRATI CLANDESTINI.
GRAVI PATOLOGIE
Non puo' essere espulso dal
nostro Paese l'immigrato
irregolare che sta seguendo
in Italia terapie contro gravi
patologie, quali l'Aids. Lo si
evince da una sentenza con
cui la prima sezione civile
della Cassazione ha accolto
in parte il ricorso di un tunisino contro la decisione del
giudice di pace di Milano di
confermare il decreto di espulsione disposto nei suoi
confronti dal prefetto del
capoluogo lombardo. L'extracomunitario, in particolare,
aveva documentato, con una
cartella clinica redatta nel
Carcere di Opera dove era
stato detenuto e atti provenienti dall'Ospedale Maggiore, di essere stato sottoposto
a terapia antiretrovirale, ed
aveva illustrato anche la
"assoluta inadeguatezza della
re una situazione
tale
da meritare
la protezione richiesta,
dicendosi in
fuga dopo i
tumulti
scoppiati
p
e
r
l`elezione
del
capo
villaggio. Lo straniero che
presenta la domanda di protezione internazionale, anche
se indistinta, ha diritto
all`esame delle condizioni di
riconoscimento delle due
misure di protezione internazionale, la principale e la
sussidiaria. Ma ciò non esclude che gli possa essere rilasciato un permesso sostenuto da ragioni umanitarie o da
obblighi internazionali o costituzionali diversi da quelli
derivanti dall`articolo 3 della
convezione europea dei diritti
dell`uomo, ossia la minaccia
CASSAZIONE:
terapia somministrata dal
servizio sanitario tunisino
all'atto del rimpatrio".
Per la Suprema Corte, il giudice di pace ha commesso un
"errore di diritto" e la sua
decisione "appare decisamente carente sia nel non
aver esaminato i termini assunti a confronti sia nell'aver
accollato a paziente affetto
da grave sindrome Hiv l'onere
di dimostrare che le terapie
di rimpatrio non sarebbero
equipollenti a quelle praticate
in Italia". Gli ermellini ricordano che "sono coperti dalla
garanzia della temporanea
inespellibilita' - si legge nella
sentenza n.7615 - quegli
interventi e solo quelli che,
successivi alla somministrazione immediata di farmaci
essenziali per la vita, siano
indispensabili al completa-
NO
A
grave e individuale alla vita o
alla persona di un civile derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale. Attenzione, però: se
esistono gravi motivi umanitari, anche diversi da quelli
posti alla base della domanda di protezione sussidiaria,
le commissioni territoriali
devono trasmettere gli atti
alla questura per l`eventuale
permesso di soggiorno: si
tratta di una misura residuale, non a caso limitata nel
tempo, ad esempio perché
legittimata dalla particolare
condizione personale del
richiedente oppure da una
speranza di rapida evoluzione
della situazione nel Paese
d`origine.
Fonte: ADUC
25 marzo
ESPULSIONE
mento dei primi od al conseguimento della loro efficacia,
nel mentre restano esclusi
quei trattamenti di mantenimento o di controllo che, se
pur indispensabili ad assicurare una 'spes vitae' per il
paziente, fuoriescono dalla
correlazione strumentale con
l'efficacia immediata dell'intervento sanitario indifferibile
ed urgente". La situazione di
inespellibilita' temporanea,
prevista dal testo unico sull'immigrazione (dlgs 286/1998) e' "correlata osservano i giudici di piazza
Cavour- ad una condizione di
necessita' di un intervento
sanitario non limitata all'area
del pronto soccorso od a
quella della medicina d'urgenza, bensi' estesa, perche'
la garanzia normativa sia
conforme al dettato costitu-
PER
MALATI
zionale, alle esigenze di apprestare gli interventi essenziali 'quoad vitam' diretti alla
eliminazione della grave patologia che affligge lo straniero". Si tratta quindi di
"distinguere -conclude la
Cassazione, annullando con
rinvio il verdetto del giudice
milanese, che dovra' riesaminare il caso- tra interventi
indifferibili (anche se di consistenza temporale non irrilevante) che rendono inespellibile lo straniero irregolare che
di essi necessiti ed interventi
sanitari che qualunque straniero puo' fruire in Italia ove
chieda ed ottenga, previa
valutazione dell'autorita' amministrativa, il previsto permesso di soggiorno per cure
mediche".
Fonte: ADUC
4 aprile
24
INFO LEGALI
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
NUOVE DISPOSIZIONI SUL RILASCIO DELLA CARTA D'IDENTITÀ AI MINORI
Emanata dal Ministero dell'Interno la circolare n. 15 del 26
maggio 2011.
Circolare del Ministero dell'Interno n. 15 del 26 maggio
2011 (139.75 KB)
L'art. 10, comma 5 del Decreto-legge 13 maggio 2011, n.
70 prevede nuove disposizioni
in materia di rilascio della
Carta d'identità ai minori modificando l'art. 3 del T.U.L.P.S.,
di cui al regio-decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante la
disciplina di tale documento.
Il Ministero dell'Interno precisa
nella nota che le misure relative al rilascio e alla durata di
validità del documento ai minori si applicano anche alle
carte d'identità non valide per
l'espatrio, rilasciate ai cittadini
stranieri. Le modifiche riguardano l'età per il rilascio della
carta d'identità : viene soppresso il limite minimo di età
precedentemente fissato in
anni quindici, ed è stabilita
una validità temporale di tale
documento, diversa a seconda
dell'età del minore.
In particolare, è previsto che la
carta d'identità rilasciata ai
minori di anni tre abbia una
validità di tre anni, mentre
quella rilasciata ai minori di
età compresa fra i tre ed i
diciotto anni abbia una validità
di
cinque
anni.
Rimane necessario l'assenso
dei genitori o di chi ne fa le
veci, oltre che la dichiarazione
di assenza di motivi ostativi
all'espatrio, ai sensi dell'art. l
del D.P.R. n. 649/1974;
Il Decreto-legge prevede, inoltre, l'esenzione dell'obbligo di
rilevamento delle impronte
digitali per i minori di età inferiore ai dodici anni.
Fonte: ASGI
7 giugno
LA C.D. “DOPPIA ESPULSIONE” NON È OSTATIVA ALLA SANATORIA COLF E BADANTI
DEL SETTEMBRE 2009. LO STABILISCE UN’IMPORTANTE SENTENZA DELL’ADUNANZA
PLENARIA DEL CONSIGLIO DI STATO.
La c.d. “doppia espulsione”
non è ostativa alla sanatoria
colf e badanti del settembre
2009: lo stabilisce un’importante sentenza dell’Adunanza
Plenaria del Consiglio di Stato. L’Adunanza Plenaria del
Consiglio di Stato (massimo
organo della giustizia amministrativa), in data 10.5.2011,
ha definitivamente messo la
parola fine alla controversa
questione della ’ammissibilità
alla regolarizzazione 2009 di
colf e badanti degli stranieri
condannati per non avere
eseguito le espulsioni (si
tratta di un meccanismo complesso della legge Bossi-Fini
secondo cui lo straniero espulso deve allontanarsi immediatamente e se non lo fa
viene arrestato e penalmente
punito). Secondo una circolare del Capo della polizia non
poteva beneficiare della regolarizzazione lo straniero che
aveva avuto una condanna di
quel tipo. Sulla questione la
giurisprudenza si è divisa
sino alla decisione di ieri
dell’Adunanza Plenaria che
ha deciso la non ostatività di
quei tipi di condanna. La
decisione giunge dopo la
nota sentenza della Corte di
giustizia dell’U.E. del 28 apri-
le scorso che ha decretato il
de profundis dei reati della
Bossi-Fini di inosservanza
della espulsione, in quanto
incompatibili con la disciplina
comunitaria delle decisioni di
rimpatrio. Conseguentemente
il Consiglio di Stato, ritenendo
abolito tale reato ha deciso
che le relative condanne non
possono essere ostative alla
regolarizzazione del 2009.
Tale decisione si inserisce
felicemente nel novero dei
provvedimenti giudiziari che
hanno cassato talune innovazioni fortemente volute dall’attuale compagine governativa in materia di immigrazione:
- omessa esibizione del permesso di soggiorno da parte
di irregolari: abolitio criminis
ad opera delle Sezioni Unite
della Corte di cassazione il
24.2.1011;
- reato di disobbedienza all’ordine di allontanamento:
incompatibile col diritto europeo e pertanto abolito per
opera della CGE e di tre sentenze della Corte di cassazione
del
28
aprile;
- esclusione dalla sanatoria
del 2009 per “doppia espulsione”: illegittima ad opera
del Consiglio di Stato.
Fonte: ASGI
11 maggio
- aggravante di clandestinità:
dichiarata incostituzionale
nel 2010;
25
NEWSLETTER IMMIGRAZIONE
CARITAS NEWS
COORDINAMENTO CARITAS ALLA DOMUS SANCTI PETRI: ACCOGLIENZA CON CALORE E
INTELLIGENZA
MODICA — Calore e intelligenza. Sono i due cardini, secondo Maurilio Assenza, direttore
della Caritas cittadina, da
rinsaldare per porre le basi di
una fratellanza secondo i
principi del Vangelo, senza
tenere conto di alcuna distinzione, religiosa, politica, etnica che sia. Accoglienza e
integrazione sono le parole
chiave del Coordinamento
nazionale immigrazione 2011, organizzato dalla Caritas
italiana, in collaborazione con
la Caritas diocesana di Noto
e di Ragusa, svoltosi alla
Domus Sancti Petri di Modica, parole chiave che non
possono prescindere dalla
necessità di una rete tra i vari
soggetti coinvolti nelle diverse fasi dell'immigrazione:
dallo sbarco e dunque il primo soccorso alla sistemazione provvisoria e poi definitiva,
eventuale rimpatrio, ecc.
"Il coordinamento nazionale
immigrazione, che ha scelto
Modica come città "media",
vale a dire non interessata
direttamente dagli sbarchi,
ma sicuramente coinvolta in
modo indiretto - ha detto
Assenza - è servito a fare il
punto della situazione sul
fenomeno sbarchi, avendo
chiara la collocazione della
nostra terra nel Mediterraneo
e nella storia. Gli immigrati
sono uomini, ma spesso lo si
dimentica. Bisogna lavorare
affinché si creino le condizioni per poterli accogliere e
integrare". "In questa tregiorni - ha tirato le somme
Oliviero Forti, responsabile
dell'area immigrazione per la
Caritas italiana - è emersa la
necessità di pervenire ad una
definizione chiara di un piano
accoglienza che possa essere
sottoposto a tutti gli attori di
volta in volta coinvolti. È auspicabile un tavolo congiunto
con essi, in modo da confrontarsi e raggiungere lo scopo".
La mancanza di regole precise era stata sottolineata anche durante i giorni precedenti, mettendo in risalto la
confusione in cui spesso si
incorre e l'emergere di conflitti di interesse, come quello
rappresentato dalla figura del
tutore del minore straniero
non accompagnato, assegnata dal comune, ente che è
obbligato a sborsare la retta
per 100 giorni di permanenza
dell'immigrato sul territorio e
che quindi non ha alcun interesse a mantenere il minore
sul territorio. Realtà regionali
diverse a confronto, rappre-
BAGNASCO VISITERA' LAMPEDUSA; FORTI (CARITAS):
CONTENTI PER ATTENZIONE CHIESA ITALIANA
“Siamo contenti della visita
del card. Bagnasco a Lampedusa perché dimostra una
attenzione sempre più qualificata della Chiesa italiana su
queste vicende”. Così commenta al SIR Oliviero Forti,
responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas italiana, la notizia della visita
del presidente della Cei card.
Angelo Bagnasco a Lampedusa, il prossimo 18 maggio.
Forti è in questi giorni a Modica (fino a domani), per l’incontro del Coordinamento
nazionale immigrazione che
riunisce le Caritas diocesane
di tutta Italia coinvolte nell’-
accoglienza degli immigrati.
[…] Al convegno di Modica, al
quale partecipano 80 rappresentanti di 50 diocesi, ieri è
stato fatto il punto sulla dimensione geopolitica nel
Mediterraneo, con considerazioni sugli scenari futuri, a
livello economico e sul fronte
migrazioni da parte di Fabrizio Maronta, di Limes.
[…] Anche il giornalista Gabriele Del Grande, di Fortress
Europe, di ritorno da Misurata, ha portato ieri una testimonianza. A suo avviso “la
ribellione libica non nasce da
conflitti tribali ma da un sentimento di libertà che sta spin-
gendo persone molto giovani ed istruite a imbracciare
le armi, perché vogliono
recuperare tanti anni di
oppressione”. […] Raffaele
Giardina, della Capitaneria
di Porto di Pozzallo, ha ricordato che negli ultimi anni
hanno salvato 5.000 persone […]Barbara Molinario,
dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i rifugiati) è tornata a chiedere “maggiore chiarezza
sull’accoglienza. […] (Sir)
Fonte: Sir
12 maggio
sentate dai delegati delle Caritas, che hanno mostrato in
maniera tangibile come il
modus operandi non sia unificato nello Stivale, così come anche l'intervento di tipo sanitario.
"È necessario! adoperarsi affinché siano garantiti a tutti i diritti
fondamentali dell'individuo - ha
detto Salvatore Geraci, coordinatore del gruppo sanitario
della Caritas italiana -. Dal confronto è emerso il differente
approccio, nelle Regioni, al
servizio sanitario nazionale da
parte dell'immigrato. L'impegno
della Caritas sta nell'attivarsi
perché si possano mettere in
rete le esperienze che serviranno a relazionarsi con l'immigrato. Innanzitutto viene la dignità
della persona, quindi il rispetto
dei suoi diritti, e ciò scaturisce
solo dalla competenza con cui
questa gente viene accolta e
integrata".
Fonte: La Sicilia
14 maggio
IN BREVE
Immigrati: Caritas, serve cabina
di regia centrale per gestire
flussi“Serve ormai una cabina
di regia centrale per gestire i
nuovi flussi di immigrati, secondo noi questa puo' essere costituita dallo Sprar dell'Anci, il
sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati dell'Associazione comuni italiani''. E'
quanto ha detto all'ADNKRONOS Oliviero Forti, responsabile
nazionale immigrazione della
Caritas italiana in merito alla
ripresa fortge dei flussi migratori che ha investito Lampedusa.
Fonte: Adnkronos
13 maggio
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Aprile, Maggio Giugno 2011