CARITAS ITALIANA MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 N E W S L E T T E R I M M I G R A Z I O N E NUMERO 58 ACCOGLIENZE IMMIGRATI 2 IMMIGRAZIONE 7 DAL MONDO 13 ASILO 17 SALUTE 19 INTEGRAZIONE 21 INFO LEGALI 24 CARITAS NEWS 26 UFFICIO IMMIGRAZIONE Via Aurelia 796 00165 Roma Tel.: +39.06.66177251424-425 Fax: +39.06.66177602 [email protected] Sono ormai trascorsi 5 mesi dai primi sbarchi di cittadini provenienti dal Nord Africa. Nel corso di queste lunghe settimane siamo stati abituati a vederne di tutti i colori. Ormai non ci meravigliamo più di niente, nemmeno dei 1.300 morti che giacciono in fondo al Mediterraneo. Vittime di una scellerata strategia portata avanti dal governo libico, connivente con i trafficanti di esseri umani che, senza scrupoli, riempiono vecchi pescherecci all’inverosimile. Di fronte ad una tragedia che è costata la vita anche a tanti bambini, crediamo importante riportare alcuni stralci di una recente lettera del Presidente della Repubblica, che ci richiama tutti al dovere civile dell’accoglienza, vero caposaldo della democrazia Tocca noi tutti (…) l'assuefazione alle tragedie dei «profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile» che periscono in mare. Le notizie relative ai duecento, forse trecento esseri umani scomparsi giorni fa in acque tunisine non riuscendo a salvarsi da un barcone travolto dalle onde, sono sparite dai giornali e dai telegiornali prima ancora che si IN EVIDENZA SOMMARIO sapesse qualcosa di più sull'accaduto. E con eguale rapidità è sembrata cessare la nostra inquietudine per un fatto così atroce. Non si è trattato - lo sappiamo - di un fatto isolato, ma di un susseguirsi, negli ultimi mesi, di tragedie simili. Lei ha spiegato con crudezza come miseria della condizione umana l'acconciarsi a convivere con quella che diviene orribile «cronaca consueta». Ma se in qualche modo è istintiva l'assuefazione, è fatale anche che essa induca all'indifferenza? A me pare sia questa la soglia che non può e non deve essere varcata. Se è vero, come lei dice, che la democrazia è tale in quanto sappia «mettersi nella pelle degli altri, pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare», occorre allora scongiurare il rischio di ogni scivolamento nell'indifferenza, occorre reagire con forza - moralmente e politicamente - all'indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all'odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca - e accogliente? - Europa. La comunità internazionale, e innanzitutto l'Unione europea, non possono restare inerti dinanzi al crimine che quasi quotidianamente si compie organizzando la partenza dalla Libia, su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio, di folle disperate di uomini, donne, bambini. È un crimine lucroso gestito da avventurieri senza scrupoli, non contrastati dalle autorità locali per un calcolo, forse, di rappresaglia politica contro l'Italia e l'Europa. Ma è un crimine che si chiama «tratta» e «traffico» di esseri umani, ed è come tale sanzionato in Europa e perfino a livello mondiale con la Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite nel 2000. Stroncare questo traffico, prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte (ben più FOTO«viaggi DA ACLIROMA.IT che della speranza») e aprirsi - regolandola - all'accoglienza: è questo il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia. La ringrazio, caro Magris, per la sua sollecitazione: che ho sentito come rivolta anche a me, come rivolta, di certo, a tutti gli italiani. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 aprile 2011...2 La Protezione Civile vara il piano di accoglienza...4 Corte di giustizia dell’Ue: l’Italia applichi le direttive europee ”...10 Domande d’asilo in diminuzione nel 2010...17 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE ACCOGLIENZE IMMIGRATI DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 5 APRILE 2011 IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Visto, l'art. 20 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, recante «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero»; Verificata la possibilita' di adottare, anche in deroga alle disposizioni del citato testo unico, misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie in occasione di eventi di particolare gravita' in Paesi non appartenenti all'Unione europea; Considerato che con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, emanato il 12 febbraio 2011, e' stato dichiarato, fino al 31 dicembre 2011, lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale, in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa; Ritenuto necessario adottare misure umanitarie di protezione temporanea in materia di assistenza e di soggiorno di cittadini stranieri, in considerazione delle rilevanti esigenze derivanti dall'eccezionale afflusso di cui sopra; Preso atto di quanto previsto dall'art. 5 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, e dall'art. 11, comma 1, lettera cter), del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e successive modificazioni «Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'art. 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286»; Di intesa con i Ministri degli affari esteri, dell'interno, dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali; Decreta: Art. 1 Misure umanitarie di protezio- ne temporanea 1. Il presente decreto definisce le misure umanitarie di protezione temporanea da assicurarsi nel territorio dello Stato a favore di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa affluiti nel territorio nazionale dal 1° gennaio 2011 alla mezzanotte del 5 aprile 2011. Art. 2 Condizioni di accoglienza sul territorio nazionale 1. I cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa di cui all'art. 1 sono inviati, se necessario, presso strutture di primo soccorso individuate e realizzate sul territorio nazionale. Il questore, verificata la provenienza e la nazionalita' degli interessati, rilascia, anche sulla base di quanto previsto dall'art. 9, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e successive modificazioni, un permesso di soggiorno per motivi umanitari della durata di sei mesi, ai sensi dell'art. 11, comma 1, lettera c-ter), dello stesso decreto. 2. Il permesso di soggiorno di cui al comma 1 non puo' essere rilasciato qualora l'interessato, pur appartenendo ad uno del Paesi del Nord Africa, si trovi in una delle seguenti condizioni: a) sia entrato nel territorio nazionale prima del 1° gennaio o successivamente alla data del presente decreto; b) appartenga ad una delle categorie socialmente pericolose indicate nell'art. 1 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, come sostituito dell'art. 2 della legge 3 agosto 1988, n. 327, o nell'art. 1 della legge 31 maggio 1965, n. 575, come sostituito dall'art. 13 della legge 13 settembre 1982, n. 646; c) sia destinatario di un provvedimento di espulsione ancora efficace, notificato prima del 1° gennaio 2011; d) risulti denunciato per uno dei reati di cui agli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, salvo che i relativi procedimenti si siano conclusi con un provvedimento che esclude il reato o la responsabilita' dell'interessato, ovvero risulti che sia stata applicata nei suoi confronti una misura di prevenzione, salvi, in ogni caso, gli effetti della riabilitazione, ovvero sia stato condannato, anche a seguito di applicazione della pena su richiesta ai sensi dell'art. 444 del codice di procedura penale, per uno dei predetti reati, con esclusione delle denunce e condanne per i reati di cui agli articoli 13, comma 13, e 14, comma 5-ter e quater, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. 3. Il permesso di soggiorno di cui al comma 1 consente all'interessato, titolare di un documento di viaggio, la libera circolazione nei Paesi dell'Unione europea, conformemente alle previsioni della Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen del 14 giugno 1995 e della normativa comunitaria. 4. La richiesta del permesso di soggiorno di cui al comma 1 e' presentata dall'interessato entro il termine di otto giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del presente decreto, secondo le modalita' indicate dal decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e successive modificazioni. Il rilascio del permesso di soggiorno e' a titolo gratuito e la consegna presso le questure avviene con specifiche procedure d'urgenza, da concordare con il Ministero dell'economia e delle finanze. 5. Gli stranieri di cui all'art. 1, gia' titolari di permesso di soggiorno rilasciato ad altro titolo, compreso quello per la richiesta di riconoscimento della protezione internazionale, possono chiedere la conversione degli stessi nel permesso di soggiorno per motivi umanitari di cui al comma 1. 6. Al richiedente la protezione internazionale puo' essere rilasciato il permesso di soggiorno di cui al comma 1. Solo previa presentazione di rinuncia all'i- stanza di riconoscimento della protezione internazionale o se la medesima istanza e' stata rigettata. 7. Il rilascio del permesso di soggiorno di cui al comma 1 non preclude la presentazione dell'istanza di riconoscimento della protezione internazionale. 8. Nei confronti dello straniero, al quale non e' stato rilasciato o e' stato revocato il permesso di soggiorno di cui al comma 1, sono disposti il respingimento o l'espulsione, di cui rispettivamente agli articoli 10 e 13 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. L'espulsione e' disposta con l'accompagnamento immediato alla frontiera qualora, dall'esame del singolo caso, emerga il rischio che l'interessato possa sottrarsi all'effettivo rimpatrio. Art. 3 Attivita' di soccorso e di assistenza 1. La misure di assistenza in favore dei cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa, ai quali e' rilasciato il permesso di soggiorno di cui all'art. 2, comma 1, sono definite d'intesa con le regioni interessate. Art. 4 Disposizioni finali e finanziarie 1. Sono convalidati gli atti adottati, le attivita' svolte e le prestazioni effettuate, per motivi di urgenza, fino alla data del presente decreto, finalizzate all'attuazione degli interventi previsti dal presente decreto. 2. Agli oneri conseguenti all'attuazione del presente decreto si provvede con le risorse disponibili a legislazione vigente a valere sul fondo di cui all'art. 45 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Il presente decreto e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 5 aprile 2011 Il Presidente: Berlusconi 2 ACCOGLIENZE NEWSLETTER IMMIGRAZIONE DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 7/04/2011 tunisine, un programma umanitario comune volto a fronteggiare la crisi umanitaria alla frontiera tunisina; Considerato che la Repubblica italiana partecipa alle attività di carattere umanitario su richiesta dei governi egiziano e tunisino; IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Visto l'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225; Visto l'art. 107 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112; Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401; Visto l'art. 4, comma 2 del decreto-legge 31 maggio 2005, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 152, nel quale si dispone che l'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, si applica anche agli interventi all'estero del Dipartimento della protezione civile, per quanto di competenza,in coordinamento con il Ministero degli affari esteri; Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 febbraio 2011 con cui e' stato dichiarato, fino al 31 dicembre 2011, lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa; Visti l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3924 del 18 febbraio 2011, recante: «Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa, nonché per il contrasto e la gestione dell'afflusso di cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea», e l'art. 17 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3925 del 23 febbraio 2011; Considerato che la grave situazione determinatasi nella fascia del Maghreb ed in particolare nel territorio della Repubblica della Libia ha causato l'emigrazione di un gran numero di cittadini libici, la maggior parte dei quali si e' riversata al confine con la Tunisia, creando un emergenza di carattere umanitario di estese proporzioni; Considerato che l'IOM (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e l'UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) hanno stabilito, d'intesa con le Autorita' egiziane e Considerato che la situazione e' destinata ad aggravarsi ulteriormente in ragione dall'attuale clima di grave instabilità politica che interessa gran parte dei Paesi del Nord Africa; Ravvisata quindi la necessità di porre in essere misure di carattere straordinario ed urgente finalizzate alla predisposizione di strutture idonee per le necessarie forme di assistenza umanitaria nei territori del Nord Africa,assicurando nel contempo l'efficace contrasto dell'immigrazione clandestina nel territorio nazionale; effetti di quanto disposto dall'art. 4, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2005, n. 90,convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 152, è dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale. Il presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 7 aprile 2011 Il Presidente: Berlusconi Ritenuta l'ineludibile esigenza di assicurare l'urgente attivazione, in coordinamento con il Ministero degli affari esteri, di interventi in deroga all'ordinamento giuridico sicché si impone la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'art. 4, comma 2, dianzi citato; Su proposta del capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 7 aprile 2011; Decreta In considerazione di quanto in premessa, ai sensi e per gli 3 ACCOGLIENZE NEWSLETTER IMMIGRAZIONE LA PROTEZIONE MIGRANTI” CIVILE Niente tendopoli per gli immigrati che verranno accolti esclusivamente in strutture di accoglienza pubbliche o private o anche in alberghi “convenzionati” individuati VARA IL PIANO dalle Regioni e saranno equamente distribuiti fra le diverse regioni italiane in base alla percentuale fra popolazione totale e popolazione presente sul territorio. Così l’agenzia Adnkronos anticipa il piano messo a punto dalla Protezione civile per l’accoglienza di 50mila migranti, tra profughi e i cosiddetti “riceventi art. 20”, che ieri è stato “illustrato e condiviso” in una riunione fra i direttori regionali della Protezione civile e i rappresentati di Upi e Anci, nella sede del Dipartimento a Roma. DI ACCOGLIENZA Il piano è stato inviato ai Presidenti delle Regioni e Province autonome e, entro il fine settimana, dovrebbe essere ufficializzato con una ordinanza, nella quale dovranno essere indicati anche i costi preventivati. “Un piano che – riferisce l’agenzia – diventerà operativo con le prime consegne da parte del Dipartimento di pubblica sicurezza dei permessi di soggiorno temporanei”. Questo il Piano, che il Governo si era impegnato a presentare entro 10 giorni, con cui il sistema nazionale di Protezione civile sarà in grado di garantire l’accoglienza, in attuazione PER I “50 MILA dell’accordo politico del 6 aprile sancito dalla Cabina di regia della Conferenza unificata nella quale si richiedeva l’intervento del sistema nazionale di Protezione civile e si ribadiva che tutte le “istituzioni della Repubblica si impegnavano ad affrontare l’emergenza umanitaria”. Fonte: immigrazioneoggi.it 13 aprile PIANO DI ACCOGLIENZA: PRONTA L’ORDINANZA CON UN PRIMO FONDO DI 110 MILIONI DI EURO. 110 milioni di euro è il primo stanziamento che il Ministero dell’economia fornirà per il piano di accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa predisposto dalla Protezione civile. Il fondo verrà approvato con un’ordinanza che verrà emanata in settimana e che oggi sarà all’esame dei Presidenti delle Regioni. L’ordinanza, “Ulteriori disposizioni urgenti dirette a fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa”, è stata antici- pata dall’agenzia Ansa ed è composta di sette articoli. Il primo articolo nomina il capo del Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli commissario delegato “per la realizzazione di tutti gli interventi necessari a fronteggiare lo stato di emergenza”. Gabrielli, prevede sempre il provvedimento, predispone in accordo con Regioni, Anci ed Upi il “Piano per la distribuzione sul territorio nazionale, la prima accoglienza e la sistemazione dei cittadini extracomunitari provenienti dal Nord Africa arrivati nel territorio nazionale”. È articolato in successive fasi di attuazione e basato “sull’equa e contestuale distribuzione dei cittadini extracomunitari fra tutte le Regioni”, in ottemperanza dell’accordo del 6 aprile scorso. Entro tre giorni dalla data di pubblicazione dell’ordinanza, il commissario “individua, adegua, allestisce o realizza, con procedure d’urgenza, le strutture per il ricovero e l’accoglienza, avviandole alla gestione”. Potranno essere utilizzate, previa intesa con il Ministero della difesa, beni immobili militari destinati alla dismissione. Fonte: immigrazioneoggi.it 14 aprile PIANO DI ACCOGLIENZA: I COMUNI CHIEDONO DI CONOSCERE I CONTENUTI DELL’ORDINANZA DI PROTEZIONE CIVILE “Conoscere preventivamente i contenuti dell’ordinanza di protezione civile di prossima adozione; avere rassicurazioni sul fatto che essa contenga le modalità di gestione del Fondo pluriennale destinato ai Comuni per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati; finanziare i 950 posti messi a disposizione dalla rete Sprar (ed ampliabili fino ad alcune migliaia) indivi- duando nello stesso Sprar il sistema nazionale di riferimento dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati; coinvolgere i Comuni nella individuazione e successiva distribuzione sul territorio dei migranti provenienti dal Nord Africa; esclusione delle spese per la gestione di questa emergenza dalle regole del patto di stabilità”. Sono queste le richieste riassunte in un ordine del giorno approvato dal Comitato direttivo Anci sul tema dell’immigrazione. A seguito della decisione emersa tra i sindaci, il presidente dell’Associazione dei Comuni, Sergio Chiamparino, ha inviato una lettera al capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli nella quale ha manifestato la preoccupazione emersa fra i Comuni circa la modalità di svolgimento dei rapporti intervenuti successivamente alla sottoscrizioni degli accordi con il Governo, sottoponendo al responsabile della Protezione civile alcune proposte emendative che riassumono le richieste contenute nell’ordine del giorno approvato. Fonte: immigrazioneoggi.it 15 aprile 4 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 ACCOGLIENZE IL CARD. BAGNASCO A LAMPEDUSA LAMPEDUSA — Lampedusa ha bisogno di essere rincuorata ma anche ringraziata per l'esempio che ha dato. Sono qui per questo", ha aggiunto il Cardinale. Un lungo applauso, accom- pagnato dallo sventolio di bandierine dei bambini della scuola elementare dell'isola, ha accolto all'aeroporto il cardinale, che è stato così salutato: "La sua visita è per noi un grande onore, soprattutto in questo momento di crisi materiale e spirituale". In tarda mattinata, nella parrocchia di Lampedusa il Card. Bagnasco ha celebrato la Santa Messa insieme con l'arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montene- gro, e l'arcivescovo di Palermo, Card. Paolo Romeo, Presidente della Conferenza episcopale siciliana. Subito dopo ha incontrato gli studenti che gli hanno consegnato una lettera; sempre in parrocchia, si è intrattenuto coi rappresentanti di associazioni e organizzazioni e di tutte le forze dell'ordine e del volontariato. Nel pomeriggio è prevista la visita al Centro di accoglienza, dove al momento ci sono meno di trecento migranti, prevalentemente tunisini. Subito dopo Bagnasco verrà ospitato a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera, che arriverà all'isola dei Conigli. Qui, sul fondale c'è una statua della Madonna del mare e alcuni sommozzatori della Guardia Costiera si immergeranno per deporre una corona di fiori. Fonte: www.chiesacattolica.it 18 maggio 2011 PIANO DI ACCOGLIENZA: LO SPRAR ACCUSA “SERVIZIO IGNORATO E SCAVALCATO”. ROMA - Gli sbarchi finora non sono stati un’emergenza umanitaria ma “emergenza di farvi fronte”. È quanto ha dichiarato Daniela Di Capua, direttrice del Servizio di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), che ha denunciato “costi spropositati” nella gestione dell’accoglienza straordinaria “senza tenere in considerazione una rete di accoglienza che già esiste sui territorio”. La situazione attuale, secondo la Di Capua, vede “dei sistemi che viaggiano in parallelo: il nostro e quello ‘appaltato’ alla Protezione civile”. La direttrice dello Sprar ha dichiarato che la rete ha attualmente “a disposizione 3 mila posti, che garantiscono un’accoglienza di circa 67 mila persone all’anno, quindi insufficienti rispetto alle migliaia di richiedenti asilo che restano fuori: è il punto debole di un sistema che vuole essere istituzionale, il braccio dello Stato operativo sul fronte dell’asilo”. Nato nel 2002 dopo un biennio del “Programma nazionale asilo” (primo sistema pubblico per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio nazionale), grazie alla legge 189 che in quell’anno ha istituzionalizzato le misure di accoglienza organizzata, lo Sprar è affidato alla gestione dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza dei rifugiati – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Pur “avendo standard di accoglienza addirittura superiori a quelli indicati dalla normativa europea per l’accoglienza dei rifugiati”, e avendo ideato servizi ad hoc per i richiedenti asilo “con disagio mentale, purtroppo in aumento”, lo Sprar sembra non essere legittimato nel nostro Paese come “cabina di regia” per quanto concerne i rifugiati, ha denunciato Di Capua, insistendo: “Nelle cosiddette emergenze, improvvisamente lo Sprar –che dovrebbe essere il perno nella gestione dell’accoglienza – è stato completamente ignorato e scavalcato, come se non esistesse, se si dovesse ricominciare da capo e tutto dovesse essere ancora inventato nell’ambito dell’asilo in Italia”. E ha aggiunto: “Il fatto che la gestione sia stata data in mano alla Protezione civile, insieme ai soldi, significa che si vuole dare un certo tipo di connotazione alla situazione”. Una connotazione che sa di “emergenza”, appunto, e non di progettualità in vista di un percorso d’integrazione: “Le Regioni non volevano le tendopoli, invece sono sorte in Puglia (2.300 posti), Sicilia (600), Campania, a Campobasso. Ci è stato promesso di aumentare di 1.000 unità i posti gestiti dallo Sprar, ma nulla è stato definito in merito ai criteri, ai casi vulnerabili, a quali servizi verranno erogati: si limiteranno a vitto, alloggio e assistenza sanitaria di base, oppure comprenderanno i corsi d’italiano, la mediazione culturale, l’assistenza legale? ..”. Fonte: Redattore sociale 15 aprile BAGNASCO: "CONIUGARE LEGALITÀ E ACCOGLIENZA" ROMA - "Davanti al dramma di tanti profughi e rifugiati riaffermiamo l'impegno della Chiesa a educare ad una cultura dell'accoglienza che sia sempre congiunta alla legalita' e alla sicurezza, tenendo conto della oggettiva complessità della situazione". Così l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell'omelia pronunciata questa mattina, nella cattedrale di San Lorenzo, in occasione della Messa Crismale concelebrata con oltre 300 sacerdoti dell'Arcidiocesi. "In nome dello zelo sacerdotale -ha detto il cardinale- come uomini e come pastori, guardiamo a tanti fratelli che lasciano i paesi martoriati del Nord Africa, e approdano come profughi o rifugiati sulle nostre coste in cerca di speranza. Anche la Chiesa di Genova e' presente e intende fare la sua parte, a oggi sono gia' ospiti dieci ragazzi ed e' prevista una disponibilita' di altri trenta posti". Nell’omelia anche un riferimento alla guerra in Libia. "I Vescovi italiani – ha sottolineato Bagnascohanno ripetutamente parlato in spirito di discernimento e di servizio affinche', nei diversi territori, si fermino le armi, nella convinzione di quanto la strada della diplomazia sia giusta e possibile, oltre che premessa e condizione per individuare una 'via africana' verso il futuro". Fonte: stranieriinitalia.it 21 aprile 5 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 ACCOGLIENZE PIANO DI ACCOGLIENZA TUNISINI: FIRMATA L’ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. “EQUA E CONTESTUALE” LA DISTRIBUZIONE DEGLI IMMIGRATI TRA TUTTE LE REGIONI. È stata firmata venerdì scorso dal Presidente del Consiglio l’ordinanza sulle disposizioni urgenti per fronteggiare l’emergenza immigrazione, che prevede, da parte del Ministero dell’economia “una prima assegnazione di 30milioni di euro al Fondo della protezione civile”, quale “acconto rispetto al maggiore stanziamento necessario per il superamento dell’emergenza”. L’ordinanza – in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale – nomina il capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza. Destinazioni e strutture sono state individuate, come pre- visto dal piano, secondo criteri stabiliti dalle cabine di regia regionali e dalle intese con Province e Comuni, in stretto raccordo con le Prefetture. L’ordinanza, composta di 6 articoli, prevede che il commissario delegato, “in accordo con le Regioni e i rappresentanti di Anci e Upi, predisponga il piano nazionale per la distribuzione sul territorio, la prima accoglienza e la sistemazione dei cittadini extracomunitari che vengono dal Nord Africa ai quali sia riconosciuto lo status di profughi o per i quali siano adottate misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie”. “Il piano, che si articola per fasi successive – si legge nell’ordinanza – si basa sull’equa e contestuale distribuzione dei cittadini extracomunitari fra tutte le Regioni, come stabilito dall’accordo stipulato il 6 aprile 2011 tra il Governo e le stesse Regioni. Il Commissario, attraverso i soggetti attuatori, deve individuare o realizzare strutture per il ricovero e l’accoglienza dei cittadini extracomunitari”. Ma “in accordo con il Ministero della difesa, il Commissario delegato può utilizzare come strutture anche immobili militari in via di dismissione”. Per quanto riguarda le iniziative umanitarie “il Dipartimento della Protezione civile può, attraverso il Ministero degli affari esteri, mettere a disposizione della Repubblica tunisina beni da utilizzare per l’assistenza delle popolazioni del Nord Africa. Per questo è autorizzata la spesa di un milione di euro, a carico del Fondo della protezione civile”. Mentre il Ministro del lavoro “è autorizzato a dare un contributo ai Comuni che hanno offerto accoglienza a minori stranieri non accompagnati”. Fonte: Immigrazioneoggi.it 18 aprile 2011 EMERGENZA “NORD AFRICA”: UNA CIRCOLARE DELLA PROTEZIONE CIVILE INDICA LE PROCEDURE A TUTELA DEI MINORI NON ACCOMPAGNATI. La Protezione Civile ha diramato una circolare con le procedure straordinarie da porre in atto per i minori stranieri non accompagnati che sbarcano sulle coste italiane. Il documento, disponibile nel sito www.protezionecivile.it, è stato definito dal Comitato di coordinamento nella riunione del 17 maggio scorso. Il giorno successivo, con decreto del Commissario delegato per l’emergenza Nord Africa, è stato nominato Soggetto attuatore per l’assistenza dei minori non accompagnati Natale Forlani, direttore generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La circolare, rivolta a tutti gli operatori impegnati nell’accoglienza, spiega che il minore che arriva in territorio italiano viene identificato dalle Autorità di pubblica sicurezza, che fanno un primo accertamento dell’età e ne segnalano la presenza al Soggetto attuatore, al Comitato per i minori stranieri, al Tribunale per i minorenni e al Giudice tutelare. Se non riescono ad individuare una struttura per l’accoglienza nel distretto di ap- partenenza, le autorità di pubblica sicurezza richiedono al Comitato per i minori stranieri di indicare le strutture alle quali possono rivolgersi per una prima accoglienza. Queste “strutture ponte” si faranno carico solo della prima fase dell’accoglienza, in attesa di trasferire i minori nelle strutture che li ospiteranno fino al raggiungimento della m a g g i o r e e t à . Una volta individuata la “struttura ponte”, le autorità di pubblica sicurezza si occupano del trasferimento dei minori segnalandone i nominativi ai Servizi sociali territoriali del Comune dove si trova la struttura, al Tribunale dei minorenni e al Giudice tutelare. Entro un massimo di 30 giorni il Sindaco, o un suo delegato, procede ad una serie di azioni che contemplano il richiedere alle autorità di pubblica sicurezza di perfezionare l’identificazione e accertare la minore età; la verifica dell’effettivo status di non accompagnato; la raccolta di informazioni su eventuali parenti presenti in Italia. A quel punto si dovrà informare il minore sull’opportunità di chiedere protezione internazionale, assicurare uno screening sanitario attraverso le strutture sanitarie locali. Il Comitato per i minori stranieri indicherà quindi le comunità di accoglienza che hanno disponibilità di posti. È la “struttura ponte” ad assicurare il trasferimento nei tempi e modi concordati con i Comuni di destinazione. Una volta arrivato, il minore viene preso in carico dai servizi sociali che avviano tutte le procedure previste dalla legge, aggiornano il Comitato per i minori stranieri, il Soggetto attuatore, il Tribunale per i minorenni e il Giudice tutelare territorialmente competenti. I costi dell’accoglienza, sia nelle “strutture ponte” sia nelle strutture definitive, informa la Protezione civile, vengono rendicontati dal Soggetto attuatore al Commissario delegato e sono coperti con le risorse stanziate dall’ordinanza del 13 aprile 2011. I compiti del Comitato per i minori stranieri prevedono l’individuazione, tramite il soggetto attuatore, in accordo con Anci, delle “strutture ponte” disponibili e delle comunità di accoglienza che ospiteranno il minore fino alla maggiore età; il censimento dei minori non accompagnati giunti sul territorio nazionale e loro localizzazione; la gestione dei flussi dei minori dalle “strutture ponte” verso le comunità di accoglienza. I compiti del soggetto attuatore prevedono, invece, la definizione delle linee guida per il rimborso delle spese sostenute dai Comuni per l’accoglienza dei minori, di concerto con Anci; la verifica dell’ammissibilità delle voci di spesa presentate dai Comuni; l’erogazione dei contributi ai Comuni che hanno sostenuto o autorizzato spese per l’accoglienza di minori; la rendicontazione mensile al Commissario delegato dei costi complessivi sostenuti per l’accoglienza ai fini del relativo rimborso e l’invio al Commissario delegato di report periodici sull’attività svolta. Fonte: Immigrazioneoggi.it 23 maggio 6 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE IMMIGRAZIONE FORTE PREOCCUPAZIONE PER L’AGGRAVARSI DELLA SITUAZIONE UMANITARIA A LAMPEDUSA ROMA – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime grave preoccupazione per la situazione umanitaria dei circa 5.000 migranti presenti sull’isola di Lampedusa, inclusi i quasi 2.000 che si trovano all’interno del centro di accoglienza in condizioni di estremo sovraffollamento. Questa struttura ha una capienza massima di 850 posti e non è in grado di ospitare un così alto numero di persone. Di conseguenza, circa 3.000 migranti sono costretti a dormire all’addiaccio sia negli spazi adiacenti al centro di accoglienza che direttamente sul molo, senza neanche potersi riparare dalla pioggia, in condizioni igienico sanitarie sempre più critiche. In questa insostenibile situazione, nonostante gli sforzi degli operatori umanitari, l’assistenza fornita è altamente al di sotto degli standard minimi. Con l’eccessivo numero di persone presenti sull’isola si è creata una situazione allarmante che è alla base di una crescente tensione sia tra i migranti che tra loro e la popolazione locale. La proporzione in termini di presenze sta toccando la soglia di un migrante per cittadino di Lampedusa. Il centro di Contrada Imbriacola è stato realizzato per fornire una prima accoglienza ai migranti e richiedenti asilo soccorsi in mare, in attesa del loro rapido trasferimento verso appositi centri dislocati su tutto il territorio nazionale, dove i loro casi vengono presi in esame. Senza un adeguato sistema di rapido trasferimento dei migranti fuori dall’isola si rischia anche di far saltare un equilibrio di convivenza con la comunità lampedusana che vive questa situazione con grave disagio e comprensi- bile apprensione. I migranti presenti sull’isola sono quasi esclusivamente tunisini, partiti da diversi porti della Tunisia e motivati a lasciare il paese in prevalenza per ragioni economiche. Solo un’esigua minoranza ha manifestato bisogno di protezione internazionale. L’UNHCR ritiene che il flusso di giovani tunisini a Lampedusa n o n s i a correl a t o a l l a crisi in atto in Libia. Come con- fermato dal personale delle Nazioni Unite e delle agenzie partner che operano in Tunisia, alcuni villaggi sulla costa si sono svuotati della popolazione di giovani uomini mentre sono rimasti solo anziani, donne e bambini. Con l’aggravarsi della situazione in Libia aumenta la probabilità di un possibile flus- so di civili bisognosi di protezione internazionale che potrebbero riversarsi sia verso i paesi confinanti - come già sta avvenendo da settimane che verso i paesi della sponda nord del Mediterraneo, inclusa l’Italia. Anche considerando questa prospettiva, l’Alto Commissariato auspica che i trasferimenti dei migranti vengano urgentemente intensificati attraverso un sistema logistico strutturato affinché il centro di Lampedusa possa essere quanto prima decongestionato e rimanere un luogo di transito a disposizione per il primo soccorso. A tal fine e in previsione di possibili consistenti arrivi dalla Libia, l’UNHCR sollecita le autorità competenti a mettere rapidamente in atto piani di intervento e ad individuare nuove ed ulteriori strutture d’accoglienza sul territorio italiano, così come precedentemente annunciato dallo stesso Ministro dell’Interno. Fonte: Unhcr.it 21 marzo CRISI DEL NORD AFRICA: PUBBLICATO IN GAZZETTA UFFICIALE IL DECRETO CHE AUTORIZZA LO “STATO DI EMERGENZA UMANITARIA” PER GLI INTERVENTI IN EGITTO E TUNISIA. Con un decreto del presidente del consiglio dei ministri pubblicato ieri nella Gazzetta Ufficiale è stato dichiarato “lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto dell’eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale”. Il provvedimento è stato adottato per fronteggiare “la grave situazione determinatasi nella fascia del Maghreb ed in particolare nel territorio della Repubblica della Libia che ha causato l’emigrazione di un gran numero di cittadini libici, la maggior parte dei quali si è riversata al confine con la Tunisia, creando un emergenza di carattere umanitario di estese proporzioni”. L’Italia partecipa alle attività di carattere umanitario su richiesta dei Governi egiziano e tunisino. La situazione, indica il provvedimento, “è destinata ad aggravarsi ulteriormente in ragione dall’attuale clima di grave instabilità politica che interessa gran parte dei Paesi del Nord Africa”. Si ravvisa, quindi, “la necessità di porre in essere misure di carattere straordinario ed urgente finalizzate alla predisposizione di strutture idonee per le necessarie forme di assistenza umanitaria nei territori del Nord Africa, assicurando nel contempo l’effi- cace contrasto dell’immigrazione clandestina nel territorio nazionale”. Nonché “l’ineludibile esigenza di assicurare l’urgente attivazione, in coordinamento con il Ministero degli affari esteri, di interventi in deroga all’ordinamento giuridico”. Fonte: Immigrazioneoggi.it 13 aprile 7 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 IMMIGRAZIONE MARONI: «L'ACCORDO CON LA TUNISIA PUÒ RISOLVERE IL PROBLEMA, CON LA LIBIA SIAMO ALL'INIZIO» Nel 2011 sono sbarcati 28mila extracomunitari in Italia: 23mila tunisini e 4.680 profughi dalla Libia. Lo ha riferito il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso di un'audizione, questo pomeriggio, alle commissioni riunite Affari costituzionali ed Esteri della Camera. Molteplici i punti affrontati dal ministro dell'Interno. In relazione al permesso di soggiorno temporane- o Maroni ha detto che questo «consentirà ai titolari di circolare liberamente nell'area Schengen: in questo senso si sono espressi l'Avvocatura dello Stato, la commissaria Malmstrom ed altri ministri che ieri non hanno contestato la validità del titolo. I ministri - ha spiegato Maroni - hanno detto che ciascuno Stato verificherà se ci sono le condizioni per circolare con il permesso. Noi siamo certi che ci sono, quindi le polemiche sui titoli che non consentirebbero la circolazione in Schengen è sbagliata e mi aspetto che la Commissione studi misure immediate per consentire che queste persone vengano accolte là dove vogliono andare, o rimpatria- AZIONE COMUNE ITALIA-FRANCIA PER FRONTEGGIARE L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Italia e Francia daranno vita a pattugliamenti congiunti «aerei e navali» contro l'immigrazione clandestina. Lo hanno annunciato il ministro dell'Interno Roberto Maroni ed il suo collega francese Claude Gueant al termine dell'incontro bilaterale che si è tenuto questa mattina alla prefettura di Milano. Pattugliamenti congiunti delle coste tunisine e la creazione di un gruppo di lavoro comune per fronteggiare l'emergenza immigrati. Sono questi quindi i due punti centrali dell'intesa raggiunta nel faccia a faccia tra i due ministri. «Abbiamo concordato - ha spiegato Maroni - sulla necessità di sviluppare un'azione comune. Sono soddisfatto dell'incontro di oggi: da una crisi può nascere un'iniziativa forte, comune e congiunta come quella che abbiamo deciso oggi, per dare una risposta concreta ai problemi che Italia e Francia stanno fronteggiando sull'immigra- zione». «Problemi che vogliamo risolvere con l'Europa ha proseguito - nell'ambito di una solidarietà europea che vogliamo stimolare e rafforzare. Per sollecitare la Ue a contrastare l'immigrazione clandestina abbiamo concordemente deciso con la Francia un pattugliamento comune sulle coste tunisine fra Italia e Francia per bloccare le partenze dalla Tunisia». «Sulla questione che ha determinato polemiche sulla libera circolazione si applicano le regole di Schengen e gli accordi bilaterali Italia-Francia. Le autorità francesi - ha aggiunto Maroni - sono libere di verificare, in rapporto di leale collaborazione. Tutte le questioni potranno essere risolte». Fonte: Ministero dell’Interno 8 aprile te». Riferendo sulla situazione dei flussi immigratori dal nord Africa, Maroni ha fatto presente che «con la Tunisia forse la crisi potrà essere risolta con gli strumenti attivati, ma con la Libia siamo solo all'inizio: negli ultimi giorni si sono intensificati gli sbarchi di profughi che scappano dalla guerra». Recenti informazioni, ha aggiunto Maroni, «ci dicono che quel canale proveniente dai Paesi subsahariani, chiuso con l'accordo con la Libia del 2009, si è ora riaperto». Maroni ha spiegato che l'accordo con la Tunisia «può consentire di risolvere il problema: ora bisogna darne piena attuazio- ne». L'intesa prevede la fornitura di mezzi a Tunisi e, ha ricordato Maroni, «quattro motovedette sono pronte a partire già nei prossimi giorni, oltre a fuoristrada ed altre dotazioni per un valore complessivo di 30 milioni euro». L'accordo, ha aggiunto «indica anche il soccorso in mare dei natanti in difficoltà, con il trasferimento nel porto più vicino che, se le navi stanno appena fuori dalle acque territoriali tunisine, non è certo Lampedusa». Fonte: Ministero dell’Interno 12 aprile APPELLO DI ANCI E PROT. CIVILE ALLE REGIONI PER “UN PIENO COINVOLGIMENTO NELLA GESTIONE DELL’EMERGENZA “Necessario un pieno coinvolgimento delle Regioni nella gestione dell’accoglienza degli immigrati del Nord Africa”. È quanto ha affermato il vice presidente Anci e sindaco di Padova, Flavio Zanonato, parlando a margine dell’incontro con il prefetto Franco Gabrielli, capo del Dipartimento della Protezione civile. Al centro della riunione, il Piano di accoglienza nazionale e un coordinamento con le Anci regionali per la gestione dell’accoglienza. Secondo i dati forniti da Gabrielli sono stati circa 39 mila gli arrivi dall’inizio dell’anno di immigrati sulle coste italiane. “Una migrazione – ha detto Gabrielli – che ormai solo in piccolissima parte è rimasta sul territorio nazionale”. Uno scenario che, dalle ultime settimane, sta significativamente mutando. “Da qualche settimana - ha detto Gabrielli - stiamo registrando in maniera significativa l’afflusso dei richiedenti asilo, che ad oggi sono circa 12 mila, di cui 9 mila sono già stati distribuiti nelle varie regioni italiane”. Su questo fronte Gabrielli non ha nascosto la sua apprensione: “siamo preoccupati per la qualità dello standard di accoglienza e per il numero crescente di immigrati che arriveranno in futuro, perché questi numeri non sono destinati a fermarsi, ma avranno sicuramente una progressione che soltanto le vicende della riva sud del Mediterraneo potranno in qualche modo modificare”. Per questo, il capo della Protezione civile, ha dichiarato di aver chiesto maggiori fondi. “Servono soldi - ha detto - e abbiamo già inviato al Ministero dell’economia una serie di indicazioni prospettiche valide almeno fino alla fine dell’anno, ma che potranno essere ripetute fino alla durata dell’emergenza. Fonte: Immigrazioneoggi.it 8 aprile 8 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 IMMIGRAZIONE IMMIGRATI, SCONTRO ITALIA-FRANCIA: PARIGI BLOCCA TRENI DA VENTIMIGLIA I convogli per alcune ore non hanno potuto varcare la frontiera, poi tutto è tornato regolare Imperia, 18 aprile 2011 - Nuovo scontro Roma-Parigi sulla questione immigrazione. Le autorità francesi, infatti, hanno sospeso per quasi tutta la giornata di ieri i treni che dalla stazione di Ventimiglia sono diretti in Francia. A quanto aveva riferito la Polfer, infatti, i convogli non hanno potuto varcare la frontiera di Ventimiglia per diverse ore. Solo in serata il traffico è tornato regolare. Immediata la reazione delle autorità italiane allo stop imposto da Parigi. "In relazione alla sospensione unilaterale del traffico ferroviario a Ventimiglia - si legge in una nota della Farnesina - il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dato immediate istruzioni all'ambasciatore d'Italia a Parigi di svolgere un passo diplomatico presso le Autorità francesi per esprimere la ferma protesta da parte del Governo italiano e chiedere chiarimenti per le sopraindicate misure che appaiono illegittime e in chiara violazione con i generali principi europei". "E' stato altresì sollecitato il Consolato a Nizza conclude la nota - per attivare contatti immediati con le Autorità locali e ottenere chiarimenti al riguardo". Intanto, davanti alla stazione di Ventimiglia, si è svolta una manifestazione per chiedere la libertà di circolazione degli immigrati, provenienti dal Nordafrica, in Europa. I manifestanti (numerosi migranti cui poi si sono aggiunti anche giovani dei centri sociali) hanno occupato i binari per alcune ore e poi sono tornati a radunarsi davanti alla stazione. E anche oggi il ministro dell'Interno è tornato sull'emergenza immigrazione. L'Europa "della solidarietà, quella che ho sollecitato, ancora non c'è", ha ribadito Roberto Maroni a 'L'intervista' di Maria Latella su SkyTg24. "Noi siamo in regola con le norme europee per la circolazione secondo Schengen - ha poi sottolineato -. Abbiamo dato i documenti, quello che serve, e questo è stato riconosciuto dalla Commissione europea, per quelli che hanno il permesso temporaneo e vogliono andare in Francia". Il titolare del Viminale spiega anche che la "fase acuta" degli sbarchi, "quella delle tendopoli, che stiamo svuotando, la stiamo superando". "Ma l'emergenza non è finita, fino a che in Libia ci sarà la guerra, fino a quando in Tunisia non ci sarà un governo più efficiente, non sarà finita", ha chiarito il ministro dell'Interno. Sul fronte della cronaca, si registra la seconda notte senza sbarchi di immigrati sull'isola di Lampedusa. Il vento forte e il mare grosso rendono difficili le traversate di migranti nel Canale di Sicilia. Intanto, dopo il rimpatrio dei 59 tunisini avvenuto ieri da Lampedusa, a bordo di due aerei, oggi non ci sa- ranno rimpatri e, con ogni probabilità, neppure domani. I rimpatri riprenderanno martedì. Sono complessivamente 124 gli immigrati tunisini a Lampedusa, 61 sono ospiti del Centro d'accoglienza, 25 alla Stazione marittima e 38 sono minori. Altri 221, cioè i profughi sbarcati venerdì, sono invece ospiti all'ex base militare Loran. In questo contesto arriva il duro monito di don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, durante l'omelia per la Messa della Domenica delle Palme in una chiesa gremita non solo di lampedusani ma anche di rappresentanti delle forze dell'ordine. Senza parlare esplicitamente dell'emergenza immigrati, don Stefano, da anni parroco di Lampedusa, accusa: "Siamo pronti a crocifiggere siamo pronti a respingere, siamo pronti ad annientare". Fonte: stranieriinitalia.it 18 aprile I PALETTI DELLA FRANCIA: "DOCUMENTI, SOLDI E QUI AL MASSIMO PER 3 MESI" Ecco i requisiti per circolare Oltralpe col permesso temporaneo. La circolare del Ministére de l’Intérieur Roma – 8 aprile 2011- I documenti in regola non bastano. Servono anche risorse economiche adeguate e comunque il tour non può durare più di tre mesi. Le autorità francesi si preparano all’arrivo di migliaia di tunisini, “sdoganati” dall’Italia grazie ai permessi di protezione temporanea. E già da due giorni hanno istruito i loro poliziotti su come rimandarne indietro il più possibile senza violare le regole europee. È tutto scritto in una circolare che il capo di gabinetto del ministero dell’interno, Stéphane Bouillon, ha inviato mercoledì scorso a prefetti e forze dell’ordine. Questa, tra le altre cose, spiega che “ i cittadini di paesi terzi con un permesso di soggiorno rilasciato da un altro stato membro non possono essere considerati in una situazione regolare se non vengono rispettate le seguenti cinque condizioni: a) “Essere muniti di un documento di viaggio in corso di validità riconosciuto dalla Francia”; b) “Essere muniti di un documento di soggiorno in corso di validità. Notificato dallo stato emettitore alla commissione europea conformemente alle disposizioni della convenzione di Schengen; c) “Dimostrare risorse sufficienti. Se gli stranieri dispongono di un alloggio, l’ammontare di riferimento è di 31 euro al giorno a persona, in caso contrario è di 62 euro a persona. Tocca al funzionario che fa il controllo interrogare lo straniero sulla durata del suo soggiorno e sul suo alloggio e chiedergli di dimostrare che ha a disposizione le risorse economiche corrispon- denti”; d) Non costituire, per la loro presenza in Francia, una minaccia per l’ordine pubblico”; e) Non essere entrati in Francia da più di tre mesi. Chi non ha tutti e cinque questi requisiti, continua la circolare, “va rimandato nello Stato membro di provenienza”. Quanti riusciranno a passare i controlli? Tre dei cinque requisiti non sono un vero ostacolo. Chi lascerà l’Italia avrà un passaporto o un titolo di viaggio rilasciato dalle nostre autorità, avrà in tasca anche un permesso di soggiorno per protezione valido per circolare in Schengen e non sarà un soggetto pericoloso, perché altrimenti non potrebbe avere il permesso per protezione. Ma quanti dei nordafricani arrivati a Lampedusa hanno le risorse economiche sufficienti? Anche quelli che verranno ospitati da amici e parenti dovranno comunque dimostrare di aver quasi mille euro per giustificare un soggiorno di un solo mese. Passati tre mesi, poi, anche per quelli che hanno i soldi, il permesso “italiano” non sarà più sufficiente per rimanere in Francia. E a quel punto l’Italia sarà costretta, con buona pace di Maroni, a riprenderseli indietro. Fonte: stranieriinitalia.it 8 aprile 9 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 IMMIGRAZIONE CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UE: L’ITALIA APPLICHI LE DIRETTIVE EUROPEE E CESSI DI ARRESTARE GLI STRANIERI CHE NON OSSERVANO L’ORDINE DI ALLONTANAMENTO Dopo nove anni di arresti e condanne per il reato di inosservanza dell’ordine del questore, introdotto nel testo unico immigrazione con la legge Bossi/Fini, è giunto il momento di cambiare regime. Con una sentenza depositata ieri, la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che gli articoli 15 e 16 delladirettiva 2008/115/CE, recante norme e procedure comuni sul rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, sono direttamente applicabili in tutti gli Stati membri, anche quando, come in Italia, non sia stato adottato il provvedimento di recepimento. Di conseguenza, se la normativa dello Stato membro contrasta con i principi della direttiva, essa deve essere disapplicata. Partendo da queste premesse la Corte di giustizia, chiamata in causa dalla Corte di appello di Trento, ha rilevato che l’articolo 14 del testo unico immigrazione - nella parte in cui prevede la pena della reclusione per il cittadino extracomunitario irregolare per la sola ragione che questi, in violazione di un ordine di lasciare entro un determinato termine il territorio di tale Stato, permane in detto territorio senza giustificato motivo - è palesemente in contrasto con gli articoli 15 e 16 della direttiva 115 e pertanto l’Italia dovrà astenersi da tali procedure e adottare differenti misure per eseguire gli allontanamenti. Entrando nel merito della decisione, per i Giudici di Lussemburgo la direttiva in questione “subordina espressamente l’uso di misure coercitive al rispetto dei principi di proporzionalità e di efficacia per quanto riguarda i mezzi impiegati e gli obiettivi perseguiti.” Da ciò consegue che gli Stati membri “non possono introdurre, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure coercitive adottate per procedere all’allontanamento coattivo conformemente all’art. 8, n. 4, di detta direttiva, una pena detentiva, come quella prevista all’art. 14, comma 5 bis e ter, del decreto legislativo n. 286/1998, solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio di uno Stato membro e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare nel territorio nazionale. Essi devono, invece, continuare ad adoperarsi per dare esecuzione alla decisio- ne di rimpatrio, che continua a produrre i suoi effetti”. Inoltre, precisa la sentenza, “una tale pena, segnatamente in ragione delle sue condizioni e modalità di applicazione, rischia di compromettere la realizzazione dell’obiettivo perseguito da detta direttiva, ossia l’instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare. In particolare, una normativa nazionale quale quella italiana può ostacolare l’applicazione delle misure stabilite dalla direttiva 2008/115 e ritardare l’esecuzione della decisione di rimpatrio”. Fonte: immigrazione oggi.it 29 aprile AVVENIRE: "REATO DI CLANDESTINITÀ ERRORE UMANO E GIURIDICO" ROMA – La sentenza della Corte di giustizia che ieri ha stabilito che l'Italia non puo' punire con la reclusione gli immigrati irregolari che non rispettino l'ordine di abbandonare il Paese e' una decisione su un "reato impossibile" ed e' importante perche' ha posto "il sigillo di un'ufficialita' che i giudici italiani saranno tenuti ad osservare. E che, evidentemente, governo e Camere non potranno ignorare". Lo sottolinea il quotidiano della Cei, 'Avvenire', in un editoriale a firma di Danilo Paolini. Il quotidiano dei Vescovi rileva come questa sentenza "tocca da vicino il diritto incancellabile di qualsiasi persona alla propria dignita'".E ci da' anche un monito: "elencando le circostanze considerate ai fini della sua deliberazione, ricorda che 'la direttiva 2008/115 non e' stata trasposta nell'ordinamento giuridico italiano'. Riparare a questa inadem- pienza - evidenzia il quotidiano della Cei - (come da piu' parti, da tempo, si chiede) significhera', inevitabilmente, adeguarsi alla sentenza di ieri. Il reato di clandestinita' e' un grave errore, umano e giuridico". Fonte: stranieriinitalia.it 29 aprile 6,4 MILIARDI DI EURO LE RIMESSE DEGLI IMMIGRATI NEL 2010, PER LA PRIMA VOLTA IN CALO RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE Gli stranieri che vivono in Italia hanno fatto defluire nel 2010 oltre 6,4 miliardi di euro di rimesse, registrando per la prima volta un calo del 5,4% rispetto all’anno precedente. Mediamente ogni straniero in Italia invia nel proprio Paese 1.508 euro all’anno, destinati per lo più in Asia, con la Cina maggior Paese di destinazione. Questi i risultati principali di uno studio della Fondazione Leone Moressa che ha analizzato i flussi monetari transitati per i canali di intermediazione regolare. Dallo studio emerge che nel 2010 il flusso monetario in uscita dall’Italia è stato pari a 6,4 miliardi di euro, in calo per la prima volta rispetto all’anno precedente del 5,4%. L’Asia è il continente maggiormente beneficiario con oltre 3 miliardi di euro, la macroarea asiatica concentra il 47,4% di tutti i flussi monetari; della rimanente parte, il 27,4% rimane all’interno dei confini europei, il 12,5% prende la via africana e l’11,6% quella americana. Ma rispetto al 2009 quasi tutte le destinazioni hanno subito una contrazione in termini di rimesse inviate: il continente asiatico ha ricevuto dagli stranieri in Italia il 9,5% in meno di denaro e l’Africa il 4,5% in meno. Unica eccezione i Paesi europei le cui rimesse sono aumentate del 4,2%. Tra tutti i Paesi, la Cina è quello a cui viene inviato il maggior volume di rimesse con 1,7 miliardi di euro, seguito da Romania (800 milioni di euro), Filippine (712 milioni di euro) e Marocco (251 milioni di euro). Roma è la provincia dalla quale defluisce il maggior volume di rimesse verso l’estero: si tratta di 1,7 miliardi di euro, pari a oltre un quarto di tutte le rimesse che escono dall’Italia. Seguono a ruota Milano, Napoli, Firenze e Prato. Fonte: immigrazioneoggi.it 29 aprile 10 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 IMMIGRAZIONE CNEL: IN EUROPA ARRIVERANNO 2 MLN DI IMMIGRATI ALL'ANNO Da oggi e fino al 2050 si stima che in Europa migreranno ogni anno 1,5-2 milioni di persone provenienti dall'Africa. Ma, secondo il responsabile del comitato Immigrazione del Cnel, Giulio Alessandrini, questa prospettiva 'non ci deve allarmare, e' importante mettere in campo politiche che qualifichino la migrazione, che non siano frutto di improvvisazione e che siano innestate dentro la politica estera'. In occasione della presentazione della ricerca 'Flussi di popolazione, strutture socioeconomiche, prospettive migratorie dell'area euroafricana' oggi al Cnel, Alessandrini ha osservato che il fenomeno migratorio che ha interessato l'Italia in questi ultimi mesi ha una dimensione euro- pea, anche se 'l'Ue non ha dato un bello spettacolo. E' urgente una visione piu' strategica e complessiva del fenomeno' a livello comunitario. Secondo la ricerca, da oggi e fino al 2050 la popolazione europea continuera' a diminuire (passando da 733 a 691 milioni di abitanti) e quella del Nord Africa e dell'Africa subsahariana, LA COMMISSIONE UE PROPONE UNA REINTRODURRE I VISTI AI PAESI MIGRATORIE. Una clausola di salvaguardia con la momentanea reintroduzione dei visti per i Paesi confinanti, politiche per attirare lavoratori qualificati, accordi di partenariato e cooperazione con i Paesi nordafricani, politiche comuni sull’asilo. Sono alcune delle misure per “migliorare la gestione dei flussi migratori che provengono dal sud del Mediterraneo” proposte dalla Commissione europea per promuovere “la solidarietà verso gli Stati membri più esposti alle pressioni migratorie” e migliorare la cooperazione con i Paesi terzi “in chiave preventiva”. […] Il documento della Commissione, si sviluppa in tre proposte: 1 - UNA COMUNICAZIONE PER UN “DIALOGO PER LA MIGRAZIONE, MOBILITÀ E SICUREZZA CON I PAESI DEL MEDITERRANEO MERIDIONALE”. La Commissione propone di instaurare dialoghi in materia di migrazione, mobilità e sicurezza con i Paesi del Nord Africa. Il dialogo dovrebbe comprendere tutti gli aspetti legati alla migrazione per le future relazioni della Ue con la regione. Partenariati per la mobilità saranno concordati per gestire al meglio le opportunità di mobilità tra l’Unione europea e i Paesi del Nord Africa. Queste partnership saranno create “su misura” insieme a ciascun Paese partner e in cooperazione con gli Stati membri dell’Ue e dovrebbero aiutare i Paesi a fare un uso migliore della loro potenziale forza lavoro, per esempio, fornendo assistenza per lo sviluppo di programmi di assunzione, il riconoscimento di competenze o assistendo i migranti tornati in patria che vogliono contribuire a costruire il loro Paese di origine. Tale cooperazione strutturata dovrebbe inoltre aiutare gli Stati membri a soddisfare le loro carenze sul mercato del lavoro. Naturalmente dovranno essere messe in campo garanzie sufficienti per la facilitazione del movimento. Nel quadro del dialogo i nostri partner, evidenzia nonostante le migrazioni correnti, continuera' ad aumentare (da 213 a 321 milioni nel primo caso, da 863 milioni a 1,7 miliardi nel secondo). In Africa, la popolazione in eta' lavorativa aumentera' di 725 milioni fino al 2050, mentre in Europa diminuira' di 103 milioni di unita': all'Africa servirebbero 508 milioni di posti di lavoro in piu' entro quella data. 'Le migrazioni internazionali - si legge nella ricerca - pur necessarie e convenienti, non sono in grado di risolve- re i problemi e le miserie della regione euro-africana. Ma nel breve-medio periodo bisognera' trovare strumenti specifici di governo: a livello nazionale si dovra' tornare ad avere un vice presidente del Consiglio con delega alle migrazioni; a livello comunitario e nazionale di dovra' pensare a migrazioni temporanee e rotatorie per superare l'asimmetria tra Europa (a cui servono milioni di immigrati) e Africa (a cui servono miliardi di emigrati). Infine sara' fondamentale potenziare e favorire lo sviluppo dell'Unione euro-mediterranea'. Fonte: ADUC 10 maggio CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA PER CONFINANTI IN CASO DI CRISI Bruxelles, dovranno garantire di adottare tutte le misure efficaci per prevenire la migrazione irregolare e consentire il rientro dei cittadini che non hanno il diritto di rimanere in Europa. […] 2 - LA RELAZIONE ANNUALE SULL’IMMIGRAZIONE E L’ASILO (2010). Il Rapporto evidenzia i principali sviluppi, a livello comunitario e nazionale, in materia di immigrazione dello scorso anno e ricorda, ad esempio, le misure adottate a favore della Grecia nella gestione delle sue frontiere esterne. Per ovviare alle carenze individuate, la relazione contiene raccomandazioni politiche in particolare per quanto riguarda il potenziamento del controllo di frontiera, la prevenzione della migrazione irregolare, la facilitazione della migrazione legale, lo sviluppo di un sistema europeo comune di asilo, l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi e lo sviluppo della dimensione esterna della politica migratoria dell’Ue. 3 - UNA PROPOSTA DI MODIFICA DEL REGOLAMENTO UE 539/2001 IN MATERIA DI VISTI. […] Gli emendamenti proposti prevedono l’introduzione di una clausola di salvaguardia che permetterebbe, in certe condizioni eccezionali, la reintroduzione temporanea dell’obbligo del visto per i cittadini di un Paese terzo. Questo meccanismo dovrebbe dotare l’Unione europea di uno strumento, da utilizzare solo in casi eccezionali, per evitare eventuali e gravi conseguenze della liberalizzazione dei visti e, in particolare, l’arrivo in Europa di un gran numero di immigrati irregolari o richiedenti asilo le cui richieste non sono fondate. Le modifiche proposte aiuteranno anche ad aumentare la fiducia degli Stati membri nella gestione dei visti e in una futura liberalizzazione. Fonte: Immigrazioneoggi.it 25 maggio 11 MARZO, APRILE, MAGGIO 2011 IMMIGRAZIONE CONTRASTO ALLE DISCRIMINAZIONI: NASCE L'OSCAD- OSSERVATORIO PER LA SICUREZZA CONTRO GLI ATTI DISCRIMINATORI L'organismo, collocato presso il Ministero dell'Interno, avrà il compito di agevolare la protezione delle vittime di atti discriminatori. L'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) è stato istituito allo scopo di agevolare i soggetti facenti parte di minoranze nel concreto godimento del diritto all'uguaglianza dinanzi alla legge ed alla protezione contro le discriminazioni. Rimuovere gli ostacoli che impediscono la fruizione di tale diritto universale, riconosciuto dalla "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" nonché da varie Convenzioni europee ed internazionali, è segno del livello di civiltà di un Paese e costituisce, pertanto, un obiettivo da perseguire con determinazione. L'Oscad, incardinato nell'ambito del Dipartimento della pubblica sicurezza - Direzione centrale della polizia criminale, è presieduto dal prefetto Francesco Cirillo, vice direttore generale della pubblica sicurezza - direttore centrale della polizia criminale, ed è composto da autore- voli rappresentanti della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri. In particolare l'Oscad: 1) mantiene rapporti con le associazioni rappresentative degli interessi lesi dalle varie tipologie di discriminazione e con le altre istituzioni, pubbliche e private, che si occupano di contrasto alle discriminazioni. In particolare, sono stabiliti stretti contatti con l'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica (Unar) del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del consiglio dei ministri, con il quale è stato siglato, il 7 aprile 2011, un protocollo di intesa finalizzato a definire i contenuti del rapporto di collaborazione tra i due organismi, allo scopo di ottimizzarne i risultati; 2) riceve le segnalazioni di atti discriminatori attinenti alla sfera della sicurezza, da parte di istituzioni, associazioni di categoria e privati cittadini, per monitorare efficacemente i fenomeni di discriminazione determinati da origine etnica o razziale, credo religioso, orientamento sessuale, handicap: via email all'indirizzo: [email protected] ; vi a fax ai numeri 06 46542406 e 0646542407; 3) attiva, alla luce delle segnalazioni ricevute, interventi mirati sul territorio, da parte della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri; 4) segue l'evoluzione delle denunce di atti discriminatori presentate direttamente alle forze di polizia; 5) propone idonee misure di prevenzione e contrasto. In ogni caso, la segnalazione di un atto discriminatorio all'Oscad non sostituisce la denuncia di reato alle forze di polizia, né costituisce una modalità di attivazione d'emergenza delle medesime in alternativa al 112 o al 113. Fonte: ASGI 13 aprile MINORI STRANIERI, RINNOVATA LA COMPOSIZIONE DEL COMITATO NAZIONALE glienza oltre a documenti normativi specifici. ROMA — Sono stati nominati i nuovi membri del Comitato per i Minori Stranieri (CMS), con Decreto Ministeriale del Ministro del Lavoro il 15 febbraio 2011, un organo interministeriale composto da nove rappresentanti diretto a vigilare sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano e a coordinare le attività delle amministrazioni interessate. I minori stranieri, infatti, sono titolari di tutti i diritti garantiti dalla Convenzione di New York del 1989, dove è affermato che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve essere tenuto prioritariamente in conto il loro superiore interesse. Per questo motivo in Italia i minori non accompagnati devono essere affidati ai comuni che successivamente li mettono in centri di accoglienza ad hoc, inserendoli poi in programmi di istruzione e di formazione professionale. In occasione di queste nuove nomine sono state rinnovate le pagine del sito web del Ministero del Lavoro relative ai minori stranieri non accompagnati, all’interno delle quali è possibile trovare i dati delle presenze dei minori stranieri non accompagnati in Italia e dei minori che fanno ingresso attraverso i programmi solidaristici di acco- Le nuove pagine contengono, inoltre, informazioni dettagliate sulle competenze, sulle principali procedure adottate, nonché sui programmi e attività svolte dal Comitato a sostegno dei minori. Fonte: stranieiriinitalia.it 28 aprile 12 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE DAL MONDO MULTICULTURALISMO O DECLINO L’11 maggio, in pieno dibattito sull’immigrazione, il Gruppo di eminenti personalità guidato da Joschka Fischer ha presentato un rapporto intitolato “Vivere insieme: come coniugare diversità e libertà nell’Europa del XXI secolo”, il cui messaggio è il seguente: a meno di saper coltivare la propria diversità, l’Europa si ritroverà inevitabilmente svantaggiata sul piano demografico. Ciò si spiega con un dato molto semplice: senza immigrati, la popolazione attiva diminuirà di cento milioni di persone entro i prossimi cinquant’anni, mentre la popolazione complessiva andrà progressivamente aumentando e invecchiando. L’Europa dovrà dunque aprirsi all’immigrazione e alla diversità nel proprio tessuto sociale. Del resto, non si può chiedere agli immigrati di abbandonare alle frontiere la loro religione, la loro cultura, la loro identità. Secondo il Gruppo, composto da otto illustri personalità tra cui l’ex segretario generale della Nato Javier Solana, l’ex commissaria Ue Emma Bonino e lo scrittore Timothy Garton Ash, non è un problema il fatto che gli immigrati portino con sé il loro bagaglio culturale, finché rispettano la legge. Anzi: sarebbe un bene, poiché l’arrivo di nuove culture può contribuire alla creatività di cui l’Europa, oggi più che mai, ha grande bisogno. Trasmettere questo messaggio è difficile, in quanto va controcorrente rispetto al discorso populista secondo il quale l’immigrazione di massa è una minaccia per l’occidente. Con il suo gruppo, l'ex ministro tedesco degli esteri fa immediatamente appello ai dirigenti europei, non soltanto nella sfera politica ma anche nel mondo della cultura, dei media, della scuola, affinché si ribellino ai falsi profeti. Gli esperti reputano che piegandosi al populismo e rendendolo allettante agli occhi dei cittadini, i politici che appartengono alle grandi correnti non assolvano alla loro missione di classe dirigente. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, il primo ministro britannico David Cameron, la cancelliera federale tedesca Angela Merkel farebbero bene a prenderne nota. Negli ultimi tempi, infatti, questi leader hanno dichiarato che la società multiculturale ha fallito. Fischer e i suoi esperti, che hanno lavorato su mandato del Consiglio d’Europa, evitano accuratamente di adoperare questo termine in bilico tra ideologia e realtà. Constatano, molto semplicemente, che in Europa la diversità è una realtà di fatto e che il continente non può deviare da questa realtà, a meno di tradire lo stato di diritto democratico e abbandonare il proprio posto in un mondo dove la concorrenza di Cina, Asia meridionale, India e Brasile è sempre più forte. L’11 maggio, in un lungo discorso pronunciato nella città texana di El Paso, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha incoraggiato la regolarizzazione dei clandestini, quantificabili in circa 11 milioni di persone. Negli Stati Uniti l’immigrazione è controversa quanto in Europa. Anche lì è una questione scottante che genera polemiche e ostilità. Anche lì si constata la medesima forma di ipocrisia: i clandestini sono i benvenuti per fare i mestieri più ingrati in cambio di un magro salario. E la disponibilità di tali posti di lavoro esercita una notevole forza d’attrazione. Altro punto in comune tra Stati Uniti ed Europa è il fenomeno della migrazione da sud a nord. Oggi negli Stati Uniti un americano su sei è di origine latinoamericana: quest’anno la categoria ha superato per numero la popolazione di colore e lo spagnolo è ormai ufficiosamente la seconda lingua del paese. L’America è differente Il simbolo della forza di attrazione che l’Europa prospera e democratica esercita sulle popolazioni africane e asiatiche è la piccola isola di Lampedusa. Questo fenomeno migratorio è destinato a continuare, e secondo Obama e Fischer sarà una vera benedizione finché resterà nei binari. Esiste invece una differenza sostanziale tra Stati Uniti ed Europa: Obama può inserire il suo sostegno all’immigrazione in un discorso più ampio sulla storia e la potenza del suo paese. A El Paso Obama ha detto: "Pensate a Intel, Google, Yahoo e eBay, grandi società americane che ci offrono un netto vantaggio nel settore dell'alta tecnologia. Ebbene, queste imprese hanno qualcosa in comune: sono state fondate da immigrati. Un mese fa a Washington ho preso un taxi il cui conducente era di origine etiope che mi ha detto: 'Il sogno americano è un’illusione per la maggior parte delle persone, ma è proprio quello a motivarle'”. All’Europa manca proprio questo tipo di retorica che riveste un ruolo stimolante. Ormai un po’ ovunque nel vecchio continente prevale una narrativa negativa e gli argomenti economici e culturali a favore dell’immigrazione non sono più così importanti nell’attualità e nel dibattito politico. Dalla Spagna L’IMMIGRAZIONE CONVIENE no Fuentes: secondo i due studiosi "i lavoratori stranieri, demonizzati durante la recente campagna elettorale dal populismo xenofobo, versano di più nelle casse dello stato di quanto non ricevano in cambio". "Le cifre smentiscono i pregiudizi", scrivono i due, sottolineando che per quanto riguarda l'assistenza sociale gli immigrati sono "contribuenti netti", perché sono giovani e il loro tasso di impiego è più altro rispetto alla popolazione autoctona. Oggi gli immigrati che percepiscono una pensione in Spagna sono meno dell'1 percento, pur rappresentando il 10 percento della manodopera. Callejo e Fuentes sottolineano che le spese per l'educazione e la salute degli immigrati sono passate dall'1 percento del 2000 a rispettivamente il 5 e 6 per cento nel 2007, restando ben al di sotto della proporzione tra popolazione immigrata e autoctona (12 per cento). I due studiosi precisano anche che "la concentrazione degli immigrati in certi quartieri e comuni ha provocato uno squilibrio tra la domanda e l'offerta di servizi sociali, e dunque un deterioramento e un degrado delle aree" per il quale "la colpa è stata data dagli abitanti locali agli immigrati". Ecco perché, concludono Callejo e Fuentes, "l'intervento delle amministrazioni pubbliche è fondamentale per ridurre l'impressione che ci sia concorrenza per ottenere servizi rari, che alimenta la xenofobia". Fonte: Internazionale 25 maggio "La Spagna esce vincitrice" dalla sfida dell'immigrazione, scrivono su El País gli accademici María Bruquetas Callejo e Francisco Javier More- 13 DAL MONDO NEWSLETTER IMMIGRAZIONE LIBIA: CRESCE IL RISCHIO ESODO DI MASSA PER SFUGGIRE ALLA VIOLENZA L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ed i suoi partner hanno approntato vasti piani di emergenza e sono pronti a collaborare col governo egiziano per prepararsi a gestire l’esodo di massa di persone in fuga dalla violenza in Libia. È anche possibile che il conflitto possa bloccare l’accesso a luoghi sicuri e il passaggio per uscire dal paese in sicurezza. A questo punto saranno determinanti gli sviluppi dei prossimi giorni per sapere se la fuga in massa dalla Libia orientale avrà luogo o meno. Sempre più libici si sono riversati in Egitto negli ultimi giorni, osserva l’UNHCR. Circa 1.490 nella sola giornata di mercoledì, su un totale di 3.163. La maggioranza delle persone intervistate alla frontiera con l’Egitto dice di essere fuggita nel timore di essere coinvolta nei combattimenti. Molti hanno anche citato - come motivo della fuga - le recenti minacce da parte del governo di bombardare Bengasi. La radio dice alla gente di fuggire, se non vuole restare intrappolata nei combattimenti racconta agli operatori UNHCR una famiglia libica di Ajdabiyya, arrivata ieri in Egitto. Anche gli aerei - prosegue il racconto - lanciano volantini che incoraggiano i civili a lasciare l’area. I reporter di una troupe dell’agenzia Reuters che hanno lasciato Ajdabiyya mercoledì scorso hanno invece riferito agli operatori UNHCR di essere riusciti a fuggire appena in tempo mentre la città cadeva nelle mani delle truppe filogovernative. “Arrivavano in tanti da tutte le parti - dice uno dei giornalisti - i ribelli non avevano alcuna possibilità. La gente era costretta a fuggire se voleva salvare la pelle”. È stata “pura fortuna” se sono riusciti a scappare, proseguono i reporter. Quattro giornalisti del New York Times sono stati invece catturati. Al gior- nalista palestinese che faceva parte della troupe Reuters è stato negato l’ingresso in Egitto. Adesso si trova con un uomo palestinese di 64 anni e sua figlia, che da martedì scorso attendono di entrare. Come loro, molte altre famiglie palestinesi sono state respinte e restano in attesa sul lato libico del confine. Due uomini con ferite da arma da fuoco si sono presentati presso il team di operatori UNHCR. Uno di loro ha detto di essere un rivoluzionario rimasto ferito negli scontri di Raz Lanuf della ra tunisina invece sono stati avvertiti colpi di arma da fuoco in lontananza, provenienti dalle aree più interne della Libia. Un flusso costante di circa mille nuovi arrivi continua a varcare il confine con la Tunisia. In maggioranza si tratta di cittadini dei paesi dell’Africa subsahariana. Le persone di varia nazionalità appena arrivate hanno riferito all’UNHCR di numerosi posti di blocco lungo il tratto di strada che va da Tripoli alla frontiera di Rad Adjir. Hanno denunciato molestie da parte dei soldati filogover- scorsa settimana e di essere stato costretto a raggiungere l’Egitto per farsi curare, perché all’ospedale di Bengasi non c’è più posto. Alcuni degli intervistati alla frontiera sono stati vaghi sulle ragioni della loro fuga, dicendo di aver oltrepassato il confine solo per ricevere cure mediche. Ma le loro auto, stracariche di bagagli, dicono di più. Altri hanno fornito versioni più verosimili. Come un uomo che afferma “volevamo la democrazia e adesso ci ritroviamo la guerra”. Alla frontie- nativi, nonché la continua confisca di telefoni cellulari, schede di memoria e fotocamere, le situazioni descritte. Secondo i rifugiati e i richiedenti asilo in contatto con l’UNHCR attraverso la linea telefonica dedicata attiva a Tripoli e a Ginevra, fuggire verso il confine è diventato sempre più pericoloso, in particolare per gli uomini soli, che rischiano il reclutamento forzato nell’esercito. La famiglia di un etiope di Tripoli racconta che l’uomo è riuscito per un soffio a sottrarsi al reclutamento forzato quando le forze filogovernative sono entrate nell’hangar abbandonato in un sobborgo della capitale dove aveva trovato rifugio insieme ad altre 1.500 persone circa, tra cui cittadini sudanesi e ciadiani. I nuovi arrivati in Tunisia che sono riusciti ad avere l’aiuto delle proprie ambasciate per raggiungere la frontiera raccontano di viaggi meno faticosi, rispetto a coloro che hanno viaggiato soli o senza alcuna assistenza. I rifugiati eritrei affermano di essere fuggiti dalla persecuzione in Eritrea e che quindi non possono rivolgersi all’ambasciata del proprio paese per chiedere aiuto. “Un rischio calcolato” lo definisce un rifugiato eritreo, che ha preferito precipitarsi verso il confine. “Meglio morire cercando di mettersi in salvo che nascondendosi in Libia”. Ma sono ancora centinaia i rifugiati che restano nascosti nel paese. Molti dicono all’UNHCR che le scorte di cibo si stanno esaurendo e vivono in un costante stato di terrore. Lo staff locale dell’UNHCR che opera a Tripoli, insieme ad alcune agenzie partner, continua a offrire assistenza ai rifugiati e ai richiedenti asilo con cui è riuscito a rimanere in contatto. Al 16 marzo erano 300.706 le persone fuggite dalla Libia nei paesi limitrofi: 158.721 in Tunisia (tra i quali 19.022 tunisini e 16.149 libici - in parte per normali spostamenti di frontiera); 128.814 in Egitto (72.302 gli egiziani); 4.077 in Niger (3.575 i nigerini) e 9.094 in Algeria, dove sono arrivati via terra, via mare e con i voli di evacuazione. Fonte: Unhcr.it 18 marzo 14 DAL MONDO NEWSLETTER IMMIGRAZIONE LA COMMISSIONE UE PROPONE LA REDISTRIBUZIONE TRA GLI STATI MEMBRI DEGLI SFOLLATI IN TUNISIA ED EGITTO E CHIEDE “UNA NUOVA GOVERNANCE DELLE REGOLE SCHENGEN”. Avviare un programma per la redistribuzione nei Paesi europei dei profughi sfollati dalla Libia presenti nei campi ai confini con Tunisia ed Egitto. È una delle proposte che la Commissione europea ha intenzione di inserire nella “comunicazione sull’immigrazione” preparata dalla commissaria alla Giustizia, Cecilia Malmström, e che sarà formalmente approvato dall’esecutivo europeo il prossimo 4 maggio per essere poi presentato al Consiglio e al Parlamento europeo.La proposta, approvata ieri nel corso del collegio “formale” dei Commissari Ue, intende replicare quanto già fatto tra il 2009 e 2010 per circa 10 mila profughi iracheni sfollati in Siria e Giordania, che sono stati prelevati con mezzi messi a disposizione dalla Ue e distribuiti tra diversi Paesi europei. Una misura che consentirebbe di evitare le tragedie del mare e di alleggerire la pressione sui Paesi Mediterranei della Ue. Nel documento, secondo quanto anticipato dall’agenzia Ansa, la commissaria chiede anche un ruolo maggiore della Commissione Ue nella governance delle regole Schengen per la valutazione DANIMARCA SOSPENSIONE RAFFORZAMENTI DOGANALI La Danimarca "non ha reintrodotto i controlli sui passaporti", ma solo "rafforzato quelli doganali" e c'e' stata "una drammatizzazione da parte della stampa europea": insomma, come ha detto il ministro per l'Immigrazione danese, Soren Pind, giungendo a Bruxelles per partecipare al Consiglio straordinario Affari Interni, "come dicono gli inglesi, molto rumore per nulla". Ieri, l'annuncio danese sui controlli doganali alle frontiere con Germania e Svezia e' giunto a sorpresa, alla vigilia della riunione straordinaria sull'emergenza immigrazione e le modifiche a Schengen. "Ora spieghero' ai colleghi del Consiglio - ha det- dei rischi alla frontiera esterna, anche di fronte a flussi migratori. Il nuovo meccanismo deve far sì che “l’Unione europea possa gestire la situazione quando uno Stato membro non rispetta i suoi obblighi nel controllare il suo settore della frontiera esterna o quando una particolare porzione della frontiera esterna finisca sotto inattesa e pesante pressione dovuta a eventi esterni”. Nel documento si osserva che “una risposta coordinata da parte dell’Unione in queste situazioni critiche accrescerà la fiducia fra Stati membri” e “ridurrà la SCHENGEN? NO, SOLO to Pind - e vedrete che quello che proponiamo e' in linea con le norme di Schengen: oltretutto, e' gia' stato fatto in altri paesi dell'area di libera circolazione. E' piu' facile ha aggiunto - criticare un paese con 5 milioni di abitanti che uno con oltre 60 milioni". Il motivo per cui Copenhagen ha deciso di rafforzare i controlli doganali, "con gli scanner e le guardie doganali", e' "debellare la criminalita'": ci sono problemi di "traffico di droga, di armi e anche di esseri umani". In ogni caso, il governo danese ha "gia' mandato alla Commissione le spiegazioni sulla decisione". Fonte: ADUC 12 maggio necessità di iniziative unilaterali degli Stati membri per reintrodurre i controlli alle frontiere o intensificare i controlli di polizia nelle regioni i nt e r ne d i f ro nt i e r a”. Tra le altre proposte presenti nella comunicazione è previsto il rafforzamento di Frontex, maggiori vincoli ai Paesi di origine per collegare gli accordi di riammissione agli aiuti Ue e più flessibilità di utilizzo dei fondi da parte dei Paesi Ue. Fonte: immigrazione oggi.it 21 aprile IN BREVE FRANCIA - Rapporto razzismo: emerge il 'razzismo comprensivo' La Commissione nazionale consultiva dei diritti dell'uomo (CNCDH) ha reso pubblico ieri il 20mo rapporto annuale sul razzismo che evidenzia una nuova nozione: "il razzismo comprensivo". 430 pagine che presentano i dati dell'anno 2010 in cui si documentano le persone che si dichiarano "non razziste ma molto comprensive del fatto che altri lo siano". Fonte: ADUC 13 aprile FRANCIA - NUOVA LEGGE IMMIGRAZIONE. PARLAMENTO APPROVA DEFINITIVAMENTE Dopo diversi mesi di confronto, il Parlamento ha approvato definitivamente ieri il progetto di legge sull'immigrazione che rende piu' dure le norme nei confronti degli stranieri “sans papiers” (irregolari). Le novita' sono sull'inquadramento del diritto al soggiorno degli irregolari affetti da patologie gravi e gli atti di espulsione degli irregolari detenuti. La condizione di “straniero malato” potra' essere riconosciuta solo se nel Paese d'origine non ci sono cure appropriate; l'amministrazione, inoltre, potra' prendere in considerazione “circostanze umanitarie eccezionali” per la concessione del permesso di soggiorno, dopo aver sentito il direttore generale dell'agenzia regionale della Sanita'. L'intervento del giudice delle liberta' e della detenzione sara' rinviato a cinque giorni, rispetto agli attuali due. Il provvedimento, considerato come “il cuore della riforma” sull'immigrazione, tende ad avere una maggiore efficacia delle procedure di espulsione, poiche' attualmente meno del 30% degli irregolari detenuti viene ricondotto alle frontiere. Fonte: ADUC 12 maggio 15 DAL MONDO NEWSLETTER IMMIGRAZIONE CENTINAIA DI MIGRANTI NEI BARCONI, UCCISI DALLA NON AZIONE DELLA COALIZIONE INTERNAZIONALE Dal gennaio 2011, più di 1.000 migranti sono morti in mare cercando di raggiungere le coste fortificate delle sponde sud dell’Unione europea. Si sono aggiunte agli altri 15 000 morti, vittime di una guerra ai migranti, che raggiunge attualmente l’apice della dell’inumanità. Cosi, secondo le informazioni, una nave che trasportava oltre 600 persone è dispersa al largo delle coste libiche, nell’indifferenza generale. Questa indifferenza uccide. Nella sua edizione dell’ 8 maggio, il quotidiano britannico The Guardian ha riferito che all’inizio di aprile una sessantina di migranti che si trovavano su una barcone sono morti di fame e sete dopo essere rimasti alla deriva per giorni e giorni. Sotto la minaccia delle pattuglie che hanno il compito di impedire che si avvicinino alle coste italiane e maltesi, erano anche sotto lo sguardo delle pattuglie della coalizione internazionale impegnata in Libia. Un’ inchiesta imparziale deve determinare al più presto a responsabilità di tutti gli attori che hanno mancato nel loro dovere di assistenza ai mezzi e persone in difficoltà, violando le leggi più elementari del diritto marittimo internazionale. Al di là di questi eventi, sintomatici delle contraddizioni di una coalizione garante della "responsabilità di protezione" difesa dalla comunità interna- agli eventi storici che investono il mondo arabo, la reazione dei paesi europei è stata quella di mettere sotto pressione le forze politiche derivanti delle rivolte popolari (Governo Provvisorio Tunisi- zionale, è l’insieme della politica europea d’ immigrazione e di controllo delle frontiere che resta messa in causa. Dall’inizio degli anni 2000, i paesi del Nord Africa svolgono il ruolo di guardiani delle frontiere d’Europa, cacciando e detenendo le persone che vogliono far valere il loro diritto ad emigrare (art 13 de la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo). L’esternalizzaione dei controlli migratori ai regimi dittatoriali è il perno della „politica di vicinato“ dell’UE. Di fronte no, il Consiglio nazionale di transizione Libico) per assumere pienamente l’eredità repressiva e liberticida dei dittatori-partner dell’UE. Per impedire che alcune migliaia di persone, cogliendo l’opportunità dell‘indebolimento dei sistemi di controllo alle frontiere, tentassero di raggiungere l’Europa, l’agenzia Frontex ha schierato le sue forze militari (navi, aerei, elicotteri ...) attorno all’isola di Lampedusa al largo delle coste della Tunisia e Libia. L’obbiettivo dell’operazione Hermes è la dissuasione di tutte le partenze verso nord, a dispetto della Convenzione di Ginevra del 1951 e del principio di non respingimento dei richiedenti asilo. I profughi che partono dal Nord Africa e che cercano protezione in Europa sono oggi imprigionati in una morsa mortale. Da un lato, il regime libico gli spinge sui relitti del mari, dall’altro le navi dei paesi della coalizione internazionale che si rifiutano di assistere i barconi a rischio. Gli Stati europei e l’agenzia FRONTEX non possono continuare a violare impunemente le convenzioni internazionali in materia di soccorso marittimo e di protezione dei rifugiati. Un intervento solidale dell’Unione europea nel Mediterraneo è possibile e deve mettere fine all’atteggiamento disumano dei paesi europei nei confronti dei migranti partiti dal Nord Africa. Finche quest’ostilità esiste, la coalizione impegnata nel nome della "responsabilità di proteggere" continuerà a uccidere a disprezzo del diritto internazionale che suppone incarni. Fonte: Meltingpot 17 maggio UN FONDO DI SOLIDARIETÀ E POTENZIAMENTO DI FRONTEX SONO LE RICHIESTE DEI PAESI UE DEL MEDITERRANEO AL VERTICE DI NICOSIA. L’Unione europea deve sostenere a livello operativo e finanziario gli Stati membri che sopportano la maggiore pressione migratoria, creando un apposito fondo di solidarietà e rafforzando Frontex. È quanto si legge nella dichiarazione congiunta che Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro hanno sottoscritto ieri a Nicosia e che porteranno alla riunione del Consiglio dei Ministri degli Interni europei del prossimo 12 maggio. Assente la Francia, che rompe così il fronte dei Paesi del Mediterraneo. “È importante – ha spiegato il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano – che i Paesi del Mediterraneo parlino con una voce sola. Nessuno di noi intende sottrarsi alle proprie responsabilità o scaricarle su altri, ma è necessario che il carico migratorio sia il più possibile ripartito fra tutti gli Stati dell’Unione”. Nella dichiarazione congiunta, che richiama quella siglata il 23 febbraio scorso a Roma anche dalla Francia, si esprime “profonda preoccupazione per il conflitto in Libia e le sue conseguenze in termini di sofferenze per tantissime persone e per il crescente numero di sfollati in fuga dalla guerra” e si mette in conto che “un enorme numero di persone che necessitano di protezione internazionale potrebbero arrivare nei Paesi più esposti del Mediterraneo nell’immediato futuro”. Questi flussi di migranti illegali e di rifugiati, secondo i cinque Paesi, “non possono esser gestiti senza il concreto e sostanziale supporto e la solidarietà del resto degli Stati membri; in mancanza di ciò, la situazio- ne metterà seriamente a rischio la nostra capacità, e conseguentemente la capacità dell’Unione, di gestire gli sfollati e dare protezione internazionale e chi ne ha bisogno, così come minerà la sicurezza comune”. Fonte: Immigrazioneoggi.it 20 aprile 16 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE ASILO DOMANDE D’ASILO IN DIMINUZIONE NEL 2010, CIFRE DIMEZZATE RISPETTO AL 2001 GINEVRA - Continua a diminuire, anche nel 2010, il numero di richiedenti asilo nei paesi del mondo industrializzato. La cifra attuale infatti è pari a circa la metà del livello di inizio millennio. È questo uno dei dati principali emersi dal rapporto statistico sulle domande d’asilo presentate nel 2010 in 44 paesi industrializzati*, pubblicato oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). È importante precisare che il rapporto prende in esame le nuove domande d’asilo presentate e non il numero di persone alle quali è stato riconosciuto lo status di rifugiato. Lo scorso anno - si legge nel rapporto nei paesi industrializzati sono state inoltrate complessivamente 358.800 domande d’asilo, il 5% in meno rispetto all’anno precedente e ben il 42% in meno del 2001. Negli ultimi dieci anni, il 2001 è stato l’anno in cui è stato presentato il maggior numero di domande: 620mila. “Le dinamiche dell’asilo a livello globale sono in continuo mutamento” ha affermato l’Alto Commissario per i rifugiati António Guterres. “Il numero di domande d’asilo nel mondo industrializzato si attesta oggi su un livello molto più basso rispetto a un decennio fa. Le cifre annuali sono in crescita solo in un ridotto gruppo di paesi. È necessario studiare le cause alla base di questa tendenza per capire se il declino nel numero di domande sia la conseguenza di una riduzione dei fattori di spinta nelle aree di origine o invece di più rigidi controlli delle migrazioni nei paesi d’asilo”. Numeri in discesa nella maggior parte dei continenti Il numero di domande di asilo presentate lo scorso anno rappresenta il quarto più basso dell’ultimo decennio. Su base annuale sono state riscontrate dimi- nuzioni in gran parte delle regioni del mondo, tra cui Europa, Nord America e Asia del nord. Nel vecchio continente, il declino più sensibile si è registrato nei paesi meridionali, nei quali il numero di domande presentate nel 2010 è stato complessivamente inferiore del 33% rispetto all’anno precedente. Ciò si spiega principalmente col fatto che un numero minore di persone ha chiesto protezione a Malta, in Italia e in Grecia. Tale diminuzione è tuttavia bilanciata da aumenti in altri paesi, come in Germania (+49%), Svezia (+32%), Danimarca (+30%), Turchia (+18%), Belgio (+16%) e Francia (+13%). Al contrario, sensibili diminuzioni sono state registrate in Norvegia (-42%) e Finlandia (-32%). Nel 2008 in Italia si era verificato un significativo aumento delle domande di asilo, in linea con gli standard europei (30.300). Molti di coloro che presentavano domanda arrivavano prevalentemente via mare. Nel 2009, il numero delle domande di asilo è diminuito drasticamente, tale calo va attribuito anche alle politiche restrittive attuate nel Canale di Sicilia da Italia e Libia, fra le quali i respingimenti in alto mare. Dal 2008 al 2009 le domande di asilo si sono quasi dimezzate (17,600). Nel 2010, questo trend è continuato con 8,200 domande (sulla base dei dati attualmente disponibili), classificando l’Italia al 14° posto per destinazione tra i 44 paesi industrializzat i . A livello di continenti, solo in Australia il numero di domande d’asilo presentate lo scorso anno è stato superiore a quello del 2009. In Australia le domande inoltrate sono state 8.250, per un aumento del 33%. Tuttavia le cifre relative a questo continente sono ben al di sotto dei livelli riscontrati in altri paesi - sia del mondo industrializzato che non industrializzato - e si sono rivelate inferiori di oltre un terzo se paragonate con quelle del 2001. Stati Uniti in cima alla classifica dei paesi destinatari di domande d’asilo. Se si prendono in considerazione i singoli paesi, gli Stati Uniti sono risultati ancora una volta - per il quinto anno consecutivo - il principale destinatario di domande d’asilo. Ogni sei domande d’asilo presentate nei paesi industrializzati considerati dal rapporto, una è stata depositata negli USA. Nel paese il numero di domande è aumentato di 6.500 rispetto all’anno precedente, anche per l’incremento di richieste d’asilo provenienti da cittadini di Cina e Messico. Al secondo posto, tra paesi che hanno ricevuto più richieste d’asilo, si trova ancora la Francia. Soprattutto provenienti da cittadini di Serbia, Federazione Russa e Repubblica Democratica del Congo, le 47.800 domande pervenute nel 2010. Il terzo paese con una crescita del 49% - è invece diventato la Germania, anche a seguito dell’aumento di domande presentate da cittadini di Serbia e Repubblica ex jugoslava di Macedonia. Si tratta di uno sviluppo ampiamente attribuibile al fatto che dal dicembre 2009 i cittadini di questi due paesi non hanno più bisogno di un visto per entrare nell’Unione Europea. Al quarto e quinto posto troviamo poi Svezia e Canada. Complessivamente, i primi cinque paesi hanno ricevuto più della metà (il 56%) del numero totale di domande d’asilo presentate in tutti i paesi presi in esame dal rapporto. Proviene da cittadini serbi il maggior numero di domande. Passando ora ai paesi d’origine, il più alto numero di domande - 28.900, si legge nel rapporto - è stato presentato da cittadini della Serbia, tra i quali vanno inclusi anche quelli provenienti dal Kosovo. La cifra rappresenta un aumento del 54% rispetto al 2009, quando il paese si collocava al sesto posto nella classifica dei paesi d’origine di richiedenti asilo. È interessante notare che la cifra del 2010 risulta vicina a quella del 2001, quando si era appena usciti dalla crisi del Kosovo. Al secondo posto - tra i paesi d’origine delle persone che hanno presentato domande d’asilo nel 2010 - si trova l’Afghanistan, con una diminuzione del 9% rispetto all’anno precedente. A differenza del 2009, quando la maggior parte degli afghani ha inoltrato la propria domanda in Norvegia e Regno Unito, l’anno scorso i paesi più richiesti sono stati Germania e Svezia. Terzi tra i richiedenti asilo del 2010 i cinesi, anche per la contemporanea sensibile diminuzione di domande presentate da cittadini di Iraq e Somalia. Per la prima volta dal 2005 infatti l’Iraq non è tra i primi due paesi d’origine di richiedenti asilo. Si trova ora invece al quarto posto, seguito dalla Federazione Russa. La Somalia - terza nel 2009 - si trova invece al sesto posto. […] “In definitiva - aggiunge l’Alto Commissario - è ancora il mondo in via di sviluppo a farsi carico della responsabilità maggiore nell’accoglienza dei rifugiati. Nonostante debbano far fronte a molte altre sfide, paesi come Liberia, Tunisia ed Egitto hanno tenuto aperte le proprie frontiere per le persone bisognose. Esorto tutti i paesi a sostenere il loro impegno”. Fonte: Unhcr 21 marzo 17 ASILO NEWSLETTER IMMIGRAZIONE LIBIA: TENSIONE ALLA FRONTIERA CON LA TUNISIA IMPEDISCE IL PASSAGGIO DEI CIVILI IN FUGA L’intensificarsi dei combattimenti al posto di frontiera libico-tunisino di Dehiba blocca il flusso di persone in fuga dalla regione libica di Western Mountains. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) teme che le persone in fuga vengano coinvolte negli scontri incrociati tra forze governative e ribelli per il controllo dell’area. Solo ieri, prima dell’escalation di combattimenti, lunghe file di autoveicoli carichi di famiglie erano incolonnate alla frontiera per entrare nel sud della Tunisia. Negli ultimi tre giorni era ripreso l’esodo di libici dall’impoverita regione di Western Mountains; ben 3.100 persone avevano attraversato il confine nella sola giornata di mercoledì. L’ingente numero di nuovi arrivi sta mettendo duramente alla prova le limitate risorse della regione frontaliera di Dehiba, nel sud-est della Tunisia. I campi allestiti per accogliere i rifugiati sono pieni oltre la capienza. Il campo dell’UNHCR a Ramada - progettato per ospitare 950 persone - ieri sera ne accoglieva circa duemila. L’Agenzia sta quindi provvedendo ad accrescere la capienza del campo fino a cinquemila persone. Fortunatamente la grande maggioranza di persone - più di trentamila - è ancora ospite delle comunità locali. Oltre ad aumentare la capacità ricettiva dei campi esistenti, l’UNHCR sta collaborando con le autorità locali per sostenere le famiglie che ospitano rifugiati. In collaborazione con Islamic Relief, Programma Alimentare Mondiale (PAM) e agenzie partner locali, l’UNHCR ha in programma di distribuire aiuti alimentari e non alimentari a migliaia di rifugiati e alla popolazione locale, palesemente sotto pressione. L’Agenzia sta anche trasportando aiuti d’emergenza nell’area di Ramada, tra cui depositi da campo, tende, materassi. I nuovi arrivati sono per la maggior parte donne, bambini e famiglie. L’UNHCR ha inoltre appreso dalla comunità somala nel campo di Choucha - nei pressi del posto di frontiera di Ras Adjir - che ieri mattina altri tre rifugiati somali sarebbero annegati nelle acque al largo della costa libica, in seguito al rovesciamento di un’imbarcazione diretta verso l’Italia con 280 africani a bordo. I tre facevano parte di un gruppo di venti persone che dieci giorni fa aveva lasciato il campo di Choucha per recarsi in Libia e imbarcarsi per l’Europa. Le vittime si aggiungono alle centinaia di persone annegate o disperse nel disperato tentativo di raggiungere dalla Libia - un rifugio sicuro in Europa. Fonte: Unhcr 29 aprile APPELLO PER LA DIFESA DEI PRINCIPI DEL SOCCORSO IN MARE E DELLA CONDIVISIONE DEGLI ONERI GINEVRA – In seguito alla sciagura che questa settimana ha coinvolto un’imbarcazione carica di rifugiati nel Mediterraneo, causando un’ingente perdita di vite umane, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) chiede all’Unione Europea di mettere in atto meccanismi più affidabili ed efficaci per il soccorso in mare. […] “E’ difficile comprendere come, in un momento in cui decine di migliaia di persone fuggono dal conflitto in Libia attraversando le frontiere terrestri con Tunisia ed Egitto - dove trovano sicurezza e ricevono accoglienza e aiuti - la protezione di chi fugge dalla Libia via mare non sembra avere la stessa priorità” […] Oltre 450,000 persone sono già fuggite dalla Libia per riversarsi nei paesi vicini, in Tunisia, Egitto, Niger, Algeria, Ciad, Sudan, Italia e Malta. Ma molti si trovano ancora bloccati in Libia a causa del conflitto in corso. L’UNHCR è particolarmente preoccupato per i rifugiati e richiedenti asilo a Misurata e nelle altre città libiche. Con il deteriorarsi della situazione in Libia, per molte persone la fuga via mare potrebbe rimanere l’unica soluzione. Le acque antistanti la costa libica sono tra le più trafficate del Mediterraneo e al momento ci sono molte navi, anche militari. “L’antica tradizione del salvataggio in mare potrebbe essere compromessa se gli stati iniziano a fare questioni di competenza. E’ per questo motivo che c’è bisogno di meccanismi di ricerca e soccorso più efficienti ed operativi,” ha detto la Feller. “Chiediamo inoltre ai capitani delle navi di continuare a fornire assistenza a chi si trova in pericolo in mare. […]” Nell’UE, Italia e Malta sono i due stati che si sono maggiormente fatti carico del flusso di persone originato dagli eventi in nord Africa ed è probabile che ci saranno altri arrivi. […] si potrebbe considerare un sostegno tecnico e finanziario, nonché l’utilizzo della Direttiva UE sulla Protezione Temporanea che mira ad armonizzare la concessione della protezione temporanea a chi fugge, in tutti i casi di “afflusso di massa”, sulla base della solidarietà fra stati membri. “Sebbene i meccanismi di protezione temporanea stabiliti dalla Direttiva non siano ancora stati utilizzati, è fondamentale che gli stati membri dell’UE, in questo caso Italia e Malta, ricevano rassicurazioni sul supporto e la solidarietà previsti nei casi in cui le circostanze lo richiedano” ha aggiunto la Feller. L’Agenzia dell’ONU per i rifugiati chiede inoltre agli stati membri dell’UE e ad altri stati di reinsediamento di offrire quote addizionali per i rifugiati in nord Africa, essendo il reinsediamento l’unica soluzione possibile per alcuni di loro. […] Fonte: Unhcr 8 aprile U.E. - IMMIGRAZIONE E ASILO. BARROSO: ENTRO 2012 POLITICA COMUNE UE “Entro il 2012 l'Unione europea si dotera' di una politica comune in materia di asilo". Lo ha detto il presidente della Commissione europea Jose Emanuel Barroso nel corso del suo intervento conclusivo alle giornate di studio del gruppo del PPE al Parlamento europeo in corso a Palermo. "La proposta -ha proseguito- sara' presentata nei prossimi mesi. Il fenomeno immigrazione non e' riducibile alla lotta all'immigrazione clandestina, dobbiamo pensare anche a come acco- gliere i richiedenti asilo. La Commissione ha proposto di rafforzare i poteri dell'agenzia Frontex per garantire che abbia risorse umane e finanziarie". Fonte: ADUC 6 maggio 18 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE SALUTE ITALIA - DEPRESSIONE POST-PARTO. SOPRATTUTTO IMMIGRATE Le donne immigrate sono piu' esposte alla depress i o n e post parto rispetto alle italiane. A dirlo sono gli esperti, che domani si inconteranno all'Ospedale Niguarda di Milano per un convegno internazionale su questa patologia, che colpisce il 13 per cento delle neo mamme. 'In una societa' come la nostra, in cui negli ultimi venti anni la presenza di immigrati e' passata da 320mila persone a 4 milioni e 300mila spiega Mariano Bassi, direttore della Struttura complessa di psichiatria del Niguarda e organizzatore del convegno - e il tasso di natalita' e' ormai sostenuto soprattutto dalle donne straniere, il tema degli aspetti transculturali non puo' non essere sentito, anche per quanto riguarda la depressione in gravidanza e nel periodo post partum'. Le donne immigrate, infatti, soprattutto quelle di recente immigrazione, 'sono piu' esposte alla depressione - aggiunge l'esperto perche' presentano maggiori fattori di rischio. Tra questi, lo stress derivante dal processo di acculturazione, la mancanza di un supporto sociale, conseguenza sia delle difficolta' linguistiche e culturali per le quali non riescono ad accedere ai servizi sanitari e sociali per avere sostegno, sia dalla lontananza dalla famiglia d'origine'. In particolare, 'nelle culture nord africana e sud americana la famiglia allargata, soprattutto nella sua componente femminile, rappresenta un punto di riferimento fondamentale, sia durante sia dopo il parto. Infine conclude Bassi - a pesare e' anche la condizione di precarieta' economica e abitativa in cui si trovano a vivere queste famiglie di recente immigrazione'. A questi poi si aggiungono altri fattori di rischio, comuni anche alle donne italiane, legati ad esempio alle variazioni ormonali o alla nuova condizione di essere madri. Fonte: ADUC 9 marzo 1/3 DELLE STRANIERE RICORRE ALL’ABORTO COME METODO CONTRACCETTIVO. L’ALLARME DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA. Una donna immigrata su tre utilizza l’aborto come metodo contraccettivo. È l’allarme lanciato dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) nel corso del convegno Immigrate e contraccezione: diritti negati. Secondo una ricerca condotta a Firenze dal Centro di riferimento regionale per la prevenzione e la cura delle complicazioni delle mutilazioni genitali femminili, cresce dunque l’emergenza aborto tra le donne straniere che vivono in Italia: il 33% vi ha fatto ricorso almeno una volta. L’interruzione di gravidanza viene utilizzata dunque come metodo contraccettivo, al pari della pillola, conosciuta dal 90% delle immigrate, ma provata solo dalla metà, o del preservativo, molto noto ma scarsamente utilizzato. “Nel nostro Paese – ha affermato il presidente della Sigo, Nicola Surico – un terzo del totale delle interruzio- ni volontarie di gravidanza è compiuto da appena il 3,5% della popolazione. Questa ricerca mostra che non manca tanto la conoscenza, quanto la possibilità di accedere agli strumenti e ai servizi disponibili”. Per affrontare il problema la Sigo punta sulle seconde generazioni per le quali ha promosso il progetto educazionale “Scegli tu”, che ha già portato alla realizzazione di opuscoli ad hoc, disponibili in 5 lingue (francese, cinese, arabo, rumeno, albanese) scaricabili dal sito www.sceglitu.it. È attivo inoltre il numero verde della contraccezione (800 555323 tutti i giorni feriali dalle 14 alle 17), a cui rispondono operatori formati e dove, un giorno a settimana, è disponibile la consulenza di una ginecologa. Fonte: Immigrazioneoggi.it 9 marzo IMMIGRATI: ARRIVANO SANI E SI AMMALANO QUI Sono cinque milioni i migranti in Italia, almeno quelli con il permesso di soggiorno, a cui si aggiungono diverse migliaia di "invisibili". Arrivano nel nostro paese per la maggior parte sani, e poi si ammalano qui. Tra le cause piu' frequenti di ricovero: traumi (25,9% dei ricoveri per gli uomini), malattie dell'apparato digerente (14% della popolazione di ambo i sessi), parti e complicanze della gravidanza per le donne (56,6%). In totale, sono arrivati da inizio anno circa 33.000 persone, poco piú di 24.000 tunisini, gli altri dalla Libia. Sono alcuni dei dati diffusi oggi in occasione della conferenza stampa 'Salute e migranti' promossa dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). I 18.000 arrivi a Lampedusa (dei quali 500 minori non accompagnati) dal Nord Africa in due mesi, sottolinea la Fnomceo, 'hanno da piu' parti fatto gridare alla 'emergenza migranti', emergenza che e' stata soprattutto di carattere sanitario per vie delle condizioni igieniche di accoglienza precarie'. Ma quello che sta accadendo a Lampedusa, affermano i medici, 'non e' che la punta dell'iceberg, a fronte di 5 mln di migranti in Italia'. E' dunque necessaria, e' il messaggio della Fnomceo, una 'reale integrazione, soprattutto in ambito sanitario'. E proprio per definire nuovi progetti di integrazione, l'Ordine dei medici della Provincia di Messina, in colla- borazione con Fnomceo, promuove il convegno 'Salute e Migranti. Un approccio all'integrazione e alla cooperazione sanitaria' che, il 17 e 18 giugno prossimi, vedrà affluire a Taormina (Me) medici e rappresentanti istituzionali da tutto il Mediterraneo allo scopo di avviare accordi di cooperazione in Sanita'. Fonte: ADUC 20 maggio 19 SALUTE NEWSLETTER IMMIGRAZIONE IL DIRITTO ALLA SALUTE PER GLI IRREGOLARI: LE CRITICITÀ DELLA LEGGE SECONDO UN’INDAGINE DEL NAGA DI MILANO. Per gli stranieri irregolari, il diritto alla salute è un diritto di carta. È quanto afferma un’indagine del Naga presentata ieri a Milano. Il diritto alla salute, secondo la legge italiana, è garantito anche per i cittadini privi di permesso di soggiorno (art. 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286) tramite l’erogazione del codice Straniero Temporaneamente Presente (STP). Tra novembre 2010 a metà marzo 2011 il Naga, a partire da un campione di 560 pazienti che si sono rivolti presso l’ambulatorio medico dell’Associazione, ha svolto un’indagine qualitativa sul campo per verificare l’effettiva prassi quotidiana dei singoli ospedali milanesi in relazione all’accesso alle cure per i cittadini stranieri irregolari e all’applicazione della normativa sanitaria in materia. “Crediamo che il livello di accesso alle cure per i cittadini stranieri possa essere inte- so come un termometro del grado di accoglienza e civiltà di un territorio” dichiarano Stefano Dalla Valle e Gugliemo Meregalli, i due medici volontari che hanno coordinato la ricerca. “Abbiamo quindi voluto verificare, con un’indagine sul campo, quale fosse il grado di salute del nostro territorio e abbiamo riscontrato una situazione sconfortante: una prassi disomogenea, una parziale disapplicazione della normativa, un’erogazione e una gestione del codice STP inefficiente e inefficace con la conseguente grave esclusione dal godimento del diritto alla salute per moltissimi cittadini stranieri irregolari bisognosi di cure”, proseguono i due medici. “Sinteticamente possiamo dire che i cittadini stranieri irregolari che necessitano di cure soffrono una doppia malattia: quella organica e quella derivante dal mancato accesso alle cure” hanno L’OMS APRIRÀ A ROMA UN NUOVO UFFICIO SUI MIGRANTI Un nuovo ufficio per coordinare le iniziative sanitarie legate al fenomeno migratorio nell’area euromediterranea verrà aperto a Roma dall’Organizzazione mondiale della sanità. A renderlo noto il ministro della Salute Fazio e il direttore generale dell’Oms Margaret Chang nel corso della Conferenza organizzata dall’Oms e dal Governo russo sugli stili di vita salutari e il controllo delle malattie cronico degenerative che si è concluso sabato scorso a Mosca.“Il nuovo ufficio – ha dichiarato il ministro Fazio – costituirà il primo presidio sul tema delle migrazioni della Regione Europa dell’Oms ed è un importante frutto concreto del vertice internazionale sul fenomeno migratorio nel Mediterraneo che abbiamo organizzato a Roma il 13 aprile scorso e al quale hanno partecipato, oltre all’Oms, la Commissione europea e i Paesi europei coinvolti nel fenomeno migratorio. L’ufficio dell’Oms di Roma collaborerà strettamente con il nostro Istituto nazionale dei migranti, che è impegnato nello studio dei profili sanitari dei fenomeni migratori e delle procedure epidemiologiche di controllo, già applicate con efficacia a Lampedusa e nei campi di raccolta dei migranti in Italia”. Fonte: Immigrazioneoggi.it 2 maggio dichiarato Dalla Valle e Meregalli. Durante la ricerca, in 455 casi il medico volontario Naga ha “risolto il caso” all’interno della visita stessa. Su 23 pazienti osservati dopo l’accesso al Pronto Soccorso, in 18 casi il codice STP non è stato assegnato, o è stato assegnato, ma al paziente non sono state garantite le cure successive. Il Naga ha inoltre inviato - e in alcuni casi anche accompagnato 82 pazienti, affetti da malattie croniche anche rilevanti, presso le strutture ospedaliere milanesi con richiesta di rilascio del codice STP. Nel 61,6% dei casi la richiesta di codice STP ha dato un risultato negativo. “Crediamo che la difficoltà, a volte l’impossibilità, per i cittadini stranieri irregolari di accedere alle cure mediche risieda principalmente in una precisa volontà politica di non applicare la normativa vigente creando, così, difficoltà nell’accesso e nel godimento del diritto alla salute” dichiara Pietro Massarotto, presidente del Naga. “Abbiamo individuato tre proposte che, se applicate, potrebbero modificare la situazione vigente: iscrivibilità dei cittadini stranieri irregolari nelle liste dei medici di medicina generale; applicazione omogenea della normativa nazionale vigente e conseguente rilascio e gestione successiva del codice STP in tutte le Strutture Sanitarie Pubbliche e convenzionate della Lombardia e, infine, campagne pubbliche di sensibilizzazione, formazione e informazione in merito alla normativa vigente e ai diritti fondamentali in materia di salute rivolte a tutto il personale sanitario e ai cittadini stranieri regolari e non”. Fonte: Immigrazioneoggi.it 14 aprile IN ITALIA 15 MILA MEDICI STRANIERI, +30% NEGLI ULTIMI 10 ANNI. Sono 15 mila i medici e dentisti stranieri iscritti all’Ordine italiano, cresciuti in dieci anni di circa il 30%, passando dai 10.900 di gennaio 2001 ai 14.737 di oggi. Oltre mille arrivano dalla Germania, 868 dalla Svizzera, 864 dalla Grecia, 756 dall’Ir a n . È quanto emerge dall’analisi sui camici bianchi nati all’estero – ma iscritti all’Ordine dei medici e degli odontoiatri italiano – elaborata per l’Adnkronos Salute dai ricercatori dell’Enpam, l’Ente nazionale di previdenza e assistenza della categoria. Circa 15 mila medici che molto presto, nel giro di 7 anni – come assicura Foad Aodi, palestinese, presidente dell’Amsi (Associazione di medici di origine straniera in Italia) – dovrebbero essere raggiunti da altri colleghi. Secondo le stime dell’Associazione, il numero di questi camici stranieri è destinato infatti ad aumentare di un altro 40%. Un bene, vista la prevista carenza di camici bianchi nel nostro Paese. […]I 15 mila medici stranieri lavorano perlopiù al Nord: in Lombardia (2.588), Veneto (1.425) Emilia Romagna (1.408) e Piemonte (1.019). Tanti anche gli iscritti agli ordini professionali del Lazio (2.303). A lavorare nel pubblico sono soprattutto gli stranieri arrivati negli anni ’60, ’70 e ’80 – provenienti soprattutto da Iran, Grecia, Palestina, Giordania – che si sono laureati e specializzati in Italia e ottenuto la cittadinanza. Fonte Immigrazioneoggi.it 27 aprile 20 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE INTEGRAZIONE ITALIA AL 2° POSTO IN EUROPA PER DISCRIMINAZIONE Il dossier “Enar Shadow Report” su dati relativi al 2009/2010, è stato presentato nei giorni scorsi al Parlamento europeo e si basa su dati non ufficiali ma forniti da associazioni e Ong impegnate nel campo della lotta alla discriminazione. Secondo questo dossier, in Italia la maggior parte delle vittime di discriminazione sono cittadini provenienti dall’Africa, rom e sinti. Per l’associazione gran parte delle responsabilità spettano alla politica di “anti immigrazione“ intrapresa dal Governo che viene associata ad una “retorica xenofoba” di alcune istituzioni politiche, oltre alla “legge 94 che ha criminalizzato l’immigrazione clandesti- na”. Al centro dell’accusa dell’Enar non manca la contestazione alla politica dei respingimenti in mare degli immigrati, svolti tra l'altro senza gli adeguati controlli per verificare chi sia in possesso dei requisiti necessari per richiedere l’asilo. Molti dubbi vengono sollevati anche per i casi di controllo dei cittadini immigrati ritenuti sospetti. Il rapporto Enar dedica un intera sezione al caso dell' "Ethnic profiling", citando casi di presunta discriminazione come i controlli della polizia che lo scorso anno fecero molto discutere durante l’operazione White Christmas, quando vennero perquisite le abita- SECONDE GENERAZIONI: PER ATTRAVERSO LA FAMIGLIA. I giovani di seconda generazione si riconoscono nella nostra società più dei loro coetanei italiani e credono che la famiglia sia una risorsa per l’integrazione. È questo il dato principale emerso in una ricerca che la Fondazione Silvano Andolfi ha condotto per conto dell’Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri del Cnel. Lo studio, presentato ieri a Roma, è stato realizzato su un campione di 751 giovani tra i 15 e i 19 anni, di cui 414 di origine straniera e 337 di origine italiana (gruppo di controllo), reclutati all’interno delle scuole medie superiori. Dall’indagine emerge che la quasi totalità del campione (90%) è arrivato in I zione di molti stranieri per verificarne i permessi di soggiorno nel bresciano. Al centro della critica all'Italia anche le misure contro i rom e i sinti basate, secondo l’agenzia, quasi esclusivamente con la pratica degli sgomberi forzati. Secondo l’Enar, dunque, non sono stati compiuti sforzi per combattere il razzismo ne il problema è stato affrontato in modo efficace per favorire l'inclusione sociale dei migranti. Tra le raccomandazioni contenute nella relazione, RAGAZZI Italia nella primissima infanzia dall’Europa dell'Est (29,3%), dal Nord Africa (27,8%) e dall’Asia (24,7%) ed è in prevalenza di religione musulmana (44,2%). Gli adolescenti immigrati appartengono a famiglie più numerose rispetto a quelle dei coetanei italiani, in cui la madre è nella maggior parte dei casi casalinga (38,9%) o lavora come collaboratrice domestica/badante (29,2%), mentre il padre è operaio (40,1%). Per la maggior parte (64,5%) la propria famiglia è una risorsa per l’integrazione e nel 70% dei casi tutti i componenti parlano italiano anche in casa. La seconda generazione afferma nella stragrande maggioranza dei casi di sentirsi vicina allo STRANIERI i principali risultano quelli di "adottare una politica di immigrazione basata sul pieno riconoscimento dei diritti dei migranti e di non affrontare il problema solo come una questione di sicurezza."Dall'Enar richiedono inolt re "l’approvazione di una legge organica per la protezione dei richiedenti asilo politico e di abbandonare il principio del respingimento in mare". Fonte: Stranieriinitalia 26 aprile L’INTEGRAZIONE stile di vita italiano (79%) e i tre quarti del campione ritiene che la propria famiglia sia bene integrata in Italia, dove la società non è poi così diversa da quella della famiglia di origine. I giovani immigrati, secondo i ricercatori, non hanno grandi difficoltà scolastiche, né problemi di integrazione con compagni e insegnanti, ma nemmeno molta voglia di studiare. Sognano di aiutare economicamente la famiglia (64,5%) e trovare un lavoro stabile e sicuro (63,4%), di andare a vivere all’estero (44,6%) e di frequentare l’università (40,1%). Riguardo la partecipazione sociale, il 54,8% è motivato ad aiutare gli altri e a migliorare la società in cui vive riferendosi, nel 18% dei casi, PASSA ai fenomeni di razzismo e discriminazione. Tuttavia, i giovani immigrati non sono molto ottimisti: ben il 76,7% degli adolescenti pensa di non avere alcuna possibilità di cambiare il mondo. Fonte: Immigrazioneoggi.it 5 aprile 21 INTEGRAZIONE NEWSLETTER IMMIGRAZIONE ITALIA - IMMIGRATI IL 12% DEI GESTORI DI BAR E RISTORANTI Parla straniero il dodici per cento dei bar e ristoranti in Italia, totalizzando 38.360 imprese dove gli immigrati sono titolari (9,8%) o gestori attraverso societa' di capitali (11%) piuttosto che societa' di persone (15,2%). Sono i dati che emergono da un'indagine di Fipe Confcommercio sulle imprese della ristorazione gestite dagli immigrati in Italia. Tra le imprese straniere primeggiano i ristoranti, con una quota del 13,8%. Quelli prettamente etnici sono 2500, con una prevalenza di quelli cinesi (1.883, per una quota del 75%), seguiti dai giapponesi (9,3%), africani (3,2%), brasiliani (2,8%) e messicana (2%). Avanzano anche i bar format di piu' recente scoperta da parte degli immigrati, sottolinea Fipe - con un 10,2% di quota. I locali stranieri si concentrano soprattutto al Nord, con il primato della Lombardia (8.370 imprese), seguita da Lazio (4.167), Veneto (4.076), Emilia Romagna (4.064), Piemonte (3.230) e Toscana (2.641). In queste sei regioni si concentrano i tre quarti delle imprese straniere attive nella ristorazione in Italia. Per il direttore generale della Fipe-Confcommercio, Edi Sommariva, 'i segnali che giungono dalla demografia imprenditoriale e dal mercato spingono a prevedere un irrobustimento della presenza degli stranieri nel settore'. 'Un fenomeno - conclude Sommariva - che puo' essere interpretato, tra l'altro, anche come la spia della perdita di appeal del mondo della ristorazione per gli imprenditori di casa nostra, dovuta sia alle crescenti difficolta' di mercato che agli ingenti carichi di impegno e di lavoro che richiedono queste attivita''. Fonte: ADUC 7 maggio ITALIA - REATI CINESI IN ITALIA: ESSENZIALMENTE VIOLAZIONI LEGGE IMMIGRAZIONE I reati commessi dai cittadini cinesi in Italia riguardano prevalentemente la violazione delle norme sull'immigrazione, corrispondenti nel periodo 2004-2010 a 28.464 persone denunciate, tra queste 5.329 per promozione e favoreggiamento dell'immigrazione illegale. E' quanto emerge dall'indagine, presentata a Roma, su 'Le caratteristiche della criminalita' organizzata cinese in Italia' realizzata dall'Osservatorio Socio-Economico sulla Criminalita' del Cnel. Sempre nel periodo 20042010, spiega il Cnel, seguono, in ordine decrescente, lo sfruttamento della prostituzione (1.896), le lesioni dolose (1.357), la contraffazione di marchi (1.069), i furti (920), l'associazione a delinquere ex art. 416 c.p. (849), le estorsioni (491), i reati legati agli stupefacenti (441), le rapine (34), i tentati omicidi (181) e gli omicidi volontari consumati (108). Caratterizzati da un numero oscuro probabilmente molto alto, i reati riconducibili ai cittadini cinesi 'evidenziano valori di gran lunga inferiori rispetto ad altre collettivita' straniere presenti in Italia'. I principali mutamenti avvenuti nell'ambito dell'immigrazione illegale riguardano l'ampliamento delle aree di origine dei migranti cinesi: in passato circoscritte alle province del Zhejiang e Fujian, oggi interessano in particolar modo il NordEst della Cina. Per coloro che arrivano in aereo direttamente dal paese di origine il costo del trasporto illegale e' sensibilmente diminuito: da 15 mila euro di alcuni anni fa a circa 8-9 mila euro. Fonte: ADUC 18 maggio RAPPORTO INPS-CARITAS: 2,7 MILIONI DI IMMIGRATI CONTRIBUENTI ALL’INPS, POCO PIÙ DI 100 MILA LE PENSIONI PAGATE A STRANIERI. 2,7 milioni di assicurati stranieri all’Inps a fronte di poco più di 100 mila pensionati immigrati. È questo l’apporto degli immigrati che lavorano regolarmente in Italia e versano i contributi all’istituto Previdenziale. Due terzi lavorano nelle regioni del Nord (1,7 milioni), mentre al Centro sono 650.000 (il 23,8%) e al Sud 380.000 (il 13,9%). Questa la fotografia del lavoro immigrato che emerge dal Rapporto Inps-Caritas “Lavoratori di origine immigrata iscritti all’Inps” presentato a Roma. Secondo lo studio, al Nord si concentrano i lavoratori dipendenti delle imprese (soprattutto metalmeccaniche e commercio), mentre nel Centro è rilevante e “ben superiore alla media” la concentrazione degli immigrati occupati nel settore domestico (un terzo dei casi), e nel Mezzogiorno quella degli operai agricoli. La Lombardia da sola accoglie più di un quinto degli iscritti Inps immigrati (il 21,2%), una quota superiore a quella dell’intero Mezzogiorno. Nel complesso, 1,7 milioni sono i dipendenti delle aziende mentre i lavoratori domestici sono 479.000, tre quarti degli addetti del settore. Gli operai agricoli sono 231.000 mentre i lavoratori autonomi sono oltre 293.000, il 10,8% del totale. Tra i lavoratori dipendenti delle aziende è prevalente il settore commerciale con negozi, bar e ristoranti (716.944 addetti, il 41,6% del totale) ma è in edilizia con 335.105 addetti che si registra la massima incidenza di immigrati sui lavoratori totali (il 22,6%). Gli immigrati sono in genere inquadrati nelle aziende ai livelli più bassi, con l’81,9% iscritto come operaio e il 7,4% come apprendista e percepiscono una retribuzio- ne media annua di oltre il 24% inferiore all’insieme degli assicurati con la stessa qualifica. Secondo alcune proiezioni riferite al 2010, i ricercatori individuano 135 mila stranieri pensionati (sono poco più di 100 mila al 2007), pari al 3,3% del totale degli stranieri residenti (1 ogni 30) a fronte del 23,5% (quasi 1 ogni 4) per il totale dei residenti in Italia. Le stesse stime, per il 2020, prevedono 625 mila “probabili pensionati stranieri” pari al 6% del totale dei residenti stranieri in Italia. “Questo andamento – si legge nel rapporto – significa che l’apporto positivo, garantito attualmente dagli immigrati al sistema previdenziale, è destinato a durare per un numero di anni non trascurabile, senza dimenticare che questo potrebbe essere ancor più rilevante se si riuscisse a promuovere a pieno l’inserimento regolare dei migranti tanto nel mondo del lavoro che, di riflesso, nella copertura previdenziale”. “Il rapporto Inps-Caritas sugli immigrati che lavorano in Italia – ha dichiarato il presidente dell’Istituto Antonio Mastrapasqua – costituisce un contributo importante alla conoscenza del Paese e si pone come premessa per la difesa della legalità e il contrasto al lavoro nero che l’Inps conduce da anni. Il lavoro e i contributi non hanno colore né nazionalità, creano tutti insieme la ricchezza dell’intero Paese; ma i numeri offerti dal rapporto che viene presentato domani assicurano una migliore conoscenza del nostro mercato del lavoro e delle sue caratteristiche”. Fonte: immigrazione oggi 9 giugno 22 INTEGRAZIONE NEWSLETTER IMMIGRAZIONE FRANCIA - FIGLI DI IMMIGRATI PIU' POVERI Secondo uno studio pubblicato il 28 aprile dall'Insee, su reddito e patrimonio delle famiglie, il livello di vita dei discendenti da immigrati e' inferiore a quello dei bambini i cui genitori sono nati in Francia. Lo studio mostra che i figli degli immigrati sono piu' esposti alla poverta' ma la differenza puo' fortmente variare rispetto alla loro origine: il rischio di essere poveri e' maggiore per i discendenti di immigrati africani che per i discendenti di immigrati da altri Paesi europei. Fonte: ADUC 29 aprile MINORI STRANIERI: PER SAVE THE CHILDREN LA LEGGE SULLA SICUREZZA “SI STA RIVELANDO UN SERIO OSTACOLO PER IL PERCORSO DI INTEGRAZIONE DEI MINORI”. IL QUADRO DELL'UE PER INTEGRAZIONE DEI ROM Un nuovo piano punta a migliorare l'accesso dei rom a istruzione, sanità, alloggi e lavoro. Il termine generico rom si riferisce a una serie di gruppi che si possono autodefinire rom, zingari, manouches, ashkali o sinti. Con una popolazione di circa 11 milioni di persone, rappresentano la più grande minoranza etnica d'Europa. Comunità rom sono presenti in quasi tutti i paesi dell'UE. In Europa questa minoranza vive in condizioni molto più precarie rispetto al resto della popolazione. Molti rom non hanno l'istruzione necessaria per trovare un lavoro. Spesso hanno un'aspettativa di vita più breve e vivono in alloggi degradati. Il quadro dell'UE per le strategie nazionali in materia di integrazione dei rom fissa una serie di obiettivi a livello europeo per migliorare la qualità della vita di questa gente e colmare il divario socioeconomico che è alla base della sua emarginazione sociale. Gli obiettivi del piano sono: tanti minori che hanno genitori irregolari e per i minori stranieri non accompagnati. L’introduzione del reato d’ingresso e soggiorno illegale e dei vincoli stringenti per il riconoscimento del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, mettono a rischio il diritto alla salute e all’unità familiare dei minori con genitori irregolari e i percorsi di integrazione dei minori stranieri non accompagnati”. Sono quasi un milione i minori stranieri residenti in Italia, un decimo della popolazione minorile totale. Di questi, i non accompagnati, sono 4.438, un dato sicuramente per difetto che non considera per esempio i richiedenti asilo. E sono circa 1.300 i minori approdati in Sicilia negli ultimi c i n q u e m e s i . Sono i dati forniti Save the Children Italia che coordina Crc, un network di 89 organizzazioni che lavorano per l’attuazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Rispetto a questo vasto gruppo di minori, la legge sulla sicurezza – scrive nel suo rapporto Crc – si sta rivelando “un ostacolo per il percorso d’integrazione di LE Fonte: Immigrazioneoggi.it 29 maggio STRATEGIE 1) garantire che tutti i bambini rom portino a termine il ciclo della scuola primaria: da un'indagine condotta in sei paesi dell'UE è emerso che attualmente la percentuale non supera il 42% 2) pieno accesso alla formazione professionale, al mercato del lavoro e ai piani per il lavoro autonomo: il tasso di occupazione, soprattutto tra le donne, è ben al di sotto della media europea 3) parità di accesso all'assistenza sanitaria, alle cure preventive e ai servizi sociali: lo scopo prioritario è ridurre il tasso di mortalità infantile NAZIONALI sfare meglio le esigenze dei rom. Attualmente, la maggior parte dei paesi membri non impiega in modo ottimale le risorse fornite dall'UE per sostenere progetti destinati a questa minoranza. Garantire che i rom abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità di chiunque altro è importante per la loro integrazione e per la coesione sociale. Questa strategia porterà anche dei vantaggi economici. Una volta acquisite le qualifiche necessarie per trovare lavoro, i rom potranno contribuire alla produttività economica, IN MATERIA DI con conseguente riduzione delle prestazioni sociali e aumento del gettito fiscale. La Commissione controllerà l'andamento delle strategie nazionali per l'integrazione dei rom, in particolare attraverso l'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali , e riferirà in merito al Parlamento e al Consiglio con scadenza annuale. Fonte: Commissione Europea 13 aprile 4) parità di accesso agli alloggi, compresi gli alloggi sociali: allacciamento delle comunità rom alla rete idrica ed elettrica e altre misure. Entro la fine di quest'anno i singoli paesi dell'UE dovranno elaborare le proprie strategie nazionali applicando tali orientamenti. Il piano propone inoltre alcune soluzioni per utilizzare in maniera più efficace i fondi dell'UE e soddi- 23 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE INFO LEGALI RIFUGIATI CHE SCAPPANO DA GUERRA E VIOLENZA. CASSAZIONE: TRE ANNI DI PERMESSO DI SOGGIORNO In tempi di emergenzaprofughi dal Nordafrica la Suprema corte mette i paletti fra rifugiati e semplici immigrati. Allo straniero non basta fuggire da un faida tribale nella comunità d`appartenenza per ottenere la protezione internazionale: per conseguire lo status di rifugiato serve una situazione di pericolo che sia generalizzata a tutto il Paese d`origine, come una guerra civile o una guerra con un paese terzo. In questo caso, può essere rilasciato un permesso di soggiorno sostenuto da ragioni umanitarie: la nuova misura della protezione sussidiaria, che pure offre un permesso di soggiorno triennale, va infatti riconosciuta a chi in patria rischia la pena di morte o la tortura. Lo precisa - riporta il sito Cassazione.net - un`ordinanza del 24 marzo 2011 emessa dalla sesta sezione civile della Cassazione. La sentenza verte sul caso specifico di un cittadino del Burkina Faso, giunto in Italia in un barcone dalla Libia, dove "non è previsto un sistema di protezione per i rifugiati", che chiedeva la tutela riservata ai richiedenti asilo. Oggi, chi nel Paese d`origine rischia di essere condannato a morte o seviziato può avere in Italia una misura di protezione internazionale stabile, accompagnata da permesso di soggiorno triennale e da un complesso quadro di diritti e facoltà: spetta alle commissioni territoriali pronunciarsi in materia. E, nello specifico, lo straniero non poteva vanta- IMMIGRATI CLANDESTINI. GRAVI PATOLOGIE Non puo' essere espulso dal nostro Paese l'immigrato irregolare che sta seguendo in Italia terapie contro gravi patologie, quali l'Aids. Lo si evince da una sentenza con cui la prima sezione civile della Cassazione ha accolto in parte il ricorso di un tunisino contro la decisione del giudice di pace di Milano di confermare il decreto di espulsione disposto nei suoi confronti dal prefetto del capoluogo lombardo. L'extracomunitario, in particolare, aveva documentato, con una cartella clinica redatta nel Carcere di Opera dove era stato detenuto e atti provenienti dall'Ospedale Maggiore, di essere stato sottoposto a terapia antiretrovirale, ed aveva illustrato anche la "assoluta inadeguatezza della re una situazione tale da meritare la protezione richiesta, dicendosi in fuga dopo i tumulti scoppiati p e r l`elezione del capo villaggio. Lo straniero che presenta la domanda di protezione internazionale, anche se indistinta, ha diritto all`esame delle condizioni di riconoscimento delle due misure di protezione internazionale, la principale e la sussidiaria. Ma ciò non esclude che gli possa essere rilasciato un permesso sostenuto da ragioni umanitarie o da obblighi internazionali o costituzionali diversi da quelli derivanti dall`articolo 3 della convezione europea dei diritti dell`uomo, ossia la minaccia CASSAZIONE: terapia somministrata dal servizio sanitario tunisino all'atto del rimpatrio". Per la Suprema Corte, il giudice di pace ha commesso un "errore di diritto" e la sua decisione "appare decisamente carente sia nel non aver esaminato i termini assunti a confronti sia nell'aver accollato a paziente affetto da grave sindrome Hiv l'onere di dimostrare che le terapie di rimpatrio non sarebbero equipollenti a quelle praticate in Italia". Gli ermellini ricordano che "sono coperti dalla garanzia della temporanea inespellibilita' - si legge nella sentenza n.7615 - quegli interventi e solo quelli che, successivi alla somministrazione immediata di farmaci essenziali per la vita, siano indispensabili al completa- NO A grave e individuale alla vita o alla persona di un civile derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale. Attenzione, però: se esistono gravi motivi umanitari, anche diversi da quelli posti alla base della domanda di protezione sussidiaria, le commissioni territoriali devono trasmettere gli atti alla questura per l`eventuale permesso di soggiorno: si tratta di una misura residuale, non a caso limitata nel tempo, ad esempio perché legittimata dalla particolare condizione personale del richiedente oppure da una speranza di rapida evoluzione della situazione nel Paese d`origine. Fonte: ADUC 25 marzo ESPULSIONE mento dei primi od al conseguimento della loro efficacia, nel mentre restano esclusi quei trattamenti di mantenimento o di controllo che, se pur indispensabili ad assicurare una 'spes vitae' per il paziente, fuoriescono dalla correlazione strumentale con l'efficacia immediata dell'intervento sanitario indifferibile ed urgente". La situazione di inespellibilita' temporanea, prevista dal testo unico sull'immigrazione (dlgs 286/1998) e' "correlata osservano i giudici di piazza Cavour- ad una condizione di necessita' di un intervento sanitario non limitata all'area del pronto soccorso od a quella della medicina d'urgenza, bensi' estesa, perche' la garanzia normativa sia conforme al dettato costitu- PER MALATI zionale, alle esigenze di apprestare gli interventi essenziali 'quoad vitam' diretti alla eliminazione della grave patologia che affligge lo straniero". Si tratta quindi di "distinguere -conclude la Cassazione, annullando con rinvio il verdetto del giudice milanese, che dovra' riesaminare il caso- tra interventi indifferibili (anche se di consistenza temporale non irrilevante) che rendono inespellibile lo straniero irregolare che di essi necessiti ed interventi sanitari che qualunque straniero puo' fruire in Italia ove chieda ed ottenga, previa valutazione dell'autorita' amministrativa, il previsto permesso di soggiorno per cure mediche". Fonte: ADUC 4 aprile 24 INFO LEGALI NEWSLETTER IMMIGRAZIONE NUOVE DISPOSIZIONI SUL RILASCIO DELLA CARTA D'IDENTITÀ AI MINORI Emanata dal Ministero dell'Interno la circolare n. 15 del 26 maggio 2011. Circolare del Ministero dell'Interno n. 15 del 26 maggio 2011 (139.75 KB) L'art. 10, comma 5 del Decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 prevede nuove disposizioni in materia di rilascio della Carta d'identità ai minori modificando l'art. 3 del T.U.L.P.S., di cui al regio-decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante la disciplina di tale documento. Il Ministero dell'Interno precisa nella nota che le misure relative al rilascio e alla durata di validità del documento ai minori si applicano anche alle carte d'identità non valide per l'espatrio, rilasciate ai cittadini stranieri. Le modifiche riguardano l'età per il rilascio della carta d'identità : viene soppresso il limite minimo di età precedentemente fissato in anni quindici, ed è stabilita una validità temporale di tale documento, diversa a seconda dell'età del minore. In particolare, è previsto che la carta d'identità rilasciata ai minori di anni tre abbia una validità di tre anni, mentre quella rilasciata ai minori di età compresa fra i tre ed i diciotto anni abbia una validità di cinque anni. Rimane necessario l'assenso dei genitori o di chi ne fa le veci, oltre che la dichiarazione di assenza di motivi ostativi all'espatrio, ai sensi dell'art. l del D.P.R. n. 649/1974; Il Decreto-legge prevede, inoltre, l'esenzione dell'obbligo di rilevamento delle impronte digitali per i minori di età inferiore ai dodici anni. Fonte: ASGI 7 giugno LA C.D. “DOPPIA ESPULSIONE” NON È OSTATIVA ALLA SANATORIA COLF E BADANTI DEL SETTEMBRE 2009. LO STABILISCE UN’IMPORTANTE SENTENZA DELL’ADUNANZA PLENARIA DEL CONSIGLIO DI STATO. La c.d. “doppia espulsione” non è ostativa alla sanatoria colf e badanti del settembre 2009: lo stabilisce un’importante sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato. L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato (massimo organo della giustizia amministrativa), in data 10.5.2011, ha definitivamente messo la parola fine alla controversa questione della ’ammissibilità alla regolarizzazione 2009 di colf e badanti degli stranieri condannati per non avere eseguito le espulsioni (si tratta di un meccanismo complesso della legge Bossi-Fini secondo cui lo straniero espulso deve allontanarsi immediatamente e se non lo fa viene arrestato e penalmente punito). Secondo una circolare del Capo della polizia non poteva beneficiare della regolarizzazione lo straniero che aveva avuto una condanna di quel tipo. Sulla questione la giurisprudenza si è divisa sino alla decisione di ieri dell’Adunanza Plenaria che ha deciso la non ostatività di quei tipi di condanna. La decisione giunge dopo la nota sentenza della Corte di giustizia dell’U.E. del 28 apri- le scorso che ha decretato il de profundis dei reati della Bossi-Fini di inosservanza della espulsione, in quanto incompatibili con la disciplina comunitaria delle decisioni di rimpatrio. Conseguentemente il Consiglio di Stato, ritenendo abolito tale reato ha deciso che le relative condanne non possono essere ostative alla regolarizzazione del 2009. Tale decisione si inserisce felicemente nel novero dei provvedimenti giudiziari che hanno cassato talune innovazioni fortemente volute dall’attuale compagine governativa in materia di immigrazione: - omessa esibizione del permesso di soggiorno da parte di irregolari: abolitio criminis ad opera delle Sezioni Unite della Corte di cassazione il 24.2.1011; - reato di disobbedienza all’ordine di allontanamento: incompatibile col diritto europeo e pertanto abolito per opera della CGE e di tre sentenze della Corte di cassazione del 28 aprile; - esclusione dalla sanatoria del 2009 per “doppia espulsione”: illegittima ad opera del Consiglio di Stato. Fonte: ASGI 11 maggio - aggravante di clandestinità: dichiarata incostituzionale nel 2010; 25 NEWSLETTER IMMIGRAZIONE CARITAS NEWS COORDINAMENTO CARITAS ALLA DOMUS SANCTI PETRI: ACCOGLIENZA CON CALORE E INTELLIGENZA MODICA — Calore e intelligenza. Sono i due cardini, secondo Maurilio Assenza, direttore della Caritas cittadina, da rinsaldare per porre le basi di una fratellanza secondo i principi del Vangelo, senza tenere conto di alcuna distinzione, religiosa, politica, etnica che sia. Accoglienza e integrazione sono le parole chiave del Coordinamento nazionale immigrazione 2011, organizzato dalla Caritas italiana, in collaborazione con la Caritas diocesana di Noto e di Ragusa, svoltosi alla Domus Sancti Petri di Modica, parole chiave che non possono prescindere dalla necessità di una rete tra i vari soggetti coinvolti nelle diverse fasi dell'immigrazione: dallo sbarco e dunque il primo soccorso alla sistemazione provvisoria e poi definitiva, eventuale rimpatrio, ecc. "Il coordinamento nazionale immigrazione, che ha scelto Modica come città "media", vale a dire non interessata direttamente dagli sbarchi, ma sicuramente coinvolta in modo indiretto - ha detto Assenza - è servito a fare il punto della situazione sul fenomeno sbarchi, avendo chiara la collocazione della nostra terra nel Mediterraneo e nella storia. Gli immigrati sono uomini, ma spesso lo si dimentica. Bisogna lavorare affinché si creino le condizioni per poterli accogliere e integrare". "In questa tregiorni - ha tirato le somme Oliviero Forti, responsabile dell'area immigrazione per la Caritas italiana - è emersa la necessità di pervenire ad una definizione chiara di un piano accoglienza che possa essere sottoposto a tutti gli attori di volta in volta coinvolti. È auspicabile un tavolo congiunto con essi, in modo da confrontarsi e raggiungere lo scopo". La mancanza di regole precise era stata sottolineata anche durante i giorni precedenti, mettendo in risalto la confusione in cui spesso si incorre e l'emergere di conflitti di interesse, come quello rappresentato dalla figura del tutore del minore straniero non accompagnato, assegnata dal comune, ente che è obbligato a sborsare la retta per 100 giorni di permanenza dell'immigrato sul territorio e che quindi non ha alcun interesse a mantenere il minore sul territorio. Realtà regionali diverse a confronto, rappre- BAGNASCO VISITERA' LAMPEDUSA; FORTI (CARITAS): CONTENTI PER ATTENZIONE CHIESA ITALIANA “Siamo contenti della visita del card. Bagnasco a Lampedusa perché dimostra una attenzione sempre più qualificata della Chiesa italiana su queste vicende”. Così commenta al SIR Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas italiana, la notizia della visita del presidente della Cei card. Angelo Bagnasco a Lampedusa, il prossimo 18 maggio. Forti è in questi giorni a Modica (fino a domani), per l’incontro del Coordinamento nazionale immigrazione che riunisce le Caritas diocesane di tutta Italia coinvolte nell’- accoglienza degli immigrati. […] Al convegno di Modica, al quale partecipano 80 rappresentanti di 50 diocesi, ieri è stato fatto il punto sulla dimensione geopolitica nel Mediterraneo, con considerazioni sugli scenari futuri, a livello economico e sul fronte migrazioni da parte di Fabrizio Maronta, di Limes. […] Anche il giornalista Gabriele Del Grande, di Fortress Europe, di ritorno da Misurata, ha portato ieri una testimonianza. A suo avviso “la ribellione libica non nasce da conflitti tribali ma da un sentimento di libertà che sta spin- gendo persone molto giovani ed istruite a imbracciare le armi, perché vogliono recuperare tanti anni di oppressione”. […] Raffaele Giardina, della Capitaneria di Porto di Pozzallo, ha ricordato che negli ultimi anni hanno salvato 5.000 persone […]Barbara Molinario, dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) è tornata a chiedere “maggiore chiarezza sull’accoglienza. […] (Sir) Fonte: Sir 12 maggio sentate dai delegati delle Caritas, che hanno mostrato in maniera tangibile come il modus operandi non sia unificato nello Stivale, così come anche l'intervento di tipo sanitario. "È necessario! adoperarsi affinché siano garantiti a tutti i diritti fondamentali dell'individuo - ha detto Salvatore Geraci, coordinatore del gruppo sanitario della Caritas italiana -. Dal confronto è emerso il differente approccio, nelle Regioni, al servizio sanitario nazionale da parte dell'immigrato. L'impegno della Caritas sta nell'attivarsi perché si possano mettere in rete le esperienze che serviranno a relazionarsi con l'immigrato. Innanzitutto viene la dignità della persona, quindi il rispetto dei suoi diritti, e ciò scaturisce solo dalla competenza con cui questa gente viene accolta e integrata". Fonte: La Sicilia 14 maggio IN BREVE Immigrati: Caritas, serve cabina di regia centrale per gestire flussi“Serve ormai una cabina di regia centrale per gestire i nuovi flussi di immigrati, secondo noi questa puo' essere costituita dallo Sprar dell'Anci, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati dell'Associazione comuni italiani''. E' quanto ha detto all'ADNKRONOS Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas italiana in merito alla ripresa fortge dei flussi migratori che ha investito Lampedusa. Fonte: Adnkronos 13 maggio 26