Mito,miti e mitologie
Il mito greco
La rivista letteraria parigina Europe esce nel 2004 con un numero dedicato a
Mythe e Mythologie dans l’antiquité gréco romaine .
Si tratta di un numero affidato a “specialisti “, filologi e letterati esperti grecisti.
L’obiettivo è il mito che come si sa è ancora per eccellenza mito greco.
Almeno nella prospettiva occidentale .Quindi il numero sarà dedicato alla mitologia
greca.
In apertura un brevissimo articolo del curatore ( Bernardo Mezzadri ) propone il
tema di fondo sul mito in generale con il titolo Le Mythe objet tabou il mito come
oggetto proibito 1.
La presentazione dell’objet come proibito non è molto chiara ma risulta efficace.
La dimensione “ mito” è un lungo “luogo” di riflessione della cultura del 900 e per
quanto riguarda lo specifico del “mito greco” possiamo dire è importante la
riflessione di Christa Wolf : il mito greco rimane il pozzo inesauribile al quale
attingere ,almeno per la cultura europea (Wolf 1999) 2.
Già Frederich Creuzer nella sua Symbolik agli inizi del XIX secolo in pieno
periodo romantico aveva definito la Grecia ,l’Ellade,come generatrice di miti
“mythotokos Hellas” 3 .
1
“ Mythe er Mythologie dans l’antiquitè greco-romaine “ Europe revue littéraire mensuelle ,aut….
septembre 2004
2
Christa Wolf 1999 E’la postfazione alla celebre Medea .Voci del 1996 dove Medea è
liberata dalla colpa di figlicidio con la quale è presentata da Euripide nell’omonima tragedia . La
Wolf segue un suggerimento filologico che coerentemente alla grande libertà del mito recupera la
variante secondo la quale non è Medea ad uccidere i figli ma i figli sono lapidati dagli abitanti di
Corinto. E’ salvato così nell’interpretazione della Wolf il “senso materno” della protagonista
nell’ottica, purtroppo utopica, che non può ammettere una madre figlicida . Sul tema di Medea vedi
Lara Laffranchini tesi sul sito web http://www.lett.units/ichco Su Medea anche Chirassi Colombo,
La Grecia,l’Oriente e Pasolini. Riflessioni su Medea ,in La questione delle influenze vicino
orientali sulla religione greca , atti del colloquio internazionale Roma 1999, Roma 2001 pp.341361.……
3
F. Creuzer Symbolik und Mythologie der alten Vılker 1810-1812 con molte successive riedizioni
e modifiche. La traduzione italiana della prima parte della II edizione del 1819 è pubblicata a cura
di Giampiero Moretti F.Creuzer Simbolica e Mitologia Roma 2004 Per Creuzer ed i mitologisti
della scuola di Heidelberg del primo 800 il mito esprime una Weltanschaung ,una
rappresentazione del mondo attraverso un particolare linguaggio ,il sermo mythicus o symbolicus
che contiene verità originarie che si sono poi confuse e perdute . E’il punto di partenza sul quale
I miti,i racconti, elaborati dai Greci sono inesauribilmente offerti al pensiero
occidentale coinvolto nella interpretazione e reinterpretazione del senso di quei
racconti. E capire il mito è importante perché il mito- il mito greco in particolaresecondo una particolare prospettiva riflette un sapere originario progressivamente
perduto .
Creuzer riprende Schelling che nella sua Introduzione alla Filosofia della Mitologia
aveva voluto rilanciare l’antica,collaudata pratica di quella interpretazione allegorica
da molto tempo utilizzata per capire il “senso” di un testo mitico che gioca tutto
sulla dicotomia tra senso apparente e senso nascosto.
L’interpretazione allegorica può valere anche per un racconto presentato non come
“ mitico” ma come “vero” tuttavia ritenuto non immediatamente comprensibile.
Anche il Libro,il Biblion per eccellenza ,l’Antico Testamento che è stato
sottoposto ad interpretazione allegorica a partire dalla sua prima edizione traduzione
in greco apparsa ad Alessandria d’Egitto alla metà del III a.C.alla metà del III a.C 4.
Per questa straordinaria edizione-traduzione del testo di fondazione del primo
monoteismo esiste un modello di “ interpretazione” quasi contemporaneo. Si trova
nel piccolo manuale per il come leggere il testo biblico contenuto nella celebre
Lettera di Aristea che racconta i particolari della traduzione di testi ebraici che 70
saggi bilingui fatti convenire da un Tolomeo nell’isola di Pharos dinanzi il porto
della città nuova Alessandria. La lettera inaugura una lunga serie ermeneutica
basata sull’allegoria5 .
Il metodo “allegorico” ,cioè interpretativo mette in guardia sulla “verità “del
racconto che per essere accettato ha bisogno di interpretazione
Ma ritorniamo alla rivista ed al mito greco.
Anzitutto si osserva che consacrare il numero di una rivista al mito –si
sottintende il mito greco -sarebbe stato impensabile negli anni ‘60 ‘70 perché tutti
erano impegnati nella « élaboration d’une grammaire des mythes –en revant de
donner aux sciences humaines une rigueur qui leur permettrait de tutoyer les
sciences « dure .
L’affermazione non è del tutto corretta
Numeri di riviste e convegni dedicati al mito ed anche al mito greco sono ben
presenti in quegli anni .
La rivista italiana di filosofia Aut Aut esce con un numero su Il mito in questione
maggio-agosto 1991 presentando una serie di contributi di notevole interesse .
Tre anni prima la rivista francese di antropologia l’Homme aveva dedicato a Le
Mythe et ses mètamorphose il numero di aprile settembre 108-107 1988 .
Tutti gli interventi qui erano imperniati nella riflessione sullo strutturalismo ,cioè
sull’opera di Levi Strauss .
Jung innesterà la sua particolare interpretazione del mito come contenitore di archetipi primordiali
sepolti nell’inconscio.
4
Sull’edizione di Alessandria vedi Dorival G- Harl M- Munnich O La Bible grecque des Septante
,du judaisme hellénistique au christianisme ancien Paris 1988 …
5
Per la Lettera di Aristea anhe L.Canfora Il viaggio di Aristea,Bari 1996 che ricostruisce la
“storia “ del testo.
Interessante osservare che nessuno degli interventi nel numero filosofico di Aut Aut
prende in considerazione mitologie diverse da quella europea e metodologie
“strutturalmente diverse” da quelle inaugurate da quel pensiero sul mito inteso come
pre pensiero, il vor allem Denken , l’Unvordenkliches di Schelling .Sul tema
G.Gabetta nel citato numero di Aut Aut ( Filosofia dell’immemoriale e lavoro del
mito : 29-41)
Il mito greco ad Urbino
Nel 1973 si è tenuto ad Urbino un convegno importante ,tutto dedicato al “Mito
Greco” .
Gli Atti di quel convegno sono stati pubblicati nel 1978 . Contengono ripensamenti
certi degli interventi da parte degli autori.Il volume costituisce ancor oggi un punto
molto importante nella riflessione sul tema mito e novecento 6 .
Si contrappongono essenzialmente la cosiddetta scuola di Roma ( Angelo Brelich
Dario Sabbatucci ecc.) e quella di Parigi ( Jean Pierre Vernant,Marcel Detienne ) con
allievi e studiosi emergenti più o meno sciolti come Claude Calame ,ma anche
W.Burkert, G.S.Kirk , P. Pucci ecc.e la scrivente in realtà della scuola di Roma ma al
momento molto attenta alla “novità”strutturale e semiologica.
“La metodologia della scuola di Roma” è presentata direttamente da Angelo Brelich
che pone il problema della difficoltà della definizione della mitologia greca come di
un tutto omogeneo da contrapporre ad esempio ad una “mitologia dogon “ o ad una
mitologia australiana ,nello specifico una mitologia Kurnai o Kamilaroi .
Si tratta di tribu australiane i cui miti fornirono materiale importante per quel
dibattito sull’Essere Supremo che oppose il teorico dell’ l’Urmonotheismus .il
Monoteismo primordiale , padre Wilhelm Schmidt e lo storico delle religioni
Raffaele Pettazzoni . Un dibattito giustamente famoso che sottolineava la storicità
del modello monoteistico giudaico,un modello scelto come piattaforma simbolica di
distinzione del popolo ebraico rispetto i vicini popoli politeisti , una scelta comunque
relativamente recente,dovuta agli uomini del ritorno,gli esuli deportati a Babilonia da
Nabucodonosor e rimpatriati ad opera di Ciro re di Persia, nella seconda metà del VI
a.C. ) .
Il monoteismo opta per la Storia e la Legge
Il politeismo invece come sistema si affida al mito,al racconto per organizzare i suoi
parametri simbolici ,le sue regole .
I miti dei politeismi antichi ci sono noti attraverso la scrittura .Conosciamo solo
quanto è stato in qualche modo conservato dalla scrittura. I miti delle culture
mesopotamiche da Sumer ad Assur , i miti di Ugarit,i miti anatolici dei misteriosi
ittiti.
Anche la mitologia greca che conosciamo è essenzialmente racconto scritto .
Dobbiamo tuttavia tener conto –osserva opportunamente Brelich - che il mito greco
6
…
ci viene in veste letteraria - poesia esametrica, lirica , teatro - non è una produzione
sacerdotale,come la mitologia egiziana vedica , ma anche ugaritica ed ebraica ( se
consideriamo che nonostante l’opzione per la storia anche l’ebraismo propone il suo
grande mito, la storia della creazione del mondo anche se lo propone esplicitamente
come racconto “sacro” ,quindi assolutamente vero )
La “laicità” del racconto greco è importante. Come importante riconoscere il ruolo
della narrazione iconografica ,il raccontare per immagini che richiede approcci di
decodificazione diversi.
Un’altra particolarità è sottolineata da Brelich e riguarda la quantità
dell’informazione e la quantità delle varianti e delle contraddizioni in fonti che si
disperdono dai “poemi omerici all’epoca bizantina “.
Punto importante il fatto che una nuova cultura greca alfabetizzata a partire dall’
VIII secolo a.C. riorganizza il materiale mitico delle epoche precedenti rispetto i
bisogni di una situazione sociale,economica completamente rinnovata,il mondo delle
poleis,delle città ,della politica, del potere comune .
Alle spalle di questo modello di cultura sta il mondo dei re ,anche quello dei palazzi
di epoca micenea crollati già alla fine del XII secolo a.C.,un mondo che parlava
greco ma viveva in modo del tutto diverso e scriveva il greco in una scrittura
sillabica che lascia poi il posto alle scritture alfabetiche di VIII VII a.C.
Con la rivoluzione delle città certamente parte anche un rimaneggiamento del
materiale mitologico ad opera dei poeti che scelgono determinate varianti lasciando
comunque produrre e riprodurre materiale mitico più vasto che per noi si ricompone
anche attraverso allusioni in fonti tarde e assolutamente secondarie. Brelich vuole
distinguere inoltre tra il fenomeno mito in sé e la mitologia sottolineando
giustamente che mito e mitologia sono comunque scomparsi dalla società moderna (
anche se continuamente si usa questa terminologia ) .
Aggiungiamo che mito e mitologia nel loro valore funzionale sono scomparsi dalla
società moderna occidentale ovviamente ,e in senso più preciso possiamo dire che
sono scomparsi come funzione nell’area dei grandi monoteismi che appunto
demitizzano .
Brelich sottolinea la “originalità” straordinaria del mito greco anche la sua
“inafferrabilità” : difficile definire dove comincia e dove finisce un mito greco
Possiamo riassumere dicendo mito greco è un racconto nel quale ogni enunciato ha
per così dire valore strategico . Ad esempio la localizzazione in Tracia di un episodio
mitico deve essere considerata tenendo contro della particolare posizione che la
Tracia -regione confinante ma allo stesso tempo posta come assolutamente distante
dal punto di vista culturale –ha storicamente nella elaborazione del pensiero greco
,quindi nel suo linguaggio,nel mito.
La valutazione dello specifico storico si pone così nella sottile polemica che Brelich
comunque stabilisce con la scuola francese.
Brelich stesso contribuisce nel volume con una presentazione di Vicende storiche di
singoli miti greci ( 49-55) insistendo sulla scelta che contraddistingue l’emersione dei
filoni portanti . Esamina in particolare i miti legati alla figura di Prometeo che emerge
come autore del furto del fuoco ( versione centrale , quella del poeta arcaico Esiodo)
mentre Prometeo ( nelle versioni marginali ,tarde )è anche colui che fa perdere
l’immortalità all’uomo a vantaggio del serpente .
Così per quanto riguarda il mito di Orfeo ed Euridice :al suo centro il tema del
marito che va a cercare la sposa anche nel mondo dei morti ampiamente diffuso in
molte mitologie compresa quella giapponese del Kojiki. Brelich si interroga sul
“senso “che i Greci dal mito traevano riguardo la separazione necessaria tra vivi e
morti. Rispetto a questa soluzione greca Brelich ricorda l’interpretazione che Ake
Hultkranz da di un tema simile rintracciato con moltissime varianti nelle mitologie
nordamericane . Per lo studioso finlandese il viaggio di Orfeo ripete il motivo di un
viaggio “sciamanico” ,il viaggio estatico fuori dal corpo che l’operatore “magico” è
in grado di compiere per cercare conoscenza .
Marcel Detienne propone la controversia dei grecisti rispetto l’analisi strutturale dei
miti ,quella che Levi Strauss aveva applicato alla mitologia delle mitologie, quella
greca appunto ( Detienne Mythes grecs et analyse structurale: controverses et
problèmes 69-89 ).
Oggetto dell’attacco quell’analisi strutturale del mito di Edipo che Levi Strauss aveva
scelto per chiarire al sua tesi : il senso del mito consiste nello sviluppo delle
relazioni che si stabiliscono tra i mitemi, i segmenti della narrazione raggruppati per
opposizione e tra i quali il discorso,il mito come struttura narrativa , cerca di stabilire
una mediazione .
La ricerca della mediazione discorsiva per Detienne, almeno in questa sede
appiattisce ,il messaggio del mito stesso.
La critica all’analisi strutturale è tuttavia legata da Detienne al “fallimento”
dell’interpretazione levistraussiana dell’Edipo. Un fallimento che tuttavia non è in
realtà così totale come vogliono i filologi.
Detienne non manca di rivendicare l’importanza della nozione di struttura, in
rapporto a quell’uso che ne aveva fatto sia pure in modo diverso il famoso
indoeuropeista George Dumézil “,il teorico del trifunzionalismo ,la divisione in tre
classi distribuite in ordine gerarchico come sistema operativo “vincente “della
società indoeuropea che ne avrebbe fatto ottimo uso.
La struttura in ogni caso esige di prendere in considerazione non narrazioni isolate
ma insiemi . Ciò che in ogni caso sembra inutile è la ricerca filologica tesa a trovare
la versione autentica o più antica. Detienne ritornerà sull’analisi del mito in un testo
provocatorio L’invention de la Mythologie (Paris 1983)
La mitologia greca in ogni caso secondo G.S. Kirk ( vedi il suo Myth its meaning
and function ,London 1970) avrebbe come caratteristica il fatto di essere in continuo
cambiamento : i miti vengono obliterati da rifacimenti ,riletture che si nutrono di
interpretazioni .I Greci continuano aggiungere sequenze nuove o piegano i racconti
alle esigenze locali .
La mitologia greca sottoposta al cambiamento non riflette le situazioni sociali in atto
come accade alle mitologie delle società orali ,i popoli senza scrittura, che producono
i miti che studia Levi Strauss
Detienne rimprovera all’ interpretazione di Kirk ( grecista e studioso di Omero che
partecipa al colloquio urbinate ) di accettare acriticamente la famosa
contrapposizione tra società fredde , quelle cosiddette primitive , e società calde ,le
società della storia .Si tratta della contrapposizione levistrausssiana per eccellenza
che comunque ha la sua validità anche se possiamo condividere che l’oralità non
esclude la percezione del cambiamento
Possiamo dire,anzi : l’oralità può favorire il cambiamento .
Dal momento che sono proprio le grandi strutture del Libro ,i monoteismi “perfetti”a
non accettare l’interpretazione di quanto è stato “rivelato e scritto” .
Interessante l’organizzazione pratica del materiale mitologico greco proposto da
Detienne . Il “ materiale mitico” riassume in modo volutamente rapido ciò che è stato
oggetto di reinterpretazione per una grande parte del “pensiero” europeo in tutte le
sue “applicazioni “.
Questo l’elenco : la Biblioteca dello Pseudo Apollodoro ,le Favole e gli Astronomica
di Igino ,il libro IV delle Storie di Diodoro, le Metamorfosi di Antonino Liberale , i
Mitographi vaticani . (si tratta di materiale mitografico in lingua greca ). La
divulgazione della mitologia “greca “ in latino a cominciare dalle Metamorfosi di
Ovidio costituisce un altro importante paragrafo .
Accanto a questa letteratura tecnica Detienne attira l’attenzione su una letteratura
definita interstitielle ,degli eruditi , scoliasti e lessicografi alla quale si affianca la
“grande mitologia” trasmessa dalla “letteratura “: i grandi poeti esametrici, i lirici, gli
autori di teatro.. In ogni caso per procedere all’analisi è necessario arrivare alla
definizione di un “sistema” .
Solo la definizione di sistema salva il “mito” dal giudizio che lo bollava come
discorso “gratuit et insensé ,“ corrente nell’ analisi “filologica “del XIX secolo.
Secondo Detienne “le non –sens du mythe “ è per Levi Strauss “un défi”, una sfida.
E qui sta il punto.
Il mito: non è ciò che “sembra “ (non è neppure un codice esoterico) ma è una
concatenazione “strutturata “ di enunciati che si relazionano in un “sistema di
opposizioni significanti .
Levi Strauss ha dimostrato il funzionamento del suo tipo di analisi affrontando il
complesso mitico dei popoli dell’Alaska , il pacchetto dei racconti delle “ Gesta di
Asdiwal “. Un insieme di miti “selvaggi “.L’analisi dei racconti in questo caso si
relaziona strettamente alle informazioni del quadro “sociale spirituale , materiale “
nel quale vive il gruppo che ha espresso e condivide quei racconti .
E l’analisi del complesso mitico di Asdiwal si pone al di là di ogni possibile critica
come di per sé impeccabile nel suo genere .
Detienne approfitta comunque per inserire alcune osservazioni a proposito del mito
orfico dionisiaco che investe il tema della messa a morte di un corpo divino (il corpo
del l’intrigante dio greco Dionysos ) .
Il riferimento nel testo è al libro Dionysos mis à mort che Detienne stesso ha
pubblicato nel 1977,quattro anni dopo il convegno di Urbino ma si inserisce anche
nel sistema di valori che regola in Grecia il sacrificio cruento,la thysia ,rito centrale
della città.
Da non dimenticare che un anno dopo la pubblicazione degli atti del convegno di
Urbino usciva a Parigi l’importante testo su La cuisine du sacrifice per la cura di
M.Detienne e J-P Vernant .
Nella conclusione del suo intervento Detienne sottolinea il valore espressivo del mito:
il mito greco- si organizza, si ri-racconta secondo sollecitazioni storiche. Obiettivo
dunque la riconciliazione della struttura con la storia che la “scuola francese “ porterà
avanti con le sue ricerche specifiche intorno a modelli specifici come il sacrificio
,l’alimentazione ecc. rispetto ad un approccio alla cultura greca in senso olistico .
Il volume degli Atti del convegno sul mito greco di Urbino 1973 contiene anche una
serie di indicazioni metodologiche di avanguardia
Vedi la precisa esposizione della interpretazione narratologia semeiotica del testo
mitico negli interventi di Joseph Courtés Sémiotique et théorie actantielle du récit
dans la perspective d’A.J.Greimas . Esempi di applicazione di tecniche
narratologiche in Claude Calame che esamina il mito dei Ciclopi Mythe grec et
structures narratives : le mythe des cyclopes dans l’Odyssée
Ma anche Ileana Chirassi Colombo Heros Achilleus Theos Apollon dove si mettono
a confronto i percorsi obbligati ,secondo il percorso narrativo,delle biografie di un
eroe paradigmatico e di un dio altrettanto paradigmatico ,Achille l’eroe dalla vita
breve e il suo antagonista ,l’immortale dio Apollo.
Il “mito “selvaggio
In ogni caso dopo gli anni sessanta diventa impossibile ignorare il contributo della
“lettura “strutturalista del mito.
Lo strutturalismo fornisce la formula scientifica per la comprensione del
discorso circolante tra gli umani parlanti .
Non una formula per capire tutte le lingue che frantumano inesorabilmente la
comunicazione umana, come racconta il mito biblico della torre di Babele, ma capire
il senso di ciò che l’umanità nelle varie varianti dei suoi miti,dei suoi racconti,
aveva detto di sé variamente comunicando . Si propone così una umanità
accomunata dalla comune struttura che articola il “linguaggio”, al di la delle lingue,
e veicola il senso delle grandi domande comuni.
Questa umanità mette accanto, sullo stesso piano gli “evoluti” Greci e gli
“analfabeti “ Bororo .
Il punto di partenza sostenuto da Levi Strauss alla metà del novecento era stato lo
spostamento di attenzione dai miti greci ai « miti selvaggi » .
Con questo spostamento si voleva sottolineare la non diversità tra pensiero colto e
pensiero selvaggio proprio come il pensiero mitico non appare diverso da un
pensiero scientifico.
Si proponeva così una umanità fondamentalmente egalitaria, resa tale proprio dalla
condivisione del linguaggio ,il parlare ,pensare ,èe comunicare allo stesso modo,
cioè sempre culturalmente
Cancellando al fondo le ragioni delle abissali differenze tra gli « altri »,i selvaggi ed i
« noi » colti ,le differenze tra gli arcaici ed i moderni, Levi Strauss scriveva
Forse un giorno scopriremo che è la stessa logica a funzionare nel pensiero mitico
come nel pensiero scientifico e che l’uomo ha sempre pensato altrettanto bene 7.
Il mito, le mitologie di tutti i popoli, non più solo il mito greco, diventavano lo
specchio nel quale si riflette un’umanità unita nell’esercizio di quella facoltà che per
eccellenza la contraddistingue : parlare pensando.
Proprio la forma complessa del parlare ,la narrazione –il mythos - permetteva di
scoprire al fondo l’emergenza del problema centrale per l’umanità : il linguaggio
mezzo necessario per capirsi e capire e la confusione inevitabilmente stabilita, come
raccontava il mito biblico ,dopo Babele . Confusione comunque sempre possibile
anche quando ci sia una unità linguistica, per le ambiguità sempre presenti nel
processo della comunicazione.La difficoltà sta infatti nel trasferimento,nel
passaggio dal Destinatore al Destinatario.
E la difficoltà si concretizza soprattutto nel rapporto con l’ “altro “che si pone al
centro del dialogare dove la crisi è sempre in agguato per la difficoltà di
comprendere il senso delle parole “scambiate “ .
Il parlare per eccellenza è infatti parlare “con” non “a “qualcuno ,stabilire una
comunicazione.
Il problema della comunicazione si intreccia così con il problema del due
Il due- l’esistenza dell’”altro”- domina la nostra realtà determinata dal genere, dal
fatto che si nasce da due,inesorabilmente divisi femminile / maschile.
L’Edipo di Levi Strauss (e il problema del due )
La comunicazione non la proibizione ,il tabu,come vuole Freud, è al centro delle
problematiche della società umana secondo Levi Strauss .
E’ quanto emerge da quell’ analisi del mito di Edipo che Levi Strauss pubblica nel
1955 sul Journal of American Folklore scatenando le reazioni (esagerate ) dei
filologi e puntualmente sottolineate da Detienne nel suo intervento al convegno del
mito greco.
La scelta del tema famosissimo è giustificata da Levi Strauss dal fatto che il
“mito”,il racconto di Edipo è universalmente noto almeno nelle linee principali ad un
pubblico colto sufficientemente largo ,anche se la soluzione del senso del messaggio
risulterà per molti aspetti sorprendente 8
Tuttavia non tutti i lettori colti sono in grado di riconoscere le varianti che Levi
Strauss utilizza rispetto il mito di Edipo noto dal teatro di Sofocle oltre che dalla
celebre interpretazione di Freud in Totem und Tabu , uno dei grandi testi pubblicati
in un anno significante per una serie di convergenze ,il 1912.
7
8
Levi Strauss ,Antropologia Strutturale ,1966: 33-34
Ripubblicato in Antropologia Strutturale 1966
……..
Levi Strauss stacca anzitutto il racconto di Edipo dalla « letteratura »-in questo caso
dalla particolare interpretazione che il teatro tragico, grande invenzione della polis
democratica ateniese in V secolo - fa dell’intreccio narrativo .
Edipo viene raccontato da Levi Strauss a prescindere da Sofocle .E questa è già
un’operazione di grande interesse .
Levi Strauss utilizza per ricostruire la vicenda mitica un materiale allargato che
completa le scelte dei testi letterari,in particolare dei testi tragici,in sintonia con i
suggerimenti più avanzati delle analisi storico religiose e antropologiche del mito.
Per preparare questo « materiale » sul quale esercitare la sua analisi, Levi Strauss
comincia da lontano e non da Sofocle .
Inizia dall’avvio dell’intreccio narrativo disperso in varie fonti . A cominciare dal
mito di Cadmo il bisnonno di Edipo.
Cadmo è uno straniero,un fenicio, un siropalestinese,che arriva in Beozia dalla
sponda sud del mediterraneo alla ricerca della sorella che porta un nome significante,
Europa, rapita da Zeus il signore del pantheon del politeismo greco
Si tratta di uno di quei mitici sequestri di ragazze che fondano la storia,come dice
Erodoto.
In Beozia Cadmo fonda una « prima città «,Tebe », sposa una fanciulla
straordinaria Harmonia,nome proprio significante che rimanda alla tecnica del
carpentiere navale in grado di incastrare alla perfezione i pezzi necessari per la sua
costruzione ,lo scafo della nave che non può non essere un insieme armonico .
Quel matrimonio si presenta anche come un « primo matrimonio » ,un evento
straordinario che fonda miticamente e culturalmente il legame matrimoniale .
Tuttavia a Levi Strauss non interessano le nozze di Cadmo ed Armonia in quanto
« primo matrimonio” ma le vicende della discendenza da quella coppia.
Edipo non si capisce senza la « storia « di Cadmo :il suo duello vittorioso con un
drago che è figlio di Ares,il dio della guerra e di Erinys potenza demonica che
presiede ai legami di sangue . Sono i legami di sangue che significativamente
Cadmo si trova a mettere in questione.
L’uccisione del mostro che tiene prigioniera in una grotta una ragazza divina,
Armonia,permette all’eroe l’accesso all’ evento straordinario e previsto che è appunto
il matrimonio con la fanciulla salvata secondo uno schema tipico del racconto –fiaba
Ma è contestualmente importante il particolare della semina dei denti del drago nella
terra tebana che Cadmo esegue su suggerimento di Athena, la figlia che Zeus ha
partorito dalla sua testa con parto cefalico perché fosse nel pantheon politeistico
greco la dea della funzione tecnica , della guerra ma anche dell’ autoctonia, l’essere
anzitutto
La semina dei denti di drago dai quali nascono gli Sparti ribadisce la possibilità di
avere discendenza “senza madre “ come senza madre è Athena
Quella semina di denti genera gli autoctoni ,i nati da “uno”,in questo caso da
« quella unità che è la « terra tebana . Gli Sparti tuttavia si uccidono a vicenda
appena affiorati dal suolo .Rimangono solo cinque ,i cinque capostipiti delle cinque
famiglie tebane autoctone. Il racconto prosegue. Cadmo mortale sposa la fanciulla
divina realizzando una di quelle unioni miste sulle quali incombe sempre il pericolo
di crisi. Una serie di terribili avventure coinvolgono la discendenza di Cadmo e
Armonia e la città di Tebe attraversata dalla presenza in terra del dio dell’eccesso
Dionysos .Dionysos scatena la divina follia nelle donne le prime pronte a
riconoscere ad accogliere il divino manifesto mentre gli uomini ,il re anzi
tutto,insistono nel non voler vedere e capire .E si consuma la tragedia della madre che
fa a pezzi il figlio credendolo un animale selvatico. Il tutto è argomento da una
tragedia di Euripide ,le “Baccanti” rappresentata nel 405 ,un testo di insondata
complessità che alla fine vede Cadmo ed Armonia, i primi protagonisti allontanarsi
misteriosamente trasformati in drago e serpe ,animali strettamente legati alla terra .
Il rapporto con l’Uno –qui inteso come terra - è il filo rosso della vicenda dei
discendenti ,della stirpe di Edipo . Labdaco pronipote di Cadmo è ucciso dalle
Baccanti,le possedute da Dionysos. Labdaco è padre di Laio un violatore per
eccellenza . Il suo mito era raccontato nelle tragedie perdute di Sofocle e di Euripide
ed è ricostruibile solo da fonti tarde. Laio cacciato dal trono si rifugia in Argolide
presso Pelope e qui viola le leggi dell’ospitalità : rapisce infatti a Pelope il figlio
adolescente Crisippo . Ritornato in patria Laio continua nel suo comportamento
violatore : non obbedisce all’oracolo che gli vieta di avere discendenza e genera
Edipo predestinato ad una vita di colpa ed espiazione. Con Edipo entriamo nella
elaborazione che del mito ha dato Sofocle . Edipo neonato è esposto per ordine del
padre con i piedi legati in una zona boscosa del Citerone ma è salvato da un pastore
che pascola le greggi del re di Corinto ( o Sicione ) Polibo. Portato al palazzo il
bambino è allevato dalla coppia regale come un figlio.Venuto a conoscenza
dell’oracolo che gli predice il parricidio e l’incesto Edipo fugge da casa , da coloro
che crede essere suo padre e sua madre, cercando così di evitare il suo destino
Ignorando la sua vera origine Edipo va in Beozia che in realtà è la sua vera patria e
dove stanno i suoi veri genitori . Qui affronta la Sfinge il mostro dal volto di donna
e dal corpo di leone che terrorizza Tebe risolvendo il suo enigma . Tuttavia prima di
arrivare in città Edipo incontra Laio che ovviamente non sa essere suo padre e per
un “futile motivo “l’uccide .
Una volta a Tebe finisce con lo sposare ,sempre inconsapevole la vedova del re che
non sa essere sua madre.
Parricidio ed incesto non si riflettono solo sul destino di Edipo ma anche su quello
dei figli.
Un poema perduto ,la Tebaide , narrava la lotta dei figli di Edipo Eteocle e Polinice
per il possesso di Tebe . Polinice spinge contro la città l’esercito straniero degli
Argivi . Tebe è difesa dal fratello Eteocle che difende la patria sino al duello con
Polinice che finisce con la morte di entrambi.
Sulla fatale « necessità » del parricidio e dell’ incesto si radica il senso sottinteso
alla vicenda . Per Levi Strauss il senso si evince esaminando le difficoltà di
soluzione delle situazioni di opposizione che si propongono anzitutto come difficoltà
sul piano comunicativo.
Levi Strauss attraverso una emblematica analisi della « struttura « soggiacente
l’organizzazione dei mitemi ,le singole unità nelle quali il racconto è scomposto e poi
ricomposto esprime l’irrisolto disagio del due .Il disagio nasce anzi tutto dalla
difficoltà del rapporto tra due generi,dalla necessità di nascere da due, un padre ed
una madre ,maschile e femminile.La lettura “strutturale” del tutto riscontra la“
culturale” tensione verso l’”uno”.
Questa l’organizzazione del “materiale” mitico nel quale è coinvolto Edipo secondo
l’organizzazione proposta da Levi Strauss che qui riproduciamo
Cadmo cerca
sua sorella
Europa rapita
da Zeus ( e
fonda la città
di Tebe una
prima città
Cadmo uccide
il drago
Gli Sparti si
uccidono a
vicenda
Labdaco ,padre
di Laio padre
di Edipo è
zoppo
Laio padre di
Edipo è
sbilenco
Edipo uccide il
padre Laio
Edipo uccide
la sfinge
Edipo sposa
Giocasta sua
madre moglie
di Laio
Edipo è piede
gonfio , trafitto
Eteocle uccide
suo fratello
Polinice
Antigone figlia
di Edipo e di
Giocasta il
fratello
Polinice contro
la volontà
dello zio re di
Tebe e viene
punita con la
morte
Le quattro colonne verticali comprendono relazioni omologhe,dello stesso tipo
Nella prima colonna si registrano situazioni critiche tra parenti di sangue
interpretate come rapporti di parentela sopravalutati.
Nella seconda colonna compaiono incidenti che riguardano sempre parenti di sangue
ma questa volta le situazioni sono sottovalutate. Non si ha nessun rispetto del legame
di parentela
Nella terza colonna compaiono due mostri : il drago ucciso da Cadmo e la Sfinge
sconfitta da Edipo .Il problema è uccidere il drago che impedisce all’uomo
all’umanità di uscire dalla terra cioè eliminare coloro che vogliono negare la
rivendicazione dell’autoctonia .
Nella quarta colonna la problematica sta tutta nel nome proprio che rimanda a
difficoltà nei piedi, nel camminare. Un tratto comune rintracciabile in varie
mitologie rimanda al fatto che i nati dalla terra hanno difficoltà di deambulazione.
Le colonne si relazionano per contraddizione : la prima e la seconda colonna
registrano problemi insoluti nei rapporti di parentela . La terza e la quarta colonna si
relazionano nella contraddizione tra i mostri che vogliono distruggere l’uomo nella
sua autoctonia e l’uomo che nascendo dal suolo vuole affermarla.
Maschile e femminile si contrappongono non solo a livello di genere ma di struttura
e la mediazione,cioè la soluzione del conflitto tra situazioni opposte comporta esiti
fallimentari che possono essere tradotti come incesto, cecità, suicidio ecc. Sono le
vicende ben note di Edipo.
Il problema del due si pone come centrale in quella cultura greca che appare
inevitabilmente come antefatto primo della nostra cultura , cultura europea
occidentale , contemporanea .
L’accusa di astrattezza , di astoricità rivolta all’analisi levistraussiana è tuttavia in
qualche modo contraddetta dal fatto che il problema dell’autoctonia, cioè del nascere
è anche e soprattutto un problema politico e culturale greco storicamente centrale in
un preciso momento storico ,quello della democrazia ateniese di V secolo
Lo ha dimostrato in un lucido saggio del 1981 Nicole Loraux .
Il saggio è dedicato al mito politico che fa gli Ateniesi tutti figli di Atena la dea
sempre vergine in realtà figli solo di padre ,il fornitore del seme ,il dio artigiano
Hephaistos, e della Terra attica che quel seme ha raccolto e fatto maturare 9.
Il mito,il racconto, qui vuole fondare la patria ateniese e insieme ribadire l’estraneità
della madre ,del femminile ,dal processo generativo. Come dire : fondare
miticamente la realtà politica e culturale della assoluta centralità dell’uno, dal
momento che comunque solo il padre genera e la madre solo partorisce l’esito del
seme paterno
Proprio da Levi Strauss con particolare riferimento al modello presentato con
l’analisi dell’Edipo parte metodologicamente Marcello Masssenzio per la sua
innovativa analisi su più piani , anche quello del linguaggio figurativo, di un “mito”
europeo “La passione secondo l’ebreo errante “ , Fermo, 2007, Quodlibet
9
N.Loraux Les Enfants d’Athena Paris 1981
Ancora sul mito selvaggio
Scopo dell’ analisi levistraussiana del mito è comunque dimostrare il funzionamento
“logico “del pensare umano e la convergenza essenziale dei bisogni umani al di là
delle varianti delle culture e della storia ma comunque sempre dalle varianti della
cultura e della storia condizionati
Un esempio impeccabile di analisi del mito che tiene in conto il gioco delle
opposizioni strutturali ma allo stesso tempo le coordinate etnografiche quindi
storiche del contesto è offerto da Levi Strauss La Geste d’ Asdiwal” lungo racconto
tratto dal patrimonio narrativo degli Tsmishian dell’Alaska noto nelle due
versioni raccolte da Franz Boas l’antropologo padre del relativismo culturale ,nel
1912 e nel 1916. Levi Strauss pubblica la sua analisi nell’Annuaire del EPHE di
Parigi sezione Sciences religieuses 1958-59 . Il testo che ha sempre attirato molta
attenzione è disponibile in Antropologia strutturale due (1978)
Anche l’analisi delle avventure di Asdiwal alla fine finisce con il denunciare l’
impasse insormontabile della condizione umana divisa dalla difficoltà della
comunicazione tra i due dialoganti.
Come pensiero –come linguaggio –il mythos - procede sul piano logico attraverso
una serie continua di mediazioni tra poli opposti e propone soluzioni, sintesi ,
sempre superate da nuove polarità senza arrivare ad una sintesi finale .La sintesi
finale tuttavia è « impossibile « perchè significa l’immobilità .La soluzione
dell’uno immobilizza .
I miti al di là dei contenuti traducono per Levi Strauss i problemi sottesi dei gruppi
umani che li raccontano ma alla fine, se si scompongono i dati narrati in sistemi
più semplici, mitemi e li si ricompongono seguendo la regola di fondo ( hegeliana !)
della tesi antitesi sintesi si vedrà che i singoli miàti perdono ogni valore
contenutistico e circostanziale per segnalare problematiche più ampie comuni
universali come la contrapposizione insolubile tra natura e cultura .
E’questo il dilemma di fondo che Levi Strauss traduce nel celebre titolo del
volume che apre la serie Mythologiques , Il crudo e il cotto Titolo che vale anche
come dimostrazione fondante del ruolo centrale – miticamente ineccepibile- della
cucina come dispositivo simbolico eccellente di trasformazione culturale .
Il mito nonostante Platone
Ritornando al mondo greco alla cultura greca possiamo dire che in Grecia al di là
dei risultati che si possono ottenere con una lettura strutturale ,semiologica dei testi ,
il mito ha una funzione culturale precisa :racconta al passato ciò che ora è impossibile
Come afferma Angelo Brelich anche nella sua “ Introduzione alla Storia delle
Religioni “ (1966) ,2006
Il termine che risponderebbe meglio al valore “nostro” di mito potrebbe essere in
greco ta palaia ,ta archaia .le cose passate, non presenti .Tuttavia la dimensione
temporale ,assolutamente necessaria non è sufficiente a identificare la funzione
mitologica
Stabilita l’equivalenza mito- racconto sottintesa nel valore etimologico del termine
greco mythos , il criterio della ricezione diventa fondamentale per definire il valore
del racconto
Anzi tutto è la ricezione a determinare la verità o la falsità del racconto come vero o
falso .
La scuola storico religiosa di Roma pone come criterio prioritario per la definizione
del valore del mito il giudizio di vero o falso espresso dai destinatari .Su questo
insiste in particolare Raffaele Pettazzoni, Se un mito è “creduto” vero è vero ( Verità
del mito .. )
Il coinvolgimento della dimensione del “credere” è importante ,equivale al
coinvolgimento della dimensione della professione di “fede “ che è essenziale ad
esempio per l’accettazione del dogma trinitario cristiano .
( Sabbatucci La prospettiva storico religiosa (1989)
La verità del racconto può dipendere da criteri vari .Non solo dalla fede ,dalla
credenza come opzione libera ma anche in base ad un giudizio che risponde ad un
criterio ,ad esempio quello etico
O la verità può essere scoperta attraverso un metodo interpretativo che permette di
capire ciò che il racconto veramente dice oltre le apparenze.
In questo caso il racconto mitico ha il valore di un enunciato enigmatico,un enunciato
oracolare . Come gli enunciati della Pythia ,la portavoce dell’Apollo di Delfi,racconti
che devono essere sottoposti ad una interpretazione semiologica , di tipo “tecnico” 10.
Interpretare il mythos
Il mito è ritenuto oggetto di interpretazione - non di credenza - già nella
Grecia arcaica .
Teagene di Reggio filosofo presocratico della Magna Grecia ,già nelVI
secolo a.C.si pone dinanzi ai miti divulgati dalla poesia esametrica , da
Omero ma non solo ,partendo da una posizione di critica in chiave etica :
i miti, i racconti che hanno come protagonisti gli esseri extraumani,gli
dei,non possono essere “creduti” ,accettati ,perché presentano
comportamenti divini scorretti . Non è possibile che quei racconti siano
“veri”. La verità si può scoprire attraverso l’”interpretazione “del testo
10
Un’interessante analisi tecnica ,semeiotica,di alcuni responsi della Pythia in G.Manetti , Le teorie
del segno nell’antichità classica , Milano 1987 ( varie riedizioni ).
L’ermeneutica di Teagene inaugura un metodo che avrà un lunghissimo
iter nel pensiero occidentale .
I miti raccontano qualche cosa d’altro .Gli episodi non convenienti nei
quali sono coinvolti gli dei hanno una “spiegazione” .Omero ad esempio
avrebbe rappresentato nei suoi mythoi di battaglie tra gli dei la
conflittualità tra gli elementi che compongono il cosmo .
Ha dato così al fuoco il nome di Apollo ,Helios, Hephaistos ,all’acqua
quello di Poseidon e Skamandrion ( il fiume che scorreva nella piana di
Troia) all’aria il nome di Hera,alla luna quello di Artemis ecc.
Questo processo di nominazione continua - con le disposizioni dell’animo
che vengono in qualche modo personificate dalle divinità: Athena
rappresenta la saggezza, Ares ( dio della guerra ) la follia irresponsabile ,
Aphrodite il desiderio amoroso ,l’eros , Hermes la loquacità ,la
comunicazione ecc .
Tuttavia dobbiamo tenere ben presente il fatto che le fonti che ci
trasmettono il pensiero di Teagene -come in genere di tutti i filosofi
arcaici -sono tarde . In questo caso lo scoliasta al ventesimo libro
dell’Iliade ( schol.Hom.B ad Il XX,67) e il neo pitagorico Porfirio (
Quaestiones Homericae I 240,14 ).
Anassagora ed i suoi seguaci i cosiddetti anassagoreioi ,( V a.C.)
utilizzano esplicitamente un metodo “allegorico : Zeus è l’intelligenza ,il
nous, Atena la techne, ( così nella Cronica di Syncellus 140)
Metrodoro di Lampsaco discepolo di Anassagora è citato da Socrate in
un dialogo di Platone ,lo Ione come rappresentante di quei rapsodi che
non si accontentano di conoscere i versi di Omero ma vogliono anche
“interpretarli “( Ione 530) !Un autore della prima patristica greca come
Taziano conferma che Metrodoro praticava una interpretazione di Omero
in chiave di allegoria fisica “Hera, Athena , Zeus non sono ciò che
credono coloro che hanno loro dedicato recinti sacri e templi ma sono
sostanze della natura e forze che organizzano gli elementi” . In questo
caso il metodo allegorico serve a dimostrare la sostanziale “inconsistenza”
degli dei Questa è una ,non la sola chiave adottata dalla critica cristiana
per demolire sistematicamente il politeismo.
E il tema della mitologia come interpretazione di fenomeni della natura
ritornerà all’attenzione della Vergleichende Mythologie (mitologia
comparata ) della metà del secolo XIX ,in particolare con riferimento alle
divinità presenti nei Veda ,i libri “sacri” dell’induismo ,interpretati come
personificazioni di manifestazioni della natura. L’analisi del mito si
incontra qui con la ricerca delle origini delle figure divine, l’origine degli
dei .
Il filosofo Democrito ,l’atomista, autore di un trattato su Omero o meglio
sulla correzione dello stile e della lingua ,orthoepeia kai glossa di Omero
è citato da un importantissimo autore della patristica in lingua grea
Clemente alessandrino (Stromata VI ,168).E a Democrito si attribuisce un
trattato sul nome degli dei. I nomi interpretati in chiave allegorica
rivelano l’essenza degli dei stessi . Gli dei non “sono” ma rappresentano
anche attraverso i nomi e soprattutto gli epiteti che li fanno riconoscere le
varie modalità del come essere
Atena riceve l’epiteto di tritogeneia perché dalla phronesis ,ragione ,che
rappresenta nascono tre frutti : buona deliberazione,discorso senza errori,
azione conforme ( Etymologicum Orionis 153,5).
Il criterio etico: gli dei esemplari
Un grande poeta tebano Pindaro ,il cantore degli atleti vincitori ai grandi
giochi panellenici e grande manipolatore di miti,ripropone in V secolo
a.C. la proposta di Teagene : bisogna distinguere il mito vero dal mito
falso sulla base di ciò che è conveniente e ciò che non è conveniente
attribuire agli dei .
Devono essere “falsi “ tutti quei racconti che attribuiscono agli dei ciò che
non è “conveniente” ad una dimensione proposta come esemplare quale
deve essere la dimensione divina.
Il discorso qui dovrebbe essere approfondito proprio intorno al valore che
assume la dimensione etica che ad un certo punto deve essere propria
dell’essere divino.
Siamo in ogni caso dinanzi ad una “uscita “ dalla prospettiva politeistica
che concede agli dei libertà ad ampio spettro molto diverse dalle libertà
concesse alla condizione umana . Il politeismo come sistema utilizza
infatti ampiamente la dimensione ampia del mito come situazione “altra”
rispetto quella umana in atto ,altra soprattutto sul piano temporale.
Pindaro dice che i miti sono invenzioni degli uomini e possono
ingannare ( Olimpica I ,28 ss) .Per non lasciarsi ingannare bisogna seguire
la versione “bella” la versione bella è quella conveniente eoikos (
Olimpica IX ,37).
Si stabilisce così un criterio di verità su base etica o estetica tenendo conto
che i due termini coincidono nel pensiero greco.
La posizione di Pindaro riassume un intreccio di polemiche rilevabili già
nella riflessione dei filosofi presocratici dove l’ eoikos conveniente si
pone in rapporto a ciò che è in modo più esplicito,giusto,dikaios.
Intorno agli dei si può raccontare solo ciò che è conveniente. E il
“conveniente” si rapporta alla sfera di Dike Giustizia ,una
Personificazione e le personificazioni sono molto importanti per la
costruzione dell’immaginario politeistico.
Dike ,Giustizia è anche una figlia di Zeus, responsabile insieme al padre
di un mondo che si vuole “giusto”. E qui si apre appunto un discorso assai
complesso sul tema della giustizia che il politeismo greco presenta anche
attraverso le sue “personificazioni”, Dike e Themis.11
Questo tipo di impostazione imbriglia tuttavia il mito come libera
possibilità di espressione , come racconto e ne limita la sua utilizzazione
sulla base della compatibilità non sulla base del credere ma su quella del
criterio “etico”. Il racconto,il mito, è accettato se compatibile con le le
regole dell’etica ,le modalità che determinano il comportamento
quotidiano .
E’interessante che la critica del mito come racconto accettabile solo se
“eticamente corretto” si ponga subito dopo in ordine cronologico, alla
critica degli dei olimpici ,gli dei antropomorfici , troppo umani , iniziata da
Senofane di Elea ( VI a.C.).
Senofane -al quale è attribuita una prima fondamentale riflessione sull’
Uno- attacca la rappresentazione antropomorfica delle divinità del
pantheon politeistico greco sottolineando il fatto che i popoli creano i loro
dei a loro immagine e somiglianza. Cioè quegli dei –gli dei apparenti non “sono” di per sé ma sono prodotti in risposta alle esigenze
La valutazione complessiva della riflessione di Senofane ,al quale si
attribuisce anche una prima riflessione sulla centralità dell’Uno in rapporto
alla definizione della divinità, merita una riflessione particolare anche
nella prospettiva della sua ricollocazione nell’ambito della storia del
pensiero nel mediterraneo antico.
Il mito e la sofistica
11
Per il tema delle personificazioni vedi E.Stafford Worshipping Virtues .Personification and the
Divine in Ancient Greece ,London 2000 . Su Themis il celebre testo di Jane Harrison
L’”interpretazione” del mito nella Grecia di V IV secolo a.C diventa
esercizio di abilità per i sophoi ,i “razionalisti”, gli appartenenti a quella
scuola di pensiero attiva appunto tra V e IV secolo che conosciamo
soprattutto attraverso la critica negativa che ne da Platone .Una critica
negativa che proietta il suo cono d’ombra sino a noi .
I sofisti sono coloro che vogliono spiegare tutto e tutto sottopongono ad
un’analisi”razionale “ anche inopportuna .
Prodico di Ceo ,filtrato da Sesto Empirico (adversus mathematicos
IX,18 – D.K. II 317,14-17), traccia un profilo della religione sulla base
dell’utile ..Il sole ,la luna,i fiumi ,le sorgenti,in generale tutto ciò che è
utile alla vita umana vengono considerati dei come gli Egiziani hanno fatto
con il Nilo …e così i prodotti :“ il pane diventa Demeter .il vino
Dionysos…. .
L’interpretazione del discorso mitico deve tener conto della rete dei
rimandi dal senso apparente a quello nascosto che costituisce
l’insegnamento vero.
Senofonte nei Memorabilia ( II,I, 21-34) riporta il mito di Herakles al
bivio inserito nelle Horai ( Stagioni ) di Prodico : il racconto della famosa
scelta tra Kakia e Arete , il Vizio e la Virtù rappresentate da due donne
che propongono due itinerari contrapposti alla scelta dell’eroe in realtà
propone il dilemma della condizione umana costretta sempre a scegliere
appunto tra due vie .
Anche Herodoros di Heraklea Pontica ( V a.C.) scrive un “Discorso su
Herakles “ che sarà ripreso da autori più tardi.
Herodoros apre il tema su Herakles come l’eroe per eccellenza ,il
“liberatore dai mostri”,colui che rende il mondo “civilizzato” ,quindi
vivibile”. E Herakles diventa un protagonista favorito dell’esegesi
allegorica.
Anche il cinico Antistene ,contemporaneo di Platone sceglie Herakles per
una serie di speculazioni conservate in varie fonti.
Plutarco( de Ultimo pudore ,Antisthenis fragmenta,Winkelmann p.16)
presenta l’Herakles di Antistene come un educatore : consiglia ai ragazzi
di non rallegrarsi delle adulazioni ) Proclo ( in Platonis Alcibiadem
commentarium I,p.98)
Il mito e i grandi filosofi : Platone e Aristotele
La prima grande “critica” al mito appartiene a Platone al quale è attribuita
la famosa contrapposizione mythos / logos come racconto fantastico verso
discorso vero,logico
Tuttavia Platone non rifiuta la necessità del mito che rimane il modello di
comunicazione adatto ad esprimere ciò che non è altrimenti esprimibile .
Anche se un certo tipo di racconti non può essere accettato sulla base di
ciò che non può essere detto in rapporto agli esseri divini. Certi miti
devono essere considerati non veri.
Nell’Eutifrone ( 189-195 ) si nega esplicitamente la possibilità di servirsi
dei racconti su gli dei olimpi come di paradigmi di verità : impossibile
accettare la verità dei racconti di Esiodo dove un figlio Kronos evira il
padre e mangia i figli ( Esiodo Teogonia 176 ss.) o i temi ricamati sul velo
che si porta in processione durante la festa per dea poliade Athena durante
la grande festa dei Panathenaia ,il capodanno politico della polis Athene.
Platone non accetta neppure la “interpretazione” ,quella ermeneutica che
che cerca di capire il senso nascosto, la “razionalizzazione “,una tecnica
attribuita ai sophoi i sapienti intesi come manipolatori del vero .
Nel Fedro si ridicolizza l’interpretazione di un celebre mito attico sul
rapimento di Oreithya figlia del “primo re “di Atene Kekrops da parte di
Borea il vento del nord. Il racconto si inquadra in una serie di miti che
riguardano il rapimento di fanciulle in luoghi extraurbani in varie
circostanze . Il più celebre certamente è il rapimento di Kore ,la fanciulla
di Eleusis strappata alla madre ,raccontato nel pseudomerico Inno a
Demetra , mito di fondazione dei celebri Misteri di Eleusis.
Il mito di Oreithyia era argomento di tragedie perdute di Eschilo e Sofocle
e più volte raffigurato nella pittura vascolare .Molte le varianti conservate
negli scolii. Per i sophoi secondo Platone gli interpreti razionaleggianti, il
racconto del rapimento parafrasa una disgrazia provocata da una raffica di
vento più forte delle altre che avrebbe fatto precipitare la ragazza che
insieme ad un’amica Pharmakeia passeggiava su un costone di roccia
particolarmente esposto .Boreas come la collettività dei venti era oggetto
di culto . Erodoto ( VIII 189) e Pausania ( I,18,5) ricordano un suo
intervento attivo inn favore degli Ateniesi durante l’invasione persiana.
Platone rifiuta il mythologema di Oreithyia - cioè il racconto interpretato
dai sophoi - accetta invece la funzione insostituibile del mito nella sua
testualità ,nella dimensione narrativa.
Così nel Fedone (110 B) il mythos dell’”altra Terra “ , quel mondo altro
dove ci sono il vero cielo ,la vera luce e la vera terra è introdotto da
Platone dialetticamente per indicare i limiti delle umane possibilità : le
immagini alle quali ricorre Socrate sono mythoi degni di essere ascoltati.
Così nel Gorgia (523 A). Socrate precede il suo discorso sul mito degli
Inferi con queste parole:Ascolta questo bel racconto che tu ,come
credo,riterrai un mythos ma io un logos”
Qui è introdotta per la prima volta l’antitesi mythos -logos come discorso
irrazionale vs razionale Tuttavia se si legge bene il passo l’enunciato che
appare mitico ( cioè assurdo ) nella ricezione dell’interlocutore di Socrate
è invece logico –cioè perfettamente razionale -nella interpretazione di
Socrate stesso. racconta una verità che non può essere detta altrimenti
Anche per Aristotele il mito costituisce –come per Platone – un problema
di comunicazione . Quando la comunicazione normale non basta si ricorre
al mito . In un passo della Metafisica ( 982 b 11 -19) dice che il
“philomythos è un philosophos perché il mito è un insieme di meraviglie “
Le meraviglie sono segni speciali che devono essere interpretati.
Aristotele accetta l’interpretazione del mito sulla scia di Teagene ,accetta
l’”allegoria”.
Un esempio il commento al passo dell’VIII canto dell’Iliade dove Zeus si
attacca ad una catena d’oro e sfida tutti gli dei e le dee dell’Olimpo
smuoverlo dal cielo . Il passo viene utilizzato nel de motu animalium IV
699 b 32 –700 a 6 ) Zeus rappresenta il Primo Motore immobile, fuori
dall’universo ( Dio !) . E’impensabile che un principio immobile possa
essere messo in movimento . (Quell’immobilità non dimentichiamo ha
comunque in sé il principio del movimento ,come detto nella Metafisica
Lasciamo le riflessioni teologiche di grande interesse sul passo.
Aristotele mostra interesse per il mito anche come “allegoria” morale.
Gli amori di Ares ,il dio della guerra ,e di Aphrodite,la dea dell’eros
raccontati da Omero vogliono ricordare che i guerrieri sono molto inclini
al’eros con uomini o con donne ( Politica 9,1269 b 27-31 )
Palaephatos ,autore di difficile collocazione anche cronologica ( uditore di
Aristotele ?) ma accreditato come autore di un’opera “Sulle cose
incredibili”( vedi edizione e traduzione italiana Le storie incredibili Pisa
2000)propone varie spiegazioni razionali di celebri miti.
Ad esempio Medea ,la grande pharmakis ,la grande “maga”( ma il
termine al femminile compare solo molto tardi ) del mito greco,nipote di
Kirke , è in realtà solo un’abile tecnica .Nessun “miracolo” Medea è
un’abile estetista per questo si dice che sa ringiovanire : come
parrucchiera ridona colore ai capelli bianchi e come igienista usa i bagni
di vapore per curare la pelle . Quanto accaduto a re Pelia- Medea avrebbe
suggerito alle figlie di bollire il vecchio padre per farlo ringiovanire come
lei stessa aveva bollito un vecchio caprone e lo aveva fatto ritornare
capretto - è solo il ricordo travestito di un grave incidente .
allegoria e stoicismo
Il metodo allegorico tener presente che i miti dicono una cosa con parole
a senso plurimo - è adottato come strumento di esplorazione del “senso”
dei miti dalla scuola stoica che rappresenta la grande filosofia del
mediterraneo ellenistico.
Una fonte indiretta ma affidabile è il famoso avvocato e politico
dell’ultimo secolo a.C. della repubblica romana, Cicerone
Nel De Natura Deorum per bocca di Balbus Cicerone espone le
dottrine stoiche sulla qualità e sulla “realtà” degli dei politeisti raccontati
nei miti. Ritorna l’interpretazione naturistica del mito che fonda per così
dire la “religione”
Gli dei rappresentano,sono,“simboli”- ma il termine simbolo può essere
equivoco -delle forze della natura :Zeus è il cielo,Hera l’aria,Poseidon il
mare ,Hephaistos il fuoco Aphrodite la forza che unisce questi elementi.
Il riflesso dell’allegorismo presocratico è molto presente.
I Kyklopes ,i Ciclopi ,i mostruosi esseri extraumani che incontra Odysseus
nella loro isola marginale , con quell’occhio ciclopico ,circolare ,da
kyklos,cerchio rappresentano il movimento ciclico del fuoco terrestre(
Cicerone De Natura Deorum .I,15).
Così per Cleante di Asso una divinità come Apollon chiarisce attraverso
il nome l’ambiguità delle sue funzioni :ferire e guarire .
La doppia etimologia sottintesa al nome Apollon chiama in causa
l’apollynai che identifica l’atto di distruggere e apolaunein che identifica
il senso di scacciare allontanare ,i mali.
Così il celebre mito di fondazione del santuario di Delfi che prevede
l’uccisione del drago da parte di Apollo sarebbe la narrazione simbolica
della lotta tra umidità emanata dal suolo (il drago come mostro terrestre) e
la secchezza prodotta dal calore del sole , il solare Apollo.
Nel de natura deorum di Cicerone ( II 28,70) si riporta come esempio di
analisi allegorizzante il famoso mito della castrazione di Oruanos ,cielo
che è il grande mito di origine raccontato nella Teogonia di Esiodo(159..)
Tuttavia la “favola ” è empia solo in apparenza ,in realtà esprime una
verità fisica .La sostanza celeste,cioè Ouranos ,la prima entità emessa con
Ge ,Terra ,dal chaos primordiale ,non ha bisogno per procreare di un
organo materiale,ma la forza procreatrice sta nel calore igneo della natura
eterea. Ouranos evirato agisce liberamente nella sua essenza.
L’interpretazione in chiave etimologica ,allegorica,è comunque assai
interessante soprattutto per la sua lunga a vasta applicazione
<l’allegoria propone il senso del mito,del racconto, come sfida di un testo
in codice ,in rapporto ad un sistema simbolico, enigmatico,esoterico.
Il mito si presenta in questa prospettiva come un racconto organizzato su
una duplice stratificazione : senso apparente e senso nascosto.
Il senso apparente racconta “favole misere “ ma se si indaga utilizzando la
prospettiva del senso nascosto si scopre il valore delle divinità
apparentemente coinvolte in situazioni inaccettabili ma nello stesso
tempo le divinità sono modelli della realtà .
Il mito ed i razionalisti
Anche il “razionalismo” è allegorico .
L’intepretazione “storica “ dei miti e dei loro protagonisti è sempre una
interpretazione . In questo caso la critica ,l’interpretazione dei miti è
interpretazione della “religione” come credenza nella realtà di quei
protagonisti dei miti .
La storicizzazione dei miti porta alla dichiarazione che gli dei almeno
quelli del politeismo non esistono ma sono creati dagli uomini.
Anzi gli dei sono uomini divinizzati.
E’ l’interpretazione di Evemero di Messana che è citato come uno dei
padri dell’ateismo antico.
Un frammento citato da Sesto Empirico è un vero è proprio manifesto.
Evemero detto l’ateo dice che quando gli uomini vivevano nel
disordine,coloro che per forza ed intelligenza erano in grado di
costringere tutti gli altri ad obbedire, volendo avere più ammirazione e
rispetto ,si attribuirono falsamente una potenza sovrumana ,divina che li
fece ritenere dalla folla,dei) Evemero ,incaricato da Cassandro generale
di Alessandro Magno di una spedizione nel Mar Rosso racconta le sue
avventure in uno scritto molto noto nell’antichità che ci è giunto solo
attraverso parafrasi e commenti.
Giunto in un’isola ,Panchaia ,al largo delle coste della penisola arabica
trova una colonna d’oro in un tempio dedicato a Zeus Triphylios con
un’oiscrizione sacra ( Hiera Anagraphe ) nella quale lo stesso Zeus un re
dei tempi antichi racconta le sue avventure in compagnia del suo
compano Hermes ,alla fine delle quali si sarebbero proclamati dei .
(Sesto Empirico ( Adversus Mathematicos IX, 17)
Il testo è riassunto anche nella Biblioteca Storica di Diodoro Siculo V,4146 .
Cicerone nell’importante trattato sulla Natura degli dei , De natura
deorum, ( I,42, 119) ricorda che il poeta Ennio riprese la teoria di
Evemero e se ne fece sostenitore a Roma
La posizione di Evemero riprende quella dichiarazione di ateismo
attribuita a Crizia , potente uomo politico dell’Atene di fine V secolo a.C.
per il quale la “religione” come timore di esseri potenti, gli dei , era l’
invenzione di un uomo saggio ed ingegnoso che propose questo
spauracchio per gli uomini malvagi a completare il deterrente delle leggi .
Il testo è citato da Sesto Empirico nell’ Adversus mathematicos,opera
assai complessa e poco studiata IX,54 .
La teoria di Evemero fu ampiamente sfruttata a sostegno del culto dei
sovrani . Come tale è citata anche dal noto autore della patristica,Lattanzio
nel De ira dei (11 ).
La teoria evemerista si riflette in un passo di Diodoro Siculo ( autore di
età augustea ) citato nella Praeparatio Evangelica (II,2,53) di Eusebio di
Cesarea (autore cristiano molto importante di IV d.C.).Si accenna ad una
duplice teoria sugli dei : alcuni sarebbero eterni, incorruttibili come il sole
la luna gli astri , senza contare i venti e le altre forze che godono della
stessa natura . Ciascuno di questi dei è eterno nell’origine come nella
durata. Ma vi sono degli dei terrestri , coloro che per i benefici che hanno
portato agli uomini hanno meritato onore e gloria immortali, come
Herakles, Dionysos , Aristea ed altri a simili a questi.
Interessante l’interpretazione di Dionysos . Non è figlio di Zeus ma di
Semele ,una mortale e di uno sconosciuto . Fa una spedizione in Etiopia
dove incontra uno strano popolo di esseri pelosi , sono i satiri che
diventano suoi compagni . Nelle sue avventure è accompagnato dal fratello
Apollo con una banda di musici e nove ragazze ,le Muse ( Diodoro, VI,1,2
; IV 1,5; 3 ,4; 4,2)..
Dal razionalismo all’“esoterismo “: ancora l’allegoria
L’utilizzo totale dell’allegoria secondo una dichiarata opzione che vuole
vedere nel testo un messaggio in codice la cui comprensione è riservata al
nucleo ristretto di coloro che conoscono i segreti della decifrazione. Si
inaugura così il lunghissimo cammino di quel tipo di ermeneusi che divide
il pubblico tra la folla dei semplici uditori ed il gruppo di coloro che sono
in grado di capire . La situazione rimanda alla divisione interna attribuita
alla scuola di Pitagora ma anche ad Aristotele .In certo senso possiamo
dire che esplicitamente c percorre tutta la cultura occidentale e no ,la
ritroviamo ampiamente presente nelle culture altre di ogni tipo , a
cominciare dalle culture cosiddette “primitive “dell’Africa , delle
Americhe che conoscono come le società postmoderne le cosiddette
“società segrete”,gruppi che si riconoscono nella condivisione di
conoscenze e certezze “segrete “appunto . Su tutto esiste un’amplissima e
assai disomogenea bibliografia .
Anche lasciando da parte il problema della “società segreta “ come
setta,confraternita, gruppo di individui che condividono particolari saperi
e poteri e agiscono all’interno di una struttura in modo anche –ma non
sempre-conflittuale ,il tema della articolazione e distribuzione dei saperi in
rapporto alla costruzione di una cultura condivisa è assai contemporaneo
anche rispetto le possibilità di impianto di un modello di società veramente
egalitario .
La distribuzione dei saperi e dei pseudosaperi all’interno di una cultura è
infatti cruciale per le dinamiche storiche di autopresentazione e
giustificazione della cultura stessa.
come interpretare Omero
Per la grecia arcaica e classica Omero insieme ad Esiodo è maestro ,anche
e soprattutto di religione , quella “religione greca” che si presenta come la
piattaforma simbolica rispetto la quale si articola la politica,cioè le
modalità del vivere nella polis,nella città.12
Ad un certo punto Omero diventa l’autore di un testo da interpretare ,un
testo enigmatico,esoterico,simbolico,dove tutto può e deve essere oggetto
di una ermeneusi che richiede un certo tipo di conoscenza.
Un esempio e l’interpretazione di un passo dell’XI canto dell’Iliade ( XI
32-37)dove si descrive lo scudo di Agamennone ,il capo supremo della
spedizione degli Achei contro Troia. La decorazione dello scudo
rappresenta il mondo e lo protegge ,le decorazioni sono mimema ,
imitazione del cielo e indicano le conoscenze astronomiche di Omero .I
cerchi rappresentati al bordo dello scudo sono i paralleli ,il circolo polare
artico,il tropico del Cancro,l’Equatore ,il tropico del capricorno,il cerchio
antartico ecc.
Questa l’interpretazione di Krates di Mallo ,grammatico della scuola di
Pergamo citato da Eustazio nel suo commento al passo
Ancora a Krates si attribuisce una interpretazione tecnica del famoso episodio di
Zeus che lancia dal cielo Hephaistos, il dio fabbro legato al fuoco vulcanico ( Iliade I
589-593) Zeus vuole misurare la terra perciò butta dal cielo Hephaistos e tiene sotto
sorveglianza allo stesso tempo il percorso che Helios ,il Sole fa nel suo percorso da
est a ovest. Hephaistos piomba sull’isola di Lemnos nel momento stesso nel quale
Helios tramonta .
La spiegazione è riportata non senza commenti anche negativi nel testo dello Pseudo
Eraclito ,Quaestiones Homericae dedicato alla teologia allegorica di Omero.L’autore
è uno stoico di I d.C. al quale si deve una difesa totale della moralità e bontà
dell’insegnamento di Omero, se bene interpretato.
L’allegoria è l’antipharmakon per cancellare da Omero ogni accusa di empietà che
deriverebbe da una lettura letterale. Il famoso passaggio dell’Iliade (XV 18-21 ) nel
quale Zeus incatena la sposa Hera e la sospende nel vuoto con due incudini ai polsi
ed una catena d’oro in realtà è un’allegoria della composizione dell’universo.
Si può parlare di Homerika orgia, misteri omerici che si aprono solo “a coloro che
accettano di essere ammessi alla visione di questa sapienza mistica , epopteousi ten
mystiken autou sophian ““ Il vocabolario è importante per il ricalco diretto di termini
specifici della complessa realtà dei “misteri” ,il lato mistico della religione greca
sarebbe presente sino dagli inizi,in Omero.
L’allegorismo di matrice stoica è combattuto comunque da subito in particolare dai
grammatici e matematici di Alessandria. Eratostene ,l’astronomo vuole restituire ad
Omero il senso poetico prendendo in giro anche quanti vogliono trarne informazioni
storiche (in Strabone ,I 2,15)
12
vedi per una panoramica Chirassi Colombo 1994 ,La religione in Grecia ,Bari
L’interpretazione di Omero,dei suoi miti continua tuttavia costituire un interessante
e complesso capitolo a parte .
Dionigi di Alicarnasso contemporaneo di Augusto ,autore di una Romaike
archaiologia , “archeologia romana”,denuncia la difficoltà di interpretazione dei miti
greci che costituisce un campo di ricerca possibile a pochi e loda la scelta della
teologia romana che ha abbandonato il mito ( II ,20,1-2).
Si sfiora qui il tema importante della “demitizzazione” a Roma tema sul quale si
sono interrogati in particolare nell’ambito della scuola storico religiosa romana
Angelo Brelich e Dario Sabbatucci .
Il testo mitico come bisognoso di interpretazione mostra analogie molto esplicite
con il testo oracolare .Un grande erudito e pensatore come Plutarco si esprime in
maniera esplicita sul carattere ambiguo oscuro del responso oracolare ,almeno quello
praticato a Delfi . E sul carattere allusivo, “ermetico” ,esoterico del testo mitico
ritorna più volte .
Nell’importantissimo testo dedicato alla religione egiziana ,il De Iside .Plutarco
propone l’analogia tra il mito e l’arcobaleno :il mito riflette il vero come l’arcobaleno
riflette la luce solare (358 EF ).
Ancora nel De Iside Plutarco propone una interpretazione comparata tra il mito greco
delle origini raccontato da Esiodo nella Teogonia , i miti egiziani,e il mito di Eros
nel Simposio di Platone . Isis è rapportata alla terra Ge ,Osiris a Eros , il Tartaro è
Typhon –Seth .Ma Isis e Osiris sono anche rispettivamente Penia e Poros ( Povertà e
Ingegno) del Simposio di Platone ed Eros loro figlio corrisponde al Horos egiziano.(
De Iside 374 BD).L’interpretazione comparata propone una riflessione sull’unione
della materia sempre bisognosa Penia con Poros come primo principio oggetto
d’amore e autosufficiente e del loro prodotto Horos soggetto a continui cambiamenti
ma destinato a mantenersi sempre giovane e indistruttibile .Il tema della qualità
sempre enigmatica della scienza della natura ,la physiologia ,è ancora ripreso da
Plutarco in un opuscolo dedicato alle feste Daidala di Platea dedicate alla dea Hera
conservato da Eusebio nella praeparatio Evangelica (III ,1-2 )Esiste un sapere fisico
,logos physikos , nascosto da enigmi e sottintesi come nei poemi orfici,nei miti frigi
ed egiziani e nei riti simbolici dei sacrifici ( dromena symbolikos en tai hierourgiais
) Così l’ostilità tra Dionysos e Hera rappresenta l’incompatibilità tra l’ubriachezza e
la buona condotta della vita matrimoniale –il seme è alterato dal vino (come dice
Platone in Leggi VI 775 b-e . Sempre in chiave simbolica si spiegano certi particolari
del culto come il fatto che si provveda sempre ad asportare il fiele dagli animali
sacrificati a Hera ,perché l’amarezza non si concilia con il gamos, l’unione
matrimoniale . Così una serie di rapporti di culto stretti tra Hera e Leto detta
Mychia o Nychia , Leto delle profondità o Leto delle Tenebre (rapporti che
contraddicono comunque gli elementi di ostilità ben noti raccontati in altri miti) si
spiegano con l’aiuto che Leto avrebbe dato agli amori di Zeus con Hera quando Hera
era ancora una fanciulla . In realtà –per colui che sa comprendere ,Hera e Leto sono
la stessa cosa. Leto rappresenta l’ombra della terra e l’oblio del sonno notturno. Un
altro legame l’identità di fondo dei loro figli, Ares e Apollo ,legati entrambi
all’elemento igneo ed al sole. Entrambe inoltre sono legate alla generazione come
fine ultima dell’unione sessuale…La festa dei Daidala nella quale si brucia
l’immagine in legno della finta fidanzata di Zeus a ricordo dello stratagemma con il
quale Zeus aveva fatto ingelosire Hera dopo una grossa lite ,ricorda l’opposizione tra
il carattere igneo e secco di Zeus e quello umido e ventoso che caratterizza Hera
,carattere pericoloso perché provoca alluvioni e disastri come quella rovinosa
inondazione della Beozia- un diluvio- dopo il quale con il ritorno della calma sorse la
prima pianta ,la quercia con il primo nutrimento per l’umanità,la ghianda.
I miti e “l’ultimo” filosofo
Il valore allusivo del racconto mitico che non dice la verità delle cose ma fa in modo
che la si possa percepire si trova anche nell’analisi del mito secondo il famoso
filosofo neoplatonico Plotino.
In Plotino il mito è immagine. L’immagine partecipa del modello come uno specchio
partecipa a ciò che si riflette. E’l’interpretazione del mito investe il problema della
rappresentazione .Il valore delle icone , del discorso per immagini, per figure .
Gli antichi hanno costruito templi e statue nella convinzione di attirare l’influenza e
la partecipazione della divinità : il to mimethen ( l’oggetto imitato) è prospathes ,è
patetico,impressionabile dal suo modello(Enneadi IV ,3 , 11,6-8) Tuttavia per capire
la realtà che si riassume nell’Uno che è ineffabile e rappresenta la cifra del divino
l’uomo deve lasciare il mito come entrando nel profondo del santuario lascia dietro a
sé le statue delle cappelle (VI ,9,11 ,17-19)
Il mito fornisce “aiuti” come le visioni durante i riti misterici . Per pervenire alla
verità bisogna superare i mimemata ,le immagini,che permettono ai “profeti” più
sapienti di avere allusioni della visione del Dio. In VI ,9,11 ,25-30
Plotino traccia il percorso di una via alla contemplazione dell’Uno partendo da
dall’immagine eikon di sé stesso per procedere verso l’archetipo ( hos eikon eis
archetipon )
Plotino offre una variante di lettura del mito della nascita di Eros di Platone. A
differenza di Plutarco per Plotino ,Poros ,( la via ,il sentiero, l’ingegno ) non è il
Primo principio ma solo un’immagine,un riflesso del Primo Principio.
Eros nasce dalla materia ,Penia e dal riflesso del Primo Principio.
Il tema è trattato più ampiamente nei passaggi di III ,5 delle Enneadi dedicati
esplicitamente alle due Aphroditi: l’Aphrodite primigenia figlia di Ouranos e
l’Aphrodite figlia di Dione e di Zeus,l’Aphrodite nota come Pandemos ,Popolare .
La prima rappresenta l’Anima pura che produce dal Padre intelligenza pura il primo
Eros che appare come frutto visibile della contemplazione del padre (III,5,2) .
La seconda Aphrodite rappresenta l’anima sensibile . Il figlio Eros rappresenta la sua
visione e presiede ai matrimoni e gli eros individuali ,le disposizioni delle singole
anime .
Nel trattato VI “ Del Bene o dell’Uno “Plotino riprende il tema degli amori di Eros e
Psyche ,raccontati anche da Apuleio nelle Metamorfosi ( IV 28- VI 24). Psyche è
l’anima che ama l’Uno –Bene tuttavia a livelli diversi : un livello celeste ed un
livello volgare . In questo trattato Plotino propone la nascita simultanea di Eros e di
Aphrodite ,come raccontata da Esiodo. Nella Teogonia di Esiodo Eros non è figlio di
Aphrodite ma è potenza primordiale uscita insieme alle prime manifestazioni dal
Chaos
Nella seconda parte del “Trattato sull’Amore” Plotino ridiscute il tema della nascita
di Eros e il suo rapporto con Aphrodite che in qualche modo è inserita in Eros
Plotino conosce ed include anche il mito filosofico raccontato da Platone che fa di
Penia e Poros i genitori di Eros. Ma tutti i ruoli si mescolano ed in questo sta la
debolezza dell’analisi allegorica plotiniana . La nascita di Eros che rimane un demone
risulta frutto dell’aspirazione dell’Anima mancante verso il Bene.
L’uso particolare dell’allegoria da parte di Plotino ha numerosi altri esempi .
Spesso l’allegoria è usata per interpretare il mito come metafora : Lynkeus la cui
vista era tanto acuta da poter penetrare sino le viscere della terra rappresenta
l’acutezza dellntelligenza che tutto attraversa (V,8,4 ,24-26 .
Il trattato sull’ Influenza degli astri riprende il tema del fuso delle Moire per spiegare
il determinismo ’i che in parte almeno regola le nostre azioni (II,3,15,9-12).
Così la Grande Madre ,Cybele,una delle Grandi Dee del mediterraneo ellenistico e
tardo antico è tutto altro rispetto un certo tipo di materno fecondo,archetipale.
Cybele rappresenta la madre come puro ricettacolo, essere ricevente,materia inerte
come inerti sono i suoi sacerdoti evirati i Galloi (III,6,19, 25-41).
Nel trattato Sul bello Plotino intepreta il mito di Narkissos che annega per afferrare
la propria immagine riflessa nell’acqua il modello esempio di chi insegue la bellezza
apparente riflesso di una bellezza superiore ,la sola vera.
Così Plotino rinarra il mito della fabbricazione della prima donna, di Pandora
cambiando i ruoli . E’ lo stesso Prometeo che fabbrica il primo inganno per gli
uomini . Ma la venuta di Pandora tra gli uomini rappresenta la venuta dell’anima nel
mondo sensibile ed i doni che gli dei fanno a Pandora sono i doni di quella
Intelligenza che Pandora abbandona .La posizione di Prometeo è molto ambigua .
Prometeo rifiuta i doni che gli dei fanno a quella creatura da lui stesso creata e
destinata al mondo sensibile.Prometo rappresenta per Plotino la Provvidenza
(Prometheia ) ma per essere attaccato a ciò che ha creato è incatenato alla rupe e deve
attendere un eroe come Herakles al quale Plotino dedica nelle Enneadi una lunga
esegesi allegorica .
L’interpretazione al centro
Anche la Legge, le Sacre scritture come il mito,i racconti del politeismo greco ,
diventano oggetto di interpretazione.
Un capitolo a parte riguarda l’uso dell’allegoria per l’interpretazione dei testi
biblici,della Legge ( Nomos ,Torah ) che il Mediterraneo inizia a conoscere
attraverso l’edizione –traduzione in greco della cosiddetta Bibbia dei Settanta
eseguita ad Alessandria d’Egitto nel corso del III secolo a.C.
Praticamente contemporanea all’edizione del testo greco del Pentateuco,il fulcro
della Torah, nella Bibbia alessandrina,la Lettera di Aristea a suo fratello Philocrates
si incarica di fornire una spiegazione allegorica alla famosa lista sugli animali puri ed
impuri nel Levitico , testo fondante la ortoprassi ebraica .
Una serie di autori e di testi ebraici scritti in greco citati in gran parte da un autore
cristiano Eusebio nella Praeparatio Evangelica conservano testimonianze molto
importanti di una interpretazione in parallelo di racconti biblici e miti greci. Tra vari
nomi citiamo Artapanos (II a.C.) autore di un ‘opera Peri Ioudaion Utilizzando le
assonanze paraetimologiche dei nomi Artapanos riscrive una biografia diversa di
Mosè
Mosè è figlio di una donna ebrea ma sottratto alla madre da una principessa egiziana
Merrhis che lo alleva come un principe egiziano . E’identificato in greco con
Mousaios , Museo ,il maestro del “mitico” cantore Orpheus assunto come patrono,
capo di quei gruppi di “contestatori” ,gli “orphikoi” che proponevano scelte di vita e
modelli di salvezza di straordinario interesse nel mediterraneo greco a partire dal V
a.C.13 Mousaios Mose da agli uomini molte utili conoscenze .Per la sua funzione di
inventore corrispone al dio greco Hermes ,da hermeneuein , ma è assimilato anche al
dio egiziano Thot inventore della scrittura.
Un altro giudeo-greco Eupolemos intreccia la Teogonia di Esiodo con la storia
biblica . Sono i Giganti,figli di Ge e di Ouranos della Teogonia di Esiodo,scampati
al diluvio a cercare di costruire in Babilonia la famosa torre di Babele ( Così Eusebio
nella P.E. IX,17,26)
Gli esempi si moltiplicano
L’esegesi allegorica greco- giudaica costituisce un assai interessante campo
d’indagine relativamente non ben esplorato.
In ogni caso l’allegoria intesa nel senso ampio di considerare qualsiasi tipo di
racconto ,qualsiasi mythos, oggetto di interpretazione , acquista un’importanza
straordinaria anche nell’esegesi cristiana che vede nell’allegorismo pagano un
pericoloso mezzo per giustificare quei miti che il nuovo corso della rivelazione
doveva denunciare come falsi ,inganni m ne fa tuttavia ampio uso
A questo punto tuttavia dobbiamo dire che la produzione di mito come libero
racconto eventualmente anche vero cessa per lasciare posto alla favola,alla
leggenda,al racconto folklorico,al romanzo …luoghi del fantastico.
E si apre un altro capitolo.
13
Su Orpheus e gli orfici la bibliografia è sterminata .
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mitologie 2000 - Università degli Studi di Trieste