Selena Brusa
0000325614
SINDROME DI WILLIAMS
La Sindrome di Williams è una patologia rara caratterizzata da un peculiare quadro anatomofisiologico, clinico e comportamentale; rispetto alle caratteristiche cognitive, i primi dati hanno
dimostrato un ritardo mentale di grado medio-lieve associato ad alterazioni delle capacità visuospaziali e relativo risparmio delle capacità linguistiche.
Dati recenti, all’interno dei quali si inserisce la prima ricerca, non hanno confermato il netto confine
tra risparmio delle capacità linguistiche e compromissione di quelle prassico-costruttive,
affermando l’esistenza di un profilo neuropsicologico più complesso e asimmetrico, caratterizzato
da “picchi e valli”, con prestazioni disomogenee sia all’interno del dominio linguistico sia in quello
visuo-spaziale; il primo articolo preso in considerazione (Bello, Capirci, Stefanini e Volterra),
infatti, utilizzando le Scale di Intelligenza Wechsler, sostiene che i bambini con SW non hanno un
profilo cognitivo tipico in quanto mostrano performance di risposta simili ai controlli di pari Età
Mentale (EM). Per quanto riguarda la produzione lessicale (analizzata con il BNT), è emerso che i
bambini con SW producono più errori semantici e circonlocuzioni rispetto ai bambini di pari Età
Cronologica (EC) e necessitano di maggior tempo e sollecitazioni per la denominazione; inoltre, nel
dominio prassico-costruttivo mostrano un maggior repertorio gestuale e in particolare, gesti iconici.
Tali gesti sono stati analizzati più in dettaglio attraverso l’osservazione dei tipi di prensione della
matita (attraverso le performance mostrate al VMI), da cui è emerso un ulteriore tipo di prensione
rispetto ai controlli: presa latero-laterale; infine, il numero di forme correttamente riprodotte è
inferiore rispetto ai pari EC, disconfermando ulteriormente l’idea dell’esistenza di un profilo tipico
della SW.
Il secondo articolo (Menghini, Verucci e Vicari) analizza più specificatamente il dominio
linguistico:
• dalle prove di lettura (Batteria di valutazione della dislessia e della disortografia) è emersa
un’analogia tra le prestazioni dei SW e controlli di pari EM, ma per quel che riguarda la
lettura di non parole, i ragazzi con SW hanno una performance peggiore; questo dimostra
che il loro deficit è a livello della via fonologica e non di quella lessicale (in base al modello
di Coltheart e Castle). Paragonando le abilità di lettura al livello cognitivo globale, è emersa
una correlazione positiva tra le due.
• La comprensione del testo, analizzata attraverso le Prove MT, è peggiore rispetto ai controlli
con Sviluppo Tipico (ST), ma comunque è adeguata rispetto ai criteri di valutazione dei test
e quindi correlata alle capacità cognitive globali.
• Rispetto alle abilità metafonologiche, la sintesi sillabica e il riconoscimento della sillaba
iniziale risultano estremamente accurate, la segmentazione sillabica risulta analoga a quella
dei controlli, mentre le performance in delezione sillabica e riconoscimento di rime sono
significativamente inferiori a quelle dei controlli.
Sindrome di Asperger, face processing e attribuzione di un significato mentalistico alllo sguardo.
Giovanni Valeri
I soggetti con sindrome di Asperger mostrano difficoltà principalmente nella comprensione di stati
mentali.
Questi soggetti sono di solito considerati all’interno dello spettro dei disturbi autistici sebbene non
presentino deficit a livello cognitivo e verbale.
La SA viene considerata per lo più come un disturbo dello spettro autistico e quindi caratterizzata da
compromissioni nelle relazioni sociali, nelle comunicazioni e nelle attività immaginative.
I bambini autistici possono riconoscere l’identità il genere l’età d fotografie di volti, riconoscono le
emozioni semplici(tristezza e gioia), ma sembrano più in difficoltà a riconoscere le emozioni
complesse(sorpresa).
Quello che manca nei soggetti autistici è la capacità di regolare l’avvicendamento dello scambio
comunicativo (turn taking) per l’attenzione condivisa, la comunicazione intenzionale per
individuare lo scopo di un’altra persona e per attribuire gli stati mentali di un altro.
L’obbiettivo di questo studio è l’indagine sull’Elaborazione del Viso in preadolescenti e adolescenti
con SA; l’EV è stata considerata sia come capacità generale di effettuare computazioni relative al
viso, sia come capacità di attribuire un significato mentalistico allo sguardo.
Sono state utilizzate quattro prove per vedere se i soggetti con SA attribuiscono un significato
mentalistico allo sguardo, e quindi sono in grado di distinguere e comprendere il messaggio che
l’interlocutore vuole inviare, secondo le caratteristiche di Scopo, Desiderio, Pensiero e
Riferimento).
Il campione era diviso in tre gruppi: Soggetti con SA, Soggetti con Disturbo specifico
dell’Apprendimento DSA, Bambini normali.
I soggetti SA non mostrano compromissione nel giudicare se qualcuno li sta guardando e in oltre
sono in grado di riconoscere le emozioni semplici( si considera sempre una condizione strutturata e
semplificata dove il rapporto e semplicemente di tipo diadico).questo è quanto emerge dall’Esp 1
Dall’Esp 2 emerge che i soggetti sono in grado di fare inferenze sugli stati mentali mentali semplici
quali Desiderio Scopo e Riferimento.
Anche per quanto riguarda l’Esp 3 risulta che i soggetti non mostrano difficoltà nell’attribuire lo
stato mentale complesso Pensare utilizzando come indice la direzione dello sguardo.
L’Esp 4 ha invece evidenziato una difficoltà specifica dei soggetti con Sa nell’usare spontaneamente
un indice naturale invece che un indice innaturale. In questa condizione i soggetti preferiscono
utilizzare la freccia invece che la direzione degli occhi.
I soggetti SA dunque preferiscono rivolgere l’attenzione ad un indizio a carattere innaturale(
freccia) piuttosto che ricorrere all’uso della direzione dello sguardo (indizio naturale), per fare
inferenze sullo stato mentale.
La ricerca ha evidenziato una importante dissociazione tra la capacità di effettuare inferenze sugli
stati mentali utilizzando la direzione dello sguardo, e la tendenza a preferire un indice innaturale
invece di uno naturale. I soggetti con SA presentano infatti una significativa difficoltà in prove in
cui devono scegliere se usare come indizio la direzione dello sguardo e la direzione della freccia.
Le anomalie nell’uso mentalistico dello sguardo sembrano essere un segno precoce della
compromissione della capacità di attribuire stati mentali, sia una compromissione che persiste in
soggetti con disturbo dello spettro artistico, che possono aver attivato strategie differenti per la
risoluzione di compiti simili. Le prove dell’esperimento 4 sarebbe utili al fine di creare un test
sensibile alla rilevazione di strategie atipiche di “cognizione sociale” , e quindi sfumate difficoltà
nell’attribuire stati mentali in soggetti con disturbo dello spettro artistico adolescenti e adulti.
Scheda tecnica
Premessa
Molto studi sono stati dedicati alla relazione tra Autismo e scarsi risultati nei compiti che si
basavano sulla comprensione degli stati mentali, seguendo la Teoria della Mente (compiti di falsa
credenza di 1 e 2 livello), mentre meno studiata è l’Elaborazione del viso e la possibile connessione
tra modalità di elaborare le informazioni e del viso e compromissione della capacità di attribuire
stati mentali in questo disturbo.
I bambini autistici possono riconoscere l’identità il genere l’età d fotografie di volti, riconoscono le
emozioni semplici(tristezza e gioia), ma sembrano più in difficoltà a riconoscere le emozioni
complesse(sorpresa).
Quello che manca nei soggetti autistici è la capacità di regolare l’avvicendamento dello scambio
comunicativo (turn taking) per l’attenzione condivisa, la comunicazione intenzionale per
individuare lo scopo di un’altra persona e per attribuire gli stati mentali di un altro.
Si è notato che i bambini autistici in condizioni critiche non utilizzano o scambio visivo con il
genitore, come invece accade nei bambini normali.
Si presuppone che la difficoltà dei soggetti nel comprendere ciò che gli occhi stanno comunicando
derivi dal fatto che la loro più grande difficoltà stia nel riconoscere le intenzioni gli scopi e i
desideri, che sono informazioni relative ad una vastissima gamma di stati mentali.
Ipotesi
L’obbiettivo di questo studio è l’indagine sull’Elaborazione del Viso in preadolescenti e adolescenti
con SA; l’Elaborazione del Viso è stata considerata sia come capacità generale di effettuare
computazioni relative al viso, sia come capacità di attribuire un significato mentalistico allo
sguardo.
Metodologia
Sono stati valutati tre gruppi
- Soggetti con SA
- Soggetti con Disturbo specifico dell’Apprendimento DSA
- Bambini normali
a) dieci soggetti con SA sono stati diagnosticati da un campione di oltre 200 bambini seguiti
presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università la Sapienza di Roma: i criteri sono
stati
- diagnosi di SA secondo l’ICD-10
- età compresa tra i 9 e i 18 anni
- assenza di ritardo mentale con un QI maggiore di 70
b) gruppo di controllo composto da 10 soggetti con diagnosi di dì DSA
c) gruppo di controllo composto da bambini normali con età compresa tra i 6 e i 7 anni
Sono state utilizzate le prove di EV usate da Baron e Cohen nella ricerca sulla capacità dei bambini
artistici di attribuire un significato mentalistico allo sguardo.
La prova è suddivisa in 4 esperimenti:
ESP1 si valuta la capacità di effettuare computazioni relative alla direzione degli occhi, essendo la
capacità Guardare fondamentale nel rapporto diadico. La prova sta nel riconoscere dove l’immagine
sta guardando ( o dritto o altrove).
Sono presenti tre situazioni di controllo:
- viso strano dove gli occhi sono in una posizione impossibile
- emozione dove le espressioni presentate sono relative ad emozioni semplici
- freccia dove al soggetto è presentata una freccia nera che indica una macchia e il compito sta nel
tracciare una linea retta tra le due
Sono proposte 6 prove e la prova è da considerarsi superata se il soggetto risponde correttamente
almeno a 5 prove su 6
ESP 2 viene esplorata la capacità di usare la direzione degli occhi per fare inferenze sugli stati
mentali
Per analizzare le condizioni di desiderio scopo riferimento e quella di controllo dimensione , al
soggetto vengono rappresentate 4 note confezioni di dolci al quale viene sovrapposto un foglio con
uno sguardo l’obbiettivo della prova è rispondere correttamente alle domande relative ai tre stati
mentali. Sono presentate sei prove per le condizioni riferimento e dimensione(successo 5 su 6) e tre
prove per le condizioni desiderio e scopo(successo tre su tre)
ESP 3 vuole indagare la condizione più complessa del pensare attraverso due condizioni:
Pensare-Schema dove sono presentate sei immagini raffigurate schematicamente e il soggetto deve
indicare quale in base alla posizione degli occhi sta pensando
Pensare-Foto stessa condizione però con visi non schematici ma con foto
ESP 4 si valuta la capacità di considerare gli occhi come un indizio naturale per effettuare inferenze
sugli stati mentali.
Il soggetto deve scegliere tra un indizio naturale e un indizio innaturale.
Il materiale utilizzato è simile a quello dell’esperimento due però oltre al viso è indicata acnhe una
freccia.. L’abilità sta nel riconoscere entrambe le direzioni nelle condizioni di direzione e scopo.
La condizione di controllo è Colore serve per valutare alcune variabili che possono influenzare la
prestazione.
Vengono presentate tre prove e la prova è superata solo al punteggio tre su tre.
Risultati
Non sono state riscontrate differenze significative negli esperimenti 1 2 e 3 , mentre
nell’esperimento 4 l’analisi ha mostrato come il gruppo SA abbia ottenuto risultati peggiori rispetto
agli stati mentali Desiderio e Scopo ma non nella condizione Colore.
Discussione
I soggetti SA non mostrano compromissione nel giudicare se qualcuno li sta guardando e in oltre
sono in grado di riconoscere le emozioni semplici( si considera sempre una condizione strutturata e
semplificata dove il rapporto e semplicemente di tipo diadico).questo è quanto emerge dall’Esp 1
Dall’Esp 2 emerge che i soggetti sono in grado di fare inferenze sugli stati mentali mentali semplici
quali Desiderio Scopo e Riferimento.
Anche per quanto riguarda l’Esp 3 risulta che i soggetti non mostrano difficoltà nell’attribuire lo
stato mentale complesso Pensare utilizzando come indice la direzione dello sguardo.
L’Esp 4 ha invece evidenziato una difficoltà specifica dei soggetti con Sa nell’usare spontaneamente
un indice naturale invece che un indice innaturale. In questa condizione i soggetti preferiscono
utilizzare la freccia invece che la direzione degli occhi.
Considerazioni conclusive
La ricerca ha evidenziato una importante dissociazione tra la capacità di effettuare inferenze sugli
stati mentali utilizzando la direzione dello sguardo, e la tendenza a preferire un indice innaturale
invece di uno naturale. I soggetti con SA presentano infatti una significativa difficoltà in prove in
cui devono scegliere se usare come indizio la direzione dello sguardo e la direzione della freccia.
Le anomalie nell’uso mentalistico dello sguardo sembrano essere un segno precoce della
compromissione della capacità di attribuire stati mentali, sia una compromissione che persiste in
soggetti con disturbo dello spettro artistico, che possono aver attivato strategie differenti per la
risoluzione di compiti simili. Le prove dell’esperimento 4 sarebbe utili al fine di creare un test
sensibile alla rilevazione di strategie atipiche di “cognizione sociale” , e quindi sfumate difficoltà
nell’attribuire stati mentali in soggetti con disturbo dello spettro artistico adolescenti e adulti.
Bibliografia
ASPERGER Autism and the Asperger syndrome (1991)
BARON- COHEN Face-processing and theory of mind : how do they interact in development and
psychopathology? (Manual of Development Psychology)
BARON- COHEN CAMPBELL Are children with autism blind to the mentalistic significance of the eyes?
(British journal of Development Psychology)
Elisa Cantergiani
Matr. 0000325554
Elena Sirotti
Matr. 0000325282
Scheda Tecnica Rassegna
Premessa
In questa rassegna si discutono varie teorie che cercano di spiegare l'autismo.
Confronto di 2 modelli : quello delle prospettive dominio-specifiche e quello delle prospettive
dominio-generali, valutandone pro e contro.
Ipotesi
Tra le varie teorie è stata analizzata la Teoria della Mente.
Ipotesi:i precursori della TdM potrebbero essere deficitari nei bambini con autismo.
Metodologia
CHAT – Checklist for Autism in Toddlers (Baron-Cohen, Allen e Gilliberg, 1992).
Risultati
I bambini che all’età di 18-24 mesi mostrano comportamenti riferibili ai “precursori” della Teoria
della Mente, all’età di 6-7 anni mostrano un disturbo autistico franco.
Discussione
L'ipotesi non è stata confermata.
Non è stato ancora trovato un modello conclusivo.
Considerazioni conclusive
L’autismo e i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo sembrano caratterizzarsi dalla particolare
combinazione di compromissioni, che varia con l’età, piuttosto che da un deficit “isolato”, con la
conseguente “dissociazione” tra competenze, che sembra tipica della neuropsicologia di soggetti
adulti con lesioni cerebrali acquisite.
Inoltre, sono state riscontrate correlazioni tra i modelli, quindi si auspica per il futuro una loro
integrazione.
Riferimenti bibliografici
 “Autismo e Disturbi Generalizzati dello Sviluppo:una rassegna di studi neuropsicologici”
di Giovanni Valeri, “Psicologia Clinica dello Sviluppo” a.X, n.1, aprile 2006 (pp.7-41)
Elisa Cantergiani
Matr. 0000325554
Elena Sirotti
Matr. 0000325282
Scheda Tecnica Articolo
Premessa
In questo articolo si illustra l’utilità dell’utilizzo degli aiuti visivi in bambini autistici.
Ipotesi
Si ipotizza che l’utilizzo di aiuti visivi possa essere di supporto ai bambini autistici per poter
apprendere determinati comportamenti che si devono tenere in determinate situazioni e per imparare
ad essere autonomi.
Metodologia
Uso di cartelloni con illustrazioni e relative spiegazioni su quello che il bambino deve fare.
Accenno all’uso del TEACCH.
Risultati
E’ stato dimostrato che gli aiuti visivi sono di grande utilità.
Discussione
Senza dubbio gli aiuti visivi sono di aiuto per i bambini autistici ma occorre che si facciano
programmi personalizzati e studiati.
Considerazioni conclusive
In questo articolo sono stati dimostrati gli effetti benefici derivanti dall’uso di aiuti visivi. E’ molto
importante individuare piani individuali in base alle caratteristiche dei diversi bambini con autismo.
Riferimenti bibliografici
“Vedo, faccio, imparo: aiuti visivi per gli alunni con autismo” di Shaila M. Rao e Brenda Gagie,
“Difficoltà di Apprendimento” Vol.12, n.2 dicembre 2006 (pp.245-258)
Scheda tecnica degli articoli:
L' ADHD e l' intervento multimodale
Il primo artico è una rassegna che cerca di fare il punto sulla situazione internazionale
riguardante l' ADHD, e nello specifico contesto italiano, descrive la posizione e il lavoro di
supervisione svolto dal Registro Nazionale per l' ADHD, nato nel 2004, ovvero nello stesso
anno della reintroduzione del Ritalin nel mercato italiano.
Per quanto riguarda la situazione internazionale la rassegna sottolinea come non vi sia
ancora un reale accordo sulla classificazione dell' ADHD.
Gli autori imputano tale confusione in primo luogo alle diverse caratteristiche diagnostiche
che intercorrono tra i due manuali di riferimento, il DSM-IV e l' ICD-10.
I principi base sui quali viene fatta diagnosi vengono infatti determinati dall'' orientamento
sull' eziopatogenesi del disturbo;
questo fa si che negli Stati Uniti venga attribuito maggio peso alle determinanti organiche e
biologiche, che porta a preferire strumenti diagnostici oggettivi come test e questionari,
mentre in Europa l' attenzione maggiore è posta sulle determinanti psicologiche ed
ambientali, privilegiando così dei procedimenti di valutazione soggettiva come il colloquio,
con il bambino e gli adulti di riferimento, e l' osservazione del comportamento.
I due manuali differiscono inoltre per i principali schemi nosografici utilizzati.
Mentre il DSM-IV conferisce uguale importanza alle dimensioni della disattenzione e dell'
iperattività presenti nell' ADHD, l' ICD-10 distingue nettamente una Sindrome Ipercinetica
da un deficit attentivo, sottolineando come quest' ultimo sia spesso diagnosticato in
comorbilità con altri disturbi dell' età evolutiva.
Ne consegue che se l' ICD-10 richiede, per fare diagnosi, la presenza tanto dei sintomi di
disattenzione quanto quelli di iperattività, per il DSM-IV sono sufficienti sei sintomi tra
quelli disattentivi o sei sintomi tra quelli iperattivi.
In questo modo l' applicazione del l' ICD-10 fa riscontrare delle percentuali di diagnosi di
ADHD che oscillano tra l' 1-2%, mentre l' applicazione del DSM-IV fa salire queste
percentuali fino al 5-7%.
La rassegna conclude la discussione sull' aspetto diagnostico del problema promuovendo ed
evidenziando l' importanza della diagnosi differenziale come strumento in grado di aiutare a
discriminare l' ADHD da altri tipi di disturbi che presentano una sintomatologia simile.
Per quanto riguarda la possibilità di trattamento gli autori affermano come la differenza
principale tra un tipo di trattamento farmacologico ed uno psicologico riguarda la possibilità
di intervenire sui diversi sintomi che l' ADHD comporta.
Se da una parte troviamo una indiscutibile efficacia dei farmaci nel ridurre quelli che sono i
sintomi primari, ovvero la disattenzione e lo stato iperattivo, dall' altro troviamo che questi
sono del tutto inefficaci nel contrastare i sintomi secondari del disturbo.
Inoltre la terapia farmacologica va a contrastare esclusivamente i sintomi che l' ADHD
comporta, senza risultare curativa del disturbo.
Buoni risultati, per quanto riguarda i sintomi secondari, sono invece ottenuti con una terapia
psicologica di tipo cognitivo-comportamentale, che aiutando il bambino ad
autoregolarizzarsi, promuove lo sviluppo delle abilità sociali di cui il soggetto con ADHD è
carente.
Altra prerogativa importante della terapia psicologica è quella di estendere il trattamento ai
diversi ambiti di vita del soggetto, inserendo quindi nella terapia l' importanza di un
coinvolgimento dei genitori come degli insegnanti, al fine di affrontare il problema dell'
ADHD concordando obbiettivi comuni.
Gli autori concludono evidenziando l' impossibilità di reperire studi italiani riguardanti un
trattamento integrato per l' ADHD, sottolineando come spesso questa mancanza di
informazioni si traduca in una giustificazione al ricorso di terapie mediche, mentre a livello
internazionale risultano evidenti i benefici che un tipo di trattamento multimodale comporta
per contrastare i sintomi primari dell' ADHD, e favorendo anche uno sviluppo di abilità e
capacità sociali sufficienti a poter permettere al bambino di inserirsi in modo funzionale nel
contesto scolastico come in quello familiare.
ADHD e trattamento: l' esperienza del Child Development Centre della
Università della California di Irvine
Il secondo articolo è il resoconto dell' esperienza del Child Development Centre, istituto
fondato nel 1985 allo scopo di fornire un servizio per i bambini con ADHD atto promuovere
l' apprendimento come lo sviluppo di adeguate capacità sociali.
L' istituto è organizzato come una vera e propria scuola, dove al posto degli insegnanti
troviamo un' equipe di psicologi e di specialisti di terapia comportamentale.
L' intero lavoro svolto nel CDC si basa su una organizzazione metodologica bassata sul
Token System e di diversi sottosistemi legati a questo.
I target che che i ragazzi sono chiamati ad acquisire sono di tipo comportamentale, ed atti a
garantire una maggiore capacità di socializzazione ed interazione.
Ad esempio







Interagire con i pari e con lo staff
Seguire il compito
Seguire i ruoli
Rimanere seduti
Completare i lavori asegnati
Accettare i turni
Seguire le direttive
Le classi sono costantemente seguite da supervisori il cui compito è osservare il
comportamento dei bambini al fine di assegnare loro i punti, a questo scopo:
−
−
Ogni 15 minuti ogni soggetto può ricevere o meno un rinforzo a seconda del
comportamento mostrato
Ogni ragazzo ha la possibilità di accumulare fino a 20 punti ogni mezz'ora
Nel caso di comportamenti scorretti si evita la punizione, privilegiando invece la mancanza
del rinforzo, in questo caso dei punti.
Nel caso di situazioni estreme il bambino riceve un time out, che consiste in un periodo di
circa 2 minuti in cui il bambino deve star seduto in banchetto a parte e svolgendo qualche
tipo di compito appositamente definito.
Tale tipo di provvedimento non rappresenta una punizione, ma un modo per spostare il
bambino da una situazione di ipereccitamento.
A questo scopo sono espresse in maniera definita e chiara, sia agli alunni che agli operatori,
le situazione il cui il time out può essere assegnato, e in tal caso vengono espresse al
bambino le motivazioni del provvedimento, in modo da favorire un' autoriflessione sul
comportamento adottato.
Per favorire l' autoregolazione e la riflessione autonoma ogni 30 minuti viene fatto il match
game, ovvero il controllo del punteggio, in cui si richiede la bambino una valutazione
riguardo i punti accumulati nell' ultima mezz' ora, la valutazione del bambino verrà poi
segnata su un cartellone, affiancata poi del punteggio reale ottenuto.
Un' ultimo accorgimento riguarda il fatto che il tabellone del System Point è sempre ben
visibile a tutti, allo scopo di a rappresentare un costante incentivo al miglioramento.
L'organizzazione del Token System e dei punti assegnati vanno poi a sfociare direttamente
in altri due aspetti del centro, il Reinforcement Center e il sistema dei livelli.
Il primo è rappresentato dalla sala ove si svolgono i giochi a fine giornata, dove i privilegi
maggiori vengono suddivisi in tre squadre a seconda dei punteggi ottenuti in giornata,
mentre il secondo è uno schema generale, organizzato su tre livelli, suddivisi in base alla
percentuale di punti ottenuta durante l' intero arco della settimana scolastica.
Ad un più alto livello corrisponde la possibilità di maggiori privilegi durante il Funny
Friday, la giornata dedicata ai giochi.
Altra attività importanti del CDC è la Social Skils Training.
L' attività consiste in un' ora giornaliera dedicata allo sviluppo delle competenze sociali, in
genere deficitari nei bambini con ADHD.
I comportamenti target sono:
−
−
−
−
−
Assertività, imparare a discriminare risposte assertive, passive o aggressive
Accettazione, imparare ad accettare possibili frustrazioni
Ignorare, imparare a rimanere concentrati sul compito
Problem solving
Buon spirito di squadra
Ogni settimana viene scelto un target su cui lavorare durante l' ora del Social Skills
Training, la quale, per garantire una continuità metodologica, non è esente dall'
assegnazione dei punti in base al comportamento mostrato.
Il comportamento target viene messo poi in pratica in una sessione di gioco organizzato, alla
quale segue un momento di autovalutazione di gruppo, ovviamente supervisionato dagli
specialisti.
Anche in questo, se il gruppo mostra una buona coesione verrà premiato con l' assegnazione
di punti utili al raggiungimento di uno scopo, in questo caso rappresentato dal Pizza Party,
da svolgere durante l' ora di Social Skills.
Altro scopo perseguito dal CDC è fornire ai genitori gli strumenti per affrontare l' ADHD,
attraverso opuscoli informativi e schede riassuntive compilate e consegnate giornalmente
dallo staff.
Vengono inoltre organizzate delle giornate di Parent Training atti ad aiutare e ad insegnare
ai genitori le tecniche adeuate a gestie il bambino all' interno dell' ambiente famigliare.
In conclusione l' autrice sottolinea come lo sviluppo e il sempre maggiore numero di
richieste convalidano l' efficacia del centro, ma non sono in grado di arginare alcune
perplessità, legate al fatto che una simile esperienza può difficilmente essere esportata in
altre nazioni, dove sarebbe considerata eccessivamente rigida.
Inoltre, l' uso esclusivo di tecniche comportamentali, non lascia spazio seconda l' autrice ad
un adeguato lavoro di autoriflessione, necessario per comprendere ed internalizzare gli
insegnamenti.
Non si può infine valutare cosa succederà quando i ragazzi, una volta lasciato il CDC,
dovranno adeguarsi a contesti scolastici tradizionali.
ZERBINI ELENA 0000324221
RIASSUNTO
Il Funzionamento Cognitivo Borderline, posto per definizione al confine tra intelligenza normale e
ritardo mentale, è una condizione a cui finora si è prestata poca attenzione, ma che è molto rilevante
sia per la sua incidenza nella popolazione, che per le sue implicazioni rispetto all’adattamento
individuale ed alla salute mentale. La rassegna di Ivancich Biaggini argomenta che il FCB
costituisce un fattore di rischio in relazione a diversi ambiti, dagli insuccessi scolastici, alla deriva
sociale, fino all’insorgere di una patologia psichiatrica. Il FCB si diagnostica tipicamente in età
scolare, quando le richieste dell’ambiente diventano più esigenti e rendono più chiari i limiti del
funzionamento intellettivo. Già in età evolutiva, inoltre, è presente una forte comorbilità psichiatrica
nel FCB, anche se non emerge un quadro psicopatologico specifico. Le ricerche, tuttavia, mostrano
alcune differenze nella sintomatologia comportamentale e nella risposta alle terapie tra i soggetti
borderline cognitivi e coloro che hanno un funzionamento intellettivo normale, sostenendo la
specificità dei percorsi che legano il FCB alla psicopatologia. L’autrice dunque si interroga sul
nesso tra FCB e psicopatologia, proponendo di ricercarlo sia nelle stesse caratteristiche dei
funzionamento cognitivo deficitario, che, in modo indiretto, negli effetti che le difficoltà cognitive
hanno sul piano sociale e personale, soprattutto durante l’età evolutiva e in particolare in ambito
scolastico. Infatti la continua esposizione alla propria inadeguatezza cognitiva e la percezione di un
funzionamento fallimentare in aree investite socialmente di grande importanza devono
necessariamente avere un grande impatto sulla costruzione della identità e sulla salute mentale.
Per indagare le caratteristiche del funzionamento intellettivo di questa popolazione, il lavoro di
Melogno e Becciu studia la comprensione metaforica e la consapevolezza metalinguistica in tre
bambini di circa 11 anni caratterizzati da FCB. Di fronte alla metafora, infatti, i bambini mostrano
vari aspetti del loro funzionamento mentale, in quanto la comprensione della metafora richiede
abilità cognitive e linguistiche sviluppate e integrate, inoltre implica un’esperienza metacognitiva,
la consapevolezza metalinguistica. Il lavoro indaga: 1) la comprensione metaforica: vengono
presentate 11 metafore che i soggetti devono spiegare verbalmente, spiegazioni che sono ricondotte
a strategie cognitive di approccio alla metafora; 2) la consapevolezza metalinguistica: vengono
poste domande su origine, natura e scambiabilità dei nomi, per risalire alle teorie “ingenue” sul
linguaggio adottate. In generale, di fronte alla metafora e ai conflitti logico-linguistici che porta con
sé, questi bambini attivano meccanismi cognitivi ed emotivi di evitamento, oppure esperiscono un
senso di disorientamento e di confusione, inoltre sono emerse alcune anomalie nel processamento
dell’informazione. La teoria “ingenua” del linguaggio alla quale si riferiscono è basata sulla
trasparenza linguistica, per cui le parole sono utilizzate solo in forma letterale e denotativa, proprio
per questo motivo l’uso metaforico è considerato illecito e rifiutato. I bambini con FCB mostrano
dunque un ritardo o delle atipie nello sviluppo della comprensione metaforica e una
compromissione nella consapevolezza metalinguistica, sono “ancorati alla letteralità”, il che può
rivelare l’incapacità di tollerare in modo costruttivo la sospensione dei significati della
categorizzazione convenzionale, necessari per la costruzione di nuovi significati, con implicazioni
evidenti per lo sviluppo intellettivo e per l’apprendimento.
Abstract di 500 parole su:
La riabilitazione del trauma cranico lieve
Di Lidia Pisano
Articoli in esame:
-“Inquadramento clinico e approccio riabilitativo del trauma cranico lieve” ( Cavatorta);
-“Controllo dei parametri cognitivi ed emotivi dopo danno neurologico” (Caltagirone e Carlesimo).
I due articoli intendono fornire informazioni e suggerimenti circa l’approccio più
adeguato per la riabilitazione di pazienti con deficit cognitivi arrecati da danno
cerebrale traumatico lieve.
L’approccio è personalizzato, ecologico e sistemico. Si considerano le molteplici
variabili in gioco e si pone l’attenzione sulla necessità di affrontare il trauma
cranico lieve come un continuum sindromico ove è impossibile effettuare precise
classificazioni.
L’obiettivo principale, condiviso, è quello di reinserire la persona nel proprio
ambiente sociale al più presto, ristabilendo le funzioni cognitive
momentaneamente deficitarie o, perlomeno, limitando i disagi e le disabilità.
Quadro clinico: Conseguenza principale di un danno traumatico lieve è un calo
generico dell’efficienza, in particolare associata a deficits attentivi, causati
solitamente da danno ai lobi frontali. In altri casi, possono presentarsi deficits più
selettivi (es. mnesici, lieve disinibizione ecc)dati da lesione più circoscritta.
Nel danno traumatico lieve il QI è comunque conservato.
Accertamento diagnostico: Vi sono batterie specifiche per categorie ristrette (es.
protocollo sul trauma cranico lieve, Parma) o tests specifici (es per l’attenzione
divisa, il TRAIL MAKING TEST; o il test di comprensione non letterale del
linguaggio, sulle competenze linguistiche). E’ inoltre importante chiedere
all’individuo come sta, valutando anche i risultati delle scale soggettive di danno.
Utile un colloquio con i familiari per ulteriori accertamenti.
Intervento: per Cavatorta, fattori fisici, psicologici e neurologici sono interagenti tra
loro e con i deficits più oggettivi (danno) e soggettivi (difficoltà lamentate dal
paziente). Quindi, per prima cosa, occorre identificare il peso di questi fattori nel
caso specifico. Bisognerà poi valutare la durata di perdita di coscienza per predire
gli esiti a distanza. Solitamente, dopo il danno traumatico lieve, sono previsti 2 o 3
gg di ricovero con la raccomandazione di tornare subito alla routine; tuttavia,
spesso non è possibile, a causa di sintomi invalidanti: occorre, pertanto, un
trattamento mirato. Importante informare il paziente circa la base neurologica ed i
sintomi per prevenire reazioni d’ansia, paura ed incertezza (Cavatorta). Altro
aspetto fondamentale, l’educazione alla gestione più corretta nel quotidiano da
parte del paziente e dei familiari (Cavatorta; Caltagirone e Carlesimo), fornendo
supporti e colloqui frequenti con il riabilitatore, per una maggior coscienza,
accurata autovalutazione ed accettazione (Cavatorta).
Note conclusive: Dai dati emerge, come previsto, un maggiore beneficio nel
trattamento dei pazienti più giovani (Caltagirone). Importante raccogliere
informazioni sul contesto di vita e sugli interessi del paziente, per organizzare un
trattamento attinente ed adeguato.
Informare il paziente ed i familiari si è dimostrato basilare. Si sono inoltre rivelate
d’aiuto tecniche di rilassamento (Cavatorta) e monitoraggio a lungo termine
(Cavatorta). Emerge la necessità di interazioni più marcate tra vari ambiti scientifici
( es. psicologia cognitiva e psicolinguistica, neuropsicologia..) e di confrontare i
diversi approcci riabilitativi per giungere alla realizzazione di linee guida
d’intervento (Caltagirone).
Scheda tecnica
Sindrome di Asperger: studio preliminare sulla comorbidità.
U.O. di Neuropsichiatria infantile, istituto G.Gaslini di Genova
Secondo il DSM-IV-TR la diagnosi di AS prevede la presenza di un pattern atipico nell’interazione
sociale e schemi comportamentali ristretti e ripetitivi come nell’autismo.ma con uno sviluppo
cognitivo e verbale normale. La disabilità sociale del soggetto AS sta nella difficoltà ad interpretare
le componenti non verbali della comunicazione.
I processi di interpretazione e attribuzione sociale permettono di dare un senso all’interazione e di
valutare l’adeguatezza delle diverse risposte comportamentali possibili. La mancanza di una Teoria
della Mente adeguata e di comprensione delle regole sociali e conversazionali può portare
all’emergere di comorbidità con disturbi di comportamento, disadattamento e disturbi psichiatrici.
Obiettivo della ricerca è quello di approfondire la tipologia, la frequenza e la pervasività dei sintomi
psichiatrici e comportamentali associati, e l’eventuale correlazione con patologie neuropscihiatriche
familiari in una casistica con bambini con AS.
Materiali e metodi
Sono stati selezionati dodici bambini con sindrome si Asperger di età compresa tra i 4 anni e i 12
anni tutti pazienti dell’istituto Gaslini di Genova.
Nella raccolta del materiale per la classificazione l’equipe ha sottoposto i soggetti ad una
valutazione cognitiva (WISH-R), raccolta amnestica personale di ogni bambino, anamnesi familiare
allargata; valutazione comportamentale; somministrazione della Scala A..S.A.S..
La Scala Australiana per la Sindrome di Asperger è composta da 24 item, che indaga i pattern
inusuali nelle abilità sociali ed emozionali , nelle abilità comunicative , nelle abilità cognitive, negli
interessi specifici e nelle capacità di movimento.
Risultati
La valutazione cognitiva ha evidenziato un QI totale oscillante tra i 93 e i 134 con il presentarsi di
tre casi particolari; questi soggetti hanno mostrato un risultato parziale alla prova con netta
prevalenza dalla prova verbale che non a quella verbale. Tali soggetti sono inquadrabili nella
sindrome non verbale.
L’anamnesi familiare allargata ha mostrato la presenza difficoltà di interazione sociale inquadrabile
nella definizione di Broader Autysm Phenotype ; quella personale dei bambini ha invece rilevato
vari disturbi associati a sintomi più specifici ti tipo psicopatologico e comportamentale.
Per quanto riguarda l’ambito psicopatologico si segnalano disturbi d’ansia e disturbi ossessivi.
Dalla somministrazione dell’ASAS e dall’osservazione diretta del comportamento, sono state
evidenziate grandi difficoltà nell’interazione sociale e nella comunicazione non verbale,interessi e
patterns ristretti senza un ritardo significativo nel linguaggio. In particolare il linguaggio dei
bambini era monotono con riferimenti quasi esclusivamente a se stesso, privo di interesse per
l’interlocutore e con caratteristici termini formali e nozionistici.
Tutti i bambini avevano una scarsissima tolleranza a qualsiasi tipo di cambiamento della routine
personale.
Discussione e conclusione
L’assesment diagnostico multidisciplinare ha confermato nei 12 soggetti la presenza di un gruppo
fenotipico dell’entità proposta, con caratteristici di sviluppo cognitivo nella norma, difficoltà nelle
interazioni sociali e apparenti menomazioni nella comunicazione con pattern di comportamenti
stereotipati e bizzarri.
Per quanto riguarda la difficoltà di comprensione e elaborazione delle informazioni socialmente
rilevanti, va detto che queste influenzano notevolmente un adeguato sviluppo della consapevolezza
sociale; in caso contrario posso favorire l’insorgre di manifestazioni comportamentali atipiche e
disadattamento sociale che a stavolta può essere la causa diretta di numerosi disturbi emotivi.
Questo studio ha in oltre confermato la presenza del Broader Autysm Phenotype nei padri e nei
parenti maschi dei soggetti con AS e per quanto riguarda le madri. Queste erano spesso affette da
disturbi dell’umore.
Per quanto riguarda i sintomi disaddativi vengono messi in luce spesso comportamenti aggressività,
sentimento di inadeguatezza, bassa auto stima, scarsa tolleranza alla frustrazione e resistenza ai
cambiamenti. In particolare sintomi di disattenzione e iperattività.
Il riconoscimento di tutti questi sintomi sarebbe molto vantaggioso al fronte di non condizionare
uno sviluppo tardivo nell’adolescenza e in età adulta.
Per tale motivo si può sempre ricorrere ad un eventuale approccio integrato farmacologico e
abilitativi mirato a alleviare la sintomatologia più invalidante e garantire un migliore beneficio dagli
altri interventi futuri.
Permette in oltre un maggiore coinvolgimento della famiglia e una maggiore presa a carico
dell’ambiente scuola.
Bibliografia
AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorder
ASPERGER bizzarri isolatati e intelligenti, il primo approccio clinico e pedagogico ai bambini di
Hans Asperger.
WORLD HEALTH ORGANIZATION the ICD-10 classification of Mental and Behavioural
Disorders
Sindrome di Asperger: studio preliminare sulla comorbidità.
U.O. di Neuropsichiatria infantile, istituto G.Gaslini di Genova
La sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello Sviluppo caratterizzato da un pattern atipico
di sviluppo delle abilità nell’interazione sociale, schemi di comportamento ripetitivi collegati però,
a differenza di altri disturbi dello spettro autistico, a uno sviluppo cognitivo e linguistico nella
norma.
Considerate le caratteristiche tipiche di tale sviluppo, i soggetti con SA sono tendenzialmente portati
a sviluppare altri sintomi collegabili a disturbi della sfera comportamentale, compromettendo un
adeguato sviluppo sociale.
È stato in oltre notato come in molti casi siano già presenti in famiglia casi di alterazione sociale e
sintomi psichiatrici.
Obiettivo della ricerca è quello di approfondire la tipologia, la frequenza e la pervasività dei sintomi
psichiatrici e comportamentali associati, e l’eventuale correlazione con patologie neuropscihiatriche
familiari in una casistica con bambini con AS.
I soggetti, dodici bambini di età media 8 anni, sono stati sottoposti ad una valutazione
multidisciplinare con prove a carattere cognitivo e comportamentale.
Dalle prove è emerso un dato importante collegato all’anamnesi familiare; è stato riscontrato un
risultato positivo in numerosi soggetti al Broader Autysm Phenotype, che è caratterizzato da una
sintomatologia ansiosa con caratteri depressivi.
È stato in oltre riscontrato un a buona predisposizione per lo sviluppo di sintomi collegati ai disturbi
della condotta e dell’umore(come sintomi ansiosi, disturbi ossessivi compulsavi).
Da tele ricerca si ritiene opportuno evidenziare l’importanza di una diagnosi precoce al fine di
arginare lo sviluppo di ulteriori sintomi che possono condizionare in modo significativo
l’adolescenza e l’età adulta di un soggetto con AS.
È in oltre possibile, data la comorbidità, un approccio integrato farmacologico/abilitativi, utile per
attenuare la sintomatologia più preponderante e a carattere maggiormente invalidante, e garantire
quindi un maggiore beneficio per gli ulteriori interventi.
L’individuazione precoce permette in oltre un intervento di counseling psicoeducativo alle famiglie
e di aiutare e supportare gli insegnanti e gli operatori coinvolti, per realizzare una presa a carico
globale.
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sindrome di williams