I.e immagini, alcune delle quali successivamente trattate, sono di: .3 G.
Barbieri; 4 D. Bonecchi; 7, 24, 25 Studio Villani; 11 H. Sayer; 13 F.
Patellani; 14 M. Gailigani; 15 Cahiers du Cinema; '16 Doisneau; 17 R.
Azzi; 18 C. Malaparte; 19. A. Stereo 21 P_ Moltéte; 23 P. Giordano; 26,
27 G. Pino; 31 J. Blair_
La copertina è un particolare di " i nrnio e Telaio" di P. Deporci.
Rivista trimestrale della Società nazionale degli operatori della prevenzione negli ambienti di lavoro
Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 25/7/86
Direttore responsabile: Giancarlo D'Acida
Direttore: Laura Bodini
Progettazione grafica e illustrazioni: Roberto Maremmani
Redazione, Milano: via Mellerio, 2
Sped_ in abbi postale gruppo IV t.70%,, (
Effetto Arezzo
Scheda regionale:
Piemonte
Lazio
Il comparto Sale Operatorie
Sindacato e Ambiente
Basta leggere a sbafo
Iniziative SNOP:
Ruolo contro ruolo
Gruppi di lavorò
Varie
Libreria
Notiziario
Convegni
Direttivo nazionale SNOP
pag.
2
pag. 4
pag. 6
pag. 8
pag. 12
pag. 16
pag. 18
pag. 20
pag. 22
pag. 24
pag. 26
pag. 30
pag. 31
EFFETTO AREZZO
Scrivere l'editoriale in pieno effetto
"post Arezzo" non è facile, non tanto
per la difficoltà di trarre un bilancio da
questo nostro così ricco 8o Convegno
(in altra parte del bollettino due note
di cronaca), quanto per la vastità dei
temi, forze, idee, persone... che sono
già coinvolte.
Confesso che per coincidenza di
pensiero e per pigrizia userò in queste
pagine stralci della relazione del presidente. Ma facciamo ordine.
La due cose ormai certe
La persistente stentatezza strutturale dei nostri servizi in numero, figure
professionali (l'annosa questione dei
tecnici), distribuzione geografica (... il
sud...), i mezzi (certo il computer, ma
anche la possibilità di analisi decentrate o il semplice fonometro integratore),
funzioni continuamente negate e compresse, e quindi l'indispensabilità che
una volta per tutte anche sindacati e
forze politiche (a queste quale aggettivo aggiungere? uno spaziale tipo "sinistra'?, uno di distinzione cromatica,
verdi-rosse? o uno ideologico tipo "democratiche'?) finalmente scelgano si o
no alla riforma, si o no alla p'revenzione, si o no ai mezzi per farla. E ricordiamoci, fatti non parole.
E gli interventi sindacali ad Arezzo,
che pubblichiamo nella rubrica Sindacato-Ambiente, ci confortano ma non
ci bastano. La strada è lunga e le delusioni di questi ultimi anni non facilmente cancellabili.
E sotto gli occhi di tutti la vasta operazione di controriforma, che, nello
specifico del nostro settore, si configura secondo due tendenze fondamentali: non dare nè uomini nè mezzi, sottraendo anzi competenze in materia di
prevenzione alle U.S.S.L., negando la
loro varenza di governo decentrato e
complessivo di tutta la sanità e sottrarre competenze in materia di prevenzione a tutto il Servizio Sanitario Nazionale. Anche l'ultima invenzione del
neonato Ministero dell'Ambiente di
sottrarre "le questioni ambientali alle
U.S.S.L." e quindi ai Comuni, anche se
"giustificata" dall'immobilismo, pruden zialismo e insipienza di troppi amministratori, è di questo segno.
E più in generale, la tigre dell'emergenza ambientale cavalcata da molti
(ahinoi, anche molti "alleati") in una
stessa direzione: la riaffermazione del
discutibile principio secondo cui quanto più è rilevante un rischio ambientale, tanto più, per prevenirlo e affrontarlo, è necessario allontanarsi dal territorio, puntando verso megastrutture
centrali "altamente qualificate".
La nostra metodologia
Dopo la mappa dei rischi, la metabolizzazione delle funzioni di vigilanza,
la scelta della programmazione come
strumento fondamentale di lavoro, la
métodologia degli interventi di comparto, temi che hanno segnato tappe
fondamentali della nostra storia (e anche di riflesso dei nostri convegni), oggi ci sentiamo di aprire un nuovo capitolo: la ripresa dello studio (della conoscenza per la trasformazione) dei rischi
legati all'organizzazione del lavoro e
quindi l'affermazione nei fatti che prevenzione è anche ergonornia, analisi
dell'organizzazione del lavoro, progettazione, pianificazione de[ territorio e
che il disagio psicologico è almeno importante quanto una ipoacusia da rumore. Non possiamo più ignorare
quanta parte abbia questo inesplorato
complesso di rischi nel minare il benessere psico-fisico di individui e di intere popolazioni: questa convinzione è
ancora un territorio di confine tra certezze passate e incertezze future, ma
comunque va esplorato.
A queste "certezze" Arezzo ha aggiunto dell'altro che diventerà, credo,
materiale di riflessione e sperimentazione per i prossimi anni.
Tra i tanti temi transitati o già in
parte approfonditi ne tralascerò volutamente ` alcuni perché maggiormente
assorbibili quali l'indispensabilità di lavorare sui nuovi insediamenti e la pianificazione territoriale, la gestione senza traumi, all'interno del coordinamento e controllo della sorveglianza sanitaria, anche della recente chiacchierata sentenza della Corte di Cassazione,
Il 31 dicembre è tragicamente
morta una nostra collega e socia,
Giuseppina Sola, che lavorava nel
servizio di medicina del lavoro
della Usl di Imperia.
A lei il nostro ricordo più affet tuoso. Ai familiari, amici e colleghi
di lavoro le nostre condoglianze.
['informatizzazione come supporto
all'attività, i nuovi camparti e quant'altro faremo.
Cercheremo invece di riproporre tre
questioni di fondo: gli orizzonti del lavoro, i rapporti fabbrica-territorio, la
capacità di essere protagonisti di una
informazione scientifica pubblica, trasparente e tempestiva.
Nuovi orizzonti
Nel mondo della prevenzione, sia
nell'area della ricerca che in quella operativa dei servizi, è sempre stata forte, specie dopo la fine della troppo
breve stagione della soggettività, la
tendenza a occuparsi pressoché esclusivamente, salvo rare eccezioni, di ciò
che può essere, almeno in teoria,
quantificato. Da una parte: polveri,
gas,` rumore, dall'altra esami clinici
strumentali e di laboratorio.
E, anche sfogliando le riviste, almeno italiane, e i temi degli ultimi congressi, almeno quelli "clinici", le direzioni sono queste:
la ricerca di metodi di rilevazione
sempre più sofisticati per evidenziare
sempre gli stessi rischi;
la ricerca sempre più fine di indicatori biologici di esposizione/dose/danno, sempre per gli stessi rischi;
lo studio, ambientale e tossicologico
di (pochi) nuovi componenti sempre
delle stesse famiglie (metalli, solventi...).
Un senso di disagio e di incompetenza ci prende quando dobbiamo misurarci anche con il nuovo.
Il rischio è quello di impoverire una
realtà complessa, di comprimere un
mondo incomprimibile, una sorta di analfabetismo di ritorno.
In un mondo in cui la computerizzazione ha raggiunto la zootecnia, le
proiezioni antropomorfiche sulla macchina compensano la mancanza di
rapporti umani nel lavoro del videoter-minalista, i mezzi semoventi robotizzati applicati ad agricoltura e industria
tolgono il lavoro, almeno manuale a
molti, ponendo ai pochi problemi di sicurezza, varrebbe la pena di guardare
avanti.
I nostri riferimenti non possono essere più solo le vetuste aule di qualche
clinica dove da venti anni si scandaglia
un metallo, ma anche le facoltà tecniche, il mondo della ricerca pubblica e
privata: lasciamoci attraversare da altre discipline (psicologia, urbanistica,
sociologia...) che, come noi, hanno interesse all'uomo e all'ambiente.
Ci rendiamo conto che la posta in
gioco è grossa. Proprio per questo non
intendiamo sollecitare alcuna "svolta",
che risulterebbe traumatica e velleitaria, nell'operare quotidiano dei servizi ,
e nel quotidiano sviluppo delle loro relazioni con le altre strutture del SSN,
con il mondo della formazione e della
ricerca. Crediamo invece sia possibile
riflettere con più attenzione su questi
temi, guardandoci intorno con una visuale un po' più ampia di prima.
Ci troviamo insomma di fronte ad
una doppia sfida che ci vede rivendicare, da una parte, una dotazione più
professionale per affrontare i rischi
convenzionali, e respingere dall'altra
l'illusione che qúesta sia la soluzione
dei problemi, la strada unica verso la
prevenzione globale. La contraddizione è solo apparente.
Fabbrica-territorio: rifondare
l'approccio conoscitivo
Uno dei limiti del nostro lavoro e
della nostra storia è sicuramente la dicotomia tra dentro e fuori la fabbrica,
che appare ancora più anacronistica
dopo gli ultimi disastri ambientali. È
quindi necessario ricondurre ad unità
nel nostro modo di pensare, agire, lavorare ciò che nella realtà è un processo unitario. Per dirla con Volturo:
"La ricomposizione reale sarà possibile
solo attraverso la rifondazione dell'approccio conoscitivo che fino ad oggi
ha indebitamente scomposto la realtà
in tanti pezzi separati: ambiente di lavoro, acqua, aria, suolo, rifiuti", ai quali
aggiungo spreco di risorse, malattie di
lavoratori, disagi di cittadini...
E se questo significherà un servizio
unico o un dipartimento efficace o una collaborazione stentata o semplicemente qualche ricerca comune, non ci
è dato oggi di sapere, ma affrontiamo
subito questo rapporto fabbrica-territorio, almeno come problema scientifico.
Dovremo farlo, almeno come SNOP,
visti alcuni dei temi in discussione per
il prossimo convegno: dipartimento
fabbrica-territorio e agricoltura-ambiente. Ma credo che comunque la
realtà quotidiana, volenti o nolenti, ci
chiamerà a questo confronto.
Fare informazione
Una cosa che mi ha sempre stupito
(scusate) è la nostra scarsa capacità di
fare informazione esterna, soprattutto
in un periodo come questo in cui ognuno diventa ambientalista, giornalista, conduttore di trasmissioni. Noi che
viviamo con piedi e testa in fonderia,
fra i pesticidi, in sala operatoria non
abbiamo niente da dire? quale impegno dedichiamo alla diffusione delle
informazioni, delle conoscenze, dei risultati del nostro lavoro, e contestualmente, con quale forma? (ai più legalisti ricordo l'art. 20 della legge 833). Il
problema diventa rilevante se è vero
che a una vecchia logica per cui tutta
l'attività di prevenzione si esaurisce in
ciò che implica l ' ingresso fisico dentro
la fabbrica di uno o più operatori, se
ne va sostituendo una più moderna
che sta scoprendo "l'altra metà della
prevenzione": la diffusione delle informazioni e delle conoscenze; la formazione e l'educazione alla sicurezza (v. a'
proposito uno dei primi editoriali di
Magelli per il bollettino SNOP).
Spesso, quando si parla degli strumenti di comunicazione, ci vengono
ancora oggi in mente solo il paleolitico
ciclostilato rabberciato nella forma e
poco comprensibile e quantomeno
poco immediato nel contenuto; oppure la romantica assemblea di mezz'ora
nell'intervallo di mensa in cui tutta la
nocività viene frettolosamente condensata seguendo un rituale un po' logoro.
Sia ben chiaro; è meglio una stentata assemblea di mezz'ora in orario di
mensa che nessuna assemblea (con
buona pace di chi ha fretta di liquidare
definitivamente questi aspetti determinanti del nostro lavoro). Ma le tecniche di comunicazione e i metodi di
formazione hanno fatto passi da gigante di cui sembra non ci siamo neanche
accorti e il rapporto con lavoratori e
cittadini deve finalmente recuperare in
chiarezza, confronto, apertura culturale, modernità. E chi era ad Arezzo nell'atelier, ha intravisto, fortunato, qualche possibilità.
Non si tratta solo di fare funzionare
gli uffici stampa SNOP regionali e nazionali (cosa peraltro essenziale) ma essere tutti protagonisti pubblici nel lavoro, di una informazione scientifica
trasparente, autorevole e indipendente.
Laura Bodini
SCHEDA REGIONALE: PIEMONTE
La storia piemontese dei servizi di
medicina del lavoro (pur essendo impropria la definizione servizio, in quanto non è prevista dalla legislazione regionale una dignità di servizio agli operatori che si occupano di igiene del lavoro) è strettamente legata a quella
del movimento sindacale a partire dalla pubblicazione nel 1967 a Torino dello storico opuscolo della FIOM sui 4
fattori di rischio.
Vediamo infatti che ad Asti su spinta operaia viene creato con una delibera comunale dei marzo 1972 il Centro di Medicina Preventiva del Lavoro
(CMPL) che rappresenta una delle prime esperienze in questo campo a livello nazionale.
Successivamente alla conferenza di
Rimini del 1972 delle Confederazioni
Sindacali CGIL, CISL e UIL, le OO.SS.
regionali contrattano ed ottengono un
anno dopo, una delibera dalla Regione
Piemonte che destina finanziamenti a
quei comuni che decidessero di attivarsi per la costituzione delle prime Unità di Base (U. di B.).
Passano però ancora alcuni anni,
perché la delibera del 1973 venga finalmente applicata dalle giunte di sinistra, e si passi così alla fase attuativa: è
del 1976 la costituzione delle 4 U. di B.
di Torino e di altre 14 nella regione e la
formazione del coordinamento regionale degli operatori.
Nel 1979 vengono stipulate dalla regione le convenzioni con la Clinica del
Lavoro di Torino, con la Cattedra di
Epidemiologia dei Tumori e con l'Istituto Galileo Ferraris per dare supporto
tecnico - scientifico alle neonate U. di
B.; Asti aveva già da alcuni anni dovuto affrontare questi problemi stipulando una convenzione con la Clinica del
Lavoro di Pavia.
Negli anni dal '76 all'80 l'attività di
mappazione grezza e tecnica della nocività da lavoro, lo sviluppo dei Sistemi
informativi e della partecipazione delle
organizzazioni dei lavoratori creano
un'attività ed un dibattito che neanche questi, anni di impostazione igienistica "oscura" da parte di "illuminati"
consulenti ha ancora del tutto cancellato.
Per il settore dell'igiene e sicurezza
negli ambienti di lavoro in Piemonte il
1980 è un anno nodale dal punto di
vista legislativo; vediamo infatti la promulgazione della legge 53 "Prevenzione e tutela della salute nei luoghi di
lavoro" che vorrebbe costituire la pietra miliare regionale nel settore, e la
legge 60 "Organizzazione e funzionamento della USL" che invece riconduce al Servizio di Igiene Pubblica (SIP) le
competenze di igiene e sicurezza negli
ambienti di lavoro, escludendo da
questa impostazione la sola città di Torino data l'impossibilità di farlo per l'obiettiva complessità della situazione
della grande città.
II 1980 è però anche un anno di crisi, che vede con i 35 giorni FIAT il crollo verticale del potere contrattuale del
sindacato; questo fatto insieme all'applicazione del modello igienistico, al
passaggio degli ultimi tecnici delle U.
di B. ai SIP, nonché alla mancanza di
una politica sui servizi e sui presidi
multizonali in grado di contrastare localmente le inadempienze del governo
Tab. 1 - Struttura dell'allegato 13
al Piano Socio Sanitario della
Regione Piemonte 1982/84
"Tutela della salute dei lavoratori
in ogni ambiente di lavoro".
1. Gli obiettivi del progetto
1.1. Obiettivi generali ed obiettivi
specifici.
1.2. I riferimenti territoriali ed i
campi di applicazione.
1.3. Verifica dei fattori di rischio indicati nella piattaforma sindacale e
loro riferimento a tutte le situazioni.
1.4. Primi obiettivi.
2. Strumenti e gestione del programma
2.1. La costituzione del servizio, la
utilizzazione delle unità di base.
2.2. Modalità attualità del programma:
a) censimento delle attività produttive e costruzione delle prime mappe;
b) prime ipotesi operative nelle
USL e nelle unità produttive;
c) attuazione delle singole ipotesi:
strumenti e personale per il
controllo ambientale, strumenti
e personale per il controllo degli esposti;
d) le funzioni ispettive;
e) le funzioni integrative.
2.3. Competenze e professionalità.
2.4. Modalità operative.
2.5. Raccolta e di distribuzione dei
dati.
2.6. Funzioni regionali.
3. La valutazione
4. Le risorse
S. Schede di intervento per i
primi obiettivi
5.1 Agricoltura.
5.2. Amianto.
5.3. Cancerogeni.
sul trasferimento delle funzioni ENPI,
ANCC etc., ha fortemente contribuito
a creare una insanabile frattura tra l'esperienza storica piemontese delle U.
di B. (alcune vestigia delle quali sopravvivono ancora a Torino) e il nuovo
quadro dei servizi di igiene delle USL.
Così i tecnici (Circa un centinaio)
formatisi in quegli anni sono stati fagocitati, quasi ovunque, dai "rapaci" Uffi ciali Sanitari ed ex Medici Condotti divenuti responsabili dei SIP, dando vita
ad una resistenza di dignità professionale che forse ancora oggi è la sola
grande e preziosa eredità di quel periodo così proficuo.
La pubblicazione da parte della Regione, grazie alle convenzioni, dei manuali tecnici, 2 sul rumore, 2 sui cancerogeni, 1 su arsine aromatiche, pesticidi, amianto, broncoirritanti, riesce a
stento ad aiutare quei tecnici che ancora cercano di occuparsi di igiene e
sicurezza del lavoro.
Nel 1982 intanto viene pubblicata la
legge 7, Piano Socio - Sanitario Regionale (PSSR) per il triennio 82/84, che
nell'allegato 13 si occupa di "Tutela
della salute dei lavoratori in ogni ambiente di lavoro"; riportiamo nella tab.
1 la struttura dell'allegato stesso; nello
stesso anno viene organizzato dalla regione Piemonte il 1° corso per l'assegnazione delle funzioni ispettive, dal
quale escono 60 ispettori con la qualifica di U.P.G. che vengono assegnati a
13 UU.SS.LL. delle 76 esistenti nella regione, in quanto, come viene riportato
testualmente dal PSSR 82/84 a pag. 92
"La loro collocazione non appare indispensabile (sic!) in ciascuna Unità Locale, ma soltanto in alcune delle 76,
assegnando ad esse funzioni multizonali"; inizia così da parte dei pochi che
Tab. 2 - Situazione del personale
operante nel servizio igiene
sicurezza lavoro di Torino
Tempo dedicato
all'tg. e
lavor
Tempo
Tempo
Special.
pieno
defin.
convenz.
hanno ottenuto la qualifica di U.P.G.
un sovrapporsi centralistico alle attività territoriali, con una ulteriore compressione delle strutture decentrate di
intervento.
Nei 1983 sempre la Regione Piemonte organizza un corso per tecnici di igiene ambientale i quali iniziano, in
numero di circa 60/70, l'attività nei vari
SIP della regione, tra il 1984 e il 1986.
Questi sono i colleghi sui quali si spera
di poter rifondare un'iniziativa per i
servizi.
Nel frattempo viene pubblicato il 2°
PSSR per il triennio 85/87 privato dell'allegato (14) inerente l'igiene e la sicurezza negli ambienti di lavoro, allegato
che invece era presente nella proposta
di piano presentata solo alcuni mesi
prima. Questo prevedeva alcuni passi
innovativi rispetto all'allegato del precedente PSSR 82/84, e cioè;
1) l'unificazione di tutte le figure che si
occupano di sicurezza negli ambienti
di lavoro in una unica struttura denominata "ufficio igiene e sicurezza del
lavoro" pur sempre operante nell'ambito del SIP ma dotato di autonoma
iniziativa;
2) il superamento dei Servizi Multizonali Ispettivi riconducendo la responsabilità delle funzioni di vigilanza ad ogni singola USL.
Il PSSR 85/87 viene pubblicato, come già detto, privo dell'allegato, ma
con poche. righe esplicative al riguardo, nelle quali si ribadiscono sostanzialmente le linee guida del vecchio
piano 82/84. In questo modo le funzioni di continuità rispetto agli enti di prevenzione (Uffici di Igiene, ENPI, ANCC,
Tab. 3 - Situazione del personale operante nei servizi di medicina del
lavoro della Regione Piemonte (Torino esclusa) in funzione del tempo
dedicato all'attività specifica
Tempo dedicato
alli& e Sic. lavoro
Saltuaria-
Medici
6
1
3
Medici
3
Ingegn.
7
-
-
Ingegn.
i
Laur.
-
Chim.
Laur. Fisic.
Altre Laur.
Tec. Diplom.
Inf. Prof.
Av.
Ammnistr.
Fatt. Autis.
Totale
< 10 ore
10-19 ore
> 20 ore
Totale
(pers.)
mente
Personale USSL
Personale/USSL
Laur.
Ispettorato del Lavoro) unificati solo
nominalmente dal trasferimento della
legge 597/82, perdurano tutt'oggi, ingenerando il gigantismo del S.I.S.L. di
Torino (Crf. Tab. 2 e 3) e I'ingovernabilità del sistema. Dal quadro storico ora
descritto, che benevolmente possiamo
definire "impotente centralismo igienistico", dalle precise scelte politiche
supportate a suo tempo dai consulenti
della regione, provenienti dal cuore
verde d'Italia, che hanno voluto l'igiene e la sicurezza negli ambienti di lavoro come trascurabile orpello del carro igienistico, si può capire il perchè
dell'estrema parcellizzazione sintetizzata dalle tabelle 2 e 3 che riportano le
differenti figure professionali in funzione del tempo dedicato all'attività specifica nell'ambito del SIP.
Il quadro che emerge è quanto mai
desolante, in quanto vede non più di
50 operatori (Torino esclusa) dedicarsi
a tempo pieno (o quasi pieno cioè più
di 20 ore alla settimana) ai problemi
dell'igiene del lavoro in tutta la regione, numero decisamente irrisorio se si
pensa che il Piemonte si situa per numero di occupati al secondo posto in
Italia.
La mancanza infine di ogni vestigia
di volontà organizzativa dei Presidi
Multizonali Ispettivi (ex art. 18/833), sacrificati all'ambizione del Laboratorio
di Sanità Pubblica mai realizzato, ma
su cui i passati amministratori tanto'
hanno profuso (a chi?), ci fa dire che in
.Piemonte la convergenza tra massimalismo sindacale e velleitarismo amministrativo ha ridotto i servizi a piangere
amaramente su se stessi.
2
1
-
-
-
6
3
1
3
6
34
2
2
2
5
1
1
-
1
-
1
4
10
18
34
66
Inf. Prof. Av.
1
-
3
2
6
7
1
2
10
1
1
26
42
50
126
Fatt. Autis.
11
.
Altre Laur.
Tec. Diplom.
Amministr.
26
107
16
Laur. Fisic.
-
48
Chim,
9
Totale
8
.
SCHEU
Prima della Riforma Sanitaria non esistevano in Lazio significative esperienze territoriali di prevenzione, ad
eccezione forse, del centro di medicina dei lavoro di Civitacastellana.
La regione, con la L.R. 93/79, aveva
deliberato l'istituzione del servizio di Igiene Pubblica dell'ambiente, dell'alimentazione e per [a prevenzione, l'igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Successivamente, nell'80 con la legge 76 ha emanato norme per la programmazione e organizzazione dei servizi per la prevenzione, l'igiene e la sicurezza nei luoghi di Lavoro.
La realtà pressoché generale è quella di servizi di Igiene Pubblica, solo a
volte articolati in settori operativi e comunque fortemente limitati da problemi di struttura e di formazione. In una
sola U.S.S.L. si è costituito un servizio
autonomo.
Come si può vedere dal prospetto
sintetico, in gran parte delle U.S.S.L. il
numero dei tecnici laureati e diplomati
è gravemente insufficiente: escludendo
infatti i tecnici ex-Enpi e ANCC che
svolgono i compiti delegati presso le
sedi interzonali, nelle 59 U.S.S.L. vi sono 15 tecnici laureati e 35 tecnici diplomati. Solo 6 U.S.S.L. dispongono di
tutte le professionalità necessarie per
espletare le funzioni assegnate (al di là
della congruità dell'organico). Vi è inoltre, soprattutto nella realtà romana, un
numero discreto di operatori, circa 45,
cui è stata attribuita la qualifica di
U.P.G. senza che fossero in possesso di
qualifica tecnica specifica: si tratta infatti di amministrativi, ispettori d'igiene, geometri, vigili sanitari. [I numero
di tecnici che nelle sedi Ex-1_1P o ExEnpi collaborano con i servizi per indagini ambientali e sanitarie è limitato.
Non esistono, in quanto non ancora'
istituiti i PMP nè sono previste dalle
leggi forme di coordinamento tra operatori e servizi.
La Regione ha prodotto nei primi
anni numerose circolari di orientamento sul ruolo dei servizi, sulle modalità
di esplicazione delle attività di vigilanza ed ha avuto inoltre un ruolo di stimolo alle U.S.S.L. affinché procedessero alla nomina degli U.P.G., ma non è
stato programmato nessun piano di
formazione, malgrado la storia, l'eterogenicità degli operatori, la novità delle
funzioni, ponesse questo come prioritario. Vi sono state alcune iniziative di
formazione su edilizia, rumore, metodologia delle attività di polizia giudiziaria, promosse da alcune U.S.S.L. La partecipazione ad iniziative dell'Istituto
Superiore di Sanità e dell'ISPESL ha in
parte permesso un aggiornamento, comunque autogestito.
EGIONALE: LAZIO
L'attività dei servizi è pertanto molto
disomogenea, per problemi di struttura
e di metodo e i[ dato prevalente è
quello di una attività di vigilanza piuttosto povera di supporti tecnici, di primo e di secondo livello.
in alcuni casi è prevalentemente sanitaria o certificativa.
In un terzo delle U.S.S.L. si può ritenere pressoché nulla.
Le esperienze di lavoro solo in qualche caso, tipico esempio della ceramica a Civitacastellana, hanno avuto un
carattere organico (un comparto, un
piano mirato su rischi).
L'attività programmata e su richiesta
(utenti, magistratura) ha un equilibrio
precario. Non è stato ancora istituito
un sistema informativo sull'attività dei
servizi. Nell'ultimo anno vi è stata una
attività unificante, promossa dall'Osservatorio Epidemiologico Regionale
(OER): quella della mappatura dei rischi
lavorativi attraverso le schede di autonotifica. Sono iniziati momenti di confronto e di studio sempre promosse
dall'OER sull'elaborazione dei dati. Non
si è ancora passati a iniziative per
camparti di carattere regionale; a Roma è iniziato un confronto tra alcune
U.S.S.L., promosso dalla SNOP, sull'intervento in edilizia.
t
Attualmente vi sono segnali di novità istituzionali: sono in discussione una
proposta di legge di creazione dei PMP
e vi è una ipotesi di accorpamento
delle 11.5.5.1. di Roma. I meccanismi di
discussione di tali progetti sono però
tutti interni alle istituzioni e ai partiti;
non vi è stato alcun ruolo dei servizi
ed è forte il rischio che le soluzioni
proposte, anziché rispondere, come si
vorrebbe, almeno à criteri di efficienza,
finiscano solo per cambiare cappello
all'esistente.
II quadro della nostra regione, che,
così descritto, non sarebbe probabilmente diverso, se non per aspetti
quantitativi da altre regioni del centro
- sud, va però completato con la notazione di due aspetti peculiari e determinanti della realtà laziale.
Il primo è rappresentato per ia regione Lazio dalla realtà istituzionale
deli'Enpi, che con le sedi nazionali e
provinciali, avrebbe potuto costituire,
con oltre 600 dipendenti sui circa mille
di tutta Italia, un punto importante e
delicato di attuazione della riforma:
per le potenzialità di riconversione, la
base professionale, la metodologia e
l'organizzazione ereditate.
La situazione al momento dello scioglimento dell'Ente era, per la regione e
per le U.S.S.L., estremamente difficile,
perchè una buona parte degli atteggiamenti del personale di questo ente nei
confronti delle UP.S.S.L. era già stato determinato, in termini negativi, sui terreno contrattuale e delle carriere. II 761
aveva dato corposi elementi alle spinte
di auto difesa del personale che ha
quindi sempre puntato all'Ispeis e ad
un ruolo di questo istituto non solo
quale ente di ricerca, per costruirsi uno spazio contrattuale a una organizzazione dei lavoro (anche con supporti
legislativi) che garantisse in qualche
modo dai trattamenti economici non
soddisfacenti.
La regione e le U.S.S.L. hanno però
fatto ben poco per rispondere a questa situazione: non si sono ancora fatti
i PMP e i pochi operatori che hanno
optato per i servizi delle U.S.S.L. hanno
spesso avuto motivi di rimpianto; per
le difficoltà di inquadramento, per le
diverse culture, per la disorganizzazione, per la mancanza di un piano di formazione che unificasse o, per lo meno,
facesse confrontare le varie esperienze.
secondo
aspetto di peculiarità delII
la situazione laziale è il ruolo che la
magistratura (1X Sezione penale della
Pretura) esplica a Roma.
Senza forzature può esserle attribuito da alcuni anni un peso decisivo nel-i
la politica del Comune e della Regione
sul terreno dell'Igiene e Sanità Pubblica.
L'iniziativa della Pretura è dispiegata
in vere e proprie campagne: la sicurezza nei cantieri edili, le condizioni degli
ospedali, l'inquinamento ambientale,
un'attività di orientamento e controllo
dei servizi, con partecipazione a corsi,
inchieste.
In supporto a questo insieme di attività, sono distaccati presso la Pretura 8
tra tecnici e medici della U.S.S.L. RM1.
Tale nucleo per particolari campagne
viene cospicuamente rafforzato da
tecnici dell'ISPESL e di altre USL. Il personale distaccato in Pretura effettua di
routine, indagini per infortuni e malattie professionali.
Soprattutto per gli infortuni l'attività
di tale nucleo sostituisce l'iniziativa
quasi totalmente carente delle U.S.S.L..
Il complesso di tali iniziative hanno
sicuramente prodotto come risultato
la consapevolezza, da parte di datori
di lavoro, amministratori ed operatori
che, nell'area romana, i reati contro la
salute pubblica sono perseguiti con vigore e determinazione.
Gli aspetti positivi di questa supplenza non devono comunque far dimenticare che si è venuta a creare una
situazione per molti aspetti anomala,
cessato di pensare ad un ritorno, rivisto e corretto, alla situazione pre - riforma; forze che si muovono oltre che
a livello ministeriale, negli istituti nuovi
e vecchi e, a livello locale, con un intreccio di interessi che si influenzano a
vicenda.
Così, l'obiettivo che i servizi funzionino a Roma e nel Lazio assume un
valore anche simbolico, rilevante.
Questa consapevolezza non può però
essere solo degli operatori.
che pare non turbare né far vergognare nessuna amministrazione, e cioè
che la gran parte delle U.S.S.L. non è in
grado di assicurare con competenza
l'insieme delle funzioni di polizia giudiziaria se richieste in tal senso dalla Magistratura, ne tantomeno autonomamente.
El quadro d'insieme della Regione Lazio è quindi in sintesi quello di una carenza grave di iniziativa dell'amministrazione regionale, del Comune di Roma, delle U.S.S.L.; di uno sviluppo debole e spontaneo dei servizi.
A Roma si respira più da vicino la'
cultura delle forze che non hanno mai
Personale operante nei servizi di igiene del lavoro del Lazio
Totale
Medici
dipend.
Medici
Tecnici
Tecnici
com.
laur.
dipl.
62
31
15
13
12
24
59 USL"
Totale ex - ENPI
(4 sedi)
ASV
inf.
Ammin.
Psicologi
UPG'
35
21
45
2
44
142
6
55
6
-
'' In questa tabella non si fa riferimento a tutti coloro che (medici, tecnici), nel servizio rivestono la
qualifica di UPG, ma solo a quegli operatori che, non in possesso di qualifica tecnica (es. amministrativi, ispettori d'igiene...) svolgono attività di vigilanza avendo la qualifica di UPG ai sensi dellart.
21/833.
<' Occorre tenere conto che su 59 USL del Lazio, ben 12 non hanno alcun operatore destinato
all'igiene e sicurezza del lavoro, i dati riportati quindi sono da intendersi su
0
47
USL.
IL COMPARTO SALE OPERATORIE
INQUINAMENTO DA GAS E VAPORI
ANESTETICI NELLE SALE OPERATORIE
DI 11 OSPEDALI LOMBARDI
Proposte di intervento
Premessa
L'inquinamento da gas anestetici
nelle sale operatorie ci vede sempre
più spesso impegnati, in qualità di operatori della prevenzione, in interventi
di Igiene e Medicina del Lavoro.
In questi ultimi anni l'argomento è
stato il tema di numerosi convegni e di
articoli apparsi su riviste di Igiene, Medicina del Lavoro e Anestesiologia, il
contenuto dei quali è spesso contradditorio e privo di conclusioni definitive.
Nella convinzione che, per quanto
riguarda gli interventi di igiene e bonifica ambientale, ci siano già delle certezze proponiamo la nostra esperienza
che, a nostro avviso può essere generalizzata alla maggior parte delle realtà
ospedaliere. In seguito affronteremo
l'aspetto sanitario.
Materiali e metodi
Nel periodo marzo 1984 - ottobre
1986 sono state eseguite indagini ambientali in 35 sale operatori e di 11 Ospedali della Lombardia presso le quali
sono occupate più di 1.000 persone, al
fine di valutare l'inquinamento da anestetici volatili, misurandone ['entità e
ricercandone le fonti di inquinamento.
Come si può osservare dalla Tab. 1,
sono state considerate diverse tipologie di ospedale che vanno dal piccolo
ospedale di montagna ad un ospedale
regionale, secondo in Lombardia per il
numero dei posti letto.
Tab. 1 - N. di posti letto degli
ospedali lombardi nei quali sono
state eseguite le indagini
ambientali*
Ospedale
N. posti letto
A
2.092
8
1.368
C
602
D
324
E
285
F
215
G
175
H
149
I
200
L
200
M
335
Dati relativi al 7981
La misura dell'inquinamento da anestetici volatili è stata condotta utilizzando uno spettrofotometro portatile
a raggi infrarossi della foxboro analytical modello Miran 104 che permette la
lettura immediata dei livelli di inquinamento e di seguirne l'andamento nel
tempo.
Lo strumento si è dimostrato molto
utile anche nella fase preliminare di individuazione dei punti di perdita delle
apparecchiature di erogazione.
In ogni sala operatoria è stata eseguita la misura delle concentrazioni di
protossido d'azoto, in continuo, dall'inizio alla fine delle sedute operatorie.
I prelievi sono stati effettuati all'altezza delle prime vie aeree e, secondo
protocollo, in diversi punti della sala operatoria nelle posizioni occupate dagli operatori: chirurghi, anestesista, ferrista, infermiere; saltuariamente si posizionava la sonda vicino all'apparecchiatura di anestesia.
Sono state compilate schede in cui
erano annotati: la presenza di impianti
di ricambi d'aria, le caratteristiche dell'apparecchiatura d'anestesia, il tipo
d'evacuazione dei gas, i risultati di una
revisione delle perdite del circuito, i
punti di prelievo e le posizioni di lavoro del personale; erano inoltre descritti
il tipo e la durata dell'intervento, le
quantità di anestetici erogati e le modalità di somministrazione degli stessi.
Sono stati presi in considerazione
quali limiti di riferimento quelli proposti dal NIOSH che ha fissato i seguenti
livelli:
A) 2 ppm per gli anestetici alogenati
quando siano usati da soli: tale limite scende a 0,5 ppm se l'alogenato è utilizzato con protossido
d'azoto;
B) 25 ppm per il protossido d'azoto.
Risultati
I punti di perdita più frequenti sono
stati riscontrati nel circuito a bassa
pressione, o "circuito paziente", ovvero
in quella parte del circuito d'anestesia
sottoposta a verifiche e a piccoli interventi di manutenzione da parte del
personale utilizzatore (anestesista, aiuto-anestesista).
Con una frequenza minore le perdite si sono riscontrate anche nel circuito ad alta pressione (3 atm) ed in quella parte del circuito la cui manutenzione è affidata al Servizio di assistenza
tecnica.
I punti del circuito di anestesia che
più frequentemente hanno dato luogo
a perdite sono elencate nelle Tab. 2 e
3.
Per quanto riguarda i rilievi ambientali in sala operatoria abbiamo suddiviso i risultati in tre gruppi, a seconda
che le sale operatorie rilevate fossero
senza ricambi d'aria, dotate di ricambi
orari in numero inferiore o uguale a 10
e con più di 10 ricambi/ora (tutte le
sale operatorie considerate sono dotate di un impianto di evacuazione di tipo attivo o passivo).
Nelle tab. 3-4-5 sono indicate le
concentrazioni di protossido d'azoto
misurate nelle sale operatorie appartenenti alle tre tipologie citate e nelle
posizioni in cui veniva eseguito il prelievo: centro ambiente, zona anestesista, zona chirurgo, zona strumentista,
vicino alla bocca del paziente, locali adiacenti la sala operatoria.
N.B. - Oltre le 300 ppm la curva assorbenza-concentrazione del Miran 104
perde [a sua linearità: pertanto le concentrazioni di N20 non sono interpretabili con precisione.
Conclusioni
I risultati dell'indagine confermano
la presenza di elevati livelli di inquinamento da N20 aerodisperso in sala operatoria, come già noto in letteratura
per gli ospedali italiani.
Anche se controverso è il potere
tossico degli anestetici e quindi i possibili effetti dannosi per i professionalmente esposti, è tuttavia noto che, ai
livelli di inquinamento riscontrati, è sicura una riduzione dello stato di vigilanza e delle performances psicologiTab. 2 - Punti di perdita del
circuito paziente
1) Portagomma tubo inspiratorio
ed espiratorio;
2) Raccordo tubo ingresso ed uscita umidificatore;
3) Raccordo tubo ingresso ed uscita ampolla raccogli - condensa;
4) Ampolla raccogli - condensa;
5) Raccordo ad Y;
6) Raccordo diritto porta - pallone
con valvola di espirazione e recupero gas;
7) Raccordo conico valvola by pass.
Tab. 3 - Punti di perdita del
circuito ad alta pressione e
del l'erogatore
1) Ingresso 02 e N20 dei flussimetri;
2) Valvola automatico - manuale;
3) Raccordi evaporatori;
4) Evaporatori;
5) Valvola selettrice Venturi - spirometro.
Tab. 3 - Concentrazioni di N20 in ppm in sale operatorie prive di ricambi d'aria
Ospedale
A
E
^u
'
ó
H
3
3
m
'L
?u
°
a
A
'L
o
5
É
N.E. = Non eseguita
E
n
.rsÓ
C
ie
E
Il
B
Sala operatoria
H
F
G
_
A
m
3
z5
;
101
118
73
P
P
A
à
ó
D
A
A
i4
R
o
1
I
L
D
m
'60
rs
r
's a
ó
I
ú
o
ú
ó
189
140
146
192
84
112
73
A
A
P
P
P
P
A
* A = Attiva; P - Passiva
Cubatura (m a )
176
140
100
121
166
95
72
Tipo di evaquazione
A
P
P
P
P
P
P
74
A
280
170 > 300 > 300
180 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300
205 >300 >300
>300 >300
160 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300
270
170 > 300 >300
>300 >300
160 >300 >300 >300 >300 > 300
270
168 >300 >300
> 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300
280 > 300 > 300
Centro Ambiente
> 300 > 300 > 300
98
> 300
95
Zona Anestesista
>300 > 300 > 300
95
> 300
115 >300 >300
Zona Chirurgo
>300 > 300 > 300
90
> 300
95
Zona Strumentista
>300 >300 >300
90
> 300
95
Bocca Paziente
Altri Locali
134
110 N.E.
che e psicomotorie degli operatori di
sala operatoria.
Riteniamo pertanto questo dato più
che sufficiente a giustificare un intervento di prevenzione primaria che
comprenda i seguenti provvedimenti
N.E.
N.E.
120 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300
> 300 > 300
70
>300 >300
15
Le concentrazioni degli anestetici
aerodispersi nelle sale operatorie dotate di un numero di ricambi d'aria/ora
superiore a 10 sono significativamente
inferiori a quelle riscontrate nelle sale
operatorie con meno di 10 ricambi/ora
e nettamente inferiori a quelle prive di
ricambi. Ne consegue che:
a) un efficiente sistema di ricambi d'aria è condizione indispensabile per il
contenimento del rischio, anche se
l'installazione di questi impianti
comporta un consistente impegno
finanziario;
b) è possibile rispettare i limiti tecnici
proposti dal NIOSH.
3) Provvedere ad una manutenzione
semestrale dell'impianto di
erogazione
L'evidenziazione di numerosi punti
di perdita ci ha convinti della necessità
di una periodica revisione degli impianti di erogazione. La nostra esperienza ha documentato che solo 1'8%
N.E.
N.E.
> 300
115
A
Ospedale
B
D
D
D
e
D
C
Sala operatoria
NE = Non eseguito
C
r
N
'P
'P
ei
ú
r
C
1
C
* A - Attiva; P - Passiva
3
Cubatura (m }
-
-
73
73
95
127
130
P
P
A
A
A
A
P
P
4,8
4,8
4,8
4,8
9
9
Tipo di evacuazione'
130
N. Ricambi í ora
-
6
Centro Ambiente
81
30
226 >300 >300
165
50
43
60
188 > 300 > 300 > 300
80
48
30
160 >.300 > 300
170
45
35
150
135
40
35
150 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300
220
108
Zona Anestesista
75
Zona Chirurgo
104
Zona Strumentista
Bocca Paziente
120
35
79
Altri Locali
5
N.E.
>300 >300
N.E.
260
225
14
N.E.
Tab. 5 - Concentrazioni di N20 in ppm in sale operatorie con ricambi
d'aria in numero superiore a 10/ora
Ospedale
A
A
A
A
A
A
A
M
M
Sala operatoria
2) Munire gli erogatori di un
efficace sistema di evacuazione dei
gas espirati
Esistono sistemi passivi ed attivi; optiamo per i secondi in quanto i modelli
di più recente produzione danno buone garanzie sull'espulsione degli ane stetici senza creare apprezzabili depressioni nel "circuito paziente"; l'intervento comporta costi contenuti ed è
di sicura efficacia.
N.E.
Tab. 4 - Concentrazioni di N2O in ppm in sale operatorie con ricambi
d'aria in numero inferiore o uguale a 10/ora
tecnici:
1) Dotare ogni sala operatoria di un
efficiente sistema di ricambi d'aria
N.E.
180 > 300 N.E.
-
-
ó
O
O
Ó
É
É
E
'
l
ú
Cubatura [m 3 )
.5b
-
•^
v
O
225
160
148
150
90
87
A
P
P
P
P
P
P
A
A
N. Ricambi i ora
12
13
15
15
18
.20
22
21
17
38
Tipo di evacuazione`
112
Centro Ambiente
1
9
9
7
41
19
15
13
Zona Anestesista
1
19
19
9
53
35
15
22
75
Zona Chirurgo
1
10
8
8
41
26
15
13
41
37
15
15
13
40
69
40
8
10
0
N.E.
N.E.
N.E.
Zona Strumentista
Bocca Paziente
Altri Locali
1
11
4
5
50
300
152
95
N.E.
9
3 >300
26
NE = Non eseguita
A = Attiva; P = Passiva
'* Rilievi effettuati dopo l'installazione di un erogatore munito di evacuatore attivo.
"* Sala gessi: non attivata l'evacuazione, pertanto 1W 2 O é scaricato in ambiente.
degli impianti non presentava perdite
apprezzabili; anche in questo caso il.
costo dell'intervento è accettabile.
Riteniamo inoltre opportuno che il
personale d'anestesia (anestesista, aiuto-anestesista) osservi scrupolosamente le norme di "buona tecnica" qui di
seguito elencate:
a) assicurarsi, prima di effettuare l'induzione dell'anestesia, che i dispositivi di allontanamento dei gas siano
attivati e ben raccordati;
b) praticare l'induzione dell'anestesia
con farmaci endovenosi e ventilazione in 02;
c) se l'anestesia viene condotta in ma-.
schera scegliere accuratamente la
misura più adatta al viso del paziente;
d) caricare i vaporizzatori con estrema
cautela, se possibile in ambiente
ventilato e non durante la seduta
operatoria;
e) prima di usare l'apparecchio di anestesia controllare eventuali perdite
mediante la seguente manovra: da
po aver collegato l'apparecchio alla
sorgente dei gas si occlude il raccordo ad Y con il palmo della mano, si pressurizza il sistema fino a 30
cm di H 2 O, facendo fluire 02. La
quantità di 02 necessaria a mantenere costante il livello di pressione
dev'essere al di sotto di 100
ml/min.;
f) non aprire i flussimetri prima dell'induzione dell'anestesia;
g) utilizzare flussi di gas più bassi possibile, limitando l'erogazione per il
tempo strettamente necessario;
h) adottare, quando possibile, I'intubazione tracheale;
i) se necessario staccare un raccordo
tra il paziente e l'apparecchio di anestesia, chiudere prima i flussimetri ed occludere il raccordo ad Y;
1) al termine dell'anestesia somministrare O2 al 100% il più a lungo
possibile in modo che gli anestestici
del wash-out vengano allontanati
dal sistema di evacuazione.
A conclusione di questo lavoro riportiamo una esperienza di bonifica
ambientale mediante aspirazione loca-
lizzata.
Tale intervento, di costi contenuti,
potrà essere immediatamente realizza
to.
Tuttavia non deve essere considerato sostitutivo o in alternativa ai quattro tipi di intervento sopra elencati:
manutenzione, ricambi ora, tecnica anestesiologica, evacuatoti attivi.
L'indagine ambientale ha evidenziato che l'inquinamento da gas anestetici nella sala operatoria è dovuto principalmente:
1) all'apparecchio di erogazione dei
gas anestetici;
2) alle tecniche di anestesia (induzione
dell'anestesia, intervento in maschera, ecc.);
3) al momento del risveglio del paziente.
L'intervento di bonifica ambientale è
stato finalizzato alla verifica dell'efficacia di un impianto di aspirazione localizzata ai punti sopra citati.
Il prototipo di aspirazione localizzata
sperimentato nella sala chirurgica dell'Ospedale di Carate Brianza è costituito da un elettroventilatore e da un tubo di aspirazione flessibile e retraente
con cappetta in polimetacrilato posizionabile vicino alla testa del paziente
e adattabile alla cappa posta sopra
all'apparecchio di erogazione del gas
anestestico.
Tale impianto di aspirazione localizzata semplice, economico e tempestivo nella sua installazione deve comunque rispondere alle seguenti caratteristiche principali per la sua utilizzazione
in sala operatoria:
- il tubo di aspirazione deve avere un
diametro tale da garantire una efficace
velocità dell'aria a livello delle cappette di aspirazione salvaguardando però
la silenziosità della sala operatoria;
- il tubo di aspirazione non deve creare ingombro allo spostamento del personale nella sala operatoria. E quindi
preferibile che scenda dall'alto e sia
flessibile in maniera sufficiente per poter permettere lo spostamento del tubo dalla cappa posta sull'apparecchio
di erogazione dei gas vicino alla bocca
del paziente durante gli interventi in
Tab. 6 - Concentrazioni di N20 in ppm prima e dopo l'intervento di
bonifica presso la sala chirurgica dell'ospedale di Carate Brianza
Concentrazione a partire da minuti
0
5
10
15
45
60
120
180
205
298
300
300
300
11
12
12
12
12
30
Dall'inizio degli interventi
Prima della
bonifica
0
82
117
Dopo la
bonifica
0
7
18
120
14,5
e
maschera e durante la fase di risveglio
del paziente nella sala operatoria.
È da evidenziare che durante gli interventi in maschera lo spirometro dell'apparecchio di erogazione è spento
per cui l'unica possibile perdita è individuabile a livello dei flussimetri e della
raccorderia, perdita peraltro ben controllabile con un efficace intervento di
manutenzione, descritto in altra parte
della relazione;
- la cappa posta sull'apparecchio di erogazione dei gas deve essere costituita in materiale trasparente per consentire una facile lettura della strumentazione di controllo del funzionamento
dell'erogatore stesso.
Per facilitare il rapido accesso alla
strumentazione dell'erogatore dei gas
la cappa deve essere mobile. Sono stati finora sperimentati due meccanismi:
uno tipo "sali-scendi" con opportuni
bilanceri, un altro tipo di tipo "basculante" ossia con la cappa fissata su
perni laterali che ne permettono il movimento verso l'alto.
Nella Tab. 7 riportiamo i risultati ottenuti dopo la realizzazione di tale aspirazione localizzata presso la sala
chirurgica dell'Ospedale di Carate
Brianza.
La concentrazione ambientale di
N20 è risultato nettamente inferiore rispetto a quella presente prima dell'intervento di bonifica nelle stesse condizioni di lavoro.
(G. Mosconi*, L. Belotti*, E. Pagnoncelli**, P. Leghissa*, G. Cassina*, R. Cecchetti***, M. Riva***)
Servizio di Medicina del Lavoro Ospedali Riuniti di Bergamo L.go
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di Bergamo
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Brianza
(Mi)
Carate
0362/902831
*
Bibliografia
1) Atti del Convegno, "Il condizionamento dell'aria in ospedale". L'ospedale 11-12, 1979.
2) Atti del terzo convegno nazionale
contaminazione ambientale "Rischi da
gas anestetici" - Prevenzione e sicurezza per gli operatori; Milano, 23 maggio
1984.
3) Atti del Convegno sui rischi da gas
anestetici per gli operatori delle sale operatorie; Milano, 20 ottobre 1983.
4) Cattaneo A.D., Rovatti M., Ferraiolo
G., Zattoni J., Inquinamento delle sale
operatorie con gas e vapori anestetici.
Fonti di inquinamento e loro controllo.
Acta Anaesth. Italica.
(segue)
5) Cattaneo A.D., Rovatti M., Ferraiolo
G., Zattoni J., Isola, Inquinamento delle
sale operatorie con gas e vapori anestetici. Metodo analitico. Min. Anest.
45: 739-744, 1979.
6) Cattaneo A.D., Ferraiolo G., Rovatti
M., Zattoni J., Donato A., Inquinamento delle sale operatorie con gas e vapori anestetici. Analisi gascromatografica del protossido d'azoto. Min. Anest.
47: 827-830, 1981.
7) Cigala F., Ponzoni V.M., Tolomei S.,
Ricco D., Volta F., Amori E., Condorelli
G., I comportamenti utili alla prevenzione dell'inquinamento da gas anestetici ed alla sicurezza in sala operatoria.
Atti del 480 Congresso Nazionale della
Società Italiana di Medicina del Lavoro
e Igiene Industriale, Pavia, 18-21 settembre 1985
8) Crescenti A., Stella L., "Air pollution"
in sala operatoria: il discusso ruolo degli anestetici volatili. Hospital Management.
9) Gilli G., Corrado G., Scursatore E.,
Concentrazione di anestetici volatili in
rapporto a differenti condizioni ambientali e di utilizzo. Tecnica Ospedaliera 12: 80-33, 1984.
10) Gòthe C.J., Ovrun P., Hallen B., Exposure anesthetic gases and ethanol
during work in operating rooms. Scand
J. Work. Environ. Health 2: 96-106,
1976.
11) Mazzucconi R., Inquinamento ambientale da gas anestetici: prevenzione
e nuove tecnologie per il disinquinamento. Hospital Management.
12) Minisci S., Ricci E., Inquinamento
da gas anestetici nelle sale operatori e
Med. Lavoro 3: 187-197, 1982.
13) NIOSH, Criteria far a recommended standard. Occupational exposure
to waste anesthetic gases and vapors.
Pubblication NO 77-140 U.S. DHEW.
1977.
14) Novelli G.P., Meliconi F., Peduto
V.A., L'inquinamento ambientale nelle
sale operatorie da parte di gas e vapori
anestetici. Mezzi di disinquinamento e
misure protezionistiche proponibili.
L'ospedale 11: 275-293, 1975.
15) Pradella G., Bassi L., Maltoni D.,
Maéstrone E., Mezzar A., Panizza B., Eliminazione di gas e vapori anestetici
dalle sale operatorie. Il sistema a coinvolgimento all'esterno passivo. Min. anest. 45: 745-748, 1979.
16) Sesana G., Toffoletto F., Ghezzi I.,
Inquinamento da anestetici in sala operatoria: efficienza di un sistema attivo . di captazione ed espulsione. Atti
del 460 Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e
Igiene Industriale, Acireale, 1983.
CONVEGNO DI PARMA
MANUALE
Per l'intervento nel comparto ospedaliero è fondamentale avere
uno dei famosi libri verdi della Regione Emilia Romagna (il 14) Comparto ospedaliero: prevenzione
dei rischi elettrici e da anestetici
nelle sale operatorie (novembre
1985).
I capitoli principali del volume
trattano:
le caratteristiche tecnico costruttive degli impianti;
- le caratteristiche degli impianti elettrici e degli apparecchi elettro
medicali;
le caratteristiche degli impianti di
condizionamento;
- i circuiti evacuatori e il controllo
dei circuiti di erogazione;
- la standardizzazione dei metodi
di prelievo e di analisi;
- l'ipotesi di protocollo per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori
esposti a gas anestetici;
le disposizioni ministeriali;
- schede tossicologiche sui principali gas anestetici;
- la bibliografia.
Organizzato dall'Usl 4 "Bassa Est" di
Parma, dall'Università degli Studi e dall'Ordine degli ingegneri di Parma si è
tenuto il 5 dicembre il Convegno "Impianti e tecnologie dei camparti operatori: rischi e sicurezza " che ha visto
la partecipazione di molti operatori soprattutto ospedalieri (anestesisti, tecnici della sicurezza, amministratori).
Tra le molte relazioni presentate ne
evidenziamo alcune che rivestono notevole interesse per i nostri servizi:
- Sistemi di campionamento e metodologie di analisi di gas medicali: esperienze nelle sale operatorie dell'Ospedale di Parma.
Valutazione del livello di contaminazione da gas anestetici in sala operatoria (Usl 51-Cremona).
- Inquinamento da gas anestetici nelle
sale operatorie (Usi 41-Brescia).
- Osservazioni relative alla situazione
ambientale del blocco operatorio
dell'Ospedale S. Carlo di Milano.
Riflessi del comportamento degli operatori su problemi di sicurezza degli impianti del comparto operatorio
(Usi 4-Parma).
- Criteri di prevenzione nel comparto
ospedaliero (PMP Usi 28-Bologna).
- li problema dei gas anestetici nelle
sale ospedaliere (Usi. 73-Novi Ligure).
Un'esperienza di risanamento di un
comparto ospedaliero (Usi 12-Scandiano).
La sicurezza nella gestione e nella
manutenzione delle apparecchiature
elettro-medicali (Usi 4-Parma).
- Il rischio da gas anestetici nelle sale
operatorie (Usi 28-Bologna Nord).
- Necessità della "standardizzazione"
delle norme sugli impianti tecnici in
sala operatoria (Ing. Condorelli Usi
4, Parma).
- Il rischio microbiologico nel comparto operatorio (Usi 4 - Parma).
Riferimento
dr. ing. Giovanni Condorelli
servizio attività tecniche
USL n. 4 c/o Ospedale Rasori
via Rasori, 43 - 43100 Parma
dr. Nando Cigala
Servizio di medicina preventiva e
igiene del lavoro
USL n. 4, via Spalato, 2
43100 Parma - tel. 0521/22740
SINDACATE E AMBIENTE
INTERVENTO DELLA CGIL
NAZIONALE ALL'8° CONGRESSO
SNOP
Porto a questo convegno il sostegno
non formale della CGIL, quello personale di Pizzinato e di Torsello, responsabile del Dipartimento di sicurezza
sociale.
La nostra non è un'adesione disinteressata, anzi il contrario. Essa rientra in
un programma di iniziative attivato a
partire da una riunione dell'Esecutivo
nazionale sulle questioni della salute,
attuato attraverso riunioni regionali
volte a risensibilizzare l'organizzazione,
e che vede, tra le altre iniziative, a proposito di prevenzione un progetto di
ricerca approvato dalla Segreteria.
Ho apprezzato la relazione introduttiva di Volturo con la quale concordo
integralmente, e con essa mi vorrei
rapportare a partire da una considerazione: la delegittimazione di un diritto
quale quello della salute implica conseguentemente la delegittimazione di
chi, attraverso il suo apparato tecnico
- professionale questo diritto dovrebbe
garantire.
Nel diritto alla salute, per essere
schematici e stare nei tempi, esiste
un'obbligatoria alleanza e complementarietà tra domanda e offerta, quindi
tra utenti e operatori.
Nel prendere corpo, in questi ultimi
anni dell'attacco più complessivo allo
Stato sociale, il diritto si indebolisce e
questa alleanza ovvia, si allenta, è come se, per un deficit di reciproca solidarietà, ognuno pensasse ai propri interessi separatamente, chi invocando il
ruolo medico, chi provvedendo ad assicurarsi in modo vario, assistenze supplettive.
Con il venir meno delle alleanze, si
sfarinano i fronti riformatori, e si offuscano gli obiettivi alti delle lotte passate, fino a vedere l'emergere di tendenze, le più diverse, e concernenti vari
ambiti sociali, scientifici, lavorativi, politici, istituzionali, volte a riorganizzare
la società su perni diversi da quelli propri alla nostra cultura riformatrice, ad
esempio l'ospedale ad alta tecnologia,
e quindi una cultura neo-riparativa
tutt'altro che preventiva.
Il risultato, se potessimo mettere in
una sintesi tutto ciò che avviene nel
mondo industriale, in quello politic'ò sanitario, in quello tecnico - sanitario,
in quello della scienza, è una sorta di
strategia di manipolazione dell'uomo
subordinatamente alle esigenze poste
dalla fase di adattamento dell'uomo alle esigenze dello sviluppo che viene
così confermato come intangibile.
Ciò è esattamente l'opposto del
senso politico - culturale della riforma
e del suo centro propulsore, che è la
prevenzione, di cui voi nel bene e nel
male, vi occupate.
Se ciò è vero il problema che oggi si
ripropone, anche se in modo nuovo e
in un contesto mutato, è quello dell'alleanza tra domanda e offerta di salute
per contrastare quelle tendenze che
delegittimano nei fatti il diritto alla salute e quindi i soggetti di bisogni e gli
operatori.
Ma non basta enunciare la necessità
di un'alleanza. Per farla è necessario
comprendere i problemi propri ai soggetti dell'alleanza e tentare di risolverli.
In questa sede mi preme, anche per
rapportarmi alle questioni poste dalla
relazione, affrontare principalmente le
difficoltà del movimento operaio quale
soggetto di salute e quelle dell'apparato tecnico - scientifico ovvero degli operatori di salute.
Con una premessa relativa alla riforma sanitaria e alle strategie di disapplicazione che in tutti questi anni l'ha paralizzata. Rivendicare l'applicazione è
giusto e concordo con quanto detto
dall'assessore Benigni, (Regione Toscana ndr) ma fare riforme oggi significa
anche risolvere i suoi problemi di contenuto, alcune sue contraddizioni datate, e dotare il Paese di alcuni strumenti fondamentali di programmazione senza i quali l'impresa è disperata.
Discutere delle difficoltà del movimento operaio e degli operatori non
solo della prevenzione, significa in sostanza discutere di efficacia di una
cultura sindacale da una parte e di efficacia di una cultura professionale
dall'altra.
Quali problemi ha oggi il movimento operaio rispetto alla salute?
Principalmente essi consistono in un
modello di cui ricorderete i capisaldi
(soggettività, validazione consensuale,
non delega, gruppo omogeneo, ecc.)
che, se andava bene per una fabbrica
tayloristica, oggi è asimmetrico rispetto alle nuove forme dell'industrialismo
contemporaneo.
Spesso si semplifica la questione
parlando di innovazione tecnologica,
ma questa è una quota ed un aspetto
del problema. Se fosse solo un problema di tecnologia ridefinire il modello
operaio non sarebbe una cosa in se
complicatissima.
La questione centrale è un'altra: l'asimmetria è con la natura delle trasformazioni del sistema produttivo, con la
natura dell'organizzazione delle aziende, con le nuove strategie di mercato
e le nuove forme di concorrenza.
Abbiamo a che fare con nuove classi dimensionali delle aziende (medie /
piccole imprese), con una polimorfia
dei modelli di organizzazione, con la
disintegrazione del processo produttivo, la specializzazione per fasi, con una dimensione sistematica dell'industrialismo, con esigenze di flessibilità e
di regolabilità veloce dei fattori produttivi, ecc..
Per cui ciò che prima era rappresentabile nelle mappe per sequenze e linee, oggi è di difficile rappresentazione; ciò che prima si definiva con precise coordinate spazio - temporali oggi è
difficilmente connotabile; ciò che prima permetteva delle aggregazioni, esempio il gruppo omogeneo, oggi è
sparpagliato di qua e di là.
Tutto ciò pone al movimento operaio tre principali problemi:
- un nuovo schema di conoscenze
della nocività e del malessere che vada
oltre la semplice relazione lineare causa - effetto, uno schema che ad una
dimensione industriale sistemica corrisponda pure in modo sistemico;
- una diversa forma di codeterminazione della salute quindi una diversa
contrattazione. Non c'è dubbio che
l'aver in questi anni centralizzato la
contrattazione e l'aver diviso la contrattazione del salario da quella sulla
salute, ha favorito la monetizzazione e
la subalternità della salute alla redditività del capitale.
Nel rilanciare la contrattazione decentrata e nel riabbinare salute / salario, in senso antimonetizzante, si ripropone la questione del rapporto economia / salute quindi del controllo della
tecnologia e dell'organizzazione individuale. la contrattazione deve rioccuparsi di questi rapporti ed anch'essa
acquisire una dimensione sistematica,
quindi oltre ad essere integrativa deve
essere integrata tra comparti industriali, tra aziende, tra fasi produttive, ecc..
- Infine il problema della democrazia
ovvero delle forme opportune ad autorappresentare gli interessi.
I consigli di fabbrica a. volte non ci
sono più, ma oltre che pensare di ridefinirli, la cosa che a me pare centrale, è
la definizione di una forma di rappresentanza non solo della fabbrica e per
la fabbrica, ma pensata sulla relazione
fabbrica / territorio, ovvero su una visione non centralistica di questo o di
quello ma policentrica che veda sia
questo che quello, mettendolo, in
qualche modo insieme.
La questione della democrazia oggi
è centrale e pone quella del controllo
sulle trasformazioni: non è possibile
che la stragrande maggioranza del malessere causato alle popolazioni, venga
imposto, deciso, a prescindere dalla
gente.
Concordo molto con la relazione
che ha posto i "contenuti del lavoro"
come la questione centrale e come la
risposta più opportuna all'offensiva anti-prevenzionale.
Concordo con soddisfazione prendendo atto che le riflessioni sul "positivismo imperfetto", (è stato questo uno
dei temi della relazione di Volturo all'8
Congresso SNOP ndr) sui limiti dei nostri metodi, sui limiti dei nostri schemi
di conoscenza, concordano con le riflessioni contenute in un mio recente
libro.
Abbiamo a che fare con una nuova
complessità ad un tempo del sistema
industriale / economico, del rapporto
economia / ambiente e del malessere
che questo manifesta, verso il quale
spesso siamo insufficienti. Le critiche,
della relazione ai nostri culti della rappresentazione, della valutazione, alle
insufficienze dei famigerati 4 fattori di
nocività, sono molto interessanti e opportune. Direi che Volturo ha posto la
grande questione epistemologica, ovvero di quale schema di conoscenza
per la futura prevenzione. A questo
proposito faccio notare che quando si
fa la critica al positivismo della nostra
cultura, automaticamente si devono
verificare i postulati di questo modo di
conoscere, e in particolare, il determinismo, ovvero leggere i fenomeni se-
^VLR
tondo la relazione causa / effetto, oggi
improponibile; quindi l ' empirismo, ovvero conoscenza attraverso l'esperienza. Come si fa oggi ad avere esperienza di un sistema industriale, della polimorfia industriale? E cosa vuoi dire oggi avere esperienze di cancro?
L'esperienza, nella complessità che
dicevo prima, perde il suo valore universale e al massimo può essere usata
in particolarissime situazioni.
Chiudo, rammentando che positivismo, determinismo, empirismo, sono i
pilastri dell'attuale schema di tutela
della salute. Tutelare vuol dire controllare, osservare, vigilare. Quindi porre la
questione dell'efficacia epistemologica del nostro lavoro, oggi significa rivedere gli schemi della tutela.
Non è un caso, e qui la mi particolare soddisfazione nel riscontrare convergenze con la relazione introduttiva,
che il libro di cui ho parlato prima, abbia come sottotitolo "per una nuova
teoria della salute oltre il paradigma
della tutela".
Il salto da fare allora in quale direzione è? Secondo me non è più efficace limitarci a controllare / tutelare un
ambiente, una fabbrica, un territorio. 1l
controllo definisce riduttivamente la
vostra professionalità.
Non bisogna abbandonare il controllo di certo, ma pensare anche a
ctn D^c
WOR^
qualcos'altro.
Questo qualcos'altro per me è partire dalla conoscenza di una realtà ma
per essere in grado di inventarla e non
solo di subirla.
Lo spazio che si configura è quello
dell'evoluzione verso le aree inesplorate della predicibilità.
In questo credo che si possa ridefinire l'efficacia del vostro lavoro. Oggi
nascono tali e tanti problemi di sicurezza, che la domanda della gente è di
inventare la non nocività oltreché difendersi dalla nocività.
Ivan Cavicchi
(responsabile sanità COL)
1987
ANNO EUROPEO DELL'AMBIENTE
Verso il convegno della CGIL
Lombardia (marzo)
Il 1987 è I"'Anno Europeo dell'Ambiente", deciso dal Parlamento Europeo.
La CGIL Lombardia, d'intesa con la
CGIL Nazionale, ha deciso di convocare in occasione di tale scadenza, un
Convegno a Milano. Data possibile: 910 marzo.
Sono stati costituiti 4 gruppi di lavoro (coordinati da Riccardo Terzi).
1) Legislazione ed aspetti normativogiuridici Monsignori).
2) Prevenzione - Grandi rischi (Pavanello).
3) Ecologia - Inquinamento acqua / aria / suolo (Pavanello).
4) Ambiente di lavoro (Besozzi).
Il Convegno dovrà costituire l'occasione per un'ampia rivisitazione sia dei
risultati raggiunti, sia dei limiti e delle
difficoltà che oggi affrontiamo nella tutela sindacale dell'ambiente di lavoro e
di vita.
II Convegno, inoltre, potrà rappresentare un importante terreno di confronto per evidenziare sia proposte di
merito di rapida attuazione, sia opzioni
politiche strategiche da sostenere e
conquistare nel tempo.
Il Convegno, infine, sarà il banco di
prova per l'attività di un nuovo strumento politico operativo, giuridicamente autonomo, della CGIL.
Per raggiungere questi obiettivi è
prevista una ampia partecipazione al
Convegno di esperti, associazioni (es.
SNOP), forze locali e politiche, istituzionali e impegnate sul campo.
riferimento
sezione ambiente CGIL lombardia
Viale Marelli, 497 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 2407851 (Besozzi - Pavanello)
CONTRIBUTO DI BRUNO BUGLI
SEGRETARIO CONFEDERALE U.I.L.
Innanzitutto vorrei ringraziare per
l'invito rivoltomi, sia a livello personale
sia a livello di organizzazione.
Ho ritenuto importante essere presente come organizzazione a testimonianza del grande interesse e della fiducia che la UIL ripone nei confronti
del vostro lavoro.
Un primo aspetto, positivo, che voglio evidenziare, è quello connesso al
nuovo assetto che avete dato alla vostra organizzazione, e cioè la nascita
della SNOP.
Non c'è dubbio che questo tipo di
struttura, che rappresenta d'altra parte
la logica evoluzione della storia del
coordinamento, possa facilitare il confronto ai vari livelli istituzionali e porsi
naturalmente fra le strutture di riferimento per tutta la problematica ambientale, che in questi anni sta assumendo proporzioni assolutamènte rilevanti.
E infatti assurdo che nelle varie sedi
(penso ad esempio al Ministero dell'Ambiente, ma non soltanto) la SNOP
non sia ufficialmente rappresentata: su
questo aspetto, che riteniamo di non
secondaria importanza, e proprio per
la valutazione totalmente positiva del
lavoro che avete svolto in questi anni,
ci sentiamo di sollecitare la vostra presenza e di sostenere ogni vostra richiesta di partecipazione nelle sedi istituzionali, vecchie e nuove, legate al problema della difesa dell'ambiente e del
territorio.
A questo apprezzamento si aggiunge un punto di contatto fondamentale;
la critica alla vecchia cultura medica
riparatrice oggi va rivista alla luce di
una riflessione di cui siamo debitori
anche al movimento ecologista: l'idea
cioè che la trasformazione culturale
(proprio la rifondazione di uno statuto
culturale) passa per una visione globale dell'uomo e della sua salute psicofisica, abolendo un vecchio modo,
vecchio a morire, di concepire la
scienza.
Questa esigenza deriva anche da una preoccupazione che come sindacato avvertiamo in modo particolare; il
ricostituirsi di una situazione di separatezza e dualità di competenze e di organismi sui problemi della prevenzione: da una parte l'ecologia, il territorio,
dall'altra gli ambienti di lavoro. Come
sindacato poniamo il discorso in termini di autocritica: anche al nostro intervento molto c'è da lavorare perchè
questa dualità sia definitivamente superata.
Noi consideriamo molto positivamente il sorgere e il moltiplicarsi di
movimenti ecologisti, e soprattutto
[ ' interesse che i giovani sembrano porre su questo problema, ma non riteniamo altrettanto positiva la tendenza unilaterale della maggior parte delle loro
posizioni, L'impostazione di alcune azioni, così come viene avanti, rischia di
mettere sullo stesso piano ogni genere
di rivendicazione, dal fumo alla caccia,
dall'alcool alle centrali nucleari, senza
che emerga una scelta di priorità e un
piano conseguente, che consenta nel
tempo la verifica dei risultati e un bilancio tra i costi e i benefici.
In questo senso la tendenza a generalizzare rischia anche di far perdere di
vista il responsabile principale dell'inquinamento e di molte malattie: l'ambiente di lavoro, o meglio le centinaia
di sostanze nocive e fattori di rischio
che danneggiano sia i lavoratori sia il
territorio, costituendo in alcuni casi un
pericolo gravissimo, come vere e proprie bombe ad alto rischio: Seveso ieri,
poi Chernobil e oggi Basilea.
Noi rimaniamo convinti che occorra
ricominciare dai luoghi di lavoro per
portare avanti un'efficace azione di risanamento e di prevenzione, avendo
come riferimento principale la vostra
struttura che è oggi l'unica a garantire
tutte le figure disciplinari necessarie ad
un corretto intervento di prevenzione.
Con ciò non vogliamo ribadire l'idea
della centralità della fabbrica e, d'altronde, la linea di un sindacato per i
cittadini che la UIL si è data nell'ultimo
congresso, rispecchia chiaramente il
tentativo di questo superamento.
Con questo concetto vogliamo riconfermare la linea e la posizione della
UIL espressa anche nel Convegno
dell'85 sui servizi di Medicina del lavoro. Siamo tutt'ora convinti della validità dell'impostazione delle nostre proposte, che sono state d'altronde oggetto di dibattito anche all'ultimo Congresso della UIL con l'approvazione di
un progetto operativo specifico.
Dobbiamo però ammettere che sia-
mo in ritardo nella attuazione di tale
progetto, per le difficoltà, interne ed esterne, che abbiamo incontrato in
questi ultimi tempi.
Queste difficoltà sono ora in via di
risoluzione e ci prepariamo a partire il
prossimo anno con un progetto che
dovrebbe garantire una continuità di
impegno, e` in termini di operatori, e in
termini di strumenti, ponendosi obiettivi non a brevissima scadenza ma che
diano risultati solidi.
Il progetto ha 2 obiettivi prioritari: la
creazione di una Consulta delle categorie e la formazione di un gruppo nazionale permanente di formatori.
Per quanto riguarda la Consulta abbiamo individuato alcuni scopi principali:
1) riattivare la rete informativa all'interno delle categorie e verso i centri
istituzionali;
2) coordinare la strategia contrattuale
ai vari livelli;
3) soprattutto iniziare una riflessione
sui diritti contrattuali acquisiti, sul
piano dell'attuazione e della rispondenza alle esigenze attuali;
4) contribuire all ' individuazione di reali
priorità di intervento.
Quanto al gruppo nazionale di formatori la UIL ha deciso di investire le
proprie energie in un campo che ritie-
ne fondamentale proprio nell'attuale
fase di espansione delle tematiche ambientali; se infatti sta aumentando la
sensibilità nei confronti della preveni zione, in realtà non si sono avvertiti
miglioramenti nella conoscenza dei rischi nei luoghi di lavoro e nella attuazione pratica dei corretti strumenti informativi.
Ma, nel nostro impegno per la diffusione delle conoscenze, siamo consapevoli di dover puntare non tanto ad
un astratto "sapere" scientifico, quanto
ad un concreto "saper fare", cioè ad
organizzare la difesa nei confronti dei
rischi.
Ecco perché l'obiettivo prioritario
del gruppo nazionale dei formatori sarà quello di costruire una rete permanente di formazione all'interno delle
categorie, in grado di individuare i terminali di organizzazione nelle fabbriche che sappiano gestire gli strumenti
contrattuali esistenti, superando il divario attuale tra diritti acquisiti e capacità di gestione, tra sforzi profusi e risultati raggiunti.
Un secondo obiettivo, ugualmente
importante, del gruppo nazionale dei
formatori sarà quello di attivare la sensibilità e la partecipazione dei lavoratori, rendendo così possibile lo sviluppo di nuovi spazi contrattuali, soprattutto nella contrattazione articolata.
Il punto fondamentale di questo im-
pegno e la sua fondamentale novità,
rispetto ad interventi precedenti, consiste nella progettazione senza la quale, ne siano consapevoli, ogni sforzo
sarebbe inutile.
Questo progetto dovrebbe consentire di avviare vere vertenze territoriali,
sia nei confronti dei Comuni sia nei
confronti delle regioni, vertenze che
abbiano al loro centro il problema della salute dei-lavoratori insieme a quello
della difesa e del recupero del territorio.
Per questo obiettivo sarà fondamentale il rapporto con i Servizi di Medicina del Lavoro, per disegnare insieme
piani di risanamento e di bonifica.
In questo progetto, se il sindacato
dovrà ricominciare dai luoghi di lavoro, i Servizi dovranno aprirsi di più al
territorio proponendosi maggiormente
come punto di riferimento e soggetto
di programmazione.
Per questo scopo assume una grande importanza la Rivista della SNOP
che andrebbe diffusa più capillarmente, a partire dalle stesse strutture del
sindacato.
Questo strumento sarà senz'altro utile per i nostri stessi obiettivi, e. per
ricostruire un legame stretto, che ha
avuto tanta parte nel passato, ma che
è altrettanto condizionante oggi per il
successo del nostro nuovo impegno
sul piano della prevenzione.
BASTA LEGGERE A SBAFO
CIAO MAMA
Primi cinque numeri di SNOP: provenienza regionale degli articoli e delle
notizie brevi.
13
Lombardia
4
Liguria
3
Emilia Romagna
3
Piemonte
1
Abruzzo
1
Veneto
1
Toscana
1
Friuli Venezia Giulia
16
Lombardia
8
Emilia Romagna
6
Liguria
5
Piemonte
2
Veneto
1
Toscana
1
Friuli Venezia Giulia
1
Trentino
1
Abruzzo
Campania
Alla lettura dei dati sopra riportati la
prima preoccupazione è stata quella di
frugare sotto gli armadi per controllare
se la tracotanza del potere non avesse
imboscato tutti gli articoli provenienti
da quella Italia che non compare o
che compare solo di sfuggita: non abbiamo trovato nulla.
II tentativo, annunciato ad Arezzo,
di far uscire questo foglio demenzialmente macchiato di giallo dal ruolo di
esile strumento nelle mani di pochi per
il precario collegamento dei molti, non
può non tener conto di questi dati.
Dunque, poiché le cose succedono,
poichè il lavoro viene fatto, e molto
spesso bene, poichè gli operatori hanno più cose da dire di quante loro
stessi non pensino, poiché le carenze
di uno sono spesso riserva di caccia di
altri, poiché infine in un mondo di ipercomunicazione fare un lavoro non
basta ma è fatto obbligo di dirlo, ci
troveremo nei prossimi mesi sommersi
da manoscritti. Questi saranno tutti interessanti, tutti corredati di tabelle fitte
di dati, tutti lunghi molte cartelle e tutti probabilmente impubblicabili. Per un
motivo, principalmente: il numero che
si trova in fondo all'ultima pagina di
questa rivista sta a significare che
Snop è formato da 30 pagine, più o
meno. Arriveremo forse a 40 o 48, ma i
numeri con tre cifre necessari per contenere lavori lunghi e verbosi non sono
a portata di mano. Confessiamo subito
allora che il contributo che sognamo
di ricevere è composto da un testo essenziale, scritto in decente italiano, esposto in modo possibilmente brillante, che abbia una premessa che consenta di capire di cosa si parla e un
finalino che racconti a quali conclusioni si è giunti o che ammetta esplicitamente che non si è giunti a conclusio-
ne alcuna; nel mezzo pochi dati, chiari .
e significativi; alla fine firme, enti di appartenenza, indirizzi, telefoni e quant'altro possa servire a chi fosse interessato a saperne di più, per mettersi in
contatto con gli autori. Le parti potranno quindi utilizzare altri mezzi,
quali le poste e il telefono, o decideranno di passare il weekend insieme a
Capri per dirsi tutto.
Forse potrà sembrare ovvio ai più,
ma va detto: sarà utile (leggi tassativo!)
che la scrittura sia a macchina, le correzioni incomprensibili evitate, le ripetizioni inutili stralciate, le fotocopie
sbiadite utilizzate solo per protestare
con chi vi ha venduto la fotocopiatrice
e i grafici tracciati su fogli a parte e
accompagnati da didascalie. Sulle fotografie che gentilmente ci farete avere si dirà più avanti.
Ancora una cosa: se sarete così fortunati da trovare stampato il vostro
prodotto, ma stravolto, irriconoscibile,
tagliuzzato qua e là, con intere frasi ri-
voltate e parole sostituite, non offendetevi per favore, ma anzi inorgoglitevi
perché vorrà dire che per quanto redatto con linguaggio da setta segreta,
il vostro lavoro aveva un contenuto
talmente innovativo e geniale da indurci a passare molte notti al lavoro
pur di renderlo comprensibile ai più.
Non succederà spesso.
Ora in poche parole vi esponiamo i
nostri progetti.
1) Aumentare il numero dei redattori,
perché due non è un numero perfetto, nè primo, nè tantomeno sufficiente. Il candidato redattore avrà
voglia di . costringere quanti vivono
nelle sue vicinanze alla produzione
di scritti, avrà carisma sufficiente
per vagliare e sgrossare quanto raccolto, sarà disposto a viaggiare periodicamente per riunioni di redazione che si terranno prevalentemente a Milano. A questo proposito
una notizia che farà contenti i tifosi:
Magelli è stato ufficialmente acquistato dalla redazione e da questo
numero giocherà con la nostra maglia.
2) Portare il numero delle pagine a 32
o più. Questo numero di pagine ne
ha già 32, ma affinché la cosa possa
utilmente continuare è necessario
che ognuno si rilegga la prima parte
di questo scritto.
3) Trovare finanziatori, perché 32 pagine costano 1.3333 volte il prezzo di
24 ed anche perché i viaggi ed il
tempo della gente che lavora alla
rivista costano.
breve descrizione del soggetto. Può
apparire sciocco dirlo, ma una foto
di un uomo con un braccio tutto
dentro un liquido nerastro può sì
rappresentare un operaio addetto
alla tempra dei bulloni, ma anche
un pescatore di frodo oppure lo zio
che ha perso le chiavi in un tombino.
.z
4) Lanciare una campagna abbonamenti, come evidenziato nel riquadro che trovate qui sotto.
5) Raccogliere fotografie per la costituzione di un archivio di immagini del
lavoro. Un buon archivio di immagini del lavoro; così come un buon
archivio di immagini del tempo libero, è idealmente costituito da immagini interessanti e belle, le fotografie saranno stampate in formato
18x24 o avranno il formato 24x36 o
6x6 se diapositive, e porteranno con
se alcune banali informazioni: autore, luogo nel quale sono state scattate, data anche se approssimativa,
ABBONARSI È FACILE
Fino ad ora abbiamo stampato ogni numero della rivista in
poco più di 4000 copie. Queste sono state inviate ai soci, assegnate alle sezioni regionali per una distribuzione locale a supporto di iniziative, contatti, discussioni o altro, e le restanti copie
sono state spedite ad una mailing list di servizi, enti, personalità.
E chiaro che i soci, le sezioni regionali e quanti altri dai quali di
volta in volta vorremo farci conoscere, continueranno a ricevere
gratuitamente la rivista; è meno chiaro che la potranno continuare a ricevere gli altri, in quanto non abbiamo intenzione di
favorire la deforestazione nè l'aggravamento dei problemi inerenti lo smaltimento dei RSU per mandare carta a chi , non interessa.
Gradiremmo invece che coloro che fossero interessati a quanto andiamo pubblicando decidessero di abbonarsi.
Il costo dell'abbonamento è stato così stabilito:
Anno 1987 (quattro numeri)
Anni 87-88 (otto numeri)
lire 20.000
lire 30.000
Il versamento va effettuato sul cc postale n. 20012407 intestato a SNOP - Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione - via Ciamician, 2 Bologna - indicando la causale del versamento e l'indirizzo a cui spedire la rivista.
Le cifre sopra riportate potranno essere aumentate a piacere
da chiunque decidesse di definirsi con termini quali sostenitore o
similari.
La Redazione
Ancora: sul diaframma usato e
sulla marca dell'obiettivo è ammesso il segreto professionale.
6) Sapere tutto, ma proprio tutto su
chi siamo, e dunque: numero degli
operatori e loro qualifiche, dati sugli
addetti e sulle realtà produttive, leggi e progetti locali, interventi fatti,
aggiornamenti continui di quanto
sopra.
Sul numero otto (4 della nuova era)
smetteremo di pubblicare schede
regionali e vorremmo invece rendere noti quadri significativi e ragionati di situazioni, anche lontane.
7) Aprire rubriche fisse sui seguenti argomenti:
a) Chimica. Nonostante molti si
muovano a proprio agio in un impianto chimico, non è così per tutti,
fors'anche per via del fatto che i
tecnici laureati sono pochi e i corsi
regionali ancora meno. Allora la rubrica sull'intervento fra tubi e reattori dovrà diventare per qualche
numero un seminario di metodologie, leggi e normative, trucchi del
mestiere ecc.
b) Agricoltura. Tutti, o quasi, ce
l'hanno e allora ognuno dica che
cosa ci fa. E che cosa ottiene.
c) Cancerogeni. Epidemiologicamente parlando dovremmo riuscire
a fare qualcosa.
d) Estero. Non siamo al centro del
mondo, ma se anche lo fossimo
non ci rimarremmo a lungo se non
ci informassimo su quanto succede
alle frontiere. A presto Jean Olivier!
e) Nuove tecnologie. La silicosi c'è
ancora, naturalmente, ma un bel
po' di silicio se ne è uscito dalla
sabbia e vogliamo pedinarlo per evitare che combini altri guai.
In queste rubriche vorremmo anche
pubblicare articoli firmati da persone
intelligenti che di solito non scrivono
su Snop e che hanno comunque cose
interessanti da dire sugli argomenti di
cui ci occupiamo. Non tutti possono
sempre leggere tutto quanto si pubblica altrove, ma non si può negare che
alcune riviste e giornali propongono
cose interessanti che riportate all'interno del nostro dibattito potrebbero ulteriormente sprovincializzarlo.
Ed ora il notiziario: ci vorremmo
mettere delle notizie. Ovvio, direte voi,
ma per farlo bisogna venirne in possesso e con questo il cerchio si è chiuso e
si ritorna ai dati di apertura.
Solo che d'ora in poi ci aspettiamo
che ognuno voglia fare ciao con [a
manina, come alla televisione dei primi
giri d'Italia in diretta.
Giallolimone
RUOLO CONTRO RUOLO
Documento approvato
alla Assemblea dei soci SNOP
Dalla relazione di E. Volturo
al convegno di Arezzo
... Per concludere questa parte, un
segnale d'allarme. Un tempo al centro
dello scottante tema del "ruolo" vi erano alcune sofferte riflessioni autobiografiche o, se si vuole, autocommiserative. Il medico, per esempio, si chiedeva quale fosse il suo ruolo in un servizio di prevenzione. Oggi, invece, il discorso sul ruolo è più pragmaticamente fegato non tanto alla scelta vocazionale quanto all'analisi di compiti e funzioni. E fin qui va bene. ma è anche
vero che va assumendo importanza
sempre più rilevante il rapporto tra
ruoli. Non si può non vedere, in certe
situazioni, una certa tendenza a inventare schieramenti (p. es. medici v/s tecnici). Le ragioni sono molte e non prive
di fondamento: le responsabilità, i
compiti, i salari, lo sviluppo di carriera,
la partecipazione alle decisioni, la gratificazione professionale.
Certo è che safari sperequati, trattamenti normativi penalizzanti, sviluppi
di carriera squilibrati hanno pesanti ricadute sull'operatività dei servizi, specie nei suoi aspetti più nobili, in quegli
aspetti di progetto che tanto ci stanno
a cuore. Né la SNOP intende nascondersi dietro il dito di "non essere un
sindacato", e lo ha dimostrato coi fatti.
ma dobbiamo sottolineare come sia
suicida creare le "correnti". Si esce dall'ambito fisiologico del confronto
quando si passa da condizioni di legittima insoddisfazione sindacale a invenzioni culturali o tecnico-scientifiche
che segnano profondamente il lavoro
quotidiano. Ne nascono deformazioni
grottesche: medici che si autoproclamano le vere teste pensanti della prevenzione, i professionisti più organici,
più complessivi degli altri. E anche tecnici che sostengono che, in fondo, la
vera prevenzione la fanno solo loro. Si
rischia di avviare una sorta di guerra
intestina che avrebbe l'unico risultato
di distogliere l'attenzione da chi istituzionalmente dovrebbe occuparsi di
questo problema e non lo fa oppure lo
fa molto male. Su questo terreno non
è e non sarà mai possibile far maturare
neanche uno dei molti progetti che si
agitano oggi nelle nostre teste.
11 documento che segue è stato approvato ad Arezzo dall'assemblea dei
soci SNOP. É un documento d'intenti,
che come tale rischiava di rimanere
velleitario e massimalista e forse anche
di diventare strumento per arginare il
malcontento serpeggiante. Consapevole di ciò la Snop lo ha ampiamente
utilizzato in contatti col sindacato per
tutte le parti riguardanti il contratto e
l'organizzazione dei servizi che sono di
stretta pertinenza sindacale. Da parte
sua la Società nella sua attività ha
sempre dato la giusta rilevanza alle diverse professionalità.
Non si può però negare che i • problemi esistano e che non sono solo di
carattere contrattuale ma anche interni ai vari micromondi di lavoro, con
aspetti di accentramento, scarsa informazione, delega delle funzioni meno
gratificanti. Se questo documento favorirà un dibattito locale non isterico
ma costruttivo avrà raggiunto il suo
scopo.
La discussione che a livello nazionale e locale si sta svolgendo sul nuovo
contratto di lavoro della Sanità non
può non interessarci: per quanto la
SNOP non sia né voglia essere, un'organizzazione sindacale, non può "chiamarsi fuori" da una problematica che
viene a toccare in modo così diretto il
presente e soprattutto il futuro dei nostri servizi.
E infatti evidente che il modo con
cui si concluderà l'attuale vicenda
contrattuale influirà pesantemente sul
futuro assetto dei servizi, sia sull'organizzazione del lavoro, che sul loro sviluppo in termini di personale e professionalità, sia sul "clima" interno ai servizi stessi: come si può pensare infatti
che si possa lavorare in armonia e serenità in una situazione in cui a pari
responsabilità e impegno corrispondono trattamenti economici differenziati
anche del 100% in cui ad alcune figure professionali è precluso un naturale
sbocco della progressione di carriera,
cioè I'apicalità? In cui la direzione dei
servizi viene vista come appannaggio
o diritto divino di una sola figura professionale? In cui la professionalità del
personale tecnico non laureato, che
sul campo si esprime a livelli molto alti
e con connotati molto marcati di autonomia e responsabilità, viene svilita
da una collocazione normativa tipica
di figure con un tipo di lavoro solo esecutivo?
Ecco perché, se crediamo ancora
nella scommessa sulla prevenzione e
nel ruolo dei nostri servizi dobbiamo
dire alcune cose sul contratto che si
sta discutendo, non per aggiungere un
nuovo e ulteriore corporativismo
(quello degli "operatori della prevenzione") ai numerosi (troppi?) che già
stanno lacerando una categoria (quella
dei dipendenti del SSN) che più disomogenea e divisa al suo interno non
potrebbe essere, ma, al contrario, per
definire una posizione che esca dalle
secche del corporativismo delle varie
professionalità, e sia funzionale alle esigenze dei servizi e al lavoro interdisciplinare ché vi si deve svolgere.
Riteniamo che i punti fondamentali
da ribadire riguardo ai servizi di prevenzione ed in particolare ai nostri siano i seguenti. :
1) L'inquadramento di tutte le figure
laureate deve prevedere omogeneità
di livelli, sia nel numero dei livelli (ini-
ziale-intermedio-apicale) sia nell'individuazione del livello d'accesso, sia nella
definizione del contenuto professionale (in termini di autonomia e responsabilità) definito per i vari livelli.
2) II trattamento economico di tutte
le figure laureate sia del ruolo sanitario
che di quello professionale che qualora sia realizzato - di quello medico (come ruolo distinto del ruolo sanitario) deve tendere alla massima uniformità possibile, sia come stipendio
base che come indennità accessorie.
Essendo evidente che non è ammissibile, per i medici dei servizi di prevenzione, un trattamento economico differenziato rispetto ai medici impegnati
nei servizi di diagnosi e cura, ne deriva
implicitamente che il trattamento delle
altre figure laureate dovrà tendere
all'uniformazione con trattamento economico del personale medico.
3) Per quel che concerne le indennità accessorie, l ' indennità di tempo pieno, in particolare, va estesa anche alle
altre figure professionali laureate (ciò
non può ovviamente valere per le altre
indennità peculiari della figura del medico).
4) Qualora nel nuovo contratto venga ancora mantenuto l'istituto dell'in-
centivazione (di cui, peraltro, auspichiamo il totale Superamento e la sua
sostituzione con altre forme di incentivazione della produttività), esso deve
essere completamente rivisto, e deve
essere data possibilità di usufruirne in
modo uguale a tutte le figure professionali presenti nei servizi (laureati e
non).
5) Va chiaramente individuata nel
responsabile del servizio la funzione di
coordinamento di un'équipe di lavoro
interdisciplinare, e in tal senso va ribadita la non coincidenza della funzione
di responsabile con l'appartenenza ad
una specifica professionalità, bensì la
possibilità che tutte le professionalità
(a livello di laureati) possano accedere
alla direzione dei servizi di prevenzione
nei iuoghi di lavoro.
6) Considerata l'elevata autonomia
professionale che le figure non laureate, sia del ruolo sanitario che del ruolo
professionale, hanno nei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, autonomia e responsabilità (anche decisionale) personale e diretta da quelle che in
genere figure professionali analoghe
hanno in altri servizi dell'USSL, tale aspetto deve essere pienamente valorizzato, inquadrando questo personale a
livelli adeguati al contenuto di autono-
mia / responsabilità del lavoro, e non a
livelli corrispondenti a compiti piattamente esecutivi.
7) L'aggiornamento professionale
deve essere consentito in modo analogo a tutte le figure professionali, laureate e non, individuando precise quote di orario e possibilità di accedere a
comandi, stages, ecc. con formulazione dell'articolato del contratto ben
chiara e non equivoca, così da non dare spazio ad interpretazioni assurdamente restrittive (ad es. quella recente
del Piemonte che non ammette ai comandi per aggiornamento e perfezionamento professionale il personale
non laureato).
8) Sarebbe opportuno infine, che i!
contratto prevedesse la definizione, almeno orientativa, di standard (quali - e
quantitativi) per il personale dei servizi
di prevenzione, in modo da vincolare
regioni ed USSL a predisporre finalmente idonee ed adeguate piante organiche per i servizi.
GRUPPI DI LAVORO
SIDERURGIA
È intenzione della sezione Lombarda
di SNOP organizzare a Brescia nella
tarda primavera dell'87, un secondo
seminario sul comparto siderurgico,
maggiormente incentrato sul "laminatoio".
Il seminario organizzato sempre a
Brescia nel giugno dell'85 sull'acciaieria
elettrica ha prodotto almeno a livello
dei servizi lombardi, un salto qualitativo nel coordinamento dell'intervento
in questa area ad alto rischio per i tre
aspetti fondamentali: sicurezza, igiene
ambientale e sorveglianza sanitaria.
Ne è prova l'interesse suscitato dagli
Atti (ormai esauriti) che vedremo di ristampare almeno in parte per questa
seconda iniziativa.
All'interno del Convegno SNOP di
Arezzo la piena riuscita del gruppo di
lavoro siderurgico che ha visto la partecipazione di operatori di Brescia e
provincia, Bergamo, Sesto S. Giovanni,
Novi, Settimo, Torino, Livorno, Piombino, Aosta, Pomezia, Taranto, ISPELS
Nazionale, ci ha confermato la necessità di varare questa iniziativa, presentando un ventaglio più ampio di esperienze.
Dalla riunione di Arezzo è emersa
l'esigenza di articolare il Convegno su:
laminatoio (schede di ciclo, aspetti
principali di igiene ambientale e di
sicurezza, principali bonifiche, sorveglianza sanitaria)
produzioni particolari ("acciai legati"
es. Aosta, Piombino, Bolzano...) e inquinamento da metalli (cromo, nichel, piombo, selenio...)
aggiornamento su tecnologie e bonifiche in acciaieria
esperienze di sorveglianza sanitaria
monitoraggio biologico e ambientale
il problema delle sostanze chimiche
analisi del fenomeno infortunistico
impatto ambientale.
Si chiede quindi di segnalare le disponibilità (relazioni, interventi, poster...) per il seminario.
La riunione preparatoria si terrà a
Milano in febbraio-marzo.
riferimenti:
Ettore Brunelli - Antonio Candela
U.S.S.L. n. 41 Brescia - tel. 030/56575
Celestino Panizza
U.S.S.L. n. 38 Gardone Val Trompia
tel. 030/837661
Angelo Borroni
Politecnico di Milano
tel. 02/2399 - 3134
Costituito il gruppo '
di lavoro nazionale CAVE
Nel corso dell'8° Congresso Nazionale ad Arezzo si è costituito il gruppo
di lavoro nazionale sul comparto cave
e lavorazione materiali estrattivi, presenti operatori toscani, lombardi, trentini, veneti, piemontesi, sardi, laziali e
campani.
Preso atto delle esperienze fin qui
realizzate, soprattutto in toscana, trentino e lombardia, si è convenuto di:
- inviare al più presto una scheda per
la definizione delle caratteristiche e
dimensioni delle varie esperienze;
socializzare i protocolli d'indagine finora usati;
aderire come SNOP al Convegno Regionale che si terrà in materia di bonifica ed impatto idrogeologico a
Morbegno (SO) 1'8-9 maggio '87 e di
convocare in quella sede il gruppo
nazionale;
far pervenire a quella data le schede
succitate e il resoconto delle esperienze sotto forma di posters o elaborati scritti, unitamente ad un campione di materiale per analisi qualitativa affidata ai pisani, che consenta
di costituire un catasto dei materiali
in Italia;
sperimentare in alcune realtà il metodo d'indagine proposto da Trento,
verificandone l'efficacia in una giornata di studio da tenersi presso l'Università di Milano o di Torino, e curata dal Prof. Maggi;
far riferimento organizzativo per il 1°
semestre '87 all'U.O.TSLL di Morbegno (SO) R. Pattarin, L. Villa.
0342/613324.
MANUALE PER GALVANICHE
Abbiamo deciso di pubblicare
un piccolo manuale sull'intervento
nel comparto galvanica entro la
metà dell'87. Chi fosse interessato
a collaborare con idee e contributi
è pregato di fare riferimento (entro
febbraio-marzo) a:
Giulio Sesana: presso Unità operativa ospedaliera di medicina del
lavoro USSL n. 63, Desio - tel.
0362/6164 - per il tema sorveglian, za ambientale.
Giorgio
Grimoldi:
presso
UOTSLL della USSL n. 9 - Saronno tel. 02/9609551 - per il tema impiantistica e bonifiche.
Camillo Boni: presso UOTSLL
della USSL n. 66 - Cusano Milanino
- tel. 02/6192746-6193355 - per il
tema sorveglianza sanitaria.
PELLI E CALZATURE
Lo scopo che ci si era prefissi a Rimini l'anno scorso dando vita all'iniziativa di organizzare una serie di seminari
di comparto era quello di fare il punto
alla metà degli anni 80 sulle attività di
indagine svolte dai Servizi territoriali in
un arco di tempo che è ormai di circa
un decennio. Urgeva anche offrire a
tutti del materiale facilmente utilizzabile, orientato ai problemi peculiari che
si affrontano nell'attività dei Servizi. In
questa luce va vista la proposta scaturita dal gruppo Pelli e Calzature che ad
Arezzo ha avuto una prima riunione su
base nazionale. Si è convenuto che il
comparto in questione è tra quelli più
conosciuti ed anzi per certi versi si
tratta di un settore produttivo che ha
dato origine alle prime esperienze di
intervento programmato di comparto.
Fin dalla metà degli anni settanta si segnalano infatti interventi in Toscana e
Lombardia che configurano delle vere
e proprie indagini di comparto. E parso
quindi opportuno procedere ad una
raccolta sistematica del materiale documentario prodotto dai diversi servizi
intervenuti in vista della produzione di
un "Manuale" che metta in evidenza i
punti sui quali c'è accordo nella metodologia d'intervento e quelli sui quali
viceversa il dibattito scientifico è ancora non concluso. Su quest'ultimo versante certamente molto c'è ancora da
fare per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria per la quale non è facile
prevedere almeno per ora l'adozione
di protocolli dettagliati e validati. Si è
anche discusso dell'oppor~tunità di organizzare una giornata di studio proprio su questi aspetti in discussione e
per fare il punto su quanto emerge dal
mondo della ricerca dal quale si segnalano interessanti novità. Prossimo
compito del gruppo è quello di procedere ad un censimento delle realtà territoriali che hanno prodotto interventi
ed esperienze sul comparto e di effettuare un lavoro editoriale in vista della
pubblicazione.
riferimenti:
Alberto Baldasseroni
UOTSLL - U5SL 63
via U. Foscolo, 24 - 20033 Desio (Ml)
Patrizia Faravelli
UOTSLL - USSL 78
via Trieste, 23 - 27029 Vigevano (PV)
Letizia Sommani
SP15AL - USL 10D
via Pantin, 1 - Scandicci (FI)
INFORMATIZZAZIONE
Il VI Convegno Nazionale (Caramanico - 1984) aveva affrontato il tema
della informatizzazione dei Servizi di
Prevenzione con un gruppo di lavoro
che aveva fatto il punto sulle iniziative
allora nascenti e dato alcune indicazioni di massima: priorità agli archivi
"per ditta" piuttosto che "per esposto",
privilegio ai codici nazionali o internazionali (piuttosto che all'auto-codificazione), necessità di sviluppare la parte
gestionale degli archivi e di elaborare
indicatori di valutazione delle informazioni archiviate.
I lavori del gruppo nato per Caramanico si erano conclusi dopo alcuni mesi con un Catalogo dei software utilizzati nei Servizi allora in fase di informatizzazione e con un documento che
suggeriva una struttura minima comune per la scheda anagrafica delle ditte.
AII'VIII Convegno di Arezzo sono
state presentate 4 esperienze: 2 archivi
centrati sulle ditte (il Sistema Informativo automatizzato che coinvolge 15
USL liguri e quello dell'USSL di Melegnano), 1 archivio per audiometrie realizzato dalla USSL di Asti e una proposta di "archivio di formulati di uso industriale" che coinvolge USL di varie
Regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria,
Toscana).
Nella breve discussione che è seguita si è fatto il punto su cosa è cambiato in questi due ultimi anni e sui progetti di lavoro per il futuro.
Negli ultimi due anni il calo dei costi
dell'hardware e Io sviluppo di programmi di gestione di data-base sempre più sofisticati hanno reso poten-
zialmente possibile a tutti i Servizi la
realizzazione di un Sistema Informativo
Automatizzato notevolmente articolati. Infatti sempre più esperienze si sviluppano: sono ormai alcune decine i
Servizi che usano più o meno ampiamente archivi informatizzati.
A fronte di questa situazione di notevole espansione è invece molto carente l'attività di coordinamento delle
esperienze, che è attualmente costituita solo da una rete di rapporti punto a
punto tra i Servizi che si sono avviati
prima su questa strada e i "novizi".
i bisogni peraltro sono molto diversificati: si va dalla necessità di alfabetizzazione al bilancio di ciò che si sta realizzando; quest'ultima esigenza è molto sentita, ma è in parziale conflitto
con la fase tutto sommato ancora sperimentale in cui ci si muove.
E inoltre complesso discutere di Sistema
informativo
Automatizzato
quando inn realtà è ancora in fase di
definizione il Sistema Informativo su
cui si deve basare l'attività dei Servizi:
si corre il rischio di discutere della
"versione informatizzata" di archivi
non ancora ben chiari in generale nella
"versione centrale".
E risultato evidente che occorre discutere di più e meglio di questi argomenti sforzandosi di non ridurre la discussione alla presentazione delle "maschere" per l'archiviazione dei dati che
ognuno ha realizzato: un Seminario sul
tema è l'occasione migliore, e va preparato approfonditamente per impegnare tutti i Servizi disponibili ad estrarre dalle sperimentazioni in corso
delle valutazioni e delle indicazioni per
chi è ancora in fase iniziale.
Un suggerimento conclusivo che è
una ipotesi di lavoro per tutti i Servizi:
l'INAIL, invitata da un Decreto dei Presidente del Consiglio dei Ministri del 9
gennaio 1986, è disponibile a fornire
alle Regioni che lo richiedono due archivi: le ditte assicurate INAIL (con indirizzo, codici INAIL delle lavorazioni,
etc...) e l'elenco dei singoli infortuni definiti (non riconducibili alla ditta, ma al
Comune, alla lavorazione, etc...). Non
ci risulta che le Regioni si siano date
particolarmente da fare per ottenere
questi dati, che potrebbero costituire
un ottima base anagrafica per i Servizi
che ne sono sprovvisti, e un elenco di
verifica per chi dispone di un'anagrafe.
Inoltre questi dati sono forniti dall'INAIL su nastro e possono essere facilmente disaggregati e trasferiti su dischetti nei formati di uso corrente sui
personal-computer: potrebbero così
esser facilmente riversati in un database o analizzati con programmi statistici in sede locale, oltre che - come
è necessario - costituire materiale di
lavoro per il livello regionale.
Dario Tagini
riferimenti del gruppo informatici
Dario Tagini, USL 57 Melegnano 02/9830042
Massimo Bruzzone, USL 12 Genova 010/280632
Pietro Falanga, USL 9 Genova 010/600851
Natale Campisani, USL 15 Genova 010/865654
EDILIZIA
Nei numeri precedenti abbiamo
pubblicato schede, considerazioni metodologiche ed esperienze relative a
questo comparto e per qualche tempo
non riteniamo di poter dedicare altro
spazio all'edilizia, a meno che non si
tratti di critiche a quanto pubblicato,
che, s'intende, dovranno essere esposte sinteticamente.
Il comparto merita però un maggiore approfondimento la cui sede non
potrà essere altro che un gruppo di lavoro nazionale.
Coloro che intendono promuoverlo
scriveranno alla redazione che organizzerà un incontro in tempi brevi.
Atti convegno comparto legno
e
Sono ancora disponibili poche copie
degli Atti del Convegno SNOP sul
Comparto Legno (lire 20.000 spese postali comprese).
riferimento
Elio Tagliatine e Marco Cerchioli
UOTSLL - USSL n. 12
via Cavour 10 - Cantù (CO)
tel. 037/705330
VARIE
FERRARA
Le figure sanitarie
II 7/10/86 si è svolto a Ferrara un seminario regionale sul tema "Gli operatori dei Servizi di Medicina Preventiva
e Igiene del Lavoro alla verifica della
loro identità professionale "Le figure
sanitarie", organizzato da SNOP e
dall'U.S.L. 31 di Ferrara.
L'esigenza di una riflessione comune
fra tutti gli operatori, non solo sanitari, presenti nei servizi della nostra regione, era sentita ormai da molto tempo.
Con il consolidarsi, infatti, di una
prassi operativa basata non più sull'art.
9 della legge 300170, ma soprattutto
sui compiti di vigilanza, si è andata
manifestando una tendenza oggettiva
ad abbandonare la metodologia interdisciplinare, che pure ha caratterizzato
i nostri servizi per almeno un decennio, ed addirittura, in qualche specifica
situazione, a negare la utilità delle professionalità sanitarie ai fini della prevenzione.
Il seminario ha visto la partecipazione di circa 80 operatori, prevalentemente sanitari; oltre alle relazioni previste nel programma, vi sono stati due
interventi preordinati, del Prof. Cavalieri, presidente della sezione emilianoromagnola della Società Italiana di Medicina del lavoro, e del Dr. Martignani,
responsabile del dipartimento Prevenzione dell'Assessorato alla Sanità della
Regione Emilia-Romagna.
Nei numerosi interventi, vivaci e decisamente stimolanti, si sono dibattuti
ed approfonditi i suggerimenti dati dalle relazioni introduttive delineando un
quadro in cui, pur tra molti dubbi e
opinioni anche divergenti, alcuni punti
fermi sono stati individuati, come ha
sottolineato il Magelli nel suo intervento conclusivo:
La riaffermazione non rituale del
metodo di lavoro interdisciplinare come il più efficace approccio ai problemi della prevenzione nei luoghi di lavoro.
La necessità, nel contempo, di definire, più precisamente che in passato,
ruolo e competenze delle varie figure
professionali: nel seminario si sono fatte proposte molto pertinenti per quanto riguarda i medici e gli assistenti sanitari.
La esigenza di una formazione permanente degli operatori più mirata alle
varie professionalità, secondo le competenze prima definite, e programmata con il concorso fondamentale dell'Università e della Regione.
Il contributo non opzionale delle
professionalità sanitarie, opportunamente formate, non solo alle attività di
loro specifica competenza, ma a tutte
le attività di prevenzione, laddove e
quando affrontate con metodo interdisciplinare.
Le relazioni possono essere richieste
a S.M.P.I.L. - U.S.L. 31 - Via Mortara, 16
- Ferrara (Tel. 0532/33631 - 47607).
IMPATTO PLASTICA
Il 6 febbraio si terrà a Milano presso
la facoltà di Architettura un convegno
dal titolo "Impatto plastica", organizzato da SNOP con la collaborazione dell'Assessorato all'igiene e Sanità della
Regione Lombardia.
Al convegno, cui contribuiranno
con interventi importanti le forze sindacali e quelle imprenditoriali, si è
giunti come momento riassuntivo di
un lavoro sia di studio che sul campo
iniziato qualche anno fa. Collateralmente al convegno le USL emiliane
terranno un Seminario specifico sulle
resine poliesteri rinforzate con fibre di
vetro.
Nel corso della giornata una serie di
interventi preordinati faranno il punto
su tutto quanto si sa sul comparto e
verrà distribuito il volume degli Atti
che comprenderà anche una guida al
sopralluogo, indicazioni sulle normative, schede sugli impianti elettrici ed altro materiale indispensabile per intervenire a ragion veduta nelle unità produttive del settore.
La connotazione del convegno è
dunque non solamente culturale ma
anche e soprattutto operativa.
Impatto plastica
Milano, 6 feb. 1987
Facoltà di Architettura
via Bonardi 3 - Fermata MM Piola
CRONACHE ARETINE
Almeno trecento mine vaganti sottoforma di vivaci partecipanti, di cui
più di 200 "iscritti regolari" (incredibile
quasi la metà tecnici!), la presenza di
ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità, del CNR, dell'ISPELS, di facoltà
tecniche, operatori di tutte le regioni
(chi più, chi meno), un bilancio economico almeno in pareggio, troppo casino per gli alberghi e ce ne scusiamo,
saluti da Pizzinato, in diretta l'assessore
Benigni e il preside della facoltà di architettura di Milano, un ambiente confortevolissimo, una cena sociale da re
Artù (non Artusil), molta partecipazione.. Difficile descrivere a chi non c'era
il clima da alveare rilassato di questo
nostro 8' Convegno aretino: un continuo intreccio di contatti sui temi più
disparati (amianto, lapidei, foreste, pelli, plastiche, acciaierie...), operatori ai
video-box a guardarsi filmati e audiovisivi messi a disposizione dai vivaci genovesi, operatori a smanettare sui
computer, scambiandosi segreti da
softwaristi, presenze massicce nelle
due sessioni principali (nip e asp), risate
nella serata film. Insomma quello che
volevamo.
Certo, un gran passo in avanti rispetto ai nostri passati pur gloriosi
convegni. Non tanto per il numero di
partecipanti, buono ma non ancora
"ottimale", ma soprattutto per la capacità di lavorare insieme al punto di
rendere difficile ogni chiusura di giornata caratterizzata da dolci spintonate
alle uscite intorno alle ore 20, l'ampiezza dei temi, il loro grado di approfondimento, le prospettive. Certo, la strada
è lunga, ma forse è quella buona.
Padova, 18 ottobre 1986
Il 18/10/86 si è tenuto a Padova un
Convegno su 'utela della salute negli
ambienti di lavoro: prevenzione amministrativa e intervento giudiziario", promosso da SNOP Sezione Veneto e dall'Associazione Nazionale Magistrati,
con il patrocinio della Regione Veneto.
L'iniziativa ha avuto un notevole
successo sia per la folta partecipazione
di operatori della prevenzione (meno
numerosi i magistrati) che per l'acceso
dibattito.
In un tentativo di sintesi del dibattito si può dire che:
sebbene alcuni magistrati tendano a
considerare i Servizi di Prevenzione
nei Luoghi di Lavoro come poliziotti
aggiunti, qualificati nella repressione
dei reati nel campo dell'igiene del lavoro, è emerso chiaramente che i
campi di rispettiva competenza sono
nettamente separati e distinti, anche
se frequentemente l'opera di prevenzione ha bisogno del supporto
della Magistratura e viceversa, i magistrati hanno bisogno delle conoscenze tecniche degli operatori.
E chiarissimo che la prevenzione è
un compito amministrativo affidato
all'ULSS e non è pensabile che i magistrati saturino gli SPISAL (nè che gli
SPISAL si facciano travolgere) con innumerevoli richieste di indagine giudiziaria caso per caso, avulse dai
principi della programmazione, degli
interventi per comparto, etc. Nè è
pensabile che gli SPISAL coprano le
carenze di personale dell'apparato
giudiziario, essendo essi stessi, molto
spesso, sotto organico.
E emersa la necessità di programmi
di formazione giuridica specifica soprattutto per gli UPG e d'altro canto
la necessità di individuare modi idonei per informare e aggiornare i Pretori sulle moderne metodologie di
fare prevenzione usate dalle ULSS.
Si è inoltre rilevata l'estrema difformità di comportamento dei Pretori
talvolta anche all'interno della stessa
ULSS con evidenti difficoltà per gli
operatori dei Servizi. Sarebbe pertanto estremamente utile che i magistrati individuassero dei modi di
coordinamento per uniformare alcune metodologie procedurali di minima, pur nei rispetto dell'autonomia
dei singoli giudici.
- Sono stati individuati nella non applicazione di certi articoli della L.R.
54/82 alcuni grossi ostacoli all'opera
di prevenzione nei luoghi di lavoro
sul territorio regionale.
1n particolare: l'art. 1, che prevede l'istituzione di SPISAL con autonomia
tecnico-funzionale in tutte le ULSS,
salvo specifici atti formali molto precisi e severi; l'art. 26, istituzione del
centro regionale di ricerca, documentazione, raccolta e diffusione
dati con compiti di formazione e aggiornamento; l'art. 27: comitato regionale di coordinamento.
Rif. Flavio Coato
SPISAL USSL 34
Via Piave, 71
36075 Montecchio M. (Vi)
Tel. 0444/799387
CONVEGNO ASSOCIAZIONE
LOMBARDA DI MEDICINA DEL
LAVORO E IGIENE INDUSTRIALE
- sabato 28 febbraio 7987 ore 9,30
a Brescia - Aula Magna dell'Università, Via Val Sabbina 19
Competenza, Responsabilità del
medico e adempimenti medico-legali nella sorveglianza sanitaria
dei lavoratori.
il medico del lavoro in fabbrica
(Losito)
• il medico del lavoro nella struttura pubblica (Bodini)
la sorveglianza sanitaria: concetti
generali (Alessio)
• problemi medico legali: rapporti
di causalità, responsabilità professionali, obblighi normativi (De
Ferrari, Tavani, Buzzi)
il parere del magistrato (Cottinelli, di Lecce)
sabato 14 marzo 1987 ore 9,30 a
Milano, aula della Clinica del Lavoro - Via S. Barnaba 8
la tavola rotonda
Normative esistenti e recenti sentenze
a cui parteciperanno medici del lavoro, magistrati, medici legali, sindacato, imprenditori, regione...
La tavola rotonda sarà preceduta da una presentazione delle conclusioni della 1a giornata (prof. Capodaglio).
ISTITUTO NAZIONALE
PER LA RICERCA SUL
CANCRO - GENOVA
REGIONE LIGURIA
USL VI LIGURIA
Seminario su:
"FABBRICA E AMBIENTE"
Idee e tecniche per la prevenzione
dei rischi ambientali e sanitari
12/13 Febbraio 1987, Savona
Sala consiliare del palazzo
della Provincia
Per informazioni:
Stefano Bonassi
Servizio di Epidemiologia Ambientale
Istituto Nazionale per la
Ricerca sul Cancro
V.le Benedetto XV, 10
16132 Genova
Tel. (010)352828/851/853
11BRERIA
F. Carnevale - G. Moriani
STORIA DELLA SALUTE DEI LAVORATORI
MEDICI, MEDICINA DEL LAVORO
E PREVENZIONE
Ed. Libreria Cortina Verona 1986
L. 30000
Il libro di Carnevale e Moriani rappresenta un contributo molto importante a quel dibattito avviato da Giulio
Maccacaro fin dal lontano 1973 sulle
vicende della salute della classe lavoratrice nel rapporto con il modo di
produzione capitalista. E in tale pro-
spettiva si pongono esplicitamente gli
autori fin dal capitolo iniziale, richiamando la periodizzazione fatta da
Maccacaro. Dopo una descrizione sintetica, ma nientaffatto superficiale delle vicende della Medicina del Lavoro
dall'antichità ai giorni nostri, il libro affronta nei successivi tre capitoli più direttamente il problema degli effetti
della "Rivoluzione Industriale" in Italia
sulla salute della classe operaia.
L'andamento della silicosi e delle
malattie respiratorie da polveri in genere trovano un'accurata descrizione
a partire non solo dalle statistiche ufficiali, come sempre in Italia largamente
24
inattendibili, ma anche dai risultati di
studi clinici condotti in quel periodo
dai primi medici del lavoro. Dopo aver
affrontato il quadro d'insieme della salute operaia nell'impatto con la prima
fase dell'industrializzazione che in Italia
cade fra gli anni 80 dello scorso secolo
e gli anni della prima guerra mondiale,
gli autori si soffermano sulle condizioni
di vita e sulle malattie che colpivano i
lavoratori nel periodo tra le due guerre
mondiali. E un capitolo molto importante, perché nascono in tali anni istituti, enti e viene messa a punto una
vera e propria "filosofia" della Medicina
del Lavoro le cui influenze non cessano di farsi sentire anche ai nostri giorni.
Se i primi capitoli del libro risultano
di grande stimolo alla riflessione ed
all'approfondimento (viene spontaneo
il suggerimento che in un prossimo lavoro gli autori offrano un quadro comparativo su scala almeno europea della
materia trattata), tanto più stridente è
il contrasto con i due capitoli finali. In
essi infatti si passa da una storia della
classe operaia letta attraverso il contributo di sofferenza e malattia dato, ad
una storia dell'ideologia di alcune "Mite" operaie riunite nel sindacato. Ciò
che soprattutto scompare in questa
seconda parte del libro è la descrizione
del fenomeno "salute", mentre prende
il sopravvento una sorta di storia della
"linea sindacale" sulla salute in fabbrica. Nessun cenno si trova sulle epidemie degli anni 50 e 60 che colpirono
popolazioni ampie nelle fabbriche di
cappelli ad Alessandria, [lei calzaturifici
di Vigevano, negli stabilimenti di viscosa di Varedo, Pavia, nelle fabbriche di
coloranti dell'ACNA. Eppure era quella
la realtà da cui partire per comprendere l'emergere di nuove istanze nella
lotta per la difesa della salute che certo raggiunge in questi anni punte molto elevate. Eccessivo appare anche lo
spazio dedicato a sottolineare le carenze e i difetti delle strutture e degli
uomini attualmente destinati ad occuparsi della prevenzione in fabbrica:
non è descrivendo gli operatori dei
Servizi di medicina del lavoro territoriale come dei frustrati dediti alla medicalizzazione forzata della prevenzione che si coglie la realtà dei fatti. Il
vizio, che in certe situazioni vicine agli
autori certamente esiste, viene da molto lontano e riconosce altre responsabilità.
In conclusione un testo che affascina nella prima parte, dando voce ad
una storia sepolta, quella della salute
dei lavoratori e che perde equilibrio e
forma nella seconda, dove è proprio
della salute dei lavoratori che non si
parla più.
A Baldasseroni
I LAVORATORI DENTRO
LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
materiali didattici
a cura della FIOM-CGIL editore Rosemberg & Sellier, Torino 1985, 9 volumi, 500 pagine lire 160.000.
Chiudono un glossario e un manuale di applicazioni informatiche nell'industria meccanica. Ovvero per prepararsi al futuro.
Spero di avere incuriosito almeno
l'area post-modern dei nostri lettori.
Laura Budini
Questi materiali didattici sono nati
da una proposta che la FIOM-CGIL ha
rivolto a un gruppo di esperti di diversa competenza, di sperimentare un
progetto originale di formazione sindacale sui caratteri e sugli effetti delle
nuove tecnologie, in particolare sulle
applicazioni al lavoro industriale dei
processi di automazione e di elaborazione delle informazioni.
Alla base della proposta della FIOM
vi era la convinzione che di fronte alla
sfida tecnologica il compito della formazione sindacale fosse quello di contribuire al salto culturale necessario attraverso una riflessione sul fenomeno
visto dalle diverse angolazioni disciplinari e scientifiche, con l'obiettivo di
costruire un nuovo approccio interdisciplinare.
Infatti ie osservazioni sviluppate dai
diversi punti di vista -- dall'informatico allo psicologo, dallo storico al tecnologo, dall'esperto di sistemi informativi al sociologo - possono indicare i
sentieri razionali di una possibile visione unitaria, sintetica del processo in
atto.
L'astuccio che raccoglie i sette materiali didattici (testo, apparati didattici,
schede mobili, grafici trasferibili) non è
soltanto un contenitore, una comodità
d'uso o di biblioteca, ma ha soprattutto un significato simbolico, rappresentando anche in modo fisico l'approccio modulare e "non definitivo", aggiornabile.
Moltissimi gli spunti.
- la cultura necessaria per affrontare
l'informatica (Mussio)
- l'elaboratore elettronico senza segreti (Graziavi)
- la fabbrica automatica e l'organizzazione del lavoro (Dina)
quale partecipazione e quale contrattazione per le nuove tecnologie
(Maggiolini)
la "macchinizzazione" dovuta alla
tecnologia elettronico-informatica di
aree decisive di relazioni sociali (Ferraris)
- il drammatico "vissuto" della tecnologia come perdita di significato e ['isolamento dell'operatore, il fenomeno dell'identificazione con l'impresa
(Rebecchi).
ACQUA - ARIA
Il numero 9 (ottobre 1986) di Acqua
- Aria è dedicato pressoché interamente all'istituto Superiore di Sanità:
un'occasione interessante sia per "ripassare" strutture, compiti, organizzazione, "modalità d'uso" di questo indispensabile e variegato interlocutore
che per aggiornarci sui recenti progetti
di ricerca, soprattutto in tema ambientale.
RASSEGNA DI MEDICINA DEL
LAVORO
N° 2-3 1986
Su questo numero estremamente
interessanti:
- L'Europa contro il cancro
- Il comparto calzaturiero
- Oli e fluidi da taglio
- Videoterminali - nuove tecnologie
- Per una nuova tabella delle malattie professionali (contributi vari)
NOTIZIARIO
LA SENTENZA DELLA
CORTE DI CASSAZIONE
non nella lettera, essa ci apre ottime
prospettive, perché veramente ci consente di espletare il controllo e coordinamento degli accertamenti sanitari
periodici in modo ottimale.
La posizione di SNOP
dalla relazione di Magelli all'8°
Convegno di Arezzo
in queste ultime settimane si è verificata una novità che potrebbe assumere una notevole importanza: una
recente sentenza della Corte di Cassa zione ha stabilito che le visite periodiche debbano venire eseguite da medici che lavorano nelle strutture pubbliche.
Qualora, da parte delle organizzazioni sindacali, di singoli consigli di fabbrica o lavoratori,di associazioni imprenditoriali o di singoli imprenditori,
di magistrati, di amministratori delle
U.S.S.L., di operatori dei servizi, si decidesse di dar seguito a questa sentenza
(che di per sé non è vincolante, non è
a "camere riunite" ma, come si suoi dire, è un forte orientamento e "fa giurisprudenza") che ripercussioni avremmo sui nostri servizi, ed in particolare,
ovviamente, sul complesso di quelle
che abbiamo definito "attività di pertinenza sanitaria'?
Credo che tutto dipenda dal modo
con cui tradurremo in concreto questa
opzione: se cioè ci lasceremo schiacciare dall'enorme peso e dal vincolo
che un'interpretazione letterale ed acritica della sentenza pone, oppure se
coglieremo in essa la grossa opportunità che ci offre.
Mi spiego: se interpretiamo questa
sentenza come, solo i medici dipendenti delle U.S.S.L. (dei servizi quindi,
quasi obbligatoriamente) possono e
devono fare tutte le visite periodiche,
sarebbe la fine dei servizi come noi li
abbiamo sempre intesi, e la nascita di
enormi "visitifici", con decine di medici
e paramedici totalmente assorbiti in
questa attività, la crisi totale e definitiva di qualsiasi ipotesi di lavoro interdisciplinare e del modo di fare prevenzione che è sempre stata la nostra prerogativa: non c'è dubbio che l'attività
di visite, che diventerebbe immediatamente la più importante, se non altro
come tempo e numero delle persone
coinvolte come scadenze e obblighi da
rispettare, come ricaduta in termini di
adempimenti amministrativi, ecc. finirebbe in breve col "mangiarsi tutte le
altre, o ridurle al rango di "optional".
Se invece interpretiamo la sentenza
in modo più estensivo, nello spirito e
La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha stabilito, che le visite mediche di assunzione e di controllo, previste dall'art. 33 del DPR 303 del
19 marzo 1956, dai cui risultati può dipendere la decisione d 'assunzionego di
mantenimento in servizio dellavoratore, possano essere affidate alle sole
strutture pubbliche e non già al medico di fabbrica.
Su questo tema, oltre alla posizione
di SNOP, pubblichiamo una breve nota del Prof. Sergio Zedda, primario della Unità operativa Ospedaliera di medicina del lavoro di Lecco. Invitiamo
'li altri". magistrati, lavoratori, .sindacato, imprenditori, medici di fabbrica...
a fare pervenire alla redazione osservazioni e brevi contributi sul tema.
Pensate ad un possibile scenario di
questo tipo: le aziende sono obbligate
a rivolgersi alle U.S.S.L. per gli ASP, e le
U.S.S.L. sono tenute per legge (compito
di istituto) a rispondere, ovviamente a
pagamento. Le U.S.S.L. rispondono
prendendosi in carico le aziende ma
non eseguendo direttamente gli ASP,
bensì affidandoli a medici o strutture
convenzionate, (comunque pagate
dalle U.S.S.L. e che alle U.S.S.L. come
committenti rispondono del loro lavoro, con un'enorme innovazione rispetto alla situazione attuale, in cui il medico di fabbrica risponde all'imprenditore, o anche al centro privato committente che lo assume, lo paga, lo licenzia, ecc.) individuati come "competenti" e qualitativamente validi, con la
creazione di un apposito albo o elenco
a livello di U.S.S.L., o provinciale o regionale, albo in cui singoli medici e
strutture (centri diagnostici, consorzi di
professionisti, cooperative di medici,
ecc.) potranno essere inclusi se in possesso di determinati requisiti qualitativi.
Queste persone/strutture convenzionate, operando di fatto alle dirette
dipendenza delle U.S.S.L. sarebbero
quindi vincolate all'uso di protocolli
definiti, di determinati standards tecnico-operativi, di strumenti informativi
omogenei, e garantirebbero,. senza alcuna intermediazione, un flusso informativo.
Sarebbe di fatto, la più completa e
migliore attuazione concreta, di quell'attività di controllo e coordinamento
degli accertamenti sanitari periodici di
cui si è parlato fino ad ora: uno slogan
da spot pubblicitario potrebbe essere
"Tutti i vantaggi dell'esecuzione diretta degli ASP, senza gli svantaggi e gli
oneri organizzativi-operativi che ne
derivano", e quindi di "Tutti i benefici
senza i costi".
È evidente che questa è solo una
prima riflessione a caldo, a pochi giorni
dalla sentenza, ma credo che si tratti
di una strada che si può (e si deve) per
lo meno iniziare a sondare, per verificarne la praticabilitità.
Occorre ribadire comunque che la
sentenza invita non "noi" ma le U.S.S.L.
ad attrezzarsi e la posizione di SNOP è
contraria all'effettuazione "in proprio"
da parte dei servizi degli accertamenti
sanitari periodici.
Un parere competente
La decisione di vietare al medico di
azienda l'effettuazione delle visite preventive e periodiche obbligatorie appare in contrasto con l'esplicito riferimento, contenuto nella sentenza, alla
raccomandazione n. 171/1985 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sui
servizi sanitari di azienda.
Tuttavia la sentenza coglie un aspetto importante circa il diritto del lavoratore di essere cautelato dalle conseguenze del giudizio di idoneità specifica che può essere usato a fini discriminatori o, in taluni casi, può pregiudicare lo stesso rapporto di lavoro. E evidente che la validità del giudizio è in
rapporto alla etica professionale del
medico più che alla sua appartenenza
al pubblico o al privato, tuttavia non vi
è dubbio che sul piano giuridico esista
una differenza. La questione è anche
legata alla mancanza in Italia di una
normativa (standard quali-quantitativi)
sui servizi sanitari aziendali e conseguentemente da una mancata definizione della figura del medico di azienda e dei suoi diritti-doveri nei confronti
delle due componenti aziendali (lavoratori-direzione) e degli organi di vigilanza dell'U.S.S.L.
Certamente l'Ente Pubblico è oggi
impreparato al trasferimento "improvviso" di tutta la sorveglianza obbligatoria, né è prevedibile che con gli organici previsti nei piani sanitari gli operatori pubblici possano mai accollarsi questo compito (né d'altronde la sentenza
lo prevede per quanto riguarda i servizi territoriali). D'altronde le Regioni,
consapevoli dei limiti e delle difficoltà
di sviluppo dei servizi di medicina del
lavoro delle U.S.S.L., si sono ben guardate nelle leggi regionali in materia di
inserire tra i compiti degli operatori
l'effettuazione delle visite obbligatorie.
Questa attività rimane oggi facoltativa
per le U.S.S.L. e subordinata all'espletamento dei compiti istituzionali tra i
quali in particolare, per quanto riguarda il personale sanitario, il coordinamento e controllo delle attività di sorveglianza sanitaria dei lavoratori.
Si può tuttavia trovare un modo per
rimuovere la giusta motivazione che è
alla base della sentenza della Corte di
Cassazione. Ad esempio si può dissociare il giudizio di idoneità specifica
dalla sorveglianza sanitaria, affidando
ai servizi T.S.L.L. delle U.S.S.L. la prima
visita di idoneità specifica per le lavorazioni tabellate e successivamente solo per i casi in cui il medico di azienda
o il lavoratore ritengano che il giudizio
iniziale si sia modificato. Questa soluzione comporterebbe ancora un notevole carico di lavoro per i servizi pub-
blici, perciò è prevedibile che le disposizioni degli assessorati regionali confermino la prassi vigente. Anche se
non pochi potrebbero essere gli aspetti
positivi di una tale prassi: dalla impostazione di una prima anagrafe di esposti a rischi particolari, a "pesare il
rischio" in fabbriche non conosciute in
vista di un giudizio di idoneità specifica, a "pesare" un protocollo di sorveglianza sanitaria che poi verrà seguito
dall'azienda, dall'avvio di un rapporto
costruttivo con i medici di fabbrica. In
caso di contestazione del giudizio espresso dal medico d'azienda il lavoratore potrà sempre rivolgersi all'Ente
Pubblico, in analogia a quanto già avviene per la visita di idoneità (ex art. 5,
comma terzo, della legge 300170 - Statuto dei diritti dei lavoratori). E possibile invece utilizzare lo spirito della sentenza per rendere più efficace e più
generalizzata la vigilanza dei servizi
pubblici sulle attività di sorveglianza
sanitaria dei lavoratori.
Per esempio si può disporre che in
ogni U.S.S.L. si formino degli elenchi
dei medici che esercitano la sorveglianza sanitaria nelle aziende, con
possibilità di verifica da parte delle
U.O.T.S.L.L. dei requisiti del medico,
del tipo di servizio sanitario organizzato nell'azienda, dei protocolli sanitari
adottati e relativi strumenti informativi.
Per l'idoneità dei servizi sanitari aziendali o interaziendali si potrebbe fare riferimento alla raccomandazione n.
171/1985 dell'O.I.T., oltre alla nota raccomandazione n. 112/1959 sui compiti
dei medici di fabbrica.
Prof. Sergio Zedda
Primario dell'Unità Operativa
Ospedaliera di Medicina del Lavoro
U.S.S.L. n. 16 di Lecco
CONFINDUSTRIA: SNOP = 0:1
La cronaca:
12 ottobre, Domenica In...: il presidente della Confindustria Lucchini, intervistato da Raffaella presentava una
realtà aziendale rosea: operai strapagati... condizioni di lavoro ottimali.
19 ottobre, sempre Domenica In...:
l'operaio Mario Varianti, del Consiglio
di Fabbrica della Bisider (una azienda
siderurgica -di Lucchini) osava smentire
tali affermazioni: fotocopie di buste
paga, denunce circostanziate sulle
condizioni di vita e di lavoro in fabbrica (mensa, sicurezza, igiene...).
Irritata l'azienda si scompone:, dai
manifesti in quadricromia tipo depliant
Ciga - Hotels sulla fabbrica, all'aggressivo intervento del braccio destro di
Lucchini (c'è da rimpiangere i mancini
quindi...) dott. Ugo Calzoni sul Sole 24
Ore del 28 ottobre "...in fabbrica dopo
le brigate rosse operano le brigate sanità... rimpiango di non avere fatto investimenti in condomini anziché in laminatoi...". Un bel passo falso, un po'
arrogante.
Insorgono tutti: sindacato, operatori
della USSL incriminata ,(la 41 di Brescia
rea di avere semplicemente fatto delle
indagini...), sciopero in fabbrica. Interviene SNOP con una raffica di comunicati stampa coordinati con la FLM. Si.
ritiene gravemente offensiva la dichiarazione di Calzoni, che si riferisce ad
operatori del SSN, cui è affidato il
compito di vigilanza e controllo per la
tutela della salute dei lavoratori e la
verifica delle sicurezze nelle aziende
(nota: numerose le inadempienze alla
Bisider e le fabbriche di Lucchini ai primi posti per infortunio fra le aziende
siderurgiche) subito arrivano le scuse
di Calzoni, ma forse non basteranno.
Comunicato stampa
Alle redazioni di.•
- AVANTI
- CORRIERE DELLA SERA
- IL GIORNO
- IL SOLE 24 ORE
- IL MANIFESTO
- L'UNITA
- GIORNALE DI BRESCIA
- BRFSCIAOGGI
La Segreteria della Funzione Pubblica
CGIL e della Camera del Lavoro di Brescia,
riguardo a quanto affermato dal Sig. Ugo
Calzoni al Sole 24 Ore del 28.10.86: ".. Anni fa avevamo a che fare con le Brigate
Rosse, ora abbiamo a che fare con le Brigate SANITA"; osservano quanto segue:
Siamo di fronte a giudizi diffamatori ed
aberranti nei confronti dei lavoratori metalmeccanici, e degli operatori della sanità.
Gli operatori della Sanità, nella fattispecie quelli della Unità Operativa, tutela della
salute nei luoghi di lavoro, sono funzionari
pubblici che esercitano la loro professione
per attuare e verificare il rispetto delle leggi
che lo Stato democratico liberamente sí è
dato.
La diffamazione di questi operatori è
pertanto un attacco alle leggi, nell'ambito
delle quali essi operano; è negazione della
funzione delle istituzioni, rispetto alle quali
ancora una volta Ugo Calzoni manifesta
tutto il disprezzo possibile.
BOLLETTINO DI GUERRA N....
Dopo la bianca Chiari, eccoci nella
più rosea patria di Colombo. Saltano
alcuni posti di chimico laureato nelle
unità operative igiene e sicurezza del
lavoro di Genova. Ovvero le Usi fanno
a meno di operatori qualificati già presenti.
Si sta, insomma, delineando una si
tuazione nuova. L'atteggiamento di
certe istituzioni e di certi interlocutori
nei nostri confronti si va spostando da
un disegno ormai inveterato di soffócamento per indifferenza, per mancata
erogazione di ossigeno, a una vera e
propria offensiva, in parte centrale e
ben meditata, in parte periferica e/ugualmente aggressiva (ovvero dalla
mancanza di ossigeno... al gas tossico). Al di là della rabbia e della solidarietà agli ' operatori, è chiaro che nulla
può essere scontato, nemmeno poter
lavorare. Vi. terremo informati.
TORINO
I tecnici non laureati non rientrano.
nella fattispecie di cui all'art. 45
Con 'un'interpretazione diciamo, al-'
quanto "suggestiva", dell'art. 45 del
DPR 761/79 la commissione tecnicoscientifica dell ' USL 1-23 di Torino, ha
pensato bene di negare ad alcuni operatori tecnici non laureati, del Servizio
Igiene e Sicurezza del Lavoro l'assegnazione di comandi richiesti a scopo
di aggiornamento professionale.
La commissione in questione ha ritenuto che tali figure professionali
"non rientrassero nella fattispecie di
cui all'art. 45";'a questo punto i casi
sono due: o i 'richiedenti non sono in
possesso di una abilitazione professionale conseguita con un regolare curriculum di studi, cosa che a noi non risulta, oppure la commissione di cui sopra interpreta troppo "liberamente" le
Leggi dello Stato.
La segreteria regionale di SNOP ha
ritenuto opportuno prendere pósizionesul fatto, con una lettera di protesta
inviata all'Assessore alla Sanità della
regione, al Presidente dell'USSL 1-23 di
Torino nonché ai segretari regionali
delle tre confederazioni sindacali COL,
CISL, UIL.
Ad oltre due mesi dal fatto l'unica
risposta ricevuta è stata quella dell'Assessore alla Sanità Pf. Olivieri che ha
dichiarato di interessarsi alla questione. Stupisce il silenzio del sindacato su
questo caso che è in palese contrasto
con quanto previsto dal Contratto Nazionale di lavoro e soprattutto con lé
tradizioni sindacali in merito alla "professionalità" e "qualificazione" del per- j
sonale.
si.bo.
AMIANTO
La riunione del Gruppo amianto ad
Arezzo è stata particolarmente significativa dal punto di vista della partecipazione di operatori (circa 50) in rappresentanza di numerose regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Friuli V.
Giulia, Veneto, Emilia, Toscana, Lazio e
Campania) e con la partecipazione di
un tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità e di rappresentanti sindacali, del
Centro di Documentazione sui rischi e
danni da lavoro della C.G.I.L. e di un
dirigente aziendale.
Dall'animato dibattito sono emerse
in particolare alcune posizioni e proponimenti comuni:
è per ora difficile strutturare il Gruppo di lavoro in modo organizzato
con cadenze periodiche di riunione;
è attualmente al centro dell'attenzione (almeno per le Regioni che
hanno partecipato alla riunione) la
circolare ministeriale sull'eliminazione dell'amianto negli edifici scolastici
e ospedalieri; tale documento ha sollevato diffusamente perplessità e critiche;
si è concordato di sollecitare i rispettivi Assessorati alla Sanità all'invio di
richieste di chiarimenti al Ministero
della Sanità (possibilmente con un
documento comune dopo riunione
inter-regionale) relative ai vari dubbi
facilmente individuabili nella circolare; in ogni modo potrebbe essere
formalizzate in sede inter-regionale
le attività del Gruppo di lavoro nazionale;
- sono state ripetutamente sottolineate le necessità di non trascurare i
problemi derivanti dall'utilizzo di fibre minerali alternative all'amianto e
l'opportunità di effettuare controlli
sulla composizione granulometrica
di tali materiali (proponendo l'obbligo per i produttori di fornire la curva
di dispersione delle fibre in funzione
dei loro diametri);
è
- stato proposto l'invio di una lettera
(in pratica dispositiva) alle aziende
specializzate o ad enti ed aziende,
caratterizzate dalla presenza di amianto negli edifici da loro utilizzati,
riguardo ai metodi e alle precauzioni
da rispettare nelle operazioni di bonifica e di smaltimento;
- si è concordato sull'utilità di raccogliere criticamente, eventualmente
traducendolo, il materiale già diffuso
a vari livelli nazionali ed internazionali sui problemi di: valutazione, misure ambientali, modalità di rimozione, mezzi di protezione, ecc.; in aggiunta sarebbe opportuna una raccolta di materiale fotografico di materiali e di interventi di bonifica;
si è convenuto sul fondamentale
ruolo dell'I.S.S. e dell'I.S.P.E.S.L. nella
formazione e aggiornamento degli operatori sui vari aspetti del problema
amianto; si è in particolare sottolineata l'esigenza di realizzare momenti formativi decentrati per Regioni o gruppi di Regioni che permettano una più ampia diffusione dei criteri di intervento, di comportamento
e di analisi.
Referenti
Massimo Bruzzone
Claudio Calabresi
USL 12 Genova
Tel. 010/297780
Umberto Laureni
USL 7 Trieste
Tel. 040/280862
FIRENZE
Amianto e Ferrovie
La prima richiesta dei lavoratori delle ferrovie dello Stato per un intervento dei Servizi del S.S.N. per il problema
amianto risale al Novembre/Dicembre
1983. A seguito di ciò, data l'impossibilità di un intervento diretto dei Servizi
per i ben noti impedimenti legislativi,
vennero svolti solo incontri informali
con i lavoratori interessati al problema.
Nel maggio 1984 è pervenuto l'invito
della Pretura di Firenze a svolgere indagini presso le Officine Grandi Riparazioni (O.G.R.) di Firenze. Precedentemente era stato presentato alla Magistratura, un esposto firmato da numerosissimi lavoratori. E stato così possibile effettuare vari sopralluoghi ed iniziare una messa a punto delle metodiche di analisi delle fibre aerodisperse.
A quel momento né il PMP né lo
SPISLL avevano l'attrezzatura per tale
indagine, essenzialmente costituita da
un microscopio ottico a contrasto di
fase.
A seguito dei sopralluoghi sono state effettuate numerose assemblee di
gruppo omogeneo di lavorazione ed è
stato così possibile raccogliere preziose informazioni sulle modalità di svolgimento del lavoro. Nel frattempo, dietro pressione dei lavoratori ed anche a
seguito di accordi stipulati dal Sindacato con la Direzione Generale FS (Roma) alle O.G.R. sono state prevalentemente eseguite lavorazioni di grande
manutenzione solo su carrozze già
scoibentate mentre le operazioni di
vera e propria scoibentazione, per le
quali è stato approntato un apposito
capannone, non sono a tutt'oggi ini-
ziate. Per difficoltà di ordine tecnico (la
messa a punto della metodica è particolarmente difficoltosa in quanto presuppone oltre all'acquisto di apparecchiature ad hoc anche l'addestramento dei cosiddetti "contatori di fibre",
l'intervento è ancora in corso ed al
momento attuale non siamo ancora in
grado di dare una valutazione complessiva delle condizioni di rischio alle
O.G.R. di Firenze riguardo all ' amianto.
Su questo ritardo pesa soprattutto
la lentezza con la quale la USL interessata si è mossa sia per l'inevitabile
"carteggio" con la Direzione Compartimentale di Firenze sia riguardo al solo
acquisto delle apparecchiature (in alcuni casi si è trattato di spese dell'ordine di poche centinaia di migliaia di lire).
In un prossimo futuro, saranno nuovamente eseguiti campionamenti dell'aria ambiente in quanto le ultime difficoltà per la lettura del campione sono in fase di superamento.
Stefano Silvestri
SPLSLL USL 10/D
Via della Cupola, 64 - 50145 FIRENZE
tel. (055) 373.604
FENICE PIEMONTESE
L'araba fenice viene ricercata ormai
da centinaia di anni, ma nessuno a
quanto pare ha avuto ancora il piacere
di trovarla. Il fantastico pennuto sembra ora essersi concretizzato (si fa per
dire) in alcune iniziative della Regione
Piemonte nel campo dell'igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro; è passato infatti ormai più di un anno (per la
precisione 14 mesi) da una "storica"
riunione di operatori dei Servizi convocata dai competenti uffici dell'Assessorato alla Sanità per informare dell'imminente pubblicazione di un manuale
sul rumore (vedi notiziario sul terzo
bollettino SNOP); nel frattempo del
prezioso libretto si è persa ogni traccia.
Che sia stato stampato in un'altra regione?
Stessa sorte, purtroppo, pare essere
toccata al secondo corso per il conferimento delle qualifiche di Ufficiale .di
Polizia Giudiziaria, che la Regione Piemonte ha dato per "imminente" da almeno tre anni a questa parte. Probabilmente non si vuole lasciare nulla al
caso e questo comporta lunghi, ma
proprio lunghi, tempi di pianificazione.
Speriamo solo di non dover aspettare i
500 anni dello storico volatile.
si.bo.
CONVEGNI
CONVEGNO REGIONALE LOMBARDO
SUL COMPARTO LAPIDEO
Morbegno 8-9 maggio 1987 l7° annuncio)
Facendo seguito al lavoro positivamente attivato dal Convegno nazionale di Rapolano (Siena) dell'aprile '85
che ha avuto il merito di:
* fare il punto sui rischi, i danni e le
direttrici di bonifica nel comparto lapideo;
• fornire indicazioni sul ruolo che le
amministrazioni locali (Regioni, Province, Comunità montane, U.S.S.L., ,
Comuni) possono svolgere nel favorire un processo di prevenzione;
• mettere in comune protocolli tra le
diverse realtà nazionali (Toscana,
Lombardia, Trentino, Veneto, Piemonte);
* organizzare corsi sulla sicurezza di
concerto con le parti (vedi settimana
sulla sicurezza recentemente svolta
a Siena in collaborazione con la CEE,
la Facoltà di ingegneria, i Distretti
minerari e gli Uffici Cave Provinciali);
la Regione Lombardia, su pressione di
molte operatori periferici, ha incentivato un coordinamento delle circa 15
U.O.T.S.L.L. delle province di Sondrio,
Bergamo, Como, Brescia, e una sensibilizzazione dell'Assessorato regionale
che, con delibera di Giunta, ha istituito
un gruppo di lavoro composto da Unità Operative T.S.L.L., PMIP, Uffici Cave
Provinciali, Assessorati regionali alla
Sanità, Ecologia, Lavoro, Industria con i
seguenti compiti:
- predisporre una proposta di legge di
incentivo pubblico alla bonifica nel
comparto lapideo;
- omogeneizzare metodologie per
produrre un quadro regionale di rischi e danni nel comparto;
- rivisitare ed armonizzare la legislazione in materia, viste le plurime
competenze di U.S.S.L. e Uffici cave.
La provincia di Sondrio per una serie
di ragioni tra le quali il maggior peso
specifico relativo del comparto, la
maggior sensibilità degli amministratori, l'avanzato stato dei lavori, si propone di dare impulso e socializzazione alla tematica con un Convegno che sintetizzi le esperienze. Due gli obbiettivi:
1) approfondire il tema delle bonifiche;
2) far levitare i problemi in Lombardia,
sollecitando gli Enti Locali alla iniziativa attiva e alla ricerca di ruoli.
Venerdì 8 maggio
Mattino: primo quadro regionale dei
rischi e danni, inteso come punto di
partenza (sintesi a cura del gruppo
promotore).
Pomeriggio: esperienze di bonifica
Sabato 9 maggio
Mattina: impatto ambientale ed idrogeologico (partecipazione di Istituti
di mineralogia, ingegneria mineraria,
Uffici Cave...).
Pomeriggio: tavola rotonda degli Enti Locali sulle leggi di incentivo e ruolo
delle Regioni.
per contributi e contatti rivolgersi a:
dr. Pattarin - dr. Villa - dr. Cerri:
UOTSLL n. 24, via C. Dominioni 23017
Morbegno
(SO)
tel.
03421613324
dr. Achille: UOTSLL n. 16 - Lecco
tel. 0341/482257
prof. Zedda: UOOML presso Ospedale
di Lecco - USSL n. 16 - tel.
0341/494343
il programma definitivo verrà inviato
dalla segreteria organizzativa del Convegno.
SETTEMBRE IN SARDEGNA
Si è svolto a Cagliari, dal 17 al 20
settembre, il 490 Congresso Nazionale
della Società Italiana di Medicina del
Lavoro e Igiene industriale e mai come
in questo caso la banale considerazione "non poteva avere cornice migliore"
ci è sembrata essere più appropriata ;
infatti il Fort Village di Santa Margherita di Pula, sede del Congresso (prati
lussereggianti e bungalows in perfetto
stile Disneyland) è falso ed artefatto altrettanto quanto l'immagine del medico del lavoro che si è andata delineando nel corso dei lavori. Pazientemente
si è tentato di ricostruire l'immortale
fantoccio, quello di un medico del lavoro che al letto del "malato del lavoro" (che si sa contrae malattie particolari con sintomi del tutto specifici), formula brillanti diagnosi servendosi di
mezzi sempre più sofisticati, e perché
no imposta e pratica riuscitissime terapie. Il tutto con la complicità di un uditorio piuttosto distratto ad "assenteista" che preferiva scaldarsi al sole, almeno lui autentico, della Sardegna
piuttosto che ascoltare le numerose
comunicazioni riguardanti il costo energetico del lavoro e l'asma bronchiale professionale.
Lungi dal voler fare pretestuose e
sterili polemiche, ci sentiamo però di
suggerire agli organizzatori e soprattutto alla Società italiana di compiere una
attenta riflessione sui motivi di un distacco degli Operatori ché in essa dovrebbero trovare un importante interlocutore; una maggiore attenzione alle
problematiche reali della medicina del
lavoro ed all'attività dei Servizi servirebbe forse a svecchiare l'atmosfera di
certi Congressi e rendere più produttivo ed interessante il lavoro di tutti.
POGGIBONSI
15-17 ottobre, convegno
su metalmeccaniche e fonderie
Dal 15 al 17 ottobre si è svolto a
Poggibonsi (SI) il Convegno Nazionale
"Aspetti emergenti dei rischi e della
patologia nel settore della metalmeccanica leggera e delle fonderie di seconda fusione", organizzato da Regione Toscana, USL 19 Alta Val d'Elsa, comuni di Poggibonsi, Colle VdE, S. Gimignano con la collaborazione dell'Istituto di medicina del lavoro dell'Università di Siena. I contributi scientifici provenivano da più realtà territoriali e da
vari istituti universitari, in particolare
Torino (fonderie), Trieste (saldatura),
Pavia (solventi).
Il Convegno, sostenuto da una efficiente organizzazione, ha visto la folta
partecipazione in particolare di operatori dei servizi territoriali richiamati
non tanto dalla novità quanto dalla utilità dei temi e dei comparti indagati,
settori chiave nelle attività di prevenzione e vigilanza.
Notevolissimo il numero di lavori
presentati e mediamente molto validi i
contributi (anche in questo caso, come
del resto in tutti i convegni, non sono
mancate le "perle mediocri"), alcuni
decisamente originali come ad es. la
misura delle radiazioni ultraviolette
nelle saldature elettriche e a fiamma.
Alcune relazioni concernevano problematiche ancora aperte o in fase di studio (ad es. il monitoraggio ambientale
e biologico negli esposti a cromo esavalente solubile, l'esposizione a fluidi
lubrorefrigeranti usati sulle macchine
utensili, nuovi indicatori biologici nell'esposizione e solventi, ...), altre hanno
portato a conoscenza una mole notevole di dati sulla mappatura nel settore
metalmeccanico con relativa trattazione statistica.
Ampio spazio ha avuto la metodologia di intervento per "arginare" il fenomeno infortunistico, ancora così
drammaticamente presente in questi
settori.
L'aspetto più carente del Convegno
è apparso quello della "comunicazione", sia verbale che visiva: la prima costituita essenzialmente dalla lettura di
relazioni già integralmente riportate
negli Atti, la seconda tramite le solite
diapositive di grafici visibili dalle sole
fortunate prime file.
Utile e interessante invece il filmato
sulle fonderie di seconda fusione.
Gli Atti del Convegno sono pubblicati in un unico volume, a cura di Giuseppe Battista e Pietro Catalano e può
essere richiesto alla Usi n. 19 Alta Val
d'Elsa - Siena - Tel. 0577/936049.
c/o Ospedale - 53026 Poggibonsi
Marco Riva
DIRETTIVO NAZIONALE SNOP
Lombardia
Provincia Aut. di Bolzano
Abruzzo
Emilio Volturo
(Presidente SNOP)
U.O.T.S.L.L. - USSL n. 57
via G. Maestri, 2
20071 Melegnano (Mi)
Tel. 02/9830041/42
Stefan Faes
Ufficio Medicina del Lavoro
c.so Italia 13/A - 39100 Balzano
Tel. 0471/36046
Rodolfo Amati
(segretario regionale)
Servizio di Medicina del Lavoro
c/o Poliambulatorio USSL
65057 Scafa (Pe)
Tel. 085/8541276
Laura Bodini
(segretario regionale direttore bollettino - SNOP)
U.O.T.S.S.L. - USSL n. 65
via Oslavia, 1
20099 Sesto S. Giovanni (Mi)
Tel. 02/2499631
Gianandrea Gino
U.O.T.S.S.L. - USSL n. 58
via Don Gnocchi, 2
Gorgonzola (Mi)
Tel. 02/9511557
Emilia Romagna
Leopoldo Magelli
(segretario regionale - uscente)
S.M.P.I.L. - USSL n. 28 Bologna Nord
via Clamician, 2 - 40127 Bologna
Tel. 051/244024
Graziano Frigeri
(ufficio stampa)
S.M.P.I.L. - USSL n. 7
via Toscanini, 1 - 43013 Langhirano
Tel. 0521/853205
Fausto Calzolari
S.M.P.I.L. - USSL n. 22
40098 San Lazzaro di Savena (Bo)
via della Repubblica
Tel. 051/460067
Carmen Giacomini
(tesoreria)
S.M.P.I.L. - USSL n. 28 Bologna Nord
via Clamician, 2 - 40127 Bologna
Tel. 051/244024
Liguria
Claudio Calabresi
(segretario regionale)
Unità Operativa Igiene e Sicurezza
Ambienti di Lavoro USSL n. 12
piazza S. Matteo, 15
16123 Genova
Tel. 010/297780-280632
Veneto
Flavio Coato
(segretario regionale)
S.P.I.S.A.L. - USSL n. 34
via Pieve, 11
36075 Montecchio Maggiore (Vi)
Tel. 0444/799387
Provincia Aut. di Trento
Antonio Cristofolini
Servizio di Medicina del Lavoro
via Malta, 14 - 38100 Trento
Tel. 0461/30030
Puglie
Vincenzo Furore
(segretario regionale)
c/o USSL FG 8 - piazza Pavoncelli
71100 Foggia
Piemonte
Silvano Bosia
(segretario regionale)
Servizio di Medicina del Lavoro
USSL n. 68
via Baroncini, 9 - 14110 'Asti
Tel. 0141/211207
Calabria
Toscana
Altri riferimenti
Luigi Rossi
(segretario regionale)
S.P.I.L.L. - USSL n. 23
via P. Uccello, 14 - 52100 Arezzo
Tal. 0575/29632-29633
Ciro Orria
via A. Cantelmo, 18 - 80141 Napoli
Tel. 081/450794
Marche
Doriano Duca
(segretario regionale)
USSL n. 10
piazza Spontini, 8
60035 Jesi
Friuli
Roberto Riavez
(segretario regionale)
Servizio Medicina del Lavoro
USSL n. 2 Goriziana
Ospedale S. Paolo - via Gal.vani, 1
34074 Monfalcone (Go)
Tel. 0481/790003
Lazio
Sergio Rovetta
USL R.M. 5 - via Casal de Pazzi, 16
00156 Roma
Tel. 06/4125640
Cirillo Bernardo
U.O.M.L. via Discesa Poerio, 3
88100 Catanzaro
Tel. 0961/25809
Teresa Marras
via Bentivoglio, 2 - 07100 Sassari
Tel. 079/272235
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