I.e immagini, alcune delle quali successivamente trattate, sono di: .3 G. Barbieri; 4 D. Bonecchi; 7, 24, 25 Studio Villani; 11 H. Sayer; 13 F. Patellani; 14 M. Gailigani; 15 Cahiers du Cinema; '16 Doisneau; 17 R. Azzi; 18 C. Malaparte; 19. A. Stereo 21 P_ Moltéte; 23 P. Giordano; 26, 27 G. Pino; 31 J. Blair_ La copertina è un particolare di " i nrnio e Telaio" di P. Deporci. Rivista trimestrale della Società nazionale degli operatori della prevenzione negli ambienti di lavoro Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 25/7/86 Direttore responsabile: Giancarlo D'Acida Direttore: Laura Bodini Progettazione grafica e illustrazioni: Roberto Maremmani Redazione, Milano: via Mellerio, 2 Sped_ in abbi postale gruppo IV t.70%,, ( Effetto Arezzo Scheda regionale: Piemonte Lazio Il comparto Sale Operatorie Sindacato e Ambiente Basta leggere a sbafo Iniziative SNOP: Ruolo contro ruolo Gruppi di lavorò Varie Libreria Notiziario Convegni Direttivo nazionale SNOP pag. 2 pag. 4 pag. 6 pag. 8 pag. 12 pag. 16 pag. 18 pag. 20 pag. 22 pag. 24 pag. 26 pag. 30 pag. 31 EFFETTO AREZZO Scrivere l'editoriale in pieno effetto "post Arezzo" non è facile, non tanto per la difficoltà di trarre un bilancio da questo nostro così ricco 8o Convegno (in altra parte del bollettino due note di cronaca), quanto per la vastità dei temi, forze, idee, persone... che sono già coinvolte. Confesso che per coincidenza di pensiero e per pigrizia userò in queste pagine stralci della relazione del presidente. Ma facciamo ordine. La due cose ormai certe La persistente stentatezza strutturale dei nostri servizi in numero, figure professionali (l'annosa questione dei tecnici), distribuzione geografica (... il sud...), i mezzi (certo il computer, ma anche la possibilità di analisi decentrate o il semplice fonometro integratore), funzioni continuamente negate e compresse, e quindi l'indispensabilità che una volta per tutte anche sindacati e forze politiche (a queste quale aggettivo aggiungere? uno spaziale tipo "sinistra'?, uno di distinzione cromatica, verdi-rosse? o uno ideologico tipo "democratiche'?) finalmente scelgano si o no alla riforma, si o no alla p'revenzione, si o no ai mezzi per farla. E ricordiamoci, fatti non parole. E gli interventi sindacali ad Arezzo, che pubblichiamo nella rubrica Sindacato-Ambiente, ci confortano ma non ci bastano. La strada è lunga e le delusioni di questi ultimi anni non facilmente cancellabili. E sotto gli occhi di tutti la vasta operazione di controriforma, che, nello specifico del nostro settore, si configura secondo due tendenze fondamentali: non dare nè uomini nè mezzi, sottraendo anzi competenze in materia di prevenzione alle U.S.S.L., negando la loro varenza di governo decentrato e complessivo di tutta la sanità e sottrarre competenze in materia di prevenzione a tutto il Servizio Sanitario Nazionale. Anche l'ultima invenzione del neonato Ministero dell'Ambiente di sottrarre "le questioni ambientali alle U.S.S.L." e quindi ai Comuni, anche se "giustificata" dall'immobilismo, pruden zialismo e insipienza di troppi amministratori, è di questo segno. E più in generale, la tigre dell'emergenza ambientale cavalcata da molti (ahinoi, anche molti "alleati") in una stessa direzione: la riaffermazione del discutibile principio secondo cui quanto più è rilevante un rischio ambientale, tanto più, per prevenirlo e affrontarlo, è necessario allontanarsi dal territorio, puntando verso megastrutture centrali "altamente qualificate". La nostra metodologia Dopo la mappa dei rischi, la metabolizzazione delle funzioni di vigilanza, la scelta della programmazione come strumento fondamentale di lavoro, la métodologia degli interventi di comparto, temi che hanno segnato tappe fondamentali della nostra storia (e anche di riflesso dei nostri convegni), oggi ci sentiamo di aprire un nuovo capitolo: la ripresa dello studio (della conoscenza per la trasformazione) dei rischi legati all'organizzazione del lavoro e quindi l'affermazione nei fatti che prevenzione è anche ergonornia, analisi dell'organizzazione del lavoro, progettazione, pianificazione de[ territorio e che il disagio psicologico è almeno importante quanto una ipoacusia da rumore. Non possiamo più ignorare quanta parte abbia questo inesplorato complesso di rischi nel minare il benessere psico-fisico di individui e di intere popolazioni: questa convinzione è ancora un territorio di confine tra certezze passate e incertezze future, ma comunque va esplorato. A queste "certezze" Arezzo ha aggiunto dell'altro che diventerà, credo, materiale di riflessione e sperimentazione per i prossimi anni. Tra i tanti temi transitati o già in parte approfonditi ne tralascerò volutamente ` alcuni perché maggiormente assorbibili quali l'indispensabilità di lavorare sui nuovi insediamenti e la pianificazione territoriale, la gestione senza traumi, all'interno del coordinamento e controllo della sorveglianza sanitaria, anche della recente chiacchierata sentenza della Corte di Cassazione, Il 31 dicembre è tragicamente morta una nostra collega e socia, Giuseppina Sola, che lavorava nel servizio di medicina del lavoro della Usl di Imperia. A lei il nostro ricordo più affet tuoso. Ai familiari, amici e colleghi di lavoro le nostre condoglianze. ['informatizzazione come supporto all'attività, i nuovi camparti e quant'altro faremo. Cercheremo invece di riproporre tre questioni di fondo: gli orizzonti del lavoro, i rapporti fabbrica-territorio, la capacità di essere protagonisti di una informazione scientifica pubblica, trasparente e tempestiva. Nuovi orizzonti Nel mondo della prevenzione, sia nell'area della ricerca che in quella operativa dei servizi, è sempre stata forte, specie dopo la fine della troppo breve stagione della soggettività, la tendenza a occuparsi pressoché esclusivamente, salvo rare eccezioni, di ciò che può essere, almeno in teoria, quantificato. Da una parte: polveri, gas,` rumore, dall'altra esami clinici strumentali e di laboratorio. E, anche sfogliando le riviste, almeno italiane, e i temi degli ultimi congressi, almeno quelli "clinici", le direzioni sono queste: la ricerca di metodi di rilevazione sempre più sofisticati per evidenziare sempre gli stessi rischi; la ricerca sempre più fine di indicatori biologici di esposizione/dose/danno, sempre per gli stessi rischi; lo studio, ambientale e tossicologico di (pochi) nuovi componenti sempre delle stesse famiglie (metalli, solventi...). Un senso di disagio e di incompetenza ci prende quando dobbiamo misurarci anche con il nuovo. Il rischio è quello di impoverire una realtà complessa, di comprimere un mondo incomprimibile, una sorta di analfabetismo di ritorno. In un mondo in cui la computerizzazione ha raggiunto la zootecnia, le proiezioni antropomorfiche sulla macchina compensano la mancanza di rapporti umani nel lavoro del videoter-minalista, i mezzi semoventi robotizzati applicati ad agricoltura e industria tolgono il lavoro, almeno manuale a molti, ponendo ai pochi problemi di sicurezza, varrebbe la pena di guardare avanti. I nostri riferimenti non possono essere più solo le vetuste aule di qualche clinica dove da venti anni si scandaglia un metallo, ma anche le facoltà tecniche, il mondo della ricerca pubblica e privata: lasciamoci attraversare da altre discipline (psicologia, urbanistica, sociologia...) che, come noi, hanno interesse all'uomo e all'ambiente. Ci rendiamo conto che la posta in gioco è grossa. Proprio per questo non intendiamo sollecitare alcuna "svolta", che risulterebbe traumatica e velleitaria, nell'operare quotidiano dei servizi , e nel quotidiano sviluppo delle loro relazioni con le altre strutture del SSN, con il mondo della formazione e della ricerca. Crediamo invece sia possibile riflettere con più attenzione su questi temi, guardandoci intorno con una visuale un po' più ampia di prima. Ci troviamo insomma di fronte ad una doppia sfida che ci vede rivendicare, da una parte, una dotazione più professionale per affrontare i rischi convenzionali, e respingere dall'altra l'illusione che qúesta sia la soluzione dei problemi, la strada unica verso la prevenzione globale. La contraddizione è solo apparente. Fabbrica-territorio: rifondare l'approccio conoscitivo Uno dei limiti del nostro lavoro e della nostra storia è sicuramente la dicotomia tra dentro e fuori la fabbrica, che appare ancora più anacronistica dopo gli ultimi disastri ambientali. È quindi necessario ricondurre ad unità nel nostro modo di pensare, agire, lavorare ciò che nella realtà è un processo unitario. Per dirla con Volturo: "La ricomposizione reale sarà possibile solo attraverso la rifondazione dell'approccio conoscitivo che fino ad oggi ha indebitamente scomposto la realtà in tanti pezzi separati: ambiente di lavoro, acqua, aria, suolo, rifiuti", ai quali aggiungo spreco di risorse, malattie di lavoratori, disagi di cittadini... E se questo significherà un servizio unico o un dipartimento efficace o una collaborazione stentata o semplicemente qualche ricerca comune, non ci è dato oggi di sapere, ma affrontiamo subito questo rapporto fabbrica-territorio, almeno come problema scientifico. Dovremo farlo, almeno come SNOP, visti alcuni dei temi in discussione per il prossimo convegno: dipartimento fabbrica-territorio e agricoltura-ambiente. Ma credo che comunque la realtà quotidiana, volenti o nolenti, ci chiamerà a questo confronto. Fare informazione Una cosa che mi ha sempre stupito (scusate) è la nostra scarsa capacità di fare informazione esterna, soprattutto in un periodo come questo in cui ognuno diventa ambientalista, giornalista, conduttore di trasmissioni. Noi che viviamo con piedi e testa in fonderia, fra i pesticidi, in sala operatoria non abbiamo niente da dire? quale impegno dedichiamo alla diffusione delle informazioni, delle conoscenze, dei risultati del nostro lavoro, e contestualmente, con quale forma? (ai più legalisti ricordo l'art. 20 della legge 833). Il problema diventa rilevante se è vero che a una vecchia logica per cui tutta l'attività di prevenzione si esaurisce in ciò che implica l ' ingresso fisico dentro la fabbrica di uno o più operatori, se ne va sostituendo una più moderna che sta scoprendo "l'altra metà della prevenzione": la diffusione delle informazioni e delle conoscenze; la formazione e l'educazione alla sicurezza (v. a' proposito uno dei primi editoriali di Magelli per il bollettino SNOP). Spesso, quando si parla degli strumenti di comunicazione, ci vengono ancora oggi in mente solo il paleolitico ciclostilato rabberciato nella forma e poco comprensibile e quantomeno poco immediato nel contenuto; oppure la romantica assemblea di mezz'ora nell'intervallo di mensa in cui tutta la nocività viene frettolosamente condensata seguendo un rituale un po' logoro. Sia ben chiaro; è meglio una stentata assemblea di mezz'ora in orario di mensa che nessuna assemblea (con buona pace di chi ha fretta di liquidare definitivamente questi aspetti determinanti del nostro lavoro). Ma le tecniche di comunicazione e i metodi di formazione hanno fatto passi da gigante di cui sembra non ci siamo neanche accorti e il rapporto con lavoratori e cittadini deve finalmente recuperare in chiarezza, confronto, apertura culturale, modernità. E chi era ad Arezzo nell'atelier, ha intravisto, fortunato, qualche possibilità. Non si tratta solo di fare funzionare gli uffici stampa SNOP regionali e nazionali (cosa peraltro essenziale) ma essere tutti protagonisti pubblici nel lavoro, di una informazione scientifica trasparente, autorevole e indipendente. Laura Bodini SCHEDA REGIONALE: PIEMONTE La storia piemontese dei servizi di medicina del lavoro (pur essendo impropria la definizione servizio, in quanto non è prevista dalla legislazione regionale una dignità di servizio agli operatori che si occupano di igiene del lavoro) è strettamente legata a quella del movimento sindacale a partire dalla pubblicazione nel 1967 a Torino dello storico opuscolo della FIOM sui 4 fattori di rischio. Vediamo infatti che ad Asti su spinta operaia viene creato con una delibera comunale dei marzo 1972 il Centro di Medicina Preventiva del Lavoro (CMPL) che rappresenta una delle prime esperienze in questo campo a livello nazionale. Successivamente alla conferenza di Rimini del 1972 delle Confederazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL, le OO.SS. regionali contrattano ed ottengono un anno dopo, una delibera dalla Regione Piemonte che destina finanziamenti a quei comuni che decidessero di attivarsi per la costituzione delle prime Unità di Base (U. di B.). Passano però ancora alcuni anni, perché la delibera del 1973 venga finalmente applicata dalle giunte di sinistra, e si passi così alla fase attuativa: è del 1976 la costituzione delle 4 U. di B. di Torino e di altre 14 nella regione e la formazione del coordinamento regionale degli operatori. Nel 1979 vengono stipulate dalla regione le convenzioni con la Clinica del Lavoro di Torino, con la Cattedra di Epidemiologia dei Tumori e con l'Istituto Galileo Ferraris per dare supporto tecnico - scientifico alle neonate U. di B.; Asti aveva già da alcuni anni dovuto affrontare questi problemi stipulando una convenzione con la Clinica del Lavoro di Pavia. Negli anni dal '76 all'80 l'attività di mappazione grezza e tecnica della nocività da lavoro, lo sviluppo dei Sistemi informativi e della partecipazione delle organizzazioni dei lavoratori creano un'attività ed un dibattito che neanche questi, anni di impostazione igienistica "oscura" da parte di "illuminati" consulenti ha ancora del tutto cancellato. Per il settore dell'igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro in Piemonte il 1980 è un anno nodale dal punto di vista legislativo; vediamo infatti la promulgazione della legge 53 "Prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro" che vorrebbe costituire la pietra miliare regionale nel settore, e la legge 60 "Organizzazione e funzionamento della USL" che invece riconduce al Servizio di Igiene Pubblica (SIP) le competenze di igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, escludendo da questa impostazione la sola città di Torino data l'impossibilità di farlo per l'obiettiva complessità della situazione della grande città. II 1980 è però anche un anno di crisi, che vede con i 35 giorni FIAT il crollo verticale del potere contrattuale del sindacato; questo fatto insieme all'applicazione del modello igienistico, al passaggio degli ultimi tecnici delle U. di B. ai SIP, nonché alla mancanza di una politica sui servizi e sui presidi multizonali in grado di contrastare localmente le inadempienze del governo Tab. 1 - Struttura dell'allegato 13 al Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte 1982/84 "Tutela della salute dei lavoratori in ogni ambiente di lavoro". 1. Gli obiettivi del progetto 1.1. Obiettivi generali ed obiettivi specifici. 1.2. I riferimenti territoriali ed i campi di applicazione. 1.3. Verifica dei fattori di rischio indicati nella piattaforma sindacale e loro riferimento a tutte le situazioni. 1.4. Primi obiettivi. 2. Strumenti e gestione del programma 2.1. La costituzione del servizio, la utilizzazione delle unità di base. 2.2. Modalità attualità del programma: a) censimento delle attività produttive e costruzione delle prime mappe; b) prime ipotesi operative nelle USL e nelle unità produttive; c) attuazione delle singole ipotesi: strumenti e personale per il controllo ambientale, strumenti e personale per il controllo degli esposti; d) le funzioni ispettive; e) le funzioni integrative. 2.3. Competenze e professionalità. 2.4. Modalità operative. 2.5. Raccolta e di distribuzione dei dati. 2.6. Funzioni regionali. 3. La valutazione 4. Le risorse S. Schede di intervento per i primi obiettivi 5.1 Agricoltura. 5.2. Amianto. 5.3. Cancerogeni. sul trasferimento delle funzioni ENPI, ANCC etc., ha fortemente contribuito a creare una insanabile frattura tra l'esperienza storica piemontese delle U. di B. (alcune vestigia delle quali sopravvivono ancora a Torino) e il nuovo quadro dei servizi di igiene delle USL. Così i tecnici (Circa un centinaio) formatisi in quegli anni sono stati fagocitati, quasi ovunque, dai "rapaci" Uffi ciali Sanitari ed ex Medici Condotti divenuti responsabili dei SIP, dando vita ad una resistenza di dignità professionale che forse ancora oggi è la sola grande e preziosa eredità di quel periodo così proficuo. La pubblicazione da parte della Regione, grazie alle convenzioni, dei manuali tecnici, 2 sul rumore, 2 sui cancerogeni, 1 su arsine aromatiche, pesticidi, amianto, broncoirritanti, riesce a stento ad aiutare quei tecnici che ancora cercano di occuparsi di igiene e sicurezza del lavoro. Nel 1982 intanto viene pubblicata la legge 7, Piano Socio - Sanitario Regionale (PSSR) per il triennio 82/84, che nell'allegato 13 si occupa di "Tutela della salute dei lavoratori in ogni ambiente di lavoro"; riportiamo nella tab. 1 la struttura dell'allegato stesso; nello stesso anno viene organizzato dalla regione Piemonte il 1° corso per l'assegnazione delle funzioni ispettive, dal quale escono 60 ispettori con la qualifica di U.P.G. che vengono assegnati a 13 UU.SS.LL. delle 76 esistenti nella regione, in quanto, come viene riportato testualmente dal PSSR 82/84 a pag. 92 "La loro collocazione non appare indispensabile (sic!) in ciascuna Unità Locale, ma soltanto in alcune delle 76, assegnando ad esse funzioni multizonali"; inizia così da parte dei pochi che Tab. 2 - Situazione del personale operante nel servizio igiene sicurezza lavoro di Torino Tempo dedicato all'tg. e lavor Tempo Tempo Special. pieno defin. convenz. hanno ottenuto la qualifica di U.P.G. un sovrapporsi centralistico alle attività territoriali, con una ulteriore compressione delle strutture decentrate di intervento. Nei 1983 sempre la Regione Piemonte organizza un corso per tecnici di igiene ambientale i quali iniziano, in numero di circa 60/70, l'attività nei vari SIP della regione, tra il 1984 e il 1986. Questi sono i colleghi sui quali si spera di poter rifondare un'iniziativa per i servizi. Nel frattempo viene pubblicato il 2° PSSR per il triennio 85/87 privato dell'allegato (14) inerente l'igiene e la sicurezza negli ambienti di lavoro, allegato che invece era presente nella proposta di piano presentata solo alcuni mesi prima. Questo prevedeva alcuni passi innovativi rispetto all'allegato del precedente PSSR 82/84, e cioè; 1) l'unificazione di tutte le figure che si occupano di sicurezza negli ambienti di lavoro in una unica struttura denominata "ufficio igiene e sicurezza del lavoro" pur sempre operante nell'ambito del SIP ma dotato di autonoma iniziativa; 2) il superamento dei Servizi Multizonali Ispettivi riconducendo la responsabilità delle funzioni di vigilanza ad ogni singola USL. Il PSSR 85/87 viene pubblicato, come già detto, privo dell'allegato, ma con poche. righe esplicative al riguardo, nelle quali si ribadiscono sostanzialmente le linee guida del vecchio piano 82/84. In questo modo le funzioni di continuità rispetto agli enti di prevenzione (Uffici di Igiene, ENPI, ANCC, Tab. 3 - Situazione del personale operante nei servizi di medicina del lavoro della Regione Piemonte (Torino esclusa) in funzione del tempo dedicato all'attività specifica Tempo dedicato alli& e Sic. lavoro Saltuaria- Medici 6 1 3 Medici 3 Ingegn. 7 - - Ingegn. i Laur. - Chim. Laur. Fisic. Altre Laur. Tec. Diplom. Inf. Prof. Av. Ammnistr. Fatt. Autis. Totale < 10 ore 10-19 ore > 20 ore Totale (pers.) mente Personale USSL Personale/USSL Laur. Ispettorato del Lavoro) unificati solo nominalmente dal trasferimento della legge 597/82, perdurano tutt'oggi, ingenerando il gigantismo del S.I.S.L. di Torino (Crf. Tab. 2 e 3) e I'ingovernabilità del sistema. Dal quadro storico ora descritto, che benevolmente possiamo definire "impotente centralismo igienistico", dalle precise scelte politiche supportate a suo tempo dai consulenti della regione, provenienti dal cuore verde d'Italia, che hanno voluto l'igiene e la sicurezza negli ambienti di lavoro come trascurabile orpello del carro igienistico, si può capire il perchè dell'estrema parcellizzazione sintetizzata dalle tabelle 2 e 3 che riportano le differenti figure professionali in funzione del tempo dedicato all'attività specifica nell'ambito del SIP. Il quadro che emerge è quanto mai desolante, in quanto vede non più di 50 operatori (Torino esclusa) dedicarsi a tempo pieno (o quasi pieno cioè più di 20 ore alla settimana) ai problemi dell'igiene del lavoro in tutta la regione, numero decisamente irrisorio se si pensa che il Piemonte si situa per numero di occupati al secondo posto in Italia. La mancanza infine di ogni vestigia di volontà organizzativa dei Presidi Multizonali Ispettivi (ex art. 18/833), sacrificati all'ambizione del Laboratorio di Sanità Pubblica mai realizzato, ma su cui i passati amministratori tanto' hanno profuso (a chi?), ci fa dire che in .Piemonte la convergenza tra massimalismo sindacale e velleitarismo amministrativo ha ridotto i servizi a piangere amaramente su se stessi. 2 1 - - - 6 3 1 3 6 34 2 2 2 5 1 1 - 1 - 1 4 10 18 34 66 Inf. Prof. Av. 1 - 3 2 6 7 1 2 10 1 1 26 42 50 126 Fatt. Autis. 11 . Altre Laur. Tec. Diplom. Amministr. 26 107 16 Laur. Fisic. - 48 Chim, 9 Totale 8 . SCHEU Prima della Riforma Sanitaria non esistevano in Lazio significative esperienze territoriali di prevenzione, ad eccezione forse, del centro di medicina dei lavoro di Civitacastellana. La regione, con la L.R. 93/79, aveva deliberato l'istituzione del servizio di Igiene Pubblica dell'ambiente, dell'alimentazione e per [a prevenzione, l'igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Successivamente, nell'80 con la legge 76 ha emanato norme per la programmazione e organizzazione dei servizi per la prevenzione, l'igiene e la sicurezza nei luoghi di Lavoro. La realtà pressoché generale è quella di servizi di Igiene Pubblica, solo a volte articolati in settori operativi e comunque fortemente limitati da problemi di struttura e di formazione. In una sola U.S.S.L. si è costituito un servizio autonomo. Come si può vedere dal prospetto sintetico, in gran parte delle U.S.S.L. il numero dei tecnici laureati e diplomati è gravemente insufficiente: escludendo infatti i tecnici ex-Enpi e ANCC che svolgono i compiti delegati presso le sedi interzonali, nelle 59 U.S.S.L. vi sono 15 tecnici laureati e 35 tecnici diplomati. Solo 6 U.S.S.L. dispongono di tutte le professionalità necessarie per espletare le funzioni assegnate (al di là della congruità dell'organico). Vi è inoltre, soprattutto nella realtà romana, un numero discreto di operatori, circa 45, cui è stata attribuita la qualifica di U.P.G. senza che fossero in possesso di qualifica tecnica specifica: si tratta infatti di amministrativi, ispettori d'igiene, geometri, vigili sanitari. [I numero di tecnici che nelle sedi Ex-1_1P o ExEnpi collaborano con i servizi per indagini ambientali e sanitarie è limitato. Non esistono, in quanto non ancora' istituiti i PMP nè sono previste dalle leggi forme di coordinamento tra operatori e servizi. La Regione ha prodotto nei primi anni numerose circolari di orientamento sul ruolo dei servizi, sulle modalità di esplicazione delle attività di vigilanza ed ha avuto inoltre un ruolo di stimolo alle U.S.S.L. affinché procedessero alla nomina degli U.P.G., ma non è stato programmato nessun piano di formazione, malgrado la storia, l'eterogenicità degli operatori, la novità delle funzioni, ponesse questo come prioritario. Vi sono state alcune iniziative di formazione su edilizia, rumore, metodologia delle attività di polizia giudiziaria, promosse da alcune U.S.S.L. La partecipazione ad iniziative dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'ISPESL ha in parte permesso un aggiornamento, comunque autogestito. EGIONALE: LAZIO L'attività dei servizi è pertanto molto disomogenea, per problemi di struttura e di metodo e i[ dato prevalente è quello di una attività di vigilanza piuttosto povera di supporti tecnici, di primo e di secondo livello. in alcuni casi è prevalentemente sanitaria o certificativa. In un terzo delle U.S.S.L. si può ritenere pressoché nulla. Le esperienze di lavoro solo in qualche caso, tipico esempio della ceramica a Civitacastellana, hanno avuto un carattere organico (un comparto, un piano mirato su rischi). L'attività programmata e su richiesta (utenti, magistratura) ha un equilibrio precario. Non è stato ancora istituito un sistema informativo sull'attività dei servizi. Nell'ultimo anno vi è stata una attività unificante, promossa dall'Osservatorio Epidemiologico Regionale (OER): quella della mappatura dei rischi lavorativi attraverso le schede di autonotifica. Sono iniziati momenti di confronto e di studio sempre promosse dall'OER sull'elaborazione dei dati. Non si è ancora passati a iniziative per camparti di carattere regionale; a Roma è iniziato un confronto tra alcune U.S.S.L., promosso dalla SNOP, sull'intervento in edilizia. t Attualmente vi sono segnali di novità istituzionali: sono in discussione una proposta di legge di creazione dei PMP e vi è una ipotesi di accorpamento delle 11.5.5.1. di Roma. I meccanismi di discussione di tali progetti sono però tutti interni alle istituzioni e ai partiti; non vi è stato alcun ruolo dei servizi ed è forte il rischio che le soluzioni proposte, anziché rispondere, come si vorrebbe, almeno à criteri di efficienza, finiscano solo per cambiare cappello all'esistente. II quadro della nostra regione, che, così descritto, non sarebbe probabilmente diverso, se non per aspetti quantitativi da altre regioni del centro - sud, va però completato con la notazione di due aspetti peculiari e determinanti della realtà laziale. Il primo è rappresentato per ia regione Lazio dalla realtà istituzionale deli'Enpi, che con le sedi nazionali e provinciali, avrebbe potuto costituire, con oltre 600 dipendenti sui circa mille di tutta Italia, un punto importante e delicato di attuazione della riforma: per le potenzialità di riconversione, la base professionale, la metodologia e l'organizzazione ereditate. La situazione al momento dello scioglimento dell'Ente era, per la regione e per le U.S.S.L., estremamente difficile, perchè una buona parte degli atteggiamenti del personale di questo ente nei confronti delle UP.S.S.L. era già stato determinato, in termini negativi, sui terreno contrattuale e delle carriere. II 761 aveva dato corposi elementi alle spinte di auto difesa del personale che ha quindi sempre puntato all'Ispeis e ad un ruolo di questo istituto non solo quale ente di ricerca, per costruirsi uno spazio contrattuale a una organizzazione dei lavoro (anche con supporti legislativi) che garantisse in qualche modo dai trattamenti economici non soddisfacenti. La regione e le U.S.S.L. hanno però fatto ben poco per rispondere a questa situazione: non si sono ancora fatti i PMP e i pochi operatori che hanno optato per i servizi delle U.S.S.L. hanno spesso avuto motivi di rimpianto; per le difficoltà di inquadramento, per le diverse culture, per la disorganizzazione, per la mancanza di un piano di formazione che unificasse o, per lo meno, facesse confrontare le varie esperienze. secondo aspetto di peculiarità delII la situazione laziale è il ruolo che la magistratura (1X Sezione penale della Pretura) esplica a Roma. Senza forzature può esserle attribuito da alcuni anni un peso decisivo nel-i la politica del Comune e della Regione sul terreno dell'Igiene e Sanità Pubblica. L'iniziativa della Pretura è dispiegata in vere e proprie campagne: la sicurezza nei cantieri edili, le condizioni degli ospedali, l'inquinamento ambientale, un'attività di orientamento e controllo dei servizi, con partecipazione a corsi, inchieste. In supporto a questo insieme di attività, sono distaccati presso la Pretura 8 tra tecnici e medici della U.S.S.L. RM1. Tale nucleo per particolari campagne viene cospicuamente rafforzato da tecnici dell'ISPESL e di altre USL. Il personale distaccato in Pretura effettua di routine, indagini per infortuni e malattie professionali. Soprattutto per gli infortuni l'attività di tale nucleo sostituisce l'iniziativa quasi totalmente carente delle U.S.S.L.. Il complesso di tali iniziative hanno sicuramente prodotto come risultato la consapevolezza, da parte di datori di lavoro, amministratori ed operatori che, nell'area romana, i reati contro la salute pubblica sono perseguiti con vigore e determinazione. Gli aspetti positivi di questa supplenza non devono comunque far dimenticare che si è venuta a creare una situazione per molti aspetti anomala, cessato di pensare ad un ritorno, rivisto e corretto, alla situazione pre - riforma; forze che si muovono oltre che a livello ministeriale, negli istituti nuovi e vecchi e, a livello locale, con un intreccio di interessi che si influenzano a vicenda. Così, l'obiettivo che i servizi funzionino a Roma e nel Lazio assume un valore anche simbolico, rilevante. Questa consapevolezza non può però essere solo degli operatori. che pare non turbare né far vergognare nessuna amministrazione, e cioè che la gran parte delle U.S.S.L. non è in grado di assicurare con competenza l'insieme delle funzioni di polizia giudiziaria se richieste in tal senso dalla Magistratura, ne tantomeno autonomamente. El quadro d'insieme della Regione Lazio è quindi in sintesi quello di una carenza grave di iniziativa dell'amministrazione regionale, del Comune di Roma, delle U.S.S.L.; di uno sviluppo debole e spontaneo dei servizi. A Roma si respira più da vicino la' cultura delle forze che non hanno mai Personale operante nei servizi di igiene del lavoro del Lazio Totale Medici dipend. Medici Tecnici Tecnici com. laur. dipl. 62 31 15 13 12 24 59 USL" Totale ex - ENPI (4 sedi) ASV inf. Ammin. Psicologi UPG' 35 21 45 2 44 142 6 55 6 - '' In questa tabella non si fa riferimento a tutti coloro che (medici, tecnici), nel servizio rivestono la qualifica di UPG, ma solo a quegli operatori che, non in possesso di qualifica tecnica (es. amministrativi, ispettori d'igiene...) svolgono attività di vigilanza avendo la qualifica di UPG ai sensi dellart. 21/833. <' Occorre tenere conto che su 59 USL del Lazio, ben 12 non hanno alcun operatore destinato all'igiene e sicurezza del lavoro, i dati riportati quindi sono da intendersi su 0 47 USL. IL COMPARTO SALE OPERATORIE INQUINAMENTO DA GAS E VAPORI ANESTETICI NELLE SALE OPERATORIE DI 11 OSPEDALI LOMBARDI Proposte di intervento Premessa L'inquinamento da gas anestetici nelle sale operatorie ci vede sempre più spesso impegnati, in qualità di operatori della prevenzione, in interventi di Igiene e Medicina del Lavoro. In questi ultimi anni l'argomento è stato il tema di numerosi convegni e di articoli apparsi su riviste di Igiene, Medicina del Lavoro e Anestesiologia, il contenuto dei quali è spesso contradditorio e privo di conclusioni definitive. Nella convinzione che, per quanto riguarda gli interventi di igiene e bonifica ambientale, ci siano già delle certezze proponiamo la nostra esperienza che, a nostro avviso può essere generalizzata alla maggior parte delle realtà ospedaliere. In seguito affronteremo l'aspetto sanitario. Materiali e metodi Nel periodo marzo 1984 - ottobre 1986 sono state eseguite indagini ambientali in 35 sale operatori e di 11 Ospedali della Lombardia presso le quali sono occupate più di 1.000 persone, al fine di valutare l'inquinamento da anestetici volatili, misurandone ['entità e ricercandone le fonti di inquinamento. Come si può osservare dalla Tab. 1, sono state considerate diverse tipologie di ospedale che vanno dal piccolo ospedale di montagna ad un ospedale regionale, secondo in Lombardia per il numero dei posti letto. Tab. 1 - N. di posti letto degli ospedali lombardi nei quali sono state eseguite le indagini ambientali* Ospedale N. posti letto A 2.092 8 1.368 C 602 D 324 E 285 F 215 G 175 H 149 I 200 L 200 M 335 Dati relativi al 7981 La misura dell'inquinamento da anestetici volatili è stata condotta utilizzando uno spettrofotometro portatile a raggi infrarossi della foxboro analytical modello Miran 104 che permette la lettura immediata dei livelli di inquinamento e di seguirne l'andamento nel tempo. Lo strumento si è dimostrato molto utile anche nella fase preliminare di individuazione dei punti di perdita delle apparecchiature di erogazione. In ogni sala operatoria è stata eseguita la misura delle concentrazioni di protossido d'azoto, in continuo, dall'inizio alla fine delle sedute operatorie. I prelievi sono stati effettuati all'altezza delle prime vie aeree e, secondo protocollo, in diversi punti della sala operatoria nelle posizioni occupate dagli operatori: chirurghi, anestesista, ferrista, infermiere; saltuariamente si posizionava la sonda vicino all'apparecchiatura di anestesia. Sono state compilate schede in cui erano annotati: la presenza di impianti di ricambi d'aria, le caratteristiche dell'apparecchiatura d'anestesia, il tipo d'evacuazione dei gas, i risultati di una revisione delle perdite del circuito, i punti di prelievo e le posizioni di lavoro del personale; erano inoltre descritti il tipo e la durata dell'intervento, le quantità di anestetici erogati e le modalità di somministrazione degli stessi. Sono stati presi in considerazione quali limiti di riferimento quelli proposti dal NIOSH che ha fissato i seguenti livelli: A) 2 ppm per gli anestetici alogenati quando siano usati da soli: tale limite scende a 0,5 ppm se l'alogenato è utilizzato con protossido d'azoto; B) 25 ppm per il protossido d'azoto. Risultati I punti di perdita più frequenti sono stati riscontrati nel circuito a bassa pressione, o "circuito paziente", ovvero in quella parte del circuito d'anestesia sottoposta a verifiche e a piccoli interventi di manutenzione da parte del personale utilizzatore (anestesista, aiuto-anestesista). Con una frequenza minore le perdite si sono riscontrate anche nel circuito ad alta pressione (3 atm) ed in quella parte del circuito la cui manutenzione è affidata al Servizio di assistenza tecnica. I punti del circuito di anestesia che più frequentemente hanno dato luogo a perdite sono elencate nelle Tab. 2 e 3. Per quanto riguarda i rilievi ambientali in sala operatoria abbiamo suddiviso i risultati in tre gruppi, a seconda che le sale operatorie rilevate fossero senza ricambi d'aria, dotate di ricambi orari in numero inferiore o uguale a 10 e con più di 10 ricambi/ora (tutte le sale operatorie considerate sono dotate di un impianto di evacuazione di tipo attivo o passivo). Nelle tab. 3-4-5 sono indicate le concentrazioni di protossido d'azoto misurate nelle sale operatorie appartenenti alle tre tipologie citate e nelle posizioni in cui veniva eseguito il prelievo: centro ambiente, zona anestesista, zona chirurgo, zona strumentista, vicino alla bocca del paziente, locali adiacenti la sala operatoria. N.B. - Oltre le 300 ppm la curva assorbenza-concentrazione del Miran 104 perde [a sua linearità: pertanto le concentrazioni di N20 non sono interpretabili con precisione. Conclusioni I risultati dell'indagine confermano la presenza di elevati livelli di inquinamento da N20 aerodisperso in sala operatoria, come già noto in letteratura per gli ospedali italiani. Anche se controverso è il potere tossico degli anestetici e quindi i possibili effetti dannosi per i professionalmente esposti, è tuttavia noto che, ai livelli di inquinamento riscontrati, è sicura una riduzione dello stato di vigilanza e delle performances psicologiTab. 2 - Punti di perdita del circuito paziente 1) Portagomma tubo inspiratorio ed espiratorio; 2) Raccordo tubo ingresso ed uscita umidificatore; 3) Raccordo tubo ingresso ed uscita ampolla raccogli - condensa; 4) Ampolla raccogli - condensa; 5) Raccordo ad Y; 6) Raccordo diritto porta - pallone con valvola di espirazione e recupero gas; 7) Raccordo conico valvola by pass. Tab. 3 - Punti di perdita del circuito ad alta pressione e del l'erogatore 1) Ingresso 02 e N20 dei flussimetri; 2) Valvola automatico - manuale; 3) Raccordi evaporatori; 4) Evaporatori; 5) Valvola selettrice Venturi - spirometro. Tab. 3 - Concentrazioni di N20 in ppm in sale operatorie prive di ricambi d'aria Ospedale A E ^u ' ó H 3 3 m 'L ?u ° a A 'L o 5 É N.E. = Non eseguita E n .rsÓ C ie E Il B Sala operatoria H F G _ A m 3 z5 ; 101 118 73 P P A à ó D A A i4 R o 1 I L D m '60 rs r 's a ó I ú o ú ó 189 140 146 192 84 112 73 A A P P P P A * A = Attiva; P - Passiva Cubatura (m a ) 176 140 100 121 166 95 72 Tipo di evaquazione A P P P P P P 74 A 280 170 > 300 > 300 180 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 205 >300 >300 >300 >300 160 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 270 170 > 300 >300 >300 >300 160 >300 >300 >300 >300 > 300 270 168 >300 >300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 280 > 300 > 300 Centro Ambiente > 300 > 300 > 300 98 > 300 95 Zona Anestesista >300 > 300 > 300 95 > 300 115 >300 >300 Zona Chirurgo >300 > 300 > 300 90 > 300 95 Zona Strumentista >300 >300 >300 90 > 300 95 Bocca Paziente Altri Locali 134 110 N.E. che e psicomotorie degli operatori di sala operatoria. Riteniamo pertanto questo dato più che sufficiente a giustificare un intervento di prevenzione primaria che comprenda i seguenti provvedimenti N.E. N.E. 120 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 70 >300 >300 15 Le concentrazioni degli anestetici aerodispersi nelle sale operatorie dotate di un numero di ricambi d'aria/ora superiore a 10 sono significativamente inferiori a quelle riscontrate nelle sale operatorie con meno di 10 ricambi/ora e nettamente inferiori a quelle prive di ricambi. Ne consegue che: a) un efficiente sistema di ricambi d'aria è condizione indispensabile per il contenimento del rischio, anche se l'installazione di questi impianti comporta un consistente impegno finanziario; b) è possibile rispettare i limiti tecnici proposti dal NIOSH. 3) Provvedere ad una manutenzione semestrale dell'impianto di erogazione L'evidenziazione di numerosi punti di perdita ci ha convinti della necessità di una periodica revisione degli impianti di erogazione. La nostra esperienza ha documentato che solo 1'8% N.E. N.E. > 300 115 A Ospedale B D D D e D C Sala operatoria NE = Non eseguito C r N 'P 'P ei ú r C 1 C * A - Attiva; P - Passiva 3 Cubatura (m } - - 73 73 95 127 130 P P A A A A P P 4,8 4,8 4,8 4,8 9 9 Tipo di evacuazione' 130 N. Ricambi í ora - 6 Centro Ambiente 81 30 226 >300 >300 165 50 43 60 188 > 300 > 300 > 300 80 48 30 160 >.300 > 300 170 45 35 150 135 40 35 150 > 300 > 300 > 300 > 300 > 300 220 108 Zona Anestesista 75 Zona Chirurgo 104 Zona Strumentista Bocca Paziente 120 35 79 Altri Locali 5 N.E. >300 >300 N.E. 260 225 14 N.E. Tab. 5 - Concentrazioni di N20 in ppm in sale operatorie con ricambi d'aria in numero superiore a 10/ora Ospedale A A A A A A A M M Sala operatoria 2) Munire gli erogatori di un efficace sistema di evacuazione dei gas espirati Esistono sistemi passivi ed attivi; optiamo per i secondi in quanto i modelli di più recente produzione danno buone garanzie sull'espulsione degli ane stetici senza creare apprezzabili depressioni nel "circuito paziente"; l'intervento comporta costi contenuti ed è di sicura efficacia. N.E. Tab. 4 - Concentrazioni di N2O in ppm in sale operatorie con ricambi d'aria in numero inferiore o uguale a 10/ora tecnici: 1) Dotare ogni sala operatoria di un efficiente sistema di ricambi d'aria N.E. 180 > 300 N.E. - - ó O O Ó É É E ' l ú Cubatura [m 3 ) .5b - •^ v O 225 160 148 150 90 87 A P P P P P P A A N. Ricambi i ora 12 13 15 15 18 .20 22 21 17 38 Tipo di evacuazione` 112 Centro Ambiente 1 9 9 7 41 19 15 13 Zona Anestesista 1 19 19 9 53 35 15 22 75 Zona Chirurgo 1 10 8 8 41 26 15 13 41 37 15 15 13 40 69 40 8 10 0 N.E. N.E. N.E. Zona Strumentista Bocca Paziente Altri Locali 1 11 4 5 50 300 152 95 N.E. 9 3 >300 26 NE = Non eseguita A = Attiva; P = Passiva '* Rilievi effettuati dopo l'installazione di un erogatore munito di evacuatore attivo. "* Sala gessi: non attivata l'evacuazione, pertanto 1W 2 O é scaricato in ambiente. degli impianti non presentava perdite apprezzabili; anche in questo caso il. costo dell'intervento è accettabile. Riteniamo inoltre opportuno che il personale d'anestesia (anestesista, aiuto-anestesista) osservi scrupolosamente le norme di "buona tecnica" qui di seguito elencate: a) assicurarsi, prima di effettuare l'induzione dell'anestesia, che i dispositivi di allontanamento dei gas siano attivati e ben raccordati; b) praticare l'induzione dell'anestesia con farmaci endovenosi e ventilazione in 02; c) se l'anestesia viene condotta in ma-. schera scegliere accuratamente la misura più adatta al viso del paziente; d) caricare i vaporizzatori con estrema cautela, se possibile in ambiente ventilato e non durante la seduta operatoria; e) prima di usare l'apparecchio di anestesia controllare eventuali perdite mediante la seguente manovra: da po aver collegato l'apparecchio alla sorgente dei gas si occlude il raccordo ad Y con il palmo della mano, si pressurizza il sistema fino a 30 cm di H 2 O, facendo fluire 02. La quantità di 02 necessaria a mantenere costante il livello di pressione dev'essere al di sotto di 100 ml/min.; f) non aprire i flussimetri prima dell'induzione dell'anestesia; g) utilizzare flussi di gas più bassi possibile, limitando l'erogazione per il tempo strettamente necessario; h) adottare, quando possibile, I'intubazione tracheale; i) se necessario staccare un raccordo tra il paziente e l'apparecchio di anestesia, chiudere prima i flussimetri ed occludere il raccordo ad Y; 1) al termine dell'anestesia somministrare O2 al 100% il più a lungo possibile in modo che gli anestestici del wash-out vengano allontanati dal sistema di evacuazione. A conclusione di questo lavoro riportiamo una esperienza di bonifica ambientale mediante aspirazione loca- lizzata. Tale intervento, di costi contenuti, potrà essere immediatamente realizza to. Tuttavia non deve essere considerato sostitutivo o in alternativa ai quattro tipi di intervento sopra elencati: manutenzione, ricambi ora, tecnica anestesiologica, evacuatoti attivi. L'indagine ambientale ha evidenziato che l'inquinamento da gas anestetici nella sala operatoria è dovuto principalmente: 1) all'apparecchio di erogazione dei gas anestetici; 2) alle tecniche di anestesia (induzione dell'anestesia, intervento in maschera, ecc.); 3) al momento del risveglio del paziente. L'intervento di bonifica ambientale è stato finalizzato alla verifica dell'efficacia di un impianto di aspirazione localizzata ai punti sopra citati. Il prototipo di aspirazione localizzata sperimentato nella sala chirurgica dell'Ospedale di Carate Brianza è costituito da un elettroventilatore e da un tubo di aspirazione flessibile e retraente con cappetta in polimetacrilato posizionabile vicino alla testa del paziente e adattabile alla cappa posta sopra all'apparecchio di erogazione del gas anestestico. Tale impianto di aspirazione localizzata semplice, economico e tempestivo nella sua installazione deve comunque rispondere alle seguenti caratteristiche principali per la sua utilizzazione in sala operatoria: - il tubo di aspirazione deve avere un diametro tale da garantire una efficace velocità dell'aria a livello delle cappette di aspirazione salvaguardando però la silenziosità della sala operatoria; - il tubo di aspirazione non deve creare ingombro allo spostamento del personale nella sala operatoria. E quindi preferibile che scenda dall'alto e sia flessibile in maniera sufficiente per poter permettere lo spostamento del tubo dalla cappa posta sull'apparecchio di erogazione dei gas vicino alla bocca del paziente durante gli interventi in Tab. 6 - Concentrazioni di N20 in ppm prima e dopo l'intervento di bonifica presso la sala chirurgica dell'ospedale di Carate Brianza Concentrazione a partire da minuti 0 5 10 15 45 60 120 180 205 298 300 300 300 11 12 12 12 12 30 Dall'inizio degli interventi Prima della bonifica 0 82 117 Dopo la bonifica 0 7 18 120 14,5 e maschera e durante la fase di risveglio del paziente nella sala operatoria. È da evidenziare che durante gli interventi in maschera lo spirometro dell'apparecchio di erogazione è spento per cui l'unica possibile perdita è individuabile a livello dei flussimetri e della raccorderia, perdita peraltro ben controllabile con un efficace intervento di manutenzione, descritto in altra parte della relazione; - la cappa posta sull'apparecchio di erogazione dei gas deve essere costituita in materiale trasparente per consentire una facile lettura della strumentazione di controllo del funzionamento dell'erogatore stesso. Per facilitare il rapido accesso alla strumentazione dell'erogatore dei gas la cappa deve essere mobile. Sono stati finora sperimentati due meccanismi: uno tipo "sali-scendi" con opportuni bilanceri, un altro tipo di tipo "basculante" ossia con la cappa fissata su perni laterali che ne permettono il movimento verso l'alto. Nella Tab. 7 riportiamo i risultati ottenuti dopo la realizzazione di tale aspirazione localizzata presso la sala chirurgica dell'Ospedale di Carate Brianza. La concentrazione ambientale di N20 è risultato nettamente inferiore rispetto a quella presente prima dell'intervento di bonifica nelle stesse condizioni di lavoro. (G. Mosconi*, L. Belotti*, E. Pagnoncelli**, P. Leghissa*, G. Cassina*, R. Cecchetti***, M. Riva***) Servizio di Medicina del Lavoro Ospedali Riuniti di Bergamo L.go Barozzi, 1 - tel 035/269439 Ufficio Tecnico - Ospedali Riuniti di Bergamo *"* U.O. Tutela salute luoghi di lavoro USSL 61 - Via Mosè Bianchi, 9 tel. Brianza (Mi) Carate 0362/902831 * Bibliografia 1) Atti del Convegno, "Il condizionamento dell'aria in ospedale". L'ospedale 11-12, 1979. 2) Atti del terzo convegno nazionale contaminazione ambientale "Rischi da gas anestetici" - Prevenzione e sicurezza per gli operatori; Milano, 23 maggio 1984. 3) Atti del Convegno sui rischi da gas anestetici per gli operatori delle sale operatorie; Milano, 20 ottobre 1983. 4) Cattaneo A.D., Rovatti M., Ferraiolo G., Zattoni J., Inquinamento delle sale operatorie con gas e vapori anestetici. Fonti di inquinamento e loro controllo. Acta Anaesth. Italica. (segue) 5) Cattaneo A.D., Rovatti M., Ferraiolo G., Zattoni J., Isola, Inquinamento delle sale operatorie con gas e vapori anestetici. Metodo analitico. Min. Anest. 45: 739-744, 1979. 6) Cattaneo A.D., Ferraiolo G., Rovatti M., Zattoni J., Donato A., Inquinamento delle sale operatorie con gas e vapori anestetici. Analisi gascromatografica del protossido d'azoto. Min. Anest. 47: 827-830, 1981. 7) Cigala F., Ponzoni V.M., Tolomei S., Ricco D., Volta F., Amori E., Condorelli G., I comportamenti utili alla prevenzione dell'inquinamento da gas anestetici ed alla sicurezza in sala operatoria. Atti del 480 Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, Pavia, 18-21 settembre 1985 8) Crescenti A., Stella L., "Air pollution" in sala operatoria: il discusso ruolo degli anestetici volatili. Hospital Management. 9) Gilli G., Corrado G., Scursatore E., Concentrazione di anestetici volatili in rapporto a differenti condizioni ambientali e di utilizzo. Tecnica Ospedaliera 12: 80-33, 1984. 10) Gòthe C.J., Ovrun P., Hallen B., Exposure anesthetic gases and ethanol during work in operating rooms. Scand J. Work. Environ. Health 2: 96-106, 1976. 11) Mazzucconi R., Inquinamento ambientale da gas anestetici: prevenzione e nuove tecnologie per il disinquinamento. Hospital Management. 12) Minisci S., Ricci E., Inquinamento da gas anestetici nelle sale operatori e Med. Lavoro 3: 187-197, 1982. 13) NIOSH, Criteria far a recommended standard. Occupational exposure to waste anesthetic gases and vapors. Pubblication NO 77-140 U.S. DHEW. 1977. 14) Novelli G.P., Meliconi F., Peduto V.A., L'inquinamento ambientale nelle sale operatorie da parte di gas e vapori anestetici. Mezzi di disinquinamento e misure protezionistiche proponibili. L'ospedale 11: 275-293, 1975. 15) Pradella G., Bassi L., Maltoni D., Maéstrone E., Mezzar A., Panizza B., Eliminazione di gas e vapori anestetici dalle sale operatorie. Il sistema a coinvolgimento all'esterno passivo. Min. anest. 45: 745-748, 1979. 16) Sesana G., Toffoletto F., Ghezzi I., Inquinamento da anestetici in sala operatoria: efficienza di un sistema attivo . di captazione ed espulsione. Atti del 460 Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, Acireale, 1983. CONVEGNO DI PARMA MANUALE Per l'intervento nel comparto ospedaliero è fondamentale avere uno dei famosi libri verdi della Regione Emilia Romagna (il 14) Comparto ospedaliero: prevenzione dei rischi elettrici e da anestetici nelle sale operatorie (novembre 1985). I capitoli principali del volume trattano: le caratteristiche tecnico costruttive degli impianti; - le caratteristiche degli impianti elettrici e degli apparecchi elettro medicali; le caratteristiche degli impianti di condizionamento; - i circuiti evacuatori e il controllo dei circuiti di erogazione; - la standardizzazione dei metodi di prelievo e di analisi; - l'ipotesi di protocollo per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a gas anestetici; le disposizioni ministeriali; - schede tossicologiche sui principali gas anestetici; - la bibliografia. Organizzato dall'Usl 4 "Bassa Est" di Parma, dall'Università degli Studi e dall'Ordine degli ingegneri di Parma si è tenuto il 5 dicembre il Convegno "Impianti e tecnologie dei camparti operatori: rischi e sicurezza " che ha visto la partecipazione di molti operatori soprattutto ospedalieri (anestesisti, tecnici della sicurezza, amministratori). Tra le molte relazioni presentate ne evidenziamo alcune che rivestono notevole interesse per i nostri servizi: - Sistemi di campionamento e metodologie di analisi di gas medicali: esperienze nelle sale operatorie dell'Ospedale di Parma. Valutazione del livello di contaminazione da gas anestetici in sala operatoria (Usl 51-Cremona). - Inquinamento da gas anestetici nelle sale operatorie (Usi 41-Brescia). - Osservazioni relative alla situazione ambientale del blocco operatorio dell'Ospedale S. Carlo di Milano. Riflessi del comportamento degli operatori su problemi di sicurezza degli impianti del comparto operatorio (Usi 4-Parma). - Criteri di prevenzione nel comparto ospedaliero (PMP Usi 28-Bologna). - li problema dei gas anestetici nelle sale ospedaliere (Usi. 73-Novi Ligure). Un'esperienza di risanamento di un comparto ospedaliero (Usi 12-Scandiano). La sicurezza nella gestione e nella manutenzione delle apparecchiature elettro-medicali (Usi 4-Parma). - Il rischio da gas anestetici nelle sale operatorie (Usi 28-Bologna Nord). - Necessità della "standardizzazione" delle norme sugli impianti tecnici in sala operatoria (Ing. Condorelli Usi 4, Parma). - Il rischio microbiologico nel comparto operatorio (Usi 4 - Parma). Riferimento dr. ing. Giovanni Condorelli servizio attività tecniche USL n. 4 c/o Ospedale Rasori via Rasori, 43 - 43100 Parma dr. Nando Cigala Servizio di medicina preventiva e igiene del lavoro USL n. 4, via Spalato, 2 43100 Parma - tel. 0521/22740 SINDACATE E AMBIENTE INTERVENTO DELLA CGIL NAZIONALE ALL'8° CONGRESSO SNOP Porto a questo convegno il sostegno non formale della CGIL, quello personale di Pizzinato e di Torsello, responsabile del Dipartimento di sicurezza sociale. La nostra non è un'adesione disinteressata, anzi il contrario. Essa rientra in un programma di iniziative attivato a partire da una riunione dell'Esecutivo nazionale sulle questioni della salute, attuato attraverso riunioni regionali volte a risensibilizzare l'organizzazione, e che vede, tra le altre iniziative, a proposito di prevenzione un progetto di ricerca approvato dalla Segreteria. Ho apprezzato la relazione introduttiva di Volturo con la quale concordo integralmente, e con essa mi vorrei rapportare a partire da una considerazione: la delegittimazione di un diritto quale quello della salute implica conseguentemente la delegittimazione di chi, attraverso il suo apparato tecnico - professionale questo diritto dovrebbe garantire. Nel diritto alla salute, per essere schematici e stare nei tempi, esiste un'obbligatoria alleanza e complementarietà tra domanda e offerta, quindi tra utenti e operatori. Nel prendere corpo, in questi ultimi anni dell'attacco più complessivo allo Stato sociale, il diritto si indebolisce e questa alleanza ovvia, si allenta, è come se, per un deficit di reciproca solidarietà, ognuno pensasse ai propri interessi separatamente, chi invocando il ruolo medico, chi provvedendo ad assicurarsi in modo vario, assistenze supplettive. Con il venir meno delle alleanze, si sfarinano i fronti riformatori, e si offuscano gli obiettivi alti delle lotte passate, fino a vedere l'emergere di tendenze, le più diverse, e concernenti vari ambiti sociali, scientifici, lavorativi, politici, istituzionali, volte a riorganizzare la società su perni diversi da quelli propri alla nostra cultura riformatrice, ad esempio l'ospedale ad alta tecnologia, e quindi una cultura neo-riparativa tutt'altro che preventiva. Il risultato, se potessimo mettere in una sintesi tutto ciò che avviene nel mondo industriale, in quello politic'ò sanitario, in quello tecnico - sanitario, in quello della scienza, è una sorta di strategia di manipolazione dell'uomo subordinatamente alle esigenze poste dalla fase di adattamento dell'uomo alle esigenze dello sviluppo che viene così confermato come intangibile. Ciò è esattamente l'opposto del senso politico - culturale della riforma e del suo centro propulsore, che è la prevenzione, di cui voi nel bene e nel male, vi occupate. Se ciò è vero il problema che oggi si ripropone, anche se in modo nuovo e in un contesto mutato, è quello dell'alleanza tra domanda e offerta di salute per contrastare quelle tendenze che delegittimano nei fatti il diritto alla salute e quindi i soggetti di bisogni e gli operatori. Ma non basta enunciare la necessità di un'alleanza. Per farla è necessario comprendere i problemi propri ai soggetti dell'alleanza e tentare di risolverli. In questa sede mi preme, anche per rapportarmi alle questioni poste dalla relazione, affrontare principalmente le difficoltà del movimento operaio quale soggetto di salute e quelle dell'apparato tecnico - scientifico ovvero degli operatori di salute. Con una premessa relativa alla riforma sanitaria e alle strategie di disapplicazione che in tutti questi anni l'ha paralizzata. Rivendicare l'applicazione è giusto e concordo con quanto detto dall'assessore Benigni, (Regione Toscana ndr) ma fare riforme oggi significa anche risolvere i suoi problemi di contenuto, alcune sue contraddizioni datate, e dotare il Paese di alcuni strumenti fondamentali di programmazione senza i quali l'impresa è disperata. Discutere delle difficoltà del movimento operaio e degli operatori non solo della prevenzione, significa in sostanza discutere di efficacia di una cultura sindacale da una parte e di efficacia di una cultura professionale dall'altra. Quali problemi ha oggi il movimento operaio rispetto alla salute? Principalmente essi consistono in un modello di cui ricorderete i capisaldi (soggettività, validazione consensuale, non delega, gruppo omogeneo, ecc.) che, se andava bene per una fabbrica tayloristica, oggi è asimmetrico rispetto alle nuove forme dell'industrialismo contemporaneo. Spesso si semplifica la questione parlando di innovazione tecnologica, ma questa è una quota ed un aspetto del problema. Se fosse solo un problema di tecnologia ridefinire il modello operaio non sarebbe una cosa in se complicatissima. La questione centrale è un'altra: l'asimmetria è con la natura delle trasformazioni del sistema produttivo, con la natura dell'organizzazione delle aziende, con le nuove strategie di mercato e le nuove forme di concorrenza. Abbiamo a che fare con nuove classi dimensionali delle aziende (medie / piccole imprese), con una polimorfia dei modelli di organizzazione, con la disintegrazione del processo produttivo, la specializzazione per fasi, con una dimensione sistematica dell'industrialismo, con esigenze di flessibilità e di regolabilità veloce dei fattori produttivi, ecc.. Per cui ciò che prima era rappresentabile nelle mappe per sequenze e linee, oggi è di difficile rappresentazione; ciò che prima si definiva con precise coordinate spazio - temporali oggi è difficilmente connotabile; ciò che prima permetteva delle aggregazioni, esempio il gruppo omogeneo, oggi è sparpagliato di qua e di là. Tutto ciò pone al movimento operaio tre principali problemi: - un nuovo schema di conoscenze della nocività e del malessere che vada oltre la semplice relazione lineare causa - effetto, uno schema che ad una dimensione industriale sistemica corrisponda pure in modo sistemico; - una diversa forma di codeterminazione della salute quindi una diversa contrattazione. Non c'è dubbio che l'aver in questi anni centralizzato la contrattazione e l'aver diviso la contrattazione del salario da quella sulla salute, ha favorito la monetizzazione e la subalternità della salute alla redditività del capitale. Nel rilanciare la contrattazione decentrata e nel riabbinare salute / salario, in senso antimonetizzante, si ripropone la questione del rapporto economia / salute quindi del controllo della tecnologia e dell'organizzazione individuale. la contrattazione deve rioccuparsi di questi rapporti ed anch'essa acquisire una dimensione sistematica, quindi oltre ad essere integrativa deve essere integrata tra comparti industriali, tra aziende, tra fasi produttive, ecc.. - Infine il problema della democrazia ovvero delle forme opportune ad autorappresentare gli interessi. I consigli di fabbrica a. volte non ci sono più, ma oltre che pensare di ridefinirli, la cosa che a me pare centrale, è la definizione di una forma di rappresentanza non solo della fabbrica e per la fabbrica, ma pensata sulla relazione fabbrica / territorio, ovvero su una visione non centralistica di questo o di quello ma policentrica che veda sia questo che quello, mettendolo, in qualche modo insieme. La questione della democrazia oggi è centrale e pone quella del controllo sulle trasformazioni: non è possibile che la stragrande maggioranza del malessere causato alle popolazioni, venga imposto, deciso, a prescindere dalla gente. Concordo molto con la relazione che ha posto i "contenuti del lavoro" come la questione centrale e come la risposta più opportuna all'offensiva anti-prevenzionale. Concordo con soddisfazione prendendo atto che le riflessioni sul "positivismo imperfetto", (è stato questo uno dei temi della relazione di Volturo all'8 Congresso SNOP ndr) sui limiti dei nostri metodi, sui limiti dei nostri schemi di conoscenza, concordano con le riflessioni contenute in un mio recente libro. Abbiamo a che fare con una nuova complessità ad un tempo del sistema industriale / economico, del rapporto economia / ambiente e del malessere che questo manifesta, verso il quale spesso siamo insufficienti. Le critiche, della relazione ai nostri culti della rappresentazione, della valutazione, alle insufficienze dei famigerati 4 fattori di nocività, sono molto interessanti e opportune. Direi che Volturo ha posto la grande questione epistemologica, ovvero di quale schema di conoscenza per la futura prevenzione. A questo proposito faccio notare che quando si fa la critica al positivismo della nostra cultura, automaticamente si devono verificare i postulati di questo modo di conoscere, e in particolare, il determinismo, ovvero leggere i fenomeni se- ^VLR tondo la relazione causa / effetto, oggi improponibile; quindi l ' empirismo, ovvero conoscenza attraverso l'esperienza. Come si fa oggi ad avere esperienza di un sistema industriale, della polimorfia industriale? E cosa vuoi dire oggi avere esperienze di cancro? L'esperienza, nella complessità che dicevo prima, perde il suo valore universale e al massimo può essere usata in particolarissime situazioni. Chiudo, rammentando che positivismo, determinismo, empirismo, sono i pilastri dell'attuale schema di tutela della salute. Tutelare vuol dire controllare, osservare, vigilare. Quindi porre la questione dell'efficacia epistemologica del nostro lavoro, oggi significa rivedere gli schemi della tutela. Non è un caso, e qui la mi particolare soddisfazione nel riscontrare convergenze con la relazione introduttiva, che il libro di cui ho parlato prima, abbia come sottotitolo "per una nuova teoria della salute oltre il paradigma della tutela". Il salto da fare allora in quale direzione è? Secondo me non è più efficace limitarci a controllare / tutelare un ambiente, una fabbrica, un territorio. 1l controllo definisce riduttivamente la vostra professionalità. Non bisogna abbandonare il controllo di certo, ma pensare anche a ctn D^c WOR^ qualcos'altro. Questo qualcos'altro per me è partire dalla conoscenza di una realtà ma per essere in grado di inventarla e non solo di subirla. Lo spazio che si configura è quello dell'evoluzione verso le aree inesplorate della predicibilità. In questo credo che si possa ridefinire l'efficacia del vostro lavoro. Oggi nascono tali e tanti problemi di sicurezza, che la domanda della gente è di inventare la non nocività oltreché difendersi dalla nocività. Ivan Cavicchi (responsabile sanità COL) 1987 ANNO EUROPEO DELL'AMBIENTE Verso il convegno della CGIL Lombardia (marzo) Il 1987 è I"'Anno Europeo dell'Ambiente", deciso dal Parlamento Europeo. La CGIL Lombardia, d'intesa con la CGIL Nazionale, ha deciso di convocare in occasione di tale scadenza, un Convegno a Milano. Data possibile: 910 marzo. Sono stati costituiti 4 gruppi di lavoro (coordinati da Riccardo Terzi). 1) Legislazione ed aspetti normativogiuridici Monsignori). 2) Prevenzione - Grandi rischi (Pavanello). 3) Ecologia - Inquinamento acqua / aria / suolo (Pavanello). 4) Ambiente di lavoro (Besozzi). Il Convegno dovrà costituire l'occasione per un'ampia rivisitazione sia dei risultati raggiunti, sia dei limiti e delle difficoltà che oggi affrontiamo nella tutela sindacale dell'ambiente di lavoro e di vita. II Convegno, inoltre, potrà rappresentare un importante terreno di confronto per evidenziare sia proposte di merito di rapida attuazione, sia opzioni politiche strategiche da sostenere e conquistare nel tempo. Il Convegno, infine, sarà il banco di prova per l'attività di un nuovo strumento politico operativo, giuridicamente autonomo, della CGIL. Per raggiungere questi obiettivi è prevista una ampia partecipazione al Convegno di esperti, associazioni (es. SNOP), forze locali e politiche, istituzionali e impegnate sul campo. riferimento sezione ambiente CGIL lombardia Viale Marelli, 497 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. 2407851 (Besozzi - Pavanello) CONTRIBUTO DI BRUNO BUGLI SEGRETARIO CONFEDERALE U.I.L. Innanzitutto vorrei ringraziare per l'invito rivoltomi, sia a livello personale sia a livello di organizzazione. Ho ritenuto importante essere presente come organizzazione a testimonianza del grande interesse e della fiducia che la UIL ripone nei confronti del vostro lavoro. Un primo aspetto, positivo, che voglio evidenziare, è quello connesso al nuovo assetto che avete dato alla vostra organizzazione, e cioè la nascita della SNOP. Non c'è dubbio che questo tipo di struttura, che rappresenta d'altra parte la logica evoluzione della storia del coordinamento, possa facilitare il confronto ai vari livelli istituzionali e porsi naturalmente fra le strutture di riferimento per tutta la problematica ambientale, che in questi anni sta assumendo proporzioni assolutamènte rilevanti. E infatti assurdo che nelle varie sedi (penso ad esempio al Ministero dell'Ambiente, ma non soltanto) la SNOP non sia ufficialmente rappresentata: su questo aspetto, che riteniamo di non secondaria importanza, e proprio per la valutazione totalmente positiva del lavoro che avete svolto in questi anni, ci sentiamo di sollecitare la vostra presenza e di sostenere ogni vostra richiesta di partecipazione nelle sedi istituzionali, vecchie e nuove, legate al problema della difesa dell'ambiente e del territorio. A questo apprezzamento si aggiunge un punto di contatto fondamentale; la critica alla vecchia cultura medica riparatrice oggi va rivista alla luce di una riflessione di cui siamo debitori anche al movimento ecologista: l'idea cioè che la trasformazione culturale (proprio la rifondazione di uno statuto culturale) passa per una visione globale dell'uomo e della sua salute psicofisica, abolendo un vecchio modo, vecchio a morire, di concepire la scienza. Questa esigenza deriva anche da una preoccupazione che come sindacato avvertiamo in modo particolare; il ricostituirsi di una situazione di separatezza e dualità di competenze e di organismi sui problemi della prevenzione: da una parte l'ecologia, il territorio, dall'altra gli ambienti di lavoro. Come sindacato poniamo il discorso in termini di autocritica: anche al nostro intervento molto c'è da lavorare perchè questa dualità sia definitivamente superata. Noi consideriamo molto positivamente il sorgere e il moltiplicarsi di movimenti ecologisti, e soprattutto [ ' interesse che i giovani sembrano porre su questo problema, ma non riteniamo altrettanto positiva la tendenza unilaterale della maggior parte delle loro posizioni, L'impostazione di alcune azioni, così come viene avanti, rischia di mettere sullo stesso piano ogni genere di rivendicazione, dal fumo alla caccia, dall'alcool alle centrali nucleari, senza che emerga una scelta di priorità e un piano conseguente, che consenta nel tempo la verifica dei risultati e un bilancio tra i costi e i benefici. In questo senso la tendenza a generalizzare rischia anche di far perdere di vista il responsabile principale dell'inquinamento e di molte malattie: l'ambiente di lavoro, o meglio le centinaia di sostanze nocive e fattori di rischio che danneggiano sia i lavoratori sia il territorio, costituendo in alcuni casi un pericolo gravissimo, come vere e proprie bombe ad alto rischio: Seveso ieri, poi Chernobil e oggi Basilea. Noi rimaniamo convinti che occorra ricominciare dai luoghi di lavoro per portare avanti un'efficace azione di risanamento e di prevenzione, avendo come riferimento principale la vostra struttura che è oggi l'unica a garantire tutte le figure disciplinari necessarie ad un corretto intervento di prevenzione. Con ciò non vogliamo ribadire l'idea della centralità della fabbrica e, d'altronde, la linea di un sindacato per i cittadini che la UIL si è data nell'ultimo congresso, rispecchia chiaramente il tentativo di questo superamento. Con questo concetto vogliamo riconfermare la linea e la posizione della UIL espressa anche nel Convegno dell'85 sui servizi di Medicina del lavoro. Siamo tutt'ora convinti della validità dell'impostazione delle nostre proposte, che sono state d'altronde oggetto di dibattito anche all'ultimo Congresso della UIL con l'approvazione di un progetto operativo specifico. Dobbiamo però ammettere che sia- mo in ritardo nella attuazione di tale progetto, per le difficoltà, interne ed esterne, che abbiamo incontrato in questi ultimi tempi. Queste difficoltà sono ora in via di risoluzione e ci prepariamo a partire il prossimo anno con un progetto che dovrebbe garantire una continuità di impegno, e` in termini di operatori, e in termini di strumenti, ponendosi obiettivi non a brevissima scadenza ma che diano risultati solidi. Il progetto ha 2 obiettivi prioritari: la creazione di una Consulta delle categorie e la formazione di un gruppo nazionale permanente di formatori. Per quanto riguarda la Consulta abbiamo individuato alcuni scopi principali: 1) riattivare la rete informativa all'interno delle categorie e verso i centri istituzionali; 2) coordinare la strategia contrattuale ai vari livelli; 3) soprattutto iniziare una riflessione sui diritti contrattuali acquisiti, sul piano dell'attuazione e della rispondenza alle esigenze attuali; 4) contribuire all ' individuazione di reali priorità di intervento. Quanto al gruppo nazionale di formatori la UIL ha deciso di investire le proprie energie in un campo che ritie- ne fondamentale proprio nell'attuale fase di espansione delle tematiche ambientali; se infatti sta aumentando la sensibilità nei confronti della preveni zione, in realtà non si sono avvertiti miglioramenti nella conoscenza dei rischi nei luoghi di lavoro e nella attuazione pratica dei corretti strumenti informativi. Ma, nel nostro impegno per la diffusione delle conoscenze, siamo consapevoli di dover puntare non tanto ad un astratto "sapere" scientifico, quanto ad un concreto "saper fare", cioè ad organizzare la difesa nei confronti dei rischi. Ecco perché l'obiettivo prioritario del gruppo nazionale dei formatori sarà quello di costruire una rete permanente di formazione all'interno delle categorie, in grado di individuare i terminali di organizzazione nelle fabbriche che sappiano gestire gli strumenti contrattuali esistenti, superando il divario attuale tra diritti acquisiti e capacità di gestione, tra sforzi profusi e risultati raggiunti. Un secondo obiettivo, ugualmente importante, del gruppo nazionale dei formatori sarà quello di attivare la sensibilità e la partecipazione dei lavoratori, rendendo così possibile lo sviluppo di nuovi spazi contrattuali, soprattutto nella contrattazione articolata. Il punto fondamentale di questo im- pegno e la sua fondamentale novità, rispetto ad interventi precedenti, consiste nella progettazione senza la quale, ne siano consapevoli, ogni sforzo sarebbe inutile. Questo progetto dovrebbe consentire di avviare vere vertenze territoriali, sia nei confronti dei Comuni sia nei confronti delle regioni, vertenze che abbiano al loro centro il problema della salute dei-lavoratori insieme a quello della difesa e del recupero del territorio. Per questo obiettivo sarà fondamentale il rapporto con i Servizi di Medicina del Lavoro, per disegnare insieme piani di risanamento e di bonifica. In questo progetto, se il sindacato dovrà ricominciare dai luoghi di lavoro, i Servizi dovranno aprirsi di più al territorio proponendosi maggiormente come punto di riferimento e soggetto di programmazione. Per questo scopo assume una grande importanza la Rivista della SNOP che andrebbe diffusa più capillarmente, a partire dalle stesse strutture del sindacato. Questo strumento sarà senz'altro utile per i nostri stessi obiettivi, e. per ricostruire un legame stretto, che ha avuto tanta parte nel passato, ma che è altrettanto condizionante oggi per il successo del nostro nuovo impegno sul piano della prevenzione. BASTA LEGGERE A SBAFO CIAO MAMA Primi cinque numeri di SNOP: provenienza regionale degli articoli e delle notizie brevi. 13 Lombardia 4 Liguria 3 Emilia Romagna 3 Piemonte 1 Abruzzo 1 Veneto 1 Toscana 1 Friuli Venezia Giulia 16 Lombardia 8 Emilia Romagna 6 Liguria 5 Piemonte 2 Veneto 1 Toscana 1 Friuli Venezia Giulia 1 Trentino 1 Abruzzo Campania Alla lettura dei dati sopra riportati la prima preoccupazione è stata quella di frugare sotto gli armadi per controllare se la tracotanza del potere non avesse imboscato tutti gli articoli provenienti da quella Italia che non compare o che compare solo di sfuggita: non abbiamo trovato nulla. II tentativo, annunciato ad Arezzo, di far uscire questo foglio demenzialmente macchiato di giallo dal ruolo di esile strumento nelle mani di pochi per il precario collegamento dei molti, non può non tener conto di questi dati. Dunque, poiché le cose succedono, poichè il lavoro viene fatto, e molto spesso bene, poichè gli operatori hanno più cose da dire di quante loro stessi non pensino, poiché le carenze di uno sono spesso riserva di caccia di altri, poiché infine in un mondo di ipercomunicazione fare un lavoro non basta ma è fatto obbligo di dirlo, ci troveremo nei prossimi mesi sommersi da manoscritti. Questi saranno tutti interessanti, tutti corredati di tabelle fitte di dati, tutti lunghi molte cartelle e tutti probabilmente impubblicabili. Per un motivo, principalmente: il numero che si trova in fondo all'ultima pagina di questa rivista sta a significare che Snop è formato da 30 pagine, più o meno. Arriveremo forse a 40 o 48, ma i numeri con tre cifre necessari per contenere lavori lunghi e verbosi non sono a portata di mano. Confessiamo subito allora che il contributo che sognamo di ricevere è composto da un testo essenziale, scritto in decente italiano, esposto in modo possibilmente brillante, che abbia una premessa che consenta di capire di cosa si parla e un finalino che racconti a quali conclusioni si è giunti o che ammetta esplicitamente che non si è giunti a conclusio- ne alcuna; nel mezzo pochi dati, chiari . e significativi; alla fine firme, enti di appartenenza, indirizzi, telefoni e quant'altro possa servire a chi fosse interessato a saperne di più, per mettersi in contatto con gli autori. Le parti potranno quindi utilizzare altri mezzi, quali le poste e il telefono, o decideranno di passare il weekend insieme a Capri per dirsi tutto. Forse potrà sembrare ovvio ai più, ma va detto: sarà utile (leggi tassativo!) che la scrittura sia a macchina, le correzioni incomprensibili evitate, le ripetizioni inutili stralciate, le fotocopie sbiadite utilizzate solo per protestare con chi vi ha venduto la fotocopiatrice e i grafici tracciati su fogli a parte e accompagnati da didascalie. Sulle fotografie che gentilmente ci farete avere si dirà più avanti. Ancora una cosa: se sarete così fortunati da trovare stampato il vostro prodotto, ma stravolto, irriconoscibile, tagliuzzato qua e là, con intere frasi ri- voltate e parole sostituite, non offendetevi per favore, ma anzi inorgoglitevi perché vorrà dire che per quanto redatto con linguaggio da setta segreta, il vostro lavoro aveva un contenuto talmente innovativo e geniale da indurci a passare molte notti al lavoro pur di renderlo comprensibile ai più. Non succederà spesso. Ora in poche parole vi esponiamo i nostri progetti. 1) Aumentare il numero dei redattori, perché due non è un numero perfetto, nè primo, nè tantomeno sufficiente. Il candidato redattore avrà voglia di . costringere quanti vivono nelle sue vicinanze alla produzione di scritti, avrà carisma sufficiente per vagliare e sgrossare quanto raccolto, sarà disposto a viaggiare periodicamente per riunioni di redazione che si terranno prevalentemente a Milano. A questo proposito una notizia che farà contenti i tifosi: Magelli è stato ufficialmente acquistato dalla redazione e da questo numero giocherà con la nostra maglia. 2) Portare il numero delle pagine a 32 o più. Questo numero di pagine ne ha già 32, ma affinché la cosa possa utilmente continuare è necessario che ognuno si rilegga la prima parte di questo scritto. 3) Trovare finanziatori, perché 32 pagine costano 1.3333 volte il prezzo di 24 ed anche perché i viaggi ed il tempo della gente che lavora alla rivista costano. breve descrizione del soggetto. Può apparire sciocco dirlo, ma una foto di un uomo con un braccio tutto dentro un liquido nerastro può sì rappresentare un operaio addetto alla tempra dei bulloni, ma anche un pescatore di frodo oppure lo zio che ha perso le chiavi in un tombino. .z 4) Lanciare una campagna abbonamenti, come evidenziato nel riquadro che trovate qui sotto. 5) Raccogliere fotografie per la costituzione di un archivio di immagini del lavoro. Un buon archivio di immagini del lavoro; così come un buon archivio di immagini del tempo libero, è idealmente costituito da immagini interessanti e belle, le fotografie saranno stampate in formato 18x24 o avranno il formato 24x36 o 6x6 se diapositive, e porteranno con se alcune banali informazioni: autore, luogo nel quale sono state scattate, data anche se approssimativa, ABBONARSI È FACILE Fino ad ora abbiamo stampato ogni numero della rivista in poco più di 4000 copie. Queste sono state inviate ai soci, assegnate alle sezioni regionali per una distribuzione locale a supporto di iniziative, contatti, discussioni o altro, e le restanti copie sono state spedite ad una mailing list di servizi, enti, personalità. E chiaro che i soci, le sezioni regionali e quanti altri dai quali di volta in volta vorremo farci conoscere, continueranno a ricevere gratuitamente la rivista; è meno chiaro che la potranno continuare a ricevere gli altri, in quanto non abbiamo intenzione di favorire la deforestazione nè l'aggravamento dei problemi inerenti lo smaltimento dei RSU per mandare carta a chi , non interessa. Gradiremmo invece che coloro che fossero interessati a quanto andiamo pubblicando decidessero di abbonarsi. Il costo dell'abbonamento è stato così stabilito: Anno 1987 (quattro numeri) Anni 87-88 (otto numeri) lire 20.000 lire 30.000 Il versamento va effettuato sul cc postale n. 20012407 intestato a SNOP - Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione - via Ciamician, 2 Bologna - indicando la causale del versamento e l'indirizzo a cui spedire la rivista. Le cifre sopra riportate potranno essere aumentate a piacere da chiunque decidesse di definirsi con termini quali sostenitore o similari. La Redazione Ancora: sul diaframma usato e sulla marca dell'obiettivo è ammesso il segreto professionale. 6) Sapere tutto, ma proprio tutto su chi siamo, e dunque: numero degli operatori e loro qualifiche, dati sugli addetti e sulle realtà produttive, leggi e progetti locali, interventi fatti, aggiornamenti continui di quanto sopra. Sul numero otto (4 della nuova era) smetteremo di pubblicare schede regionali e vorremmo invece rendere noti quadri significativi e ragionati di situazioni, anche lontane. 7) Aprire rubriche fisse sui seguenti argomenti: a) Chimica. Nonostante molti si muovano a proprio agio in un impianto chimico, non è così per tutti, fors'anche per via del fatto che i tecnici laureati sono pochi e i corsi regionali ancora meno. Allora la rubrica sull'intervento fra tubi e reattori dovrà diventare per qualche numero un seminario di metodologie, leggi e normative, trucchi del mestiere ecc. b) Agricoltura. Tutti, o quasi, ce l'hanno e allora ognuno dica che cosa ci fa. E che cosa ottiene. c) Cancerogeni. Epidemiologicamente parlando dovremmo riuscire a fare qualcosa. d) Estero. Non siamo al centro del mondo, ma se anche lo fossimo non ci rimarremmo a lungo se non ci informassimo su quanto succede alle frontiere. A presto Jean Olivier! e) Nuove tecnologie. La silicosi c'è ancora, naturalmente, ma un bel po' di silicio se ne è uscito dalla sabbia e vogliamo pedinarlo per evitare che combini altri guai. In queste rubriche vorremmo anche pubblicare articoli firmati da persone intelligenti che di solito non scrivono su Snop e che hanno comunque cose interessanti da dire sugli argomenti di cui ci occupiamo. Non tutti possono sempre leggere tutto quanto si pubblica altrove, ma non si può negare che alcune riviste e giornali propongono cose interessanti che riportate all'interno del nostro dibattito potrebbero ulteriormente sprovincializzarlo. Ed ora il notiziario: ci vorremmo mettere delle notizie. Ovvio, direte voi, ma per farlo bisogna venirne in possesso e con questo il cerchio si è chiuso e si ritorna ai dati di apertura. Solo che d'ora in poi ci aspettiamo che ognuno voglia fare ciao con [a manina, come alla televisione dei primi giri d'Italia in diretta. Giallolimone RUOLO CONTRO RUOLO Documento approvato alla Assemblea dei soci SNOP Dalla relazione di E. Volturo al convegno di Arezzo ... Per concludere questa parte, un segnale d'allarme. Un tempo al centro dello scottante tema del "ruolo" vi erano alcune sofferte riflessioni autobiografiche o, se si vuole, autocommiserative. Il medico, per esempio, si chiedeva quale fosse il suo ruolo in un servizio di prevenzione. Oggi, invece, il discorso sul ruolo è più pragmaticamente fegato non tanto alla scelta vocazionale quanto all'analisi di compiti e funzioni. E fin qui va bene. ma è anche vero che va assumendo importanza sempre più rilevante il rapporto tra ruoli. Non si può non vedere, in certe situazioni, una certa tendenza a inventare schieramenti (p. es. medici v/s tecnici). Le ragioni sono molte e non prive di fondamento: le responsabilità, i compiti, i salari, lo sviluppo di carriera, la partecipazione alle decisioni, la gratificazione professionale. Certo è che safari sperequati, trattamenti normativi penalizzanti, sviluppi di carriera squilibrati hanno pesanti ricadute sull'operatività dei servizi, specie nei suoi aspetti più nobili, in quegli aspetti di progetto che tanto ci stanno a cuore. Né la SNOP intende nascondersi dietro il dito di "non essere un sindacato", e lo ha dimostrato coi fatti. ma dobbiamo sottolineare come sia suicida creare le "correnti". Si esce dall'ambito fisiologico del confronto quando si passa da condizioni di legittima insoddisfazione sindacale a invenzioni culturali o tecnico-scientifiche che segnano profondamente il lavoro quotidiano. Ne nascono deformazioni grottesche: medici che si autoproclamano le vere teste pensanti della prevenzione, i professionisti più organici, più complessivi degli altri. E anche tecnici che sostengono che, in fondo, la vera prevenzione la fanno solo loro. Si rischia di avviare una sorta di guerra intestina che avrebbe l'unico risultato di distogliere l'attenzione da chi istituzionalmente dovrebbe occuparsi di questo problema e non lo fa oppure lo fa molto male. Su questo terreno non è e non sarà mai possibile far maturare neanche uno dei molti progetti che si agitano oggi nelle nostre teste. 11 documento che segue è stato approvato ad Arezzo dall'assemblea dei soci SNOP. É un documento d'intenti, che come tale rischiava di rimanere velleitario e massimalista e forse anche di diventare strumento per arginare il malcontento serpeggiante. Consapevole di ciò la Snop lo ha ampiamente utilizzato in contatti col sindacato per tutte le parti riguardanti il contratto e l'organizzazione dei servizi che sono di stretta pertinenza sindacale. Da parte sua la Società nella sua attività ha sempre dato la giusta rilevanza alle diverse professionalità. Non si può però negare che i • problemi esistano e che non sono solo di carattere contrattuale ma anche interni ai vari micromondi di lavoro, con aspetti di accentramento, scarsa informazione, delega delle funzioni meno gratificanti. Se questo documento favorirà un dibattito locale non isterico ma costruttivo avrà raggiunto il suo scopo. La discussione che a livello nazionale e locale si sta svolgendo sul nuovo contratto di lavoro della Sanità non può non interessarci: per quanto la SNOP non sia né voglia essere, un'organizzazione sindacale, non può "chiamarsi fuori" da una problematica che viene a toccare in modo così diretto il presente e soprattutto il futuro dei nostri servizi. E infatti evidente che il modo con cui si concluderà l'attuale vicenda contrattuale influirà pesantemente sul futuro assetto dei servizi, sia sull'organizzazione del lavoro, che sul loro sviluppo in termini di personale e professionalità, sia sul "clima" interno ai servizi stessi: come si può pensare infatti che si possa lavorare in armonia e serenità in una situazione in cui a pari responsabilità e impegno corrispondono trattamenti economici differenziati anche del 100% in cui ad alcune figure professionali è precluso un naturale sbocco della progressione di carriera, cioè I'apicalità? In cui la direzione dei servizi viene vista come appannaggio o diritto divino di una sola figura professionale? In cui la professionalità del personale tecnico non laureato, che sul campo si esprime a livelli molto alti e con connotati molto marcati di autonomia e responsabilità, viene svilita da una collocazione normativa tipica di figure con un tipo di lavoro solo esecutivo? Ecco perché, se crediamo ancora nella scommessa sulla prevenzione e nel ruolo dei nostri servizi dobbiamo dire alcune cose sul contratto che si sta discutendo, non per aggiungere un nuovo e ulteriore corporativismo (quello degli "operatori della prevenzione") ai numerosi (troppi?) che già stanno lacerando una categoria (quella dei dipendenti del SSN) che più disomogenea e divisa al suo interno non potrebbe essere, ma, al contrario, per definire una posizione che esca dalle secche del corporativismo delle varie professionalità, e sia funzionale alle esigenze dei servizi e al lavoro interdisciplinare ché vi si deve svolgere. Riteniamo che i punti fondamentali da ribadire riguardo ai servizi di prevenzione ed in particolare ai nostri siano i seguenti. : 1) L'inquadramento di tutte le figure laureate deve prevedere omogeneità di livelli, sia nel numero dei livelli (ini- ziale-intermedio-apicale) sia nell'individuazione del livello d'accesso, sia nella definizione del contenuto professionale (in termini di autonomia e responsabilità) definito per i vari livelli. 2) II trattamento economico di tutte le figure laureate sia del ruolo sanitario che di quello professionale che qualora sia realizzato - di quello medico (come ruolo distinto del ruolo sanitario) deve tendere alla massima uniformità possibile, sia come stipendio base che come indennità accessorie. Essendo evidente che non è ammissibile, per i medici dei servizi di prevenzione, un trattamento economico differenziato rispetto ai medici impegnati nei servizi di diagnosi e cura, ne deriva implicitamente che il trattamento delle altre figure laureate dovrà tendere all'uniformazione con trattamento economico del personale medico. 3) Per quel che concerne le indennità accessorie, l ' indennità di tempo pieno, in particolare, va estesa anche alle altre figure professionali laureate (ciò non può ovviamente valere per le altre indennità peculiari della figura del medico). 4) Qualora nel nuovo contratto venga ancora mantenuto l'istituto dell'in- centivazione (di cui, peraltro, auspichiamo il totale Superamento e la sua sostituzione con altre forme di incentivazione della produttività), esso deve essere completamente rivisto, e deve essere data possibilità di usufruirne in modo uguale a tutte le figure professionali presenti nei servizi (laureati e non). 5) Va chiaramente individuata nel responsabile del servizio la funzione di coordinamento di un'équipe di lavoro interdisciplinare, e in tal senso va ribadita la non coincidenza della funzione di responsabile con l'appartenenza ad una specifica professionalità, bensì la possibilità che tutte le professionalità (a livello di laureati) possano accedere alla direzione dei servizi di prevenzione nei iuoghi di lavoro. 6) Considerata l'elevata autonomia professionale che le figure non laureate, sia del ruolo sanitario che del ruolo professionale, hanno nei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, autonomia e responsabilità (anche decisionale) personale e diretta da quelle che in genere figure professionali analoghe hanno in altri servizi dell'USSL, tale aspetto deve essere pienamente valorizzato, inquadrando questo personale a livelli adeguati al contenuto di autono- mia / responsabilità del lavoro, e non a livelli corrispondenti a compiti piattamente esecutivi. 7) L'aggiornamento professionale deve essere consentito in modo analogo a tutte le figure professionali, laureate e non, individuando precise quote di orario e possibilità di accedere a comandi, stages, ecc. con formulazione dell'articolato del contratto ben chiara e non equivoca, così da non dare spazio ad interpretazioni assurdamente restrittive (ad es. quella recente del Piemonte che non ammette ai comandi per aggiornamento e perfezionamento professionale il personale non laureato). 8) Sarebbe opportuno infine, che i! contratto prevedesse la definizione, almeno orientativa, di standard (quali - e quantitativi) per il personale dei servizi di prevenzione, in modo da vincolare regioni ed USSL a predisporre finalmente idonee ed adeguate piante organiche per i servizi. GRUPPI DI LAVORO SIDERURGIA È intenzione della sezione Lombarda di SNOP organizzare a Brescia nella tarda primavera dell'87, un secondo seminario sul comparto siderurgico, maggiormente incentrato sul "laminatoio". Il seminario organizzato sempre a Brescia nel giugno dell'85 sull'acciaieria elettrica ha prodotto almeno a livello dei servizi lombardi, un salto qualitativo nel coordinamento dell'intervento in questa area ad alto rischio per i tre aspetti fondamentali: sicurezza, igiene ambientale e sorveglianza sanitaria. Ne è prova l'interesse suscitato dagli Atti (ormai esauriti) che vedremo di ristampare almeno in parte per questa seconda iniziativa. All'interno del Convegno SNOP di Arezzo la piena riuscita del gruppo di lavoro siderurgico che ha visto la partecipazione di operatori di Brescia e provincia, Bergamo, Sesto S. Giovanni, Novi, Settimo, Torino, Livorno, Piombino, Aosta, Pomezia, Taranto, ISPELS Nazionale, ci ha confermato la necessità di varare questa iniziativa, presentando un ventaglio più ampio di esperienze. Dalla riunione di Arezzo è emersa l'esigenza di articolare il Convegno su: laminatoio (schede di ciclo, aspetti principali di igiene ambientale e di sicurezza, principali bonifiche, sorveglianza sanitaria) produzioni particolari ("acciai legati" es. Aosta, Piombino, Bolzano...) e inquinamento da metalli (cromo, nichel, piombo, selenio...) aggiornamento su tecnologie e bonifiche in acciaieria esperienze di sorveglianza sanitaria monitoraggio biologico e ambientale il problema delle sostanze chimiche analisi del fenomeno infortunistico impatto ambientale. Si chiede quindi di segnalare le disponibilità (relazioni, interventi, poster...) per il seminario. La riunione preparatoria si terrà a Milano in febbraio-marzo. riferimenti: Ettore Brunelli - Antonio Candela U.S.S.L. n. 41 Brescia - tel. 030/56575 Celestino Panizza U.S.S.L. n. 38 Gardone Val Trompia tel. 030/837661 Angelo Borroni Politecnico di Milano tel. 02/2399 - 3134 Costituito il gruppo ' di lavoro nazionale CAVE Nel corso dell'8° Congresso Nazionale ad Arezzo si è costituito il gruppo di lavoro nazionale sul comparto cave e lavorazione materiali estrattivi, presenti operatori toscani, lombardi, trentini, veneti, piemontesi, sardi, laziali e campani. Preso atto delle esperienze fin qui realizzate, soprattutto in toscana, trentino e lombardia, si è convenuto di: - inviare al più presto una scheda per la definizione delle caratteristiche e dimensioni delle varie esperienze; socializzare i protocolli d'indagine finora usati; aderire come SNOP al Convegno Regionale che si terrà in materia di bonifica ed impatto idrogeologico a Morbegno (SO) 1'8-9 maggio '87 e di convocare in quella sede il gruppo nazionale; far pervenire a quella data le schede succitate e il resoconto delle esperienze sotto forma di posters o elaborati scritti, unitamente ad un campione di materiale per analisi qualitativa affidata ai pisani, che consenta di costituire un catasto dei materiali in Italia; sperimentare in alcune realtà il metodo d'indagine proposto da Trento, verificandone l'efficacia in una giornata di studio da tenersi presso l'Università di Milano o di Torino, e curata dal Prof. Maggi; far riferimento organizzativo per il 1° semestre '87 all'U.O.TSLL di Morbegno (SO) R. Pattarin, L. Villa. 0342/613324. MANUALE PER GALVANICHE Abbiamo deciso di pubblicare un piccolo manuale sull'intervento nel comparto galvanica entro la metà dell'87. Chi fosse interessato a collaborare con idee e contributi è pregato di fare riferimento (entro febbraio-marzo) a: Giulio Sesana: presso Unità operativa ospedaliera di medicina del lavoro USSL n. 63, Desio - tel. 0362/6164 - per il tema sorveglian, za ambientale. Giorgio Grimoldi: presso UOTSLL della USSL n. 9 - Saronno tel. 02/9609551 - per il tema impiantistica e bonifiche. Camillo Boni: presso UOTSLL della USSL n. 66 - Cusano Milanino - tel. 02/6192746-6193355 - per il tema sorveglianza sanitaria. PELLI E CALZATURE Lo scopo che ci si era prefissi a Rimini l'anno scorso dando vita all'iniziativa di organizzare una serie di seminari di comparto era quello di fare il punto alla metà degli anni 80 sulle attività di indagine svolte dai Servizi territoriali in un arco di tempo che è ormai di circa un decennio. Urgeva anche offrire a tutti del materiale facilmente utilizzabile, orientato ai problemi peculiari che si affrontano nell'attività dei Servizi. In questa luce va vista la proposta scaturita dal gruppo Pelli e Calzature che ad Arezzo ha avuto una prima riunione su base nazionale. Si è convenuto che il comparto in questione è tra quelli più conosciuti ed anzi per certi versi si tratta di un settore produttivo che ha dato origine alle prime esperienze di intervento programmato di comparto. Fin dalla metà degli anni settanta si segnalano infatti interventi in Toscana e Lombardia che configurano delle vere e proprie indagini di comparto. E parso quindi opportuno procedere ad una raccolta sistematica del materiale documentario prodotto dai diversi servizi intervenuti in vista della produzione di un "Manuale" che metta in evidenza i punti sui quali c'è accordo nella metodologia d'intervento e quelli sui quali viceversa il dibattito scientifico è ancora non concluso. Su quest'ultimo versante certamente molto c'è ancora da fare per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria per la quale non è facile prevedere almeno per ora l'adozione di protocolli dettagliati e validati. Si è anche discusso dell'oppor~tunità di organizzare una giornata di studio proprio su questi aspetti in discussione e per fare il punto su quanto emerge dal mondo della ricerca dal quale si segnalano interessanti novità. Prossimo compito del gruppo è quello di procedere ad un censimento delle realtà territoriali che hanno prodotto interventi ed esperienze sul comparto e di effettuare un lavoro editoriale in vista della pubblicazione. riferimenti: Alberto Baldasseroni UOTSLL - U5SL 63 via U. Foscolo, 24 - 20033 Desio (Ml) Patrizia Faravelli UOTSLL - USSL 78 via Trieste, 23 - 27029 Vigevano (PV) Letizia Sommani SP15AL - USL 10D via Pantin, 1 - Scandicci (FI) INFORMATIZZAZIONE Il VI Convegno Nazionale (Caramanico - 1984) aveva affrontato il tema della informatizzazione dei Servizi di Prevenzione con un gruppo di lavoro che aveva fatto il punto sulle iniziative allora nascenti e dato alcune indicazioni di massima: priorità agli archivi "per ditta" piuttosto che "per esposto", privilegio ai codici nazionali o internazionali (piuttosto che all'auto-codificazione), necessità di sviluppare la parte gestionale degli archivi e di elaborare indicatori di valutazione delle informazioni archiviate. I lavori del gruppo nato per Caramanico si erano conclusi dopo alcuni mesi con un Catalogo dei software utilizzati nei Servizi allora in fase di informatizzazione e con un documento che suggeriva una struttura minima comune per la scheda anagrafica delle ditte. AII'VIII Convegno di Arezzo sono state presentate 4 esperienze: 2 archivi centrati sulle ditte (il Sistema Informativo automatizzato che coinvolge 15 USL liguri e quello dell'USSL di Melegnano), 1 archivio per audiometrie realizzato dalla USSL di Asti e una proposta di "archivio di formulati di uso industriale" che coinvolge USL di varie Regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana). Nella breve discussione che è seguita si è fatto il punto su cosa è cambiato in questi due ultimi anni e sui progetti di lavoro per il futuro. Negli ultimi due anni il calo dei costi dell'hardware e Io sviluppo di programmi di gestione di data-base sempre più sofisticati hanno reso poten- zialmente possibile a tutti i Servizi la realizzazione di un Sistema Informativo Automatizzato notevolmente articolati. Infatti sempre più esperienze si sviluppano: sono ormai alcune decine i Servizi che usano più o meno ampiamente archivi informatizzati. A fronte di questa situazione di notevole espansione è invece molto carente l'attività di coordinamento delle esperienze, che è attualmente costituita solo da una rete di rapporti punto a punto tra i Servizi che si sono avviati prima su questa strada e i "novizi". i bisogni peraltro sono molto diversificati: si va dalla necessità di alfabetizzazione al bilancio di ciò che si sta realizzando; quest'ultima esigenza è molto sentita, ma è in parziale conflitto con la fase tutto sommato ancora sperimentale in cui ci si muove. E inoltre complesso discutere di Sistema informativo Automatizzato quando inn realtà è ancora in fase di definizione il Sistema Informativo su cui si deve basare l'attività dei Servizi: si corre il rischio di discutere della "versione informatizzata" di archivi non ancora ben chiari in generale nella "versione centrale". E risultato evidente che occorre discutere di più e meglio di questi argomenti sforzandosi di non ridurre la discussione alla presentazione delle "maschere" per l'archiviazione dei dati che ognuno ha realizzato: un Seminario sul tema è l'occasione migliore, e va preparato approfonditamente per impegnare tutti i Servizi disponibili ad estrarre dalle sperimentazioni in corso delle valutazioni e delle indicazioni per chi è ancora in fase iniziale. Un suggerimento conclusivo che è una ipotesi di lavoro per tutti i Servizi: l'INAIL, invitata da un Decreto dei Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 gennaio 1986, è disponibile a fornire alle Regioni che lo richiedono due archivi: le ditte assicurate INAIL (con indirizzo, codici INAIL delle lavorazioni, etc...) e l'elenco dei singoli infortuni definiti (non riconducibili alla ditta, ma al Comune, alla lavorazione, etc...). Non ci risulta che le Regioni si siano date particolarmente da fare per ottenere questi dati, che potrebbero costituire un ottima base anagrafica per i Servizi che ne sono sprovvisti, e un elenco di verifica per chi dispone di un'anagrafe. Inoltre questi dati sono forniti dall'INAIL su nastro e possono essere facilmente disaggregati e trasferiti su dischetti nei formati di uso corrente sui personal-computer: potrebbero così esser facilmente riversati in un database o analizzati con programmi statistici in sede locale, oltre che - come è necessario - costituire materiale di lavoro per il livello regionale. Dario Tagini riferimenti del gruppo informatici Dario Tagini, USL 57 Melegnano 02/9830042 Massimo Bruzzone, USL 12 Genova 010/280632 Pietro Falanga, USL 9 Genova 010/600851 Natale Campisani, USL 15 Genova 010/865654 EDILIZIA Nei numeri precedenti abbiamo pubblicato schede, considerazioni metodologiche ed esperienze relative a questo comparto e per qualche tempo non riteniamo di poter dedicare altro spazio all'edilizia, a meno che non si tratti di critiche a quanto pubblicato, che, s'intende, dovranno essere esposte sinteticamente. Il comparto merita però un maggiore approfondimento la cui sede non potrà essere altro che un gruppo di lavoro nazionale. Coloro che intendono promuoverlo scriveranno alla redazione che organizzerà un incontro in tempi brevi. Atti convegno comparto legno e Sono ancora disponibili poche copie degli Atti del Convegno SNOP sul Comparto Legno (lire 20.000 spese postali comprese). riferimento Elio Tagliatine e Marco Cerchioli UOTSLL - USSL n. 12 via Cavour 10 - Cantù (CO) tel. 037/705330 VARIE FERRARA Le figure sanitarie II 7/10/86 si è svolto a Ferrara un seminario regionale sul tema "Gli operatori dei Servizi di Medicina Preventiva e Igiene del Lavoro alla verifica della loro identità professionale "Le figure sanitarie", organizzato da SNOP e dall'U.S.L. 31 di Ferrara. L'esigenza di una riflessione comune fra tutti gli operatori, non solo sanitari, presenti nei servizi della nostra regione, era sentita ormai da molto tempo. Con il consolidarsi, infatti, di una prassi operativa basata non più sull'art. 9 della legge 300170, ma soprattutto sui compiti di vigilanza, si è andata manifestando una tendenza oggettiva ad abbandonare la metodologia interdisciplinare, che pure ha caratterizzato i nostri servizi per almeno un decennio, ed addirittura, in qualche specifica situazione, a negare la utilità delle professionalità sanitarie ai fini della prevenzione. Il seminario ha visto la partecipazione di circa 80 operatori, prevalentemente sanitari; oltre alle relazioni previste nel programma, vi sono stati due interventi preordinati, del Prof. Cavalieri, presidente della sezione emilianoromagnola della Società Italiana di Medicina del lavoro, e del Dr. Martignani, responsabile del dipartimento Prevenzione dell'Assessorato alla Sanità della Regione Emilia-Romagna. Nei numerosi interventi, vivaci e decisamente stimolanti, si sono dibattuti ed approfonditi i suggerimenti dati dalle relazioni introduttive delineando un quadro in cui, pur tra molti dubbi e opinioni anche divergenti, alcuni punti fermi sono stati individuati, come ha sottolineato il Magelli nel suo intervento conclusivo: La riaffermazione non rituale del metodo di lavoro interdisciplinare come il più efficace approccio ai problemi della prevenzione nei luoghi di lavoro. La necessità, nel contempo, di definire, più precisamente che in passato, ruolo e competenze delle varie figure professionali: nel seminario si sono fatte proposte molto pertinenti per quanto riguarda i medici e gli assistenti sanitari. La esigenza di una formazione permanente degli operatori più mirata alle varie professionalità, secondo le competenze prima definite, e programmata con il concorso fondamentale dell'Università e della Regione. Il contributo non opzionale delle professionalità sanitarie, opportunamente formate, non solo alle attività di loro specifica competenza, ma a tutte le attività di prevenzione, laddove e quando affrontate con metodo interdisciplinare. Le relazioni possono essere richieste a S.M.P.I.L. - U.S.L. 31 - Via Mortara, 16 - Ferrara (Tel. 0532/33631 - 47607). IMPATTO PLASTICA Il 6 febbraio si terrà a Milano presso la facoltà di Architettura un convegno dal titolo "Impatto plastica", organizzato da SNOP con la collaborazione dell'Assessorato all'igiene e Sanità della Regione Lombardia. Al convegno, cui contribuiranno con interventi importanti le forze sindacali e quelle imprenditoriali, si è giunti come momento riassuntivo di un lavoro sia di studio che sul campo iniziato qualche anno fa. Collateralmente al convegno le USL emiliane terranno un Seminario specifico sulle resine poliesteri rinforzate con fibre di vetro. Nel corso della giornata una serie di interventi preordinati faranno il punto su tutto quanto si sa sul comparto e verrà distribuito il volume degli Atti che comprenderà anche una guida al sopralluogo, indicazioni sulle normative, schede sugli impianti elettrici ed altro materiale indispensabile per intervenire a ragion veduta nelle unità produttive del settore. La connotazione del convegno è dunque non solamente culturale ma anche e soprattutto operativa. Impatto plastica Milano, 6 feb. 1987 Facoltà di Architettura via Bonardi 3 - Fermata MM Piola CRONACHE ARETINE Almeno trecento mine vaganti sottoforma di vivaci partecipanti, di cui più di 200 "iscritti regolari" (incredibile quasi la metà tecnici!), la presenza di ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità, del CNR, dell'ISPELS, di facoltà tecniche, operatori di tutte le regioni (chi più, chi meno), un bilancio economico almeno in pareggio, troppo casino per gli alberghi e ce ne scusiamo, saluti da Pizzinato, in diretta l'assessore Benigni e il preside della facoltà di architettura di Milano, un ambiente confortevolissimo, una cena sociale da re Artù (non Artusil), molta partecipazione.. Difficile descrivere a chi non c'era il clima da alveare rilassato di questo nostro 8' Convegno aretino: un continuo intreccio di contatti sui temi più disparati (amianto, lapidei, foreste, pelli, plastiche, acciaierie...), operatori ai video-box a guardarsi filmati e audiovisivi messi a disposizione dai vivaci genovesi, operatori a smanettare sui computer, scambiandosi segreti da softwaristi, presenze massicce nelle due sessioni principali (nip e asp), risate nella serata film. Insomma quello che volevamo. Certo, un gran passo in avanti rispetto ai nostri passati pur gloriosi convegni. Non tanto per il numero di partecipanti, buono ma non ancora "ottimale", ma soprattutto per la capacità di lavorare insieme al punto di rendere difficile ogni chiusura di giornata caratterizzata da dolci spintonate alle uscite intorno alle ore 20, l'ampiezza dei temi, il loro grado di approfondimento, le prospettive. Certo, la strada è lunga, ma forse è quella buona. Padova, 18 ottobre 1986 Il 18/10/86 si è tenuto a Padova un Convegno su 'utela della salute negli ambienti di lavoro: prevenzione amministrativa e intervento giudiziario", promosso da SNOP Sezione Veneto e dall'Associazione Nazionale Magistrati, con il patrocinio della Regione Veneto. L'iniziativa ha avuto un notevole successo sia per la folta partecipazione di operatori della prevenzione (meno numerosi i magistrati) che per l'acceso dibattito. In un tentativo di sintesi del dibattito si può dire che: sebbene alcuni magistrati tendano a considerare i Servizi di Prevenzione nei Luoghi di Lavoro come poliziotti aggiunti, qualificati nella repressione dei reati nel campo dell'igiene del lavoro, è emerso chiaramente che i campi di rispettiva competenza sono nettamente separati e distinti, anche se frequentemente l'opera di prevenzione ha bisogno del supporto della Magistratura e viceversa, i magistrati hanno bisogno delle conoscenze tecniche degli operatori. E chiarissimo che la prevenzione è un compito amministrativo affidato all'ULSS e non è pensabile che i magistrati saturino gli SPISAL (nè che gli SPISAL si facciano travolgere) con innumerevoli richieste di indagine giudiziaria caso per caso, avulse dai principi della programmazione, degli interventi per comparto, etc. Nè è pensabile che gli SPISAL coprano le carenze di personale dell'apparato giudiziario, essendo essi stessi, molto spesso, sotto organico. E emersa la necessità di programmi di formazione giuridica specifica soprattutto per gli UPG e d'altro canto la necessità di individuare modi idonei per informare e aggiornare i Pretori sulle moderne metodologie di fare prevenzione usate dalle ULSS. Si è inoltre rilevata l'estrema difformità di comportamento dei Pretori talvolta anche all'interno della stessa ULSS con evidenti difficoltà per gli operatori dei Servizi. Sarebbe pertanto estremamente utile che i magistrati individuassero dei modi di coordinamento per uniformare alcune metodologie procedurali di minima, pur nei rispetto dell'autonomia dei singoli giudici. - Sono stati individuati nella non applicazione di certi articoli della L.R. 54/82 alcuni grossi ostacoli all'opera di prevenzione nei luoghi di lavoro sul territorio regionale. 1n particolare: l'art. 1, che prevede l'istituzione di SPISAL con autonomia tecnico-funzionale in tutte le ULSS, salvo specifici atti formali molto precisi e severi; l'art. 26, istituzione del centro regionale di ricerca, documentazione, raccolta e diffusione dati con compiti di formazione e aggiornamento; l'art. 27: comitato regionale di coordinamento. Rif. Flavio Coato SPISAL USSL 34 Via Piave, 71 36075 Montecchio M. (Vi) Tel. 0444/799387 CONVEGNO ASSOCIAZIONE LOMBARDA DI MEDICINA DEL LAVORO E IGIENE INDUSTRIALE - sabato 28 febbraio 7987 ore 9,30 a Brescia - Aula Magna dell'Università, Via Val Sabbina 19 Competenza, Responsabilità del medico e adempimenti medico-legali nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori. il medico del lavoro in fabbrica (Losito) • il medico del lavoro nella struttura pubblica (Bodini) la sorveglianza sanitaria: concetti generali (Alessio) • problemi medico legali: rapporti di causalità, responsabilità professionali, obblighi normativi (De Ferrari, Tavani, Buzzi) il parere del magistrato (Cottinelli, di Lecce) sabato 14 marzo 1987 ore 9,30 a Milano, aula della Clinica del Lavoro - Via S. Barnaba 8 la tavola rotonda Normative esistenti e recenti sentenze a cui parteciperanno medici del lavoro, magistrati, medici legali, sindacato, imprenditori, regione... La tavola rotonda sarà preceduta da una presentazione delle conclusioni della 1a giornata (prof. Capodaglio). ISTITUTO NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO - GENOVA REGIONE LIGURIA USL VI LIGURIA Seminario su: "FABBRICA E AMBIENTE" Idee e tecniche per la prevenzione dei rischi ambientali e sanitari 12/13 Febbraio 1987, Savona Sala consiliare del palazzo della Provincia Per informazioni: Stefano Bonassi Servizio di Epidemiologia Ambientale Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro V.le Benedetto XV, 10 16132 Genova Tel. (010)352828/851/853 11BRERIA F. Carnevale - G. Moriani STORIA DELLA SALUTE DEI LAVORATORI MEDICI, MEDICINA DEL LAVORO E PREVENZIONE Ed. Libreria Cortina Verona 1986 L. 30000 Il libro di Carnevale e Moriani rappresenta un contributo molto importante a quel dibattito avviato da Giulio Maccacaro fin dal lontano 1973 sulle vicende della salute della classe lavoratrice nel rapporto con il modo di produzione capitalista. E in tale pro- spettiva si pongono esplicitamente gli autori fin dal capitolo iniziale, richiamando la periodizzazione fatta da Maccacaro. Dopo una descrizione sintetica, ma nientaffatto superficiale delle vicende della Medicina del Lavoro dall'antichità ai giorni nostri, il libro affronta nei successivi tre capitoli più direttamente il problema degli effetti della "Rivoluzione Industriale" in Italia sulla salute della classe operaia. L'andamento della silicosi e delle malattie respiratorie da polveri in genere trovano un'accurata descrizione a partire non solo dalle statistiche ufficiali, come sempre in Italia largamente 24 inattendibili, ma anche dai risultati di studi clinici condotti in quel periodo dai primi medici del lavoro. Dopo aver affrontato il quadro d'insieme della salute operaia nell'impatto con la prima fase dell'industrializzazione che in Italia cade fra gli anni 80 dello scorso secolo e gli anni della prima guerra mondiale, gli autori si soffermano sulle condizioni di vita e sulle malattie che colpivano i lavoratori nel periodo tra le due guerre mondiali. E un capitolo molto importante, perché nascono in tali anni istituti, enti e viene messa a punto una vera e propria "filosofia" della Medicina del Lavoro le cui influenze non cessano di farsi sentire anche ai nostri giorni. Se i primi capitoli del libro risultano di grande stimolo alla riflessione ed all'approfondimento (viene spontaneo il suggerimento che in un prossimo lavoro gli autori offrano un quadro comparativo su scala almeno europea della materia trattata), tanto più stridente è il contrasto con i due capitoli finali. In essi infatti si passa da una storia della classe operaia letta attraverso il contributo di sofferenza e malattia dato, ad una storia dell'ideologia di alcune "Mite" operaie riunite nel sindacato. Ciò che soprattutto scompare in questa seconda parte del libro è la descrizione del fenomeno "salute", mentre prende il sopravvento una sorta di storia della "linea sindacale" sulla salute in fabbrica. Nessun cenno si trova sulle epidemie degli anni 50 e 60 che colpirono popolazioni ampie nelle fabbriche di cappelli ad Alessandria, [lei calzaturifici di Vigevano, negli stabilimenti di viscosa di Varedo, Pavia, nelle fabbriche di coloranti dell'ACNA. Eppure era quella la realtà da cui partire per comprendere l'emergere di nuove istanze nella lotta per la difesa della salute che certo raggiunge in questi anni punte molto elevate. Eccessivo appare anche lo spazio dedicato a sottolineare le carenze e i difetti delle strutture e degli uomini attualmente destinati ad occuparsi della prevenzione in fabbrica: non è descrivendo gli operatori dei Servizi di medicina del lavoro territoriale come dei frustrati dediti alla medicalizzazione forzata della prevenzione che si coglie la realtà dei fatti. Il vizio, che in certe situazioni vicine agli autori certamente esiste, viene da molto lontano e riconosce altre responsabilità. In conclusione un testo che affascina nella prima parte, dando voce ad una storia sepolta, quella della salute dei lavoratori e che perde equilibrio e forma nella seconda, dove è proprio della salute dei lavoratori che non si parla più. A Baldasseroni I LAVORATORI DENTRO LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE materiali didattici a cura della FIOM-CGIL editore Rosemberg & Sellier, Torino 1985, 9 volumi, 500 pagine lire 160.000. Chiudono un glossario e un manuale di applicazioni informatiche nell'industria meccanica. Ovvero per prepararsi al futuro. Spero di avere incuriosito almeno l'area post-modern dei nostri lettori. Laura Budini Questi materiali didattici sono nati da una proposta che la FIOM-CGIL ha rivolto a un gruppo di esperti di diversa competenza, di sperimentare un progetto originale di formazione sindacale sui caratteri e sugli effetti delle nuove tecnologie, in particolare sulle applicazioni al lavoro industriale dei processi di automazione e di elaborazione delle informazioni. Alla base della proposta della FIOM vi era la convinzione che di fronte alla sfida tecnologica il compito della formazione sindacale fosse quello di contribuire al salto culturale necessario attraverso una riflessione sul fenomeno visto dalle diverse angolazioni disciplinari e scientifiche, con l'obiettivo di costruire un nuovo approccio interdisciplinare. Infatti ie osservazioni sviluppate dai diversi punti di vista -- dall'informatico allo psicologo, dallo storico al tecnologo, dall'esperto di sistemi informativi al sociologo - possono indicare i sentieri razionali di una possibile visione unitaria, sintetica del processo in atto. L'astuccio che raccoglie i sette materiali didattici (testo, apparati didattici, schede mobili, grafici trasferibili) non è soltanto un contenitore, una comodità d'uso o di biblioteca, ma ha soprattutto un significato simbolico, rappresentando anche in modo fisico l'approccio modulare e "non definitivo", aggiornabile. Moltissimi gli spunti. - la cultura necessaria per affrontare l'informatica (Mussio) - l'elaboratore elettronico senza segreti (Graziavi) - la fabbrica automatica e l'organizzazione del lavoro (Dina) quale partecipazione e quale contrattazione per le nuove tecnologie (Maggiolini) la "macchinizzazione" dovuta alla tecnologia elettronico-informatica di aree decisive di relazioni sociali (Ferraris) - il drammatico "vissuto" della tecnologia come perdita di significato e ['isolamento dell'operatore, il fenomeno dell'identificazione con l'impresa (Rebecchi). ACQUA - ARIA Il numero 9 (ottobre 1986) di Acqua - Aria è dedicato pressoché interamente all'istituto Superiore di Sanità: un'occasione interessante sia per "ripassare" strutture, compiti, organizzazione, "modalità d'uso" di questo indispensabile e variegato interlocutore che per aggiornarci sui recenti progetti di ricerca, soprattutto in tema ambientale. RASSEGNA DI MEDICINA DEL LAVORO N° 2-3 1986 Su questo numero estremamente interessanti: - L'Europa contro il cancro - Il comparto calzaturiero - Oli e fluidi da taglio - Videoterminali - nuove tecnologie - Per una nuova tabella delle malattie professionali (contributi vari) NOTIZIARIO LA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE non nella lettera, essa ci apre ottime prospettive, perché veramente ci consente di espletare il controllo e coordinamento degli accertamenti sanitari periodici in modo ottimale. La posizione di SNOP dalla relazione di Magelli all'8° Convegno di Arezzo in queste ultime settimane si è verificata una novità che potrebbe assumere una notevole importanza: una recente sentenza della Corte di Cassa zione ha stabilito che le visite periodiche debbano venire eseguite da medici che lavorano nelle strutture pubbliche. Qualora, da parte delle organizzazioni sindacali, di singoli consigli di fabbrica o lavoratori,di associazioni imprenditoriali o di singoli imprenditori, di magistrati, di amministratori delle U.S.S.L., di operatori dei servizi, si decidesse di dar seguito a questa sentenza (che di per sé non è vincolante, non è a "camere riunite" ma, come si suoi dire, è un forte orientamento e "fa giurisprudenza") che ripercussioni avremmo sui nostri servizi, ed in particolare, ovviamente, sul complesso di quelle che abbiamo definito "attività di pertinenza sanitaria'? Credo che tutto dipenda dal modo con cui tradurremo in concreto questa opzione: se cioè ci lasceremo schiacciare dall'enorme peso e dal vincolo che un'interpretazione letterale ed acritica della sentenza pone, oppure se coglieremo in essa la grossa opportunità che ci offre. Mi spiego: se interpretiamo questa sentenza come, solo i medici dipendenti delle U.S.S.L. (dei servizi quindi, quasi obbligatoriamente) possono e devono fare tutte le visite periodiche, sarebbe la fine dei servizi come noi li abbiamo sempre intesi, e la nascita di enormi "visitifici", con decine di medici e paramedici totalmente assorbiti in questa attività, la crisi totale e definitiva di qualsiasi ipotesi di lavoro interdisciplinare e del modo di fare prevenzione che è sempre stata la nostra prerogativa: non c'è dubbio che l'attività di visite, che diventerebbe immediatamente la più importante, se non altro come tempo e numero delle persone coinvolte come scadenze e obblighi da rispettare, come ricaduta in termini di adempimenti amministrativi, ecc. finirebbe in breve col "mangiarsi tutte le altre, o ridurle al rango di "optional". Se invece interpretiamo la sentenza in modo più estensivo, nello spirito e La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha stabilito, che le visite mediche di assunzione e di controllo, previste dall'art. 33 del DPR 303 del 19 marzo 1956, dai cui risultati può dipendere la decisione d 'assunzionego di mantenimento in servizio dellavoratore, possano essere affidate alle sole strutture pubbliche e non già al medico di fabbrica. Su questo tema, oltre alla posizione di SNOP, pubblichiamo una breve nota del Prof. Sergio Zedda, primario della Unità operativa Ospedaliera di medicina del lavoro di Lecco. Invitiamo 'li altri". magistrati, lavoratori, .sindacato, imprenditori, medici di fabbrica... a fare pervenire alla redazione osservazioni e brevi contributi sul tema. Pensate ad un possibile scenario di questo tipo: le aziende sono obbligate a rivolgersi alle U.S.S.L. per gli ASP, e le U.S.S.L. sono tenute per legge (compito di istituto) a rispondere, ovviamente a pagamento. Le U.S.S.L. rispondono prendendosi in carico le aziende ma non eseguendo direttamente gli ASP, bensì affidandoli a medici o strutture convenzionate, (comunque pagate dalle U.S.S.L. e che alle U.S.S.L. come committenti rispondono del loro lavoro, con un'enorme innovazione rispetto alla situazione attuale, in cui il medico di fabbrica risponde all'imprenditore, o anche al centro privato committente che lo assume, lo paga, lo licenzia, ecc.) individuati come "competenti" e qualitativamente validi, con la creazione di un apposito albo o elenco a livello di U.S.S.L., o provinciale o regionale, albo in cui singoli medici e strutture (centri diagnostici, consorzi di professionisti, cooperative di medici, ecc.) potranno essere inclusi se in possesso di determinati requisiti qualitativi. Queste persone/strutture convenzionate, operando di fatto alle dirette dipendenza delle U.S.S.L. sarebbero quindi vincolate all'uso di protocolli definiti, di determinati standards tecnico-operativi, di strumenti informativi omogenei, e garantirebbero,. senza alcuna intermediazione, un flusso informativo. Sarebbe di fatto, la più completa e migliore attuazione concreta, di quell'attività di controllo e coordinamento degli accertamenti sanitari periodici di cui si è parlato fino ad ora: uno slogan da spot pubblicitario potrebbe essere "Tutti i vantaggi dell'esecuzione diretta degli ASP, senza gli svantaggi e gli oneri organizzativi-operativi che ne derivano", e quindi di "Tutti i benefici senza i costi". È evidente che questa è solo una prima riflessione a caldo, a pochi giorni dalla sentenza, ma credo che si tratti di una strada che si può (e si deve) per lo meno iniziare a sondare, per verificarne la praticabilitità. Occorre ribadire comunque che la sentenza invita non "noi" ma le U.S.S.L. ad attrezzarsi e la posizione di SNOP è contraria all'effettuazione "in proprio" da parte dei servizi degli accertamenti sanitari periodici. Un parere competente La decisione di vietare al medico di azienda l'effettuazione delle visite preventive e periodiche obbligatorie appare in contrasto con l'esplicito riferimento, contenuto nella sentenza, alla raccomandazione n. 171/1985 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sui servizi sanitari di azienda. Tuttavia la sentenza coglie un aspetto importante circa il diritto del lavoratore di essere cautelato dalle conseguenze del giudizio di idoneità specifica che può essere usato a fini discriminatori o, in taluni casi, può pregiudicare lo stesso rapporto di lavoro. E evidente che la validità del giudizio è in rapporto alla etica professionale del medico più che alla sua appartenenza al pubblico o al privato, tuttavia non vi è dubbio che sul piano giuridico esista una differenza. La questione è anche legata alla mancanza in Italia di una normativa (standard quali-quantitativi) sui servizi sanitari aziendali e conseguentemente da una mancata definizione della figura del medico di azienda e dei suoi diritti-doveri nei confronti delle due componenti aziendali (lavoratori-direzione) e degli organi di vigilanza dell'U.S.S.L. Certamente l'Ente Pubblico è oggi impreparato al trasferimento "improvviso" di tutta la sorveglianza obbligatoria, né è prevedibile che con gli organici previsti nei piani sanitari gli operatori pubblici possano mai accollarsi questo compito (né d'altronde la sentenza lo prevede per quanto riguarda i servizi territoriali). D'altronde le Regioni, consapevoli dei limiti e delle difficoltà di sviluppo dei servizi di medicina del lavoro delle U.S.S.L., si sono ben guardate nelle leggi regionali in materia di inserire tra i compiti degli operatori l'effettuazione delle visite obbligatorie. Questa attività rimane oggi facoltativa per le U.S.S.L. e subordinata all'espletamento dei compiti istituzionali tra i quali in particolare, per quanto riguarda il personale sanitario, il coordinamento e controllo delle attività di sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Si può tuttavia trovare un modo per rimuovere la giusta motivazione che è alla base della sentenza della Corte di Cassazione. Ad esempio si può dissociare il giudizio di idoneità specifica dalla sorveglianza sanitaria, affidando ai servizi T.S.L.L. delle U.S.S.L. la prima visita di idoneità specifica per le lavorazioni tabellate e successivamente solo per i casi in cui il medico di azienda o il lavoratore ritengano che il giudizio iniziale si sia modificato. Questa soluzione comporterebbe ancora un notevole carico di lavoro per i servizi pub- blici, perciò è prevedibile che le disposizioni degli assessorati regionali confermino la prassi vigente. Anche se non pochi potrebbero essere gli aspetti positivi di una tale prassi: dalla impostazione di una prima anagrafe di esposti a rischi particolari, a "pesare il rischio" in fabbriche non conosciute in vista di un giudizio di idoneità specifica, a "pesare" un protocollo di sorveglianza sanitaria che poi verrà seguito dall'azienda, dall'avvio di un rapporto costruttivo con i medici di fabbrica. In caso di contestazione del giudizio espresso dal medico d'azienda il lavoratore potrà sempre rivolgersi all'Ente Pubblico, in analogia a quanto già avviene per la visita di idoneità (ex art. 5, comma terzo, della legge 300170 - Statuto dei diritti dei lavoratori). E possibile invece utilizzare lo spirito della sentenza per rendere più efficace e più generalizzata la vigilanza dei servizi pubblici sulle attività di sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Per esempio si può disporre che in ogni U.S.S.L. si formino degli elenchi dei medici che esercitano la sorveglianza sanitaria nelle aziende, con possibilità di verifica da parte delle U.O.T.S.L.L. dei requisiti del medico, del tipo di servizio sanitario organizzato nell'azienda, dei protocolli sanitari adottati e relativi strumenti informativi. Per l'idoneità dei servizi sanitari aziendali o interaziendali si potrebbe fare riferimento alla raccomandazione n. 171/1985 dell'O.I.T., oltre alla nota raccomandazione n. 112/1959 sui compiti dei medici di fabbrica. Prof. Sergio Zedda Primario dell'Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro U.S.S.L. n. 16 di Lecco CONFINDUSTRIA: SNOP = 0:1 La cronaca: 12 ottobre, Domenica In...: il presidente della Confindustria Lucchini, intervistato da Raffaella presentava una realtà aziendale rosea: operai strapagati... condizioni di lavoro ottimali. 19 ottobre, sempre Domenica In...: l'operaio Mario Varianti, del Consiglio di Fabbrica della Bisider (una azienda siderurgica -di Lucchini) osava smentire tali affermazioni: fotocopie di buste paga, denunce circostanziate sulle condizioni di vita e di lavoro in fabbrica (mensa, sicurezza, igiene...). Irritata l'azienda si scompone:, dai manifesti in quadricromia tipo depliant Ciga - Hotels sulla fabbrica, all'aggressivo intervento del braccio destro di Lucchini (c'è da rimpiangere i mancini quindi...) dott. Ugo Calzoni sul Sole 24 Ore del 28 ottobre "...in fabbrica dopo le brigate rosse operano le brigate sanità... rimpiango di non avere fatto investimenti in condomini anziché in laminatoi...". Un bel passo falso, un po' arrogante. Insorgono tutti: sindacato, operatori della USSL incriminata ,(la 41 di Brescia rea di avere semplicemente fatto delle indagini...), sciopero in fabbrica. Interviene SNOP con una raffica di comunicati stampa coordinati con la FLM. Si. ritiene gravemente offensiva la dichiarazione di Calzoni, che si riferisce ad operatori del SSN, cui è affidato il compito di vigilanza e controllo per la tutela della salute dei lavoratori e la verifica delle sicurezze nelle aziende (nota: numerose le inadempienze alla Bisider e le fabbriche di Lucchini ai primi posti per infortunio fra le aziende siderurgiche) subito arrivano le scuse di Calzoni, ma forse non basteranno. Comunicato stampa Alle redazioni di.• - AVANTI - CORRIERE DELLA SERA - IL GIORNO - IL SOLE 24 ORE - IL MANIFESTO - L'UNITA - GIORNALE DI BRESCIA - BRFSCIAOGGI La Segreteria della Funzione Pubblica CGIL e della Camera del Lavoro di Brescia, riguardo a quanto affermato dal Sig. Ugo Calzoni al Sole 24 Ore del 28.10.86: ".. Anni fa avevamo a che fare con le Brigate Rosse, ora abbiamo a che fare con le Brigate SANITA"; osservano quanto segue: Siamo di fronte a giudizi diffamatori ed aberranti nei confronti dei lavoratori metalmeccanici, e degli operatori della sanità. Gli operatori della Sanità, nella fattispecie quelli della Unità Operativa, tutela della salute nei luoghi di lavoro, sono funzionari pubblici che esercitano la loro professione per attuare e verificare il rispetto delle leggi che lo Stato democratico liberamente sí è dato. La diffamazione di questi operatori è pertanto un attacco alle leggi, nell'ambito delle quali essi operano; è negazione della funzione delle istituzioni, rispetto alle quali ancora una volta Ugo Calzoni manifesta tutto il disprezzo possibile. BOLLETTINO DI GUERRA N.... Dopo la bianca Chiari, eccoci nella più rosea patria di Colombo. Saltano alcuni posti di chimico laureato nelle unità operative igiene e sicurezza del lavoro di Genova. Ovvero le Usi fanno a meno di operatori qualificati già presenti. Si sta, insomma, delineando una si tuazione nuova. L'atteggiamento di certe istituzioni e di certi interlocutori nei nostri confronti si va spostando da un disegno ormai inveterato di soffócamento per indifferenza, per mancata erogazione di ossigeno, a una vera e propria offensiva, in parte centrale e ben meditata, in parte periferica e/ugualmente aggressiva (ovvero dalla mancanza di ossigeno... al gas tossico). Al di là della rabbia e della solidarietà agli ' operatori, è chiaro che nulla può essere scontato, nemmeno poter lavorare. Vi. terremo informati. TORINO I tecnici non laureati non rientrano. nella fattispecie di cui all'art. 45 Con 'un'interpretazione diciamo, al-' quanto "suggestiva", dell'art. 45 del DPR 761/79 la commissione tecnicoscientifica dell ' USL 1-23 di Torino, ha pensato bene di negare ad alcuni operatori tecnici non laureati, del Servizio Igiene e Sicurezza del Lavoro l'assegnazione di comandi richiesti a scopo di aggiornamento professionale. La commissione in questione ha ritenuto che tali figure professionali "non rientrassero nella fattispecie di cui all'art. 45";'a questo punto i casi sono due: o i 'richiedenti non sono in possesso di una abilitazione professionale conseguita con un regolare curriculum di studi, cosa che a noi non risulta, oppure la commissione di cui sopra interpreta troppo "liberamente" le Leggi dello Stato. La segreteria regionale di SNOP ha ritenuto opportuno prendere pósizionesul fatto, con una lettera di protesta inviata all'Assessore alla Sanità della regione, al Presidente dell'USSL 1-23 di Torino nonché ai segretari regionali delle tre confederazioni sindacali COL, CISL, UIL. Ad oltre due mesi dal fatto l'unica risposta ricevuta è stata quella dell'Assessore alla Sanità Pf. Olivieri che ha dichiarato di interessarsi alla questione. Stupisce il silenzio del sindacato su questo caso che è in palese contrasto con quanto previsto dal Contratto Nazionale di lavoro e soprattutto con lé tradizioni sindacali in merito alla "professionalità" e "qualificazione" del per- j sonale. si.bo. AMIANTO La riunione del Gruppo amianto ad Arezzo è stata particolarmente significativa dal punto di vista della partecipazione di operatori (circa 50) in rappresentanza di numerose regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Friuli V. Giulia, Veneto, Emilia, Toscana, Lazio e Campania) e con la partecipazione di un tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità e di rappresentanti sindacali, del Centro di Documentazione sui rischi e danni da lavoro della C.G.I.L. e di un dirigente aziendale. Dall'animato dibattito sono emerse in particolare alcune posizioni e proponimenti comuni: è per ora difficile strutturare il Gruppo di lavoro in modo organizzato con cadenze periodiche di riunione; è attualmente al centro dell'attenzione (almeno per le Regioni che hanno partecipato alla riunione) la circolare ministeriale sull'eliminazione dell'amianto negli edifici scolastici e ospedalieri; tale documento ha sollevato diffusamente perplessità e critiche; si è concordato di sollecitare i rispettivi Assessorati alla Sanità all'invio di richieste di chiarimenti al Ministero della Sanità (possibilmente con un documento comune dopo riunione inter-regionale) relative ai vari dubbi facilmente individuabili nella circolare; in ogni modo potrebbe essere formalizzate in sede inter-regionale le attività del Gruppo di lavoro nazionale; - sono state ripetutamente sottolineate le necessità di non trascurare i problemi derivanti dall'utilizzo di fibre minerali alternative all'amianto e l'opportunità di effettuare controlli sulla composizione granulometrica di tali materiali (proponendo l'obbligo per i produttori di fornire la curva di dispersione delle fibre in funzione dei loro diametri); è - stato proposto l'invio di una lettera (in pratica dispositiva) alle aziende specializzate o ad enti ed aziende, caratterizzate dalla presenza di amianto negli edifici da loro utilizzati, riguardo ai metodi e alle precauzioni da rispettare nelle operazioni di bonifica e di smaltimento; - si è concordato sull'utilità di raccogliere criticamente, eventualmente traducendolo, il materiale già diffuso a vari livelli nazionali ed internazionali sui problemi di: valutazione, misure ambientali, modalità di rimozione, mezzi di protezione, ecc.; in aggiunta sarebbe opportuna una raccolta di materiale fotografico di materiali e di interventi di bonifica; si è convenuto sul fondamentale ruolo dell'I.S.S. e dell'I.S.P.E.S.L. nella formazione e aggiornamento degli operatori sui vari aspetti del problema amianto; si è in particolare sottolineata l'esigenza di realizzare momenti formativi decentrati per Regioni o gruppi di Regioni che permettano una più ampia diffusione dei criteri di intervento, di comportamento e di analisi. Referenti Massimo Bruzzone Claudio Calabresi USL 12 Genova Tel. 010/297780 Umberto Laureni USL 7 Trieste Tel. 040/280862 FIRENZE Amianto e Ferrovie La prima richiesta dei lavoratori delle ferrovie dello Stato per un intervento dei Servizi del S.S.N. per il problema amianto risale al Novembre/Dicembre 1983. A seguito di ciò, data l'impossibilità di un intervento diretto dei Servizi per i ben noti impedimenti legislativi, vennero svolti solo incontri informali con i lavoratori interessati al problema. Nel maggio 1984 è pervenuto l'invito della Pretura di Firenze a svolgere indagini presso le Officine Grandi Riparazioni (O.G.R.) di Firenze. Precedentemente era stato presentato alla Magistratura, un esposto firmato da numerosissimi lavoratori. E stato così possibile effettuare vari sopralluoghi ed iniziare una messa a punto delle metodiche di analisi delle fibre aerodisperse. A quel momento né il PMP né lo SPISLL avevano l'attrezzatura per tale indagine, essenzialmente costituita da un microscopio ottico a contrasto di fase. A seguito dei sopralluoghi sono state effettuate numerose assemblee di gruppo omogeneo di lavorazione ed è stato così possibile raccogliere preziose informazioni sulle modalità di svolgimento del lavoro. Nel frattempo, dietro pressione dei lavoratori ed anche a seguito di accordi stipulati dal Sindacato con la Direzione Generale FS (Roma) alle O.G.R. sono state prevalentemente eseguite lavorazioni di grande manutenzione solo su carrozze già scoibentate mentre le operazioni di vera e propria scoibentazione, per le quali è stato approntato un apposito capannone, non sono a tutt'oggi ini- ziate. Per difficoltà di ordine tecnico (la messa a punto della metodica è particolarmente difficoltosa in quanto presuppone oltre all'acquisto di apparecchiature ad hoc anche l'addestramento dei cosiddetti "contatori di fibre", l'intervento è ancora in corso ed al momento attuale non siamo ancora in grado di dare una valutazione complessiva delle condizioni di rischio alle O.G.R. di Firenze riguardo all ' amianto. Su questo ritardo pesa soprattutto la lentezza con la quale la USL interessata si è mossa sia per l'inevitabile "carteggio" con la Direzione Compartimentale di Firenze sia riguardo al solo acquisto delle apparecchiature (in alcuni casi si è trattato di spese dell'ordine di poche centinaia di migliaia di lire). In un prossimo futuro, saranno nuovamente eseguiti campionamenti dell'aria ambiente in quanto le ultime difficoltà per la lettura del campione sono in fase di superamento. Stefano Silvestri SPLSLL USL 10/D Via della Cupola, 64 - 50145 FIRENZE tel. (055) 373.604 FENICE PIEMONTESE L'araba fenice viene ricercata ormai da centinaia di anni, ma nessuno a quanto pare ha avuto ancora il piacere di trovarla. Il fantastico pennuto sembra ora essersi concretizzato (si fa per dire) in alcune iniziative della Regione Piemonte nel campo dell'igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro; è passato infatti ormai più di un anno (per la precisione 14 mesi) da una "storica" riunione di operatori dei Servizi convocata dai competenti uffici dell'Assessorato alla Sanità per informare dell'imminente pubblicazione di un manuale sul rumore (vedi notiziario sul terzo bollettino SNOP); nel frattempo del prezioso libretto si è persa ogni traccia. Che sia stato stampato in un'altra regione? Stessa sorte, purtroppo, pare essere toccata al secondo corso per il conferimento delle qualifiche di Ufficiale .di Polizia Giudiziaria, che la Regione Piemonte ha dato per "imminente" da almeno tre anni a questa parte. Probabilmente non si vuole lasciare nulla al caso e questo comporta lunghi, ma proprio lunghi, tempi di pianificazione. Speriamo solo di non dover aspettare i 500 anni dello storico volatile. si.bo. CONVEGNI CONVEGNO REGIONALE LOMBARDO SUL COMPARTO LAPIDEO Morbegno 8-9 maggio 1987 l7° annuncio) Facendo seguito al lavoro positivamente attivato dal Convegno nazionale di Rapolano (Siena) dell'aprile '85 che ha avuto il merito di: * fare il punto sui rischi, i danni e le direttrici di bonifica nel comparto lapideo; • fornire indicazioni sul ruolo che le amministrazioni locali (Regioni, Province, Comunità montane, U.S.S.L., , Comuni) possono svolgere nel favorire un processo di prevenzione; • mettere in comune protocolli tra le diverse realtà nazionali (Toscana, Lombardia, Trentino, Veneto, Piemonte); * organizzare corsi sulla sicurezza di concerto con le parti (vedi settimana sulla sicurezza recentemente svolta a Siena in collaborazione con la CEE, la Facoltà di ingegneria, i Distretti minerari e gli Uffici Cave Provinciali); la Regione Lombardia, su pressione di molte operatori periferici, ha incentivato un coordinamento delle circa 15 U.O.T.S.L.L. delle province di Sondrio, Bergamo, Como, Brescia, e una sensibilizzazione dell'Assessorato regionale che, con delibera di Giunta, ha istituito un gruppo di lavoro composto da Unità Operative T.S.L.L., PMIP, Uffici Cave Provinciali, Assessorati regionali alla Sanità, Ecologia, Lavoro, Industria con i seguenti compiti: - predisporre una proposta di legge di incentivo pubblico alla bonifica nel comparto lapideo; - omogeneizzare metodologie per produrre un quadro regionale di rischi e danni nel comparto; - rivisitare ed armonizzare la legislazione in materia, viste le plurime competenze di U.S.S.L. e Uffici cave. La provincia di Sondrio per una serie di ragioni tra le quali il maggior peso specifico relativo del comparto, la maggior sensibilità degli amministratori, l'avanzato stato dei lavori, si propone di dare impulso e socializzazione alla tematica con un Convegno che sintetizzi le esperienze. Due gli obbiettivi: 1) approfondire il tema delle bonifiche; 2) far levitare i problemi in Lombardia, sollecitando gli Enti Locali alla iniziativa attiva e alla ricerca di ruoli. Venerdì 8 maggio Mattino: primo quadro regionale dei rischi e danni, inteso come punto di partenza (sintesi a cura del gruppo promotore). Pomeriggio: esperienze di bonifica Sabato 9 maggio Mattina: impatto ambientale ed idrogeologico (partecipazione di Istituti di mineralogia, ingegneria mineraria, Uffici Cave...). Pomeriggio: tavola rotonda degli Enti Locali sulle leggi di incentivo e ruolo delle Regioni. per contributi e contatti rivolgersi a: dr. Pattarin - dr. Villa - dr. Cerri: UOTSLL n. 24, via C. Dominioni 23017 Morbegno (SO) tel. 03421613324 dr. Achille: UOTSLL n. 16 - Lecco tel. 0341/482257 prof. Zedda: UOOML presso Ospedale di Lecco - USSL n. 16 - tel. 0341/494343 il programma definitivo verrà inviato dalla segreteria organizzativa del Convegno. SETTEMBRE IN SARDEGNA Si è svolto a Cagliari, dal 17 al 20 settembre, il 490 Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene industriale e mai come in questo caso la banale considerazione "non poteva avere cornice migliore" ci è sembrata essere più appropriata ; infatti il Fort Village di Santa Margherita di Pula, sede del Congresso (prati lussereggianti e bungalows in perfetto stile Disneyland) è falso ed artefatto altrettanto quanto l'immagine del medico del lavoro che si è andata delineando nel corso dei lavori. Pazientemente si è tentato di ricostruire l'immortale fantoccio, quello di un medico del lavoro che al letto del "malato del lavoro" (che si sa contrae malattie particolari con sintomi del tutto specifici), formula brillanti diagnosi servendosi di mezzi sempre più sofisticati, e perché no imposta e pratica riuscitissime terapie. Il tutto con la complicità di un uditorio piuttosto distratto ad "assenteista" che preferiva scaldarsi al sole, almeno lui autentico, della Sardegna piuttosto che ascoltare le numerose comunicazioni riguardanti il costo energetico del lavoro e l'asma bronchiale professionale. Lungi dal voler fare pretestuose e sterili polemiche, ci sentiamo però di suggerire agli organizzatori e soprattutto alla Società italiana di compiere una attenta riflessione sui motivi di un distacco degli Operatori ché in essa dovrebbero trovare un importante interlocutore; una maggiore attenzione alle problematiche reali della medicina del lavoro ed all'attività dei Servizi servirebbe forse a svecchiare l'atmosfera di certi Congressi e rendere più produttivo ed interessante il lavoro di tutti. POGGIBONSI 15-17 ottobre, convegno su metalmeccaniche e fonderie Dal 15 al 17 ottobre si è svolto a Poggibonsi (SI) il Convegno Nazionale "Aspetti emergenti dei rischi e della patologia nel settore della metalmeccanica leggera e delle fonderie di seconda fusione", organizzato da Regione Toscana, USL 19 Alta Val d'Elsa, comuni di Poggibonsi, Colle VdE, S. Gimignano con la collaborazione dell'Istituto di medicina del lavoro dell'Università di Siena. I contributi scientifici provenivano da più realtà territoriali e da vari istituti universitari, in particolare Torino (fonderie), Trieste (saldatura), Pavia (solventi). Il Convegno, sostenuto da una efficiente organizzazione, ha visto la folta partecipazione in particolare di operatori dei servizi territoriali richiamati non tanto dalla novità quanto dalla utilità dei temi e dei comparti indagati, settori chiave nelle attività di prevenzione e vigilanza. Notevolissimo il numero di lavori presentati e mediamente molto validi i contributi (anche in questo caso, come del resto in tutti i convegni, non sono mancate le "perle mediocri"), alcuni decisamente originali come ad es. la misura delle radiazioni ultraviolette nelle saldature elettriche e a fiamma. Alcune relazioni concernevano problematiche ancora aperte o in fase di studio (ad es. il monitoraggio ambientale e biologico negli esposti a cromo esavalente solubile, l'esposizione a fluidi lubrorefrigeranti usati sulle macchine utensili, nuovi indicatori biologici nell'esposizione e solventi, ...), altre hanno portato a conoscenza una mole notevole di dati sulla mappatura nel settore metalmeccanico con relativa trattazione statistica. Ampio spazio ha avuto la metodologia di intervento per "arginare" il fenomeno infortunistico, ancora così drammaticamente presente in questi settori. L'aspetto più carente del Convegno è apparso quello della "comunicazione", sia verbale che visiva: la prima costituita essenzialmente dalla lettura di relazioni già integralmente riportate negli Atti, la seconda tramite le solite diapositive di grafici visibili dalle sole fortunate prime file. Utile e interessante invece il filmato sulle fonderie di seconda fusione. Gli Atti del Convegno sono pubblicati in un unico volume, a cura di Giuseppe Battista e Pietro Catalano e può essere richiesto alla Usi n. 19 Alta Val d'Elsa - Siena - Tel. 0577/936049. c/o Ospedale - 53026 Poggibonsi Marco Riva DIRETTIVO NAZIONALE SNOP Lombardia Provincia Aut. di Bolzano Abruzzo Emilio Volturo (Presidente SNOP) U.O.T.S.L.L. - USSL n. 57 via G. Maestri, 2 20071 Melegnano (Mi) Tel. 02/9830041/42 Stefan Faes Ufficio Medicina del Lavoro c.so Italia 13/A - 39100 Balzano Tel. 0471/36046 Rodolfo Amati (segretario regionale) Servizio di Medicina del Lavoro c/o Poliambulatorio USSL 65057 Scafa (Pe) Tel. 085/8541276 Laura Bodini (segretario regionale direttore bollettino - SNOP) U.O.T.S.S.L. - USSL n. 65 via Oslavia, 1 20099 Sesto S. Giovanni (Mi) Tel. 02/2499631 Gianandrea Gino U.O.T.S.S.L. - USSL n. 58 via Don Gnocchi, 2 Gorgonzola (Mi) Tel. 02/9511557 Emilia Romagna Leopoldo Magelli (segretario regionale - uscente) S.M.P.I.L. - USSL n. 28 Bologna Nord via Clamician, 2 - 40127 Bologna Tel. 051/244024 Graziano Frigeri (ufficio stampa) S.M.P.I.L. - USSL n. 7 via Toscanini, 1 - 43013 Langhirano Tel. 0521/853205 Fausto Calzolari S.M.P.I.L. - USSL n. 22 40098 San Lazzaro di Savena (Bo) via della Repubblica Tel. 051/460067 Carmen Giacomini (tesoreria) S.M.P.I.L. - USSL n. 28 Bologna Nord via Clamician, 2 - 40127 Bologna Tel. 051/244024 Liguria Claudio Calabresi (segretario regionale) Unità Operativa Igiene e Sicurezza Ambienti di Lavoro USSL n. 12 piazza S. Matteo, 15 16123 Genova Tel. 010/297780-280632 Veneto Flavio Coato (segretario regionale) S.P.I.S.A.L. - USSL n. 34 via Pieve, 11 36075 Montecchio Maggiore (Vi) Tel. 0444/799387 Provincia Aut. di Trento Antonio Cristofolini Servizio di Medicina del Lavoro via Malta, 14 - 38100 Trento Tel. 0461/30030 Puglie Vincenzo Furore (segretario regionale) c/o USSL FG 8 - piazza Pavoncelli 71100 Foggia Piemonte Silvano Bosia (segretario regionale) Servizio di Medicina del Lavoro USSL n. 68 via Baroncini, 9 - 14110 'Asti Tel. 0141/211207 Calabria Toscana Altri riferimenti Luigi Rossi (segretario regionale) S.P.I.L.L. - USSL n. 23 via P. Uccello, 14 - 52100 Arezzo Tal. 0575/29632-29633 Ciro Orria via A. Cantelmo, 18 - 80141 Napoli Tel. 081/450794 Marche Doriano Duca (segretario regionale) USSL n. 10 piazza Spontini, 8 60035 Jesi Friuli Roberto Riavez (segretario regionale) Servizio Medicina del Lavoro USSL n. 2 Goriziana Ospedale S. Paolo - via Gal.vani, 1 34074 Monfalcone (Go) Tel. 0481/790003 Lazio Sergio Rovetta USL R.M. 5 - via Casal de Pazzi, 16 00156 Roma Tel. 06/4125640 Cirillo Bernardo U.O.M.L. via Discesa Poerio, 3 88100 Catanzaro Tel. 0961/25809 Teresa Marras via Bentivoglio, 2 - 07100 Sassari Tel. 079/272235