SOMMARIO Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione NUMERO 33 aprile 1995 Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 25/7186 Direttore respons.: Giancarlo D'Adda Direttore: Laura Bodini Vicedirettore: Alberto Baldasseroni Prog - grafico e disegni: R. Maremmani Redazione: Milano, via Mellerio 2 speri. in abbi postale (50%) Milano Stampa Miste Nuova Brianza 22065 Cassago Brianza (Cc) . Tel. 039/ 9210981 - 3 linee r.a. Proprietà - Editore Snop - Società nazionale via Ciamician. 2 -Bologna EDITORIALE Giornate dense di Laura Bodini CORSIVO Pensieri rarefatti di Giallolimone LETTERE Guardare il futuro di Giuseppe Leocata CONTRIBUTI Finalmente di Ettore Brunelli Consilium conca amianturn di Franco Carnevale EUROPEAN OUTLOOK INIZIATIVE SNOP Istantanee del riordino di Francesco Garufi e Fulvio Longo Direttiva cantieri di Flavio Coato La parola agli operatori di Luigi Salizzato Cee e cave ct Roberto Pattarin Organising the change ct Graziano Frigeri Forum LE NOTIZIE L'Inail ci prova Cronache dall'Europa di Alberto Baldasseroni Le streghe son tornate DOC Risultati Asp di Celestino Emanuela Bellotto, Alberto Acqua e Ivo Daga77ini IN POLTRONA In copertina 3 "Per 80 centesimi" , (partic.), olio su tela, Angelo Morbelli 1893-1895. Civico Museo Borgogna, Vercelli. 4 Newsnop Ammiriamo questa volta il bel dipinto di Morbelli sul lavoro delle mondine, un dipinto di denuncia sociale eseguito giusto un secolo fa, quando pare che una grave crisi economica colpisse le attività agricole. Come dice il titolo il problema era legato essenzialmente al fatto che bisognava lavorare molto per una paga piuttosto bassa. E incredibile come in soli cento anni la vita possa cambiare così tanto nei suoi aspetti fondamentali. In ricordo di quella crisi e di quella fatica illustreremo una parte di questo numero della rivista con le mani, il più antico degli strumenti di lavoro. 6 I1 14 Sportello informazioni Snop presso l'Istituto Ambiente Europa via P. Finzi, 15 - 20126 Milano Te]. 02/27002662 Fax 02/27002564 32 36 38 Pubblicità su Snop Telefonare o inviare un fax al numero 02/39310484 Abbonamenti Lire 20.000 per quattro numeri Lire 30.000 per otto numeri Tramite versamento postale su e/e n. 20012407 intestato a SNOP - Società nazionale - via Ciamician, 2 - Bologna, indicando la causale del versamento e l ' indirizzo a cui spedire la rivista. Prezzo di un numero lire 5.000 Dallo statuto SNOP Art. I - E costituita l'associazione denominata "Società Nazionale Operatori della Prevenzione". in sigla SNOP, con finalità scientifiche e culturali e con l'obiettivo di: - promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la prevenzione e la tutela del benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall ' attività produttiva: - sostenere l'impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di servizi pubblici di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro, finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti dalle attività produttive; - favorire lo scambio di esperienze e informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento e della qualità di lavoro a livello nazionale; - promuovere un ampio confronto con le istituzioni. le forze sociali e le altre Associazioni scientifiche su questi remi; diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione. PER I SOCI SNOP Le quote soc ial i (ferme dall' 85) sono cambiate per il 1995: 60.000 (sessantamila) socio ordinario socio sostenitore 100.000 (centomila) GIORNATE DENSE di Laura Bodini IN QUESTO NUMERO 1 primi giochi sono stati fatti sull'assetto istituzionale nelle varie regioni e con i decreti di recepimento delle direttive CEE su ambiente e sicurezza, per tacere sulla revisione delle norme sanzionatorie, la rivoluzione avanza. In Forum un primo dibattito sull'informazione pubblica quando succede un piccolo o grande disastro ambientale. Un aggiornamento sui Decreti sulle "altre" direttive (edilizia e cave). Buona primavera. SUL PROSSIMO NUMERO Operazione (Dipartimenti di) prevenzione di Fulvio Longo e Francesco Garufi Osservatorio direttive CEE e decreti di Susanna Cantoni Forum sulla prevenzione (2) Un piano sulle acque di Antonio Onnis SNOP - CNA - ISPESL 626 e artigianato di Giorgio Bollini e Laura Bodini Malgrado mi avvicini a lunghi e lenti passi al mezzo secolo, devo confessare che per ora l'impatto quotidiano con il nuovo Decreto 626 mi ha ridato un certo entusiasmo al lavoro. Quel "ritorno al futuro" di cui si parla in altra parte di questo numero di Snop. A parte la fatica di cambiare voce per negarmi al telefono alle proposte di partecipare all'ennesimo convegno e l'aria melliflua per ottenere dal centro - stampa dell'Azienda Usl le fotocopie del Decreto, dei sinottici del Manuale di Ambiente e Lavoro, del repertorio sugli indirizzi di riferimento per le soluzioni, dei materiali di Legnano sulle macchine utensili, mi sembra che si sia innestata una marcia in più. Questo "primo" ciclone legislativo unito al matrimonio (non sempre consumato) con altri servizi di prevenzione nelle nuove Aziende Usl, sta permettendo letture comuni tra vecchi e nuovi colleghi, reti di comunicazione, cartelline colorate ove riporre materiali per comparti (schede tipo di valutazione, bonifiche vecchie e nuove, protocolli di sorveglianza sanitaria e ambientale), lunghe ore passate al computer per inserire banche, supermercati, parrucchieri, aziende di nettezza urbana, dentisti, termoidraulici, insomma la maggioranza dei luoghi di lavoro del territorio che generalmente avevamo sino ad ora disdegnato. Stimolanti incontri con i nuovi direttori generali di aziende Usl, sindaci, direttori di banca e di catene di supermercati, associazioni artigiane, Camere del Lavoro che credevamo chiuse, medici competenti travolti da richieste di lavoro, delegati volonterosi, imprenditori esasperati. E poi i mille dubbi: quante e soprattutto quali nuove aziende avrebbero dovuto già applicare il Decreto? Quali iniziative di informazione organizzare? I registri degli eventi accidentali ci devono essere o occorre imporli con disposizioni? Come avvisare i medici dell'obbligo di segnalare meglio i tumori professionali sentinella ? "Movimentazione dei carichi", quando valutare numericamente e dove trovo esempi di ausili di movimentazione? Ma noi sappiamo fare formazione oppure la sa fare solo l'onnipresente Stefano Beccastrin i ? A rassicurarmi, le telefonate pluriquotidiane con Susanna Cantoni "madre di tutte le direttive" e Rino Pavanello infaticabile "testimoniai unico" per il mondo dei massmedia dal Sole 24 Ore al Manifesto, da Italia Oggi al TG3, dall'Unità al Corriere della Sera, uno degli esempi più antichi di par-condicio. L'impressione che insomma abbiamo (spero) tutti è la mancanza di noia. Dopo l'in- digestione di ingegneria istituzionale, oggi ci troviamo comunque di fronte a qualcosa di diverso da prima. Tutto sta infatti cambiando: servizi che si uniscono, situazioni nuove da studiare, dipartimenti di prevenzione e distretti che s'avviano, leggi che nascono come funghi, direttori generali che sventolano editti sui carichi di lavoro, giornali e televisioni che martellano sulla salute e sicurezza, agenzie regionali che fanno qualche primo incerto passo. Autocertificazioni, sistemi informativi più solidi, programmi di dipartimento, archivi bonifiche, indicatori di attività, valutazione del rischio, informazione e formazione.... si sono (re) inseriti a forza nel nostro lavoro quotidiano. Ecco che allora per i più informati stanno venendo utili i materiali del nostro Convegno di Bussotengo, se vogliamo parlare di indicatori di qualità per i servizi di prevenzione o gli Atti sul Terziario arretrato perché finalmente dovremo pur occuparci di supermercati, aziende di igiene urbana o di cimiteri. I manuali di Ambiente e Lavoro sono su tutti i tavoli. Il documento sul Decreto 626 del Coordinamento delle Regioni, a cui i singoli operatori Snop - doc hanno dato un decisivo contributo, pone con chiarezza i temi della "riconversione informativa" dei servizi di prevenzione. Ma come farlo capire ai nostri nuovi direttori generali? Il Decreto 758 di modifica delle norme sanzionatorie - aldilà delle difficoltà organizzative nella nostra cronica scarsità di risorse (forse, ad esempio, era meglio lasciare alle cancellerie la riscossione delle multe) - è coerente con quanto avevamo affermato nelle tre iniziative torinesi dell'Osservatorio tra operatori della prevenzione e operatori della giustizia. La centralità dei servizi nella programmazione dei controlli, l'obbligatorietà delle prescrizioni e della comunicazione alla Autorità Giudiziaria, la necessità non "burocratica" ma autenticamente preventiva delle verifiche. Questi i cardini di questo Decreto che giudichiamo positivo. E importante interpretare a fondo lo spirito preventivo delle nuove norme, tese a privilegiare la rimozione dei problemi, piuttosto che la semplice azione punitiva, sfruttando al massimo le potenzialità offerte dalle nuove procedure. Questo deve essere di stimolo ad operare con la massima e interdisciplinare professionalità nel rilevare i problemi e valutare la congruenza delle soluzioni messe in atto. Standard di riferimento per comparti, banca dati bonifiche su Internet, linee guida e centri di documentazione regionali: a questo dobbiamo puntare. Ma non solo il campo della salute e sicurezza sul lavoro è scosso dalle fondamenta, tutti i campi della prevenzione sono in pieno terremoto. Cito dall' ottimo Magrelli al recente Convegno Snop - Lazio e 2 Legambiente "Dal marzo del 1994 sono stati emanati 5 decreti legge di modifica non marginale della disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli insediamenti civili, altri 5 decreti (e relative norme tecniche) su il riutilizzo dei residui derivanti da cicli di produzione o di consumo, nonché in materia di smaltimento dei rifiuti. Sono stati modificati i settori di vigilanza sugli alimenti e il Decreto Seveso sui grandi rischi. Così ogni due mesi in qualche ponderoso decreto omnibus, accanto agli interventi per la salvaguardia della torre di Pisa, per l'ammodernamento del porto di Ancona ...vi sono notizie varie di differimento di termini per catasto rifiuti, per gli scarichi dei frantoi oleari, per il rilascio della certificazione prevenzione incendi, per l'adeguamento degli impianti elettrici, di riscaldamento, alle norme di buona tecnica ai sensi della legge 46/90. Al punto di dire che l'arrivo della Gazzetta Ufficiale rappresenta oramai uno dei momenti più stressanti ed impegnativi della giornata di lavoro dell ' operatore della prevenzione...". Le leggi sulla trasparenza e sulla semplifi- cazione degli atti nella Pubblica Amministrazione non sembrano purtroppo ancora incidere significativamente nel nostro lavoro. Questo dovrà invece diventare un obiettivo su cui occorrerà lavorare in tutti i dipartimenti di prevenzione per migliorare la qualità del lavoro, perché i servizi siano accessibili, non si impongano pratiche e autorizzazioni vessatorie, perché si accettino autocertificazioni e gli utenti clienti siano informati correttamente. D'altra parte come più volte sottolineato la tendenza delle direttive europee sia in campo ambientale che della sicurezza nel lavoro è la massima responsabilizzazione dell'impresa e non quella spesso deresponsahilizzante del "bollo" (autorizzazioni magari una volta per tutte) della Pubblica Amministrazione. Numerose in questi mesi in tutta Italia le iniziative Snop che hanno felicemente tentato di "fare parlare gli operatori sul significato di fare prevenzione oggi", ma anche di "ascoltare i testimoni privilegiati del nostro lavoro": imprenditori, lavoratori, ambientalisti, cittadini (sempre e solo?) consu oratori. La sfida pubblico - privato ci deve vedere non alla rincorsa di prestazio- ni inutili ma più "efficienti", ma capaci di proposte rivoluzionarie e coerenti con gli obiettivi dei servizi di prevenzione: migliorare la qualità della vita e del lavoro, della informazione nei vari campi. Dopo l'alluvione legislativa, non possiamo più nascondere la necessità di formazione "nostra" per tutte le aree e per tutte le figure professionali della prevenzione: si parli di prelievi di alimenti, di valutazione del rischio odi comunicazione di dati. La Consulta Interassociativa per la Prevenzione sta riprendendo finalmente il suo gruppo sulla formazione e il punto di partenza è ancora la "vecchia", ma mai superata "bozza Volturo". Nella circolare delle Regioni sull'applicazione del 626 si parla anche di Scuole regionali di prevenzione ed era ora, perché non è possibile che l'offerta formativa sia solo quella costosissima privata, quasi sempre distante dai nostri bisogni. Messi all'angolo dai risultati del referendum sulle competenze ambientali, operatori operosi ma silenziosi anche nelle settimane del colera e dell'amianto, delle depenalizzazioni berlusconiane sulle leggi ambientali o della positiva entrata in vigore delle direttive europee sulla sicurezza, spettatori di Prodi che parla di questi temi a Tempo Reale, lettori di decine di articoli e speciali che su tutti i giornali del regno stanno imperversando su questi temi, dobbiamo imparare a comunicare, a uscire dal silenzio. Credo che ripercorrere alcune tappe fondamentali della nostra storia come associazione sia oggi utile o almeno rassicurante. Dai piccoli ai grandi numeri la felice intuizione che sorresse il convegno Snop di Rimini (1985!) allora riferita al sistema informativo e alle indagini di comparto, deve diventare il motivo oggi dominante di piani di informazione, formazione e comunicazione con le imprese, con il popolo inquinato, con i lavoratori. All'ultima assemblea Snop - Lombardia Emilio Volturo, past-past-past president e promotore, tra altri, di quel Convegno di Pisa del 1990 sulla comunicazione auspicava i servizi di prevenzione come una "casa comune" di chi vuole e deve fare prevenzione. E sorretti da queste parole d'ordine affronteremo anche questa nuova primavera di lavoro. PENSIERI RAREFATTI È bello uscire dalla lettura dell ' editoriale di Lana avvolti da un 'atmosfera di grande entusiasmo. L ' entusiasmo è positivo, non c'è motivo di abbandonarlo in fretta e dunque affrontiamo sereni un bel viaggio fra gli entusiasti . Questo numero di snop si caratterizza infatti per una salutare mancanza di noia e di tristezza. Evviva! Ammiriamo allora, beati, il pensiero del buon Magrelli quando ci fa sapere trafelato ma contento che il suo lavoro principale è ormai quello di seguire le uscite della Gazzetta Ufficiale. Non dimentichiamo ancora l ' ottimo Volturo, il quale pensa positivo da sempre e da sempre è certo che un grande avvenire ci aspetta, anzi un avvenire di grandi numeri, che poi è lo stesso. Sfogliando le pagine vi accorgerete anche che in Sardegna son tutti allegri, leggerete che in Puglia non lo sono meno e se non sarete del tutto distratti troverete una certa qual beata spensieratezza anche nelle parole degli operatori pistoiesi. Sia stato il botto? Invece quel che su questa rivista non troverete scritto, ma che certo sapete benissimo, è che pazzi di gioia sono molti dei cari tecnici, a causa del fatto, mi dicono, che oggidì va tanto di moda il mercato. Mal che gli vada suoneranno l ' arpa o l'arpa suonerà loro. Il presidente di noi tutti è più cauto, bisogna riconoscerlo, mea pure lui scrive lettere venate di roseo ottimismo e non solo entusiastiche cartoline da p iccione. A esser ottimisti non siamo soli: Vincili, come leggerete più avanti, non lo è meno di noi, anche se per questo storico Ente il buon umore è più prosaicamente favorito dalla prospettiva di addentare la torta; cosa che d'altronde viene dichiarata apertamente. Vi consiglio infine di girare la pagina e di aprire la lettera del gaio Leocata che, pur sentendosi in obbligo di farci qualche pacata e paterna lezione di storia, guarda ottimisticamente avanti, anche se è soprattutto quando si volge all ' indietro che mostra un gran sorriso sulla bocca. Tutti contenti, insomma: dev'essere il liberismo. Ce l'avessero detto prima! ~- Giallolimone 3 GUARDARE IL FUTURO PERVINCERE IL PRESENTE Una lettera/riflessione di Giuseppe Leocata sulla " cosiddetta " prevenzione Di recente si è ripreso a discutere di "certi argomenti", bisogna però andare ancora più in fondo e fare un po' di autocritica: gli eventi incalzano ad un ritmo non determinato dagli operatori e degli ancor meno che partecipano attivamente alla vita della Snop; il direttivo, che svolge un'attività dignitosa, è stato carente talvolta nella tempestiva e costante informazione dei soci al fine di avviare un intervento incisivo e realizzato da una assemblea e non dai soliti volenterosi; la Snop non riesce ad incrementare il numero di soci e molti continuano a non versare la quota annuale... Il desiderio che si apra un dialogo fra gli operatori e non solo sul lavoro quotidiano ma per riflettere sul senso, il contenuto e il fine del nostro operare, mi ha spinto a scrivere alcune riflessioni che forse risulteranno lapidarie, ma me lo sono imposto per ragioni di spazio sulla rivista. Parto dal lontano passato in cui ci si sentiva e forse si era avanguardie, in quanto credo nell'importanza della "memoria storica", come punto di una spirale per una crescita continua e come coscienza che permette una lettura particolare del presente. Chi ha vissuto "quei magnifici anni '60- 4 '70" (il "fausto ventennio ' 58- ' 78 " di Giorgio Cosmacini, ndr) forse non ha colto a pieno l'unicità e l'irripetibilità di quei momenti; è stato impegnato a compiere il proprio "dovere" quotidiano, e probabilmente allora era giusto così, non considerando forse né allora né al momento dell'istituzionalizzazione - da Smal a Uotsll - l'importanza della trasmissione della memoria storica da parte degli anziani ai più giovani, una grossa occasione perduta! .... Ripenso a "Vera e falsa prevenzione" di Giulio Maccacaro (Sapere 9176): "Questa medicina deve essere: preventiva, sociale, collettiva, umana"; "non è più concessa alla medicina nessuna neutralità, né illusione di averne"; "la nuova consapevolezza del rapporto tra fabbrica e territorio: cioè l'intelligenza della , fabbrica quale luogo di massima concentrazione di una nocività complessiva, che si estende in ogni `dove' sociale". E ancora: "mettere 'i lavoratori ' a soggetto di una lotta perla salute, il ritiro della delega sanitaria, la critica della medicalizzazione degli interventi di tutela della salute dei la v oratori in fabbrica e del tecnicismo dei medici, il rifiuto della monetizzazione del rischio e la partecipazione " . Tutti gli operatori dei Servizi, al di là della loro specifica formazione professionale, devono considerare che il soggetto dell'azione non sonala macchina o l'ambiente di lavoro in sé, ma l'Uomo, che deve mantenere il suo stato di salute nei diversi ambiti di lavoro e di vita (vedi anche: "Laborem exercens -1981" di Giovanni Paolo II). Queste intuizioni sono attribuibili all'incontro di "alcuni medici del lavoro", perla loro formazione culturale umanistica, con i lavoratori ed il sindacato; oggi, però, non è tanto importante conoscere la loro paternità quanto che queste diventino patrimonio culturale ed esistenziale dei più. Errori sia di contenuto sia di elaborazione teorica sono stati fatti, i medici del lavoro si sono spesso sostituiti al sindacato anche quando hanno iniziato ad operare in strutture istituzionali (situazione che crea non poca confusione dei ruoli anche fra i diversi utenti dei Servizi) e i sindacalisti, in molti casi, si sono appiattiti su questo incongruo ruolo di supplenza. Abbiamo, poi, pensato che fa Riforma Sanitaria costituisse un cambiamento globale per l'affermazione di alcuni concetti, quali la Prevenzione al primo posto c da realizzarsi in tutti gli ambiti di Vita e di Lavoro; non era possibile ottenere di più in quel contesto politico se non che quei principi entrassero a fare parte di un quadro legislativo e istituzionale. Ma quella rivoluzione non è entrata fino in fondo a fare parte del bagaglio esistenziale e culturale della gran parte dei cittadini italiani; la 833, inoltre, non ha avuto contemporaneamente e in sintonia con essa dei corrispettiv i prodotti da parte di altri ministeri: lavoro, industria, grazia e giustizia (quello dell'ambiente ancora non esisteva). E risultata, quindi, un intervento monco che non poteva avere la pretesa, e proprio nel campo della tutela della salute in fabbrica e del territorio, di poter modificare più di tanto alcuni equilibri e per di più svolgere un ruolo di efficace tutela esteso a macchia d'olio In questi anni, gli operatori "anziani" hanno elaborato interessanti modelli teorici, quali ad esempio: gli " interventi di comparto", il "modello tridimensionale" e l'approccio integrato "dentro e fuori la fabbrica". Ma l'aspetto più concreto dell' attività dei Servizi è stato quello di riuscire in diverse situazioni a realizzare obiettivi dignitosi in materia di tutela della salute nei luoghi di lavoro e dell'ambiente; tale attività spesso è rimasta nel silenzio delle mura quotidiane e non ha visto la luce del sole in pubblicazioni ad "alto contenuto scientifico", il personale dei Servizi è da sempre carente numericamente e il tempo è tiranno! ... Gli obiettivi suddetti, almeno in Lombardia, sono stati realizzati molto spesso su forti basi motivazionali degli operatori, con forze e mezzi precari. Gli operatori hanno operato ed operano da "controllori" molto spesso senza standard minimi e senza una adeguata formazione se non quella che ciascuno individualmente riesce a rosicchiare qua e là; in una situazione caratterizzata dalle Ussl che sostengono di non avere soldi per inviare gli operatori neanche a corsi e convegni, del resto sempre più costosi, essendosi il privato sostituito in questa funzione alla istituzione deputata alla formazione dei suoi addetti. La Regione dialoga poco con i Servizi e non dà linee direttive, né i già citati standard minimi di attività, né ancora delle procedure di intervento e una modulistica unica. Essa non organizza più neanche programmi organici di informazione e formazione degli operatori; inoltre, soltanto di recente ha rinforzato il settore tutela della salute nei luoghi di lavoro (TSLL) del Servizio 1 dell'Assessorato Sanità regionale con tre operatori medici, ma nessun tecnico, cosa questa che sarebbe stata senz' altro una buona occasione per riaprire un dialogo con i Servizi nella loro globalità. Gli universitari sono ritornati a fare "ricerca", parlano della necessità di tutela dell'ambiente e del rispetto delle leggi senza passare più attraverso la " repressione " e anche del loro compito di studio e di approfondimento dei diversi aspetti del problema attraverso la scienza economica e medica (meandri in cui la centralità dell'Uomo tende a scomparire). Traspare da più parti una volontà di spegnere l'esperienza della TSLL, senza però creare un valido e moderno modello alternativo. La "classe operaia" e i consigli di fabbrica sono ormai, e mi perdonino i lavoratori, delle bestie rare! La fabbrica continua a cambiare a ritmi molto rapidi, si è ridotta la "committenza" che motivava gli Smal e oggi sono in aumento i "colletti bianchi" sempre più solitari e immersi nelle loro realtà virtuali e con una nuova e imperscrutabile nocività ... Dopo la caduta del classico "-ismo", in diversi operatori sono tornate a venir fuori le tentazioni di diversi "-ismi", "Chi può" cerca al di fuori di un discorso collettivo di trovarsi piccoli o grandi spazi di potere individuale; altri percorrono, in modo più o meno scoordinato, strade diverse. Aumenta sempre di più la divaricazione tra medici e tecnici: i medici non abbandonano lo scettro del comando, inventandosi ingegneri o manager o altro ancora, e i tecnici coltivano l'illusione di andare a stare meglio in strutture senza medici (l ' esclusione dei quali dall'Agenzia non è scontata), proprio in un periodo di grossa crisi istituzionale nel quale essi forse non avranno egualmente lapossibilità di estrinsecare le loro capacità professionali. Bisogna affennare,comunque,che gli operatori non medici non sono stati e non sono per nulla garantiti dal punto di vista salariale allo stesso modo dei medici, né sufficientemente sostenuti neanche dalla Snop, che rischia di trasformarsi nell'ennesima società medica (società scientifica e non sindacale ieri e oggi?); il loro crescente interesse verso l'Agenzia ("un limbo senza medici") non deve, però, essere un alibi di copertura della sacrosanta difesa di un salario dignitoso. Inoltre, in merito al timore del personale tecnico dei Servizi di ridiventare appendici dell'ispettorato del Lavoro, è importante ribadire l'importanza culturale e politica del perseguire la pur difficile logica del mantenimento e del potenziamento di un modello unitario, integrato e interdisciplinare della prevenzione. Di conseguenza, è necessaria oggi più di ieri anche una maggiore coscienza di un più corretto e dialettico rapporto professionale tra medici e tecnici, in una reale ottica di "pari dignità" e "pari opportunità", ben definite anche da una legge. Se crediamo in un obiettivo comune, mettiamo da parte le logiche di potere e combattiamo insieme l'emarginazione in cui il sistema cerca di relegare la prevenzione. Perderemo la battaglia se riescono a dividerci!.... Il modello di intervento dei Servizi basato anche sulla repressione, criticato pure da alcuni operatori, è stato ed è certamente utile ma ha anche creato all'interno dei Servizi difficoltà in quanto soggetti nati come operatori della prevenzione si sono trovati a vivere dicotomie esistenziali dovendo svolgere - in alcuni casi quasi esclusivamente - il ruolo di poliziotti, in attesa di ampliamenti degli organici che avreb bero permesso una più equa distribuzione di questo compito e la possibilità per tutti di potere sviluppare a pieno la propria professionalità. Oggi, il modello che il governo delle de- 5 stre ha cercato più degli altri di far passare è basato sulla logica dei condoni, sullo smantellamento dell'ente pubblico in un'ottica del tutto economici sta e sul mettere in difficoltà - o comunque in condizioni di non nuocere - anche la magistratura. Del resto, l'uomo-magistrato non può essere lasciato come carne da macello in pasto ai nuovi-vecchi avvoltoi; egli non può da solo risolvere tutte le situazioni di inadempienza alle norme di igiene e sicurezza del lavoro e di tutela dell'ambiente, come da soli non possono farlo gli operatori dei Servizi di prevenzione, né basta soltanto ricorrere a norme scritte! Bisogna uscire dalla nostalgia (úîoetioa ritorno, 7io)v = discorso) di un passato/ presente che è un freno per non andare avanti; non bisogna parlarsi più addosso, ciò non contribuisce alla crescita reciproca, ci si arricchisce - come singoli e come collettività - dialogando tra diversi e non tra uguali; e per dirla come Zemeckis, è giunto il momento di fare un salto: "il ritorno al futuro", dalla nostalgia del passato a quella del futuro, spogliandosi dei propri abiti, oggi piuttosto stretti, e aprendosi ad un dialogo reale con figure e strutture esterne: comuni, aree metropolitane, bacini di utenza e anche il mondo della scuola. Tutto ciò per definire le diverse competenze e i diversi poteri istituzionali e una loro integrazione per l'attuazione di una reale tutela dell'Uomo e dell'Ambiente in cui egli vive e lavora. Recentemente mi è stato chiesto come mai, se i Servizi di prevenzione hanno funzionato, il Lambro da 20 anni in qua è sempre più inquinato (non è da mortificare l'attività dei Servizi bensì è da considerare che si sono avuti dei limiti concreti nella nostra attività, non dipendenti dalla nostra volontà ma insiti nella struttura normativa e burocratica italiana) e come mai succedono le catastrofi come quella del Piemonte e che pareri hanno espresso in proposito i medici igienisti su piani regolatori, su concessioni edilizie e su abitabilità/ agibilità. Accettiamo con umiltà che i Servizi non sono stati e non sono al centro dell'universo della tutela dell'uomo e del suo habitat bensì solo una piccola parte di esso e proprio per questo adesso non abdichiamo al nostro ruolo. Oggi ci sono pochi ideali e grande caos, non bisogna, però, perdere la convinzione che la capacità di riflettere e la crescita culturale nel tempo pagano, il caos no; è in questa ottica che dobbiamo impegnarci, pur se faticoso e nonostante le contingenti e amare sconfitte. E il gioco della vita e di tutti i contesti umani: è misurandosi con questo che si matura e si va avanti. 6 1m cd Z O u FINALMENTE Il punto di vista degli operatori dei servizi sul decreto legislativo 758 che introduce modificazioni alla disciplina sanzionatoria in materia di lavoro di Ettore Brunelli Premessa Finalmente! Dal 27 aprile 1995, entrata in vigore del D.Lgs 758, il campo della prevenzione sarà sgombrato dalla diatriba, peraltro del tutto fuori luogo e strumentale, dell'alternatività tra obbligo di rapporto all'Autorità Giudiziaria e diffida da parte degli UPG della Ussl, e dal forzato conflitto tra prevenzione e repressione. Vi sono dei principi costituzionali che stabiliscono diritti dei lavoratori e dell' ambiente, normati da leggi sulla loro tutela e quindi è a pieno titolo preventivo che la Pubblica Amministrazione deve operare per garantirne il rispetto. Non si capirebbe altrimenti perché tanto parlare di 277 e 626 da parte degli operatori della prevenzione se poi fosse pertinente sostenere che "noi non siamo dei repressori ma preventori". La prevenzione è l'obiettivo da raggiungere, anche e soprattutto attraverso la previsione dei rischi da parte dei datori di lavoro con il concorso dei lavoratori e dei loro rappresentanti. I servizi del Dipartimento di Prevenzione delle Aziende Ussl devono concorrervi attraverso la programmazione della conoscenza dei rischi del territorio e di coerenti piani di intervento per la loro rimozione/riduzione, svolgendo anche e maggiormente in questa fase di avvio attività di informazione, assistenza e controllo. In questo quadro, il riferimento alle leggi in materia di salute e sicurezza di lavoro, che peraltro stabiliscono i livelli minimi inderogabili di protezione da raggiungere, è strumentale a risolvere i problemi, cioè alla prevenzione. 111 D.Lgs 758: considerazioni generali Tralasciando gli aspetti giuridici, che affronteremo sul prossimo numero dopo l'iniziativa di Torino, vediamo quali sono i compiti che il D.Lgs 758 affida all'organo di vigilanza definito dall'art. 19 (punto 1 comma b) come gli operatori UPG delle Ussl: • l'obbligo di prescrivere i tempi per la regolarizzazione delle contravvenzioni accertate, con la possibilità di imporre specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza e la salute dei lavoratori; • l'obbligo di verificare, in tempi certi, se e come è stato risolto il problema; • l'obbligo di ammettere al pagamento di una sanzione amministrativa chi ha ottemperato; • l'obbligo di segnalare all'Autorità Giudiziaria le contravvenzioni rilevate e l'esito della verifica di ottemperanza. È del tutto evidente che agli operatori dei servizi di prevenzione vengono assegnate precise e nuove responsabilità e compiti precedentemente di Procure e Cancellerie. In particolare occorrerà operare con la massima autonomia e professionalità non solo nel rilevare i problemi ma anche nell'identificare i responsabili e valutare la congruenza delle soluzioni messe in atto dal datore di lavoro. Allo stesso modo sarà necessario rivedere l'organizzazione del lavoro del servizio per garantire il rispetto delle scadenze previste. Il tutto ispirato alla interpretazione autentica dello spirito preventivo delle nuove norme, tese a privilegiare la rimozione dei problemi piuttosto che la semplice azione punitiva, sfruttando al massimo le potenzialità preventive offerte dalle nuove procedure. Ricadute operative sui servizi di prevenzione Una risposta positiva ai compiti cui siamo chiamati presuppone che vengano poste all' ordine del giorno e urgentemente risolte almeno le seguenti questioni: • la definizione di standard di riferimento per la prescrizione dei termini per la regolarizzazione, in relazione alla qualità e complessità degli interventi tecnici, organizzativi e procedurali (a tale proposito leggere la nota di Gianandrea Gino sugli Atti di Torino 4 su tempi di bonifiche - tipo); • l'organizzazione di una banca dati delle soluzioni, come supporto per la validazione delle bonifiche e la definizione di parametri per la dichiarazione di ottemperanza; • la revisione delle procedure operative prevedendo sistematicamente, nei tempi stabiliti dalla legge, il sopralluogo di verifica nelle aziende contravvenzionate; •• la riorganizzazione degli uffici amministrativi dell'Azienda Ussl a supporto dei servizi, peraltro quasi ovunque molto poveri di mezzi e risorse umane, per garantire con la necessaria precisione e tempestività il supporto agli operatori nella preparazione e trasmissione degli atti, considerando anche che dovranno essere gestiti rilevanti aspetti economici; • la revisione del sistema informativo prevedendo uno specifico scadenziario che garantisca il corretto flusso informativo verso le imprese c l'Autorità Giudiziaria. Una considerazione a parte merita l'annoso e mai risolto problema della presenza nei servizi di numerosi, la maggioranza, operatori senza qualifica di UPG. Pare del tutto inopportuno pensare allo svolgimento "a tavolino" da parte dell'UPG, sulla base di azioni svolte da altri operatori, di atti così rilevanti che comportano l ' esatta individuazione del responsabile (v. D.Lgs 626!), la verifica dell'adempimento con la relativa "certificazione" di ottemperanza e l'eventuale autorizzazione al pagamento della sanzione amministrativa. Inoltre, ammesso e non concesso, che sia possibile compiere alcuni di questi atti "a tavolino" e quindi accompagnare i reati rilevati anche dagli operatori (Pubblici Ufficiali) da una prescrizione impartita dagli UPG, ci si troverebbe comunque di fronte ad un collo di bottiglia già saturo degli atti di Polizia Giudiziaria conseguenti al lavoro che quotidianamente ciascun UPG svolge e dall'attività di inchieste, infortuni c per malattie da lavoro, anch'esse appannaggio esclusivo degli UPG. Si impone quindi la necessità, peraltro da sempre all'ordine del giorno, di nominare in tempi rapidissimi tutti o almeno la stragrande maggioranza degli operatori Ufficiali di Polizia Giudiziaria. Non esiste infatti un "lavoro" di un operatore di prevenzione che possa tralasciare la conoscenza anche di norme precise. 626194, che sia in grado di coinvolgerli obbligatoriamente tutti; • progettare al più presto un centro di documentazione regionale sui rischi e danni da lavoro con l'obiettivo prioritario di costituire la banca dati sulle soluzioni di bonifica, da mettere in rete con le esperienze già attivate in altre Regioni e dall'Ispesl; • prevedere e stanziare in tempi brevissimi le risorse per l'acquisizione del personale e delle attrezzature necessarie (pensiamo banalmente anche a fax, videocamere, sistemi informatici, macchine fotografiche) perché i servizi siano in grado di assolvere anche questi ulteriori compiti loro assegnati. A questo proposito si ricorda la notevole distanza tra il numero degli operatori in servizio e gli standard regionali a suo tempo deliberati a fronte peraltro di ulteriori compiti assegnati negli ultimi anni con l'entrata in campo della normativa europea; • attivare da subito le procedure per la nomina di tutti gli operatori ad UPG. Rapporti tra Servizi e l'Autorità Giudiziaria La rilevanza ed estrema delicatezza dei compiti da svolgere, si pensi ad esempio alla individuazione delle persone fisiche cui attribuire la qualifica di "datore di lavoro" e la responsabilità di quanto accertato, anche in relazione ad eventuali deleghe attribuite ad altre persone, ed ai criteri con i quali "giudicare" gli interventi di bonifica, impone a nostro avviso: • che le Procure della Repubblica presso le Preture svolgano un preciso ruolo di indirizzo, partecipando anche a momenti informativi e formativi degli operatori su questo tema; • che si individuino dei canali diretti tra i servizi e le Procure di riferimento per affrontare tempestivamente i molti problemi interpretativi che si porranno ad operatori dotati di una buona base tecnica ma eli una preparazione giuridica più o meno sommaria, quasi sempre autodidatta; • che i due sistemi informativi siano interfacciati. Il ruolo delle Regioni Come per altri campi di intervento, le Regioni sono chiamate a svolgere l'importante ruolo di indirizzo, formazione e programmazione (li risorse. In particolare occorre che ogni Regione si attivi per: • l'elaborazione tempestiva di linee guida che affrontino i vari aspetti giuridici e indichino le procedure da attuare uniformemente su tutto il territorio regionale; • compiere uno sforzo straordinario per la formazione degli operatori, necessario peraltro anche per una corretta interpretazione ed efficace applicazione del D .Lgs 7 CONSILIUM CONTRA AMIANTUM di Franco Carnevale La diffusione in Europa delle molte opere di argomento igienico scritte da arabi e le trascrizioni-traduzioni dal greco in latino delle opere di Galeno sono all'origine dei tanti Regimina sanitatis medioevali, un genere letterario orientato verso la divulgazione di regole di igiene individuale e rivolto inizialmente alle persone di rango e quindi anche ad altre più svantaggiate. Il più noto di tali testi è sicuramente Il Regimen sanitatis salernitanum. In concomitanza con l'emergenza pestilenziale che caratterizzerà la seconda metà del Trecento (la peste del Boccaccio è del 1348) e poi il secolo successivo i "regimi di salute" evolvono in Regimina o Consilia contra pestilentiam; si tratta di opuscoli universali, rivolti cioè, non a caso, a tutti, specializzati, dettati dall ' esperienza e dal 8 buon senso, anche se le conoscenze sull'agente causale della peste e sui meccanismi reali del contagio da cui prendono le mosse sono ampiamente carenti o sbagliate. Famosi erano il Consilium de peste di Gentile da Foligno che morirà di peste nel 1348 epoi "Consilio contro la pestilenza", composto da Marsilio Ficino attorno al 1480, il cui ventitreesimo ed ultimo capitolo è intitolato, come è noto, "Fuggi presto et di lungi et torna tardi". La prima "Dissertazione intorno all ' amianto" la dobbiamo a tale Marchese Ubertino Landi, piacentino, capitano della guardia della Serenissima Duchessa Vedova di Parma, Dorotea di Neoburgo Farnese, il quale la recitò in un giorno del 1725 presso l'Accademia Medico-fisica Matematica (la stessa "Dissertazione" verrà pubblicata a Venezia, presso Zane, nella famosa Raccolta del padre Calogerà, pp. 383--403, s.d., ma prima del 1730). 11 Landi riporta tutte le citazioni, letterarie e non, di coloro che, dall'antichità, hanno menzionato l'amianto; ne esalta due "prodigiose proprietà"... "una che dagl'insulti del foca immune andasse, l'altra che in fili svolgendosi e sgomitolandosi a tesser tele atto indi fosse" (pag. 385). L'autore denuncia anche la presenza di amianto nella Biblioteca Vaticana che dovrebbe (ancora?) trovarsi in un'urna funebre acquisita e regalata alla Biblioteca da Clemente X1(pp. 391392) e si preoccupa quindi, seguendo Baglivi, di collocare quella "fibra " (il linum vivum di Plinio) nel "regno dei vegetabili": "L'amianto dunque è una Piantarella che vegeta, cresce, e diramasi, composta di tenui filamenti, dritti, bianchi, risplendenti, cristallini i quali agevolmente si separano, e i quali da una radichetta come noce ritonda, spuntano, e germogliano ed ella trovasi tra le Miniere dell'Alume e perciò delle medesime aluminose esalazioni viene spalmata..." (pag. 396). Più di due secoli dopo, nel nuovo mondo, compare un'altra importante "Dissertazione" sull'amianto (D.V Rosato, Asbestos, its industrial applications, Reinhold Publishing Corporation, New York 1959) che, "grazie alle informazioni delle molte industrie che hanno favorito la preparazione del volume" (pag. IV), illustra la sua inarrestabile fortuna e le migliaia dei suoi non più sostituibili impieghi. Gli "Health and Safety factors" dell' amianto sono trattati in circa mezza pagina (pp. 21-22) su un totale di 207; mezza pagina riempita di parole rassicuranti e quindi niente spazio per citare i lavori di Hueper o di Merewether o di Doli sui tumori polmonari tra i lavoratori dell'amianto oppure gli endoteliomi (mesoteliomi) di Hochberg, oppure ancora i risultati (lei Laboratori Saranac (commissionati dalle "compan i es" dell'amianto) per troppo tempo rimasti "confidenziali" e preliminari sulla cancerogenicità dell'amianto (vedi, per la ricostruzione di alcuni avvenimenti: D.E. Lilienfeld, The silente: the asbestos industries and early occupational cancer research, a case study, Am. J. Pub. Health, 81: 791-800, 1991). Gli anni '60, i primi anni '60, vedono due fenomeni procedere parallelamente: 1. l'impossibilità di non poter più considerare come dubbia la cancerogenicità dell'amianto, specialmente dopo la pubblicazione dei risultati degli studi di Wagner del 1960 e dopo la pubblicazione, avvenuta nel 1965, degli atti del Convegno, tenutosi nel 1964 e che aveva visto la partecipazione attiva di tutti i paesi interessati ed anche dell'Italia rappresentata da Vigliani, della Academy of Science di New York (vedi, per la ricostruzione di questi avvenimenti: F. Carnevale ed E. Chellini, Evoluzione delle conoscenze ... Rass. Med. Lav. 2930: 172-198, 1993); 2. un ulteriore grande balzo in avanti (della quale rendono conto le cifre delle importazioni del minerale) nella diffusione, anche in Italia, dell' amianto, non soltanto nei materiali di costruzione e quindi come cemento-amianto, ma anche nelle coibentazioni, a spruzzo, con materiale friabile, di edifici pubblici e di rotabili ferroviari e non tanto o non solo con crisotilo di Balangero ("product of ltaly"), quanto con amosite e crocidolite. La nozione medico-scientifica della cancerogenicità dell'amianto sembra subita più che digerita dagli addetti ai lavori, al massimo relegata in pochi e gelosi ambiti sanitari ed accademici. La seconda metà degli anni '60, ma anche il decennio successivo, sembrano scorrere senza grandi emozioni, almeno per quanto riguarda la cancerogenicità dell'amianto; ad esempio, la coibentazione dei veicoli ferroviari prosegue i mperterrita, almeno sino al 1976. La cancerogenicità di alcune amine aromatiche suscita un dibattito forse più acceso che quella dell' amianto ed è fatta oggetto anche di iniziative di prevenzione sufficientemente adeguate (anche se concettualmente abbastanza semplici), tendenti alla loro sostituzione, che culmineranno con una norma, le famose circolari ministeriali, capaci di congiungere conoscenze scientifiche e buone procedure tecniche applicative. Per l'amianto (ma anche per altri cancerogeni come alcuni composti del cromo, derivati del petrolio, ecc.) il problema era ed è obiettivamente più complesso, si tratta nel contempo di contrastare colossali interessi economici e di convincere la "società civile" a rinunciare a prodotti ritenuti utili, anzi indispensabili, nei confronti dei quali si è instaurata anche una sorta di confidenza; il problema risultava aggravato, oltre che dalla difficoltà di trasporre nella pratica della prevenzione delle particolari conoscenze scientifiche, quelle sulla cancerogenicità, dalla necessità di governare il "residuo" di cancerogenicità rappresentato, non semplici scheletri in un armadio, dall'amianto di già utilizzato e non facilmente rimovibile ed in più dal fatto di doverlo sostituire con altre sostanze meno versatili ed alle volte più costose di quello e con prestazioni nettamente inferiori e, per alcuni aspetti, anche pericolose. Ma il vero problema è rappresentato dal genere di prevenzione che è richiesto per controllare adeguatamente i possibili effetti di una sostanza cancerogena come l'amianto. Tale attività di prevenzione deve tener conto del fatto che la carcinogenesi si sostanzia in un processo in più stadi aventi ognuna una diversa caratteristica biologica; il primo o uno di questi stadi è rap- presentato da una mutazione somatica e cioè da una alterazione genetica irreversibile dovuta ad un agente cancerogeno. Esiste una probabilità anche non elevata (ma non si può ragionevolmente affermare che non esista) che quella mutazione possa essere causata persino da una dose bassa od anche molto bassa di cancerogeno; risulta pertanto estremamente difficile l'individuazione di una dose-soglia capace con sicurezza di non produrre alcun effetto. La difficoltà di individuare una tale soglia la si incontra, dovendo soprattutto tener conto di differenti suscettibilità individuali, anche nel caso di cancerogeni che agiscono con meccanismi diversi da quello genetico (cancerogeni epigenetici o promotori o non mutageni). I punti che seguono rappresentano i risultati dello sforzo (compiuto da alcuni tecnici della Azienda-Usl di Firenze) di congiungere le informazioni scientifiche disponibili a norme vigenti, sufficientemente coerenti (Decreto Legislativo 277191 e Legge 257/92), al fine di stabilire indicazioni pratiche ed applicabili di prevenzione in una situazione reale, quella dei rotabili ferroviari accantonati in attesa che sia messo definitivamente in sicurezza l'amianto spruzzato che vi è contenuto. 1. La valutazione dell'inquinamento da fibre di amianto aerodisperso nelle aree di accantonamento dei rotabili dismessi contenenti amianto in matrice friabile, deve essere effettuata con criteri scientifici, tenendo in debito conto la diversa tipologia degli stessi. 2. La valutazione deve essere effettuata nei luoghi circostanti, possibilmente accessibili ai lavoratori compresi gli eventuali addetti alla sorveglianza, al pubblico e in prossimità di nuclei abitativi o di utilizzo pubblici. 3. Qualora si dovesse evidenziare un inquinamento da fibre di amianto provenienti dai rotabili in quantità superiore all'inquinamento di fondo dovranno essere individuate le fonti di emissione e assunti i provvedimenti del caso. 4. I rotabili coibentati dismessi dovranno essere esaminati visivamente uno per uno da personale specializzato ed istruito ad eseguire questa particolare operazione e dovrà essere compilata una scheda che descrive la tipologia della coibentazione e l'integrità della cassa, dei finestrini e dei pannelli di sigillatura posti a sostituzione di finestrini e porte rotti. 5. I rotabili dismessi ed accantonati con presenza di coibentazione in amianto nel sottocassa, se mettono in evidenza condizioni di degrado tale da poter rilasciare parti di coibente debbono essere sigillati in modo che sia garantita la sosta e l'eventuale movimentazione in condizioni di massima sicurezza. 6. Nel caso in cui vi siano fessurazioni, rotture anche di piccola entità, che metto- 9 Questa pagina no in comunicazione diretta l'esterno del rotabile con la coibentazione, queste dovranno essere immediatamente tamponate. Lo stesso dovrà avvenire nei casi in cui ]a sigillatura sia stata manomessa per atti vandalici o per indebito utilizzo dei rotabili. 7. Tutti i luoghi di accantonamento e deposito dei rotabili dovranno essere sottoposti ad una costante ed accurata vigilanza onde impedire l'accesso di chicchessia all'interno e permettere una tempestiva segnalazione per ripristinare la sigillatura. 8. Eventuali interventi di sigillatura o di rispristino della stessa dovranno essere effettuati in condizione di sicurezza per gli addetti. 9. I rotabili coibentati dismessi e accantonati dovranno essere debitamente etichettati al fine di segnalare a tutti coloro che dovranno intervenire per opere di manutenzione o riparazione ed a tutti quelli che si trovino nelle immediate vicinanze, la presenza di amianto in matrice friabile nella coibentazione. Qualsiasi confronto tra questi punti ed i "consigli" alto medioevali contro la peste appare irriverente ma almeno un po' suggestivo. Irriverente per tanti ed ovvi motivi ma anche perché i primi, "i consigli contro l'amianto", a differenza dei secondi, scaturiscono da evidenze scientifiche, sono necessari, praticabili e debbono risultare efficaci se applicati compiutamente, anche se, occorre ammetterlo, oltremodo cautelativi per la maggioranza delle condizioni di rischio considerate. E possi- viene letta da più di 10.000 persone. Non sono persone scelte a caso, sono operatori della prevenzione, ricercatori, ambientalisti, pubblici amministratori, sindacalisti, imprenditori, magistrati. Questa pagina serve a voi per parlare con loro. Per informazioni riguardo alla pubblicità su SNOP: Pier Luigi Offredi H.P. P.ie.rre. Tel. e Fax 021393I0484 IO bile sostenere che le eccessive cautele, sperequate per qualcuno, forse, rispetto alla entità del rischio da controllare, potrebbero essere allentate, o meglio rese più mirate e dirette, qualora conoscessimo tutto dei meccanismi di cancerogenesi ed in particolare di quelli in cui possono essere coinvolti i vari tipi di amianto. ll confronto tuttavia può risultare anche suggestivo ed anche utile, certo dichiarando di eccedere volutamente in alcuni giudizi. Come in tempo di peste, anche nel caso dell' amianto ha avuto libertà di azione una corte molto variopinta di consiglieri più o meno interessati che ci ha spiegato, mai precocemente: "Onde nasce la pestilenza et ove " " regna ... Come si distende la peste ed in quali persone"... " De ' i segni della peste"..."Come si conserva dalla peste per regola di vita...e per modo medicinale". Anche con l'amianto c'è stato chi voleva continuare a mantenere dei privilegi acquisiti anche a scapito della salute degli altri; c 'è chi ha gridato "all'untore" e chi ha manifestato l'incapacità di collegare l'espressione delle proprie competenze professionali con quella di altri tecnici; c'è stato spazio per atteggiamenti poco scientifici se non proprio magici od alchenici. Bisogna riconoscere infine che anche nel caso dell'amianto, certo, in alcune realtà, si sono riproposti episodi non dissimili a quelli di cui parla Cipolla ne "Il burocrate ed il marinaio" a proposito degli "Uffici di Sanità", e cioè gli effetti di una vigilanza ora severa, ora burocratica, ora compiacente, spesso inefficace. SNOP SHORT INTERIM REPORT February 1995 EUROPEAN OUTLOOK SUMMARY The period from July to September 1994 has been characterised by a slackening of activities, due in part to normal summer pause, and in part to the fact that most of the project team has been involved in the organisation of the 5th Work Hazard Conference (Riccione, October 7th-9th), even if Subsprint has been one of the issues discussed in a specific workshop on substitution in such a Conference. Full time activities have restarted after the Conference, and on October 21 st in Modena the first National Workshop has been held, with the participation of more than 130 target people coming from the whole Country. The National Workshops represented a good opportunity to establish new contacts for the future activities. A part from this, a delay must be registered in all activities involving schools, besides the first three one (Istituto Leonardo da Vinci, Istituto Aldini Valeriani, Istituto San Zeno). An attempt to have a schools'meeting, organised by Istituto Leonardo Da Vinci, was unsuccessful, and because of that many tasks related to Result A have to be delayed. On the other hand, most of the tasks related to other Results have been reached or even surpassed, and in some case also fina] tasks have already been achieved. Lost time regarding school connected activities should be recovered before the end of March 1995. On the printing shops' side, activities are going on and afterthelast summer seminar (Perugia June 3rd) before the end of the year at ieast three demonstrations and seminar will be organised printing shops. Very interesting developments are going on the authorities' side, also relating to the recent (September 16th) introduction in Italy of the Frarnework Direttive ori Health and Safety at Work (CEE 89/391) which oblige employers to substitute dangerous substances with nondangerous or lessdangerous ones. Besides a presentation held in Rome (June 23rd) for Lazio Region Occupational Health Services (which in italy substitute Labour lnspectorates regarding to the application of Health and Safety laws), the Prevention Department of Parma (to which Occupational Health, Public Health and Environmental Hygiene Services belong) decided to adopt a sector project on graphic industry, in which substitution of VOC with VCA is part, in connection with SUBSPRINT staff. As an aspect of such plan, an OHS in the Bologna region enforced the substitution by supporting it in formai prescriptions to employers. There are yet some problems with the industry employer association (Assografici) which tifi now refuse to support or collaborate in the project, mainly for pure "political reasons"; we trust to be able to convince them to change their approach, but it must be said that theirposition doesn't affect critically the project, because single printing shops (often even members of Assografici), small and medium sized enterprises' Associations and authorities collaborate strongly. New information sources and probable partners have been identified, and new products bave been analysed in order to asses the composition, according to Subsprint VCA criteria, and the Italian list is continuously updated. A study on the ergonomic aspects of using VCA has been performed in collaboration with ENEA (National Board for Alternative Energy), and has been distributed in English at the Amsterdam meeting. Three article on trade journals have been published, while SNOP magazine (4000 copies every three months to target people) regularly publish the Subsprint newsletter. About information's gaps, stili we need to know the exact composition of VCA additives, in orderto evaluate their toxicity. Updates of the workplan are needed about school connected activities. Whole tasks relating to result A should anyway be reached before March 1995. Also for result E3 (draft of recommendations) a 5 months delay is necessary (May 1995). in December 1994 three further initiatives were organised: • a demonstration in a medium sized printing shop in Fidenza (in which the main Italian Occupational Health review is a printed) , as apart of a wide project led by the Prevention Department of the Parma area; • a demonstration in a big printing industry, which is very attive on the field of Occupational Health, Safety and Environmental Protection matters (printing a lot of texts and handbooks); • a very successful demonstration in a Newspaper Printing Plant in Florence: "La Nazione", 200.000 copies every day . In this printing plant workers found a very interesting way to optimise the use of VCA also from the point of view of saving time with a new working organisation during cleaning operations. In February 1995 new subcontracts were subscribed with two suppliers: Fora s.r.l., which distributes Novasol N, and Dic Graphlito s.r.l., which distributes Vegeol. A new successful demonstration in a newspaper printing plant has been organised on Feb. 24th in Verona: four newspaper are printed daily, a total of 210.000 copies. EUROPEAN AFTER THE 5TH CONFERENCE The 5th Conference has been, form the organisational point of view, afu]] success: more than 250 delegates joined Riccione, coming from all European Countries, jointly with observers from Belarus, USA, Japan, South Africa, Brazil. Fifteen workshops deeply discussed specific issues, producing provisional documents which were distributed, both in English and Italian, in the final plenary session on October 9th. The final documents will be collected in the proceedings, published by Emilia Romagna Region, and edited by Marco Biocca, workshops' co-ordinator. All members of the European Network acknowledge the organisational efforts performed by SNOP, a job which will be hard to repeat,as admitted by ourEuropean colleagues, in such way that during London meeting (January 1995) the Dutch Network, natural candidate to organise the 6th Conference after we gained the 5th in Valencia on January 1993, asked to make a feasibility study before deciding to organise the next in Amsterdam. The fina) decision will be taken next June in Copenhagen and, as a consequence, the 6th Conference won't be held before 1997. We have to thank all co-organisers for the success: Emilia Romagna Region, Cgil Ciel-Uil Trade Unions, Rimini Health District. But, in particular, we want to thank the persons who make possible the success by their work, which sometimes reached real stakhanovistic levels: In Italy: Paola Bertoli (SNOP), Viviana Montanari an Marco Tiboni (Adriapoint Agency), Loris Fabbri (Rimini Occupational health Service), Roberto Battaglia and Gino Rubini (Cgil TU), Marco Biocca (Emilia Romagna Region Documentation Centre) and, let me say, myself. Abroad: Mick Williams,Simon Pickvance, .lini Swan,PietervanBroekhuizen,Thomas 12 Jacobsen, Steen Sioland, Frank Barry, Henning Wridt, Cornelia Peters, Gerhard Elsigan, Rafael Gadea, Matti Sundquist. A part form organisational matters, the evaluation in order to contexts and goals is more complicated. About goals, it must be said that the Conference recognised common and different goals for the Network and for SNOP. The principal aim of the European Work Hazard Network, to which SNOP belongs since Copenhagen Conference (1990), is to set up a network between experts and workers in order to Occupational Safety and Health matters, a part from (but not against) traditional official channels, both Academic and TU. ones. The principle is to put in contact real experts with real workers on the field of Safety and Health at work, allo by organising and supporting specific subnetworks which should be able to proceed alone. Organising a big Conference every two years has the aim to facilitate experts and workers to meet each other, with the objective to evaluate the work of the subnetworks and to set-up new ones: Subsprint project, for instance, is a "son" of the Sheffield Conference. From this pointofview the 5th Conference has reached its goal: a two years preparatory work permitted to join in Riccione having a good background which was recognisable in the final provisional documents distributed at the end of the Conference. In the saure time new issues were discussed and new subnetworks have been set-up, with continuos contacts, information exchanges and activities: we ' 11 follow them in the future and we'll inform you about them by SNOP representatives directly involved. Furthermore we failed one important goal, which were one of the reason to organise in Italy the Conference: the opportunity to enlarge the field of action of the Network by involving Southern Countries, particularly Spain, Portugal and Greece. Wc thought that organising the Conference in Italy could facilitate the participation form those Countries, but wc wasn't successful in it (a pari from Spain, which was already a mcmber of the Network) despite of the availability of money to invite Southern Countries' representatives, mainly because of the absolute lacking of any contacts with such Countries. We must say that wc trusted in a active support by ltalian and Spanish Trade Unions, but it wasn't the case: we think it has been a lost opportunity. The European Work Hazard Network is a quite miscellaneous group, with a lot of differences among its members and their national contexts: in some cases, as in Spain and Ireland, Tradc Unions directly join the Network, even if by mean of specific bodies or offices; in some cases (Great Britain) we have institutions and groups vcry dose to TU. oreven supported by them (TUSC, SOHP, London Hazard Centre, WHIN); in Denmark the AAA Group is composed by experts and technicians who are TU. "consultante"; in OUTL00K The Nethcrlands we have a spontaneous network linked to Chemiewinkel and the University of Amsterdam; in Finland and Austria the Network is represented hy Labour lnspcctors, Doctors and Technicians withoutparticularrelationship with TU.; in Germany the Arbeit and Gesundheit Group is often in disagree meni with TU. In Italy we have the only case of a Scientific Association composed by Prevention Professionals, which often has a strict collaboration relationship with TU., but is completely independent from them, and without direct relationship (as Association) with single workers or grassroots groups. As the main goal of the Network is to put in contact workers and experts, one of the 5th Conferente tasks was to facilitate the exchange of experience between Italian workers and their foreign colleagues. This should have been the sesse of the involvement of TU. in organising the Conference, besides the official opcning specch made by Carlo Fabio Canapa and the very important organisational and financial suppor' pcrformcd by our TU. friends Roberto Battaglia, Gino Rubini, Gabriella Galli, Gloria Malaspina, Elisabetta Ratnat, Amalio Rosati, Cecilia Brighi, Luisa Bendettini and others. In reality we failed also this goal. The initial agreement was that at least 50% of the Ital ian delegation should have been organ ised hy Trade Unions, which actually was trae; in reality about one third of the TU. delegation was made by professionals sent as TU. representatives, while the remaining two thirds were quite entirely TU. centra] and peripheral officers. During the Conference we could see that while in the largest foreign delegations (British, Danish and Dutch ones) it was possible tofindrea] workersbesides experts and "academics" (ask to Claudio Calabresi and Umberto Laureni about their hard approach with Amsterdam docks workcrs), it was very hard to meet "real" Italian workers. It could have been an extraordinary opportunity, also for TU., to "socialise" experiences at the European leve', in a stimulating contcxt, among workers who want to became protagonist in the filcd of health and safety at work. Also during the activists' meeting after the end of the Conferente (mostly British, Dutch and Danish delegates participated) there were some complaints about the lost opportunity to meet Italian workers, also during workplaces' visits. Maybe also we (SNOP) failed to underlined more strongly, during our contacts with TU., the need of a largcr involvement of workers and delegates in the Conferente; furthcrmore we think that this experience musi be taken in account for the future. SNOP wants to continue to be member of the European Network, because wc trust in their goals and principles: to create a conceptual and "physical" piace in which workers and expcrts can meet without the mediation of academic, technical or TU. structures. This doesn't mean that we think that TU. or Scientific Structures aren't necessary: not at al]!. But we believe that lnstitutions can't completely fili the need by workers to "take in their hands" their health, also by directly contacting experts; and we think that experts should sometimes directly meet workers to properly test their practice and theories. The 5th Conferente represented a great experience, both for participants and organisers. Besides criticism and evaluations, we experienced agreat satisfaction both among Italians and Foreign participants, due to the consciousness to belong to a greater family, in an Europe (and a world) becoming more and more a global village. We register great differences in practices and cultures, but also a lot of common point of v iew and a great need ofknowledge and experience exchange. People who participated in the workshops and sector meetings, such as "singles" and little groups keep in touch , an the European Network represent an important support: ant this is, actually, its mission. We all must try to learn, also from errors: in this way the Riccione Conferente will represent a milestone in the process of "Organising The Change" in the field of relationship between work, health and safety. Graziano Frigeri 13 ISTANTANEE DEL RIORDINO Relazione presentata al convegno di Parma del 16.3.1995 dl Francesco Garufi e Fulvio Longo Il compito affidatoci di descrivere la situazione si è presentato problematico per la difficoltà di reperire notizie sulla reale applicazione nelle Regioni della nuova normativa prevista dal D.Lgs 517193 , stante che buona parte delle Regioni hanno completato l'iter di approvazione solo l'ultimo giorno utile, e cioè 1'8 marzo. In questa relazione esamineremo essenzialmente la parte del sistema di prevenzione relativa al Dipartimento dato che, per quanto riguarda le leggi regionali di istituzione delle Agenzie regionali di cui all'art. 3 della L.n. 61194 risultano ad oggi approvate (mentre scriviamo) soltanto quelle della Liguria, della Toscana, del Piemonte, dell'Emilia Romagna e del Lazio. Dipartimento di Prevenzione Gli elementi considerati per ogni regione sono stati i seguenti: • numero delle UU .SS .LL. prima e dopo la legge del riordino; • esistenza di una legge già approvata che prevedesse il Dipartimento di Prevenzione; • individuazione del numero e del tipo di Servizi previsti nel Dipartimento, in rela- l4 zione a quanto individuato dall'art. 8 del D.Lgs 517193; • grado di autonomia del Dipartimento dall'azienda con particolare riferimento all'autonomia finanziaria; • rapporti tra Dipartimento e Distretto. Alcuni di questi dati sono evidenziabili nel quadro sinottico (pubblicato a pag. 15). Abbiamo una complessiva e generalizzata riduzione del numero delle USL in tutte le regioni. Sostanzialmente tutte le Regioni tranne l'Abruzzo, il Molise, la Sicilia, le Marche e la Provincia autonoma di Bolzano prevedono con una legge l'istituzione del Dipartimento; va precisato che per la Sicilia l'assenza dell'articolato sul Dipartimento nella Legge di riordino del Servizio sanitario è conseguenza dell'emanazione della legge in data antecedente al D .Lgs 517193 e che comunque nella stessa legge si rimanda ad una contestuale istituzione dell'Arpa e del Dipartimento. Nove Regioni prevedono l'autonomia finanziaria del Dipartimento; le altre danno al Dipartimento un'autonomia di tipo funzionale. Per quanto riguarda l'articolazione interna in Servizi, per quelli sanitari quasi tutte le Regioni prevedono tre Servizi come previsto dal D .Lgs 517193, tranne la Sardegna (4) e la Campania (5); per i Servizi veterinari in sei regioni è previsto un numero di Servizi superiore ad uno (articolato in tre aree). Dalla lettura dei testi delle leggi regionali emergono alcuni aspetti interessanti c particolari. La Regione Sardegna individua due dipartimenti per lo svolgimento delle attività sanitarie dell'azienda USL e precisamente il Dipartimento di Prevenzione ed il Dipartimento di diagnosi, cura e riabilitazione. In quello di prevenzione possono essere istituiti un massimo di sette Servizi (quattro sanitari e tre veterinari). In particolare si prevede, oltre ai Servizi sanitari previsti dal D. Lgs 517193 anche l'istituzione di un Servizio di "igiene urbanistica, edilizia e degli ambienti confinati"; inoltre il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica comprende anche l'epidemiologia, la medicina scolastica, la medicina sportiva, l'educazione sanitaria e la medicina legale. Nella stessa legge la figura del responsabile di Dipartimento ha funzioni di coordinamento delle attività dei Servizi e dei settori nei quali si articolano i Servizi, ma non è obbligatoria e può essere istituita dal Direttore Generale per "esigenze funzionali". La Regione Liguria individua come strutture fondamentali dell'azienda USL tre Aree dipartimentali, tra le quali l ' area delle attività di prevenzione, che si articolano in unità operative a loro volta subarticolate in nuclei operativi; le U.O. individuate corrispondono ai Servizi previsti dal D.Lgs . 517193; è da rilevare l'inserimento nell'U.O. di Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro del nucleo operativo "Sicurezza impiantistica ed antinfortunistica". Questo nucleo operativo dovrebbe recepire le funzioni dell'omologo Settore del P.M.P, in transito verso l'agenzia Regionale. L'Area dipartimentale di prevenzione è diretta dal Direttore Sanitario dell'azienda USL mentre le U.O. (dotate di autonomia amministrativa,organizzativa, tecnico funzionale e tecnico operativa) sono dirette da un dipendente del ruolo sanitario appartenente al secondo livello dirigenziale nominato dal Direttore Generale secondo i criteri del D.Lgs 29193. Tra i modelli che abbiamo riscontrato quello della Regione Toscana si presenta il più "anomalo" rispetto al quadro nazionale, in quanto il Dipartimento di Prevenzione si articola a livello di "zona" in aree funzionali che raccolgono al proprio interno le varie strutture organizzative prevalentemente monoprofessionali. Ci troviamo di fronte ad uno sforzo di valorizzazione delle diverse professionalità che operano ciascuno nel proprio specifico alla costruzione di quel processo unitario che è la Prevenzione. Quanto ciò possa favorire una cultura dipartimentale interdisciplinare, di superamento in sostanza di logiche di appartenenza (a Servizi o a professioni) è tutto da verificare attraverso i regolamenti e soprattutto la prassi degli interventi quotidiani. La Regione Umbria tra i Servizi del Dipartimento inserisce il Servizio di "Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro" strutturato in aree funzionali sul modello precedentemente esposto. Tab. I : Stato di Attuazione della legge sui Dipartimenti di Prevenzione Regioni Piemonte Liguria _ Lombardia Veneto Friuli Prov. Bolzano Toscana Emilia Romagna Lazio Marche Umbria Sardegna Puglia Sicilia Calabria Campania Abruzzo Molise Basilicata n. ASL Da 63 a 22 Da 20 a 5 Da 80 a 44 Da 36 a 22 Da 12 a 6 Da 4 a 4 Da 40 a I2 Da 41 a I3 Da 51 a 12 Da 24 a I3 Da 12 a 5 Da 22 a 8 Da 55 a 12 Da 62 a 9 Da 31 a I I Da 61 a 13 Da 15 a 6 Da 7 a 4 Da 7 a 5 Servizi Dip 3 +I 3 +2 _ 3 +I 3 +I 3 +I No 3 +I 2 +I 3 +I No 3 +I 4 +3 3 +3 No _ 3 +I 5 +3 No No Al Psr Autonomia Dip Funzionale Funzionale Funzionale Finanziaria Finanziaria No Finanziaria Finanziaria Finanziaria No Funzionale Funzionale Finanziaria No Finanziaria Finanziaria No No_ Finanziaria 15 L.R. Agenzia Sì Sì No No No No Sì Sì Sì No No No No No No No No No No Questo è uno dei rari casi di modifica della denominazione di un Servizio, così come prevista dal 517/93. L'inserimento della parola "di vita" farebbe pensare ad un tentativo di aggirare l'esito referendario che ha cancellato tale edizione e le relative funzioni dalla legge di riforma sanitaria del 1978. Per queste ragioni il Commissario di Governo l'ha fatta cancellare dalla Legge di riordino della Regione Puglia che analogamente aveva inserito la parola "di vita" nel testo della legge. Lo scopo di questo inserimento, tuttavia, sarebbe un altro e cioè quello di offrire il Servizio, quello contenitore per il settore impiantistico- antinfortunistico del P.M.P. In questa panoramica dobbiamo citare anche la Regione Emilia Romagna che ha unificato il Servizio di Igiene Pubblica con il Servizio di Igiene degli alimenti, riducendo a due quindi i Servizi dell'area medica. La Regione Campania prevede, invece, ben otto Servizi del Dipartimento (5 Sanitari e 3 Veterinari); in particolare viene previsto oltre al Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, un Servizio di Igiene e Medicina del lavoro le cui funzioni non vengono meglio specificate. Anche questo rappresenta un tentativo di trovare una più congrua collocazione al Settore impiantistico del PMP, rispetto al passaggio nella Agenzia. Gli aspetti sicuramente più problematici relativi al funzionamento del Dipartimento sono rappresentati, come già evidenziato da Graziano Frigeri nella sua relazione introduttiva del seminario sul Dipartimento tenutosi a Bologna nel marzo 1993. dal rapporto Dipartimento/Servizio e nell'ambito dell' organizzazione USL dal rapporto dipartimenti/distretti; su quest'ultimo aspetto tra l'altro il D.Lgs 517193 non dà alcuna indicazione. A proposito di questi due aspetti Frigeri affermava che bisognava tendere ad identificare sempre più nel Dipartimento e sempre meno nei Servizi il centro pesante ed il luogo di programmazione delle attività e a non pensare ad un'articolazione territoriale in funzione meramente esecutiva bensì ad un ambito in cui si eserciti attività di programmazione locale ovviamente nell'ambito della programmazione dipartimentale. Dalla lettura delle leggi si rivela come tali aspetti organizzativi e relazionali vengano demandati ad atti amministrativi quali linee guida a livello regionale e regolamenti di USL; in qualche caso si rimanda al Piano Sanitario Regionale Si rileva nella legge della Regione Campania un riferimento normativo quando si legge che si assegnano ai Servizi del Dipartimento compiti di programmazione, coordinamento tecnico e controllo delle attività territoriali operative da svolgersi nei distretti. Linee guida sono state già emanate dalla Regione Emilia Romagna e sono in fase di emanazione in altre Regioni quali tra le altre il Veneto e la Puglia. Tali atti amministrativi rappresentano il vero strumento operativo che può permettere il decollo dell'attività del Dipartimento in una prospettiva caratterizzata dal superamento della logica dei Servizi separati con l'attribuzione al Dipartimento degli aspetti programmatori e di integrazione attraverso piani di lavoro comuni tra i Servizi, con conseguenti procedure per la realizzazione delle attività. E attraverso questi strumenti di indirizzo che verranno delineati quei caratteri del Dipartimento ("forte" o "leggero"), ad oggi non desumibili attraverso la semplice lettura dei testi di legge. Il quadro complessivo che scaturisce da questa lettura mostra ancora una volta quanto abbia prevalso la necessità di adattare una legge quadro alla realtà che si è andata strutturando in forme diverse in ciascuna Regione. Per cui abbiamo il riazzonamento delle nuove USL, in alcuni casi su base provinciale, in altre su base intraprovinciale ed in altri casi in forma mista. In alcune Regioni il nuovo modello di riorganizzazione in forma dipartimentale rappresenta l'occasione per una ripresa dell'iniziativa in questo campo, pensiamo ad alcune Regioni meridionali, anche se è difficile immaginare la costituzione ex -novo dei cinque Servizi nella Regione Campania dove siamo all'incirca all'anno zero. Stiamo assistendo a significative esercitazioni di ingegneria istituzionale attorno all'ipotesi dipartimentale, tuttavia saranno i regolamenti e soprattutto i piani sanitari ed al loro interno i progetti obiettivi specifici per la prevenzione, le cartine di tornasole per la verifica delle volontà reali di cambiamento e costruzione del nuovo. Per questo è opportuno anche come Snop aprire un osservatorio su quanto verrà completamente messo in atto in termini di attribuzione di risorse, di personale e soprattutto per quanto riguarda i modelli operativi che si affermeranno. I cambiamenti che abbiamo davanti sono tali che a nostro avviso impongono da parte nostra una nuova "Operazione Prevenzione" in chiave dipartimentale, una specie di autoradiografia del cambiamento. Abbiamo di fronte l'occasione e la necessità di sviluppare al massimo il mandato istituzionale attribuito al Dipartimento di Prevenzione, quale casa comune degli operatori della prevenzione, che in una logica di unitarietà degli interventi, ma ora anche in funzione dei processi economici che sottendono l'aziendalizzazione delle USL, devono fare crescere la cultura del Dipartimento. AGENZIE REGIONALI (Arpa) Ad oggi risultano approvate le leggi solo in Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Liguria e Piemonte; leggi che per altro devono ancora superare il vaglio del Commissario di Governo, nonostante per alcune sia già passato da tempo il limite temporale stabilito dalla legge 61/94. In quasi tutte le Regioni sono state elaborate proposte, alcune delle quali sono in discussione nei consigli regionali, di queste proposte esistono numerosissime bozze anche in una singola Regione e pertanto è difficile avere un quadro completo cd esaustivo per poter estrapolare dei dati univoci. 16 Pur nelle notevoli diversità delle proposte, facendo riferimento temporale al gennaio 1995, dall'esame delle proposte delle Regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Puglia è possibile evidenziare alcuni punti in comune (pur avendo presente la possibilità di essere già superati dagli eventi): • multireferenzial ità dell 'agenzia regionale; • obbligatorietà da parte di province, regioni, comuni, USL di avvalersi delle strutture dell'Arpa con il divieto di creare una doppia rete di laboratori; • distinzione tra funzioni amministrative che rimangono in carico dei vari soggetti istituzionali e funzioni tecniche svolte dall'agenzia; • personalità giuridica pubblica e autonomia tecnica, amministrativa e contabile dell ' agenzia; • comitati di indirizzo e coordinamento previsti sia a livello centrale (regionale) che decentrato (provinciale) per permettere il coordinamento tra prevenzione ambientale e sanitaria. Sullo sfondo di queste problematiche ruota la questione non meno importante della collocazione del personale degli ex PMP che dovrebbe secondo una interpretazione letterale della Legge 61194 passare tutto nell'Agenzia. Secondo, invece, una interpretazione della legge in un' ottica referendaria, il personale del settore impiantistico - antinfortunistico svolgendo compiti prevalenti in materia di igiene e sicurezza del lavoro potrebbe restare nel Dipartimento delle USL. Un'altra questione viene dibattuta con un certo accanimento e riguarda l ' obbligatorietà di avvalersi delle strutture tecniche, strumentali e di laboratorio delle Agenzie, da parte delle USL e dei relativi Dipartimenti di Prevenzione. In regime di aziendalizzazione, sia delle Agenzie, sia delle nuove USL si introduce così un forte vincolo dal risvolto anche economico, tale da poter determinare un soffocamento delle già esigue risorse a disposizione della prevenzione. Essendo l'Agenzia esterna al SSN si avrebbe un regime di monopolio a costi obbligati e senza quella garanzia di qualità che solo in regime di concorrenza (anche solo pubblica) è in grado di garantire. D'altronde tutte le prestazioni del SSN oggi vengono erogate in concorrenza tra loro e con il privato sia sul versante della qualità che sul versante della economicità. Fermo restando il divieto di costituire ex - novo una rete parallela di laboratori, andrebbero utilizzati al meglio quelli esistenti. Non è stato possibile prendere visione delle leggi approvate tutte mentre venivano redatte queste note e ne parleremo sul prossimo numero. DIRE 111VA 92157 CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI E in discussione in questi giorni il recepimento della direttiva cantieri: quando il lettore leggerà queste note con ogni probabilità si saprà con certezza se i tempi ristrettissimi che rimangono per il recepimento saranno stati sufficienti o dovrà essere rimandato ulteriormente il recepimento . Abbiamo avuto modo di esaminare alcune bozze di recepimento approntate dal Ministero del lavoro. Ci sono stati anche incontri di consultazione con le parti sociali e le Regioni. Snop è interessata anche come componente della Consulta. Le impressioni, che ovviamente non possono essere definitive, sono improntate alla preoccupazione perché non sembra che si stia costruendo uno strumento idoneo a perseguire l'obiettivo, che rimane pur sempre la riduzione degli infortuni e delle malattie professionali in un settore che è ai primi posti nelle statistiche nazionali ed europee. La novità sostanziale contenuta nella Direttiva della Comunità europea, riguarda lo spostamento di responsabilità a livello del committente, che deve incaricare dei coordinatori in materia di sicurezza e salute già in fase di concezione dell'opera, con il compito di progettare in sicurezza. L'impresa dovrà seguire le linee indicate dal committente il quale controllerà che effettivamente siano rispettate durante la fase esecutiva. Appare scontato inoltre che l'impresa dovrà rispettare le regole introdotte dal D.Leg. 626194, in particolare per quanto riguarda il coinvolgimento dei soggetti protagonisti della prevenzione, e cioè il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il rappresentante dei lavoratori in materia di sicurezza e salute e il medico competente. Nella bozza che sta circolando si prevede per il committente la possibilità di redigere, tramite il suo coordinatore, il piano di sicurezza e salute oppure di farlo redigere dall' impre- 17 sa appaltatrice; con questa possibilità di delega si allontana di fatto la citata grande novità voluta dalla Direttiva, cioè l'obbligo di programmare la prevenzione già in fase di concezione dell'opera. Il piano di sicurezza e salute è inoltre considerato come il superamento di troppi obblighi previsti dal 626; è previsto infatti che sia inviato ai rappresentanti per la sicurezza prima dell'inizio dei lavori, e che questi possano semplicemente chiedere chiarimenti e formulare proposte, svuotando di importanza il coinvolgimento previsto dal 626. Anche il medico competente può, a suo esclusivo giudizio ,sostituire il sopralluogo in cantiere con l'esame del piano. Salta completamente lariunione periodica di prevenzione e protezione dei rischi di cui all'art. 11 del 626 per tutti i cantieri, con durata inferiore all'anno. Esiste un'ambiguità di fondo al campo di applicazione, cioè al tipo di cantiere soggetto all'obbligo di notifica preliminare da trasmettere all'Organo di vigilanza e per il quale il committente ètenuto a designare il coordinatore per la progettazione e poi, prima di affidare i lavori, il coordinatore per l'esecuzione: nella bozza infatti si restringe il campo ai cantieri con durata presunta dei lavori superiore a 30 giorni lavorativi e in cui sono occupati più di 20 lavoratori, oppure, ai cantieri che comportano rischi particolari, come da elenco allegato, nel quale però è indicata una serie di rischi talmente ampia da comprendere ogni tipo di opera. E chiaro a tutti che se si imposta una legge a misura dei cantieri con più di 20 lavoratori e con durata presunta superiore al mese, si sbaglia obbiettivo, poiché il 90% delle Imprese italiane ha meno di 10 dipendenti e vi sono opere anche consistenti che durano presumibilmente meno di un mese. E sembra quantomeno singolare recuperare questa enorme massa di cantieri solo con il mezzo dell'allegato. Un'ulteriore limitazione di campo si prospetta quando si limita l'obbligo della riunione periodica prevista dall'art. 1.1 del D. Leg. 626 ai cantieri con la durata presunta superiore all'anno, negli altri casi vi deve essere una motivata richiesta del rappresentante della sicurezza. Anche in questo caso, se passasse questa impostazione, si svuoterebbe di significato sia la Dir. 92157 sia il D. Leg. 626, poiché il bisogno maggiore di riunire i nuovi soggetti della prevenzione si ha proprio dove i cantieri sono di piccole dimensioni e dove la sicurezza e la salute dei lavoratori sono spesso trascurate. Oltre alle osservazioni alle bozze di decreto di recepimento sopra illustrate Snop ha già da tempo diffuso e portato a conoscenza del Ministero del lavoro tramite le Regioni e la Ciip alcune questioni che sono sintetizzabili come segue. 18 L'obbligo di notifica preliminare (art. 3 della Direttiva) deve diventare uno strumento utile per programmare la vigilanza del comparto. A tale scopo la notifica all'USL deve essere tempestiva, cioè inviata contestualmente, o immediatamente prima, all'apertura del cantiere e non genericamente "almeno 15 giorni prima" dell'inizio lavori. Solo in questo modo si potrà avere un quadro reale dei cantieri effettivamente operanti e della tipologia di rischio presente in ogni momento sul territorio di competenza. La notifica deve riguardare anche le piccole imprese, e per questo proponiamo un limite di 3 persone per 5 giorni lavorativi, escludendo solo i lavori piccolissimi, che non saremmo comunque in grado di controllare. Il carico per le Imprese è di poco conto ed i Servizi di prevenzione potranno programmare la vigilanza scegliendo i cantieri secondo criteri predefiniti. Il fascicolo adattato di cui all'art.5 lettera c della Direttiva è un importantissimo ele- mento di novità: si prevede la costruzione di una specie di libretto di manutenzione per eseguire le opere successive in sicurezza e per la salvaguardia di chi userà il manufatto. Sarebbe da definire fin da subito un elenco di elementi minimi da inserire nel fascicolo per operazioni successive a rischio (sicurezza per la manutenzione dei tetti, pulizia di vetrate e facciate, scavi in caso di pericoli di frane e con falde a rischio, manutenzione di impianti elettrici, idraulici, ecc.), senza rimandare totalmente a decreti successivi l'individuazione dei contenuti. Il fascicolo dovrebbe essere consegnato assieme all'opera. Un ruolo importante deve essere previsto per il medico competente che va coinvolto nell ' analisi dei rischi, nell ' attività di informazione e di formazione dei lavoratori, e per il quale ve mantenuto l'obbligo di visitare i cantieri dell'impresa (o almeno uno dei cantieri più rappresentativi del tipo di opere svolte) due volte all'anno come previsto dall'art. 17 h) del D. Leg. 626. Solo in tale modo ha la possibilità di contribuire con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione "alla predisposizione dell'attuazione delle misure per la tutela della salute e dell' integrità psico-fisica dei lavoratori". Il riferimento deve essere l'impresa e non il singolo cantiere, altrimenti si renderebbe impossibile questo tipo di attività. Si propone inoltre, data la complessità e la variabilità dei rischi presenti nell'edilizia, di inserire l'obbligo di un controllo sanitario annuale, fatto salvo l'obbligo di periodicità più ravvicinate per rischi specifici normati da altre leggi. Infine, in considerazione della difficoltà, relativamente al rischio rumore, di appl icare il 277191 in edilizia a causa della grande variabilità e aleatorietà dei tempi di esposizione dei lavoratori e dell'assoluta impossibilità dell'organo di vigilanza di controllare questi tempi, mentre invece non ha nessuna difficoltà misurare i livelli sonori degli impianti e delle attrezzature, sui quali ogni singola impresa può intervenire, se del caso, con la riduzione del rischio alla fonte, si ritiene importante inserire un articolo specifico così articolato: "Le misurazioni del rumore dovranno riguardare i macchinari e gli impianti dell'impresa (non necessariamente del cantiere) e dovranno rispettare il disposto dell'allegato VI del D.Leg. 277/91. Nel caso di lavoratori adibiti ad operazioni e compiti variabili nel corso della vita del cantiere, per la definizione dell'esposizione quotidiana personale è possibile fare riferimento ai tempi di esposizione per mansione indicati da enti e organismi riconosciuti, riportandone il riferimento nel rapporto di valutazione". Flavio Coato MODENA 1995 LA PAROLA AGLI OPERATORI Il 2 febbraio 1995 si è tenuto a Modena, su iniziativa della Snop Regionale e con il contributo dell' Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna, un seminario sul tema: "Lavorare nell'area della prevenzione: distretto, dipartimento, ARPA.ER . La parola agli operatori". Nelle intenzioni dei promotori dell'iniziativa si voleva rendere disponibile agli operatori dei Servizi di prevenzione una tribuna da cui poter esprimere liberamente le proprie riflessioni e proposte in relazione ai profondi cambiamenti in atto nell'organizzazione del lavoro. Il Direttivo Regionale della Snop aveva invitato con comunicazione scritta, tutti i responsabili dei Servizi di prevenzione della Regione Emilia Romagna ad essere presenti, non come oratori ma come pubblico per ascoltare le considerazioni svolte dall'interno dei Servizi, da quelle professioni che concorrono tra loro a tutelare la salute e la sicurezza della collettività. Si è voluto quindi fermarsi a riflettere, per cercare ed adottare soluzioni che consentano di non disperdere il patrimonio di capacità e risorse umane cresciute in questi anni all'interno dei Servizi di prevenzione. Quel giorno a Modena si sono visti in proporzione più dirigenti che operatori, c'è chi dice perché l'informazione non è circolata, chi dà la colpa ai permessi che non sono stati concessi, e chi pensa che la mancanza dei soliti oratori ufficiali, di chi conta sia per l'immagine che per il contenuto di ciò che dice, abbia abbassato la forza di richiamo della manifestazione. Qualche ben informato inoltre spiega che gli operatori pensano che i giochi siano già fatti, in questa rivoluzione dall'alto del sistema di prevenzione regionale, e quindi non valga la pena perder tempo a fare osservazioni che resterebbero inascoltate dai pochi che hanno realmente il potere di decidere sul futuro dei Servizi e delle professioni. Se quest'ultima osservazione è fondata magari solo in parte, come molti di noi ritengono, è meglio rallentare la corsa, che ci ha freneticamente coinvolto in questi ultimi tempi per stare dentro al cambiamento in atto nel sistema sanitario e per cui abbiamo accettato e cercato di giocare con le nuove regole dell'aziendalismo e del dirigismo, dimenticando o trascurando l'importanza della partecipazione degli operatori, ed anche dei cittadini, per l'affermazione di un metodo di lavoro migliore di quello finora conosciuto. Senza il concorso attivo e propositivo di chi lavora nei Servizi ,e di chi ne usufruisce, l'affermazione di tutti quei dirigenti provenienti dalla sanità pubblica, che hanno assunto funzioni di responsabilità in diversi livelli gerarchici della nuova organizzazione sanitaria, non sarà sufficiente a far migliorare il sistema. Modena non è stata però solo assenza, chi è venuto infatti ha occupato lo spazio disponibile ed ha chiaramente fatto intendere quanto gli operatori di diversa professionalità, presenti nei Servizi di prevenzione, siano consapevoli dell ' importanza ed insostituibil ità delle singole professioni nel processo di cambiamento in atto. Tutti gli intervenuti , amministrativi, tecnici e laureati di diversa disciplina, non si sono limitati a protestare ma hanno avanzato proposte, chi articolate e molto specifiche su singoli pezzi dell'opera di ingegneria organizzativa in atto, chi invece più rivolte ad evidenziare un contributo specifico di competenze professionali diverse. Di questi contributi, non riassumibili sinteticamente senza mortificarne il contenuto, sarà curata la pubblicazione degli atti. Il seminario di Modena ci ha confermato l'esigenza di cospicue ricchezze presenti nel sottosuolo dei Servizi, ricchezze fatte di competenza e di amore, o comunque interesse, per il proprio lavoro, che vanno sfruttate facendo attenzione a non farle esaurire, perché senza queste ricchezze non si può pensare di sviluppare un miglioramento duraturo del sistema sanitario. Uno dei compiti che Snop si può assumere in questo momento è quello di far circolare le informazioni su quanto sta succedendo, e continuare ad organizzare momenti d'incontro in cui fermarsi a riflettere e ragionare sulle tappe del nuovo percorso, senza perdere di vista che tutto questo agitarsi dovrebbe comunque avere come scopo la promozione della salute e la tutela dell'ambiente di vita e di lavoro. Il confronto continua a Parma il 16 marzo 1995 Abbiamo già pensato alla prossima scadenza che si terrà a Parma il 16 marzo presso l'aula congressi dell ' azienda ospedaliera e sarà dedicata ad un confronto su: "Il nuovo sistema per la prevenzione in Emilia Romagna. Problemi, criticità, soluzioni " . Gli strumenti legislativi di cui si è dotatala Regione Emilia Romagna e i regolamenti in corso di adozione da parte delle diverse Aziende Usi regionali consentono di governare la transizione verso il nuovo assetto dei servizi sanitari ed ambientali, così come stabilito dalla legislazione di rifor- ma nazionale e dall'esito del referendum sulle competenze ambientali. L ' opera di ingegneria istituzionale è stata veramente notevole, ed ha talmente assorbito i suoi protagonisti da far correre il rischio di lasciare in secondo piano, sottinteso e quindi potenzialmente trascurato, il motivo ispiratore del sistema per la prevenzione e cioè la tutela dell'ambiente e la promozione della salute dei cittadini. Anche i momenti di reale partecipazione all' interno e ali' esterno sono stati inferiori alla necessità del momento. Riflettere oggi sul sistema dei servizi per la prevenzione in Emilia Romagna vuoi quindi dire riportare l'attenzione di tutti gli addetti ai lavori, ma anche degli interlocutori espressione della società civile, su come l'insieme delle strutture preposte alla tutela della salute e dell'ambiente può assolvere al proprio mandato istituzionale, utilizzando le soluzioni organizzative come strumenti d'integrazione, finalizzati anche a logiche di efficienza gesdonale , ma la cui efficacia si misura soprattutto su obiettivi di miglioramento di qualità. Su questo argomento la Regione Emilia Romagna, l'ASL di Parma e Snop intendono fare il punto dei problemi, delle criticità, delle soluzioni assieme ad operatori del sistema regionale di prevenzione impegnati a diverso titolo nel processo di riforma, e con il contributo propositivo di un'esponente dell'OMS Europea, con le cui ipotesi di lavoro si ritiene utile confrontarsi. Inoltre è previsto uno spazio dedicato alla informazione e valutazione su quanto sta accadendo nelle altre regioni italiane. La giornata sarà conclusa da una tavola rotonda aperta al contributo critico ed alle proposte di importanti espressioni della società civile quali il sindacato, l'associazionismo ambientale ,le associazioni degli imprenditori e quelle del volontariato. Il prodotto finale auspicato dagli organizzatori non è l'aggiustamento di parti di un modello ottimale dei servizi, che in quanto tale non è proponibile, ma la focalizzazione di punti critici di un sistema da presidiare con un metodo di lavoro che consenta di avere sempre bene in evidenza la tutela della salute e dell'ambiente come scopo del nostro operare e la soddisfazione sia dei cittadini che degli operatori dei servizi come indicatori fondamentali di buon funzionamento. Luigi Salizzato 19 DIRETTIVE 92191 E 921104 IL SETTORE ESTRATTIVO È in avanzato stadio attuativo il recepimento delle Direttive CEE 92/91(trivellazione) e 921104 (attività estrattive in miniera e in cava). Tali attività hanno sempre avuto riferimenti legislativi specifici, in ragione della gravità e particolarità delle problematiche di sicurezza, legate a fattori non solo dinamici (dipendenti da macchine e impianti), ma soprattutto statici (legati cioè alla stabilità dei fronti e delle volte). Le conoscenze necessarie sono infatti così particolari da richiedere professionalità specifiche (ingegneri e periti minerari) sia nella gestione (direttore dei lavori) che nel controllo di tali attività (ingegnere capo). Per questo il DPR 128/59 affrontava sia le procedure autorizzative (idoneità dei siti e dei progetti di coltivazione e ripristino) che le problematiche di prevenzione dei rischi professionali (in dettaglio per la sicurezza e parzialmente per l'igiene del lavoro). Le competenze venivano affidate al Ministero dell' industria attraverso il Corpo delle Miniere, articolato in Distretti. Per ]'espletamento delle incombenze di ordine igienico sanitario previste dal Decreto all'ingegnere capo veniva indicato di avvalersi degli ispettori medici del lavoro o di altri sanitari della pubblica amministrazione (articoli 4 e 5 del DPR 128159), e poi successivamente dei medici del lavoro delle USSL (art.l 1 della legge n. 271190). Il legislatore aveva in questo modo previsto l'integrazione funzionale di esperti in Igiene e Medicina del Lavoro da affiancare alle preminenti professionalità di sicurezza. Negli anni ' 80, anche per il crescente emergere delle problematiche di impatto ambientale, fu data alla materia una nuova ridefinizione, sostituendo al concetto di miniera e cava quello di minerali di prima e seconda categoria, a prescindere dalle tecniche estrattive in sotterraneo o a cielo aperto. Le competenze sui minerali di prima categoria (per lo più coltivati in sotterraneo) furono mantenuti al Corpo delle Miniere, mentre quelli di seconda categoria (prevalentemente coltivati a cielo aperto e quindi di maggior impatto ambientale) furono affidati alle regioni in quanto enti di indirizzo e di controllo dei comuni nella programmazione del territorio. Alcune regioni hanno poi trasferito il con- 20 trollo sui rischi professionali alle Ussl,per garantire unitarietà alla prevenzione; altre, privilegiando gli aspetti ambientali e di governo del territorio, lo hanno mantenuto a livello regionale (Uffici Cave Regionali) o delegato alle province (Uffici Cave Provinciali). Ne è derivato un quadro molto frammentario che, come spesso accade, ha favorito solo incomunicabilità fra enti e prevalere di attenzioni parziali. Infatti, dove sono competenti le USSL, la prevenzione è rimasta scollegata dalle problematiche dell'impatto ambientale e di ripristino; dove sono competenti regioni e province, hanno invece prevalso le problematiche di impatto ambientale legate agli aspetti autorizzatori a scapito della sicurezza e, ancor più, dell'igiene del lavoro. Le stesse indicazioni del legislatore sulla necessità di attivare i medici del lavoro delle USSL sono rimaste per lo più lettera morta. Ne è conseguito che mentre per le miniere, dove anche per tradizione e per legge le responsabilità aziendali prevedono un direttore dei lavori con professionalità tecnico-minerarie, la prevenzione ha mantenuto, almeno per la sicurezza, una certa vitalità, nel settore cave si è purtroppo determinato un pericoloso allentamento dell ' attenzione ai rischi professionali. In ogni caso, per lungo tempo è mancato anche un qualsiasi confronto fra le professionalità necessarie a gestire correttamente il problema. Solo recentemente, alla luce delle gravi conseguenze in termini di danni, ha cominciato a farsi largo la consapevolezza della necessità di ridare slancio alla prevenzione in questo settore ed anche per merito della Snop e dell'Anim (Associazione Nazionale Ingegneri Minerari), è iniziato un costante confronto di merito fra diverse culture e professionalità, e la consapevolezza della necessità di dar vita a un lavoro di équipe. Ma se questo positivo incontro può consentire di affrontare più unitariamente i rischi professionali, carente è ancora la collaborazione con le altre discipline coinvolte (Geologia e igiene Ambientale). In questo quadro le citate Direttive - che salvo alcune norme tecniche specifiche ricalcano in generale lo spirito delle altre Direttive Cee conseguenti alla 891391 rappresentano un'occasione storica per incentivare la prevenzione anche in questo settore. Il loro recepimento crea tuttora resistenze e pone obiettivamente alcune difficoltà alle aziende, soprattutto di cava, che per troppo tempo, in vaste aree del territorio nazionale, avevano vissuto ai margini di quel processo di evoluzione della prevenzione, culminato nei D. Lgs.277/91 e 6261 94. È comunque evidente che poiché, soprattutto per le cave, il settore è prevalentemente costituito da piccole aziende, potrà finalmente essere favorito un discorso di consorziazione e di attivazione di consulenti esterni qualificati che possano formare i responsabili interni. Allo stato attuale, più che riaprire contenziosi sulle competenze, è più realistico insistere con forza su alcuni punti qualificanti: - coordinamento obbligatorio delle diverse professionalità reperibili negli organi di controllo; - definizione del Documento di Sicurezza e Salute che deve comprendere la valutazione di tutti i rischi ed essere parte integrante del documento autorizzatorio che indica le scelte di coltivazione in rapporto alle caratteristiche del sito. Tale considerazione, che può apparire a prima vista riduttiva, deriva dalla constatazione realistica che in regime di forte contrazione degli organici è illusorio pensare al potenziamento degli stessi a tutte le figure professionali necessarie in uno specifico organo di vigilanza (si tratti quindi di geologi e ingegneri minerari nelle Ussl piuttosto che di igienisti e medici del lavoro nel distretto minerario, in Regione o in Provincia), e come quindi in questa congiuntura risulti fuorviante aprire conflitti sulle attribuzioni di competenze, con la classica furbizia tutta italiana di credere che a ciò seguano poi corposi investimenti pubblici. E invece assolutamente scontato e dimostrato dall'esperienza che senza professionalità minerarie è quantomeno pericoloso giudicare la stabilità dei fronti e i rischi conseguenti per gli addetti , così come senza professionalità di igiene e medicina del lavoro non è possibile tutelare seriamente la salute degli addetti. Puntare quindi sull'esplicita indicazione del lavoro di équipe, attivando le competenze dove esse oggi es istono, rappresenta una più modesta ma forse più realistica via per bonificare anche questo settore senza rimandare l'obiettivo a un improbabile futuro. Le esperienze sul campo del Gruppo Nazionale Lapidei della Snop vanno in questa direzione e nelle singole sedi hanno già avuto positive concretizzazioni, a dimostrazione che laddove si accrescono i propri sapori e si rispettano quelli altrui alla fine si viene comunque attivati, al di là delle competenze formali. In questo senso la bozza licenziata dalla Commissione Tecnica insediata presso il Ministero dell'Industria, su delega del Ministero del Lavoro, cui il Governo ha affidato il coordinamento del recepimento delle Direttive CEE di prevenzione, pur confermando il quadro attuale di articolazione delle competenze di controllo, nel merito appare, a una prima lettura, accogliere sostanzialmente queste istanze, ribadendo molto esplicitamente questi concetti. Ciò è anche merito delle osservazioni che Snop ed Anim hanno congiuntamente inviato alla Commissione, come primo atto di un gruppo di lavoro congiunto che verrà proposto alla Ciip cd alla stessa Anim. Non è dato ovviamente sapere se questo sarà il testo definitivo e quali saranno i tempi di recepimento; se tuttavia l ' operazione si concludesse entro l'anno ne beneficerà la salute degli addetti ed ai servizi di prevenzione delle UssI verranno comunque offerti nuovi strumenti per dare un importante contributo concreto alla prevenzione anche in questo importante settore. ACQUE SARDE ISPETTORI A OPORTO La sezione Snop Sardegna, tra le più nuove, rappresenta anche come quadro soci l'immagine della nuova Snop non solo abbarbicata alla tutela della salute nei luoghi di lavoro, ma consolidata nelle varie aree della prevenzione. Non a caso si è tenuto il 18 febbraio 1995 a Sardara, indetto dalla sezione Snop Sardegna e dalla USL 15 di Giuspini, un importante e affollatissimo Seminario su "Acque destinate al consumo umano e rischi per la salute". Sul prossimo numero i colleghi isolani hanno promesso un ampio servizio, per ora segnaliamo che sono già stati stampati gli Atti,un ricchissimo torno di 300 pagine che va dal ciclo dell'acqua, alla sorveglianza delle risorse come strumento di tutela della qualità, al problema del coordinamento tra le tante competenze, dalle procedure operative dei controlli (dal dove fare prelievi al come e al quando) ai controlli di qualità laboratori ali e interlaboratoriali, alle funzioni dei servizi di prevenzione del territorio. Particolarmente interessanti i confronti tra normativa italiana e linee guida OMS, l ' approfondimento delle cause di inquinamento biologico e chimico (da composti organoalogenati, pesticidi, metalli, nitrati) ed il loro impatto sulla salute: oggetto principe del Seminario. Innovativo lo spazio dedicato alla comunicazione del rischio e l'adozione di provvedimenti a tutela della salute pubblica, non solamente carte che girano tra responsabili e sindacati, ma informazione al cittadino consumatore che deve sapere prima da noi che dai giornali la qualità dell' acqua ed i suoi problemi, Le associazioni componenti il Cpe (Comitato permanente europeo delle associazioni degli ispettori del lavoro) vale a dire per la Francia la Associazione V illermé, perla Spagna 1'Upit, per il Portogallo 1'Apit e perI'Italia, Snop (anche se la dizione" ispettori del lavoro " ci sta un po' strettina) hanno tenuto la loro prima riunione ila e 4 febbraio a Oporto in Portogallo. L'incontro si è concentrato sulla diffusione delle informazioni a livello nazionale sul Cpe, sul confronto sullo stato delle strutture di prevenzione e controllo in materia di sicurezza e igiene del lavoro, le loro metodologie operative; il recepimento della direttiva quadro nei vari paesi: contenuti, ruolo delle parti sociali e della pubblica amministrazione, ritardi, difformità. conseguenze sulla libera circolazione dei beni c il mercato unico. Una parte importante della discussione si è approfondita sulla centralità della "valutazione del rischio " : dal singolo rischio nella singola azienda all ' approccio globale della prevenzione dei rischi in azienda e nel territorio. Si è parlato del ruolo del Cpe e delle associazioni costitutive di fronte all'Unione Europea e verso le regioni europee attualmente non rappresentate da questo comitato. Il prossimo appuntamento sarà in estate a San Sebastian - Spagna, per preparare il Congresso di Bilbao dell'inizio del 1996 sui vari temi: presentazione del Cpe e delle tesi comuni delle associazioni, la centralità della valutazione del rischio. A Bilbao ci saranno anche 4 ateliers su: • la valutazione del rischio e le piccole e medie imprese (affidata a Snop); • l'intervento di prevenzione e vigilanza in edilizia (Apit - Portogallo); • l'ispettore del lavoro e gli attori della sicurezza nelle aziende (Upit - Spagna); • i sistemi pubblici di controllo in materia di igiene e sicurezza in Europa (Ass. Villermé - Francia). In discussione un altro atelier relativo alla valutazione dei rischi nelle aziende e negli enti pubblici. Come sempre grande interesse per l ' esperienza e l'originalità dei servizi di prevenzione italiani e la vivacità di Snop. rif. Antonio Onnis USL n ° 15 di Guspini Via Tirso, 71 09037 San Gavino (Ca) tel. 070/9375204 fax 070/9375205 Domenico Taddeo Roberto Pattarin 21 PROGETTO SUBSPRINT Il 30 Novembre 1994 è stato redatto e spedito alla Commissione dell'UE il secondo rapporto semestrale sul progetto Subsprint in Italia, riguardante il periodo 3115-3011 1 1994. II periodo in questione ha registrato un piccolo rallentamento delle attività dovuto in parte al periodo estivo, ed in parte al fatto che molti componenti del team del progetto sono stati impegnati nella organizzazione della Quinta Conferenza Europea sui rischi lavorativi, svoltasi a R iccione nell'Ottobre 1994 nella quale, peraltro, il Progetto Subsprint è stato preso in esame da più di un gruppo di lavoro quale esempio di collaborazione internazionale nel campo delle iniziative per il miglioramento dell'ambiente di lavoro e di vita. Subito dopo la chiusura della quinta Conferenza si è tenuto a Modena (21 ottobre, nell'ambito della Fiera Ambiente e Lavoro) il Primo Seminario Nazionale Subsprint, che ha visto la partecipazione di oltre 130 addetti al settore (tipografi, insegnanti ed istruttori grafici, operatori dei servizi di prevenzione, produttori e fornitori di prodotti per l'industria grafica, imprenditori, sindacalisti). Il Seminario ha fatto il punto del progetto sia a livello Europeo (con l'intervento di Ulrike Westphal del team di Amburgo, e di Thomas Jacobsen della Università Tecnica di Copenaghen) che in Italia,lanciando le basi perle ulteriori iniziative previste dal piano delle attività , da implementarsi nel 1995 (il progetto avrà termine il 30 novembre 1995). In particolare, per i servizi di prevenzione si è discussa la possibilità di utilizzare anche la "leva" normativa per favorire la sostituzione dei solventi organici con agenti pulenti a base di oli vegetali, ed in particolare l'articolo 3 comma 1 lettera e) del D.Lgs. 626194 che fa obbligo ai datori di lavoro di "sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso". Nel confermare lo spirito essenzialmente partecipativo con il quale il progetto viene condotto (sono stati presentati verbali di prescrizione nei quali si informavano le aziende della possibilità tecnica di sostituire i solventi organici con VCA, evitando in tal modo la necessità di complessi e costosi impianti di aspirazione, misure antincendio e sorveglianza sanitaria) si è osservato come la norma generale conte- 22 * * iint * European Community Programme for Innovation and Technology Transfer nuta nel 626/94 possa e debba essere utilizzata, dal momento che non esiste alcun impedimento di natura tecnica, nell 'ambito della pulizia di caucciù, lastre e rulli nella stampa offset (con esclusione delle tecnologie che prevedono l'impiego di inchiostri fissati con UV) per l'adozione della nuova tecnologia. Si è sottolineato una volta di più come la conversione al nuovo metodo non debba in alcun caso essere adottata autarchicamente (pena risultati deludenti) ma dopo aver assistito ad una dimostrazione pratica condotta da un istruttore appartenente al team Subsprint. Nel dicembre sono state organizzate tre iniziative importanti: - una dimostrazione presso la Tipografia Mattioli di Fidenza (vi si stampa, tra l'altro, la rivista "La Medicina del Lavoro"), nei quadro di un piano predisposto dal Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda USL di Parma, che prevede 1' implementazione della nuova tecnologia in tutte le tipografie della provincia; una dimostrazione presso la Maggioli Modulgrafica di S. Arcangelo di Romagna, una delle principali case editrici attive anche nel campo della manualistica per la sicurezza sul lavoro e la tutela dell'ambiente (per inciso è in corso una trattativa per un accordo editoriale con SNOP); una dimostrazione presso gli stabilimenti grafici de "La Nazione" di Firenze, 200.000 copie quotidiane. E la prima iniziativa, questa, che si svolge in Italia (ed una delle prime in Europa) presso grandi stabilimenti per la stampa di quotidiani, ed il suo successo è di grande utilità non solo per il progetto a livello italiano, ma a valenza europea. Grande interesse ha suscitato in tutta Europa lo studio comparativo condotto da Silvana Salerno, Riccardo Tartaglia, Antonella Ciani Passeri ed altri, congiuntamente al gruppo dell'Istituto L. Da Vinci di Firenze (Garzi,Gianelli,Biagioni) sugli aspetti ergonomici legati all'uso dei solventi tradizionali e dei VCA: il testo inglese è stato interamente inserito nel report semestrale del progetto, e distribuito ampiamente a tutti i partner, che hanno raggiunto il numero di 12: Italia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Danimarca, Gran Bretagna, Svezia. Spagna, Austria, Finlandia, Islanda. Al momento della stesura di questo articolo (febbraio 1995), sono stati sottoscritti due ulteriori subcontratti con altrettanti distributori di prodotti rispondenti ai criteri definiti da Subsprint per l'adesione al progetto: Fora s r.l. di Parma, distributrice per l'Italia del Novasol N,eDIC Graphlito di Milano, distributrice del Vegol. Pertanto, i prodotti attualmente reperibili sul mercato, rispondenti alle caratteristiche tecniche definite dal progetto, sono tre: Feboclean Bio2 (Bòettcher),Novasol N (Fora) e Vegol (DIC Graphlito). Qualora altre ditte distributrici intendessero aderire al progetto, sono pregate di contattare Suhsprint. Inoltre, sono state organizzate ulteriori due iniziative a Verona (24 febbraio), tra cui una dimostrazione presso gli stabilimenti grafici Arena, ove si stampano i quotidiani: L'Arena, 11 Giornale di Vicenza, Brescia Oggi e Sole 24 Ore (per il Nord), per un totale di 210.000 copie giornaliere, con un consumo di solventi organici pari a circa 15 litri giornalieri, pressoché interamente inalati dagli addetti alla pulizia (14 persone: più di un litro a testa!). Ulteriori iniziative in programma: un seminario di mezza giornata nell'ambito di un convegno Europeo per Delegati Sindacali dell'Industria grafica (Verbania, 8 marzo), un seminario presso la Scuola Grafica di Città di Castello, iniziative specifiche in Lombardia, Campania, Sicilia e Sardegna (date da definirsi tra marzo e aprile). Per informazioni sulle iniziative e per ogni ulteriore informazione sul progetto contattare: Dr.ssa Paola Bertoli tel. (0521) 852710858163 fax: (0521)853723 Dr. Graziano Frigeri tel. (0521) 852712853045 fax: (0521)858279 Chi è dotato di Modem può collegarsi con la BBS "Ambiente e Lavoro" della CGIL di Bologna (051-240052) presso cui è aperta un'area Subsprint; parametri modem: 8N1. SI^OP CNA ISPESL A CONFRONTO IN ATELIER SNOP PUGLIA Con l'uscita del Decreto 626 da più parti ci è stato richiesto di fare un punto su quanto in questi anni, anche dopo l'ottima esperienza di Pesaro (Convegno Snop - Epasa Cna del 1991) è stato elaborato in termini di linee guida per comparto, di soluzioni tipo, di protocolli operativi di sorveglianza sanitaria e ambientale. L'obbligo per tutte le imprese di valutare i rischi e fare piani di bonifica, la semplificazione delle procedure per le piccole e medie imprese e dall'altra parte il proliferare di squali che impongono ad artigiani estenuanti, inutili e costose valutazioni con check - liste degne di un impianto nucleare, ci obbliga anche eticamente a generalizzare le conoscenze che il mondo dei servizi (si pensi al repertorio di Soluzioni o alle schede Ispesl) e delle imprese (si pensi alle schede Cna) ha prodotto in questi anni sui vari comparti produttivi. Si sta quindi organizzando probabilmente a fine settembre a Bologna un grande atelier di lavoro e confronto tra operatori della prevenzione (Snop - Ispesl) e Cna su vari settori produttivi. Con il buon Bottini abbiamo pensato di dividere alcuni comparti più complessi anche se notissimi sui quali lasciare uno spazio di relazioni e presentazioni di esperienze al Convegno: metalmeccanica, grafica, legno, edilizia, stampaggio materie plastiche, carrozzieri e meccanici. Ed altre lavorazioni (più semplici), ad esempio: parrucchieri ed estetisti, abbigliamento, imprese di pulizia, distributori di benzina, lavanderie, galvaniche... sulle quali organizzare solo una grande distribuzione - shopping di materiali informativi (schede di valutazione e bonifica, video, opuscoli) prodotti dai servizi e dalle imprese. Sulla meccanica ad esempio invitiamo sin d'ora i colleghi di Legnano, Modena, Vicenza e Trieste a confrontarsi. Sul legno e sull'edilizia i gruppi di lavoro Snop. Sulla grafica gli operatori della Asl 31 della Lombardia (Cinisello) e del Progetto Sub - Sprint. Occorrerà procedere da subito alle (ri) stampe dei tanti opuscoli prodotti dal Cemoc e dai servizi. Al lavoro. Vi faremo sapere le riunioni preparatorie e scadenze intermedie. È uscito il 1 ° numero del Foglio di informazione a cura della sezione pugliese della Snop. Uno strumento che potrà offrire uno spazio aperto di informazione, confronto nel mondo della prevenzione pugliese. Nel primo numero un commento sulla legislazione regionale nel campo della prevenzione, il resoconto del Convegno del 15 dicembre 1994 sul Decreto 626 indetto dalle sezioni regionali di Snop, Ambiente e Lavoro, Aias e da Cgil Funzione Pubblica. Interessanti i risultati del monitoraggio del piombo a cura della Usi TA 4 e la sintesi di un lavoro di comparto (la lavorazione della pietra nel Leccese) a cura della Usi LEI 8. In preparazione due Seminari Regionali su Cancerogeni Professionali e sul Giudizio di idoneità al lavoro e l'organizzazione di gruppi di lavoro tematici: pareri sui nuovi insediamenti, vigilanza in edilizia, apprendisti e minori, infortuni. Per avere il bollettino, contribuire, iscriversi a Snop, fare riferimento a: Fulvio Longo Usl BA Via Lecce 5 70010 Casamassima (BA) tel. 080-674832 Roberto Giua Usl TA Corso Umberto 79 74100 Taranto tel. 099-486235 fax 099-486276 23 ORGANISING THE CHANGE La Quinta Conferenza Europea "Organising The Change" (Riccione 7-9 ottobre 1994) è stata, sul piano organizzativo, un grande successo: 250 sono stati. complessivamente, i delegati che vi hanno partecipato, provenienti da tutti i Paesi Europei, con osservatori da Bielorussia, Stati Uniti, Giappone, Sud Africa, Brasile. I 15 gruppi di lavoro (workshops) hanno discusso approfonditamente le tematiche specifiche oggetto del Convegno, producendo documenti provvisori che sono stati distribuiti, in Italiano ed in Inglese, subito prima della sessione plenaria finale del 9 Ottobre. I documenti finali dei Gruppi saranno raccolti negli atti, pubblicati dalla Regione Emilia Romagna, ecurati da Marco Biocca, che ha coordinato il lavoro dei workshops. Nell'ambito del Network Europeo è stato espresso unanime riconoscimento per lo sforzo organizzativo compiuto da Snop nel l' organizzazione della Conferenza, che ha toccato sicuramente l'apice, da questo punto di vista ,rispetto alle precedenti quattro (Amburgo, Strasburgo, Copenhagen, Sheffield): un impianto organizzativo difficilmente ripetibile. come hanno riconosciuto i nostri colleghi europei, tanto che al meeting di Londra (gennaio 1995) i colleghi Olandesi, candidati naturali alla prossima Conferenza dopo lo "scippo" da parte nostra compiuto nel gennaio 1993 a Valencia, si sono riservati di effettuare uno "studio di fattibilità" per l'organizzazione della Sesta Conferenza ad Amsterdam, tanto che la decisione finale sul luogo e sulla data sarà presa a Copenhagen in giugno (e, quindi, la Conferenza si terrà verosimilmente non prima del 1997). Un grande successo, quindi, per il quale occorre ringraziare naturalmente tutti i coorganizzatori (Regione Emilia Romagna, Cgil-Cisl-Uil, Usl di Rimini) ma, in particolare, le persone che con il loro impegno (che ha raggiunto livelli di vero stakanov i smo) hanno concretizzato il successo; in Italia: Paola Bertoli, Viviana Montanari e Marco Tiboni (Agenzia Adriapoint), Loris Fabbri, Roberto Battaglia (Cgil di Rimini), Marco Biocca, Gino Rubini e, consentitemi anche se non si usa, il sottoscritto. All ' estero: Mick Williams, Simon Pickvance, Jim Swan, Pieter van Broekhuizen, Thomas Jacohsen, Steen 24 Sioland, Frank Barry, Henning Wridt, Cornelia Peters, Gerhard Elsigan, Rafael Gadea, Matti Sundquist. Se la Conferenza è stata, sul piano organizzativo, un indiscutibile successo, il discorso deve farsi un po' più cauto sul piano dei contenuti e, in particolare, sulla valutazione in ordine al raggiungimento degli obiettivi che ci si era prefissati. Qui il discorso si fa inevitabilmente duplice, in quanto la Conferenza presentava diversi e non sempre coincidenti obiettivi per il Network in quanto tale, e per Snop in particolare. Scopo "esistenziale" dell'European Work Hazard Network, cui Snop ha aderito nel 1990 in occasione della terza Conferenza tenutasi a Copenhagen, è quello di costituire una rete di collegamento a livello europeo tra "esperti" e lavoratori in ordine alla tutela della loro salute e sicurezza, al di fuori (ma non contro) dei canali ufficiali tradizionali, quali Società Scientifiche "accademiche" da un lato e Sindacati dall'altro. 11 principio fondamentale è di mettere in contatto veri esperti con veri lavoratori, attivi specificamente sul terreno della salute e sicurezza del lavoro. Sul piano operativo l'attività del Network è quella di attivare gruppi di lavoro ("subnetworks") tematici per rischio, settore, problematica, che siano in grado di procedere successivamente "motu proprio". L'organizzazione, ogni due anni, di una Conferenza Europea ha lo scopo da un lato di far incontrare fisicamente gli esperti coi lavoratori, dall'altro di fare il punto sul lavoro svolto dai subnetworks esistenti (rilanciandone l'attività) e di proporne dei nuovi sui terni via via emergenti, tanto per fare un esempio, il progetto Subsprint, che oggi viaggia con gambe proprie, è "figlio" della Quarta Conferenza di Sheffield. Su questo piano la Quinta Conferenza ha raggiunto i suoi obiettivi: il lavoro di preparazione, durato quasi due anni, ha permesso al Network e ai vari gruppi di giungere a Riccione avendo alle spalle un bagaglio di contenuti e di riflessioni non indifferente, che si è riversato in modo riconoscibile nei documenti finali presentati a Riccione. Contemporaneamente nuovi terni sono stati affrontati, per molti dei quali si sono for- mali veri c propri "subnetworks" che stanno programmando contatti, scambi di informazioni ed iniziative autonome, che seguiremo nel tempo e di cui daremo notizia puntualmente, attraverso i rappresentanti Snop che vi partecipano direttamente. La Conferenza, dal punto di vista del Network, ha registrato invece il fallimento rispetto ad uno degli obiettivi specifici, che avevano costituito una delle motivazioni per la scelta dell'Italia quale Nazione ospitante: la possibilità di allargare il "raggio d ' azione " del Network ai Paesi Mediterranei (Spagna, Portogallo, Grecia). Si pensava che la collocazione centrale dell'Italia rispetto a queste realtà avrebbe potuto facilitare la partecipazione da questi Paesi, ma così non è stato, se si fa eccezione per la Spagna, che comunque giàpartecipava organicamente al Network. Pur avendo a disposizione fondi per finanziare la partecipazione di rappresentanze da questi Paesi, ciò non è stato possibile per l ' assenza vera e propria di contatti. Non ci nascondiamo che su questo punto si contava anche sul supporto attivo del Sindacato Italiano e Spagnolo, che invece non c'è stato: da questo punto di vista si è trattalo di una occasione perduta. Il Network Europeo è un organismo assai composito, di cui fanno parte organizzazioni molto differenti, che si muovono in contesti altrettanto differenti: in alcuni casi, come la Spagna e l'Irlanda, è direttamente il Sindacato (Comisiones Obreras, MSF) che fa parte in quanto tale (seppure attraverso organismi "dedicati") del Network; in altri casi (Gran Bretagna) si tratta di organizzazioni collaterali al Sindacato (Trade Union Safety Council, Sheffield Occupational Health Project, London Hazard Center, WH1N -Vork Health lnternational Newsletter); in Danimarca vi è il gruppo AAA, formato da espe r ti e tecnici consulenti del Sindacato; in Olanda si tratta di un Network locale spontaneo di esperti, facenti capo direttamente al Chcmicwinkel (Dipartimento di Chimica dell'Università di Amsterdam); in Finlandia ed Austria i rappresentanti del Network sono ispettori del lavoro ed esperti impegnati a titolo individuale o formanti piccoli gruppi attivi (come il PPM austriaco) senza particolari legami col Sindacato in Germania addirittura il gruppo Arbeit und Gesundheit (Lavoro e Salute) si trova spesso e volentieri in contrasto con il Sindacato Ufficiale DGB. In Italia, caso unico, è una intera Società Scientifica di Operatori della Prevenzione con un rapporto di collaborazione, spesso stretta col Sindacato, ma indipendente dallo stesso e che non ha rapporti diretti, in quanto associazione, con i lavoratori come singoli o come gruppi attivi. Poiché lo scopo del Network è quello di mettere in contatto diretto esperti e lavora- tori, uno degli obiettivi della Quinta Conferenza era il favorire l'incontro tra le esperienze concrete e dirette sui luoghi di lavoro Italiane con il resto d'Europa. Si trattava di far incontrare fisicamente lavoratori italiani " veri " (quadri di base, delegati di reparto) con i loro colleghi europei. Questo avrebbe dovuto essere il senso della partecipazione del Sindacato Italiano alla Conferenza, al di là del discorso ufficiale di apertura di Carlo Fabio Canapa e a prescindere dall ' importantissimo lavoro di tipo organizzativo, preparatorio c di supporto (anche economico) svolto egregiamente dagli amici del Sindacato che hanno collaborato ali' iniziati va (Battaglia, Rubini, Galli, Malaspina, Ramat, Rosati, Brighi, Benedettini e altri). In realtà anche questo obiettivo deve considerarsi, nella sostanza, fallito. L'accordo iniziale era che almeno il 50% della delegazione italiana fosse organizzata dal Sindacato, il che formalmente è stato rispettato; nella realtà però circa un terzo della delegazione sindacale era composta di Operatori della Snop inviati a Riccione in veste sindacale, mentre i restanti due terzi era formato da dirigenti centrali e periferici del sindacato. Chi ha partecipato alla Conferenza ha potuto constatare come a fronte della presenza, specie nelle delegazioni più numerose (Britannici, Danesi, Olandesi), di "veri" lavoratori accanto ad esperti e sindacalisti (epici gli approcci di Calabresi e Laureni con i portuali di Amsterdam) di lavoratori italiani autentici (quelli che timbrano ancora in fabbrica, per intenderci) non se ne siano praticamente visti. Eppure poteva essere una straordinaria occasione, anche per il Sindacato, di " socializzazione" delle esperienze concrete, quotidiane, di "affratellamento" a livello europeo tra lavoratori che vogliono trasformarsi da oggetto passivo delle politiche e delle pratiche di salute e sicurezza sul lavoro a protagonisti attivi in un contesto sicuramente stimolante. In effetti, nel meeting degli attivisti europei (in realtà per lo più Britannici, Olandesi e Danesi) tenutosi dopo la chiusura della Conferenza, si è lamentata l'impossibilita pratica di incontrare e parlare direttamente coi lavoratori italiani, all'interno eall'esterno della Conferenza (durante le visite ai luoghi di lavoro). Certamente un po' di autocritica ce la dobbiamo fare anche noi della Snop, per non aver sottolineato a sufficienza la necessità che il Sindacato coinvolgesse maggiormente i lavoratori e i delegati nella partecipazione alla Conferenza; tuttavia riteniamo che le riflessioni sopra riportate debbano costituire uno stimolo positivo per il futuro. Snop intende continuare a far parte del Network, perché crediamo alle sue motivazioni di fondo: che debba cioè esistere un luogo fisico e concettuale in cui esperti e lavoratori si incontrano senza la mediazione di apparati e sovrastrutture, siano esse di natura accademica, tecnica o si ndacale. Ciò non significa negare l'essenziale funzione della ricerca scientifica da un lato, o della organizzazione dei lavoratori nel sindacato dall'altro: ci mancherebbe! Crediamo però che le istituzioni non esauriscano (e non sempre esaudiscano) il bisogno e il desiderio dei lavoratori di essere protagonisti, di "prendere in mano" direttamente il governo della propria salute sul luogo di lavoro, attraverso il contatto diretto con gli esperti; questi ultimi ,da parte loro, è bene che ogni tanto si confrontino direttamente coi soggetti per i quali, in fondo, esercitano il proprio mandato istituzionale, scientifico o rappresentativo. La Quinta Conferenza è stata per chi vi ha partecipato e per chi l'ha organizzata, una grande ed esaltante esperienza. Al di là delle riflessioni critiche ed autocritiche, abbiamo raccolto tra i partecipanti italiani e stranieri un grande senso di soddisfazione conseguente alla consapevolezza di non esser soli, di appartenere (lavoratori ed esperti) ad una famiglia sempre più grande, in una Europa (ma non solo) che sempre più diviene, giorno per giorno, un villaggio globale. Grandi sono le differenze di esperienza, pratica, cultura e politica sociale, ma altrettanto grandi sono le aree in comune ed il bisogno di sapere, di conoscere il vissuto reciproco. I partecipanti ai workshop cagli incontri di settore, così come numerosi "singles" e "cani sciolti", continuano a tenersi in contatto, ed il Network costituisce un sicuro punto di riferimento; questa, in fondo, è la sua missione. Cerchiamo di trarre insegnamento. tutti, anche dagli errori e dagli insuccessi, perché solo così la Conferenza di Riccione potrà costituire una significativa tappa nel processo di "Organizzazione del Cambiamento" nel rapporto fra lavoro, salute e sicurezza. Graziano Frigeri 25 DA SNOP A: 'Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Ministro della Sanità Al Ministro del lavoro Al Ministro per il Coordinamento delle Politiche Comunitarie Al Ministro di Grazia e Giustizia Ai Presidenti delle Giunte Regionali Agli Assessori Regionali alla Sanità Agli Assessori Regionali all ' Ambiente Alle Confederazioni Sindacali Alle Istituzioni in indirizzo Oggetto: Decreto Legislativo 626194 e mandato istituzionale dei Servizi di Prevenzione Il Direttivo Nazionale Snop, riunito a Bologna il giorno 19 Gennaio 1995, ha effettuato una riflessione sul dibattito in corso circa i riflessi derivanti dalla implementazione del D.Lgs. 626/94 sul mandato istituzionale e sull'operato quotidiano dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro. Snop, nel ribadire il giudizio positivo sul recepimento della Direttiva Europea 89/ 391, e delle altre direttive contenute nel Decreto, sottolinea come i principi innovativi contenuti nelle norme comunitarie, così come tradotte nell'ordinamento legislativo nazionale, possono e devono costituire un'importante occasione di impulso e rilancio delle attività di prevenzione negli ambienti di lavoro. Principi fondamentali quali la responsabilizzazione diretta dei datori di lavoro nella valutazione del rischio, nella programmazione delle misure di tutela e nella predisposizione di iniziative di informazione e formazione dei lavoratori (peraltro già presenti, sia pure in forma meno esplicita e dettagliata, anche nell'ordinamento legislativo preesistente), unitamente a misure quali l'istituzione del Servizio di Protezione e Prevenzione Aziendale, il Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza, il Medico Competente, possono costituire l'occasione, se correttamente e puntualmente applicati, per dare inizio ad una nuova e interessante fase nelle politiche di tutela del lavoro e della sua sicurezza. In questo contesto, improntato innanzitutto alla cooperazione attiva fra i soggetti produttori per l'obiettivo comune della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, la Pubblica Amministrazione e, in particolare, i Dipartimenti di Prevenzione attraverso i Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, devono saper giocare un ruolo attivo quali promotori di prevenzione, mettendo in campo tutta l'esperienza e la professionalità che caratterizzano gli Operatori della Prevenzione, anche attraverso le modalità previste dall'art. 24 del D. Lgs. 626194 in materia di informazione ed assistenza così come prefigurato anche dal Coordinamento delle Regioni. In questa ottica Snop rifiuta impostazioni tendenti a configurare i Servizi di Prevenzione come meri organi di vigilanza e controllo sul rispetto formale degli obblighi legislativi imposti dal D.Lgs. 626/94 (così come dell'intera legislazione sulla sicurezza e la salute dei lavoratori), impostazione che prefigurerebbe da un lato l'impoverimento professionale e culturale degli operatori, e dall'altro lo stravolgimento del mandato istituzionale dei Servizi stessi mediante l'identificazione degli stessi come appendici esecutive della Magistratura. Snop attribuisce grande importanza alle funzioni di vigilanza esercitate dai Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, nel quadro delle attività di Prevenzione, e denuncia come provocatoria, strumentale e priva di fondamento (anche in termini giuridici) la pretesa, avanzata recentemente dall'Inail, di vedersi attribuite tali funzioni Tuttavia, pur nella condivisa necessità che occorra, a distanza di anni, ridisegnare un nuovo modello operativo di intervento di prevenzione nei luoghi di lavoro (Snop ha in programma iniziative di studio in tal senso), si intende ribadire come le funzioni di vigilanza debbano costituire uno strumento per l'espletamento in maniera efficace delle attività di prevenzione. Tale strumento è da intendersi trasversale a tutte le attività esercitate dai Servizi, sia pure in diversa misura e con diverse specificità. In ogni caso la vigilanza non deve costituire ,almeno come principio operativo ,un'at- 26 tività fine a sé stessa: di qui la tenace opposizione della Snop, oggi come nel passato, alle ipotesi di costituzione di settori di vigilanza o, peggio, di distacco di operatori presso preture o procure. Riteniamo che il principio che identifica le funzioni di vigilanza quale supporto alle attività di prevenzione e, come tali, esercitate dal Servizio nel suo complesso, sia tuttora valido e, anzi, costituisca l'unico modo per garantire una reale efficacia alle funzioni di vigilanza stesse, che altrimenti si configurerebbero come mera attività di repressione dei reati, senza alcuna connotazione preventiva. La emanazione recente delle modifiche al sistema sanzionatorio in materia di sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 758/94) costituisce del resto una ulteriore positiva conferma del primato della prevenzione rispetto all'esercizio fine a sé stesso delle funzioni di vigilanza. Giova peraltro ricordare che le Direttive Europee stabiliscono non già il massimo livello di protezione cui tendere, ma esattamente il contrario, vale a dire i requisiti minimi inderogabili di sicurezza. Il rispetto di tali requisiti, pertanto, non è il fine cui tendere ma il livello di base da cui partire per sviluppare le iniziative di prevenzione e sicurezza. Ne consegue che i Servizi, in quanto organi di vigilanza, dovranno far rispettare tali livelli minimi mentre dovranno favorire, anche mediante iniziative di informazione e assistenza ,tutte le azioni tese a realizzare condizioni di sicurezza e salute che si collochino al di sopra dei livelli minimi definiti dal Decreto. Questa scelta riflette l'impostazione di fondo con la quale i Servizi hanno operato, operano e, ci auguriamo, continueranno ad operare: considerare la prevenzione, cioè il miglioramento delle condizioni dell'ambiente di lavoro e la protezione della salute dei lavoratori, come il fine principale, e la vigilanza come uno dei mezzi per conseguire tale fine. Le Direttive Europee possono e devono costituire un'occasione di potenziamento e sviluppo delle attività di prevenzione. Non possono in alcun caso costituirne un limite, pena il tradimento palese dei principi della stessa legislazione europea. Si tratta di operare perché esse rappresentino l'inizio di una grande stagione di cooperazione tra produttori (imprese e lavoratori) e pubblica amministrazione per l'obiettivo comune della tutela del lavoro e della sua sicurezza. p. Il Direttivo Nazionale Snop Il Presidente Graziano Frigeri Bologna, 19 Gennaio 1995 L p Al Presidente del Consiglio dei Ministri AI Ministro della Sanità AI Ministro dell ' Ambiente AI Ministro per il Coordinamento delle Politiche Comunitarie Ai Presidenti delle Giunte Regionali Agli Assessori Regionali alla Sanità Agli Assessori Regionali all'Ambiente Alle Confederazioni Sindacali Alle Istituzioni in indirizzo Oggetto: Dipartimenti di Prevenzione e Agenzie per l'Ambiente 1l Direttivo Nazionale della Snop, riunito a Bologna il 19 gennaio 1995, ha preso in esame il processo di riorganizzazione istituzionale concernente le funzioni di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro e di tutela dell'ambiente, osservando come ancora si sia lontani dalla istituzione, al di là delle decisioni formali, dell'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente che, allo stato attuale, risulta costituita di fatto solo sulla carta. La Snop, che pure si era dichiarata contraria alla separazione fra prevenzione collettiva e tutela dell'ambiente, non può che denunciare come tale stato di fatto vanifichi gli sforzi e tradisca le speranze di quanti in buona fede ritennero, il 18 aprile 1993, che la sottrazione delle competenze ambientali al Servizio Sanitario Nazionale potesse tradursi in un impulso significativo alle attività di tutela dell'Ambiente: non solo ciò non è avvenuto ma, al contrario, solo l'impegno e il senso del dovere degli Operatori e dei Servizi di Prevenzione (Servizi di Igiene Pubblica, Presidi Multizonali di Prevenzione) hanno fino ad oggi garantito quantomeno il mantenimento dei livelli di tutela preesistenti, livelli che nelle regioni meglio organizzate erano e sono tutt'altro che trascurabili. Tuttavia l'incertezza istituzionale e l'inerzia che hanno caratterizzato i Governi che si sono succeduti dal 18 aprile ad oggi, rischiano di giorno in giorno di far precipitare la situazione. Urge pertanto che il Governo dia corso agli impegni assunti mettendo l'Agenzia Nazionale per la Protezione dell' Ambiente in grado di funzionare e di interagire con i livelli istituzionali regionali e territoriali, al fine di creare una autentica "rete" di servizi e presidi atti a migliorare significativamente i livelli quantitativi e, soprattutto, qualitativi delle attività di tutela ambientale, che non possono in nessun caso ridursi ai meri controlli, ma devono prevedere la programmazione di interventi e piani di protezione e risanamento. Se l'inerzia del Governo è certamente grave, essa non può giustificare l'atteggiamento della maggior parte delle Regioni che, a tutt'oggi, non hanno provveduto alla istituzione delle Agenzie Regionali. Snop ha sostenuto, e tuttora sostiene, la tesi di un governo unico delle problematiche di prevenzione in campo sanitario ed ambientale, e caldeggia soluzioni istituzionali che prevedano la possibilità di costituire Agenzie Regionali unitarie, secondo lo spirito del documento approvato 1' 1 1 Luglio 1994 a Venezia, sottoscritto dai Presidenti delle Regioni ,dai Segretari delle Confederaziomi Sindacali e dalle Società Scientifiche dell'area della Prevenzione della Tutela Ambientale. Tuttavia il dibattito e le divergenze di opinione non devono costituire alibi per l'immobilità: l'auspicio è che si proceda speditamente alla istituzione delle Agenzie, secondo modalità che, al di là delle possibili diverse soluzioni istituzionali, garantiscano comunque a livello regionale la possibilità di una programmazione e di un governo unitari e sinergici delle politiche di prevenzione primaria collettiva e di tutela ambientale. In questo contesto Snop riterrebbe grave qualsiasi tentativo di "sottralTe preventivamente" competenze e personale alle Agenzie Regionali attraverso il ritiro sistematico degli Operatori in passato impegnati nel campo della tutela del l' ambiente, o attraverso dichiarazioni "al ribasso" in ordine alle percentuali di attività precedentemente destinate a tali funzioni. Delle due l'una: o effettivamente prima del referendum pressoché nessuno si occupava di ambiente (e allora avevano ragione i promotori del referendum) o, poiché così non è, gli operatorie le strutture deputati alla 27 tutela dell'ambiente devono essere assegnati senza indugio alle Agenzie Regionali che vanno rapidamente costituite. Ugualmente gravi sarebbero ipotesi organ izzative quali: assegnazione del personale tecnico alle Agenzie e del personale medico ai Dipartimenti; costituzione di unità operative o settori dedicati esclusivamente alle funzioni di vigilanza; costituzione, anche ali' interno dei Dipartimenti, di unità operative monoprofessionali (soli medici o soli tecnici). In tutti i casi si tratterebbe di un colpo mortale inferto al concetto di prevenzione come approccio globale alle problematiche della tutela della salute e della salvaguardia dell'ambiente, con disastrosi risultati in termini di qualità della vita dei cittadini. Nell'ambito dei necessari riassetti istituzionali ,particolare attenzione va posta alla questione del destino delle strutture e del personale dei Presidi Multizonali di Prevenzione. L'opzione fondamentale sostenuta da Snop (e ribadita nel citato documento di Venezia) rimane quella della creazione di un sistema integrato della Prevenzione, che preveda anche per le Agenzia una reale e forte presenza sul territorio, nonché la realizzazione di forti sinergie e collegamenti, sia in fase di programmazione che di esecuzione degli interventi, con i Dipartimenti di Prevenzione. Snop è contraria in ogni caso alla duplicazione delle strutture esistenti sul territorio, e ribadisce la scelta della multireferenzialità sia delle Agenzie che dei Dipartimenti, nell'ambito della rete Regionale e Nazionale dei Servizi e Presidi di Prevenzione. Anche per questo auspichiamo che si adottino soluzioni che permettano di non disperdere il potenziale di risorse e professionalità presenti nei Presidi Multizonali di Prevenzione, operando in modo che tale 28 potenziale, a prescindere dalla specifica collocazione istituzionale,possacontinuare a costituire patrimonio comune dell' intera area della Prevenzione e della tutela dell'Ambiente: la costituzione di Agenzie Uniche, in questa ottica, si configurerebbe come la soluzione ottimale. Una particolare riflessione merita il problema della collocazione dei settori impiantistici. Qualora non si adotti il modello della Agenzia Unica, Snop ritiene in via di principio che poiché le competenze relative appartengono indiscutibilmente ai Dipartimenti di Prevenzione, strutture e personale dei settori impiantistici debbano transitare ai Dipartimenti stessi, adottando tuttavia soluzioni tese a salvaguardare e valorizzare le competenze e le professionalità degli Operatori, mediante l'identificazione all'interno dei Dipartimenti di unità operative flessibili che siano in grado di rispondere ai bisogni complessivi del Dipartimento, e non dei soli Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro. Snop constata con soddisfazione che, sia pure con modalità e tempi diversi, in molte regioni si va delineando la scelta di istituire Dipartimenti di Prevenzione dotati di autonomia funzionale, comprendenti tutti i Servizi previsti dal DL.vo 502192, come modificato dal DL.vo 517193. Peraltro sono ancora poche le situazioni nelle quali il concetto di autonomia funzionale viene portato a compimento attribuendo ai Dipartimenti anche l'autonomia finanziaria nell'ambito del bilancio unico delle Aziende Usi, al pari dei Distretti e dei Presidi Ospedalieri: Snop ritiene che quest'ultimo aspetto vada generalizzato, poiché l'autonomia funzionale non può non presupporre autonomia nella negoziazione, allocazione e impiego delle risorse. Snop si adopererà in ogni caso, nelle sedi opportune, affinché i principi che sono stati recepiti in molte legislazioni regionali disponibili, si traducano nella effettiva realizzazione di Servizi e Presidi dotati di risorse e professionalità adeguate rispetto al territorio e alle competenze di riferimento. In questo senso Snop afferma che il livello minimo al di sotto del quale l'obbligo istituzionale deve ritenersi non adempiuto, è costituito dalla attribuzione ai Dipartimenti della intera quota capitaria definita in sede nazionale per le prestazioni di prevenzione. Su questo livello minimo "etico" Snop eserciterà una attenta e puntuale opera di vigilanza. P. 11 Direttivo Nazionale Snop Il Presidente Graziano Bologna, 19/1/95 Frigeri FORUM BOTTO E RISPOSTA Un intervento sul problema del diritto all'informazione Torniamo sull'episodio dell'incidente di Bottegone (vedi Bollettino n.32 p. 37) per aprire un dibattito a più voci sul problema dell ' informazione e della trasparenza delle pubbliche istituzioni. Partecipano al dialogo il Comitato dei cittadini prontamente formatosi all 'indomani dell 'evento e gli operatori del servizio della Usl responsabile per territorio (dott. Cesare Ciapini del Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza e il dott. Michelangelo Bolognini, del Servizio di Igiene Pubblica e del Territorio). Lasciamo quindi la parola ai diretti interessati. Ciapini Il racconto pubblicato sul Bollettino n. 32 "Snopscoop Scoppia una fabbrica nel pistoiese.... " ricostruisce (ottimo lo stile letterario]) una situazione paradigmatica che offre tutti i necessari spunti di riflessione: un incidente rilevante annunciato, "il cittadino inerme di fronte alla nube di veleno", "una piccola sfiorata catastrofe ecologica",unamultinazionale, "tedesca", che produce anche per l'industria militare, l' improvvisazione delle autorità e del servizio pubblico, "tutti gli abitanti perfettamente coscienti della pericolosità di queli' impianto, una evacuazione mancata...". Dal mio punto di vista, quello dell'operatore tecnico direttamente coinvolto nell ' accaduto, mi limiterò ad alcune brevi puntualizzazioni. 1. L'incidente si è verificato a seguito del decorso anomalo della reazione di bromurazione della resina epossidica con tetrabromobisfenolo A. Ciò ha determinato, in ultima analisi, un aumento di pressione all'interno del reattore chimico, il cedimento della sua chiusura, l'espulsione del portello e la proiezione della massa viscosa di resine contenute nel reattore, nelle immediate vicinanze di questo, con grave pericolo di infortunio. Si é avuta inoltre emissione di sostanze, in particolare acido bromidrico, fenoli e loro derivati bromurati. Quantità infinitesimali di bromodiossine, nell'ordine dei picogrammi/grammo, sono state reperite nel materiale emesso, prelevato in prossimità del reattore. La sorveglianza sanitaria cui sono stati tempestivamente sottoposti tutti gli addetti della fabbrica, ha evidenziato, allo stato delle cose, solo disturbi di tipo irritativo. 2. Occorre ricordare la distinzione concettuale fra industria insalubre ed attività a rischio di incidente rilevante: la prima è "abitualmente" fonte potenziale di inqui- namento, la seconda può essere causa di un pericolo grave in conseguenza di avvenimenti "incidentali" di rilievo. Si tratta dunque di ambiti distinti, che non sono consequenziali e che solo in qualche caso si sovrappongono. 3. La vicenda ha riaperto la discussione sulla utilizzabilità dell'art. 3 del DPR 175, i cui limiti ed ambiguità sono noti agli addetti ai lavori. La mia convinzione è che il rischio di incidente rilevante derivi dalla presenza, in deposito o in processo, di sostanze pericolose in quantità significative e non dalla semplice appartenenza della attività industriale ad una voce dell'allegato I. E auspicabile, a proposito dell'art. 3, un chiarimento definitivo da parte delle autorità competenti, in termini di ambito di applicazione e procedure da seguire. 4. Appare evidente ed è ormai convinzione diffusa e pienamente condivisibile la necessità di lavorare alla costruzione della struttura territoriale preposta alla gestione dell'emergenza. I Servizi della Usi, in questo caso, hanno realizzato buone forme di coordinamento fra loro e con l'Amministrazione Comunale, ma sicuramente non si configurano, da soli, come Servizi di protezione civile. 29 Aldilà di polemiche su responsabilità nei confronti di ciò che è accaduto, quali pensi che siano i compiti e i debiti informativi che l ' ente pubblico preposto contrae verso i cittadini che vengano coinvolti da eventi di inquinamento accidentale? Sull'altro versante, quello dei cittadini, è giusto identificare sempre la Usi in modo unitario, come se in essa non operassero persone diverse, dotate ognuna di proprie sensibilità ed anche di compiti e responsabilità diverse? Comitato L'ente pubblico, in caso d'incidente come quello verificatosi a Bottegone, riteniamo abbia innanzitutto il dovere di intervenire in modo idoneo, tempestivo e capillare. A ciò naturalmente si deve affiancare un'informazione chiara, obiettiva e rapida che non drammatizzi e neppure minimizzi l'accaduto e capace di raggiungere la totalità della popolazione interessata. Riteniamo che questo compito non si esaurisca nell' immediatezza dell'incidente ,ma vi debba essere anche un follow-up sulla popolazione e sul territorio. Comitato Gli operatori di ogni settore devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed affermazioni, d'altra parte l'ente dal quale dipendono attua nel suo insieme un condizionamento al quale è difficile sfuggire. In ogni caso bisogna comunque affermare che ogni esperto si deve assumere la responsabilità del proprio operato. Ciapini Il debito informativo verso il cittadino e la collettività è ampio: riguardale conoscenze dell'accaduto, i rischi ed i modi per proteggersi, i motivi dei provvedimenti adottati, le attività compiute e quelle previste, i risultati delle indagini, gli eventuali problemi. E decisiva inoltre la tempestività dell'informazione - difficile se non impossibile nelle prime fasi dell'emergenza - e la sua completezza e comprensibilità in relazione alle esigenze specifiche, molteplici e legittime, anche se non completamente risolvibili. La risposta data, pur tecnicamente corretta, può non corrispondere a quella attesa dai creditori di informazione, e questo moltiplica la conflittualità. Bolognini In merito ai compiti informativi, mi sembra del tutto evidente che l'ente pubblico (l'Azienda Usl) debba informare la popolazione interessata, basta ricordarsi dell'esistenza del punto b) dell' art. 20 della L. 833178; che non è stata abrogata dal famigerato referendum sui controlli ambientali, 30 Ciapini La Usl non è un soggetto unico ma un insieme di persone, di professionalità e di strutture che lavorano (o dovrebbero lavorare) su programmi comuni con obiettivi condivisi. Dal punto di vista dei cittadini, rispetto alla soluzione dei problemi, è naturale aspettarsi risposte univoche anche se comunicate con stili diversi. Bolognini Il problema di identità della Usl è cruciale, i cittadini e spesso anche gli operatori di altri settori della sanità non hanno alcuna idea precisa su cosa siano o cosa facciano le strutture pubbliche preposte alla prevenzione, già parlare di Usi significa, per la gente, identificare il tutto con malasanità, lottizzazioni, tangenti, ecc., non a caso l'esito del referendum dei controlli ambientali è stato quello che è stato: altro che par-condicio. Il problema è "mass mediologico"; è ridicolo credere di poter risolvere il problema con l'opuscolino artigianale, le informazioni devono passare sui mezzi di comunicazione di massa e devono essere elaborate da professionisti del settore su precise indicazioni degli operatori pubblici. Dire sempre tutto, confessando anche dubbi, incertezze, timori del momento, derivanti da fasi anche convulse che si susseguono nell ' immediatezza di eventi così drammatici, è sempre giusto? Qual è l'interlocutore giusto da mettere a parte di tali preoccupazioni (tutti i cittadini indiscriminatamente, quelli culturalmente dotati di mezzi per orientarsi nel caos informativo, i medici di base, i cittadini "esperti della materia")? Comitato A nostro parere è giusto dare un'informazione completa a tutti, in modo razionale e responsabile. Per far questo riteniamo necessario che ci sia un'efficace collaborazione tra i responsabili dei vari servizi e che vi siano dei bollettini ufficiali che contengano informazioni sugli sviluppi della situazione ed indicazioni sui comportamenti che la popolazione deve tenere. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta al rapporto con i medici di base. Inoltre sarebbe auspicabile l'istituzione di un servizio sanitario specifico sul territorio, appositamente costituito. Ciapini Le circostanze non consentono selezioni né il ricorso a procedure proprie dei tempi normali; non è possibile filtrare la domanda né rispondere tramite l'ufficio informazioni. Il tecnico è quotidianamente a contatto diretto con la domanda, o meglio con chi domanda e si trova nella necessità di rispondere rapidamente al cittadino, al lavoratore, al comitato, al giornalista. La richiesta di notizie è incalzante, concreta, di solito non rinviabile. Al di là di una questione di correttezza e di illecite censure, è buona regola dire tutto. Dire la verità consente al tecnico comportamenti lineari, non dispersivi, positivi ed efficaci, oltre che rispettosi degli interlocutori . Inoltre le bugie hanno le gambe corte: i diversi soggetti tecnici competenti sono sottoposti a richiestelverifiche contemporanee sui problemi aperti. Sarebbe facile dunque cadere in contraddizione con conseguenze disastrose sulla credibilità del servizio pubblico. E opportuno cercare di dare a ognuno la risposta al "suo" quesito nella forma più chiara. Riguardo all'interlocutore giusto cui confessare incertezze, non credo possibile fare selezioni: il tipo di interlocutore modula il livello tecnico della risposta ma la sostanza delle cose (certezza-incertezza) passa comunque. Quanto al confessare dubbi, incertezze, timori del momento, basta intendersi: le incertezze di carattere psicologico del tecnico non hanno alcuna rilevanza esterna. Il tecnico viene interpellato perché dia risposte tempestive ai problemi o indichi le strade che si stanno percorrendo per risolverli. Bolognini Il problema informativo alla popolazione nelle prime fasi convulse che si susseguono nell'immediatezza di eventi critici non riguarda, in assoluto, direttamente i tecnici impegnati nell'emergenza, bensì una centrale informativa unica alla quale i cittadini possono fare riferimento, mi sembrerebbe un compito specifico della protezione civile. Per quanto riguarda i flussi informativi successivi è obbligatorio coinvolgere tutte le strutture sanitarie o rappresentative esistenti nel territorio (medici di base, organi del decentramento comunale): rileggersi al proposito il già citato art. 20 della L. 833178. In questa vicenda, come in tante altre, hanno avuto grande importanza i massmedia: qual è il vostro giudizio sul loro intervento? Hanno esasperato i toni, hanno riferito voci non verificate, hanno esagerato, hanno minimizzato? Comitato I mass-media potranno aver commesso anche degli errori, ma sicuramente hanno avuto un ruolo determinante nel mantenere viva l'attenzione sull 'evento verificatosi. Infatti senza di questi gli enti pubblici, gli operatori sanitari e l'azienda, con il loro atteggiamento, avrebbero concluso in breve tempo la vicenda facendo dimenticare l'incidente. Ciapini Niente di nuovo sotto il sole: grandi titoli, lunghi articoli costruiti sulla base di fugaci conversazioni telefoniche, la rappresentazione schematica del gioco delle parti, del teatrino ,per fare audience con beneficio di errori anche marchiani dettati da un approccio approssimativo e dalla necessità di tenere a galla la notizia. Con poche eccezioni. Come suggerireste di comportarsi ad un futuro operatore della prevenzione dell ' ente pubblico che si trovasse ad affrontare analoga situazione? Comitato Agire tempestivamente e cercare di ottenere quanto prima la collaborazione e la consulenza di personale altamente qualificato ed esperto a trattare simili situazioni. Inoltre sarebbe opportuno che mantenesse una stretta collaborazione con la popolazione. Ciapini La mia esperienza diretta e quello che so su incidenti industriali dicono che è abituale (inevitabile?) in questi casi un rapporto conflittuale, di sfiducia e di sospetto nei confronti dell'Ente pubblico. E poco probabile la costruzione di un rapporto di fiducia fra cittadini e istituzioni/strutture sanitarie nel corso di un evento incidentale, se non c'è stato un lavoro precedente di buone relazioni "in tempo di pace". Allora occorre far questo, prima; dare risposta tempestiva ed accurata fin dalle prime richieste, ai primi segni del problema. Certo, la posizione dell'operatore di Igiene Pubblica è più problematica rispetto a quella dell'operatore di Prevenzione nei luoghi di lavoro che ha interlocutori precisi e bene identificabili. Il suggerimento per l'operatore della prevenzione in circostanze analoghe: palla lunga e pedalare. Anche qualche certezza: poter contare su una rete di validi colleghi ed un sistema informativo funzionante. Bolognini Per l'operatore della prevenzione: contribuire a risolvere l'emergenza secondo scienza e coscienza in accordo con tutte le professionalità e gli enti interessati. Bolognini La domanda sul comportamento dei mass media in caso di incidente mi sembra di un'ingenuità disarmante, il compito dei mass media (giornali, Tv locali, Tv pubblica) è quello di vendere un prodotto, è nella loro logica gridare una notizia non quella di fare informazione asettica, a tale proposito riterrei utilissimo per tutti che fossero pubblicati gli atti del seminario "La comunicazione dell'informazione" organizzato dalla U.O. Epidemiologia della Usi 10E il 10-1113193 che coinvolgeva su queste tematiche giornalisti scientifici, epidemiologi ed operatori di sanità pubblica. 31 Come suggerireste di comportarsi ai futuri gruppi di cittadini coinvolti in analoghe circostanze? Comitato Muoversi subito organizzandosi in un Comitato. - Documentarsi in maniera approfondita sull'accaduto. - Coinvolgere il più possibile la popolazione. - Confrontarsi con tutte le autorità coinvolte. - Accettare meno compromessi possibili. - Pretendere la verità e verificare quanto detto ufficialmente ricorrendo anche a fonti di parte. - Se vi sono danni, costituirsi parte civile. Bolognini Per i cittadini organizzare una struttura rappresentativa di pressione .possibilmente coinvolgendo il comune o gli organi del decentramento comunale. Dando per acquisito che la situazione dei lavoratori della fabbrica è in questi casi la più difficile (come lavoratori perché colpiti essi stessi dai rischi, ma anche a rischio di perdita del posto di lavoro ed inoltre molto spesso a rischio in quanto anche cittadini residenti nelle immediate vicinanze), quali pensate siano i doveri informativi di questi ultimi? (riferire su circostanze di malfunzionamenti non sfociate in incidenti, denunciare carenze di manutenzione, di conduzione degli impianti; a chi rivolgersi, come garantire 1 'assenza di ritorsioni da parte dell ' azienda, ecc.) Comitato Riteniamo che la rigorosità del dovere informativo in generale debba essere richiesta a tutti. Certamente per gli operai assolvere a questo dovere risulta più difficile essendo una parte fortemente soggetta a ricatti da parte del datore di lavoro. Si devono evitare comunque, da parte degli operai, atteggiamenti irrazionali e pregiudiziali. L'organo più idoneo a comunicare ciò che si verifica all'interno di una industria riteniamo sia il sindacato e nel nostro caso il responsabile della sicurezza e i consulenti esterni. Ciapini La domanda è retorica quanto ai doveri informativi dei lavoratori: evidentemente essi li hanno. E i primi riferimenti sono sicuramente le loro rappresentanze, il rappresentante alla sicurezza, la Usi.. La mia opinione è che i lavoratori, quando sono consapevoli dei rischi, si battono per eliminarli, mi sembra poco probabile una anomala persistente convergenza di interessi contrapposti quando è in gioco la loro salute. 32 Bolognini Mi sembra che l'applicazione del D.L. 626194 possa rispondere al quesito, certo è che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, il problema è sempre lo stesso; ed è enorme, che prezzo ha la salute? O quello che crediamo sia la salute (spesso ridotta ad uno status symbol puramente estetico). Quali altri attori possono partecipare alla ' rappresentazione: da parte dell azienda, da parte dei lavoratori organizzati nel sindacato? Comitato Fra gli attori di questa rappresentazione, l'attore protagonista non si è ancora presentato sulla scena: l'azienda. Ciapini A questo proposito mi sono domandato il perché del mancato invito a questo forum di un rappresentante dei lavoratori. Bolognini Dire la società civile sarebbe velleitario. mi sembrano in ogni caso importanti le associazioni locali ed il volontariato. In questo numero presentiamo le opinioni dei primi due interlocutori. Nel prossimo completeremo il giro con il contributo della Dr.ssa Eva Buiatti, esperta per il sindacato, e con una nota redazionale. AvP,f <e W_ N z W J INAIL CI PROVA In una recente Conferenza stampa il nuovo presidente dell'Inail, Pietro Magno, ed il nuovo direttore generale Roberto Urbani hanno candidato l'Istituto a essere il garante e il "vero" controllore delle condizioni di sicurezza e igiene del lavoro nelle imprese. L'lnail si candida a istituto "guida" nella prevenzione degli infortuni sul lavoro, attaccando gli inefficienti servizi delle Usl e gli Ispettorati del Lavoro. Citando il presidente: "L'Inail è l'unico Ente che ha strutture e capacità per fare seriamente la prevenzione. Per ora in Italia, la prevenzione degli infortuni è fatta poco e male. L ' Inail deve fare prevenzione sia per i vantaggi sociali ai quali è finalizzata, sia per i risvolti economici sull ' attività assicurativa dell'ente". l 416 ro D Gn2 / L'Istituto aspira insomma a svolgere i compiti ora assegnati ai servizi Usl e all'Ispettorato del Lavoro. In questi anni come Snop abbiamo apprezzato e sostenuto lo sforzo di modernizzazione dell'Istituto, nella gestione dei dati su infortuni e malattie professionali, nel trattamento delle informazioni per comparto produttivo (o meglio per codice Inail) che permette alla singola impresa di "posizionarsi" nel settore di appartenenza tra buoni e cattivi. Si pensi ai contributi di Ortolani in molte nostre iniziative. Francamente non riusciamo a capire quindi i toni polemici. Ben più utile sarebbe stato un atteggiamento di collaborazione, la promozione di piani di lavoro comuni, di obbligo di (inter) comunicazione. DIRETTIVA SEVESO DUE 11 sistema di gestione della sicurezza previsto dalla nuova direttiva "Seveso" in discussione al Parlamento Europeo e che dovrà essere approvata dalla UE entro giugno 1995, è finalizzato alla realizzazione negli stabilimenti industriali di un processo permanente di autod iagnos i e potenziamento dei livelli di sicurezza e di tutela ambientale, affidato alla diretta responsabilità dell ' impresa. L'analisi storica degli incidenti accaduti dal 1982 ad oggi negli impianti industriali dei paesi maggiormente sviluppati (sino a quelli dell'Atochem di Rho e della IsolaMas di Bottegone di Pistoia, segnalati nel numero scorso di questa rivista) ha messo in evidenza che la sicurezza non è il risultato di una procedura amministrativa di autorizzazione "esterna" agli impianti. 11 "bollo" dell'autorità competente non può che essere una statica presa d'atto della situazione al momento dell'istruttoria, ma non è garanzia di sicurezza nel tempo, che dipende invece dalla qualità dell'esercizio e della manutenzione degli impianti. Il 90% degli incidenti è infatti riferibile alla qualità e affidabilità del management degli impianti a rischio, piuttosto che alle (sole) caratteristiche degli impianti stessi. L'estrema centralizzazione delle procedure italiane poi ha di fatto bloccato l ' esame dei rapporti e quindi le stesse prescrizioni di adeguamento. Si pensi che gli organismi incaricati (V igili del Fuoco. Istituto Superiore di Sanità, Ispesl,CNR e dal 1994 i comitati regionali dei VVFF) hanno sino ad ora esaminato meno della metà dei quasi 920 rapporti di sicurezza delle imprese e sono pervenuti a conclusioni per una cinquantina di essi. In questa incertezza non sono certamente avanzate iniziative e investimenti delle imprese per la sicurezza degli impianti. Come Snop abbiamo - anche se troppo debolmente - sostenuto il decentramento degli esami dei rapporti e soprattutto una semplificazione delle procedure con una maggiore responsabilità diretta delle imprese. L'esperienza della Regione Toscana che, con legge regionale, ha invece portato a termine l ' esame in tempi contenuti di tutte le dichiarazioni pervenute,risulta purtroppo isolata. Oggi la revisione della direttiva Seveso in sede europea punta appunto su un sistema AMBIENTE E LAVORO. E DINI LO PRESE ALLA LETTERA! digestione della sicurezza dove le imprese certificano l'affidabilità degli impianti, i programmi e l'organizzazione per la prevenzione dei rischi ambientali e degli incidenti, le procedure di informazione al pubblico sulla sicurezza degli impianti.1 documenti predisposti dalle aziende, che costituiscono un impegno legale, sono valutati da verificatori indipendenti e sottoposte successivamente alla autorità di controllo che mantiene ovviamente tutte le sue prerogative di vigilanza. Si supera l'istruttoria e si responsabilizza maggiormente l'impresa. Con le norme sull'autocertificazione in molti campi, con il Decreto 626 e la revisione della direttiva Seveso si spera che anche in Italia, come già negli altri paesi europei e negli Stati Uniti, crescano le competenze nel campo privato della certificazione ambientale e di sicurezza. La cancellazione nel Governo Dini del Ministero dell'Ambiente, accorpato al Ministero dei Lavori Pubblici, ha creato qualche sconcerto e preoccupazione. Neanche il precedente governo aveva osato tanto. Ci si ricorda nel passato le battaglie ambientaliste contro la gestione cementificatrice e tangentizia del Ministro Prandini. L'unificazione della gestione delle politiche del territorio e della salvaguardia ambientale in un unico Ministero del territorio e dell'ambiente avrebbe avuto un appoggio più solido. La scelta è invece asimmetrica e sbilanciata sui lavori pubblici. Grandi opere pubbliche volano dell'economia? La nomina di Emilio Gerelli come sottosegretario all' Ambiente ha però attenuato le prime preoccupazioni. Gerelli, direttore del dipartimento di economia pubblica e territoriale dell'Università di Pavia e da sempre teorico del binomio economia-ecologia, presidente del gruppo economia ambientale dell'OCSE, fu tra i primi a parlare in Italia di "tasse ecologiche", ad esempio alla nascita di Ambiente e Lavoro, Milano 10 marzo 1987 , ha delle carte in regola, insomma. Citando Massimo Scalia "non appartiene alla scuola di pensiero dominante tra gli economisti secondo la quale le proposte ambientaliste vanno scartate perché poco redditizie". Nello scorso numero di Snop, in piena deregulation, condoni e silenzi, eravamo preoccupati dell'impatto ambientale del Governo Berluscon i. Oggi prendiamo tempo. Finirà prima il Governo Dini o potremo fare nel numero Snop dell'autunno un piccolo, speriamo più positivo, bilancio delle sue politiche ambientali? 33 INTEL '95 APPUNTAMENTO CON ELETTRONICA E AMBIENTE Organizzato dall'ANIE (Associazione Nazionale Industrie Elettroniche) in collaborazione con la Federazione Nazionale Grossisti Distributori di Materiale Elettrico, si terrà a Milano dall' 8 al 12 giugno un seminario sulla ricaduta ambientale dei prodotti elettrici ed elettronici. " Canalizzazioni per impianti elettrici in PVC senza stabilizzanti e relativi metalli tossici come piombo e cadmio, ma che mantengono ovviamente le caratteristiche di resistenza a calore, urti ed invecchiamento. Queste canalizzazioni dovrebbero garantire maggiormente il rispetto dell'ambiente dal momento della produzione, alla messa in opera sino al recupero degli scarti..." così sostiene l'ANIE. In questi mesi stanno tornando d ' attualità le vicende legate alle decine di morti di tumore da cloruro di vinile a Marghera e quindi, quando si parla di PVC, non siamo mai tranquilli e non solo per la presenza di stabilizzanti tossici. A conferma di ciò a Berlino è stato infatti reiterato il bando all'uso del PVC nelle CRONACHE DALL'EUROPA Un seminario a Lussemburgo su potenzialità e limiti degli accertamenti sanitari preventivi e periodici per i lavoratori Si è svolto nello scorso mese di gennaio, organizzato dal centro studi del sindacato europeo, rappresentato da Karol Van Damme e da Ludwin Kastelin, un seminario che ha avuto come tema al centro della discussione le potenzialità ed i limiti degli accertamenti sanitari preventivi e periodici per i lavoratori. Pur senza aprire nuovi scenari rispetto a quelli già noti , il seminario è stato utile per favorire la conoscenza e lo scambio di esperienze tra operatori sia appartenenti all'ambito della ricerca, sia a quello della pratica sanitaria sul campo. Di 34 costruzioni pubbliche (anche per il rischio del rilascio di diossine in caso di incendio) ed è stato deciso di eliminare i cavi elettrici rivestiti in questo materiale entro la fine del 1996. A Intel '95 saranno presentati inoltre nuovi materiali (tessuti in alluminio elettrolitico accoppiato con film di poliestere) per schermare radiazioni elettromagnetiche da sistemi per telecomunicazioni e informatica (computer e stampanti ). Così ci saranno "cronotennostati intelligenti" per risparmiare energia e rumore nell'uso degli elettrodomestici. Per quanto riguarda il rischio elettromagnetico, oltre alla direttiva che il Parlamento Europeo dovrà emanare, i verdi progressisti Mattioli e Scalia hanno presentato una proposta di legge per rivedere i limiti, spostare i tracciati degli elettrodotti a maggiore distanza dalle abitazioni, usare tecnologie innovative come le linee compatte o l' interramento dei cavi. Uno sforzo gigantesco se si tiene conto dei 50.000 kilometri di cavi ad alta tensione e del quasi milione di cavi di altre linee, una che consentirebbe oltre alla diminuzione del rischio e un minore impatto ambientale e paesaggistico, anche un risparmio dei costi di manutenzione e sostituzione. Non è "archivio soluzioni questo"? Per saperne di più: Associazione Intel Via Algardi 2 20148 Milano fax 02-3264212 particolare interesse è stata la relazione di Grcgory Wagner, del NIOSH di Morgantown in West Virginia, il quale ha esemplificato il significato che assume al giorno d ' oggi la sorveglianza sanitaria di popolazioni esposte a livelli molto bassi di silice. Katerine Venables,del Saint George Hospital di Londra ,ha invece puntualizzato i limiti esistenti nel basare una pratica di selezione del personale da adibire a lavorazioni con esposizioni a sostanze aller gizzanti,su screen i ng allergologici. Robert Lawerys, prestigioso conduttore di molte delle sessioni, ha invece trattato, insieme al più giovane Bernard, dei problemi inerenti la sorveglianza sanitaria di esposti a cadmio. Molto stimolante anche l'intervento di un medico "competente" di fabbrica del Belgio, il quale ha ripreso in esame un problema, quello del daltonismo, spesso mal posto in sede di visite mediche preassuntive . Egli ha infatti ricordato come sia improprio per il medico, chiamato a valutare i rischi perla salute che potrebbero venire al candidato nell'affrontare un certo tipo di lavoro, sottoporlo ad un test, quello della visione ai colori, quasi sempre pertinente alle abilità lavorative, più che ai rischi perla propria salute. Da parte italiana si sono riferite le esperienze di lavoro nel campo dell'idoneità al lavoro per apprendisti e minori e alcune prime esperienze di sorveglianza sanitaria in lavoratori pensionati ex-esposti a sostanze cancerogene. Gli interventi italiani con la ricca esperienza presentata, hanno acceso un notevole dibattito, segno di un'attenzione ampiamente riconosciuta per questo genere di attività e soprattutto per le peculiarità e potenzialità che il modello di prevenzione adottato finora nel nostro paese continuano ad avere all'estero. Alberto Baldasseroni CONCORSO A PREMI "UNAVISITA NON SI NEGA A NESSUNO (E DUE ANCORA MEGLIO)" Segnalato massiccio afflusso di artigiani meccanici, elettrauto, carrozzieri, gommisti presso i servizi di prevenzione delle Usi al fine di ottenere il fatidico "certificato" medico necessario (chissà perché?) all'esercizio della qualifica di responsabile tecnico di centro autorizzato alla revisione periodica delle autovetture ex legge 1221 92. Registrati episodi di cannibalismo presso alcuni servizi di igiene pubblica che alla vista dei disorientati artigiani hanno subito provveduto alla somministrazione di appositi bollettini (sic!) di conto corrente postale da compilarsi e riscuotersi presso sportelli postali per supposti diritti sanitari in vista di improprie sane e robuste costituzioni. I malcapitati, chiarito l'equivoco, sono stati poi indirizzati al Servizio di medicina del lavoro dove hanno potuto finalmente ottenere l'agognato pezzo di carta da parte di un medico veramente competente, previo, naturalmente ulteriore pagamento della prestazione. Visto tutto ciò la Direzione del Bollettino, LE STREGHE SON TORNATE Firenze, 4 e 5 maggio 1995 La salute della donna è oggetto di grande attenzione non solo in riferimento ai temi più specifici della salute femminile, ma anche perché il movimento delle donne ha sollecitato nuove prospettive nel modo di guardare alla vita, alla salute e alla malattia. Vi è oggi un crescente interesse aconsiderare dimensioni diverse da quelle strettamente "mediche" e a studiare la salute della donna tenendo conto del suo impegno nella rete familiare, sociale e lavorativa. Questi temi sono però assai poco dibattuti nell'ambito della comunità scientifica (come peraltro la maggioranza dei temi di sociologia sanitaria) e modesta rimane la riflessione sul significato che le nuove acqu i n i z i on i della ricerca medica potranno avere per la salute e la "qualità della vita" e come il punto di vista femminile possa orientare la ricerca stessa. L'epidemiologia è una disciplina che si pone come obiettivo la produzione di conoscenze soprattutto per la prevenzione e la sanità pubblica: in ultima analisi per il miglioramento delle condizioni sociali e sanitarie della collettività. Su questo tema si terrà a Firenze il 4 e 5 maggio 1995 un Convegno promosso dalla Associazione Italiana di Epidemiologia, in collaborazione con le Regioni Toscana e Emilia Romagna e il CSPO. A questo appuntamento parteciperanno molti e diversi interlocutori: dalla mitica Stelmann della Columbia University a ricercatori di area sanitaria e sociale dell'Università e di vari Enti e Istituti quali CNR, Biometria, IARC, Mario Negri. Tra i temi: la salute della riproduzione (assistenza alla gravidanza, interruzione volontaria di gravidanza, frequenze e determinanti d ' uso dei contraccettivi,fertilità e fattori di rischio associati); argomenti di per celebrare degnamente l'inizio di un nuovo filone di attività preventive che promette grandi orizzonti per il futuro, lancia un Concorso a premi tra tutti i lettori per una composizione dal titolo "Quattro buone ragioni per sottoporre a visita medica da parte dell ' Ufficiale Sanitario titolari e responsabili tecnici di autofficine, elettrauto, carrozzieri, gommisti e quant'altro ai sensi dell'art. 7, comma 1, lettera e, della legge n. 122 del 5 febbraio 1992". Tra tutte le risposte pervenute saranno scelte le tre più intelligenti che verranno pubblicate sul Bollettino. Agli autori andrà un abbonamento gratuito alla rivista per i prossimi dieci anni. Si prega di astenersi dall'inviare contumelie, espressioni in-iguardose nei confronti dell'Autorità Legislativa autrice del suddetto dettato, qualsivoglia facezia o lepidezza vacua. Serietà colleghi ,qui si sta facendo Prevenzione!! Firmato Rossovergogna prevenzione: dall'infezione da HIV ai fattori di rischio per i tumori del seno. Venerdì 5 maggio la sessione dedicata all'ambiente di lavoro. Verranno presentati i risultati di ricerche epidemiologiche, ad esempio lo studio europeo su malformazioni congenite e occupazione materna. Concluderanno il Convegno riflessioni sulle differenze tra uomini e donne, ma anche diseguaglianze tra donne di fronte a mortalità o migrazioni. Un appuntamento importante anche per noi, per rendere meno asettico e burocratico il nostro "valutare il rischio" (: sempre uguale se maschi o femmine?) o applicare una Sentenza (dimenticata?) della Cassazione. rif. C.S.P.O. Via San Salvi 12 50136 Firenze fax 055-679954 35 V O ASP ALCUNI RISULTATI a cura di Celestino Piz*, Emanuela Bellotto*, Alberto Acqua** e Ivo Dagazzini ** Obiettivo di questo studio è di sottoporre a verifica l'utilità di elaborare i dati che i medici di fabbrica forniscono ai Servizi di Prevenzione. Sono stati considerati i parametri che possono fornire un'immagine reale: dei rischi presenti nelle ditte, della popolazione esposta a rischio, della qualità dell'intervento sanitario, dei danni presenti tra i lavoratori. Dal 1989 le ULSS n. 5 Schio-Thiene e n. 6 Vicenza hanno collaborato con i medici di fabbrica perché i dati sanitari dei lavoratori esposti a rischio fossero forniti, allo SPISAL ed ai titolari d'Azienda, utilizzando la modulistica proposta dal Coordinamento dei responsabili SPISAL della regione Veneto. Verranno descritte di seguito le modalità di conduzione di questo lavoro, i mezzi impiegati, i risultati ottenuti e le problematiche messe a fuoco. 1) Dati raccolti ed elaborati I due servizi si sono accordati sulle informazioni giudicate irrinunciabili, sulle modalità di valutazione delle relazioni e delle registrazioni dei dati, si è quindi deciso di elaborarli per: 36 • anagrafe azienda e settore produttivo; • numero di esposti a rischio (considerando: rumore, acrodispersi, sostanze chimiche, solventi e metalli); • bonifiche eseguite o da eseguire (segnalate dal medico di fabbrica); • lavoratori visitati; • tipo di accertamenti svolti e relativi risultati (classificati in normali ed alterati); • malattie professionali; • qualità della relazione (in base a parametri concordati). Ciascuna relazione, al momento dell'immissione in computer, viene valutata anche in rapporto alle precedenti. Alla valutazione può far quindi seguito la richiesta di ulteriori informazioni. Si sono così contattati a più riprese e per un anno i medici competenti perché le relazioni contenessero informazioni esaustive. Si controllava in tal modo che fossero corrette e complete anche le informazioni fornite ai lavoratori e al titolare dell'azienda. 2) Modalità di incremento del numero di ditte conosciute Nei due SPISAL esisteva un "archivio base" contenente le ditte "storicamente" conosciute per rischio e per addetti e che inviavano regolarmente le relazioni sugli ASPP. Si è posto quindi il problema di incrementare questo patrimonio utilizzando: A) l'archivio della Camera di Commercio; 13) le attività del Servizio (Ispezioni Nuovi Insediamenti Produttivi - Indagini per Malattie Professionali - Richieste per il raddoppio della periodicità di visite ex art. 35 DPR 303156 - Interventi di Comparto etc.). La ricerca delle nuove Ditte da conoscere è avvenuta seguendo due criteri: a)rilevanza e certezza dell'esistenza del rischio. Questa direttrice è stata integrata poi con le iniziative svolte per il D.L.gs 277/91 costituite da campagne mirate alle esposizioni al rischio piombo cd amianto e da un indagine nelle aziende ad elevata rumorosità. Per inciso, i dati raccolti prima del D.L.gs 277 si sono rivelati di grande utilità per individuare gli esposti ai rischi citati nel decreto e quali ditte andassero contattate. b) completamento della conoscenza di comparti già indagati a campione. Per entrambe le ULSS si è trattato di galvanica, metalmeccanica, legno, cave. Per una ULSS si sono aggiunte attività particolari quali l'orafa, la serigrafia e la fotoccramica. 3) Mantenimento del rapporto con le ditte già conosciute Il compito di inviare le relazioni è stato affidato alle ditte attraverso l'informazione di tutti i medici d'azienda. Già dopo il primo annodi registrazione si è però constatato che senza solleciti un terzo delle aziende non inviava informazioni (o per dimenticanza o perché le visite non venivano ripetute). Persisteva quindi la necessità di informare le aziende sulle modalità e sul significato dell 'esecuzione delle A SPP, ricercando in computer le ditte "inadempienti" per poterle contattare periodicamente. Il primo contatto avviene mediante una lettera alla quale fa seguito, in caso di non risposta, dapprima una telefonata e poi un sopralluogo. Con questa procedura, dopo tre anni di attività, si è riusciti ad ottenere una base costante di aziende che inviano le relazioni, anche se un ristretto numero continua ad attendere i nostri solleciti. 4) Risultati ottenuti Nella tabella 1 si illustra la crescita nei vari anni del numero di relazioni pervenute e del numero di ditte ed addetti di cui sono giunte notizie. Risulta evidente l'incremento dei dati numerici che per tutti i parametri considerati supera il 60%. All'interno di questo aumento generalizzato spiccano gli incrementi dei settori produttivi oggetto di uno specifico intervento di Tab n. I comparto, in particolare: tessile (+372%), Relazioni orafo (+221%), stampa editoria (+219%), Anno legno (+137%). 1989 932 Nella tabella 2 si riporta il numero di 1990 1437 spirometrie ed audiometrie eseguite nei 1539 vari anni rapportato con il numero di esami 1991 1992 1689 risultati alterati, con la relativa percentuale. Confrontando il 1991 con il 1992 si può notare che a parità di visite (+1,9%) si è verificato un forte incremento di audiome- Tab n. 2 trie (+26,4%) e questo è stato indubbia- Anno Spiro ALTIES % mente determinato dalla più precisa cono412/6291 I989 6,55 scenza della diffusione del rischio rumore 521/8089 6,48 conseguita con le rilevazioni stabilite dal 1990 1991 724/9870 7,47 D.L.gs 277/91. Nella tabella 3, si riportano, solo per l ' an- 1992 536/8815 6, I 0 no 1992, il numero di accertamenti biotossicologiei eseguiti, quelli risultati alterati e le relative percentuali. Tab n. 3 Nelle due ULSS, le attività che espongono Anno Metalli ALTIES % a metalli, sono le fonderie artistiche, la galvanica e l'orafa ma è soprattutto in 1992 292/2578 II quest'ultima che si riscontrano superamenti dei limiti ammessi, determinati dalle caratteristiche biotossicologiche del cadm io. Tab n. 4 Nella tabella 4 sono illustrati i dati delle A B audiometrie del 1991 suddivisi per attività Danno rilevato ed ordine decrescente delle % derivanti Rischio stimato dai seguenti rapporti: Marmo (75%) Acciaieria (52%) A) Numero di audiometrie eseguite rispet- Fornaci (67%) Edili Stradali (50%) to alle visite. Fornisce indicazioni su come Legno (60%) Precompressi (46%) è percepita l'esposizione a rumore dai Acciaieria (60%) Legno (40%) medici aziendali (rischio stimato). La magMeccanica (49%) Meccanica (35%) gior "copertura" viene assicurata dai marmisti con il 75% di audiometrie, seguiti dagli addetti alle fornaci (67%), metallurgia (60%), acciaieria (60%), legno Tab n. 5 (60%) e meccanica (50%). A B B) Numero di audiometrie alterate rispetto Rischio misurato Danno rilevato alle totali; questo rapporto fornisce indicazioni sulla diffusione del danno. Nelle Precompressi (89%) Precompressi (55%) Acciaieria (54%) acciaierie il 52% degli esami risulta altera- Marmo (84%) to. I lavoratori delle imprese edili stradali Acciaieria (76,5%) Ed. Stradale (50%) contribuiscono con un 50% di alterazioni Legno (64,5%) Fornaci (45%) degli esami, mentre l'indice ricavato per il Sbavatura (63%) Meccanica (37%) comparto legno è 40%. Considerando l' in- Tessile (62%) Legno (3 I %) sieme dei settori risulta invece alterato un terzo delle audiometrie. I lavoratori delle acciaierie risultano quarti come livello di " copertura " ma primi cazione del D.L.gs 277/91.1 risultati sono nella colonna di frequenza del danno. L'elevata percentuale di marmisti sotto- illustrati nella tabella n. 5 posti ad accertamenti non ha una altrettan- Si può notare che la misurazione del rumoto elevata percentuale di danno, essa si re e della esposizione dei lavoratori ha riscontra invece nei lavoratori dell'edili- fatto emergere come lavorazione più a zia stradale che risultano poco indagati. rischio quella dei precompressi (cemento) Nei comparti legno e siderurgia esiste cor- che conferma la sua posizione anche per rispondenza tra "copertura" e percentuale quanto riguarda la diffusione del danno. In di danno. L'esame comparato delle tre precedenza il rischio in questa lavorazione colonne può quindi risultare utile ad uno era misconosciuto o comunque gli esposti SPISAL per valutare se l'intervento del non erano controllati con un esame audiomedico d'azienda ri su l ta "centrato" n spetto metrico. Le restanti attività, pur con alcualla valutazione del rischio rumore. ne variazioni delle percentuali, confermaAbbiamo voluto ripetere questi confronti no la loro posizione e quindi che in preceanche con i dati del 1992 per far emergere denza l'attribuzione dell'esposizione a rieventuali variazioni indotte dalla appli- schio era corretta. e Ditte Addetti visitati 614 874 1001 II09 14472 21250 23782 24233 Audio ALTIES 1669/5492 3082186I8 3241/9368 3866/11843 % 30,39 35,78 34,60 32,60 Solv. ALTIES % 3211 140 2,8 5) Prime valutazioni Il metodo di lavoro adottato, al di là dei risultati numerici che comunque sono garanzia del rispetto delle normative, permette di costruire la prima base informativa generale sullo stato di salute nei luoghi di lavoro, in relazione ai potenziali rischi. Molto positiva risulta la possibilità di avere dati aggiornati con uno sforzo organizzativo non rilevante. l dati sono elaboratili per ditta, settore produttivo, rischio e danno. Essi hanno fornito le prime indicazioni per approfondimenti da parte dello SPISAL, ad esempio la necessità di: • eseguire direttamente gli ASPP o gli esami sanitari integrativi per chiarire situazioni emerse in alcune ditte • effettuare i rilievi ambientali. Oggi con gli obblighi introdotti dal D. L.gs 626 si entra nella prospettiva di chiedere la valutazione di rischio direttamente alle aziende. 1 dati degli anni 1993-94, comprese le denunce di malattia professionale, sono praticamente sovrapponibili ad esclusione di una lenta diminuzione della percentuale di esami alterati peri metalli che si può con facilità attribuire anche al nostro intervento. 6) Prospettive Questi primi risultati positivi pongono le basi per perfezionare il lavoro e per i successivi passi da compiere quali: • migliorare la definizione dei profili di rischio e dei relativi protocolli di ASPP, collaborando con i medici competenti; 37 • definire le tecniche di esecuzione e lettura degli esami svolti a completamento delle visite mediche. Una prima indicazione in tal senso è contenuta nel D.L.g 277191 in merito alle modalità di esecuzione delle audiometrie; • verificare la possibilità di classificare e computerizzare i fenomeni morbosi anche in base alla loro gravità (ad es. con la classificazione delle. audiometrie); • valutare, partendo dai dati già in nostro possesso, la possibilità di programmare indagini epidemiologiche ad hoc , soprattutto per ricercare patologie attualmente misconosciute (e che anche in questo lavoro non sono emerse). Citiamo ad esempio quelle dovute ali' utilizzo di strumenti vibranti o a posture o movimenti ripetitivi e più in generale i danni rilevabili con diagnostica clinica e non con accertamenti strumentali. La valutazione del rischio cd altre indicazioni innovative (es. quelle riguardanti l'uso dei VDT, il rischio biologico e la movimentazione dei carichi) previste dal DLgs 626194 dovrebbero costituire una buona base di partenza. via *Spisal Ulss 6 IV Novembre, 46 - 36100 Vicenza **Spisal Ulss 5 via Rasa, 9 - 36016 Thiene Bibliografia • Relazioni del 2116189 e 16/10/89 a cura di Marcello Potì ULSS n. 20 per il Gruppo di Lavoro Regionale Veneto ASPP • Relazione di Leopoldo Magelli, Convegno Snop 1985 Arezzo • Relazione di B attev i -Bodini-Fantini Convegno Snop 1988 Roma • Regione Toscana Dipartimento Sicurezza Sociale "Attività sanitaria e accertamenti sanitari preventivi e periodici", relazione a cura di Sonia Bacetti 2017189 Firenze • II medico del lavoro nei servizi di medicina e igiene del lavoro: competenze specifiche e formazione professionale. Di S. Candela-M. Maganani-F. Ferri seminario regionale Ferrara ottobre 1986 La modulistica per la raccolta dei dati è a disposizione presso le due ULSS, si tratta comunque di schemi ri assuntivi molto semplici. 38 z O J O d z Commissione Europea Sistema di informazione comunitario sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro JANUS Quanti servizi conoscono questa rivista? Spero molti. A me è capitato per caso di vedere il numero 17 regalatomi da Vera Squarcialupi, ex-parlamentare europeo, con la quale - correva l'anno 1976 - lavoravo intorno alle prime direttive europee sulla sicurezza e che sa il mio amore verso la carta stampata. Solo i titoli degli articoli dei vari corrispondenti esteri: incidenti mortali nell' uso degli elevatori a forca, muscoli e lavoro ripetitivo, l'uso dei solventi in laboratorio, affezioni della regione lombare in allievi infermieri, valutazione delle condizioni di lavoro nel settore industria grafica, un sistema informatizzato di audit per analizzare e migliorare le condizioni di vita e di lavoro nelle case di riposo ... e poi recensioni di congressi, audiovisivi, notizie dalle Commissioni europee, nuovi standard e nuove direttive in dirittura d'arrivo e gruppi di lavoro internazionali, preziosi indirizzi di riferimento. Una miniera di notizie agilissime (tra l'altro in lingua italiana) che in una trentina di pagine informano non di ricerche accademiche e di buone intenzioni, ma del lavoro reale in Europa, con un approccio moderno e interdisciplinare. Purtroppo la corrispondenza italiana si 1 imita a poco più di una paginetta dell'lspesl sugli alberi cardanici. Già in un precedente numero di Snop avevamo amaramente polemizzato per il black-out informativo del lavoro dei servizi nell'anno europeo sulla sicurezza. Occorre riprendere voce in questo sistema informativo comunitario. La Commissione europea, Direzione "Sanità e sicurezza" propone un piano entro il 2000 basato su quattro temi prioritari: - realizzazione, consolidamento, razionalizzazione e completamento della legislazione comunitaria; - collaborazione extra-comunitaria; - informazione, formazione e istruzione con particolare attenzione per le piccole e medie imprese; - elaborazione di misure di accompagnamento non legislative volte a sostenere gli obiettivi legislativi. Vogliamo uscire dalle tane e collaborare in futuro come servizi, come coordinamento delle Regioni, come Snop? Laura Budini Per avere Janus e contribuirvi, tempestare di fax il silenzioso corrispondente italiano: Mario Alvino Ministero del Lavoro Via Flavia 6 tel. 06-486520 fax 06-4819727 Cpt Torino IL CANTIERE EDILE Recentemente ho richiesto al Comitato Paritetico Territoriale Prevenzione Infortuni, Igiene e Ambiente di Lavoro di Torino e Provincia informazioni in merito al materiale da loro prodotto in questi anni. Ho, così, ricevuto delle pubblicazioni a mio avviso molto interessanti e utili per gli operatori che intervengono nel settore. Il Primo soccorso nel cantiere edile. Manuale pratico E un opuscoletto a colori che illustra con estrema semplicità e chiarezza gli interventi di primo soccorso da attuare nei confronti di lavoratori infortunati, in caso di: ustione grave, trauma cranico, perdita di coscienza, ferite e fratture. E stato prodotto anche un pieghevole su: visite mediche e vaccinazioni per i lavoratori edili Scheda informativa OOVM-0694. Conoscere per prevenire. Manuale della sicurezza sul lavoro per le maestranze edili E in commercio l'edizione del 1989 e contiene: le principali norme sui diritti e i doveri dei lavoratori; immagini che illustrano l'abbigliamento e i mezzi personali di protezione, i servizi igienico-assistenziali e il pronto soccorso; la segnaletica generale di sicurezza e la cartellonistica di rischio e di prevenzione. Conoscere per prevenire/DL 277/91 Opuscolo di informazione per i lavoratori sui rischi derivanti da esposizione a rumore, amianto e piombo metallico. Manuale della sicurezza, dell'igiene e dell'ambiente di lavoro nelle costruzioni edili/disposizioni di Legge coordinate ed aggiornate con note tecniche, consigli pratici e norme di buona tecnica Il volume edito nel '92 costituisce un prezioso ed esauriente vademecum per gli operatori del settore; esso è diviso in sezioni: norme generali e norme speciali per la prevenzione degli infortuni nelle costruzioni edili; norme speciali per la prevenzione degli infortuni nelle gallerie e nei cassoni ad aria compressa; norme speciali per la prevenzione degli infortuni ed impianti gestiti dall'Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato; norme speciali per gli impianti telefonici e la cinematografia e la televisione; ed infine un'appendice che illustra alcune norme generali: omologazione, smaltimento dei rifiuti, sistemi anticaduta, prefabbricati, mole abrasive, sicurezza degli impianti (legge 46/90), ri- fornimento dei carburanti nei cantieri, rumore in ambienti abitativi ed esterno, rumore, amianto e piombo metallico (dl 277/ 91), emissioni in atmosfera e piani sicurezza. Piani delle misure per la sicurezza fisica dei lavoratori/corso monografico per dirigenti tecnici e responsabili di cantiere (2' edizione 1993) La dispensa del corso illustra gli aspetti generali di igiene e sicurezza; le norme Cee; alcune norme legislative italiane (L. 55/90, DPCM 55/91, L. 203/91, DL 406/ 91 ); un capitolo dedicato alla identificazione e ai compiti dei soggetti responsabili; di seguito sono definiti i piani di sicurezza e illustrati i criteri orientativi per la loro redazione (CCNL 23.5.91). Conoscere per prevenire /Valutazione del rischio derivante dall'esposizione a rumore durante il lavoro nelle attività edili (DL 277/91) Il volume edito nel '94 è il frutto di una ricerca condotta sulla valutazione del rischio derivante dall'esposizione a rumore durante il lavoro nel settore delle costruzioni, alla luce del dl 277/91; nel corso della trattazione vengono illustrate le misure di protezione, le interpretazioni, le deroghe, i criteri di prevenzione, le difficoltà specifiche di applicazione delle norme nei cantieri temporanei e mobili, la valutazione del rumore nel caso di attività temporanee (cantieri di costruzione ), gli aspetti da curare in occasione dell'acquisto di nuove attrezzature, l'informazione dei titolari e dei lavoratori. La ricerca del CPT di Torino ha riguardato un campione di 1756 cantieri variamente ubicati, con diverse tipologie e fasi di lavoro predeterminate che hanno comportato 2100 rilevazioni strumentali. Vengono illustrate le indagini sul campo, il prontuario dei rilievi strumentali, la mappatura riepilogativa dell'agente rumore per esposizioni generiche e specifiche, la mappatura dei livelli di esposizione personale riferita ai gruppi omogenei di lavoratori edili, il prontuario delle analisi spettrali, la mappatura delle analisi spettrali e i dispositivi di protezione individuale, le istruzioni per l'uso della ricerca e gli esempi pratici: situazioni di rischio a Lep crescenti, il rapporto di valutazione del rischio, le lettere da inviare ai lavoratori, la comunicazione da inviare alla Ussl, le lettere di coordinamento tra imprese, il dpcm del marzo 91, la richiesta di autorizzazione in deroga per i cantieri. Gli interessati possono richiedere il materiale direttamente, in contrassegno, a: Edizioni Edilscuola via G. Quarello, 15/17 - 10135 Torino Tel. 011/ 340043 LAVORO E SALUTE NELL'INDUSTRIA DELL'ABBIGLIAMENTO È disponibile il Manuale "Lavoro e salute nell'industria dell'abbigliamento: la prevenzione dei disturbi dell'apparato locomotore", nato dalla collaborazione tra il servizio di medicina del lavoro di Seriate (BG), EPM, Regione Lombardia e la Lovable Italiana. L'opuscolo illustra in una prima parte, tra l'altro utilissima nella informazione e formazione di lavoratori e delegati sul rischio da movimentazione dei carichi e relativi disturbi posturali, informazione sempre più "dovuta" dopo il Decreto 626. Si parla del rachide e di quali sono le alterazioni più comuni, dei disturbi della colonna vertebrale, muscolari e dell'arto superiore e delle loro principali cause lavorative. Ma non solamente: in questa prima parte sono illustrati i disturbi oculo-visivi e le possibili cause lavorative. Il settore dell'abbigliamento per l ' impegno di attenzione e la fissità posturale richiesti, infatti, impegna soprattutto questi due sistemi. Nel manuale sempre simpaticamente illustrato da Colombini 2 vengono indicati i consigli per la prevenzione dei disturbi durante le varie operazioni: cucitura a macchina, stiratura, taglio manuale. Grande spazio hanno i consigli per la prevenzione dei disturbi nella vita "extra lavorativa" durante il lavoro domestico, il tempo libero (dalla guida della macchina al riposo), in un concetto globale di salute e di benessere, che nasce dall'occasione del lavoro. Per averlo: EPM Via Riva Villasanta 11 20145 Milano tel 02-33029.747 fax 02-33029.667 Uotsll Ussl 30 Via Mazzini 13 24069 Trescore Balneario I,ovable Italiana Spa Via Boschetti 53/55 24050 Grassobbio (BG) fax 035-678337 Giuseppe Leocata 39 Paolo Vineis, Stefano Capri LA SALUTE NON E UNA MERCE Efficacia della medicina e politica sanitaria Bollati Bonnghieri - 994 £. 24.000 La nuova fatica di Paolo Vineis, stavolta validamente affiancato da un economista sanitario come Stefano Capri, si inserisce in un coerente percorso intellettuale. Si potrebbe definire il libro come di alta divulgazione scientifica sui terni del diritto alla salute e sull'equità nella distribuzione delle risorse. Ma così facendo rischierebbe di essere ridotta la profondità delle conoscenze scientifiche e delle esperienze culturali che sottendono necessariamente ad una così sapiente trattazione dell'argomento. Spaziando nei diversi campi della medicina preventiva, con un occhio attento alle non poche esperienze italiane sul tema, Vineis e Capri attaccano nel primo capitolo le abusate credenze circa le basi scientifiche di molte pratiche medico-curative, dimostrando come viceversa non di rado siano le mode, i pregiudizi, una malintesa tradizione a guidare i medici nelle loro scelte terapeutiche. Con grave nocumento non solo della salute dei pazienti in tal modo trattati ma anche della comunità nel suo complesso, gravata di inutili costi e privata di risorse da meglio destinare. Essenziale ma estremamente documentato, il capitolo seguente che si occupa della "Prevenzione", descrivendo il grado delle evidenze scientifiche che sono ai giorno d'oggi raccolte per la prevenzione di malattie cardiovascolari, tumori, malattie dell'apparato respiratorio. Non manca un cenno anche ad una stima del potenziale preventivo insito negli interventi di prevenzione primaria nei luoghi di lavoro e nei confronti, più in generale, del fenomeno delle morti traumatiche. Nei successivi articoli gli autori descrivono i problemi del l'accesso alle strutture sanitarie (cap.3), la dipendenza della diffusione della patologia dalla classe sociale di appartenenza (cap.4), la frequenza e la distribuzione delle malattie in Italia e nel mondo (cap. 5).11 libro nella sua parte originale si conclude con un capitolo su "I costi e l'allocazione delle risorse" che ne rappresenta forse il contributo più importante. Vengono infatti presi in considerazione i diversi modelli di organizzazione dei Sistemi Sanitari Nazionali, a partire da una descrizione di quello del nostro paese. In termini chiari e didattici vengono messe a fuoco le caratteristiche e le scelti, di fondo che stanno alla base delle diverse scelte operate dai diversi paesi. Un'ampia descrizione è dedicata a quello che va sotto il nome di "Esperimento dell'Oregon", vera e propria esperienza di "razionamento delle risorse" su base di consenso democratico e partecipato. Tale esperienza viene analizzata in tutti i suoi aspetti, 40 evidenziandone pregi, ma anche limiti insuperabili . II libro è concluso dalla riproduzione di un testo "Rapporto della Commissione governativa olandese" del 1992 dedicato proprio ai criteri di scelta delle priorità nell'allocazione delle risorse che si raccomanda alla lettura sia per il suo contenuto, sia per il modo estremamente esplicito e diretto con cui questioni così complesse vengono trattate. Insomma, uno sforzo ben riuscito di offrire alla portata cli tutti argomenti convincenti e documentati contro i nuovi "Signori della Sanità", manager di dubbia origine e capacità, carrieristi della linea aziendale, novelli Catoni dei presunti sprechi della sanità pubblica. Infine un'osservazione per gli autori: non sarebbe il caso di cominciare a distinguere quando si mostrano le statistiche delle malattie nei paesi che una volta appartenevano all'area sovietica, tra paese e paese, senza fare di ogni erba un fascio (tab. 5.3, pag.73)? Proprio seguendo le diverse strade intraprese da ognuno di quei paesi per uscire dalle tragedie dei regimi scomparsi si può, a mio avviso, anche nel campo della sanità, osservare una sorta di "esperimento naturale" sull'efficacia di questa o quella via. Alberto Baldasseroni Cedoc - Regione Toscana LAVORO E GRAVIDANZA Ricerca e formazione luglio 1994 È disponibile da qualche mese questo indispensabile libro su lavoro e gravidanza, tema riemerso dagli anni Settanta anche grazie alla sentenza n. 58 della Corte Costituzionale e alla direttiva europea 85/92 di prossimo recepimento. Alle basi normative della tutela della gravidanza sul lavoro è dedicato il primo ampio capitolo (i testi per esteso delle leggi sono negli allegati); seguono i dati statistici demografici e sanitari per la Regione Toscana: natalità, mortalità, interruzioni volontarie di gravidanza , aborti spontanei e gli strumenti in uso: registri di mortalità, registri-tumori, registri dei difetti congeniti. Ampio spazio è dedicato alla salute riproduttiva nelle lavoratrici: dalla fisiologia della gravidanza e aumentata suscettibilità ai rischi occupazionali, alla patologia della riproduzione e cause di lavoro (i nfertil ità, abortività "spontanea", malformazioni e tumori infantili). Vi sono schede specifiche sui principali fattori di rischio: biologico, rumore, vibrazioni, solventi organici, metalli e fitofarmaci. Interessanti la trentina di profili di rischio per comparto ed i relativi riferimenti normativi specifici (Legge 1204 del 1971 e DPR 1026 del 1976 ) per l'allontanamento e spostamento dal lavoro delle lavoratrici. Questo capitolo è di particolare attualità non solo per una gestione informata da parte delle strutture pubbliche della sentenza della Corte Costituzionale, ma anche della valutazione del rischio (sempre uguale se maschi o femmine?) e sul peso specifico del rischio cancerogeno in alcuni settori produttivi del recente Decreto 626, che all ' articolo definisce una particolare tutela di lavoratori particolarmente suscettibili e crediamo che la condizione di gravidanza tale debba essere considerata. Conclude il capitolo sulla formazione e l'informazione con tre progetti di corso di educazione alla salute per le lavoratrici, di formazione per gli operatori dei servizi di prevenzione e di consultori e ospedali, segno della particolare attenzione che l'esperienza toscana ha sempre dato a questi temi. da richiedere a Cedoc Via degli Alfani 43 50121 Firenze tel. 055-213279 fax 055-212127 in,. CAMPANIA Domenico della Porta (segretario regionale) via Posidonia, 53/C 84100 SALERNO Tel. 089/756070 DIRETTIVO SNOP APRILE '95 EMILIA ROMAGNA Graziano Frigeri (presidente SNOP) Azienda-USL Parma distretto Sud - Est piazza Garibaldi, 9 43013 Langhirano (PR) Tel. 052 I /858279 Fax 0521/852712 TOSCANA Alberto Baldasseroni (segretario regionale vicedirettore rivista) SPISLL - USSL n. I O/D viale Guidoni, I78/A 50125 Firenze Tel. 055/4224407 Fax 055/4224405 LIGURIA Stefania Silvano (segretario regionale) USL 19 Corso Sardegna 19100 LA SPEZIA Tel. 0187/533741 Fax 0 1 87/5 3 3472 Franco Pugliese (segretario regionale) USL n. 2 %r. corso Colombo, 26 29010 S.Polo di Podenzano (PC) Claudio Calabresi Tel. 0523/302022 {ufficio di presidenza) USL n. 15 Fax 0523/302066 via Molassana, 38 16138 GENOVA Tel. 010/8365654 VENETO Fax 0 1 0/83668 1 4 Flavio Coato (vicepresidente SNOP) Emilio Cipriani FRIULI (segretario regionale) SPISAL-USL n. 26 Cristina Driussi via Foro Boario, 28 (segretario regionale) 37012 Bussolengo (VR) USL n. 6 Tel. 045/6769427 via Sottomonte, 8 33038 S. Daniele dei Friuli (UD) Fax 045/6700347 Tel. 0432/955674 Fax 04321949355 Marcello Poti SPISAL-USSL n,20 via P. Cosma, I 35012 Camposampiero (PD) Tel 049/9 3 24 1 ! i LOMBARDIA Fax 049/9324343 ^^Laura,Bpdini rr (tiare dello rivista) _WOTSLL _ ASL n. 3 I via Oslavia, I PIEMONTE 20099 Sesto San Giovanni (MI) Te!. 02/26257631 VALLE D'AOSTA Fax 02/26223083 Silvano Bosia (segretario regionale) Dario Tagini via Baracca, 6 (segretario "regionale) 14100 ASTI Tel. 02/98058517 Tel. 0141/392226 Fax 0141/21733 Enrico Cigada (tesoreria) Andrea Dotti Servizio n. I - ASL n, 31 (SISL - USSL n. I via Oslavia, I via Lombroso, 16 10125 Torino 20099 Sesto San Giovanni (M I) Tel. 01 1/6698822 Tel. 02/26257625 Fax 0€1/6503149 Fax 02/26223083 Domenico Taddeo (vicepresidente SNOP) SPISL - USL n. 5 via Fantozzi, 14 56025 Pontedera (PI) Tel. 0587/2735 I2 Fax 0587/2735 19 LAZIO Fabrizio Magrelli (segretario regionale) USL RM/3 via F. Meda, 35 00157 ROMA Tel. 06/4 I 60 1 207 Fax 06/4 1 60 1 220 MARCHE Roberto Scielzo (segretario regionale) Servizio n. I - USL n. 4 via Ceccarini, 6 61032 Fano (PS) Tei. 0721/882573 Fax 0721/882548 UMBRIA Armando Mattioli (segretario regionale) via del Campanile, 12/A 06034 Foligno (PG) Tel. 0742/339580 - 339502 Fax 0742/340501 SARDEGNA Antonio Omnis (segretario regionale) USL n. 15 via Tirso, 71 09037 S. Gavino (CA) Te I. 070/9375204 Fax 070/9375205 CALABRIA Cirillo Bernardo (segretario regionale) UOML via Discesa Poerio, 3 88100 CATANZARO Tel. 0961/8871 I I Fax 0961/747556 PUGLIE Roberto Giua (segretario regionale) USL TA 4 corso Umberto, 79 74 100 TARANTO TEL. 099/486235 Fax 099/486276 Fulvio Longo (vicepresidente SNOP) USL BA/14 via Lecce, 5 70010 Casamassima (BA) Tel. 080/674832 SICILIA Paolo Ravalli (segretario regionale) USL 22 via Roma, 50 9701 I Acate (RG) Tel 0932/8665 I 6 Fax 0932/8665 I4 ALTRI RIFERIMENTI Antonio Cristofolini Servizio Medicina del Lavoro via Malta, 6 38100 TRENTO Tel. 0461/230030 Fax 0461/894683 Stefan Faes (laboratorio medico provinciale) via Amba Alagi, 5 39100 BOLZANO Tel. 047 I /286530 Fax 047 I /27263 I Annamaria di Gianmarco Usi n. 12 via della Stazione, I 65026 Scafa (PE) Tel. 085/8541276 Fax 085/8543123 Sergio Scorpio USL n. 01 via Conca Casale, 15 86079 Venafro (IS) Tel. 0865/900952