INDAGINE CAMPIONARIA
SUL FUNZIONAMENTO
DEI CENTRI PER L’IMPIEGO NELLE
REGIONI DEL MEZZOGIORNO
Diana Gilli e Maria Parente
“Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche per l’impiego”, n. 1/2004
ISFOL – RP(MDL)-1/04
Elaborazione grafica di ANNA NARDONE
a cura di
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Con le monografie sul Mercato del lavoro e le
politiche per l’impiego, vengono presentati e
divulgati in forma sintetica, i principali risultati
di studi realizzati dall’Area di ricerca “Mercato
del lavoro” e dell’Area “Politiche sociali”,
dell’Isfol.
Direzione scientifica della collana:
Diana Gilli e Antonello Scialdone
Isfol – Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori
Via G. B. Morgagni, 33 - 00161 Roma
Tel. 06/44.59.01 – Fax 06/44.59.06.85
Indirizzo Internet http://www.isfol.it
2
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
THE FUNCTIONING OF CPIS
SOUTHERN REGIONS –
A SAMPLE SURVEY
INDAGINE CAMPIONARIA SUL
FUNZIONAMENTO DEI CENTRI
PER L’IMPIEGO NELLE REGIONI
DEL MEZZOGIORNO
IN
SINTESI
ABSTRACT
Questa analisi del sistema ed il
funzionamento dei Centri per l’impiego nelle
aree Ob.1, è stata realizzata dall’Area “Mercato
del lavoro” dell’Isfol nel quadro delle azioni di
sistema di Fse, a titolarità del Ministero del
lavoro e delle politiche sociali. Essa fa
riferimento all’indagine in profondità su un
campione di Cpi, effettuata nel periodo maggiogiugno 2003.
La rilevazione aveva lo scopo di osservare
l’erogazione effettiva dei servizi previsti dalla
riforma dei Servizi per l’impiego nei confronti di
individui ed imprese, le dotazioni strutturali ed
infrastrutturali dei Centri, gli avanzamenti
rispetto alla rilevazione effettuata l’anno
precedente. In particolare, in riferimento ad una
situazione delle aree del Mezzogiorno che mostra
ancora segni di ritardo rispetto a quella del
Centro-Nord, ci si proponeva di verificare se, e
per quali aspetti, il divario riscontrato nei
monitoraggi degli anni passati fosse in via di
superamento; un altro elemento di interesse
riguardava l’individuazione dei fattori cruciali
che possano determinare una accelerazione del
processo di modernizzazione dei Centri.
Nel periodo 2002-2003, in linea con le
tendenze registrate nei dodici mesi precedenti, le
distanze tra le macro aree del paese sembrano
presentare elementi di attenuazione. Per alcune
funzioni il progresso registrato dai Centri per
l’impiego delle regioni Ob.1 risulta notevole: ad
esempio si registra un’evoluzione riguardo ai
servizi di consulenza alle imprese, la cui
presenza si riscontra nel 73% dei Centri per
l’impiego, il 6% dei quali ha attivato uno
sportello ad hoc. Le attività per l’incontro
domanda/offerta arrivano a toccare quasi 9 Centri
su 10.
Anche il sistema dell’obbligo formativo
presenta indubbi miglioramenti; l’attuale
presenza del servizio di tutoraggio, che, ad
This survey, regarding CPIs system and
functioning in the regions Ob.1, has been
realised by the “Labour Market Department” of
ISFOL in the scenario of ESF System-actions,
on behalf of the Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali. It is based on a CPIs in-depth
survey carried out in 2003 from May to June –
on a sample basis.
The analysis aimed to inquest the services
actually supplied – further to PES reform – to
jobseekers and employers, CPIs structures/
infrastructures,
any
progress
achieved
comparing the data collected and with the ones
resulting from the survey carried out in the
previous year. In detail, starting from a situation
of the Southern areas showing strong delays
respect to the North-Centre areas, the survey
intended to detect if and how the gap, observed
in the previous monitoring initiative, was being
overcome; finding out all the crucial aspects
that could make CPIs modernising process gain
ground at a stronger pace.
From 2002 to 2003, according to the trends
pointed out in the previous year analysis, the
gap between the macro-areas of the country
seem narrower and partly filled in. As far as
some functions are concerned, the progress
recorded in the CPIs of the Regions Ob.1, result
noteworthy: for instance, there’s a clear
evidence of the implementation of the services
relative to counselling to employers, set up in
73% of CPIs, out of which 6% has set up units
ad hoc. While nearly 9 out of 10 CPIs have
activated services of S/D matching.
The system of compulsory training
provision too has been strengthened as well as
the tutoring service, completely lacking in the
previous survey data, the which shows
significant encouraging signals of a progressive
growth in the South Regions. The emerging data
concern the capability of the South CPIs to
3
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
carry out any necessary initiative with the users
to enhance a suitable choice in following
training pathways (over 15.000 information
interviews and 10.000 guidance interviews). For
both typologies of interviews, the percentage
reached in the Southern area exceeds the half of
the total number of the interviews realised by
CPIs on a national basis.
As far as the application of the reform
relative to disabled placement is concerned, in
the South administrative functions are still
prevailing with a very high percentage (68%)
vs a much lower percentage regarding personal
and counselling services (20,1% in the first
case, 11,8% in the second one).
The initiatives necessary to carry out all that
established by laws N. 181 and N. 297, regard 7
CPIs out of 10, but the percentage relative to all
the ones, which have gone through the
procedure of auto-certification, amounts to
39%, whereas the one relative to job-insertion
interviews amounts to 14%.
As far as job insertion is concerned, the
services mostly widespread are the autoconsultation (44%) and the ones aiming to train
the candidates to the selection interviews (46%);
whereas the service, which presents a strong
shortage, is the one relative to the certification
of training credits.
The monitoring initiatives relative to both
the amount of activities carried out and to the
functionality of services are not so popular yet
(38% about) and are mostly committed to each
Centre availability and strategy.
Moreover there are still relevant limits
concerning structures and premises (2/3 out of
all the centres, whose premises are not yet in
compliance with the reform requirements, are
located in the South Regions); whereas 61% of
the CPIs in the South have still “barriere
architettoniche” – structural obstacles forbidding the disabled to have a free access to
centres.
Also setting up communication infrastructures among CPIs, Regions and Provinces
hasn’t reached that specific threshold, that could
afford a strategic growth of the system. As a
esempio, risultava completamente assente nella
precedente
rilevazione,
testimonia
una
significativa
capacità
di
recupero
del
Mezzogiorno. Il dato che emerge è la forte
capacità manifestata dai Centri del Sud (oltre
15.000 colloqui di informazione ed oltre 10.000
di orientamento) di svolgere con l’utenza quelle
attività necessarie a favorire una idonea scelta
per il proseguimento del percorso formativo. Per
entrambe le tipologie di colloqui, peraltro, la
quota raggiunta nella ripartizione meridionale
supera la metà del numero complessivo dei
colloqui realizzati presso le sedi dei Cpi su base
nazionale.
Per quanto riguarda l’applicazione della
riforma sul collocamento dei disabili, prevalgono
al Sud ancora le funzioni di tipo amministrativo
(68%), a fronte di percentuali molto più limitate
per quanto concerne i servizi individualizzati e
quelli consulenziali (20,1% nel primo caso e
11,8% nel secondo).
Le attività che si riferiscono agli
adempimenti connessi al D.lgs. 181 e 297
interessano ormai circa 7 Centri su 10, ma la
percentuale relativa al completamento della
procedura di autocertificazione è del 39%, e di
solo il 14% per quanto riguarda l’avviamento
degli incontri per l’inserimento lavorativo.
Per quanto concerne gli interventi per
l’inserimento al lavoro, i servizi che mostrano la
maggiore diffusione sono quelli dell’autoconsultazione (44%) e relativi alla preparazione
dei candidati ai colloqui di selezione (46%); il
servizio meno presente è quello della
certificazione dei crediti formativi.
Anche le attività di monitoraggio, sia dei
volumi di attività sia della funzionalità dei
servizi, restano sostanzialmente poco diffuse
(38% circa) e affidate prevalentemente,
comunque, alla volontà dei singoli Centri.
Ancora rilevanti rimangono, infine, le
limitazioni riguardo all’adeguamento strutturale
delle sedi (nelle aree dell’Obiettivo 1 ricadono
circa i due terzi dei casi di inadeguatezza
riscontrati nella penisola); il 61% dei Centri del
Sud, inoltre, presenta barriere architettoniche.
Anche
l’attivazione
di
infrastrutture
4
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
consequence, in some regions the responsible of
the Centre and the staff as well look rather
concerned for the long time necessary to put an
end to PES modernising process.
According to the interviewed persons one of
the reasons for the delays, much longer than
they had thought, is often the difficulty of local
administrations to implement any relevant
mechanism to utilise the available resources
quickly and at the best. Renewing definitely
structures and technologies, training and
updating the staff, adopting more sophisticated
communication systems with customers, it all
would represent a quick pace to gain ground, as
the Centres, that have moved to new buildings,
and the areas, where the computerised network
among various stakeholders is strengthening,
show. One more difficulty is the one relative to
the overall process of PES system
decentralisation, that must cope with some
bottlenecks, should it be implemented in a quite
detailed way.
Thus, even if the survey has pointed out a
constant progress in CPIs operative structure
functioning in the South regions, from 2002 to
2003, it has not been recorded the growth, that
could have filled in the gap with the NorthCentre areas of the country in a significant way.
comunicative evolute tra Cpi, province e regioni
non ha raggiunto quella dimensione critica che
potrebbe permettere un avanzamento strategico
del sistema. Emerge, di conseguenza, in alcune
regioni, qualche preoccupazione, tra i
responsabili dei Centri e gli operatori, circa i
tempi che si renderanno necessari alla
realizzazione più completa dei Servizi pubblici
per l’impiego. Tra i motivi di un procedere meno
rapido di quanto auspicato dagli intervistati viene
indicata frequentemente la difficoltà da parte
delle amministrazioni a guidare con rapidità i
meccanismi di utilizzo delle risorse disponibili:
già rinnovare in maniera decisiva strutture e
tecnologie, aggiornare il personale e adottare
sistemi di comunicazione col pubblico più
sofisticati significherebbe imprimere una svolta
decisiva. Lo si rileva appieno in quei Centri che
hanno trasferito la sede in edifici nuovi ed in
quelle aree in cui si fa strada la rete
informatizzata tra i diversi soggetti. Un’altra
difficoltà riscontrata è quella connessa al disegno
complessivo dei sistemi decentrati per l’impiego,
che trova alcune strozzature nel momento della
sua implementazione più capillare.
Sebbene, quindi, nel complesso, si
apprezzino dei miglioramenti nella funzionalità
delle strutture operative dei Servizi per
l’impiego, non sembra essersi prodotta, tra il
2002 ed il 2003 quella accelerazione che avrebbe
potuto tagliare significativamente i divari rispetto
alle aree Centro settentrionali del paese.
5
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
INDICE
Sintesi – Abstract
Introduzione
Nota metodologica
Il clima delle interviste
1
2
Elementi del monitoraggio per target
3
“
“
“
8
12
13
16
1.1 Le azioni per il mainstreaming e le pari opportunità di genere
1.2 Stato di avanzamento della riforma del collocamento dei disabili
1.3 I servizi territoriali per l’obbligo formativo
“
“
“
“
Elementi del monitoraggio per funzioni
“
23
“
“
“
23
25
27
“
27
“
“
“
“
28
32
34
36
“
“
“
“
“
“
“
“
41
41
45
47
49
51
51
55
“
58
“
62
2.1 Le strategie di comunicazione e marketing dei Servizi pubblici
per l’impiego
2.2 Adempimento connessi al D.lgs. 181 e 297
2.3 Interventi per l’inserimento al lavoro
2.3.1 Le attività che caratterizzano il servizio di promozione
all’inserimento lavorativo
2.3.2 Lo stato di attuazione del servizio di promozione
all’inserimento lavorativo
2.3.3 La costruzione di un indice di qualità
2.4 Orientamento
2.5 I servizi alle imprese
3
pag.
Elementi del monitoraggio per strutture ed organizzazione
3.1 Logistica e sedi
3.2 Il personale
3.3 Dotazioni informatiche e reti
3.3.1 Reti ed infrastrutture informatiche
3.4 La formazione degli operatori dei Spi nelle regioni Ob.1
3.4.1 L’offerta formativa
3.5 Cpi e welfare locale
3.6 Le attività di monitoraggio e di rilevazione della soddisfazione
dell’utenza
Riferimenti bibliografici
6
16
17
20
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
INDICE DELLE TABELLE
Tab.
Tab.
Tab.
1
2
3
Tab. 4
Tab. 5
Tab. 6
Tab. 7
Tab. 8
Tab. 9
Tab. 10
Tab. 11
Tab. 12
Tab. 13
Tab. 14
Tab. 15
Tab. 16
Tab. 17
Tab. 18
-
-
Tipologia di attività svolte dai Cpi - regioni Ob.1 - valori %
pag.
Impegno prevalente del Cpi sul collocamento dei disabili, regioni
Ob.1 - valori %
“
Personale coinvolto nell’erogazione dei servizi di collocamento
mirato dei disabili, regioni Ob.1, tipo di impegno e modalità
prevalente di intervento dei Cpi - valori %
“
Applicazione del D.lgs. 181 nei Cpi delle regioni Ob.1
“
Completamento della procedura di autocertificazione nei Cpi delle
regioni Ob.1
“
Avviamento incontri per inserimento lavorativo e formazione con
D.lgs. 181
“
Presenza di spazi attrezzati per l’autoconsultazione delle
informazioni per area geografica - valori assoluti e %
“
Centri per l’impiego che effettuano tirocini per area geografica valori assoluti e %
“
Centri per l’impiego dotati di spazi attrezzati per i colloqui per area
geografica - valori assoluti
“
Presenza di un servizio di preparazione ed assistenza ai colloqui di
selezione per area geografica - valori assoluti e %
“
Rilascio di un attestato valido ai fini dei crediti formativi per area
geografica - valori assoluti e %
“
Indice di qualità della promozione all’inserimento lavorativo per
regione: valori medi e coefficiente di variazione
“
Cpi regioni Obiettivo 1: raggiungibilità con i mezzi pubblici
“
Cpi regioni Obiettivo 1: possibilità di parcheggiare agevolmente
“
Cpi regioni Obiettivo 1: presenza di barriere architettoniche
“
Cpi regioni Obiettivo 1: adeguatezza delle sedi
“
Adeguatezza numerica del personale dipendente - valori assoluti e %
“
Cpi per area geografica: presenza di collegamento ad Internet,
presenza di collegamenti in rete e presenza di archivi condivisi
localmente - valori assoluti e %
“
16
18
18
26
27
27
30
31
31
31
32
34
41
42
42
43
46
49
INDICE DELLE FIGURE
Fig. 1
-
Distribuzione territoriale dell’indice di qualità del servizio di
promozione dell’inserimento lavorativo
7
“
33
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
INTRODUZIONE
L’analisi che l’Area “Mercato del lavoro” dell’Isfol realizza sul sistema e sul
funzionamento dei Servizi pubblici per l’impiego sin dal 2000 è diventata uno strumento
che viene utilizzato regolarmente da quanti operano per le politiche del lavoro, sia in
quanto istituzioni, sia come operatori, sia ancora come osservatori e ricercatori
nell’ambito del mercato del lavoro.
Il nostro campo di indagine si è evoluto sensibilmente in questi anni; siamo partiti da
una fase di avvio della riforma dei Servizi per l’impiego, dai primi passi di un
decentramento che ha comportato difficoltà e cambiamenti rapidi, ed abbiamo assistito
alla piena assunzione di nuove responsabilità e compiti da parte di uffici e strutture che
erano nati con funzioni molto diverse da quelle sopraggiunte, che erano dotati di risorse
strumentali, di personale e di abitudini lavorative che hanno affrontato un rinnovamento
completo.
L’indagine campionaria sui Centri per l’impiego nelle regioni Ob.1, che presentiamo
in questa Monografia, ha per focus le funzioni e le strutture dei Spi in quanto operatori
nel mercato del lavoro, portatori di interventi (diretti o tramite esternalizzazione) per
soggetti disoccupati o a rischio di esclusione dal mercato del lavoro e per il tessuto
imprenditoriale del territorio.
In tutti i casi sono stati intervistati i Responsabili dei Centri o i loro immediati
sostituti, che spesso si sono fatti coadiuvare nelle risposte da altri operatori della struttura
e che hanno dimostrato un’ampia disponibilità, anche se in alcuni casi le informazioni
non sono risultate complete o pienamente coerenti. Ciò dipende dall’influenza di fattori
soggettivi che hanno un ampio peso nelle rilevazioni a carattere qualitativo: anche in
questo monitoraggio alcuni intervistati hanno teso ad enfatizzare il cambiamento e
l’allineamento alle disposizioni della riforma considerando pienamente attivi i nuovi
servizi pur in presenza di evidenti limiti strutturali ovvero, all’opposto, altri hanno
preferito rimarcare le difficoltà e i disagi che frenano il pieno dispiegarsi delle nuove
attività. La rilevazione diretta, il confronto con le indagini precedenti, la profondità stessa
delle interviste hanno permesso frequentemente di bilanciare in una visione più “fredda” i
dati ed i problemi evidenziati, cercando al tempo stesso di preservare la pittura a tutto
tondo che i protagonisti dei nostri studi di caso ci hanno fornito; a questo scopo
riportiamo talvolta, in corsivo, impressioni e argomentazioni delle persone intervistate,
nella convinzione di poter così conferire una maggiore concretezza ai dati di sintesi.
Nell’insieme, anche nel 2003 l’ultimo anello della “catena” della riforma dei Spi, i
8
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Cpi, dimostra nelle aree Ob.1 un progredire nella concreta attuazione della riforma, pur in
una condizione che resta in ritardo rispetto alle altre aree del paese. Sono infatti ancora
minoritari i casi in cui vengono realizzate tutte le attività previste secondo modalità
avanzate di prestazione, anche se non mancano singole situazioni esemplari, a
testimonianza di un’accelerazione nel processo di riforma, mentre sono più frequenti le
esperienze di transizione, in cui la riforma è stata realizzata solo parzialmente.
Tra quelli esaminati, meritano attenzione, in positivo, due casi che si dimostrano tra i
più interessanti, soprattutto per la capacità da parte dei responsabili e del personale di
adottare innovazioni organizzative, sperimentarle, migliorale, promuoverle: si tratta delle
esperienze dei Centri di Noci, in provincia di Bari e di Tricase, in provincia di Lecce, che
in Puglia vengono ad assumere la denominazione di Centri territoriali per l’impiego (Cti)
anziché di Cpi.
Nel caso di Noci, i cambiamenti più rilevanti hanno avuto luogo nell’ultimo anno, a
seguito di un lungo travaglio per una riforma che, a causa dei pochi mezzi e delle scarse
conoscenze, non riusciva a partire. Ad oggi, presso il Cti, sono attivi soprattutto i servizi
di accoglienza, di orientamento e di incrocio domanda/offerta. Inoltre, è stato organizzato,
all’interno del Centro, anche uno spazio per l’autoconsultazione, corredato di riviste, di
una bacheca con le offerte di lavoro, di materiale divulgativo su leggi relative alla
creazione d’impresa, sulle norme per le agevolazioni alle imprese, sull’obbligo formativo,
sull’apprendistato e altro ancora. In particolare, questo spazio (ricavato attraverso
un’opportuna risistemazione di vecchi scaffali in dotazione del Centro già prima della
riforma) è stato anche dotato di una postazione informatica costantemente collegata ad
Internet e, soprattutto, alla banca dati di Netlabor, in modo da consentire agli utenti sia di
poter consultare i dati relativi alla domanda di lavoro, che di inserire direttamente il
proprio curriculum.
Un’altra novità realizzata dal Cti di Noci consiste nella sperimentazione di un
Osservatorio del mercato del lavoro, vale a dire di un’attività di monitoraggio continuo
del territorio, grazie alla quale è possibile, innanzitutto, controllarne continuamente le
dinamiche e le esigenze socio occupazionali e, in seconda istanza, la divulgazione di
questi dati attraverso la produzione di statistiche periodiche, che assumono, per l’utenza,
sia carattere informativo che orientativo rispetto al MdL locale.
È stato anche avviato, negli ultimi mesi, un progetto sperimentale, che prevede la
nascita di uno Sportello di orientamento itinerante nelle scuole. Ad oggi, tale sportello
è operante presso l’Istituto professionale femminile di Noci ed il suo ruolo è
prevalentemente di carattere informativo rispetto ai temi dell’obbligo formativo e dei
percorsi di apprendistato. Un altro progetto, anch’esso sperimentale, appena avviato dal
Cti di Noci si rivolge al mondo delle imprese per rilevarne i fabbisogni e prevede la
costruzione di una nuova banca dati che ospiti questo tipo di informazioni al fine di
rendere più semplice e più efficace il lavoro degli orientatori rispetto all’avvio di stages,
tirocini e apprendistato. Al momento, il Cti di Noci, è già riuscito ad entrare in contatto
con circa 200 aziende che si sono dette disponibili ad ospitare soggetti che, in un
9
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
colloquio di orientamento o per esigenze di obbligo formativo, manifestino la volontà di
accedervi.
Nel caso di Tricase, in seguito alle numerosissime attività formative e di
riqualificazione promosse dalla provincia di Lecce dal 1999 ad oggi, le competenze sono
state aggiornate e gran parte del personale è stato riconvertito ai nuovi servizi previsti dal
Masterplan provinciale. Il Cti di Tricase è già quasi del tutto strutturato secondo la
riforma e in molti casi i ruoli e le competenze professionali sono a tal punto definiti che
nelle varie divisioni vi è personale che si occupa esclusivamente di quella specifica
funzione. In sostanza, è stato raggiunto un elevato grado di specializzazione funzionale da
parte del personale coerentemente con l’implementazione della riforma.
La sede è stata modificata direttamente dagli operatori i quali, dopo avere seguito dei
percorsi formativi che trattavano del lay-out dell’ufficio, senza aspettare direttive o
risorse aggiuntive dalla provincia, hanno di propria iniziativa: eliminato la barriera di
vetro; aperto dei varchi tra uno sportello e l’altro, in modo da consentire l’accesso degli
utenti nelle varie divisioni (es. stanza dell’obbligo formativo, della consulenza alle
imprese, ecc.); segnalato l’ingresso di ciascuna stanza con una targa relativa al nome del
servizio (es. consulenza alle imprese, obbligo formativo, tirocini, ecc.); creato un vasto
spazio per l’accoglienza e la prima informazione direttamente all’ingresso del Cti, a cui
sono destinati due dipendenti in modo esclusivo; messo a disposizione dell’utenza due
postazioni PC, di cui una con connessione ad Internet, un ampio tavolo da riunioni con
materiali, libri e manuali, brochure, riviste, giornali per l’auto consultazione; organizzato
bacheche continuamente aggiornate con i corsi di formazione e le offerte di lavoro.
In altri casi, come si notava precedentemente, la situazione è decisamente ancora in
fase di passaggio: “In merito alle difficoltà incontrate nel corso di questi anni per
l’attuazione della riforma, io non potrò dire molto in quanto sono Responsabile del Cpi
solo da pochissimi mesi. Credo comunque che nessun passaggio sia indolore: quando si
cambia i problemi ci sono sempre, soprattutto nel farsi accettare, nel senso che noi
avevamo una mentalità cosiddetta «ministeriale» e ci siamo scontrati con una mentalità
diversa dalla nostra. Ancora oggi le difficoltà permangono: l’integrazione è stata
raggiunta, però ci sono difficoltà logistiche perché noi siamo passati dal Ministero del
lavoro agli enti locali tra la fine del 1998 e gli inizi del 1999 e ci siamo trovati con una
situazione caratterizzata da locali fatiscenti, apparecchiature obsolete… cosicché la
prima cosa che ha cercato di fare l’amministrazione è stata quella di dotare i Cpi della
provincia di nuovi locali e macchinari confacenti alle esigenze della riforma. Questo
lavoro di ammodernamento è attualmente in corso, i locali sono stati ristrutturati, è stato
predisposto un impianto per la messa in rete di tutti i computer di cui ci doteremo e che
spero ci vengano consegnati tra una quindicina di giorni. La provincia si è attivata
abbastanza celermente per rispondere alle nostre richieste, solo che burocraticamente i
tempi sono stati lunghi, per cui noi ci troviamo molto spesso a doverci arrangiare,
documentandoci e mettendoci in contatto con altri Centri per vedere come sono
organizzati” (un Cpi in Calabria).
10
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
“Non c’è stato nessun cambiamento per quel che riguarda l’assetto perché la
provincia ha acquistato la sede nuova e fra non molto dovremmo spostarci in un posto
più decentrato rispetto alla sede attuale. Sicuramente la nuova struttura sarà adeguata
alle nuove funzioni che si devono svolgere. Il personale è competente, solo che
evidentemente la provincia non ci valuta adeguatamente anche perché noi veniamo da
un’esperienza con il Ministero del lavoro e ci siamo adeguati al nuovo sistema. Abbiamo
anche partecipato alla formazione nell’ambito del progetto Caravelle e anche ad altri
corsi per essere al passo. … Uno dei problemi principali della mancanza della piena
attuazione della riforma è che non ci danno l’autorizzazione ad andare presso le ditte per
illustrare anche la tipologia professionale dei lavoratori che abbiamo nel nostro Cpi, per
cercare di offrire il lavoratore come fanno le agenzie private. Il permesso ci deve
pervenire dalla provincia. Non penso che questo potere lo abbia il Responsabile del Cpi.
Il problema lo abbiamo sollevato anche all’Assessore provinciale, il quale ci dice che
non dobbiamo star seduti sulla sedia, ma di fatto l’autorizzazione specifica non ce la dà.
Per le scuole, invece, abbiamo il permesso in quanto è stato fatto un progetto specifico e
per questo dobbiamo svolgere queste mansioni in orario extra ufficio. Per gli altri
aspetti, quello che ci frena è anche il fatto di non essere collegati sul territorio
nazionale…” (Un Cpi della Campania).
In definitiva, come testimoniato dalle ricorrenti valutazioni che gli interlocutori
intervistati hanno espresso relativamente al tema della riforma ed alla sua
implementazione, i Centri hanno indubbiamente messo in atto un processo di adattamento
progressivo alle nuove previsioni legislative, specie relativamente all’applicazione dei
D.lgs. 181/00 e 297/02, rendendo disponibili per gli utenti tutti quei servizi la cui messa
in funzione risultava compatibile con i limiti ancora esistenti; tra questi spicca tuttora una
diffusa obsolescenza delle sedi (nelle aree dell’Obiettivo 1 ricadono circa i due terzi dei
casi di inadeguatezza riscontrati nella penisola ed il 61% dei Centri presenta barriere
architettoniche) che spesso si associa anche ad una debolezza del patrimonio di
attrezzature informatiche e telematiche.
Per alcune funzioni il progresso registrato è notevole: ad esempio si nota
un’evoluzione riguardo ai servizi di consulenza alle imprese, la cui presenza si riscontra
nel 73% dei Centri per l’impiego, il 6% dei quali ha attivato uno sportello ad hoc.
Anche il sistema dell’obbligo formativo presenta dei miglioramenti: l’attuale presenza
del servizio di tutoraggio, che, ad esempio, risultava completamente assente nella
precedente rilevazione, testimonia una significativa capacità di recupero del
Mezzogiorno. Il dato che emerge è la forte capacità manifestata dai Centri del Sud (oltre
15.000 colloqui di informazione ed oltre 10.000 di orientamento) di svolgere con l’utenza
quelle attività necessarie a favorire una idonea scelta per il proseguimento del percorso
formativo. Per entrambe le tipologie di colloqui, peraltro, la quota raggiunta nella
ripartizione meridionale supera la metà del numero complessivo dei colloqui realizzati
presso le sedi dei Cpi su base nazionale. Per quanto riguarda, invece, l’applicazione della
11
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
riforma sul collocamento dei disabili, prevalgono ancora le funzioni di tipo
amministrativo (68%), a fronte di percentuali molto più limitate per quanto concerne i
servizi individualizzati e quelli consulenziali (20,1% nel primo caso e 11,8% nel
secondo). Le attività che si riferiscono agli adempimenti connessi al D.lgs. 181 e 297
interessano 7 Centri su 10, ma la percentuale relativa al completamento della procedura di
autocertificazione è del 39%, e di solo il 14% per quanto riguarda l’avviamento degli
incontri per l’inserimento lavorativo.
Per quanto concerne gli interventi per l’inserimento al lavoro, i servizi che mostrano la
maggiore diffusione sono quelli dell’autoconsultazione (44%) e quelli relativi alla
preparazione dei candidati ai colloqui di selezione (46%); mentre il servizio meno
presente è quello della certificazione dei crediti formativi.
Anche le attività di monitoraggio restano sostanzialmente poco diffuse (38% circa) e
affidate, comunque, alla volontà dei singoli Centri. Sebbene, quindi, nel complesso, si
apprezzino dei miglioramenti nella funzionalità delle strutture operative dei Servizi per
l’impiego, non sembra essersi prodotta nel 2003 quella decisiva accelerazione che
avrebbe potuto diminuire significativamente i divari rispetto alle aree centro settentrionali
del paese.
Nota metodologica
I risultati riportati in questo volume fanno riferimento all’indagine in profondità su un
campione di Cpi italiani. Nel periodo maggio giugno 2003 sono stati condotti 103 studi di
caso, effettuati con interviste dirette ai responsabili e al personale in servizio presso i Cpi.
La rilevazione si configura come prima fase del monitoraggio annuale delle
trasformazioni che nel tempo stanno investendo i Servizi pubblici per l’impiego ed ha
l’obiettivo di osservare più da vicino l’erogazione effettiva dei servizi ai lavoratori e alle
imprese, analizzando le diverse modalità e l’organizzazione logistica e strutturale dei Cpi.
La raccolta delle informazioni, affidata ad intervistatori professionisti, come già in
passato, prevede tre momenti: osservazione, intervista e compilazione della scheda di
sintesi. L’intervistatore, entrando nel Cpi, innanzitutto ha il compito di raccogliere
informazioni relative all’adeguatezza della sede, all’impatto della struttura in termini di
piacevolezza dell’ambiente e alla qualità dell’accoglienza sia della sede che del
personale. Gli strumenti di rilevazione, pur mantenendo nel tempo la stessa struttura,
sono sottoposti annualmente a verifica, per rispondere sempre meglio ad esigenze
informative, che in una fase di profondi cambiamenti nella gestione del mercato del
lavoro, sono sempre più pressanti.
L’intervistato generalmente è il responsabile del Cpi che spesso coinvolge, su temi
specifici, altre unità di personale impiegate direttamente nell’erogazione di servizi
specifici. Le informazioni raccolte durante l’intervista vengono successivamente riportate
12
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
in una scheda qualitativa molto dettagliata che permette la redazione di una scheda di
sintesi al fine di costruire un data base completo con il quale è possibile effettuare analisi
e comparazioni sul livello di funzionamento delle attività dei Cpi e dei servizi da essi
promossi. Per il secondo anno consecutivo, al fine di poter estendere i risultati a tutti i
533 Cpi italiani, è stato estratto, su base nazionale, un campione di 103 Centri. Il piano di
campionamento è di tipo stratificato, dove la stratificazione è stata definita dalle 20
regioni e dalla quota, a livello provinciale, di persone in cerca di occupazione (Rtfl 2002).
In particolare quest’ultimo indicatore è stato, ai fini della stratificazione, distribuito in tre
classi (fino a 2500 disoccupati in provincia, tra 2500 e 6000, oltre 6000). In questo modo
sono stati individuati 38 strati non vuoti. Successivamente è stata fissata una numerosità
campionaria pari a 103 e si è proceduto all’allocazione del campione all’interno degli
strati attraverso una allocazione complessa1.
L’estrazione delle unità di rilevazione all’interno degli strati è stata casuale. Si è
proceduto, inoltre, all’individuazione di un campione base e di un campione di riserva.
Ciò ha permesso di ridurre al minimo le mancate risposte totali. Infatti, come negli anni
passati, la realizzazione dell’intervista è preceduta da un passaggio preliminare che
prevede il contatto con gli uffici provinciali che, in genere, verificano la disponibilità dei
dirigenti dei Cpi a concedere l’intervista, e che in precedenza erano quelli che
segnalavano i Centri da intervistare. L’esistenza di un campione suppletivo, quindi, ha
consentito di risolvere positivamente, alcune situazioni in cui, per vari motivi, l’intervista
al Cpi estratto non sarebbe risultata possibile.
Il clima delle interviste
Dall’analisi delle interviste condotte con i responsabili e gli operatori dei Centri per
l’impiego, la prima considerazione riguarda l’atteggiamento degli intervistati nei
confronti del rilevatore e dell’iniziativa di monitorare regolarmente il funzionamento, le
tendenze ed i problemi dei Centri; la nota dominante, infatti, è stata di grande
collaborazione e cortesia. Nella maggior parte dei casi non si sono incontrate grandi
difficoltà ad ottenere gli appuntamenti e anche quando un responsabile non ha potuto
garantire la sua disponibilità per la data proposta, ha comunque provveduto a delegare un
suo vice o altri impiegati del Centro a rispondere alle domande. I responsabili dei Centri e
il personale in generale hanno mostrato spesso grande entusiasmo nell’esporre la
situazione che si voleva conoscere, dando prova anche di grande competenza e
professionalità. Sono state affrontate anche questioni spinose e molti temi sono stati
discussi “in profondità”; quasi tutti hanno mostrato il desiderio di voler migliorare la
1
Centra M., Falorsi P.D., Strumenti per la valutazione delle politiche del lavoro. Una metodologia
generalizzata per il campionamento stratificato, Isfol, nota ad uso interno, luglio 2001.
13
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
situazione, introducendo innovazioni, cercando di individuare i nodi più problematici e
studiandosi di trovare percorsi di avanzamento. Solo in alcuni casi il responsabile si è
mostrato indisponibile a rilasciare l’intervista, lamentando, in questi casi, il ripetersi
troppo frequente di richieste in questo senso, da parte di numerosi istituti pubblici e
privati: si tratta, infatti, di interviste piuttosto lunghe, che richiedono anche il reperimento
di dati, il coinvolgimento di altri impiegati e che, in definitiva, comportano un consumo
di tempo non indifferente. In più di un caso alcuni intervistati hanno preferito non usare il
registratore, chiedendo invece la trascrizione dell’intervista, anche se questo avrebbe
comportato tempi più lunghi.
Sia i responsabili che gli operatori dei Centri hanno, generalmente, accolto bene le
innovazioni entrate nel funzionamento dei Servizi per l’impiego, mostrandosi molto
disponibili e propositivi. Come notato anche per il passato, in alcune realtà il
rinnovamento delle strutture e dei servizi si è potuto realizzare grazie all’inventiva ed alla
buona volontà del personale. L’atteggiamento positivo degli intervistati ha reso possibile
lo svolgimento della nostra rilevazione in un clima disteso e sereno e solo in poche
occasioni l’interlocutore ha mostrato reticenza o imbarazzo nel rispondere alle domande.
Ovunque è stato possibile notare affiatamento tra gli operatori, ma soprattutto, cosa più
attinente alla nostra indagine, si riscontra in tutti i Centri un atteggiamento di cordialità
nei confronti degli utenti, ancora più evidente verso categorie più deboli; questa
dimensione legata alla disposizione personale orientata ad un buon rapporto con i
cittadini e le imprese costituisce senza dubbio uno dei passaggi più evidenti del nuovo
approccio alle politiche per l’impiego da parte delle amministrazioni.
14
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Autori
Questo Rapporto, curato da Diana Gilli e Maria Parente, è stato realizzato nel
quadro delle attività previste per il 2003 dal Pon Ob.1, Az. II 1 A, a titolarità del
Ministero del lavoro e politiche sociali. Per le ricerche di campo hanno
collaborato Lucia Cavola (Iter Srl), Btc Srl e Format Srl.
Gli autori dei singoli contributi sono:
Gilberto Dall’Agata
Germana Di Domenico
Dora Di Francesco
Tiziana Di Iorio
Diana Gilli
Claudia Gasparini
Irene Giacobbe
Roberto Landi
Maria Parente
par. 2.3
par. 2.5
par. 3.3
Il clima delle interviste e Riferimenti bibliografici
Introduzione
parr. 3.4 e 3.5
par. 3.5
par 3.1
cap. 1, parr. 2.1, 2.2, 2.4, 3.2, e 3.6
15
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
1. ELEMENTI DEL MONITORAGGIO PER TARGET
1.1 Le azioni per il mainstreaming e le pari opportunità di genere
L’attenzione alla dimensione di genere presenta, nel 2003, caratteristiche peculiari, se
confrontata con la situazione rilevata lo scorso anno: il percorso di riforma dei Servizi per
l’impiego è ormai in una fase avanzata, il sistema, nel suo complesso, è avviato, anche a
fronte di una persistente carenza di personale.
Nel Sud, i servizi women oriented sono diffusi nei Cpi in Campania e Sicilia, anche se
poco presenti a livello regionale. Interessanti sono i risultati ottenuti dalla lettura dei dati
“per tipologia” di servizio offerto (tab. 1). I servizi specifici per le donne, infatti,
comprendono un’ampia gamma di specializzazioni, tra cui le azioni di mainstreaming di
genere, solitamente tradotte in interventi formativi per il personale del Cpi per orientare i
servizi ad un maggior approccio “di genere”, la predisposizione di uno “sportello donna”,
la promozione di iniziative volte alla conciliazione tra attività lavorativa e carichi
familiari, oltre a diverse forme di consulenza orientativa su tematiche che possono
interessare particolarmente la forza lavoro femminile (part-time, lavoro atipico, terzo
settore, autoimprenditorialità), o servizi di reinserimento nel mercato del lavoro
(outplacement).
Tab. 1 - Tipologia di attività svolte dai Cpi - regioni Ob.1 - valori %
Azioni di mainstreaming per
utenza
femminile
Esistenza di
uno
“sportello
donna”
Promozione
di iniziative
lavoro/
famiglia
Consulenza
per
lavoratrici
part-time e
atipiche
Consulenza
per
lavoratrici
del terzo
settore
Consulenza
per autoimprenditorialità
Promozione
outplacement
Regioni Ob. 1
13,2
2,09
5,4
9,7
5,2
8,5
5,6
Totale Italia
26,5
4,2
10,8
19,5
10,5
17,2
11,3
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Tra gli interventi predisposti, laddove è sentita la necessità di attivare misure dirette a
ridurre le difficoltà lavorative incontrate dalle donne, emergono alcuni casi di particolare
16
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
interesse: Il Cpi di Nuoro, ad esempio, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il
Consorzio Sol.Co. per la realizzazione di un progetto denominato “Job Orienta” rivolto a
disoccupati di lunga durata e persone in reinserimento lavorativo, donne e disabili, che si
prefigge di orientare i partecipanti nella scelta professionale, considerando le
caratteristiche personali e le opportunità del mercato del lavoro. Il progetto si basa sulla
formazione di gruppi di utenti (a volte chiamati workshop) gestiti da psicologi del lavoro
ed esperti di orientamento individuati dal Consorzio Sol.Co. e dall’Agenzia regionale del
lavoro; durante gli incontri vengono trattati argomenti riguardanti il mercato del lavoro
locale, le prospettive per il cosiddetto collocamento obbligatorio, le opportunità del
lavoro interinale, le tecniche di ricerca attiva del lavoro e il bilancio delle competenze.
1.2 Stato di avanzamento della riforma del collocamento dei disabili
La complessità tecnico metodologica degli interventi di integrazione lavorativa dei
disabili, come più volte rilevato in sede di ricerca dall’Isfol2, interessa ormai pienamente
il processo di trasformazione e adeguamento dei servizi predisposti dai Cpi, nel quadro
delineato dalle nuove politiche attive del lavoro.
L’analisi delle risposte del campione di Centri esaminati nel corso della rilevazione in
profondità ha permesso di stimare una percentuale di Cpi nelle regioni del Mezzogiorno
che dispongono di servizi per il collocamento dei disabili, intorno al 39,2%, dato
percentuale inferiore alla media nazionale.
La circoscrizione meridionale si colloca al di sotto della media nazionale anche per
quanto riguarda l’accessibilità delle strutture; la presenza di barriere architettoniche,
inoltre, limita lo sviluppo dei servizi che richiedono un diretto contatto con gli utenti.
Per quanto riguarda l’organizzazione del servizio, nella maggior parte dei casi la
situazione delle province pugliesi e lucane testimonia una tendenza alla predisposizione
di servizi centralizzati a livello provinciale (anche secondo modalità di esternalizzazione).
Fra le eccezioni più rilevanti si può citare l’esempio del Centro di Tricase (LE) che ha
avuto una delega da parte della provincia di Lecce a svolgere gli adempimenti relativi alla
redazione e/o gestione delle schede individuali, ai colloqui di orientamento e sviluppo del
percorso formativo e all’incontro domanda/offerta di lavoro.
Per quanto concerne il tipo di impegno rivolto al collocamento, nel Mezzogiorno
prevalgono le funzioni di tipo amministrativo, mentre il peso dei servizi individualizzati è
ancora molto limitato; di modesta entità appaiono anche i servizi consulenziali rivolti agli
2
Cfr. Servizi per l’impiego. Rapporto di monitoraggio 2002, Isfol, Strumenti e ricerche, Franco Angeli,
Milano, 2003; Scialdone A., Checcucci P. e Deriu F. (a cura di), Società dell’informazione e persone
disabili, Guerini e Associati, Milano, 2003; si veda anche Aiello M., Verso una rete di servizi per il
collocamento mirato dei disabili in provincia di Milano; L’anno dei paradossi. Rapporto 2002 sul
mercato del lavoro e le politiche del lavoro in provincia di Milano, Franco Angeli, Milano, 2003.
17
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
imprenditori (tab. 2).
Tab. 2 - Impegno prevalente del Cpi sul collocamento dei disabili, regioni Ob.1 - valori %
Servizi individualizzati
ai disabili
Amministrativo
Regioni Ob. 1
68,1
53,4
Italia
20,1
37,9
Consulenza parziale
alle imprese
11,8
8,6
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Risulta, inoltre, maggioritaria, in senso relativo, la quota di personale impegnato per il
collocamento dei disabili non a tempo pieno. Questo dato, se confrontato con le
informazioni di carattere qualitativo disponibili, potrebbe indicare che l’assestamento
necessario alla definitiva messa a regime della 68/99 risente ancora dell’insufficienza di
risorse umane già rilevata nell’area in precedenti analisi3 (tab. 3).
Tab. 3 - Personale coinvolto nell’erogazione dei servizi di collocamento mirato dei disabili,
regioni Ob.1, tipo di impegno e modalità prevalente di intervento dei Cpi - valori %
Servizi individualizzati ai disabili e consulenza
parziale alle imprese
Amministrativo
Regioni Ob. 1
Italia
A tempo pieno
A tempo parziale
18,1
13,7
39,1
21,6
A tempo pieno
27,2
38,3
A tempo parziale
15,5
26,3
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Per quanto riguarda l’organizzazione del servizio, le modalità adottate sono molto
diversificate. Ad esempio: a Brindisi la provincia ha operato il decentramento di alcune
competenze, il cui profilo operativo risulta però ancora in via di definizione. A Mesagne,
ad esempio, vengono svolti per lo più adempimenti a carattere amministrativo. È
possibile, infatti, effettuare l’iscrizione e la registrazione – attraverso l’utilizzo del
programma Netlabor – ed ottenere il rilascio di certificati, anche se sussistono alcuni
problemi poiché il Centro non dispone dell’intero archivio. Gli operatori stanno anche
procedendo per verificare l’effettiva disponibilità all’impiego degli utenti e per
individuare le competenze specifiche. La gestione delle liste uniche, le verifiche della
quota di riserva presso le aziende e la stipula delle convenzioni sono attività rimaste
tuttora in capo alla provincia. A Bari il collocamento obbligatorio è gestito a livello
provinciale dall’Ufficio collocamento obbligatorio. Nei Cti (Centri territoriali per
3
Si veda in particolare il Rapporto Isfol 2002, p. 314.
18
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
l’impiego) della provincia è possibile presentare la domanda di iscrizione alle liste. Presso
il Cti di Noci è comunque operativo uno “Sportello del disagio”. Si tratta di un servizio
dedicato all’utenza delle categorie svantaggiate, presso il quale è possibile effettuare un
primo colloquio di orientamento con i formatori del Centro. L’idea alla base di questo
progetto è quella di individuare, attraverso il primo colloquio, i veri bisogni dell’utente,
per poi essere in grado di progettare insieme un percorso di inserimento formativo,
sociale e professionale. Attualmente è in fase di realizzazione anche un’iniziativa mirante
a favorire l’avvio di tirocini formativi e di orientamento a favore di soggetti disabili
presso le amministrazioni comunali del territorio di competenza del Cti.
A Campi Salentina (LE), presso il Cpi, è operativo uno sportello dedicato ai disabili,
gestito da personale specializzato. Lo sportello è però destinato solo alla presentazione
della domanda di iscrizione, che una volta inserita nella banca dati viene trasferita via
Intranet al Settore politiche attive del lavoro della provincia. Tutte le altre procedure
relative alla legge 68/99, compresi gli avviamenti e la stipula delle convenzioni con le
imprese, vengono espletate da questo ufficio. A Matera il collocamento obbligatorio è
gestito a livello provinciale. Il Cpi di Matera si limita ad annotare le iscrizioni e i
cambiamenti anagrafici e di qualifica e ad inviare mensilmente alla provincia il
movimento del personale disabile (assunzioni e cancellazioni), dopo aver aggiornato il
contenuto delle schede anagrafiche. A giudizio del responsabile del Centro entro il 2003
poteva concretizzarsi il trasferimento della sede del collocamento obbligatorio presso il
Centro stesso, con il conseguente trasferimento di competenze dagli uffici provinciali. Il
Cpi di Melfi (PZ) non si occupa di collocamento obbligatorio, poiché la provincia di
Potenza ha in parte delegato l’espletamento del servizio ad una società esterna. Compito
del Centro resta quello di accogliere le domande di iscrizione. È in corso di svolgimento
un progetto di formazione promosso dalla regione e diretto agli operatori. La finalità è
quella di trasferire competenze inerenti la mediazione disabili-impresa in funzione
dell’inserimento lavorativo
A Campobasso l’Ufficio complesso n. 3 del Cpi “Incontro tra domanda ed offerta di
lavoro”, svolge fra le altre funzioni anche quella relativa alla gestione delle graduatorie
appartenenti alle categorie protette con le ulteriori attività previste dalla legge 68/99, quali
la promozione dell’accesso al lavoro delle persone disabili e/o appartenenti alla altre
categorie protette e consulenza specifica alle aziende sull’applicazione della normativa; a
questo servizio lavorano tre operatori.
Un’organizzazione del tutto analoga si riscontra anche nel Centro di Termoli, dove
sono attivi quattro operatori.
I dispositivi previsti dal collocamento mirato sono in grado di assicurare una loro
maggiore efficacia laddove beneficiano del confronto e del contributo di altri soggetti
istituzionali, responsabili di servizi o funzioni naturalmente complementari
all’integrazione lavorativa dei disabili.
Nel Mezzogiorno, ad una pressoché unanime citazione degli uffici provinciali come
interlocutori consueti, risponde però l’assenza di rapporti regolari con il Comitato tecnico,
19
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
l’organismo provinciale di indirizzo, ed un complessivo scarso livello di interazione con
gli altri soggetti richiamati nelle interviste.
Tali dinamiche si comprendono se si considera che il Comitato tecnico viene
interpellato soprattutto da quei servizi caratterizzati da una specifica scelta per la
personalizzazione dei servizi rivolti alle persone disabili, mentre viene sostanzialmente
trascurato in tipologie di interventi di carattere amministrativo. A fronte, dunque, di un
apprezzabile confronto con i servizi centrali della provincia, non è tuttavia presente, nelle
aree dell’Obiettivo 1, un sistematico dialogo con i soggetti richiamati dal collocamento
mirato, come a sottolineare un approccio verticale all’attuazione della legge 68 ed una
accentuata organizzazione centralizzata delle procedure.
1.3 I servizi territoriali per l’obbligo formativo
Il sistema dell’obbligo formativo, nella sua articolazione relativa all’attività svolta dai
Centri per l’impiego, appare oggi caratterizzato da un processo di lenta maturazione, che,
pur non esente da alcune evidenti carenze e contraddizioni, si caratterizza per una
rappresentativa presenza nel panorama delle opportunità offerte ai giovani per assolvere
in modo proficuo all’obbligo attraverso il raggiungimento del successo formativo.
Nella ripartizione meridionale raddoppia, rispetto all’anno precedente, il numero di
strutture territoriali che hanno ottenuto i dati relativi ai giovani in obbligo.
Cpi di Crotone: “Il Cpi lavora in autonomia, in tale materia, sempre però coordinata
dalla provincia. Noi come provincia, che coordina l’obbligo formativo, dietro iniziativa
del Cpi, abbiamo fatto delle comunicazioni alle scuole attraverso delle lettere,
informandole che esiste l’obbligo formativo, mandando loro copia della legge e
sollecitandole a comunicarci gli elenchi. Qualitativamente i dati sono incompleti, le
scuole ancora non hanno capito l’importanza dei dati da noi richiesti e il tipo di dati che
noi richiediamo, quindi a tale proposito abbiamo previsto di effettuare al più presto degli
incontri nelle scuole… poiché quelle poche scuole che ci inviano i dati lo fanno in
maniera poco esatta. In ogni caso stiamo cercando di costruire una banca dati, per poi
partire con il servizio vero e proprio che consiste nel contattarli, informare le famiglie
con degli opuscoli informativi per dire «ci siamo… se vostro figlio abbandona la scuola
rivolgetevi a noi…». Comunque c’è da dire che l’informazione rispetto all’anno scorso è
notevolmente migliorata, la qualità dei dati è migliorata… anche se cercheremo di
migliorarla ulteriormente dopo che andremo nelle scuole, sperando di essere capiti”.
Tuttavia, nelle medesime regioni, dal punto di vista della valutazione espressa sulla
qualità degli elenchi, si registra una situazione particolarmente carente, dove meno del
10% dei Centri ha considerato come completi gli elenchi dei giovani.
Un’altra direttrice considerata per l’analisi delle attività sull’obbligo formativo svolte
20
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
dai Centri per l’impiego, riguarda la disponibilità di risorse umane impegnate per
l’accompagnamento dei giovani verso il successo formativo che risulta in crescita
costante. Nell’area meridionale scendono infatti dal 58,8% del 2002 al 37,4% del 2003 i
Centri che non dispongono di personale dedicato all’obbligo formativo ed aumentano dal
18,1% al 47,7% quelli che possono contare su più di una risorsa. È evidente che la
maggiore o minore presenza di personale dedicato all’obbligo formativo incide anche
sulla tipologia di servizi che le strutture territoriali riescono ad offrire all’utenza
giovanile, dato che la diversificazione dei servizi erogati implica necessariamente un più
ampio bisogno ed una maggiore varietà di figure professionali.
Anche per quel che riguarda, invece, la funzione di tutoraggio, particolare rilevanza
assume il dato riferito alle regioni del Sud, non tanto per il suo valore assoluto (18,6%),
indubbiamente basso e sintomatico di una sostanziale incapacità del sub-sistema di
assistere una quota significativa dell’utenza, ma perché tale funzione era risultata
completamente assente sulla base dei dati rilevati nel monitoraggio 2002. L’attuale
presenza di tale servizio è dunque un ulteriore segnale di una significativa capacità di
recupero presente in quest’area, segnale che peraltro è possibile riscontrare, come già
visto, anche attraverso l’analisi di altri ambiti di attività.
Particolarmente importante, dal punto di vista dell’analisi della capacità di contatto e
di erogazione di servizi da parte dei Centri per l’impiego nei confronti dell’utenza, è
l’osservazione del numero di incontri svolti per attività informative e di orientamento,
dall’altro la quantità di reinserimenti in uno dei percorsi formativi previsti per
l’assolvimento dell’obbligo scolastico.
Il dato che emerge è la forte capacità manifestata dai Centri del Sud (oltre 15.000
colloqui di informazione ed oltre 10.000 di orientamento) di svolgere con l’utenza quelle
attività necessarie a favorire una idonea scelta per il proseguimento del percorso
formativo. Per entrambe le tipologie di colloqui, peraltro, la quota raggiunta nella
ripartizione meridionale supera la metà del numero complessivo dei colloqui realizzati
presso le sedi dei Cpi su base nazionale (26.894 di informazione e 18.694 di
orientamento).
Tale dato, che conferma in modo particolarmente evidente la forte crescita
organizzativa e di performance avvenuta in questa area, è particolarmente importante
perché colma il forte ritardo che era stato osservato in seguito alla rilevazione compiuta
nel precedente monitoraggio.
Di particolare rilevanza, infine, risulta essere l’analisi relativa ai dati sugli esiti
dell’attività dei Cpi in termini di inserimenti/reinserimenti di giovani in una delle diverse
filiere utili all’assolvimento dell’obbligo. Il canale dell’apprendistato, a livello nazionale,
risulta quello maggiormente in grado di favorire la prosecuzione di un percorso formativo
da parte di quei giovani che escono dal sistema scolastico a conclusione del periodo di
istruzione obbligatoria. In controtendenza il Mezzogiorno, dove la via dell’apprendistato
all’assolvimento dell’obbligo assume una dimensione minoritaria rispetto alla formazione
professionale e a quella scolastica, probabilmente perché nell’area in questione non è così
21
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
forte quel sistema di relazione fra le imprese e le strutture territoriali quanto, invece, in
altre zone del territorio nazionale.
22
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
2. ELEMENTI DI MONITORAGGIO PER FUNZIONI
2.1 Le strategie di comunicazione e marketing dei Servizi pubblici per
l’impiego
I nuovi Servizi per l’impiego sono al centro di un processo di riforma dal contenuto
fortemente innovativo, teso ad inserire il collocamento pubblico all’interno di un contesto
di mercato sia dei servizi, sia dell’intermediazione di lavoro. Con la riforma del mercato
del lavoro, rafforzata e razionalizzata con la recente approvazione della legge Biagi e dei
decreti attuativi, ai Servizi pubblici per l’impiego è stato chiesto di assumere un ruolo di
predisposizione e di organizzazione dei servizi per il lavoro nel territorio, di registi, lettori
ed interpreti delle esigenze del contesto locale, e dei suoi attori, specificamente lavoratori,
imprese, istituzioni. A livello di strutture di erogazione dei servizi tale approccio richiede
che gli operatori ripensino il proprio ruolo anche in funzione di interpreti e di agenti
visibili e credibili in grado di proporre ed attuare soluzioni adeguate ed efficaci in
relazione alle esigenze del territorio. Oggi non deve essere perso, bensì valorizzato, tutto
il patrimonio di competenze e conoscenze di questi operatori pubblici, che, forti del
quotidiano contatto con imprese e cittadini, meglio di chiunque altro conoscono il
territorio e i suoi fabbisogni.
Presso il Cpi di Sant’Angelo dei Lombardi (AV) è stato realizzato un progetto
apposito che, oltre alla pubblicizzazione sui giornali o riviste e alle brochure, prevedeva
anche un convegno sull’obbligo formativo all’Hotel de la Ville di Avellino in cui erano
presenti scuole, Confcommercio, ecc. Siamo stati anche presenti ad una fiera per
diffondere materiale divulgativo. Per altre cose è la provincia che provvede a far
pubblicizzare i nostri servizi. Nelle scuole e nei comuni siamo stati noi personalmente a
divulgare il cambiamento del collocamento, facendo illustrando i servizi da noi offerti.
Questo ruolo di promozione e marketing dei Cpi viene svolto in due direzioni,
entrambe indispensabili: da una parte sollecitando ed interpretando le esigenze
dell’utenza, per adeguare l’offerta di servizi alle esigenze di cittadini ed imprese,
dall’altra proponendosi al pubblico attraverso l’organizzazione di campagne informative.
23
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Va tuttavia evidenziato che, laddove presenti, tali iniziative non sempre fanno capo
direttamente al Cpi, ma sono spesso condotte dalle amministrazioni provinciali di
appartenenza. In ogni caso, si registra una situazione in evoluzione, in cui si alternano
attività più o meno innovative, spesso dipendenti dalla disponibilità di risorse finanziarie
adeguate.
Cpi di Matera: “Le iniziative di promozione sono partite da noi e anche dal Cpi di
Policoro e sono state sostenute a livello provinciale: facciamo degli incontri periodici, ci
sono dei gruppi di studio, un gruppo di coordinamento, ci sono alcune persone che si
interessano proprio delle politiche del lavoro e si riuniscono per decidere come
organizzarsi. Oggi, per esempio, sono qui da noi e stanno preparando il materiale per
l’inaugurazione dei tre Centri: decidono anche la grafica dei volantini, i contenuti, gli
spot, i loghi (che è stato di recente cambiato)”.
L’attenzione, ricettiva nei confronti degli interlocutori esterni è presente in forme
diverse, ad esempio, dove si svolgono attività di monitoraggio del grado di soddisfazione
dell’utenza: a Teramo un questionario on-line, somministrato in forma anonima, rileva il
grado di conoscenza, la qualità e le modalità di accesso del servizio da parte dei cittadini.
Per quanto riguarda invece la promozione di servizi ed informazioni, la pubblicizzazione
tramite giornali e periodici risulta essere la modalità più utilizzata nel Sud Italia (64,5%).
Alcuni esempi possono illustrare in concreto come vengono organizzate queste attività.
A Tricase (LE) le attività di marketing dei servizi del Cpi appaiono abbastanza
intense. Sono stati stampati e distribuiti dei pieghevoli sui nuovi servizi erogati dal Cpi.
Il documento si configura come una vera e propria “Carta dei Servizi” del Centro di
Tricase, tanto da essere stato poi utilizzato come base per la Carta dei Servizi di tutti i Cpi
della provincia di Lecce. Un altro pieghevole è stato elaborato a proposito dell’obbligo
formativo. Lo stesso Centro ha anche partecipato ad una giornata di “Orientalavoro”, con
uno stand presso la Fiera di Galatina (LE), il più importante centro fieristico provinciale.
Sono stati inoltre inviati comunicati stampa a quotidiani locali e radio per informare gli
utenti sulle attività del Centro. Una delle proposte più innovative per il futuro è quella di
attivare una collaborazione tra provincia e comuni del bacino per ubicare dei tabelloni
luminosi in alcune piazze principali, per pubblicarvi le offerte di lavoro in modo da
raggiungere il cittadino fuori dal Centro e coloro che non navigano su Internet. Sempre in
Puglia a Campisalentina (LE), da segnalare un progetto appena terminato, condotto con
alcune scuole superiori della zona, di cui il Cpi è stato ente promotore. Il progetto si è
articolato attraverso alcuni seminari sul mondo del lavoro, i contratti di lavoro e la
disciplina giuslavoristica, le nuove forme flessibili per l’impiego e si è concluso con una
visita dei ragazzi al Cpi per illustrare loro i nuovi servizi offerti dal Centro e attraverso
visite guidate in aziende del territorio: un’azienda agrituristica ed una che opera nel
settore ambientale.
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ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Cpi di Crotone: “Per promuoverci, per informare le persone che stiamo preparando
il Cpi, cioè stiamo ristrutturando, che il cantiere è aperto e per fornire un quadro
completo su quello che noi stiamo predisponendo rispetto ai servizi che forniremo,
abbiamo predisposto una brochure. Le brochure vengono distribuite dal personale del
Cpi quando gli utenti si presentano al Centro e con volantinaggio nei vari comuni. … La
pubblicità via radio e Tv, viene effettuata a scala locale comprando appositi spazi
pubblicitari dislocati in maniera tale da ricoprire tutte le fasce orarie e quindi tutte le
categorie del nostro bacino d’utenza. L’informazione riguarda i servizi che noi offriamo
e per dire che siamo pronti per la preselezione e per tutto ciò che serve per l’inserimento
nel mondo del lavoro. Sui giornali locali vengono comprati degli appositi spazi con cui
noi pubblicizziamo i nostri servizi. Le iniziative nei comuni riguardano essenzialmente
informazione e affissione di depliant e volantini, oppure informazione diretta presso
appositi sportelli predisposti”.
2.2 Adempimenti connessi al D.lgs. 181 e 297
Il D.lgs. 181/2000 ha rappresentato un passaggio importante nella definizione del
ruolo dei Servizi pubblici per l’impiego ed il D.lgs. 297/2002 ha, di fatto, sostituito il
primo quasi nella sua interezza4.
Dalla nostra rilevazione campionaria, la percentuale di applicazione del D.lgs.
181/2000 è del 66,3% nelle regioni dell’Obiettivo 1, per quanto riguarda la cosiddetta
“pulitura delle liste” e la registrazione delle dichiarazioni di disponibilità.
Se, dunque, quasi 7 Centri su 10 hanno avviato il processo previsto, la percentuale si
riduce al 31% se si considera il completamento della procedura di autocertificazione. Se
infine si prende in esame l’avviamento degli incontri per l’inserimento lavorativo, la
percentuale raggiunta è di solo il 14%.
Si segnalano, in particolare, i provvedimenti della regione Sicilia nei quali sono
fornite prime indicazioni ai servizi provinciali in tema di abrogazione della normativa
previgente (in particolare con riguardo, da una parte, alla soppressione delle liste di
collocamento e relativo cd. Travaso d’ufficio e, dall’altra, alla gestione dell’avviamento e
selezione presso la PA), all’elenco anagrafico e scheda professionale ed, infine, alla
definizione, conservazione e perdita dello stato di disoccupazione. La posizione della
regione Sicilia, circa i modelli operativi dei Servizi all’impiego che si intende
promuovere, precisa che: “per servizi competenti, ai sensi dl n. 297/2002, si intendono i
Centri per l’impiego, di cui al dl n. 469/97 e pertanto, in attesa della revisione della
vigente legislazione regionale, le sezioni circoscrizionali per l’impiego ed il collocamento
4
Per un confronto tra i due decreti si veda Isfol, Servizi per l’impiego rapporto di monitoraggio 2001, in
“Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche per l’impiego” n. 3/2002, p. 29 e ss.
25
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
in agricoltura ed i relativi recapiti periodici”.
L’atto, pur riconoscendo la possibilità di una “utile azione di affiancamento e di
sostegno, in termini di risorse, oltre che strumentali, “umane” da parte di soggetti terzi,
ribadisce che “resta ferma la titolarità degli organi ed uffici pubblici in ordine sia
all’emanazione di provvedimenti che costituendo esercizio di pubbliche funzioni, sono
suscettibili di incidere nella sfera giuridica dei terzi, sia all’esercizio dei compiti di
coordinamento e controllo sul complesso delle strutture ed attività chiamate alla gestione
dei servizi”.
Con Circolare del marzo 2003, l’assessorato al lavoro ha dato le indicazioni generali
per l’applicazione del 297, senza che in precedenza venisse attuato il D.lgs. 181/2000. La
nostra rilevazione, effettuata un paio di mesi dopo la pubblicazione della circolare, ha
registrato in proposito le difficoltà espresse dagli operatori nell’applicazione del
provvedimento: gli intervistati, infatti, lamentano una perdurante inadeguatezza sia
strutturale (informatica e di spazi adeguati), sia formativa, oltre che una certa lacunosità
informativa sulle modalità di applicazione tanto del dettato del D.lgs. 297 che della
circolare stessa.
Va puntualizzato, comunque, che la circolare individua la possibilità di ricorrere al
supporto degli sportelli multifunzionali “in vista del conseguimento del maggior grado
possibile di efficacia dell’azione svolta”. Si tratta di strutture che sono spesso dotate di
strumenti e di personale adeguato e che, in parte, possono compensare le carenze
precedentemente accennate5 (tabb. 4, 5 e 6). In parte analogo è il caso del Cpi di Matera
che, rispetto al D.lgs. 181/2000, ha limitato l’attenzione alla mera dichiarazione di
disponibilità al lavoro. Da tale dichiarazione si partirà per l’avvio dei colloqui di
orientamento secondo la direttiva del D.lgs. 297.
Tab. 4 - Applicazione del D.lgs. 181 nei Cpi delle regioni 0b.1
No
Sì
Totale
Val. ass.
%
69
136
205
33,7
66,3
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
5
Gli sportelli multifunzionali si collocano all’interno del modello regionale siciliano dei Servizi pubblici
per l’impiego come organismi delegati alla fornitura di un “supporto intelligente”, e rispondono anche
all’esigenza della “massima articolazione dei servizi su base territoriale” messa in evidenza nel
Masterplan regionale della regione Sicilia.
26
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Tab. 5 - Completamento della procedura di autocertificazione nei Cpi delle regioni Ob.1
Val. ass.
No
Sì
141
64
205
Totale
%
68,9
31,1
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003
Tab. 6 - Avviamento incontri per inserimento lavorativo e formazione con D.lgs. 181
Val. ass.
No
Sì
175
31
205
Totale
%
85,1
14,9
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003
2.3 Interventi per l’inserimento al lavoro
Il 2003 si è caratterizzato come un anno di svolta nell’erogazione dei servizi di
promozione all’inserimento lavorativo da parte dei Cpi.
Il mancato rifinanziamento dei Pip ha, infatti, limitato il set di strumenti operativi a
disposizione dei Cpi per l’attuazione delle politiche attive volte a favorire una maggiore
occupabilità delle persone che sono rimaste escluse, o sono a rischio di esclusione, dal
mercato del lavoro.
È dunque scontato affermare che le implicazioni più rilevanti abbiano riguardato le
regioni Obiettivo l, per le quali i Pip erano stati ideati e nelle quali essi avevano trovato
ampia diffusione a discapito dei tirocini (si vedano al riguardo i Rapporti di Monitoraggio
degli anni scorsi).
Questo capitolo vuole quindi esaminare nel dettaglio come i Cpi delle regioni
Obiettivo 1 hanno riorganizzato il servizio, e le attività in relazione a questo
cambiamento. In particolare, seguendo la metodologia d’indagine elaborata nel Rapporto
di Monitoraggio (2003), l’attenzione viene dapprima posta sulle singole attività che
caratterizzano il servizio, per poi procedere ad una valutazione complessiva mediante
l’utilizzo di un indicatore di qualità.
2.3.1
Le attività che caratterizzano il servizio di promozione all’inserimento lavorativo
Le attività che i Centri per l’impiego mettono in atto nell’erogazione del servizio di
promozione all’inserimento lavorativo possono essere utilmente classificate in modo da
27
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
definire una scala qualitativa su tre livelli. Ad un servizio che si limita ad offrire
informazioni sulle possibilità di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro, fa
seguito la realizzazione di tirocini, quale elemento chiave del ruolo dei Cpi nell’ambito
della promozione all’inserimento lavorativo degli utenti.
Infine, si possono evidenziare quelle attività che descrivono la capacità dei Centri per
l’impiego, di porsi effettivamente come soggetti attivi nella proposizione di esperienze
formative in grado di aumentare l’occupabilità dell’utente interessato.
Nello specifico, i servizi presi in considerazione sono quindi i seguenti:
presenza spazio attrezzato per l’autoconsultazione;
effettuazione di tirocini;
presenza spazio attrezzato per i colloqui;
preparazione ai colloqui di preselezione;
rilascio attestato per il calcolo dei crediti formativi.
2.3.2
Lo stato di attuazione del servizio di promozione all’inserimento lavorativo
Il quadro d’insieme che emerge dall’analisi della diffusione territoriale delle diverse
tipologie di servizio considerate (si vedano le tabelle sottostanti) descrive una situazione
piuttosto eterogenea. Accanto a regioni nelle quali l’erogazione dei servizi per la
promozione all’inserimento lavorativo appare radicata sul territorio, (in alcuni casi si
tratta di una buona parte, se non della totalità dei Cpi, in Puglia in primo luogo ma anche
nel Molise e in Calabria), ve ne sono altre che denunciano ancora un forte ritardo sia
rispetto alle altre macro aree italiane, ma anche, e soprattutto, rispetto alla situazione
media del complesso delle regioni Obiettivo 1.
Alcuni esempi potranno illustrare meglio entrambe le situazioni, che comunque si
caratterizzano tutte per una accentuata dinamicità per quanto riguarda la costruzione di
percorsi organizzativi ancora in fieri:
in un certo senso noi promuoviamo l’inserimento lavorativo: raccogliamo le adesioni
di propensione ai tirocini mediante l’utilizzo di schede. In base, poi, alla richiesta
che viene fatta dall’azienda cerchiamo di organizzare un incontro tra i giovani e le
aziende per un primo approccio, con la speranza che dal tirocinio si passi ad un
rapporto lavorativo… Noi non contattiamo le aziende, sono loro che ci chiedono gli
elenchi degli utenti iscritti presso di noi, per qualifiche. Per i tirocini abbiamo un
tutor aziendale e un tutor del Cpi che periodicamente va in azienda, parla con i
ragazzi che abbiamo mandato e si rende conto di quello che avviene: se, per esempio,
vengono rispettate determinate cose, se gli piace il tipo di lavoro, se intende
proseguire, se vuole rinunciare perché magari aveva in mente altro e, mediante le
schede di valutazione, il responsabile guarda e si rende conto di come va avanti
l’attività in quel settore… (Cpi di Matera);
abbiamo, all’interno del Cpi, uno spazio dedicato ai colloqui finalizzati
28
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
all’inserimento lavorativo e in tal senso disponiamo di personale dedicato alla
mediazione tra l’azienda e il lavoratore; inoltre, organizziamo i colloqui mettendo a
disposizione anche gli spazi dove effettuarli. Per ciò che concerne i tirocini il
discorso avviene tra l’azienda e il ragazzo, che poi viene da noi con la volontà di
firmare il tirocinio, noi glielo vistiamo e periodicamente dovremmo andare a vedere
la situazione… però ancora non lo abbiamo mai fatto… anche perché i tirocini
durano 6 mesi e in questa fase di ristrutturazione del Cpi non abbiamo avuto il tempo
di seguirli. Però al riguardo possiamo dire che i tirocini svolti sono andati tutti a
buon fine, soprattutto quelli dei disabili che sono stati trasformati tutti a tempo
indeterminato, con esito positivo. Mentre gli utenti non disabili, anche se il tirocinio
non è stato commutato in un contratto di lavoro, hanno dichiarato di essere rimasti
molto soddisfatti dall’esperienza fatta con le aziende, che comunque rappresenta
sempre un credito formativo ed è quindi molto importante come esperienza
lavorativa (Cpi di Termoli);
sono le aziende che si recano presso di noi per chiedere la stipula di una convenzione
per lo svolgimento di tirocini presso le loro sedi ed in verità dovrebbe accadere il
contrario. Noi comunque siamo ben lieti di appoggiare la proposta (Cpi di Crotone).
facciamo le selezioni, stages settimanali di formazione e, in alcuni casi, la selezione
insieme all’imprenditore. Il problema è che da noi non è stata molto capita questa
attività, perché il tirocinio è stato percepito dagli utenti come una forma di
sfruttamento. Dato che il rimborso spese è assolutamente esiguo, relativo solo alla
copertura delle spese vive, l’utente ritiene che questa sia una forma di lavoro
sottopagato… Rimane sempre il problema del limite tra il lavoro e la formazione
quando si va a fare tirocinio e molto spesso i “lavoratori” si ritengono sfruttati e
sono restii ad accettarlo (Cpi di Bari).
Tra le aree ancora in fase di avvio per l’organizzazione dei tirocini rientrano le due
maggiori realtà regionali prese ad esame (Campania e Sicilia). Come si evince dai dati
delle tabelle, per tutti i servizi analizzati le due regioni registrano una diffusione
territoriale al di sotto del valore medio relativo a tutte le regioni Obiettivo 1. D’altra parte,
l’attento esame di tutte le informazioni generate dall’indagine campionaria rivela una
situazione ancora più critica di quanto non dicano i dati riportati. In effetti, nei rari casi in
cui c’è uno spazio “attrezzato” per l’autoconsultazione, questo si configura in bacheche
nelle quali si trovano informazioni su opportunità di lavoro; i tirocini non vengono
realizzati sistematicamente e laddove ci sono delle iniziative queste si sostanziano nel
lavoro amministrativo e nella selezione di candidati, mentre il ruolo di promozione viene
svolto a livello regionale o provinciale; solo in pochi casi, si riscontra il tentativo di dare
una certificazione all’esperienza lavorativa degli utenti. Le ragioni delle difficoltà
incontrate dai Cpi campani e siciliani devono essere ricercate sia all’interno delle stesse
strutture operative, ma soprattutto, all’esterno, nelle sedi istituzionali dove prendono
corpo le decisioni strategiche di programmazione dei Servizi pubblici per l’impiego.
29
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Sotto quest’ultimo aspetto occorre tenere conto del fatto che molti intervistati hanno
sottolineato l’inadeguatezza numerica e qualitativa del personale a disposizione e la
mancanza dei necessari programmi di aggiornamento e formazione, nonché i limiti della
dotazione infrastrutturale (sedi adeguate, computer, ecc.). In Sicilia a questi fattori se ne
aggiunge un altro che richiama all’organizzazione complessiva dei Servizi pubblici per
l’impiego e, in particolare, alla necessità di definire chiaramente il ruolo che deve essere
ricoperto dai Centri per impiego. In molti casi, infatti, tra le cause della non erogazione
del servizio è stata menzionata la concorrenza degli sportelli multifunzione, ai quali, per
esempio, spetterebbe la gestione dei tirocini. Nonostante questi “fattori esterni” abbiano
un’incidenza determinante nella capacità dei Cpi di proporre dei servizi ben organizzati,
occorre anche rimarcare un periodico venir meno di un’attitudine propositiva degli
operatori dei Centri.
Ritornando alla valutazione d’insieme offerta dai dati delle tabb. 7, 8, 9, 10 e 11, va
evidenziato che i servizi che mostrano, mediamente, la maggiore diffusione sono quelli
dell’autoconsultazione (riscontrabile nel 44% dei Cpi), che però più propriamente rientra
nel servizio d’informazione ed accoglienza, e la preparazione dei candidati ai colloqui di
selezione (il 46% dei Cpi la effettua). Sull’altro versante, il servizio che risulta meno
diffuso è quello della certificazione dei crediti formativi (presente solo nel 26% dei casi).
Tuttavia è significativo notare che:
questo dato acquista valenza se riportato al contesto nazionale, ove la quota di Cpi
che offre il servizio si arresta al 23% (cfr. monitoraggio 2003);
si tratta di un dato che media tra situazioni estremamente positive come quelle della
Sardegna (68%) e della Puglia (59%), ben oltre il valore medio registrato nelle
regioni del Centro Italia dove questa pratica è relativamente più diffusa (il 57%), e
regioni dove il servizio non è ancora presente (Campania e Sicilia).
Tab. 7 - Presenza di spazi attrezzati per l’autoconsultazione delle informazioni per area
geografica - valori assoluti e %
Regione
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
Totale
No
Sì
Val. ass.
%
Val. ass.
9
8
29
8
5
57
100,0
50,0
63,0
0,0
20,5
17,2
87,7
8
17
3
31
24
8
116
56,0
91
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
30
Totale
%
Val. ass.
%
0,0
50,0
37,0
100,0
79,5
82,8
12,3
9
16
46
3
39
29
65
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
44,0
207
100,0
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Tab. 8 - Centri per l’impiego che effettuano tirocini per area geografica - valori assoluti e %
Regione
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
Totale
No
Val. ass.
Sì
%
Totale
Val. ass.
%
8
42
2
17
65
0,0
50,0
91,3
50,0
0,0
60,7
100,0
Val. ass.
9
8
4
2
39
11
0
100,0
50,0
8,7
50,0
100,0
39,3
0,0
%
9
16
46
4
39
28
65
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
134
64,7
73
35,3
207
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Tab. 9 - Centri per l’impiego dotati di spazi attrezzati per i colloqui per area geografica - valori
assoluti
No
Regione
Sì
Val. ass.
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
Totale
%
Totale
Val. ass.
%
Val. ass.
%
9
8
38
16
17
49
100,0
50,0
82,6
0,0
41,0
60,7
74,2
8
8
3
23
11
17
0,0
50,0
17,4
100,0
59,0
39,3
25,8
9
16
46
3
39
28
66
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
137
66,2
70
33,8
207
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Tab. 10 - Presenza di un servizio di preparazione ed assistenza ai colloqui di selezione per area
geografica - valori assoluti e %
Regione
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
Totale
No
Si
Totale
Val. ass.
%
Val. ass.
%
Val. ass.
%
4
8
29
22
49
44,4
50,0
64,4
0,0
0,0
75,9
74,2
5
8
16
4
39
7
17
55,6
50,0
35,6
100,0
100,0
24,1
25,8
9
16
45
4
39
29
66
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
112
53,8
96
46,2
208
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
31
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Tab. 11 - Rilascio di un attestato valido ai fini dei crediti formativi per area geografica - valori
assoluti e %
No
Regione
Sì
Totale
Val. ass.
%
Val. ass.
%
Val. ass.
%
5
8
46
3
16
9
65
55,6
50,0
100,0
100,0
41,0
32,1
100,0
4
8
23
19
-
44,4
50,0
0,0
0,0
59,0
67,0
0,0
9
16
46
3
39
28
65
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
152
73,8
54
26,2
206
100,0
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
Totale
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
2.3.3
La costruzione di un indice di qualità
Il quadro valutativo dello stato di attuazione del servizio di promozione
all’inserimento nelle regioni Obiettivo 1 è proficuamente riassunto attraverso
l’osservazione della distribuzione territoriale assunta dall’indice di qualità, sviluppato
secondo la metodologia elaborata dall’Isfol nel corso degli anni precedenti (si veda, ad
esempio, il Rapporto di Monitoraggio 2003, ma anche i precedenti).
Tale indice sintetizza, attraverso l’assegnazione di opportuni “pesi”, il contenuto
informativo delle variabili prese in considerazione6.
Tale indice, presenta un campo di variazione compreso fra 0 e 4 con intervalli di
mezzo punto e permette il raggruppamento dei Cpi in tre classi qualitative ordinali di
identifica ampiezza:
• livello qualitativo basso da 0 a 1;
• livello qualitativo medio da 1,5 a 2,5 incluso;
• livello qualitativo alto da 3 a 4.
La fig. 1 fornisce una prima rappresentazione dei risultati ottenuti, dalla quale si può
notare come, nel complesso, le regioni inserite nell’Obiettivo 1 riescano a offrire agli
utenti un servizio di livello intermedio.
Osservando inoltre la distribuzione geografica rimane confermato quanto già
anticipato precedentemente: da un lato, abbiamo la Puglia, nella quale l’erogazione del
servizio raggiunge livelli qualitativi più che soddisfacenti, all’estremo opposto si
collocano Campania e Sicilia, mentre le restanti 4 regioni riescono ad erogare un servizio
di livello qualitativo intermedio.
6
Va precisato che nel calcolo dell’indice è esclusa la variabile relativa all’autoconsultazione, sia perché
essa identifica, in realtà, una pre-condizione del servizio oggetto d’analisi, sia perché è, come già
ricordato, parte integrante dello specifico servizio d’informazione e diffusione delle informazioni attivato
dai Cpi.
32
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Fig. 1 - Distribuzione territoriale dell’indice di qualità del servizio di promozione dell’inserimento
lavorativo
Media Area Ob1 = 1,52
Dev. Std. = 0,58
Regioni Ob.1
Basso (2)
Medio (4)
Alto
(1)
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Analizzando la situazione all’interno delle singole regioni (si veda la tab. 12),
emergono altre interessanti considerazioni.
Innanzitutto va notato che nella maggior parte delle regioni si sostanzia una
considerevole uniformità del servizio (Basilicata, Campania, Molise e Sicilia, ma anche
Puglia). Nella Calabria e nella Sardegna si riscontra invece una variabilità piuttosto
marcata del livello qualitativo (espressa da un valore del coefficiente di variazione molto
elevato), che, verosimilmente, deriva dalla contemporanea presenza di Cpi che riescono a
proporre agli utenti un servizio con standard qualitativi elevati ed altri che invece
registrano delle difficoltà.
Una seconda considerazione, che è un corollario di quanto appena espresso, porta ad
una valutazione più attenta della capacità operativa dei Cpi. Da un lato, infatti, un
coefficiente di variazione relativamente basso in Puglia evidenzia un radicamento sul
territorio di buone pratiche e sottende una proficua attività degli enti istituzionali proposti
alla programmazione dei Servizi pubblici per l’impiego. Dall’altro, a conferma delle
giustificazioni indicate nel corso dell’indagine campionaria, deve essere sottolineato che
33
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
la perfetta uniformità territoriale che si riscontra nelle regioni con il valore meno elevato
più basso dell’indice di qualità denuncia, all’opposto, una sostanziale immaturità delle
capacità programmatiche ed organizzative a livello regionale e/o provinciale, che si
riverbera sulle unità operative non mettendole nelle condizioni di offrire servizi con
elevati standard qualitativi.
Tab. 12 - Indice di qualità della promozione all’inserimento lavorativo per regione: valori medi e
coefficiente di variazione
N.
Media
Basilicata
Calabria
Campania
Molise
Puglia
Sardegna
Sicilia
9
15
46
3
39
28
65
2
2
1
2
2,6
1,63
1
0
1,04
0
0
0,5
0,85
0
0
51,75
0
0
19,09
52,38
0
205
1,52
0,79
51,65
Totale
Deviazione Std.
Coefficiente di
Variazione
Regione
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
2.4 Orientamento
Anche nel 2003 l’orientamento ha rappresentato un servizio di punta nei Cpi. Se nel
2002 tale servizio aveva avuto una forte crescita sia per quanto riguarda il numero di
Centri dove viene organizzato, sia sul versante della qualità del servizio offerto, tale
tendenza si conferma, anche quest’anno, integrata da una maggiore organizzazione e
strutturazione. Le novità principali sono evidenziate da una maggiore, più precisa ed
efficace applicazione di quanto è previsto dal D.lgs. 181 e dal decreto 297 del 2002, in
particolar modo nelle nuove procedure, che riguardano “il patto” che obbligatoriamente
deve essere istituito tra l’orientatore e i candidati che forniscono immediata disponibilità
ad un possibile inserimento lavorativo o formativo.
Per quanto riguarda le tecniche della erogazione dell’orientamento, si rileva che una
buona parte degli operatori lavora attraverso un colloquio libero e non fa quindi uso di
test o questionari. Solo in alcuni casi, come a Matera, le domande vengono svolte con
l’ausilio di una guida strutturata.
Alcune interessanti modalità di offerta del servizio si registrano a Mesagne (BR): i
formatori regionali che si occupano di orientamento contro la dispersione nelle scuole
hanno attivato un progetto i cui destinatari sono adulti che già lavorano e desiderano una
riqualificazione, e per questo decidono di frequentare una scuola serale per prendere il
34
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
diploma. In molte province del Mezzogiorno si organizza il servizio anche attraverso
operatori non specializzati pur di fare fronte alle esigenze connesse ad una più completa
disponibilità di interventi. In alcune realtà, come a Catanzaro, si stanno studiando
progetti che prefigurano consulenti esterni i cui compiti saranno esclusivamente di
“accompagnamento e sviluppo del ruolo di orientatore interno alla struttura”. Questa è
una esigenza che si sente molto nelle province del Sud, dove si auspica una più massiccia
formazione interna, che veda i consulenti come coadiuvatori all’apprendimento della
funzione e non nel ruolo di sostituti del personale interno. Andando ad esaminare più da
vicino le varie fasi di processo che compongono il servizio dell’orientamento all’interno
dei Cpi secondo le direttive del dl 297, si può cogliere quali siano, in genere, gli aspetti
che lo caratterizzano.
Un ampio numero di Centri dispone ormai di personale dedicato all’orientamento, ed
al servizio si accede per lo più su appuntamento, stabilito in sede di accoglienza e
informazione (talvolta viene spedita una lettera di convocazione direttamente
all’abitazione dell’utente).
Cpi di Melfi (PZ): “I cinque colleghi che effettuano i colloqui di orientamento più che
specializzati sono qualificati, perché hanno frequentato dei corsi. Facciamo
principalmente colloqui individuali, che hanno l’obiettivo di conoscere meglio la nostra
utenza e con le domande emergono numerosi aspetti: se viene da noi un’azienda a cui
serve un ragioniere che sappia fare la busta paga, noi non forniamo una lista di dieci
persone ma un solo nome, ecco a cosa serve il colloquio. Entro sei mesi dal momento
dell’iscrizione effettuiamo un colloquio e giorno per giorno facciamo le convocazioni, 15
persone al giorno, 3 persone per ogni collega. Prima era l’utente a venire da noi per
timbrare il cartellino, ora siamo noi che andiamo a chiamare lui per il colloquio […] Le
interviste si differenziano in base alla tipologia di utente intervistato. I colloqui di gruppo
sono formati da una trentina di persone che giungono da tutti i comuni di competenza del
Cpi. Dopo avere fornito tutte le informazioni possibili, se ci sono delle domande, il nostro
consulente risponde. Fino ad ora sono stati effettuati 4 o 5 colloqui di gruppo
sull’impiego delle donne, sui tirocini e sulla creazione d’impresa. A breve ne faremo altri
per informare cos’è il volontariato, la ferma breve e per prospettare un possibile impiego
ai ragazzi”.
Il colloquio di orientamento spesso rappresenta per i Centri il primo vero intervento
che si offre all’utente iscritto ai sensi del dl 181 (condizione di immediata disponibilità al
lavoro): si individuano il background formativo e professionale, le caratteristiche
psicologiche, le motivazioni e interessi e le competenze reali, al di là delle qualifiche
riconosciute. L’orientatore definisce insieme all’utente un percorso idoneo indirizzato
specificatamente al raggiungimento del suo obiettivo professionale; questo percorso potrà
eventualmente venire modificato in corso d’opera. Se la persona possiede delle qualifiche
immediatamente spendibili sul mercato del lavoro viene indirizzata alla preselezione,
35
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
altrimenti le si consiglia la partecipazione ad un tirocinio, o un corso di formazione, o un
workshop tematico, oppure, se si tratta di un soggetto in difficoltà che ha bisogno di
particolare attenzione, gli viene dato, in alcuni casi, un appuntamento con lo psicologo
del lavoro (che risulta essere spesso lo stesso orientatore) per una consulenza individuale
più approfondita. I vari momenti del processo, così concordati, vengono formalizzati con
la sottoscrizione di un Patto che prevede sia parametri oggettivi, (tipo la distanza
chilometrica massima oltre la quale l’utente ha il diritto di rifiutare la proposta
lavorativa), sia criteri meramente soggettivi, che attengono alla negoziazione della
“congruità” della possibile futura offerta rispetto ai desideri e ai bisogni espressi
dall’utente. Tale Patto impegna ufficialmente l’utente in quanto, il mancato rispetto degli
impegni sottoscritti, compreso un eventuale rifiuto di una proposta di lavoro compatibile
con gli aspetti negoziati, comporta la perdita dello stato di disoccupazione.
2.5 I servizi alle imprese
La gamma dei servizi offerti alle imprese, nella sua ampia e variegata articolazione,
esprime in maniera significativa l’evoluzione conosciuta negli anni recenti dal sistema
pubblico dei Servizi all’impiego che, in un contesto di mercato più competitivo, ha
dovuto affrontare un ripensamento complessivo dei propri aspetti organizzativofunzionali, che comporta la necessità di disegnare in maniera avanzata e ben strutturata
l’erogazione di servizi personalizzati anche ai soggetti che esprimono la domanda di
lavoro sul mercato locale.
Si osserva, infatti, la tendenza da parte dei nuovi Spi a rafforzare progressivamente le
attività destinate alle aziende che operano sul territorio di loro pertinenza, in particolare
attraverso la predisposizione di uno sportello – talvolta “duplice” 7 – ad esse
appositamente dedicato.
Nello specifico della realtà del Mezzogiorno, la presenza di servizi di consulenza alle
imprese si riscontra nel 73% dei Centri per l’impiego, il 6% dei quali risulta aver attivato
uno sportello ad hoc.
Il contatto dei Cpi con le imprese avviene di regola tramite telefono e fax piuttosto che
via e-mail: la “raccolta della domanda di lavoro” con tale modalità si rileva, infatti, solo
nel 5% dei Centri osservati; quella degli incontri/visite presso l’azienda è invece, una
pratica che sta diffondendosi significativamente in alcune realtà (in particolare, va
menzionato il Cpi di Melfi), pur non presentando ancora caratteri di sistematicità.
7
In taluni casi, si è rilevata la presenza di un primo sportello che fornisce informazioni legislative su
assunzioni, tipologie contrattuali, forme di incentivazione (a livello nazionale è il servizio di cui risulta i
datori di lavoro usufruiscono maggiormente) e di un secondo concepito per l’erogazione dei servizi di
natura più propriamente consulenziale.
36
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
In casi piuttosto rari vengono effettuati anche colloqui per conto dell’azienda.
Assai poco numerosi, comunque, sono i Centri del Mezzogiorno, che promuovono la
domanda di lavoro pervenuta negli uffici attraverso la diffusione in spazi esterni; tra gli
strumenti finalizzati ad una “diffusione capillare” delle informazioni, conservano tuttora
un ruolo largamente privilegiato i canali tradizionali rappresentati dalle inserzioni su
giornali e dal ricorso alle emittenti radio-televisive locali.
L’implementazione dei sistemi informatizzati, che in alcuni casi permette anche una
ricerca automatica per l’abbinamento candidato-vacancy, appare per il momento più
legata alla necessità di ridurre l’aggravio in termini di oneri burocratico-amministrativi, in
conseguenza delle attività adempimentali che risultano largamente prevalenti rispetto a
quelle di altra natura; pertanto, in diverse realtà si tende ad incentivare l’espletamento online delle procedure che competono ai datori di lavoro (in particolare, le comunicazioni di
assunzione, trasformazione, proroga e cessazione del rapporto di lavoro), indirizzando,
quindi, le imprese verso un rapporto di tipo telematico con l’amministrazione. È il caso,
ad esempio, di Caserta, dove sono già attivi appositi servizi web e dei Cpi delle province
di Crotone e di Brindisi, dove si prevede di approntarli entro il 2004.
In alcuni casi, l’implementazione di sistemi informativi locali si è rivelata un
importante veicolo per l’attuazione di progetti di cooperazione interregionale:
emblematica è l’intesa avviata dalla Campania con il Friuli, il Veneto e la provincia
autonoma di Trento per favorire l’interoperatività tra imprese ed amministrazioni per
particolari adempimenti obbligatori (tipicamente Inps e Inail). Altrettanto interessanti si
rivelano le esperienze della Basilicata (che ha stipulato un protocollo con la regione
Toscana per l’acquisizione di un pacchetto di procedure informatiche per favorire la
mediazione domanda-offerta) e della Puglia: la provincia di Lecce, rendendo partecipi
anche quelle di Taranto e Brindisi, ha progettato, coinvolgendo i Cpi di Campi
Salentina e Trifase, una rete telematica di raccordo tra pubblica amministrazione,
imprese e cittadini (la cd. Ionico-Salentina per l’occupazione) con particolare riferimento
agli Sportelli unici per le attività produttive, la rete degli Uffici di relazione con il
pubblico degli enti locali, piattaforme per l’e-learning ed il Sil interprovinciale. Ciò nel
presupposto che per creare occupazione e favorire la crescita economica sia necessario
promuovere e rendere attrattivo il territorio per l’insediamento di nuove imprese che si
aspettano di poter usufruire di servizi di qualità e di poter contare sulla disponibilità in
loco di risorse lavorative qualificate.
Al tempo stesso, i collegamenti in rete tra diverse strutture, oltre ad agevolare e
rendere più efficienti le interrelazioni, consentono di incentivare i flussi di mobilità
geografica, di ampliare il proprio bacino potenziale di reclutamento, di fornire risposte
più tempestive all’utenza. In effetti nel Mezzogiorno, benché il tessuto imprenditoriale
non sembri, in questa fase, tale da esprimere una significativa domanda di lavoro
formalizzata, limitando in tal modo le attività dei Cpi riconducibili all’intermediazione in
senso stretto, non mancano realtà in cui risulta attivato un buon servizio di preselezione:
presso i Cpi di Melfi (PZ) e di Matera, ad esempio, alle aziende vengono inviati gli
37
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
elenchi delle persone iscritte nelle banche dati che rispondono al profilo professionale
richiesto e che sono disponibili ad essere assunte; in alcuni casi sono stati anche forniti i
locali per effettuare le selezioni del personale.
Alcuni Centri hanno dato luogo ad una sorta di “riorganizzazione forzata” per
l’erogazione di servizi che si rendano di volta in volta necessari: è il caso dei Cpi di
Termini Imerese (PA), dove sono stati appositamente preposti due operatori alla
“gestione dei rapporti con le imprese”, in funzione di un dialogo sistematico che consenta
di far fronte alla delicata realtà industriale di riferimento.
In alcune aree del Mezzogiorno, l’attività appare fortemente ridotta e limitata
all’erogazione di informazioni legislative su sgravi fiscali legati alle assunzioni o su
alcune specifiche tipologie contrattuali; la consapevolezza dell’importanza di strette
relazioni con le imprese si scontra, infatti, con la difficoltà di stabilire contatti con un
universo particolarmente debole e frammentato.
In Sardegna, ad esempio, è stato più volte osservato (Cpi di Castelsardo, Cuglieri,
Iglesias) come il tessuto imprenditoriale di riferimento si rivolga raramente al servizio
pubblico per attività connesse al reclutamento, il che restringe sensibilmente il campo
d’azione dei Servizi all’impiego quanto a rapporti con le aziende. In alcuni casi (Cpi di
Nuoro) si è tentato di costruire partnership con altri attori territoriali; in particolare si
intendeva sottoscrivere un protocollo d’intesa con il Provveditorato, i Centri di
formazione, la provincia e i datori di lavoro, ma diverse sono state le manifestazioni di
dissenso proprio da parte di questi ultimi, prevalentemente interessati a forme contrattuali
oggetto di esenzioni, agevolazioni o sgravi fiscali.
In diverse realtà in cui operano i Cpi meridionali, si rileva, quale tipologia di
imprenditoria più diffusa, quella a conduzione familiare, costituita, dunque, da microimprese, con al massimo cinque-sei dipendenti che si reclutano facilmente attraverso
relazioni di tipo amicale/informale.
Anche le attività di mediazione e incontro domanda-offerta si presentano come
marginali o circoscritte alla mera raccolta delle richieste; l’unico contatto finalizzato
all’effettivo collocamento dei candidati avviene con le Società di fornitura di lavoro
temporaneo cui vengono regolarmente forniti gli elenchi degli iscritti: ciò testimonia
come anche nel Mezzogiorno il legame tra Spi e Agenzie interinali stia evolvendosi nel
senso di considerare queste ultime alla stregua di veri e propri “datori di lavoro” piuttosto
che competitors sul mercato dell’intermediazione di manodopera.
Nel Sud del paese, i servizi di consulenza alle imprese continuano ad essere
fortemente condizionati da problemi di ordine logistico. Significativo, a tal proposito,
appare il caso del Cpi di Catanzaro, stretto nei vincoli derivanti dalla modesta dotazione
strumentale ed informatica, tanto che l’intervistato ha dichiarato che per gran parte delle
attività “… ci si muove ancora con il cartaceo”. Allo stesso modo si esprimono i
responsabili siciliani, come quello della Scica di Carini (PA), di Casteltermini (AG), di
Leonforte (EN), di Sciacca (AG), dove di riferisce che non esistono spazi destinabili ai
colloqui.
38
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Ricorrente, da questo punto di vista, è l’auspicio degli intervistati affinché siano
predisposte nuove sedi, adeguate all’erogazione di un certo standard di “servizi
avanzati”.
In mancanza di ciò ed in carenza di risorse finanziarie e professionali ad hoc, la
necessità di far fronte alla “concorrenza” con gli operatori privati e, dunque, di adottare
nuove tecniche gestionali ed approcci organizzativi, fa sì che in diversi casi si sia affidata
a terzi (outsourcing) la gestione dei sevizi alle imprese ritenuti più sofisticati e, dunque,
“strategici” nel mutato scenario di riferimento.
Si rilevano, invece, rapporti consolidati soprattutto con i consulenti delle imprese, in
genere identificati nella figura professionale del commercialista; in questi casi, il servizio
è generalmente definito come ben avviato e l’interesse delle aziende si manifesta quasi
esclusivamente nei confronti delle forme più convenienti di incentivazioni alle assunzioni
(quali credito d’imposta, sgravi fiscali e contributivi, cumulabilità delle agevolazioni,
ecc.).
In definitiva, i rapporti con l’apparato produttivo locale appaiono piuttosto
frammentati e per lo più mediati dai consulenti dell’azienda. In alcune realtà, si è
delineata la presenza di attività consulenziali di tipo prevalentemente informale, erogate
dai Cpi sulla base di conoscenze personali dei responsabili, e che si affiancano a quelle
istituzionalmente previste ma non strutturate e pertanto scarsamente “riconoscibili”.
Sembrano, comunque, emergere realtà incoraggianti, contrassegnate dalla volontà dei
Cpi meridionali di stabilire (e/o consolidare, qualora già avviati anche solo a livello
informale) i rapporti col tessuto produttivo, in particolare con il mondo delle piccole e
medie imprese che connota significativamente gran parte delle aree lucane e calabresi.
Si registra, in particolare, una generale consapevolezza che, affrontando le difficoltà
aziendali di reperimento del personale in maniera preventiva, in termini cioè di analisi
dell’evoluzione dei fabbisogni del mercato, aumentano proporzionalmente le possibilità
di successo anche dei candidati alla ricerca di occupazione. Una novità di carattere
sperimentale sul tema si registra presso il Cpi di Noci (BA), il quale ha predisposto un
Osservatorio sul mercato del lavoro, con compiti di monitoraggio costante del territorio,
sondandone dinamiche ed esigenze socio-occupazionali, e, in seconda istanza, di
produzione e divulgazione di statistiche periodiche che assumono, per l’utenza, carattere
non solo informativo ma anche orientativo rispetto al mercato del lavoro locale. Un
progetto analogo, anch’esso in fase sperimentale, si rivolge in via specifica al mondo
imprenditoriale, prevedendo la predisposizione di un’apposita banca dati dei relativi
“fabbisogni”, allo scopo di agevolare e rendere più efficace l’attività degli orientatori
rispetto all’avvio di percorsi di inserimento professionale (stages, tirocini e apprendistato,
in particolare) 8 . Sul versante del miglioramento delle competenze del personale per
quanto riguarda i servizi alle imprese, si possono registrare diverse iniziative.
8
Sono circa 200 le aziende che si sono ad oggi avvicinate a questo servizio.
39
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Presso il Cpi di San Gavino Monreale è stato realizzato un ciclo di seminari volti a
trasmettere agli operatori pubblici la conoscenza del mercato del lavoro locale, in termini
di composizione e funzionamento, e le professioni/qualifiche maggiormente richieste dalle
imprese/utenti.
Tra i progetti di formazione del personale, particolarmente interessanti appaiono quelli
avviati dalla regione Basilicata, riguardanti la cultura d’impresa e i processi di
internazionalizzazione, allo scopo di trasmettere agli operatori pubblici la conoscenza di
approcci di stampo privatistico, armonizzando in tal modo il proprio linguaggio con
quello aziendale.
Sotto tale profilo, diversi sono i Cpi che stanno formando figure professionali ad hoc,
come quella dei promoter, con l’obiettivo non solo di promuovere i servizi sul territorio,
divulgandone il più possibile la conoscenza, ma anche e soprattutto strutturare un dialogo
sistematico e “sintonico” con le aziende: essenziale è, infatti, per un servizio all’impiego
(tanto pubblico quanto privato) condividere con i propri interlocutori un certo
“linguaggio” (logiche, approcci, comportamenti).
Ciò testimonia la consapevolezza da parte dell’operatore pubblico che l’impresa nutre
nei suoi confronti esigenze ed aspettative analoghe a quelle che i suoi clienti manifestano
verso di essa: un’offerta efficiente, tempestiva e variegata di servizi, adattabili ai
fabbisogni che di volta in volta si presentano, rispetto ai quali modulare e personalizzare
i servizi stessi.
40
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
3. ELEMENTI
DEL
ORGANIZZAZIONE
MONITORAGGIO
PER
STRUTTURE
ED
3.1 Logistica e sedi
Nelle pagine che seguono verrà passato velocemente in rassegna lo stato delle sedi e
delle dotazioni (arredi, suppellettili, ecc.) dei Centri per l’impiego nelle aree
dell’Obiettivo 1 prendendo in esame i dati quantitativi relativi alle condizioni fisiche ed
alla funzionalità e le valutazioni di carattere qualitativo espresse dai responsabili delle
strutture visitate nel corso della primavera 2003.
Come rilevato nei precedenti monitoraggi, una semplice analisi di grandezze
quantitative, infatti, non sarebbe sufficiente a dar ragione di un percorso di costante
adeguamento delle dotazioni logistiche e strutturali agli standard funzionali definiti ai
livelli nazionale e locale, che vede costantemente impegnate – pur con finalità e gradi di
implementazione ancora differenziate lungo l’arco Nord-Sud, – le amministrazioni
provinciali. Un primo elemento da cui far partire l’analisi delle sedi e della logistica nei
Cpi visitati attiene alle loro condizioni oggettive, in particolare ad alcuni aspetti che – ad
una osservazione comparata – delineano il grado di fruibilità dei Centri per l’impiego da
parte dell’utenza. Le tabb. 13, 14 e 15 riportano i dati relativi a due diverse chiavi di
osservazione della fruibilità: la raggiungibilità delle sedi Cpi da parte dell’utenza (sia
ricorrendo ai mezzi pubblici che ad un veicolo privato, tabb. 13 e 14) e l’accessibilità
delle stesse, misurata attraverso la presenza o meno di barriere architettoniche (tab. 15).
Tab. 13 - Cpi regioni Obiettivo 1: raggiungibilità con i mezzi pubblici
Raggiungibilità mezzi pubblici
Ottima
Regioni Ob. 3
Regioni Ob. 1
Italia
Buona
Mediocre
Scarsa
Totale
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
112
15
127
33,2
7,5
23,6
139
110
249
41,2
55,0
46,4
60
26
86
17,8
13,0
16,0
26
49
75
7,7
24,5
14,0
337
200
537
100,0
100,0
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
41
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Tab. 14 - Cpi regioni Obiettivo 1: possibilità di parcheggiare agevolmente
Parcheggio agevole
No
Regioni Ob. 3
Regioni Ob. 1
Italia
Sì
Totale
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
114
72
186
33,9
36,0
34,7
222
128
350
66,1
64,0
65,3
336
200
536
100,0
100,0
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Tab. 15 - Cpi regioni Obiettivo 1: presenza di barriere architettoniche
Presenza barriere architettoniche
No
Regioni Ob. 3
Regioni Ob. 1
Italia
Sì
Totale
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
225
78
303
67,2
39,0
56,6
110
122
232
32,8
61,0
43,4
335
200
535
100,0
100,0
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Presi nel complesso, i dati riportati descrivono una situazione che potrebbe essere
definita “in chiaroscuro”, con valori specifici e gradazioni a volte assai differenti a
seconda dei singoli aspetti osservati.
Come attestato dalle tabb. 13 e 14, più del 60% delle sedi risulta agevolmente
raggiungibile dagli utenti, restituendo un profilo certamente sovrapponibile a quello
nazionale. Nel caso in cui i cittadini ricorrano all’utilizzo del proprio autoveicolo, in quasi
due Cpi su tre avranno, infatti, la possibilità di parcheggiare agevolmente nei pressi del
Centro; nel caso in cui l’utenza faccia ricorso al mezzo di trasporto pubblico, circa il 62%
delle sedi nelle regioni considerate offre una buona raggiungibilità: è il caso, ad esempio,
del Cpi di Catanzaro – che all’epoca della nostra rilevazione si presentava come un
“cantiere aperto”, essendo in corso i lavori di ammodernamento – la cui sede, come
osservato dal responsabile “…è facilmente raggiungibile perché abbiamo la stazione
della funicolare e della Calabro lucana a meno di 50 metri da qui, nonché servizi di
pullman che fermano in prossimità del Cpi”; oppure del Cpi di Termoli (CB), anch’esso
ubicato in posizione per così dire “strategica” nei pressi della fermata dei mezzi pubblici.
L’analisi del dato relativo alla presenza di barriere architettoniche (tab. 15), permette
di completare questo primo livello di osservazione relativo alla fruibilità delle sedi, e di
introdurre qualche elemento di riflessione sul loro grado di funzionalità. A questo aspetto
è possibile, in parte, associare quello della più o meno recente epoca di costruzione degli
stabili, ovvero del loro ammodernamento nel corso degli ultimi anni, coincidenti con il
periodo di messa a regime della riforma. Sotto questo profilo l’analisi della situazione
42
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
logistica dei Cpi delle regioni Obiettivo 1 evidenzia andamenti più critici: con 61 sedi su
100 ancora caratterizzate dalla presenza di barriere architettoniche, appare chiaro che il
versante dell’adeguamento strutturale delle sedi costituisce un terreno sul quale occorre
investire ancora in tempi rapidi e sul quale si indirizza, come si avrà modo di vedere, lo
sforzo delle amministrazioni provinciali, seppure con risultati alterni.
All’osservazione delle condizioni oggettive dei locali presso i quali sono ubicati i
Centri per l’impiego, si affianca, tradizionalmente nelle nostre rilevazioni, una
valutazione da parte dei responsabili intervistati, sull’adeguatezza degli stessi alle
funzioni prescritte dalla riforma e ai carichi effettivi di lavoro quotidiano: si tratta di un
giudizio espresso da interlocutori privilegiati, addetti ai lavori, che degli aspetti
prettamente operativi e quotidiani dell’attività del Centro hanno consapevolezza diretta.
Le valutazioni espresse dagli intervistati sono state poi codificate secondo tre modalità
di osservazione (“sufficiente”, “ristrutturabile”, “non ristrutturabile”), e riportate nella
sottostante tab. 16.
Tab. 16 - Cpi regioni Obiettivo 1: adeguatezza delle sedi
Adeguatezza delle sedi
Sufficiente
Regioni Ob. 3
Regioni Ob. 1
Italia
Ristrutturabile
Non ristrutturabile
Totale
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
207
67
274
61,6
33,3
51,0
96
70
166
28,6
34,8
30,9
33
64
97
9,8
31,8
18,1
336
201
537
100,0
100,0
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Complessivamente, a livello nazionale si apprezza una valutazione di sufficiente
adeguatezza per poco più della metà delle strutture (51%), mentre ampi margini di
miglioramento sono prospettati dalla consistenza (quasi un terzo) della quota di strutture
ritenute “ristrutturabili”: a queste, infatti, corrispondono realtà che, attraverso interventi di
ammodernamento e razionalizzazione degli spazi da un lato, e di rifacimento del layout e
delle suppellettili di arredamento dall’altro, possono essere condotte a livelli di
funzionalità più adeguati di quelli riscontrati al momento della rilevazione.
Seppure in queste prime due modalità di osservazione ricada circa l’80% di sedi Cpi,
ad un’analisi disaggregata per aree territoriali si conferma 9 la permanenza di profili
funzionali differenti nelle diverse ripartizioni geografiche con una condizione di evidente
9
Cfr. Gilli D., (a cura di), Monitoraggio Spi 2001. Analisi di profondità dei Centri per l’impiego: per
target, per funzioni e per strutture, in “Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche per l’impiego” n.
1/2002, nonché Gilli D., (a cura di), Monitoraggio Spi 2002. Analisi di profondità dei Centri per
l’impiego: per target, per funzioni e per strutture, in “Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche
per l’impiego” n. 6/2002.
43
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
disagio nelle aree dell’Obiettivo 1, nelle quali la ripartizione nelle diverse modalità di
osservazione appare diversa, con solamente il 33,3% delle sedi ritenute idonee.
Permane inoltre nelle regioni Ob.1 circa un terzo di strutture ritenute del tutto
inadeguate: nella maggior parte dei casi si tratta di vecchie sedi delle Sezioni
circoscrizionali per l’impiego, magari ubicate in stabili di non recente costruzione e
organizzate al loro interno ancora con la distribuzione degli spazi tipica del vecchio
collocamento, ovvero ospitate in spazi provvisori, ricavati presso da scuole,
circoscrizioni, municipi.
Si tratta spesso di realtà nelle quali è osservabile una sorta di convivenza tra una
vecchia organizzazione degli spazi (non mancano esempi di Cpi ancora con il vecchio
bancone a vetri) e il tentativo di organizzare e far emergere una pratica innovativa nel
rapporto con l’utenza legata all’erogazione delle funzioni ascritte ai Spi.
Vale la pena osservare come, rispetto alle rilevazioni degli anni passati, alla
valutazione di inadeguatezza delle strutture corrisponda sempre più la previsione di un
trasloco a breve/medio termine in strutture già individuate o per trasferirsi nelle quali si
attende il completamento dei lavori di ristrutturazione: un simile scenario è ravvisabile
nei casi di Catanzaro (come già osservato), di Crotone (si sta aspettando la consegna
della nuova sede) S.Angelo dei Lombardi (AV), Teano (CE), S.Gavino Moreale (CA),
all’interno di un panorama molto articolato, che comprende anche situazioni nelle quali le
previsioni risultano più diluite nel tempo ed alle volte condizionate da frizioni tra i diversi
livelli amministrativi che finiscono con il prolungare i tempi di attesa.
Un ulteriore elemento da mettere in luce, emerge incrociando i dati riportati nella tab.
16 con quelli relativi alle prime tre tabelle, dalle quali è stato tracciato un profilo delle
condizioni oggettive delle strutture Cpi. È interessante notare come, almeno in parte,
proprio lo stato delle sedi, ed in particolare i motivi della fruibilità dei Cpi da parte
dell’utenza, incidano nella valutazione di adeguatezza espressa: circa il 78% delle sedi
ritenute “adeguate” dai responsabili Cpi non presentano barriere architettoniche, mentre
quasi il 77% delle sedi “adeguate” o adeguabili attraverso interventi di ammodernamento,
sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici.
Se uno degli obiettivi culturali della riforma dei Spi consisteva nell’introdurre presso
gli uffici pubblici un maggiore orientamento verso l’utenza, abbandonando la vecchia
logica notarile e burocratica, questi primi elementi emersi sembrano confermare
un’attenzione crescente (ed in molte realtà più che strutturata) verso queste esigenze
quanto meno in termini di fruibilità delle sedi – e conseguentemente di accessibilità ai
servizi.
Le strategie a sostegno della logistica e delle sedi Cpi non si esauriscono nella
predisposizione di interventi a favore del singolo Centro, ma assumono rilevanza a livello
territoriale quando sono rivolte al miglioramento della fruibilità da parte dell’utenza e al
potenziamento dell’offerta di servizi attraverso formule di supporto logistico che
coinvolgono le amministrazioni comunali o circoscrizionali (nel caso dei grandi centri
urbani), ovvero altri soggetti attivi sul fronte dell’erogazione di politiche attive, presenti
44
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
sul territorio. Nel corso degli anni è invalsa la tendenza da parte delle amministrazioni
provinciali ad utilizzare, sottoforma di sportelli o sedi distaccate dei Cpi, le vecchie sedi
Scica, dismesse a seguito dell’istituzione dei Centri per l’impiego, o i recapiti periodici ad
esse afferenti, al fine di garantire un’offerta di servizi ancor più decentrata, aggirando in
tal modo, difficoltà di natura geografica o infrastrutturale legate al territorio.
Tali sedi erano generalmente adibite a compiti di natura amministrativa e servizi
adempimentali. Con la progressiva messa a regime dei sistemi locali Spi e l’introduzione
dei dispositivi legati al dl 181/2000 e al dl 297/2002, anche nelle realtà dell’Obiettivo 1 si
comincia ad intravedere una tendenza (già più marcata nel resto del paese) all’evoluzione
nell’offerta di servizi più evoluti delle sedi distaccate e degli sportelli. In alcuni casi tali
strutture sono dedicate a servizi a sostegno di attività vocazionali del territorio, come, ad
esempio nella sede distaccata del Cpi di Melfi a Lavello che rappresenta – secondo gli
intervistati – “un vero e proprio Centro per l’agricoltura”. In altri casi osservati, le sedi
distaccate o gli sportelli attivati nell’ambito dei bacini d’utenza offrono una parte dei
servizi già erogati dal Cpi da cui dipendono. Un esempio in tal senso è costituito dalle
sedi decentrate del Centro per l’impiego di Noci (BA), a conferma del fatto che le finalità
alla base della scelta, da parte delle amministrazioni provinciali, di implementare una rete
di strutture decentrate che supporti e moltiplichi la possibilità di erogazione delle attività
dei Spi possano essere individuate in un più capillare radicamento nel territorio attraverso
un’offerta costante e dedicata di servizi per l’utenza: “Il Cti di Noci opera attraverso tre
sedi decentrate e uno sportello periodico. Presso le sedi decentrate è possibile usufruire
di ogni tipo di servizio e questo agevola molto l’utenza, che in questo modo non è
costretta a spostarsi. (…) Inoltre, il personale operante presso queste sedi vi lavora in
maniera esclusiva ed è quindi sempre a disposizione dell’utenza”.
3.2 Il personale
Poche le variazioni registrate – rispetto alle rilevazioni effettuate in precedenza – nella
distribuzione del personale dei Centri per l’impiego.
Quasi la metà degli addetti opera nei Centri per l’impiego del Mezzogiorno dove si
rilevano anche la maggior parte dei contratti atipici (interessano il 21,8% degli addetti).
La flessibilizzazione del lavoro riguarda in particolare le donne, che sono particolarmente
numerose tra i collaboratori, i consulenti ed il personale a tempo determinato.
Si è ampiamente già osservato nei precedenti rapporti di monitoraggio come
l’insufficienza di personale rappresenti un dato “storico” del sistema dei Servizi per
l’impiego, spesso preesistente al trasferimento di competenze a regioni e province, e
talvolta aggravato dal problema del decentramento. Quella rilevata rappresenta una
risposta non ancora adeguata alle esigenze di contesto e agli obiettivi che caratterizzano la
riforma in atto se si considera che il 55% dei Centri per l’impiego denuncia una
45
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
persistente insufficienza di personale.
La situazione riscontrata nelle aree Ob.1, però, da questo punto di vista, appare meno
critica del dato nazionale. Il 64% dei Centri del Sud, infatti, evidenzia una dotazione di
personale giudicata sufficiente rispetto alle esigenze del servizio (tab. 17).
Tab. 17 - Adeguatezza numerica del personale dipendente - valori assoluti e %
No
Regioni Ob. 1
Italia
Sì
Totale
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
72
297
36,0
55,3
128
240
64,0
44,7
200
537
100,0
100,0
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
Si segnala, di converso, una diffusa esigenza di figure professionali attualmente non
disponibili, destinate all’erogazione di quei servizi nuovi che necessitano di professionisti
non presenti tra le risorse umane “ereditate” dal sistema del collocamento precedente.
Per acquisire nuove competenze i Centri hanno percorso un doppio binario
procedendo, da un lato, alla riqualificazione del personale e ricorrendo, dall’altro a
consulenti e operatori esperti assunti secondo varie modalità contrattuali (in prevalenza
collaborazioni, più di recente, lavoro interinale e, in alcuni, rari casi, stage e tirocini). Ad
essere giudicate indispensabili le professionalità finalizzate al potenziamento
dell’occupabilità e sostegno nella ricerca attiva di lavoro. Si osserva, infatti, una forte
richiesta di orientatori, ma anche di addetti alla promozione dell’inserimento lavorativo,
di specialisti nel bilancio delle competenze e, di converso, di consulenti per le imprese, di
operatori dell’incontro domanda-offerta di lavoro, di esperti in preselezione, di addetti
alle attività di tutorship e accompagnamento al lavoro. Inoltre, per far fronte ai
cambiamenti verificatisi e nelle caratteristiche dell’utenza e dei suoi fabbisogni viene
anche richiesta la presenza di interpreti e mediatori culturali.
Riteniamo che la figura dello psicologo sia indispensabile nei Cpi, soprattutto per
l’obbligo formativo e per i disabili, in quanto può svolgere un lavoro molto più
professionale rispetto a noi: può entrare nell’io dell’utente e capire meglio quali sono le
sue inclinazioni naturali e quindi agire meglio. Noi ci adattiamo, facciamo dei corsi
specifici e abbiamo senza dubbio le capacità, però se ci fosse una figura professionale di
questo tipo se ne avvantaggerebbe tutto il Centro. Per quel che riguarda le novità
intervenute, possiamo dire che ci sono state le assegnazioni delle aree e quindi le nostre
competenze sono aumentate: non è che vengono rispettate in maniera rigida ma sono
abbastanza flessibili in quanto tutti ci adattiamo a fare qualsiasi tipo di lavoro ed il più
delle volte alcune cose le si lascia alla nostra iniziativa. Non si prevedono cambiamenti
per il breve e medio periodo. Come ho già detto, abbiamo segnalato l’assenza di una
persona responsabile dell’accoglienza e stiamo aspettando il personale dei Cop (Cpi di
46
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Sant’Angelo dei Lombardi).
La richiesta di figure professionali in grado di curare servizi specializzati convive con
una diffusa attitudine alla polifunzionalità che, in alcuni casi, sembra rappresentare una
scelta consapevole finalizzata al miglioramento del lavoro degli addetti ai Cpi attraverso
interventi di job rotation: “Compatibilmente con le capacità professionali dei dipendenti
– affermano nel Cpi di Battipaglia (SA) – si opera una sorta di rotazione periodica nelle
funzioni espletate”, o ancora: “Da noi – afferma il responsabile del Cpi di Telese Terme
(BN) – si cerca di affidare mansioni adeguate alle qualità e alle caratteristiche di ogni
singolo dipendente, nel rispetto di una impostazione che tende però a non settorializzare
troppo le sfere funzionali e di competenza. In tal modo, si ritiene anche di dover superare
il problema, che riguarda però solo una minoranza di addetti, di scarsa motivazione e
propensione al cambiamento delle impostazioni lavorative”. In altri casi, tale opzione è
motivata dal buon livello professionale: “Il personale è dotato di alte competenze sia
riguardo al lavoro amministrativo, sia alle nuove funzioni. Quindi tutti sono in grado di
fare tutto e, all’occorrenza, tutti fanno tutto”.
3.3 Dotazioni informatiche e reti
Tutti i Cpi hanno registrato in questi anni miglioramenti nella dimensione tecnologica
a disposizione delle strutture. Dalla lettura dei risultati circa l’osservazione delle risorse e
strumentazioni informatiche in dotazione alle sedi operative è interessante osservare
come, al di là della rilevazione delle grandezze fisiche e del loro grado di funzionalità,
esse abbiano consentito di rafforzare l’efficienza e migliorare l’immagine dei servizi
offerti.
Cpi di Crotone: “Attualmente i computer sono 20, di cui 14 sono in rete locale. I 20
computer sono gestiti da un server, tramite il quale è possibile l’accesso ad Internet per
tutti i computer ad esso collegati. Quindi, tutti i computer sono connessi ad Internet, che
serve per l’aggiornamento periodico del portale di cui noi siamo forniti, oltre che per
aggiornamento su offerte di lavoro, per la consultazione, per la posta elettronica, serve
per tutto. Il numero di postazioni attualmente presenti è da ritenersi adeguato per
l’esplicazione dei servizi connessi al Cpi. In ogni caso, prevediamo per il breve-medio
periodo la definitiva messa in rete di tutte le informazioni utili all’utenza e alle aziende,
nonché la definizione del DB degli stessi. Abbiamo dovuto attendere parecchi mesi dalla
richiesta di rinnovamento delle attrezzature informatiche alla messa in opera definitiva
delle stesse; inoltre ci siamo dovuti dotare di figure esperte capaci di gestire e di mettere
in rete i computer. Comunque, va detto che la provincia ha dimostrato sempre ampia
disponibilità per la realizzazione della riforma”.
47
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Cpi di Ariano Irpino: “Quando la sede è stata inaugurata era già dotata di
postazioni informatiche, solo che ancora non sono collegate in rete tra di loro anche se
c’è la predisposizione. Oggi stanno lavorando per l’installazione di Internet e credo che
a giorni collegheranno anche i computer presenti in rete; inoltre, si parla anche del
collegamento con gli enti superiori quali la provincia, la regione e i centri di
elaborazione come quello di Pomezia”.
Altre situazioni si presentano decisamente diverse:
I computer ce li siamo comprati noi e li ripariamo a nostre spese. Anche il
collegamento ad Internet è qualcosa che abbiamo fatto noi, così come montare la rete.
Tutto a nostre spese, per poter lavorare un minimo (Scica di Carini).
Solo da poco, dopo un periodo di attesa di otto mesi, si è riusciti ad avere una
fotocopiatrice e ancora non abbiamo a disposizione computer adeguati e collegati in rete
(esisteva una rete interna che è saltata così come il software che attualmente non è in
funzione) e di conseguenza è andata perduta anche la banca dati degli utenti; pertanto si
lavora solo ed esclusivamente sul cartaceo e con mezzi inadeguati (un Cpi della
Campania).
Un dato interessante è quello relativo alla gestione degli archivi. Una panoramica
rispetto alle piattaforme software utilizzate dai Centri per l’archiviazione delle posizioni
mostra che la più diffusa (nel 76,8% dei casi) è senz’altro quella fornita dal Ministero del
lavoro, Netlabor, presente in numerose versioni, spesso differenti da provincia a provincia,
con relativo differenziale di funzionalità: versioni diverse spesso corrispondono ad
aggiornamenti differenti resisi necessari per adeguare l’applicativo alle esigenze di
gestione e archiviazione dei Centri nonché alle variazioni della normativa vigente.
Il ricorso alla modalità di aggiornamento in tempo reale degli archivi permette
un’effettiva integrazione tra modalità di lavoro tradizionale e utilizzo delle potenzialità
espresse dalle dotazioni e dai supporti informatici.
In questa direzione, le possibilità offerte da Internet hanno senz’altro allargato lo
spettro di azione permettendo di accedere facilmente alle informazioni istituzionali dal
livello locale a quello comunitario, potendo reperire materiale normativo ed istituzionale
oggi facilmente accessibile. La tab. 18 prende in considerazione l’universo dei Cpi che
hanno dichiarato la presenza di un collegamento ad Internet; questa domanda permette di
cogliere la capillarità di diffusione del sistema che, anche se solo come collegamento
attivo, è presente nel 70% dei Centri.
48
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
3.3.1
Reti ed infrastrutture informatiche
Il disegno complessivo del Sil, che assume, a partire dalla recente riforma del mercato
del lavoro, la forma di “Borsa continua del lavoro”, prevede la realizzazione di una rete
unitaria e integrata di strumenti, servizi, informazioni e documentazione, costituita da una
pluralità di banche dati, coordinate e interoperanti, che condividono le informazioni
relative alla domanda e all’offerta di lavoro.
I “nodi” che costituiscono la base del sistema sono quelli regionali, ai quali
afferiscono quelli provinciali, le banche dati di tutti i soggetti accreditati, delle università,
le richieste e le offerte di operatori, aziende, cittadini. Ecco una ragione di più per
accertare la funzionalità delle reti informative tra Centri per l’impiego ed amministrazioni
provinciali e regionali; si tratta infatti delle infrastrutture di base per costruire
rapidamente la rete integrata (tab. 18).
Nelle regioni dell’Obiettivo 1, solo il 12,9 % dei Cpi è collegato con la propria
provincia, a conferma di una situazione ancora arretrata: una percentuale non molto
maggiore (19,5%) risulta connessa in rete con la regione. Limitata è, infine, la presenza di
reti con altri soggetti (11,9 %). Sempre nella tab. 18 si offre una lettura sullo stato
dell’arte. Attualmente, a livello provinciale, la percentuale relativa alla presenza di
archivi condivisi è di solo il 13,5%.
Tab. 18 - Cpi per area geografica: presenza di collegamento ad Internet, presenza di collegamenti
in rete e presenza di archivi condivisi localmente - valori assoluti e %
No
Sì
Totale
V. a.
%
V. a.
%
V. a.
%
61
29,9
144
70,1
205
100,0
Presenza reti con regione
Regioni Ob. 1
165
80,5
40
19,5
205
100,0
Presenza reti con provincia
Regioni Ob. 1
179
87,1
26
12,9
205
100,0
Presenza reti con altri soggetti
Regioni Ob. 1
181
88,1
24
11,9
205
100,0
Presenza di archivi condivisi localmente
Regioni Ob. 1
177
86,5
28
13,5
205
100,0
Presenza di collegamento ad Internet
Regioni Ob. 1
Fonte: Isfol, monitoraggio 2003.
La lettura degli studi di caso mostra, tuttavia, uno scenario in movimento: per quanto
riguarda gli scambi tra regioni, ad esempio, a Matera pur se ancora assente il
collegamento in rete con soggetti esterni, è prevista con la regione Toscana, attualmente
convenzionata con la regione Basilicata, la dotazione della rete nell’ambito del progetto
49
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Idol; così come a Catanzaro dove la provincia ha acquistato, attraverso una convenzione
con la provincia di Milano, il sistema denominato Job-pilot, che andrà a breve a sostituire
il Netlabor, e che permetterà al Cpi di scaricare le assunzioni e i licenziamenti
direttamente dalle aziende e dai consulenti. Comunque, affinché venga attivato questo
servizio Intranet, le aziende dovranno stipulare una convenzione con il Cpi.
In Calabria, presso la provincia di Crotone, tramite Italia Lavoro, con il progetto Spin,
è in costruzione una rete informativa tra Inps, Inail, Camera di commercio e Cpi, in
coerenza con il D.lgs. 297/02 che in materia di comunicazione obbligatoria prevede, in
caso di instaurazione del rapporto di lavoro, la contestuale comunicazione a Inail e Inps.
Nella regione Puglia è attivo il sistema Retelavoro, che consente on-line l’incontro
della domanda e l’offerta di lavoro; il servizio è gratuito e organizzato attraverso
protocolli di intesa tra soggetti che si occupano di istruzione, formazione e occupazione.
Nella provincia di Brindisi è stato realizzato un archivio elettronico contenente le
schede anagrafiche e professionali degli iscritti ai Servizi per l’impiego; le informazioni
ivi contenute sono consultabili esclusivamente dagli operatori dei Cpi che si dedicano
anche all’inserimento delle vacancies, pubblicandole nel contempo sul sito web, dove, tra
l’altro, è attiva una sezione dedicata alle imprese, con natura essenzialmente infodivulgativa sulla legislazione del lavoro ed assistenza nella gestione delle pratiche
burocratiche. L’ambito delle innovazioni nei servizi on-line sinora portate a compimento
per il quale i Cpi della provincia si segnalano particolarmente attiene alla pubblicazione
delle offerte di lavoro e di formazione professionale, al collocamento obbligatorio, alla
sezione informativa su normativa, procedure e modulistica di settore.
I Cpi della provincia di Campobasso offrono, tra i servizi on-line, un portale
telematico che pubblicizza, a livello provinciale, l’offerta di lavoro e quella formativa. A
tal fine è stato previsto un Coordinatore incaricato di validare le informazioni pubblicate,
affiancato da una rete di referenti (in servizio presso i Cpi), giornalisti professionisti,
orientatori e grafici.
Il portale si caratterizza per un’indubbia facilità di accesso, tale da consentire a
qualsiasi struttura interessata (pubblica e privata) di essere coinvolta nelle varie iniziative
attraverso una procedura di accreditamento presso la struttura provinciale di
coordinamento dei Cpi.
Anche l’Agenzia Molise Lavoro mette a disposizione degli utenti un sito
(www.agenziamoliselavoro.it) che aggiorna su varie tematiche del mondo del lavoro, in
particolare vengono inserite offerte di lavoro, bandi o concorsi con la possibilità di
scaricare moduli, documenti e statistiche varie. L’aggiornamento avviene con cadenza
mensile; il sito ha raggiunto in un anno più di 40.000 contatti.
In provincia di Caserta, sul sito web dell’amministrazione, si segnala uno spazio
dedicato alle imprese, nel quale compaiono anche i links alle aziende che hanno divulgato
vacancies, informazioni di dettaglio sulle ricerche di personale ed una rassegna stampa
delle principali offerte di impiego pubblicate sui quotidiani.
L’Assessorato al lavoro del comune di Salerno ha elaborato il sito www.preokkupati.it
50
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
che permette agli utenti di registrarsi in una banca dati on-line anche senza recarsi presso il
Cpi. Il sito fornisce gli orari di apertura ed elenca i servizi erogati dal Cpi. È stato inoltre
attivato il servizio “Preokkupati in strada”, per l’orientamento al lavoro, attivato presso
stand e manifestazioni al fine di essere più vicini agli utenti.
I progetti segnalati sono la testimonianza dell’obiettivo comune di passare alla
costruzione di una rete di servizi, dove i Centri per l’impiego possono essere collegati con
tutti gli attori del mercato del lavoro locale e i cittadini e le imprese possano trovare un
sistema efficiente e innovativo per incontrarsi. Nelle regioni del Sud il percorso da fare è
ancora molto lungo; agli investimenti in dotazioni tecnologiche ed in infrastrutture
telematiche occorre affiancare un sistema di formazione specifica per il personale, attività
di riorganizzazione territoriale dei servizi, anche utilizzando, come già hanno fatto
diverse amministrazioni, l’esperienza e le soluzioni già sperimentate con successo in altri
contesti. In questo processo di trasferimento le Agenzie del Ministero del lavoro stanno
provando di poter funzionare bene per l’individuazione e l’adattamento di strumenti e
moduli organizzativi.
3.4 La formazione degli operatori dei Spi nelle regioni Ob.1
Uno degli aspetti fondamentali del rinnovamento dei Servizi pubblici per l’impiego è
rappresentato dal nesso che si sta sviluppando tra processi formativi, qualificazione delle
risorse umane, mercato del lavoro locale e organizzazione dei servizi da erogare
all’utenza. Una delle criticità persistenti per il miglioramento dei Spi, infatti, è
rappresentata proprio dalla non sufficiente dotazione delle risorse umane, dal loro carico
lavorativo, dalla loro distribuzione e organizzazione e dalla necessità di riqualificazione e
di aggiornamento costante.
Anche se in molte aree del Sud, la modernizzazione del sistema pubblico di gestione
del mercato del lavoro non può dirsi completamente avvenuta, l’esigenza di organizzare
una formazione di buon livello e individualizzata è diffusa e fortemente sentita, anzi, a
volte, proprio le difficoltà incontrate hanno rappresentato uno stimolo, perché appare
sempre più evidente come una buona attuazione della riforma parta anche dalle nuove
capacità professionali degli operatori.
3.4.1
L’offerta formativa
Le informazioni relative all’offerta formativa e al fabbisogno emerse dalla nostra
indagine risultano variegate e strettamente legate alla diversità dei contesti esaminati: si
individuano, dunque, numerose tematiche, metodologie e soluzioni offerte, tutte
fortemente caratterizzate dalle peculiarità socio-economiche delle singole regioni e aree
geografiche, oltre che dal modello organizzativo, con interventi di formazione sempre più
51
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
specializzati e qualificati. Nella varietà delle situazioni di contesto, quanto ad assetti
organizzativi e performance relative all’erogazione dei servizi, si va da sistemi molto
strutturati, che fanno dell’ente regione il perno del sistema, come nella Basilicata, a
sistemi che vedono coesistere il vecchio e il nuovo come in Calabria, Sicilia e
Sardegna.
In generale in tutte le regioni si opera nel quadro del Fse, che costituisce lo strumento
principale di programmazione delle azioni di supporto ai Spi, sia sotto forma di interventi
formativi/consulenziali che sotto forma di dotazioni strumentali e logistiche. Gli
interventi più recenti sono caratterizzati da progetti finalizzati a implementare
competenze specialistiche – quali la conoscenza della normativa e della legislazione,
come in Calabria; o a creare nuove figure, quali gli psicologi del lavoro; o a rafforzare
aspetti particolari del sistema dei servizi, quali la comunicazione verso l’esterno
attraverso corsi di comunicazione come in Campania.
Altri casi interessanti li troviamo in Basilicata, a Matera, dove il personale del Cpi ha
partecipato a diverse attività formative; in particolare, a corsi di inglese e di informatica
che si sono svolti presso la Ageforma Spa (Agenzia provinciale per l’orientamento e la
formazione professionale) e al progetto Caravelle sul decentramento dei Spi. Da parte dei
partecipanti non è facile dare un giudizio sulle attività svolte: “Dal momento che non
abbiamo messo in pratica ciò che abbiamo imparato con i corsi di formazione, non
saprei giudicarne l’adeguatezza. A me sono sembrati completi. Rispetto ai corsi degli
anni precedenti sono stati superiori in numero e mirati a farci capire cosa dobbiamo fare
per attuare la riforma”. Una esperienza valutata molto positivamente è quella di uno
scambio di esperienze con l’estero:
“... Si trattava del progetto Pes della Comunità europea, nell’ambito del quale sono
stato in Spagna, in Inghilterra, in Irlanda, in Finlandia, dove ho visitato i Cpi con lo
scopo di creare un modello organizzativo valido anche qui in Lucania. Inoltre, stiamo
facendo dei laboratori che riguardano i tirocini formativi Sud-Nord-Sud, nonché un
laboratorio con Italia Lavoro a Policoro che riguarda la sperimentazione di un nuovo
modello organizzativo per i Centri per l’impiego. Un altro corso riguarda l’autoimprenditorialità e la consulenza alle imprese”.
Anche a Melfi (PZ) il personale ha partecipato a diverse attività formative, sia in aula
sia in affiancamento. Il giudizio sulle esperienze realizzate è abbastanza articolato e
soprattutto differenziato. C’è chi avverte l’esigenza di corsi formativi per preparare il
personale a comprendere, soprattutto dal punto di vista psicologico, gli utenti. Altri
ritengono che gli interventi formativi già realizzati siano stati utili soltanto per dare ordine
alle attività che venivano già svolte, come nel caso dell’accoglienza che ora è strutturata
in maniera più “tecnica”, grazie a questionari guida. In un primo momento gli interventi
formativi erano stati accolti con grande diffidenza dal personale, soprattutto per gli
strumenti che proponevano – per esempio erano ritenuti superflui i colloqui lunghi, con
una serie di domande specifiche per capire le vere attitudini dell’utente – ma poi anche
l’atteggiamento del personale è cambiato ed è emerso un interesse vero. Le stesse
52
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
difficoltà si riscontravano quando si parlava di orientamento, specie con utenti che
conoscevano da anni. “All’inizio abbiamo peccato di presunzione, perché è vero che
conosciamo l’utenza, ma non emergevano competenze che oggi con i colloqui di
orientamento vengono alla luce”.
D’altra parte, gli operatori hanno sollevato soprattutto problemi di inadeguatezza delle
attività formative, di durata, e, in alcuni casi, di scarsa competenza da parte degli
insegnanti. A questi problemi si aggiunge spesso la distanza tra la sede del Centro e
quella dei corsi che si svolgono tutti in città lontane come Potenza, Bari, Napoli, se non
addirittura a Torino. La prima e più evidente conseguenza di questa situazione è il rischio
che nel Centro vengano a mancare periodicamente le competenze di quelle persone che
stanno facendo formazione. Come ultima, ma forse fondamentale osservazione, la
formazione non dovrebbe essere intesa solo come teoria ma anche come pratica, aspetto
considerato da molti operatori ancora deficitario.
Anche in Calabria i Cpi si sono attivati per effettuare interventi formativi: “Il progetto
Caravelle non è stata un’esperienza positiva in quanto l’offerta è stata molto teorica e si
è appreso poco dal punto di vista pratico. Abbiamo poi fatto un corso di avvio all’utilizzo
del PC e in particolare su Word, a cui ha partecipato tutto il personale compresi i
dirigenti. Questa esperienza è stata invece molto positiva, anche perché alla teoria svolta
in aula è seguita un’attività di affiancamento svolta presso il Cpi. Infine, stiamo
partecipando al progetto Sud-Nord-Sud, promosso dal Ministero del lavoro. In pratica
siamo 15 regioni e 70 Cpi coinvolti in questo progetto, con l’obiettivo di formare dei
giovani del Sud in aziende del Nord e poi farli ritornare nella sede di provenienza per
implementare nuove attività imprenditoriali o altro. A questo progetto Sud-Nord-Sud
partecipa una parte del personale e tutti partecipano a corsi in aula e su PC, con la
finalità di poter essere formati nell’attività di affiancamento ai giovani che
intraprendono questo percorso. In generale ritengo che il personale andrebbe formato in
modo diverso: ad esempio nell’attività di orientamento avremo un esperto, ma sarebbe il
caso di formare chi si andrà a occupare di questa materia fornendo anche delle basi di
psicologia... così come l’incontro offerta-domanda di lavoro ha bisogno di competenze
che il personale ha già, ma che vanno ulteriormente sviluppate e incanalate nella nuova
ottica. Bisognerebbe avere corsi più specifici, finalizzati a formare il personale
attualmente presente all’interno del Cpi in base alle funzioni che dovranno coprire”.
Anche il responsabile del Cpi di un altro centro della regione concorda sui deludenti
risultati dell’esperienza del progetto Caravelle, a cui fa riscontro, invece, l’efficacia di
entrare in contatto con il personale di altri Cpi, che operano a un livello di erogazione di
servizi più avanzato: “... Non si può considerare un’esperienza positiva in quanto è stato
svolto a Lamezia Terme, sede molto distante e questo ha comportato disagi negli
spostamenti del personale. Bisognerebbe avere dei corsi organizzati meglio, sia dal
punto di vista didattico e teorico che pratico: per esempio, per ciò che concerne l’utilizzo
del computer, sono state fatte solo poche lezioni a livello teorico senza però riuscire mai,
53
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
per tutta la durata del corso, a utilizzare concretamente un PC ... Abbiamo poi fatto uno
stage, proposto e organizzato dalla provincia, presso il Cpi di Pesaro, si è trattato di uno
scambio di esperienze con una struttura molto più avanzata della nostra e questa è stata
un’esperienza davvero molto positiva”.
Un altro parere sottolinea che: “Le due esperienze Equal e Caravelle sono state
negative perché il modo di concepire i corsi è stato sbagliato, in quanto invece di fare
lezioni in aula con figure esperte avremmo preferito fare attività diretta tesa a valutare
tutte le difficoltà che si possono riscontrare nell’effettuare il lavoro... Ecco perché
ritengo che l’esperienza più positiva sia stata quella di Pesaro, perché, in realtà, ci
siamo potuti confrontare con una realtà diversa e vedere applicate cose che magari
ancora non abbiamo attuato, questo ci ha dato la possibilità di capire concretamente
come poter risolvere alcuni problemi”.
Il responsabile di un Cpi in Campania conferma che spesso ciò che viene appreso nei
corsi di formazione si scontra poi con una realtà – quella dei servizi pubblici –
completamente diversa da quella teorica su cui il modello è stato testato: “... Alcuni
moduli del corso, tipo quello del marketing, il cui relatore era un dirigente di azienda
privata, erano poco adattabili al settore pubblico. La cosa migliore è stata la possibilità
di scambiare delle idee con i vari Responsabili degli altri Cpi della Campania. Per quel
che riguarda gli argomenti da trattare in seguito, potremmo indicare il settore
dell’orientamento e dell’obbligo formativo, su cui non siamo preparati e potremmo avere
degli strumenti in più”. Il responsabile di un altro Cpi in Campania ha compreso
l’importanza di effettuare un bilancio di competenze, quale quello eseguito dal Formez, a
seguito del quale è stata verificata l’attitudine di ogni singolo operatore, che è stato poi
orientato verso il servizio più adatto. In seguito a ciò alcuni operatori hanno seguito
seminari formativi su tematiche specifiche: accoglienza, orientamento e informazione,
incontro domanda-offerta di lavoro. La seconda fase di questa formazione ha lo scopo di
mettere a fuoco le prerogative delle nuove metodologie di lavoro. Inoltre è previsto un
corso di alfabetizzazione sui nuovi programmi informatici, in concomitanza con
l’installazione delle nuove forniture.
La Direzione provinciale ha inoltre messo in opera una serie di iniziative mirate, tra
cui un progetto di riqualificazione generale dei Cpi a favore di quattro Centri che sono
stati affiancati da tutor della Consiel e della Finsiel, aggiudicatarie di un appalto in
funzione della riqualificazione e dell’accompagnamento del personale verso le nuove
metodologie.
Ci sono, infine, alcuni seminari e iniziative sulla L. 68/99, sull’obbligo formativo o sul
progetto Eures.
Inoltre viene segnalata una formazione mirata per la costituzione di un Centro per
l’occupabilità Femminile grazie ai fondi della regione, che prevede sia l’affiancamento
che la formazione in aula.
Sono ancora in corso alcuni progetti formativi mirati all’adeguamento delle
54
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
competenze relative alle pari opportunità: la formazione è avvenuta sia attraverso
tradizionali corsi in aula, sia mediante l’affiancamento diretto sul campo.
“La formazione è servita a darci il senso e lo spirito della Riforma e ci ha fornito gli
elementi base per avviare il processo di cambiamento. È stata seguita da circa il 90% del
personale”.
In riferimento al fabbisogno formativo viene ribadita la necessità di offrire agli
operatori una formazione mirata soprattutto ad assolvere le funzioni di orientamento.
Anche la Puglia si dimostra attiva e sensibile alle esigenze che vengono manifestate dal
personale: i dirigenti e gli operatori del Cti di Tricase, in provincia di Bari, hanno
partecipato a diversi interventi formativi e il giudizio sulle attività realizzate è
generalmente positivo. Di particolare interesse sono state le attività formative che hanno
consentito di lavorare in rete sul sito web dei Cti della provincia e il progetto Riso per la
messa in rete delle pubbliche amministrazioni delle province di Taranto, Lecce e Brindisi.
Interessante è risultata anche la formazione nell’ambito del Programma Equal, “Donne
Media & Comunicazione”, che ha avuto come ente referente della partnership di sviluppo
la provincia di Lecce. Tale progetto è rivolto a operatrici di enti pubblici e privati e verte
su tematiche relative ai nuovi strumenti della comunicazione, con particolare riferimento
agli strumenti dell’Information and Communication Technology. Altri due progetti sono
stati particolarmente importanti nelle attività della provincia di Lecce – “Il sistema
integrato per l’impiego per l’innovazione e la qualità dei Centri territoriali per
l’impiego”, propedeutico al secondo progetto più specialistico – attraverso il quale sono
state formate le figure di “Operatore dell’accoglienza, orientamento e tutoring”. Aspetto
particolarmente significativo è stato il fatto che è stata effettuata un’accurata selezione dei
partecipanti, che ha portato ad un marcato approfondimento delle tematiche ed anche ad
un elevato livello di gradimento da parte dei partecipanti.
3.5 Cpi e welfare locale
Il trasferimento alle province delle competenze relative ai Spi realizzato negli ultimi
anni ha consentito, nonostante la non favorevole congiuntura economica, l’adozione di
politiche attive del lavoro volte all’inserimento di fasce deboli di lavoratori e lavoratrici,
in coerenza con le politiche di inclusione sociale e di non discriminazione.
In questo contesto l’azione congiunta dei Spi, dei comuni e delle istituzioni locali ha
consentito di sviluppare specifiche azioni mirate all’inserimento delle persone a rischio di
emarginazione o di esclusione.
Si tratta, per il momento, di casi circoscritti ma che evidenziano comuni linee di
tendenza nelle attività di informazione e sensibilizzazione e si caratterizzano, o si
differenziano, per interventi formativi e di accompagnamento più meditati rispetto al
territorio. I processi di coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e sociali per giungere
55
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
ad una pianificazione integrata e partecipata sul territorio sono un elemento
caratterizzante delle esperienze attuate.
Alla base dell’azione dei Cpi viene posto il principio di cooperazione tra i soggetti che
operano a livello locale; il quadro generale che emerge, lascia intravedere evoluzioni
confortanti.
Tra le tipologie prevalenti di cooperazione tra Spi, enti locali, operatori del territorio,
che è stato possibile identificare nelle esperienze fin qui osservate, come occasioni di
relazione e lavoro comune, segnaliamo sinteticamente l’obbligo formativo, il reddito
minimo d’inserimento, le azioni a favore di ex tossicodipendenti e di ex detenuti.
Per quanto riguarda l’obbligo formativo, a Matera e a Melfi, in provincia di Potenza
sono in atto progetti relativi a tale percorso, ed in particolare è stato attivato, in
collaborazione con la Asl, un servizio di consulenza ed orientamento specificamente
rivolto ai ragazzi in difficoltà.
A Taranto, in collaborazione con l’amministrazione provinciale, la Asl e Smile
Puglia, i Cpi hanno realizzato un servizio integrato on-line di incontro tra domanda e
offerta, stage, formazione on-line, e un servizio “Pil” (Punto impresa lavoro) presso gli
Informagiovani di alcuni comuni pugliesi. Il progetto si propone di affiancare e facilitare
dirigenti ed operatori a livello provinciale nell’implementazione e aggiornamento
normativo oltre che nelle modalità organizzative ed operative riferite ai nuovi servizi
della provincia e dei Cpi.
Anche in Campania si segnalano iniziative riferite all’obbligo formativo. La
particolare condizione della regione, che registra uno dei più alti tassi di abbandono
scolastico accanto ad un alto livello di disoccupazione, ha stimolato in passato l’iniziativa
degli operatori scolastici ma solo di recente i Cpi hanno iniziato questa attività.
A Teano (CE) è stata avviata una buona collaborazione tra il Cpi e le scuole del
territorio relativamente alla trasmissione e raccolta dati e alla condivisione delle
informazioni.
Le prossime campagne di informazione saranno rivolte non soltanto ai docenti, ma
indirizzate in maniera particolare ai giovani. In passato le iniziative di informazione
tendevano a far conoscere le potenzialità delle nuove funzioni dei Cpi: “Ora siamo
presenti, coinvolti in una serie di processi che prima ci vedevano del tutto assenti o
marginali. Con la provincia il rapporto si è rinsaldato, mentre con i servizi sociali si
sono stabiliti dei contatti che consentono di avvertire i ruoli e le possibili collaborazioni
e interazioni. È molto importante l’effetto che tutto ciò sta cominciando ad avere rispetto
ai ragazzi, agli utenti, che avvertono ora di poter contare anche sulla realtà dei Cpi oltre
che sulla figura degli insegnanti o degli assistenti sociali”.
Anche nel comune di Sant’Angelo dei Lombardi (AV) sono state avviate iniziative
rivolte ai giovani a rischio di esclusione. Partendo da un progetto della provincia del
2002, che prevedeva soprattutto attività di informazione presso le scuole, sono stati
impostati i servizi relativi all’obbligo formativo.
L’azione di tutoraggio è stata svolta dalla provincia di Avellino attraverso
56
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
l’esternalizzazione del servizio.
“Attraverso questo progetto abbiamo costituito l’anagrafe di tutti gli studenti,
realizzando una banca dati; poi il Cpi ha convocato quelli che, come riferito dalle scuole,
hanno abbandonato gli studi, per verificare le loro intenzioni e anche per spiegare loro
che non potevano essere immessi nel mondo del lavoro se non come apprendisti o
frequentando un corso professionale. Tuttavia, su una quarantina di convocati, si è
presentata una bassissima percentuale”.
Anche se i risultati non si evidenziano soddisfacenti le relazioni instaurate “sono state
senz’altro positive. Abbiamo incontrato molti giovani della scuola dell’obbligo e delle
superiori e abbiamo dato loro le informazioni necessarie per far conoscere la funzione
del Cpi. I risultati raggiunti sono stati sia con i giovani, che ora conoscono i Cpi, sia con
alcune scuole con le quali si è instaurato un rapporto di collaborazione per quei giovani
che volevano lasciare gli studi ed essere collocati al lavoro in qualche ditta che richiede
apprendisti”.
Anche a Telese Terme (BN) la prima forma di collaborazione tra ente locale e Cpi si
è realizzata attraverso le attività per l’obbligo formativo ed ha consentito di realizzare
positive sinergie tra la provincia di Benevento, i Cpi, i Servizi sociali e le scuole.
Ancora in Campania e in 24 comuni del Sud è stata sperimentata la misura del Reddito
minimo di inserimento. Il Rmi è gestito dai comuni in collaborazione con i diversi
soggetti che agiscono nel territorio, in particolare i Cpi. Il Rmi è una misura attiva di
politica sociale, che prevede l’inserimento in percorsi occupazionali per chi è abile e in
età lavorativa ma anche un sostegno economico e interventi mirati di promozione e
integrazione sociale quali, ad esempio, attività di cura e sostegno familiare, percorsi di
riabilitazione o di recupero dell’obbligo scolastico. I comuni sono chiamati a selezionare i
beneficiari ed i Cpi provvedono a gestire in cooperazione con gli altri attori locali il
programma di inserimento. Nella prima fase sperimentale, svoltasi nel biennio 19992000, sono stati coinvolti 39 comuni10 la maggioranza dei quali meridionali, compreso
quello di Napoli, che da solo ha rappresentato il 40% del campione.
Il Mezzogiorno, anche in ragione dei più elevati indici di povertà, ha fatto la parte del
leone intercettando il 90% del volume complessivo del Rmi.
I comuni di Caserta, Catania, Foggia, Reggio Calabria che avevano positivamente
sperimentato l’efficacia del Rmi ne hanno chiesto la proroga. Il successo di questa misura
dipende da un insieme di fattori, quali il contesto socio-economico e la capacità
gestionale dei comuni: al Sud a causa degli elevati tassi di disoccupazione e della relativa
debolezza dei sistemi locali di welfare, sono emerse, pur tra effetti positivi, diverse
criticità.
10
Per un totale di 2,4 milioni di abitanti e poco più di 828 famiglie.
57
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
In Molise, a Campobasso va segnalata l’imminente apertura dello sportello “Fare
Impresa” affidato all’azienda speciale Fai. della locale Camera di Commercio. Lo
sportello svolgerà attività di orientamento e consulenza all’autoimprenditorialità
finalizzate alla creazione di nuove Imprese. Camera di Commercio, Assessorato al lavoro,
Cpi collaborano fattivamente alla realizzazione: alle due unità di personale dei Cpi si
affianca un operatore Fai.
I soggetti esterni con cui i Spi hanno più frequentemente allacciato rapporti di
collaborazione sono i comuni, le scuole, le Asl, instaurando una varietà di forme di
cooperazione che vanno dall’inserimento dei soggetti svantaggiati ad accordi di
programma.
Tra le iniziative a favore di soggetti a rischio di esclusione, il progetto Libera, rivolto
ai detenuti ed agli ex detenuti dei carceri di Pozzuoli e Poggioreale rappresenta una delle
esperienze più significative di inserimento lavorativo di ex detenuti. A questo progetto
hanno partecipato la provincia ed il comune di Napoli, il Ministero di grazia e giustizia,
l’Università Federico II°, due confederazioni artigianali insieme a molte associazioni.
Uno dei gruppi bersaglio del programma è stato un gruppo di 15 donne provenienti da
condanne di lunga durata. L’unico criterio di selezione, dopo l’autorizzazione delle
autorità giudiziarie, è stato la loro adesione al progetto. Quest’ultimo consisteva nella
formazione presso artigiani specializzati, sapendo che molte fra le detenute non avevano
né qualifiche iniziali né sufficiente livello di istruzione. La loro remunerazione è stata
assicurata dal Fse. La riuscita di questa esperienza, dovuta a più fattori, viene ritenuta
eccezionale.
3.6 Le attività di monitoraggio e di rilevazione della soddisfazione
dell’utenza
Nell’ottica di un costante miglioramento del livello di erogazione dei servizi da parte
dei singoli Centri per l’impiego, il monitoraggio delle attività e la rilevazione della
soddisfazione dell’utenza si configurano quali “strumenti” essenziali e in fase di sviluppo
nelle varie realtà analizzate.
Sviluppandosi prevalentemente in parallelo con il rafforzarsi del sistema ed il
procedere del rinnovamento organizzativo, si rileva come nelle regioni Ob.1 le
percentuali relative alla presenza di attività di monitoraggio e di controllo presentino
valori sensibilmente bassi, in media attorno al 38%.
La lettura degli studi di caso permette di confermare l’ipotesi esplicativa di tale scarto:
l’attività di monitoraggio dei servizi è tanto più avanzata quanto più elevato è il livello di
erogazione dei servizi stessi. In altre parole, come spiegato da alcuni operatori, se i servizi
erogati sono quantitativamente pochi e qualitativamente poco significativi (livello base)
non vi è ragione di procedere ad attività di “controllo”. L’affermazione, apparentemente
58
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
corretta, nasconde tuttavia uno dei problemi di fondo legati alla difficoltosa erogazione di
servizi di buon livello: nelle realtà più problematiche, il ruolo strategico (e di controllo) in
capo a province o regioni, a seconda dell’organizzazione istituzionale esistente, non
sempre viene svolto in maniera attenta. Un’attività di monitoraggio completa, interessata
cioè non solo al livello di erogazione dei singoli servizi ma anche ad altri aspetti
concernenti l’ambiente di lavoro (ad esempio, analisi dei carichi di lavoro), fornirebbe
una serie di dati, indicatori e, perché no, suggerimenti utili ai fini di un più rapido
miglioramento dell’intero “sistema servizi”. In questo senso sembra utile la lettura del
dato relativo alla domanda “Chi svolge il monitoraggio?” distribuito per aree geografiche.
Ebbene, per quanto riguarda l’area “Sud e Isole” nel 75% dei casi è perlopiù il singolo
Cpi ad implementare un proprio sistema di monitoraggio, evidenziando uno scarso
protagonismo da parte dell’ente provinciale (25%). L’ente strumentale cura la
realizzazione di un monitoraggio in 4 regioni dell’Ob.1. Nel Mezzogiorno, dunque, molto
di quanto viene prodotto sembra essere affidato alla volontà dei singoli Centri.
Il responsabile del Cpi Termoli e quello del Cpi di Campobasso provvedono a
compilare una “scheda di reporting” con cadenza trimestrale. Relativamente al
monitoraggio delle attività svolte, lo strumento in questione prevede:
un elenco delle procedure svolte dai Cpi;
una valutazione quantitativa dell’attività svolta nel periodo di riferimento;
come sono state organizzate le varie risorse finanziarie, strumentali ed umane;
una valutazione soggettiva dell’andamento delle attività svolte indicando i punti di
forza e di debolezza;
una parte propositiva per la risoluzione ottimale delle varie problematiche vecchie e
nuove effettuate durante il periodo di riferimento.
Tale scheda di reporting è di uso prettamente interno ed è redatta per analizzare
l’andamento dell’attività svolta dai vari operatori e funzionari.
A livello regionale, invece, l’Agenzia regionale Molise Lavoro, a causa della scarsa
dotazione di organico, circoscrive, per il momento, le sue funzioni in materia di
monitoraggio, alla redazione di piani annuali, nei quali sono individuati, quali obiettivi
primari:
l’avvio dell’osservatorio del mercato del lavoro;
l’assistenza su alcuni progetti specifici di politiche attive del lavoro richieste dalla
regione;
la continuità dei piani messi in cantiere durante le annualità precedenti;
l’attivazione del Sil e messa in opera dei percorsi formativi per gli operatori dei Cpi
per la gestione del software Netlabor IV;
la predisposizione ed attivazione della banca dati dell’obbligo formativo collegata
direttamente all’implementazione del Sil.
L’attività d monitoraggio dell’Agenzia della Campania per il Lavoro (Arlav), non
risulta avviata a regime, in alcuni casi sono state realizzate attività episodiche relative a
specifici progetti.
59
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
Nella provincia di Benevento, il monitoraggio interno su volumi di attività è svolto
con cadenza trimestrale e, solo occasionalmente, per iniziative particolari – eventi,
workshop, incontri – viene effettuata una rilevazione sul gradimento dell’utenza
attraverso questionari.
All’interno del Cpi di Salerno, fino alla data dell’intervista Isfol, non erano mai state
realizzate azioni di monitoraggio delle attività svolte, ma a partire da allora è stata
avviata, su iniziativa dell’amministrazione provinciale, una rilevazione sul grado di
soddisfazione dell’utenza attraverso questionari di gradimento somministrati agli utenti.
Una delle questioni interessanti che emerge dall’analisi a livello generale è quella
relativa alla condivisione dei risultati, raccolti ed elaborati attraverso il monitoraggio, con
gli operatori direttamente coinvolti nell’erogazione dei servizi. Una delle utilità
immediate, infatti, che un sistema di monitoraggio possiede, a favore delle strutture che
prestano servizi, è anche quella di fornire una descrizione puntuale dei punti di forza e di
debolezza dei singoli servizi, permettendo dunque un’azione correttiva lì dove necessario
e fornendo uno stimolo nel caso invece di “risultati positivi”. La condivisione dei risultati
quindi deve essere opportunamente connessa ad una efficace circolazione delle
informazioni tra i diversi livelli coinvolti: soggetto responsabile del monitoraggio,
soggetto responsabile dell’organizzazione delle funzioni e soggetti direttamente
impegnati nell’erogazione del servizio.
Dopo aver fatto riferimento a dati prettamente quantitativi è opportuno affrontare il
tema delle diverse tipologie di monitoraggio che abbiamo incontrato nel corso della
nostra indagine.
Gli elementi caratterizzanti di una rilevazione fanno capo ad alcune variabili
principali, dato che l’oggetto del monitoraggio non sempre riguarda “i servizi erogati” dal
singolo Centro. Esistono, infatti, rilevazioni che decidono di concentrare l’attenzione in
maniera più specifica verso altri temi, quali ad esempio i carichi di lavoro del personale, o
solo verso determinati aspetti, ad esempio i tirocini o i flussi di utenza.
Una seconda variabile può essere considerata il fattore tempo: esistono rilevazioni
trimestrali o semestrali, ma sono presenti sistemi assai meno strutturati in cui l’attività di
monitoraggio non rappresenta un impegno sistematico bensì, in alcuni casi, un episodio,
un tentativo di tipo sperimentale.
Una terza variabile importante è costituita dall’esistenza, o meno, di una procedura
standardizzata di rilevazione dei dati.
Riguardo alla rilevazione della soddisfazione dell’utenza è anch’esso un tema che,
come richiamato in precedenza, si sta affermando come strumento essenziale ai fini dello
sviluppo di una “politica dell’ascolto”, da parte dell’amministrazione pubblica nei
confronti del cittadino-utente; anche nell’ambito dei Servizi pubblici per l’impiego si
comincia ad adottare metodologie, appartenenti in passato prevalentemente alle logiche
aziendali, utili alla comprensione dell’“orientamento” del cliente e delle sue aspettative
60
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
rispetto all’erogazione di servizi sempre più specifici11. Gli esiti della presente rilevazione
mostrano che nel 33,6% dei Cpi del Sud e Isole sono presenti indagini sul grado di
soddisfazione degli utenti.
11
La customer satisfaction nelle amministrazioni pubbliche. Valutare la qualità percepita dai cittadini,
Tanese A., Negro G., Gramigna A. (a cura di 2003), Rubbettino Editore Srl.
61
ISFOL – Area Mercato del Lavoro
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La formazione per i patti territoriali e le aree di crisi, di D. Gilli e A. Scassellati
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Flessibilità in uscita e occupazione: segmenti e profili dei soggetti a rischio di
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n. 4, 1999
Le professioni: ipotesi classificatorie e nuove categorie interpretative, di A.
Mocavini e A. Paliotta
n. 5, 1999
Gli incentivi all’imprenditorialità nelle politiche attive del lavoro: gli interventi
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n. 6, 1999
Strategia europea per l’occupazione: analisi comparata dei Piani nazionali di
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n. 7, 1999
Il lavoro interinale indagine esplorativa, di V. Menegatti e E. Mari
n. 1, 2000
La riforma dei Servizi Pubblici per l’impiego: l’originalità del modello italiano, di
M. Marocco e L. Incagli
n. 2, 2000
Valutare le politiche per l’occupabilità le borse lavoro, di A. Mocavini e M. Lattanzi
n. 3, 2000
Modelli per l’occupazione a confronto: strategie OCSE e orientamenti europei, di
V. Parisi
n. 4, 2000
I sistemi di protezione del reddito dei disoccupati in Italia tra politica sociale e strategia per l’occupazione. Analisi e confronti internazionali, di M. Mancini
n. 5, 2000
Interventi per lo sviluppo locale nel Mezzogiorno e ruolo della formazione Rapporto 2000, a cura di D. Gilli
n. 6, 2000
Job vacancies in Italia Il quadro teorico, le indagini, le evidenze empiriche, di A.
Mocavini e A. Paliotta
n. 7, 2000
Valutare gli interventi per l’occupazione: I tirocini di orientamento, a cura di C.
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Obiettivo occupazione: le strategie dei paesi europei, di M. Curtarelli e S. Porcari
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La riforma del part-time - Il “compromesso tra tutela e flessibilità in Italia ed in
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Valutare gli interventi per l’occupabilità - I piani di inserimento professionale ed
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Verso nuovi dispositivi di workfare - Lavori socialmente utili - Profili valutativi, di
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I Servizi privati per l’impiego: il caso delle Agenzie di collocamento, a cura di G.
Linfante
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I nuovi Servizi per l’impiego: esperienze di formazione del personale, di R. Landi
n. 6, 2002
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n° 6/2002 des “Monographies sur le Marché du travail et les politiques pour
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Supplemento The Functioning of the Employment Centres in Italy - 2002 Monitoring,
Supplement to Issue N.. 6/2002 of the “Monographs on the Labour Market and
Employment Policies”
n. 7, 2002
Le politiche per l’occupabilità: Valutazione della loro efficacia attraverso un’analisi
sui giovani in cerca di lavoro che hanno partecipato a Piani di inserimento
Professionale o a Tirocini, a cura di C. Serra
n. 1, 2003
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ISFOL – Area Mercato del Lavoro
n. 2, 2003
Servizi per l’impiego e sistema imprenditoriale. Esigenze ed aspettative dei datori
di lavoro, di G. Di Domenico
n. 3, 2003
Indagine sulle attività di monitoraggio svolte dai Servizi per l’impiego, di F.
Tantillo e M. Ferrara
n. 4, 2003
Rilevazione semestrale sulla domanda di lavoro: il percorso metodologico, di L.
Incagli, A. De Sanctis e D. Radicchia
n. 5, 2003
La rete Eures in Italia - Analisi del quadro normativo-istituzionale, valutazione
degli aspetti organizzativi, di M. Bonanni e R. Landi
n. 6, 2003
L’organizzazione dei Servizi per l’impiego - Un’analisi sperimentale, a cura di G.
Di Domenico
n. 7, 2003
L’utenza dei Cpi e il livello di soddisfazione per i servizi erogati, di G. Baronio, C.
Gasparini, G. Linfante, G. Natoli e F. Tantillo
Supplemento Users of the Employment Centres and the level of satisfaction for the services
provided, by G. Baronio, C. Gasparini, G. Linfante, G. Natoli e F. Tantillo
Supplement to Issue N. 7/2003 of the “Monographs on the Labour Market and
Employment Policies”
n. 8, 2003
Formazione del personale Spi: ricognizione ed analisi valutativa delle attività
formative 2001-2002, di R. Landi e L. Palomba
Supplemento Formazione del personale Spi nelle regioni Ob.1, di R. Landi e L. Palomba,
Supplemento al n. 8/2003 delle “Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche
per l’impiego”
n. 9, 2003
Evoluzione del sistema dei Servizi per l’impiego nelle regioni Ob.1, a cura della
Struttura Isfol di monitoraggio
n. 10, 2003
Public Employment Services in Europe - Innovative practices in the provision of
services: on-line, to companies, and to leng-term unemployed, a cura di G. Di
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services: en ligne, aux entreprises, aux chômeurs de longue dureé, a cura di G. Di
Domenico
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Lavoro atipico e Servizi per l’impiego - Studi di caso e modelli di intervento, di M.
Curtarelli e C. Tagliavia
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di L. Incagli e M. Marocco
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Employment services - Summery of the Monitoring Exercise 2002, a cura di Sofia
Demetrula Rosati
Les services de l’emploi - Synthese du suivi 2002, a cura di Sofia Demetrula Rosati
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