Progetto Equal “Maternità e sviluppo professionale nelle organizzazioni bancarie” Fondazione CUOA Pratiche di conciliazione vita-lavoro nelle imprese: analisi qualitativa di alcuni casi in Italia Ricerca coordinata da Nunzia Pandoli agosto 2004 Rete di Donne in Toscana presso Commissione Regionale Pari Opportunità Via dei Pucci, 4 50122 Firenze Pratiche di conciliazione vita-lavoro nelle imprese: analisi qualitativa di alcuni casi in Italia Sommario 1. INTRODUZIONE 1.1. Ambito della ricerca e obiettivi pag. 3 1.2. Metodologia e iter pag. 4 2. I CASI ANALIZZATI Grandi azioni positive e ottimi risultati: e in futuro..? 2.1. ASL 7 Siena: un modello per la gestione delle risorse in maternità pag. 8 2.2. COOP TOSCANA LAZIO: tante misure per esigenze diverse pag. 17 2.3. ELECTROLUX: un’esperienza pilota pag. 26 2.4. REALE MUTUA: un modello per la gestione dei percorsi di carriera pag. 38 Piccole aziende crescono con la Legge 53/2000 2.5. POLO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO Navacchio: la forza di una donna in carriera pag. 49 2.6. COOPERATIVA HYPERBOREA: il telelavo fa bene anche all’impresa pag. 55 2.7. SPINELLO ELETTRONICA-BLUGIM: un padre, titolare e pioniere pag. 60 3. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE pag. 63 Allegato: TRACCIA DI INTERVISTA pag. 75 La ricerca è stata curata da Nunzia Pandoli con la collaborazione di Silvia Giani e Carla Gassani. La stesura finale è di Nunzia Pandoli. 2 3 1. INTRODUZIONE La ricerca che viene di seguito presentata non vuole, né potrebbe, fornire una panoramica delle pratiche di conciliazione adottate dalle imprese italiane né delle motivazioni che spingono le aziende ad intraprendere azioni ed interventi in tal senso. Tuttavia fornisce riferimenti comparativi, spunti di riflessione e indicazioni che, ci auguriamo, potranno essere utili ad orientare progetti ed azioni future, sia nelle imprese più grandi e strutturate che nelle imprese di minori dimensioni. 1.1. AMBITO DELLA RICERCA E OBIETTIVI Il tema della conciliazione vita-lavoro riguarda molti aspetti della vita quotidiana: le modalità organizzative e i tempi di lavoro, le responsabilità delle donne e degli uomini nel lavoro per il mercato e nel lavoro di cura, i servizi per la famiglia, l’organizzazione dei tempi e degli spazi delle città. Si tratta di un tema complesso che richiede strategie di intervento in grado di incidere contemporaneamente e in modo complementare su più fronti. L’organizzazione del lavoro e la gestione delle risorse umane nelle imprese è uno degli ambiti principali di intervento in quanto è determinante nel penalizzare o, al contrario, favorire l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro, nel bloccare o agevolare le pari opportunità di carriera tra uomini e donne e, più in generale, nel danneggiare o promuovere il benessere psicofisico del personale. La ricerca di cui presentiamo i risultati riguarda un particolare aspetto della gestione delle risorse umane, in quanto si inserisce nel più ampio progetto Equal che mira ad individuare e sperimentare strumenti di gestione della maternità che consentono alle lavoratrici del settore del credito di vivere l’assenza dal lavoro, e tutto il periodo più cruciale per la maternità, come momento non penalizzante per la carriera. Nella ricerca sulle “Pratiche di conciliazione vita-lavoro nelle imprese: casi aziendali significativi attraverso i principali network” effettuata lo scorso anno nell’ambito di questo stesso progetto, emergeva l’ancora modesta presenza in Italia di iniziative aziendali a favore delle pari opportunità e della conciliazione tra esigenze familiari e attività lavorativa rispetto a quanto avviene in altri paesi avanzati, e nello stesso tempo l’avvio di iniziative per l’introduzione di misure di conciliazione centrate su “maternità e carriera” . Da qui è sorta l’esigenza di conoscere meglio tali iniziative e, soprattutto, di approfondire le motivazioni che hanno portato queste aziende a distinguersi per politiche del personale particolarmente attente e avanzate in questo campo. Obiettivo principale della presente ricerca era quindi individuare le spinte motivazionali che hanno indotto le imprese analizzate a sperimentare e implementare misure di supporto alle problematiche di conciliazione vita-lavoro con particolare attenzione al tema “maternità e carriera”. Più specificamente: 4 1. analizzare le iniziative di pari opportunità e di conciliazione intraprese dalle aziende e soprattutto quelle più chiaramente finalizzate a coniugare maternità e carriera 2. individuare le motivazioni che hanno spinto le imprese analizzate ad avviare, sperimentare e implementare tali misure di conciliazione 3. evidenziare benefici, aspetti critici, sistemi di monitoraggio e valutazione adottati dalle diverse aziende 4. investigare sull’eventuale correlazione fra motivazione / condizioni iniziali e successo delle pratiche 5. fornire elementi di confronto con la ricerca che viene effettuata in Germania dal partner tedesco del progetto e con l’esperienza in corso di realizzazione in Banca Toscana. 1.2. METODOLOGIA E ITER della RICERCA • La selezione del campione Dato il carattere prettamente qualitativo dell’indagine, la scelta metodologica di fondo è stata quella di studiare un numero limitato di casi che fossero rappresentativi per le buone prassi adottate in tema di pari opportunità e conciliazione tra maternità e carriera ed in particolare che fossero: a. significativi ed omogenei per la tipologia di misure adottate b. interessanti ai fini della comparazione tra i diversi processi di genesi, introduzione, sperimentazione e valutazione dei risultati. Tale scelta ha fatto in modo che si ritenesse sufficiente un campione di cinque aziende, con le seguenti caratteristiche: - appartenenza a settori diversificati (manifatturiere e di servizi, private e pubbliche) - distribuzione nel Nord e Centro Italia - dimensioni medio-grandi - esemplarità delle politiche adottate e particolare attenzione/innovatività in tema di conciliazione lavoro-famiglia e di sostegno alle carriere femminili. La selezione delle imprese oggetto dell’analisi ha comportato le seguenti tappe: Fase 1: Screening dei casi aziendali di successo 1. Identificazione dei casi di organizzazioni che hanno implementato misure di supporto alle problematiche di conciliazione vita-lavoro con particolare attenzione al tema “maternità e carriera” attraverso le fonti già disponibili; in particolare: i casi presentati nelle raccolte ragionate rilevate nella ricerca “Pratiche di conciliazione vita-lavoro nelle imprese: casi aziendali significativi attraverso i principali network” svolta nel 2003 nell’ambito di questo stesso progetto la ricerca sulle “esperienze progettuali relative al superamento delle discriminazioni orizzontali e verticali e delle politiche di conciliazione dei tempi” svolta nell’ambito del progetto Equal “Prato: Il laboratorio del Tempo” 5 2. Selezione di una rosa dei 15 casi emersi dall’analsi delle fonti come più interessanti da approfondire per le azioni realizzate 3. Individuazione dei responsabili della gestione dei programmi e delle risorse attraverso le quali le imprese hanno introdotto azioni di pari opportunità e sperimentato misure di conciliazione nelle 15 imprese selezionate e quindi: Direttori del Personale Direttori Risorse Umane Referenti/responsabili dei programmi di pari opportunità e di conciliazione 4. Creazione dell’elenco delle 15 aziende completo di dati anagrafici aziendali, nomi e recapiti diretti, telefono, e-mail e fax, dei responsabili individuati 5. Predisposizione di una lettera di presentazione della ricerca 6. Primo contatto telefonico con le persone selezionate e, in caso di assenso, invio della lettera di presentazione e della traccia dell’intervista 7. Contatti telefonici e via mail sino ad ottenere la disponibilità all’intervista da parte dei Responsabili individuati presso cinque imprese della rosa predefinita. Fase 2. Scelta dei soggetti da intervistare e campione reale Nel corso del lavoro è emersa la difficoltà di completare il campione atteso con alcune delle imprese precedentemente individuate, a causa della scarsa disponibilità di tempo dei dirigenti spesso impegnati fuori sede, sia in Italia che all’estero. Si è quindi valutata l’opportunità di allargare l’ottica iniziale, focalizzata su imprese medio-grandi, per comprendere nel campione alcune imprese di piccole dimensioni che hanno avviato progetti di conciliazione, usufruendo dei finanziamenti della Legge 53/2000, e che sono sembrate degne di attenzione anche per l’appartenenza a settori innovativi. La decisione in tal senso ha consentito di ottenere: ¾ un campione finale costituito da 7 imprese ¾ una partecipazione alle interviste di 11 persone in totale come meglio dettagliato nella seguente tabella: 6 Nome Azienda ASL 7 Siena 1 COOP TOSCANA 2 LAZIO Persone intervistate Annalisa Gianfermo Posizione Responsabile Giuridico Settore Anzianità in azienda e nella posizione da 8 anni Rita La Guardia Rappresentante della CGIL nella C.P.O, Gruppo lavoro maternità dal 1995 nella posizione dal 1996 Alessandro Montesi Responsabile Sviluppo Risorse Umane in azienda dal 1986 nella posizione dal 1999 ELECTROLUX Michele Campione Human Resourse REALE MUTUA Eliana Di Biase 15 anni Manager 3 4 Addetta Gestione e in azienda da 19 anni Sviluppo Risorse nella posizione da 14 Umane, rappresentante aziendale in CPO Anna Maria Giorsa Addetta Gestione Cassa in azienda da 22 anni Renzo Liaj Previdenza Agenti/ rappresentate sindacale in CPO nella posizione da 8 Dirigente Gestione e in azienda da 14 anni Sviluppo Risorse Umane nella posizione da alcuni mesi POLO SCIENTIFICO e 5 TECNOLOGICO Navacchio (Pisa) HYPERBOREA 6 Cooperativa di Servizi SPINELLO Elettronica 7 Elisabetta Epifori Direttrice Luca Tavani Responsabile Commerciale Elisabetta Fortunati Impiegata, coordinatrice Progetto L. 53 Antonio Spinello Titolare • Predisposizione di un format per l’analisi dei casi La natura dell’indagine ha richiesto la stesura di un questionario a domande prevalentemente aperte da usare come traccia per le interviste qualitative personali. E’ stato quindi realizzato un questionario semistrutturato (che viene riportato in allegato) comprendente più sezioni: - tabella di raccolta dati sull’occupazione maschile e femminile per livello/posizione in azienda e sviluppo occupazionale previsto nei prossimi due anni - tabella di sintesi delle misure adottate e numero delle persone coinvolte nelle diverse misure negli ultimi quattro anni - origine e ragioni dell’avvio dei programmi, fattori di successo, vincoli ed ostacoli 7 - sistemi di monitoraggio adottati - valutazione dei risultati ottenuti dal punto di vista del personale e della Direzione aziendale - prospettive per il futuro. • Svolgimento delle interviste ed elaborazione Le interviste sono state condotte, con il supporto della “traccia di intervista” e registrate con il consenso delle persone intervistate, tra aprile e giugno 2004. Le registrazioni sono state trascritte integralmente. I testi virgolettati riportati nella relazione che segue sono la trascrizione fedele di quanto detto dalle intervistate e dagli intervistati, depurati delle imperfezioni tipiche del linguaggio parlato. Solo in pochi casi sono stati apportati lievi cambiamenti, indispensabili nel passaggio dal parlato allo scritto, usando comunque le medesime parole degli intervistati per rimanere il più possibile fedeli alle espressioni raccolte e mantenerne intatto il significato. I dati aziendali sono stati reperiti direttamente nel corso dei colloqui oppure dalle fonti documentali disponibili (materiali relativi ai progetti, relazioni a convegni, ecc.). In alcuni casi sono stati raccolti appositamente presso l’ufficio del personale. I risultati delle interviste sono stati elaborati cercando di evidenziare somiglianze e differenze tra i casi, per operare una comparazione tra situazioni anche molto diverse tra loro per storia, dimensione e misure introdotte e vengono esposti in dettaglio seguendo, in linea di massima, il medesimo schema: ¾ Le misure introdotte ¾ Origine delle iniziative ¾ Valutazioni e motivazioni iniziali ¾ Azioni realizzate ¾ Strumenti di monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni ¾ Risultati ottenuti: benefici e limiti ¾ Prospettive per il futuro Ogni caso si conclude con una scheda riassuntiva dei punti salienti emersi ai fini della valutazione del caso e della sua comparazione. 8 2. I CASI ANALIZZATI 2.1. ASL 7 Siena Misure adottate L’Azienda Sanitaria di Siena a partire dal 2000 ha sperimentato e messo a regime un modello di gestione della maternità che prevede un percorso personalizzato di accompagnamento delle dipendenti in tutte le fasi del congedo, prima dell’astensione, durante e dopo il rientro della lavoratrice, con l’obiettivo di “valorizzare le risorse femminili e permettere alle donne di conciliare l’evento maternità con i tempi di lavoro, affinché non sia vissuto né dalla lavoratrice né dall’azienda come un blocco nella vita professionale della donna”1 Oltre alle misure mirate al sostegno professionale delle donne in maternità, sono previste anche: a. misure sinergiche ¾ congedi per la formazione continua ¾ interventi di sensibilizzazione per dirigenti e quadri ¾ interventi di informazione sulle misure introdotte b. misure complementari ¾ part-time reversibile ¾ misure di flessibilità (possibilità di avvicinare la sede di lavoro a casa, eliminando i tempi di spostamento). Origine delle iniziative L’adozione del modello di gestione della maternità e delle misure collaterali è stato il naturale proseguimento delle azioni positive avviate nel 1996 con il progetto “Il valore professionale delle donne nello sviluppo qualitativo della USL 7 di Siena”. Esso ha avuto origine da “una riflessione fatta internamente all’azienda” (A1) a seguito di un’analisi della presenza di donne nelle diverse posizioni. Tale analisi metteva in evidenza come, a fronte di una presenza femminile maggioritaria nelle posizioni medie e basse, solo il 28,6% del personale medico era costituito da donne e solo 2 su 39 erano primario. Il progetto è nato per iniziativa del Comitato Pari Opportunità dell’Azienda, con l’appoggio del sindacato, visto che il CPO è per metà composto da rappresentanti sindacali, e ha trovato subito la collaborazione del responsabile della Gestione delle Risorse Umane, per realizzare azioni positive volte a “migliorare la situazione professionale delle donne nella USL 7 con interventi mirati a ridurre le differenze legate alle difficoltà di genere”2. 1 Dall’intervista ad Annalisa Gianfermo, Responsabile Settore Giuridico ASL 7 Siena. Le citazioni dall’intervista ad A.Gianfermo saranno di seguito riportate con la sigla (A1) 2 Dall’intervista a Rita La Guardia, Rappresentante della CGIL nella C.P.O, Gruppo lavoro maternità. Le citazioni dall’intervista a R. La Guardia saranno di seguito riportate con la sigla (A2) 9 Per prima cosa “Il Comitato ha proposto di svolgere una ricerca intervento per rimuovere le cause che sono alla base delle discriminazioni indirette del personale femminile, perseguendo le finalità che sono alla base della 125/91 (A1). ”Il programma ha avuto inizio a fine 1996 e si è concluso il 13 marzo del 2000 con un convegno dove sono stati presentati i risultati del progetto stesso” (A2); si è avvalso della consulenza di Studio Duo e della totale copertura finanziaria del Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale su fondi L.125/91. Valutazioni e motivazioni iniziali Riportiamo in forma pressoché integrale quanto riferito da Rita La Guardia in merito alle valutazioni che hanno fondato il progetto di azioni positive e successivamente motivato la sperimentazione del modello di gestione della maternità. “Il progetto è nato da una constatazione molto semplice. In un’azienda che è una delle più grandi della provincia di Siena, con circa 2000 dipendenti, oltre il 65% sono donne. Andando ad analizzare la posizione ci siamo rese conto che: - erano quasi tutte nei livelli medio-bassi (specie nel settore infermieristico) - più si sale nella scala gerarchica più diminuisce la percentuale di donne - nel top management c’è una sola donna Coordinatrice dei Servizi - ci sono alcune donne nel middle management e questo può essere dovuto al fatto che le donne sono molto cresciute in generale come livello di cultura e rendimento rispetto agli uomini. Rimane comunque un gap. Una delle criticità poteva essere rappresentata dalla maternità. Questo punto è stato evidenziato dal questionario che abbiamo somministrato a gruppi consistenti di dipendenti. Il questionario è stato sviluppato da Studio Duo.Nel questionario una delle sezioni era dedicata in modo specifico alla maternità, proprio perché l’avevamo individuata già precedentemente come criticità”. Occorre sottolineare che nel periodo 1997-1998 i casi di maternità in azienda erano stati 143 di cui 129 di personale di ruolo. I casi di maternità anticipata 76, ossia il 58%, di cui il 77% nell’area medico-infermieristica e il 23% in altre aree. “Da questa ricerca sono emersi alcuni elementi significativi: - le dipendenti riportavano che le maggiori difficoltà venivano da una mancanza di collaborazione da parte dei colleghi piuttosto che dai superiori - c’era però la percezione della dipendente che i superiori cambiassero atteggiamento verso la donna in maternità. Si trattava di un “atteggiamento abbastanza diffuso”, soprattutto verso il “personale sanitario che”- dovendo manipolare materiale infetto - “potrebbe mettere a rischio la gravidanza”. Veniva quindi assunto da parte dei responsabili “un atteggiamento protettivo, senza magari sforzarsi di trovare soluzioni alternative.. indirizzando la donna verso una maternità anticipata che ha spesso il risultato di creare una distanza fra dipendente ed azienda. Anche se l’origine è dovuta a cause oggettive, non si faceva molto per gestire in modo alternativo la situazione. Si ricorre alla maternità anticipata senza stabilire un rapporto di collaborazione con la persona. 10 La donna in maternità è come se venisse cancellata tout court dall’Azienda per tutto il periodo della maternità. La lavoratrice rientrava al proprio posto di lavoro dopo il congedo e si doveva reinserire completamente. Poteva succedere anche che fosse deciso un trasferimento della persona senza che venisse avvertita, con il risultato che la donna al rientro trovava qualcuno al suo posto per poi apprendere il giorno stesso del suo trasferimento. Un altro punto critico era l’atteggiamento dei colleghi e dirigenti verso la lavoratrice che rientrava in allattamento: sembrava costituire un problema piuttosto che un recupero della risorsa, senza considerare che comunque svolgeva il suo lavoro per la maggior parte delle ore, insomma c’era un pregiudizio di fondo. Un altro punto critico che emergeva era nel momento dell’annuncio della maternità: abbiamo raccolto delle frasi come esempio delle reazioni dei dirigenti : “Ancora! Prendi provvedimenti!”, “Ora che sei entrata qua, te ne vai subito in maternità!”, “Questo è il guaio di avere donne al lavoro”…”E ora come si fa?!” . ……..ci siamo rese conto che c’era una scarsa valorizzazione delle donne e molti costi per l’azienda. Abbiamo considerato i costi di tutto questo, anche il numero elevato di maternità anticipate che poteva essere evitato. Risolveva problemi organizzativi, per lo sforzo di trovare altre soluzioni, ma creava costi all’azienda e marginalizzazione della risorsa. Durante il periodo di astensione dal lavoro non esistevano modalità concordate di rapporto fra la lavoratrice e l’azienda. In molti casi era la lavoratrice stessa ad informarsi sui propri diritti e anche sui cambiamenti e le evoluzioni che avvenivano in azienda durante la sua assenza (nel caso in cui la donna godesse di un buon rapporto di collaborazione con i colleghi) per vie informali. Dal questionario era emerso in modo chiaro che “un comportamento atteso dall’80% delle donne era quello di essere coinvolte nelle decisioni sulla gestione del loro percorso di maternità e lavoro. La donne esprimevano il desiderio di essere coinvolte nella vita dell’azienda anche durante il congedo, partecipando a riunioni e ricevendo informazioni importanti dal proprio dirigente, per non perdere contatto con l’azienda e la propria professione. ........... La pecca più grossa della P.A è che non sempre il personale viene valorizzato nelle proprie potenzialità, è come se venisse richiesta mediocrità, un lavoro fatto di routine , dove le persone non trovano spazio per esprimere la propria soggettività, differenziarsi e crescere nel lavoro. Con questo progetto ho avuto modo di scoprire tante persone meravigliose che lavorano nella nostra azienda, che lavorano con motivazione e dedizione”. Le azioni realizzate “Dopo aver identificato le aree di maggiore criticità attraverso un indagine conoscitiva con un questionario somministrato a gruppi campione dell’azienda, abbiamo definito un programma che si suddivideva in varie aree di azione, fra cui l’ambito della maternità”. “Il tema principale dell’ambito maternità è stato quello della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Si è cercato di creare una maggiore flessibilità di approccio rispetto alla gestione dell’evento maternità. Particolarmente efficaci sono stati i momenti di 11 sensibilizzazione rappresentati dai due focus group, uno formato da dipendenti che avevano avuto una recente esperienza di maternità ed uno con i rispettivi dirigenti. I punti emersi sono stati riportati alla direzione ed esaminati per ridisegnare il modello di gestione della maternità, per attribuire precise responsabilità a supporto del modello, formare le competenze necessarie e definire un itinerario di sperimentazione e di monitoraggio. A questo punto (siamo nel 1999) il progetto è diventato il Programma maternità....... Si cerca di coniugare i bisogni della lavoratrice con quelli dell’Azienda. Abbiamo predisposto un manuale dove si è stabilito che prima del congedo la lavoratrice ed il suo capo affrontano il problema in un colloquio formalizzato, con un verbale da compilare, una specie di accordo firmato, come se fosse un contratto”. (A2) E’ importante sottolineare che “ora tale prassi si è persa, nel senso che vengono sempre svolti i colloqui tra lavoratrice e superiore, ma in modo informale, senza servirsi del modulo per il verbale. Noi ci teniamo a dire che l’importante è la filosofia di base, anche se il contratto costituisce una sorta di patto che incide a livello psicologico sulle due parti, ha un valore simbolico e anche pragmatico e deve essere rispettato. Tuttavia al momento i colloqui sono diventati prassi, e sembra che funzioni perché pochissime donne di lamentano”. (A2) La sperimentazione e la successiva messa a regime del modello di gestione della maternità sono state accompagnate da momenti di informazione e sensibilizzazione: A. materiale informativo che è stato distribuito in modo capillare su tutto il territorio di competenza della ASL e che comprendeva brochure monotematiche sulle varie aree del progetto: ¾ USL 7 “Conosci te stessa” - I risultati della Ricerca Statistica e Comportamentale ¾ Sanità di Qualità - La differenza fa la differenza: presentazione del progetto di Azione Positiva inserita in un contesto aziendale spinto al cambiamento organizzativo dalla necessità di migliorare la qualità dei servizi aziendali ¾ Apprendere il valore del femminile - I corsi di formazione: illustrazione dei risultati dei corsi rivolti a tre categorie di soggetti, donne di 6° livello, donne di livelli medioalti, responsabili ¾ Sperimentare il cambiamento - intervento nel Monoblocco della Valdelsa. B. convegno nel marzo 2003 per presentare i risultati del progetto e il nuovo modello di gestione della maternità. Obiettivi delle azioni Se l’obiettivo nella prima fase del progetto era rimuovere le cause che sono alla base delle discriminazioni indirette del personale femminile, migliorando la situazione professionale delle donne nella USL 7 con interventi mirati a ridurre le differenze legate alle difficoltà di genere principalmente attraverso momenti di sensiblizzaione e corsi di formazione, nella seconda fase gli obiettivi sono divenuti più focalizzati sul tema della gestione del congedo di maternità da entrambi i punti di vista, quello della lavoratrice e quello dell’azienda. Ecco come vengono espressi gli obiettivi del Programma maternità da Annalisa Gianfermo: 12 - Permettere alle donne di reinserirsi al loro lavoro dopo il congedo per maternità, trovando un ambiente accogliente e pronto ad aggiornarle sui cambiamenti e novità, in modo da mettere in grado la persona di tornare a svolgere le proprie funzioni prima possibile, sentendosi valorizzata e in armonia con i propri colleghi e dirigenti. - Ridurre la distanza fra risorsa ed Azienda durante il congedo attraverso il coinvolgimento della lavoratrice e il suo responsabile, in un rapporto di collaborazione e fiducia reciproca. …Tutto il personale dell’azienda è adesso coinvolto in questa nuova prospettiva di collaborazione con le donne che affrontano un percorso di maternità”. (A1) Monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Il manuale3 del modello di accompagnamento personalizzato alla maternità e al rientro dal congedo prevedeva l’adozione di precisi strumenti di monitoraggio che, attraverso la rilevazione di dati sia quantitativi che qualitativi, avrebbero consentito di valutare: - la partecipazione al programma da parte delle dipendenti - gli esiti oggettivi (diminuzione delle maternità anticipate, numero dei rimpiazzi e sostituzioni durante il periodo di astensione o di permanenza in azienda delle lavoratrici nelle mansioni a rischio) - la corrispondenza tra risultati attesi e risultati raggiunti dal programma e il grado di soddisfazione dei responsabili e delle lavoratrici. In realtà: “Non c’è stato un vero e proprio sistema di monitoraggio, ma il progetto pilota con la consulenza personalizzata e il tutoring al ritorno dal congedo sono diventati una prassi che si è tradotta in una riduzione drastica delle lamentele da parte del personale femminile, una maggiore motivazione ed un netto miglioramento del clima aziendale…….”. (A1) “Non c’è stato un vero sistema di monitoraggio formale, ma piuttosto informale, parlando con le donne, che si ritengono soddisfatte delle misure adottate”. (A2) Entrambe le intervistate citano due soli strumenti di monitoraggio, uno diretto ed uno indiretto: 1. La scheda compilata dal responsabile-tutor durante i colloqui, che viene identificata come l’unico strumento di controllo dell’andamento del percorso di maternità e che era in effetti prevista tra gli strumenti del modello. “Nella fase sperimentale sono stati predisposti dei questionari da compilare durante i colloqui ..fra la donna che si avviava al percorso di maternità ed il responsabile-tutor che ne seguiva lo sviluppo”. (A1) “La sperimentazione del programma maternità prevedeva una scheda colloquio da compilare nelle varie fasi di incontro fra la lavoratrice ed il responsabile per monitorare appunto lo stato di avanzamento del percorso concordato e il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti. I colloqui stabiliti erano cinque e per ognuno era stato predisposto un questionario da compilare. Le schede di colloquio 3 Azienda U.S.L 7 di Siena - Programma aziendale per la gestione delle risorse in maternità “Guida per la gestione delle funzioni du supporto informativo e monitoraggio” Settembre 2000 13 venivano compilate dal capo insieme con la lavoratrice e quindi restituite al Servizio Personale”. (A2) 2. Le lamentele delle lavoratrici. “L’unico parametro di monitoraggio sono .. le lamentele riportate”. (A1) “......pochissime donne si lamentano”. (A2) Quindi, poiché “al momento i questionari non vengono più compilati perché la misura è diventata una prassi consolidata” (A1), la verifica di efficacia avviene solo per eccezione, e cioè quando la lavoratrice si trova in difficoltà e manifesta il suo disagio all’Ufficio del personale o al CPO. Occorre sottolineare che il modello adottato, come si evince dalla “Guida”4, affidava all’ufficio del personale la responsabilità diretta di tutte le funzioni relative alla gestione del programma: dal colloquio iniziale con la lavoratrice all’affiancamento e supervisione dei capi, alla consulenza in caso di problemi, all’informazione più ampia sul programma stesso, sino al monitoraggio e verifica dei risultati. Questo perché “oggi, l’intensificarsi in Azienda delle azioni…volte ad assicurare la crescita professionale e il coinvolgimento di tutto il personale, insieme al rafforzamento…del sistema aziendale di gestione delle risorse umane, spingono verso l’assunzione di un ruolo più complesso da parte dell’ufficio del personale…. un ruolo non più puramente di supporto amministrativo, ma sempre più di supporto tecnico alla gestione del personale…..”.5 Tuttavia il Servizio Personale è stato in grado di svolgere pienamente il suo ruolo per le funzioni di supporto informativo, ma non altrettanto si può dire per le previste attività di monitoraggio e verifica dei risultati. Si possono avanzare alcune ipotesi in merito ai fattori di questa discrepanza tra il programma progettato e quello realizzato sino ad oggi: 1. non sufficiente formazione e, soprattutto, “allenamento” degli addetti dell’ufficio personale nella raccolta e classificazione di dati con criteri nuovi rispetto ai dati di tipo amministrativo 2. sottovalutazione dell’importanza degli strumenti di controllo dell’andamento del programma in vista di miglioramenti futuri, sia nella fase in cui viene data priorità alla sua attuazione (e ciò è facilmente giustificabile) che in quella di messa a regime 3. i processi di monitoraggio degli interventi nelle organizzazioni sono più efficaci quando sono guidati e coordinati costantemente da un ente esterno. E’ probabile che in questo caso gli strumenti di monitoraggio, seppur previsti nella loro completa articolazione, non siano stati utilizzati nel modo atteso in quanto l’ufficio del personale, dopo l’avvio del programma, non si è più avvalso dell’assistenza della società di consulenza esterna. La mancanta applicazione del sistema di monitoraggio previsto non impedisce, tuttavia, di valutare gli esiti del programma, sia da un punto di vista oggettivo che soggettivo. 4 Azienda U.S.L 7 di Siena - Programma aziendale per la gestione delle risorse in maternità “Guida per la gestione delle funzioni du supporto informativo e monitoraggio” Settembre 2000 5 Ibidem 14 I risultati ottenuti: benefici e limiti La valutazione del progetto è estremamente positiva e viene manifestata piena soddisfazione per vari aspetti. “…molto soddisfatte del lavoro svolto; è stato un lavoro appassionante sia per le persone coinvolte nell’organizzazione (C.P.O e ufficio personale) che per le dipendenti che hanno avuto la possibilità di usufruire di queste azioni positive………sono diventati una prassi che si è tradotta in …una maggiore motivazione ed un netto miglioramento del clima aziendale, risultato di una nuova cultura aziendale che si traduce in una nuova visione dell’evento maternità da parte dei dirigenti e dell’azienda in generale”. (A1) “Ci riteniamo molto soddisfatte dei risultati ottenuti, in tutti gli ambiti di attività. Il progetto ha permesso il passaggio da una gestione puramente amministrativa dell’evento maternità, con tutti i problemi e costi che comportava, ad una gestione diciamo più umana, considerando la maternità come un arricchimento della risorsa e del suo valore per l’azienda. Il clima aziendale è notevolmente migliorato e le donne sono più soddisfatte, il che contribuisce ad un miglioramento della qualità dell’azienda”. (A2) Le risposte alla domanda “Quali misure hanno generato maggiore soddisfazione nel personale e per quale motivo?” mettono in evidenza l’efficacia del nuovo modello di gestione della maternità, in quanto il dialogo tra responsabile aziendale e la donna in procinto di assentarsi per maternità consente un percorso personalizzato che viene incontro alle esigenze delle donne. “Le misure più efficaci sono i colloqui fra dipendente e responsabile per concordare insieme il percorso di tutoring, dall’annuncio della maternità fino al rientro in azienda, che comprende anche il reinserimento nella funzione con un affiancamento diretto ed un aggiornamento e formazione dove necessario”. (A1) Vengono anche citate come misure efficaci e soddisfacenti per il personale, in un’ottica più ampia di conciliazione famiglia-lavoro che va oltre la maternità: a. il part time reversibile b. la possibilità di avvicinarsi a casa eliminando i tempi di spostamento. Quanto ai risultati oggettivi, si sottolinea la progressione di carriera che si è verificata a seguito dei processi di riqualificazione messi in atto e che ha consetito passaggi sia verticali che orizzontali. La progressione più consistente si è verificata nel settore amministrativo dove nel 2001 ben 144 donne erano concentrate nella categoria C (nella tabella che segue sono comprese tra le 190 delle categoria da A a C): molte di queste, negli anni successivi, sono passate alla categoria D. Anche nella dirigenza e nelle categorie superiori del ruolo sanitario si è avuto un leggero aumento della presenza femminile. 15 Distribuzione del personale a tempo indeterminato per categorie 2001 UOMINI 31/03/2004 DONNE % UOMINI N. % DONNE N. % N. N. 272 32,8 161 10,7 270 33,9 168 Categorie da A a C 69 8,3 190 12,6 52 6,5 149 Categorie D e Ds 16 1,9 31 2,1 39 4,9 109 Totale Ruolo amministrativo 85 10,2 221 14,6 91 11,4 258 151 18,2 254 16,8 116 14,6 188 3 0,4 35 2,3 17 2,1 34 154 18,6 289 19,1 133 16,7 222 26 3,1 43 2,8 20 2,5 33 Categorie D e Ds 293 35,3 796 52,7 282 35,4 837 Totale Ruolo Sanitario 319 38,4 839 55,6 302 37,9 870 % 11,1 DIRIGENZA Ruolo amministrativo 9,8 7,2 17,0 Ruolo Tecnico 12,4 Categorie da A a C 2,2 Categorie D e Ds 14,6 Totale Ruolo tecnico Ruolo Sanitario 2,2 Categoria Bs 55,1 57,3 1.510 100,0 Totale 830 100,0 100,0 796 100,0 1.518 Prospettive per il futuro Dalle due interviste non sono emersi punti deboli o aspetti critici riguardo alla tipologia o alle procedure di attuazione delle misure. I limiti evidenziati riguardano solo: 1. il mancato utilizzo di strumenti di monitoraggio 2. la mancanza di nuovi stimoli per far evolvere il progetto. “Purtroppo quando l’azione positiva è terminata eravamo già al secondo mandato ed è mancata la spinta necessaria a cercare di stimolare un evoluzione ulteriore del progetto, includendo ad esempio un monitoraggio organizzato delle misure introdotte”. (A2) E ancora: “L’unico punto debole è che una volta finito il nostro mandato non è stato ancora nominato un nuovo comitato. Purtroppo l’azienda mantiene ancora una mentalità restia al 16 cambiamento, anche se un notevole passo avanti è stato fatto. Ciò riflette il clima generale: lo smantellamento della Commissione nazionale Pari Opportunità ha portato anche alla mancanza di input e punti di riferimento, e quindi di stimoli per continuare il processo iniziato. La scommessa più grande è quella del cambiamento della cultura e delle mentalità, che continua ad essere un obiettivo” (A2). Sintesi del caso ASL 7 Siena Punti chiave Date / Tappe Azioni e misure principali Attivatori e partners Spinta motivazionale e obiettivi principali Finanziamento Esiti diretti Esiti indiretti Monitoraggio e verifiche Prospettive Punti Forti Punti Deboli Descrizione 1996 - progetto azioni positive 2000 - avvio sperimentazione del modello di gestione della maternità Ricerca statistica sulle caratteristiche socio-professionali del personale Ricerca qualitativa sui comportamenti organizzativi Sensibilizzazione e Formazione Sperimentazione e adozione di un modello di gestione personalizzata delle risorse in maternità che prevede tempi e modalità concordate tra dipendente e responsabile, attraverso una serie di colloqui prima, durante e dopo il rientro in azienda CPO ente promotore, accordo della Direzione del Personale, sostegno dei Sindacati, consulenza Studio Duo Volontà e determinazione della CPO di promuovere la presenza femminile nelle posizioni più elevate, diminuire l’incidenza delle maternità anticipate in quanto forma di discriminazione professionale ad alto costo per l’azienda, consentire di vivere la maternità senza interrompere il percorso professionale L. 125/91 Progressioni di carriera con passaggi da cat. C a D e aumento delle dirigenti 220 donne sono state accompagnate dal 2000 nel percorso maternità e il Programma è divenuto prassi consolidata con soddisfazione delle dipendenti e dell’Azienda Maggiore motivazione del personale e miglioramento del clima aziendale Era previsto un set completo di strumenti di monitoraggio quantitativi e qualitativi, di cui uno solo (scheda colloquio) è stato usato nella 1a fase del Programma Maternità Nella fase attuale anche questo strumento di controllo è in disuso Mancano stimoli per perfezionare il modello e/o sviluppare nuovi progetti Fase Azioni Positive - Sensibilizzazione di tutto il personale - Formazione mirata per profili professionali deboli, donne di livelli medio-alti con prospettive di carriera, responsabili - Studio di nuove modalità di gestione dei congedi per maternità attraverso focus group interni Fase Programma Maternità - L’ampia comunicazione su obiettivi e modalità di svolgimemnto del Programma ha consentito di diffonderne la conoscenza e di promuoverne l’applicazione in tempi brevi - Assenza di monitoraggio nella fase attuale: la mancanza di lamentele è assurta a principale criterio di valutazione - In mancanza di stimoli esterni che orientino per far progredire il processo iniziato e perfezionare il programma, la CPO aziendale non ha la forza propulsiva necessaria per proporre nuovi progetti in un contesto organizzativo in cui permangono resistenze, anche se è migliorato 17 2.2. COOP TOSCANA LAZIO Coop Toscana Lazio è una delle nove grandi cooperative di consumo presenti in Italia: 49 supermercati, 3 ipermercati, fatturato nel 2001 di 1138 mld di Lire, più di 3000 dipendenti in Toscana, Lazio e Campania. Il personale è per tre quarti femminile. Nel 1994 si è costituita, in accordo con le Organizzazioni Sindacali, la Commissione Pari Opportunità che ha avviato interventi sulle principali aree di criticità alla base dei processi di discriminazione indiretta e di sottoutilizazione del personale femminile: 2. Azione Positiva L 125/91 approvata alla fine del 1995 e avviata nel 1996 con una ricerca interna e la successiva sperimentazione di interventi correttivi centrati sul nodo maternità e carriera 3. Azione Positiva L.125/91 “Coop Donna: usufruire del potenziale femminile, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e implementazione di una rete di Dmentoring”, approvata nel 2001 e conclusa nel 2003. Misure adottate Le misure sperimentate dall’azienda possono essere distinte in tre categorie: - misure di Pari Opportunità : Mentoring e Consulenza individuale per la carriera - misure di Conciliazione: Sportello maternità e paternità, Fondo ore solidarietà family, Lavoro mobile - misure di flessibilità oraria: Isola del tempo Misure di Pari Opportunità 1. Mentoring sperimentazione avviata nel 1999 con finanziamento Legge 125/91 e conclusa nel dicembre 2003. La prima esperienza ha coinvolto 5 coppie di dipendenti (8 donne e 2 uomini) ed è terminata nel 2000. La seconda esperienza è iniziata nel marzo 2002 e si è conclusa nel 2003 coinvolgendo 14 coppie, tutte donne, in percorso di carriera. In questa seconda sperimentazione ogni coppia si è data degli obiettivi di crescita professionale definiti sulla base dell’autovalutazione delle proprie competenze (per la mentee l’individuazione di aree di miglioramento quali la leadership e la gestione dei rapporti , la capacità di prendere decisioni, gestire il tempo). La relazione tra mentor e mentee si sviluppa in 3 fasi: a. conoscenza reciproca e stesura del contratto di mentoring b. presa di coscienza dei rispettivi ruoli in un rapporto meno strutturato c. consolidamento della relazione e dell’amicizia professionale. 2. Consulenza individuale counseling per sostenere l’avanzamento di carriera del personale femminile: si realizza attraverso colloqui individuali e telefonici e si avvale di personale interno e di due consulenti esterni. Alcune delle persone coinvolte sono state poi avviate al mentoring. Anche questa azione è stata in parte finanziata dalla L. 125/91. 18 Misure di Conciliazione tra tempi di lavoro e di vita 3. Sportello maternità e paternità aperto nel 1999 con finanziamento Legge 125/91. E’ una sorta di help desk presente nella sede di Vignale a cui possono rivolgersi personalmente o telefonicamente tutti i dipendenti per tre giorni la settimana. Offre consulenze soprattutto sulla normativa inerente la maternità e la paternità (informazioni sul congedo obbligatorio, facoltativo, sugli strumenti di conciliazione e sui diritti al rientro in azienda), ma anche “un sostegno psicologico, di ascolto soprattutto alle donne che stanno vivendo un momento particolare della loro vita legato alla maternità. Arrivano inoltre molte richieste sui diritti di persone svantaggiate (legge 104) da parte di dipendenti con figli portatori di handicap”6. Dal 2003 ha esaminato circa 370 casi e in media riceve 20 richieste la settimana. “E’ diventato così un punto di riferimento non solo per i/le dipendenti ma anche per i soci della cooperativa e, soprattutto, per i responsabili di alcuni negozi del territorio che riescono a dare risposte in tempi brevi alle domande che provengono dai loro dipendenti”. “A volte anche i Comuni o gli enti che organizzano sportelli si rivolgono allo sportello maternità e paternità per uno scambio di informazioni”. Lo sportello coinvolge operatrici formate ad hoc che attuano una sorta di tutoring per le dipendenti in congedo, favorendo il mantenimento delle relazioni con l’azienda, anche tramite l’invio di corrispondenza informativa. “L’apertura di un altro sportello maternità e paternità a Roma, presso il supermercato Coop di Colli Anieni è il segnale tangibile del successo dell’esperienza di Vignale”. 4. Fondo ore solidarietà family: partito in modo sperimentale nel maggio 2003 nei supermercati di Cecina, Piombino e Roma, coinvolge donne e uomini; c’è l’intenzione di estenderlo ad altri punti vendita. Consiste nella possibilità di attingere a un fondo ore lavorate o di usufruire di un fondo ore non lavorate, che verranno restituite successivamente, in modo da evitare ai dipendenti l’impiego di ferie e permessi per soddisfare esigenze familiari. 5. Lavoro mobile offre la possibilità di lavorare su più sedi. Nasce due anni fa su richiesta di una dipendente ed è stato esteso anche ad altri. Con il sindacato è stato siglato un accordo quadro a cui è seguita la contrattazione individuale con la dipendente. Misure di flessibilità oraria 6. L’Isola del tempo Esperienza realizzata presso l’Ipercoop di Livorno, finanziata dalla Tegione Toscana con il Fondo Sociale Europeo e realizzata in collaborazione con Unicoop Firenze e Scuola Coop. E’ stata avviata nel settembre 2003 con la creazione di 6 gruppi di addette alle casse. Ogni gruppo è costituito da 25 cassiere che si autogestiscono l’orario in base alle esigenze personali e dell’azienda. I gruppi sono formati da donne che si trovano in fasi 6 Dall’intervista ad Alessandro Montesi, Responsabile Sviluppo Risorse Umane. Le frasi in corsivo virgolettato, se non diversamente indicato, riportano fedelmente le espressioni dell’intervistato. 19 del ciclo di vita diversi e complementari tra loro, mamme, single, studentesse con esigenze diverse nella gestione personale del tempo, in modo che i turni vengano coperti venendo incontro ai bisogni delle singole cassiere. Per rendere più agevole il processo di negoziazione delle soluzioni è stato creata la “stanza delle Isole”, un luogo appositamente attrezzato con lavagne e calamite per la segnalazione degli orari, dove si confrontano e incontrano i bisogni delle dipendenti e dell’azienda, con la mediazione di due animatrici. Origine delle iniziative All’origine delle iniziative ci sono ragioni diverse: A. Mentoring e consulenza individuale sono nate da valutazioni interne all’azienda in merito alla scarsissima presenza femminile nelle posizioni di responsabilità, nonostante la netta prevalenza delle donne nei livelli inferiori, con l’obiettivo di promuovere la presenza femminile nelle posizioni elevate attraverso modalità innovative, già sperimentate soprattutto nel nord Europa, che favorissero l’avanzamento di carriera femminile. B. Sportello maternità e paternità: è nato dalle riflessioni emerse a seguito dell’indagine conoscitiva “Le donne e gli uomini che lavorano alla Coop: professionalità, sviluppo di carriera, cultura aziendale”, realizzata con finanziamento L. 125/91 nel 1996. La ricerca è stata realizzata un anno dopo la costituzione della Commissione paritetica per le Pari Opportunità in una cooperativa in cui più della metà dell’occupazione era femminile, con l’obiettivo di “capire meglio le aspettative dei dipendenti in relazione sia al proprio lavoro che a condizioni particolari come la maternità vista “non come la conclusione di un percorso professionale” (come molti degli intervistati la percepivano all’epoca) ma come una scelta da conciliarsi con le esigenze dell’azienda”7. La considerazione principale che ha portato alla sperimentazione dello Sportello maternità e paternità derivava dalla constatazione che “le questioni organizzative nella famiglia oggi sono molto complicate, tutto è difficile per i neogenitori: accedere ad asili, a servizi, a orari flessibili…” e che quindi l’informazione e l’orientamento di cui necessitano le persone in maternità o paternità va ben al di là delle notizie sul diritto ai congedi parentali. C. Fondo ore solidarietà family: è partito dai “problemi posti dalle donne di conciliare vita e lavoro. A seguito delle richieste di conciliazione da parte di alcune dipendenti sono stati effettuati focus group che hanno dato come risultato la possibilità di attivare questo strumento….. era inserito nel CCNL ed è stati poi fatto un accordo sindacale”. L’obiettivo del nuovo meccanismo è “aiutare il dipendente a migliorare il rapporto tra tempi di lavoro e vita nei casi in cui le esigenze individuali richiedono brevi permessi o assenza dal lavoro o aggiustamenti temporanei di orario”. D. Lavoro mobile nasce “dalla richiesta di una dipendente che per motivi di conciliazione, legati a spostamenti territoriali, si sarebbe anche dimessa. L’azienda, per evitare ciò, ha cercato di trovare una soluzione, analizzando anche esperienze sperimentate da altre aziende”. 7 Ibidem. 20 A. L’Isola del tempo è stata avviata a seguito dell’analisi delle esigenze espresse dalle dipendenti e delle caratteristiche sociologiche del personale coinvolto nei turni alle casse per migliorare la conciliazione tra tempo di lavoro e tempi di vita familiare, ma anche tempo libero o formativo, agevolando le turnazioni di persone estremamente diverse ed eterogenee tra loro. Occorre sottolineare che: a. tutte le misure sono state introdotte in stretta collaborazione tra la Commissione paritetica Pari Opportunità e la Direzione del Personale e Sviluppo delle Risorse Umane b. il sindacato non ha avuto un ruolo attivo diretto, ma “attraverso la commissione paritetica per le PO creata nel 1995 e che è formata da 12 componenti, 6 appartenenti al sindacato e 6 all’azienda, che ha funzioni di scambio di informazioni e di confronto, punto di riferimento insostituibile per garantire il carattere multilaterale e d’interesse generale delle azioni positive. Con il sindacato c’è una buona intesa…” Valutazioni e motivazioni iniziali Anche in Coop Toscana Lazio, come in altre aziende, le iniziative hanno preso avvio da considerazioni sulla presenza femminile e sulla sua distribuzione per livelli. Innanzitutto il personale è per la maggior parte composto da donne, e negli ultimi 5 anni tale componente è ulteriormente aumentata. Ciò perché: “ da un lato la nostra domanda di lavoro coinvolge soprattutto le donne, dall’altro perché abbiamo avuto molta offerta di lavoro da parte di donne attratte nella nostra azienda dalla tipologia di contratti e dalla flessibilità da noi utilizzata, molti contratti part time e a tempo determinato e condizioni di lavoro più flessibili”. Composizione del personale in Coop Toscana Lazio 1994 2001 Totale UOMINI Totale DONNE % 45,0 55,0 % 40,0 60,0 con contratto a Tempo Indeterminato UOMINI DONNE 46,0 54,0 47,0 53,0 con contratto a Tempo Determinato UOMINI DONNE 56,0 44,0 30,0 70,0 A fronte di questa forte presenza femminile “ci sono però poche donne nei ruoli decisionali”. 21 Eclatante era nel 1996 la disparità esistente tra la forte presenza femminile nelle qualifiche più basse e l’assenza totale di donne nei livelli più alti.8 Le misure introdotte hanno favorito alcuni miglioramenti ma occorre sottolineare che, nonostante i progressi realizzati a seguito dei vari interventi e delle misure di supporto allo sviluppo delle carriere femminili ¾ la presenza di donne è ancora marcatamente spostata sul livello più basso ¾ quelle al livello immediatamente superiore sono solo il 3,13%, contro il 14,04% dei maschi ¾ le donne a livello quadro sono ancora una sparuta minoranza. Distribuzione del personale per sesso e livelli al 31/10/2003 Uomini Dirigenti e managers Quadri Impiegati direttivi n. 11 47 151 % 1,02 4,37 14,05 Impiegati 866 80,56 1075 100,00 Totale Donne n. % 1 0,06 12 0,71 53 3,13 96,11 1629 100,00 1695 Totale n. 12 59 204 % 0,43 2,13 7,36 2495 90,07 2770 100,00 La volontà dell’azienda di attuare una politica chiaramente orientata ad incentivare una maggiore presenza della componente femminile nei livelli superiori e quindi una sua maggiore qualificazione era, e rimane, legata ad alcune motivazioni di fondo che sono così sintetizzate dall’intervistato: “Le valutazioni che ci hanno spinto ad applicare queste azioni sono variegate”. Innanzitutto “il principio di pari opportunità rappresenta un valore fondamentale nella nostra azienda fin dalla sua nascita: visto che la componente femminile rappresenta la maggior parte dei dipendenti, tra loro ci sono sicuramente tante potenzialità di sviluppo inespresse che ci è apparso importante valorizzare, senza le quali sarà difficile sostenere adeguatamente le nostre realizzazioni future. In secondo luogo “la competizione sul mercato della distribuzione si basa sulla qualità del servizio che la nostra azienda è in grado di offrire ai clienti. Serve quindi un’organizzazione snella e degerarchizzata che sappia coinvolgere dipendenti e clienti. Le competenze che servono guardano più al femminile che al maschile ed è anche per questo che servono donne nei posti di responsabilità, ma anche che gli uomini sappiano valorizzare di più le loro competenze che fanno riferimento all’emotività piuttosto che alla sola razionalità”9. Le azioni adottate sono state quindi realizzate non soltanto per coerenza con i valori fondanti dell’organizzazione ma anche per precisi motivi di strategia aziendale. 8 Indagine conoscitiva “Le donne e gli uomini che lavorano alla Coop: professionalità, sviluppo di carriera, cultura aziendale” (1996) 9 Marco Lami, Vicepresidente e Direttore del personale Coop Toscana Lazio, Relazione introduttiva al Convegno “Quando il lavoro è donna. Pari Opportunità e riflessioni a confronto”, in allegato a NoiCoop n.60 dicembre 2003 22 Monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Tutte le misure adottate sono state monitorate durante le sperimentazioni per valutarne gli effetti ed apportare eventuali correttivi ai fini della messa a regime e della diffusione nel sistema aziendale. A. per il mentoring il monitoraggio è avvenuto grazie alla somministrazione di test mirati soprattutto all’autosservazione dei miglioramenti nei comportamenti lavorativi e relazionali e in base a feed back ricevuti dai colleghi, sia per la mantee che per la mentor. Il monitoraggio è stato effettuato in modo costante sulle 14 coppie in mentoring, sia individualmente tramite la somministrazione di questionari, sia in incontri di gruppo per tutte le coppie coinvolte. “Soltanto una coppia non ha terminato l’esperienza, per motivi legati alla scarsa motivazione all’avanzamento di carriera; inoltre per tre coppie l’esperienza non è risultata in linea con le aspettative, per non affinità lavorativa, non chiarezza degli obiettivi……” Gli strumenti di monitoraggio sono stati approntati dall’ufficio delle risorse umane interno e da esperti esterni. B. per lo sportello maternità e paternità il monitoraggio viene effettuato analizzando i dati quantitativi: mediamente arrivano allo sportello 20 richieste a settimana. Indicatore di successo dell’iniziativa è giudicato il minor numero di richieste di informazioni in tema di congedi e altri servizi di sostegno alla maternità/paternità che giungono all’ufficio del personale, sia da parte dei dipendenti che dei responsabili dei negozi. C. per il fondo ore family il monitoraggio è stato effettuato nelle tre sedi di sperimentazione (Cecina, Piombino e Roma Colli Aniene) da un gruppo di lavoro composto dai sei responsabili dei negozi, che hanno rilevato l’impatto dell’iniziativa sull’organizzazione, attraverso un’analisi quantitativa sul numero degli utilizzatori e sulle ore utilizzate, oltre che con la somministrazione di questionari per rilevare il gradimento dei dipendenti, la motivazione all’utilizzo, l’adeguatezza del monte ore. Risultati ottenuti: benefici e limiti Tutti i programmi hanno dato risultati che sono giudicati estremamente positivi, non solo per coloro che hanno usufruito direttamente degli interventi ma per tutto il personale che ne ha percepito i benefici potenziali come nuove opportunità per tutti. Ecco quanto testimonia Montesi riguardo alla percezione del mentoring: “….sicuramente ci sono stati effetti positivi per tutti coloro che sono stati coinvolti nel mentoring e che hanno visto accresciute le opportunità di sviluppo professionale…anche se è difficile misurare come sono cambiate le mentalità…. Il mentoring rappresenta uno strumento molto potente e c’è la netta percezione che possa avere effetti positivi sia per l’azienda che per i dipendenti coinvolti…anche chi non è stato coinvolto alla fine ha capito che in futuro poteva essere sperimentato anche su di lei…è uno strumento potente per la valorizzazione del personale ma non è di facile governo per l’azienda perché rompe le regole gerarchiche che esistono dentro l’azienda, la mentor 23 diventa il punto di riferimento per il proprio sviluppo professionale e di confronto. Per l’azienda due sono stati i risultati positivi: la sperimentazione di un metodo in cui le competenze individuali diventano patrimonio dell’organizzazione e il miglioramento della comunicazione interna. Questa azione diventerà di sistema e l’azienda la userà anche per l’avanzamento professionale degli uomini”. L’unico punto debole evidenziato per questa misura riguarda la difficoltà di gestione insita nella misura stessa, in quanto essa richiede massima attenzione e concentrazione relazionale da parte dei soggetti coinvolti:“…punti deboli non ce ne sono… solo che richiede tante energie per la sua realizzazione, molto tempo… “. Lo sportello maternità e paternità è risultato estremamente positivo in quanto “.. lo sportello nasce da un bisogno delle donne ma poi ha interessato anche molti uomini, perciò per valutare i risultati bisogna considerare sia i vantaggi per i e le dipendenti coinvolti sia per il sistema azienda…. per tutti quelli che lo hanno utilizzato ricevendo informazioni, orientamento” “…diventando uno strumento permanente arricchisce i servizi interni a disposizione dei dipendenti. E’ inoltre un nuovo modo di gestione organizzativa della problematica della maternità e della paternità e sul piano culturale segnala un approccio favorevole al riequilibrio nella distribuzione del lavoro di cura e tende ad incentivare la fruizione dei congedi da parte dei padri…ha contribuito a modificare la percezione dell’evento maternità tra le donne stesse, i colleghi e i responsabili: da disturbo organizzativo ed evento penalizzante per lo sviluppo professionale a momento di condivisione di problemi organizzativi che da questo evento scaturiscono per la vita aziendale.. l’apertura dello sportello su Roma risponde a ragioni di ordine pratico ma soprattutto simbolico....avere attenzione verso le persone significa creare attaccamento, stabilire un rapporto di fiducia e gratificazione che rimane per sempre nella vita di un dipendente…”. Occorre sottolineare che il fondo ore family ha dato risultati limitati in Toscana, sia come numero di fruitori che come ore utilizzate, mentre ha ottenuto ottimi risultati a Roma. La ragione risiede probabilmente nella diversa dimensione urbana che rende impossibile l’accesso alla rete di sostegno parentale, che tuttora gioca il suo ruolo sul litorale toscano, In più in quella sede i dipendenti hanno in genere meno ferie e permessi da sfruttare e percepiscono quindi il fondo come un’opportunità in più.10 Tuttavia il Fondo viene giudicato “comunque positivo perché crea una maggiore presa di responsabilità del personale verso l’organizzazione e verso i colleghi, una maggiore solidarietà ed imposta in maniera diversa il rapporto capo-collaboratore”, tanto che da dicembre 2003 il fondo è stato attivato anche a Venturina e Civitavecchia. Anche per l’Isola del tempo il giudizio della direzione è estremamente positivo. Evidenziando che si tratta di un’esperienza che “richiede un forte senso di solidarietà tra le lavoratrici…”, Montesi ne parla come esempio concreto di autogestione degli orari in piccoli gruppi che può essere emulata da molti dipendenti: “…quelli non coinvolti capiscono che può essere un esperimento per aprire possibilità anche ad altri…” 10 “Il Fondo Ore Solidarietà Family” in Allegato a NoiCoop n. 60 dicembre 2003 24 L’impressione complessiva è che tutte le misure introdotte, intervenendo concretamente sull’ampliamento delle opportunità di conciliazione e di sostegno alla carriera, abbiano effettivamente apportato miglioramenti nella valorizzazione delle competenze e nella gestione delle differenze di genere. “La stessa cultura di gestione del management è cambiata acquisendo una maggiore responsabilizzazione e consapevolezza delle discriminazioni e delle disparità….…valutando alcuni comportamenti quali le richieste pervenute allo Sportello da parte degli uomini, la partecipazione ai gruppi di discussione, la partecipazione convinta dei mentori ai programmi di mentoring ….. indizi di cambiamento nella cultura dei dipendenti rispetto alla differenza di genere…”11 Gli effetti positivi sono stati dunque molto ampi e trovano riscontro oggettivo nei dati sulla composizione dell’organico tra il 1994 e il 2003: - significativo aumento delle domande di assunzione da parte di donne - incremento delle assunzioni femminili, soprattutto a tempo determinato e part time, ma anche a tempo indeterminato, seppure in misura inferiore, e con un interessante accelerazione tra il 2001 e il 200212 - maggiore presenza delle donne nei ruoli decisionali anche se, come sottolinea lo stesso Montesi, non ancora soddisfacente. Prospettive per il futuro Nel novembre 2003 è stato costituito un forum tra circa 70 dipendenti che, a vario titolo, hanno partecipato alle azioni positive e ai “percorsi di pari opportunità: una sorta di generale brain storming per raccogliere i bisogni e le aspettative per il futuro”. Le motivazioni originarie che hanno spinto la direzione del personale a promuovere e realizzare la azioni intraprese rimangono valide anche per il futuro, tanto che nel convegno svoltosi a Livorno alla fine del 2003 è stata annunciata la volontà di rafforzare ed estendere tutte le misure come azioni di sistema, rivolte sia alle donne che agli uomini, anche a prescindere da eventuali finanziamenti. “I buoni risultati delle azioni intraprese hanno reso fertile il terreno. Per questo ci sentiamo impegnati a mettere in campo fin da subito nuovi e più impegnativi progetti”13 Ciò è confermato dal dott. Montesi quando riferisce che l’attuale politica del personale prevede di “far diventare le sperimentazioni azioni di sistema anche senza i finanziamenti…vogliamo favorire l’ingresso delle donne nei ruoli decisionali e vogliamo renderlo un obbligo e non un intento per l’azienda…introdurre le quote come ha fatto Zapatero in Spagna... se devo assumere 6 responsabili di negozio 3 dovranno essere uomini e tre donne….” Tale strategia può, tuttavia, incontrare ostacoli nella scarsa disponibilità delle dipendenti alla mobilità territoriale: “..ci sono a volte vincoli all’avanzamento di carriera legati alla mobilità territoriale, che è fondamentale nel nostro lavoro”, e si tratta di vincoli correlati 11 M.La Calandra, G.Seravalli “Investire sulle donne” in Allegato a NoiCoop n. 60 dicembre 2003 “I dati” in Allegato a NoiCoop cit. 13 Marco Lami, Vicepresidente e Direttore del personale Coop Toscana Lazo, Relazione introduttiva al Convegno “Quando il lavoro è donna. Pari Opportunità e riflessioni a confronto”, in allegato a NoiCoop cit. 12 25 all’organizzazione dei tempi e degli spazi che costringono le donne a ridimensionare le aspettative di carriera. Sintesi del caso COOP TOSCANA LAZIO Punti chiave Date / Tappe Azioni e misure principali Attivatori e partners Spinta motivazionale e obiettivi principali Finanziamento Esiti diretti Esiti indiretti Monitoraggio verifiche Prospettive Punti Forti Punti Deboli e Descrizione 1996 - 1° progetto azioni positive - ricerca organizzativa 1999 - sperimentazione Mentoring e Sportello Maternità e Paternità 2001 - 2° progetto azioni positive: sviluppo mentoring e altre misure di conciliazione 2002/2003 - Fondo ore solidarietà family, lavoro mobile, Isola del tempo Indagine conoscitiva “Le donne e gli uomini che lavorano alla Coop: professionalità, sviluppo di carriera, cultura aziendale”: analisi delle caratteristiche socio-professionali del personale maschile e femminile e degli ostacoli alle carriere femminili Sperimentazione e messa a regime di misure di pari opportunità nella carriera, di conciliazione e flessibilità oraria Direzione del Personale, Commissione paritetica PO, sostegno indiretto Sindacati, consulenti del Comitato Scientifico dei Progetti Azioni Positive Valori cooperativi, stretegia competitiva aziendale rivolta alla qualità del servizio e piani di sviluppo richiedono assunzione di responsabilità e valorizzazione del potenziale femminile in un’organizzazione snella e reattiva nell’ascolto di clienti e dei dipendenti. Necessita quindi: - promuovere la presenza femminile nelle posizioni più elevate - venire incontro alle esigenze del personale per rafforzare un rapporto di fiducia - agevolare la soluzione di problemi pratici (turni, ecc.), contenendo le tensioni tra le persone e tra queste e l’Azienda per migliorare clima interno e qualità del servizio L. 125/91 Regione Toscana e Fondo Sociale Europeo - maggiore presenza di donne nei ruoli decisionali - ulteriore incremento delle candidature e delle assunzioni femminili - maggior uso dei congedi anche da parte dei padri - nuove regole organizzative e di gestione risorse umane - cambiamento nella cultura dei dipendenti rispetto alla differenza di genere - maggiore consapevolezza e responsabilizzazione nei confronti delle discriminazioni e delle disparità da parte dei responsabili e managers - diffusione dell’ottica della valorizzazione delle competenze e della gestione delle differenze in azienda Strumenti articolati per misure: - mentoring : test di auvalutazione, sessioni di verifica a coppie e focus group - sportello maternità e paternità: analisi quantitativa delle richieste - fondo ore family: analisi quantitativa su numero utilizzatori e ore, qualitativa su gradimento, motivazione d’utilizzo, adeguatezza monte ore A fine 2003 Forum di verifica con 70 partecipanti alle varie misure per raccogliere bisogni e aspettative per il futuro - estensione del mentoring per la valorizzazione delle risorse maschili e femminili - estensione delle sperimentazioni come azioni di sistema a prescindere dai finanziamenti - politiche assunzione nei ruoli decisionali per quote paritarie tra uomini e donne - capacità di ascolto dei bisogni delle dipendenti da parte della Direzione del Personale - ruolo propulsivo della Direzione in collaborazione con la Commissione paritetica PO - nonostante i progressi, la presenza delle donne ai livelli di responsabilità più alti è molto limitata e nelle categorie “quadri” e impiegati direttivi è ancora molto modesta 26 2.3 ELECTROLUX Il gruppo Electrolux-Zanussi è il primo produttore europeo di elettrodomestici bianchi. Attualmente conta in Italia circa 9.000 dipendenti, distribuiti negli stabilimenti di Lombardia, Friuli, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana. Gli stabilimenti più importanti sono concentrati in tre provincie del Nord-Est: Pordenone, dove circa 3.000 dipendenti sono occupati nella produzione di lavatrici e asciugatrici e nel centro direzionale per l’Italia, Treviso e Belluno. Occorre rilevare che negli ultimi sette anni gli addetti in Italia sono diminuiti dai 15.534 del 199514 agli attuali 9.000 circa, non tanto per effetto di ristrutturazioni negli stabilimenti del gruppo, quanto per le cessioni attuate in seguito alla scelta di concentrare la produzione nel core-business degli elettrodomestici, con cui il gruppo, a livello mondiale, ha raggiunto nel 2003 un fatturato di 14,5 miliardi di euro, per un’occupazione complessiva di oltre 80.000 addetti15. Il progetto per le pari opportunità che ha caratterizzato Electrolux negli anni novanta, e che ne ha fatto un caso esemplare in Italia, è stato lanciato nel 1992 e si è intrecciato con gli sviluppi organizzativi che hanno attraversato le grandi imprese esposte ai mercati internazionali nel decennio scorso. Misure adottate Il progetto denominato “Ipazia”, dal nome di una filosofa, astronoma e matematica alessandrina del terzo secolo d.C., ha portato alla realizzazione di più azioni e misure che hanno inciso sia sul versante della presenza femminile che, soprattutto, della conciliazione dei tempi, introducendo strumenti innovativi di gestione degli orari. Le misure introdotte sono state: 1. Telelavoro 2. Banca delle ore (flessibilità oraria) 3. Rosa al lavoro (rimodulazione autonoma degli orari da parte delle turniste). 4. Integrazione socio-professionale di donne in percorsi tipicamente maschili. 1.Telelavoro E’ una delle misure di maggior successo. E’ stato introdotto con un accordo sindacale nel 1997, sulla base della proposta della Commissione per le pari opportunità Ipazia, per evitare il ricorso alla sospensione del rapporto di lavoro ed offrire un’alternativa all’aspettativa non retribuita, con l’obiettivo di promuovere, anziché bloccare, lo sviluppo professionale e l’avanzamento di carriera delle donne gestanti e madri, penalizzate dalle assenze per la cura dei figli oltre i termini dei congedi parentali. Destinato a 40 lavoratrici nella fase di sperimentazione che è durata 2 anni, viene ora gestito come soluzione organizzativa per tutti i lavoratori che ne fanno richiesta, valutandone la praticabilità in relazione alle mansioni svolte. .14 Fonte: “Ipazia - Le parole per dirlo”- Electrolux-Zanussi, Fim-Fiom-Uilm, 1995, pag. 9. “Ipazia” è anche il nome della Commissione aziendale nazionale per le pari opportunità che ha condotto il progetto. 15 Fonte: Rassegna Sindacale, n. 3, 22-28 gennaio 2004 27 2. Banca delle ore Insieme al telelavoro, è la misura di maggior successo. E’ stata introdotta con un accordo sindacale nel 1998, in anticipo rispetto a quanto avvenuto in altre aziende. Consiste nella possibilità di convertire ore di straordinario in permessi retribuiti che vengono accantonati in uno speciale monte ore individuale che può essere utilizzato successivamente anche per periodi prolungati, visto che il monte ore è senza scadenza e illimitato. 3. Rosa al lavoro Si è trattato della sperimentazione più innovativa ed interessante, che ha avuto ampio risalto sulla stampa ma anche di minor successo, come vedremo meglio. Prevedeva la possibilità di rimodulare gli orari di lavoro in modo del tutto autonomo da parte delle turniste dello stabilimento di Susegana, dove vi era un’alta concentrazione femminile: ogni gruppo di tre persone della medesima striscia di turnazione poteva concordare al proprio interno gli orari dei turni in successione, venendo incontro all’ esigenza di turni fissi da parte di alcune addette, oppure concordando una rimodulazione continua e flessibile secondo le necessità. 4. Integrazione socio-professionale di donne in percorsi tipicamente maschili Nel 1992 sono state avviate ad un percorso di carriera nel settore della finanza aziendale alcune donne che, da funzioni di back office nel settore amministrativo (tipicamente femminile), sono diventate cambiste (International Dealer), cioè addette allo scambio di valute e di titoli sui mercati internazionali. La “sala cambi” della direzione finanziaria della holding Electrolux Zanussi (allora Industrie Zanussi) era un settore esclusivamente maschile, dove si richiedevano conoscenze e competenze specialistiche, oltre che capacità di comunicazione e velocità nel prendere decisioni. L’inserimento nel ruolo di “International Dealer” è stato accompagnato da attività di formazione in aula, stage operativi presso istituti finanziari italiani ed esteri e “on the job training” in affiancamento a colleghi esperti. Origine delle iniziative e valutazioni iniziali Il progetto “Ipazia” ha le sue radici in due fattori che ne costituiscono i presupposti essenziali: da un lato, la cultura organizzativa del gruppo svedese Electrolux e le politiche di coinvolgimento dei lavoratori e dei sindacati previste nel suo sistema di relazioni industriali dall’altro, il clima favorevole ad un modello di gestione partecipativa che si sviluppa negli anni novanta in Italia in concomitanza con la concertazione tra le parti sociali. Negli stessi anni, le imprese caratterizzate, come Electrolux, dall’integrazione internazionale finalizzata alla competizione su scala globale, individuavano nelle risorse umane il fattore critico di successo per operare i cambiamenti, strategici ed organizzativi, necessari e cominciavano a considerare le differenze culturali, etniche, di genere, non 28 come vincoli ma come elementi di ricchezza in un’organizzazione proattiva, orientata alla qualità totale dei prodotti e dei servizi rivolti ai clienti dei mercati globali e pronta a rispondere alla sempre maggiore complessità ambientale. Ciò comportava il superamento del modello fordista per passare ad un’organizzazione meno rigida e gerarchizzata, più orizzontale e orientata ai processi e alle persone che li realizzano e quindi, come dice Michele Campione, Direttore delle risorse umane in Europa, “più femminile e meno maschile”. Nel 1994 la composizione del personale dell’azienda privilegiava nettamente la presenza maschile: solo un quarto del personale era di sesso femminile, sia tra gli impiegati che tra gli operai tra le impiegate, il peso di quelle di livello medio-alto era modestissimo, rispetto al peso degli uomini presenti al sesto e al settimo livello le donne dirigenti erano solo l’1,4%. Per questo, il progetto Ipazia si è posto come obiettivo strategico di medio-lungo periodo l’incremento della presenza femminile in tutte le categorie e nei diversi settori aziendali, con particolare attenzione alla crescita delle donne nei livelli medi e superiori e in alcuni mestieri tipicamente maschili, sia operai che impiegatizi. Il progetto è stato costruito e condotto in stretta collaborazione con le organizzazioni sindacali, attraverso le commissioni per le pari opportunità: la Commissione nazionale “Ipazia”, formata da 12 persone (6 di rappresentanza sindacale e 6 di rappresentanza aziendale), che ha progettato, promosso e coordinato tutte le iniziative a livello centrale, e le commissioni degli stabilimenti che hanno realizzato le iniziative locali. Azioni realizzate Gli interventi realizzati si sono articolati in più attività, seguendo il modello tipico delle aziende che hanno promosso azioni positive con i finanziamenti della L.125/91. In ordine cronologico: ¾ Campagna del 1992-93 contro le molestie sessuali “Oltre il silenzio”: è stata impostata in termini di prevenzione delle molestie sessuali, in concomitanza con l’avvio della politica del personale decisamente orientata a “femminilizzare” l’azienda. Operativamente si è articolata in più momenti: - apertura di una linea telefonica gratuita, a cui tutti i dipendenti, donne e uomini, potevano rivolgersi in caso di molestie - disponibilità di una psicologa per un’assistenza personale e riservata - interventi formativi specifici ai responsabili del personale, ai rappresentnti sindacali e ai capi intermedi - campagna pubblicitaria con affissioni, scandite nel tempo, di manifesti seriali in tutti gli stabilimenti e uffici. La campagna si è conclusa nel 1994 con l’introduzione del “Codice di condotta per la tutela della dignità delle donne e degli uomini in azienda”. Si è trattato del primo codice contro le molestie adottato in un’azienda privata in Italia, un esempio seguito da altre aziende, sia per l’impianto normativo e procedurale che per l’introduzione della figura della/del consigliera/e di fiducia. 29 ¾ Programmi di informazione, sensibilizzazione e formazione Con l’Accordo sindacale del 1991 e l’istituzione della Commissione Paritetica Nazionale per la Formazione Congiunta hanno preso il via programmi formativi che, a partire dal corso per le commissioni “Ecos” su ambiente e sicurezza, esperienza ancipatoria della Legge 626, hanno messo sempre più al centro degli interventi di informazione e formazione i concetti di parità e differenza tra gli uomini e le donne nell’organizzazione del lavoro. Le prime iniziative pubbliche per la promozione delle azioni positive sono state: - il Convegno di Asolo del 1992 che ha segnato il lancio del progetto Ipazia - il Convegno nazionale del 1993 che ha presentato i risultati dell’”indagine sulla condizione femminile in Zanussi” e le prime azioni positive “Oltre il silenzio”e “Rosa al lavoro” Tra il 1994 e il 1995 si sono svolti seminari e corsi mirati ad abbattere gli stereotipi e gli ostacoli all’affermazione di una presenza femminile più equilibrata in azienda e ai percorsi di carriera per le donne, ostacoli che erano ancora fortemente diffusi nella “cultura organizzativa gerarchicamente pensata al maschile”16: • Seminario di informazione e sensibilizzazione per responsabili del personale, dirigenti sindacali e componenti delle RSU sui temi delle pari opportunità e della differenza, delle discriminazioni dirette ed indirette, della doppia presenza e del lavoro di cura, della segregazione occupazionale e dei blocchi di carriera, delle molestie sessuali • Corso Ipazia per le commissioni in sede locale, rivolto ai responsabili aziendali e sindacali dei vari stabilimenti, che ha teso a fornire un metodo per gestire positivamente il lavoro di gruppo.e strumenti operativi applicabili alla concretezza delle relazioni organizzative quotidiane. ¾ Indagine sulla condizione femminile e sulle aspettative di carriera Nel 1993 è stata condotta un’indagine approfondita sulla condizione professionale e sulle aspettative di carriera delle donne e degli uomini presenti nelle diverse realtà del gruppo. L’indagine si è articolata in due momenti: a. ricerca qualitativa su un campione stratificato di 644 donne ed un gruppo di controllo di 120 uomini, con questionario distribuito nei vari stabilimenti e compilato in orario di lavoro. Ha evidenziato le barriere all’entrata nei luoghi professionali tradizionalmente maschili e nelle qualifiche più elevate ma anche una maggiore propensione delle donne alla flessibilità degli orari ed una concezione della carriera, da parte delle donne, più vicina a quella attesa dall’azienda, almeno per alcuni aspetti quali, per esempio, la “costanza e applicazione nel lavoro” che veniva visto da parte delle donne come uno dei principali requisiti per progredire; b. analisi fattoriale su dati quantitativi interni relativi a tutta la popolazione maschile e femminile degli stabilimenti italiani. Le osservazioni sulle caratteristiche comportamentali dei gruppi emersi dall’analisi e, in particolare, l’individuazione, da un 16 “Ipazia - Le parole per dirlo”- Electrolux-Zanussi, Fim-Fiom-Uilm, 1995. 30 lato, delle situazioni di segregazione femminile più marcata e, dall’altro, dei gruppi più dinamici, dove l’immissione di giovani aveva corrisposto all’immissione anche di giovani donne, hanno offerto gli spunti per orientare gli interventi successivi, soprattutto le politiche di inserimento e di sviluppo del personale, all’insegna del “mischiare di più i lavori maschili e femminili in modo da offrire opportunità di carriera anche alle donne e rompere le barriere in entrata nei reparti dove le donne non hanno mai avuto l’opportunità di accedere”17 e gli interventi sull’orario e il telelavoro al fine di rimuovere le disuguaglianze legate ai problemi di conciliazione vita-lavoro. Occorre sottolineare che l’azienda ha utilizzato la Legge 125/91 solo inizialmente e che, nella seconda metà degli anni novanta, le attività sono state autofinanziate o non hanno richiesto risorse aggiuntive per la loro realizzazione, in quanto direttamente legate ad intereventi organizzativi interni. Ecco le osservazione di Michele Campione a questo proposito: “Abbiamo usato molto la 125 soprattutto all’inizio, perché avevamo la necessità di progettualià e la 125 è assolutamente perfetta per la progettualità: avevamo l’esigenza di diffusione e comunicazione molto spiccate per le campagne di sensibilizzazione interna, i convegni, la ricerca, ecc… e su queste cose la 125 è uno strumento assolutamente eccezionale, ma quando si passa agli utilizzi gestionali normali le logiche dei finanziamenti tendono a cadere”. Alla domanda se sono state utilizzate altre fonti di finanziamento in anni più recenti e segnatamente la legge 53/2000, si fa notare che “la tipologia di interventi realizzati non si presta alle linee di finanziamento disponibili: per esempio per la banca delle ore è impossibile”, dato che sono interventi interni all’organizzazione. Inoltre “per esempio: come finanziare progetti di formazione a cui partecipano persone di tante nazionalità diverse? per noi questo è una cosa normale, ma la cosa si complica sempre di più: più diventa complicata e sovrasistemica la dimensione aziendale, più gli strumenti di finanziamento, che sono nazionali, diventano inadatti per un’azienda come la nostra… e il legislatore europeo non ha ancora in mente i lavoratori in formazione delle aziende europee”. Quanto al ricorso a consulenze esterne, è stato sottolineato che sono state utilizzate le migliori competenze disponibili sui temi in questione: “Per la parte rilevante del codice di condotta ci siamo rivolti ad un giurista perché troppo complessa. Su singole iniziative o attività abbiamo attivato come docenti o come specialisti sia enti come la Fondazione Seveso che singole persone che hanno avuto un ruolo importante… per esempio abbiamo lavorato moltissimo, all’inizio del progetto, con Marina Piazza che poi è andata ad occupare una ruolo molto importante…. abbiamo lavorato con il network che più di tutti in Italia si interessava e sviluppava questi temi”. Strumenti di monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Le sperimentazioni del telelavoro e la banca delle ore sono state sottoposte a monitoraggio dalla Commissione Ipazia al fine di ampliarne l’applicazione. 17 Ibidem. 31 Non sono stati adottati strumenti specifici di monitoraggio delle azioni di sensibilizzazione e formazione intraprese nel corso del progetto, in quanto, come sostiene Michele Campione, queste attività non danno esiti diretti, misurabili immediatamente o nel breve periodo. Tali risultati si vedono sul medio-lungo periodo e sono misurabili soprattutto sui parametri relativi alla composizione del personale, che era l’obiettivo strategico primario del progetto Ipazia. Gli indicatori che vengono ritenuti significativi sono infatti: - variazione della distribuzione del personale maschile e femminile per livelli di qualifica a distanza di alcuni anni - variazione dell’incidenza del personale femminile nei settori tradizionalmente più maschili nell’arco di alcuni anni. E’ evidente che i risultati su questi parametri derivano, come più volte sottolineato da Michele Campione nel corso dell’intervista, da tutte le azioni che vengono messe in campo dall’azienda nell’ambito della gestione del personale, dall’inserimento alla formazione e aggiornamento, ai passaggi di livello. Date le esperienze e la visione su scala europea, abbiamo sollecitato Michele Campione (più di quanto abbiamo fatto con altri intervistati) ad esprimersi riguardo al rapporto costibenefici come criterio di valutazione delle azioni e delle misure adottate, al fine di esplorare il punto di vista di un’impresa evoluta ed individuare gli eventuali indicatori in uso. Non sono emersi particolari criteri basati sull’elemento costo e sono state messe in rilievo le difficoltà di misurare su scala microeconomica fenomeni a più dimensioni, influenzati da molte variabili esogene e, quindi, la necessità di ricondurli ad un sistema di valutazione basato su indici macroeconomici. “..Ho partecipato di recente ad una riunione delle principali aziende italiane per analizzare i costi-benefici degli interventi formativi. Alla fine dell’incontro abbiamo convenuto che l’unico indice per definire i costi-benefici di un investimento formativo è il risultato finale in termini di risultati economici di ogni singola azienda. Vi sono sperimentazioni e tentativi, ma la capacità di misurare i costi-benefici di interventi come può essere un intervento formativo e, per estensione, gli interventi di questo tipo con progettualità nei campi della qualità, lavoro e aspetti familiari, è tuttora una cosa che non si sviluppa… non riusciamo a definire quali possono essere questi parametri … e anche alcuni contributi di tipo teorico appaiono estremamente teorici… forse ci possono essere criteri basati su indici di contabilità nazionale, quindi legati più a una dimensione macro …. …probabilmente con gli indici di contabilità nazionale alcuni criteri generali possono essere individuati, ma all’interno delle singole aziende, onestamente, non solo noi, ma le principali aziende italian, non riescono tuttora ad individuare quali possono essere questi indici”. Anche per ciò che riguarda criteri quali l’abbassamento del turn over, l’abbattimento dei costi di rimpiazzo e sostituzione delle persone, “noi non ci sentiamo di dire che ciò è grazie alla formazione o ciò è grazie ad azioni positive” in quanto “ci possono essere un numero estremo di varianti esogene che impattano sugli investimenti…..il primo e più 32 logico è se siamo in un periodo di sviluppo economico o di stagnazione… questo lo determina in maniera assoluta, per cui ci sono indici che sicuramente noi come azienda monitoriamo, ma non sono indici di costo-efficacia”. In questa fase, per esempio, il monitoraggio riguarda i programmi di sviluppo manageriale sui quali il gruppo è partcolarmente impegnato a livello europeo “…perché ci siamo impegnati a sviluppare …… la nostra capacità di far crescere internamente le persone: il nostro obiettivo è quello di abbattere il reclutamento esterno di managers per favorire invece la crescita interna; quindi, legato a questo, abbiamo anche sviluppato…. progetti formativi di sviluppo delle capacità” al coaching, capacità di leadership e di management che hanno “rafforzato molte persone nelle loro giuste ambizioni verso posizioni più alte”. La riduzione del ricorso a managers esterni al gruppo del 40% negli ultimi due anni è evidentemtente l’indice che segnala l’esito positivo delle attuali iniziative di sviluppo manageriale a livello europeo. L’efficacia delle politiche per il personale e delle singole iniziative viene quindi misurata in funzione del conseguimento degli obiettivi specifici delle singole azioni: “Misuriamo le capacità che abbiamo di sviluppare le nostre risorse interne verso posizioni manageriali, di dare queste capacità e di far crescere le persone..Le misure ormai fanno parte della nostra routine aziendale, ma ciò si deve ad un forte progettualità dovuta alla dinamica partecipativa”. Risultati ottenuti: benefici e limiti Tra il 1994 e il 2002 si è verificato un significativo aumento della componente femminile, che è passata dal 25% al 42% degli impiegati e dal 25% a quasi il 46% degli operai. Presenza del personale femminile al 1994 e 2002 (valori percentuali) 1994 Impiegati Totale uomini Totale donne 75,0 25,0 2002 58,0 42,0 Incidenza delle impiegate sul totale impiegati Dirigenti Imp direttivi 7° Imp 6° Imp Imp. 5° 1994 1,4 6,0 23,0 29,0 55,0 2002 4,0 14,0 33,0 32,3 48,8 1994 Operai Totale uomini Totale donne 75,0 25,0 2002 54,1 45,9 Incidenza delle operaie sul totale operai Op 5° Op 4° Op 3° 1994 0,7 9,8 37,7 2002 3,1 23,2 60,6 Ci sono inoltre stati importanti spostamenti tra i livelli di qualifica: - innanzitutto, l’aumento al 4% delle dirigenti che sembra un passo modesto, ma costituisce il quasi il 300% di aumento nella popolazione dirigenziale 33 - le donne impiegate di 5° livello (impiegate operative) sono diminuite, mentre sono aumentate le impiegate direttive di 6° ed è più che raddoppiata l’incidenza delle impiegate di 7° livello (dal 6% al 14%). La soddisfazione per questi risultati è evidente nelle parole di Michele Campione: “La nostra lettura sull’area dirigenziale e impiegatizia è chiaramente positiva, ma è interessante vedere anche la parte operaia dove i dati sono incredibilmente analoghi”. Infatti sono aumentate le donne in tutte le categorie operaie: - nel livello più basso le donne hanno raddoppiato il proprio peso, superando gli uomini, ed è l’effetto delle neo-inserite - nel quarto livello sono aumentate dal 9 al 23% - nel quinto livello, quello dell’aristocrazia operaia, hanno raggiunto il 3,1%. Alla domanda se dopo il 2002 ci siano stati cambiamenti e, magari, ulteriori miglioramenti, la risposta è stata che “l’occupazione non si è incrementata nel 2003, siamo sempre sullo stesso livello ed abbiamo sostanzialmente le stesse percentuali… d’altra parte questi sono trend che vanno sempre letti nel lungo tempo ed una valutazione su un anno o due non è corretta” e comunque sarebbe poco significativa. Si deve tenere anche conto del fatto che il quadro economico sfavorevole non fa intravvedere tendenze di crescita dimensionale, ma piuttosto una redistribuzione del personale e lo sviluppo di carriera delle risorse umane per vie interne al sistema del gruppo internazionale, come mette ben in risalto Michele Campione. Quanto ai risultati delle singole misure, occorre sottolineare che i positivi riscontri ottenuti dal telelavoro e dalla banca delle ore le hanno rese i pilastri delle azioni positive in Electroluz per alcuni anni fino ad essere adottate come prassi aziendali consolidate. “…la cosa interessante è che alcune azioni positive sono divenute normale sistema gestionale, normale modo di essere dell’azienda, parte integrante della gestione; ci sono cose che ormai fanno parte della quotidianità aziendale e le esperienze di telelavoro sono tra queste”. “Oggi la banca delle ore è utilizzata con normale approccio, nel senso che viene considerata oramai una cosa data, acquisita; mentre prima aveva effetti un pò simbolici, oggi è considerata un’opportunità, un’opzione, un’offerta scontata del sistema aziendale”. Inoltre viene sottolineato che “se non ci fosse stato un progetto di pari opportunità grosso come questo, difficilmente gli uomini avrebbero chiesto i congedi parentali o si sarebbero diffusi i congedi parentali in questo modo e alcune esperienze di telelavoro derivano da quel progetto”. Non altrettanto si può dire di “Rosa al lavoro” che rimane l’esperienza che non riesce a decollare e su cui “siamo sempre traballanti….forse su quel progetto abbiamo sbagliato sia noi che la direzione sindacale: l’abbiamo presentato come un progetto estremamente avanzato in un periodo in cui forse nessuno di noi era ancora maturo per riceverlo e gestirlo; peccato perché era un progetto affascinante ……era l’autentica flessibilità in mano al lavoratore”. 34 Ma la gestione dell’auto-flessibilità è difficile, specie “se si basa su numeri piccoli…perché la propria flessibilità deve concordare con quella degli altri, e ciò significa io con il mio collega e lui con quello successivo…la cosa non è facile”. I fattori che limitano l’applicazione di questa misura sono stati analizzati anche con i sindacati e sono stati ricondotti alla forza della “cintura protettiva familiare”. “Quando si hanno necessità individuali, si tende ad usare la forza delle relazioni famigliari piuttosto che utilizzare strumenti di tipo organizzativo .....quando ci sono problemi la capacità della relazione parentale è più forte; questa è stata la nostra analisi, forse superficiale perché non ci siamo basati su studi approfonditi, ma questa è la nostra sensazione”. Si potrebbe anche aggiungere che, se il contesto ambientale consente di ricorrere al sostegno della rete parentale, si preferisce evitare le tensioni che inevitabilmente si innescano quando si negozia la propria flessibilità con colleghi e colleghe. Interessante è l’osservazione dell’intervistato circa l’opportunità di analizzare gli insuccessi dei progetti e delle sperimentazioni organizzative per individuarne le cause: “è molto importante proprio studiare il perché dei fallimenti …perché quando si parla di tematiche nascenti come queste, è importante la capacità di analizzare anche gli insuccessi ….nella progettualità a volte conta di più capire l’insuccesso che il successo e scavare su questo” per apprendere dai motivi delle esperienze negative ed evitare di ripetere gli stessi errori. Inoltre: “Anche nelle aziende esemplari ci possono essere degli insuccessi e sarebbe forse più interessante indagare i motivi di questi che dei successi” per stimolare altre aziende a nuove sperimentazioni che, assumendone gli insegnamenti, facciano progredire le prassi aziendali. Situazione attuale e prospettive Occorre sottolineare che negli ultimi anni non sono state avviate nuove iniziative specifiche per le donne:“Estensioni sul versante della progettualità femminili non ve ne sono state”. Si è proceduto, invece, al consolidamento dei progetti adottati dall’azienda come misure gestionali ordinarie ma anche a nuove iniziative che, impostate secondo un’ottica di pari opportunità, riguardano sia gli uomini che le donne. In particolare, sono state citati due temi che rappresentano altrettanti strumenti per affrontare nuovi aspetti delle politiche del personale, delle discriminazioni e delle carriere: mobbing e coaching. “L’unica attività relativamente nuova rispetto ai progetti degli anni novanta è l’estensione delle competenze della Commissione per la Pari Opportunità anche al tema del mobbing perché ci è sembrato logico passare dalle tematiche delle molestie sessuali al tema del mobbing. Non è una tematica solo femminile, ma ci siamo sentiti di estendere i compiti della Commissione anche a questo, vista l’esperienza positiva”. Dal 2002 al 2004 si è verificata un’unica denuncia, da parte di un uomo, che poi si è risolta con un accordo tra le parti, tramite una soluzione organizzativa. 35 Il tema del coaching è da due anni il tema più importante delle politiche del personale del gruppo Electrolux. Dato l’interesse dell’argomento, riportiamo testualmente quanto esposto da Michele Campione a questo proposito: “Il tema del coaching è stato affrontato in maniera estremamente forte nel corso del biennio 2002 e 2004, non collegandolo ad un precipuo aspetto femminile, ma al tema di formare i managers della nostra azienda sul ruolo del coaching. Per realizzare questo, abbiamo investito in un corso di formazione a cascata, che è partito dal più alto livello, cioè dal massimo livello del Presidente a Stoccolma, e a scendere abbiamo formato in tutta Europa ormai 2700 managers su che cosa significa essere dei coach. L’abbiamo affrontato da un punto di vista non tanto psicologico, ma da un punto di vista situazionale: quindi all’interno dei corsi di formazione si sono affrontati i casi, simulando casi reali tra i partecipanti, per formare sugli strumenti e sugli stili del coach, quindi come essere coach nei confronti dei propri collaboratori … Fra l’altro essere coah in un’azienda come la nostra ha un significato duplice, perché la carriera all’interno del gruppo Elerctolux è, come la definiamo noi, una responsabilità duale, nel senso che l’azienda individua le persone che ritiene migliori e propone loro la crescita ma, dall’altro lato, tutte le posizioni che si aprono all’interno del gruppo Electrolux sono pubblicizzate in un data base cui possono accedere tutti i dipendenti. Quindi è un job posting, e tutti si possono candidare se ritengono di avere le competenze specifiche per quel tipo di lavoro. Questo significa aprire molto il mercato interno ma significa anche, necessariamente, formare i managers a colloquiare con i propri collaboratori, perché l’obiettivo di questo job posting è di aumentare al massimo il ricambio interno e la mobilità anche internazionale. Ovviamente…il capo deve essere in grado di dialogare in maniera trasparente ed effettiva con il proprio collaboratore sui suoi orizzonti di carriera, i suoi interessi ecc. anche per un altro motivo non banale: il sistema prevede che se una persona si candida, lo sa soltanto il capo del personale dell’azienda che ha fatto l’inserzione; quindi non ne viene a conoscenza né il capo diretto della persona, né il capo del personale della sua azienda stessa. Ecco perché la capacità di essere coach diventa sempre più importante; tant’è vero che oggi ci sono capi e collaboratori che parlano tranquillamente di quali possono essere i passi di un percorso di carriera successivi a 6-12-18 mesi, e il capo è in grado anche di valutare se la persona può fare determinati passi o, se gli mancano delle competenze, come sviluppare la sua formazione. Sul coaching abbiamo fatto un grossissimo investimento che ha caratterizzato quest’ultima fase ed è un progetto mondiale Electrolux … forse per la prima volta l’azienda ha affrontato questo tema in maniera radicale, portando dentro le aule di formazione dai vertici del gruppo fino a tutti managers: è un po’ diverso dai soliti approcci”. Per ciò che riguarda l’Italia, tutti i dirigenti del gruppo hanno partecipato o stanno partecipando alla formazione al coaching: nel 2004 sono previste 12 edizioni del corso per completare il programma. 36 Sollecitato sui risultati ottenuti con questa iniziativa e sui criteri con cui l’azienda giudica tali risultati, Michele Campione ha sottolineato: “Ci siamo impegnati a sviluppare attraverso il coaching la crescita interna e parallelamente al job posting abbiamo sviluppato anche progetti formativi per lo sviluppo delle capacità di leadership e di management che hanno affiancato e rafforzato molte persone nelle loro giuste ambizioni verso posizioni più alte… Noi misuriamo le capacità che abbiamo nello sviluppare le nostre risorse interne e rispetto al 2002 abbiamo diminuito il ricorso al mercato esterno manageriale del 40% (dato aggregato europeo) e questo indice è assolutamente significativo” a conferma della politica di consolidamento e di valorizzazione delle risorse umane presenti nel gruppo, in vista del ricambio del management per vie interne e con mobilità su scala internazionale. Riguardo alle prospettive future, emerge una situazione di stallo, legata alla sfavorevole congiuntura economica, e di attesa, legata al declino del modello partecipativo, e quindi la mancanza di condizioni favorevoli per la progettazione di nuove iniziative. “In questo momento …il nostro modello partecipativo è sottoposto a tensioni, tant’è vero che è in rinegoziazione l’integrativo aziendale; il precedente integrativo indicava la necessità di rifondare il modello partecipativo dell’azienda ma, nel corso del quadriennio, non vi è stata, da ambo le parti, la possibilità di trovare un nuovo modello partecipativo … … in questo momento abbiamo un modello partecipativo che è in crisi….”. In mancanza della spinta propulsiva che il modello partecipativo può dare “… siamo con le pile scariche ed evidentemente anche la mancanza di progetti dipende dal fatto che abbiamo una situazione indubbiamente statica e questi progetti invece hanno bisogno di una situazione dinamica perché altrimenti non si pongono le condizioni…”. “mi auguro che con il rinnovo dell’integrativo aziendale si riapra una fase di progettualità ….anzi mi auguro che riusciremo ad arrivare all’integrativo aziendale, che l’integrativo aziendale sia firmato da tutti i sindacati, elemento non da poco, e che con l’intragrativo aziendale ricominci lo spazio di progettazione su questi argomenti…”. Emerge il rammarico per non poter rappresentare più come un tempo un best case, un esempio da emulare, e anche per non poter trasferire esperienze più avanzate dalle sedi europee a quelle italiane: “.. essendo stati un po’ il capofila negli anni novanta, mi dispiacerebbe vedere quest’esperienza rimanere su se stessa, anche perché, occupandomi di attività a livello europeo, porto molto spesso dalle aziende europee l’esemplificazione di quello che stiamo facendo, come di quello che abbiamo fatto in Italia…”. D’altra parte, l’attuale fase conomica sconsiglia iniziative che comportano misure che incidono sull’organizzazione: “c’è anche da dire che queste azioni è meglio implementarle in periodi di espansione che in periodi di ristrutturazione, perché c’è sempre il rischio che possano essere viste come strumentali alle ristrutturazioni. Noi abbiamo avuto il periodo giusto per il lancio di queste azioni… abbiamo colto il momento corretto, perché gestirle in ristrutturazione può essere pericoloso”. 37 Sintesi del caso ELECTROLUX Punti chiave Date / Tappe Descrizione 1990 - scelta di modello partecipativo nelle relazioni industriali 1992 - Commissioni paritetiche PO Progetto Ipazia (6 membri aziendali e 6 sindacali) e avvio campagna “Oltre il silenzio” contro le molestie sessuali 1993 - ricerca qualitativa e fattoriale, sperimentazione di nuove articolazioni di orario e avvio di nuovi percorsi di carriera per le donne 1994 - “Codice di condotta per la tutela della dignità delle donne e degli uomini in azienda” 1997 e 1998 accordi Telelavoro e Banca delle ore Azioni e misure principali Prima fase: Creazione gruppo di pilotaggio Progetto Ipazia (Commissioni paritetiche PO) Ricerca sulla condizione femminile in azienda, aspettative di carriera e analisi fattoriale Convegni e seminari, sensibilizzazione e formazione a target specifici Sperimentazione e messa a regime di misure di: a. sostegno di carriere femminili in ruoli professionali tradizionalmente maschili b. conciliazione e flessibilità oraria (Banca delle ore) c. telelavoro Fase attuale - formazione al coaching e assistenza personalizzata di carriera - job posting (annunci delle sedi del gruppo e candidature attraverso intranet) - prevenzione e consulenza mobbing Direzione Risorse Umane, Commissione paritetica Pari Opportunità, Sindacati All’inizio degli anni ’90 la strategia aziendale richiedeva di passare dal modello tayloristico ad un sistema organizzativo orientato ai processi, meno strutturato, più flessibile, meno gerarchico e più partecipativo. Poiché le caratteristiche comportamentali coerenti con questa esigenza sono patrimonio più del femminile che del maschile era necessario aumentare fortemente la componente femminile, facilitando l’accesso soprattutto ad alcuni mestieri, abbattendo stereotipi ed ostacoli alla conciliazione dei tempi L. 125/91 (solo nella fase iniziale) Partners Spinta motivazionale obiettivi principali e Finanziamento Esiti diretti - aumento della presenza femminile in tutti i settori e livelli - incremento delle candidature e delle assunzioni femminili nei mestieri “maschili” - nuove regole organizzative e di gestione degli orari maggiore consapevolezza e responsabilizzazione da parte dei responsabili e managers nei confronti delle discriminazioni e delle disparità di genere, superamento di alcuni stereotipi Esiti indiretti Monitoraggio verifiche e Prospettive Punto Forte Fattore successo Analisi quantitative - dati occupazionali per genere e livelli sul medio periodo - grado di utilizzo del telelavoro e della banca delle ore Analisi qualitativa del grado di soddisfazione del personale Nuove iniziative per il benessere lavorativo e lo sviluppo del potenziale di tutti i dipendenti, uomini e donne: prevenzione del rischio mobbing, formazione dei managers al coaching, job posting per la mobilità internazionale e politica di sviluppo delle carriere che valorizza le risorse interne piuttosto che ricercarle all’esterno del gruppo La costruzione e gestione del progetto affidata a CPO paritetiche ha consentito interventi di cambiamento organizzativo fortemente innovativi in tempi rapidi 38 Punto debole / Opportunità La stasi dello sviluppo aziendale e l’assenza del contratto integrativo aziendale ha creato un clima di attesa che induce più a consolidare quanto realizzato che a ideare nuovi progetti e soprattutto a raccordare le politiche di mantenimento e sviluppo delle risorse umane in Italia alle politiche di gruppo a livello internazionale. 2.4. REALE MUTUA ASSICURAZIONI La "Società Reale Mutua di Assicurazioni" è la società leader del Gruppo Reale Mutua, uno dei primi gruppi assicurativi nazionali. Nata a Torino nel 1828 è presente in tutta Italia con 351 agenzie ed ha più di mille dipendenti. Nel 1998, grazie alle sinergie createsi tra CPO, ufficio delle risorse umane e sindacato e ad un finanziamento Legge 125/91, è stato avviato il Progetto “Reale Pari Opportunità” che si è concluso nel 2001 con la stesura dell’opuscolo “Vivere la parità in Reale Mutua Assicurazioni” in cui viene dato conto dell’esperienza e dei risultati degli interventi realizzati. Misure adottate Le misure adottate hanno riguardato principalmente due ambiti: - la sperimentazione di modelli di Mentoring e Tutorship per la gestione dei percorsi di carriera - la diffusione del part time per donne e uomini. Occorre sottolineare che: 1. accanto a queste, sono prassi oggi consolidate anche la formazione e l’aggiornamento al rientro dai congedi per cure familiari e l’orario ridotto e flessibile di cui usufruiscono, mediamente, circa 650 dipendenti ogni anno 2. dopo la sperimentazione a sostegno delle carriere femminili, tutoring e mentoring sono stati adottati come strumenti di accompagnamento alle carriere di tutto il personale ed inseriti nei PIS (Piani Individuali di Sviluppo); tuttavia gli intervistati18 li segnalano nella scheda contenuta nella traccia di intervista (vedi All.1) come ancora “in fase sperimentale”, soprattutto per ciò che riguarda i dipendenti uomini. Origine delle iniziative Determinanti per l’avvio e per la gestione di tutto il progetto sono state la spinta propulsiva e l’entusiasmo, costante in tutto il periodo dal 1998 al 2001, della Commissione Pari Opportunità che si è avvalsa della consulenza di Studio Duo in tutte le fasi dell’intervento: dalla stesura del progetto alla realizzazione delle azioni previste, dall’analisi statistica e sul clima organizzativo, alla formazione, sino alle sperimentazioni delle misure individuate nelle fasi di analisi e di sensibilizzazione. 18 Hanno partecipato all’intervista tre referenti aziendali, coinvolti a vari gradi di intensità nel corso del progetto e nella gestione diretta delle misure: Eliana Di Biase, addetta gestione e sviluppo RU e rappresentante aziendale nella CPO, Anna Maria Giorsa, rappresentante sindacale CPO, Renzo Liaj, attuale dirigente gestione e sviluppo RU (cfr. prospetto a pag. 6.). I brani in corsivo riportano pressoché testualmente quanto detto nel corso del colloquio soprattutto dalla dott.ssa Di Biase, ma anche dagli altri intervistati; la loro sostanziale identità di vedute ci ha indotto ad omettere il riferimento ai singoli soggetti di ogni citazione. 39 “L’attività della CPO è stata fondamentale ed indispensabile. Se non ci fosse stata la CPO la direzione probabilmente non avrebbe portato avanti un progetto così grande...abbiamo tratto spunto dal fatto che tra gli obiettivi della Carta Valori c’era la valorizzazione delle risorse umane…” La Commissione Pari Opportunità è quindi partita da una concezione del cambiamento organizzativo come effetto del coinvolgimento di tutti i soggetti, uomini e donne, che fanno parte della medesima organizzazione e ha fatto di questo il concetto fondante di tutte le azioni positive: “La cultura delle pari opportunità si riferisce infatti alle donne e agli uomini, protagonisti del cambiamento, che devono poter trovare le stesse opportunità di crescita in un confronto paritario basato sulle competenze, sulla professionalità e sull’impegno”. Strategico è stato il raccordo con la Direzione del Personale e con i Sindacati. “Anche il sindacato ha avuto un ruolo fondamentale, la CPO ha fatto un grosso sforzo per far interagire il sindacato con la direzione del personale…non è stato semplice, ma ci siamo riuscite...non si era mai visto che il sindacato lavorasse con la direzione…è stato merito della Commissione di farli lavorare insieme…” Valutazioni e motivazioni iniziali Anche in Reale Mutua, come in altri casi di imprese medio-grandi, l’iniziativa si colloca a metà anni novanta in concomitanza con importanti cambiamenti strategici ed organizzativi. Riportiamo di seguito quanto riferito a questo proposito dagli intervistati, ognuno dei quali, ha contribuito a completare il quadro, ponendo l’accento su aspetti diversi: “L’idea nasce a seguito della riorganizzazione aziendale della metà degli anni ’90, che pone l’accento sull’adozione di un modello che coinvolga di più le risorse umane dipendenti e anche i capi, che devono cercare strumenti per favorire la partecipazione alla gestione aziendale delle risorse umane coinvolte. Il cambiamento è anche culturale: nasce infatti in quegli anni la Carta Valori in cui vengono sottolineate l’esigenza della valorizzazione delle risorse umane, con le loro differenze di genere, di cultura, generazionali, professionali, di provenienza geografica, di abitudini e stili di comportamento, e dello spirito di squadra…” “Alle origini del progetto sta la capacità di aver focalizzato alcuni aspetti critici attraverso una pre-indagine svolta dalla CPO, un’indagine statistica…” che ha rilevato la situazione del personale al 31/12/97 per composizione (genere, età, anzianità, scolarizzazione, inquadramento), per percorsi e velocità di carriera (dal 1974 in poi), per tipo di accesso alle opportunità aziendali (formazione, mobilità verticale e orizzontale). I risultati della rilevazione hanno messo in evidenza i seguenti nodi: - bassa presenza di donne nelle posizioni più elevate, a fronte di una componente femminile significativa, anche se minoritaria (41,4% sul totale dei dipendenti) - livelli di istruzione delle donne mediamente inferiori a quelli degli uomini, fenomeno correlato alla consistente presenza di personale femminile assunto prima del 1980 - scarsa mobilità interna 40 - forte concentrazione della componente femminile nell’area amministrativa e scarsissima presenza nei ruoli tecnici e super tecnici (assuntori, liquidatori, ispettori commerciali…) ”…era un po’ nella mentalità del tempo considerare che una donna non aveva interesse per le tematiche tecniche, perciò non solo che non riusciva ma che non aveva neanche interesse per il settore tecnico…la situazione dei maschi era l’opposto…” - più frequente ricorso al part time da parte delle dipendenti (25,3% contro lo 0,5% degli uomini) e forte penalizzazione delle donne a seguito della richiesta del parttime e quindi scarse opportunità di crescita professionale - minore partecipazione delle donne ai corsi di formazione. Dal confronto tra le nuove esigenze organizzative, che implicavano nuove aspettative dell’azienda nei confronti del personale (maggiore flessibilità e disponibilità alla mobilità, maggiore attenzione ai clienti e orientamento alla personalizzazione del servizio, maggiore efficienza) e la situazione del personale, che evidenziava un netto svantaggio per la componente femminile, sono scaturite le riflessioni che hanno portato a concentrare l’attenzione sulle cause degli ostacoli alle carriere femminili e della marginalizzazione delle dipendenti a part time. Ecco come vengono espresse tali considerazioni dagli intervistati. “Le differenze di genere e non solo, possono produrre valore per l’azienda se gestite e coltivate all’interno di una visione comune, in cui tutti si possano riconoscere. Saper riconoscere e valorizzare il diverso da sé è infatti un’esigenza strategica delle organizzazioni che hanno bisogno di investire sul proprio capitale umano per far fronte ai processi di un mercato globale che richiede prodotti e servizi sempre più personalizzati”. Ciò comporta che le politiche per il riconoscimento e la valorizzazione del personale e delle differenze, anche di genere, non siano relegate nella sfera dell’alta direzione, ma si traducano in pratica aziendale quotidiana, attraverso i comportamenti organizzativi agiti da tutti coloro che sono responsabili di persone e gruppi di lavoro. I processi di cambiamento che hanno investito l’azienda negli anni novanta richiedevano quindi, da parte dei capi, un cambiamento di mentalità e di approccio nella gestione dei collaboratori e collaboratrici che ponesse attenzione alle loro diverse motivazioni, alle diverse esigenze di conciliazione dei tempi, alle diverse attese dal lavoro e aspettative di carriera. “I capi dovevano essere i primi ad aderire a questi nuovi principi. Il ruolo dei capi risulta infatti decisivo per il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze...era necessario lavorare con loro sulla gestione della differenza, sugli stereotipi, sul pregiudizio…favorendo tecniche di ascolto attivo perché ci eravamo rese conto che mancava la comunicazione all’interno delle unità soprattutto da parte dei capi… al fine di comprendere le risorse, usare meglio le competenze, coinvolgere meglio e potenziare le risorse umane, sviluppare l’empatia…” “Nella quotidianità il part time veniva vissuto dalle lavoratrici come occasione di conciliare il lavoro e la famiglia, spesso rinunciando consapevolmente alle aspirazioni professionali in cambio della possibilità di avere più tempo per gestire serenamente i problemi familiari. Si trovavano poi però a vivere una condizione che sentivano come 41 vincolante e senza sviluppo: l’orario scarsamente flessibile e spesso la preclusione a partecipare a riunioni importanti nel pomeriggio o ad iniziative formative”. “Molte donne si sentivano marginalizzate e poco valorizzate da questa tipologia di contratto. Si sentivano infatti elemento di disagio sia per i colleghi che per il management. Per i colleghi perché dovevano fare parte del loro lavoro, dai capi poco apprezzate perché non davano continuità nel lavoro. Non si sentivano perciò risorse valorizzate e in squadra con i colleghi. L’elemento critico era connesso al blocco della carriera, conseguenza spesso inevitabile della scelta del part time…“. In conclusione “…appariva necessario trasformare il part time da problema ad opportunità, far passare l’idea che il part time non era un disturbo organizzativo ma un’opportunità, per ricercare un incontro possibile tra esigenze aziendali ed esigenze delle persone nella logica della flessibilità gestionale ed organizzativa…” Azioni realizzate e obiettivi Il progetto “Reale Pari Opportunità” si è quindi posto “l’obiettivo di sensibilizzare tutte le componenti aziendali sul tema delle pari opportunità e di creare presupposti per valorizzare al meglio le risorse femminili e maschili, in una logica coerente con i valori aziendali, ma anche con i cambiamenti che hanno attraversato l’organizzazione in quegli anni e recepiti nella Carta Valori….” La sperimentazione delle misure è stata preceduta da una serie di analisi e di interventi di sensibilizzazione simili, per vari aspetti, al modello di intervento realizzato presso ASL 7 di Siena. Le attività realizzate nella prima fase hanno avuto, in particolare, lo scopo di migliorare la conoscenza dell’organizzazione e di preparare il terreno per le fasi successive: 1. Ricerca statistica La citata indagine statistica preliminare sulla composizione del personale e i percorsi di carriera “….ha avuto la funzione fondamentale di prendere le misure dei fenomeni su cui volevamo agire in profondità, evidenziando la consistenza di problemi già intravisti: lo sviluppo di carriera, il part time, la gestione delle risorse umane…” 2. Incontri di sensibilizzazione/coinvolgimento dell’ambiente aziendale e del personale femminile sul tema delle pari opportunità. Tali incontri avevano lo scopo di accrescere nelle dipendenti la consapevolezza delle opportunità e potenzialità e, nello stesso tempo, delle criticità da superare per favorire la reale valorizzazione delle risorse femminili e maschili, rimuovendo gli schemi culturali stereotipati. “…sono state coinvolte 351 donne in 10 incontri …possiamo dire che abbiamo cercato di raggiungere ogni angolo; infatti le donne coinvolte in questi incontri venivano dalle sedi periferiche come dalla direzione centrale, da tutte le aree e dalle diverse condizioni professionali…....” “..sono arrivate le colleghe da tutta l’Italia, anche dalle isole e dal sud… la maggior parte erano contente, alcune erano scettiche… la CPO ha spiegato tutto il progetto, le azioni positive, ha chiesto cosa ne pensavano, somministrando un questionario in cui indicare le cose che apprezzavano di più dell’azienda e le principali criticità…dall’elaborazione 42 è emerso che spesso le donne facevano più fatica a crescere rispetto ai colleghi maschi, a comunicare con i capi, a ricoprire ruoli di responsabilità…tra le cose positive la presenza di alcune donne nei ruoli direzionali, la possibilità di usare il part time che consente di gestire meglio le dinamiche familiari”. La verifica sulle “principali criticità” avvertite e sulle cose di Reale Mutua più apprezzate dal personale femminile, svolta in occasione degli incontri di sensibilizzazione, ha fornito importanti elementi per l’impostazione del successivo approfondimento sull’ambiente organizzativo. 3. Ricerca sulla cultura e sui comportamenti organizzativi Dopo l’analisi statistica e l’indagine diretta svolta nella fase di sensibilizzazione, è stato somministrato un questionario strutturato ad un campione casuale di 327 dipendenti, uomini e donne, per rilevare informazioni sul clima aziendale e sui comportamenti organizzativi e gestionali, con particolare riferimento allo sviluppo professionale e di carriera, alle aspettative soggettive, alla cultura organizzativa e alla gestione delle risorse umane, al part time e alla maternità. “Alcune delle risultanze della ricerca possono essere così sintetizzate : • molte donne, per lo più nelle posizioni medio/basse, avrebbero desiderato mettersi in gioco • maggiore soddisfazione degli uomini nel lavoro • grande desiderio di comunicare e di essere partecipi dei processi aziendali • necessità di capire maggiormente gli obiettivi dell’azienda e soprattutto del settore di appartenenza. Ogni anno infatti l’azienda comunicava ai dipendenti i macroobiettivi, ma dalla ricerca emergeva l’esigenza di conoscere soprattutto gli obiettivi del proprio settore per e partecipare più attivamente • le donne mostravano le aspettative più forti ma anche il bisogno di migliorare gli strumenti..” Nella seconda fase sono stati realizzati interventi formativi mirati all’introduzione di modelli di riferimento e alla sperimentazione di strumenti per la diffusione del part time e per la gestione dei percorsi di carriera, fondati sulla valorizzazione della differenza e sul processo di empowerment. “Per favorire il cambiamento culturale si è cercato di sensibilizzare tutte le componenti aziendali sul tema delle pari opportunità, creare i presupposti per una effettiva valorizzazione delle risorse femminili e maschili, favorire la progressione di carriera delle donne ed il processo di empowerment, stimolare lo spirito di squadra… tutti i corsi dovevano agevolare la diffusione del cambiamento culturale…” Occorre sottolineare che gli interventi formativi sono stati messi a punto sulla base delle indicazioni emerse da una serie di incontri con i destinatari (responsabili e personale) finalizzati a chiarire esigenze e risultati attesi: “Prima della formazione in aula sono stati fatti dei focus group a cui hanno partecipato capi e dipendenti al fine di redigere il progetto formativo in base ai risultati emersi, bisogni ed obiettivi..” 43 A. Intervento sulla gestione del part-time Il primo intervento è stato quello sul sistema di gestione del personale a part-time che si è svolto tra il 1999 e il 2000 e che ha coinvolto 72 risorse impiegate a tempo parziale e 53 capi diretti, introducendo una visione innovativa e positiva del part-time come strumento di flessibilità organizzativa e occasione per migliorare l’efficienza dell’unità coordinata. “Per quanto riguarda il coinvolgimento delle risorse a tempo parziale si è cercato sia di diffondere la conoscenza delle tematiche delle pari opportunità, sia di lavorare sull’identità del lavoratore/trice che da full time era passata a part time, per capire che cosa avesse significato questo cambiamento … In aula si è lavorato molto per diffondere la conoscenza sul nuovo modello organizzativo e soprattutto si è cercato di migliorare l’autostima e la capacità di comunicazione anche tramite simulazioni: ad esempio tra capi e dipendenti part-time, per capire meglio le modalità di gestione e di valutazione dei risultati” - che venivano attuate - “tra dipendenti part time e resto del gruppo a full time e part time….Si è lavorato anche sulla comunicazione dei risultati… è molto importante riuscire a comunicare al capo i risultati raggiunti al fine della propria valutazione…non tutti ci riescono…” “Ai capi è stata invece fatta una formazione con la finalità di infondere la consapevolezza che il part time non è elemento di disturbo ma una forma di flessibilità organizzativa e che è necessario approntare strumenti ad hoc per la sua gestione nel tempo, strumenti che risultano validi in alcuni momenti e che poi devono essere cambiati in base ai cambiamenti organizzativi a cui è soggetta l’azienda. Si è cercato di approntare degli strumenti di organizzazione del PT al fine di usare al meglio questa modalità di lavoro per dimostrare che il PT, in alcuni contesti, può essere sufficiente a raggiungere gli obiettivi. E’ stata sperimentata ad esempio una forma di job sharing che è nata dalle esigenze di Paola che si lamentava che, lavorando part-time insieme ad una risorsa full time, non riusciva a vedere risultati perché andava via mezza giornata e poi aveva difficoltà a capire il giorno dopo quello che era stato fatto e non se la sentiva di chiedere continuamente al FT di metterla al corrente di quello che era successo. Oggi a questa dipendente al rientro dalla maternità è stato concesso di lavorare 5 ore da distribuire in modo trasversale su tutte le funzionalità dell’ufficio”. B. Interventi formativi ai capi sul “managing diversity” Si è trattato di un intervento sul sistema di gestione delle risorse umane che, tra il 2000 e il 2001, ha coinvolto 69 capi intermedi. L’obiettivo era far riflettere i capi sulle differenze di genere, e non solo, e sperimentare nuovi strumenti di gestione delle risorse in grado di ottimizzare le capacità e le potenzialità di tutti, donne e uomini. “..l’orientamento a far sviluppare tutte le risorse presuppone la capacità di sapersi misurare con chi è diverso da sé: per differenza di genere, professionale”. “…ogni anno veniva fatto un corso sulla gestione delle risorse umane indirizzato a tutti i capi di nuova nomina della nostra società. In quegli anni si è voluto abbandonare l’abitudine di fare il solito corso capi e si è fatto rientrare questo corso nel progetto per 44 le pari opportunità, con l’obiettivo di fornire nuovi strumenti e tecniche gestionali riferite al tema delle differenze, per innovare e adeguare così il loro ruolo in relazione al cambiamento organizzativo che si stava vivendo” . Per questo motivo le sessioni d’aula, incentrate sulle tematiche della gestione della differenza, sono state completate da momenti esperenziali in modo da favorire l’applicazione concreta dei principi e delle tecniche apprese. “Per far riflettere i capi sulla gestione della differenza sono state fatte delle simulazioni: ogni capo doveva fare tre colloqui; se era un uomo doveva farne due con donne e uno con un uomo e viceversa, per individuare chi era più vicino a sé per carattere…” In questo modo i capi sono stati aiutati a riconoscere le proprie visioni stereotipate ma anche ad applicare tecniche per riconoscere il valore dell’altro, del diverso da sé. L’intervento formativo ha affrontato anche il tema del sistema di valutazione delle prestazioni. “Si è cercato di coinvolgere i capi anche nella riflessione sulla differenza nella valutazione delle risorse umane, ad esempio anche nella valutazione dei risultati, affinché le schede di valutazione rispecchiassero almeno in parte il percorso fatto. A tale scopo sono state inserite nelle schede di valutazione elementi come la capacità relazionale, di leadership…” C. Intervento per l’accesso di personale femminile a posizioni più elevate L’intervento ha coinvolto 22 donne in posizioni medio-alte, candidate a posizioni di maggiore responsabilità, e 20 dirigenti, in sessioni d’aula e in incontri di counselling tra consulenti, risorsa femminile e mentore (generalmente il capo diretto) che hanno consentito di realizzare piani operativi di sviluppo professionale. “Non è stato semplice scegliere né le donne che aspiravano ad un percorso di carriera né il mentor migliore per loro…Un’esperienza strana ed innovativa se si considera che un capo doveva impegnarsi non nella sua crescita ma in quella di un’altra persona tra l’altro donna perciò con caratteristiche proprie e in un ambiente in cui i modelli di manager femminili di riferimento erano pochissimi…” “Una volta individuato il ‘duo’ sono state fatte sessioni d’aula separate per le donne e per i capi, in cui sono stati affrontati i temi della crescita e del far crescere nel rispetto e valorizzazione della differenza. Per le donne le sessioni hanno portato ad una ricostruzione del proprio vissuto professionale, al fine di definire il proprio piano di azione nell’ottica di favorire un processo di empowerment. Per i capi invece sono stati fatti incontri sui temi dell’identità, della valorizzazione e del riconoscimento delle differenze nell’ottica dello sviluppo aziendale, dei modelli di leadership maschile e femminile, sulle tematiche delle pari opportunità per sviluppare nuove competenze manageriali. Alle sessioni d’aula sono seguiti incontri del duo assistiti da una psicologa del lavoro ed incontri di counselling in cui alla donna è stato possibile tradurre il piano di azione in un progetto definitivo. Sono state realizzati anche incontri in plenaria”. D. Intervento sul personale femminile ai livelli medio-bassi 45 Nel periodo febbraio-marzo 2001 è stato realizzato l’intervento rivolto al personale femminile inquadrato al 3° e 4° livello, con l’obiettivo di riqualificare e convertire verso posizioni più coerenti con i cambiamenti organizzativi e professionali in atto nell’azienda, 22 donne da tempo in ruoli operativi ed in possesso di alcune caratteristiche quail permanenza nel livello da più di 15 anni, età non superiore ai 45 anni, esperienza in diversi settori aziendali, provenienza non solo dalla sede centrale ma anche da sedi periferiche. L’intervento si è articolato in due momenti: sessioni d’aula per favorire la conoscenza dei cambiamenti organizzativi, gestionali e culturali dell’azienda e l’acquisizione di tecniche che migliorano le capacità di autovalutazione, di analisi e di relazione (in particolare assertività e creatività) avvio di un processo di tutorship. “In questo percorso è stato privilegiato il processo di empowerment, con un modulo dedicato alla comprensione dei cambiamenti organizzativi in atto e l’attivazione di un processo di tutorship per la valorizzazione delle risorse, al fine di accompagnare la riconversione di alcune figure professionali obsolete in ruoli più attuali…” Monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Nel corso del progetto non sono state effettuate verifiche sui risultati, né sono stati previsti strumenti a questo scopo. Consapevole della necessità di valutare gli esiti degli interventi a distanza di alcuni anni, la nuova Commissione per le Pari Opportunità ha predisposto una rilevazione. “Purtroppo non lo abbiamo realizzato, è stato un progetto lungo.. abbiamo chiesto anche la proroga di un anno, questo è un punto debole del progetto…Il monitoraggio e la valutazione rappresentano un progetto futuro che la CPO insediatasi da poco ha intenzione di realizzare; a tal fine sono già stata predisposte le domande e i questionari che verranno distribuiti al personale…. a seguito di questa azione verranno anche definiti degli indicatori…”. I risultati ottenuti: benefici e limiti La valutazione degli effetti del progetto è molto positiva da parte di tutti gli intervistati, innanzitutto per il positivo impatto che esso ha avuto sulla cultura organizzativa dell’azienda: “Tutte le azioni hanno dato dei risultati: pensi al cambiamento culturale che può aver generato un progetto che ha coinvolto il 70% delle risorse umane tra dipendenti e capi…ha cambiato una cultura ed ha spinto a riflettere. .sono state tutte azioni rivoluzionarie. .” Il giudizio positivo sugli esiti ottenuti trova poi ragioni più specifiche in relazione ai cambiamenti effettivamente realizzati in entrambi gli ambiti di intervento del progetto, in quanto le misure volte a favorire le carriere femminili (tutorship e mentoring) sono state assunte dalla Direzione del personale come strumenti ordinari nell’ambito del sistema di gestione delle risorse umane 46 il part-time è divenuta un’opzione percepita come opportunità, e non come fattore di penalizzazione, da tutto il personale, a partire dai dirigenti e dai responsabili di medio livello. “Oggi il part time è diventata una realtà nella nostra azienda, addirittura una criticità quasi all’eccesso…un tempo era più difficile ottenere il PT perché c’erano barriere all’ingresso…. negli ultimi due anni è stato liberalizzato e con l’ultimo contratto non mi risulta che sia stato negato alle persone che lo hanno richiesto…Un risultato da segnalare di questa azione del progetto e di cui siamo molto orgogliosi è che una donna part time di un settore tecnico è diventata dirigente, responsabile del settore Liquidazione sinistri nell’ambito infortuni e malattie… la mattina faceva le verifiche e il pomeriggio si rendeva disponibile telefonicamente in caso di necessità…. la cosa è andata bene dal punto di vista dell’efficacia e dell’efficienza ..anche se ha avuto vita breve a seguito di un assorbimento del suo settore in un'altra area.. “ Il modello di tutorship per la gestione dei percorsi di crescita professionale dai livelli bassi “è oggi adottato per donne e uomini tramite il PIS (piano individuale di sviluppo).. il tutor accompagna infatti donne e uomini alla definizione del PIS…..”. Così come il mentoring “…questa esperienza è stata inserita nei piani individuali di sviluppo (PIS) che sono diventati uno strumento abituale di formazione e di valorizzazione del percorso di carriera per donne e uomini“. Inoltre il tutoring è stato adottato come modalità anche al rientro dal congedo parentale “ ..momento in cui esiste anche la possibilità di scegliere: l’aggiornamento se rientro nello stesso ufficio o la formazione se cambio uffici. Prima c’era la tendenza a spostare le donne in altro ufficio ora i capi sono più sensibili al loro reinserimento nello stesso ufficio..” In più “esiste la possibilità di spezzare il PIS, legato alla valorizzazione del proprio percorso e redatto insieme allo sponsor o mentor, nel caso di fruizione del congedo….” Oltre alle positive valutazioni espresse per i risultati oggettivi, occorre notare la positività degli esiti dal punto di vista soggettivo delle intervistate: “Le pari opportunità sono state l’occasione della mia vita al rientro dalla maternità...c’era molta carica emotiva e condivisione …se la donna è motivata riesce anche meglio a conciliare i suoi impegni lavorativi e familiari…” “Una grande soddisfazione per me è stata la realizzazione di questo opuscolo da parte della CPO, che rappresenta la memoria del progetto in cui ogni rappresentante della CPO racconta il suo viaggio… C’è anche la testimonianza di una donna dirigente, l’unica che è rimasta in Reale… lavorare in questo opuscolo ha fatto molto lavorare la mia fantasia e stimolato la mia creatività, in prima pagina c’è una donna che guarda al futuro, all’interno abbiamo scelto il tema del giardino poiché colorato e pieno di diversità….” Prospettive per il futuro Altrettanta positività non si rileva per ciò che riguarda i futuro: anzi viene manifestato il rammarico di non aver potuto proseguire l’esperienza negli ultimi anni, a causa del cambiamento degli assetti proprietari e dello stile di direzione che ha investito l’azienda: “…quello che fa più male è che a distanza di anni ci siamo lasciati scappare alcuni risultati, abbiamo aspettato troppo tempo…c’è stato un cambiamento di management che 47 ci ha riportato al passato, che ci sta riportando indietro e la situazione di genere sta evidenziando di nuovo una forte presenza maschile.. ciò è frutto dei cambiamenti di management che l’azienda sta vivendo, che non è sensibile alle tematiche…il management di prima non c’è più…” . Viene comunque espressa la speranza che, conclusa la fase di transizione che ha bloccato qualsiasi iniziativa, la nuova Commissione Pari Opportunità possa stimolare l’apertura di nuovi spazi progettuali, anche se ciò sarà faticoso, visto l’orientamento conservativo della nuova direzione aziendale. 48 Sintesi del caso REALE MUTUA Punti chiave Date / Tappe Azioni e misure principali Attivatori e partners Spinta motivazionale e obiettivi principali Finanziamento Esiti diretti Esiti indiretti Monitoraggio e verifiche Prospettive Punti Forti / fattori di successo Punti Deboli Descrizione 1995 - Carta dei Valori 1998 - Avvio del Progetto di Azioni Positive “Reale Pari Opportunità” Azioni: - Ricerca statistica sulla composizione del personale, percorsi e velocità di carriera, accesso alle opportunità aziendali - Ricerca sulla cultura e sui comportamenti organizzativi - Incontri di sensibilizzazione e coinvolgimento sul tema delle pari opportunità - Formazione a “capi” e risorse a tempo parziale sulla gestione del part time - Formazione ai responsabili sulla gestione delle risorse umane nell’ottica della valorizzazione della differenza (Managing Diversity) - Formazione a personale femminile di 3° e 4° livello e in posizioni medio alte candidate a progressi di carriera Misure: - sperimentazione di Mentoring e Tutorship per la gestione delle carriere - diffusione del parti time CPO ente promotore e di raccordo strategico tra Direzione del Personale e Sindacati, consulenza Studio Duo La riorganizzazione aziendale della metà degli anni ’90 segna il passaggio ad un modello più partecipativo che richiede il coinvolgimento di tutte le risorse umane nel cambiamento che investe l’Azienda. La CPO prende spunto dalla Carta dei Valori dove si sottolinea l’importanza della valorizzazione delle risorse umane e dello spirito di squadra per sensibilizzare tutte le componenti aziendali alle pari opportunità, creare i presupposti per la valorizzazione delle risorse femminili e maschili, favorire il processo di empowerment e la progressione di carriera delle donne L. 125/91 Adozione piena del part time come opportunità per tutti i dipendenti Passaggio a Dirigente di una donna con contratto part time Inserimento di mentoring e tutorship nei Piani Individuali di Sviluppo (PIS) Cambiamento culturale nelle risorse umane coinvolte Pressoché assente Solo per il mentoring è stata effettuata una verifica nel 2001 per tarare il modello Sono pronti i questionari per una verifica più completa Pessimismo legato alla crisi economica e al cambiamento del management che non presenta una forte sensibilità per le tematiche di genere - Sensibilizzazione e coinvolgimento del 70% delle risorse umane (dipendenti e capi) - Progettazione della formazione a seguito di focus group con capi e dipendenti per focalizzare bisogni ed obiettivi - Formazione mirata per donne ai livelli medio bassi e medio-alti con prospettive di carriera - Coinvolgimento dei capi per potenziare il managing diversity - Impiego di metodologie che favoriscono l’ascolto attivo e il processo di empowerment - Assenza di monitoraggio (alla data dell’intervista) - Il cambiamento del management ha portato ad un ripiegamento sulle tematiche delle presenza e delle carriere femminili ed al rafforzamento della componente maschile in azienda 49 2.5 POLO SCIENTIFICO e TECNOLOGICO NAVACCHIO SpA Il Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio è una società a prevalente capitale pubblico (Provincia di Pisa, Comune di Cascina) nata per rafforzare la capacità competitiva delle piccole e medie imprese locali, attraverso l’integrazione tra le esigenze innovative delle imprese stesse e l’offerta di conoscenze tecnologiche provenienti dai centri di eccellenza, dal sistema della ricerca e dalle imprese più avanzate . E’ collocato nelle immediate vicinanze di Pisa in un complesso immobiliare-industriale ristrutturato in modo funzionale alle esigenze di aziende ad alta tecnologia. Con l’incubatore, avviato un anno fa, favorisce l’insediamento e la crescita di nuove aziende ad alta tecnologia o ad alto impiego di tecnologie avanzate e, contemporaneamente, supporta lo sviluppo di aziende già consolidate prevalentemente nei settori ITC, microelettronica, biomedicale, robotica, energia e ambiente e servizi al comparto legno, mobili ed arredamento. Le cinquanta imprese che ne fanno attualmente parte hanno a disposizione spazi attrezzati e servizi di base e, soprattutto, usufruiscono di servizi qualificati per lo sviluppo e il trasferimento tecnologico, supporto nei processi di cooperazione con altre imprese, centri di ricerca e università, oltre che servizi di assistenza gestionale, per l’accesso a finanziamenti e per la promozione sui mercati. Inoltre la concentrazione in un’unica sede di competenze differenziate e complementari nel campo delle tecnologie e dei servizi avanzati, consente alle aziende presenti nell'area di inserirsi nei network di ricerca nazionali ed europei. Il Polo di Navacchio opera con una struttura gestionale molto snella, costituita da sette persone, oltre al Presidente, e con una serie di società controllate specializzate nel trasferimento dell’innovazione. La Direzione Operativa del Polo è affidata alla dott.ssa Epifori che, insieme all’Amministratore Unico, è stata la figura di riferimento della struttura sin dalla sua nascita. Misure adottate Il Polo Scientifico e Tecnologico Navacchio ha progettato e quindi introdotto, con un finanziamento sulla legge 53/2000, misure che consentano alla Direttrice del Polo di conciliare maternità e carriera, consentendole di mantenere il suo ruolo di responsabilità e gran parte delle sue funzioni operative anche durante il congedo. Le misure individuate sono: - telelavoro - assunzione di nuove risorse cui sono state delegate alcune delle funzioni della direttrice - orario ridotto (part-time di 6 ore), al rientro dal congedo. Il progetto si concluderà nell’aprile 2005, in quanto prevede il proseguimento sia del telelavoro che dell’orario ridotto. Occorre sottolineare che l’attuazione delle misure di conciliazione per la futura Direttrice ha permesso di sperimentare e consolidare nuove modalità di lavoro che consentono una gestione più flessibile degli orari per tutto l’organico. 50 Origine delle iniziative L’idea di presentare un progetto sulla legge 53/2000 è nata dall’iniziativa della Direttrice, che aveva già maturato la decisione di ridurre la propria presenza in ufficio per dedicarsi maggiormente alla cura del primo figlio e della famiglia. Quando ha avuto notizia di aspettare il secondo figlio, ha deciso, in accordo con la direzione, di presentare domanda per il finanziamento di un progetto ad hoc per la sua figura. “Sono venuta a conoscenza della possibilità di presentare un progetto sulla 53 proprio mentre ero in attesa del secondo figlio. Essendo questa una struttura molto piccola non c’era la possibilità di fare una ristrutturazione organizzativa del lavoro; si è pensato di attuare un intervento ad hoc sulla mia figura, prevedendo un momento di aggiornamento e formazione al rientro, ed è stato particolarmente utile perché durante la mia assenza (congedo obbligatorio) erano stati approvati una serie di progetti importanti.” Il progetto è stato elaborato, presentato e gestito direttamente dall’azienda e dalla persona interessata. Valutazioni e motivazioni iniziali E’ evidente che in una realtà molto piccola come questa, le valutazioni possono essere veloci e univoche (ovviamente non sono stati somministrati questionari o altre misure di rilevazione delle esigenze delle dipendenti), in quanto basate su forti e chiare motivazioni personali e aziendali che tendono a rendere coincidenti intenti e soluzioni. La Dott.ssa Epifori si trovava in un momento delicato del proprio percorso professionale e personale: aveva già maturato la decisione di ridurre il proprio impegno lavorativo e di introdurre un orario più flessibilie o ridotto, ma desiderava nello stesso tempo mantenere le responsabilità del suo ruolo, continuando a crescere professionalmente. Dal canto suo, l’organizzazione aziendale aveva la necessità di conservare una risorsa che si era dimostrata preziosa per il suo sviluppo. L’opportunità di finanziare con la Legge 53/2000 azioni tese a contemperare queste esigenze, ha reso possibile scelte innovative che altrimenti non sarebbe stato possibile attuare (cfr. paragrafo sui risultati ottenuti). Le azioni realizzate Sono state assunte due nuovi dipendenti per dare la possibilità alla Dott.sa Epifori di delegare alcune delle sue funzioni (mentre parte delle sue responsabilità sono state assunte ad interim dal Presidente del Polo). In contemporanea è stata attivato il telelavoro e, al rientro dal congedo, il part-time. Riportiamo ampi stralci dell’intervista alla Dott.ssa Epifori: “Le due persone sono state assunte con il finanziamento della 53 proprio per sopperire al mio part-time. Durante il congedo obbligatorio le mie funzioni sono state anche integrate dal Presidente della Società e della persona che ha una maggiore anzianità in azienda. Al mio rientro non ho trovato difficoltà, perché è stato organizzato un aggiornamento completo che è stato effettuato dal Presidente, dalla persona con più anzianità di servizio e da un’altra persona che in mia assenza si era occupata della attività progettuali……ho 51 ripreso con le sei ore (due ore di allattamento) inserendo anche una possibilità di telelavoro, poiché non potevo garantire la mia presenza in modo constante. Il telelavoro permetteva una grande flessibilità e, al tempo stesso, è molto funzionale al tipo di lavoro da svolgere (passaggio e controllo di documenti, informazioni, progetti). Al compimento di un anno del bambino, invece di rientrare full-time, ho continuato con le sei ore ed il telelavoro, riuscendo così a conciliare le varie esigenze familiari con quelle professionali. Il ricorso al part time è stato operativamente anche coperto dall’introduzione di altre due figure che svolgevano delle funzioni operative che prima competevano a me. La parte dell’organizzazione della convegnistica e comunicazione esterna è stata interamente delegata a queste persone e la mia funzione è di supervisione. Questo progetto mi ha di fatto permesso di conciliare le esigenze familiari con un avanzamento di carriera”. Occorre sottolineare che la dott.ssa Epifori è passata al ruolo di Direttrice dopo il rientro dalla maternità. “Al rientro sono tornata nella mia posizione precedente, cioè quadro con incarico di direzione, che mi andava a scadenza proprio nel momento in cui sono andata in congedo di maternità. Dopo pochi giorni dal rientro mi è stato rinnovato per un anno, quindi è stato valutato che sono riuscita a rientrare con la stessa funzione, pur avendo un orario ridotto, e nel giro di meno di un anno mi è stato fatto l’inquadramento di direttore”. Monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Il monitoraggio viene effettuato da uno psicologo del lavoro esterno all’azienda, attraverso colloqui periodici e con il supporto di un questionario strutturato. Poiché il progetto si concluderà ad aprile 2005, il monitoraggio è tuttora in corso. “Svolgiamo una verifica periodica con uno psicologo del lavoro, come da progetto. Abbiamo individuato questa figura tramite richiesta ad un’agenzia formativa presente all’interno del Polo, che ci ha quindi inviato questo consulente. Il monitoraggio si svolge in corrisponda delle varie fasi del progetto. Al rientro abbiamo svolto una valutazione su quelle che erano le aspettative della formazione - aggiornamento e gli esiti avuti. Il monitoraggio sul telelavoro e part-time si sta tuttora svolgendo periodicamente. I risultati sono finora soddisfacenti”. I risultati ottenuti: benefici e limiti La valutazione complessiva del progetto, in tutte le sue fasi, è estremamente positiva e viene manifestata piena soddisfazione per i risultati ottenuti. In particolare viene messo in risalto come l’esperienza abbia dimostrato che la riduzione di orario non comporta necessariamente una diminuzione della qualità del lavoro svolto e che, anzi può portare ad un guadagno di efficienza e soprattutto ad un maggior benessere lavorativo di tutte persone coinvolte. “Soddisfatti. C’era la necessità di ridurre il mio orario di presenza in ufficio. Questa decisione/intenzione era già molto presente prima della nascita del secondo figlio e ha inciso minimamente sulla mia decisione di ridurre l’orario. Il progetto ha permesso anche all’azienda di non doversi fare carico eccessivamente di questa mia esigenza, riuscendo anche a coprire la presenza di altre due persone e 52 superare un blocco psicologico che esiste nelle aziende nel concedere riduzioni di orario, specialmente a certe figure nel ruolo dirigenziale. Il passaggio è stato possibile grazie anche al contributo economico della legge 53, che ha permesso il superamento di un ostacolo iniziale che sarebbe altrimenti stato molto più presente. Quando l’azienda vede che non c’è una perdita economica, è più disponibile a sperimentare. Adesso abbiamo dimostrato che non è la presenza in termini di ore che determina la qualità del lavoro”. Le risposte alla domanda “Quali misure hanno generato maggiore soddisfazione nel personale e per quale motivo?” mettono in evidenza un aspetto molto interessante, in una piccola impresa. Il progetto ha permesso di sperimentare e consolidare un nuovo modo di gestire l’orario e il lavoro all’interno di tutto l’organico, con risultati molto soddisfacenti. Misure di flessibilità oraria per il resto del personale non erano infatti contemplate nel progetto, ma sono state la conseguenza di un nuovo approccio al lavoro che il progetto stesso ha favorito. “Grazie a questo progetto, abbiamo cominciato a sperimentare una modalità di gestione flessibile di orario per tutti; infatti non solo chi ha figli o famiglia ha l’esigenza di conciliare vita privata e lavorativa. Abbiamo quindi introdotto la possibilità di turnazioni, dalle 8 alle 16 per una settimana per poi passare alle 9-18 quella successiva. Dal punto di vista del lavoro la presenza è comunque sempre garantita, ed possibile ad esempio anche lavorare meglio quando si è da soli in ufficio. Siamo riusciti anche ad allungare la presenza in uffcio perché chiudiamo solo mezz’ora per il pranzo. La sperimentazione è stata da me proposta nel periodo estivo, al termine del quale tutti si sono dichiarati assolutamente soddisfatti e abbiamo quindi consolidato la prassi”. Alla domanda “Quali sono i punti deboli e gli aspetti critici che avete rilevato?” l’attenzione è andata verso il futuro, il “post progetto”: “Non ci sono stati particolari difficoltà, se non quello che comunque non è sempre facile organizzarsi e gestire il lavoro con due figli a casa. Ci sono alle volte circostanze straordinarie che sconvolgono tutti i programmi. Ho trovato comunque la massima disponibilità da parte dell’Azienda e questo ha determinato una mia tranquillità nell’affrontare tutto questo…. “Il punto critico è che, nel mondo delle piccole imprese, finché c’è un supporto economico si possono prevedere misure di conciliazione, tipo appunto nel nostro caso un part-time più altre due figure inserite; quando finisce il finanziamento non so quanto l’azienda possa reggere questo sforzo. Andrebbero pensati dei finanziamenti post-legge 53.” 53 Prospettive per il futuro Per far fronte alle criticità rilevate, la dott.ssa Epifori prospetta la volontà di presentare nuovi progetti per la conciliazione sia sul fronte aziendale interno sia a favore delle imprese del Polo e del sistema territoriale più ampio. “Nel progetto avevamo inserito la possibilità di estendere le misure ad un’altra figura, una donna giovane che doveva sposarsi, che però poi ha trovato un altro impiego vicino a casa e non è più presente. Abbiamo però uno dei nostri impiegati uomini con due figli che potrebbe aver bisogno di inserire delle modalità di conciliazione, come telelavoro e/o flessibilità di orario e potremmo decidere con lui di presentare un progetto”. “Siamo anche pensando, con la Provincia di Pisa, di presentare un Equal sulla conciliazione vita-lavoro, dove il Polo potrebbe diventare il punto di riferimento. Pensiamo appunto di introdurre tra le varie misure dei finanziamenti post-legge 53. Occorre tener presente che “all’interno del Polo sono presenti piccole aziende con una media di dipendenti dalle 3 alle 5 unità, realtà quindi deboli con persone giovani che hanno problemi di conciliazione.. stiamo quindi pensando si istituire una serie di servizi come asilo interno, lavanderia, servizio spesa per tutte le piccole imprese presenti. Inoltre stimolare le aziende a presentare progetti sulla legge 53 per la riduzione di orario etc, per favorire un passaggio verso la conciliazione, per poi continuare con altri eventuali finanziamenti inseribili nel progetto della Provincia”. In effetti nel mese di giugno 2004 la Provincia di Pisa ha presentato un progetto Equal fase 2, che prevede l’attivazione di uno sportello informativo per la diffusione delle opportunità offerte dalla legge 53 e per favorire l’applicazione di politiche di conciliazione nelle imprese del territorio. Occorre, inoltre, sottolineare che il Polo ha già svolto un ruolo attivo di divulgazione quando ha diffuso il bando e le informazioni disponibili sulla Legge 53/2000 presso le allora 48 aziende aderenti, tramite la propria rete Intranet. I casi presentati nelle pagine che seguono sono, in parte, frutto anche di questa attività di informazione e promozione. 54 Sintesi POLO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO Navacchio SpA Punti chiave Descrizione Date / Tappe 2003 - presentazione progetto L 53/2000 2004 - attuazione del progetto che si concluderà nel 2005 Azioni e misure Riduzione di orario e flessibilità Telelavoro durante il congedo e al rientro in azienda principali Assunzione di due nuove risorse per delegare alcune delle funzioni della Direttrice dell’azienda Attivatori e Direzione Aziendale Supporto della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Pisa partners Consulente esterno Spinta Necessità della Direttrice di conciliare la carriera con le esigenze familiari in motivazionale e concomitanza con la nascita del secondo figlio, mantenendo i contatti con obiettivi l’azienda durante il congedo, er poi rientrare nel proprio ruolo con una principali flessibilità/riduzione di orario e delegando alcune delle sue funzioni più operative. Finanziamento L. 53/2000 Esiti diretti Avanzamento di carriera della destinataria del progetto al rientro dal congedo Consolidamento di una modalaità di lavoro flessibile per orari e metodo (telelavoro) Esiti indiretti Attivazione di un sistema di flessibilità oraria per tutto il personale dell’azienda Monitoraggio e Verifiche periodiche tramite colloqui strutturati con un consulente esterno verifiche Prospettive Attivazione di un progetto di riduzione di orario per un altro dipendente dell’azienda Partecipazione ad un progetto Equal con la Provincia di Pisa per la diffusione dell’utilizzo della Legge 53/2000 Promozione di una serie di servizi interni al Polo (che comprende 50 aziende): asilo, lavanderia, negozi per favorire la conciliazione dei tempi Punti Forti - Attivazione di un processo di conciliazione in una piccola impresa - Sensibilizzazione di tutto il personale alla tematica della conciliazione - Stimolo all’attivazione di progetti per le aziende del Polo Punti Deboli Mancanza di risorse economiche (proprie o da fonti esterne) che possano sostenere le piccole imprese nel mantenere le misure sperimentate allo scadere dei progetti finanziati con la Legge 53/2000. 55 2.6. COOPERATIVA HYPERBOREA Hyperborea è una società cooperativa che dal 1995 sviluppa e fornisce servizi ad aziende pubbliche amministrazioni, scuole, università e istituti di ricerca nei settori dell’informatica e dei beni culturali. Lo staff è composto da 21 persone di cui otto uomini e tredici donne, sviluppatori, grafici, coordinatori di progetto ed esperti che progettano e realizzano applicazioni delle tecnologie informatiche e interfacce per il mondo web, con specifiche competenze nel settore dei beni culturali. Misure adottate Nel 2003 è stata avviata la sperimentazione del telelavoro per quattro dipendenti della cooperativa. Il telelavoro era una modalità già da tempo adottata a livello informale da alcuni dipendenti della progettazione software, che è il primo settore di attività della cooperativa. Con il progetto finanziato con la legge 53/2000 è stato possibile strutturare un percorso più regolamentato e monitorato rispetto al passato, per far diventare il telelavoro una prassi aziendale con procedure standard utilizzzabili da un numero più elevato di dipendenti e formalizzata anche dal punto di vista contrattuale. Origine delle iniziative L’idea di presentare un progetto sulla legge 53/2000 è nata a seguito del monitoraggio che viene normalmente effettuato sui siti che presentano opportunità di finanziamento e novità per le imprese. Il Polo, inoltre, diffonde attraverso la propria rete intranet informazioni su bandi, finanziamenti e scadenze: l’informazione su questa opportunità è arrivata quindi anche dalla rete interna. Riportiamo momenti dell’intervista effettuata a Luca Tavani, uno dei responsabili del coordinamento del progetto per il telelavoro all’interno della Cooperativa: “Il progetto è nato come percorso indipendente dal Polo, anche se ci sono stati momenti di scambio. E’ nato da un processo informale di monitoraggio dove abitualmente leggiamo sui siti i finanziamenti disponibili e le novità. I contatti con il Polo sono di natura territoriale, in quanto siamo logisticamente collegati. Poche sono le aziende inoltre che effettivamente presentano domanda e ottengono finanziamenti sulla legge 53/2000. Il progetto si è avviato il 1 ottobre del 2003 ed è tuttora in corso”. Valutazioni e motivazioni iniziali La cooperativa ha sempre cercato di trovare una mediazione fra quelle che sono le esigenze dei lavoratori e gli interessi dell’azienda, come è nella natura delle cooperative dove i lavoratori sono soci della Cooperativa e hanno quindi interesse che l’azienda si sviluppi e cresca per continuare a perseguire il suo scopo, quello di garantire lavoro nel tempo a tutti coloro che ne fanno parte. “C’è da considerare che la nostra struttura, proprio in quanto cooperativa tende”naturalmente“ ad adottare forme di organizzazione del lavoro che vadano nella 56 direzione del lavoratore, che siano in linea con lo scopo della cooperativa cioè quello di garantire lavoro sicuro nel tempo. Quindi anche prima di strutturare il progetto venivano adottate forme di flessibilità informale (anche di telelavoro). .Il rapporto con l’azienda per noi è simbiotico, non c’è il classico rapporto dipendente-datore di lavoro, ma tutti lavoriamo per lo stesso scopo, creare lavoro e far crescere la cooperativa”. La decisione di focalizzare il progetto sulla misura del telelavoro è nata da una valutazione interna, in quanto c’era l’esigenza di permettere ai lavoratori una migliore qualità della vita, conciliando meglio i tempi di lavoro con i tempi di vita. La soluzione più semplice e funzionale è la concessione del tele-trasferimento di alcune funzioni, quando la presenza in ufficio non è indispensabile allo svolgimento del lavoro stesso. Ci sembra interessante rilevare che la finalità principale rilevata in questa azienda è la conciliazione vita-lavoro nel senso più ampio, a prescindere dal genere e non strettamente legata al fattore maternità o comunque al congedo, ma in un’ottica di sviluppo qualitativo del lavoro che riduca al minimo il disagio delle persone nello sforzo di conciliare i propri impegni lavorativi (spostamenti inclusi) e quelli familiari. “Non ci siamo posti il problema di includere donne nel progetto, ma il personale in generale che ha esigenze di flessibilità e conciliazione, anche perché eravamo comunque in tale direzione”. “Abbiamo deciso di concentrare l’attenzione del progetto su un intervento di telelavoro per le persone che ne facevano richiesta e rispondevano a certi parametri (distanza dalla sede, figli a carico). L’obiettivo era privilegiare la qualità del lavoro, ottimizzare le esigenze della cooperativa e quelle del lavoratore. Il tele-lavoro va incontro alle esigenze delle persone che abitano distanti dall’ufficio, dove viene risparmiato il tempo per gli spostamenti e non ne risente né la qualità né la quantità del lavoro. D’altra parte, come sottolinea lo stesso intervistato, la natura del lavoro di sviluppo del software si presta bene al telelavoro. Le azioni realizzate Il progetto dal titolo “Il lavoro in famiglia” è stato presentato sulla base dell’articolo 9, lettera a) della legge 53. Riguarda la sperimentazione del telelavoro per quattro persone, 2 uomini e 2 donne, che vengono monitorate per individuare eventuali correttivi nelle prassi lavorative, al fine di introdurre una procedura strutturata, che preveda anche una formalizzazione contrattuale. Sono coinvolte nel progetto anche le risorse che gestiscono la sperimentazione del telelavoro ed un consulente esterno (psicologo del lavoro) che si occupa del monitoraggio e della gestione di eventuali difficoltà “psicologiche” che possono emergere nello svolgimento del lavoro da casa, come la paura di essere esclusi dalle decisioni organizzative e di trovarsi isolati rispetto alle relazioni umane instaurate nell’ambiente lavorativo. Le persone sono state selezionate in base ad alcuni parametri oggettivi quali il numero dei figli, la lontananza dal luogo di lavoro, il tipo di lavoro svolto e la sua teletrasferibilità, l’anzianità in azienda, ma anche soggettivi, considerando a chi vengono affidati i figli 57 quando la persona è al lavoro, la volontà effettiva di telelavorare e l’autonomia nello svolgere il lavoro. Monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Il monitoraggio avviene su due livelli: il primo è quello tecnico-produttivo, l’altro è qualitativo e coinvolge direttamente il telelavoratore. Il monitoraggio qualitativo viene svolto da un consulente esterno (psicologo del lavoro) attraverso colloqui periodici a cui i telelavoratori possono riportare le proprie difficoltà nella gestione di questa dimensione lavorativa, per trovare collaborazione nella ricerca di soluzioni. Interessante è quanto riferisce Tavani riguardo alle modalità di monitoraggio e ai risultati attesi: Per ciò che riguarda l’ambito tecnico-produttivo: “Abbiamo prima stabilito ciò che era teletrasferibile all’interno della procedura di sviluppo e progettazione informatica, ovvero l’azione di progettazione software. Abbiamo quindi individuato degli standard di produttività che sono poi stati applicati nella valutazione del telelavoro. L’obiettivo è quello di comparare gli standard del lavoro svolto in sede con quello svolto a domicilio, individuando dei correttivi se si verificano delle incongruenze”. Il monitoraggio tecnico è più “informale” e viene svolto dai diversi responsabili della cooperativa coinvolti, a vario titolo, nello sviluppo del modello di telelavoro che Hiperborea intende mettere a regime: dal coordinatore, al vicepresidente, al presidente al responsabile del settore informatico. Per ciò che riguarda l’ambito più qualitativo che attiene alla persona del telelavoratore: “Il secondo monitoraggio avviene sul telelavoratore: come sta andando avanti il lavoro, che problemi, sia tecnici che psicologici, incontra nella gestione del lavoro, la sicurezza sul lavoro in base alla legge 626. Per questo consegnamo un pacchetto ad ogni telelavoratore dove ci sono tutte le indicazioni sulle misure di sicurezza come la postura, la distanza degli occhi dal video, lo schienale della sedia, etc.”. C’è poi un terzo elemento di verifica per la valutazione dell’andamento e delle eventuali difficoltà del progetto di telelavoro: la risposta del personale che rimane in sede. Anche rispetto al monitoraggio previsto dal progetto, il team della Cooperativa preferisce adottare un atteggiamento flessibile: “Queste misure sono previste dal progetto ma non vengono attuate in modo rigido e fisso, ma spesso anche in modo informale, parlando con le persone; proprio per rimanere in un ottica di flessibilità, sarebbe assurdo prevedere delle procedure stringenti e rigide”. I risultati ottenuti: benefici e limiti Il bilancio del progetto è sicuramente positivo, anzi è andato oltre le aspettative in quanto ha permesso alla cooperativa, anche grazie all’intervento del consulente esterno, di rivedere le procedure e di riorganizzare il lavoro di tutti i dipendenti introducendo miglioramenti strutturali che sono ancora in corso. 58 “L’esperienza è stata molto positiva anche perché, strada facendo, oltre ai risultati previsti, c’è stato un risultato non atteso.. quello di riorganizzare completamente l’azienda, le procedure interne. Ci siamo messi in discussione rispetto al nostro modo di lavorare e ci siamo potuti dare degli obiettivi di miglioramento laddove ci siamo accorti che era necessario.” Si può affermare che progetti come quello attuato in questa cooperativa potrebbero rappresentare, specie per le piccole imprese, un mezzo per rimettere in discussione le modalità usuali di operare e per avviare cambiamenti o introdurre innovazioni organizzative che permettono di aumentare la qualità dei processi produttivi e dell’ambiente lavorativo, attraverso il miglioramento del clima aziendale che proviene da una più elevata soddisfazione delle persone, quando esse si sentono rispettate nelle proprie esigenze e protagoniste del proprio ruolo professionale. Il progetto ha anche permesso alla cooperativa di ottenere una maggiore visibilità esterna ed un buon supporto da parte delle istituzioni. “Il riscontro che abbiamo avuto nel confronto con altre aziende e con la Provincia e con lo stesso Polo è che il nostro è un progetto abbastanza strutturato rispetto ad altri. Ci sono stati due momenti importanti di confronto: il primo organizzato dalla Provincia e dall’assessore Tognetti, dove era presente anche il Ministero del Lavoro, dove ho esposto il progetto ed è stato valutato come più consistente di molti altri. Siamo stati anche chiamati dalla Lega della Cooperative della Toscana che volevano cominciare a fare opera di sensibilizzazione sulla 53 e hanno scoperto che eravamo fra le poche aziende che avevano avuto accesso ai finanziamenti. Mi hanno chiamato per raccontare la nostra esperienza”. Nell’intervista non sono stati rilevati punti deboli che riguardano il progetto aziendale di telelavoro, ma sono stati evidenziati aspetti critici in relazione al fatto che legge 53 non viene utilizzata come potrebbe dalle aziende, perché è poco conosciuta e si fa molto poco per diffonderne la conoscenza tra le imprese minori. “Abbiamo appreso dal Ministero del Lavoro che i finanziamenti sulla legge 53 (20 milioni di euro) sono tutti destinati ai progetti e non c’è alcun finanziamento per la promozione e l’informazione sui finanziamenti stessi, e questo rende difficile la divulgazione alle aziende di questa possibilità. Le aziende sono perciò ancora reticenti perché non intravedono i vantaggi di intraprendere questa strada, cioè di impegnarsi per andare incontro al lavoratore. Dovrebbe passare un modo di comunicare questa possibilità mettendo in evidenza i vantaggi per l’azienda stessa. Il benessere del lavoratore si riflette sul lavoro stesso e quindi anche sulla produttività. Anche i sindacati sembrano abbastanza reticenti in questo momento”. Prospettive per il futuro L’azienda ha due obiettivi su cui intende lavorare nel futuro: formalizzare il telelavoro e presentare un secondo progetto per il settore dei beni culturali della Cooperativa, dove la natura del lavoro è ben diversa e vanno quindi pensate altre misure di conciliazione: “Stiamo lavorando per formalizzare la procedura del telelavoro sia dal punto di vista tecnico (creando un pacchetto per il lavoratore, con strumenti, manuale, procedure) sia a 59 livello contrattuale e abbiamo intenzione di presentare un altro progetto sull’altra macroarea di lavoro della cooperativa, l’archiviazione dei beni culturali, il prossimo ottobre”. Sintesi del caso COOPERATIVA HYPERBOREA (Polo Navacchio) Punti chiave Date / Tappe Descrizione 2002 - presentazione progetto 2003 - avvio attuazione del progetto (ancora in corso) Azioni e misure Telelavoro per 4 dipendenti della Cooperativa Valutazione dell’efficacia del modello di telelavoro adottato e processo (in principali corso) di formalizzazione procedurale e contrattuale del telelavoro Attivatori e Direzione Aziendale Supporto della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Pisa partners Spinta La necessità di conciliare i tempi di vita e di lavoro di quattro dipendenti della motivazionale e cooperativa ha spinto a formalizzare una modalità di telelavoro che era già obiettivi presente a livello informale nella cooperativa. principali Ciò ha significato: - Individuare le funzioni teletrasferibili del lavoro - Consolidare un modello di telelavoro proponibile a tutte le risorse compatibili interessate Finanziamento L. 53/2000 Esiti diretti Sperimentazione e messa a punto di una procedura interna di telelavoro Ampliamento della flessibilità aziendale Esiti indiretti Monitoraggio verifiche Prospettive Punti Forti Punti Deboli / Aspetti critici Revisione delle procedure interne e riorganizzazione del lavoro con miglioramenti strutturali e qualitativi e Monitoraggio Tecnico-produttivo (comparazione con parametri prestabiliti) Monitoraggio qualitativo tramite colloqui con uno psicologo del lavoro Verifiche intermedie informali su difficoltà tecniche e psicologiche, soddisfazione e prestazioni produttive Attivazione di un progetto per l’altro settore di attività della Cooperativa Formalizzare il telelavoro a livello operativo e contrattuale - Attivazione di processi di conciliazione in una piccola impresa - Sperimentazione di nuovi modelli di flessibilità - Miglioramento della qualità della vita per i beneficiari del progetto - Mancanza di un supporto economico che possa sostenere le piccole imprese nel mantenere le misure sperimentate allo scadere dei finanziamenti sulla Legge 53/2000 - Scarsa informazione sulle opportunità previste dalla Legge 53. 60 2.7. SPINELLO ELETTRONICA - BLUGIM Blugim è una delle imprese che hanno sede presso l’incubatore del Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio. Sviluppa internamente hardware e software per la realizzazione di sistemi di controllo degli accessi per impianti sportivi ed è nata dopo la cessione della Spinello Elettronica. Impiega solo tre persone, compreso il titolare. Abbiamo intervistato il titolare, Antonio Spinello, in quanto ha utilizzato una misura poco nota e pochissimo usata dalle imprese prevista dalla Legge 53/2000: la sostituzione parziale del titolare. Ha partecipato all’intervista anche Elisabtta Fortunati, coordinatrice del progetto. Di seguito riportiamo stralci da entrambe le interviste. Misure adottate Sono state sperimentate più misure, concomitanti e interconnesse: 1. sostituzione temporanea del titolare (lettera c. articolo 9 della legge 53/2000) 2. telelavoro 3. orario di lavoro flessibile e part time. La misura intorno a cui ha ruotato tutta l’iniziativa è stata la “sostituzione parziale del titolare” che rappresenta l’aspetto più originale ed innovativo del caso. Ciò ha comportato una riorganizzazione del lavoro dei collaboratori a seguito della diversa distribuzione dei tempi di presenza del titolare in azienda e dell’introduzione di una modalità di telelavoro estremamente flessibile. “Il progetto prevedeva la sostituzione parziale del titolare, nel senso che la persona individuata per la sostituzione avrebbe svolto solo alcune delle sue funzioni”, con il coordinamento diretto e continuo del titolare. “Il titolare si è assentato dal lavoro totalmente nei primi 15 giorni dalla nascita del bambino, per poi rientrare con la massima flessibilità oraria, potendo svolgere le sue funzioni da casa con una modalità di telelavoro”. “Al sostituto sono state affidate le funzioni più operative, mentre il Sig. Spinelli ha continuato a gestire la parte decisionale, coordinandosi continuamente con il sostituto e mantenendo un contatto diretto con l’ufficio tramite un portatile e comunque venendo in ufficio quando poteva esserci. Abbiamo fatto delle riunioni mensili tutti insieme dove il signor Spinello ci dava le direttive di lavoro”. Origine delle iniziative Il progetto è stato creato su misura per il titolare di questa piccola impresa che, dopo la nascita del primo figlio, aveva la necessità di ridurre, fortemente e per la durata di un anno, la propria presenza in azienda, per potersi occupare del bimbo quando la moglie sarebbe rientrata al lavoro. La possibilità di accedere ad un finanziamento sulla Legge 53/2000 per l’inserimento di una persona che lo sostituisse per un anno, almeno nelle funzioni più operative, ha soddisfatto pienamente questo bisogno. 61 “Abbiamo appreso di questa possibilità il 10 settembre leggendo un articolo… su un giornale locale dove si informava della possibilità di presentare progetti. Ci siamo quindi attivati per presentare il progetto entro il 10 ottobre, con il supporto della Provincia per fare da progetto pilota, e siamo riusciti a rientrare sulla scadenza.”. Valutazioni e motivazioni iniziali La necessità di conciliare le esigenze di flessibilità legate alla nascita del figlio e alla necessità di assentarsi dal lavoro per un anno, ha stimolato la ricerca di soluzioni nuove. Occorre sottolineare la prontezza dell’azienda nel prendere la decisione di presentare la domanda di finanziamento appena si è avuto notizia di un’opportunità adatta al caso. E’ evidente che la prontezza nel cogliere opportunità di questo tipo, da parte delle piccole e piccolissime imprese come Blugim, dipende, da un lato, dalla sensibilità, attenzione e spirito di iniziativa delle persone (titolare e collaboratori) e, dall’altro, dalla circolazione capillare delle informazioni e dalla possibilità di ottenere supporto tecnico specifico per la presentazione delle domande. Monitoraggio e valutazione di efficacia delle azioni Il monitoraggio in una realtà così ridotta non è avvenuto secondo una procedura strutturata, ma si è concretizzato in incontri di coordinamento in itinere che hanno visto nella collaborazione delle varie figure che hanno effettuato degli incontri di coordinamento in itinere. “Il monitoraggio è avvenuto a livello informale, anche tramite le riunioni mensili con il titolare stesso e in itinere tramite il contatto diretto fra i due, che già si conoscevano da prima. ….” “E’ una azienda molto piccola dove le procedure sono molto flessibili e basate sulla collaborazione e la comunicazione fra le persone”. I risultati ottenuti: benefici e limiti Realizzare un’esperienza di conciliazione in un’impresa così piccola è stata sicuramente un’esperienza quasi inaspettata ed estremamente positiva, in primis per il beneficiario ma anche per i collaboratori che si sono confrontati con un cambiamento e ne hanno colto gli aspetti positivi. Il disagio avvertito è stato quello di assumersi il carico della progettazione e gestione del progetto stesso, cosa non facile per chi non è formato per procedure di questo genere. Sarebbe opportuno, secondo loro, che ci fossero organi e strumenti di appoggio per le piccole imprese che decidono di intraprendere questo percorso. “Il problema per le piccole aziende è quello di individuare una persona con le competenze per strutturare e portare avanti un progetto di questo genere. I commercialisti che seguono le piccole aziende sono poco informati e quindi non forniscono alcun supporto. Nel nostro caso abbiamo avuto il supporto della Provincia, ma comunque ci siamo accorti che portarlo avanti porta difficoltà che non siamo preparati ad affrontare.” Risulta quindi fattore decisivo, per le aziende minori, la presenza di strutture dedicate non solo alla diffusione delle informazioni, ma soprattutto alla realizzazione di attività di assistenza per la presentazione delle domande e per la gestione dei progetti L. 53/2000. 62 Prospettive per il futuro Data la positività dell’esperienza e la soddisfazione del titolare, l’azienda intende presentare un nuovo progetto. “Abbiamo intenzione di presentare un altro progetto per il titolare che continua ad avere esigenze di conciliazione, poiché la moglie ha molta poca flessibilità di gestione del proprio orario e lavora 20 km di distanza da casa”. Sintesi del caso SPINELLO Elettronica - BLUGIM (Polo Navacchio) Punti chiave Date / Tappe Azioni e misure principali Attivatori partners e Spinta motivazionale e obiettivi principali Finanziamento Esiti diretti Esiti indiretti Monitoraggio e verifiche Prospettive Punti Forti / Positività Punti Deboli / Aspetti critici Descrizione 2002 - Presentazione progetto su Legge 53/2000 2003 - Attuazione del progetto Sostituzione parziale del Titolare d’impresa, misura prevista dalla Legge 53 art. 9, lettera c. (ad oggi poco nota e scarsamente adottata) Telelavoro e flessibilità oraria per il Titolare dell’azienda Direzione dell’azienda, con la collaborazione di una dipendente per la parte gestionale del progetto Supporto della Provincia di Pisa Necessità del Titolare dell’azienda di conciliare vita familiare e lavoro in concomitanza con la nascita del figlio, mantenendo alcune funzioni chiave e gestendo il proprio tempo di lavoro con la massima flessibilità, tramite la delega al sostituto e il telelavoro. L. 53/2000 Mantenimento del coinvolgimento aziendale del titolare Miglioramento della qualità della vita per il beneficiario del progetto Soddisfazione piena per l’efficace conciliazione Acquisizione di competenze progettuali e gestionali specifiche sulla L. 53 Soddisfazione dei dipendenti per un cambiamento organizzativo dai risvolti positivi Miglioramento del clima aziendale e della qualità del lavoro Percezione delle opportunità di conciliazione per tutti i dipendenti Assenza di monitoraggio formale Verifiche informali in occasione delle periodiche riunioni di coordinamento di tutto lo staff con il titolare Attivazione di un secondo progetto per lo stesso Titolare, a causa del perdurare di esigenze familiari, e per un dipendent - Attivazione di una misura di conciliazione ancora poco utilizzata in una piccola impresa - Sperimentazione di nuovi modelli di flessibilità e di organizzazione in azienda - Miglioramento della qualità della vita per i beneficiari del progetto - Mancanza di strutture di riferimento e di supporto alle piccole imprese per la progettazione e gestione dei progetti - Scarsa informazione sui finanziamenti della Legge 53 63 3. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Nel valutare i risultati della ricerca occorre innanzitutto considerare che l’Italia ha assunto con difficoltà la logica della conciliazione e che rispetto ad altri paesi ha protratto più a lungo il modello male-breadwinner che vede al centro dell’organizzazione sociale il maschio lavoratore e procacciatore delle risorse per la famiglia. Da qui la scarsa diffusione del part time, la rigidità degli orari di lavoro e dei servizi, il basso tasso di occupazione femminile e l’assenza di donne ai vertici delle organizzazioni. In secondo luogo prevale ancora nelle aziende una logica delle concessioni, piuttosto che una logica dei diritti, dell’amministrazione del personale piuttosto che della gestione delle risorse umane, per cui si stenta a trovare soluzioni innovative per far convergere le esigenze delle aziende e quelle delle persone, innovando i sistemi gestionali e la cultura organizzativa nel suo complesso. Anche quando prevale la logica della tutela, soprattutto dove la cultura sindacale è forte (esemplari a questo proposito è il caso delle maternità anticipate in ASL 7 di Siena ), essa si pone come fattore di rigidità nella ricerca di nuove vie per l’organizzazione del lavoro. In presenza di queste difficoltà, l’Italia ha comunque messo in campo un cambiamento veramente consistente che, a partire dalle imprese più evolute, sta investendo anche le imprese minori e il tessuto sociale. Nel corso della ricerca abbiamo incontrato due mondi e due modalità diverse di affrontare i problemi della conciliazione: ¾ quello delle imprese medio-grandi, dove le misure di conciliazione sono nate nell’ambito di azioni positive avviate a metà degli anni novanta, in concomitanza o a seguito di importanti cambiamenti strategici ed organizzativi ¾ quello delle piccole imprese di settori innovativi, dove le misure nascono da esigenze dei singoli che colgono le opportunità offerte dalla Legge 53/2000. Ciò che accomuna i due mondi sono due condizioni e due effetti. Condizioni comuni: 1. il ruolo degli “esperti”, docenti e consulenti esterni chiamati dalla Direzione del personale o dalla Commissione Pari Opportunità interna nel caso delle imprese maggiori (a partire da Marina Piazza e dalla Fondazione Severo in Electrolux), consulenti e Commissione PO della Provincia nel caso di quelle minori 2. il ruolo delle donne in posizioni chiave, anche se non ai vertici delle direzioni aziendali e degli uffici del personale (basta vedere i ruoli delle donne intervistate e di quelle che hanno fatto da supporto, sia strategico che operativo, ai progetti) 64 Effetti comuni: • l’effettivo aprirsi di spazi di responsabilizzazione e di carriera al femminile • l’estensione agli uomini delle misure adottate nelle grandi imprese e l’utilizzo dei nuovi strumenti di conciliazione da parte dei padri nelle piccole. Al di là di queste prime differenze e somiglianze, è utile analizzare come le diverse realtà abbiano affrontato e affrontano oggi la questione, centrale per i percorsi femminili, del rapporto fra tempi di lavoro e tempi di vita. LE IMPRESE MEDIO-GRANDI All’interno del gruppo delle imprese maggiori si rilevano importanti somiglianze, soprattutto nelle motivazioni che ne sono all’origine, e differenze nei progetti realizzati e, in parte, nei risultati ottenuti. Origini e spinte motivazionali L’origine dei processi che hanno portato ad introdurre misure di conciliazione nelle aziende del primo gruppo va ricercata in alcuni fattori concomitanti: 1. le strategie competitive delle imprese basate su qualità e flessibilità, richiedono organizzazioni snelle e partecipative, che sappiano riconoscere e sviluppare le potenzialità delle risorse umane e dove le donne possono quindi trovare spazio favorevole alla crescita professionale e di carriera 2. il conseguente aumento di sensibilità e di consapevolezza delle direzioni aziendali in merito alla valorizzazione delle risorse umane e delle differenze di genere 3. la possibilità di accedere a consistenti finanziamenti per realizzare iniziative e sperimentare interventi innovativi 4. la collaborazione tra le direzioni aziendali e i sindacati che, nello spirito della concertazione, trova nelle Commissioni e Comitati per le pari opportunità, il luogo più adatto per esprimersi e manifestare i suoi effetti. Alla luce dei casi analizzati, si evidenziano principalmente due spinte motivazionali di ordine generale: 1. Le strategie competitive delle aziende richiedono maggiore coinvolgimento del personale e la mobilitazione delle risorse personali e professionali In tutte le imprese del primo gruppo i progetti hanno avuto origine negli anni in cui si dispiegava la Qualità Totale come filosofia di approccio al mercato che induceva le direzioni a profondi cambiamenti delle logiche organizzative. 65 L’attenzione centrata sulla soddisfazione dei clienti e il principio “la qualità si produce nel processo” comportavano il passaggio da una organizzazione rigida ad una più flessibile, in cui ogni addetto è responsabile del risultato finale in quanto vi contribuisce fornendo un segmento del prodotto o del servizio agli anelli della catena in cui è coinvolto, cioè ai colleghi visti come clienti interni. Questo porta a forti immissioni di formazione a tutti i livelli che fanno aumentare la consapevolezza del ruolo delle risorse umane nei processi produttivi e di erogazione dei servizi e la necessità di attingere alle esperienze, alle competenze e alle differenze dei punti di vista presenti nell’impresa per “innovare a piccoli passi” e perseguire il “miglioramento continuo”. L’innovazione viene vista, infatti, al di là dell’introduzione di nuove tecnologie nei processi, soprattutto come “attivazione di risorse umane per fini condivisi”. Per molte imprese è una fase in cui prevalgono ottimismo e grande progettualità per realizzare a pieno questa visione: quelle del nostro piccolo campione sono ben rappresentative in tal senso. Negli stessi anni cresce l’occupazione femminile in generale e soprattutto in alcune imprese tradizionalmente maschili (basti pensare alle Ferrovie dello Stato) ed Electrolux è una di queste. Nelle organizzazioni in cui la presenza femminile era già molto elevata (servizi, pubblici e privati) i processi di revisione organizzativa sollecitati dalla necessità di competere sulla base della qualità dei servizi e della flessibilità, rendono evidenti le contraddizioni esistenti, i processi di discriminazione e segregazione di fatto, gli ostacoli alla carriera per le donne. Le direzioni aziendali cominciano a prendere coscienza della presenza femminile e del valore delle differenze di cui sono portatrici e le più avvedute cominciano a considerare con maggiore attenzione lo spreco delle risorse indotto dagli stereotipi di una cultura organizzativa superata e quindi i costi impliciti della dispersione di energie valide e potenzialmente motivate al disegno strategico. 2. La Legge 125/91 per le azioni positive crea condizioni favorevoli e le donne delle CPO aziendali diventano attrici di cambiamento Come sottolineato nella interviste (in particolare Electrolux), negli stessi anni la legge 125/91 diventa un valido sostegno alla maggiore considerazione del capitale umano femminile da parte delle direzioni perché favorisce la realizzazione di ricerche nelle organizzazioni, spinge a progettare azioni di sensibilizzazione e comunicazione e a sperimentare le prime misure innovative di gestione delle risorse femminili e di conciliazione. La disponibilità di finanziamenti e, quindi, la possibilità di comprimere i costi per accompagnare cambiamenti organizzativi strategicamente rilevanti, ha contribuito in modo sostanziale a promuovere e sostenere i progetti. 66 Questa è stata la condizione necessaria, ma non sufficiente, per progettare e realizzare le iniziative, soprattutto all’inizio. L’impulso decisivo è derivato dalla spinta motivazionale endogena delle donne che componevano le Commissioni (Comitato nel caso di ASL 7) per le Pari Opportunità, in genere paritetiche tra rappresentanti aziendali e sindacali, dalla loro sostanziale univocità d’intenti in tutte le fasi di impostazione e realizzazione dei progetti e dalla loro costanza nel perseguire gli obiettivi. Teniamo conto che negli stessi anni la concertazione porta un clima positivo nelle relazioni sindacali e che in alcune aziende si afferma un modello partecipativo. In questa situazione, le CPO trovano il pieno appoggio di Direzioni illuminate e attente; anzi nel caso di Electrolux e di Coop Toscana Lazio, si può dire che lo spunto iniziale sia stato dato proprio dalle Direzioni aziendali Notevoli sono state le difficoltà incontrate nel corso delle esperienze perché si andava ad incidere profondamente sulla cultura, sui comportamenti agiti nell’organizzazione, sulle abitudini, mettendo in discussione pregiudizi e forti resistenze al cambiamento. Esse sono state in buona parte superate in quanto: 1. c’era una condivisione di fondo degli obiettivi da parte delle direzioni 2. si è mantenuta la convergenza di intenti nelle CPO, anche quando sono emerse tensioni tra sindacato e azienda 3. le attività di preparazione, attuazione e messa a regime delle azioni sono state costantemente seguite da consulenti esterni particolarmente sensibili e attenti. Nelle parole degli intervistati possiamo intravedere questi elementi come i fattori di successo delle iniziative. Motivazioni specifiche Venendo alle motivazioni di ordine specifico, è interessante notare come si siano prodotte azioni e misure simili in realtà aziendali molto diverse per settore, composizione per genere e contesti organizzativi. Ciò si deve al fatto che le motivazioni di fondo erano sostanzialmente le medesime, come anche la natura dei problemi di pari opportunità e di conciliazione dei tempi tra vita e lavoro, e che le metodologie adottate per definire azioni e misure non poteva che essere simile. Le uniche differenze di rilievo riguardano le misure di accompagnamento ai percorsi di maternità e gli interventi di prevenzione delle molestie sessuali: A. le imprese a più alta incidenza femminile, ASL 7 e Coop TL dove il problema della gestione delle maternità è stato avvertito in modo più pregnante per l’esigenza di evitare la dispersione del valore delle competenze femminili a causa delle 67 maternità; ciò ha generato misure mirate che sono entrate a far parte delle prassi di gestione delle risorse in maternità, per poi essere estese a quelle in paternità B. la Electrolux, impresa all’inizio degli anni ’90 ancora fortemente maschile, dove la prevenzione delle molestie sessuali era vista come essenziale nel momento in cui aumentava complessivamente la componente femminile e si apriva la possibilità per le donne di cimentarsi in mestieri fino ad allora prettamente maschili Si rileva invece sostanziale uniformità di motivazioni per la diffusione del part time e delle misure di flessibilità oraria, con accentuazioni diverse a seconda delle articolazioni organizzative che hanno portato a pratiche differenziate, tutte guidate dal medesimo scopo: venire incontro alle esigenze del personale, contemperandole con quelle delle aziende. Solo nel caso dell’adozione del part time come pratica usuale in Reale Mutua, si fa riferimento al fattore costo, quando si parla di strumenti di organizzazione che aiutano ad utilizzare al meglio questa modalità di lavoro e che dimostrano come il tempo parziale, in alcuni contesti, sia sufficiente a raggiungere gli obiettivi attesi dall’azienda, o quando si parla di efficacia ed efficienza della donna part time divenuta dirigente. Occorre sottolineare, che nel corso delle interviste non sono emerse motivazioni esplicitamente basate su valutazioni di costo e l’impressione è che su questo aspetto non sia stata posta finora attenzione né da parte delle Direzioni né delle CPO. Quando si parla di costi si fa sempre riferimento ai costi impliciti relativi alla disvalorizzazione delle competenze e potenzialità delle risorse femminili, alla perdita di motivazione, ai costi personali che le donne sostengono per contemperare le esigenze private con quelle aziendali, tutti costi non quantificabili in mancanza di un sistema di rilevazione su parametri e criteri ben definiti. ASL 7 è l’unico caso in cui si fa riferimento ai costi delle maternità anticipate che costituivano una quota significativa delle maternità nei reparti “a rischio”, a causa dell’atteggiamento di fatto segregante dei responsabili. Essi incoraggiavano questa soluzione, ritenendola tranquillizzante per la donna e funzionale all’organizzazione del reparto, dato che l’assenza anticipata consente anche una sostituzione anticipata, con due conseguenze: - pochi sforzi per ricercare soluzioni alternative di spostamento su attività a minor rischio - costi elevati per l’azienda. Tuttavia, anche in questo caso, si parla di costi impliciti legati al rischio di emarginazione delle risorse in maternità, senza approfondire l’aspetto dei costi dal punto di vista aziendale. Di conseguenza, non si fa neppure cenno all’abbassamento di costi che l’azienda potrebbe conseguire innovando le politiche di gestione delle maternità, come, d’altra parte, in tutti gli altri casi non si parla di eventuali risparmi a seguito dell’introduzione delle misure di conciliazione. Dunque questo aspetto è ancora poco esplorato, anche se viene avvertito come importante, visto che le intervistate di ASL e Reale Mutua si rammaricano per non aver potuto effettuare i monitoraggi e le verifiche necessarie anche da questo punto di vista. 68 Modelli di intervento e di gestione delle misure Nelle esperienze aziendali analizzate è rintracciabile una sequenza di interventi molto simile nel disegno generale: 1. una prima fase di ricerca e analisi statistica e qualitativa realizzata attraverso la rilevazione di dati disponibili sul personale ed una o più ricerche sulla cultura e sui comportamenti organizzativi 2. attività di sensibilizzazione sui temi delle pari opportunità 3. progettazione di azioni positive mirate a particolari categorie di personale, maschile e femminile 4. promozione delle azioni positive progettate e realizzazione di seminari e corsi di formazione 5. approfondimento dei punti critici emersi nel corso delle azioni positive attraverso rilevazioni ad hoc e focus group 6. progettazione di misure da sottoporre a sperimentazione e degli strumenti di monitoraggio 7. avvio delle sperimentazioni e verifiche 8. valutazione dei risultati, messa a regime ed eventuale adozione delle misure come nuovi standard di sistema. Ciò è dovuto al fatto che in tutti i casi si è fatto ricorso alla Legge 125/91 che prevede il finanziamento di azioni positive che vanno dalla rilevazione dei dati aziendali per genere sino alle prime sperimentazioni. Occorre sottolineare però alcune differenze. Mentre ASL e Reale Mutua hanno finanziato con la legge per le azioni positive tutto il percorso che va dalle ricerche alle sperimentazioni, Coop ha usufruito anche di contributi del Fondo Sociale Europeo, tramite la regione Toscana, per la fase sperimentale, mentre Electrolux ha utilizzato i finanziamenti solo nella fase iniziale, autofinanziando lo sviluppo e la messa a sistema dei progetti. Questo anche perché, come mette bene in risalto Michele Campione, è molto difficile far rientrare lo studio e la sperimentazione di nuovi paradigmi organizzativi strettamente legati alle caratteristiche di ogni impresa, e la relativa formazione, nei canoni delle linee di finanziamento disponibili. Oltre al modello di intervento generale che accomuna le quattro imprese, occorre rilevare la sostanziale omogeneità tra i modelli di mentoring introdotti in Coop Toscana Lazio e Reale Mutua e il modello di gestione delle risorse in maternità di ASL 7. Per Reale Mutua e ASL 7 la spiegazione è dovuta in gran parte al fatto che i progetti sono stati impostati e seguiti dalla medesima società di consulenza. Nel caso di Coop Toscana Lazio, i consulenti hanno introdotto modalità e sequenze dei colloqui tra la lavoratrice e il mentor che appaiono, alla luce delle interviste, molto simili a quelle adottate in Reale Mutua. Occorrerebbe vagliare meglio i modelli per approfondire le eventuali impostazione, tuttavia un elemento salta all’occhio. differenze di 69 Il modello di mentoring di Coop TL si differenzia chiaramente per il sistema di verifiche che sembrano molto più numerose, differenziate per metodologia lungo tutto il percorso (test, questionari, interviste personali e a coppie, focus group) ed effettuate più puntualmente rispetto a quelle realizzate nelle altre due imprese. Non abbiamo avuto modo di esplorare il reale motivo di questa differenza, ma sarebbe interessante approfondire questo aspetto. L’ipotesi che ci sentiamo di avanzare è che in Coop TL monitoraggi e verifiche siano seguiti costantemente dai consulenti esterni. Monitoraggio e strumenti di valutazione In ASL 7 e in Reale Mutua si è fatto dunque un uso molto limitato di strumenti di monitoraggio. Occorre sottolineare che in ASL 7 era prevista una serie di strumenti ben articolati, ma sono rimasti pressoché inutilizzati. In Reale Mutua è pronto, ma ancora in attesa di applicazione, uno strumento di rilevazione. Ciò rappresenta un punto di debolezza, in quanto denota le difficoltà di completare i piani di intervento con la fase di controllo, così importante per l’adeguamento/correzione delle misure introdotte. Le cause possono essere: 1. il prevalere di una percezione delle verifiche periodiche come momenti “burocratici” e quindi la loro sottovalutazione ai fini correttivi e di miglioramento 2. il timore latente di rilevare risultati non positivi quanto ci si aspetta, soprattutto da parte di chi investe tempo, energie ed entusiasmo nella conduzione dei programmi 3. il fatto che i monitoraggi siano affidati alle Direzioni del personale, che già gestiscono l’attuazione delle misure e probabilmente, per ragioni organizzative e di conciliazione dei tempi, non riescono a mettere periodicamente le verifiche tra le priorità. Ovviamente il primo e il terzo punto sono strettamente legati ed è anche evidente che l’affidamento, almeno in parte, dei monitoraggi a soggetti esterni potrebbe costituire la soluzione a questo limite. In mancanza di monitoraggi formali, i colloqui con le/i partecipanti ai programmi hanno rappresentato, in queste due imprese, lo strumento essenziale di verifica del gradimento e dell’adeguatezza delle misure introdotte. In Electrolux i risultati vengono valutati soprattutto alla luce dei grandi numeri e i parametri sono relativi all’aumento delle candidature femminili e delle assunzioni, alle variazioni percentuali delle donne nei livelli medi e superiori nell’arco di alcuni anni, al grado di utilizzo del telelavoro e della banca delle ore, al numero dei casi di molestie e di mobbing denunciati. L’approccio di Michele Campione è quindi essenzialmente quantitativo su parametri macro, come viene confermato dalla visione che vede la possibilità di valutare effettivamente gli esiti degli interventi, soprattutto dal punto di vista del rapporto costi – 70 benefici, solo con criteri di contabilità nazionale, escludendo la possibilità di individuare indici adeguati all’interno delle aziende. In Coop Toscana Lazio avviene il contrario: intenso uso di strumenti prevalentemente qualitativi, specifici e mirati per la verifica dell’andamento delle singole misure, lungo tutte le fasi di sperimentazione e implementazione, dai test di autovalutazione ai focus group, passando per i questionari sul gradimento delle misure, oltre che verifiche quantitative sul numero di richieste, utilizzatrici ed utilizzatori, ore utilizzate, ecc. Ovviamente la diversa combinazione di strumenti quantitativi e qualitativi è legata a fattori dimensionali, ma anche al settore (manifattura/servizi) dell’impresa, alla cultura organizzativa e alla tipologia delle misure adottate. Comunque, mettendo a confronto le quattro realtà, si direbbe che i sistemi di verifica di Coop Toscana Lazio siano al momento i più completi e che, soprattutto, siano effettivamente usati. E’ però interessante notare come tutti gli intervistati esprimano, più o meno apertamente, perplessità sulla possibilità di valutare oggettivamente i risultati sia delle azioni positive che delle specifiche misure di conciliazione. Il più esplicito in tal senso è Michele Campione di Electrolux quando dice che l’unico parametro corretto per misurare i risultati di queste azioni, come di tutti gli interventi che migliorano i sistemi gestionali, è la valutazione dei risultati economici aziendali. Così per Montesi di Coop Toscana Lazio “è difficile misurare come sono cambiate le mentalità” e, analogamente, le altre intervistate di ASL e Reale Mutua rammentano la difficoltà di individuare indicatori diretti di efficacia. Quanto all’efficienza, si conferma quanto rilevato in merito alle motivazioni: è un aspetto che viene poco considerato, tanto che nessuno degli intervistati esprime commenti in merito alla colonna “rapporto costo-beneficio” della domanda relativa agli indicatori che vengono utilizzati per “valutare i benefici delle misure adottate”. Risultati ed effetti 1. Grande e generale soddisfazione Da tutte le interviste emerge grande e generale soddisfazione per i risultati conseguiti, prima con le azioni positive e successivamente con le sperimentazioni delle varie misure di conciliazione. In un solo caso (Electrolux) viene manifestata una certa delusione per i modesti risultati ottenuti dal progetto “Rosa al Lavoro”, a causa delle difficoltà riscontrate nell’affidare ad una gestione del tutto autonoma delle donne la flessibilità oraria, in un momento che, alla luce dei fatti, ora appare prematuro perché implicava un cambiamento radicale di mentalità e delle capacità / volontà di negoziazione all’interno di piccolissimi gruppi di lavoratrici, in un contesto sociale dove le reti di sostegno familiare per il lavoro di cura erano ancora forti e “risolutive” di molte necessità. 71 In questo senso, esemplare è l’esperienza “L’Isola del tempo” realizzata in Coop Toscana Lazio, in cui le donne si autogestiscono l’orario in base alle esigenze personali e dell’azienda e per fare questo hanno: ¾ un luogo apposito dove manifestano le loro esigenze e concordano i turni con le colleghe ¾ l’assistenza di due mediatrici. I motivi di soddisfazione sono di due ordini: - esiti positivi strettamente legati alle azioni e alle misure adottate, quali la maggior presenza di donne in categorie professionali dove erano sottorappresentate, la realizzazione di passaggi di carriera, l’acquisizione di nuove competenze relazionali, cambiamenti nella percezione dell’evento maternità tra le donne, i colleghi i responsabili e, soprattutto, l’adozione di nuove regole organizzative e di gestione “quotidiana” delle risorse umane in un’ottica di conciliazione e di attenzione alla differenza - effetti indiretti: miglioramento del clima aziendale e della comunicazione interna e soprattutto la chiara percezione dell’allargamento delle opportunità di conciliazione per tutti i dipendenti. 2. Misure estese a sistema Gli esiti sono stati dunque tanto positivi che quasi tutte le misure sperimentate e messe a regime per le donne sono state estese anche agli uomini e adottate dalle Direzioni aziendali come prassi nel sistema di gestione di tutto il personale. Dalle più tradizionali alle più innovative, esse riguardano: 1. il part time, che viene utilizzato sia dagli uomini che dalle donne, anche in imprese come Reale Mutua dove era vissuto come “disturbo organizzativo” 2. i congedi parentali, che stanno investendo sempre di più gli uomini, anche in imprese prevalentemente maschili come Electrolux 3. forme di flessibilità oraria quali: - la Banca delle ore, che in Electrolux fa parte da anni delle prassi aziendali di routine - il Fondo ore family che, una volta sperimentato in una sede minore di Coop TL, viene ora molto utilizzato in una grande sede di Roma - l’Isola del Tempo in Coop TL 4. forme di supporto allo sviluppo di carriera quali il mentoring che, nato per le donne in congedo di maternità e per il accompagnamento alle carriere femminili, è stato esteso come metodo per l’avanzamento professionale di tutti i dipendenti ed inserito da Reale Mutua come strumento dei Piani Individuali di Sviluppo, o il coaching che dal 2002 è adottato da Electrolux come modalità di programmazione delle carriere in tutto il gruppo 5. lo Sportello maternità e paternità di Coop Toscana Lazio, che visti gli esiti estremamente positivi, viene replicato in altre sedi. 72 Situazione attuale e prospettive L’impressione complessiva è che il clima generale negli ultimi anni sia cambiato, per molteplici ragioni: ¾ caduta dello spirito concertativo e stasi nell’evoluzione verso il modello partecipativo ¾ stagnazione economica, difficile situazione competitiva delle imprese e, quindi, flessione delle assunzioni e attenzione al contenimento dei costi ¾ cambiamenti ai vertici del management aziendale e, come in Reale Mutua, regressione verso un modello centrato sul maschile ¾ smantellamento della Commissione per le pari opportunità nazionale e quindi assenza di stimoli dall’organo di riferimento. Si tratta di fattori che condizionano fortemente la progettualità e fanno sì che ben tre aziende su quattro definiscano l’attuale fase come di “riflessione e consolidamento” delle misure e dei risultati raggiunti, facendo trasparire un certo pessimismo riguardo al futuro e, soprattutto, un atteggiamento di attesa di nuovi stimoli. Ai due estremi positivo/negativo si pongono Coop Toscana Lazio, che sembra trovarsi in una situazione più positiva e sembra muoversi su linee più ottimistiche e Reale Mutua che invece manifesta disagio e rammarico per la mancanza della CPO interna al momento del cambio al vertice, cosa che condiziona negativamente la fase attuale. Nel primo caso, infatti, ci sono tutte le premesse per proseguire sulla strada intrapresa, sedimentando innanzitutto quanto realizzato e allargando le opportunità di utilizzo delle misure nel sistema aziendale, a partire dai valori di eguaglianza, equità e solidarietà fondanti delle cultura cooperativa, ma anche dal “rinnovamento che sta vivendo l’azienda …che richiede la mobilitazione di tutte le intelligenze per affrontare le nuove situazioni ed il potenziale femminile è una …..opportunità di avere a disposizione nuove energie …. da mettere a frutto”. L’obiettivo è aumentare le donne nei ruoli decisionali e per fare questo la politica di reclutamento è orientata ad assunzioni per quote paritarie tra donne e uomini, soprattutto nelle posizioni di responsabilità (per es. responsabili di negozi). Nel caso di Reale Mutua si avverte il disagio di una fase che tende a “riportare indietro” a causa di un management orientato a modalità organizzative del passato. Tuttavia, misure importanti di conciliazione e di sostegno alle carriere, come part time, mentoring e tutorship, sono ormai patrimonio acquisito per tutti i dipendenti ed è difficile tornare davvero indietro. Probabilmente in Reale Mutua basterebbe un piccolo stimolo per dare impulso alle verifiche che sono già in programma, migliorare le misure già in atto e progettare nuove iniziative. Diverso è il caso di Electrolux. Dopo le iniziative di successo e di grande risonanza per cui è stata considerata a lungo best case in Italia, si trova oggi in una situazione statica per il ciclo economico sfavorevole, 73 l’arresto della crescita dimensionale e soprattutto per la perdita della spinta propulsiva data dal modello partecipativo degli anni novanta. Così, in attesa che venga siglato il nuovo accordo integrativo, che dovrebbe contenere anche alcuni punti riguardo a “nuova progettualità al femminile” , allarga lo sguardo, affidando alla CPO il compito di gestire l’estensione del tema delle molestie sessuali al mobbing, sia per le donne che per gli uomini, e, soprattutto, investe risorse ingenti in un programma di formazione al coaching che coinvolge a cascata tutti i 700 managers del gruppo in Europa, con l’obiettivo di far crescere le risorse interne, di ridurre drasticamente il ricorso al reclutamento esterno, contenendo i costi, e di aumentare la mobilità intragruppo tra le varie sedi europee. Questo programma è rivolto alle donne e agli uomini, indifferentemente, cosa che potrebbe comportare processi di discriminazione e di segregazione di ritorno. La storia di attenzione al genere dell’azienda e l’approccio del coaching situazionale adottato, fanno sperare che il rafforzamento delle competenze dei managers riguardi anche il tema del managing diversity. Resta il fatto che si può pensare ad una nuova progettualità da parte delle imprese intervistate solo se vengono a crearsi condizioni simili a quelle iniziali e cioè situazioni dinamiche dal punto di vista economico e delle relazioni sindacali ed un clima collaborativo che veda nelle Commissioni PO un momento di coagulo e che le spinga a : 1. analizzare le nuove condizioni dei contesti organizzativi e sociali che sono derivate dai cambiamenti portati dall’introduzione delle misure di conciliazione 2. evidenziare i nuovi punti critici che investono le tematiche della conciliazione tra famiglia e lavoro dal punto di vista degli uomini e delle donne coinvolti 1. di progettare nuove iniziative e misure, sfruttando nuove opportunità. Se la linea della neo-concertazione auspicata recentemente da più parti si facesse effettivamente strada, si potrebbero riprodurre tali favorevoli condizioni di base. PICCOLE IMPRESE INNOVATIVE Le piccole imprese che abbiamo intervistato sono fortemente innovative, sia perché appartengono tutte a settori a tecnologia avanzata, sia perché sono riuscite a sfruttare a pieno le opportunità offerte dalla Legge 53/2000 e in modo a volte originale. Occorre notare che i progetti sono nati dalle esigenze di conciliazione per maternità/paternità di singole donne e uomini, in posizioni di elevata responsabilità o in ruoli chiave, in momenti particolari del loro percorso professionale. La Direttrice del Polo Tecnologico ha utilizzato la misura che finanzia le sostituzioni delle persone in congedo ma anche il telelavoro, l’orario ridotto e flessibile al rientro, la formazione durante il congedo, articolando le diverse misure lungo tutto il periodo. Il progetto ha avuto esiti felici, sia per la persona che per l’azienda, tanto che la Dott.ssa Epifori è stata promossa Direttrice operativa del Polo poco tempo dopo il rientro. 74 Nella Cooperativa Hyperbonea si è invece adottato il telelavoro per quattro dipendenti, con loro piena soddisfazione e particolare soddisfazione da parte dell’Azienda che, durante la sperimentazione, ha potuto formalizzare le procedure per creare un modello di telelavoro da proporre a tutte le risorse aziendali che lo richiederanno. Un secondo progetto di telelavoro sarà presentato per alcuni lavoratori di un altro settore aziendale. Esemplare il caso del Titolare di Blugim che ha utilizzato l’art. 9 lettera c) della Legge 53, poco noto e pochissimo usato, per farsi sostituire nelle attività meno strategiche, mantenendosi in contatto costante con i collaboratori attraverso il telelavoro ed una presenza ridotta e flessibile in azienda. Anche in questo caso i benefici sono stati notevoli, per il titolare che ha percepito un netto miglioramento della propria qualità di vita, per i collaboratori che non ne hanno sentito particolarmente la mancanza ed hanno acquisito maggiore autonomia nel lavoro e che ora intravedono la possibilità di utilizzare le opportunità esistenti anche per sé, e per l’organizzazione che ha visto migliorare il clima e la qualità del lavoro ed ha acquisito competenze progettuali e gestionali sulla Legge 53/2000. E’così che il titolare attiverà un secondo progetto. L’aspetto più interessante di tutto ciò è che i benefici non sono stati ottenuti solo dai soggetti che hanno utilizzato le misure, ma anche dalle organizzazioni di cui fanno parte. Sono state inserite nuove persone nel lavoro ma, cosa di grande rilievo, queste esperienze hanno costituto un’importante palestra di apprendimento organizzativo per tutti, responsabili e collaboratori: sono state acquisite sul campo maggiori capacità di lavorare in gruppo, più autonomia, flessibilità, competenze progettuali e sono state messe a punto procedure di telelavoro organizzato stabilmente. Occorre sottolineare che l’intraprendenza dei soggetti intervistati ha avuto impulso e sostegno dal supporto della Provincia di Pisa, che è partner del Polo Tecnologico, e che in questi anni ha promosso la Legge 53/2000 sul suo territorio. E’ tuttavia importante segnalare che: ¾ la legge 53 è ancora poco conosciuta ¾ la sua progettazione e gestione presenta notevoli difficoltà, specie per le piccole imprese e i commercialisti, a cui esse si rivolgono, in quanto non hanno informazioni né competenze adeguate ¾ nelle piccole imprese l’aspetto delle risorse è cruciale: finché il progetto è in atto, è possibile adottare misure di conciliazione, anche se esse presentano un costo aggiuntivo; quando il finanziamento si conclude, l’azienda non può sostenere lo sforzo aggiuntivo che esse richiedono. Ciò è evidentemente un freno all’utilizzo della Legge 53 nelle imprese minori, anche quando siano superati gli altri ostacoli. 75 ALLEGATO TRACCIA PER L’INTERVISTA Progetto Equal-Cuoa “Maternità e sviluppo professionale nelle organizzazioni bancarie” TRACCIA INTERVISTA MOTIVAZIONALE SULLE MISURE DI CONCILIAZIONE LAVORO-FAMIGLIA Azienda ____________________________________ Località _________________________________ Persona intervistata ___________________________ Posizione/ruolo____________________________ Anzianità in azienda _________________________ Nella posizione dal _________________________ Posizioni / qualifiche Dirigenti & Managers Quadri commerciali Quadri Tecnici Impiegati Operativi Totale generale Uomini Donne Qual è stato lo sviluppo occupazionale negli ultimi due anni? E quali sono le prospettive occupazionali per i prossimi due? 2 anni prossimi due Donne Donne Uomini Uomini Dirigenti & Managers Quadri commerciali Quadri Tecnici Impiegati Operativi Totale generale Quali delle seguenti misure di conciliazione sono state adottate dalla Sua azienda ? n o Sono prassi consolidate in fase sperimentale n. dipendenti coinvolti dal 2000 Congedi alle madri Congedi ai padri Congedi per genitori adottivi e affidatari Congedi speciali per genitori di figli disabili Assenze per malattie del bambino Supporti economici non previsti dalla legge per congedi più lunghi Asilo nido aziendale - asilo convenzionato Formazione a distanza durante i congedi Tutoring durante il congedo Tutoring al rientro dal congedo Telelavoro durante i congedi Formazione e aggiornamento al rientro dal congedo Consulenza personalizzata a sostegno della carriera Congedi per la formazione continua 77 Interventi di sensibilizzazione per dirigenti e quadri Interventi di informazione sulle misure introdotte Altre (specificare) ____________________________ Part-time, job sharing, tempo scorrevole, ecc. Orario ridotto o flessibile Altre misure di orario (specificare) Avete usufruito dei finanziamenti previsti dalla Legge 53 ? NO R Se sì, per quali misure? - Formazione a distanza durante i congedi R - Tutoring durante il congedo R - Tutoring al rientro dal congedo R - Telelavoro durante i congedi R - Formazione e aggiornamento al rientro dal congedo R - Consulenza personalizzata a sostegno della carriera R - Congedi per la formazione continua R - Flessibilità di orario o altre misure di orario R - Altre misure (specificare) ________________________________ R SI R Avete usufruito di altri finanziamenti ? NO R SI R Quali ? (es. Legge 125/91) _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Come sono nate tali iniziative ? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Quali sono state le valutazioni che vi hanno portato a decidere l’applicazione di queste misure ? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Quali sono stati gli obiettivi che la direzione si è posta nell’adottare tali misure ? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Quale è stato il ruolo del sindacato nelle varie fasi di applicazione delle misure? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Avete introdotto un sistema di monitoraggio dell’efficacia delle azioni? Se sì, lo può illustrare brevemente ? 78 _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ 79 Quali indicatori considerate per valutare i benefici delle misure adottate? rapporto costobeneficio più donne meno hanno richieste di part-time dalle proseguito nella carriera donne meno turn over aumento produttività aziendale capacità migliore clima attrazione del altro beneficio personale (specificare) aziendale Asilo nido Formazione a distanza durante i congedi Tutoring durante il congedo Telelavoro durante i congedi Tutoring al rientro dal congedo Formazione e aggiornamento al rientro dal congedo Consulenza personalizzata a sostegno della carriera Congedi per la formazione continua Flessibilità di orario e altre misure di orario Altro (specificare) ___________________________________________ Complessivamente, siete soddisfatti dei risultati ottenuti? Per che cosa in particolare ? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Quali misure hanno generato maggiore soddisfazione nel personale e per quale motivo? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________ Quali sono i punti deboli e gli aspetti critici che avete rilevato? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Come li state affrontando? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ Quali sono i vostri programmi per il futuro? _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ __________________________________________________________________________________ Allegare DOCUMENTAZIONE disponibile. 80 81