A cura di Filippo Bogetto Scritti di Albert, Bogetto, Catena, Consoli, D’ambrosio, Dell’osso, Maina, Marazziti, Rigardetto, Saracco LA CURA DEL PAZIENTE OSSESSIVO: LE PSICOTERAPIE E ALTRI INTERVENTI Quadrimestrale - Sped. abb. postale - Poste italiane S.p.A. - D.L. 353/2003 Conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, Comma 1, DCB - Roma Direttore Gaspare Vella Direttore Associato Alberto Siracusano 47 AGGIORNAMENTI IN PSICHIATRIA NÓOς VOL 13, N 2, MAGGIO-AGOSTO 2007 NÓOς AGGIORNAMENTI IN PSICHIATRIA Rivista quadrimestrale Direttore: Gaspare Vella Direttore Associato: Alberto Siracusano Comitato Scientifico: Eugenio Aguglia, Alfredo Carlo Altamura, Giovanni Battista Cassano, Giuseppe Ferrari, Pierluigi Giordano, Giordano Invernizzi, Gabriel Levi, Carlo Maggini, Mario Maj, Giovanni Muscettola, Emilio Sacchetti, Michele Tansella Segreteria di Redazione: Cinzia Niolu Segreteria Editoriale: Manuela Baroncini Direttore Responsabile: Francesco De Fiore Iscritto al Registro della Stampa al n. 270/95 con ordinanza del Tribunale di Roma Finito di stampare: Luglio 2007 Direzione, Redazione e Amministrazione: Il Pensiero Scientifico Editore srl Via Bradano 3/c, 00199 Roma Tel. 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Laer., Vite dei Filosofi, II, cap. III) I limiti della nostra conoscenza psichiatrica ci fanno descrivere, in molti modi e con metodi diversi, la co-presenza, nel biologico, del somatico e dello psichico. Abbiamo scelto la parola NÓOS, mente, per indicare lo spazio, il tempo e la trama di quel che ci appare un intreccio significativo della natura umana, nel suo benessere o nel suo malessere; e, pertanto, l’analisi delle componenti di questo intreccio, e del loro modo di correlarsi, ci sembra irrinunciabile nella teoria e nella pratica clinica. NÓOS vuole costituire uno strumento ed un’occasione di incontro e di confronto dei diversi stili della ricerca psichiatrica, al fine di “aggiornare”, di trattare, cioè, i temi psichiatrici esponendo i dati recenti e corrispondendo all’esigenza del tempo presente; esigenza che ci sembra essere quella di un orientamento, metodologicamente fondato, che escluda tanto un eclettismo acritico, quanto un cieco riduttivismo, e che si sforzi di correlare i fenomeni somatici con i fenomeni psichici e psicopatologici (e viceversa), nella speranza di una prossima capacità di integrare ogni ordine di fenomeni in una visione, realistica e terapeuticamente efficace, dell’uomo come un tutto unico. In tale ottica, ciascun numero della rivista, che avrà cadenza quadrimestrale, si occuperà di un argomento monotematico, di particolare attualità, e verrà affidato a singoli curatori. Gaspare Vella Alberto Siracusano La pubblicazione di questa rivista è resa possibile grazie al sostegno di Lundbeck Italia S.p.A. NÓOς AGGIORNAMENTI IN PSICHIATRIA Volume 13, Numero 2, Maggio-Agosto 2007 LA CURA DEL PAZIENTE OSSESSIVO: LE PSICOTERAPIE E ALTRI INTERVENTI A cura di Filippo Bogetto Sommario Prefazione 65 FILIPPO BOGETTO Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo ossessivo-compulsivo: stato attuale e prospettive future 71 UMBERTO ALBERT, VIRGINIA D’AMBROSIO, SYLVIA RIGARDETTO Terapie alternative nel disturbo ossessivo-compulsivo resistente 85 DONATELLA MARAZZITI, GIORGIO CONSOLI, BERNARDO DELL’OSSO, MARIO CATENA La psicoeducazione come strumento di intervento sulla famiglia del paziente con disturbo ossessivo-compulsivo PAOLA SARACCO, UMBERTO ALBERT, GIUSEPPE MAINA 105 Prefazione L’intervento clinico nel paziente affetto da disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) prevede una serie di tappe sequenziali consistenti nella valutazione diagnostica, nell’identificazione e misurazione dei sintomi, nella restituzione della diagnosi, nella programmazione degli interventi e infine nel monitoraggio dei risultati ottenuti. Tale percorso deve essere illustrato al paziente in modo direttivo ed esplicito: il paziente con DOC trova infatti spesso rassicurazione nell’interagire con un medico il quale gli indica il percorso clinico con semplicità e chiarezza. Il curante deve condurre questi interventi con la dovuta empatia accompagnata tuttavia alla necessaria fermezza onde evitare che la sintomatologia ossessivo-compulsiva porti ad una dispersione e ad una perdita di tempo o addirittura favorisca collusioni con il paziente e con il suo disturbo. La fase diagnostica dovrebbe essere separata dalla fase di programmazione degli interventi terapeutici. Durante tale fase il medico, mediante una serie di colloqui di orientamento, si dedica all’individuazione dei sintomi del disturbo. Se la diagnosi di DOC viene confermata il clinico si rivolge quindi ad una scrupolosa ricostruzione della storia del disturbo rilevando anche gli eventuali fattori prognostici (ad esempio la presenza in comorbilità di un disturbo da tic o di un disturbo schizotipico di personalità). Una sola visita non è sufficiente ad un esaustivo inquadramento approfondito, inoltre, per una corretta raccolta dell’anamnesi, il clinico dovrà evitare di discutere il contenuto specifico della sintomatologia: anche se il paziente sarà portato a cercare una rassicurazione da parte del terapeuta (ad esempio chiedendo se una determinata sostanza può in effetti contaminarlo o meno), entrare nel dettaglio dei sintomi ossessivi porta al rischio di restare invischiati nel DOC; accertata la presenza di vere ossessioni e compulsioni il medico interromperà ogni tipo di descrizione circostanziata e particolareggiata operata dal paziente e dirigerà il colloquio. Un altro importante passo nella fase diagnostica è la distinzione di ciò che rappresenta la vera e propria sintomatologia ossessivo-compulsiva da ciò che invece rappresenta aspetti personologici del paziente. La presenza, ad esempio, di rigidità, perfezionismo e indecisione potrebbero indicare un disturbo di personalità ossessivo-compulsivo. In tal caso il paziente sarà informato sul target primario della terapia e cioè l’eliminazione dei sintomi ossessivi e non degli aspetti di personalità che rimarranno caratteristici del soggetto anche in caso di efficacia della terapia. Nella valutazione diagnostica è altrettanto importante identificare il momento in cui i sintomi ossessivo-compulsivi hanno iniziato ad interferire con il funzionamento del soggetto ed evidenziare se, all’esordio, si correli qualche evento significativo, anche dal punto di vista medico (i.e.: infezioni streptococciche associate all’esordio di DOC in un giovane paziente possono far sospettare la presenza di una possibile eziopatogenesi immunitaria; un DOC esordito in una donna nel postpartum può predire la presenza di ossessioni di aggressività rivolte 65 NÓOς verso il neonato). Deve essere poi attentamente valutato il grado di alterazione funzionale del soggetto così come il coinvolgimento dei familiari nella messa in atto dei rituali compulsivi. Dopo la diagnosi di DOC un’utile valutazione viene fornita da un assessment più approfondito operato mediante la somministrazione di specifiche scale volte all’indagine della varietà dei sintomi così come della loro intensità; in questo caso lo strumento principale di massima diffusione è la YaleBrown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS): scala di valutazione introdotta nel 1989 e che rappresenta il golden standard nella valutazione della sintomatologia ossessivo-compulsiva. All’assessment fa seguito la restituzione diagnostica. È utile dedicare a tale momento un incontro specifico con il paziente; in tale occasione verranno illustrati: la diagnosi principale con un’adeguata spiegazione di cosa consiste la sintomatologia specifica, la sintomatologia associata, inclusi aspetti o disturbi di personalità, ed eventuali elementi prognostici. Nel corso della restituzione diagnostica può risultare importante coinvolgere i familiari in modo tale da identificare in tale sede, davanti al paziente e ai suoi congiunti, gli aspetti relazionali che sono stati compromessi dal disturbo e che possono dare vita a loro volta ad un vizioso circuito riverberante che aggrava il disturbo stesso rendendo talvolta difficile un intervento terapeutico. Completato l’accurato ed approfondito inquadramento diagnostico si rende necessario costruire una gerarchia di priorità atta alla programmazione temporale degli interventi. Imprescindibile in questa fase è l’identificazione di quale sia il target primario della terapia, di quali aspetti sintomatologici siano suscettibili di miglioramento, di cosa probabilmente non si modificherà nel quadro clinico del paziente. La strategia adottata influenza anche la cadenza delle visite ambulatoriali: se si opta per una terapia farmacologica si concorderà un appuntamento di controllo a breve termine per valutare la tollerabilità al trattamento. L’esplicitazione al paziente dei tempi di latenza della terapia è fondamentale in questa fase della gestione clinica, allo scopo di ottenere la migliore compliance possibile. La visita successiva potrà avvenire dopo 6-8 settimane dall’inizio della terapia per valutare (anche con l’uso delle apposite scale) l’eventuale miglioramento dei sintomi. L’identificazione di un funzionamento familiare alterato, e che determina un atteggiamento svalutante nei confronti di possibili miglioramenti, comporterà la programmazione di una serie di incontri con i familiari stessi allo scopo di impostare un intervento di tipo psico-educazionale. L’intervento psico-educazionale è in generale rivolto al paziente e ai suoi familiari onde illustrare a questi alcune caratteristiche del disturbo, i possibili trattamenti e quale sia per il paziente il trattamento più appropriato e perché. In genere gli interventi psico-educazionali (almeno per quanto concerne il nostro centro) sono preferibilmente svolti separatamente tra pazienti e familiari onde evitare di essere coinvolti nel ruolo di mediatore in un possibile conflitto. Negli interventi psico-educazionali sono utili ausili didattici quali video o opuscoli informativi. La psico-educazione accompagna tutto il percorso terapeutico del paziente, tuttavia è opportuno strutturare uno spazio definito per tale intervento quando si programma il trattamento (prima cioè dell’inizio della terapia vera e propria). È infatti utile, nella pratica clinica, che il 66 soggetto conosca alcune informazioni circa la natura del disturbo e del suo trattamento prima dell’inizio dello stesso. Il terapeuta anche nella fase di programmazione dovrà essere direttivo nei confronti del paziente soprattutto quando siano presenti aspetti di indecisione e dubbio patologici che possono coinvolgere il trattamento. L’inizio della terapia è un momento particolarmente delicato nell’approccio clinico dei pazienti ossessivo-compulsivi: se infatti l’individuo affetto da DOC, una volta iniziato il trattamento, tende a seguire le terapie e le indicazioni del terapeuta, è tuttavia piuttosto restio ad iniziare il trattamento stesso. In casi particolari in cui l’indecisione rappresenta un sintomo che sta fortemente ostacolando l’inizio della terapia il clinico può decidere, pur sempre nel rispetto della libertà del paziente, di comunicare al malato che si assume egli stesso la responsabilità della decisione che in quel momento è impossibile prendere. Spesso tale intervento determina un sollievo e una buona adesione al trattamento, sarà tuttavia fondamentale esplicitare che tale atto era necessario in quanto in quel momento il disturbo impediva al paziente di operare una scelta in piena autonomia. La valutazione dei risultati della terapia rappresenta l’ultima fase della programmazione degli interventi per il DOC. L’impiego nella valutazione di specifici strumenti aiuta il clinico a effettuare un’accurata stima dell’effettivo miglioramento. Se il paziente, infatti, è affetto da una forma particolarmente grave di disturbo potrebbe non rilevare l’iniziale riduzione dei sintomi (che è caratteristicamente lenta nel DOC) e quindi convincersi (ed eventualmente convincere il terapeuta) dell’inefficacia dell’intervento operato. Ecco dunque l’utilità di uno strumento come la Y-BOCS che consente di quantificare il miglioramento nel modo più oggettivo possibile. Inoltre una quantificazione del miglioramento permette di avere dati sulla base dei quali operare le successive scelte terapeutiche ed eventualmente adottare strategie per ottenere la risposta in casi di resistenza. Anche la gestione della terapia a lungo termine rappresenta un momento importante di questa fase informando il paziente della necessità di proseguire la terapia per periodi prolungati, programmando le scadenze degli incontri e gli obiettivi dei vari momenti terapeutici. Nel caso di terapie combinate sarà bene definire con chiarezza il ruolo dei due terapeuti per fornire al paziente precisi punti di riferimento. In determinati momenti può essere utile che il terapeuta, rilevato un risultato iniziale delle terapie, sproni il paziente ad affrontare quelle situazioni temute in quanto legate alle ossessioni. Sarà infine opportuno, nella prospettiva di un’interruzione del trattamento (in caso di completa ed assoluta risposta) preparare il paziente all’accettazione della fine del rapporto con il curante. Filippo Bogetto Professore Ordinario di Psichiatria, Università degli Studi di Torino 67