Sondrio Cronaca i cento anni della chiesetta di colda Le celebrazioni lo scorso sabato. Ai presenti è stato consegnato un opuscolo commemorativo. S ono stati celebrati con una Messa solenne, nel pomeriggio dello scorso sabato, i cento anni della chiesetta di Colda, dedicata alla Vergine di Lourdes. La celebrazione, proprio in occasione della patrona del piccolo edificio sacro, ha visto la partecipazione di numerosi abitanti della piccola frazione di Sondrio, oltre che di affezionati. Don Xeres riflette sul rapporto tra Chiesa e Risorgimento Il sacerdote, ospite degli Amici della biblioteca di Sondrio, ha affrontato il tema “Chiesa e Stato, cattolici e nazione durante il Risorgimento”. La relazione di don Xeres ha preso avvio dal fatto che all’interno della Chiesa esiste oggi un movimento secondo il quale il Risorgimento fu anti-cristiano e anti-cattolico. «M entre il popolo restava fermamente attaccato alla chiesa e alla religione, le élite in gran parte si abbeveravano ai lumi sulfurei di paesi anglosassoni, germani e francesi, si affiliavano alle logge massoniche condannate dalla Chiesa e con la protezione di molte teste coronate, misero mano alle riforme e alla rivoluzione”. Con questa frase ripresa da quanto pubblicato sul sito internet Sodalitium.it, che fa capo a di Milly Gualteroni un movimento di cattolici “integralisti” d’ispirazione levefriana, monsignor Saverio Xeres ha introdotto la sua ultima conferenza, intitolata “Chiesa e Stato, cattolici e nazione durante il Risorgimento”, che si è svolta nella Biblioteca civica di Sondrio, lo scorso 6 febbraio. Organizzato dall’associazione Amici della Bilioteca, l’incontro ha avuto luogo in una sala affollata, segno di un vivo interesse per l’argomento trattato. La relazione di don Saverio ha preso, dunque, l’avvio dal fatto che, all’interno della Chiesa cattolica esiste oggi un movimento, ispirato anche dalle opere dello storico brasiliano Plinio Correa de Oliveira, secondo il quale il Risorgimento italiano fu, per sua stessa costituzione, anti-cattolico. Il teologo ha chiarito il suo totale Sabato, 18 febbraio 2012 29 Al termine del rito, è stato presentato e distribuito al pubblico l’opuscolo che il comitato che si occupa di curare la chiesetta, restaurata nel 2006, ha voluto realizzare in occasione del centenario. La pubblicazione, articolata in una sessantina di pagine arricchite da foto storiche in bianco e nero e più recenti a colori, ha goduto del contributo della Banca Popolare di Sondrio e del Credito Valtellinese. Nel volumetto sono state raccolte le testimonianze di diverse generazioni che hanno contribuito con manodopera dissenso rispetto a questa lettura degli eventi che furono alla base dell’unità d’Italia e ha ricordato che la storiografia non si deve prestare a revisioni per adattare gli eventi del passato alle esigenze della politica civile o ecclesiastica odierne. Piuttosto, ha chiarito il relatore, la storia va letta con lo sguardo di oggi non per giudicare, ma per comprendere il comportamento di chi allora ne fu protagonista. In quest’ottica, ha analizzato il comportamento di papa Pio IX. Giovanni Maria Mastai Ferretti fu nominato papa con il nome di Pio IX nel 1846, prevalendo sul cardinale Lambruschini, considerato dai più un conservatore favorevole all’impero austriaco. Furono, quindi, molti quelli che pensarono che i cambiamenti attesi nello Stato pontificio si sarebbero realizzati grazie al nuovo Papa. I cattolici liberali, in particolare, lo immaginavano a capo di una lega degli Stati italiani, secondo l’ideale neoguelfo teorizzato da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli italiani. I primi atti del pontefice alimentarono facili entusiasmi, dall’amnistia per i reati politici ad altre riforme, come un’attenuazione dei controlli preventivi sulla stampa, la formazione di una Consulta di Stato con la partecipazione di laici, il riordinamento del Consiglio dei ministri, che poté essere composto anch’esso da laici, fino alla concessione della Costituzione. Quando, poi, lo Stato Pontificio si trovò a dover decidere se appoggiare il Regno Sabaudo nella controversia contro l’Austria, il Papa si dissociò, affermando che, come capo della Chiesa universale non poteva entrare in contrasto con una potenza cattolica, quale era l’impero austro-asburgico. Attraverso la lettura di alcuni discorsi di Pio IX, don Saverio ha mostrato come il suo agire nei confronti delle rivendicazioni italiane fu condizionato anche da una visione che oggi si potrebbe definire “ideologica” della realtà, resa esplicita in particolare da una frase da lui pronunciata il 18 marzo del 1861, il giorno dopo la proclamazione dell’unità d’Italia. «Vediamo da quale miserabile conflitto sia agitata la civil società, la guerra tra la verità e l’errore, la virtù e il vizio, la luce e le tenebre», disse il Pontefice in quell’occasione. La sua “visione apocalittica” di quanto stava accadendo non gli permise una presa di coscienza realistica dei fatti. Anche per questo, quando l’esercito piemontese marciò contro Roma, Pio IX ignorò i tanti che lo invitavano di volontariato o sostegno economico alla costruzione della chiesetta, alle opere di consolidamento e di restauro che si sono susseguite negli anni. La chiesetta, sorta su terreno acquistato appositamente da Giacinto Sciaresini, fu realizzata su progetto dell’ingegner Enrico Vitali di Sondrio. I lavori cominciarono nel 1910 e durarono per circa due anni. A benedire il piccolo luogo di culto e a celebrarvi la prima Messa fu l’allora arciprete, monsignor Pietro Majolani. A. Gia. ad abbandonare spontaneamente il trono papale, tra cui novemila sacerdoti che avevano firmato un appello in tal senso. Questi inviti non potevano essere ascoltati da un papa che vedeva nella rivoluzione liberale la potenza delle tenebre che avrebbero travolto la cristianità. A questa visione, don Saverio ha contrapposto quella di un anonimo cronista cattolico che scrisse una lettera pubblicata dalla rivista dei gesuiti Civiltà cattolica. «In Roma la maggior parte dei cittadini vuole e desidera l’unità, la libertà e l’indipendenza italiana», scrive l’anonimo, precisando che la gente era nella maggioranza contraria al dominio temporale dei papi, anche se pubblicamente i più tacevano per paura di essere perseguitati. «La corte fa incredibili sforzi per conservare il trono mondano, come se la Chiesa di Gesù Cristo avesse a perire», proseguiva la lettera, «quasi che Dio abbia bisogno di un palmo di terreno mortale per mantenere la sua chiesa e non piuttosto della buona volontà e della fede degli uomini e delle loro opere. Di questo dovrete rendere conto (…). Non vi chiederà Gesù Cristo se avete conservato il dominio temporale, ma se avete praticato l’amore e la giustizia e allontanato la discordia, perché “vi ho fatto ministri del mio vangelo, predicatori della mia parola, non di terrena politica”». Don Saverio ha, in seguito, concluso la conferenza, riportando l’accento sulla necessità dell’impegno politico dei laici. «Ci vogliono cattolici in politica», ha detto, ricordando, però, che «se la politica divide, il Vangelo dovrebbe unire». Sondrio. Prolungata la durata dell’esposizione fino a domenica 11 marzo Le Madonne vestite rimangono in mostra “I n confidenza con il Sacro. Statue vestite al centro delle Alpi” non chiuderà i battenti il 26 febbraio, come inizialmente previsto. Gli organizzatori (Fondazione Centro Studi “Nicolò Rusca”, Gruppo Credito Valtellinese e Museo Valtellinese di Storia ed Arte del Comune di Sondrio, con il sostegno della Fondazione Cariplo) visto il forte interesse che la splendida mostra ha riscosso a livello nazionale e territoriale, hanno deciso di prolungarne la durata sino a domenica 11 marzo. Due settimane in più, quindi, per non perdere l’opportunità di ammirare, per la prima volta riunite, alcune testimonianze superstiti della pratica, antichissima e ormai desueta o residuale, di vestire le statue sacre, in particolare le sacre effigi delle Madonne. Una tradizione ben presente in diversi ambiti geogra- fici del mondo cattolico ma che questa mostra, curata da Francesca Bormetti, indaga in riferimento alle vallate centrali dell’arco alpino tra l’Alta Lombardia e la Svizzera meridionale, con uno sguardo aperto ai territori limitrofi, lombardi e non solo. Oltre all’atteso prolungamento della mostra, gli organizzatori annunciano anche la possibilità di ammirarla accompagnati da esperti, in visite guidate. Esse sono programmate per sabato 18 e 25 febbraio e per sabato 3 e 10 marzo. Il costo è di soli 4 euro a persona, con ritrovo alle 15.20 presso il cortile di Palazzo Sertoli (piazza Quadrivio, 8) e inizio della visita previsto alle 15.30. Dato il prevedibile notevole afflusso, è consigliato prenotarsi telefonando allo 0342.526.553 oppure presso la reception del Museo Valtellinese di Storia ed Arte. A ciascuna vi- sita saranno ammessi un massimo di 25 partecipanti. Assieme all’attenzione che la critica nazionale ha riservato alla mostra e al consenso del pubblico, locale e non, è motivo di non poca soddisfazione anche l’attenzione con cui gli specialisti, non solo italiani, hanno accolto l’imponente volume documentario che accompagna la mostra, illustrato da fotografie realizzate con apposita campagna fotografica da Massimo Mandelli. La pubblicazione è infatti già entrata in molte università e centri di alta cultura europei, valutata molto positivamente per il rigore scientifico e metodologico, l’ampiezza documentativa e di approfondimento. D’ora in poi, nessuna ricerca scientifica sulle “Madonne vestite” potrà prescindere dagli studi presentati in questo volume e in questa affascinante mostra.