CVA Il Circolo Carlo Vanza organizza ERICH FROMM DISOBBEDIENZA: UNA SPLENDIDA VIRTÙ Convegno in occasione del 50° della pubblicazione di “The Disobedience” Fromm e la psicodinamica Sala dei Congressi di Muralto (Svizzera) Sabato 11 maggio dalle ore 15.00 alle 19.00 Entrata libera Con il sostegno del Comune di Muralto Circolo Carlo Vanza Locarno Via Castelrotto 18 6600 Locarno Fondato a Minusio come associazione nel 1986, il Circolo Carlo Vanza ha essenzialmente un duplice scopo: - costituire un archivio per la conservazione della memoria del pensiero e del movimento anarchico (locale e internazionale) e più in generale libertario/antiautoritario; - promuovere appuntamenti culturali: manifestazioni, presentazione di libri, aperitivi letterari, filmati, dibattiti. L’archivio dispone di una biblioteca di circa 4’500 libri ed opuscoli (e una numerosa raccolta di giornali e riviste) in maggioranza di lingua italiana, tedesca e francese. In particolare si vuole specializzare sul movimento anarchico in Svizzera e sulle tendenze dell’anarchismo contemporaneo, sull’antimilitarismo, sull’autogestione. Sul sito (www.anarca-bolo.ch/vanza) si possono ricercare le opere, con la possibilità per i soci di consultarle poi a domicilio (quota annuale di fr. 40.-). Il CCV si finanzia unicamente con le quote annuali ordinarie e straordinarie dei soci. Dal 2005 il Circolo pubblica annualmente un bollettino. La sede del Circolo è aperta il sabato pomeriggio dalle 14.30 alle 19.00 o su appuntamento. http://www.anarca-bolo.ch/vanza e-mail: [email protected] I relatori Francesco Codello Dirigente scolastico di Treviso, da anni impegnato nella ricerca storico-educativa, animatore dell'IDEN (International Democratic Education Network) è autore di numerosi articoli e saggi. Tra le ultime pubblicazioni: La Buona educazione. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill (2005), Vaso creta o fiore? Né riempire, né plasmare ma educare (2005), Gli anarchismi. Una breve introduzione (2009), Né obbedire né comandare (2009) e, in collaborazione con Irene Stella, Liberi di imparare. Le esperienze di scuola non autoritaria in Italia e all'estero, raccontate dai protagonisti (2011). Eduardo Colombo Eduardo Colombo (Buenos Aires, 1929), medico e psicoanalista, è stato professore di Psicologia sociale, dapprima nell'Università di La Plata e poi nell'Università di Buenos Aires. Redattore per quasi vent'anni de "La Protesta", il più vecchio giornale anarchico dell'Argentina, è stato anche membro della Federación Obrera Regional Argentina (FORA). È stato espulso dall'università dopo il golpe di Ongania nel 1966. Dal 1967 al 1970 è stato direttore della rivista "Psiquiatría Social". Nel 1970 si è trasferito a Parigi, dove tuttora risiede ed esercita la professione di psicoanalista e dove è redattore della rivista libertaria "Réfractions". Pubblicazioni in italiano: L’immaginario capovolto (1992) e Lo spazio politico dell’anarchia (2009). Ruggero D'Alessandro Sociologo, docente, dal 1994 lavora nel sociale nell'amministrazione del Cantone Ticino, ha pubblicato una ventina di saggi su una decina di riviste italiane e svizzere. Tra le ultime pubblicazioni: Breve storia della cittadinanza (2006), Lo specchio rimosso (2008), La teoria e l'immaginazione (2010), La società smarrita (2010), La comunità possibile. La democrazia consiliare in Rosa Luxemburg e Hannah Arendt (2011), Le messaggere epistolari femminili attraverso il '900 (2013), Dal voto alla piazza. Partiti e movimenti nella società globale (2013). Nicola Ferroni Nato a Faido nel 1954, nel giugno nel 1973 ha ottenuto la maturità scientifica al liceo di Lugano. In seguito ha studiato medicina a Friborgo e Berna conseguendo il diploma federale di medicina nel 1979 a Berna. Durante gli studi ha partecipato all'animazione di più gruppi Balint-junior. Dal 1981 al 1985 ha frequentato con successo i corsi postuniversitari dell'Uni di Losanna. Ottiene il titolo FMH di psichiatria e psicoterapia nel 1988. Assistente di ricerca nel 198889. Nel 2000 ottiene la sottospecializzazione in medicina psicosomatica e psicosociale. Per anni membro del gruppo d'intervento militare sullo stress postraumatico. Attualmente è professore a contratto alla Scuola di specializzazione in Psicoterapia Conversazionale di Parma e riconosciuta dal MIUR (Ministero Italiano Università e Ricerca). Erich Fromm Elementi biografici Erich Pinchas Fromm nasce il 23 marzo 1900 a Francoforte sul Meno, (muore a Muralto, Svizzera il 18 marzo 1980). Studia il Talmud e i primi scritti di Ernst Bloch. Collabora con Walter Benjamin. Si laurea in filosofia nel 1922 ad Heidelberg, con una dissertazione dal titolo "Sulla funzione sociologica della legge ebraica nella Diaspora". Durante i suoi studi ad Heidelberg, Fromm avrà come insegnanti Max e Alfred Weber, Karl Jaspers, Heinrich Rickert. Fromm rimase profondamente turbato dal turbine di violenza della prima guerra mondiale e nel 1918 al termine del conflitto si interrogò sull'irrazionalità dei comportamenti che l'animavano e sui motivi della genesi del conflitto, sviluppando un pensiero molto dubbioso nei confronti di tutte le ideologie. Nel 1925 si allontana dalla ortodossia ebraica e va alla ricerca di motivi spirituali che possano appagare l'ansia di una più salda religiosità interiore. Nel 1926 si sposa con Frieda Fromm Reichmann da cui divorzia nel 1931. Vive a Monaco e successivamente si reca a Berlino dove approfondisce i temi della propria ricerca psicoanalitica e collabora con Hanns Sachs. Dal 1926 al 1929 studia psicologia e psichiatria presso Karl Landauer a Monaco. Nel 1929, fonda il "Süddeutsches Institut fur Psychoanalyse" a Francoforte e spronato da Max Horkheimer inizia i lavori di ricerca in psicologia presso l'istituto di ricerca sociale all'interno di quella "Scuola di Francoforte" che influenzerà l'Europa e l'America. Collabora con Marcuse e Adorno. È del 1930 la prima tesi sulla funzione delle religioni che viene pubblicata sulla rivista Imago, edita da Sigmund Freud. Dal 1934 al 1949 Fromm vive negli Stati Uniti e vi acquisisce la cittadinanza; la sua attività non conosce sosta, viene chiamato in molte università americane ad insegnare (Michigan University, Columbia University, Yale University). Nel 1944 si sposa con Henny Gurland, ma una malattia incurabile li separerà nel 1952. Nel 1953 si sposa per la terza volta con Annis Gloves Freeman. Nel 1949 si reca a Città del Messico e poi a Cuernavaca, dove prosegue le sue ricerche psicoanalitiche. Ai diversi simposi promossi da Fromm partecipano studiosi del calibro di Russell, Petrovich, Schaff e Bloch. Fromm avverte l'esigenza di partecipare alle attività politico-sociali e il suo profondo interesse umanitario lo porta a partecipare e ad impegnarsi in diversi movimenti che hanno come fine la liberazione dell'uomo da ogni servitù spirituale ed economica. L'esigenza di essere partecipe attivo alle vicende politiche dell'epoca, portano l'autore ad una collaborazione con Eugene McCarty, candidato alle elezioni presidenziali del 1968 per il partito democratico. Fromm, divenuto un pensatore di fama internazionale, viene apprezzato in tutto il mondo e i suoi scritti vengono tradotti in molte lingue. Nel 1974 si reca in Svizzera a Muralto (Locarno, Canton Ticino), per trascorrere gli ultimi anni della sua vita e dove renderà più sistematiche le sue opere. Parzialmente tratto da International Foundation Erich Fromm Bibliografia italiana di Erich Fromm (selezione) Personalità, libertà e amore. Intervista con R. I. Evans - La missione di Sigmund Freud. Analisi della personalità e della sua influenza, Roma: Newton Compton 2012 Avere o essere?, Milano: Mondadori 2011 Psicoanalisi dell’amore, Roma: Newton Compton, 2010 La forza dell’amore, Bellinzona: Casagrande 2007 Il coraggio di essere, Bellinzona: Casagrande 2006 Io difendo l’uomo, Milano: Bompiani 2004 Amore, sessualità e matriarcato, Milano: Mondadori 1997 Il bisogno di credere, Milano: Mondadori 1997 L’arte di vivere, Milano: Mondadori 1996 Psicanalisi e religione, Milano: Mondadori 1996 Anatomia della distruttività umana, Milano: Mondadori 1983 La disobbedienza e altri saggi, Milano: Mondadori 1982 Dalla parte dell’uomo. Indagine sulla psicologia della morale, Roma: Astrolabio 1971 L’arte d’amare, Milano: Il saggiatore, 1971 Psicoanalisi e Buddismo Zen, [con D. T. Suzuki e H. deMartino], Roma: Astrolabio 1968 Fuga dalla libertà, Milano: Edizioni di Comunità 1963 Psicanalisi della società contemporanea, Milano: Edizioni di Comunità 1960 Erich Fromm La disobbedienza: una splendida virtù Erich Fromm raccoglie i saggi pubblicati con il titolo “La disobbedienza” poco prima della sua morte. Il termine di disobbedienza va qui inteso come sinonimo di resistenza. Resistenza al consumismo, al ruolo di avviliti accumulatori di cose a cui ci destinano i “poteri di morte” del moderno Stato azienda. Alla teoria dominante per cui l’obbedienza è una virtù, Fromm contrappone l’idea che non solo la storia dell’uomo inizia con un atto di disobbedienza, ma anzi che è stata proprio la disobbedienza a rendere l’uomo libero. La prossima “armonia” non sarà più quella imposta da un’autorità esterna, ma costruita dallo stesso essere umano con lo sviluppo delle proprie facoltà razionali e della capacità di amare. Di questa lettura si trova già traccia nei grandi miti dell’umanità, da quello giudaico di Adamo ed Eva a quello ellenico di Prometeo. Prometeo, punito per aver rubato il fuoco agli dei, non si pente, anzi: afferma orgoglioso di preferire di “essere incatenato a questa roccia che non il servo obbediente degli dei”. La storia dell’evoluzione umana si configura così come una storia di atti di disobbedienza: “Non soltanto lo sviluppo spirituale [dell’essere umano] è stato reso possibile dal fatto che nostri simili hanno osato dire “no” ai poteri in atto in nome della propria coscienza o della propria fede, ma anche il suo sviluppo intellettuale è dipeso dalla capacità di disobbedire: disobbedire alle autorità che tentassero di reprimere nuove idee e all'autorità di credenze sussistenti da lungo tempo, e secondo le quali ogni cambiamento era privo di senso.” Specularmente, proprio l’obbedienza potrebbe essere la causa della distruzione della civiltà sulla terra. Infatti, mentre la scienza è progredita, le nostre concezioni della politica, dello Stato e della società sono ancora quelle dell’età della pietra, tant’è vero che se l’umanità si suiciderà sarà perché ci sarà chi obbedirà al potere, a passioni arcaiche come la brama di possesso, agli obsoleti cliché della sovranità statale. Già da queste poche considerazioni traspare come nel suo testamento spirituale Fromm contrappone a tutta evidenza la capacità politica dell’individuo – e la disobbedienza è un atto politico – all’incapacità politica del potere, che agisce invece in base a concezioni dell’età della pietra. Ma cosa significa esattamente disobbedire? Significa paradossalmente obbedire, ma alla propria ragione o convinzione, in quanto atto di affermazione anziché di sottomissione. Questo atto di affermazione è ciò che chiamiamo, riferito a una persona, autodeterminazione o “libertà”. La sottomissione e il conformismo sono invece vie di fuga dalla libertà. Imboccare queste vie significa sviluppare una personalità autoritaria alla ricerca di un ‘protettore magico’ (Dio, principio, genitore, marito, superiore). Ciò avviene quando noi obbediamo alla coscienza autoritaria, “cioè la voce interiorizzata di un’autorità che siamo bramosi di ingraziarci e alla quale temiamo di dispiacere”. Ma perché siamo così inclini a obbedire e così poco a disobbedire? Perché l’obbedienza al potere dello Stato, della chiesa, dell’opinione pubblica crea sicurezza. Diventando tramite l’obbedienza parte del potere, ne assumiamo in parte la sua forza. Per disobbedire occorre coraggio, bisogna liberarsi dalla paura della libertà, il che però è tanto più difficile in quanto per mantenere i propri privilegi il potere sostituisce alla mera forza la persuasione di modo che l’essere umano non deve, ma vuole obbedire. A questo “super-io” autoritario si affianca sempre più la dipendenza dal consumo che a sua volta approfondisce il vuoto interiore da colmare con sottomissione e conformismo con la competitività quale ulteriore corollario. La capacità di pensare criticamente può essere paralizzata anche nell’applicazione di metodi di istruzione progressisti laddove si inculca al giovane un empio rispetto per il conformismo. Il pensiero dev’essere invece, con le parole di Bertrand Russell, “sovversivo e rivoluzionario, implacabile nei confronti del privilegio, delle istituzioni ufficiali, delle comode abitudini, anarchico e senza legge, indifferente all’autorità…” (Principi di riforma sociale, 1970). Di fronte al conformismo e alla sottomissione resi sistema nel quadro di un’organizzazione sociale burocratica in cui il consenso dei cittadini è catturato con i mezzi della suggestione e della manipolazione, ecco la disobbedienza configurarsi come una splendida virtù per una completa realizzazione dell’individuo nella sua pienezza e nel reciproco arricchimento in seno alla società. Erich Fromm Testo tratto da: “La disobbedienza come problema psicologico e morale” Perché l'uomo è tanto proclive all'obbedienza e perché gli riesce tanto difficile disobbedire? Finché obbedisco al potere dello Stato, della Chiesa, dell'opinione pubblica, mi sento al sicuro e protetto. In effetti, poco importa a quale potere obbedisco, trattandosi sempre di un'istituzione o di esseri umani che fanno ricorso alla forza in una qualche forma e che fraudolentemente si proclamano onniscienti e onnipotenti. La mia obbedienza fa di me una parte del potere al quale mi inchino reverente, e pertanto io mi sento forte. Non posso commettere errori dal momento che è esso a decidere per me; non posso essere solo, perché il potere vigila su di me; non posso incorrere in peccato, perché il potere non me lo permette, e anche se peccato commettessi, la punizione non è che il mezzo per far ritorno all'illimitato potere. Per disobbedire, bisogna avere il coraggio di essere solo, di errare e di peccare. Ma il coraggio non basta. La capacità dei coraggio dipende dal grado di sviluppo di una persona. Soltanto chi si sia sottratto al grembo materno e agli ordini dei padre, soltanto chi si sia costituito come individuo completamente sviluppato, e abbia così acquisito la capacità di pensare e di sentire autonomamente, può avere il coraggio di dire “no” al potere, di disobbedire. Una persona può diventare libera mediante atti di disobbedienza, imparando a dire “no” al potere. Ma, se la capacità di disobbedire costituisce la condizione della libertà, d'altro canto la libertà rappresenta la capacità di disobbedire. Se ho paura della libertà, non posso osare di dire “no”, non posso avere il coraggio di essere disobbediente. In effetti, la libertà e la capacità di disobbedire sono inseparabili, e ne consegue che ogni sistema sociale, politico e religioso che proclami la libertà, ma che bandisca la disobbedienza, non può dire la verità. C'è un altro motivo per cui è tanto difficile osare disobbedire, opporre un “no” al potere. Durante gran parte della storia umana, l'obbedienza è stata equiparata a virtù e la disobbedienza a peccato, e ciò per una semplicissima ragione: così facendo, durante gran parte della storia una minoranza ha dominato la maggioranza. Il dominio in questione era reso necessario dal fatto che solo per pochi le buone cose della vita erano bastanti, e ai molti restavano unicamente le briciole. Se i primi volevano godersi le buone cose e inoltre avere al proprio servizio i molti, facendoli lavorare a proprio beneficio, una condizione era imprescindibile: i molti dovevano imparare l’obbedienza. Certo, questa può essere imposta mediante la mera forza, ma si tratta di un metodo che presenta molti svantaggi, in quanto comporta la costante minaccia che prima o poi i molti trovino la maniera di rovesciare i pochi con la forza. Inoltre, ci sono attività di vario genere che non possono essere eseguite a dovere se dietro l'obbedienza non c'è che paura. Sicché, l'obbedienza radicata unicamente nel timore della forza deve essere trasformata in un'obbedienza che abbia radici nel cuore. L'essere umano deve voler obbedire, e anzi sentire la necessità di farlo, invece di avere soltanto paura di disobbedire. Perché questo sia possibile, il potere deve assumere le qualità della Bontà Assoluta, della Sapienza Assoluta; deve diventare Onnisciente. E se questo si verifica, il potere può proclamare che la disobbedienza è peccato e l'obbedienza virtù; e una volta che l'abbia fatto, i molti possono accettare l'obbedienza perché è un bene, e detestare la disobbedienza perché è un male, anziché odiare se stessi per il fatto di essere vigliacchi. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, di Christiane F. “….Era uno studente del ginnasio e mi trascinò proprio nel trip dello studio. Mi accorsi che la scuola professionale poteva darmi ancora qualcosa se lavoravo per me stessa e non per quel ridicolo diploma senza valore. Leggevo moltissimo. Il Werther di Goethe e il Werther dello scrittore della Germania orientale Plenzdorf. Hermann Hesse e soprattutto Erich Fromm. Il libro di Fromm L’arte di amare diventò proprio la mia Bibbia. Imparai a memoria pagine intere. Semplicemente per il fatto che sentivo il bisogno di rileggerle continuamente. Ricopiai anche dei passaggi del libro e li appesi sul mio letto. Questo Fromm è proprio un paraculo che ha capito tutto. Se la gente si attenesse a quello che lui scrive, la vita avrebbe veramente un senso perché uno riuscirebbe semplicemente a farcela. Mi sarebbe piaciuto una volta parlare con Erich Fromm su come lui, in questo mondo, ce la faceva a vivere secondo i suoi principi. Notai infatti che la realtà è tale che non sempre può avvenire un reale confronto con quelle che sono le sue affermazioni. In ogni caso questo libro nella scuola lo dovrebbero adottare come lettura principale. Questo pensavo. Ma in classe non osavo parlarne perché gli altri forse mi avrebbero di nuovo presa per scema. Qualche volta il libro me lo portavo a scuola. Una volta mi misi a leggerlo durante la lezione perché pensavo che avrei trovato una risposta a dei problemi che erano emersi nella lezione stessa. L’insegnante se ne accorse, guardò il titolo e subito mi prese il libro. Quando, finita l’ora, lo rivolevo indietro, lui disse: “La signorina, dunque, legge pornografia durante le lezioni! Il libro è sequestrato”. Disse proprio così. Il nome Fromm non gli diceva nulla, o gli ricordava gli omonimi preservativi. E il titolo L’arte di amare segnalava naturalmente che era un libro pornografico. E del resto cosa altro può essere l’amore per questi individui frustrati? Lui pensò dunque che io, vecchia battona drogata, volevo guastare i ragazzini della scuola. Il giorno dopo mi riportò il libro e mi disse che era a posto. Ugualmente non potevo però portarlo a scuola perché il titolo dava luogo ad equivoci…” Christiane F., Noi, ragazzi dello zoo di Berlino, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1984