Amici di Follereau luglio-agosto 2015 Anno LIV - n.7-8 / luglio-agosto 2015 - Poste Italiane SPA, Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in.L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, c.1, CN/BO - Filiale di Bologna – € 2 7-8 per i diritti degli ultimi BRASILE Infanzia a rischio DOSSIER Dimenticate, perché malattie dei poveri STRUMENTI L’educazione alimentare since 1961 with the poorest F Aifo ad EXPO 7 Luglio, ore 18.00 Padiglione 8 - KIP Community Welfare L’esperienza di AIFO a tutela della salute mentale in Cina, progetto cofinanziato dall’Unione Europea, in collaborazione con PUIMH, CoPerSaMM, Aid and Service/ SoliS. L’iniziativa struttura servizi di salute mentale di comunità e un programma per l’inclusione socio-lavorativa delle persone con problemi di salute mentale. Aifo ad EXPO 8 Settembre, ore 14.00 Padiglione 8 - KIP Sviluppo, coesione e libertà L’esperienza del programma di RBC, in particolare l’organizzazione da parte di Aifo della rete di Gruppi di Auto Aiuto di persone con disabilità e con problemi di salute mentale in Mongolia. Aifo ad EXPO 10 Settembre, ore 16.00 Padiglione 8 - KIP L’Africa Insegna Il problema della mortalità materna e della malnutrizione infantile: AIFO ha organizzato in Guinea Bissau Gruppi di Auto Aiuto per l’avvio di attività economiche generatrici di reddito, e di un sitema di allarme comunitario per la prevenzione e l’identificazione di casi di violenza contro le donne. Editoriale Se vogliamo ancora chiamarci uomini C ci meritiamo. E le confusioni sulla “famiglia”, istituto naturale fondamentale, il cui significato è stato sempre molto chiaro, finché non si vogliono piegare i diritti alle esigenze non ne possiamo più di personali. demagogia, di false verità, di pressapochismo, di parole, E così via con i nostri fratelli africani ed asiatici, che dovrebbero farsi ammazzare nella loro terra perché … parole, parole … da gente ne scappano troppi. E arriviamo all’assurdità di negare che dovrebbe costruire la l’evidenza mondiale di disastri epocali perché ci rifiutiamo società del futuro e che di affrontare con la testa e col cuore realtà e sofferenze vuole invece farci vivere che, se siamo ancora uomini, se siamo degni di affrontare con gli occhi chiusi, in un la vita e di essere ancora chiamati uomini, non possiamo mondo costruito solo con cosiddette verità che ci fanno non affrontare. Siamo in un mondo globalizzato, dove le comodo. Nel corso della nostra storia abbiamo conquistato merci e gli interessi girano, dove Dichiarazioni sui principi umani si cerca il lavoro più a basso costo illuminati, di ampio respiro, (che vuol dire uomini, donne, nazionali e internazionali, che COME MAI IL DIRITTO PIÙ talvolta bambini sfruttati più a danno speranza, che ci fanno SACROSANTO, CHE È QUELLO basso costo) e dove per tanto Cittadini del Mondo, fratelli DI PROFESSARE LA PROPRIA tempo (e purtroppo anche ora) ci e solidali con tutti gli uomini: RELIGIONE ED IL PROPRIO siamo preoccupati di accaparrarci solo per rinnegarli, prendere CREDO, QUALUNQUE ESSO SIA, le materie prime e non di lavorare tempo, trovare scuse appena SEMBRA CHE NON INTERESSI perché ci fosse più giustizia e più ledono minimamente le nostre pace e possibilità di vita per tutti. comodità o i nostri interessi. PARTICOLARMENTE A NESSUNO? Abbiamo fatto troppi errori. Per E c’è un pericolo ancora UN DIRITTO CHE RIGUARDA LA tanto tempo ci siamo considerati più grande in questo nostro PIÙ ALTA ESSENZA E DIGNITÀ gli unici portatori di civiltà, gli momento storico. DELL’UOMO. UN DIRITTO LESO unici che facevano la Storia. Tutti parlano di “diritti”, ma con IN TANTI UOMINI, DONNE ED In tanti ormai stiamo capendo che una confusione ed una logica ANCHE RAGAZZINI CHE HANNO che farebbe impallidire non IL CORAGGIO DI MORIRE PERCHÉ la Storia si fa insieme, rinunciando anche a qualcosa, come si fa nelle solo i famosi filosofi greci, ma CI CREDONO. EROI DEL NOSTRO famiglie, o nei tempi di crisi: come le comuni, semplici persone di TEMPO, CHE NON CI MERITIAMO. i più anziani si ricordano dopo buon senso. la guerra, quando una profonda Come mai il diritto più povertà era unita ad una profonda sacrosanto, che è quello di speranza. professare la propria religione ed E si fa senza rinunciare ai propri valori,alle proprie conquiste il proprio credo,qualunque esso sia,sembra che non interessi di civiltà, dove umanità e solidarietà sono parole serie, che particolarmente a nessuno? Un diritto che riguarda la più valgono la pena di qualche sacrificio che poi certamente alta essenza e dignità dell’uomo. Un diritto leso in tanti porterà frutto. uomini, donne ed anche ragazzini che hanno il coraggio di Se vogliamo ancora chiamarci uomini. morire perché ci credono. Eroi del nostro tempo, che non are amiche, cari amici, “ “ Anna Maria Pisano 5 Profezia La malattia spacciata per rimedio di Mario Mariotti Primo piano 7 Il problema è la libertà delle donne, non la violenza Intervista a Daniela Danna a cura di Nicola Rabbi 9 Progetti a cura di Aifo Brasa – Brasile 11 Brasile: infanzia a rischio Dossier Dimenticate, perché malattie dei poveri di Antonello Farris 15 Cultura Intervista a Sandra Federici a cura di Nicola Rabbi 17 Reportage 19 Strumenti 21 Esperienze Matite africane Gestire il dopo terremoto L’educazione alimentare Viaggi per tutte le terre di Jose Manikkathan di Antonella Marongiu a cura della Redazione Profezia Fonte: Bolkins/shutterstock.com Fonte: archivio fotografico di Aifo La malattia spacciata per rimedio Capitalismo, mercato e competizione non trovano più un vero freno nella società contemporanea. Anzi sono visti come la via che porta il rimedio ai tanti mali che affliggono l’uomo e il pianeta, ma la storia, passata e presente, dice proprio l’opposto di Mario Mariotti T utti sanno, anzi tutti dovrebbero sapere, soprattutto se di formazione cristiana, cosa è il capitalismo, che in termini religiosi corrisponde all’idolo del vitello d’oro, a sua maestà mammona. L’omissione di solidarietà e di condivisione gli è strutturale; indurisce i cuori e rende ciechi sulle sofferenze dei poveri ”Lazzari”; spinge chi lo persegue a non guardare i costi in termini di violenza, ingiustizia, sopraffazione inflitti al prossimo pur di ottenere il massimo profitto possibile; possiede un enorme potere di corruzione; ignora o bestemmia l’etica; si serve anche della religione per sacralizzare se stesso e tutti coloro che lo servono. Tutti sanno, in special modo coloro che ritengono loro stessi dei credenti, cosa è il mercato; che ignora strutturalmente la fraternità; che non è mai libero, perché, per essere tale, i due contraenti dello scambio dovrebbero essere a pari condizioni, ma questo non si verifica quasi mai; che è la legge del più ricco e del più forte che impone le condizioni, e del più povero e più debole che le deve accettare. Tutti sanno, soprattutto coloro che pensano di essere alla sequela di Colui che è venuto per servire e non per essere servito, cosa è la competizione; che trasforma i fratelli in avversari; che strutturalmente divide i vincitori dai perdenti; che inevitabilmente genera coloro che papa Francesco chiama gli scarti, e che sono appunto i perdenti, i fuori mercato. Tutti dovrebbero sapere queste cose, dopo secoli e millenni di Parola di Dio mandata; però, dopo secoli e millenni è ancora ignorata, travisata, rifiutata proprio da coloro che avrebbero avuto il compito di incarnarla per costruire il Regno. La favola finta e blasfema Questi tre cancri, che non vengono mai nominati come se fossero il nome di Colui che non deve mai essere nominato invano; che vengono considerati dei dogmi da non mettere assolutamente in discussione, dopo la caduta del Muro e il suicidio dell’impero del male, hanno avuto modo di esplicare tutta la loro natura salvifica: le spade sono state trasformate in aratri; la ricchezza prodotta dallo sviluppo tecnologico e scientifico si é diffusa su tutta la terra; le condizioni dei ricchi e dei poveri si sono equalizzate; il Pianeta, superato l’incubo della guerra nucleare, è ormai tutto un giardino, nel quale la natura Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 5 Profezia e la biodiversità possono esplicare tutta la loro bellezza e armonia! Tutto questo, cari lettori, non è forse una bellissima favola, contraddetta in modo blasfemo dalla realtà? Ebbene, non ci crederete, ma nonostante tutto quel negativo che abbiamo sotto i nostri occhi, ci sono ancora quelli che dicono che i tre cancri non sono tali, ma terapie per la cura del cancro. E il Maligno continua a trovare dei galoppini che sostengono questa tesi, per cui basterebbe che ai ricchi e ai potenti venisse lasciata mano libera, che il mercato fosse lasciato completamente senza regole, e tutti i problemi verrebbero risolti. E questo fenomeno dura da sempre. L’oligarchia dei ricchi e dei potenti è sempre stata un’esigua minoranza rispetto a tutta la popolazione del Pianeta, ma è sempre riuscita a imporsi, a mettere la maggioranza al proprio servizio ad alienarla, a opprimerla Fonte: photographee.eu/shutterstock.com 6 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | e a sfruttarla, a metterle nella testa quella cultura che era ed è funzionale alla conservazione e all’amplificazione dei propri privilegi. Sarà perché i galoppini pagati dai padroni convincono il prossimo che questo è il migliore dei mondi possibili; sarà perché l’informazione lo tiene rincoglionito facendo finta di informarlo; sarà perché il ceto medio, invece di pensare a coloro che sono in difficoltà, pensa a darsi da fare per entrare nell’oligarchia dei ricchi; sarà perché ci si mette anche la religione a predicare la pazienza, l’umiltà e la rassegnazione rispetto a dei fenomeni che vengono spacciati come volontà di Dio mentre non lo sono, ma da quando mondo è mondo i pochi sono sempre riusciti a ingannare i molti. Il problema, allora, è e rimane quello del perché i pochi sono sempre riusciti a ingannare i molti, e quello del perché non si riesce mai a rompere questo cerchio maledetto che vede nella cultura dei molti la radice della forza dei pochi. Una situazione che tende a degenerare Oggi la situazione si è ulteriormente complicata. Le grandi fabbriche, con la relativa concentrazione di operai, stanno delocalizzando o sparendo. I sindacati, avendo accettato il mercato, si sono messi nella condizione di non poter difendere i non competitivi. La Sinistra ha dimenticato i motivi che la rendevano tale. La cultura del “Beati i ricchi”, dell’individualismo, coi relativi miti del successo, del consumo, della competizione, non trova resistenze. A essa si è aggiunta la macchina del fango, per cui, essendo tutti ladri, tanto vale lasciar rubare quelli che sono più specializzati, perché lo stanno facendo da sempre. Si sono create le condizioni per cui il futuro che ci aspetta sarà ancora più schifoso del presente, che lo è già tanto. Basta guardare gli Usa: milioni di poveri con nessuna visibilità, con una vita sempre più difficile; individualismo indotto, assenteismo nel voto, invidia per i ricchi, rassegnazione in rapporto alla propria condizione in quanto perdenti nella competizione, e quindi fuorimercato, e quindi semplici “scarti”. Questo, purtroppo, è anche il nostro futuro, quello del nostro paese, e probabilmente quello di tutto il nostro Pianeta. Rimane però una variabile: la solidarietà, la giustizia, la razionalità, il buon senso, la conoscenza non sono riuscite fino a oggi a convertirci? Ci penserà l’inferno che sta uscendo dalle nostre mani, dato che esse sono guidate da una testa che vede nella trinità maligna non un cancro, ma la cura per guarire il cancro. Nei secoli passati, a intermittenza, l’ira dei poveri è riuscita a pareggiare i conti con coloro che li avevano resi tali. Possibile che dovremo arrivare a questo punto, dimenticando che sarebbe alla nostra portata un mondo giusto ed ecosostenibile solo se scegliessimo quell’economia di comunione, generata dall’incarnazione, da parte nostra dell’amare e del condividere? ■ Primo Piano Fonte: Polonez/shutterstock.com Il problema è la libertà delle donne, non la violenza La violenza contro le donne è la risposta maschile alla ricerca di una maggiore libertà da parte delle donne stesse, ed il tentativo di mantenere immutati i ruoli sociali Intervista a Daniela Danna a cura di Nicola Rabbi D ocente alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano, Daniela Danna si occupa da anni della violenza nei confronti delle donne, ed è autrice di Ginocidio. La violenza contro le donne nell’era globale (Eleuthera, Milano, 2007). Cosa l’ha spinta a studiare la violenza verso le donne? Sono sociologa e femminista, la questione della violenza degli uomini contro le donne, cioè contro di noi, è alla radice delle limitazioni all’esistenza libera delle donne, tocca tutte noi, e dovrebbe essere una preoccupazione anche per gli uomini che vogliono essere liberi, a loro volta non schiavi delle costrizioni del proprio ruolo. Come scrive l’antropologa Paola Tabet, gli uomini in molte società (la grandissima parte di quelle conosciute) si costituiscono in gruppo per dominare le donne, usando le armi e il monopolio sugli attrezzi; la dominazione maschile assume forme meno feroci nella nostra società, ma le costrizioni del ruolo sociale femminile sono ancora ben presenti e per noi dannose. Come è nata l’idea di scrivere Ginocidio e di cosa parla? “Ginocidio” è un libro che parla di questa questione dal punto di vista delle teorie sulla globalizzazione, ed è una sorta di studio-test su di esse. Avevo scritto su varie questioni collegate a questo quando ho ricevuto una graditissima proposta da parte di Eleuthera, che mi ha permesso di occuparmi del tema con il giusto livello di approfondimento. È possibile fare un quadro generale della violenza alle donne a livello planetario? Nel mio testo ci sono i riferimenti alle indagini anche quantitative che hanno comparato i livelli della violenza che gli uomini infliggono alle donne in molte parti del pianeta. Un messaggio importante è che la qualità dei dati va verificata. Il pubblico non specializzato dovrebbe sempre accogliere le cifre con riserva, cercando di capire come si è giunti ad esse, mentre invece vediamo spesso una sorta di adorazione acritica del numero. Ma ancora più importante è il fatto che la violenza che viene riconosciuta, è una sorta di punta dell’iceberg: quando le donne cominciano a ribellarsi al loro ruolo di schiavitù, la reazione maschile è spesso la violenza, che quindi può diventare semplicemente un sintomo del problema, non il problema in sé, che è la libertà delle donne. Vi sono elementi comuni - tra le motivazioni, le condizioni, le caratteristiche - che accumunano i paesi ricchi e quelli poveri, quando si parla di questo tipo di violenza? Sì, certamente. Viviamo in un unico sistema-mondo, per usare la terminologia di Immanuel Wallerstein, e condividiamo una cultura patriarcale che vede le donne Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 7 Primo Piano subordinate agli uomini con le più svariate giustificazioni, che spesso si cristallizzano in messaggi “divini.” Anche il fatto di attribuire maschilità all’Essere Supremo, per chi vi crede, riflette la situazione sociale di subordinazione del genere femminile. Viceversa vi sono delle specificità per paese o aree geografiche? Ovvero la violenza subita dalle donne in Canada è frutto di determinate condizioni, quella subita in Somalia di altre ... Certo, le forme culturali sono diverse sia nelle azioni e interazioni che costituiscono la vita quotidiana, sia nei modi e nelle motivazioni per esercitare violenza. È importante anche l’atteggiamento delle autorità. Per riprendere i paesi che cita, in Somalia vi è uno stato di guerra, non uno stato di diritto, e la violenza è pervasiva ed estrema, sia contro gli uomini che contro le donne. In Canada la stessa Costituzione sancisce la parità tra uomini e donne, e la questione della violenza contro le donne ha assunto rilevanza pubblica grazie alle mobilitazioni femministe, lo stato si mette in gioco per contrastarla anche culturalmente, ed è proprio da questo paese che provengono ad esempio le metodologie più avanzate per rilevare il grado in cui le donne subiscono violenza, attraverso ricerche con cui si costituiscono statistiche sempre più affidabili. Non è facile parlare con sconosciute della violenza subita, vi è sempre un senso di vergogna, e l’intervistatrice deve mettere l’intervistata in condizioni di poterla superare. In luoghi dove la violenza è invece normale, cioè non è un tabù, è più facile rilevarla. In questi ultimi anni si è molto parlato della violenza subita dalle donne in India, paese di cui si ha un’immagine invece non violenta; com’è la situazione delle donne in India e come mai se ne parla tanto? L’India si avvia ad essere il paese demograficamente più “pesante” del pianeta, e l’importanza della sua produzione economica sta aumentando, quindi anche gli sguardi dei mass media sono puntati sul luogo di questi rilevanti cambiamenti. Le donne in misura crescente si ribellano contro le costrizioni del loro ruolo tradizionale, e la violenza è naturalmente il modo che gli uomini hanno per riaffermare il loro potere tradizionale. Si parla molto anche della violenza subita dalle donne nei paesi a maggioranza musulmana: cosa ne pensa? In particolare la religione musulmana come si rapporta in queste situazioni? Ci sono delle correnti nella dottrina religiosa musulmana che promuovono la condizione delle donne (il “femminismo islamico”) attraverso interpretazioni del Corano diverse da quelle dei predicatori che vi trovano un messaggio “fondamentalista” di subordinazione necessaria delle donne agli uomini. In generale i messaggi religiosi possono sempre essere interpretati in modi diversi. L’interpretazione che mi sembra più corrente, da non esperta, per quel che ho letto e sentito, è che il Corano non giustifica la violenza contro le donne. E per l’Italia che quadro si può raccontare? La violenza è aumentata o diminuita? Non è realmente possibile avere una percezione esatta della “quantità di violenza” contro le donne, tanto meno di un suo aumento o diminuzione. Le rilevazioni dell’Istat non sono tutte comparabili tra di loro, e la disponibilità a parlare di quello che si è subito non è “controllabile” (in gergo tecnico statistico). Di più: la stessa percezione della violenza dipende dall’idea che si ha di sé e del proprio status sociale. Percepisco “stupida!” come un insulto solo se io mi sento intelligente. Spesso anche la violenza fisica viene accettata: “Sono stata io a provocarlo”, “Non dovevo comportarmi così”. L’azione culturale è molto importante per uscire da questi schemi tradizionali di interazione tra uomini e donne, ed è importantissimo discuterne già con i ragazzi e le ragazze. Purtroppo anche nella Chiesa si registra ancora un forte ritardo culturale sui ruoli sociali maschili e femminili, a danno della libertà delle donne, e in definitiva anche di quella degli uomini. ■ 8 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | Progetti Fonte: Archivio fotografico di Aifo Brasile: infanzia a rischio Alcuni progetti promossi da Aifo in Brasile mirano a salvaguardare l’infanzia dai rischi sociali. Lo fanno in modo articolato, anche con attività culturali, rivolgendosi alle comunità dove bambini e adolescenti vivono a cura di Aifo Brasa – Brasile Arte e cultura cambiano la vita i chiamo Júlio César, ho 12 anni. Ho avuto una vita sofferta, perché mi ero allontanato dalla famiglia, ma ho ottenuto l’appoggio della Pastorale del minore di Abaetetuba. Il Progetto Kurumi, della Pastorale, mi ha fatto capire quanto potessi valere. Attraverso la capoeira, la musica e il ballo sono diventato una persona ... per bene. Sono molto riconoscente ai volontari della Pastorale che mi hanno aiutato a cambiare la mia vita. Hanno lasciato le proprie occupazioni per venire a lavorare nel Centro di Paz. Sto imparando molto in questo centro della Pastorale, e non voglio più sprecare nulla, voglio trarre profitto da tutto, il mio insegnante di capoeira e di hip hop è molto bravo, e mi è piaciuto molto imparare a suonare la chitarra. L’arte e la cultura hanno cambiato la mia vita. Un giorno col progetto Kurumi siamo andati a visitare un’esposizione. Non ero mai entrato in una mostra d’arte, e a me è sembrato di vivere in un mondo completamente sconosciuto. Tutto era molto bello ed interessante, i lavori erano fatti con molta cura. Ero attirato soprattutto dall’arte contemporanea, ho incontrato artisti della mia terra, e sono stato molto felice quando ho potuto parlare con loro. Spero di avere altre possibilità di giornate come questa, di poter viaggiare, di incontrare persone, perché aiutano molto nel conoscere cose nuove. E per capire che la vita può essere migliore. M Una speranza per Valdeir Valdeir è un ragazzo di 16 anni. Vive da sempre con la nonna. Del papà non si sa nulla. Sua madre abita a Goiânia e lavora vendendo favori sessuali. È venuto a studiare alla Escola Pluricultural Odé Kayodê di Vila Esperança quattro anni fa. Era ripetente da altre scuole, e qui ha frequentato dalla 3a alla 5a elementare. In questi anni Valdeir si è sentito accolto e, come lui dice, qui alla Vila “mi sento a casa”. Quando è passato alla scuola media non ha più avuto la forza di sopportare il bullismo e i pregiudizi da parte dei compagni di scuola, a causa della sua situazione familiare. Così l’anno scorso ha smesso di studiare. Un uomo ha tentato di convincerlo a cambiare città, dove probabilmente sarebbe stato “sfruttato sessualmente”. Illuso e confuso, ha chiesto consiglio e appoggio alle educatrici di Vila Esperança, e finalmente si è deciso a restare. E da gennaio ha cominciato ad arrivare tutte le mattine puntuale alle 7, per venire a scuola assieme agli altri ragazzi, partecipando e aiutando nelle attività scolastiche. Ha ripreso a frequentare anche le attività culturali e artistiche del pomeriggio. Ora sta aiutando la zia a fare lavoretti in ceramica da vendere, dimostrando qualità artistiche e buon gusto. Per lui Vila Esperança ha fatto e fa ancora la differenza. Qui è rispettato. Ora vogliamo offrirgli la possibilità di lavorare alla Vila, un part-time come “minore apprendista”. Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 9 Progetti Ma allo stesso tempo vogliamo accompagnarlo nella sua iscrizione al corso EJA (Educazione di giovani e adulti) in agosto affinché possa riprendere a studiare! Sostenere l’infanzia a rischio Le storie di Júlio César e di Valdeir sono tra i tanti esempi della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Brasile, ma anche delle possibilità di superamento dei rischi sociali. La situazione dell’infanzia nel paese rimane critica. Molte famiglie vivono al di sotto della soglia di povertà, la mortalità infantile, dovuta alla malnutrizione, è ancora molto alta. Quelle della Pastorale del minore nella Diocesi di Abaetetuba (Stato del Pará), che ha accolto Júlio César, e di Vila Espança, nella città di Goiás (Stato del Goiás), dove Valdeir ha ripreso a studiare, sono due delle quattro iniziative che Aifo Brasa (Brasil Saúde & Ação), attraverso l’apporto di Aifo, sostiene a favore dell’infanzia in situazione di vulnerabilità. Gli altri due progetti riguardano il Centro di recupero nutrizionale e la Scuola Familia Agricola, entrambi a Porto Nacional (città dello Stato del Tocantins). Nel corso del 2014 di queste iniziative Fonte: Grethel Gianotti 10 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | Garantire la salute Il progetto del Centro di recupero nutrizionale di Porto Nacional, nel nord del paese, è orientato in particolare alla salute, e contribuisce alla riduzione del tasso di mortalità infantile causata dalla malnutrizione. Il Centro fornisce un’alimentazione adeguata e il recupero del peso, e integra le famiglie con problemi di malnutrizione al resto della comunità, alla periferia di Porto Nacional. Per prevenire la malnutrizione sono intrapresi percorsi che utilizzano le risorse naturali e gli alimenti che la regione offre, proponendo un’alimentazione alternativa. Le famiglie sono poi seguite attraverso visite a domicilio per garantire la continuità del processo educativo e la responsabilizzazione delle famiglie stesse. hanno beneficiato 3.144 bambini ed adolescenti. I progetti promuovono l’accesso all’istruzione, alla salute, lo sviluppo delle attività professionali e la difesa dei diritti dell’infanzia. Per uno sviluppo integrale Al di fuori del progetto del Centro di recupero nutrizionale di Porto Nacional, gli altri tre progetti gestiscono principalmente attività educative per uno sviluppo integrale del bambino e dell’adolescente. Si propongono non solo l’istruzione formale ma anche il recupero delle culture locali, molto ricche e diversificate, le attività sportive, i laboratori artigianali, l’educazione e l’integrazione alimentare. Tutte le iniziative coinvolgono non solo l’infanzia ma anche le famiglie e la comunità in generale, in modo da ridurre i rischi sociali. La Pastorale del minore di Abaetetuba prepara bambini e adolescenti a diventare “cittadini responsabili” mediante la cultura, l’arte e l’artigianato locale. Diversi adolescenti, terminato il percorso formativo, sono diventati a loro volta educatori, oppure coordinatori dei laboratori artistici e artigianali. Il Centro culturale Vila Esperança (Goiás) promuove, tra le altre cose, il recupero e la diffusione delle cultura indigena e africana. I bambini ritrovano il gusto della propria cultura originaria, e sono educati a riconoscere l’importanza della conservazione del patrimonio, sia culturale che naturale. La “Pedagogia dell’alternanza” è utilizzata nella Scuola Familia Agricola (Porto Nacional) per un processo apprendimento che tocca, in forma alternata, spazi e territori diversi. Dalla Scuola vera e propria gli studenti sono incoraggiati a portare le proprie conoscenze in ambito familiare e comunitario, contribuendo a diffondere competenze e pratiche agricole a profitto di un insieme più vasto. ■ Fonte: mario.cigic/shutterstock.com DOSSIER Dimenticate, perché malattie dei poveri Le malattie tropicali dimenticate riguardano un miliardo di persone. Vengono volutamente trascurate perché la loro cura non è economicamente conveniente. Con buona pace per la salute per tutti di Antonello Farris UN DIRITTO NON ANCORA PER TUTTI a salute è un diritto umano fondamentale e inalienabile. Quindi riguarda ogni persona che vive su questo pianeta chiamato terra. È questa l’affermazione espressa nei principali documenti internazionali e nazionali emanati nel 1948 come la Dichiarazione Universale dei diritti umani dell’Onu, la Costituzione dell’Oms, la Costituzione italiana. E non è un caso il 1948. Il mondo, e l’Europa in particolare, avevano sperimentato nella prima metà del XX secolo la negazione del concetto di umanità e di ogni diritto umano, con le tragiche conseguenze che la storia ci ha consegnato. “Mai più”. Quante volte abbiamo sentito questa affermazione e quante volte continueremo a sentirla? Eppure benessere, pace, felicità sono realtà scritte nel cuore dell’uomo. Perché la salute è proprio questo. “Non consiste soltanto in un’assenza di malattia o infermità” ma “è una condizione di armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo, dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”, seconda la stupenda definizione del prof. Alessandro Seppilli. L La Dichiarazione di Jakarta del 1997, sulla “Promozione della salute nel XXI secolo”, è ancora più chiara: “I prerequisiti per la salute sono la pace, una casa, l’istruzione, la sicurezza sociale, le relazioni sociali, il cibo, un reddito, l’attribuzione di maggiori poteri alle donne, un ecosistema stabile, un uso sostenibile delle risorse, la giustizia sociale, il rispetto dei diritti umani e l’equità”. Infatti la salute è influenzata (determinata) da numerosi fattori. Tra questi fondamentale è la situazione politica e socio-economica che da sola incide sulla salute per il 50%. Questa analisi è contenuta nel rapporto dell’Oms pubblicato nel 2008 sui Determinanti sociali della salute (Closing the gap in a generation: health equity through action on the social determinants of health). Lo studio afferma che fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici influenzano lo stato di salute degli individui e delle comunità e sono la causa della diseguale distribuzione della salute all’interno della popolazione. La salute, allo stato attuale, non è un diritto per tutti. Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 11 DOSSIER IGNORATE DAI MERCATI Uno degli esempi più pertinenti sono le malattie tropicali dimenticate (Neglected Tropical Diseases). “Neglette”? Vale a dire malattie dimenticate, trascurate. “Negletto” deriva dal verbo “negligere” che significa “trascurare qualcosa volutamente, con colpa”. Quindi malattie scartate. Da chi? Innanzitutto dal mondo “ricco” perché per loro non costituiscono un problema sanitario, non essendo al momento presenti nei loro territori. Quindi dal mondo della ricerca che non investe per queste malattie risorse per nuovi farmaci, più efficaci, con meno effetti collaterali e poco costosi. Sono ignorate dai mercati perché, anche quando sono presenti farmaci nuovi, sono poche le persone che li possono comprare, pertanto non conviene produrli e venderli nei paesi dove servono. Spesso gli stessi farmaci sono venduti nei mercati più redditizi per altri usi e non viene autorizzata la produzione locale. Anche l’Università se ne disinteressa. Sono malattie che usualmente non fanno parte dei normali corsi di formazione. UN MILIARDO DI “NEGLETTI” Dimenticate. Eppure interessano circa un miliardo di persone. Anche l’Oms, ad un certo punto, ha dovuto occuparsene. E così ha costituito un contenitore nel quale ha collocato 17 (!?) malattie assai diverse per l’agente biologico che le causa e per il quadro clinico e che ha poi riposto in uno scaffale polveroso. C’è dengue e rabbia causati da virus; c’è tracoma, lebbra, ulcera del Buruli causate da batteri; c’è Fonte: photographee.eu/shutterstock.com 12 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | POPOLI DIMENTICATI Cento persone al mondo posseggono a titolo personale una fortuna totale di 1.427 miliardi di dollari superiore di quasi 5 volte il reddito totale annuale di 920 milioni di esseri umani considerati poveri assoluti.(Fonte: Forbes). Mentre a livello mondiale i poveri relativi sono circa 3 miliardi e vivono con 2.50 dollari al giorno; i poveri assoluti sono circa 1,4 miliardi di persone e vivono con 1.25 dollari al giorno. L’accumulazione genera ed è generata dalle diseguaglianze. Infatti senza uguaglianza non c’è giustizia, né diritti, né libertà. Agire sulla povertà significa agire sui modi e sulle finalità di produzione della “ricchezza” che deve essere messa al servizio dei diritti di tutti. Allora ben vengano le soluzioni di tipo sanitario. Ma queste da sole non risolveranno il problema delle malattie dimenticate che continueranno ad essere dimenticate. Queste malattie hanno bisogno di una “cura sociale”. Alla “globalizzazione economica” bisogna sostituire la “globalizzazione dei diritti” la sola che può interrompere quella catena delle disuguaglianze che è alla base di queste malattie. Come ha detto la Commissione Oms sui brevetti, innovazione e salute pubblica nel 2006: “Non sono soltanto le malattie dimenticate, ma sono i popoli dimenticati, che dovrebbero preoccuparci …”. leishmaniosi, tripanosomiasi africana e americana causate da protozoi; c’è filariasi, oncocercosi, schistosomiasi… causate da parassiti chiamati elminti. Ma perché solo 17 in quel contenitore? È un contenitore “aperto” che aspetta di accogliere tutte quelle malattie che sono così neglette da essere dimenticate anche all’interno delle malattie neglette. Ci sono malattie ad alta prevalenza locale ma con poco impatto globale che sono escluse, come ad esempio di recente l’ebola. Il criterio che le accomuna è rappresentato dal fatto di essere distribuite in un’area geografica compresa tra il tropico del Cancro e il tropico del Capricorno, concentrate nel continente asiatico e soprattutto in quello africano dove sono interessate le comunità più povere e marginalizzate. Sono presenti dove la sanità è carente o molto deficiente. Sono presenti dove l’acqua è inquinata. Sono presenti dove le abitazioni sono fatiscenti. Sono cioè malattie legate alla povertà e ostacolano lo sviluppo economico di queste popolazioni. DOSSIER LA POVERTÀ: CAUSA ED EFFETTO Ad eccezione della rabbia, la mortalità di queste malattie non è elevata. Tuttavia hanno un fortissimo impatto sociale. Sono malattie debilitanti e spesso invalidanti: danno una grave disabilità per tutta la vita, spesso sono associate a stigma ed esclusione sociale. Come il tracoma e l’oncocercosi che causano cecità, come la lebbra e l’ulcera del Buruli che oltre a produrre disabilità, generano esclusione sociale. L’esito finale di queste malattie è quello di impedire il rafforzamento (empowerment) di questi soggetti. Non hanno un lavoro, non hanno un reddito, non hanno istruzione. Alimentazione, abitazione, situazione igienica sono carenti. Insomma la povertà, che è la causa principe delle Neglected Diseases, diventa “causa” e contemporaneamente “effetto”, un circolo infinito che si autoalimenta. Sono malattie che impediscono la crescita personale e della comunità, che rendono sempre più precaria la loro condizione economica, rendendoli più poveri ed incrementando ed esacerbando le disuguaglianze sociali che avevano contribuito alla stessa insorgenza della malattia. Secondo l’Oms la chemioterapia preventiva, la diagnosi precoce e le cure decentralizzate, il controllo dei vettori, l’utilizzo di acqua potabile e servizi igienici, un piano di salute pubblica veterinaria potrebbero prevenire ed eliminare le malattie tropicali dimenticate. Anche tra gli Obbiettivi del Millennio del 2000 c’era quello di “arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, l’incidenza delle principali malattie”. Nonostante l’impegno da parte degli organismi internazionali, molti programmi sembrano ancora fortemente parziali e caratterizzati da profonda discontinuità. TERAPIE TROPPO CARE Le criticità sono numerose. A partire proprio dalle terapie. Come si legge in uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet nel 2002 (Drug development for neglected diseases: a deficient market and a public-health policy failure), “tra il 1975 ed il 1999 sono stati registrati 1393 nuovi farmaci. Solo 13 erano specifici per le malattie tropicali (meno dell’1%). La maggior parte dei nuovi farmaci per le malattie tropicali sono il risultato delle ricerche veterinarie e militari”. In conseguenza degli alti costi della ricerca (su 100 molecole 10 diventano farmaci utilizzati in terapia) sono farmaci costosi, Fonte: InnervisionArt /shutterstock.com Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 13 DOSSIER devono essere acquistati dai pazienti e inoltre sono insicuri e di difficile somministrazione. Le popolazioni interessate da queste malattie sono tra le più povere al mondo. Nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano (Isu) sono popolazioni che occupano gli ultimi 20 posti dei 182 paesi. Questo indice individua la qualità della vita di una popolazione: aspettativa di vita, istruzione, reddito. Indica cioè quanti anni uno vive, quanti anni va a scuola, quanto guadagna per vivere. In questi paesi tutti questi numeri sono molto bassi. Possono acquistare farmaci, spesso costosi? C’è bisogno di azioni integrate che coinvolgano il nord e il sud se pianeta. Ad esempio produzione anche locale di farmaci sicuri, di facile somministrazione (monodose), economici o con un intervento delle multinazionali del farmaco; diagnosi di comunità semplici ed economiche; interventi sull’ambiente eco-compatibili volti a controllare i vettori con l’utilizzo sempre maggiore della lotta biologica e sempre minore dei pesticidi; assicurare l’accesso all’acqua potabile sicura e ad adeguati servizi igienico-sanitari. La crisi economica globale incide sempre più pesantemente su queste popolazioni. La mancanza di risorse, principale determinante della salute, aggrava la situazione di queste malattie della “povertà”. Ma la povertà non è una malattia genetica. Non esiste il “gene” della povertà. Esiste l’impoverimento. Non si nasce poveri, lo si diventa quando le risorse e beni comuni vengono accumulati e si concentrano nelle mani di pochi. ■ Fonte: number 1411/shutterstock.com 14 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | RBC, UNA RISPOSTA POSSIBILE Ma quali soluzioni possibili? Prima di tutto sostituiamo l’individualismo che ha prodotto tanti danni con una comunità di persone che hanno gli stessi diritti. Non inventiamo niente di nuovo. Dal 1994 Oms, Ilo, Unesco hanno elaborato una strategia di sviluppo della comunità denominata “Riabilitazione su Base Comunitaria”. È un modello pensato per la disabilità ma che può essere esteso a tutta la società, perché ha come fine quello di creare una società giusta dove tutte le persone hanno gli stessi diritti. Dove le persone (cittadini) hanno un ruolo attivo nelle scelte pubbliche (partecipazione), dove tutti hanno accesso agli stessi beni e servizi nel rispetto delle diversità (inclusione), dove le risorse disponibili sono utilizzate equamente nell’interesse di tutti (sostenibilità). Il fondamento di tutto questo è la persona che deve prendere coscienza della sua importanza nella comunità e assumersi la responsabilità del proprio sviluppo e di quello della comunità (empowerment). Ecco perché la salute va intesa come distribuzione della salute. Una giusta distribuzione della salute può esistere solo in una società nella quale le persone hanno tutte gli stessi diritti. Solo così possiamo curare le malattie dimenticate e i popoli dimenticati. Cultura Fonte: “Rwanda” di Grenier, Austini, Masioni Matite africane Il fumetto in Africa arriva con i colonizzatori. Ma sono parecchi ormai gli autori africani che trattano nelle loro tavole temi con una chiara impronta sociale Intervista a Sandra Federici a cura di Nicola Rabbi L a rivista Africa e Mediterraneo è tra le più attente a far conoscere questo genere in Italia. La dirige Sandra Federici Come è nata l’idea di occuparsi di comics africani? Esistevano poche iniziative del genere; c’era una ong francese, “Equilibres & Populations”, che aveva pubblicato nel 2000 il libro “A l’ombre du baobab”, dove una trentina di autori africani di fumetto erano stati chiamati a disegnare delle tavole sulla condizione della donna, i bambini soldato, le mine, tutti temi che servivano a sensibilizzare il pubblico francese. Anche noi abbiamo presentato, assieme all’ong Cefa, un progetto di educazione allo sviluppo rivolto all’Africa in cui si parlava di questi temi attraverso il fumetto. Il progetto ci ha permesso di pagare dei ricercatori che sono entrati in contatto con i fumettisti di varie aree linguistiche, facendosi mandare delle immagini, a volte acquistando delle tavole ed è così nata la mostra “Matite africane”. La mostra ha girato molto nelle scuole e nei comuni in quegli anni; in seguito il progetto ha avuto un nuovo sviluppo ed è diventato un premio (“Africa e Mediterraneo”) per il miglior fumetto inedito di autore africano dell’anno. Il concorso è iniziato nel 2002, Pat Masioni, che è stato il vincitore di quell’anno, è poi diventato uno dei fumettisti più famosi lavorando anche in Europa. Ricordiamoci che in quegli anni quel premio era una buona occasione per gli artisti africani di essere notati da qualche editore europeo. In questi ultimi vent’anni però il panorama economico, sociale e tecnologico è molto cambiato, cos’ è ora il premio? Il progetto è cambiato dopo l’avvento d’internet in Africa, dato che molti autori hanno aperto un blog e sono visibili su internet dappertutto. Il fatto di “sfondare” nel fumetto europeo si è dimostrata un’illusione che è riuscita solo a pochissimi talenti che hanno magari incontrato il giusto sceneggiatore europeo. Il premio ha avuto un po’ una battuta d’arresto con l’edizione 2011-2013, per carenza di finanziamenti e forse perché non era più lo strumento giusto. Oggi lo abbiamo ripreso ma bisogna capire come rinnovarlo sicuramente lo faremo tutto digitale, sull’esempio del premio “Comics for equality”, un Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 15 Cultura premio europeo per fumettisti di origine migrante. Si può parlare di fumetto africano, intendendo con questo uno strumento che ha alcune caratteristiche comuni, un’estetica simile? Non esiste un’estetica comune africana, il fumetto viene da fuori, con la colonizzazione; ci sono molte influenze dall’esterno, in area francofona l’influenza naturalmente viene dalla Francia e dal Belgio. Negli anni ‘50-‘60, periodo di boom del fumetto in Europa, lo strumento è stato utilizzato sia dai colonizzatori che dai missionari. Dal Belgio è stato importato “Tintin” che ha avuto un grande successo in Congo; si sono diffusi i fumetti petit format (un formato ridotto ma più grande di un tascabile, ndr), anche Tex Willer ha avuto un grande successo e in Africa ed è molto conosciuto. Dopo la decolonizzazione, il fumetto è stato usato dalla cooperazione dei paesi europei; negli anni ’70 alcuni, pochi, autori africani hanno iniziato a lavorare con la cooperazione, pubblicando con le Edizioni Paoline francesi. In vari paesi francofoni, la cooperazione francese ha diffuso una rivista, un giornalino a fumetti, dove il protagonista era un ragazzino africano di nome Kouakoù; le storie trasmettevano una visione dell’Africa non razzistica o pietistica come lo era in “Tintin” dove, solo per fare un esempio, gli africani hanno tutti i labbroni. Il fumetto si è diffuso molto negli anni ’70 e ’80 in Costa d’Avorio, Senegal, Mali, Congo, Repubblica democratica del Congo, nelle librerie all’aperto, per terra, dove si compravano per pochi soldi i giornalini che venivano poi scambiati. Nell’Africa anglofona, invece, giravano più i fumetti dei supereroi americani. Dagli anni ’90 l’apertura democratica avvenuta in alcuni paesi ha permesso l’emergere della figura del vignettista da giornali; nasce così il fenomeno della satira politica, fenomeno questo che ha comportato seri problemi però per i disegnatori. Quali sono i temi maggiormente trattati dal fumetto africano negli ultimi anni? I temi più comuni sono quelli che si riferiscono allo sviluppo, all’emigrazione, alla critica delle disuguaglianze, alla povertà. Si tratta non tanto della differenza tra il nord e il sud del mondo ma delle differenze sociali interne, la corruzione, e soprattutto vengono descritte le persone che in tutto questo caos s’arrangiano; è la lotta dell’uomo africano nella modernità, in situazioni urbane. Nel panorama dei fumettisti africani sub-sahariani chi emerge oggigiorno? Continuando a parlare della satira, quella africana è abbastanza didascalica, diversa da quella europea, ha un umorismo non sempre brillante, si ricorre spesso alla 16 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | rappresentazione allegorica, ad esempio l’Europa viene rappresentata come una bella donna che attira; è una satira esplicativa, o che fa la caricatura dei personaggi politici locali, ci sono comunque autori molto bravi come il tanzaniano Gado o il gabonese Pahe (http://pahebd. blogspot.it) che fa una satira a livello di Charlie Hebdo, non ha paura di niente; ha anche un blog, dove pubblica vignette in cui critica il presidente, parla di temi sessuali espliciti, come quelli sui gay che scandalizzano fortemente il pubblico dato che in Africa c’è ancora un forte distacco tra intellettuali e persone comuni. Altro nome noto è il congolese Barli Baruti che è arrivato a pubblicare in Francia, un fumetto di genere poliziesco, riuscendo così nel sogno di molti disegnatori africani di approdare in Europa. Adesso però le possibilità vere i fumettisti le hanno nel loro paese, lì possono avere un mercato, perché c’è la mancanza di bravi disegnatori e tecnici grafici. Teniamo però presente che il mercato del libro in Africa, anche se il continente è in crescita economica, è in condizioni critiche perché la classe media non compra libri e fumetti, e nemmeno la lettura viene promossa dallo Stato. Un caso particolare di autore, è quello di Marguerite Abouet, una scrittrice ivoriana che ha sceneggiato il fumetto di grande successo, “Aya de Yopougon”. Il libro racconta la storia di alcuni ragazzi di un quartiere di Abidjan e ne è stato tratto anche un film e una serie televisiva. Quello dell’Abouet è il maggior caso di successo di un artista africano di fumetti. ■ Reportage Fonte: Archivio fotografico di Aifo Gestire il dopo terremoto In Nepal il responsabile di Aifo India ha effettuato una missione poco dopo il terremoto che ha devastato il paese. La capacita progettuale messa al servizio dell’emergenza ma anche di soluzioni a lungo termine di Jose Manikkathan I l Nepal è stato eccezionale nella sua capacità di restaurare la “normalità” in un breve lasso di tempo. Le comunicazioni, compreso internet e le linee del telefono, sono operative. Il sistema bancario funziona, il bancomat pure, le banche funzionano anche se gli edifici sono talvolta collassati e gli impiegati lavorano a proprio rischio. Mentre i media distillavano informazioni e storie sulla devastazione in Nepal, noi di Aifo India abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla ricostruzione del paese con il nostro proprio metodo di azione. Sono stato in Nepal dal 13 al 19 maggio e ho toccato diversi remoti villaggi dove nessuna forma di aiuto e di soccorso era ancora arrivata. Nello sviluppo di un piano d’azione per il Nepal, l’unica sfida che le agenzie di sviluppo possono affrontare per sostenere la ricostruzione del Nepal consiste nella fornitura di cibo, abitazioni, assistenza sanitarie e la scuola. Le sfide principali Il raccolto di grano, che è il principale prodotto in molte regioni del Nepal, è ora pronto per la mietitura. Comunque l’intreccio tra la scarsezza di manodopera, la distruzione dei granai per immagazzinare, e la rottura della catena di distribuzione per permettere al grano di essere lavorato e messo sul mercato, significa che ci sarà un’enorme carenza di cibo e si avrà come risultato prodotti alimentari troppo cari. Sarà importante per il governo e per le agenzie umanitarie sostenere la catena di distribuzione agricola e la produzione alimentare affinché la gente abbia accesso al cibo a prezzi convenienti. Il bestiame è anch’esso parte dell’economia, ma quanti capi siano andati persi ancora non è dato da sapere. Un altro problema è il fatto che la capitale Katmandu è una città densamente popolata. A seguito del crollo delle strutture e della minaccia di nuove scosse, la maggior Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 17 Reportage parte della gente è stata costretta a vivere nelle strade. Comunque è difficile trovare spazi aperti dove sistemare gli sfollati. La questione più immediata è la mancanza di spazi aperti dove i ripari, anche provvisori, possono essere costruiti. Gli spazi sono disseminati da cumuli di macerie, da strutture crollate e insicure, ma non ci sono macchinari per rimuovere i detriti, inoltre non sarebbe facile trovare luoghi dove metterli (discariche, ecc.) anche perché il territorio della regione è in primo luogo montagnoso. La questione che si pone con urgenza è: dove aiutare il governo e i cittadini a costruire ripari temporanei? Proprio a causa del problema dei detriti e della mancanza di spazi, se il territorio non viene ripulito in tempi rapidi, l’inizio del monsone, il succedersi di nuove scosse e di smottamenti significherebbe che questa emergenza ne verrebbe esasperata. Ci sono altre sfide di natura sanitaria che la popolazione del Nepal deve affrontare. L’Unicef ha documentato lo scoppio di un’epidemia di morbillo e di numerose altre malattie infettive. Tra le donne si è osservato il rischio di un incremento dei parti prematuri, questo si spiega col fatto che molte donne in gravidanza entrano nel periodo del travaglio in uno stato di stress e di trauma, come conseguenza dell’esperienza del terremoto vissuto. Tenuto conto che molti ospedali sono chiusi o solo parzialmente agibili e che le strade sono seriamente danneggiate, le donne non sono in grado di accedere alle cure mediche, e rimangono in situazioni che compromettono gravemente la loro salute. Le persone vulnerabili Molte sfide rimangono nella ricostruzione del Nepal. Una minaccia imminente è assicurare che la gente abbia ripari per far fronte al monsone che dura cinque mesi a partire da giugno. Un’altra urgenza è ripulire, come si è detto, gli spazi dalle macerie e creare insediamenti temporanei per gli sfollati. Infine è bene ricordare che in tempo di crisi, come quella che vive il paese, le persone emarginate, come gli anziani, gli ammalati e le persone con disabilità, vengono solitamente dimenticate, e in tal modo diventano ancora più vulnerabili. Per questo motivo Aifo India è impegnata a fare tutto il possibile affinché queste persone non vengano lasciate indietro. Con il supporto dei nostri partner stiamo lavorando per apprestare rapidamente dei ripari, per provvedere al cibo ed un supporto generale. Inoltre con il nostro partner WATCH-Nepal, sosterremo la riabilitazione a lungo termine delle comunità di villaggio, organizzandole, aiutandole a promuovere gruppi di lavoro, ecc. Il nostro obiettivo attuale è quello di operare con la comunità dei malati di lebbra. Ci sono oltre 250 persone, 18 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | distribuite in una cinquantina di famiglie, che sono giunte da tutte le parti del paese. Molte di loro hanno sofferto la lebbra ed erano guarite. Oggi queste persone vivono con deformità e diverse forme di disabilità insieme alle loro famiglie, ma che sono state allontanate dalle loro comunità di origine. Vivono attualmente in una zona molto decentrata di Katmandu. Hanno mezzi molto limitati e si trovano in condizioni di non poter ripristinare le proprie case e di ricostruire le proprie vite. Aifo India, con la sua visione progettuale, unitamente a molte Ong locali, è impegnata a far ritornare queste persone. Lo stiamo facendo mettendo in campo una serie di azioni come la costruzione di abitazioni provvisorie (con tubolari di ferro e con lamiere) che possono ospitare nuclei di cinque persone e le forniture di assistenza sanitaria e di alimenti non deperibili. Inoltre vogliamo offrire la possibilità ai bambini di tornare a scuola. Nel frattempo intendiamo provvedere alla costruzione di case definitive. Per questo prevediamo di organizzare volontari che possano svolgere un’attività per almeno un mese. L’obiettivo finale, anche se a lungo termine, rimane la possibilità che le persone facciano ritorno alle proprie case per riprendere la loro vita normale e le proprie attività produttive. Ci siamo impegnati per fare il necessario per raggiungere questo obiettivo. ■ Fonte: Archivio fotografico di Aifo Strumenti Fonte: Mangsaab/shutterstock.com L’educazione alimentare La fame e la sottoalimentazione si accompagnano alla malnutrizione, a diete alimentari eccessive e comunque sbilanciate, con gravi ripercussioni sulla salute. Una sana alimentazione è decisiva per prevenire la malnutrizione I di Antonella Marongiu l tema dell’educazione alimentare è sempre più al centro dell’attenzione internazionale, poiché il costo economico e sociale della malnutrizione è in continuo aumento, in termini di disabilità, costo sanitario e ridotta produttività. EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è un’occasione straordinaria per richiamare l’attenzione mondiale su cibo e alimentazione. Centinaia di milioni di persone soffrono di malattie provocate da diete alimentari eccessive, sbilanciate o deficienti. Secondo il rapporto Sofa 2013 della Fao, sullo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, 1,4 miliardi di persone sono in sovrappeso, di cui 500 milioni obesi e a rischio di malattie cardiovascolari, diabete o altre patologie. Nei paesi in via di sviluppo una persona su sette è cronicamente sottoalimentata. L’Oms e la Fao danno una definizione dell’educazione alimentare: “processo informativo ed educativo per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui, attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione dei comportamenti alimentari scorretti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti ed un efficiente utilizzo delle risorse alimentari”. Giornali, radio, televisione, opuscoli informativi, scuola sono i mezzi usati per l’informazione e la sensibilizzazione delle persone. Cominciare dalla scuola La scuola è considerata il contesto educativo più adeguato avendo a che fare con persone giovani, più duttili e con una maggiore capacità di apprendimento rispetto agli adulti. Inoltre, “nella popolazione giovanile dei Paesi industrializzati sono in aumento i problemi legati a cattive abitudini alimentari e c’è un allarmante aumento del numero di giovani in soprappeso”,come evidenziato nelle “Linee Guida per l’Educazione Alimentare nelle Scuole Italiane” del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Nei Paesi in via di sviluppo l’educazione alimentare ha un iter più complesso ed una maggiore difficoltà di implementazione legata a fattori diversi: scarsa scolarizzazione, inadeguate risorse didattiche, scarsezza di alimenti, fattori culturali. La Fao ha elaborato le “Linee guida per l’Educazione alimentare nelle scuole primarie” adatte per ogni tipo di scuola o sistema educativo, riferimento molto importante nei Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo della Guida è aiutare a pianificare un programma di educazione nutrizionale, migliorare lo stato di salute e nutrizionale degli scolari, instaurare delle abitudini alimentari sane e stili di vita nella popolazione scolastica, da portare come bagaglio per il futuro. L’apprendimento si realizza per tappe, diversificato per Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 19 Strumenti 4 fasce di età: 6-7 anni, 8-10 anni, 11-13 anni, 14-16 anni. Prevede il coinvolgimento delle famiglie e della comunità, riconoscendo che le abitudini alimentari non si imparano solo in classe, ma anche a casa e in ambito comunitário. Gli obiettivi di apprendimento vanno dalle abitudini alimentari, ai fattori socio-culturali che influenzano la scelta dei cibi, la loro classificazione, composizione e valori nutrizionali; fattori che influenzano la produzione di cibo, l’importanza della terra, il costo del cibo. Ancora il mercato del cibo, la sua conservazione, il deterioramento. L’acqua: fonti, proprietà, uso, conservazione. La sicurezza alimentare, sino allo smaltimento dei rifiuti. Inculca nei ragazzi il rispetto per le abitudini alimentari degli altri e il riconoscimento che il mangiare è un evento sociale. Gli orti scolastici Un numero sempre maggiore di Istituti scolastici inserisce l’orto didattico tra le attività. Gli orti scolastici sono legati a progetti di educazione alimentare e ambientale. Con l’aiuto degli insegnanti, e a volte della famiglie, i ragazzi impiantano un orto, che curano sino alla raccolta dei prodotti. In alcuni casi questi prodotti sono utilizzati nella confezione dei pasti nelle mense scolastiche. I bambini imparano la sana alimentazione attraverso la partecipazione attiva. Con la realizzazione degli orti scolastici, si vuole educare i ragazzi all’importanza di una produzione di prodotti naturali, inculcando il concetto di sostenibilità e apprezzamento per la cultura alimentare locale. Nei Paesi in via di sviluppo, i progetti agricoli sono sempre più frequentemente integrati nei progetti di educazione Fonte: Ivonne Wierink/shutterstock.com 20 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | nutrizionale. Col ritorno economico dalla vendita dei prodotti, il sistema agricolo introdotto permette di fornire cibo e garantire il sostegno economico delle scuole della comunità. È anche un’occasione per rimarcare (a livello scolastico, familiare e comunitario) l’importanza di una corretta alimentazione. Il ruolo delle donne Ertharin Cousin, la Direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (Pam), ha dichiarato che “per rafforzare e riformare i sistemi alimentari si deve riconoscere il ruolo fondamentale delle donne, presenza indispensabile per riuscire a raggiungere gli obiettivi”. Nei Paesi in via di sviluppo la donna è un riferimento costante non solo nella preparazione dei cibi in ambito domestico, ma anche nella produzione orticola familiare. L’educazione alimentare materna riveste particolare importanza per una dieta appropriata durante la gravidanza a tutela della salute materno-infantile, per rimarcare l’importanza dell’allattamento, per valorizzare nella dieta familiare i prodotti locali, di cui spesso non si conoscono le proprietà nutrizionali, che consentirebbero una dieta più varia ad un costo accessibile. In Mozambico, durante un corso sull’alimentazione, una donna dopo avere sentito che il limone contiene vitamina C, ed avendo nel cortile di casa un albero con tanti frutti non utilizzati per retaggi culturali, ha commentato: “Ho scoperto di avere le vitamine in casa e non lo sapevo”. Ha deciso di preparare la spremuta di limone nei fine settimana, per dare le vitamine a tutta la famiglia. Una risposta e un’abitudine alimentare dalle grandi potenzialità.■ Esperienze Fonte: Google.com Fonte: Archivio fotografico di Aifo Viaggi per tutte le terre Il diritto al cibo e l’insegnamento di Follereau sono stati al centro del Concorso scolastico Aifo. L’impegno collettivo, la creatività e l’originalità hanno caratterizzato le diverse proposte a cura della Redazione I l Concorso scolastico Aifo, giunto nell’a.s. 20142015 alla sua V edizione, ha visto la partecipazione di numerose scuole in molte regioni d’Italia. Il tema scelto per questo appuntamento è stato: “Raoul Follereau e il diritto al cibo”. Al termine del Concorso, le Commissioni esaminatrici, una per ciascun ordine di scuola, hanno proclamato vincitori quattro lavori, due a pari merito per le Elementari, uno per le Medie e uno per le Superiori. Per le Elementari sono risultati vincitori a pari merito una poesia, “Trentadue”, della classe 5A, della Scuola “Porta di Ferro” dell’Istituto Comprensivo Alessandro Amarelli di Rossano (CS), e il Gioco dell’oca “Jumangji” delle classi 3a e 4a della Scuola primaria di Callarengo d’Asti (AT). La poesia “Trentadue” allude ai celebri viaggi intorno al mondo di Raoul Follereau. Il premio è stato così motivato: “La poesia è capace di raccontare una situazione di sofferenza, di ingiustizia con linguaggio delicato ma incisivo, suscitando, in chi legge, riflessione e indignazione. Le parole raccontano una storia, i versi si susseguono con ritmo, il ritmo accresce l’attesa, il desiderio di sapere altro. Metafore e similitudine ti fanno viaggiare in uno spazio infinito tra gli estremi dell’umanità, tra il presente, il passato e il futuro …. ‘Vivere è aiutare a vivere’ Solo l’amore può sanare e creare giustizia . Questo non è un’ utopia ma una speranza, un’ eredità di impegno a noi lasciato da Chi con ‘Trentadue viaggi per tutta la terra’ ha abbracciato l’umanità povera del mondo, regalando, con i suoi abbracci, amicizia e speranza a chi conosceva solo disperazione”. Il Gioco dell’oca “Jumangji” è stato premiato perché “è un gioco che sa trasportare chi nelle storie vuole entrare; tra dadi per muovere le pedine, numeri doppi che giocano due volte e il primo che arriva alla fine vince, i bambini della Scuola Primaria di Cellarengo hanno fatto un ottimo lavoro di ricerca e di approfondimento degli argomenti trattati. Analizzando il cartellone-gioco si evince che i bambini hanno lavorato in modo autonomo cercando di spiegare in modo semplice anche tematiche complesse, arricchendo il gioco con splendidi disegni”. Nella sezione riservata alla scuola Media è risultato vincitore un video “Tutti uguali alla Tavola del mondo” Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | 21 Esperienze Trentadue Trentadue viaggi per tutte le terre dove Fame ballava con Guerra; trentadue giri per non morire trentadue volte per provare a capire. Trentadue denti in un sorriso mangiano solo chicchi di riso: sono di un uomo senza lavoro sono di una donna che nel cuore ha un dolore. Trentadue denti e un televisore tra cuscini carezze piatti e calore: sono di un uomo sotto un bel tetto sono di una donna che nel cuore ha un affetto. Fonte: Monica Tassoni realizzato dalla classe IIH dell’Istituto Comprensivo A. Rosmini di Roma. Tra le motivazioni la capacità comunicativa, una rappresentazione originale, creativa e personalizzata. Tutta la classe è stata coinvolta, comprese persone con disabilità. Per le Superiori è risultata vincitrice una campagna pubblicitaria tramite francobolli, “AAA Cercasi”, realizzata da una studentessa, Samantha Violetta della classe VB del Liceo Artistico G. Sello di Udine. Il francobollo, che graficamente rappresenta una clessidra e che nel testo evoca il Sud del mondo, Africa, Asia, America latina, ha saputo raffigurare il rapporto tra Nord e Sud in vista di uno sviluppo autonomo, e il diritto al cibo inteso non solo come nutrimento ma anche come espressione di dignità e di crescita culturale. Il resto della classe si è cimentata anch’essa nell’elaborazione grafico-pubblicitaria di francobolli. ■ TITOLO ELABORATO - francobollo: AAA CERCASI 1 Trentadue denti senza domani vanno per strada cercano il pane, vanno cercando il cibo di sempre dormono soli, li copre una stella. Trentadue denti con un calendario di viaggi di foto di risate di pane, cercano stelle di un albergo lontano dormono al caldo di coperte di lana. Trentadue denti rimasti delusi da parole buone da discorsi chiusi in un compito in classe con un bel voto in discorsi importanti di parole vuote. Trentadue denti aspettano un uomo una donna un bambino un cuore nuovo che li guardi con grazia che li guardi con cura perché domani sia senza paura. Trentadue viaggi per tutte le terre dove Fame balla ancora con Guerra. Trentadue giri per non morire trentadue volte senza capire … TITOLO ELABORATO - francobollo: DISTRIBUIAMOLO TITOLO ELABORATO - francobollo: TITOLO ELABORATO - francobollo: CIBO COMBATTIAMO CIBO PER TUTTI COMBATTIAMO L’INDIFFERENZA 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 11% insufficienza peo < 2,5 kg 0% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutritta 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutritta 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita CIBO PER TUTTI 50% NON BENEFICIA DEL SERVIZIO SANITARIO 54% DECESSI CAUSATI DA CARENZA DI CIBO 48% POPOLAZIONE MALNUTRITA ITALIA € 0,60 11% INSUFFICIENZA PESO < 2,5 KG 50% non be neficia del servizio 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 11% insuffi- ITALIA € 0,60 22 Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 | ITALIA € 0,60 COMBATTIAMO L’INDIFFERENZA 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 11% insufficienza peo < 2,5 kg 0% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutritta 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutritta 11% insufficienza peso < 2,5 kg 50% non beneficia del servizio sanitario 54% decessi causati da carenza di cibo 48% popolazione malnutrita 50% NON BENEFICIA DEL SERVIZIO SANITARIO 54% DECESSI CAUSATI DA 50% non be NEPAL DOPO IL TERREMOTO LA SFIDA CONTINUA Aifo è impegnata, dopo il terremoto, a far fronte ai bisogni più immediati, e ha convogliato le prime donazioni ricevute. Attraverso Aifo India, che si è recata sul posto per valutare le priorità, e il partner locale dei nostri progetti, WATCH, abbiamo lanciato Appelli e cercato nuovi sostenitori, come il Rotary International che contribuirà con il doppio di ciò che riusciremo a raccogliere. Dobbiamo completare il nostro intervento d’emergenza in alcuni villaggi più remoti, dare sostegno alla comunità di malati di lebbra alla periferia di Katmandu, e prepararci ad uscire dall’emergenza con progetti di lungo respiro, come già stavamo facendo prima del terremoto. C’è bisogno del tuo aiuto. Adesso! Per le azioni concrete e le donazioni visitate il nostro sito www.aifo.it, e quello di Aifo India http://aifoindia.org/nepal-needs-your-help-now/ Amici di Follereau Mensile per i diritti degli ultimi, dell’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo) Via Borselli 4-6 – 40135 Bologna Tel. 051 4393211 – Fax 051 434046 [email protected] Lettere alla Redazione: [email protected] www.aifo.it Direttore Responsabile Mons. Antonio Riboldi Direttore Anna Maria Pisano Redazione Luciano Ardesi (Caporedattore), Nicola Rabbi Progetto Grafico e Impaginazione Swan&Koi srl Hanno collaborato a questo numero Aifo Brasa, Daniela Danna, Antonello Farris, Sandra Federici, Jose Manikkathan, Mario Mariotti, Antonella Marongiu Fotografie “Rwanda” di Grenier, Austini, Masioni, shutterstock.com, Archivio fotografico di Aifo, Monica Tassoni Per la copertina: Brainsil/shutterstock.com Per l’appello: Grethel Gianotti, Carlo Cerini Abbonamenti - Amici di Follereau Le attività dell’Associazione sono il frutto della solidarietà e della condivisione di coloro che la sostengono. Puoi contribuire anche tu, sottoscrivendo l’abbonamento ad Amici di Follereau Ordinario 13 € / Simpatizzante 18 € / Sostenitore 30 € Tiratura xxxx copie Chiuso in tipografia il xx/xx/xxxx Il numero di Febbraio è stato spedito il xx/xx/xxxx Stampa: SAB – Trebbo di Budrio (BO) Postalizzazione DATA MEC srl, via Speranza, 31 – 40068 San Lazzaro (BO) Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI) Autorizzazione del Tribunale di Bologna N. 2993, del 19 aprile 1962 APPELLo BRASILE since 1961 with the poorest SOSTEGNO ALL’INFANZIA A RISCHIO Bambini e adolescenti sono molto vulnerabili. Azioni su molteplici piani offrono loro una vita migliore Per un aiuto concreto • Recupero di un bambino malnutrito di Porto Nacional 90¤ • Kit per i laboratori artistici della Pastorale del Minore 80¤ • Viaggio studio per uno studente della Scuola Familia Agricola70¤ • Materiale didattico per un bambino di Vila Esperança 50¤ Come fare la tua donazione • Bollettino postale n. 7484 intestato a: AIFO - Onlus, Bologna • Conto Banca Popolare Etica, IBAN: IT 89 B 05018 02400000000 505050 • Carta di credito: telefona al n. verde Aifo, oppure su www.aifo.it, clicca: Dona Online • Pagamento periodico bancario SEPA SDD (ex RID) richiedi il modulo al n. verde Aifo Le donazioni con queste modalità (non in contanti) sono fiscalmente deducibili Numero verde Aifo 800550303