Amici di Follereau
luglio-agosto
2015
Anno LIV - n.7-8 / luglio-agosto 2015 - Poste Italiane SPA, Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in.L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, c.1, CN/BO - Filiale di Bologna – € 2
7-8
per i diritti degli ultimi
BRASILE
Infanzia a rischio
DOSSIER
Dimenticate,
perché malattie dei poveri
STRUMENTI
L’educazione alimentare
since 1961 with the poorest
F
Aifo ad EXPO
7 Luglio, ore 18.00
Padiglione 8 - KIP
Community Welfare
L’esperienza di AIFO a tutela della salute
mentale in Cina, progetto cofinanziato
dall’Unione Europea, in collaborazione con
PUIMH, CoPerSaMM, Aid and Service/
SoliS. L’iniziativa struttura servizi di salute
mentale di comunità e un programma per
l’inclusione socio-lavorativa delle persone
con problemi di salute mentale.
Aifo ad EXPO
8 Settembre, ore 14.00
Padiglione 8 - KIP
Sviluppo, coesione
e libertà
L’esperienza del programma di RBC, in
particolare l’organizzazione da parte di
Aifo della rete di Gruppi di Auto Aiuto di
persone con disabilità e con problemi di
salute mentale in Mongolia.
Aifo ad EXPO
10 Settembre, ore 16.00
Padiglione 8 - KIP
L’Africa Insegna
Il problema della mortalità
materna e della malnutrizione infantile:
AIFO ha organizzato in Guinea
Bissau Gruppi di Auto Aiuto per l’avvio di
attività economiche generatrici di reddito, e
di un sitema di allarme comunitario
per la prevenzione e l’identificazione di casi
di violenza contro le donne.
Editoriale
Se vogliamo ancora chiamarci uomini
C
ci meritiamo.
E le confusioni sulla “famiglia”, istituto naturale
fondamentale, il cui significato è stato sempre molto
chiaro, finché non si vogliono piegare i diritti alle esigenze
non ne possiamo più di
personali.
demagogia, di false verità, di
pressapochismo, di parole, E così via con i nostri fratelli africani ed asiatici, che
dovrebbero farsi ammazzare nella loro terra perché …
parole, parole … da gente
ne scappano troppi. E arriviamo all’assurdità di negare
che dovrebbe costruire la
l’evidenza mondiale di disastri epocali perché ci rifiutiamo
società del futuro e che
di affrontare con la testa e col cuore realtà e sofferenze
vuole invece farci vivere
che, se siamo ancora uomini, se siamo degni di affrontare
con gli occhi chiusi, in un
la vita e di essere ancora chiamati uomini, non possiamo
mondo costruito solo con cosiddette verità che ci fanno
non affrontare. Siamo in un mondo globalizzato, dove le
comodo. Nel corso della nostra storia abbiamo conquistato
merci e gli interessi girano, dove
Dichiarazioni sui principi umani
si cerca il lavoro più a basso costo
illuminati, di ampio respiro,
(che vuol dire uomini, donne,
nazionali e internazionali, che
COME
MAI
IL
DIRITTO
PIÙ
talvolta bambini sfruttati più a
danno speranza, che ci fanno
SACROSANTO,
CHE
È
QUELLO
basso costo) e dove per tanto
Cittadini del Mondo, fratelli
DI
PROFESSARE
LA
PROPRIA
tempo (e purtroppo anche ora) ci
e solidali con tutti gli uomini:
RELIGIONE ED IL PROPRIO
siamo preoccupati di accaparrarci
solo per rinnegarli, prendere
CREDO, QUALUNQUE ESSO SIA,
le materie prime e non di lavorare
tempo, trovare scuse appena
SEMBRA
CHE
NON
INTERESSI
perché ci fosse più giustizia e più
ledono minimamente le nostre
pace e possibilità di vita per tutti.
comodità o i nostri interessi.
PARTICOLARMENTE A NESSUNO?
Abbiamo fatto troppi errori. Per
E c’è un pericolo ancora
UN DIRITTO CHE RIGUARDA LA
tanto tempo ci siamo considerati
più grande in questo nostro
PIÙ ALTA ESSENZA E DIGNITÀ
gli unici portatori di civiltà, gli
momento storico.
DELL’UOMO. UN DIRITTO LESO
unici che facevano la Storia.
Tutti parlano di “diritti”, ma con
IN TANTI UOMINI, DONNE ED
In tanti ormai stiamo capendo che
una confusione ed una logica
ANCHE RAGAZZINI CHE HANNO
che farebbe impallidire non
IL CORAGGIO DI MORIRE PERCHÉ la Storia si fa insieme, rinunciando
anche a qualcosa, come si fa nelle
solo i famosi filosofi greci, ma
CI CREDONO. EROI DEL NOSTRO
famiglie, o nei tempi di crisi: come
le comuni, semplici persone di
TEMPO, CHE NON CI MERITIAMO.
i più anziani si ricordano dopo
buon senso.
la guerra, quando una profonda
Come mai il diritto più
povertà era unita ad una profonda
sacrosanto, che è quello di
speranza.
professare la propria religione ed
E si fa senza rinunciare ai propri valori,alle proprie conquiste
il proprio credo,qualunque esso sia,sembra che non interessi
di civiltà, dove umanità e solidarietà sono parole serie, che
particolarmente a nessuno? Un diritto che riguarda la più
valgono la pena di qualche sacrificio che poi certamente
alta essenza e dignità dell’uomo. Un diritto leso in tanti
porterà frutto.
uomini, donne ed anche ragazzini che hanno il coraggio di
Se vogliamo ancora chiamarci uomini.
morire perché ci credono. Eroi del nostro tempo, che non
are amiche,
cari amici,
“
“
Anna Maria Pisano
5
Profezia
La malattia spacciata
per rimedio
di Mario Mariotti
Primo piano
7
Il problema è la libertà
delle donne, non la
violenza
Intervista a Daniela Danna
a cura di Nicola Rabbi
9
Progetti
a cura di Aifo Brasa –
Brasile
11
Brasile: infanzia a rischio
Dossier
Dimenticate, perché
malattie dei poveri
di Antonello Farris
15
Cultura
Intervista a Sandra Federici
a cura di Nicola Rabbi
17
Reportage
19
Strumenti
21
Esperienze
Matite africane
Gestire il dopo terremoto
L’educazione alimentare
Viaggi per tutte le terre
di Jose Manikkathan
di Antonella Marongiu
a cura della Redazione
Profezia
Fonte: Bolkins/shutterstock.com
Fonte: archivio fotografico di Aifo
La malattia spacciata per rimedio
Capitalismo, mercato e competizione non trovano più un vero freno nella società
contemporanea. Anzi sono visti come la via che porta il rimedio ai tanti mali che
affliggono l’uomo e il pianeta, ma la storia, passata e presente, dice proprio l’opposto
di Mario Mariotti
T
utti sanno, anzi tutti dovrebbero sapere, soprattutto
se di formazione cristiana, cosa è il capitalismo,
che in termini religiosi corrisponde all’idolo del
vitello d’oro, a sua maestà mammona. L’omissione di
solidarietà e di condivisione gli è strutturale; indurisce i
cuori e rende ciechi sulle sofferenze dei poveri ”Lazzari”;
spinge chi lo persegue a non guardare i costi in termini
di violenza, ingiustizia, sopraffazione inflitti al prossimo
pur di ottenere il massimo profitto possibile; possiede un
enorme potere di corruzione; ignora o bestemmia l’etica; si
serve anche della religione per sacralizzare se stesso e tutti
coloro che lo servono.
Tutti sanno, in special modo coloro che ritengono
loro stessi dei credenti, cosa è il mercato; che ignora
strutturalmente la fraternità; che non è mai libero, perché,
per essere tale, i due contraenti dello scambio dovrebbero
essere a pari condizioni, ma questo non si verifica quasi
mai; che è la legge del più ricco e del più forte che impone
le condizioni, e del più povero e più debole che le deve
accettare.
Tutti sanno, soprattutto coloro che pensano di essere
alla sequela di Colui che è venuto per servire e non per
essere servito, cosa è la competizione; che trasforma i
fratelli in avversari; che strutturalmente divide i vincitori
dai perdenti; che inevitabilmente genera coloro che
papa Francesco chiama gli scarti, e che sono appunto i
perdenti, i fuori mercato. Tutti dovrebbero sapere queste
cose, dopo secoli e millenni di Parola di Dio mandata;
però, dopo secoli e millenni è ancora ignorata, travisata,
rifiutata proprio da coloro che avrebbero avuto il compito
di incarnarla per costruire il Regno.
La favola finta e blasfema
Questi tre cancri, che non vengono mai nominati come
se fossero il nome di Colui che non deve mai essere
nominato invano; che vengono considerati dei dogmi da
non mettere assolutamente in discussione, dopo la caduta
del Muro e il suicidio dell’impero del male, hanno avuto
modo di esplicare tutta la loro natura salvifica: le spade
sono state trasformate in aratri; la ricchezza prodotta
dallo sviluppo tecnologico e scientifico si é diffusa su
tutta la terra; le condizioni dei ricchi e dei poveri si sono
equalizzate; il Pianeta, superato l’incubo della guerra
nucleare, è ormai tutto un giardino, nel quale la natura
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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Profezia
e la biodiversità possono esplicare tutta la loro bellezza
e armonia! Tutto questo, cari lettori, non è forse una
bellissima favola, contraddetta in modo blasfemo dalla
realtà?
Ebbene, non ci crederete, ma nonostante tutto quel
negativo che abbiamo sotto i nostri occhi, ci sono ancora
quelli che dicono che i tre cancri non sono tali, ma terapie
per la cura del cancro. E il Maligno continua a trovare dei
galoppini che sostengono questa tesi, per cui basterebbe
che ai ricchi e ai potenti venisse lasciata mano libera, che il
mercato fosse lasciato completamente senza regole, e tutti
i problemi verrebbero risolti. E questo fenomeno dura
da sempre. L’oligarchia dei ricchi e dei potenti è sempre
stata un’esigua minoranza rispetto a tutta la popolazione
del Pianeta, ma è sempre riuscita a imporsi, a mettere la
maggioranza al proprio servizio ad alienarla, a opprimerla
Fonte: photographee.eu/shutterstock.com
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
e a sfruttarla, a metterle nella testa quella cultura che era
ed è funzionale alla conservazione e all’amplificazione dei
propri privilegi.
Sarà perché i galoppini pagati dai padroni convincono
il prossimo che questo è il migliore dei mondi possibili;
sarà perché l’informazione lo tiene rincoglionito facendo
finta di informarlo; sarà perché il ceto medio, invece di
pensare a coloro che sono in difficoltà, pensa a darsi da
fare per entrare nell’oligarchia dei ricchi; sarà perché ci si
mette anche la religione a predicare la pazienza, l’umiltà
e la rassegnazione rispetto a dei fenomeni che vengono
spacciati come volontà di Dio mentre non lo sono, ma da
quando mondo è mondo i pochi sono sempre riusciti a
ingannare i molti. Il problema, allora, è e rimane quello
del perché i pochi sono sempre riusciti a ingannare i molti,
e quello del perché non si riesce mai a rompere questo
cerchio maledetto che vede nella cultura dei molti la radice
della forza dei pochi.
Una situazione che tende a degenerare
Oggi la situazione si è ulteriormente complicata. Le
grandi fabbriche, con la relativa concentrazione di operai,
stanno delocalizzando o sparendo. I sindacati, avendo
accettato il mercato, si sono messi nella condizione di
non poter difendere i non competitivi. La Sinistra ha
dimenticato i motivi che la rendevano tale. La cultura
del “Beati i ricchi”, dell’individualismo, coi relativi miti
del successo, del consumo, della competizione, non trova
resistenze. A essa si è aggiunta la macchina del fango, per
cui, essendo tutti ladri, tanto vale lasciar rubare quelli che
sono più specializzati, perché lo stanno facendo da sempre.
Si sono create le condizioni per cui il futuro che ci aspetta
sarà ancora più schifoso del presente, che lo è già tanto.
Basta guardare gli Usa: milioni di poveri con nessuna
visibilità, con una vita sempre più difficile; individualismo
indotto, assenteismo nel voto, invidia per i ricchi,
rassegnazione in rapporto alla propria condizione in
quanto perdenti nella competizione, e quindi fuorimercato, e quindi semplici “scarti”. Questo, purtroppo,
è anche il nostro futuro, quello del nostro paese, e
probabilmente quello di tutto il nostro Pianeta. Rimane
però una variabile: la solidarietà, la giustizia, la razionalità,
il buon senso, la conoscenza non sono riuscite fino a oggi
a convertirci? Ci penserà l’inferno che sta uscendo dalle
nostre mani, dato che esse sono guidate da una testa che
vede nella trinità maligna non un cancro, ma la cura per
guarire il cancro. Nei secoli passati, a intermittenza, l’ira
dei poveri è riuscita a pareggiare i conti con coloro che li
avevano resi tali. Possibile che dovremo arrivare a questo
punto, dimenticando che sarebbe alla nostra portata un
mondo giusto ed ecosostenibile solo se scegliessimo
quell’economia di comunione, generata dall’incarnazione,
da parte nostra dell’amare e del condividere? ■
Primo Piano
Fonte: Polonez/shutterstock.com
Il problema è la libertà delle donne,
non la violenza
La violenza contro le donne è la risposta maschile alla ricerca di una maggiore libertà
da parte delle donne stesse, ed il tentativo di mantenere immutati i ruoli sociali
Intervista a Daniela Danna
a cura di Nicola Rabbi
D
ocente alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università
di Milano, Daniela Danna si occupa da anni della
violenza nei confronti delle donne, ed è autrice di
Ginocidio. La violenza contro le donne nell’era globale
(Eleuthera, Milano, 2007).
Cosa l’ha spinta a studiare la violenza verso le donne?
Sono sociologa e femminista, la questione della violenza
degli uomini contro le donne, cioè contro di noi, è alla
radice delle limitazioni all’esistenza libera delle donne,
tocca tutte noi, e dovrebbe essere una preoccupazione
anche per gli uomini che vogliono essere liberi, a loro volta
non schiavi delle costrizioni del proprio ruolo. Come scrive
l’antropologa Paola Tabet, gli uomini in molte società (la
grandissima parte di quelle conosciute) si costituiscono
in gruppo per dominare le donne, usando le armi e il
monopolio sugli attrezzi; la dominazione maschile assume
forme meno feroci nella nostra società, ma le costrizioni
del ruolo sociale femminile sono ancora ben presenti e per
noi dannose.
Come è nata l’idea di scrivere Ginocidio e di cosa parla?
“Ginocidio” è un libro che parla di questa questione dal
punto di vista delle teorie sulla globalizzazione, ed è
una sorta di studio-test su di esse. Avevo scritto su varie
questioni collegate a questo quando ho ricevuto una
graditissima proposta da parte di Eleuthera, che mi ha
permesso di occuparmi del tema con il giusto livello di
approfondimento.
È possibile fare un quadro generale della violenza alle
donne a livello planetario?
Nel mio testo ci sono i riferimenti alle indagini anche
quantitative che hanno comparato i livelli della violenza
che gli uomini infliggono alle donne in molte parti del
pianeta. Un messaggio importante è che la qualità dei dati
va verificata. Il pubblico non specializzato dovrebbe sempre
accogliere le cifre con riserva, cercando di capire come si è
giunti ad esse, mentre invece vediamo spesso una sorta di
adorazione acritica del numero. Ma ancora più importante
è il fatto che la violenza che viene riconosciuta, è una
sorta di punta dell’iceberg: quando le donne cominciano
a ribellarsi al loro ruolo di schiavitù, la reazione maschile è
spesso la violenza, che quindi può diventare semplicemente
un sintomo del problema, non il problema in sé, che è la
libertà delle donne.
Vi sono elementi comuni - tra le motivazioni, le
condizioni, le caratteristiche - che accumunano i paesi
ricchi e quelli poveri, quando si parla di questo tipo di
violenza?
Sì, certamente. Viviamo in un unico sistema-mondo,
per usare la terminologia di Immanuel Wallerstein, e
condividiamo una cultura patriarcale che vede le donne
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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Primo Piano
subordinate agli uomini con le più svariate giustificazioni,
che spesso si cristallizzano in messaggi “divini.” Anche il
fatto di attribuire maschilità all’Essere Supremo, per chi
vi crede, riflette la situazione sociale di subordinazione del
genere femminile.
Viceversa vi sono delle specificità per paese o aree
geografiche? Ovvero la violenza subita dalle donne in
Canada è frutto di determinate condizioni, quella subita
in Somalia di altre ...
Certo, le forme culturali sono diverse sia nelle azioni e
interazioni che costituiscono la vita quotidiana, sia nei modi
e nelle motivazioni per esercitare violenza. È importante
anche l’atteggiamento delle autorità. Per riprendere i
paesi che cita, in Somalia vi è uno stato di guerra, non
uno stato di diritto, e la violenza è pervasiva ed estrema,
sia contro gli uomini che contro le donne. In Canada la
stessa Costituzione sancisce la parità tra uomini e donne,
e la questione della violenza contro le donne ha assunto
rilevanza pubblica grazie alle mobilitazioni femministe, lo
stato si mette in gioco per contrastarla anche culturalmente,
ed è proprio da questo paese che provengono ad esempio
le metodologie più avanzate per rilevare il grado in cui le
donne subiscono violenza, attraverso ricerche con cui si
costituiscono statistiche sempre più affidabili. Non è facile
parlare con sconosciute della violenza subita, vi è sempre
un senso di vergogna, e l’intervistatrice deve mettere
l’intervistata in condizioni di poterla superare. In luoghi
dove la violenza è invece normale, cioè non è un tabù, è
più facile rilevarla.
In questi ultimi anni si è molto parlato della violenza
subita dalle donne in India, paese di cui si ha
un’immagine invece non violenta; com’è la situazione
delle donne in India e come mai se ne parla tanto?
L’India si avvia ad essere il paese demograficamente più
“pesante” del pianeta, e l’importanza della sua produzione
economica sta aumentando, quindi anche gli sguardi dei
mass media sono puntati sul luogo di questi rilevanti
cambiamenti. Le donne in misura crescente si ribellano
contro le costrizioni del loro ruolo tradizionale, e la
violenza è naturalmente il modo che gli uomini hanno per
riaffermare il loro potere tradizionale.
Si parla molto anche della violenza subita dalle donne
nei paesi a maggioranza musulmana: cosa ne pensa? In
particolare la religione musulmana come si rapporta in
queste situazioni?
Ci sono delle correnti nella dottrina religiosa
musulmana che promuovono la condizione delle donne
(il “femminismo islamico”) attraverso interpretazioni del
Corano diverse da quelle dei predicatori che vi trovano un
messaggio “fondamentalista” di subordinazione necessaria
delle donne agli uomini.
In generale i messaggi religiosi possono sempre essere
interpretati in modi diversi. L’interpretazione che mi
sembra più corrente, da non esperta, per quel che ho letto
e sentito, è che il Corano non giustifica la violenza contro
le donne.
E per l’Italia che quadro si può raccontare? La violenza
è aumentata o diminuita?
Non è realmente possibile avere una percezione esatta
della “quantità di violenza” contro le donne, tanto meno di
un suo aumento o diminuzione.
Le rilevazioni dell’Istat non sono tutte comparabili tra
di loro, e la disponibilità a parlare di quello che si è subito
non è “controllabile” (in gergo tecnico statistico).
Di più: la stessa percezione della violenza dipende
dall’idea che si ha di sé e del proprio status sociale.
Percepisco “stupida!” come un insulto solo se io mi sento
intelligente.
Spesso anche la violenza fisica viene accettata: “Sono
stata io a provocarlo”, “Non dovevo comportarmi così”.
L’azione culturale è molto importante per uscire da questi
schemi tradizionali di interazione tra uomini e donne, ed
è importantissimo discuterne già con i ragazzi e le ragazze.
Purtroppo anche nella Chiesa si registra ancora un forte
ritardo culturale sui ruoli sociali maschili e femminili, a
danno della libertà delle donne, e in definitiva anche di
quella degli uomini. ■
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
Progetti
Fonte: Archivio fotografico di Aifo
Brasile: infanzia a rischio
Alcuni progetti promossi da Aifo in Brasile mirano a salvaguardare l’infanzia dai rischi sociali.
Lo fanno in modo articolato, anche con attività culturali, rivolgendosi alle comunità dove bambini
e adolescenti vivono
a cura di Aifo Brasa – Brasile
Arte e cultura cambiano la vita
i chiamo Júlio César, ho 12 anni. Ho avuto una
vita sofferta, perché mi ero allontanato dalla
famiglia, ma ho ottenuto l’appoggio della Pastorale
del minore di Abaetetuba. Il Progetto Kurumi, della Pastorale,
mi ha fatto capire quanto potessi valere. Attraverso la capoeira,
la musica e il ballo sono diventato una persona ... per bene.
Sono molto riconoscente ai volontari della Pastorale che
mi hanno aiutato a cambiare la mia vita. Hanno lasciato le
proprie occupazioni per venire a lavorare nel Centro di Paz.
Sto imparando molto in questo centro della Pastorale, e non
voglio più sprecare nulla, voglio trarre profitto da tutto, il
mio insegnante di capoeira e di hip hop è molto bravo, e mi è
piaciuto molto imparare a suonare la chitarra.
L’arte e la cultura hanno cambiato la mia vita. Un giorno
col progetto Kurumi siamo andati a visitare un’esposizione.
Non ero mai entrato in una mostra d’arte, e a me è sembrato
di vivere in un mondo completamente sconosciuto. Tutto era
molto bello ed interessante, i lavori erano fatti con molta cura.
Ero attirato soprattutto dall’arte contemporanea, ho incontrato
artisti della mia terra, e sono stato molto felice quando ho
potuto parlare con loro.
Spero di avere altre possibilità di giornate come questa, di
poter viaggiare, di incontrare persone, perché aiutano molto
nel conoscere cose nuove. E per capire che la vita può essere
migliore.
M
Una speranza per Valdeir
Valdeir è un ragazzo di 16 anni. Vive da sempre con
la nonna. Del papà non si sa nulla. Sua madre abita a
Goiânia e lavora vendendo favori sessuali. È venuto a
studiare alla Escola Pluricultural Odé Kayodê di Vila
Esperança quattro anni fa. Era ripetente da altre scuole,
e qui ha frequentato dalla 3a alla 5a elementare. In questi
anni Valdeir si è sentito accolto e, come lui dice, qui alla
Vila “mi sento a casa”.
Quando è passato alla scuola media non ha più avuto la
forza di sopportare il bullismo e i pregiudizi da parte dei
compagni di scuola, a causa della sua situazione familiare.
Così l’anno scorso ha smesso di studiare. Un uomo ha
tentato di convincerlo a cambiare città, dove probabilmente
sarebbe stato “sfruttato sessualmente”. Illuso e confuso,
ha chiesto consiglio e appoggio alle educatrici di Vila
Esperança, e finalmente si è deciso a restare. E da gennaio
ha cominciato ad arrivare tutte le mattine puntuale alle 7,
per venire a scuola assieme agli altri ragazzi, partecipando e
aiutando nelle attività scolastiche. Ha ripreso a frequentare
anche le attività culturali e artistiche del pomeriggio. Ora
sta aiutando la zia a fare lavoretti in ceramica da vendere,
dimostrando qualità artistiche e buon gusto.
Per lui Vila Esperança ha fatto e fa ancora la differenza.
Qui è rispettato. Ora vogliamo offrirgli la possibilità di
lavorare alla Vila, un part-time come “minore apprendista”.
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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Progetti
Ma allo stesso tempo vogliamo accompagnarlo nella sua
iscrizione al corso EJA (Educazione di giovani e adulti) in
agosto affinché possa riprendere a studiare!
Sostenere l’infanzia a rischio
Le storie di Júlio César e di Valdeir sono tra i tanti
esempi della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza
in Brasile, ma anche delle possibilità di superamento dei
rischi sociali. La situazione dell’infanzia nel paese rimane
critica. Molte famiglie vivono al di sotto della soglia di
povertà, la mortalità infantile, dovuta alla malnutrizione, è
ancora molto alta.
Quelle della Pastorale del minore nella Diocesi di
Abaetetuba (Stato del Pará), che ha accolto Júlio César,
e di Vila Espança, nella città di Goiás (Stato del Goiás),
dove Valdeir ha ripreso a studiare, sono due delle quattro
iniziative che Aifo Brasa (Brasil Saúde & Ação), attraverso
l’apporto di Aifo, sostiene a favore dell’infanzia in
situazione di vulnerabilità. Gli altri due progetti riguardano
il Centro di recupero nutrizionale e la Scuola Familia
Agricola, entrambi a Porto Nacional (città dello Stato
del Tocantins). Nel corso del 2014 di queste iniziative
Fonte: Grethel Gianotti
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
Garantire la salute
Il progetto del Centro di recupero nutrizionale di
Porto Nacional, nel nord del paese, è orientato in
particolare alla salute, e contribuisce alla riduzione
del tasso di mortalità infantile causata dalla
malnutrizione. Il Centro fornisce un’alimentazione
adeguata e il recupero del peso, e integra le famiglie
con problemi di malnutrizione al resto della
comunità, alla periferia di Porto Nacional. Per
prevenire la malnutrizione sono intrapresi percorsi
che utilizzano le risorse naturali e gli alimenti che
la regione offre, proponendo un’alimentazione
alternativa. Le famiglie sono poi seguite attraverso
visite a domicilio per garantire la continuità del
processo educativo e la responsabilizzazione delle
famiglie stesse.
hanno beneficiato 3.144 bambini ed adolescenti. I progetti
promuovono l’accesso all’istruzione, alla salute, lo sviluppo
delle attività professionali e la difesa dei diritti dell’infanzia.
Per uno sviluppo integrale
Al di fuori del progetto del Centro di recupero
nutrizionale di Porto Nacional, gli altri tre progetti
gestiscono principalmente attività educative per uno
sviluppo integrale del bambino e dell’adolescente. Si
propongono non solo l’istruzione formale ma anche il
recupero delle culture locali, molto ricche e diversificate,
le attività sportive, i laboratori artigianali, l’educazione e
l’integrazione alimentare. Tutte le iniziative coinvolgono
non solo l’infanzia ma anche le famiglie e la comunità in
generale, in modo da ridurre i rischi sociali.
La Pastorale del minore di Abaetetuba prepara bambini
e adolescenti a diventare “cittadini responsabili” mediante
la cultura, l’arte e l’artigianato locale. Diversi adolescenti,
terminato il percorso formativo, sono diventati a loro volta
educatori, oppure coordinatori dei laboratori artistici e
artigianali.
Il Centro culturale Vila Esperança (Goiás) promuove, tra
le altre cose, il recupero e la diffusione delle cultura indigena
e africana. I bambini ritrovano il gusto della propria cultura
originaria, e sono educati a riconoscere l’importanza della
conservazione del patrimonio, sia culturale che naturale.
La “Pedagogia dell’alternanza” è utilizzata nella Scuola
Familia Agricola (Porto Nacional) per un processo
apprendimento che tocca, in forma alternata, spazi e
territori diversi. Dalla Scuola vera e propria gli studenti
sono incoraggiati a portare le proprie conoscenze in
ambito familiare e comunitario, contribuendo a diffondere
competenze e pratiche agricole a profitto di un insieme più
vasto. ■
Fonte: mario.cigic/shutterstock.com
DOSSIER
Dimenticate, perché
malattie dei poveri
Le malattie tropicali dimenticate riguardano un miliardo di persone. Vengono volutamente
trascurate perché la loro cura non è economicamente conveniente. Con buona pace per la
salute per tutti
di Antonello Farris
UN DIRITTO NON ANCORA PER TUTTI
a salute è un diritto umano fondamentale e
inalienabile. Quindi riguarda ogni persona che
vive su questo pianeta chiamato terra. È questa
l’affermazione espressa nei principali documenti
internazionali e nazionali emanati nel 1948 come la
Dichiarazione Universale dei diritti umani dell’Onu,
la Costituzione dell’Oms, la Costituzione italiana.
E non è un caso il 1948. Il mondo, e l’Europa in
particolare, avevano sperimentato nella prima metà
del XX secolo la negazione del concetto di umanità
e di ogni diritto umano, con le tragiche conseguenze
che la storia ci ha consegnato.
“Mai più”. Quante volte abbiamo sentito questa
affermazione e quante volte continueremo a
sentirla? Eppure benessere, pace, felicità sono
realtà scritte nel cuore dell’uomo. Perché la salute è
proprio questo. “Non consiste soltanto in un’assenza
di malattia o infermità” ma “è una condizione di
armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo,
dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale
e sociale”, seconda la stupenda definizione del prof.
Alessandro Seppilli.
L
La Dichiarazione di Jakarta del 1997, sulla
“Promozione della salute nel XXI secolo”, è ancora
più chiara: “I prerequisiti per la salute sono la
pace, una casa, l’istruzione, la sicurezza sociale, le
relazioni sociali, il cibo, un reddito, l’attribuzione di
maggiori poteri alle donne, un ecosistema stabile,
un uso sostenibile delle risorse, la giustizia sociale,
il rispetto dei diritti umani e l’equità”.
Infatti la salute è influenzata (determinata) da
numerosi fattori. Tra questi fondamentale è la
situazione politica e socio-economica che da
sola incide sulla salute per il 50%. Questa analisi
è contenuta nel rapporto dell’Oms pubblicato nel
2008 sui Determinanti sociali della salute (Closing
the gap in a generation: health equity through action
on the social determinants of health).
Lo studio afferma che fattori politici, economici,
sociali, culturali, ambientali, comportamentali
e biologici influenzano lo stato di salute degli
individui e delle comunità e sono la causa della
diseguale distribuzione della salute all’interno della
popolazione. La salute, allo stato attuale, non è un
diritto per tutti.
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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DOSSIER
IGNORATE DAI MERCATI
Uno degli esempi più pertinenti sono le malattie
tropicali dimenticate (Neglected Tropical Diseases).
“Neglette”? Vale a dire malattie dimenticate,
trascurate. “Negletto” deriva dal verbo “negligere”
che significa “trascurare qualcosa volutamente,
con colpa”. Quindi malattie scartate. Da chi?
Innanzitutto dal mondo “ricco” perché per loro
non costituiscono un problema sanitario, non
essendo al momento presenti nei loro territori.
Quindi dal mondo della ricerca che non investe
per queste malattie risorse per nuovi farmaci, più
efficaci, con meno effetti collaterali e poco costosi.
Sono ignorate dai mercati perché, anche quando
sono presenti farmaci nuovi, sono poche le persone
che li possono comprare, pertanto non conviene
produrli e venderli nei paesi dove servono.
Spesso gli stessi farmaci sono venduti nei mercati
più redditizi per altri usi e non viene autorizzata
la produzione locale. Anche l’Università se ne
disinteressa. Sono malattie che usualmente non
fanno parte dei normali corsi di formazione.
UN MILIARDO DI “NEGLETTI”
Dimenticate. Eppure interessano circa un miliardo
di persone. Anche l’Oms, ad un certo punto, ha
dovuto occuparsene.
E così ha costituito un contenitore nel quale ha
collocato 17 (!?) malattie assai diverse per l’agente
biologico che le causa e per il quadro clinico e che
ha poi riposto in uno scaffale polveroso.
C’è dengue e rabbia causati da virus; c’è tracoma,
lebbra, ulcera del Buruli causate da batteri; c’è
Fonte: photographee.eu/shutterstock.com
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
POPOLI DIMENTICATI
Cento persone al mondo posseggono a
titolo personale una fortuna totale di 1.427
miliardi di dollari superiore di quasi 5 volte il
reddito totale annuale di 920 milioni di esseri
umani considerati poveri assoluti.(Fonte:
Forbes). Mentre a livello mondiale i poveri
relativi sono circa 3 miliardi e vivono con
2.50 dollari al giorno; i poveri assoluti sono
circa 1,4 miliardi di persone e vivono con 1.25
dollari al giorno. L’accumulazione genera
ed è generata dalle diseguaglianze. Infatti
senza uguaglianza non c’è giustizia, né diritti,
né libertà. Agire sulla povertà significa agire
sui modi e sulle finalità di produzione della
“ricchezza” che deve essere messa al servizio
dei diritti di tutti.
Allora ben vengano le soluzioni di tipo
sanitario. Ma queste da sole non risolveranno
il problema delle malattie dimenticate che
continueranno ad essere dimenticate. Queste
malattie hanno bisogno di una “cura sociale”.
Alla “globalizzazione economica” bisogna
sostituire la “globalizzazione dei diritti” la
sola che può interrompere quella catena delle
disuguaglianze che è alla base di queste
malattie. Come ha detto la Commissione Oms
sui brevetti, innovazione e salute pubblica
nel 2006: “Non sono soltanto le malattie
dimenticate, ma sono i popoli dimenticati, che
dovrebbero preoccuparci …”.
leishmaniosi, tripanosomiasi africana e americana
causate da protozoi; c’è filariasi, oncocercosi,
schistosomiasi… causate da parassiti chiamati
elminti.
Ma perché solo 17 in quel contenitore? È un
contenitore “aperto” che aspetta di accogliere tutte
quelle malattie che sono così neglette da essere
dimenticate anche all’interno delle malattie neglette.
Ci sono malattie ad alta prevalenza locale ma con
poco impatto globale che sono escluse, come ad
esempio di recente l’ebola.
Il criterio che le accomuna è rappresentato dal fatto
di essere distribuite in un’area geografica compresa
tra il tropico del Cancro e il tropico del Capricorno,
concentrate nel continente asiatico e soprattutto in
quello africano dove sono interessate le comunità
più povere e marginalizzate.
Sono presenti dove la sanità è carente o molto
deficiente.
Sono presenti dove l’acqua è inquinata. Sono
presenti dove le abitazioni sono fatiscenti. Sono
cioè malattie legate alla povertà e ostacolano lo
sviluppo economico di queste popolazioni.
DOSSIER
LA POVERTÀ: CAUSA ED EFFETTO
Ad eccezione della rabbia, la mortalità di queste
malattie non è elevata. Tuttavia hanno un fortissimo
impatto sociale. Sono malattie debilitanti e spesso
invalidanti: danno una grave disabilità per tutta la
vita, spesso sono associate a stigma ed esclusione
sociale. Come il tracoma e l’oncocercosi che
causano cecità, come la lebbra e l’ulcera del Buruli
che oltre a produrre disabilità, generano esclusione
sociale.
L’esito finale di queste malattie è quello di impedire
il rafforzamento (empowerment) di questi soggetti.
Non hanno un lavoro, non hanno un reddito,
non hanno istruzione. Alimentazione, abitazione,
situazione igienica sono carenti. Insomma la povertà,
che è la causa principe delle Neglected Diseases,
diventa “causa” e contemporaneamente “effetto”,
un circolo infinito che si autoalimenta.
Sono malattie che impediscono la crescita
personale e della comunità, che rendono sempre più
precaria la loro condizione economica, rendendoli
più poveri ed incrementando ed esacerbando le
disuguaglianze sociali che avevano contribuito alla
stessa insorgenza della malattia.
Secondo l’Oms la chemioterapia preventiva,
la diagnosi precoce e le cure decentralizzate, il
controllo dei vettori, l’utilizzo di acqua potabile e
servizi igienici, un piano di salute pubblica veterinaria
potrebbero prevenire ed eliminare le malattie
tropicali dimenticate. Anche tra gli Obbiettivi del
Millennio del 2000 c’era quello di “arrestare entro
il 2015, invertendo la tendenza, l’incidenza delle
principali malattie”. Nonostante l’impegno da parte
degli organismi internazionali, molti programmi
sembrano ancora fortemente parziali e caratterizzati
da profonda discontinuità.
TERAPIE TROPPO CARE
Le criticità sono numerose. A partire proprio dalle
terapie. Come si legge in uno studio, pubblicato
sulla rivista scientifica The Lancet nel 2002 (Drug
development for neglected diseases: a deficient
market and a public-health policy failure), “tra
il 1975 ed il 1999 sono stati registrati 1393 nuovi
farmaci. Solo 13 erano specifici per le malattie
tropicali (meno dell’1%). La maggior parte dei nuovi
farmaci per le malattie tropicali sono il risultato delle
ricerche veterinarie e militari”. In conseguenza degli
alti costi della ricerca (su 100 molecole 10 diventano
farmaci utilizzati in terapia) sono farmaci costosi,
Fonte: InnervisionArt /shutterstock.com
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
13
DOSSIER
devono essere acquistati dai pazienti e inoltre sono
insicuri e di difficile somministrazione.
Le popolazioni interessate da queste malattie
sono tra le più povere al mondo. Nella classifica
dell’Indice di Sviluppo Umano (Isu) sono popolazioni
che occupano gli ultimi 20 posti dei 182 paesi.
Questo indice individua la qualità della vita di una
popolazione: aspettativa di vita, istruzione, reddito.
Indica cioè quanti anni uno vive, quanti anni va a
scuola, quanto guadagna per vivere. In questi paesi
tutti questi numeri sono molto bassi.
Possono acquistare farmaci, spesso costosi? C’è
bisogno di azioni integrate che coinvolgano il nord
e il sud se pianeta. Ad esempio produzione anche
locale di farmaci sicuri, di facile somministrazione
(monodose), economici o con un intervento delle
multinazionali del farmaco; diagnosi di comunità
semplici ed economiche; interventi sull’ambiente
eco-compatibili volti a controllare i vettori con
l’utilizzo sempre maggiore della lotta biologica e
sempre minore dei pesticidi; assicurare l’accesso
all’acqua potabile sicura e ad adeguati servizi
igienico-sanitari.
La crisi economica globale incide sempre più
pesantemente su queste popolazioni. La mancanza
di risorse, principale determinante della salute,
aggrava la situazione di queste malattie della
“povertà”.
Ma la povertà non è una malattia genetica. Non
esiste il “gene” della povertà. Esiste l’impoverimento.
Non si nasce poveri, lo si diventa quando le risorse
e beni comuni vengono accumulati e si concentrano
nelle mani di pochi. ■
Fonte: number 1411/shutterstock.com
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
RBC, UNA RISPOSTA POSSIBILE
Ma quali soluzioni possibili? Prima di tutto
sostituiamo l’individualismo che ha prodotto
tanti danni con una comunità di persone che
hanno gli stessi diritti. Non inventiamo niente
di nuovo. Dal 1994 Oms, Ilo, Unesco hanno
elaborato una strategia di sviluppo della
comunità denominata “Riabilitazione su Base
Comunitaria”.
È un modello pensato per la disabilità ma
che può essere esteso a tutta la società,
perché ha come fine quello di creare una
società giusta dove tutte le persone hanno
gli stessi diritti. Dove le persone (cittadini)
hanno un ruolo attivo nelle scelte pubbliche
(partecipazione), dove tutti hanno accesso agli
stessi beni e servizi nel rispetto delle diversità
(inclusione), dove le risorse disponibili sono
utilizzate equamente nell’interesse di tutti
(sostenibilità).
Il fondamento di tutto questo è la persona
che deve prendere coscienza della sua
importanza nella comunità e assumersi la
responsabilità del proprio sviluppo e di quello
della comunità (empowerment). Ecco perché
la salute va intesa come distribuzione della
salute. Una giusta distribuzione della salute
può esistere solo in una società nella quale
le persone hanno tutte gli stessi diritti. Solo
così possiamo curare le malattie dimenticate
e i popoli dimenticati.
Cultura
Fonte: “Rwanda” di Grenier, Austini, Masioni
Matite africane
Il fumetto in Africa arriva con i colonizzatori. Ma sono parecchi ormai gli autori africani che
trattano nelle loro tavole temi con una chiara impronta sociale
Intervista a Sandra Federici
a cura di Nicola Rabbi
L
a rivista Africa e Mediterraneo è tra le più attente a
far conoscere questo genere in Italia. La dirige Sandra
Federici
Come è nata l’idea di occuparsi di comics africani?
Esistevano poche iniziative del genere; c’era una ong
francese, “Equilibres & Populations”, che aveva pubblicato
nel 2000 il libro “A l’ombre du baobab”, dove una trentina di
autori africani di fumetto erano stati chiamati a disegnare
delle tavole sulla condizione della donna, i bambini
soldato, le mine, tutti temi che servivano a sensibilizzare il
pubblico francese.
Anche noi abbiamo presentato, assieme all’ong Cefa,
un progetto di educazione allo sviluppo rivolto all’Africa
in cui si parlava di questi temi attraverso il fumetto.
Il progetto ci ha permesso di pagare dei ricercatori che
sono entrati in contatto con i fumettisti di varie aree
linguistiche, facendosi mandare delle immagini, a volte
acquistando delle tavole ed è così nata la mostra “Matite
africane”.
La mostra ha girato molto nelle scuole e nei comuni
in quegli anni; in seguito il progetto ha avuto un nuovo
sviluppo ed è diventato un premio (“Africa e Mediterraneo”)
per il miglior fumetto inedito di autore africano dell’anno.
Il concorso è iniziato nel 2002, Pat Masioni, che è stato il
vincitore di quell’anno, è poi diventato uno dei fumettisti
più famosi lavorando anche in Europa. Ricordiamoci che
in quegli anni quel premio era una buona occasione per gli
artisti africani di essere notati da qualche editore europeo.
In questi ultimi vent’anni però il panorama economico,
sociale e tecnologico è molto cambiato, cos’ è ora il
premio?
Il progetto è cambiato dopo l’avvento d’internet in
Africa, dato che molti autori hanno aperto un blog e sono
visibili su internet dappertutto. Il fatto di “sfondare” nel
fumetto europeo si è dimostrata un’illusione che è riuscita
solo a pochissimi talenti che hanno magari incontrato
il giusto sceneggiatore europeo. Il premio ha avuto un
po’ una battuta d’arresto con l’edizione 2011-2013, per
carenza di finanziamenti e forse perché non era più lo
strumento giusto. Oggi lo abbiamo ripreso ma bisogna
capire come rinnovarlo sicuramente lo faremo tutto
digitale, sull’esempio del premio “Comics for equality”, un
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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Cultura
premio europeo per fumettisti di origine migrante.
Si può parlare di fumetto africano, intendendo con
questo uno strumento che ha alcune caratteristiche
comuni, un’estetica simile?
Non esiste un’estetica comune africana, il fumetto viene
da fuori, con la colonizzazione; ci sono molte influenze
dall’esterno, in area francofona l’influenza naturalmente
viene dalla Francia e dal Belgio. Negli anni ‘50-‘60,
periodo di boom del fumetto in Europa, lo strumento è
stato utilizzato sia dai colonizzatori che dai missionari.
Dal Belgio è stato importato “Tintin” che ha avuto un
grande successo in Congo; si sono diffusi i fumetti petit
format (un formato ridotto ma più grande di un tascabile,
ndr), anche Tex Willer ha avuto un grande successo e in
Africa ed è molto conosciuto.
Dopo la decolonizzazione, il fumetto è stato usato
dalla cooperazione dei paesi europei; negli anni ’70
alcuni, pochi, autori africani hanno iniziato a lavorare
con la cooperazione, pubblicando con le Edizioni
Paoline francesi. In vari paesi francofoni, la cooperazione
francese ha diffuso una rivista, un giornalino a fumetti,
dove il protagonista era un ragazzino africano di nome
Kouakoù; le storie trasmettevano una visione dell’Africa
non razzistica o pietistica come lo era in “Tintin” dove,
solo per fare un esempio, gli africani hanno tutti i labbroni.
Il fumetto si è diffuso molto negli anni ’70 e ’80 in Costa
d’Avorio, Senegal, Mali, Congo, Repubblica democratica
del Congo, nelle librerie all’aperto, per terra, dove si
compravano per pochi soldi i giornalini che venivano poi
scambiati. Nell’Africa anglofona, invece, giravano più i
fumetti dei supereroi americani.
Dagli anni ’90 l’apertura democratica avvenuta in alcuni
paesi ha permesso l’emergere della figura del vignettista
da giornali; nasce così il fenomeno della satira politica,
fenomeno questo che ha comportato seri problemi però
per i disegnatori.
Quali sono i temi maggiormente trattati dal fumetto
africano negli ultimi anni?
I temi più comuni sono quelli che si riferiscono allo
sviluppo, all’emigrazione, alla critica delle disuguaglianze,
alla povertà. Si tratta non tanto della differenza tra il nord
e il sud del mondo ma delle differenze sociali interne, la
corruzione, e soprattutto vengono descritte le persone
che in tutto questo caos s’arrangiano; è la lotta dell’uomo
africano nella modernità, in situazioni urbane.
Nel panorama dei fumettisti africani sub-sahariani chi
emerge oggigiorno?
Continuando a parlare della satira, quella africana è
abbastanza didascalica, diversa da quella europea, ha un
umorismo non sempre brillante, si ricorre spesso alla
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
rappresentazione allegorica, ad esempio l’Europa viene
rappresentata come una bella donna che attira; è una
satira esplicativa, o che fa la caricatura dei personaggi
politici locali, ci sono comunque autori molto bravi come
il tanzaniano Gado o il gabonese Pahe (http://pahebd.
blogspot.it) che fa una satira a livello di Charlie Hebdo,
non ha paura di niente; ha anche un blog, dove pubblica
vignette in cui critica il presidente, parla di temi sessuali
espliciti, come quelli sui gay che scandalizzano fortemente
il pubblico dato che in Africa c’è ancora un forte distacco
tra intellettuali e persone comuni.
Altro nome noto è il congolese Barli Baruti che è
arrivato a pubblicare in Francia, un fumetto di genere
poliziesco, riuscendo così nel sogno di molti disegnatori
africani di approdare in Europa. Adesso però le possibilità
vere i fumettisti le hanno nel loro paese, lì possono avere
un mercato, perché c’è la mancanza di bravi disegnatori
e tecnici grafici. Teniamo però presente che il mercato
del libro in Africa, anche se il continente è in crescita
economica, è in condizioni critiche perché la classe media
non compra libri e fumetti, e nemmeno la lettura viene
promossa dallo Stato.
Un caso particolare di autore, è quello di Marguerite
Abouet, una scrittrice ivoriana che ha sceneggiato il
fumetto di grande successo, “Aya de Yopougon”. Il libro
racconta la storia di alcuni ragazzi di un quartiere di
Abidjan e ne è stato tratto anche un film e una serie
televisiva. Quello dell’Abouet è il maggior caso di successo
di un artista africano di fumetti. ■
Reportage
Fonte: Archivio fotografico di Aifo
Gestire il dopo terremoto
In Nepal il responsabile di Aifo India ha effettuato una missione poco dopo il terremoto che ha devastato il paese. La
capacita progettuale messa al servizio dell’emergenza ma anche di soluzioni a lungo termine
di Jose Manikkathan
I
l Nepal è stato eccezionale nella sua capacità di
restaurare la “normalità” in un breve lasso di tempo.
Le comunicazioni, compreso internet e le linee del
telefono, sono operative. Il sistema bancario funziona, il
bancomat pure, le banche funzionano anche se gli edifici
sono talvolta collassati e gli impiegati lavorano a proprio
rischio.
Mentre i media distillavano informazioni e storie sulla
devastazione in Nepal, noi di Aifo India abbiamo avuto
la fortuna di partecipare alla ricostruzione del paese con
il nostro proprio metodo di azione. Sono stato in Nepal
dal 13 al 19 maggio e ho toccato diversi remoti villaggi
dove nessuna forma di aiuto e di soccorso era ancora
arrivata. Nello sviluppo di un piano d’azione per il Nepal,
l’unica sfida che le agenzie di sviluppo possono affrontare
per sostenere la ricostruzione del Nepal consiste nella
fornitura di cibo, abitazioni, assistenza sanitarie e la scuola.
Le sfide principali
Il raccolto di grano, che è il principale prodotto in molte
regioni del Nepal, è ora pronto per la mietitura. Comunque
l’intreccio tra la scarsezza di manodopera, la distruzione
dei granai per immagazzinare, e la rottura della catena di
distribuzione per permettere al grano di essere lavorato e
messo sul mercato, significa che ci sarà un’enorme carenza
di cibo e si avrà come risultato prodotti alimentari troppo
cari. Sarà importante per il governo e per le agenzie
umanitarie sostenere la catena di distribuzione agricola e
la produzione alimentare affinché la gente abbia accesso
al cibo a prezzi convenienti. Il bestiame è anch’esso parte
dell’economia, ma quanti capi siano andati persi ancora
non è dato da sapere.
Un altro problema è il fatto che la capitale Katmandu è
una città densamente popolata. A seguito del crollo delle
strutture e della minaccia di nuove scosse, la maggior
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
17
Reportage
parte della gente è stata costretta a vivere nelle strade.
Comunque è difficile trovare spazi aperti dove sistemare
gli sfollati. La questione più immediata è la mancanza di
spazi aperti dove i ripari, anche provvisori, possono essere
costruiti.
Gli spazi sono disseminati da cumuli di macerie, da
strutture crollate e insicure, ma non ci sono macchinari
per rimuovere i detriti, inoltre non sarebbe facile trovare
luoghi dove metterli (discariche, ecc.) anche perché il
territorio della regione è in primo luogo montagnoso.
La questione che si pone con urgenza è: dove aiutare il
governo e i cittadini a costruire ripari temporanei? Proprio
a causa del problema dei detriti e della mancanza di
spazi, se il territorio non viene ripulito in tempi rapidi,
l’inizio del monsone, il succedersi di nuove scosse e di
smottamenti significherebbe che questa emergenza ne
verrebbe esasperata.
Ci sono altre sfide di natura sanitaria che la popolazione
del Nepal deve affrontare. L’Unicef ha documentato lo
scoppio di un’epidemia di morbillo e di numerose altre
malattie infettive. Tra le donne si è osservato il rischio di
un incremento dei parti prematuri, questo si spiega col
fatto che molte donne in gravidanza entrano nel periodo
del travaglio in uno stato di stress e di trauma, come
conseguenza dell’esperienza del terremoto vissuto. Tenuto
conto che molti ospedali sono chiusi o solo parzialmente
agibili e che le strade sono seriamente danneggiate, le
donne non sono in grado di accedere alle cure mediche, e
rimangono in situazioni che compromettono gravemente
la loro salute.
Le persone vulnerabili
Molte sfide rimangono nella ricostruzione del Nepal.
Una minaccia imminente è assicurare che la gente abbia
ripari per far fronte al monsone che dura cinque mesi
a partire da giugno. Un’altra urgenza è ripulire, come si
è detto, gli spazi dalle macerie e creare insediamenti
temporanei per gli sfollati. Infine è bene ricordare che in
tempo di crisi, come quella che vive il paese, le persone
emarginate, come gli anziani, gli ammalati e le persone
con disabilità, vengono solitamente dimenticate, e in tal
modo diventano ancora più vulnerabili.
Per questo motivo Aifo India è impegnata a fare
tutto il possibile affinché queste persone non vengano
lasciate indietro. Con il supporto dei nostri partner
stiamo lavorando per apprestare rapidamente dei ripari,
per provvedere al cibo ed un supporto generale. Inoltre
con il nostro partner WATCH-Nepal, sosterremo la
riabilitazione a lungo termine delle comunità di villaggio,
organizzandole, aiutandole a promuovere gruppi di lavoro,
ecc.
Il nostro obiettivo attuale è quello di operare con la
comunità dei malati di lebbra. Ci sono oltre 250 persone,
18
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
distribuite in una cinquantina di famiglie, che sono giunte
da tutte le parti del paese. Molte di loro hanno sofferto
la lebbra ed erano guarite. Oggi queste persone vivono
con deformità e diverse forme di disabilità insieme alle
loro famiglie, ma che sono state allontanate dalle loro
comunità di origine. Vivono attualmente in una zona
molto decentrata di Katmandu. Hanno mezzi molto
limitati e si trovano in condizioni di non poter ripristinare
le proprie case e di ricostruire le proprie vite.
Aifo India, con la sua visione progettuale, unitamente
a molte Ong locali, è impegnata a far ritornare queste
persone. Lo stiamo facendo mettendo in campo una serie
di azioni come la costruzione di abitazioni provvisorie
(con tubolari di ferro e con lamiere) che possono ospitare
nuclei di cinque persone e le forniture di assistenza
sanitaria e di alimenti non deperibili. Inoltre vogliamo
offrire la possibilità ai bambini di tornare a scuola. Nel
frattempo intendiamo provvedere alla costruzione di case
definitive. Per questo prevediamo di organizzare volontari
che possano svolgere un’attività per almeno un mese.
L’obiettivo finale, anche se a lungo termine, rimane
la possibilità che le persone facciano ritorno alle proprie
case per riprendere la loro vita normale e le proprie attività
produttive. Ci siamo impegnati per fare il necessario per
raggiungere questo obiettivo. ■
Fonte: Archivio fotografico di Aifo
Strumenti
Fonte: Mangsaab/shutterstock.com
L’educazione alimentare
La fame e la sottoalimentazione si accompagnano alla malnutrizione, a diete alimentari
eccessive e comunque sbilanciate, con gravi ripercussioni sulla salute. Una sana
alimentazione è decisiva per prevenire la malnutrizione
I
di Antonella Marongiu
l tema dell’educazione alimentare è sempre più al
centro dell’attenzione internazionale, poiché il costo
economico e sociale della malnutrizione è in continuo
aumento, in termini di disabilità, costo sanitario e ridotta
produttività. EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia
per la Vita” è un’occasione straordinaria per richiamare
l’attenzione mondiale su cibo e alimentazione.
Centinaia di milioni di persone soffrono di malattie
provocate da diete alimentari eccessive, sbilanciate o
deficienti. Secondo il rapporto Sofa 2013 della Fao, sullo
Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, 1,4 miliardi
di persone sono in sovrappeso, di cui 500 milioni obesi
e a rischio di malattie cardiovascolari, diabete o altre
patologie. Nei paesi in via di sviluppo una persona su sette
è cronicamente sottoalimentata.
L’Oms e la Fao danno una definizione dell’educazione
alimentare: “processo informativo ed educativo per mezzo
del quale si persegue il generale miglioramento dello stato
di nutrizione degli individui, attraverso la promozione
di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione dei
comportamenti alimentari scorretti, l’utilizzazione
di manipolazioni più igieniche degli alimenti ed un
efficiente utilizzo delle risorse alimentari”. Giornali, radio,
televisione, opuscoli informativi, scuola sono i mezzi usati
per l’informazione e la sensibilizzazione delle persone.
Cominciare dalla scuola
La scuola è considerata il contesto educativo più
adeguato avendo a che fare con persone giovani, più duttili
e con una maggiore capacità di apprendimento rispetto
agli adulti. Inoltre, “nella popolazione giovanile dei Paesi
industrializzati sono in aumento i problemi legati a cattive
abitudini alimentari e c’è un allarmante aumento del
numero di giovani in soprappeso”,come evidenziato nelle
“Linee Guida per l’Educazione Alimentare nelle Scuole
Italiane” del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca. Nei Paesi in via di sviluppo l’educazione
alimentare ha un iter più complesso ed una maggiore
difficoltà di implementazione legata a fattori diversi: scarsa
scolarizzazione, inadeguate risorse didattiche, scarsezza di
alimenti, fattori culturali.
La Fao ha elaborato le “Linee guida per l’Educazione
alimentare nelle scuole primarie” adatte per ogni tipo di
scuola o sistema educativo, riferimento molto importante
nei Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo della Guida è aiutare
a pianificare un programma di educazione nutrizionale,
migliorare lo stato di salute e nutrizionale degli scolari,
instaurare delle abitudini alimentari sane e stili di vita
nella popolazione scolastica, da portare come bagaglio per
il futuro.
L’apprendimento si realizza per tappe, diversificato per
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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Strumenti
4 fasce di età: 6-7 anni, 8-10 anni, 11-13 anni, 14-16 anni.
Prevede il coinvolgimento delle famiglie e della comunità,
riconoscendo che le abitudini alimentari non si imparano
solo in classe, ma anche a casa e in ambito comunitário.
Gli obiettivi di apprendimento vanno dalle abitudini
alimentari, ai fattori socio-culturali che influenzano la
scelta dei cibi, la loro classificazione, composizione e valori
nutrizionali; fattori che influenzano la produzione di
cibo, l’importanza della terra, il costo del cibo. Ancora il
mercato del cibo, la sua conservazione, il deterioramento.
L’acqua: fonti, proprietà, uso, conservazione. La sicurezza
alimentare, sino allo smaltimento dei rifiuti. Inculca nei
ragazzi il rispetto per le abitudini alimentari degli altri e il
riconoscimento che il mangiare è un evento sociale.
Gli orti scolastici
Un numero sempre maggiore di Istituti scolastici
inserisce l’orto didattico tra le attività. Gli orti scolastici
sono legati a progetti di educazione alimentare e
ambientale. Con l’aiuto degli insegnanti, e a volte della
famiglie, i ragazzi impiantano un orto, che curano sino alla
raccolta dei prodotti. In alcuni casi questi prodotti sono
utilizzati nella confezione dei pasti nelle mense scolastiche.
I bambini imparano la sana alimentazione attraverso
la partecipazione attiva. Con la realizzazione degli orti
scolastici, si vuole educare i ragazzi all’importanza di una
produzione di prodotti naturali, inculcando il concetto di
sostenibilità e apprezzamento per la cultura alimentare
locale.
Nei Paesi in via di sviluppo, i progetti agricoli sono sempre
più frequentemente integrati nei progetti di educazione
Fonte: Ivonne Wierink/shutterstock.com
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Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
nutrizionale. Col ritorno economico dalla vendita dei
prodotti, il sistema agricolo introdotto permette di fornire
cibo e garantire il sostegno economico delle scuole della
comunità. È anche un’occasione per rimarcare (a livello
scolastico, familiare e comunitario) l’importanza di una
corretta alimentazione.
Il ruolo delle donne
Ertharin Cousin, la Direttrice esecutiva del Programma
Alimentare Mondiale (Pam), ha dichiarato che “per
rafforzare e riformare i sistemi alimentari si deve
riconoscere il ruolo fondamentale delle donne, presenza
indispensabile per riuscire a raggiungere gli obiettivi”. Nei
Paesi in via di sviluppo la donna è un riferimento costante
non solo nella preparazione dei cibi in ambito domestico,
ma anche nella produzione orticola familiare.
L’educazione alimentare materna riveste particolare
importanza per una dieta appropriata durante la
gravidanza a tutela della salute materno-infantile, per
rimarcare l’importanza dell’allattamento, per valorizzare
nella dieta familiare i prodotti locali, di cui spesso non si
conoscono le proprietà nutrizionali, che consentirebbero
una dieta più varia ad un costo accessibile.
In Mozambico, durante un corso sull’alimentazione, una
donna dopo avere sentito che il limone contiene vitamina
C, ed avendo nel cortile di casa un albero con tanti frutti
non utilizzati per retaggi culturali, ha commentato: “Ho
scoperto di avere le vitamine in casa e non lo sapevo”. Ha
deciso di preparare la spremuta di limone nei fine settimana,
per dare le vitamine a tutta la famiglia. Una risposta e
un’abitudine alimentare dalle grandi potenzialità.■
Esperienze
Fonte: Google.com
Fonte: Archivio fotografico di Aifo
Viaggi per tutte le terre
Il diritto al cibo e l’insegnamento di Follereau sono stati al centro del Concorso
scolastico Aifo. L’impegno collettivo, la creatività e l’originalità hanno
caratterizzato le diverse proposte
a cura della Redazione
I
l Concorso scolastico Aifo, giunto nell’a.s. 20142015 alla sua V edizione, ha visto la partecipazione
di numerose scuole in molte regioni d’Italia. Il
tema scelto per questo appuntamento è stato: “Raoul
Follereau e il diritto al cibo”. Al termine del Concorso,
le Commissioni esaminatrici, una per ciascun ordine di
scuola, hanno proclamato vincitori quattro lavori, due a
pari merito per le Elementari, uno per le Medie e uno per
le Superiori.
Per le Elementari sono risultati vincitori a pari merito
una poesia, “Trentadue”, della classe 5A, della Scuola
“Porta di Ferro” dell’Istituto Comprensivo Alessandro
Amarelli di Rossano (CS), e il Gioco dell’oca “Jumangji”
delle classi 3a e 4a della Scuola primaria di Callarengo
d’Asti (AT).
La poesia “Trentadue” allude ai celebri viaggi intorno
al mondo di Raoul Follereau. Il premio è stato così
motivato: “La poesia è capace di raccontare una situazione
di sofferenza, di ingiustizia con linguaggio delicato ma
incisivo, suscitando, in chi legge, riflessione e indignazione.
Le parole raccontano una storia, i versi si susseguono con
ritmo, il ritmo accresce l’attesa, il desiderio di sapere altro.
Metafore e similitudine ti fanno viaggiare in uno spazio
infinito tra gli estremi dell’umanità, tra il presente, il
passato e il futuro ….
‘Vivere è aiutare a vivere’
Solo l’amore può sanare e creare giustizia .
Questo non è un’ utopia ma una speranza, un’ eredità di
impegno a noi lasciato da Chi con ‘Trentadue viaggi per
tutta la terra’ ha abbracciato l’umanità povera del mondo,
regalando, con i suoi abbracci, amicizia e speranza a chi
conosceva solo disperazione”.
Il Gioco dell’oca “Jumangji” è stato premiato perché “è
un gioco che sa trasportare chi nelle storie vuole entrare;
tra dadi per muovere le pedine, numeri doppi che giocano
due volte e il primo che arriva alla fine vince, i bambini
della Scuola Primaria di Cellarengo hanno fatto un ottimo
lavoro di ricerca e di approfondimento degli argomenti
trattati. Analizzando il cartellone-gioco si evince che i
bambini hanno lavorato in modo autonomo cercando di
spiegare in modo semplice anche tematiche complesse,
arricchendo il gioco con splendidi disegni”.
Nella sezione riservata alla scuola Media è risultato
vincitore un video “Tutti uguali alla Tavola del mondo”
Amici di Follereau N. 7-8 / luglio-agosto 2015 |
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Esperienze
Trentadue
Trentadue viaggi per tutte le terre
dove Fame ballava con Guerra;
trentadue giri per non morire
trentadue volte per provare a capire.
Trentadue denti in un sorriso
mangiano solo chicchi di riso:
sono di un uomo senza lavoro
sono di una donna che nel cuore ha un dolore.
Trentadue denti e un televisore
tra cuscini carezze piatti e calore:
sono di un uomo sotto un bel tetto
sono di una donna che nel cuore ha un affetto.
Fonte: Monica Tassoni
realizzato dalla classe IIH dell’Istituto Comprensivo
A. Rosmini di Roma. Tra le motivazioni la capacità
comunicativa, una rappresentazione originale, creativa e
personalizzata. Tutta la classe è stata coinvolta, comprese
persone con disabilità.
Per le Superiori è risultata vincitrice una campagna
pubblicitaria tramite francobolli, “AAA Cercasi”, realizzata
da una studentessa, Samantha Violetta della classe VB
del Liceo Artistico G. Sello di Udine. Il francobollo, che
graficamente rappresenta una clessidra e che nel testo
evoca il Sud del mondo, Africa, Asia, America latina, ha
saputo raffigurare il rapporto tra Nord e Sud in vista di
uno sviluppo autonomo, e il diritto al cibo inteso non solo
come nutrimento ma anche come espressione di dignità
e di crescita culturale. Il resto della classe si è cimentata
anch’essa nell’elaborazione grafico-pubblicitaria di
francobolli. ■
TITOLO ELABORATO - francobollo: AAA CERCASI
1
Trentadue denti senza domani
vanno per strada cercano il pane,
vanno cercando il cibo di sempre
dormono soli, li copre una stella.
Trentadue denti con un calendario
di viaggi di foto di risate di pane,
cercano stelle di un albergo lontano
dormono al caldo di coperte di lana.
Trentadue denti rimasti delusi
da parole buone da discorsi chiusi
in un compito in classe con un bel voto
in discorsi importanti di parole vuote.
Trentadue denti aspettano un uomo
una donna un bambino un cuore nuovo
che li guardi con grazia che li guardi con cura
perché domani sia senza paura.
Trentadue viaggi per tutte le terre
dove Fame balla ancora con Guerra.
Trentadue giri per non morire
trentadue volte senza capire …
TITOLO ELABORATO - francobollo: DISTRIBUIAMOLO
TITOLO ELABORATO
- francobollo:
TITOLO ELABORATO
- francobollo:
CIBO COMBATTIAMO
CIBO PER TUTTI
COMBATTIAMO
L’INDIFFERENZA
50% non
beneficia del servizio
sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
11% insufficienza peo < 2,5 kg
0% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutritta
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutritta
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
CIBO PER TUTTI
50% NON BENEFICIA DEL
SERVIZIO SANITARIO
54% DECESSI CAUSATI DA
CARENZA DI CIBO
48% POPOLAZIONE
MALNUTRITA
ITALIA € 0,60
11% INSUFFICIENZA
PESO < 2,5 KG
50% non be
neficia del
servizio
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di
cibo
48% popolazione malnutrita
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio
sanitario
54% decessi causati da
carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
11% insuffi-
ITALIA € 0,60
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ITALIA € 0,60
COMBATTIAMO
L’INDIFFERENZA
50% non
beneficia del servizio
sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
11% insufficienza peo < 2,5 kg
0% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutritta
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutritta
11% insufficienza peso
< 2,5 kg
50% non beneficia del servizio sanitario
54% decessi causati da carenza di cibo
48% popolazione malnutrita
50% NON BENEFICIA DEL
SERVIZIO SANITARIO
54% DECESSI CAUSATI DA
50% non be
NEPAL
DOPO IL TERREMOTO
LA SFIDA CONTINUA
Aifo è impegnata, dopo il terremoto, a far fronte ai bisogni più immediati, e ha convogliato
le prime donazioni ricevute. Attraverso Aifo India, che si è recata sul posto per valutare le
priorità, e il partner locale dei nostri progetti, WATCH, abbiamo lanciato Appelli e cercato
nuovi sostenitori, come il Rotary International che contribuirà
con il doppio di ciò che riusciremo a raccogliere.
Dobbiamo completare il nostro intervento d’emergenza in alcuni villaggi più remoti, dare
sostegno alla comunità di malati di lebbra alla periferia di Katmandu, e prepararci ad
uscire dall’emergenza con progetti di lungo respiro,
come già stavamo facendo prima del terremoto.
C’è bisogno del tuo aiuto. Adesso!
Per le azioni concrete e le donazioni visitate il nostro sito www.aifo.it,
e quello di Aifo India http://aifoindia.org/nepal-needs-your-help-now/
Amici di Follereau
Mensile per i diritti degli ultimi, dell’Associazione Italiana
Amici di Raoul Follereau (Aifo)
Via Borselli 4-6 – 40135 Bologna
Tel. 051 4393211 – Fax 051 434046
[email protected]
Lettere alla Redazione: [email protected]
www.aifo.it
Direttore Responsabile
Mons. Antonio Riboldi
Direttore
Anna Maria Pisano
Redazione
Luciano Ardesi (Caporedattore), Nicola Rabbi
Progetto Grafico e Impaginazione
Swan&Koi srl
Hanno collaborato a questo numero
Aifo Brasa, Daniela Danna, Antonello Farris, Sandra Federici,
Jose Manikkathan, Mario Mariotti, Antonella Marongiu
Fotografie
“Rwanda” di Grenier, Austini, Masioni, shutterstock.com,
Archivio fotografico di Aifo, Monica Tassoni
Per la copertina: Brainsil/shutterstock.com
Per l’appello: Grethel Gianotti, Carlo Cerini
Abbonamenti - Amici di Follereau
Le attività dell’Associazione sono il frutto della solidarietà
e della condivisione di coloro che la sostengono.
Puoi contribuire anche tu, sottoscrivendo
l’abbonamento ad Amici di Follereau
Ordinario 13 € / Simpatizzante 18 € / Sostenitore 30 €
Tiratura xxxx copie
Chiuso in tipografia il xx/xx/xxxx
Il numero di Febbraio è stato spedito il xx/xx/xxxx
Stampa: SAB – Trebbo di Budrio (BO)
Postalizzazione
DATA MEC srl, via Speranza, 31 – 40068 San Lazzaro (BO)
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI)
Autorizzazione del Tribunale di Bologna N. 2993, del 19 aprile 1962
APPELLo
BRASILE
since 1961 with the poorest
SOSTEGNO ALL’INFANZIA
A RISCHIO
Bambini e adolescenti sono molto
vulnerabili. Azioni su molteplici piani
offrono loro una vita migliore
Per
un aiuto concreto
• Recupero di un bambino malnutrito di
Porto Nacional 90¤
• Kit per i laboratori artistici della Pastorale
del Minore 80¤
• Viaggio studio per uno studente della
Scuola Familia Agricola70¤
• Materiale didattico per un bambino di
Vila Esperança 50¤
Come
fare la tua donazione
• Bollettino postale n. 7484 intestato a:
AIFO - Onlus, Bologna
• Conto Banca Popolare Etica, IBAN:
IT 89 B 05018 02400000000 505050
• Carta di credito: telefona al n. verde Aifo,
oppure su www.aifo.it, clicca: Dona Online
• Pagamento periodico bancario SEPA SDD
(ex RID) richiedi il modulo al n. verde Aifo
Le donazioni con queste modalità
(non in contanti) sono fiscalmente deducibili
Numero verde Aifo 800550303
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Luglio Agosto 2015