S&P 500 +0,2% +6% +7,2% +6,4% +3,8% Carry VIX quest'indice e il suo nuovo record storico riaccendono il dibattito sulla (sopra)valutazione dei mercati azionari, percepiti come sconnessi dall'economia reale. Pagina 2 La fragile crescita dell'eurozona nel primo trimestre 2014. L'ipotesi di alcuni economisti di un ritorno dell'espansione non ci sembra probabile. Pagina 4 Crescita del PIL cinese nel 1° trimestre, come variazione trimestrale annualizzata. Pagina 5 per lo Stoxx Europe 600 e +5,0% per lo S&P 500 dall'inizio dell'anno, dividendi compresi. Pagina 6 L'apprezzamento del real brasiliano, la migliore moneta dall'inizio dell'anno, rispetto al dollaro USA. Pagina 8 L'incremento delle promesse di vendita di abitazioni registrate tra febbraio e aprile 2014 negli Stati Uniti. Pagina 10 trade, ovvero come trarre vantaggio dai differenziali di tasso d'interesse tramite i cambi. Pagina 13 per Implied Volatility Index, l'indice che misura la volatilità implicita delle opzioni sullo S&P 500. Pagina 14 Intensi dibattiti sull'economia mondiale e i mercati finanziari Giugno 2014 Prospettive COMMENTO Il ritorno alla media, solo una questione di tempo Il nuovo record storico (nominale) dell'indice S&P 500 negli Stati Uniti riaccende il dibattito sulla (sopra)valutazione dei mercati azionari, percepiti come totalmente sconnessi dall'economia reale, a causa delle conseguenze intenzionali delle politiche monetarie non convenzionali, specificatamente l'inflazione del prezzo delle attività, piuttosto che quella dei prezzi dei beni e dei servizi. Le nostre stime dei rendimenti complessivi nominali annui per le azioni americane ed europee, consultabili nell'opuscolo speciale «Orizzonte» del mese scorso, indicano prospettive a 10 anni intorno al 4,5%. Questo dato si rapporta ad una media storica a lunghissimo termine leggermente inferiore al 10% nel caso americano. Yves Bonzon Direttore degli investimenti La maggior parte delle discussioni relative alla (sopra)valutazione del mercato partono implicitamente – raramente esplicitamente – dall'ipotesi che gli indici devono ritornare a più o meno breve scadenza verso il loro livello medio di equilibrio storico. A tal fine, essi devono raggiungere il livello a partire dal quale il rendimento nominale o reale storico potrà nuovamente essere proiettato per i prossimi 7-10 anni. RAPPORTO PREZZO/UTILI DELLO S&P 500, CORRETTO PER IL CICLO ECONOMICO. 45 40 Valore mediano 35 Rapporto prezzo/utili dell'indice S&P 500 corretto per il ciclo economico a 10 anni 30 25 20 15 10 5 0 1880 1890 1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 Fonte: Robert Shiller Applicando questo ragionamento agli utili societari - tramite il rapporto prezzo/utili d'equilibrio -, un ritorno alla media storica della redditività implica un rendimento annuo medio a 10 anni delle azioni intorno al 6,5% in termini reali o al 10% in termini nominali, dividendi compresi. Per il mercato americano, il rapporto prezzo/utili d'equilibrio si aggira intorno a 16-17 volte i profitti corretti in base al ciclo economico. Questo concetto, |2| prospettive|giugno 2014 denominato CAPE (cyclically-adjusted price/earnings), è stato reso celebre dal professor Robert Shiller in una versione, come indicato nel grafico a fianco, che tiene conto della media dei profitti negli ultimi dieci anni. Su questa base, il livello di equilibrio dell'indice S&P 500 sarebbe di circa 1250 punti, pari attualmente ad una sopravvalutazione di oltre il 50%. Dobbiamo quindi vendere subito le azioni che abbiamo in portafoglio? Non necessariamente. Innanzitutto, bisogna tenere presente che quanto più l'orizzonte previsionale è breve, tanto meno la previsione diviene affidabile. Tutto dipende evidentemente dalla sopra- o sottovalutazione del mercato rispetto al punto di previsione nel 2014 ma, salvo casi estremi, in un senso o nell'altro, la nostra stima dovrebbe rivelarsi vicina alla realtà. A più breve scadenza, tutto dipende dal ritorno alla media di due variabili: i margini degli utili da una parte e il multiplo che gli investitori pagano per i profitti, il rapporto prezzo/utili (P/E), dall'altra. Nel primo caso, abbiamo più volte evocato le ragioni strutturali legate alla globalizzazione per le quali i margini degli utili dovrebbero verosimilmente rimanere elevati più a lungo del previsto. Nel caso del rapporto prezzo/utili, tutto dipende dalla velocità con cui i tassi d'interesse si normalizzeranno negli Stati Uniti nei prossimi anni. In un mondo sempre soggetto a forti pressioni disinflazionistiche, per non dire deflazionistiche, restiamo dell'avviso che questo processo di normalizzazione richiederà più tempo di quanto previsto dal mercato. In sintesi, le azioni risultano incontestabilmente care in termini storici, ma la maggior parte delle classi di attività lo sono, in grado diverso, nel nuovo paradigma monetario in cui le banche centrali mirano anche l'inflazione delle attività e non più soltanto quella dei beni e dei servizi. Di conseguenza, il ritorno alla media potrebbe manifestarsi più tardivamente o in minore misura da quanto previsto dagli analisti più pessimisti. «Prospettive» è disponibile anche online. Seguite quotidianamente e abbonatevi alle nostre opinioni sull’economia, i mercati e le tendenze secolari sul sito http://perspectives.pictet.com prospettive|giugno 2014 |3| MACROECONOMIA L'avvenire dell'economia mondiale fa discutere La formulazione di uno scenario economico richiede una concatenazione di diverse scelte. Ad esempio, la sequenza che abbiamo scelto per l'economia americana implica un cambiamento di regime, con alla base una crescita autoalimentata del 2,5%-3,0%. Christophe Donay*, Bernard Lambert e Nadia Gharbi * con la collaborazione di Wilhelm Sissener Molteplici questioni economiche fondamentali alimentano un dibattito tra due distinte fazioni di economisti. La crescita economica statunitense accelererà nei prossimi mesi? Dobbiamo prevedere un ritorno della crisi sistemica del debito europeo? Bisogna temere la deflazione o, al contrario, un ritorno dell'inflazione? Le risposte che vengono date a questo tipo di domande sono determinanti poiché lo scenario economico e la struttura dei portafogli dipendono da esse. Alla fine di un rigido inverno, le statistiche mostrano che l'economia americana sembra progressivamente uscire dalla quarantena nel secondo trimestre. Peraltro, tra gli economisti si sono formate due fazioni. Una stima che la principale economia mondiale continuerà a patire un ritmo di crescita inferiore alla tendenza a lungo termine situata al 2,5%-3,0%. L'altra, di cui facciamo parte, ritiene invece che sia in corso un'accelerazione, con motori di crescita virtuale in fase di accensione. Pensiamo soprattutto ai mercati del credito e del lavoro, le cui dinamiche continuano ad essere incoraggianti. In questo contesto la Federal reserve (Fed) dovrebbe continuare la sua uscita progressiva dall'allentamento quantitativo (tapering), mettendo a termine un freno all'espansione del suo bilancio. Questa dinamica monetaria contrasta con quella della Banca centrale europea (BCE) che, secondo i propositi manifestati di recente dal presidente Mario Draghi, sembra pronta a impegnarsi in nuove misure per contrastare il rischio crescente di deflazione e di ritorno della crisi sistemica del debito sovrano dei Paesi periferici dell'eurozona. Anche a questo riguardo si sono formati due campi. Il primo ritiene che un ritorno di questa crisi sia inevitabile, tanto i rapporti debito pubblico/PIL stanno aumentando. Il secondo, cui noi aderiamo, stima improbabile un simile ritorno della crisi, che passerebbe inevitabilmente dai mercati finanziari, tanto la BCE si tiene pronta a intervenire in caso di necessità. I rischi macroeconomici risiedono ancora principalmente nelle economie emergenti, analogamente alle crisi valutarie verificatesi a inizio anno in Turchia, Sud Africa, Indonesia e Argentina. Pur essendosi attenuati recentemente, i rischi geostrategici come quelli verificatisi in Ucraina restano anch'essi una fonte di choc potenziali per le economie sviluppate non ignorabile dagli investitori. Stati Uniti: inizio della risalita dell'inflazione ad aprile Come generalmente previsto, il marcato indebolimento congiunturale del primo trimestre – in buona parte legato a condizioni meteorologiche invernali particolarmente |4| rigide – sembra sfociare in un netto miglioramento nel secondo trimestre. In ogni caso è in questa direzione che è orientata la maggior parte delle statistiche mensili disponibili. La produzione industriale è stata certamente un po' deludente ad aprile, ma i sondaggi presso gli imprenditori segnalano un netto miglioramento ad aprile-maggio. Inoltre, gli indicatori dei consumi rimangono molto ben orientati. Per quanto riguarda gli immobili residenziali, il rimbalzo delle vendite di abitazioni era ancora timido ad aprile, ma la forte ripresa delle aperture di nuovi cantieri residenziali punta verso una ripresa relativamente vigorosa della costruzione residenziale. La crescita del PIL potrebbe pertanto superare temporaneamente il 4% nel secondo trimestre, per poi avvicinarsi al 3% nel secondo semestre. Anno su anno, l'inflazione (alimentazione ed energia escluse) era calata da un picco del 2,3% ad aprile 2012 all'1,6% a febbraio 2014. Un inizio di risalita si è tuttavia profilato da allora (1,8% ad aprile) e il movimento molto probabilmente continuerà, anche se molto progressivamente. Per quanto riguarda il deflatore dei consumi (l'indicatore di riferimento per la Federal reserve), l'aumento dei prezzi sottostante è verosimilmente aumentato da un minimo dell'1,1% a febbraio all'1,4% ad aprile. Ciò dovrebbe portare al Fed a rivedere al rialzo le sue previsioni (1,5% nell'ultimo trimestre 2014) nella sua riunione del 18 giugno. Continuiamo a pensare che il rischio inflazionistico resterà trascurabile ancora per qualche anno. Tuttavia, anche se può apparire strano, la Federal reserve sembra ancora preoccupata per i rischi deflazionistici. I mercati finanziari hanno fatto poco caso a questo inizio di risalita del livello dei prezzi. Una correzione verso l'alto delle previsioni sull'inflazione sembra pertanto probabile nelle prossime settimane. «Negli Stati Uniti, i sondaggi presso gli imprenditori segnalano un miglioramento ad aprile-maggio. Inoltre, gli indicatori dei consumi rimangono molto ben orientati» Eurozona: i dati costringono la BCE ad agire I dati del PIL per il primo trimestre 2014 sono venuti a ricordare che la ripresa era ancora fragile e frammentata. Nel suo insieme, l'eurozona ha espresso una crescita del 2% in questo periodo. Si possono distinguere due gruppi. Da un lato, troviamo la Germania – che assolve il suo ruolo di locomotiva dell'eurozona mostrando una crescita robusta dello 0,8% su base trimestrale – e la Spagna (0,4%), che conferma la sua ripresa. Dall'altro, abbiamo i Paesi che hanno prospettive|giugno 2014 COMPARAZIONE DEI BILANCI DELLA FEDERAL RESERVE E DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA Dopo una forte divergenza dopo l'inizio del 2013, le tendenze dei bilanci delle due banche centrali potrebbero tra non molto cominciare a convergere. USD miliardi / EUR miliardi 4400 FED 4000 3600 3200 2800 2400 BCE 2000 1600 1200 800 07 08 09 10 11 12 13 14 Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream deluso, ossia la Francia (0,0%), l'Italia (-0,1%), i Paesi Bassi (-1,4%) o ancora il Portogallo (-0,7%). Questa divergenza di performance può essere spiegata in parte dalle condizioni meteorologiche clementi dei primi tre mesi dell'anno. In effetti, un inverno insolitamente mite ha stimolato il settore delle costruzioni in Germania, mentre i Paesi Bassi vedevano flettere l'attività collegata all'energia. Oltre a questo fattore temporaneo, la Germania ha potuto contare anche sulla buona tenuta dei suoi consumi privati. Per contro, le esportazioni hanno risentito della debolezza della domanda mondiale, delle turbolenze geopolitiche e anche della forza dell'euro. I dati e i sondaggi (direttori degli acquisti/PMI, Ifo) lasciano pensare che l'economia tedesca abbia raggiunto un picco nel primo trimestre. La crescita dovrebbe con ogni probabilità divenire più debole nei prossimi trimestri, ma noi restiamo tutto sommato positivi relativamente all'economia tedesca. Complessivamente, per l'eurozona, prevediamo una crescita dello 0,3%-0,4% per i prossimi trimestri, che dovrebbe portare a una crescita dell'1,1% per l'intero anno 2014. Nel contempo, le pressioni deflazionistiche persistono. Gli ultimi dati relativi agli aggregati monetari indicano una debole crescita della moneta. La dinamica del credito rimane ancora depressa. Su base annuale, i prestiti alle imprese non finanziarie hanno registrato un -2,8% per il prospettive|giugno 2014 mese di aprile. A ciò si aggiunge l'apprezzamento dell'euro, che oltre a penalizzare la ripresa contribuisce anche alla debolezza dell'inflazione. La BCE deve dunque agire rapidamente per evitare il rischio di deflazione. Cina: il rimbalzo della crescita dovrebbe essere ancora molto timido nel 2° trimestre In termini di variazione trimestrale annualizzata, la crescita del PIL cinese è arretrata intorno al 6% nel 1° trimestre. La maggior parte degli indicatori del mese di aprile punta verso una stabilizzazione della crescita, e la netta risalita dell'indice dei direttori degli acquisti a maggio è incoraggiante. Un rimbalzo della crescita appare probabile nel 2° trimestre, anche se dovrebbe restare molto timido. Siamo sempre dell'avviso che le recenti misure di allentamento delle politiche economiche e un miglioramento delle esportazioni si tradurranno in una modesta accelerazione della crescita nel corso del prossimo mese. Tuttavia, bisogna ammettere che le prospettive rimangono particolarmente incerte, in particolare a causa dell'indebolimento in corso nel settore degli immobili residenziali. Le vendite di abitazioni sono in effetti fortemente diminuite, così come le aperture di nuovi cantieri. Gli stock di immobili da vendere sono sensibilmente aumentati, mentre il ritmo del rialzo dei prezzi immobiliari cominciava a rallentare visibilmente. Le autorità hanno iniziato ad adottare «mini misure» di sostegno (possibilità a livello regionale di togliere alcune restrizioni all'acquisto, incoraggiamento da parte della banca centrale alle banche locali per concedere un maggior numero di finanziamenti ipotecari), e altre verranno probabilmente decise prossimamente. Detto ciò, con capacità immobiliari largamente eccedentarie in molte città e la volontà politica di evitare un rilancio tramite il credito, i rischi che l'indebolimento del settore immobiliare si prolunghi, e pesi in modo più evidente sulla crescita, sono purtroppo considerevoli. |5| STRATEGIA La BCE potrebbe rivelarsi un sostegno potente I mercati azionari delle economie sviluppate raggiungono nuovi record storici. In caso di misure non convenzionali da parte della BCE, questa tendenza beneficerà di un potente sostegno. Occorre tuttavia che i fondamentali non si deteriorino. Christophe Donay*, Chloé Koos Dunand e Jacques Henry *con la collaborazione di Wilhelm Sissener MERCATI FINANZIARI Performance in % degli indici finanziari in moneta locale. Dati al 30.05.2014 Indice Dal 31.12.2013 Mese precedente Azioni statunitensi* USD S&P 500 5.0% 2.3% Azioni europee* EUR Stoxx600 7.2% 2.8% Azioni mercati emergenti* USD MSCI Emerging Markets 3.5% 3.5% US Treasury* USD ML Treasury Master 3.4% 1.1% 1.5% Obbligazioni societarie investment grade statunitensi* USD ML Corp Master 5.8% Obbligazioni societarie high yield statunitensi* USD ML US High Yield Master II 4.7% 1.0% Hedge fund USD Credit Suisse Tremont Index global** 0.7% -0.2% Commodity USD Reuters Commodities Index 9.0% -1.3% Oro USD Oncia troy oro 3.0% -3.8% Le azioni mondiali, misurate dall'indice MSCI World, hanno raggiunto nuovi record storici durante il mese di maggio. Dall'inizio dell'anno al 30 maggio 2014, lo S&P 500 ha registrato una performance del 5,0% e lo Stoxx Europe 600 del 7,2%, dividendi compresi. Questi rialzi trovano sempre spiegazione principalmente in una progressione dei livelli delle valutazioni. Per l'anno in corso, il nostro scenario sui mercati finanziari rimane invariato. La tendenza rialzista dei mercati azionari delle economie sviluppate potrebbe tuttavia beneficiare di un potente sostegno in caso di misure non convenzionali da parte delle BCE. Questi mercati azionari restano la nostra classe di attività preferita, con un rialzo atteso dell'ordine del 10%, in linea con le stime di crescita dei profitti. Tuttavia, affinché questo rialzo si materializzi, la crescita economica attesa sulle due sponde dell'Atlantico deve essere in linea con le previsioni, così come i fatturati delle imprese, i margini degli utili, i profitti e le valutazioni. Se uno o più di questi fondamentali dovessero deludere, gli US Treasury a 10 anni |6| * Dividendi/cedole reinvestiti ** fine aprile 2014 offrirebbero una protezione benvenuta. Essi permettono inoltre di proteggere i portafogli contro i rischi di choc esogeno. Il tasso d'interesse a 10 anni si muove peraltro a un livello basso, vicino al 2,5%. Due scuole di pensiero possono spiegare questa tendenza. La prima sarebbe che il ritmo di crescita economica non rispetta le aspettative, e la seconda che sono sopravvenuti fattori imprevisti e temporanei. La seconda fornisce la spiegazione più convincente. All'inizio dell'anno, le crisi valutarie nelle economie emergenti (Indonesia, Sud Africa, Turchia e Argentina) e la crisi in Ucraina hanno provocato flussi verso le attività rifugio come gli US Treasury a 10 anni. Inoltre, la crescita ha temporaneamente deluso negli Stati Uniti e l'inflazione sottostante resta contenuta, all'1,8%. Le previsioni di crescita degli utili si rafforzano negli Stati Uniti Le previsioni di crescita degli utili 2014 hanno conosciuto recentemente tendenze divergenti nell'ambito dei mercati sviluppati. Da una parte, a livello dello S&P 500, le attese si sono leggermente rafforzate al +8,6% a seguito della pubblicazione di risultati per il primo trimestre quantitativamente e qualitativamente migliori del previsto, con le sorprese positive provenienti non più esclusivamente dai valori finanziari. Per contro, le previsioni per il 2014 hanno trovato una convergenza verso il +7,2% per lo Stoxx Europe 600 e il TOPIX. Due mesi fa, le medesime previsioni erano rispettivamente al +8,8% e al +7,9%. Analizzando la situazione europea, i settori difensivi sono stati quelli che hanno influito maggiormente su questa tendenza. La crescita attesa degli utili per il 2014 è pari a zero, spiegando una perdita di crescita attesa di circa l'1% per l'indice europeo dall'inizio di aprile. Il settore delle telecomunicazioni, in piena ristrutturazione, è anch'esso stato toccato con un calo dei profitti attesi più forte del previsto. Ormai i settori finanziari e ciclici contribuiscono in pari misura alla crescita dei profitti per il 2014, con circa il 3,2%. A livello dei settori ciclici, il contributo è diminuito di circa lo 0,5% da aprile, ma non per quanto riguarda i finanziari, il cui contributo è stato più stabile. Questi due settori rimangono cruciali per il rimbalzo dei profitti europei quest'anno e per permettere ai mercato di continuare la sua progressione. I mercati azionari emergenti in ordine sparso I mercati emergenti, continuando la loro progressione, hanno più che compensato le perdite del primo trimestre. Per contro, i differenziali di performance rimangono importanti per effetto di dinamiche prospettive|giugno 2014 interne diverse. Così, su una finestra mobile mensile al 30 maggio, l'indice russo RTSI ha registrato un forte rimbalzo del 12,1%. Malgrado la guerra civile ad est dell'Ucraina, la Russia ha adottato toni più concilianti con il suo vicino, rassicurando gli investitori. La vittoria di Narenda Modi nelle elezioni indiane ha inoltre contribuito al rialzo dell'8,2% dell'indice Sensex. Per la prima volta in 30 anni non sarà infatti necessaria una grande coalizione per governare, aprendo potenzialmente la strada a riforme profonde, che renderanno il Paese più competitivo. Le azioni asiatiche (Giappone escluso) hanno da parte loro guadagnato il 4,1%, mentre l'indice brasiliano Bovespa ha ceduto lo 0,8%. Il rischio percepito nel mondo emergente è ritornato sotto il livello prevalente prima dei timori sorti durante l'estate 2013 e, secondo le statistiche sul flusso dei fondi, gli investitori hanno smesso di uscire da questi mercati. I livelli delle valutazioni rimangono attraenti. Il dollaro si orienta al rialzo rispetto all'euro Nel mese di maggio il dollaro si è apprezzato di circa l'1,7% rispetto all'euro, passando da un massimo di 1,39 a circa 1,36. Le ragioni sono da attribuire ai commenti di Mario Draghi sulle misure che la Banca centrale europea potrebbe adottare per evitare la deflazione (per maggiori dettagli, v. l'articolo sulla classe di attività «Cambi»). In caso di adozione di misure non convenzionali da parte della BCE, l'euro dovrebbe deprezzarsi. Le performance del dollaro rispetto alle altre monete sono state prospettive|giugno 2014 contrastate. Un gran numero di divise emergenti ha continuato ad esprimere rimbalzi nel corso del mese di maggio, in particolare il rublo a seguito delle dichiarazioni accomodanti da parte della Russia. Dall'inizio dell'anno, il real brasiliano è rimasto la moneta più forte, con un apprezzamento del 6,4% nei confronti del dollaro. Ad eccezione del dollaro canadese, la maggior parte delle monete collegate alle commodity si sono deprezzate rispetto al dollaro a maggio. Le loro performance da inizio anno rimangono tuttavia buone. Il dollaro neozelandese e il dollaro australiano guadagnano rispettivamente il 4% e il 3,6% nei confronti del biglietto verde. Questa tendenza dovrebbe perdurare, tanto più che i prezzi delle commodity si stanno rafforzando e che l'attività cinese sembra in leggera ripresa. stabile, aumentando solo dell'1% dall'inizio dell'anno, e dovrebbe continuare così per i prossimi mesi, prima di apprezzarsi lentamente verso i 120 dollari a fine d'anno. Commodity in rialzo Sebbene ancora in territorio di contrazione, l'indice cinese dei direttori degli acquisti pubblicato a fine maggio si è rivelato superiore alle attese. Questa notizia ha continuato a spingere al rialzo i prezzi delle commodity, con le quotazioni dei metalli di base che hanno registrato mediamente un +3% a maggio e un prezzo del rame che ha messo a segno una progressione del 4,5%. Grazie all'accelerazione graduale del ciclo economico, questa tendenza dovrebbe peraltro continuare fino a fine anno, con una volatilità ancora relativamente importante, analogamente ai mesi precedenti. Il prezzo del barile di Brent da parte sua è rimasto relativamente |7| FATTI SALIENTI NEL MONDO Un'economia europea con forti divergenze tra i vari Paesi L'Europa mostra statistiche economiche contrastate tra i diversi Paesi. La crescita riprende forza in Germania e la Spagna vede aumentare il suo rating creditizio da parte dell'agenzia Standard's & Poor's. La Svezia subisce per contro il peggioramento di un indicatore chiave. BBB L'agenzia di valutazione Standard & Poor's ha innalzato di un livello il rating creditizio a lungo termine della Spagna da BBB- a BBB. L'outlook della quarta potenza economica dell'eurozona, secondo tale agenzia, rimane stabile. +3,8% È l'aumento delle promesse di vendita di abitazioni registrate tra febbraio e aprile 2014 negli Stati Uniti. Questo rimbalzo è incoraggiante, ma resta per il momento ancora troppo timido. Il numero delle promesse di vendita osservato lo scorso aprile restava inferiore del 6,9% al livello registrato in media nel 2013. 3,7 miliardi di euro Divenuto indispensabile per il commercio mondiale, il canale di Panama è in corso di allargamento. Questo cantiere faraonico, il cui costo viene stimato in più di 3,7 miliardi di euro, permetterà il passaggio di cargo con la capacità di trasporto di 12.000 container, contro i 4400 attualmente autorizzati. Già in ritardo di più di un anno, l'inaugurazione del più grande cantiere di genio civile al mondo viene spostata a fine 2015, inizio 2016. |8| prospettive|giugno 2014 Nessun rialzo imminente del tasso di riferimento La Bank of England ritiene di non dovere aumentare il suo tasso di riferimento in tempi brevi, come veniva previsto. Il comitato di politica monetaria della banca centrale ha rivisto al ribasso le sue previsioni sull'occupazione per i prossimi due anni, ma mantiene le sue proiezioni in materia di crescita e d'inflazione. Con una crescita del PIL in rialzo dello 0,8% nel primo trimestre, la crescita britannica evolve al suo ritmo più sostenuto da 6 anni. 98,8 Analogamente all'eurozona, la Svezia lotta contro la deflazione e le prospettive di crescita non sono affatto incoraggianti. L'indice dei sondaggi di tendenza economica (il barometerindikatorn) è fortemente peggiorato, passando da 102,6 in aprile a 98,8 a maggio. Riflettendo questo deterioramento, in un anno la corona svedese si è deprezzata di oltre il 4,9% rispetto all'euro. 32,2 Dopo l'inizio dei problemi politici, la moneta thailandese non ha battuto ciglio. Il cambio è rimasto confinato in un range di 32,2-32,6 baht per 1 dollaro, senza che il mercato riuscisse a capire se la banca centrale aveva aiutato o meno la moneta. La divisa potrebbe perdere terreno se gli investitori esteri (che detengono circa USD 17,4 miliardi di titoli di Stato thailandesi) dovessero vendere le loro attività. Gli investitori locali potrebbero da parte loro essere tentati di mettere i loro averi al riparo in piazze finanziarie più stabili (Singapore o Taiwan). Austerità Fatto raro in Australia, migliaia di manifestanti hanno protestato nelle maggiori città contro la riduzione delle prestazioni pubbliche. In causa, il taglio delle sovvenzioni alle università di 1,2 miliardi di dollari australiani (circa 800 milioni di euro) e il tasso d'interesse per i prestiti agli studenti, che aumenterà al 6%. +2,5% La crescita del PIL tedesco ha conosciuto nel 1° trimestre 2014 il suo maggiore rialzo in tre anni: +0,8% rispetto al 4° trimestre, ovvero +2,5% anno su anno. Questa crescita è stata consentita da un inverno particolarmente clemente e da consumi privati sostenuti. prospettive|giugno 2014 25,2% Jacob Zuma, che sta iniziando il suo 2° mandato come presidente del Sud Africa, ha annunciato una seconda fase di trasformazioni economiche e sociali. La disoccupazione ha raggiunto il 25,2% della popolazione attiva nel 1°trimestre, contro il 24,1% nel 4° trimestre 2013. Questo tasso di disoccupazione raggiunge ufficialmente il 33% nel 1° trimestre se si aggiungono le persone scoraggiate, che hanno rinunciato a cercare un lavoro. Alcuni economisti parlano addirittura di una disoccupazione reale che toccherebbe il 40% degli adulti. |9| CLASSI DI ATTIVITÀ Le azioni seguono un trend favorevole Includendo i dividendi, lo S&P 500 e lo Stoxx Europe 600 offrono dall'inizio dell'anno a questa parte rendimenti superiori alle medie storiche e alle nostre previsioni a 10 anni. L'annualizzazione dei loro rendimenti del +5,0% e +7,2% dà infatti come risultato rispettivamente il +12,5% e il +18,5%. La progressione continua Azioni In attesa di un migliore sostegno dai profitti, una leggera espansione dei rapporti delle valutazioni permette ai mercati azionari sviluppati di proseguire la loro progressione. Da 1° gennaio al 30 maggio, dividendi compresi, lo Stoxx Europe 600 ha guadagnato il 7,2%, contro il 5,0% per lo S&P 500. Malgrado un recente rimbalzo, l'indice giapponese TOPIX rimane invece il fanalino di coda con un ribasso del 6,8%. Le pubblicazioni dei risultati per il primo trimestre sono praticamente terminate. Negli Stati Uniti, le società hanno battuto le previsioni degli analisti in termini di risultato netto, in media del 3,7% e del 3,0%, escludendo i titoli finanziari, spiegando la maggior parte delle sorprese positive dopo il secondo semestre 2012. In Europa il miglioramento resta molto graduale. Se le pubblicazioni dei risultati migliorano e si sono collocate al di sopra delle attese, è essenzialmente grazie al sostegno dei valori finanziari. Per contro, le pubblicazioni sono state molto inferiori alle previsioni, sia in Giappone che nel resto dell'Asia. Ciò non ha impedito il recente rimbalzo di questi mercati, data la maggiore attrattività dei livelli delle valutazioni. Il mercato europeo, con un rapporto prezzo/utili (P/E) prospettico di 14,4 volte, sembra molto caro, sia in termini assoluti che relativi rispetto agli Stati Uniti. L'obiettivo del 10% di rendimento nel 2014 sui mercati delle azioni sviluppate rimane tuttavia raggiungibile. Esso potrebbe persino essere superato se la BCE dovesse adottare misure non convenzionali nella sua prossima riunione a inizio giugno. |10| Le obbligazioni sfidano i pronostici Obbligazioni Il mese trascorso è stato chiaramente segnato da un ritorno in grazia dei titoli rifugio. Il tasso d'interesse degli US Treasury ha pertanto infranto il supporto che teneva dall'inizio del mese di febbraio. Negli ultimi tre mesi il tasso a 10 anni è fluttuato scrupolosamente in un range compreso tra il 2,6% e il 2,8%. A partire dal 14 maggio questo tasso d'interesse è sceso al 2,47% per poi risalire solo al 2,51% - 2,55%. Questa diminuzione dei rendimenti è avvenuta nonostante la pubblicazione di notizie economiche davvero poco favorevoli per le obbligazioni. In effetti, i sondaggi congiunturali e i dati sull'occupazione erano piuttosto incoraggianti. I dati sull'inflazione si sono invece impennati: +0,6% in aprile per il PPI, con il tasso d'inflazione a un anno del CPI che è passato dall'1,1% al 2,0% nell'arco di due mesi. Gli investitori si sono focalizzati sulle cattive notizie. Innanzitutto, la debolezza delle vendite al dettaglio e la contrazione della produzione industriale. Ma, insolitamente, il più grosso colpo negativo è venuto dall'Europa. La pubblicazione del PIL del primo trimestre, inferiore alle attese, con molte economie ritornate in contrazione, ha fatto ricordare le difficoltà dell'eurozona. Tra timori sulla ripresa economica e aspettative per nuove misure da parte della BCE, nell'incertezza, il mercato ha chiaramente scelto la prudenza e ha pertanto vanificato le previsioni generalizzate di un rialzo dei principali tassi d'interesse. Le debolezze dell'economia favoriscono le obbligazioni societarie Obbligazioni societarie In assenza di chiari segnali di ripresa economica americana, dopo il periodo tormentato dal rigido inverno, le obbligazioni societarie continuano a registrare una performance onorevole. Il ritorno in grazia dei titoli rifugio ha permesso alle obbligazioni societarie di ottenere nuovamente una bella performance nello scorso mese. L'investment grade (IG) registra l'1,0% contro lo 0,8% per gli US Treasury e lo 0,7% per l'high yield (HY). Sull'anno, la comparazione rimane favorevole per l'IG (5,2%), contro il 4,4% per l'HY e il 3,0% per gli US Treasury. I settori difensivi hanno saputo approfittare di questa fase di avversione al rischio: le telecomunicazioni (1,3%) e i servizi di pubblica utilità (1,2%) registrano una delle migliori performance mensili. Essi sono tuttavia battuti dall'energia (1,5%), aiutata dal rialzo del barile di greggio. I segnali di rimbalzo dell'economia americana dopo il periodo depresso dell'inverno tardano a manifestarsi. Questo clima di incertezza è favorevole per i titoli rifugio e, per estensione, per le obbligazioni societarie, malgrado il livello storicamente basso dei tassi d'interesse. Il nostro scenario di ripresa economica americana dovrebbe infine materializzarsi e quindi rivelarsi più favorevole alle azioni rispetto alle obbligazioni. Ma nel contempo il dubbio continua a favorire le attività a cedola fissa. prospettive|giugno 2014 I Paesi periferici non mantengono le promesse Hedge fund Ma i gestori long/short equity ritengono che un ritorno ai fondamentali si profili all'orizzonte. Dal mese di marzo i movimenti dei mercati sono stati sfavorevoli per i fondi long/short equity. Mentre le azioni si sono mantenute in un range relativamente stabile, a parte una o due forti oscillazioni, gli specialisti nello stock picking basato sui fondamentali hanno assistito con ansia alla mancata realizzazione, uno dopo l'altro, dei loro scenari. A marzo, una rotazione dai titoli high growth statunitensi a quelli value ha penalizzato i temi Internet e tecnologici largamente seguiti dagli hedge fund. Ad aprile, diversi trade favoriti dal rialzo dei mercati si sono indeboliti come nei settori finanziari o della salute americani o nomi europei in auge, compresi quelli nel settore tecnologico e dell'automobile. Entro maggio, il miglioramento della stabilità negli Stati Uniti ha segnalato un ritorno ai fondamentali. In effetti, a partire dalla metà di aprile, l'indice S&P Growth ha già guadagnato circa il 6%. I gestori hanno comunque dovuto fare i conti con un'ondata di liquidazioni nei Paesi periferici europei. Nonostante la volatilità nelle diverse classi di attività sia a minimi storici, le banche periferiche in particolare sono state tartassate. Il recupero in atto da un paio di settimane ha permesso di ripianare perdite a doppia cifra, offrendo un po' di respiro ai gestori. prospettive|giugno 2014 Prezzi dei metalli in rialzo Metalli preziosi Gli scioperi senza precedenti in Sud Africa continuano a spingere al rialzo i prezzi dei metalli preziosi. Turbolenze sono prevedibili alla fine delle lotte sindacali, ma noi restiamo positivi in merito alle tendenze dei prezzi. Insolitamente, il platino ha rubato questo mese la scena al palladio, con una performance del 4%, quasi il doppio di quella del palladio. Il ritorno della propensione per il rischio continua a beneficiare i prezzi dei metalli preziosi, orientati complessivamente al rialzo nel mese di maggio. La sovraperformance è tuttavia anche da attribuire agli scioperi senza precedenti in Sud Africa, principale produttore di platino, ma anche di oro e di palladio. Le tre principali aziende minerarie del settore producono circa il 40% del platino mondiale e hanno visto la loro produzione diminuire sensibilmente dopo quasi quattro mesi di sciopero. Il platino ha di conseguenza iniziato una tendenza al rialzo dopo l'inizio dell'anno. Il palladio, in rialzo del 16% dall'inizio dell'anno, ha quasi raggiunto i suoi livelli più elevati dal 2011. Quando le controversie saranno risolte tra i sindacati e le imprese in questione, bisognerà aspettare che le tendenze si invertano, almeno temporaneamente. A più lungo termine, restiamo tuttavia costruttivi sul prezzo del platino e positivi su quello del palladio, il nostro metallo di predilezione. Verso un indebolimento dell'euro Cambi Relativamente stabile nei confronti del dollaro da inizio anno, l'euro ha iniziato questo mese una netta tendenza al ribasso. Tale tendenza potrebbe accentuarsi a seconda delle misure che verranno adottate dalla Banca centrale europea. L'euro è sceso durante il mese di maggio da un massimo di 1,39 contro dollaro a circa 1,36. Questo indebolimento ancora una volta è ricollegabile a Mario Draghi, che ha evocato a inizio mese la possibilità che la Banca centrale europea prenda misure significative per rilanciare la crescita ed evitare la deflazione. Se la BCE adotterà effettivamente queste misure, come prevediamo, l'euro dovrebbe confermare la sua tendenza al ribasso nei confronti della maggior parte delle monete. Prevediamo un euro a 1,32 contro dollaro americano a fine anno. Qualora la BCE dovesse scegliere di abbassare i suoi tassi d'interesse in territorio negativo, la risposta della banca centrale svizzera sarà incerta. E' tuttavia probabile che essa aspetti di verificare se il franco svizzero sarà soggetto a una forte domanda. In questo caso, essa privilegerà quasi sicuramente gli interventi sui mercati dei cambi prima di procedere a sua volta ad una riduzione dei tassi d'interesse, portandoli in territorio negativo. La nostra previsione rimane pertanto invariata, con un cambio dell'euro a CHF 1,25 sull'orizzonte di un anno. |11| TEMA DEL MESE: LE STRATEGIE DI CARRY Il carry trade, ovvero come trarre vantaggio dai differenziali di tasso d'interesse tramite i cambi L'accelerazione della crescita mondiale e la restrizione delle politiche monetarie costituiscono un ambiente propizio per le strategie di carry (carry trade). Torniamo a parlare di questo stile d'investimento molto diffuso. Nell'attuale contesto di abbondante liquidità e di tassi d'interesse di riferimento attestati tra lo 0% e lo 0,5% nelle principali cinque economie sviluppate, la ricerca di rendimenti più elevati costituisce una grande preoccupazione gli investitori. Per un investitore con un portafoglio denominato in franchi svizzeri, il rendimento medio attuale dei titoli di Stato a 3 mesi è vicino allo 0%, mentre lo stesso rendimento è al 3,4% annuo per lo stesso investimento in dollari neozelandesi. In teoria, finanziarsi in franchi svizzeri per investire in un deposito a breve termine neozelandese frutterebbe quindi la differenza tra questi due tassi, ossia il 3,4%, a cambi invariati. In pratica, dall'inizio dell'anno il dollaro neozelandese si è apprezzato di poco più del 4%, ossia il 16% su base annualizzata, rispetto al franco svizzero. Pertanto, in questo periodo, indebitarsi in franchi svizzeri per investire in un deposito a breve termine in dollari neozelandesi avrebbe permesso di guadagnare il 19,4% su base annualizzata ad un Chloé Koos Dunand, Currencies & Commodity Strategist |12| investitore svizzero. Questa strategia d'investimento si chiama carry trade. Le strategie di carry, meglio conosciute con il termine inglese di carry trade, comprendono strategie che consistono nel contrarre prestiti nelle monete dei Paesi a tasso d'interesse basso per investire in depositi a termine dei Paesi a tasso d'interesse più elevato. La performance di queste strategie si può pertanto scomporre in due componenti: 1) il differenziale di tasso d'interesse tra la moneta d'investimento e la moneta di finanziamento, necessariamente positivo e conosciuto preventivamente, e 2) la fluttuazione dei loro tassi di cambio, aleatoria. La popolarità delle strategie di carry si riassume in tre punti: sono strategie semplici da imparare, con una duration1 bassa e un rendimento interessante. Questa popolarità ha quindi spinto l'industria bancaria a lanciare a partire dal 2000 vari fondi che seguono questa pratica. Gli inconvenienti di queste strategie rimangono tuttavia spesso ignorati: ad un rendimento elevato corrisponde un rischio elevato, e le strategie di carry possono subire flessioni tanto importanti quanto repentine. Il paradosso del carry trade Il successo delle strategie di carry sembra pertanto in contrasto con quanto ci insegnano gli studiosi di economia2. Onde evitare qualsiasi opportunità di arbitraggio, il rendimento ottenuto su un deposito domestico dovrebbe essere equivalente a quello ottenuto su un deposito a termine di un altro Paese, cui viene ad aggiungersi la variazione del tasso di cambio tra i due Paesi. In altre parole, la divisa ad alto rendimento dovrebbe deprezzarsi affinché il guadagno sul differenziale di tasso d'interesse si annulli. Se questa equazione non si verifica, gli investitori avrebbero tutto l'interesse a investire sistematicamente all'estero. Peraltro, la realtà è completamente diversa: le monete ad alto tasso d'interesse hanno la tendenza ad apprezzarsi. Il carry trade, una storia prociclica Quest'ultima osservazione è tuttavia controintuitiva. I tassi d'interesse permettono alle banche centrali di contenere le pressioni inflazionistiche in caso di forte crescita o, al contrario, di stimolare l'economia se questa rallenta. In questo contesto, il differenziale di tasso d'interesse tra due paesi dovrebbe pertanto riflettere il differenziale del ciclo delle economie considerate. Le strategie di carry, che guardano ai paesi ad alto tasso d'interesse, non sono dunque per costruzione collegate all'andamento dell'economia mondiale e per loro natura piuttosto prociclciche. Ad un rendimento elevato corrisponde un premio per il rischio elevato Al fine di riconciliare teoria e pratica, bisogna includere una variabile supplementare all'equazione appena descritta: il premio per il rischio collegato all'esercizio di questo tipo di strategie. La volatilità dei tassi di cambio può in effetti essere considerevole. Tra il 2004 e il 2008, durante il boom delle commodity, un carry trade tipico consisteva nell'investire nel dollaro australiano finanziandosi in prospettive|giugno 2014 FIGURA 1: SCOMPOSIZIONE DELLA PERFORMANCE DI UNA STRATEGIA DI CARRY IN DOLLARI AUSTRALIANI E DOLLARI NEOZELANDESI FINANZIATA IN YEN DAL 1° GENNAIO 2004. Performance cumulata generata dall'andamento del tasso di cambio Performance cumulata generata dal differenziale di tasso d'interesse 160% 140% 120% Performance totale cumulata di un carry trade AUD e NZD finanziato in JPY 100% 80% 60% 40% 20% 0% -20% -40% 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream yen. La performance cumulativa di una simile strategia iniziata a gennaio 2004 avrebbe raggiunto circa il 65% a luglio 2008, per venire però poi totalmente annullata nei tre mesi successivi (v. grafico 1). Questo comportamento ha portato i trader in cambi a descrivere l'investimento nelle strategie di carry come il fatto di «salire i piani a piedi, ma scendere con l'ascensore». A lunghissimo termine, la teoria finirebbe così con l'avere ragione: l'investimento prolungato nelle strategie di carry non sarebbe in grado di generare un rendimento positivo. Come migliorare il rapporto rischio/rendimento delle strategie di carry La volatilità considerevole dei tassi di cambio e l'importanza delle perdite che possono essere sostenute da questi investimenti sollevano la questione della gestione del rischio. Tenendo presente questo obiettivo, abbiamo cercato di stabilire delle regole, privilegiando gli approcci sistematici. prospettive|giugno 2014 Abbiamo esplorato diverse strade e forniamo qui due regole frutto delle nostre ricerche, con la logica che le accompagna. La decisione di investire in una strategia di carry sarà condizionata: 1)al livello e alla tendenza della volatilità dei mercati 2)alla dinamica dei tassi d'interesse in questione. Il grafico 2 illustra l'impatto di queste regole su una strategia di carry diffusa, con il dollaro australiano e il dollaro neozelandese come monete d'investimento e lo yen come moneta di finanziamento. L'utilità di condizionare l'investimento ai regimi di volatilità Se le strategie di carry sono procicliche, qualsiasi evento in grado di influire sul ciclo economico si ripercuoterà anche sulla performance delle strategie di carry. Questo evento può essere reale – provocato da una crisi domestica o internazionale come quella del 2008 – o previsto – a seguito ad esempio delle dichiarazioni di una banca centrale. L’indice VIX3 riflette questo tipo di stress, attuale o atteso. Condizionando la decisione di un investimento al livello del VIX, i nostri calcoli mostrano che è possibile evitare crisi importanti come quella del 2008. In effetti, a partire dal 2007, il VIX ha iniziato un tendenza al rialzo e superato la soglia critica per le strategie di carry, che noi stimiamo a 21. Questa tendenza si è affermata molto prima che i tassi di cambi abitualmente preferiti nel carry trade subissero deprezzamenti. All'inizio del 2009, il VIX è sceso – con il graduale ritorno della fiducia – e le performance delle strategie di carry sono tornate positive. Purtroppo, la pratica mostra però che il VIX non è una condizione sufficiente. In effetti, dopo il 2013, l'economia mondiale ha accelerato, la volatilità è tendenzialmente in diminuzione e inferiore a 21, ma talune strategie di carry faticano a ottenere performance positive. Come spiegarlo? L'utilità di «sorvegliare» le variabili macroeconomiche Se la strategia di carry implica l'investimento in monete a tasso d'interesse elevato, è assolutamente necessario analizzare la dinamica di tali tassi. L'investitore che a metà 2013 avesse desiderato un'esposizione verso i mercati dei cambi delle economie sviluppate finanziandosi in yen avrebbe, secondo la definizione, investito in un carry trade contro il dollaro australiano e il dollaro neozelandese. Questa strategia avrebbe permesso di guadagnare da settembre 2013 a fine gennaio 2014 cinque volte più in dollari neozelandesi che in dollari australiani. |13| TEMA DEL MESE: LE STRATEGIE DI CARRY Anche se all'inizio di settembre 2013 l'Australia aveva tassi d'interesse equivalenti a quelli della Nuova Zelanda, il dollaro neozelandese si è poi apprezzato, mentre il dollaro australiano ha registrato una performance pressoché nulla contro lo yen durante questo periodo. Analizzando l'economia di quel paese, si capisce che questa performance deludente della divisa era giustificata dai fattori macroeconomici: stimando che la crescita del Paese fosse àtona, la banca centrale australiana aveva tagliato i tassi d'interesse nella prima parte del 2013. La Nuova Zelanda, al contrario, ha mostrato un tasso di riferimento stabile, ma che i mercati già prevedevano al rialzo. Il contesto attuale è propizio alle strategie di carry Per concludere, basando la decisione di investire in una strategia di carry sulle seguenti regole 1) il livello e la tendenza del VIX, e 2) tassi d'interesse di riferimento stabili o in rialzo per le monete d'investimento il rendimento di una strategia di carry può essere nettamente migliorato e il suo rapporto rischio/rendimento diminuire (v. grafico 2). Queste strategie, pur restando relativamente volatili, analogamente al mercato dei cambi, premiano la pazienza. Quanto più sono detenute GRAFICO 2: PERFORMANCE DELLE STRATEGIE DI CARRY IN DOLLARI AUSTRALIANI E DOLLARI NEOZELANDESI FINANZIATE IN YEN DAL 1° GENNAIO 2004 In grigio, une strategia di carry senza alcun aggiustamento. In blu, la stessa strategia di carry condizionata al livello del VIX. In rosso, la stessa strategia di carry condizionata al livello del VIX e con controllo dei tassi d’interesse. Il rapporto rischio/rendimento dell’ultima strategia è piu elevato tra i tre approcci considerati. 400 380 360 340 320 300 280 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80 Carry trade su AUD e NZD finanziato in JPY, condizionato al livello del VIX Carry trade su AUD e NZD finanziato in JPY, condizionato al livello del VIX, con controllo dei tassi d'interesse Carry trade su AUD e NZD finanziato in JPY 04 05 07 08 09 10 11 12 13 14 Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream a lungo, tanto più la componente fissa del rendimento proveniente dal differenziale di tasso d'interesse aumenta e compensa la volatilità dei tassi di cambio subìta durante il suo esercizio (v. grafico 1). L'accelerazione del ciclo economico, la diminuzione della volatilità e l'aumento dei tassi di riferimento in taluni Paesi sono altrettanti fattori favorevoli per le strategie di carry. Anche se le economie rimangono fragili in taluni paesi, il periodo attuale si presta pertanto a un ritorno del carry trade. All'investitore che desideri minimizzare il più possibile la volatilità e il rischio, sconsiglieremo per il momento le strategie di carry Contributori | Yves Bonzon, Christophe Donay, Jean-Pierre Durante, Chloé Koos Dunand, Bernard Lambert, Jacques Henry, Nadia Gharbi, Kalina Moore, Wilhelm Sissener, David Baglione | Redazione terminata il 2 giugno 2014 Revisione editoriale | Sabine Jacot-Descombes, Traduzione| Mario Clapis Impaginazione | Production Multimédia Pictet Stampa | Stampa su carta certificata FSC Disclaimer | Il presente documento non è destinato alle persone aventi cittadinanza, residenza o domicilio o alle entità registrate in un Paese o una giurisdizione in cui la sua distribuzione, pubblicazione, messa a disposizione o utilizzo sono in contrasto con norme di legge o regolamentari in vigore. Le informazioni e i dati contenuti nel presente documento sono comunicati a titolo puramente informativo, non impegnano la responsabilità del Gruppo Pictet e non costituiscono in nessun caso una offerta o una sollecitazione per l’acquisto, la vendita o la sottoscrizione di titoli o di qualsiasi altro strumento finanziario. Inoltre, le informazioni, le opinioni e le stime qui contenute sono il frutto di un apprezzamento alla data della pubblicazione iniziale e sono suscettibili di cambiamento, senza preavviso. Il valore e il reddito dei titoli o degli strumenti finanziari menzionati nel presente documento sono basati su corsi ottenuti dalle fonti d’ informazioni finanziarie d'uso e possono subire fluttuazioni. Il valore borsistico può cambiare in funzione di cambiamenti di ordine economico, finanziario o politico, della vita residua, delle condizioni di mercato, della volatilità e della solvibilità dell’emittente o dell'emittente |14| 06 sulle monete emergenti. Si privilegerà quella sui paesi sviluppati prociclici come i produttori di commodity. Il finanziamento consigliato in questo momento è in franchi svizzeri. 1 2 3 Sensibilità del prezzo di uno strumento monetario/obbligazionario ad una variazione del tasso d'interesse. Teoria conosciuta sotto il nome di parità dei tassi d'interesse non coperta. Implied Volatility Index, calcolato sulla base delle volatilità implicite delle opzioni sull'indice S&P 500. Esso costituisce una misura del rischio stimato dai mercati, spesso denominato come «l'indice della paura» di riferimento. I tassi di cambio possono inoltre influire positivamente o negativamente sul valore, sul prezzo o sul reddito dei titoli o degli investimenti ad essi relativi menzionati nel presente documento. Le performance del passato non devono essere considerate come una indicazione o una garanzia delle performance future, e le persone destinatarie del presente documento sono interamente responsabili dei loro eventuali investimenti. Non viene fornita alcuna garanzia esplicita o implicita in merito alle performance future. Il contenuto del presente documento è confidenziale e può essere letto e/o utilizzato solo dalla persona alla quale è indirizzato. Il Gruppo Pictet non è responsabile dell’utilizzo, della trasmissione o dell’ elaborazione dei dati contenuti nel presente documento. Di conseguenza, qualsiasi forma di riproduzione, copia, divulgazione, modifica e/o pubblicazione del contenuto è sotto la responsabilità esclusiva del destinatario del documento, a completo discarico del Gruppo Pictet. Il destinatario di questo documento si impegna a rispettare le norme di legge e regolamentari applicabili nelle giurisdizioni in cui potrebbe essere portato a utilizzare i dati riprodotti in questo documento. Il presente documento è emesso dal Gruppo Pictet. La presente pubblicazione e il suo contenuto possono essere citati, a condizione che venga indicata la fonte. Tutti i diritti riservati. Copyright 2014. prospettive|giugno 2014 DATI CHIAVE Il rimbalzo americano trova conferma Le statistiche dei consumi, della creazione di nuovi posti di lavoro e la dinamica del credito depongono a favore di uno scenario di accelerazione del PIL americano nel corso dei prossimi mesi. Le azioni dei Paesi sviluppati e il biglietto verde dovrebbero beneficiarne. Dati al 30 maggio 2014 TASSI D’INTERESSE PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI Stime Pictet - (consenso*) Tassi di crescita del PIL 2012 2013 Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Russia 2.8% -0.6% 1.0% 0.3% 1.4% 7.7% 1.0% 3.4% 1.9% -0.4% 2.0% 1.7% 1.6% 7.7% 2.3% 1.3% Inflazione (IPC) (media annuale, Brasile escluso, a fine anno) 2012 2013 Stati Uniti Eurozona Svizzera 2.1% 2.5% -0.7% 1.5% 1.3% -0.2% 1.8% 0.9% 0.0% (1.8%) (0.8%) (0.1%) 2.1% 1.1% 0.5% (1.9%) (1.3%) (0.7%) 2.8% 0.0% 2.6% 5.8% 6.6% 2.6% 0.4% 2.6% 5.9% 6.5% 1.7% 2.7% 2.6% 6.7% 6.1% (1.9%) (2.6%) (2.5%) (6.3%) (6.4%) 2.0% 1.8% 3.0% 5.5% 5.3% (2.0%) (1.8%) (3.0%) (5.9%) (5.2%) Regno Unito Giappone Cina Brasile Russia 2014E 2.5% 1.1% 2.0% 3.0% 1.4% 7.3% 1.8% 0.3% 2015E (2.5%) (1.1%) (2.1%) (2.9%) (1.3%) (7.3%) (1.7%) (0.3%) 3.0% 1.4% 2.2% 2.7% 1.0% 7.0% 2.2% 1.8% 2014E Breve termine (3 mesi) (3.1%) (1.4%) (2.2%) (2.5%) (1.3%) (7.2%) (2.0%) (1.7%) 2015E Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Lungo termine (10 anni) 0.1% 0.25% 0.0% 0.5% 0.1% 3.0% (1 anno) 11.0% 2.5% 1.4% 0.7% 2.6% 0.6% 4.8% (5 anni) 12.1% MERCATI OBBLIGAZIONARI Performance dal 31.12.2013 EUR Debito emergente (in moneta locale) High Yield EUR High Yield USD *Fonte: Consensus Economics Inc CHF VARIAZIONI DEI TASSI DI CAMBIO (DAL 31.12.2013) USD GBP Rispetto all’EUR Rispetto all’USD Rispetto al CHF AUD — AUD — AUD — JPY — JPY — JPY — NZD — NZD — NZD — NOK — NOK — NOK — GBP — GPB — GBP — HKD — HKD — HKD — USD — CHF — USD — CHF — EUR — EUR — CAD — CAD — SEK — SEK — CAD — SEK — % -4 -2 0 2 4 6 % -6 -4 -2 0 2 4 % -4 6 Debito emergente (in USD) JPY % -6 Energia Agricoltura -39.6 Performance dal 31.12.2013 USD -2 0 2 13.4 13.6 -12 In colore scuro: Performance dal 31.12.2013 Brent In colore chiaro: Performance del mese precedente Mais 0 12 -13.6 WTI Cacao Metalli industriali -18.3 Alluminio -27.3 Rame -34.9 0 12 % Metalli preziosi* Oro Argento Platino Stagno 16.8 Piombo 0 12 4 6 MSCI World* S&P 500* MSCI Europe* Tokyo SE (Topix)* MSCI Pacific ex. Japan* SPI* Nasdaq MSCI Em. Markets* Russell 2000 4.6% 5.0% 6.0% -3.8% 4.1% 8.6% 1.6% 3.5% -2.5% % prospettive|giugno 2014 2 4 6 EUR 5.6% 6.0% 7.1% -2.8% 5.1% 9.7% 2.6% 4.5% -1.5% CHF GBP 5.1% 3.3% 5.5% 3.7% 6.6% 4.7% -3.3% -5.0% 4.6% 2.8% 9.2% 7.3% 2.1% 0.3% 4.1% 2.2% -2.0% -3.7% * Dividendi reinvestiti SETTORI DI ATTIVITÀ Performance dal 31.12.2013 -12 Zinco -12 0 Gas naturale Zucchero % -2 MERCATI AZIONARI COMMODITY Baltic Freight -4 -12 0 12 Palladio % * Indice Pictet Industria Tecnologia Materiali di base Telecomunicazioni Salute Energia Servizi pubblica utilità Finanza Consumi di base Consumi voluttuari Stati Uniti 1.9% 5.4% 6.5% 3.3% 7.5% 7.1% 11.8% 1.5% 4.5% -1.6% Europa Mondo 1.9% -2.4% 3.7% 1.6% 8.1% 7.9% 14.6% 3.6% 5.6% 3.6% 1.3% 4.1% 2.8% 1.2% 7.2% 7.4% 10.7% 1.3% 4.6% -1.4% |15| PERSP ITA 0614 «Prospettive» è disponibile anche online. 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