Il
Fascismo
Dal governo autoritario al regime
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1922 Gran Consiglio del fascismo
1923 Milizia istituzionalizzazione delle forze squadriste
1923 Riforma Gentile
1923 Fusione con i nazionalisti
1923 Legge Acerbo; 1924 Elezioni(404 seggi alla Lista
Unitaria Destre, 106 seggi opposizione)
1924 assassinio Matteotti, estate 1924  scissione
dell’Aventino
3/11925  chiusura del caso Matteotti. Mussolini assume
la piena responsabilità dell’accaduto.
novembre/dicembre 1925 Leggi fascistissime: disciolti i
partiti politici e le organizzazioni sindacali, soppressa la
libertà di stampa, poteri straordinari al capo del governo
non soggetto più al controllo del parlamento
1926 tribunali speciali contro gli oppositori politici.
Istituzione della polizia segreta (OVRA)
• Affiancamento di esponenti del partito a prefetti e podestà,
nominati indirettamente dall’esecutivo
L’istituzione del Regime: struttura corporativa
•1925 “Patto Vidoni” la confindustria riconosce come
controparte solo le organizzazioni corporative fasciste
•1926, Ministero delle corporazioni; 1927 Carta del lavoro
 struttura corporativa;
1) Stato supremo conciliatore dei conflitti sociali attraverso
una magistratura del lavoro
2) lavoro dovere sociale;
3) benessere dei singoli devono subordinarsi a quelli
superiori dello stato;
4) Iniziativa privata strumento efficace per la crescita
nazionale
• La teoria corporativa viene presentata dopo il’29 come
risposta alla crisi internazionale del capitalismo:
superamento della concorrenza nel mercato estero
attraverso il protezionismo economico, a livello nazionale,
regolando il mercato nel sistema delle corporazioni
• 1930 Consiglio Nazionale corporazioni; 1934 costituite le
corporazioni. Fallimento del progetto che ebbe solo il
risultato di contrarre i salari (1930-1934)
L’istituzione del Regime: la creazione del consenso
•Penetrazione del partito nella società e inquadramento successivo.
Ruolo delle organizzazione giovanili e associazioni dopolavorsitiche
gestite dal regime. (GIL, GUF, OND).
• Costruzione di un assistenzialismo autoritario. Organizzazione di
mutue e previdenze sociali. Dal 1935, per sostenere la campagna
demografica: assegni famigliari
•1927-31 Fascistizzazione dell’insegnamento e della pubblica
amministrazione.
•Controllo della stampa, della radio, del cinema. Strumenti
fondamentali per la formazione del consenso
• Il fascismo in questo modo sembra rispondere alle esigenze di
partecipazione delle masse alla vita civile, incanalando queste
richieste entro strutture organizzative e di controllo diffuse
capillarmente nella società.
•In quest’ottica ruolo fondamentale hanno anche le grandi
manifestazioni pubbliche, le adunate oceaniche mobilitate dal
regime: estetizzazione della politica il singolo era contemporaneamente attore e spettatore della grande rappresentazione
collettiva della nazione in marcia per il raggiungimento dei suoi
obiettivi ideali.
L’istituzione del Regime: la creazione del consenso.
Il Concordato
• Ruolo fondamentale per la formazione del consenso la
legittimazione che giungerà al regime dalla Chiesa Cattolica
•1929 CONCORDATO: Pio XI e Mussolini firmano i Patti
Lateranensi che risolvono la frattura fra Chiesa e Stato Italiano
•religione cattolica diventa religione di stato
• si introduce l’insegnamento di religione nelle scuola
• si riconoscono gli effetti civile del matrimonio religioso
• si riconosce grande libertà della chiesa nell’amministrazione
dei beni ecclesiastici.
• Si riconosce dello Stato del Vaticano.
•LEGITTIMAZIONE DEL FASCISMO. Mussolini chiamato da Pio XI
“l’uomo della Provvidenza”
•Riorganizzazione urbanistica di Roma. Sventramento per aprire
la via della Conciliazione verso S.Pietro
•I contrasti successivi fra organizzazioni fasciste e cattoliche per
il controllo dell’educazione e della formazione della gioventù non
riducono il sostegno della Chiesa al Regime che si ripresenterà
nel 1935/36 nel corso della Guerra d’Etiopia
La politica estera fascista
• Prima fase: ambiguità della politica estera fascista: a difesa
status quo e revisionista: Fiume all’Italia (1924) e sostegno
dell’ordine di Versailles. Si punta ad un riavvicinamento tra
Francia e Germania culminato negli accordi di Locarno (1925)
• A partire dalla fine degli anni ‘20 svolta politica in senso
revisionista: appoggia lo sviluppo di regimi di destra e fascisti
nell’area balcanica, cerca di isolare la Jugoslavia. Buone
relazioni con Usa e Inghilterra
• Dopo l’avvento di Hitler al potere timore per un rafforzamento
tedesco. Trattati bilaterali con Austria e Ungheria (1934) e
difesa dell’Austria dopo l'assassinio Dolfuss (1934)
• Accordi di Stresa del 1935 contro il riarmo tedesco
• Con gli accordi di Stresa, Mussolini crede di avere l’appoggio
di Inghilterra e Francia nella ripresa dell’azione coloniale
contro l’Etiopia
La politica estera fascista: la politica coloniale
• Negli anni ‘20, seguendo la politica già avviata dai governi
liberali, riconquista della Libia grazie a feroci pratiche di
antiguerriglia che culminarono in vere e proprie deportazioni
di intere popolazioni
• A partire dall’inizio degli anni ‘30, in connessione con la crisi
internazionale si elaborano progetti imperialisti  espansione
coloniale in Etiopia.
• Motivazioni del conflitto
1) in parte economiche per trainare, grazie alle commesse statali
l’industria
2) ma soprattutto di politica interna
• Attenta preparazione del conflitto sia dal punto di vista
militare che della propaganda  l'intervento è giustificato con
la missione civilizzatrice dell’Italia, per i vantaggi economici
che porterà al paese, per vendicare la sconfitta di Adua, per
riequilibrare l’assetto internazionale sbilanciato a vantaggio
delle potenze coloniali tradizionali
• 1935/36 conquista dell’Etiopia. Proclamazione dell’Impero
Le conseguenze della guerra d’Etopia,
l’alleanza con la Germania
• Dopo lo scoppio della guerra la Società delle Nazioni, guidata
da Francia e Inghilterra promuove l’applicazione di sanzioni
contro l’Italia.
• Le sanzioni, inefficaci perché troppo limitate, favoriscono
invece la coesione della nazione attorno al regime. Nei mesi
della guerra il fascismo raggiunge il maggior consenso nella
popolazione
• Dopo l’occupazione di Addis Abeba, si assiste all’introduzione
di leggi di separazione razziale in Abissinia e ad una feroce
repressione della guerriglia interna
• Sul piano internazionale la frattura con la Francia e
l’Inghilterra favorirà un avvicinamento di Germania e Italia
• 1936 Asse Roma-Berlino. Consistenti aiuti italiani ai
nazionalisti nella guerra di Spagna
• 1937 L’Italia entra nel patto Anticomintern con Germania e
Giappone e esce dalla Società delle Nazioni
• 1938 le leggi razziali
• 1939 Patto d’Acciaio con la Germania
L’economia fascista: la fase liberale; quota 90
• Prima fase liberista della politica economica fascista sotto
la guida del ministro De Stefani  riduzione delle imposte
alle aziende e eliminazione delle imposte sui profitti di
guerra, agevolazioni del prestito, facilitazioni fiscali alle
fusioni aziendali, agevolazione delle esportazioni.
• Piccolo boom dell’economia italiana che può contare sul
basso costo del lavoro. Privilegiate le esportazioni, crescita
fino al 1926, quindi stagnazione.
• 1926 campagna del grano e bonifica integrale per
combattere la disoccupazione nelle campagne
• 1926 svolta nella politica economica: ministro delle Finanze
Volpi pone l’obiettivo della rivalutazione della lira (quota
90)
• Secondo alcuni storici, come De Felice, questa scelta è un
evidente esempio di motivazioni politiche e di prestigio che
si impongono su considerazioni economiche  la politica di
deflazione crea difficoltà all’industria, e provoca una
riduzione delle esportazioni. In quest’ottica, per De
Felice,si consuma una frattura fra capitale e regime
L’economia fascista: quota 90
• Questa interpretazione non tiene però conto che le
conseguenze non sono tutte negative
1) La stabilità della moneta favorisce la rinegoziazione dei
debiti di guerra e l’afflusso di nuovi prestiti dall’America
contrattati da Volpi.
2) Dà maggior fiducia ai piccoli risparmiatori facilitando il
risparmio e la creazione di capitali da rinvestire
nell’industria
3) La perdita di competitività all’estero sarà compensata dallo
Stato che assumerà un nuovo ruolo di imprenditore e dalla
compressione dei salari agevolata dal regime (in
concomitanza con la crisi degli anni 30 riduzione dei salari,
calo nei valori reali del 40%, 50%)
• Importanti conseguenze si hanno soprattutto sul piano
interno  la rivalutazione sconfiggendo l’inflazione va
incontro agli interessi della piccola borghesia e ai ceti
intermedi di piccoli risparmiatori che diventano sempre di
più la base di consenso del regime
L’economia fascista: la fase dirigista 1
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La crisi del ‘29 colpì l’economia italiana in una fase di
recessione con gravi effetti, comuni agli altri paesi:
contrazione del mercato, calo dei prezzi, disoccupazione.
Le risposte del regime si svilupparono su 4 fronti: sviluppo
dei lavori pubblici, intervento diretto dello stato a sostegno
dei settori in crisi, autarchia, economia di guerra.
1) Rilancio della politica della bonifica integrale ‘31-’34
bonifiche agro pontino, costruzione di villaggi rurali e città
nuove: (Sabaudia e Vittoria).
1a) Ristrutturazione urbanistica di diverse città fra cui Roma
(progettazione dell’EUR)
L’economia fascista: la fase dirigista 2
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2) Per fare fronte alla crisi delle grandi Banche Miste (C.I,
B.C.; BdR) pericolosamente esposte nella crisi azionaria, il
governo creò nel ‘31 l’IMI con il compito di sostituire le
banche miste nel finanziamento delle industri e nel’33
l’IRI, che valendosi di capitali statali divenne il maggior
azionista delle banche in crisi, rilevandone le partecipazioni
industriali e quindi ottenendo il controllo di importanti
industrie italiane in settori chiave come quello siderurgico
(Ansaldo, Ilva Terni) o estrattivo e cantieristico.
2a) La ristrutturazione favorisce una ripresa economica a
partire dal ‘35 guidata dal ruolo dello stato che assumeva
la funzione di banchiere e imprenditore.
2b) Nel ‘39 l’Italia era il paese con il maggior numero di
industrie statalizzate dopo l’URSS, in un regime di
economia però capitalistica. Si assisteva perciò a quella
che sarà definita una “privatizzazione dei profitti sostenuta
da una socializzazione delle perdite”
L’economia fascista: la fase dirigista 3
3) Si accentua il protezionismo cercando di rendere l’Italia
autosufficiente. Si intensifica la battaglia del grano con
gravi ripercussioni in campo agricolo data la penalizzazione
dei settori più dinamici rivolti all’esportazione
4) Dal 1935, con la guerra d’Etiopia poi la guerra di Spagna e
il riarmo generalizzato, che porteranno le spese belliche al
40% del bilancio, lo stato supplirà con la sue richieste alla
debolezza del mercato interno, sempre asfittico per la
compressione dei salari
4a) Valutazione contrastante di questa politica: secondo
alcuni questa politica favorisce il capitale e sostiene la
crescita, secondo altri, dopo la prima fase positiva di
intervento dello stato, il privilegiare l’economia di guerra
sottrae risorse ai consumi, accentua l’isolamento
economico del paese, senza riuscire a trarre quei benefici
che la stessa politica produsse sull’economia tedesca.
L’ideologia fascista
• Rapporto particolare con la storia nazionale continuità e
frattura. Continuità con una tradizione nazionale che
dall’antica Roma a Dante e Machiavelli, giunge fino al
Risorgimento, frattura nei confronti dell’Italia liberale e
giolittiana.  ruolo decisivo della Grande Guerra: la
nazione prende coscienza di sé nella tragedia del conflitto.
• Il fascismo raccoglie l’eredità della Guerra è un movimento
rivoluzionario Rivoluzione però “nel e per” l’ordine
• Missione di fondazione di un uomo nuovo
frattura storica del fascismo e proiezione verso il futuro nel
nome di una missione da realizzare: la piena realizzazione
dei valori della nazione
etica del sacrificio (del presente in funzione delle mete da
realizzare) / funzione decisiva della volontà nella storia).
• Strumento e fine per operare questa trasformazione lo
stato Totalitario (“Tutto è nello stato”. Gentile). Fine ultimo
la realizzazione dello Stato come istituzione gerarchica e
ordinata che disciplina e dirige l’esistenza del singolo il
quale trova la sua realizzazione solo nello stato.
L’ideologia fascista 2
• Da questo ne deriva la critica al liberalismo (priorità
dell’individuo, stato come semplice regolatore della
società), e al socialismo (livellatore, antinazionale)
• Esaltazione della differenza contro il principio di uguaglianza, interpretato come appiattimento e livellamento. Le
devono essere inquadrate in un sistema gerarchico di
valori.
• Critica quindi alla democrazia in nome di un nuovo ideale di
mobilitazione e di politicizzazione delle masse profondo
senso di unità e coesione derivante dalla condivisione di un
medesimo obiettivo e nell’identificazione nel leader
carismatico.
• Mito imperiale  l’Italia rivendica la sua missione storica
imperiale e un riequilibrio dell’ordine internazionale
• Dalla necessità della guerra (contro il pacifismo imbelle,
esistono valori come la giustizia più importanti della pace)
alla guerra come necessità (necessaria revisione dell’ordine
internazionale per riassegnare all’Italia il suo ruolo
Il ruolo della propaganda: il cinema
Il ruolo della propaganda: il culto della
personalità
La battaglia del grano
La missione del fascismo: la creazione di un
“uomo nuovo”
Progetto Crescini
per il Palazzo Del
Littorio (1934)
L’economia fascista: l’autarchia
La guerra d’Etiopia
La guerra d’Etiopia: la propaganda
I discorsi di Mussolini
La mobilitazione delle masse
Le parate del regime
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