Libertà di scelta e criterio scientifico N. 204 - 2015 557 Il sistema toscano di ricerca clinica Laura Canavacci1, Salvatore De Masi2, Alessandro Mugelli3, Katia Belvedere4 ۫۫ Medico epidemiologo membro della Sezione Comitato etico pediatrico della Regione 2 Presidente del Comitato etico regionale per la sperimentazione clinica della 3 Dirigente Settore ricerca innovazione e risorse umane, Regione 4 Consulente Ufficio sperimentazioni cliniche, Settore ricerca innovazione e risorse umane, Regione 1 Toscana Toscana Toscana Toscana Abstract L’articolo ripercorre le principali tappe del governo della sperimentazione clinica in Regione Toscana: tale attività, motivata dalla consapevolezza del ruolo prioritario svolto dalla ricerca per il miglioramento qualitativo dell’offerta sanitaria, delle competenze degli operatori e dell’appropriatezza nell’uso dei farmaci, si è incentrata, fino alla metà degli anni 2000, sull’azione di coordinamento e indirizzo dell’attività dei Comitati etici, per orientarsi poi anche su profili più specificatamente tecnici, utili a garantire l’affidabilità e l’efficienza del sistema toscano. In risposta alla crisi internazionale che ha colpito anche il settore biomedico, la Regione ha predisposto, a partire dal 2013, un programma di ulteriore rinnovamento (istituzione di un Comitato etico unico regionale; informatizzazione dei servizi dedicati; creazione di uffici aziendali dedicati; formazione degli operatori; progetti di coinvolgimento dei cittadini; etc.), al fine di rendere più attrattivo il territorio regionale per la ricerca di qualità, portatrice di reale innovazione clinica. “La ricerca è una funzione fondamentale, costitutiva e pervasiva di ogni moderno sistema sanitario, poiché, se opportunamente e razionalmente programmata, condotta e monitorata, alimenta lo sviluppo delle conoscenze scientifiche ed operative e la conseguente messa a punto di processi e prodotti innovativi, in grado di migliorare la capacità di risposta del sistema e la sua efficacia in termini di guadagno di salute della popolazione”1: su questo presupposto espresso nel Piano sanitario regionale 20082010, si fonda l’intero progetto di governo regionale dei processi di sperimentazione clinica svolti all’interno delle strutture del servizio sanitario. L’interesse pubblico che motiva l’intervento dell’istituzione regionale per tale attività è prioritariamente orientato alla tutela della salute dei cittadini, al miglioramento qualitativo dell’offerta sanitaria attraverso l’introduzione di innovazione medica, a sviluppare attraverso la ricerca le competenze degli operatori e dei servizi. L’approccio è stato negli anni riconfermato negli atti di indirizzo regionale: nel Piano sanitario vigente2, è stata nuovamente avvalorata la necessità di promuovere e supportare la ricerca clinica, “da considerarsi nel quadro dei principi e degli impegni di governo etico del sistema”, visto anche “il ruolo prioritario della ricerca clinica sui costi complessivi di sviluppo dei farmaci e come veicolo di diffusione delle competenze e dell’innovazione negli ospedali e negli altri centri del sistema sanitario regionale”. L’attività regionale per la sperimentazione clinica in Toscana ha una storia lunga (cfr. figura 1), che ha inizio alla fine degli anni ’90 ed è caratterizzata da una vocazione etica forte, centrata sull’azione di coordinamento e indirizzo dei Comitati etici: alle spalle la Regione aveva un’esperienza pluriennale perché, già nel 1978, 2 1 Deliberazione del Consiglio regionale 16 luglio 2008, n. 53, Piano Sanitario Regionale 2008-2010. Deliberazione del Consiglio regionale 5 novembre 2014, n. 191, Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012- 2015. Si veda il capitolo 7 Innovazione, ricerca e formazione e, in particolare il punto 7.1. 558 Libertà di scelta e criterio scientifico N. 204 - 2015 Figura 1. Le principali tappe del percorso toscano 1988 - 2006. una legge regionale3 aveva creato 3 Commissioni tecniche di valutazione delle sperimentazioni cliniche e, nel 1992, era stata istituita la Commissione regionale di bioetica. Quando, in adeguamento alle normative nazionali del 1997 e 19984, furono istituzionalizzati i Comitati etici per la sperimentazione clinica dei medicinali (in Toscana ne furono istituiti 13), alla Commissione di bioetica fu affidato questo ruolo di indirizzo e coordinamento. La connotazione prioritariamente etica del 3 4 Legge Regionale 15 Dicembre 1978, n. 79 Legge Regionale 6 settembre 1073. “Ordinamento degli uffici della Regione Toscana” Modifiche e integrazioni (abrogata con Legge Regionale 10 marzo 1999, n. 12). Decreto Ministeriale 15 luglio 1997, Recepimento delle linee guida della UE di Buona Pratica Clinica per l’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali; Decreto Ministeriale 18 marzo 1998 Linee guida di riferimento per l’istituzione e il funzionamento dei Comitati Etici (abrogato con Decreto Ministeriale 12 maggio 2006 Requisiti minimi per l’istituzione, l’organizzazione e il funzionamento dei Comitati Etici per la sperimentazione clinica dei medicinali) governo regionale è palesata anche dalla particolare natura che i Comitati per la sperimentazione assunsero in Toscana, istituiti all’interno delle aziende sanitarie quali sottocommissioni autonome dei Comitati etici locali (per l’etica clinica), formalizzati dal Piano sanitario regionale 1996- 19985, ma attivi nei vari territori in forma volontaristica già dalla fine degli anni ‘80. L’attività di indirizzo e coordinamento della Commissione regionale di bioetica L’intervento regionale fino al 2005 fu dunque quello di fornire pubblica garanzia dell’operato dei Comitati etici, attraverso la creazione di un Registro regionale dei Comitati etici6 operanti nei propri ambiti territoriali, 5 6 Deliberazione del consiglio Regionale 21 dicembre 1995, n. 527, Piano Sanitario 1996-1998. Deliberazione 21 febbraio 2000 n. 163 Iscrizione nel registro regionale dei Comitati Etici delle aziende sanitarie. N. 204 - 2015 Libertà di scelta e criterio scientifico 559 Figura 2. Le principali tappe del percorso toscano 2006-2014. *I tempi medi riguardano l’espressione del parere da parte del comitato etico e la stipula del contratto per il promotore, calcolati al netto dei tempi impiegati dal promotore e in relazione a studi profit con promotore firmatario di protocollo d’intesa ex DGR 788/2006 con Regione Toscana. TEMPI MEDI PARERE DEL COMITATO ETICO = 13 GIORNI 560 Libertà di scelta e criterio scientifico in adempimento all’art. 12 bis del D. Lgs. 502/1992, che affidava alle Regioni il compito di disciplinarne l’organizzazione e il funzionamento7: non fu un semplice censimento amministrativo, ma una vera e propria verifica sostanziale della natura, della composizione e del funzionamento di questi organismi, operata sulla base dei requisiti minimi definiti a livello nazionale e via via integrati da disposizioni regionali di recepimento di pareri della Commissione regionale di bioetica. Il lavoro per il Registro regionale coordinato dalla Commissione regionale di bioetica, si è rilevato negli anni molto utile per acquisire consuetudine al governo regionale di questa materia e per uniformare struttura e prassi operative dei Comitati etici che, fin dalla loro prima istituzione, furono abituati a operare in un’ottica di sistema regionale. La Commissione di bioetica ha poi svolto una costante attività di formazione e di sensibilizzazione rivolta in primo luogo ai membri dei Comitati etici. Questa esperienza di coordinamento ha portato nel 2005 alla formalizzazione di una Rete toscana dei Comitati etici8 e all’istituzione di un tavolo di lavoro permanente che ha promosso l’unitarietà di sistema nell’operato di questi organismi. Con gli anni, a fronte di un’esperienza dei Comitati etici per la sperimentazione clinica sempre più affidabile sotto il profilo etico, si fece chiara la consapevolezza che la credibilità di queste istituzioni dovesse essere promossa con una operazione di garanzia e affidabilità del sistema in termini di efficienza e rapidità delle risposte autorizzative. L’interazione con l’industria Da questa consapevolezza derivò un progetto di collaborazione con le aziende farmaceutiche più attive nel territorio, alle quali la Regione propose un accordo che, a fronte di un preciso impegno del sistema a rendere più efficienti i processi, chiedeva all’industria un investimento nel territorio regionale e la disponibilità per un’interazione finalizzata al miglioramento qualitativo del sistema stesso. Con la DGR n. 788/20069 furono date precise 7 8 9 Art. 12 bis, comma 9, del Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art. 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 241, modificato con Decreto Legislativo 19 giugno 1999, n. 229. Deliberazione di Giunta Regionale 16 giugno 2005 Linee di indirizzo per lo sviluppo e la valorizzazione dell’attività dei Comitati Etici toscani. Deliberazione di Giunta regionale 30 ottobre 2006, n. 788 Approvazione di indirizzi per il buon funzionamento dei Comitati Etici per la sperimentazione clinica ed approvazione dello schema di protocollo per accordi tra Regione Toscana e aziende farmaceutiche N. 204 - 2015 linee guida, nelle quali si indirizzava l’operato dei Comitati verso procedure più snelle ed omogenee in grado, sempre nel rispetto dei requisiti di garanzia etica, di ridurre i tempi autorizzativi delle sperimentazioni. Con lo stesso atto si approvò lo schema di protocollo d’intesa con le aziende private del settore, tra le cui finalità vi era quella di un confronto con l’industria per evidenziare le criticità persistenti nel sistema e l’individuazione dei rimedi più opportuni. Nacque così la Consulta per le sperimentazioni cliniche, che riunisce allo stesso tavolo l’Assessorato, la Commissione regionale di bioetica, le direzioni generali delle aziende sanitarie e le aziende firmatarie di protocollo d’intesa ex DGR n. 788/2006 con la Regione Toscana10. Da questo momento in poi l’impegno della Regione Toscana è stato esteso ai profili più tecnici della sperimentazione clinica, identificati anche grazie all’interlocuzione costante con le aziende farmaceutiche partner. Furono aperti diversi tavoli di lavoro congiunti, che hanno prodotto strumenti di sistema importanti: tra questi tavoli, merita ricordare quello che ha portato all’adozione di una convenzione economica standard11 per le varie tipologie di studio, che ha permesso, insieme alle nuove procedure regionali adottate dai Comitati etici, di ridurre ulteriormente i tempi per l’autorizzazione di una sperimentazione e ha dato alla Regione una notevole visibilità anche a livello nazionale. Qualche anno dopo, la Regione decise di avviare un programma di responsabilizzazione di vertice delle aziende sanitarie12, affinché la sperimentazione clinica fosse sempre più sentita come una parte sostanziale e fondante dell’attività e della mission aziendale. I direttori generali (o, per loro delega, i direttori sanitari o i direttori amministrativi) furono nominati facilitatori della sperimentazione clinica e furono create nelle aziende le figure dei fixer, incaricati di presiedere all’operatività dei processi per la sperimentazione clinica: ai fixer, negli anni 2009-2010, fu dedicato uno specifico percorso formativo regionale, che ha portato, tra le altre cose, alla creazione di un net- per la promozione di ricerca di qualità. 13 Aziende firmatarie: BOEHRINGER INGELHEIM, ELI LILLY, GLAXOSMITHKLINE, MENARINI, NOVARTIS FARMA, SANOFI AVENTIS, AMGEN DOMPE, ABIOGEN PHARMA, ASTRAZENECA, ROCHE, PFIZER, BRISTOL-MYERS SQUIBB, MERCK SERONO (aggiornato al 31 gennaio 2015). 11 Contratto economico di cui all’art. 6 comma 6 del D.Lgs. 24 giugno 2003 n. 211. 12 Deliberazione di Giunta regionale 9 febbraio 2009, n. 81 Indirizzi alle aziende sanitarie per promuovere le sperimentazioni cliniche attraverso il miglioramento di percorsi di qualità. 10 Libertà di scelta e criterio scientifico N. 204 - 2015 work informale per la sperimentazione clinica. I risultati raccolti sono stati sostanzialmente quelli sperati: riduzione dei tempi autorizzativi e aumento degli introiti derivanti dalla sperimentazione: già nel 2006, infatti, era stato avviato un monitoraggio dei tempi (tempi aziendali per parere Comitato etico + tempi per stipula della convenzione economica) e nel 2009 prese avvio anche un monitoraggio delle attività di sperimentazione clinica svolte in Regione Toscana (cfr. figura 2). Il Decreto Balduzzi e l’istituzione del Comitato etico regionale per la sperimentazione clinica Un passo importante nella prospettiva dell’unitarietà del sistema è stato compiuto con l’approvazione, nel 200913, di uno schema tipo di regolamento regionale per i Comitati etici per la sperimentazione clinica. Si stavano ponendo le basi per l’unificazione dei Comitati, in questa fase ancora in termini di procedure e prassi. Maturò tuttavia, già in quegli anni, la consapevolezza di come il mutato scenario internazionale e la sempre maggiore complessità degli studi clinici – non solo metodologica, ma anche normativa e gestionale –, richiedesse, anche al sistema regionale, un nuovo progetto di innovazione e supporto. Il riordino dei Comitati etici disposto dal cosiddetto Decreto Balduzzi14 ha offerto l’occasione per modificare sostanzialmente il quadro regionale in quella prospettiva unitaria, di armonizzazione e semplificazione, che già da anni si andava costruendo con la rete regionale dei Comitati etici: una deliberazione del giugno del 201315 ha modificato l’assetto regionale dei comitati istituendo il Comitato etico per la sperimentazione clinica, unico per tutta la Regione Toscana, ma articolato in 4 sezioni autonome per quanto concerne i procedimenti autorizzativi: Sezione Comitato etico Area vasta centro, Sezione Comitato etico Area vasta sud est, Sezione Comitato etico Area vasta nord ovest, Sezione Comitato etico pediatrico regionale. La scelta di articolare il Comitato in sezioni, risponde all’esigenza di garantire comunque gli standard Deliberazione di Giunta regionale 26 ottobre 2009, n. 949 DGR 55/2005 – Approvazione delle proposte della Commissione Regionale di Bioetica ai fini del funzionamento della rete regionale dei Comitati Etici. 14 Decreto Legge 13 settembre 2012 n. 158, convertito con modificazioni, dalla Legge 8 novembre 2012, n. 189. 15 Deliberazione di Giunta regionale 3 giugno 2013, n. 418 Linee di indirizzo alle Aziende sanitarie per la riorganizzazione dei Comitati Etici toscani per la sperimentazione clinica. Disposizioni attuative del Decreto Legge 13 settembre 2012 n. 158, convertito con modificazioni, dalla Legge 8 novembre 2012, n. 189. 13 561 organizzativi e qualitativi raggiunti con i vecchi Comitati: la sostanziale modifica di sistema, in effetti, non ha pregiudicato l’operatività toscana e già nel mese di settembre del 2013 tutte le sezioni erano operative e le performance garantire migliori rispetto ai tempi autorizzativi del 2012 (13 giorni nel 2013 per il parere delle sezioni contro i 18 giorni del 2012; 25 giorni complessivi per la convenzione economica rispetto ai 29 giorni nel 201216). L’opzione per il Comitato etico regionale unico è tuttavia rispettata nella sostanza, quale garanzia di uniformità delle procedure e delle valutazioni, programmazione unitaria e monitoraggio regionale: sebbene infatti le Sezioni godano di assoluta autonomia e indipendenza per quanto attiene l’istruttoria, l’approvazione o il rigetto dei protocolli di sperimentazione, l’Ufficio di presidenza del Comitato etico regionale, composto dai presidenti delle articolazioni territoriali e pediatrica17, garantisce un coordinamento costante tra le Sezioni, linee comuni di azione ed una rappresentanza unica nelle sedi di governo regionale e nazionale. Il Comitato etico regionale, infatti, sostiene l’azione delle Sezioni attraverso l’adozione di un regolamento operativo comune18, linee guida condivise per gli aspetti valutativi (ad es. linee guida per la valutazione di studi su pazienti incapaci, raccolta di campioni biologici, studi non profit), l’adozione di strumenti omogenei e accreditati per la valutazione degli studi19, implementati all’interno di Procedure operative standard (SOP) comuni, definizione di procedure e standard comuni anche a livello amministrativo (ad es. revisione delle tariffe a carico dei promotori profit per gli oneri fissi coerenti con la nuova organizzazione). Evidentemente il processo avviato ha come obiettivo la sempre maggiore semplificazione dei procedimenti autorizzativi e l’abolizione, a livello regionale, di tutte le duplicazioni non necessarie: tale processo troverà compimento con l’infor- I tempi sono calcolati nella media regionale, al netto di tutte le operazioni che non riguardano le sezioni del Comitato Etico e gli uffici aziendali – sono esclusi dunque i tempi impiegati dai promotori per la gestione delle pratiche – e riguardano le sperimentazioni cliniche condotte da promotori profit firmatari di protocollo d’intesa con Regione Toscana che adottano la convenzione standard). 17 Il Presidente del Comitato Etico Regionale è eletto dall’Ufficio di Presidenza con un meccanismo di rotazione della carica ogni 18 mesi. La presidenza regionale ho la funzione principale di garantire il coordinamento tra le presidenza delle Sezioni. 18 Deliberazione di Giunta Regionale del 3 novembre 2014, n. 950, DGR 418/2013 – Comitato Etico Regionale per la Sperimentazione Clinica (CER): presa d’atto del regolamento di funzionamento. 19 SPIRIT (Standar Protocol Items: Recommendations for Interventionals Trials 2013); STROBE Statement (Strengthening the Reporting of Observational Studies in Epidemiology 2007); QUADAS-2 (Quality Assessment of Diagnostic Accuracy Studies 2011). 16 562 Libertà di scelta e criterio scientifico matizzazione regionale di tutti i servizi per la sperimentazione clinica già in atto e di cui si dirà oltre. La scelta di attribuire sin da subito un ruolo regionale alle Sezione Comitato etico pediatrico è derivata dal riconoscimento della specificità pediatrica anche in materia di sperimentazione clinica: non solo le particolari criticità di carattere etico, ma anche le caratteristiche che le sperimentazioni in età pediatrica devono possedere in termini di metodologia e garanzia della sicurezza e del benessere dei minori coinvolti. Gli scenari futuri e il nuovo programma di potenziamento del sistema regionale sperimentazione clinica Molti fattori hanno inciso negli ultimi anni sul cambiamento dei meccanismi internazionali che determinano le modalità di selezione dei Centri sperimentali per lo svolgimento dei grandi trial clinici: la crisi economica, che ha colpito anche il settore farmaceutico; la competizione con altri Paesi emergenti; la difficoltà della ricerca in Europa, che ha visto una diminuzione del 25% nel numero delle sperimentazioni cliniche condotte tra il 2007 al 2011; la riduzione dell’incidenza delle sperimentazioni cliniche in Italia sul totale di quelle europee che, secondo l’Osservatorio nazionale sulle sperimentazioni cliniche, è scesa del 18,5% nel 2008 al 17,2% nel 2013; le pressioni per la revisione della direttiva europea 2001/202021, in termini di semplificazione e uniformità dei percorsi, che hanno portato all’adozione del nuovo Regolamento europeo22 che, a partire dal 2016, diventerà vincolante, rivoluzionando le procedure autorizzative di ogni studio che vorrà essere condotto nel territorio europeo. La riflessione regionale, stimolata dal confronto costante con tutti gli attori coinvolti – in particolare con l’industria23 – Direttiva 2001/20/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea del 4 aprile 2001 concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentarie ed amministrative degli Stati membri relative all’applicazione della sperimentazione clinica di medicinali ad uso umano, recepita in Italia con Decreto Legislativo 24 giugno 2003, n. 211. 21 Cfr. Dalli J, Clinical research in Europe – Trial and tribulation, The Lancet 2012;379:1764; Kenter MJH, Cohen AF. REengineering the European Union Clinica Trials Directive. The Lancet2012;379:1765-67; Cressey D. Europe sets out to reformits clinical trials rules. Nature Drug Discovery 2012;11:660. 22 Regolamento n. 536/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio 16 aprile 2014 sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano e che abroga la direttiva 2001/20/CE. 23 Per le posizioni delle aziende farmaceutiche sull’argomento nello specifico italiano, si veda ad es. Recchia G, Grassi B. Competitività ed attrattività della sperimentazione clinica farmaceutica in Italia. Colmare il divario, invertire la tendenza. Quaderni della SIF, Anno 20 N. 204 - 2015 e sostenuta dalle consapevolezze acquisite dai primi studi pubblicati sulla materia24, ha portato all’elaborazione di una nuova strategia di supporto per le attività di sperimentazione clinica, centrata sulla necessità di riforme strutturali del sistema regionale: l’attività del Comitato etico regionale e il ruolo da questo svolto nei processi autorizzativi deve ora essere affiancata da interventi utili a dotare le aziende sanitarie di quelle infrastrutture necessarie per sostenere la complessità dei procedimenti sperimentali. Se il lavoro svolto negli anni 2006-2012, è stato sufficientemente adeguato al miglioramento dei tempi e delle procedure toscane per le fasi autorizzative (che possono e devono ancora essere migliorate), il rischio di essere esclusi dai circuiti internazionali della ricerca realmente innovativa è oggi ancora molto alto. Le condizioni richieste ai Centri sperimentali per essere considerati competitivi in termini di attrattività per un trial internazionale sono molteplici, in particolare: • La centralizzazione, la standardizzazione dei processi autorizzati. • L’affidabilità e la prevedibilità dei tempi di risposta. • la capacità di organizzare e gestire gli studi clinici da parte del centro sperimentale. • Le facilities presenti nei Centri (l’organizzazione dei laboratori, ad esempio, ma anche la presenza o meno di strutture preposte alla ricerca come i Clinical Trial Office). • La capacità di arruolamento delle popolazioni di pazienti (in termini di affidabilità dei tempi di arruolamento, ma anche di disponibilità di casistica sufficiente a studi che, sempre più, necessitano di sottopopolazioni determinate). • La presenza di reti per patologia e di collaborazione tra i Centri di ricerca. • L’accessibilità alle informazioni relative ai Centri sperimentali e la loro visibilità via web. • L’affidabilità dei Centri in termini di riduzione dei “costi nascosti” derivanti spesso dalla necessità di porre rimedio a disfunzioni nella conduzione delle sperimentazioni. • La possibilità di adottare metodologie di monitoraggio più moderne e incentrate nelle responsabilità assunte, anche sotto questo profilo, dai Centri sperimentali stessi (ad es. Risk Based Monitoring). 24 IX, n. 36, Dicembre 2013, pp. 72-78. Gehring M, Taylor RS, Mellody M, Casteels B, Piazzi A, Gensini G, Ambrosio G. Factors influencing clinical trial site selection in Europe: the Survey of Attitudes towards Trial sites in Europe (the SAT-EU Study). BMJ Open 2013;3:e002957 (http://bmjopen.bmj.com/ ). N. 204 - 2015 Al fine di predisporre una organizzazione regionale in grado di affrontare queste sfide, la Regione Toscana ha avviato un nuovo programma di potenziamento del sistema sperimentazione. In questa prospettiva, il 2013 è stato un anno importante non solo per la centralizzazione dei Comitati etici, ma anche perché ha formalizzato la collaborazione con le Università della Toscana, alle quali sono stati affidati compiti strategici per questa parte del programma regionale di supporto strutturale: la deliberazione n. 503/201325 ha individuato nei Dipartimenti integrati interistituzionali (DIPINT) le piattaforme di supporto regionale per la ricerca e, in particolare nell’allegato B, ha posto le basi per un nuovo impulso alla sperimentazione clinica dando indirizzi precisi per il supporto e lo sviluppo del settore. È stato inoltre istituito in questo nuovo contesto il Comitato tecnico scientifico regionale per la sperimentazione clinica: l’obiettivo in questo caso è quello di creare un raccordo importante e una collaborazione di vertice su obiettivi comuni tra tutte le istituzioni coinvolte dalla sperimentazione clinica: l’assessore, che presiede il tavolo, i rettori delle tre università toscane, direttori generali delle aziende sanitarie toscane, i direttori dei DIPINT, i presidenti delle 4 Sezioni del Comitato etico regionale per la sperimentazione clinica, il presidente del Distretto tecnologico scienze della vita, l’Ufficio valorizzazione ricerca biomedica e farmaceutica (UVaR). Gli obiettivi individuati nel 2013 sono poi stati tradotti in indirizzi attuativi con un nuovo atto della Giunta regionale, la deliberazione 7 luglio 2014, n. 553, Programma per il potenziamento del sistema toscano sperimentazione clinica che descrive puntualmente le azioni necessarie per realizzare un contesto di qualità e di attrattività della Toscana che, fondandosi sui presupposti etici che hanno da sempre caratterizzato l’operato regionale, possa ora corrispondere alle sfide che l’Italia si trova a dover affrontare per non soccombere alle logiche e alle dinamiche competitive internazionali. In primo luogo, dunque, la scelta di procedere verso la razionalizzazione e il potenziamento delle infrastrutture informatiche necessarie a rafforzare la rete toscana per la sperimentazione clinica: a tal fine è stato approvato il 25 Deliberazione di Giunta regionale 25 giugno 2013, n. 503 Linee di indirizzo e finanziamento per l’Accordo tra Regione Toscana, Università di Firenze, Pisa e Siena e le aziende ospedalierouniversitarie: sviluppo delle attività di ricerca e formazione attraverso il supporto dei DIPartimenti Integrati INTeristituzionali. Si veda in particolare l’Allegato B contenente Linee di indirizzo eper lo sviluppo e la promozione della sperimentazione clinica nel servizio sanitario regionale toscano. Libertà di scelta e criterio scientifico 563 Piano di informatizzazione che, in tempi brevi, porterà all’adozione di una piattaforma IT unica e integrata di tutti i servizi per la sperimentazione clinica. Gli obiettivi perseguiti sono: • Garantire l’operatività del Comitato etico regionale per la sperimentazione clinica nelle sue articolazioni organizzative: il lavoro condiviso all’interno di un unico supporto informatizzato permetterà nei tempi brevi di eliminare le duplicazioni di procedure ancora esistenti nel territorio regionale, garantendo non solo l’uniformità delle prassi (già in atto), ma processi realmente unificati utili a rendere più competitivo e attrattivo il contesto regionale per la ricerca anche in vista dei nuovi standard che il nuovo Regolamento europeo imporrà a breve anche in Italia; • Supportare la gestione aziendale delle sperimentazioni cliniche, nei profili di carattere gestionale e amministrativo; • Supportare la creazione di strutture aziendali dedicate alle ricerca (Clinical Trial Office, Task Force per la sperimentazione clinica), e sostenere lo sviluppo di una rete regionale per la ricerca creando un sistema efficace di comunicazione tra i Centri sperimentali utile, ad esempio, ad allargare al territorio regionale il bacino di popolazione eleggibile per una sperimentazione; • Consentire il monitoraggio regionale delle attività di sperimentazione clinica con la creazione di un osservatorio regionale della sperimentazione clinica e di pagine web aperte dedicate al tema della ricerca. Strettamente correlato a questo obiettivo, è quello relativo all’istituzione di strutture aziendali di alta qualificazione, dedicate al supporto delle attività di sperimentazione clinica (Clinical Trials Office nelle aziende ospedaliero universitarie e Task Force per la sperimentazione clinica nelle aziende territoriali). La strategia messa a sistema, è quella di investire parte degli introiti derivanti dalle attività sperimentali svolte all’interno delle aziende sanitarie, vincolandoli (in una percentuale dal 10 al 25%) al sostegno delle infrastrutture per la sperimentazione e al potenziamento dei percorsi sperimentali, al fine di rendere il territorio toscano sempre più competitivo a livello internazionale e per attrarre i grandi trial, portatori di reale innovazione e opportunità concrete per la salute dei cittadini. Gli obiettivi generali definiti per questi uffici sono: • promuovere la ricerca clinica nelle strutture del servizio sanitario regionale, proponendosi come punto di 564 Libertà di scelta e criterio scientifico riferimento qualificato; • garantire un maggiore controllo dei processi; • fornire un supporto qualificato per una migliore e più rapida gestione delle sperimentazioni cliniche (ad es. arruolamento di pazienti più veloce e in un’ottica di rete tra i centri); • fornire servizi di carattere amministrativo, gestionale, metodologico ed etico ai ricercatori attivi nel servizio sanitario regionale; • stimolare e supportare in particolare modo la ricerca spontanea non profit. La strategia regionale si arricchisce anche di un progetto formativo regionale in materia di sperimentazione, dedicato agli operatori dei servizi con l’obiettivo di ampliare la base operativa per le sperimentazioni cliniche, aumentando il numero di operatori che possono essere coinvolti nei nuovi uffici aziendali per la sperimentazione clinica e nella gestione diretta dei trial e di fornire, a chi è già impegnato, una formazione orizzontale, utile a qualificare il lavoro svolto fornendo garanzia degli standard operativi adottati (Good Clinical Practice). La prima edizione del corso è stata realizzata ed è in preparazione la seconda edizione del corso: il progetto di formazione comprende anche lo svol- N. 204 - 2015 gimento di workshop tematici per stimolare l’aggiornamento e la riflessione su specifiche tematiche (già realizzati: La ricerca traslazionale, Sperimentazione clinica e genere, La specificità della sperimentazione in pediatria). La sperimentazione clinica non è tuttavia un fatto che riguarda solo gli addetti ai lavori e le strutture sanitarie: non esiste sperimentazione se non grazie alla partecipazione dei cittadini. Tale partecipazione, però, deve necessariamente essere informata, libera e consapevole e, per promuovere tali obiettivi, l’istituzione regionale ha realizzato un opuscolo informativo Leggo facile per la ricerca clinica. Sperimentazione per nuove e migliori cure 26: pensato come un vademecum a disposizione dei pazienti che devono decidere se entrare o meno a far parte di una sperimentazione, il testo raccoglie le informazioni utili a comprendere cosa sono gli studi clinici, a cosa servono e cosa è importante sapere prima di decidere di prenderne parte. La pubblicazione è anche un primo passo per un progetto più ampio di coinvolgimento dei cittadini in nuove forme di partecipazione ai processi sperimentali, che possano superare i limiti del solo consenso informato verso un processo di più ampia condivisione degli obiettivi e delle metodologie della ricerca. 26 Scaricabile alla pagina: www.regione.toscana.it/pubblicazioni