Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA - CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA - Epidemiologia e prevenzione delle malattie cardiovascolari (B) Prof. Silvano Monarca CARDIOPATIA ISCHEMICA Prevenzione http://www.who.int/cardiovascular_diseases/guidelines/Full%20text.pdf (2007) OMS- 2011 http://whqlibdoc.who.int/publications/2011/9789241564373_eng.pdf Overall Cardiovascular disease 6.0 3.9 overall N Engl J Med 2003 Sorveglianza, prevenzione e cura delle MCV L’approccio preventivo inizia precocemente Associazione tra spot TV e obesità PREVENZIONE La prevenzione ha lo scopo di evitare l’insorgere di malattie o di altri danni alla salute e, quando questo non sia possibile, di interrompere e limitare la progressione delle stesse migliorandone l’esito e limitando la comparsa di complicazioni. OBIETTIVI DELLA PREVENZIONE DELLA MALATTIA CORONARICA: Ridurre il rischio di eventi maggiori correlati alla malattia coronarica ed alle altre manifestazioni aterosclerotiche, riducendo così la disabilità prematura e la mortalità e prolungando la sopravvivenza. In base alle finalità si distinguono due livelli di prevenzione: A) LA PREVENZIONE PRIMARIA È rivolta al potenziamento di fattori utili alla salute ed alla eliminazione dei fattori di rischio delle malattie nei soggetti sani ad alto rischio di sviluppare malattia coronarica o altre malattie aterosclerotiche maggiori. A) LA PREVENZIONE SECONDARIA E’ rivolta ai pazienti con malattia coronarica o con altra malattia aterosclerotica ed ha lo scopo di ridurre la progressione della malattia aterosclerotica coronarica ed il rischio di fenomeni trombotici sovrapposti e pertanto di ridurre il rischio di un ulteriore evento ischemico non fatale e la morte coronarica PREVENZIONE PRIMARIA RISCHIO CORONARICO GLOBALE ASSOLUTO E’ la probabilità del singolo individuo di ammalarsi nel decennio successivo di malattia coronarica, tenendo conto di molteplici fattori che interagiscono con l’età ed il sesso di appartenenza: Metabolici : Colesterolemia totale, LDL, HDL, Diabete Biologici : Pressione arteriosa, obesità…. Legati allo stile di vita: fumo, sedentarietà. dieta e Prevenzione Primaria ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA’ CARTA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE FATTORI DI RISCHIO CONSIDERATI: 1) ETA’ 2) SESSO 3) PRESSIONE ARTERIOSA SISTOLICA 4) COLESTEROLEMIA TOTALE 5) ABITUDINE AL FUMO DI SIGARETTA 6) PRESENZA DI DIABETE www.cuore.iss.it IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE E’ ESPRESSO IN SEI CATEGORIE DI RISCHIO MCV LA CATEGORIA DI RISCHIO MCV INDICA QUANTE PERSONE SU 100 CON LE STESSE CARATTERISTICHE POTREBBERO AMMALARSI NEI 10 ANNI SUCCESSIVI Progetto Cuore (www.cuore.iss.it) Prevenzione Primaria Questionario per il calcolo del punteggio individuale del rischio cardiovascolare Sesso uomo Età (espressa in anni) Abitudine al fumo di sigaretta (si intende chi fuma regolarmente ogni giorno, anche una sola sigaretta, oppure ha smesso da meno di 12 mesi) no Qual è il valore della pressione sistolica? (espressa in mmHg) Qual è il valore della colesterolemia totale? (espressa in mg/dl) Qual è il valore della colesterolemia HDL? (espressa in mg/dl) E' mai stato diagnosticato il diabete? no Presenza di ipertensione arteriosa per cui il medico ha (si considera sotto trattamento chi assume regolarmente questi farmaci) prescritto no farmaci anti-ipertensivi Calcolo del rischio su iphone per i farmacisti USA Prevenzione Primaria VANTAGGI DEL PUNTEGGIO INDIVIDUALE IL PUNTEGGIO INDIVIDUALE TIENE CONTO DI VALORI CONTINUI DI COLESTEROLEMIA, ETA’ E PAS AL CONTRARIO DELLA CARTA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE ASSOLUTO CHE DETERMINA IL RISCHIO PER INTERVALLI DI VALORI DI COLESTEROLEMIA E PAS. IL PUNTEGGIO INDIVIDUALE INOLTRE TIENE CONTO DELL’ETA’ A PARTIRE DAI 35 ANNI, DI EVENTUALI TERAPIE ANTIIPERTENSIVE E DEL COLESTEROLO HDL. Prevenzione Primaria SONO CONSIDERATI AD ELEVATO RISCHIO DI SVILUPPARE MALATTIA CORONARICA I SOGGETTI CON RISCHIO CARDIOVASCOLARE ≥ AL 20% Rischio CARDIOVASCOLARE globale I fattori di rischio interagiscono comportando un aumento moltiplicativo del rischio cardiovascolare Per ridurre il RISCHIO CARDIOVASCOLARE GLOBALE è necessario identificare e trattare i principali fattori di rischio coesistenti nello stesso paziente Prevenzione Primaria AZIONI FINALIZZATE ALLA RIDUZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI: - INTERVENTI SULLO STILE DI VITA ABITUDINE AL FUMO DIETA ESERCIZIO FISICO - INTERVENTI FARMACOLOGICI FARMACI IPOLIPIDEMIZZANTI FARMACI ANTIPERTENSIVI ASPIRINA TERAPIA ESTROGENICA SOSTITUTIVA NELLE DONNE IN MENOPAUSA (?) Prevenzione Primaria INTERVENTI SULLO STILE DI VITA ABITUDINE AL FUMO DI SIGARETTE Dal Seven Countries Study In 25 anni di follow up ed a parità di altri 11 fattori di rischio, la speranza di vita di uomini di età media si dimezza passando dalla classe dei non fumatori a quella dei forti fumatori. Un eventuale modificazione delle abitudini al fumo verificatasi nei primi 5 anni di osservazione genera, nei successivi 20 anni, una riduzione di oltre il 50% del RC per chi è passato da 20 a 0 sig./die, ed un incremento del RC >100% per chi è passato da 20 a 40 sig./die . Il rischio di IMA si riduce della metà già ad un anno dalla sospensione del fumo e dopo 15 anni il rischio diventa pari a quello dei non fumatori. Prevenzione Primaria DIETA E’ il più importante fattore ipocolesterolemizzante. Obiettivi: ridurre al massimo l’assunzione di acidi grassi saturi (aumentano il col. LDL) e sostituire con acidi grassi poliinsaturi riduce il col.LDL e non influenza il col.HDL. Soggetti obesi dieta ipocalorica, ricca di fibre vegetali; Obiettivo: raggiungere un BMI compreso fra 19 e 24. Alcol: non più di 30-40g al giorno per gli uomini non più di 20-30g al giorno per le donne Evidenze derivanti da alcuni studi di coorte hanno rilevato che l’aumento del consumo di frutta e verdura riduce il rischio di eventi coronarici e di eventi cerebrovascolari: ideale è la dieta mediterranea. Milioni di morti evitate nel mondo con interventi contro il fumo e l’uso di sale Riduzione della pressione Mortality from coronary heart disease in relation to fruit and vegetable supply in selected European countries http://www.who.dk/document/e81384.pdf Paradosso Francese Effetti protettivi del vino rosso sulla parete dell’arteria Ann Epidemiol 2007;17:S24–S31. Mechanisms by which moderate alcohol and/or wine polyphenols may provide cardiovascular disease protection. The central theme of this presentation is focused on endothelial cell (EC) fibrinolysis (blood clot lysis) (highlighted by bolded arrows). Cuore, poco alcol utile in prevenzione secondaria • Il consumo moderato di alcol (uno o due bicchieri di vino al giorno o equivalenti) riduce in modo significativo il rischio di morte nei pazienti che sono già incorsi in un evento cardiovascolare. L'informazione emerge da una meta-analisi condotta da Simona Costanzo e collaboratori dell'Università Cattolica di Campobasso su otto studi che hanno seguito complessivamente 16351 pazienti con malattia vascolare ischemica registrando le loro abitudini di vita e la comparsa di nuovi eventi clinici. L'effetto protettivo dell'alcol è simile a quello già osservato nei soggetti sani, con una riduzione del rischio di eventi pari al 20%: in pratica un evento su cinque può essere evitato. Il dato di maggiore rilevanza clinica è che il beneficio si apprezza anche in termini di riduzione della mortalità per tutte le cause, oltre che cardiovascolare. I ricercatori dell'università molisana precisano che il consumo di alcol deve essere non solo moderato ma anche regolare come parte integrante delle abitudini alimentari mediterranee: la stessa quantità di alcol settimanale concentrata in soli due giorni non è salutare. Questi risultati non devono essere interpretati come un invito a iniziare a bere alcol per le persone sane o malate. Si raccomanda piuttosto di discutere con il proprio medico la migliore opzione in termini di consumo di bevande alcoliche. J Am Coll Cardiol 2010; 55: 1339-1347 Long-term wine consumption is related to cardiovascular mortality and life expectancy independently of moderate alcohol intake: the Zutphen Study. • J Epidemiol Community Health. 2009 Apr 30. – BACKGROUND: Light to moderate alcohol intake lowers therisk of cardiovascular mortality, but whether thisprotective effect can be attributed to a specific type ofbeverage remains unclear. Moreover, little is known aboutthe effects of long-term alcohol intake on life expectancy. METHODS: The impact of long-term alcohol intake and typesof alcoholic beverages consumed on cardiovascular mortalityand life expectancy at age 50 was investigated in theZutphen Study, a cohort of 1373 men born between 1900and 1920 and examined repeatedly between 1960 and2000. Hazard ratios (HRs) for total alcohol intake and alcoholfrom wine, beer and spirits were obtained from timedependentCox regression models. Life expectancy at age 50was calculated from areas under survival curves. RESULTS: Long-term light alcohol intake, that is (20 gper day, compared with no alcohol, was strongly andinversely associated with cerebrovascular (HR 0.43, 95%CI 0.26 to 0.70), total cardiovascular (HR 0.70, 95% CI0.55 to 0.89) and all-cause mortality (HR 0.75, 95% CI0.63 to 0.91). Independent of total alcohol intake, longtermwine consumption of, on average, less than half aglass per day was strongly and inversely associated withcoronary heart disease (HR 0.61, 95% CI 0.41 to 0.89),total cardiovascular (HR 0.68, 95% CI 0.53 to 0.86) andall-cause mortality (HR 0.73, 95% CI 0.62 to 0.87). Theseresults could not be explained by differences in socioeconomicstatus. Life expectancy was about 5 yearslonger in men who consumed wine compared with thosewho did not use alcoholic beverages. CONCLUSION: Long-term light alcohol intake loweredcardiovascular and all-cause mortality risk and increasedlife expectancy. Light wine consumption was associated with 5 years longer life expectancy; however, more studies are needed to verify this result. Bere vino come prevenzione? NO • World Health Organization stated in 2007 that “from both the public health and clinical viewpoints, there is no merit in promoting alcohol consumption as a preventive strategy”. • In Australia, the National Heart Foundation explicitly advises against the consumption of red wine and other types of alcoholic drinks for the prevention or treatment of heart disease. www.who.int/cardiovascular_diseases/guidelines/Full%20text.pdf www.mja.com.au/public/issues/194_09_020511/win10641_fm.html#0_i1096243 Prevenzione Primaria ESERCIZIO FISICO Il rischio di cardiopatia ischemica e di ictus cerebrale si riduce praticando attività fisica a livello moderato elevato = marcia a passo svelto per 30 min. due o tre volte alla settimana (consumo energetico di circa 2000-3000 Kcal alla settimana) Dopo aggiustamento per altri fattori di rischio, i soggetti attivi presentano una riduzione del 40-50% del rischio relativo di CHD rispetto ai soggetti sedentari. Attività fisica e rischio cardiologico L’esercizio fisico aerobico (corsa, ciclismo, nuoto) moderato ma costante nel tempo, riduce il rischio cardiovascolare in quanto: aiuta a mantenere un peso ideale riduce i valori di pressione arteriosa e di colesterolo LDL aumenta i valori di colesterolo HDL e migliora l’utilizzazione dei carboidrati potenzia la capacità dei muscoli di utilizzare l’ossigeno riduce la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa durante sforzo riducendo quindi il consumo di ossigeno del cuore Attività fisica e salute • Riduce il rischio delle malattie cardiovascolari. • Riduce il rischio di sviluppare ipertensione • Riduce il rischio della morte prematura. • Riduce il rischio di sviluppare diabete • Riduce il rischio di sviluppare cancro al colon • Riduce la depressione e l’ansia Prevenzione Primaria INTERVENTI FARMACOLOGICI FARMACI IPOLIPEMIZZANTI VALORI DESIDERABILI Colesterolo tot. <190mg/dl Colesterolo LDL <115mg/dl MARKERS DI RISCHIO CORON. AUMENTATO INIBITORI DELL’HMG-CoA Reduttasi Colesterolo HDL <40mg/dl Trigliceridi a digiuno >180mg/dl STATINE Prevenzione Primaria STUDIO WOSCOPS CON PRAVASTATINA: Livelli di col. Tot. del 20% Livelli di col. LDL del 26% Incidenza di eventi coronarici fatali e non STUDIO AFCAPS/TEXCAPS CON LOVASTATINA: Livelli di col. LDL del 25% Livelli di col.HDL del 6% Le Linee Guida suggeriscono l’impiego di statine nei pazienti coronaropatici e, in prevenzione primaria, in coloro il cui rischio di eventi coronarici futuri sia > del 20%. Prevenzione Primaria FARMACI ANTI-IPERTENSIVI La terapia antiipertensiva riduce il rischio di ictus fatale e non fatale, l’incidenza di eventi cardiaci e il tasso di mortalità globale. Con un beneficio più spiccato per i soggetti a rischio basale maggiore. Circa la metà degli ipertesi richiede l’associazione di due o più farmaci per ottenere un controllo pressorio appropriato. Prevenzione Primaria Prevenzione Primaria ASPIRINA ASPIRINA IN PREVENZIONE PRIMARIA: SI NO ? O I medici dovrebbero esaminare con i pazienti, i potenziali benefici e rischi prima di iniziare la somministrazione. Primary prevention with aspirin • Primary prevention trial data suggest that aspirin treatment has a favorable benefit-to-risk profile in patients with a coronary risk >/=1.5% per year and is considered safe in patients with a coronary risk of 1% per year. Similarly, additional study data suggest that aspirin for primary prevention is more likely to do more good than harm provided the cardiovascular event risk is >/=0.8% per year (coronary heart disease event risk >/=0.6% per year). • Cardiovasc Rev Rep 25(2):58-65, 2004 Aspirina e prevenzione secondaria Aspirina e prevenzione primaria in soggetti a rischio Aspirin Dose for the Prevention of Cardiovascular Disease. A Systematic Review • Charles L. Campbell et al. JAMA. 2007; 297: 2018-2024. • Nonostante l’ASA sia un farmaco di larga diffusione (50 milioni di Pz in USA!) vi sono ancora dubbi sul suo dosaggio. Infatti se da una parte dosaggi molto bassi (30 mg/die) sono capaci di inibire la produzione di trombossano piastrinico sono approvati dosaggi fino 1300 mg/die). Da questa review sistematica emerge la mancanza di una indicazione ad un uso routinario di dosaggi diversi da quelli compresi fra 75 e 81 mg/die nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Dosaggi maggiori non sono più efficaci nella prevenzione e sono associati ad un aumentato rischio di sanguinamento gastrointestinale. Prevenzione Primaria TERAPIA ESTROGENICA SOSTITUTIVA NELLE DONNE IN MENOPAUSA Nella donna in menopausa le cardiopatia ischemica rappresenta la principale causa di morte. Tra i 55 e i 64 anni il 36% delle donne viene colpita da tale patologia e ben il 55% al di sopra dei 75 anni di età, inoltre il 40% di tutti gli eventi coronarici sono fatali per le donne. NURSES’ HEALTH STUDY: riduzione del rischio di morte per tutte le cause nelle pazienti trattate con TES. HERS ( Heart and Estrogen/progestin Replacement): Nessun effetto positivo della TES sugli eventi cardiovascolari Prevenzione Primaria CONTROLLO DI ALTRI FATTORI DI RISCHIO DIABETE RIDUZIONE DEL SOVRAPPESO OBESITA’ FATTORI PSICOSOCIALI Prevenzione Primaria FATTORI PSICOSOCIALI STRESS LAVORATIVO STRESS EMOZIONALE STILE DI VITA ISOLAMENTO SOCIALE ABITUDINI SANITARIE Quando il vaccino anti-influenza salva dall’infarto • 11 gennaio 2011 Specie per chi ha avuto qualche problema in passato o dove fare i conti con qualche malattia cronica, di influenza si può morire e nella metà dei casi c'è di mezzo il cuore. Ogni anno si contano da 2.500 a 4.000 morti in eccesso per infarto attribuibile all'influenza. E per prevenire questa strage basterebbe investire appena sette euro a testa. • «Sebbene la vaccinazione sia consigliata a tutte le persone affette da patologie croniche solo il 29,8% degli italiani pazienti cronici lo scorso anno ha fatto il vaccino anti-influenzale, mentre del milione e 140 mila cardiopatici italiani se ne è vaccinato solo il 38%: i restanti si sono esposti ad un rischio serio». • «Il rischio d'infarto aumenta di ben cinque volte nei primi tre giorni dell'influenza . Mentre il vaccino anti-influenzale, ingiustamente accusato in passato da rappresentare uno stimolo infiammatorio, protegge da questa e altre complicanze». (J Am Coll Cardiol 2006;48:1498–1502 Evidence from cohort studies and a randomized clinical trial indicates that annual vaccination against seasonal influenza prevents cardiovascular morbidity and all-cause mortality in patients with cardiovascular conditions. The American Heart Association and American College of Cardiology recommend influenza immunization with inactivated vaccine (administered intramuscularly) as part of comprehensive secondary prevention in persons with coronary and other atherosclerotic vascular disease Vaccino anti-pneumococco allontana l'infarto • Il rischio di infarto miocardico nei pazienti a rischio viene dimezzato dalla vaccinazione contro Streptococcus pneumoniae. Diverse serie di dati suggeriscono che le infezioni pneumococciche acute possano aumentare il rischio di eventi cardiovascolari, mentre l'immunità dal batterio possa limitarne il rischio. Se confermata, questa associazione potrebbe generare interesse nell'esplorazione dei meccanismi putativi e potrebbe offrire un nuovo razionale per promuovere la vaccinazione anti-pneumococco. Le infezioni del tratto respiratorio superiore, d'altro canto, possono scatenare sindromi coronariche acute: durante quasi tutte le epidemie e le pandemie influenzali, infatti, si ha una mortalità da cause cardiache doppia rispetto a quella da polmonite. Questi dati, comunque, vanno confermati in studi prospettici randomizzati: fino ad allora, i medici dovranno aderire alle attuali linee guida promuovendo in ogni caso la vaccinazione nei soggetti ad alto rischio. (CMAJ 2008; 179: 749-50 e 773-7) Comparing Primary Prevention with Secondary Prevention to Explain Decreasing Coronary Heart Disease Death Rates in Ireland, 1985-2000 Between 1985 and 2000, approximately 2,530 fewer deaths were attributable to reductions in the three major risk factors in Ireland. Overall smoking prevalence declined by 14% attributable to smoking cessation: about 275 in healthy people and 410 in known CHD patients. Population total cholesterol concentrations fell by 4.6 % attributable to dietary changes plus 305 fewer deaths attributable to statin treatment. Mean population diastolic blood pressure fell by 7.2%, resulting in approximately 170 fewer deaths attributable to secular falls in blood pressure. Of all the deaths attributable to risk factor falls, some 1,715 (68%) occurred in people without recognized CHD and 815 (32%) in CHD patients. Conclusion: Compared with secondary prevention, primary prevention achieved a two-fold larger reduction in CHD deaths. Future national CHD policies should therefore prioritize nationwide interventions to promote healthy diets and reduce smoking. BMC Public Health. 2007 Gengiviti e aterosclerosi EDUCAZIONE SANITARIA E PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI RUOLO DEL FARMACISTA NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI Advantages of home blood-pressure monitoring over conventional clinic blood-pressure measurement The Lancet, Volume 373, Issue 9667, 14 March 2009-20 March 2009, Pages 876-878 • • More stable estimates of blood pressure (more readings) • • Better classification of hypertension (whitecoat and masked) • • Better prediction of cardiovascular risk • • Better estimates of blood-pressure variability (daytime, weeks, months) Reducing the Population Burden of Cardiovascular Disease by Reducing Sodium Intake • A Report of the Council on Science and Public Health • Arch Intern Med. 2007;167:1460-1468. • Across populations, the level of blood pressure, the incremental rise in blood pressure with age, and the prevalence of hypertension are directly related to sodium intake. Observational studies and randomized controlled trials document a consistent effect of sodium consumption on blood pressure. The majority of sodium consumption in the United States is derived from amounts added during food processing and preparation. Leading scientific organizations and governmental agencies advise limiting sodium intake to 2400 mg or less daily (approximately 6000 mg of salt). 17 maggio – Giornata mondiale dell’ipertensione Cosa fare • Misurazioni pressione a scuola, alla patente di guida alla palestra, in farmacia, ecc. • Non superare 5-6 grammi/die (un cucchiaino da caffè) • Attenzione al sale “nascosto” • Condire con limone, aceto, prezzemolo, erba cipollina, salvia, basilico, rosmarino, maggiorana, peperoncino, ecc. Medici e farmacisti per il controllo pressorio • L'attività congiunta di medici e farmacisti (clinical pharmacyst, farmacisti clinici ospedalieri) può tradursi in una proficua collaborazione che contribuisce a un migliore controllo della pressione arteriosa nella popolazione generale. La verifica arriva da uno studio prospettico, pubblicato su Archives of Internal Medicine, che ha riguardato oltre 400 pazienti con ipertensione non controllata, di età media di 58,3 anni. Dopo 6 mesi di followup, l'indice di aderenza alle linee guida nazionali è aumentato rispetto al basale di un valore pari al 55,4% nel gruppo di medici assistiti dai farmacisti rispetto all'8% dei medici senza assistenza (gruppo controllo). Nel caso in cui, alla luce delle raccomandazioni nazionali, specifiche terapie farmacologiche sono state suggerite dai farmacisti ai medici, nei pazienti è stato osservato un decremento nei valori di pressione arteriosa pari a 20,7/9,7 mm Hg rispetto a quello di 6,8/4,5 mm Hg del gruppo seguito esclusivamente da medici. Infine, valori pressori nella norma sono stati registrati nel 63,9% dei pazienti nel gruppo collaborativo e nel 29,9% di quelli nel gruppo controllo (odds ratio =3,2). (nov 2009) Physician and pharmacist collaboration to improve blood pressure control. • Arch Intern Med. 2009 Nov 23;169(21):1996-2002. • Carter BL, Ardery G, Dawson JD, James PA, Bergus GR, Doucette WR, Chrischilles EA, Franciscus CL, Xu Y. PharmD, Department of Pharmacy Practice and Science, College of Pharmacy, University of Iowa, Room 527, Iowa City, IA 52242. [email protected]. BACKGROUND: Studies have demonstrated that blood pressure (BP) control can be improved when clinical pharmacists assist with patient management. The objective of this study was to evaluate if a physician and pharmacist collaborative model in community-based medical offices could improve BP control. METHODS: This was a prospective, cluster randomized, controlled clinical trial with clinics randomized to a control group (n = 3) or to an intervention group (n = 3). The study enrolled 402 patients (mean age, 58.3 years) with uncontrolled hypertension. Clinical pharmacists made drug therapy recommendations to physicians based on national guidelines. Research nurses performed BP measurements and 24-hour BP monitoring. RESULTS: The mean (SD) guideline adherence scores increased from 49.4 (19.3) at baseline to 53.4 (18.1) at 6 months (8.1% increase) in the control group and from 40.4 (22.6) at baseline to 62.8 (13.5) at 6 months (55.4% increase) in the intervention group (P = .09 for adjusted between-group comparison). The mean BP decreased 6.8/4.5 mm Hg in the control group and 20.7/9.7 mm Hg in the intervention group (P < .05 for between-group systolic BP comparison). The adjusted difference in systolic BP was -12.0 (95% confidence interval [CI], -24.0 to 0.0) mm Hg, while the adjusted difference in diastolic BP was -1.8 (95% CI, -11.9 to 8.3) mm Hg. The 24-hour BP levels showed similar effect sizes. Blood pressure was controlled in 29.9% of patients in the control group and in 63.9% of patients in the intervention group (adjusted odds ratio, 3.2; 95% CI, 2.0-5.1; P < .001). CONCLUSIONS: A physician and pharmacist collaborative intervention achieved significantly better mean BP and overall BP control rates compared with a control group. Additional research should be conducted to evaluate efficient strategies to implement team-based chronic disease management. • • CONOSCI IL TUO RISCHIO? La vita di chi fuma è come una sigaretta, più la fumi e più si accorcia. • il fumo è una delle cause primarie, o comunque contribuisce in modo significativo all’ aumento del fattore di rischio per varie patologie cardiovascolari. Troppo seduti? E' come fumare • LONDRA - Essere troppo sedentari è rischioso tanto quanto fumare. L’indicazione arriva da due diversi studi - uno americano, l’altro australiano – che pongono l’accento sui pericolosi effetti che una vita trascorsa «da seduti» ha sul nostro organismo. E’ risaputo che l’immobilità causi problemi fisici di varia natura, ora, però, queste due ricerche non solo lo confermano, ma sono anche in grado di definire meglio i termini della questione, rimarcando che la vita sedentaria sarebbe dannosa quasi quanto le sigarette in termini di accresciuto rischio di andare incontro a malattie di cuore, diabete di tipo 2 e obesità. (Diabetes, nov 2007) Il cioccolato nero ricco in polifenoli riduce la pressione sanguigna • Negli studi osservazionali l’assunzione regolare di cibi contenenti cacao è associata a più bassa mortalità cardiovascolare. E’ stato osservato che alti dosaggi di cacao per almeno due settimane migliorano la funzionalità endoteliale e riducono la pressione sanguigna, per l’azione dei polifenoli contenuti nel cacao. Tuttavia non è ben definito l’effetto clinico dell’abituale assunzione di basse quantità di cacao sulla pressione sanguigna. Ricercatori dell’Ospedale Universitario di Colonia, in Germania, hanno esaminato l’effetto di bassi dosaggi di cioccolato nero ricco di polifenoli, sulla pressione sanguigna. Allo studio hanno preso parte 44 adulti, di età compresa tra 56 e 73 anni ( 24 donne e 20 uomini ) con preipertensione o ipertensione di stadio 1, senza concomitanti fattori di rischio. I dati ottenuti da questo piccolo campione di individui sani con pressione al di sopra dell’ottimale, hanno mostrato che piccole quantità di cioccolato nero ricco di polifenoli riduce la pressione sanguigna. (Taubert D. et al, JAMA 2007; 298: 49-60) Che diabete e malattie cardiovascolari siano strettamente collegati tra loro non e' un mistero. Anzi, sono molteplici le dimostrazioni che la glicemia fuori controllo provochi disturbi cardiaci come angina, coronaropatia, infarto o a ictus. Alfabetizzazione sanitaria (Health literacy) La capacità di ottenere, elaborare, capire e utilizzare informazioni sanitarie di base in modo da promuovere e preservare la propria salute all’interno dei vari contesti di vita: a casa, nella comunità, sul luogo di lavoro, nel sistema sanitario. L’health literacy implica il raggiungimento di un livello di conoscenze, di capacità individuali e di fiducia in se stessi tali da spingere gli individui ad agire per migliorare la propria salute e quella della collettività, modificando lo stile e le condizioni di vita personali. Scarsa educazione e rischi cardiovascolari • Health Literacy and Mortality Among Elderly Persons • Arch Intern Med. 2007;167:1503-1509. • Individuals with low levels of health literacy have less health knowledge, worse self-management of chronic disease, lower use of preventive services, and worse health in cross-sectional studies. We sought to determine whether low health literacy levels independently predict overall and cause-specific mortality. Conclusions Inadequate health literacy, as measured by reading fluency, independently predicts all-cause mortality and cardiovascular death among community-dwelling elderly persons. Reading fluency is a more powerful variable than education for examining the association between Prevenzione cardiologica nei post-infartuati Sulla base delle migliorate conoscenze e terapie disponibili per la gestione del post-infarto si può ottenere la riduzione della mortalità, ma ottenere il controllo di alcuni fattori di rischio modificabili (ipertensione, ipercolesterolemia…) come SAREBBE LECITO aspettarsi NON E’ COSI’ SCONTATO nei paesi “industrializzati” all’ incremento della aspettativa di vita si è associato un aumento importante e significativo degli eventi cardiovascolari maggiori PERCHE’? La risposta a questa domanda si trova nei risultati dello studio EUROASPIRE , che ha recentemente pubblicato i dati della sua 3° edizione Ha “fotografato” con un sondaggio circa 9000 pazienti che hanno avuto un evento coronarico in 22 paesi europei (75 centri) con risultati SCONFORTANTI , dimostrando che mettere in mano una ricetta al paziente, e raccomandare di cambiare vita NON BASTA. Lo studio EUROSPIRE III mostra che lo stile di vita dei pazienti coronaropatici è il maggior responsabile dei trend sui FR altamente negativi •E’ preoccupante rilevare come sia difficile cambiare stile di vita, ma i dati rispecchiano anche la limitata attenzione riservata alla prevenzione nei pz che hanno già avuto un evento CVS. •Ecco perché non è sufficiente avere solo una terapia farmacologia, ne va controllata l’efficacia. •I REGISTRI di patologia servono a questo scopo. •Per cambiare lo stile di vita i pazienti devono poter accedere ad un programma ben strutturato, integrato, multidisciplinare di PREVENZIONE che coinvolga i medici di famiglia, gli specialisti e le professioni sanitarie, e che preveda controlli periodici e percorsi guidati (adesione alla terapia, attività fisica, fumo, alimentazione…) cui il pz possa accedere facilmente. OBIETTIVI DELLA STRATEGIA DI PREVENZIONE PREVENZIONE PRIMARIA OBIETTIVO: la strategia di popolazione aiuta a ridurre l’incidenza totale di eventi CVD riducendo i fattori di rischio attraverso modifiche dello stile di vita ( consigli alimentari, “giornate del cuore…” Non esiste evidenza che uno screening di massa per la determinazione degli stadi precoci della malattia cardiovascolare e dello stroke sia la strada giusta come rapporto costo/beneficio per prevenire la malattia. E’ dunque necessario adottare un sistema semplice ed adeguato per individuare le persone a rischio, che si possa applicare facilmente. Per questo sono nate LE CARTE DEL RISCHIO PREVENZIONE SECONDARIA Individuare SOGGETTI AD ALTO RISCHIO a causa di: - FR multipli con SCORE =>5% (o >=20%) a 10 anni per morte CVS - diabetici tipo 1 e tipo 2 con microalbuminuria - Marcato incremento di un singolo fattore di rischio specialmente se associato a danno d’organo TARGET: • Cessazione del fumo • Cambiare le cattive abitudini dietetiche • Attività fisica moderata 30min al giorno • BMI <25 Kg/m2 e correggere l’obesità centrale • Pressione arteriosa <140/90mmHg (se diabete <130/80) • Colesterolo totale < 5mmol/L (=190mg/dl) • Colesterolo LDL < 3mmmol/L (115mg/dl) • Glicemia a digiuno < 6 mmol/L (=110mg/dl) PREVENZIONE TERZIARIA A) Realizzare controllo più aggressivo dei FR nei soggetti che hanno già avuto un evento cardiovascolare tantopiù se con diabete • 1) PRESSIONE ARTERIOSA < 130/80mmHg • 2) COLESTEROLO TOTALE < 4.5 mmol/L ( =175mg/dl, da portare a 155 mg/dl se possibile) • 3) COLESTEROLO LDL <2.5 mmol/L (=100mg/dl da portare a 80mg/dl se possibile) • 4) GLICEMIA A DIGIUNO <6 mmol/L (=110mg/dl con emoglobina glicata < 6,5% B) Mantenere la terapia cardioprotettiva secondo le raccomandazioni della medicina basata sull’evidenza C) Ridurre gli episodi di destabilizzazione clinica, quindi i re-ricoveri, e le visite specialistiche. CONCLUSIONI • “A handful of pills is not enough” Il Farmacista e le MCV RUOLO DEL FARMACISTA Il farmacista ha un ruolo chiave nel settore della salute; come operatore sanitario ha il compito di: •educare la popolazione alla promozione della salute •prevenire le malattie cardiovascolari tramite il rapporto farmacista-paziente. Il farmacista ricopre questo ruolo tramite: •Disassuefazione dal tabagismo •Utilizzo del software Cuore.exe per la valutazione del rischio. •Incontri informativi sulle MCV. •Opuscoli e volantini informativi. •Promozione delle giornate mondiali per la lotta alle malattie cardiovascolari. •Comunicazione bidirezionale che permetta al paziente di assumere responsabilità (EMPOWERMENT). 120 Grazie ai mezzi di cui dispone può compiere analisi di prima istanza per valutare lo stato di rischio come: •Misurare la pressione arteriosa gratuitamente. •Compiere analisi preliminari del sangue gratuite come: il controllo della glicemia e del colesterolo. •Controllare il peso e quindi l’indice di massa corporea •Misurare il girovita con un metro da sarta •Calcolare i rischi cardiovascolari. 121 Calcolatore del rischio • i parametri che vengono utilizzati sono l'età, il sesso la colesterolemia totale e HDL, la pressione arteriosa sistolica e diastolica, il fumo, la glicemia (presenza o meno di diabete). Il calcolo è basato su quello che viene chiamato "l'algoritmo di Framingham": la popolazione di un piccolo paese degli Stati Uniti, Framingham appunto, si è prestata ad essere studiata dal punto di vista cardiologico in ogni suo aspetto (abitudini di vita, parametri vitali come pressione sanguigna, colesterolo ecc,. comparsa di malattie cardiovascolari come infarto, angina, ictus ecc.) per un consistente numero di anni. Tramite le osservazioni effettuate sulla popolazione di Framingham è stato poi possibile correlare numericamente, da un punto di vista probabilistico, i fattori di rischio cardiovascolare, in rapporto alla loro gravità, con il rischio cardiovascolare globale di ogni soggetto. In altre parole lo studio di Framingham ha permesso di stabilire che avere un certo numero di fattori di rischio cardiovascolare implica una certa probabilità di ammalarsi a livello del cuore o dei vasi, entro un determinato periodo di tempo. • http://www.cuoreprevenzione.it/pubblico/calcolatore1.htm ICTUS Epidemiologia dell’Ictus In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10-12% di tutti i decessi per anno, e rappresenta la principale causa d’invalidità (Spread 2003) . DEFINIZIONI Ictus Improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale (coma) delle funzioni cerebrali di durata superiore a 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale Che cos’è un ictus (OMS) • • • • Deficit neurologico focale Ad esordio improvviso Con durata superiore alle 24 ore Di natura cerebrovascolare (infarto o emorragia cerebrale) Sottotipi clinici di ICTUS attacco ischemico transitorio (TIA: transient ischemic attack), con sintomatologia di durata inferiore alle 24 h e senza esiti ictus minore (minor stroke), con sintomatologia di durata superiore alle 24 h ed esiti neurologici di scarso o nessun significato funzionale ictus maggiore (major stroke), con sintomatologia di durata superiore alle 24 h ed esito permanente o anche letale A cosa è dovuto l’ictus ischemico? • Trombosi: – Grandi arterie extra e intracraniche – Piccole arterie (perforanti e penetranti) • Embolia: – Di origine cardiaca – Di origine arteriosa – Di origine dall’arco dell’aorta • Ipoperfusione sistemica-emodinamica Stroke ischemico lacunare Ictus ischemico (meccanismo aterotrombosi) Placca progressiva riduzione del lume compromissione del flusso cerebrale distale SEGNI E SINTOMI » TIA » ICTUS Ictus emorragico: sede tipica ICTUS IN ITALIA È LA TERZA CAUSA DI MORTE DOPO CARDIOVASCOLARI LE E LE MALATTIE NEOPLASIE, CAUSANDO IL 10-12 % DI TUTTI I DECESSI PER ANNO E RAPPRESENTA LA PRIMA CAUSA DI INVALIDITÀ ICTUS IL TASSO DI PREVALENZA DI ICTUS NELLA POPOLAZIONE ANZIANA ITALIANA È DEL 6.5 % Epidemiologia Ictus (Italia) Terza causa di morte dopo malattie cardiovascolari e neoplasie: 10-12% 194.000 nuovi casi di ictus: 80 % nuovi episodi e 20 % recidive Incidenza aumenta con l’età: > 65 anni 6.5 % 75 % ictus oltre 75 anni Mortalità in fase acuta 30% Invalidità grave residua 40% sopravvissuti: principale causa di invalidità Aumento dei casi di ictus: nel 2008 circa 207.000 Soggetti che hanno avuto un ictus e ne sono sopravvissuti: 907.000 Italia RR=1 La mortalità in Italia nell’anno 1998 Rapporti ISTISAN 02/31 2002 Italia RR=1 La mortalità in Italia nell’anno 1998 Rapporti ISTISAN 02/31 2002 ICTUS LA MORTALITÀ NEL PRIMO MESE DALL’EVENTO È DEL INVALIDITÀ RESIDUA NEL 40% DEI SOPRAVVISSUTI 30% CON Dimensioni sociali del problema CONSEGUENZE FUNZIONALI: • deficit neurologico focale (31%) • recupero completo (29%) • grave disturbo della deambulazione (20%) • istituzionalizzazione per totale invalidità (16%) • non determinate (4%) CLASSIFICAZIONE CLINICA DEGLI ICTUS ISCHEMICI SECONDO L’EVOLUZIONE TEMPORALE TIA completo recupero < 24 h p-TIA (o RIND) completo recupero < 3 sett. TIA-IR (o MINOR STROKE) incompleto recupero < 3 sett. STROKE mancato o modesto recupero PROGRESSIVE STROKE deficit progressivo in 24-48 hh L’ictus in età giovanile • • • • • Ictus giovanile = in soggetti di <45-50 anni. (può colpire i giovani e i bambini) Incidenza: 10 su 100.000 abitanti Proporzione : circa il 5,5% di tutti gli ictus nei paesi occidentali, mentre nei paesi in via di sviluppo raggiunge il 19%. In Italia si verificano ogni anno 196.000 nuovi ictus; di questi circa 4.200 colpiscono soggetti con età inferiore a 45 anni e 6.200 soggetti di età compresa fra 45 e 55 anni. I fattori di rischio e le cause dell’ictus nel bambino e del giovane sono in parte differenti rispetto alle altre epoche della vita.Tra le principali cause di ictus giovanile vi è la dissecazione delle arterie carotide e vertebrale che portano il sangue al cervello, causata da traumi o microtraumi ripetuti al collo comportanti movimenti energici o ripetuti di rotazione e flessoestensione del capo (inclusi gli incidenti stradali, i traumi in ambito sportivo e le manovre chiropratiche). Tra le cause rare tipiche dell’età giovanile ci sono l’abuso di droghe e di alcol. Occorre però ricordare che i tipici fattori che predispongono all’ictus e alle altre malattie vascolari, quali il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà, l’errata alimentazione, l’ipertensione arteriosa, le alterazioni dei grassi nel sangue e il diabete possono manifestarsi e danneggiare le arterie fin dall’età giovanile. L’ictus nella donna • E’ noto come le donne abbiano,fino alla menopausa, un rischio di ictus minore rispetto all’uomo a causa dell’effetto protettivo degli ormoni sessuali femminili. Negli ultimi anni vi è stata molta discussione sul ruolo della assunzione di estrogeni sotto forma di contraccettivi orali e di terapia ormonale sostitutiva dopo la menopausa. Al riguardo si può affermare sinteticamente che: • 1) il rischio di ictus nella donna in età riproduttiva che assume contraccettivi orali è molto basso ma che tale rischio aumenta nelle donne con età maggiore di 35 anni, fumatrici e con ipertensione arteriosa e se vengono utilizzati contraccettivi orali a maggior contenuto di estrogeni, • 2) la terapia ormonale sostitutiva post menopausale, contrariamente a quanto si pensava alcuni anni fa, non ha un effetto protettivo sul rischio di ictus e di altre malattie vascolari ma può addirittura avere un effetto peggiorativo. E’ importante pertanto che tali terapie vengano personalizzate valutando il profilo complessivo di rischio della donna che li deve assumere. Rischi/benefici della terapia ormonale sostitutiva Il ricovero immediato nelle stroke unit riduce la mortalità e la invalidità Terapia trombolitica per l’Ictus: raccomandato uso tPA 3-4,5 ore dopo • E' stato indicato l'uso del tPA (Tissue Plasminogen activator, Alteplase) per il trattamento dell'ictus ischemico fra le tre e le 4,5 ore dopo la comparsa dei sintomi. Va comunque rammentato che la tempistica è essenziale nel trattamento dell'ictus: benché sia stata formalmente testata una finestra terapeutica più ampia, va comunque evitato qualsiasi ritardo nella valutazione del paziente e nell'inizio della terapia. A questo proposito, in Europa sono state emesse linee guida più permissive che negli USA, ma non deve essere persa di vista la necessità di un trattamento tempestivo. In ogni caso, il medico più somministrare tPA anche se il paziente giunge all'osservazione al di là delle tre ore precedentemente raccomandate per il trattamento. (Stroke online 2009, pubblicato il 28/5) Ictus: diagnosi e riabilitazione da accelerare • 6 maggio 2011 • • • Angio rm e angiotac sono due strumenti fondamentali per individuare meglio l'ictus e le sue cause. Eppure, nonostante le tecnologie avanzate, sembra che diagnosi e riabilitazione inciampino su un particolare ostacolo: il tempo entro cui si interviene. Uno studio multicentrico coordinato dal San Raffaele di Milano ha monitorato dieci stroke-unit. «Abbiamo scoperto che nella maggioranza dei casi, solo un terzo dei pazienti arriva in tempo utile, e che anche per questa fascia il percorso supera l'ora. Troppo», commenta Giancarlo Comi, presidente eletto della Società italiana di neurologia sperimentale al San Raffaele. «D'altro canto - aggiunge il dottore - anche se il protocollo dà un tempo massimo di quattro ore e 30 minuti per la trombolisi, bisogna ricordare che ogni minuto di ritardo si traduce in una perdita di neuroni. Qui abbiamo fatto molti progressi passando dal 5% del 2003 dei pazienti trattati con trombolisi al 17% di oggi». Per quanto riguarda invece l'aspetto delle strutture riabilitative pubbliche, si segnala uno sbilanciamento tra Nord e Sud, con una maggiore concentrazione di centri nel Settentrione. Come conseguenza, molti pazienti decidono di trasferirsi dal Sud verso mete con maggiori disponibilità di strutture riabilitative. Nei centri di riferimento, il protocollo seguito prevede il monitoraggio della sfera motoria, del sistema cognitivo e della condizione psicologica. Aspetti, questi, determinanti per formulare un piano riabilitativo multidisciplinare, con cui tentare il recupero della maggiore quota di autonomia possibile. Tra le complicazioni da tenere sotto controllo, la disfagia. Gli specialisti mirano quindi a compensare le alterazioni nella deglutizione, e per farlo ricorrono anche a compensi dietetici, che regolano la consistenza del cibo, e posturali, per permettere al paziente di ingerire meglio gli alimenti. In Italia, ogni anno, i casi di ictus sono 250 mila, dei quali 50 mila rappresentano ricadute. Il problema riguarda anche i giovani: tra le cause ci sarebbe anche un maggiore uso di sostanze stupefacenti. Pressione arteriosa e ritmo cardiaco sono i due parametri da tenere sotto controllo per prevenire il rischio ictus. Nel mese di maggio le misurazioni saranno oggetto di uno screening nazionale nelle farmacie, in occasione della campagna di prevenzione promossa da Alice, la federazione di associazioni regionali per la lotta all'ictus cerebrale. FATTORI DI RISCHIO Fattori di rischio non modificabili dell’ictus • Età • Sesso (più frequente nell’uomo, ma le donne muoiono di più) • Familiarità • Ictus o infarti precedenti • • • • • • • Fattori di rischio modificabili dell’ictus Pressione alta (>=140/90 mm Hg) è il fattore più importante Fumo di sigaretta, uno dei principali fattori Diabete Stenosi dell’arteria carotidea Fibrillazione atriale Malattia coronarica o scompenso cardiaco Transient ischemic attacks (TIA, o attacco ischemico transitorio), segnali di allarme per l’ictus • Iperomocisteinemia Pressione sanguigna e ictus Recentemente è stato osservato in una metanalisi che il rischio di ictus aumenta anche in presenza di un piccolo incremento dei valori di pressione sanguigna: i dati di 12 studi precedenti dimostrano che situazioni di pre-ipertensione (massima 120-139 o minima 80-89 mmHg) aumentano del 55% la probabilità di incorrere in un ictus. I dati di 7 studi distinguevano la pre-ipertesione in bassa e alta e si osservava che solo nella pre-ipertensione alta (massima 130-139 e minima 85-89 mmHg) si osservava un incremento significativo del 79% del rischio di ictus. Il legame è indipendente da altri noti fattori di rischio – come età, sesso, diabete, obesità, colesterolo e fumo – ed è presente anche al di sotto dei 65 anni. Lee M, Saver JL, Chang B, Chang KH, Hao Q, Ovbiagele B. Presence of baseline prehypertension and risk of incident stroke: A meta-analysis. Neurology. 2011 Oct 4;77(14):1330-7. Fibrillazione atriale La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca caratterizzata da una completa irregolarità dell’attivazione elettrica degli atri, due delle quattro camere cardiache. In presenza di tale anomalia, le normali contrazioni atriali vengono sostituite da movimenti caotici, completamente inefficaci ai fini della propulsione del sangue. Inoltre il battito cardiaco diviene completamente irregolare. !Se si scopre di avere questa malattia occorre rivolgersi ad un cardiologo che potrà prescrivere un antiaggregante per ridurre drasticamente il rischio di ictus. TIA (Attacchi Ischemici Transitori) e attacchi cardiaci Il rischio di avere un ictus per chi ha avuto un episodio precedente è molto maggiore rispetto a chi non ne ha mai avuto uno. Gli attacchi ischemici transitori (TIA) sono dei “campanelli d’allarme” che producono sintomi simili all’ictus ma non lasciano danni. I TIA sono fortemente predittori di ictus. Una persona che ha avuto un TIA o piu eventi ha 10 volte in più la possibilità di avere un ictus rispetto a un’altra persona della stessa età e sesso che non lo ha avuto. Riconoscere e trattare un TIA riduce il rischio di avere un ictus. Per questo il TIA deve essere considerato un’emergenza medica e deve essere immediatamente valutato da una figura medica professionale. Avere avuto un Infarto cardiaco predispone ad un alto rischio di avere anche un ictus. Sia gli Infarti cardiaci che l’Ictus dividono molti fattori di rischio cosi come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete, il fumo, l’inattivita’ fisica e l’obesità. Altri fattori ancora incerti – dislipidemia; – alcune cardiopatie (forame ovale pervio, aneurisma settale); – placche dell’arco aortico; – uso di contraccettivi orali; – eccessivo consumo di alcool; – ridotta attività fisica; – emicrania; – anticorpi antifosfolipidi; – fattori dell’emostasi; – infezioni; – uso di droghe. Ictus connesso a stress ma non a depressione • E' stata dimostrata la presenza di una correlazione fra stress psicologico ed aumento del rischio di ictus, ma non è stata osservata alcuna correlazione del genere fra ictus e disordine depressivo maggiore episodico. E' possibile che lo stress psicologico, all'interno di un più ampio spettro di variazioni nella salute mentale, sia parte di un prodromo prolungato dell'ictus, o che l'associazione sia dovuta ad interferenze residuali. Sono necessari ulteriori studi per replicare questi risultati, e considerare le associazioni alla salute emotiva in base ai sottotipi di ictus. E' opportuno inoltre valutare i potenziali meccanismi alla base del fenomeno, come ad esempio la dibattuta associazione fra concentrazione di omocisteina, depressione ed ictus. (Neurology. 2008; 70: 788-94) Si può prevenire l'ictus? • prevenzione primaria: nella fase asintomatica, cioè prima che si manifesti la malattia • prevenzione secondaria: quando ci sono stati i primi campanelli di allarme, cioè dopo il primo TIA • prevenzione terziaria: nella prevenzione delle recidive quando si sia verificato il primo ictus. In tutte e tre le situazioni, le tappe fondamentali sono: controllo dei fattori di rischio, cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita e cure mediche quando non siano sufficienti gli interventi comportamentali. La prevenzione primaria • Educazione sanitaria • Medici di Medicina Generale • Farmacisti • Identificazione del rischio cerebrovascolare. L’attività fisica è preventiva L’attività fisica è molto salutare in quanto riduce la glicemia, la pressione, i grassi nel sangue, lo stress e migliora la circolazione sanguigna e l’ossigenazione dei tessuti oltre a contribuire a tenere sotto controllo il peso. E’ sorprendente constatare che l’inattività fisica porti ad accrescere il rischio cardiovascolare fino ad un 150%: è sufficiente spendere 30 minuti della propria giornata in attività fisica anche moderata come camminare, salire e scendere le scale ecc. sono i comportamenti che permettono una riduzione del rischio di ictus! Azione protettiva di alcuni alimenti • Per alcuni nutrienti è stata messa in luce un’azione protettiva: – grassi insaturi: l’effetto protettivo è documentato in relazione al consumo sia di monoinsaturi (acido oleico), sia di poliinsaturi (acido linoleico e omega-3), e potenziato se la dieta è povera in grassi saturi; – fibra alimentare: il ruolo positivo è documentato negli uomini, in particolare in soggetti ipertesi, e richiede ulteriori chiarimenti; – potassio, magnesio e calcio: esiste una correlazione inversa tra il rischio di ictus e il consumo di questi minerali, attraverso un’azione per lo più mediata dalla pressione arteriosa; – antiossidanti: un equilibrato apporto di antiossidanti media un effetto protettivo in particolar modo associato al consumo di vitamina C, di -carotene e di vitamina E; eventuali supplementazioni non sembrano invece migliorare il quadro del rischio; – folati, vitamina B6 e vitamina B12: adeguati apporti tramite la dieta esercitano un positivo effetto protettivo, mediato dalla riduzione dei livelli di omocisteina. Sono consigliate supplementazioni nei casi di iperomocisteinemia. La dieta preventiva Mangiare almeno 400-500 g di frutta e verdura al giorno perché ,grazie al loro contenuto di anti-radicali liberi, proteggono i vasi e i tessuti del cuore e del cervello. Diminuire l’uso di sale da cucina: l’OMS ha stimato che riducendo la quantità di sale giornaliera di 3 g farebbe scendere del 22% la mortalità da infarto e del 16% quella per malattie coronariche. Consumare più fibre. Limitare l’uso dei cibi grassi e fritti: i grassi saturi e quelli idrogenati sono più pericolosi perché aumentano il colesterolo LDL. Consumare pesce almeno 2 volte alla settimana perché contiene i grassi omega 3 protettori delle arterie, eventualmente si possono assumere integratori alimentari. Limitare il consumo di alcol, bere cioè non più di 2 bicchieri al giorno. Glicemia e colesterolemia Le persone che hanno la glicemia alta devono sottoporsi a controlli periodici e assumere medicine come l'insulina o altre che riducono gli zuccheri nel sangue. I soggetti che invece hanno il colesterolo alto devono seguire una dieta particolare, oltre che assumere medicine, come le statine, che abbassano i livelli dei grassi nel sangue. A partire dai 20 anni è consigliabile controllare il proprio assetto lipidico almeno una volta ogni 5 anni ed a partire dai 40 anni almeno una volta all’anno. Ictus e colesterolo – Il colesterolo è stato tradizionalmente considerato uno scarso predittore del rischio di ictus – Elevati livelli di colesterolo sono stati associati a un aumentato rischio di ictus ischemico – Alcuni trattamenti ipolipemizzanti (es. fibrati) hanno fallito nel ridurre l’ictus – Le Statine hanno dimostrato una riduzione del rischio di ictus ischemico – L’utilizzo di statine non sembra essere correlato a un aumento del rischio di ictus emorragico Bots ML et al. J Epidemiol Community Health. 2002; 56(suppl 1):i19-i24; Tirschwell DL et al. Neurology. 2004; 63:1868-1875; Rubins HB et al. N Engl J Med. 1999; 341:410-418; Sever PS et al. Lancet. 2003; 361:1149-1158; LaRosa JC et al. N Engl J Med. 2005; 352: 1425-1435. HDL-C e rischio di ictus Statine e prevenzione primaria WOSCOPS ALLHAT-LLT ASCOT-LLA CARDS Riduzione del rischio relativo di ictus (%) 0 –5 – 10 (n=6.595) – 15 –11* (n=10.355) –9* – 20 – 25 (n=10.305) – 30 –27† – 35 – 40 – 45 – 50 *P=NS (pravastatina vs placebo o cure abituali). †P=0,024 (atorvastatina vs placebo). ‡P=non riportato (atorvastatina vs placebo). (n=2.841) –48‡ WOSCOPS=West of Scotland Coronary Prevention Study; ALLHAT-LLT=Antihypertensive and Lipd-Lowering Treatment to Prevent Heart Attack Trial–Lipid-Lowering Treatment; ASCOT-LLA=Anglo-Scandinavian Cardiac Outcomes Trial–Lipid-Lowering Arm; CARDS=Collaborative Atorvastatin Diabetes Study. Modificato da Sever PS et al. Lancet. 2003; 361:1149-1158; Shepherd J et al. N Engl J Med. 1995; 333:1301-1307; ALLHAT Officers. JAMA. 2002; 288:2998-3007; Colhoun HM et al. Lancet. 2004; 364:685-696. Stroke reduction results from large secondary prevention studies and meta-analyses of statins 4S, CARE, LIPID Secondary Prevention Studies Relative Risk Reduction 0% 4S CARE LIPID Meta-Analyses Blauw et al Crouse III et al -5% -10% -15% -20% -19% -25% -30% -27% -30% -35% Clin Med Card –FI -32% -31% adapted from Cucchiara et al, Stroke 2001 Potential Mechanisms of Benefit of Statins Statins LDL-C reduction Reduction in chylomicron and VLDL remnants, IDL, LDL-C Macrophages Lumen Lipid Core Smooth Muscle Cells Potential Mechanisms of Benefit of Statins Statins LDL-C reduction Reduction in chylomicron and VLDL remnants, Restore endothelial IDL, LDL-C function Maintain SMC function Anti-inflammatory effects Decreased thrombosis Macrophages Lumen Lipid Core Smooth Muscle Cells 1. Deficit di forza o sensibilità localizzato a uno o più arti, specie se dello stesso lato 2. Difficoltà a mantenere la stazione eretta, disturbo della marcia e/o dell’equilibrio, vertigini improvvise 3. Deficit di uno o più nervi cranici (asimmetria facciale omo o controlaterale al deficit motorio e/o sensitivo, disfagia e/o disfonia, strabismo, diplopia o deficit della motilità oculare) 4. Difficoltà nell’espressione verbale, nella comprensione, nell’articolazione della parola 5. Deficit del campo visivo o improvvisa cecità Sospetto di ictus Cosa fare in caso di ictus • Ai primi sintomi di allarme di un ictus cerebrale chiama il 118 o vai immediatamente nell’Ospedale dotato di Stroke Unit più vicino a casa tua. • Non chiamare la guardia medica, Non metterti a letto nella speranza che i sintomi spariscano • Non perdere tempo • Ricorda: il tempo è cervello! L’ICTUS È UN’EMERGENZA MEDICA!!!! OGNI MINUTO CONTA!!!! CHIAMARE SUBITO IL 118!!! Se i pazienti colpiti da ictus giungono in ospedale entro 2-3 ore dalla comparsa dei sintomi ci sono le migliori probabilità che possano tornare a casa senza danni permanenti o menomazioni. Il paziente dev’essere immediatamente ricoverato in ospedale nel reparto della stroke unit. La terapia di un ictus in fase acuta è incentrata sul controllo delle funzioni vitali dell'organismo del malato, in particolare per mantenere una adeguata ossigenazione dei tessuti. Bisogna distinguere tra i vari tipi di ictus. ICTUS ISCHEMICO: La trombolisi, cioè la dissoluzione del trombo che ha occluso il vaso arterioso, è usata in caso di ictus ischemico. Prima di somministrare un farmaco trombolitico a una persona con i segni e i sintomi dell'ictus cerebrale occorre aver effettuato una TAC cerebrale che abbia confermato che la natura dell'episodio sia ischemica e non emorragica, è evidente che la somministrazione di un farmaco che scioglie i trombi a una persona che è già vittima di un'emorragia può solo peggiorare drammaticamente la situazione e addirittura causare la morte del paziente. Inoltre l' aspirina (antiaggregante piastrinico) viene prescritta in fase acuta (ad un dosaggio consigliato di 300 mg) in tutti i pazienti ad esclusione di quelli candidati al trattamento trombolitico (nei quali può essere iniziato dopo 24 ore) o con indicazione al trattamento anticoagulante. Si procede poi con la somministrazione di diuretici per riassorbire l’edema cerebrale. ICTUS EMORRAGICO: In caso di ictus emorragico, si procede spesso con l’intervento chirurgico. Dopo un ictus è possibile favorire il recupero, almeno parziale, delle funzioni perse. Tale è il compito della riabilitazione. A questo fine è importante stimolare ed incoraggiare i pazienti con ictus alla partecipazione alle attività quotidiane e promuovere l’abbandono precoce del letto (verticalizzazione precoce). Il recupero funzionale dell’arto superiore e la rieducazione del controllo posturale e della deambulazione rappresentano obiettivi a breve e medio termine del progetto riabilitativo. Il trattamento dei disturbi del linguaggio (afasia) richiede preliminarmente una dettagliata valutazione da parte di operatori competenti ed il coinvolgimento di un terapista del linguaggio (logopedista) ed è mirato a recuperare la capacità di comunicazione globale, di comunicazione linguistica, di lettura, di scrittura e di calcolo oltre che a promuovere strategie di compenso atte a superare i disordini di comunicazione ed a addestrare i familiari alle modalità più valide di comunicazione. LE ASSOCIAZIONI DEI PAZIENTI: ALICE (Associazione per la lotta all'ictus cerebrale) è l'unica associazione di pazienti esistente in Italia. Nelle varie sedi regionali ha pubblicato anche dei quaderni informativi sulle corrette norme di comportamento nella gestione del malato e sulla prevenzione dell’ictus. http://www.aliceictus.it/ Maggio il mese della prevenzione dell’ictus RUOLI DEL FARMACISTA: • Far conoscere l’emergenza ictus • Disassuefazione al fumo • Controlli (pressione, glicemia, colesterolo, peso, valutazione rischi) • Consigli dietetici • Adesioni alle Giornate nazionali ed internazionali • Depliant, postazioni Internet, colloqui • Calcolo del rischio cardiovascolare FAQ 1. Come si possono prevenire le malattie cardiovascolari (prevenzione primaria, secondaria e terziaria)? 2. Che ruolo ha l’educazione sanitaria nella prevenzione delle MCV? 3. Come si può effettuare il calcolo del rischio di malattie cardiovascolari? 4. Che ruolo può avere il Farmacista nella prevenzione delle malattie cardiovascolari? 5. Che cos’è l’ictus? 6. Qual è l’epidemiologia dell’ictus? 7. Quali sono i fattori di rischio dell’ictus? 8. Come è possibile prevenire l’ictus? 9. Qual è il ruolo del farmacista?