LEI.IO BASSO
CARLO PISACANE
NEL RISORGIMENTO ITAIlI,ANO
I
CASA EDITRICE SABINA
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v..._Ui, le
NAPOJ.I
CARLO PISACANE
NEL RISORGIMENTO ITALIANO~
Per molti anni Pisacane non fu considerato che come uno dei;
eroici discepoli di Mazzini, come un audacissimo che aveva
avuto il coraggio, di attuare un ardito pi,ano. di Mazzini, nè altl'i.·
menti poteva essere considerato finchè la coscienza ita1i3l13., non
giunta peranco alla maturità dell'autocritica, continuò a concepire
la storia del nostro l'iSOl'gimento come un'agiografia di condottieri
e di martiri. Poi vennero i primi ingenui studi socialisti a ripescare
i suoi saggi dimenti cati nelle biblioteche e ful'ono Olivetti, Colaj.anID, Rensi, Fabbri ed altri socialisti sindacalisti anarchici che se ne
fecero editori e propagatori. 1\la per essi ]a grandezza di Pis,acane
stav,a solo nelle sue teorie economiche, stava nell'aver egli enUllcialo, in un tempo in cui Marx non era ancora penetrat() da noi, le
teoriche dell'accentr,a mento crescente, dell'immiseI'imellto crescente, del plusvalore: teoI'iehe invero non originali di Pisacane, oome
in gran parte nep'pure di Marx, ma di comune derivazione, per Pi_
sacane attraverso anche una mediazione francese, deUe prime scuole
economiche inglesi.
È &010 in tempi recenti che si son letti su Pisacane punti di
vista seri e concreti : a.ccenno sopra tutto ad articoli sparsi, e principalmente ad w;t lungo saggio pubblicato dal Falco nella « Rivista.
storica italiana» nel 1927. Un primo tentativo di studio cÙ'mpleto
su Pisacane, libero da .preconeetti, ce l'aveva dato il Savelli, ma
il libro era per molte ragioni riuscito insufficiente. Sicchè il voLume recente di Nello RoOsselli ( Carlo Pisacane nel risorgimento
italiano» (Bocca, Torino, 1932) è in realtà la prima opera organioa, fatta con severi criteri storici, sul caduto di Sanza.
TI Rosselli in questo laV'loro non è stato inferiore alla fama che
si era meritato con l'altro su Mazzini e Bakunin. La .scrupolosità
dell'indagine condotta pazientemente anche in archivi inglesi, la
larghezza delle informazioni, la sicura p,adronanza della bibHografia, non molto ricca ma molto dispersa, la vasta cultura sto.rica
per un- inquadramento completo dell'opera di Pisacane, possono
far concludere che questo lavoro, dal punto di vista della ricostruzione biogl'afico-storica, è press'.a poco definitivo, anche se qualche
punto non a.ppare ancora del tutto illuminato e se ulteriori ricerche
potranno mettere in luce documenti nuovi. Ciò sia detto ad onore
della sua probità di scienziato e della serietà della scuola da cui il
Ro·sselli deriva.
Alcune inesattezze di poco conto non tolgono nulla ai suoi
meriti, e ]e segnalo non pe!' pedanteria ma per augurarmi che scompIU
Carlo Pi:sacune nel Risorgimento Italia1lo
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Lelio Bas:so
paiano in una prossima edizione: cosÌ l'accenno ad una lapide che
ricorder,ebbe in Ponza ]0 sfortunato liberatore del '57 e che invece
non ·c 'è (l); la confusi~ne che mi pare si faccia tra il com,andante
militare di Ponza, che era il maggiore Don Anto.nio AstorÌno e il
maggiore D'Ambrosio che fu invece il ooman~apte .le._due. compagnie di linea inviate il giorno dopo da Gaeta a bordo di una fregata
per ristabilire l'ordine nell'isola, e che raggiunse l'intento a:r;restando circa 300 confinati l'inchiusi poi nel castello d'Ischia; infine
la nessuna menzione fatta dell'avviso. mandato dal capour~ano~
Colonna al re per mezzo di una barca partita nella notte inoltrata
dal 27 al 28 giugno dall'altra estremità dell'isola detta « Le Forna » (2). Ma, ripeto, S011 questi rilievi di nessuna importanza.
Piuttosto vorrei discutere alcuni m.iei ptmti di dissenso dal
Rosselli in ordine al valore della pel'S'onalità di Pisacane, quant<?
ad originalità e coerenza di dottrina. Ben a ragione il Rosselli
mette in evidenza, contro i troppo facili assertori di un'assoluta
originalità di Pisacane socialista in Italia, che di socialismo e di
comunismo nel biennio rivoluzion.ario e po.i in tutti gli anni suc-_
cessivi s'era fatto un gran discorrere anche da noi: ne eran piene
le gazzette, e di opuscoli e libri che parlassero di socialismo magarr
a spvoposito, se ne potrebbe fare un abbondante catalogo . lo son
lieto. che Rosselli abbia da questa mise à point tratto. ]0 spunto a
darci un int~ressante capito.lo sul socialismo in !Piemonte in quel.
l'epoca, nootevole contributo ad uno studio sulle origini del socialismo italiano, fatto, come di consueto, con diligenza e ricchezza
di notizie; però avrei voluto che da questo studio il Rosselli fosse
tratto a concludere in favore dell'originalità di Pisacane. La quale
non sta, certo, nell'aver parlato di socialism'o e di comunismo,
chè di comunismo in Italia -ai parlava, specie sulle orme di quello
francese, "da molti decenni, e credo. di non andar errato aff.ermand'Ù
che ]a prima apparizione della parola « socialismo» si fosse avut~
proprio in Italia e fin dal 1803 . Ma il Rosselli sa troppo bene che
la maggior parte degli scritti da lui citati sono antisocialisti e so(1) L'unico ricord() 6CriU() di Pisacane che ho trovato in P()nza: è il certi.
ficato di morte, esistente nei registri paro-cchiali, del renente Bals.amo, la 6~Ia
vittima borbonica del1a spedizione, -che è 5(!ritto in questo culÌ()s-o latin() del
:parroco Viti elIo : «Anno domini millesimo octingentesimo quinqua,gesimo seplimo die vigesima septima Juilli d. Caesar Balzano (sic) 20 Tenente de' Veterani Filiu/S Generalis d. Pascalis Balzan() (s ic) in oonflitto de' R iv()huosi Repubblicani Piemontesi illi-co mortuU6 est con un colpo di pistone aelatis /Suae
annorum 25 in X.enedoxio mllitum, cwus corpus in EccIesia ·P urgatorii e6t hu~
matum. Joseph V,itiello P.ar()chus D.
(2) Cfr. Giu's eppe Cesare Trigoli, «Monografia per le isole ,d'el Gruppo
Ponziano ll, Nap<>li 1855 (ma in realtà 1858), pp . 363 .segg. IÈ una ,fonte m()d~t3.
ma, -cr-edo, bene infor.mata, non --citata dal ROS6elli nè da -altri. Da rilevare che il Trig()li era un ponzese e scriveva immediatamente dop() i fatti, dei quali dà
una versi()ne rjgidamente horbonica .
CI
pratutto ~er riflesso .dei problemi che si dibattevano oltr'alpe; e
che quellI favorevoh sono pelO lo più generiche considerazioni
s~l1~ stat() delle pleb~ e la necessità di migliorarlo, o programmi
~I rifor:me. da attu~rSI da.~' alto, o, quando sono spinti, platoniche
lnvocazLOlll ad un umaruta affratellata e socialista. Saint-Simon,
Cabet, ad essere audaci anche Considérant: sempre in oO'lli modo
in diretta derivazione degli ideali dell'89.
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,
Che cosa ha di comune Pisacane eon costoro? Chi conosce il
socialismo del Ferrari o del Franchi, chi ha letto il Montanelli o
le pagine dichiaratamente socialiste -che Mauro Macchi stampava
a Genova in quello stesso torno di tempo" non può non rilevare
le enormi differenze e il netto distacco di Pisacane da costoro .
Perchè egli fu vera·mente il primo in Italia a parlare coscientemente
di socialismo come di ul1' autoooma conquista delle masse lavoratrici, e, per quanto è possibile supporre confrontando i suoi scritti
con le sue ronti couosciute, egli è giunto a queste conclpsioni autonomamente, attraverso lo sviluppo di quella Clùtura storici sta che
gli veniva dalla tradizione di studi della sua Napo li, e non attraverso letture di socialisti str,arueri. L'insegnamenw di ~1"arx che la
liberazione del proletal'iato non poteva esser opera che del proletariato stesso, è anche l'insegnam.ento di Pisacane. Si leggano nel
suo. Saggio sulla rivoluzione le sue polemiche contro i rifonn.atori
e gli ~loopistj, Gahet, Saint.Simon, Blanc, F01uier (p . es . a pago 50
dell'edizione Virano, 1894), e quelle ancor più vivaci e serrate contro i pretesi educatori del popolo che vogliono imporre l'educazione dall'alto: « Quale scrittore in buona fede può affermare che
]a plebe, 'che non sa leggere, si educhi .coi libri? Non parliamo di
'coloro che sotto il despotjsmo pretendono che il popolo si educhi
a libertà, p er pooi esserne degno; tanto vale dire ad un uomo legato: prim ,a -di scioglierti è d'uopo che impari a C'orrere; nè diciamo degli altri che, vedendo un popolo co.rrotto, .p retendono
renderlo morale, non già sbarbicando ogni germe di ool'l'uzione,
ma proponendo un reggimento fondato precisamente su di un sistema oorrultore; ma di quelli i quali credono possibile, a furia
di Jibri, spandere le idee rivoluzionarie» (ibid ., 191); « lo sono
simile a mia madre, diceva Socrate figlio di una levatrice, non creo
nulla, ma aiuto gli altri .a produrre» (ibid., 193); « Educatori e
,l ibertà sono materie eterogenee.. . Per educarsi a libertà bisogna
vivere, per quanto 'p ossibile, liberamente; in questa guisa ognuno,
educando sè medesimo, educa tutti, e tutti -compiono l'educazio·
ne d'ognuno» (ibid., 210). Contro tutti i pretesi educatori e ri formatori il P.isacane afferma appunto che il p-roletariato trova
da sè la sua strada nella lotta e · conquista da sè la proprria 'libertà : « Non era la .quistione sociale 'Che scriveva nel 33 sulle bandiere dei ribelli di J...ione: Vivere trcwagliando o morire cOmbattendp? Non era la. questione sociale quella a cuj Cavaignac nel
Lelio Bassd
Carlo Pisacane nel Risorgimento Italiano
gi.ugno del 48 rispondeva a colpi di ~annon~? ~ l,e associazioni
che si oreano, appena ne hanno facolta, quaSI lstWtIvamefite, non
accennano forse a cotesto avvenire? » (ibid., 57).
Questa concezione del ,s ocialismo, come m.ov~ento autonomo
della classe lavoratrice, s'inqua·dra in una conrcezIOne C?ncre~ ~~l
processo storico, che è pure frutto originale del pensl,e r? di Plsacane. TI quale si lascia anda'l'e, si, qu~che volta alle pIU cnl~e.
affermazioni ·del determinismo economICO, ma ha tono, a mIOcred,e re, il Rosselli - il quale pure ha COrI'etto tanti errol'i. di:
visuale dei precedenti studiosi - di vedere in . esse'. la genuIna
concezione rpisacaniana della storia. Quelle <sono r.lmaStIc:ature, nOlll
l "essenza del suo pensiero. Chi legga i «Sa~gl)) co~ amo~'e ~:
spirito aperto non potrà non ammettere che Plsacane, In :Eatto dI'
concezione della storia ha sopratutto due esigenze: concrete'Zz.al
e uni1à. Concretezza: · ~uindi aderenza a tutti i problemi rf'..ali ':
ai reali bi<sogni, non formule astratte nè sogni utopistici; quindL
immanenza nel processo storico di tutte le forze ~h.e muov.on~
l'umanità, e non progressi fatali nè provvidenz~ ~hvln~;~ qUll~dl.
azi.one collettiva e 'flon opera di er.oi o di condottIerI. Ulllta : qu1D~
di i bis.ogni e le idee, le masse e i pensatori, gli. j.nter.essi ~ gl~
ideali, le condizioni reali e le aspoirazioni future, l TeazlOnan e l
rivoluzion.ari concepiti come attori di uno stesso dramma . 1t'Iarx
aveva avut.o per enunziare questo stesS.o co'n cetto una formul~ sc~­
torea: rpr.assi (',he si rov,e scia. Cioè la nostra attività umana di OggI,
che è la sola attività storica creatrice, si cristallizza in forme mor~
t e inadeO'uate ai hisogni di domani e diventa condizione limite
ostac,olo °della nostra azione futura. È un ritmo dialettico fra 1'azi,one deO'li uomini che crea nuovi ·r rapporti so'ciali economici poli,tici religiosi, e gli stessi rapporti (la società insomma) che re.aO'lscono sull'azione degli uomini. Come si vede, niente dell'astratto
:o]ontarisulO nè ·del rigido determinism.o.
Con minor driarezza e cultura, ma con ahrettanta convinzione Pisa cane enuncia la stessa concezione storica: cc Intanto le
m~1titudini, sotto la preSSUT8 dei crescenti mali, cominci~nl). a
manifestare un'irrequietezza, un odio al presente, un desldeno
di mi!!liorare vago., confuso, non espreSS.o in verun concetto. M.a
qUp.st~ desiderio, questo eoncett~ n.on tarda a ~o-rmolarsi llen~
mente di po'Chi in un 'i,dea che diventa legame dI sette, scnpo ih
congiurI? fede di martiri; e cosÌ essa manifestasi in una serie
di f~tti. di sensazioni, che la rendon.o comune, spontanea, concreta,
immf'dlata sentimento insomma. All.ora la rivoluzione delle idee
è cornrjut, ~; quel concetto di pochi getta un seme ne 1'universale
coscienz..'l. che frutterà, fecondato ,d a fatti. Questa idea popolare
]p.~a "i co~ ]e astrazioni dei filosofi, ma es.sa è quel pri~o s,?ggerimellto deJ1'istituto movente, e punto dI p,artenza del r.ag:lOnamenti di quelli; epperò nasconde nuovi errori, nuovi mali, dai
ptmsatori manifestati, c.omparati, contrapposti, ma sempre inutilmente peI volgo che non cercherà il rimedio di mali non aneora
esperimentati: e come quelli precedono, seguendo i voli del loro
'peruier.o sino alle ultime c.onseguenze, le ·m oltitudini lentamente
oper.ano, ed attr.averso f.atti, delusioni, enorÌ, procedono Vi!I"SO la
meta da quelli rapidamente l'aggiuuta » (ibid., 16-17). Ho citat.o un
passo, 'm a potrei citarne altri cento, se non fossi qua a fare soltant.o una recensione.
V ~duta in questa luce, mi plare che auche la spedizione di Sapri non debba più apparilI'e in ..slddente contrasto col pensiero dei
Saggi. Rosselli ha ragione, ,anche tropp,a, ,di negare .contro i molti
storici abituati a fermarsi alla superficie, il carattere eS'clnsivamen~
te romantico e mazziniano della spedizione. Le pagine del Rosselli
su questo punto, frutto di ua accurato attento inteUigente esame
delle fonti, sono 1a migliore difesa che in sede severamente storica
si potesse fare della sp.edizione. IÈ inutile quindi che io ripeta
qui qrale fosse l'ambiente in cui la spedizione fu preparata, quali
]e informazi.oni di Fanelli, quali del resto anche le :vere condizioni
del Mezzogio:rno. E a scagionare l'impresa dall' accusa di essere
stata pazzesca e avventata può forse bastar-e., dopo aver lett.o il
libro, il meditare su un insegnamento di Lenin, che di rivoluzio.
ni se ne intendeva: «Le rivoluzioni si fanno oggi, m.ai domani l).
Le riv.oluzioni che si rimandano non si fanno; quelle che si tentano possono ta'llche non riuscire, ma la prova della maturità del
t~.ntativo la può dare solo -il tentativ.o stesso. Certo vi sono condizioni in <cui sarebbe assolutamente pazzesco tentare un'417.:ione
rivoJuzionaria, ma che nel 57 'così non fosse lo han diruostr:lto
gli eventi posteriori. Senz,a contare che ,a nche un tentativo non riuscito pJlÒ avere un inestimabile valore di educazione all'azione,
non in un senso puramente volontaristico, ma in quel senso dialettico che, si è visto, Pisacane aveva sostenuto in sede teorica,
in quanto serva a dar c.oscienza ad antinomie già esistenti nella
società, a portare alla superficie interessi sentimenti l',assioni latenti.
Pisacane poi aveva valutato ]e difficoltà ,clell'impr?-sa, e non
si faceva quasi nessuna illusione, come ne è prova il Testamento.
Vi era so].o per lui una pallida speranza di riuscita, e vi C'ra poi
la necessità indero!!abile di agire subito per arrestare la propa~anda ml1rattia'lla che già minacciava di passare .alla realizzazione.
Pisa cane, in queste condizioni, ha saputo e voluto agire, con ,e alma e freddezza, vincendo le esitanze e i dubbi con un senso di
sicurezza, dhe n.on rispondeva al suo intimo, ma che era necessa
rio infondere agli altri, i quali, ,d i animo meno forte di lui, si
s.arebbero ,altrimenti ritratti di fronte agli ostacoli. Tutto il suo
comportamento in queIJe settimane, fino alla sua partenza silenziQsa e tr,a nquHla subito dopo finita una lezione di matematica,
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Lelio Basso
denot.ano -in lui non il l"oma'ntico e l'avventato, ma il rivoluzionario sicuro e deciso.
lo direi, cont ro Rosselli questa volta, che egli si mostra lo
stesso rivoluzionario dei Saggi. lo non vedo nessuna soluzione ai
continuità fra il Pisacane dei Saggi e quello di Sapri: la separazione fra il d.eterminismo economico teorizzato in quelli e il volontarismo eroico manifestato nel1a spedizione, mi -sembra astratta
e arbitraria. La 5ua concezione, come ho detto, era sempre stata
unitaria ; non aveva scritto nei Saggi : (( Quale è in questo svolgersi
delle umane vicende roperla ed il dovere del rivoluzionario? Con
' ]a penna trattare tutte le quistioni che conducono al fine 'bramato; con la congiura far cospirare l'azione al medesimo fine, e
cercar di leg,are strettamente il pensiero e l'azione. Dire 'fucili e
non libri è un errore, come il dhe libri 1> non fucili» (ibid ., 188)?
Pisa cane aveva insomma insegnato che la rivoluzioD-e di popolo non
può nascere '8e non vi è un interesse effettivo del popolo a sellOter~ il ~iogo in vista di conquiste che direttamente lo riguardino;
ma questo interesse, quando c'è, per essere trasformato in rivolu4
zione deve mettersi in moVimento, attr,averso appunto la propaganda e l'esempio, deve diventare cos.cÌenza attiva, 'p erchè 1,a 'libertà ai conquista solo lottando per la 'libertà. I suoi libri e la sua
spedizione avevano insieme questo valore di p'r op;a'g and,a e di esempio per m ettere in moto le masse: ilsuo prccl.am_a aDe popolazioni
del -Mezzogiorno, in occasione della spedizione, lungi ·dalle astrazioni lnaZlziniane, è pur esso materiato di concretezza e .di realismo.
Questa unità e 'Continuità di pensiero e .di vedute sarebbe rhllscita 'forse più c'hiara all'Autore ste.~so, se egli ci ,3vessen.ato un
capitolo sulla formazione culturale ai Pisacane dall'ambiente napoletano, le 'sue lettur,e , i suoi studi, i suoi rapporti con Vico" Cuoco, Pagano, Colletta, le influenze che su .di lui poterono .avere gli
scrittori del « '!Progresso», il'Ricciarai, il n ragonetti., iI Blancb, ecc.,
e in genere ·s ulla sua educazione storicistica.
"Mi l3.uP'lro ad ogni motJ.o che una prossima eaizione veda colmata anche questa lacuna, la sola che ho dovuto deplorare nel
libro.
LELIO BASSO
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carlo pisacane - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli