Philologue
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2
196-209
SESTO P B E T E
P E R LA STORIA D E L TESTO DI AUSONIO
Lo studioso che si interessa della storia del testo di Ausonio si trova di fronte
a problemi piuttosto rari in questa disciplina e, per tale motivo, di non facile
soluzione. Essi sono di tre generi :
1 ) Si deve innanzi tutto affrontare e risolvere la questione che riguarda l'intero
corpus delle opere ausoniane.
2) In secondo luogo i singoli opuscoli presentano difficoltà proprie perché hanno
una tradizione isolata e difficilmente conciliabile con quella dell'intera produzione
del poeta di Bordeaux. Si pensi alla tradizione dei „Caesares", a quella delle
„epistulae", delle ecloghe o della „Moseila".
3) Esistono infine singole composizioni che debbono essere considerate „vaganti"
e che si trovano sparse in manoscritti o senza il nome dell'autore o con i testi
di poeti e prosatori quali Catone, Virgilio, Ovidio, Svetonio, Sidonio, Aratore,
Prisciano. Alcune ecloghe sono attribuite a Catone, Virgilio, Ovidio e Prisciano,
mentre i „Caesares" portano il nome di Svetonio, Sidonio ed Aratore nei testi
nei quali esse appaiono.
A parte questi tre problemi dei quali intende occuparsi la presente ricerca,
esistono difficoltà che potrebbero essere chiamate „minori" ; esse riguardano il
testo e l'interpretazione di singoli passi sui quali i critici non esprimono opinioni
concordi.
È noto che i codici ausoniani si dividono in quattro gruppi dei quali nessuno
trasmette tutte le composizioni che ci sono pervenute1 : esse ci sono giunte come
se fossero state messe insieme attorno ad un nucleo.
a) Il gruppo più ricco di scritti ausoniani è quello rappresentato dal codice Vossiano Latino
F i l l scritto, in visigotica, da Teodulfo. F u scoperto dal Sannazaro nel 1504 e fu utilizzato la
prima volta da Stefano Charpinus per l'edizione del 1558. Il testo può essere considerato generalmente corretto 2 .
b) Esiste un gruppo di codici che presenta numerose interpolazioni di aggiunta o sostituzione ;
offre anche un gran numero di epigrammi e la Oratiarum actio, che mancano in altri manoscritti.
E ' indicato con la lettera Ζ (oppure ω). I maggiori e più noti rappresentanti di esso sono il Pata1 Per informazioni più ampie sulla storia del testo di Ausonio si veda il mio volume „Ricerche
sulla storia del testo di Ausonio" (Temi e Testi 7), Edizione di Storia e Letteratura, Roma 1960.
2 Sull'origine del Vossiano cf. Β. Bischoff, Ein Brief Julians von Toledo über Rhythmen,
metrische Dichtung und Prosa, Mittelalterliche Studien 1, Stuttgart 1966, p. 292. Il manoscritto
deve provenire da Lione, prodotto di una colonia spagnola.
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vinus Cath. C 64, il Laurenziano Conv. Soppr. J 6.29, l'Escorialensis S I I I 25 ed il Leidensis Voss.
Q 107 (Tilianus) 3 . Ad ognuno di questi codici fanno capo altri che formano quattro sottogruppi.
c) I codici di Bobbio formano un terzo gruppo. Si considerava il miglior rappresentante di
essi il Paris. Lat. 8500, un tempo proprietà del Petrarca 4 , ma il codice Harleianus 2013 (h) della
British Library offre un testo più corretto. Inoltre esso dà una disposizione alle opere di Ausonio
simile a quella indicata nella nota scritta da Iohannee de Matociis (Mansionario) nel Chigiano
I.VII.259, f. 119v. La nota è stata scoperta da Augusto Campana e pubblicata da Roberto Weiss*.
In essa sono ricordate opere ausoniane che non ci sono pervenute·.
d) Un quarto gruppo contiene la Mosella, il capolavoro di Ausonio, con altre poche composizioni. Il codice di S. Gallo 899 (sec. X, G) e quello di Bruxelles 5369/73 (sec. XI, b) sono i due
maggiori rappresentanti 7 .
Prima di affrontare il problema dei rapporti tra questi gruppi o famiglie di
codici è opportuno dare qualche cenno sull'ordine che le opere del poeta di Bordeaux dovevano avere in un corpus che dovrebbe essere considerato originario:
esso potrebbe essere testimoniato o da un codice completo delle opere delle quali
l'imperatore Teodosio desiderava avere copia oppure da quello che conteneva il
corpus che poteva essere stato messo insieme da qualche erede8.
Si può ritenere che l'ordine del Vossiano sia il giusto in quanto sembra essere
quello logico. Basterebbe tenere in mente il fatto che questo manoscritto inizia
la raccolta con le prefazioni, ma si deve anche ricordare che esso è mutilo : molti
fogli sono andati smarriti e quelli che restano possono avere avuto spostamenti.
Ad un attento esame sembra, tuttavia, che non pochi occupino il posto che loro
compete.
Non è possibile stabilire con certezza la disposizione cronologica degli scritti
ausoniani e, di conseguenza, in una edizione di essi, non si può seguire il criterio
della cronologia, anche se non si può negare il fatto che alcune opere possono
essere datate (si pensi alla corrispondenza di Ausonio con Paolino da Nola,
avvenuta quando il poeta si era ritirato nella città natale per trascorrere gli
ultimi anni di vita), ma è anche vero che alcuni opuscula, senza prefazione, non
offrono indicazioni cronologiche. E' difficile datare gli epigrammi che sono stati
8
Si è ritenuto che il Tiliano sia il migliore rappresentante dei codici interpolati, ma un esame
approfondito di essi dimostra che esso rappresenta soltanto una delle quattro famiglie di Z. Cf.
la mia edizione di Ausonio, Lipsia 1978, pp. X X V I I I — X L I I .
* Cf. A. Petrucci, La scrittura di Francesco Petrarca (Studi e Testi 248), Boma 1967, p. 128.
Il Petrucci cita altre opere di questo codice che appartenne al Petrarca.
6
R. Weiss, Ausonius in the Fourteenth Century, in : Classical Influences on European Literature
A. D. 500-1500, ed. R. R. Bolgar, Cambridge 1971, pp. 67—72.
« Esse sono le seguenti: „de regibus qui regnaverunt in Italia inter bellum troianum et principium romani imperii; concordiae libri fastorum cum libris consularibus; cronica ab initio mundi
usque ad tempus suum; libellus de nominibus mensium hebreorum et atheniensium; de eruditione
hebreorum et interpretationibus hebraicorum nominum." Il Mansionario, alla fine della serie,
scrive di Ausonio: scripsit et alia plurima. Cf. il mio lavoro „Ausonio nella testimonianza dei
primi umanisti", Interrogativi dell'umanesimo 2, Firenze 1976, p. 52—72.
7
II manoscritto di Bruxelles tramanda anche il testo dei Cesari (v. sotto).
• Il Pasquali (Storia della Tradizione e Critica del Testo, prima ristampa, Firenze 1962, p. 413)
non sembra dare molto peso a questo testo.
2
Philologue, Bd. 132, H. 2
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S. Pbbtb, Per la storia del testo di Ausonio
forse composti in varie circostanze, ma possono essere stati pubblicati insieme,
come non è facile datare, con esattezza, le Urbes. Inoltre non si può escludere il
fatto che alcuni lavori siano stati resi pubblici dopo la morte dell'autore: si
tenga presente la premessa alla lettera indirizzata ad Esperio: pater ad filium,
cum temporibus
tyrannicis
ipse Treveris remansisset
esset, hoc inchoatum
nec impletum
sic de liturariis
et filius ad patriam
profetine
scriptumCredo
sia g i u s t a
l'osservazione del Della Corte che scrive che questa lettera non fu mai inviata
né pubblicata10.
I codici bobbiesi e quelli degli Excerpta non sono di aiuto a questo fine perchè poche sono
le opere che trasmettono e la loro presenza in questi codici non offre indicazioni sulla cronologia
di esse.
Gli Excerpta tramandano la Mosella che è preceduta da una lettera di Simmaco ad Ausonio.
Inoltre essi contengono quattro ecloghe (de Herculis aerumnis, de inetitutione viri boni, de pythagorieis definitionibus, de aetate animantium). Queste composizioni formano un piccolo gruppo a
se stante: esse si trovano trascritte, l'una dopo l'altra, anche in V, ad eccezione del de Herculie
aerumnis che si trova, in V, isolata. Non è difficile supporre che, in un ordine originario, essa,
anche in V, doveva essere vicina alle altre. Gli Excerpta dunque danno una qualche indicazione
su un possibile errore di V, dovuto a trasposizione.
II gruppo Ζ non sembra fornire indicazioni su un ordine che gli opuscula dovevano seguire in
una edizione originaria. Ad una grande raccolta di epigrammi fanno seguito i versus Paschales,
dopo i quali si trovano le epistulae con altre composizioni: De aerumnis Herculis, i Caesarea, un
epigramma, una seconda écloga, altri epigrammi, l'Ephemeris, i Versus in Notarium (che possono
difficilmente essere inseriti in uno degli opuscula che si conoscono), la Qratiarum actio, il Technopaegnion, il Qriph.ua, il Cento, due lettere, la Precotto matutina, VEpicedion, il Protrepticus, Cupido
e Bisaula. È difficile stabilire un ordine in questa serie di scritti. Le lettere dovrebbero formare
un gruppo particolare, così anche gli epigrammi. E* possibile che la Precotto, VEpicedion, il Protrepticus fossero vicini nel codice originario di cui si suppone l'esistenza.
Diversa è la situazione in V. Come si è già osservato, basterebbe tenere presente il fatto che
la raccolta si apre con una dedica che potrebbe essere considerata generica, con una seconda ad
un amico ed una terza, quella con la quale Ausonio risponde all'imperatore Teodosio che gli
aveva chiesto una copia completa dei suoi lavori. Questo semplice fatto, quello della presenza
di tre dediche diverse che si susseguono l'una dopo l'altra, fa pensare ad un ordine voluto da
chi ha messo insieme la raccolta. Segue l'Ephemeris che comprende le composizioni che descrivono
l'attività della giornata ed anche in questo si può vedere una scelta che risponde ad una logica.
Nel f. 3v si legge VEclogarum Liber; dopo alcune composizioni che fanno parte di questo opusculum si ha la Precotto consults designati con i Parentalia, i Professore« e gli Epitaphia. E' facile
constatare che si ritorna alla parte che potrebbe essere considerata quella personale del poeta,
perchè riguarda la sua vita. Si potrebbe pensare quindi che gli Epitaphia siano fuori luogo, ma
Ausonio stesso, nella prefazione, avverte di averli composti dopo i Professores. Altre ecloghe si
trovano nel ff. 16r—17r, dopo le quali si ha il testo dei Versus Paschales. Si ritorna a composizioni
di oarattere personale (Oratio consulta, Epicedion) ; prima dei Versus Paschales si legge il De herediok), componimento che dovrebbe far parte anch'esso di quelli che riguardano la vita di Ausonio.
Seguono componimenti storici (Ordo urbium nobüium, Caesarea, De Faatia) ; vi si inseriscono però
il Technopaegnion ed il Ludue aeptem sapientum, che dovrebbero invece figurare dopo i Caesarea,
con il Qriphua. L'intera raccolta si chiude con le lettere e gli epigrammi. Nel gruppo delle lettere
* Cf. la mia edizione di Ausonio, p. 264.
F. Della Corte, L'ordinamento degli Opuscula di Ausonio, Rivista di cultura classica e
medioevale 2 (i960), 21—29, ora in Opuscula IV, Genova 1973, pp. 321—330.
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ei inseriscono (ff. 29v—33r) il Qenethliacon ed il Protrepticus, m a questo secondo è preceduto d a
una lettera di dedica (Ausonius Hesperio filio) mentre si può ritenere che il secondo sia s t a t o
inviato come una lettera.
Benché l'ordine generale di V sembri essere quello logico, t u t t a v i a vi ei nota qualche inconsistenza. L a prima è nelle ecloghe che hanno inizio al f. 3r. Si può pensare che i ff. 3r—4v siano
fuori posto e dovrebbero essere insieme con i ff. 15v —17r. Si può anche credere che due siano
i libri delle ecloghe che sono stati divisi in V (ipotesi a v a n z a t a dallo Schenkl). Si può infine formulare l'ipotesi che la prima écloga (de nominibus septem dierum) sia s t a t a trascritta subito dopo
YEphemeris per affinità di argomento.
In una edizione di Ausonio è consigliabile seguire l'ordine di V con alcuni
cambiamenti che consistono soprattutto nel collocare nello stesso gruppo composizioni che dovrebbero appartenervi, anche se in V alcune hanno perduto il
loro posto originario11.
Assai difficile è stabilire quale rapporto esiste tra i quattro gruppi di codici
ricordati. Le teorie sono note a questo proposito12: sono essenzialmente due e
riguardano soprattutto V e Ζ ; per gli altri due gruppi si ricordi che Β è generalmente ritenuto vicino a V, mentre gli Excerpta
hanno affinità con Z. Soltanto
Β e V trasmettono alcuni opuscula, cioè il Ludus septem sapientum,
Y Ordo
urbiurn
nobilium
e composizioni isolate13. Inoltre esistono lacune che si trovano soltanto
in Ζ ( E p i c e d i o n , 39—40; 43), come pure varianti che rivelano un rapporto tra
V e B u . Soprattutto le quattro lettere scritte da Ausonio, ormai avanti negli
anni, all'amico Paolino, testimonianza di un dramma nella vita del vecchio
retore che teme di aver perduto l'affetto di una persona a lui particolarmente
cara, formano un gruppo particolare che è presente soltanto in V e B ; esso è
stato accolto anche nei codici delle opere di S. Paolino.
Secondo alcuni filologi16, i manoscritti interpolati (Z) rappresenterebbero la
prima edizione dei lavori di Ausonio, curata dall'autore stesso e risalirebbe al
periodo che precede la data del 383 (non farebbero dunque parte di essa opere
che possono essere assegnate ad un tempo posteriore), mentre una seconda (V)
sarebbe stata messa insieme da un erede del poeta, forse dal figlio Esperio. Si
tratterebbe dunque di una edizione postuma. Le numerose divergenze, le possibili
contraddizioni in componimenti comuni a queste due famiglie di manoscritti
potrebbero trovare spiegazione nello scarso impegno che Ausonio avrebbe posto
1 1 Per il Pasquali (p. 413) il Vossiano rappresenta u n a edizione p o s t u m a e contiene carmi
posteriori al 383 m a anche „abbozzi i quali Ausonio a v e v a , con ragione, lasciati d a p a r t e nell'
edizione c u r a t a da lui medesimo". Inoltre essa, secondo il P a s q u a l i , (1. c.) elimina sistematicamente
tutti i carmi osceni o licenziosi. Si tenga presente che V costituisce u n a raccolta di poeti cristiani
(Pasquali, 1. c., η. 1). Si v e d a la descrizione del Biechoff citata nella nota 2.
1 2 Per un esame delle teorie che riguardano la trasmissione del testo di Ausonio cf. A. Pastorino,
Opere di Decimo Magno Ausonio, Classici Latini U t e t , Torino 1971, pp. 145—163.
1 3 Altre composizioni sono presenti soltanto in V B , a d esempio le Praefationes,
il Qenethiiacos.
1 4 Cf. ad es., epigr. I 8 : bene aie VhP, verum. Ζ ; I 9 irascor Procvlo
V h P , agat irascor Z.
1 5 Cf. particolarmente O. Seeck, i n : Göttingische Gelehrte Anzeigen 1887, pp. 497—520 (recensione all'edizione del Peiper) ed anche W. Brandes, Zur handschriftlichen Ueberlieferung des
Ausonius, Jahrbücher f. class. Philologie 123 (1881), pp. 59—79.
2*
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S. Pbete, Per la storia del testo di Ausonio
nel suo lavoro e, di conseguenza, sarebbe stato costretto a riprenderlo migliorandolo, oppure qualche altro, dopo di lui, vi sarebbe tornato sopra.
Evidentemente gli studiosi, come il Seeck, che sostengono questa opinione
credono che Ausonio sia un cattivo poeta, frettoloso, incapace di scrivere una
poesia od una pagina di prosa con eleganza.
Deve essere ritenuto un difetto di questa teoria quello di non prendere affatto
in considerazione la parte che lettori o trascrittori medioevali possano avere
avuto nella trasmissione del testo 16 . Ausonio è stato letto nel Medio Evo. Alcune
composizioni erano molto note e sono state trascritte in un gran numero di
codici. È difficile, quasi impossibile conoscerli tutti. La loro lista non sarà forse
mai completa 17 .
È bene procedere per gradi ed esaminare gli elementi che derivano dai testi
delle opere ausoniane.
a) Nella prefazione aiì'Epicedion19 si legge : imagini ipsiws hi versus svbscripti
sunt neque minus in ojmsculorum meorum seriem relati. Dunque una raccolta o,
se si vuole, una edizione doveva esistere durante la vita del poeta. Gli studiosi,
che, come è stato avvertito, hanno notato che in Ζ non esistono lavori che possono
essere attribuiti ad una data posteriore al 383 (anno della morte di Graziano)
pensano che la notizia premessa all'Epicedion si riferisca a tale edizione19.
b) Nella presentazione dei versi de herediolo si apprende che Ausonio li ha
composti dopo aver lasciato il palazzo imperiale (a Treviri) ed essere ritornato
nella ,villula' paterna: cum de palatio post multas annos honoraiissimus, quippe
iam consul, redisset ad patriam, villulam quam pater reliquerat, irdrogressus his
versibus lusit luciliano stilò20. Chi scrive queste parole è una persona vicina ad
Ausonio che deve aver custodito la poesia e deve averla inserita in una tarda
(o postuma) edizione. H testo del de herediolo si trova soltanto in V.
c) Nota è la lettera che l'imperatore Teodosio inviò ad Ausonio21 chiudendo
pro iure non equidem regio sed illius privatae ... caritatis una copia completa di
tutte le opere. Si conserva la risposta del poeta (presente soltanto in Y e nei
Bobienses) che si dichiara lieto per la richiesta ricevuta. Non si deve escludere
1(
Perentorio è su questo punto il Seeck quando scrive (p. 520) a proposito della variante
„quattuor edidimus" e „tris numero genui" dell'epiced. in patrem (v. 37): „doch mag man auch
darüber streiten, ob quattuor edidimus oder tris numero genui die bessere Lesart sei: daß keine
von beiden die Interpolation eines mittelalterlichen Schreibers sein kann, bedarf wahrlich keines
Beweises."
17
Cf. il mio lavoro La tradition textuelle et les manuscrits d'Ausone nel volume Auaone, Humaniste (Bordeaux 1986), 93—149.
18
Nelle citazioni si segue, in genere, il testo della edizione teubneriana (1978) di S. Prete, e
l'altra, anch'essa teubneriana di R. Peiper (1886). Il testo dell'epicedion si trova nelle pp. 86 — 88
(Prete), 2 1 - 2 4 (Peiper).
l
* Cf. G. Pasquali, Storia della tradizione, p. 413, Pastorino, Opere di Decimo Magno Ausonio,
pp. 151-152.
20
Pp. 8 9 - 9 0 (Prete); pp. 16—17 (Peiper).
11
P. 3 (Prete); p. 3 (Peiper).
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l'ipotesi che una copia, destinata all'imperatore, possa avere avuto un peso nella
tradizione del testo 22 . È anche ammissibile che Ausonio abbia rivisto il testo e
10 abbia ritoccato in qualche punto prima di inviarlo all'illustre destinatario.
d) Il Technopaegnion ha due dediche, una a Ponzio Paolino ed una a Pacato
Drepanio, console nel 390. I Caesarea hanno un testo che si considera completo
in V, più breve è quello di Z; la stessa osservazione vale per YOrotio (neìYEphemerie). La dedica de\\'Epicedion si conserva soltanto in V; dovrebbe dunque
essere stata aggiunta in questa tarda edizione23.
Da quanto è stato esposto sembra che si imponga una soluzione che dovrebbe
essere la seguente: il testo di Ζ sarebbe quello originario, mentre il testo di V
sarebbe quello rivisto.
Piuttosto che esprimere una opinione sulla teoria che ha riscosso consensi da
parte di non pochi studiosi, è opportuno esaminare quanto è stato scritto da
altri, soprattutto da G. Jachmann nel lavoro „Das Problem der Urvariante in
der Antike und die Grundlagen der Ausoniuskritik"24.
II Jachmann sostiene la teoria contraria a quella illustrata sopra e ritiene che
11 testo di V sia l'autentico, mentre quello di Ζ rappresenterebbe il prodotto di
tardi revisori che hanno corretto quei paesi che non hanno compreso: a loro si
deve anche l'omissione di parti, spesse volte notevoli, di alcuni composizioni.
Uno dei testi più importanti sul quale il Jachmann ferma la sua attenzione è
quello dell'Epicedion26. Il padre del poeta, Iulius Ausonius, racconta la sua vita
e dichiara che dalle sua nozze sono nati quattro figli.
37
40
45
Coniugium per lustra decern, sine crimine consors,
unum habui: natos quattuor edidimus.
prima obiit lactans: at qui fuit ultimus aevi
pubertate rudi non rudis interiit.
rnaximus ad summum columen pervenit honorum,
praefectus Qallis et Lybiae et Lotio,
tranquillus, clemens, oculis voce ore serenus,
in genitore suo mente animoque puer.
huius ego et natum et generum pro consule vidi:
consul ut ipse foret, spes mihi certa fuit.
Come si è avvertito sopra (n. 8), il Pasquali non prende in considerazione questa ipotesi.
Per altre divergenze che si verificano nelle due tradizioni si veda l'articolo di D. Nardo,
Varianti e Tradizione manoscritta di Ausonio, Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti
CXXV (Classe di scienze morali, lettere ed arti, Venezia 1967), pp. 321 —382. Cf. anche Κ. Schenk]
nella sua edizione delle opere di Ausonio (Monumenta Germaniae Histórica, Auctores Antiquissimi, V, 2, Berlino 1883), prooem. p. LV come pure E. Baehrens, Zu Ausonius, Jahrbücher
f. class. Philologie 113 (1876), pp. 151-159.
24 Concordia Decennalis, Deutsche Italienforschungen, Festschrift der Universität Köln zum
10jährigen Bestehen des Deutsch-Italienischen Kulturinstituts Petrarcahaus, 1941, Köln 1941,
pp. 4 7 - 1 0 4 .
25 Pp. 8 6 - 8 8 (Prete); pp. 2 1 - 2 4 (Peiper).
22
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S. Pbetb, Per la storia del testo di Ausonio
matronale decite possedit filia, cuius
egregia et nuptae laus erat et viduae.
quae nati generique et progeneri simul omnium.
50
multiptici inlustres vidit honore domos,
ipse nec affectans nec detrectator honorum
praefectus magni nuncupor Illyrici.
Secondo quanto si legge nei versi premessi, Iulius Ausonius (padre del poeta)
ha avuto quattro figli: il primo (vv. 39—40) è Aemilia Melania (Parentalia, p. 64
Peiper, p. 31 Prete) ed il più giovane è Aviziano (Parentalia, p. 38 Peiper, p. 23
Prete). Al poeta sono dedicati i w . 41 —44: Iulia Dryadria, la seconda figlia, è
ricordata nei w . 47 —48 (Parentalia, p. 37 Peiper, p. 22 Prete). Le cose sembrano
abbastanza chiare e tutto fa supporre che quello indicato sia l'ordine voluto da
Ausonio. I codici Ζ hanno un testo diverso, secondo il quale Iulius Ausonius
avrebbe avuto tre figli (v. 38 : natos tres numero genui). Ciò spiegherebbe, in Z,
la mancanza dei w . 39 —40 (prima obiii lactans, ... non rudis interiit). Alcuni
critici hanno giustificato la lezione di Ζ (secondo la quale Iulius Ausonius avrebbe
avuto tre figli) con il fatto che la prima figlia, essendo morta in tenera età (lactans)
sarebbe stata omessa dal poeta il quale, più tardi (lezione di V), avrebbe corretto
una contraddizione che si era creata nel testo con Γ eliminazione dei versi 39 —40.
In realtà l'omissione, in Z, dei versi suddetti ha cancellato il ricordo di due figli,
mentre nel v. 38 (in Ti), sono attribuiti a Iulius Ausonius tre figli2®. Gli stessi
critici che hanno proposto la spiegazione riportata debbono aver compreso la
difficoltà ed hanno lasciato la cosa sospesa. A loro interessava soltanto sostenere
che, in questo caso, non si tratta dell'opera di un correttore medioevale 27 .
Le osservazioni del Jachmann, a questo proposito, sono note, come anche le
sue conclusioni: egli vede qui, in maniera evidente, l'intervento di un interpolatore che non ha compreso il significato dell'intero passo. Ha letto natos
quattuor edidimus (testo di V) ma ha osservato che nei versi 39—41 sono ricordati
soltanto tre figli. Del quarto (Iulia Dryadria, sorella del poeta) si parla più
tardi, al v. 47. Il lettore o trascrittore frettoloso non ha compreso che la lista
dei quattro figli si chiude con il v. 47 e, con ogni probabilità, non ha nemmeno
compreso che i w . 41 —46 si riferivano ad un solo figlio, cioè al poeta. H a dunque corretto creando così il testo di Ζ (natos tres numero genui).
Molti altri paesi il Jachmann studia per dimostrare la sua teoria. Di essi non è
necessario trattare in questa ricerca.
Per chiarire la storia del testo di Ausonio, ma soprattutto per stabilire i rapporti tra V e Z, sono state percorse le due strade indicate: da una parte non è
stata ammessa la possibilità di varianti, prodotto di qualche interpolatore o
trascrittore medioevale: soltanto Ausonio dovrebbe essere considerato l'autore
di esse, nelle possibili varie edizioni delle opere, dall'altra, per la ricerca piuttosto
" Cf. Jaohm&nn, Das Problem der Urvariante (η. 24), p. 63.
Cf. n. 16.
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accurata svolta su alcuni passi comuni a V β Z, si è stabilito che V è l'edizione
ausoniana mentre Ζ costituirebbe il prodotto di tarde rielaborazioni.
Mi pare che esista una strada diversa da quelle ricordate ; essa, se la si percorre,
può chiarire alcuni problemi del testo ausoniano.
Piuttosto che partire da un presupposto, che cioè Ausonio non è un buon
poeta e tutte le varianti, anche quelle che non danno senso, sono opera sua e
piuttosto che esaminare paesi che offrono queste varianti (questa seconda via
sembra preferibile alla prima), è opportuno studiare la tradizione di qualche
opusculum ed esaminare come è stato trasmesso.
Si tenga presente il fatto che, come è stato già avvertito, alcuni scritti di
Ausonio sono stati attribuiti, nel Medio Evo, a diversi autori.
Abbiamo alcuni opuscula che ci possono soccorrere nell'indagine di questa
diversa via. L'opuscolo che deve attrarre l'attenzione di ogni studioso perche è
pervenuto anche con le opere di altri autori ai quali è attribuito, è quello dei
Caesarea. Oltre che nei manoscritti di Ausonio, lo si trova in quelli di Svetonio,
Sidonio ed Aratore. Interessante è inoltre il fatto che i Cansares si trovano in
V, Ζ ed in qualche codice degli Excerpta.
I Caesares comprendono due gruppi di composizioni, i monoeticha ed i tetrasticha : sono preceduti
da versi di dedica ad Esperio, figlio del poeta. Tre poesie formano i monoeticha, la prima di esse
(de ordine imperatorum, Prete, pp. 202—203) presenta la serie degli imperatori romani da Cesare
a Tito, la seconda (de aeiaie imperii eorum. Prete, pp. 203—204) determina gli anni durante i
quali hanno regnato, mentre la terza (de obitu singutorum, Prete, p. 204) descrive il genere di
morte toccato ad ognuno di loro.
Nella seconda di queste composizioni, gli editori critici, dopo il v. 25 (tertia vos Latia regnante
neaeiit aetaa) vedono una lacuna di un verso: la stessa deve essere stata l'opinione di quanti, in
antico, leggevano o trascrivevano la composizione perchè, dopo il v. 25, se ne trova uno interpolato, come si vedrà tra breve.
I tetrasticha sono formati da varie composizioni di quattro versi e si dividono in due parti,
la prima riguarda gli imperatori sui quali si ha l'opera di Svetonio (Cesare — Domiziano), la
seconda si riferisce ai postsvetoniani (Nerva — Eliogabalo). Sono preceduti da due distici che
descrivono l'argomento. Mentre i monosticha sono in esametri i tetrasticha sono in distici.
È facile suddividere i manoscritti dei Caesarea in tre gruppi 28 : il primo comprende quelli che contengono tanto i monosticha quanto i tetrasticha, cioè l'opera
completa come la si trova nelle edizioni critiche. Tale gruppo fa capo a V, dove
si leggono i vv. 1 —25; 27 —41 {mon.) ed i w . 1 —98 (tetr.).
Tra i manoscritti che seguono il testo di V, alterato per qualche lacuna o per
alcune varianti, occorre ricordare i seguenti: Reg. Lat. 1283 (sec. XII), Auxerre,
Bibl. Mun. 91 (sec. XII) e Bibl. Mun. 70 (sec. ΧΙΠ), Parigi, Bibl. Naz. 4887
(sec. XII), Troyes, Bibl. Mun. 887 (sec. XII), Vat. Lat. 1869 (sec. XII). H cod.
** Per quanto riguarda la tradizione manoscritta dei Coesore» e l'elenco dei codici che tramandano l'opuscolo cf. il mio lavoro, I Caesarea di Ausonio ed il MS. 81 della Biblioteca Comunale
di Fermo, Studia Picena X X X I X , 1972, pp. 1 — 14. Cf. anche: La tradition textuelle et les manuscrits d'Ausone (cf. η. 17).
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204
S. PBETE, Per la storia del testo di Ausonio
Reg. Lat. 1283 contiene, di Ausonio, soltanto i Caesarea, mentre gli altri tramandano anche quattro ecloghe: De aerumnis Herculis, De viro bono, De Pythagorica definitione, De aetate animantium. In questi codici sono omessi i versi 28
e 30 dei monosticha e vi si trova una serie di varianti nuove. A questo gruppo si
deve aggiungere il noto codice di Bruxelles, Bibl. R. 5369/73 che trasmette gli
Excerpta con la Mosélla. Un manoscritto a se stante (anche se appartiene al
gruppo V) deve essere considerato il Laurenziano PI. 90 Sup. 39 che ha tanto i
monosticha quanto i tetrasticha-, nei monosticha tuttavia sono inseriti versi che
fanno parte di un'altra tradizione.
Un secondo gruppo di manoscritti appartiene alla famiglia Z. Si trovano in
essi, per intero, i monosticha ( w . 1—25; 27—41), mentre dei tetrasticha si ha
soltanto una parte, la quale non è la stessa in tutti ; appunto per tale ragione
essi debbono essere distribuiti in due sottofamiglie una delle quali tramanda
i w . 1—80 dei tetrasticha, mentre l'altra contiene soltanto i versi 53—76: si
omette dunque la serie degli imperatori pre-svetoniani mentre di quelli posteriori
a Svetonio sono riportati i versi che descrivono le imprese di Nerva, Traiano,
Adriano, Antonino Pio e Commodo (vv. 53—76).
Tra i codici che tramandano i w . 1 —80 è opportuno ricordare i fiorentini
Laur. 51, 13 ; Laur. 64, 9; Laur. 89 inf. 8, Bibl. Naz., Conv. soppr. J 6, 29. Tra
quelli che dei tetrasticha hanno i w . 53 —76 possono essere segnalati il Laurenziano
Conv. soppr. 6, il Magliabechiano (bibl. naz.) VII, 315 ed i Vaticani, Barb. Lat.
150, Urb. Lat. 649.
Un terzo gruppo tramanda soltanto i monosticha con i primi due versi dei
tetrasticha. Possono essere segnalati i seguenti codici: Parigi, Bibl. Naz., Ms. lat.
8069 (sec. IX), Bruxelles, Bibl. R., Ms. 9659 (sec. X), Vat. Lat. 1719 (sec. Χ - X I ) .
Si tenga presente il fatto che il Parigino 8069 ed il Vaticano 1719 trasmettono
l'opera di Aratore (De actis apostoïorum).
Fino a questo punto si può ritenere che la tradizione dei Caesares non presenta
difficoltà particolari. Le varie famiglie di codici, ad eccezione di V, tramandano
parti più o meno ampie dell'opusculum. Le cose cambiano quando si pensa che
il numero più grande di codici dei monosticha sono quelli degli scritti di Svetonio.
Possono esserne ricordati alcuni :
Escoriale Q I I 1 2 (XII), Escoriale Τ I I 21 (sec. XIV), Milano, Ambros. H 90
sup. (sec. XV), Parigi, Bibl. Naz. 5801 (sec. X I I I ) , 5806 (sec. XV), 5808 (sec.
XIV), Vat. Lat. 1661 (sec. XIV), 1909 (sec. XV), 1911 (sec. XV), Barb. Lat.
42 (sec. XV), Westminster Abbey 15 (sec. X I I I ) .
Appaiono in questi codici versi che non si trovano altrove :
26 a Interitue dignos vita properante probrosa
28 a Ostensus terris Titus est brevitate bienni
28 b Heu Tite monstravit tenie te vita bienni
30 a Exegit poenas de Caesar e curia mollis
33 a Ter decies periti repetito vulnere Oaius
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Philologue 182 (1988) 2
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Si osservi il fatto che i codici segnalati sono quasi tutti del sec. XV, il più
antico è del sec. X I I I .
Lo studio del codice parigino, Bibl. Naz. 8069, f. 127r, porta alcune novità
a questo proposito29.
Esso contiene soltanto i monosticha. Originariamente non aveva i versi interpolati (26a— 33a). Una mano quasi coeva li ha trascritti nello spazio che trovava
tra le linee. Gli esametri trascritti sono i seguenti :
inter itus dignos vita proper ante probrosa (26 a)
Ostensus terris Titus est brevitate bienni (28a)
Il primo di questi esametri si trova dopo il v. 25 (tercia vos Latto) ed il secondo
dopo il v. 27 (implet fatalem decadem).
Il verso 30a (exegit poenas de cesare curia mollis) si trova all'inizio della quarta
composizione (de obitu singulorum monosticha, de finibus eorum, ms.), ma è eliminato il verso che doveva figurare in suo luogo Iulius interiit Caesar grassante
senatu.
Si può ancora distinguere assai bene la prima lettera di,exegit' (e), in maiuscola,
scritta sopra un'altra (I, lettera iniziale di Iulius). Anche il v. 33 è eraso (Expetiit
poenas de Caesar e Cherea mollis) e nello spazio da esso occupato è scritto il verso
(33a) Ter decies periit repetito vulnere Gaius.
Si vede ancora bene che la prima lettera del verso scomparso è una E (da
Expetiit).
Il codice di Parigi 8069 deve essere assegnato al secolo dodicesimo e l'aggiunta
dei versi sopra indicati sembra essere fatta da mano coeva, o di poco posteriore30.
Si può ritenere che la composizione dei versi non autentici risalga all'epoca
del codice parigino. Non si può escludere l'ipotesi che i versi stessi non siano
stati composti tutti nello stesso tempo o dallo stesso autore. A questa ipotesi si
è spinti dal fatto che il v. 28a e 28b offrono lo stesso contenuto; sembra che
l'uno sia una nuova versione dell'altro.
È opportuno ricordare anche il codice di Melk 717 (sec. X ) che, quanto a
testo, non si differenzia molto dal Reg. Lat. 1719 e dal Par. Lat. 8069. Π mellicense tuttavia riporta i primi due versi dei tetrasticha (omessi dai Mss ricordati).
La cosa avviene in molti altri codici i quali tuttavia non trascrivono soltanto
i due versi dei tetrasticha presenti nel mellicense, ma aggiungono anche i cinque
versi interpolati nei monosticha81. La serie dei versi è dunque la seguente : Monosticha 1—25, 26a, 27, 28a, 28b, 29, 30a, 3 1 - 3 2 , 33a, 3 4 - 4 1 , Tetrasticha 1 - 2 .
Non è necessario supporre che i codici ricordati dipendano dal mellicense anche
** Ringrazio sentitamente la Direzione dell' Institut de Recherche et d'Histoire dee Textes
di Parigi che mi ha inviato la lista dei codici di Ausonio della Biblioteca Naz. di Parigi eon la
descrizione di non pochi di essi.
39 È in errore il Peiper (ediz., p. LV) che lo assegna ai secc. X — X I .
81 Cf. la lista di essi nel mio articolo „I Caesares di Ausonio" (cf. η. 28), p. 12.
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S. Pbete, Per la storia del testo di Ausonio
se contengono i due versi dei tetrastica, ma si dovrà invece supporre che i versi
interpolati mostrano una dipendenza dai Mss. di Svetonio.
Debbono infine essere segnalati alcuni codici nei quali i Caesares di Ausonio
sono attribuiti a Sidonio benché si trovino in codici di Svetonio.
Possono essere ricordati i seguenti: Westminster Abbey 15 (già segnalato):
Fermo, Biblioteca Comunale 81 (4 C A 2/81), sec. XIV ; Oxford, Bodleian Library,
Ms. Add. C. 154 (S. C. 28430), sec. XV; Oxford Exeter College 184. Questi ed altri
ancora permettono di chiarire un punto assai difficile nella tradizione dei Caesares.
Si è visto che i monosticha presentano interpolazioni notevoli che si riscontrano
nei manoscritti di Svetonio, anche se essi non mancano in quelli delle opere di
Sidonio. Ma questi secondi trascrivono assai spesso soltanto il v. 30a (exegit
poenas) ; mancano gli altri82.
Prima di trarre conclusioni che possano essere applicare all'intero problema
della tradizione delle opere di Ausonio non è fuori luogo studiare un altro opuscolo
che presenta qualche affinità con la tradizione dei Caesares : le lettere di Ausonio
a Paolino83.
Ce ne sono pervenute otto con due che conservano la risposta di Paolino. Delle prime possono
essere formati due gruppi dei quali il primo comprende quattro lettere: espressioni di stima e
di affetto del vecchio retore per il giovane amico le caratterizzano. Egli confessa di essere felice
per i successi che Paolino ha raggiunto con le sue composizioni poetiche.
Ma un secondo gruppo di lettere mostra un Ausonio diverso da quello di cui ci si è formata
una idea dalla lettura della prima parte della corrispondenza. Senza che egli fosse al corrente
della cosa, il giovane Paolino aveva subito una crisi profonda che lo aveva portato a condurre
un genere di vita interamente conforme ai principi cristiani. Partito per la Spagna egli non ha
dato più notizie di sè. Ausonio scrive diverse lettere senza ottenere risposta. Questa alla fine
giunge in una lettera in versi (il proemio è in distici, il resto della composizione è in giambi ed in
esametri) nella quale Paolino scrive che non ha dimenticato il maestro ed i suoi insegnamenti,
anzi possiede ancora il gusto che gli deriva dalla scrivere versi. Ausonio replica con la nota lettera
discviimus Pauline iugum (Prete, p. 274) e con accenti pieni di tristezza e con un tono molto
insistente si augura che l'amico ritorni in Aquitania. La risposta di Paolino è questa volta (carmen
11) chiara e decisa; essa manifesta, anche tra le molteplici espressioni di affetto, che una rottura
esiste: mentalità e cultura pagana è in contrasto con quella cristiana.
H problema della trasmissione del testo delle lettere ausoniane interessa la
presente ricerca perchè esse si trovano non soltanto in codici ausoniani ma anche
in quelli delle opere di S. Paolino. Anche in questo caso, come per i Caesares,
le divergenze di testo sono molte.
I codici che offrono il testo del secondo gruppo di lettere, quelle che testimoniano
la crisi spirituale del nuovo convertito sono il Voss. Lat. I l i , il Par. Lat. 7558,
l'Harleiano 2613, il Par. Lat. 8500, il Par. Lat. 2122 ed il Bruxellensis 10703/534.
32
Cf. il mio articolo „I Caesares di Ausonio" (n. 28), p. 13.
Sui rapporti di amicizia tra Ausonio e Paolino cf. A. Pastorino, Opere di Decimo Magno
Ausonio (cf. η. 12), pp. 60— 70.
M
II Par. Lat. 7558, sec. I X , è il codice noto con il nome di Colbertinus ed il Par. Lat. 2122,
sec. X, è il Puteano. Cf. la descrizione di questi e degli altri codici dell'epistolario delle lettere di
Ausonio a Paolino nella mia edizione, pp. L V l l l — L I I I .
33
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Philologue 132 (1988) 2
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Una prima osservazione riguarda la successione delle lettere : quelle di Ausonio
precedono la risposta di Paolino nel Vossiano 111 e nel codico harleiano 2613,
mentre si alternano nel Paris. 7558 e negli altri due manoscritti.
La cosa ha una sua importanza perchè in questi ultimi codici si nota il desiderio
da parte di chi trascrive di stabilire un ordine logico (e cronologico) alla corrispondenza.
Nello stesso tempo non si può non osservare il fatto che alcuni codici hanno
un testo più breve di quello di altri mentre altri omettono intere lettere.
Inoltre nei codici di Paolino si trovano varianti che nessun manoscritto di
Ausonio presenta. Ecco qualche esempio :
Nella lettera discutimus Pauline iugum ( X X I I I , p. 274 Prete) al v. 21, i codici
ausoniani scrivono ¿sto, set unius tantum tua. nam ego semper mentre il Bruxell.
10703/5 ha discutimus sed tu tamen reus ast ego semper. Il v. 24 della stessa lettera
presenta il seguente testo nei codici ausoniani unum deficiente pari perferre sodalem, il Bruxell. ed il Puteano (Par. Lat. 2122) scrivono deficiente alio solum perferre iugalem (-le, Brüx.).
V. 123
V. 130
ecquando iste meas impellet (implevit, Par. 7558) nuntius aurea (V, Par.
7558)
en erit vi nostra hic nuntius excitet aurea (Mss di Paolino)
totum occursantis populi praevertitur agmen (V, Par. 7558)
praevertit cunctos vi te amplectatur amicos (Mss di Paolino)
Da quanto è stato scritto fino ad ora è possibile trarre alcune conclusioni sulle
due teorie sopra esposte.
A) La questione delle varianti di autore va vista caso per caso e da qui dipende
se si possa affermare o meno l'esistenza di più di un'edizione di opere di Ausonio
che risalga a lui come corpus. È certo che una edizione doveva esistere durante
la vita di Ausonio perché ad essa il poeta fa esplicito riferimento nel noto passo
che è stato sopra riportato.
B) È possibile che Ausonio abbia rivisto qualche suo scritto ed è possibile che
testimonianza di questa sua revisione sia rimasta in una edizione postuma che
sarebbe stata curata da una persona a lui vicina. Anche su questo punto non si
può non dare valore a quanto è scritto nella lettera che Ausonio scrisse al figlio
Esperio.
C) La teoria delle varianti di autore che non si regge per alcuni poeti o prosatori
latini, è possibile per Ausonio il quale ha una produzione che comprende diversi
opuscula in alucni dei quali appaiono poesie che sono facilmente soggette a
possibili revisioni (si pensi agli epigrammi come ad alcune ecloghe).
D) Appunto perchè la produzione di Ausonio è distribuita in opusculi è facile
che questi opusculi possano avere una tradizione che non è necessariamente
quella dell'intero corpus. Si può immaginare, ad esempio, che la Moeella circolasse
separatamente (forse accompagnata dalle lettera di Simmaco o da qualche altra
composizione). La stessa cosa può essere detta delle lettere o dei Caesarea.
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8. PRETE, Per la storia del testo di Ausonio
E ) Queste due ultime composizioni pongono un problema particolare perché,
come si è visto, esse sono state inserite tra le opere di altri autori.
F ) L'opuscolo che maggiormente deve essere preso in considerazione è quello
dei Caesares per il quale si verificano i seguenti fatti :
a) V contiene, interi, i monosticha ed i tetrasticha.
b) I codici interpolati (Z) si distribuiscono in vari gruppi ognuno dei quali
contiene parte dell'opuscolo.
c) Il codice di Bruxelles 5369/73 (Excerpta) segue V, ma ha varianti proprie.
d) I codici veronesi dovevano contenere i Caesares, secondo al testimonianza
del Mansionario, ma il testo non ci è pervenuto.
e) Molto importante, per la storia del testo dei Caesares ed anche per quella
dell'intero corpus ausoniano, è il fatto che l'opuscolo è trasmesso in manoscritti
di altri autori latini, cioè in quelli di Svetonio, Sidonio ed Aratore. Mentre assai
pochi sono i codici di quest'ultimo autore che hanno i Caesares, numerosi sono
quelli di Svetonio. Questi testimoniano la presenza di molte interpolazioni che
si verificano soltanto in essi. I vv. 26 a, 28 a etc. sopra riportati rivelano la presenza
della mano di un interpolatore che ha cercato di chiarire punti che a lui potevano
apparire oscuri. Non esiste, per quanto consta dallo studio dei codici esaminati,
testimonianza di queste interpolazioni che risalga ad periodo che precede il
dodicesimo secolo. I codici di Ausonio ignorano la presenza di queste interpolazioni.
fT Esistono codici delle opere di Svetonio nelle quali si trovano i Caesares
ausoniani che portano il nome di Sidonio. Anche in questi codici si hanno i versi
interpolati 26a, 28a etc. ; in alcuni di essi, come si è visto, si ha soltanto il v. 33a
(exegit). La spiegazione di questo fatto particolare può essere duplice: o ad una
prima interpolazione che si trovava nei codici di Sidonio ha fatto seguito una
più ampia in quelli di Svetonio oppure è avvenuto il fatto contrario. Forse la
prima ipotesi è la più probabile. In alcuni codici infatti (ad esempio in quello
oxoniense, Bodl. Library, Ms Add. C 154 [S. C. 28430]) si legge (f. 93v): „Gaij
Suetonii Tranquilli de vita duodecim Cesarum Liber duodecimus et ultimus feliciter explicit, Sequuntur versus Sydonij in librum gay Suetonij".
Dalla scritta sembrerebbe che i versi dei Cansares siano stati composti per
l'opera di Svetonio.
G) L a tradizione delle lettere di Ausonio a Paolino presenta qualche cosa di
simile a quanto si è visto per i Caesares. Esse sono tramandate anche nei manoscritti delle opere di Paolino. Anche dopo un esame superficiale è facile constatare
che in esse si trovano lezioni nuove con omissione di molti versi ed il rifacimento
di altri, dovuto alla omissione. Si può pensare che le due cose siano avvenute
contemporaneamente. Il lavoro del Leo sembra, a questo proposito, definitivo
anche se il Leo ha errato nel classificare con i codici di Paolino il noto manoscritto di Parigi, Bibl. Naz. 7558 36 .
M Zum Briefwechsel des Ausonius und Paulinus, Nachrichten Königl. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, Philol.-hist. Klasse (1896), pp. 253 —264 (ristampata da Edoardo Fraënkel
nel volume F. Leo, Ausgewählte Kleine Schriften, 2 [Roma 1960], pp. 319—331).
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Philologue 182 (1988) 2
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Si può ora trarre qualche conclusione per l'intera produzione del poeta di
Bordeaux.
I) Non si può negare, per Ausonio, la teoria delle varianti di autore: la sua
produzione è tale che spinge a credere alla possibilità di essa per le molte e notevoli varianti che si trovano nei codici delle opere del poeta di Bordeaux e per
la duplice dedica di qualche opuscolo. Infine l'edizione completa delle opere che
egli dovette inviare all'imperatore Teodosio può avergli dato motivo di fare
qualche ritocco in punti che potevano non soddisfarlo ad un ripetuto esame di
essi.
II) Si deve ritenere che è in errore il Seeck (con altri che lo hanno seguito)
il quale, poiché non confidava nelle doti poetiche di Ausonio, sosteneva che tutte
le varianti, senza eccezione alcuna, dovessero essere attribuite al poeta stesso.
III) Ci troviamo dunque di fronte ad un problema filologicamente e storicamente vivo, per il quale vanno viste volta per volta diverse soluzioni. L'opuscolo
dei Caesarea come quello delle Epistulae mostrano che quando essi furono inseriti
in codici di altri autori, come parte della loro opera, hanno subito visibili trasformazioni che debbono essere attribuite, almeno in parte, a lettori o trascrittori
medioevali. Ritengo di avere portato esempi validi a mostrare come in determinati opuscoli i lettori di Ausonio, che nel Medio E v o furono numerosi, intervennero sul testo per chiarire passi che sembravano loro di non facile interpretazione. Continuare ad indagare in questa direzione potrà portare a risultati
atti a far maggior luce sulla complicata questione della tradizione del testo di
Ausonio.
The University of Kansas
Department of Classics
L a w r e n c e , Kansas 66045 / U.S.A.
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PER LA STORIA DEL TESTO DI AUSONIO Lo studioso