F. K. POLIMERAKIS EPHEMERIS 8, 10-16: ΝΟΤΑ ESEGETICA* NeWEphemeris—-un opuscolo polimetrico in cui A usonio descrive le AUSONIO sue varie occupazioni ed esperienze quotidiane— la giornata del poeta si conclude con il sonno e, di conseguenza, l’ultim o poem a della seriesi riferisce ai sogni notturni1. La parte iniziale di questo poem a ci e sottratta da una lacuna, ma so p ra w iv o n o quarantatre esam etri*12, dove A usonio racconta i suoi sogni in prim a persona ( w . 1-21), si riferisce sulla credibilita delJe visioni notturne ed esprime la sua preferenza proponendo il m otivo letterario delle due porte oniriche ed altre interpretazioni antiche dei sogni ( w . 22-23). Infine, nella succesiva ed ultim a unita di questo carme ( w . 34-43) Ausonio si rivolge direttam ente ai che li invia ad abitare ai e gli dedica un b oschetto di olm i3. lunarespolos malasomnia ♦ Ringrazio di cuore la lettrice di filologia classica Elena G asti ed il professore della lingua italiana Guglielmo Bianco che hanno letto il mio scritto in italiano e hanno proposto alcune soluzioni lessicali adeguate al testo. 1. T u tte le citazioni e i riferim enti ausoniani rinviano alPedizione critica con introduzione e com men to di R . P. H . Green, The W orks o f Ausonius, O xford 1991. 2. Non e sicuro se questo poem a fa p arte della serie E phem eris perche sussiste una tradizione m anoscritta problem atica, m a quasi tu tti gli editor» e gli studiosi considerano che il carm e e l’ultim o poem a di questo opuscolo. P er questo tem a e per la tradizione m anoscritta de\Y Ephem eris vd. K. Schenkl, D. M agni A u so n ii opuscula ( M G H , A A Y . 2), Berolini 1961 (= 1883), pp. xxxii sgg. & 8; R. Peiper, D ecim iM a g n i A usoniiB urdigalensis opuscula, S tu ttg a rt 1976 (= Lipsiae 1886), pp. xviii sgg. & 14; F. M arx, R E II2 (1896), col. 2572 (s.v. Ausonius); A. Pastorino, «Α proposito della tradizione del testo di Ausonio», Maia 14 (1962), pp. 52-67; F. G. Sim a, «Ausonio, Paolino e il problem a del testo Ausoniano», A e v u m 37 (1963) 124-135 passim . 3. A proposito dei modelli poetici, problemi critici ed in terp retativ i di questo poema vd. W. Schetter, «D as G edicht des Ausonius liber die Traum e (Ephem . V III, p. 14-15P)», R h M 104 (1961) 366-378; L. Mondin, «I sogni di Ausonio. N ota al testo delYEphemerisn, Prom etheus 17 (1991) 34-54; R . P. H . Green, op. ci/., pp. 263-267. P er un approccio interpretative su tu tta YEphem eris ausoniana vd. inoltre il mio saggio «Δέκιμου Μάγνου Αυσόνιου E phem eris: Μ ία ερμηνευτική προσέγγιση», Δωδώνη: Φιλολογία 27 (1998) 255-303 e particolarm ente per l’o ttav o carm e della serie vd. pp. Δίοδόονη: Φιλολογία 29 (2000) 107-129 108 F. K. Pollmerakis Nella prima parte di questo carme A usonio, fra le altre visioni oniriche che racconta, fa riferim ento anche ai sogni erotici dicendo ( w . 10-16): infandas etiamveneresincestaquenoctis dedecoraet tragicospatimur per somniacoetus. pcrfugiumtamenest, quotiensportentasoporum solvit ruptapudore quieset imaginefoeda liberamens vigilat; totumbeneconscialedum pertradat securamanus, probrosarecedit culpa tori et profugi vanescunt criminasomni. Questi versi, secondo Jo Schetter1, nella fantasm agorica succesione di tem i onirici della prima parte del poem a, determ inano un’inaccettabile soluzione di continuity, inoltre presentano m olti problemi stilistici e, di conseguenza, si tratta di un corpo estraneo inseritosi all’intero di un contesto perfettam ente organico. A sostegno della tesi interpolatoria lo Shetter aggiunge un’altra serie di argom entazioni e soprattuto promuove la totale assenza di com ponim enti erotici dal F. I l l , Tunico co dice che contiene il testo Nessun dei successivi studiosi sem bra am m ettere Topinione di Shetter. II Francesco Sirna, per esem pio, in una nota di poco successiva al saggio dello Shetter, sostiene P autenticita di questi versi e Punico punto in cui concordano le loro indagini e la sospetta dislocazione dei w . 10-16 dopo gli altri cinque versi (17-21) della prima unita del carme8. Secondo il Mondin questa dislocazione dei w . 10-16 «appare cosl spiegabile: in de\YEphemeris2. Vossianus 286-295, dove trattiam o anche di alcuni problem i che si presentano in questo passo (pp. 288-289) messi gih in rilievo da altri studiosi, in questo compito anzi proponlamo un’intorpretazlone orlginale del passo. 1. W. Schetter, op. c it.t pp. 367-369. 2. Cf. A. Pastorlno, op. c it., p. 53; J . M. Stachniw , The T ext o f the (fEphemeriso, «Bissula» and uTechnopaegnion» o f D. Magnus Ausonius (dies.), Chicago 1970, pp. 13-24; a proposito del codice Vossianus F. I l l vd. inoltre J. M. Stachniw, op. cit., pp. 10-14; W. L. Lieberman - P. L. Schm idt, «D. Magnus Ausonius» in R. Herzog (ed.) Iicstauration und Erneuerung: Die lateinische Literatur von 284 bis 374 n. Chr. ts Π. Herzog - P. L. Schm idt (ed.), H andbuch der lateinischen Literatur der An tike, V, Miinchon 1989, pp. 270-279 passim dove si pud trovare una blbliografia raccolta sulla tradizlone m anoscn tta di Ausonio; R. P. H. Green, op. cit., pp. xb sg.; F. Della Corte, S to r ia fe preistoria) del testo ausoniano, «Bolletino del classlclη%ΒΛΙθφ^ Suppl. 10, Accad. Naz. Lin cel, R om a 1991, pp. 26-29. ^ * 3. F. G. Sirna, op. cit., pp. 126-127. Ausonio Ephemeris 8, 1 0 -1 6 : N ota esegetica 100 una fase della tradizione a m onte del V ossianus 111 un am anuense, dopo aver riprodotto il v. 9, ingannato dalTom eoteleuto / (w . 9 e 21) e saltato direttam ente ad trascurando i cinque versi interm edi» e un po* piu tardi ha rim ediato il suo errore «nel m odo consueto, riportando la parte om essa in coda al testo copiato»1. Inoltre annota che con la sem plice trasposizione dei sette versi sui sogni incestuosi, i quali «non potevano che seguire — com* e logico, concludendosi con il risveglio» nella prima unita del carme, la pagina ausoniana «scorre in tu tta chiarezza», sostiene pertanto la genuinita del passo ausoniano proponendo una serie di argom entazioni nel suo saggio approfondito alia questione12. Inoltre gli editori S. Prete e R. P. H. Green nelle loro edizioni3 am m ettono Tautenticita dei versi 10-16. A nostro parere, questa trasposizione e alio stesso tem po plausibile che inarrendibile, infatti non esiste nessun problem a di autenticita del passo in esam e m a non e stata data acora una soluzione esegetica sufficiente. Percio in questo com pito tentiam o una nuova analisi e un diverso approccio alia questione. Trentacinque anni fa il Madfred W eidhorn nel suo saggio per i sogni e la colpevolezza, ha sostenuto, prendendo in considerazione anche que sto passo ausoniano, che il poeta Bordolese e il solo scrittore pagano che assolve colui che sogna dalla sua colpevolezza4. Π mondo pagano e noto che, benche non avesse sviluppato il pensiero del peccato e della colpevolezza che derivano dalTintenzionalita, come la tradizione giudaica e cristiana, in realta affrontava i sogni agita ti e m adidi di colpevolezza com e causa di colpa, considerandoli qualche v o lta come indicazioni di intenzionalita5. Gli scrittori cristiani e i Padri della Chiesa invece credevano, contrariam ente ai Stoici, che la logica non funziona durante il sonno, e quindi affrontavano i sogni portatori di colpa con un modo differente da quello degli scrittori pagani6. D pinnis propinis Infandas etiamveneres 1. L. Mondin, o p . c i t . , p. 45. 2. L. Mondin, o p . c i t ., pp. 35-47. 3. S. P rete, D e c i m i M a g n i A u s o n i i B u r d i g a l e n s i s O p u s c u l a , Leipzig 1978, pp. 12-13; R . P. H . Green, o p . c i t . , pp. 13-14 & 264 a d l o c u m . 4. M. W eidhorn, «D ream s and guilt», H T h R 58 (1965), p. 74. 5. Cf. inoltre W eidhorn, o p . c i t . , pp. 73-75, dove si possono leggere degli escmpi dalla lette ra tu ra pagana precedente, greca e latin a, d a Lucrezio (4, 1018-19 e 5, 1158-60), da Giovenale (13, 217-219), da Tacito ( A n n a l e s 4, 60 e 11, 4), d a Svetonio ( T i b . 61), dove riferisce inoltre i nomi di Pitagora, Ippocrate, P lato n e, Epicuro, Polibio, Plutarco, Filostrato, E p itteto , Zenone e di altri poeti e prosatori. 6. Gf. inoltre W eidhorn, o p . c i t . , pp. 75-79 dove rip o rta opinioni di alcuni scrit tori cristiani, come Tertilliano, Giovani Crisostomo, Agostino, Tim oteo, Santo Gre gorio, San Tommaso. no F. K. Pollmerakls Tertilliano, per esem pio, sostiene che le buone azioni nell’attivita onirica non hanno nessun valore m entre quelle cattive non sono soggette a critiche perche si realizzano senza la volonta del soggetto1. Ugualmente Giovani Crisostomo dice che le azioni iniqui nel sogno sono senza conseguenze perche la vergogna svanisce con il sonno12. Percio il R. P. H. Green sembra considerare questo passo ausoniano com e un’indicazione della fede cristiana di A usonio, siccome sostiene che questo passo deve essere paragonato con il testo di Agostino 10, 30, 41-42), in cui a suo parere emerge una m entalita consimile. Inoltre, annota che il M. W eidhorn ha trascurato questa comparazione3. Secondo il L. Mondin, che confronta i due testi, nel passo ausoniano «non e una generica m anifestazione di sessuofobia dinanzi a un comune sogno erotico, ma la comprensibile reazion e—di cui non mancano esempi letterari— alFesperienza onirica dell’incesto, alle e ai che evocano edipici orrori e fanno intuire in fondo all’animo inquietanti recessi»4. Questa referenza di Mondin alia tragedia e inclusa nel quadro di un’argom entazione che sostiene Pautenticita del passo e per la stessa cosa si fa inoltre un’analisi stilistica di questi versi. Nessun’altra referenza alia tragedia c* e nel saggio di Mondin, dove, inoltre, la frase «edipici orrori» non e chiaro se si riferisce all di Seneca o a di Sofocle. A nostro parere, come abbiam o gia d etto, non si pone piu il problema di autenticitu del testo ma esiste ancora un problema di natura inter pretative; quindi in questo passo ausoniano non si deve ricercare se si nascondc un’indicazione della fede cristiana di Ausonio o sc il poeta Bordolese assolve colui che sogna dalla sua colpevolezza, andando d’accordo in cid con la consuetudine pagana, ma devono essere esplorati i modelli letterari del passo, i quali, crediamo, derivino dalla tragedia greca e particolarmente dal di Sofocle. A sostegno di questa tesi giudichiam o necessario riportare in modo conciso la conoscenza di Ausonio sulla lingua e sulla letteratura greca. Il poeta Bordolese e noto che conoscesse abbastanza bene alcuni generi let- (Conf. infandae veneres tragici coetus *Edipo WEdipoTiranno Edipo Tiranno 1. VcJ. E. A. Quinn (trans.) Apologetic Works, New York 1950, pp. 278-88, In W eidhorn, op. cit., p. 76 (n. 6). 2. Vd. 'Ομιλίαt in «The Library of tho Fathers of the Holy Catholic Church», London 1841, V II, 410, Inoltre In W eidhorn, op. c it., p. 76 (n. 6). Μ. K. I \ H. Green, op. cit., pp. 264-265 ad locum. 4. L. Mondin, op. cit., p. 42, dove come esempi letterari veugono rlferlti il sogrio di Hibllde (Ov. Met. 9. 468 sgg.) ed ll sogno dl Livln [Cone, ad Liviam . 325 egg.). Ausonio Ephemcris 8, 10 - 16: X ota esegelica 111 terari della poesia greca, sopratutto lO m ero e la poesia epigram m atica, benche la sua saggezza della prosa greca fosse lim itata1. L a tragedia pero e un genere letterario che A usonio conosceva m inim am ente in rapporto ad altri generi letterari della poesia greca, com e hanno gia sottolineato altri studiosi123*. - Lo stesso accoppiam ento ... tu tta v ia si riferisce direttam ente alia tragedia. L ’aggettivo tragicus e un vocabolo greco piutto sto raro nella poesia latina, eccetto G iovenale il quale lo u sa quattro v olte; per esem pio non ricorre m ai in X lrgilio, nelle di O vidio, in Seneca, in Stazio. A usonio usa quest5aggettivo soltan to due v olte in tu tte le sue opere e si puo dire che si tratta di xma scelta consapevole del poeta com e si puo vedere piu chiaram ente in un verso del (12 in cui A u - tragicos coetus Metamorphoses pidocruciatus ei tragicoscriptusgemituSalamimusAeas) Cu- 1. P er Ja oonoscenza greca di Ausonio vd. F. S tahl, D e A uso n m n is s tu d iis poetarum Graecorum (diss.), Kiel 1886; F . M unari, «Ausonio e gli epigram mi greci», SIF C 27-28 (1956) 308-314; A Pastorino2, Opere d i D eeim o Magno Ausonio (Ctassici UTETJ, Torino 1971, pp. 16-18; H . W agenvoort, «D e Ausonio po eta doctrin a Orphica im buto» in S tu d i Cataudella I I I , C atania 1972, pp. 587-591; M. J . Lossau, «Quod nobis superest ignobilis oti — Z u r Παιδική Μο5σχ des Ausonius» in Verhurung zur Geschichte. F estschrift zum 600 Jahrestag der Eroffnung eincr U n iversitat in Trier 1473-1973, edito a cu ra di von Georg Droege, T rier: N C O — V erlag 1973, 20-34 (lo stesso articolo e ripubblicato nel libro di M. J . Lossau (ed.), A usonius, D arm stad t 1991, pp. 125-142); Ch. - M. Ternes, «L a sagesse grecque dans Foeuvrc d ’Ausone» C R A I 1988, pp. 147-161; M. J . Lossau, ((Ausonius und litterae Graecae», Maia 41 (1989) 125-142; R . Green2, «G ieek in L ate R om an Gaul: the evidence of Au sonius» in E . M. Craik (ed.), «Owls to A thens». Essays on Classical Subjects Presen ted to Sir K enneth Dover, Oxford 1990, pp. 311-319; Φ. K. Πολυμεράζι^ς, D ecim i M agni A uso n ii Cupido cruciatus (disert. d o tt. d a tt.), Iodcwivx 1993, p p . 47-53. 2. V d., p er esempio, R . Green2, op. cit., p. 317 «Tragedy and Old Comedy m ay have been closed books to Ausonius. To adduce stories from Greek tragedy, as S tah l did, is n o t helpful». Si am m ette soltanto u n ’influenza d a Euripide (Fpp. 265) nel L u dus 156 e per quanto riguarda la referenda a F ilo ttete (Epigr. lb , 3 H erculis heredi quant Lem nia suasit egestas), la considers come un’influenza d alla com m edia (p. 317 e nella sua edizione p. 408). In fa tli, in quest'epigram m a anche se esistono vocaboli i quali possono confrontarsi con il passo in esame (p. es. coetus v. 1, obscenas veneres v . 2) ed inoltre il verso 3 richiam a alia m ente il passo sofocleo (P ilot. 800 sg. τ φ Λ η μτίψ τ φ& draκαΐαύμετοτ rτνρΐ / ίμηρηοον), tan to l'osceno contenuto delPepigram m a quanto ed il tra tta m e n to comico d a Ausonio testim oniano u n a d ire tta influenza d alla commedia. 3. SulTetimologia del nome Α ίας sono proposte tie versioni diverse: dal voca bolo «Ιών, dalla parola alx, e d a dm . - χΐάζειν, cf. A. C. Pearson, The A ja x o f Sopho cles, Cambridge 1957, pp. 97-98; E. Degani, ΑΙών da Omero ad A risto tele, Firenze I960, pp. 33-35; W . B. Stanford, Sophocles A ja x , edited w ith Intro d u ctio n , R evised 112 F. K. Pollmerakls sonio si riferiece alia traeform azione di Aiace in fiore m entre l'accostam ento ... traduce il grido lam entoso A I-AI che appare nella tragedia in stretto rapporto con il nome di Aiace. L'etimologia (o paretim ologia) del nom e di A iace da αίαΐ-αΐάζειν e attestata per la prima volta in Sofocle, form ulata dallo stesso Aiace ( . 430-433):* tragico gemitu Ai aloct* τις Sv ποτ* ώεθ* ώδ’ έπώνυμον τούμδν ξυνοίσειν άνομα τοίς έμοΐς χχκοις; νυν γάρ πάρεση καί δίς αίάζειν έμοί καί γάρ κακ έντυγχάνω* τρις· τοιούτοις οϊς nomenomen Cosi il nom e di A iace si presenta com e un , che conclude e determ ina il destino tragico delPeroe1. Per quanto riguarda questo gioco etim ologico (o paretim ologico) a proposito di nomi propri, sembra essere un gioco particolarm ente favorito da Ausonio sia quando traduce da un m odello greco sia quando si tratta di una sua ispirazione2. L/uso di questa forma del nom e di Aiace ( nel milita a favore della nostra tesi, dato che il nome piuttosto raro nella letteratura latina, si usa sempre —eccetto il verso ausoniano— com e un nome geografico, sia per un fium e dell’ Epiro (com e, per esem pio, in Lucrezio 6, 361 e in Ovidio 1 ,5 8 0 ) che per il porto del mare Rosso e, per ultim o, per qualche m ontagna in Arabia*. A nnotiam o che il nome di Aiace con Aeas) Cupido cruciatus Aeasy Met. 7>xf, C om m entary, A ppendices, Indexes and B ibliographyt Bristol Clas. Pr. 1981 (= 1963), p. 115; R . C. Jeb b , Sophocles, The Plays and Fragm ents. Part II. The A ja r , A m sterdam 1967 (= Cambridge Sc London 1907), pp. 74-75 e 430 sgg; A. 0 . Tsopanakis, «Onomatologia omerica: Αίας - Alax - Αιακός», QUCC 30 (1979) 83-90; Helen O asti, «Ajax* Trugrede: Its M eaning and D ram atic Function», Aretos 31 (1997), pp. 38-39. 1. Cf. W. B. S t a n f o r d * , A m b ig u ity in Greek Literature. Studies in Theory and Practice, New York Sl London 1972, p. 35; H. O asti, op. cit.t p. 39 n. 88. 2. Un esempio im portante costitufsce la derlvazlone del nome di Protesilao come fatale nom en, clo£ nomen om en, negli E pitaphia (7,1-2 Fatale adscriptum nomen m ihi Protesilao; /ham prim us Danaum hello o b iiP h ryg io e 7-8 p u id queror? hocletum iam turn mea fata canebantjtale m ih i nom en cum pater im posuit) e negli Epigram m ata (41, 5-6 Protesilae%tib i nomen sic fata dederunt, / victim a quod Troiae prima fu tu rus eras) in cui Ausonio ovviam ente accetta Tetiinologia (o paretimologia) tradizionale da πρώτος δλλναΟηι ο πρώτος λαώ*. A nnotiam o che il sottimo eplgramma degli E pitaphia non esiste nel modello greco Peplos, il quale nella maggior parte 6 tradotto al latino da Ausonio, cf. R. P. H. Green, op. ci't., pp. 370-71. Vedi inollre Epist. 9b (42-43 Age vera proles H om ulit / effare ca us am nom inis e 51-52 Nomen datum praeeoniis / vitaque trstim onio) e Parent. 11, 5-8 {nomen, quod casus dederat...). 3. Cf. A. Forcelllni e t alii, Lexicon toiius la tinitaiis, V (**J. Per in, Onomasticon I), P atavll 1965, p. 37 col. 2 eel etiam flu pius E p irit qui el Aous (Αώος) dicitur 1 Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: -Nota esegetica 113 {Aeas) questa forma appare solo in questo verso e in qualsiasi passo nella letteratura latina, e anche in A usonio, quando si fa riferim ento all’eroe omerico, si usa sempre la forma latina L’uso della form a di conseguenza, costituisce un ellenism o intenzionale e un’innovazione sem antica la quale favorisce m aggiorm ente di quella forma latin a ( la derivazione del nome da α ία ΐ-α ’.άζε'.ν, come era gia stata proposta nel testo sofocleo. Non si puo negare quindi che nel verso ausoniano ritorna di nuovo la stessa etim ologia o paretim ologia del nom e di A iaee e percio possiam o considerare che A usonio conosceva questo passo di Sofocle. Per quanto riguarda l’accoppiam ento , in cui A u sonio usa per la seconda volta Taggettivo , sembra essere u n arisonanza da un passo di Giovenale (2 ,2 9 in cui il poeta satirico descrive la relazione incestuosa di Dom iziano con la sua nipote Giulia*12. Aggiungiam o che anche n else n so d i , piuttosto raro nella letteratura precedents, e un uso particolarm ente favorito da Ausonio3. Quindi il vocabolo ha lo stesso significato con il so- Ajax1. Aeas, Aiax) tragicos... coetus tragicos tragicopoUutusadulter concubitu), coetus coitus coetus (cf. Plinio H N 3, 23, 26 § 145 flum en Aous a qiubusdam Aeas n o m in a tu m ); Ch. T. Lewis - Ch. Short, A L a tin D ictionary, Oxford 1975 (= 11879), p. 51 (s.v. Aeas). 1. Il nome di Aiaee ricorre negli opuscoli ausoniani altre due volte Grat. A ct. (13, 59,15 A iacem vel T yd ei filiu m a u t ipsum regem d itiu m M ycenarum so rtirip a tia tur Agam em nonem ) in cui Ausonio o w ia m e n te traduce d a Omero (Π 7, 179-80 Ζεϋ πάτερ , ή Alain:α λαχεϊν, ή Τνδέος υιόν, / ή αυτόν βαΟιλήα ττολνχρνόοιο Μυκήνης) e negli E pitaphia (3, 1 A iacis tum ulo tegor obruta Virtue), dove Ausonio traduce di nuovo dal greco (cf. Pepl. 7 = A P 7, 145) m a aggiunge i due ultim i versi riferiti al m otivo della metamorfosi il quale non esiste nel modello greco, cf. R . P. H . Green, op. c i t p. 366. P er quanto riguarda la trasfigurazione di Aiaee in fiore, la quale e p re sen ta ta in que sto epigram m a e nel Cupido cruciatus (v. 12), Ausonio sem bra essere sta to influenzato d a Ovidio (Met. 13, 394-398), le piu antiche testim onianze letterarie su questo tem a per tan to sono sta te individuate in Teocrito (10, 28) e in Euforione (fr. 44, ed. Groningen), cf. A. S. F. Gow, Theocritus, Cambridge 1952, vol. 2, pp. 200-201; B. A. Groningen, Euphorion, A m sterdam 1977, pp. 107-112. 2. Cf. L. Mondin, op. cit., p. 43 n. 20 «proprio con Ausonio la fo rtu n a del poeta satirico compie un passo im portante dopo u n a secolare dim enticanza, e se i prim i segni di u n a conoscenza d lre tta di Giovenale si trovano in L attan zio (cf. G. P asquali, Sloria della tradizione e critica del testo, Firenze *1952, p. 429), Ausonio 6 il prim o poeta in cui compaiano sistem atiche reminiscenze d a Giovenale»; cf. inoltre H . A. Strong, «Ausonius debt to Juvenal», C R 25 (1911) 15; G. H ighet, Ju ven a l the Satirist, Oxford 1954, pp. 184 e 297-98; R. E. Colton, «Ausonius and Juvenal», C J 69 (1973) 41-51 (lo stesso artlcolo e ripubblicato nel llbro di R . E. Colton, S tu d ies o f Im itation in some L a tin authors, A m sterdam 1995, pp. 314-343). 3. Cf. T hL L III 1444, 43-56 (s.v. coetus)..In Ausonio esistono a ltri tre eseinpi (Epigr. 79, 1 praeter leg itim i genialia foedera coetus / repperit obscenas veneres vi- 114 F. K. Polimerakls concubitus tragicos coetus coetus stantivo \ siccom e ]a com binazione ... ricorre solo qui, e tram ite la risonanza da G iovenale, diventa piii chiaro il riferim ento agli am ori incestuosi. Cosl nel testo ausoniano (v. 11) risponde ai (v. 10)2 e di conseguenza si deve andare d'accordo con Popinione di M ondin che «va osservata la cura del poeta nel realizzare la progressione dalP astratto al concreto ( e una crescente determ inatezza del concetto ), in una ‘climax* che rende sensibile Paum ento della tensione em otiva fino alia soglia del risveglio» e che anche entram bi i versi ( . 8, ΙΟ Ι 1) formano una «perifrasi tricolica» la quale «risponde pienamente ai caratteri formali della scrittura ausoniana»3. L’aggettivo inoltre viene usato da Asonio soltanto una vo lta e si tratta di un vocabolo particolarm ente vigente4 il quale rinvia di nuovo alia tragedia, se giudichiam o dalPuso di quest’aggettivo in Virgilio e in Seneca. Si deve ricorrere a Virgilio perche il grande poeta epico, fra le altre influenze dalla letteratura greca, ha ricevuto anche dalla tra gedia e sicuram ente da Sofocle6. Inoltre si deve prendere in considera- veneres veneres- dedecora- coetus) (infandas - incesta tragi Ephem cos infandus tiosa libido; 106, 5 verbaque las civ os m eretricum im ita n tia coetus e 14 ubi cassa li bido I fem ineos coetus et non sua bell a lacessit) contro due solo occorrenze poetlche nella le tte ra tu ra precedente (Sll. 1. 638 quem ... coetus genuere ferarum ; S tat. Theb. 4, 214 dispare coetu). 1. Cf. CGL II 447, 18 συνουσία κοίτης concubitus coetus; T h L L III 1444, 43 sgg. (s.v. coetus). 2. Cf. inoltre T h L L V II 1345, 28-33 (s.v. infandus). 3. L. Mondin, op. cit.%pp. 42-43. 4. L’aggettivo infandus (in + fari) deflnisce qualslasl cosa che si reputa tanto orrendo, atroce, sporco o emplo quanto lm pronunciabile, che non dovrebbe o non potrebbe dlrsl cf. CGL. VI 569; T h L L V II 1344, 59-73 (s.v. Infandus); Servlo ad Verg. A en. 2, 3 e 4, 85; J. H enry, Aeneidea or C ritical , Exegetical and Aesthetical R em arks on the Aeneis. vol. II, Dublin 1878, pp. 15-16; Π. O. Austin, P. Vergili Maronis Aeneidos Liber Secundus, Oxford 1964, pp. 28-29. 5. Servlo e Macroblo hanno gi& sognalato molto volte la dlpendenza d iretta dl Vlrglllo da un modello greco o non d a ira d attam o n to latino dal poetl tragicl latinl, vd. M. Wlgodsky, Vergil and Early L a tin P o etry, Hermes Elnzelschriften 22, Wies baden 1972, pp. 90-91. Studiosi contem poranoi dell’opcra dl Virgilio confermano Tinflusso diretto che hanno escrcllato nolle opero dl Virgilio tu ttl l tre grandl poetl della tragedia greca vd., per csemplo, V. Ussani, «Esclillo o il Iibro II doll’Eneide», Maia 3 (1950) 237-254; Ο. E. D uckworth, «The Aeneid as a Trilogy», TAPhA 88 (1957) 1-10; B. C. Fonlk, The influence o f Euripides on VergiVs Aeneid (Ph. I).), Princeton Unlv., Michigan 1960; A. KOnlg, D ie Aeneis und die griechische Tragddie (dies.), Berlin 1970. Speciahnente per Tlnfluenza da Sofocle vd. J. P erret, «Optlniismo et tragddie dans VEniide», R E L 45 (1968) 342-362 particolarm ente p .3 5 8 ; £ n - Ausonio Ephem eris 8, 10 - 16: -Kota esegetica 115 Oedipus Yinterpretatioromana EdipoTiranno infandus zione anclie Seneca, poiche la sua tragedia costitu isce in sostan za di di Sofocle1. Π Virgilio usa F aggetivo abbastanza spesso (20 v o lte in tu tti) e alcune v olte per la m orte. Fuccisione e la punizione: per esem pio lo nsa per gli auspiei sfavorevoli suDa m orte di Cesare 1 ,4 7 9 ), per Torrore vissuto da E nea richiam ato alia m ente delFeroe troico quando D idone gli chiede di raccontarle la distrnzione di Troia 2, 3 per il 'giorno della m orte3 di Sinone 2, 132 per Famore di D idone 4, 85 ), per una guerra che e com inciata a dispetto di tu tti gli auspiei 7, 583 ), per Fadultera Clitem estra 11, 267 D a questi passi virgiliani il piu vicino al testo ausoniano e Faccoppiam ento , dove Famore di D idone si definisee com e qualcosa di inpronunciabOe, che non 'dovrebbe dirsi3, e qnindi in sostanza em pio*12. La firase ausoniana eppure non sem bra essere un3in fluenza virgiliana diretta, predendo in considerazione Fuso delFaggettiv o in Seneca, il quale usa quest’aggettivo d iciotto v o lte nelle tragedie e solo una vo lta in tu tte le altre sue opere. Q uattro v o lte special- (Georg. (Aen. infan dum.reginatubesrenovaredolorem). (Aen. iamquediesinfandaaderat). (Aen. infandumsi fallerepossit amorem (Aen. infandum... contra omina hel ium (Aen. coniugisinfandae). infandum...amorem infandas veneres infandus kerd Lefevre, «D ido und Alas. Ein B eitrag zur romischen Tragodie», A k a d e m ie der W issenschaften und der L iteratur, Mainz 1978; Ελένη Γκακττζ, « D ivu m inclem entia (Verg. A en. Π , 602): Προβλήματα μίμησης κ ι l ερμηνείας» in A t li del quinlo paneUenico convegno d i s tu d i la tin i «V im ita zio n e nella letteratura latino» (A tene, 5-7 novem bre 1993), 5Αθήνα 1996, pp. 117-135 un saggio approfondilo sulla questione, in cui inoltre si puo trovare una bibliografia raccolta su questo tem a (specialm ente nelle pp . 119123); Vassiliki Panoussi, «Sophodean Vergil: The figure of A jax in th e Aeneid» in A cta o f the F irst Panhellenic and International Conference on A n cien t Greek L ite terature (23-26 M ay 1994), A thens 1997, pp. 691-711. 1. IS Edipo di Seneca e in sostanza Tunica interpretatio rom ana di E d ip o Ti ranno, sicoome altri arrangiamenti latini di questa tragedia non sono sopraw issuti, per esempio la tragedia di Cesare con lo stesso titolo al tempo gia di Svetonio era inedita (cf. Suet. J u l. 56); non cosituisce perd una traduzione verbum pro verbo dal modello greco ma si Iratta di un adattamento con alcune differenze ed aggiunte come, per esempio, il nome di pasture «Phorbas» e «Tombra di Laio» le quali non esistono nel modello greco, cf. R . C. Jebb, Sophocles. The P lays and F ragm ents, P art I: The O edipus Tyrannus, Amsterdam 1966 ( = Cambridge 1914), pp. x x x iv xxxvi {18-19; J-- P. Vem ant - P. Vidal Naquet, ΜνΟος καί τραγω δία α τήτ αρχαία *ΕϋΛδα (trad, da ’AptiSvij Ttrmj dal francese M y the e l tragedie en Grece aneienne, Paris 1985), vol. II, 'Afflux 1991, pp. 257, 268, 270, 274. 2. Cf. R. G. Austin, P. Vergili Mar on is A eneidos L ib er Q uartus, Oxford 1963, p. 49 ad ccrsum 85. 116 F. K. Polimerakts mente ricorre nella tragedia Oedipus: due volte nella scene iniziale della conversazione fra il Edipo e la Giocasta, dove per la prima volta viene usato dallo stesso Edipo per esprimere i suoi orrori di diventare parricida (Oed. 15 infanda timeo: ne mea genitor manu perimatur)1, per la seconda volta viene detto da Giocasta (Oed. 93 cruentos vatis infandae tuli / ri ctus); le altre due volte vengono profferite dopo la terribile rivelazione del parricidio e delTincesto, quando viene espresso dallo stesso Edipo con orrore e si riferisce a βέ stesso (Oed. 871 congerite, cives%saxa in infandum caput) e per Tultima volta viene usato dal nunzio per caratterizzare la generazione di Edipo (Oed. 915 praedicta postquam et infandum genus I deprendit). L’aggettivo infandus dunque attraverso il Virgilio e, particolarmente, attaverso il Seneca sembra consolidarsi come un termine tragico, come si pud constatare nella Tebaide di Stazio, il quale usa il vocabolo infandus soltanto due volte in tutte le altre sue opere e 25 volte nella Tebaide%un epos con molti elementi drammatici, troppo influenzato dalla tragedia di Seneca, da Virgilio e dai tragediografi greci123* Quindi si pud considerare che Ausonio usa lo stesso vocabolo con un modo simile solo un'unica volta che appare nei suoi opuscoli8. Per quanto riguarda l’uso delPaggettivo incest us in Seneca, sembra che anche questo si confermi come un termine tragico. L’aggettivo non 1. L'aggettlvo infandus risponde al greco άρρητος, piuttosto raro nella tragedia greca in comparazlone all’uso de\V infandus nella tragedia latina, ma in questo esempio a mio parere potrebbe essere confrontato con la frase άρρητ* άρρήτων (OT 463-466 τ<ς άντιν' ά Οεσπιέτιει — / α ΔελφΙς είπε πέτρα / άρρητ* άρρήτων τελέύαν — / τα φοινΙαιΟί χερα(ψ;) la quale si usa per Pomlcidio di Laio all'lnizlo del corico in cul il coro si chiede chi sia Pucclsore di Laio. Per Puso delPaggettivo άρρητος In Sofocle vd. F. Ellendt, Lexicon Sophocleum , Hlldesheim 1965 (= Berlin 1872), p. 93 s.v, άρρητος. 2. Cf. A. Traglla, Opere di Publio Papinio Stazio (Classici UTET ), Torino 19S0, pp. 27 sgg.; D. W. T. C. Vessey, «Flaviam epic» in E. J. Kenney - W. V. Clau sen (ed.), The Cambridge History of Classical Literature , II Latin Literature , Cam bridge 1982, pp. 572 sgg. Non abblamo esposto qualcho esempio da Stazio, perch6 non abblamo trovato nessun accopptamento delPaggettivo infandus il quale corrisponderebbe alle infandas veneres di Ausonio. 3. Ricordiamo che anche la frase sofoclea άρρητ* άρρήτων, menzlonata sopra, benchd abbla un valore superlativo [cf. R. D. Dawe, Σοφοκλέο»>ς ΟΙάίπονς Τύραψνος (trad, da Γ. A. Χρι<ττο8ούλου dal Inglese Sophocles: Oedipus Bex , Cambridge 1984), *ΑΟή>ι 1991, p. 188 ad v. 465], dovrebbe forse con frontarsI con il vocabolo infandas In Ausonio; un'influenza dalla frase sofoclea, sia pure attraverso Seneca, forse non sarebbe improbable. Alisonio E phem eris 8,10 - 16: Nota esegetica 117 ricorre mai in Virgilio1 ma in Seneca ricorre dieci volte nelle sue tragedie (contro due sole occorrenze in tutte le altre sue opere), dalle quali tre volte in E dipo: per la prima volta viene detto dallo stesso Edipo per esprimere rorrore deir incesto che gli ha provocato il vaticinio di Apollo (Oed. 20-21 thalamos parentis Phoebus et diros toros / gnato m inatur im pia incestos -face), per la seconda volta viene utilizzato dalTombra di Laio e riguarda la casa di Lahdacidi {Oed. 645 incestam dom um / vertam) e per la terza ed ultima volta da Giocasta con riferimento a se stessa(Oed. 1026 omne confusum peril, / incesta, per te iuris hum ani decus). Nella Tebaide di Stazio quest’aggettivo ricorre due volte, contro tre occorrenze nell’altre opere staziane, ed in un esempio si riferisce all’Edipo ( Theb. 2, 464 sic prim us sanguinis auctor / incestique p a tru m thalami). Annotiamo che anche Ausonio in tutte le cinque volte che usa l’aggettivo incestus, lo usa sempre per i casi d’incesto, sia per una persona storica sia per una mitologica: due volte per Tereo {Teckn. 11, 3 in tu lit incestam tibi vim, Philom ela, ferus T k ra ze d E d . 19, 28 Tereos incesti), una volta per l’imperatore Caligola (Caes. 60) che avevarelazioni erotiche con le sue sorelle (vd. Suet. Calig. 24), e una volta per la relazione matrimoniale del Ptolemeo II Filadelfo con la sua sorella (Mos. 314 iussus ob incesti qui quondam foedus amoris j Arsinoen...). Nel nostro testo l’accoppiamento incesta ... dedecora risponde alia combinazione incesti ... amoris (Mos. 314) e senza dubbio significa anche relazioni incestuose. Lo stesso accoppiamento risponde anche alia frase infandas veneres con la quale evocano insieme gli orrori edipici dalla tragedia di Seneca (Oed. 15 infanda timeo & 20-21 et diros toros / gnato m in a tu r... incestos) e, a nostro parere, nel passo in esame fanno sensibile l’influenza di Seneca. Nel testo dellyEphem eris pertanto questo empio atteggiamento erotico si presenta dal Ausonio come oggetto di esperienza onirica (v. 10 noctis; v. 11 per somnia) e di conseguenza si pu6 pensare che il Seneca non deve essere l’unico modello letterario del poeta Bordolese, ma attraverso il Seneca si puo ricorrere al suo modello greco, cioe allyEdipo Tiranno di Sofocle, di cui, come abbiamo gia detto sopra, la tragedia di Seneca e in sostanza Tunica interpretatio romana. Nell ’Edipo Tiranno la Giocasta non sembra fidarsi molto degli oracoli prima della rivelazione del parricidio e dell’incesto e quando έ stata 1. Virgilio usa soltanto il verbo incestare due volte nell'Eneide, per il contagio provocato dal defunto insepolto (6, 150) e per un caso d’incesto (10, 389 Anchemo lum thalamos ausum incestare novercae). 118 F. K. Polimerakis informata sulla morte di Polibo, di cui lei credeva che fosse il padre di Edipo, ha poca fiducia negli oracoli, siccome έ sicura che il pericolo del parricidio sia gia stornato per Edipo, e per tranquillizzarlo fra le altre argomentazioni gli dice (O T 980-983):1 σύ δ* ές τά μητρδς μή φοβού νυμφεύματα* πολλοί γάρ ήδη κάν όνείρασιν βροτών μητρί ξυνηυνάσθησαν. άλλά ταυθ* δτω παρ’ ούδέν έστι, ραστα τδν βίον φέρει. In questi yersi il Sofocle, come inoltre il pubblico ateniese in cui si rivolge, aveva in mente l’episodio di Ippia come Paveva raccontato 1Έrodoto (6, 107, 1-2 της παροιχομένης νυκτδς 6ψιν ίδών [έν τω δπνω] τοιήνδε* έδόκεε δ *Ιππίης τη μητρί τη έωυτου συνευνηθηναι)1 2. Ausonio conosceva 1Έrodoto e, come riferisce lo stesso poeta in una sua «maccheronica» epistola (Epist. 8, 25 e 32 nobiscum invenies έπέων πολυμορφέαπληΟύν, /... / οκτώ Θουκυδίδου. έννέα 'Ηροδότου), pare che possedeva una copia dei nove libri di Erodoto3. Nella stessa epistola Ausonio riferisce che possedeva inoltre commedie e tragedie (Epist. 8, 28 συν ΘαλΙης κώμω σύρματα Τερ- Ψιχόρη?)4· 1. Q u esti versl di S ofocle, com e A n o to , h a n n o d a to a d lto ai p s ic a n a h stl e ad a lc u n i stu d io s! dello o p ere di S ofocle p e r il fam o so «com plesso di E d ip o » , cf. S. F re u d , Vorlesungen zur Einfiihrung in die Psychanalyse (G esam en elte W e rk e , xi, F r a n k f u r t am M ain el 973, 342-4) in R . I). D aw e, op. cit.y p p . 17-19. Con u n ’a rg o m e n ta zlone c o n tra ria h a a f f r o n ta to e c o n f u ta to le asserzio n i di q u e s ta te o rla J .- P. V ern a n t ncl su o sag g io « O ed ip e s a n s co m p le x e » in J . - P . V e r n a n t - P. V idal - N a q u e t, Μύθος και τραγωδία στήν αρχαία *Ελλάδα (tra d , d a Στέλλα Γεωργούδη d a l fran cese My the et tragddie en Grece ancienne, P a ris 1972, p p . 7 7 -9 8 ), vol. I, ’Αθήνα 1988, pp. 89-116. 2. Cf. R . C. J e b b , op. cit.t p . 132 ad vers. 98 1 ; .1. - P . V e rn a n t, op. cit.f p. 115. 3. A n n o tia m o che i duo sto ric i non o ra n o ben co n o sciu ti n ell’O ccld e n te di <j 11061a ep o c a , cf. P . C o u rcelle, Les Let tree grecques en Occident de Macrobe ά Cassiodore, P a ris 1948, pp. 66-69. A n o s tro p a re re d o b b ia m o essere c a u ti in relazione aH’o p in io n e di G re e n 2 (op. cit.y p. 318), il q u a le dice « acc o rd in g to Ep. 8.32 h e h ad T h u c y d id e s ’ e ig h t b o o k s a n d H e r o d o tu s ’ n in e on his sh elv es. I t can no w h ere be d e m o n s tra te d th a t he used th e m ;...a n d H e ro d o tu s is m e n tio n e d as a re a d e r in th e sc h o o l-te x t cited ab o v e» . 4. Q u e s ta e p isto la a u s o n ia n a h a s u s c ita to I’lntoresso a n c h e di U. von W ilarnow itz - M oellendorff, «A usonIJ E p is tu la X II» , Hermes 19 (1884) 461-463; a pro p os Ito delle fo n tl e del m odolll di q u e s ta e p isto la vedi il c o m m e n to delle fo n ti nelle ed lzioni di K. S c h e n k l, op. cit ., p p . 170-1 72; S. P re te , op. cit.t pp. 241-243; cf. in o ltre A. P a s to rln o 2, op. cit.t p p . 119-121; R. P. H . G reen , op. cit.t p p . 617-618. A n n o tia m o che R . G reen ta n to nel suo a rtic o lo , m e n z io n a to s o p ra , q u a n to nella su a edizione h a tr a sc lira to q u e s ta refereriza di A usonio alia tra g e d ia , la q u a le sar& e s a m in a ta pit) a v a n ti. Ausonio Ephemeris 8,10 - 16: Nota esegetica 119 Annotiamo che la frase σύρματα Τερψιχόρης e Tunico riferimento diretto di Ausonio alia tragedia come genere letterario e, prendendo in considerazione tanto i versi 25-34 della stessa epistola scritti in greco quanto i poeti e gli scrittori menzionati in questi versi, che sono tutti greci, si puo considerare allora che Ausonio si riferisce alia tragedia greca. _Nelle opere ausoniane pero non vengono menzionati mai i nomi dei tre grandi poeti della tragedia greca, come inoltre non vengono riportati molti poeti tragici latini, neanche il nome di Seneca1. Per quanto riguarda I’assenza dei nomi dei poeti tragici in Ausonio non si puo escludere la probability di influenze da questi poeti, considerando che il poeta Bordolese ha ricevuto tantissime influenze dalla letteratura precedente sia da poeti che sono nominati nei suoi opuscoli sia da poeti che non sono nominati12. Il passo ausoniano in esame non sembra essere influenzato dal passo di Erodoto sopra menzionato, dato che il sogno nel testo dello storico greco e un sogno profetico che preannunzia l’alto tradimento di Ippia. Ausonio invece sia in questi versi che in tutto Tottavo poema della serie Ephemeris affronta i sogni con un modo completamente diverso da quello di Erodoto, che presenta similitudini con questi versi di Sofocle3. La frase ausoniana patim ur per somnia coetus, a nostro parere, risponde pienamente alia frase sofoclea κάν όνειραciv ... ξυνηννάσθησαν, in cui attraverso l’uso del verbo patim ur colui che sogna si presenta come ricevente passivo dell’azione e in qualche modo si preannunzia la sua assoluzione dalla colpevolezza, la quale si presenter^ nei versi successive Nel testo sofocleo inoltre Pesperienza onirica deirincesto viene presentata come 1. A u so n io riferisce il n o m e di S e n e c a s o lta n to n e lla Crat. Act. (7, 31, 6-7 dives Seneca, nec tamen consul, arguetur rectius quam praedicabitur non erudiisse indo lent Neronisy sed armasse saevitiam) con u n c o m m e n to n o n lu sin g h ie ro e n o n a t t i n e n te al S en e c a com e tra g e d io g ra fo . 2. S ono m e n z io n a ti, p e r esem p io , E n n io , L u cilio , P la u to , T e re n z io , A fra n io , C a tu llo , V irg ilio , O razio , S u p lic ia , G io v e n a le , M arziale. I n o ltr e s ic u ro ch e il p o e ta B ordolese 6 in flu e n z a to d a L ev io , L u c re z io , T ib u llo , P ro p e rz io , S e n e c a , L u c a n o , Silio Ita lic o , S ta z io , P e rsio , d a a lc u n i p o e ti d id a ttic i (com e d a G e rm a n ic o , M an ilio , Q u in to C icerone), d a poetae novelli d e ll’e ty degli A n to n in i, d a G io v en co , N e m e sia n o e d ’a ltr i p o e ti i q u a li no n si sono m e n z io n a ti con i su o i n o m i negli o p u sco li a u s o n ia n i, cf. Φ . K. Πολυμεράκης, op. cit.t p p . 38 sgg. 3. N el p o e m a a u so n ia n o n o n e sisto n o so g n i p ro fe tic i e p e r q u a n to r ig u a r d a la c re d ib ility ai so g n i, A u so n io s e m b ra e sp rim e re u n a p re fe re n z a p e r la porta ebum ay com e sim b o lo d e lla n eg azio n e d e lla sig n ificazlo n e dei so g n i, v d . il m io sag g io m e n z io n a to s o p ra p p . 286-295, p a r tic o la rm e n te p p . 290-292. 120 F. K. Polimerakis qualcosa di involontario che non preannunzia niente per chi non da importanza a tali sogni1. L’assoluzione dunque di colui che sogna dalla sua colpevolezza, che sara presentata nei versi successivi ( w . 12-16) esiste anche nei discorsi precedenti di Giocasta e di conseguenza non deve raettersi in correlazione con le opinioni cristiane o non cristiane di Ausonio, ma solo con le fonti letterarie del passo123*. Abbiamo gia visto che la diffrazione di un concetto in una locuzione trimembre, gia presentata nei due primi versi (vv.10-11), rinvia direttamente alia tragedia. Annotiamo inoltre che nei versi succes sivi il concetto della frase perfugium tamen est, quo liens portenta soporum I solvit ... quies ( w . 12-13) in combinazione con il verbo patim ur (v. 11) ritorna nella conclusione del Cupido cruciatus (vv. 101-102 quae postquam m ulta perpessus n o d e Cupido / effugit, pulsa tandem caligine somni), un componimento poetico con un alto valore letterario8. Sottolineamo la corrispondenza fra i due vocaboli patim ur e perpessus, i quali si pongono immediatamente dopo la cesura pentemimere del verso, fra i vocaboli solvit (v. 13) e pulsa (v. 102) ed infine fra i vocaboli perfugium ed effugit, i quali si pongono alPinizio dei versi 12 e 102, prima di tritemere entrambi per evidenziare la reazione spontanea di colui che sogna 1. A p a re re di a lc u n i slu d io s i il sen so di q u e st! versi e d u b b io a c a u sa di κάν n ella frase κάν όνείρασιν, la q u a le sig n ifie s s o lta n to « an ch e nei sogni in o ltre » e p o tre b b c essere c o m p le ta sia con «com e ti h a p re n n u n z ia lo il v atic in io » sia con «com e an ch e in re a lty » , com e se fosse T incesto q u a lc o sa di in d ifferen to in cui G io casta non d a v a Im p o rta n z a , cf. R . D. D aw o, op. cit., p. 271 ad versum 981. N ol, p re n d e n d o in consld c ra z io n e il c o n te sto sofocleo, sfam o d ’acc o rd o con la p rim a in te rp re ta z lo n e , clo6 che G io c a sta c o n s id e ra v a il v a tic in io com o un sogno fallace, in cui q u in d l non si dov e v a cred e re , cf. R . C. J e b b , op. cit.t p. 132; J .- P. V e rn a n t, op. cit ., p p . 115-116. 2. P e r q u a n to rlg u a rd a la c o m p a ra z lo n e dei vv. 12-16 con il te sto di L ucrezio pi, 1035-6) e di O razio (Serrn. 1, 5, 84-85), com e p ro p o n e il Greon (op. c i t p. 265 ad locum), si dove d ire che t u t t i l d u e p o eti a ffro n ta n o il sogno s o tto un p u n to di v ista dlv erso di quello au so n la n o . In t u t t i d u e i casl si t r a t t a di un co m u n e sogno orotico che d e riv e d a lla tonslonc del desidorio sessualo e flnlsce con la d iste n sio n e onirlca di colui che so g n a , com o h a gi& d e tto c h ia ra m e n te lo stesso L ucrezio αΙΙΊηΐζΐο della sezlone on irologlca (vv. 962-1036) del q u a r to libro del De return natura (vv. 962-965 et quo quisque [ere studio devinrtus adhaerct f...j in somnis eadem plerumquc videmur obire). Souza d u b b io n o lT o tta v o c a rm e <\q \V Ephemeris esistono influonze d a q u e sta sozlone onirologlca lu c ro z ian a (cf. L. M o n d ln , op. cit., pp. 46-47; nei mio saggio m en zio n a to p p . 286-295 passim) m a n on nei p asso in esam e. 3. Cf. Φ. K. ΙΙολυμεράκης, « I). M. A usonll Cupido cruciatus: Μίμηση καί πρω το τυπία» in A tti del quinto pancllenico convegno di studi latini uVimitazione nella teratura latino» ( Atene , 5-7 novtmbre 1093), ’Αθήνα 1996, pp. 345-363 p artlco lfiu r-^ m e n te p p . 346-7 (n. 8) o 361-2. ^ Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: Nota esegetica 121 dopo involontari passioni oniriehe, la quale viene sottolineata anche delTuso del tamen (v. 12) e del tandem (v. 102). Non andra infine trascurata Tomogeneita stilistica e del contenuto nella clausola dei due versi, dove la ricorrenza (v. 102 caligine somni) di un’espressione consimile (v. 12 portenta sopom m ) gia impiegata neWEphemeris, sembra costituire un’allusione al contenuto dei portenta soporum , caratterizzandoli come qualcosa di oscuro1. Per quanto riguarda la presenza del vocabolo p orten ta si deve dire che rinvia di nuovo al mito del Edipo, dato che per la seconda volta lo stesso vocabolo ricorre negli opuscoli ausoniani e viene usato per Γenigma della Sfinge (Techn. 11, 7 nota in portentis Thebana tricorporibus Sphinx). Certo questa referenza alia Sfinge ed al mito del Edipo non significa affatto una conoscenza diretta di questa tragedia di Sofocle, dato che questi temi erano noti anche da altre fonti letterarie e mitografiche, le quali erano ben conosciute da Ausonio. Π parricidio, Tincesto e l’impiccagione della madre del Edipo, per esempio, erano gia testimoniati da Omero (Od. 11, 271-280), di cui Ausonio, come abbiamo gia detto, aveva una conoscenza diretta. L’abbinamento di questi temi pero con il sogno richiama alia mente il passo gia menzionato di Sofocle, nonostante che questi discorsi di Giocasta non costituiscano un elementoparticolaredelTintreccio drammatico dell’opera neanche il sogno nella sua interezza e stato messo in correlazione con il mito del Edipo fino alia tarda antichita, ma solo piu tardi, nell’eta umanistica, da commentatori dell’opera di Seneca12. Sotto questo punto di vista nel passo in esame esistono ed altre espressioni le quali sono collegate con il mito del Edipo e con la scena del discorso fra FEdipo e la Giocasta nella tragedia di Sofocle. Π concetto 1. Il te rm in e porientum in d ic a u n p re sa g io o ffe rto d a u n fen o m e n o in c o n su e to , u n seg n ale p re s e n ta to alio s g u a rd o , seco n d o la fo rm a p a s s iv a d el te rm in e (com e ostentum), u n monstrum c o n tra rio a ll’o rd in e n a tu r a le cf. CGL V I I 108-109 (s.v. por tendo e porientum) signum futura adnunlians; ThLL X , 2 15 sg g : S ilv a n a F a sc e , Enciclopedia Virgiliana, IV (R o m a 1988), p . 222 ( s porientum). 2. P e r la p rlm a v o lta il sogno s e m b ra v e n ir conesso con il m ito del E d ip o n e ll’ A r g u m e n t di A lb e rtin o M u ssa to (5, 2-4 Jocastam , Laii regis Thebarum coniugem , pregnantem somniasse ferunt parituram infantem patrem occisurum); u n p o ’ piti ta rd i l'a n o n im o del codice Lo p a r la d i u n sogno p ro fe tic o dello ste sso L aio «et est sciendum quod Laius somniavit quod eius filius eum debebat occidere)), v d . *A. X . Μ έγας, 'Α?βερτίνου λίονσσάτον oi ύτιοθέσεις των τραγωδιών τοϋ Σενέκα. 'Απούπάΰματα άγνώότου νπομνήματος στις τραγωδίες του Σενέκα , Θεσσαλονίκη 1969, ρ ρ . 45 e 98. 122 F. K. Polimerakls portenla soporum richiama alia mente la frase sofoclea θεήλατον μάντενμα (O T 992). Questo confronts diventa piu chiaro tramite un’influenza staziana: la frase ausoniana rupta quies (v. 13) costituisce un’eco di un passo dalla Tebaide (2, 125 illi rupta quies, attollit membra toroque / eripitur plenus monstris), in cui Stazio descrive il risveglio del figlio di Edipo, cioe di Eteocle1, dopo un sogno infernale, il quale potrebbe essere profetico. Annotiamo che il vocabolo monstris in questo verso123 pub essere confrontato con il vocabolo p o rten ta , di cui vi sono due testimonianze in Stazio, precisamente nella Tebaide (3, 512 quae prima deum portenta sequamur? e 3, 640 quae signa fu tu ri / pertulerim: vidi ingenlis portenta ruinae), dove nel secondo esempio il vocabolo portenta si definisce come signa fu tu ri3 e nel primo che portenta provengono dai dei. Cosi la transizione dai portenta del verso ausoniano alia frase sofoclea Βεΐ]λατον μάν τενμα (O T 992) diventa piu comprensibile. Inoltre, sotto questo punto di vista, il vocabolo Icctum (v. 14) potrebbe essere paragonato con la frase λέκτρον μητρός, la quale viene usata nelPangosciosa domanda di Edipo (O T 976 xai πώς τό μητρός λέκτρον ονκ όκνεϊν με όεϊ;), in cui Giocasta d i la risposta (vv. 977-983) riportata gia sopra (vv. 980-983). Per quanto riguarda la mano che esplora il letto per sincerarsi che Tincubo sia finito (vv. 14-15 totum bene conscia le d u m / pertractat secura manus), non manca l’esempio nella letteratura precedente, come si ρυό vedere nella Consolatio ad L ivia m 4. La frase bene conscia pertanto, benche sia una ricorrenza di un’espressione gia impiegata nella preghiera del mattino5, sembra essere un’allusione alia conoscenza (γνώμη, γνώ· 1. Cf. L a tta n z lo P la c id o ad Theb. 2, 124 ad ipsum Eteoclem dormientem. 2. A che ee L a tta n z lo P la c id o (ad Theb. 2, 125) c o m m e n tn che S taz io monstris pro «terroribus» posuit , sonza e sclu d e re l’opln lo n e di L a tta n z lo cred iam o che 11 voeabolo monstris in q u e sto luogo co n clu d e a n c h e il slg n lfic a to del portentis, cf. S ilv a n a F asce, op. c i t p. 222 (s.v. p o rte n tu m ) «nella latlnltfc classlca 6 u sa to spesso com e sin o n im o di monstrum , prodigium e os ten turn, se b b en e gll a n tlc h l ne a b b la n o te n ta to u n a d istin zlo n e » . Cos! il te rro re dl E te o c le d al monstris si p re s e n ta com e u n a conseguenza n a tu ra le . 3. Cf. ThLL X, 2 16, 72-74 (s.v. p o rte n tu m ). 4. Cons, ad Liviam 325 sgg. quid... et modo per somnos agi tar is imagine falsa/ teque tuo Drusutn credis habere sinu / et subito temptasque manu sperasque receplum , / quaeris et in vacui parte priori tori? 5. Y d. Ephem. 3, 72-73 suprema dii cum venerit hora, / nec timeat mortem bene conscia vita nec optet , d ove la frase bene conscia si usa con un senso rellgloao. A n n o tia m o che I vv. 13-15 h a n n o m flu c n z a to I v v , 8-10 d o llO ra /io dl P a o lin o d l N ola o dl P e lla (Carm. 4, ed. I la r te l) : mens con ten ta suo nec turpi dedita lucro / vinca t corporeas casto bene conscia lecto / inlecebras, cf. L. M ondin, op. cit., p p . 43-44. Nel verai di P ao lin o p e r6 non v iene u e a to il v o c a b o la rio tra g ic o del passo au so n ian o . Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: Nota esegetica 123 σ ι ς ) , la quale e un tema importante nella tragedia e soprattuto attinente airEdipo1. Annotiamo che in Seneca il giorno della rivelazione della reale identita di Edipo viene definita dallo stesso Edipo con quest’aggettivo (O e d . 1001 c o n s c i u m e v a s i d i e m ) . Inoltre, un termine particolarmente vigente nella tragedia e anche H vocabolo c u l p a (v. 16), se giudichiamo dalPuso della c u l p a in Virgilio ed in Seneca12. Sebbene il termine c u l p a ricorra molto spesso in tutta la letteratura latina con un senso etico, giuridico, religioso e negli scrittori ecclesiastici specialmente per il peccato originale3, tre sole ricorrenze di questo vocabolo n e l Y O e d i p u s di Seneca sembrano confermare la c u l p a come un termine tragico: due volte viene usato prima della rivelazione del parricidio e dell’incesto ( O e d . 664 c a e d e m s t u p r u m q u e . q u i s l o c u s c u l p a e e s t s u p e r ? 701 q u i s q u i s i n c u l p a f u i t / d i m i s s u s o d i t ) e la terza volta viene detto da Giocasta dopo la rivelazione della verita ( O e d . 1019 f a t i i s t a c u l p a e s t : n e m o f i t f a t o n o c e n s ). Nel primo luogo il termine c u l p a definiscelo stesso parricidio e Tincesto e nel terzo la colpa viene attribuita da Giocasta al destino, a causa del quale, a suo parere, nessuno si rende 1. Gf. Ελένη Γκαστή, Ο Σοφοκλής και οι σοφιστές: Κοινές απόψεις περί πολιτισμού (d isert. d o tt. d a tt.) , Ιωάννινα 1994, ρ ρ . 139-154 p a r tic o la r m e n te ρ ρ . 145-146 e 1 53; R . G. A . B u x to n , «Ο Σοφοκλής στο 1995: γνώση και ισχυρισμοί στον ΟΙδίποδα Τύραννο», Δωδώνη: Φιλολογία 24 (1995) 129-139; Δ . I. ’Ια κ ώ β , Ή ποιητική τής αρχαίας ελληνικής τραγωδίας, Μ ΙΕ Τ , ’Αθήνα 1998, ρ ρ . 98-102. R in g ra z io d i c u o re il p ro fe sso re di filolog ia g re c a a n tic a G. N . P e ris in a k is ch e m i h a d a to u n a c o p ia del su o c o m p ito «Θ εωρία τη ς γνώ σεω ς του Ξενοφάνη στδν ΟΙδίποδα Τύραννο του Σοφοκλή» in fase in ed izio n e n egli a t ti del X lth International Congress of Classical Studies (24-30 August 1999, Kavala, Macedonia-Greece), o rg a n iz z a to d a lla F IE C . 2. V d . S. S c h ip a n i, Enciclopedia Virgiliana, I (R o m a 1984), p p . 949-991 (s.v. c u lp a ); M. R iv o lte lla , «II m o tiv o d e lla c o lp a e r e d ita r ia nelle tra g e d fe s e n e c a n e : u n a c iclic ita in ‘c re sc e n d o ’», Aevum 67 (1993) 113-128. 3. Gf. ThLL IV 1296-1311, p a rtic o la rm e n te 1297, 2 sg g e 1302 sgg (s.v. c u lp a ). Il te rm in e culpa & un uso che si p u o q u a lific a re ra ro n ella p o esia (ecc etto O vidio in cui culpa rico rre ben 94 v o lte): in L u cre zio ric o rre 4 v o lte , neWEneide 5 con un esem p io di culpare, in O razio 18, in S en e c a 49 v o lte (a ll’esam e di esso p u o essere u n ito quello di culpaverim, che ric o rre u n a v o lta ), 25 nelle su e tra g e d ie , 15 in S ta z io , 14 in A u so n io (all’esam e di esso p u 0 essere u n ito q u ello di culpare, ch e ric o rre 3 v o lte ). A u so n io p re ferisce il te rm in e culpa in c o m p a ra z io n e a peccatum , il q u a le s e m b ra essere fa v o rito d a s c ritto ri c ris tia n i: il v o cab o lo peccatum non ric o rre m ai in A u so n io , e c c e tto d u e o ccorrenze di peccare n ella p re fa z io n e p ro s a ic a del Cupido cruciatus ed a ltr e d u e di peccantia - peccantibus (Epigr. 17,3 & Orat. vers. rhop. 2 1 ); a n n o tia m o ch e nei tre p rim t esem p i si u s a con u n m o d o ironico e nel q u a r to con u n sen so religioso. A p ro p o slto del te rm in e peccatum v d . in o ltre G. S fam en i G a s p a rro , Enciclopedia Virgiliana, IV (R o m a 1988), p p . 1-2 (s.v. pecco). 124 F. K. Pollmerakls colpevole1. Un collegaraento tra il destino e la colpa va oservato nell’i?neide, in cui «culpa potrebbe costituire uno dei termini di riferimento per elaborare un punto di contatto tra l’agire delTuomo e il grande tema del fato, dell’intervento divino,..., si pub rilevare che, per la distruzione di Troia la culpa di Paride si compone con la indem entia degli dei; dalla culpa di Didone scaturiscono la sua morte e indefiniti mala, che potrebbero adombrare gli eventi futuri di cui all’invocazione successive (4, 621 ss.); Turno, la cui anima invece non conoscera la culpa, aderisce ai fati (12, 676 ss.), fa sua la, individualmente aw ersa, Fortuna (v. 694)»a. Annotiamo che nel primo passo (Aen. 2, 602) la frase divum inclementia k influenzata dall’espressione sofoclea θεών αγνωμοσύνη ( Track. 1266)8. Infine, nel verso ausoniano la culpa tori, ciob il senso della colpa dall'incesto, retrocede e non esiste piii, poichb viene attribuita ai portenta soporu m , e si pub dire che Ausonio usa il vocabolo culpa come un termine tragico, il quale richiama alia mente i luoghi di Seneca, menzionati gib sopra. Per quanto riguarda l’assoluzione di colui che sogna da qualcosa di col pevole, quando lui si sveglia, va osservata di nuovo la cura del poeta nel realizzarla in una crescente accumulazione degli accostamenti (imagine foeda - probrosa culpa tori - crimina somni) i quali determinano l'incesto, e in una ‘climax’ dei verbi (vigilat - recedit - vanescunt)che definiscono 1’assoluzione. Ncirambito di questa circoscritta analisi del passo ausoniano in esame, abbiamo rilevato che vengono usati vocaboli, confermati g ii nella letteratura precedente come termini tragici, e abbiamo sostenuto che il passo e influenzato, sia direttamente che attraverso dei poeti latini, dalP Edipo Tiranno di Sofocle. A sostegno di questa tesi giudichiamo necessario riportare in modo conciso la fortuna del testo di Sofocle nell'antichiU, fino all’eta di Ausonio. Sappiamo che circa un secolo dopo dall’epoca che YEdipo Tiranno fu rnesso in scena per la prima volta, si formb il testo ufficiale dei tre grandi tragici, il quale doveva essere declamato fedelmente dagli attori (Plut. Mor. 841F). Questa copia ufficiale del testo, secondo Galeno, venne acquistata, con un espediente sagace, per conto della bi-123 1. Il termlno culpa Is slnonimo dol crimen e del dedecue, cf. GGL VI 287 (e.v. crimen); ThLL IV 1195, 29 (s.v. crimen). Coal non andr& traecurata la corrlspondenza fra I vocaboli dedecora (v. 11) e culpa (v. 16) nel passo in esame e la loro uguaglianza con l menzionati luoghi di Seneca. 2. S. Shipant, op. c i t p. 951. 3. Vd. Ελένη Γχαστή, op. cit., pp. 117-135. Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: Nota esegetica 125 blioteca grande di Alessandria1. Sappiamo inoltre che le tragedie sono soprawissute non solo tramite il teatro ma, soprattuto, attraverso la scuola, poiche i programmi scolastici comprendevano ache Tinsegnamento di tragedie; nella seconda meta del primo secolo a. C., e per un intero se colo12, Tinsegnamento scolastico, senza escludere poeti nuovi. in sostanza si basava su Omero e sui tragici del quinto secolo. Inoltre e noto che nel secondo secolo d. C. per necessity scolastiche venne fatta una selezione a sette tragedie di Sofocle (le stesse che sono soprarvissute incorruttibili fino ad oggi) e che nel quarto secolo un certo Sal(l)ustio elaboro l’edizione di questi drammi3. Alla fine del quarto secolo anche si presume che sono stati redatti i manoscritti dai quali i bizantini hanno poi preso il testo di Sofocle ed hanno cosi elaborato le loro edizioni per le scuole4. Inoltre e accettata da alcuni studiosi contemporanei Topinione che queste opere sono soprawissute in un unico manoscritto attraverso i secoli oscuri del medioevo fino all’eta del rinascimento di questi studi in Bisanzio5. In aggiunta. le tragedie Aiace, Elettra, Edipo Tiranno costituiscono la cosiddetta «triade bizantina»6, la quale si puo congetturare che almeno ad un certo punto ha continuato la tradizione romana7*. 1. Cf. W. B. Stanford, op. cit., pp. 240-241; P. E. Easterling nel libro diT. B. L. Webster, Σοφοκ/χους Φιλοκτήτης (trad, da N. Π. Μττεζαντάκος dal inglese Sophocles Philoctetes , Cambridge *1979), ’Αθήνα 1985, p. 45; R. D. Dawe, op. cit ., pp. 46-47. 2. Cf. Η.- I. Marrou, 'Ιστορία τής ε>ΰταιόενσεως κατά την αρχαιότητα (trad. Θ. Φωτεινόττουλου dal francese H istoire de Veducation dans V antiquiti, Paris 1955), Ά θηνχι 1961, p. 365; per quanto riguarda il Sofocle cf. inoltre L.-D. Reynolds - N. G. Wilson, 'Αντιγράφεις καί φι)Α)χτγοι (trad, da N. Μ. Παναγιωτάκης dal inglese Scribes and Scholars, London *1975), MIET, ’Αθήνα 1981, p. 71; P. E. Easterling, op. cit., pp. 48-49. 3. Cf. A. Lesky1, 'Ιστορία τής αρχαίας έλ/αρηκης λογοτεχνίας (trad, da Ά . Γ. Τ σ ο~ανάκης dal tedesco Geschichte der griechischen Literatur, Bern und Munchen 1971), Θεσσαλονίκη ®1981, p . 4 2 5 ; inoltre A. Lesky2, 9Η τραγική ποίηση των αρχαίων 'E)jjjvcor (trad, da N. X. Χουρμουζιάδης dal tedesco Die tragische Dichtung der Hellenen, Got tingen 1972), MIET, vol. I, ’Αθήνα *1990 (= 1987), p . 2 9 4 ; P . Kroh, Λεξικό αρχαίων συγγραφέων Ελλήνων και Λατίνων (trad, da Δ . Λυττουρλής - Λ . Τ ρομάρας dal tedesco Lexicon der antiken Autoren , Stuttgart 1972), Θεσσαλονίκη 1996, p . 431 (s.v. Σοφοκλής). 4. Cf. Π . Λ ορεντζάτος, Σοφοκ)Ιους Αίας , Ά θήνησ ιν 1932, ρ. 16. 5. Cf. A. Lesky1, op. cit., pp. 425 e 991. 6. Cf. inoltre A. Lesky2, op. cit., p. 297; P. E. Easterling, op. cit., p. 51; P. Kroh, op. cit., p. 431 (s.v. Σοφοκλής). 7. Forse non sar& di poca importanza rifertre che nell’Italia mend ion ale del tardo Medioevo si osserva un particolare interesse per i test! dei poeti drammatici. Sembra strano che nel Medioevo «hanno raschiato» un salterio per scrivere nello 126 F. K. Polimerakis Ritornando all’eta di Ausonio, per quanto riguarda il riferimento al suo contemporaneo Salustio, si deve dire che anche Ausonio riferisce di un certo Sallustio nel secondo carme1 del suo opuscolo Commemoratio Professorum Burdigalensiumydedicdito a Latino Alcimo Aletio Retore il quale, secondo la considerazione di Ausonio, e stato palmac forensis et camenarum deciis, / exemplar unum in litteris, [ quas aut A thenis docta coluit Graecia, / aut Rom a per Latium colit (Prof. 2, 7-10)2. Nel cerchio delle conoscenze di questo professore di Bordeaux, del quale anche lo stesso Ausonio e stato allievo, facevano parte anche Sallustio e l’imperatoreGiuliano. Questo Sallustio e stato identificato da alcuni studiosi3 con Flavio Sallustio, il praefectus praetorio GaUiarum negli anni 361-363 e console insieme a Giuliano nell’anno 363. Lo stesso Sallustio, secondo Green, sembra essere lo scrittore del Π ε ρ ί θεών κα ί κόσμον che combacia con le slesso codice test! di Sofocle (F ire n z e , Laur. Conv. Soppr. 152, έ s c ritto nel a n n o 1282) e q u e sto caso non 6 il solo, cf. W . B ersch in , Ελληνικά Γράμμτα και Λατινικός Μεσαίωνας: Από τον Ιερώι*υμο ως τον Νικόλαο Κονσανό (tra d , d a Δ. Ζ. Ν ικήτας dal tedesco Griechisch - lateinisches Mittelalter: von Hieronymus zu Nikolaus von Kues, M iinchcn 1980), Θεσσαλονίκη 1998, p p . 424-425 (n. I I). 1. V d . A us. Prof. 2, 21 - 2 4 et /ulianum tu magis fnmae dabis / quam sceptre, quae tenuit brevi. / Sallustio plus conferent libri tui , / quam consulatus addidit. 2. Q u e s t’opuscolo di A usonio, com e la s u a e p isto la « m acch ero n ica» m enzion a ta giu, la e p isto la Protrepticus ad nepotem ed alcu n i a ltri opuscoli, che d e riv a n o d a lla p r a tic a sc o la stic a , c o stitu isc o n o u n m o n u m e n to p e r la s to ria d elF educazione nella G allia ro m a n a del q u a r to secolo, cf. M. R o g er, Vcnseignement des lettres clas· siques d'Ausone d Alcuin , H ild e sh eim 1968 ( = P a ris 1905), pp. 7-24; T. J . H a a rchof, Schools of Caul, J o h a n n e s b u rg 1958 ( = O x fo rd 1920), pp. 52 s g g .; Ch. F av ez, «A usone el son p e tit-fils» , PEL 21 (1943-44) 174-179; in o ltre Ch. F a v e z , « U n 6cole g a llo -ro m a in c au ive si^cle», Latomus 7 (1948) 223-233; J . H a tin g u a is , « V ertus u n iv e rs ita irc s selon A usone», PEA 55 (1952) 379-387; A. P a s to rln o 2, op. cit ., pp. 82-88 «In conclu sio n ? la Commemoratio d un d o c u m e n to , unico nella le lte ra tu ra la tin a , che ci off re un q u a d ro d ella v ita della scu o la a n tic a o m eglio q u clla del suo c o rp o in se g n a n te » ; A. C. D io n is o tti, « F ro m A u so n iu s’ sch o o ld ay s? A schollbook and IIs re la tiv e s» , J PS 72 (1982), p p . 123-124; A. D. B ooth, «T h e A cadem ic C areer of A usonlus», Phoenix 36 (1982) 3 29-343; R . P. II. G reen 3, «Still W a te r R u n Deep. A N ew S tu d y of th e Professores of B o rd e a u x » , CQ 35 (1985) 491-506; A. M. F errero , « L a tip o lo g ia d e ll’uom o di scu o la nel r l t r a t t i d ella Commemoratio Professorum Burdigalensium di A usonio» in A tti dei convegni, Metodologie della ricerca sulla tarda antichi to, N apoli 1989, p p . 349-359. 3. S esondo il S eeck, PE IA 2 (1920), col. 1959-60 (s.v. S a llu stlu s n. 25 e 37), si t r a t t a di d u e person? d iv e rse. P e r la id e n tific a z io n e v d . G. R o c h e fo rt, Saloustios des Dieux et du Monde, P a ris 1960, p p . x -x lll; A. L esk y 1, op. cit., p p . 1205-1206; R . I*. II . G reen, op. cit., p p . 333-334. Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: N o ta esegetica o p in io n i d i G iu lia n o 1. S e q u e s to S a llu s tio fo ss e la p e r so n a id e n tie a 127 co n l’e d ito r e d i S o fo c le n e l q u a r to se co lo 12, n o n si p o tr e b b e n e co n fer m a rlo e n e a n c h e r ifiu ta r lo c o n u n ’a r g o m e n ta z io n e c o n v in c e n te , p o ic h e n o n si p o tr e b b e r o tr o v a r e g li e le m e n ti p e r u n a t a le id e n tific a z io n e , la q u a le c e r ta m e n te co n fer m er eb b e c h e A u so n io in f a t t i a v e s s e u n a c c e sso d ir e tto al t e s t o d i S o fo c le . S a p p ia m o pero c h e n e lla G a llia d e lla ta r d a a n tic h ita , c o m e in o ltr e in t u t t e le r eg io n i d elP im p ero r o m a n o le q u a li a v e r a n o u n a lto liv e llo c u ltu r a le , g li s tu d i greci e q u e lli la tin i c o e s is te v a n o e ch e A u so n io e s t a t o il so m m o r a p p r e se sta n te d e lT e d u c a z io n e g r e c o -r o m a n a n e lla G a llia d el q u a rto seco lo 3. In o ltr e A u so n io n e i su o i o p u sc o li c i o ffre il p iu c o m p le to q u ad ro d e lla p o e sia b ilin g u e , la c o s id d e tta « m a c c h e r o n ic a » , e d e lT e d u c a z io n e b ilin g u e n e lla G allia4. D a i p o e ti d r a m m a tic i r iferisce p ero s o lt a n t o M en an d ro c o m e p o e ta s c o la s tic o , d a in d u rre a lc u n i s tu d io s i a cred ere c h e d a lla p o e sia d r a m m a tic a M en a n d ro fo sse P u n ic o c o n o s c iu to d a A u so n io 5. N o n a n d ra tr a sc u r a to pero il r ife r im e n to d i A u so n io a lia tr a g e d ia co n la fra se g reca cvv Θαλίης κώμω σύρματα Τερψιχόρης (Epist. 8 ,2 8 ) c o n la q u a le in fo r m a il su o a m ico P a u lo c h e e in p o sse sso d i c o m m e d ie e tr a g e d ie . S e si p o tr e b b e su p p o rre ch e A u so n io co n la fra se σνν Θαλίης κώμω si r iferisce 1. Inoltre R . P . H . G reen, op. c it., p . 334 ad Prof. 2, 23 «H e is probably to be seen as the a u th o r of the w ork On the Gods and the U niverse, which shows sym pa th y w ith Julian (G. R ochefort, R E G 69 (1956), 50-66; fitienne, R E A 65 (1963), 104103)». 2. Cf. A. Lesky2, op. c it., p. 294 «NelPargomento di E dipo Coloneo Sallustio si nom ina «pitagorico» e di conseguenza si identifica con lo scritto re del Π ερί Θεών και κόσμον; pert an to e giustificata la riserva che indica il W ilam ow itz nelFintroduzione dell’edizione di Ercolen. Si deve dire che sem bra m olto interessante l’inform azione tan to di A. von B lum enthal [R E ΙΠ Α1 (1927) col. 1080 s.v. Sophokles) q u an to di G. Rochefort [op. cit., p. xi) che il W ilam ow itz identificava Peditore di Sofocle con l’amico delPim peratore Giuliano e scrittore dell’opera m enzionata. Pero A. Lesky sem bra dissentire e annota [op. cit., p. 294 n. 1) inoltre che «il W ilam ow itz considera v a Pidentificazione esageratam ente dubbia». Nel dizionario di P . Kroh (op. cit., p. 413) si presen tan o come due persone diverse. 3. Cf. W . Berschin, op. cit., pp. 167-168. P er gli stu d i greci nella Gallia del quarto secolo e p er il ruolo di Ausonio cf. inoltre M. Roger, op. c it.t p p . 1-24; Ch. Favez, op. cit., pp. 223-233 passim ; H . Sivan, A usonius o f Bordeaux. Genesis o f a Gallic aristocracy, London & New Y ork 1993, pp. 74-85 passim . 4. Cf. A. C. D ionisotti, op. cit., pp . 83-125 particolarm ente p p . 123-124. 5. Cf. inoltre D ionisotti, op. cit., p . 113 (ftres comoedias: perhaps M enander, a school au th o r for Ausonius (and cf. F. S tahl, D e A usonianis s tu d iis poetarum Grae corum (1886) — the only d ram atist centainly known to him)». 128 F. K. Polim orakls a d a lc u n e c o m m e d ie d i M en a n d ro , n e m m e n o si p o tr e b b e n egare ch e co n la frase σύρματα Τερψιχόρης il p o e ta B o r d o le se si riferisca ad a lcu n e tra g e d ie d i d r a m m a tic i g reei1. Q u e sta te s tim o n ia n z a , c o m e a b b ia m o g ik d e tto so p ra , έ T u n ica c ita z io n e d ir e tta d i A u so n io a lia tr a g e d ia g reca. Se a g g iu n g ia m o le d u e ricorren ze d e lT a g g e ttiv o tr a g ic u s , d a lle q u a li, c o m e a b b ia m o g ik v is t o , T u na r in v ia a d A ia c e e T a ltra a lY E d ip o T ira n n o di S o fo c le, si pu d d u n q u e c o n c lu d e r e c h e , tr a le tr a g e d ie g rech e ch e p o sse d e v a A u so n io , v i era n o in c lu se a n c h e q u e s te d u e, sia in u so n ei p ro g ra m m i sc o la stic i d e lla G a llia d i q u e s ta e ta sia in q u a n to c o n o sc iu te so lo d a u n o s tr e tto a m b ie n te le tte r a r io e c u ltu r a le 12. 1. P er il slgnlflcato del vocabolo σύρματα vd. L S J (Oxford 1996), p. 1732 s.v. σύρμα (σύρω) I. «a theatric robe w ith a long train». 2. Con Teplstola «maccheronlca», m enzionata gia, Ausonio invita ll suo amlco Paulo probabllm ento a casa sua o a case dl qualche amlco e lo in forma che con loro trover^ fra gll a ltn testl lettorarl anche tragedie greche. La frase no biscum invent es (Epist. 8,25) che viene usata da Ausonio cl conduce alia concluelone che si tra tta v a dl una compagnia con tin alto llvollo culturale e aventl comunf interesai mtelleluali. Sernbra dunquo che Ausonio ed alcuni suoi amici orano ab itu atl a tall rluriionl letterarie. Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: N ota esegetica 129 ΠΕΡΙΛΗΨΗ Στο άρθρο «Ausonio Ephem eris 8, 10-16: N ota esegetica» προτείνουμε μία διαφορετική ερμηνεία αύτών των στίχων, υποστηρίζοντας δτι τδ ύπδ εξέ ταση χωρίο δεν σχετίζεται με χριστιανικές ή μή χριστιανικές αντιλήψεις του Αύσόνιου άλλά δτι οί λογοτεχνικές καταβολές του εντοπίζονται στην ελληνική τραγωδία καί συγκεκριμένα στον ΟΙδίποδα Τύραννο (στίχ. 980-983) του Σο φοκλή. Στηριζόμενοι στα λεξιλογικά δεδομένα του χωρίου διαπιστώνουμε δτι άρκετές λέξεις, δπως infandus, incestus, culpa, μέσω της προγενέστερης λα τινικής λογοτεχνίας καί κυρίως μέσω τής τραγωδίας του Σενέκα έχουν καθιε ρωθεί ως τραγικοί δροι. Ωστόσο τά πρότυπα αύτών των στίχων τού Αύσόνιου δέν εξαντλούνται στην προγενέστερη λατινική λογοτεχνία άλλά μαρτυρούν μία άμεση γνώση τής συγκεκριμένης τραγωδίας τού Σοφοκλή, μέ τήν οποία σχετί ζονται γενικότερα καί ή ένταξη των infandas veneres, incesta dedecora καί tragicos coetus στά πλαίσια τής ονειρικής εμπειρίας καί ή άπαλλαγή τού όνειρευόμενου άπό την ένοχή, καθώς καί οί δροι per som nia, portenta soporum , le d u m καί bene conscia. Εξετάσαμε παράλληλα καί άλλες άναφορές τού Αύσόνιου στην τραγωδία καθώς καί τήν τύχη τού κειμένου τού Σοφοκλή στην άρχαιότητα, τουλάχιστον ώς τήν έποχή τού Αύσόνιου. Οί μόνες άναφορές τού Αύσόνιου στήν τραγωδία είναι ή φράση σύρματα Τερψιχόρης (E p ist. 8, 28), ή όποια μάς παρέχει τήν πληροφορία δτι ό ποιητής είχε στήν κατοχή του μεταξύ άλλων κειμένων καί ελ ληνικές τραγωδίες, καί οί δύο χρήσεις τού έπιθέτου tragicus, άπό τις όποιες ή μία (Cup, 12 tragico scriptus gem itu... Aeas) παραπέμπει στον Αϊαντα καί ή άλλη στον ΟΙδίποδα Τύραννο τού Σοφοκλή. Έ τσ ι, οδηγηθήκαμε στο συμπέρα σμα δτι ό Αύσόνιος είχε μία άμεση πρόσβαση στο κείμενο τού Σοφοκλή, τουλά χιστον δσον άφορά τις τραγωδίες Αίας καί ΟΙδίπονς Τύραννος, είτε αύτές συμπεριλαμβάνονταν στά προγράμματα διδασκαλίας των σχολείων τής έποχής του είτε ήταν γνωστές μόνο σέ στενούς φιλολογικούς κύκλους τής Γαλατίας τού 4ου μ.Χ. αιώνα. Φ. Κ. Πολυμεράκης