F. K. POLIMERAKIS
EPHEMERIS 8, 10-16: ΝΟΤΑ ESEGETICA*
NeWEphemeris—-un opuscolo polimetrico in cui A usonio descrive le
AUSONIO
sue varie occupazioni ed esperienze quotidiane— la giornata del poeta si
conclude con il sonno e, di conseguenza, l’ultim o poem a della seriesi riferisce ai sogni notturni1. La parte iniziale di questo poem a ci e sottratta da
una lacuna, ma so p ra w iv o n o quarantatre esam etri*12, dove A usonio
racconta i suoi sogni in prim a persona ( w . 1-21), si riferisce sulla
credibilita delJe visioni notturne ed esprime la sua preferenza proponendo
il m otivo letterario delle due porte oniriche ed altre interpretazioni antiche dei sogni ( w . 22-23). Infine, nella succesiva ed ultim a unita di questo
carme ( w . 34-43) Ausonio si rivolge direttam ente ai
che li
invia ad abitare ai
e gli dedica un b oschetto di olm i3.
lunarespolos
malasomnia
♦ Ringrazio di cuore la lettrice di filologia classica Elena G asti ed il professore
della lingua italiana Guglielmo Bianco che hanno letto il mio scritto in italiano e
hanno proposto alcune soluzioni lessicali adeguate al testo.
1. T u tte le citazioni e i riferim enti ausoniani rinviano alPedizione critica con
introduzione e com men to di R . P. H . Green, The W orks o f Ausonius, O xford 1991.
2. Non e sicuro se questo poem a fa p arte della serie E phem eris perche sussiste
una tradizione m anoscritta problem atica, m a quasi tu tti gli editor» e gli studiosi
considerano che il carm e e l’ultim o poem a di questo opuscolo. P er questo tem a e per
la tradizione m anoscritta de\Y Ephem eris vd. K. Schenkl, D. M agni A u so n ii opuscula
( M G H , A A Y . 2), Berolini 1961 (= 1883), pp. xxxii sgg. & 8; R. Peiper, D ecim iM a g n i
A usoniiB urdigalensis opuscula, S tu ttg a rt 1976 (= Lipsiae 1886), pp. xviii sgg. & 14;
F. M arx, R E II2 (1896), col. 2572 (s.v. Ausonius); A. Pastorino, «Α proposito della
tradizione del testo di Ausonio», Maia 14 (1962), pp. 52-67; F. G. Sim a, «Ausonio,
Paolino e il problem a del testo Ausoniano», A e v u m 37 (1963) 124-135 passim .
3. A proposito dei modelli poetici, problemi critici ed in terp retativ i di questo
poema vd. W. Schetter, «D as G edicht des Ausonius liber die Traum e (Ephem . V III,
p. 14-15P)», R h M 104 (1961) 366-378; L. Mondin, «I sogni di Ausonio. N ota al testo
delYEphemerisn, Prom etheus 17 (1991) 34-54; R . P. H . Green, op. ci/., pp. 263-267.
P er un approccio interpretative su tu tta YEphem eris ausoniana vd. inoltre il mio
saggio «Δέκιμου Μάγνου Αυσόνιου E phem eris: Μ ία ερμηνευτική προσέγγιση», Δωδώνη:
Φιλολογία 27 (1998) 255-303 e particolarm ente per l’o ttav o carm e della serie vd. pp.
Δίοδόονη: Φιλολογία 29 (2000) 107-129
108
F. K. Pollmerakis
Nella prima parte di questo carme A usonio, fra le altre visioni oniriche che racconta, fa riferim ento anche ai sogni erotici dicendo ( w .
10-16):
infandas etiamveneresincestaquenoctis
dedecoraet tragicospatimur per somniacoetus.
pcrfugiumtamenest, quotiensportentasoporum
solvit ruptapudore quieset imaginefoeda
liberamens vigilat; totumbeneconscialedum
pertradat securamanus, probrosarecedit
culpa tori et profugi vanescunt criminasomni.
Questi versi, secondo Jo Schetter1, nella fantasm agorica succesione
di tem i onirici della prima parte del poem a, determ inano un’inaccettabile
soluzione di continuity, inoltre presentano m olti problemi stilistici e, di
conseguenza, si tratta di un corpo estraneo inseritosi all’intero di un contesto perfettam ente organico. A sostegno della tesi interpolatoria lo Shetter aggiunge un’altra serie di argom entazioni e soprattuto promuove la
totale assenza di com ponim enti erotici dal
F. I l l , Tunico co­
dice che contiene il testo
Nessun dei successivi studiosi sem bra am m ettere Topinione di Shetter. II Francesco Sirna, per esem pio, in una nota di poco successiva al
saggio dello Shetter, sostiene P autenticita di questi versi e Punico punto
in cui concordano le loro indagini e la sospetta dislocazione dei w . 10-16
dopo gli altri cinque versi (17-21) della prima unita del carme8. Secondo
il Mondin questa dislocazione dei w . 10-16 «appare cosl spiegabile: in
de\YEphemeris2.
Vossianus
286-295, dove trattiam o anche di alcuni problem i che si presentano in questo passo
(pp. 288-289) messi gih in rilievo da altri studiosi, in questo compito anzi proponlamo un’intorpretazlone orlginale del passo.
1. W. Schetter, op. c it.t pp. 367-369.
2. Cf. A. Pastorlno, op. c it., p. 53; J . M. Stachniw , The T ext o f the (fEphemeriso,
«Bissula» and uTechnopaegnion» o f D. Magnus Ausonius (dies.), Chicago 1970, pp.
13-24; a proposito del codice Vossianus F. I l l vd. inoltre J. M. Stachniw, op. cit.,
pp. 10-14; W. L. Lieberman - P. L. Schm idt, «D. Magnus Ausonius» in R. Herzog
(ed.) Iicstauration und Erneuerung: Die lateinische Literatur von 284 bis 374 n.
Chr. ts Π. Herzog - P. L. Schm idt (ed.), H andbuch der lateinischen Literatur der
An tike, V, Miinchon 1989, pp. 270-279 passim dove si pud trovare una blbliografia
raccolta sulla tradizlone m anoscn tta di Ausonio; R. P. H. Green, op. cit., pp. xb
sg.; F. Della Corte, S to r ia fe preistoria) del testo ausoniano, «Bolletino del classlclη%ΒΛΙθφ^
Suppl. 10, Accad. Naz. Lin cel, R om a 1991, pp. 26-29.
^
*
3. F. G. Sirna, op. cit., pp. 126-127.
Ausonio Ephemeris 8, 1 0 -1 6 : N ota esegetica
100
una fase della tradizione a m onte del V ossianus 111 un am anuense, dopo
aver riprodotto il v. 9, ingannato dalTom eoteleuto
/
(w .
9 e 21) e saltato direttam ente ad
trascurando i
cinque versi interm edi» e un po* piu tardi ha rim ediato il suo errore «nel
m odo consueto, riportando la parte om essa in coda al testo copiato»1.
Inoltre annota che con la sem plice trasposizione dei sette versi sui sogni
incestuosi, i quali «non potevano che seguire — com* e logico, concludendosi con il risveglio» nella prima unita del carme, la pagina ausoniana
«scorre in tu tta chiarezza», sostiene pertanto la genuinita del passo ausoniano proponendo una serie di argom entazioni nel suo saggio approfondito alia questione12. Inoltre gli editori S. Prete e R. P. H. Green nelle
loro edizioni3 am m ettono Tautenticita dei versi 10-16. A nostro parere,
questa trasposizione e alio stesso tem po plausibile che inarrendibile, infatti non esiste nessun problem a di autenticita del passo in esam e m a non
e stata data acora una soluzione esegetica sufficiente. Percio in questo
com pito tentiam o una nuova analisi e un diverso approccio alia questione.
Trentacinque anni fa il Madfred W eidhorn nel suo saggio per i sogni
e la colpevolezza, ha sostenuto, prendendo in considerazione anche que­
sto passo ausoniano, che il poeta Bordolese e il solo scrittore pagano che
assolve colui che sogna dalla sua colpevolezza4.
Π mondo pagano e noto che, benche non avesse sviluppato il pensiero del peccato e della colpevolezza che derivano dalTintenzionalita,
come la tradizione giudaica e cristiana, in realta affrontava i sogni agita ti e m adidi di colpevolezza com e causa di colpa, considerandoli qualche v o lta come indicazioni di intenzionalita5. Gli scrittori cristiani e i
Padri della Chiesa invece credevano, contrariam ente ai Stoici, che la logica non funziona durante il sonno, e quindi affrontavano i sogni portatori di colpa con un modo differente da quello degli scrittori pagani6. D
pinnis propinis
Infandas etiamveneres
1. L. Mondin, o p . c i t . , p. 45.
2. L. Mondin, o p . c i t ., pp. 35-47.
3. S. P rete, D e c i m i M a g n i A u s o n i i B u r d i g a l e n s i s O p u s c u l a , Leipzig 1978, pp.
12-13; R . P. H . Green, o p . c i t . , pp. 13-14 & 264 a d l o c u m .
4. M. W eidhorn, «D ream s and guilt», H T h R 58 (1965), p. 74.
5. Cf. inoltre W eidhorn, o p . c i t . , pp. 73-75, dove si possono leggere degli escmpi
dalla lette ra tu ra pagana precedente, greca e latin a, d a Lucrezio (4, 1018-19 e 5,
1158-60), da Giovenale (13, 217-219), da Tacito ( A n n a l e s 4, 60 e 11, 4), d a Svetonio
( T i b . 61), dove riferisce inoltre i nomi di Pitagora, Ippocrate, P lato n e, Epicuro, Polibio, Plutarco, Filostrato, E p itteto , Zenone e di altri poeti e prosatori.
6. Gf. inoltre W eidhorn, o p . c i t . , pp. 75-79 dove rip o rta opinioni di alcuni scrit­
tori cristiani, come Tertilliano, Giovani Crisostomo, Agostino, Tim oteo, Santo Gre­
gorio, San Tommaso.
no
F. K. Pollmerakls
Tertilliano, per esem pio, sostiene che le buone azioni nell’attivita onirica
non hanno nessun valore m entre quelle cattive non sono soggette a critiche perche si realizzano senza la volonta del soggetto1. Ugualmente
Giovani Crisostomo dice che le azioni iniqui nel sogno sono senza conseguenze perche la vergogna svanisce con il sonno12.
Percio il R. P. H. Green sembra considerare questo passo ausoniano
com e un’indicazione della fede cristiana di A usonio, siccome sostiene
che questo passo deve essere paragonato con il testo di Agostino
10, 30, 41-42), in cui a suo parere emerge una m entalita consimile. Inoltre,
annota che il M. W eidhorn ha trascurato questa comparazione3. Secondo
il L. Mondin, che confronta i due testi, nel passo ausoniano «non e una
generica m anifestazione di sessuofobia dinanzi a un comune sogno erotico, ma la comprensibile reazion e—di cui non mancano esempi letterari—
alFesperienza onirica dell’incesto, alle
e ai
che evocano edipici orrori e fanno intuire in fondo all’animo inquietanti
recessi»4.
Questa referenza di Mondin alia tragedia e inclusa nel quadro di un’argom entazione che sostiene Pautenticita del passo e per la stessa cosa si
fa inoltre un’analisi stilistica di questi versi. Nessun’altra referenza alia
tragedia c* e nel saggio di Mondin, dove, inoltre, la frase «edipici orrori»
non e chiaro se si riferisce all
di Seneca o a
di Sofocle. A nostro parere, come abbiam o gia d etto, non si pone piu il problema di autenticitu del testo ma esiste ancora un problema di natura inter­
pretative; quindi in questo passo ausoniano non si deve ricercare se si
nascondc un’indicazione della fede cristiana di Ausonio o sc il poeta Bordolese assolve colui che sogna dalla sua colpevolezza, andando d’accordo
in cid con la consuetudine pagana, ma devono essere esplorati i modelli
letterari del passo, i quali, crediamo, derivino dalla tragedia greca e particolarmente dal
di Sofocle.
A sostegno di questa tesi giudichiam o necessario riportare in modo
conciso la conoscenza di Ausonio sulla lingua e sulla letteratura greca. Il
poeta Bordolese e noto che conoscesse abbastanza bene alcuni generi let-
(Conf.
infandae veneres tragici coetus
*Edipo
WEdipoTiranno
Edipo Tiranno
1. VcJ. E. A. Quinn (trans.) Apologetic Works, New York 1950, pp. 278-88, In
W eidhorn, op. cit., p. 76 (n. 6).
2. Vd. 'Ομιλίαt in «The Library of tho Fathers of the Holy Catholic Church»,
London 1841, V II, 410, Inoltre In W eidhorn, op. c it., p. 76 (n. 6).
Μ. K. I \ H. Green, op. cit., pp. 264-265 ad locum.
4.
L. Mondin, op. cit., p. 42, dove come esempi letterari veugono rlferlti il sogrio di Hibllde (Ov. Met. 9. 468 sgg.) ed ll sogno dl Livln [Cone, ad Liviam . 325 egg.).
Ausonio Ephemcris 8, 10 - 16: X ota esegelica
111
terari della poesia greca, sopratutto lO m ero e la poesia epigram m atica,
benche la sua saggezza della prosa greca fosse lim itata1. L a tragedia
pero e un genere letterario che A usonio conosceva m inim am ente in rapporto ad altri generi letterari della poesia greca, com e hanno gia sottolineato altri studiosi123*.
- Lo stesso accoppiam ento
...
tu tta v ia si riferisce direttam ente alia tragedia. L ’aggettivo tragicus e un vocabolo greco piutto sto raro nella poesia latina, eccetto G iovenale il quale lo u sa quattro
v olte; per esem pio non ricorre m ai in X lrgilio, nelle
di
O vidio, in Seneca, in Stazio. A usonio usa quest5aggettivo soltan to due
v olte in tu tte le sue opere e si puo dire che si tratta di xma scelta consapevole del poeta com e si puo vedere piu chiaram ente in un verso del
(12
in cui A u -
tragicos coetus
Metamorphoses
pidocruciatus ei tragicoscriptusgemituSalamimusAeas)
Cu-
1. P er Ja oonoscenza greca di Ausonio vd. F. S tahl, D e A uso n m n is s tu d iis poetarum Graecorum (diss.), Kiel 1886; F . M unari, «Ausonio e gli epigram mi greci»,
SIF C 27-28 (1956) 308-314; A Pastorino2, Opere d i D eeim o Magno Ausonio
(Ctassici UTETJ, Torino 1971, pp. 16-18; H . W agenvoort, «D e Ausonio po eta doctrin a Orphica im buto» in S tu d i Cataudella I I I , C atania 1972, pp. 587-591; M. J .
Lossau, «Quod nobis superest ignobilis oti — Z u r Παιδική Μο5σχ des Ausonius» in
Verhurung zur Geschichte. F estschrift zum 600 Jahrestag der Eroffnung eincr U n iversitat in Trier 1473-1973, edito a cu ra di von Georg Droege, T rier: N C O — V erlag
1973, 20-34 (lo stesso articolo e ripubblicato nel libro di M. J . Lossau (ed.), A usonius,
D arm stad t 1991, pp. 125-142); Ch. - M. Ternes, «L a sagesse grecque dans Foeuvrc
d ’Ausone» C R A I 1988, pp. 147-161; M. J . Lossau, ((Ausonius und litterae Graecae»,
Maia 41 (1989) 125-142; R . Green2, «G ieek in L ate R om an Gaul: the evidence of Au­
sonius» in E . M. Craik (ed.), «Owls to A thens». Essays on Classical Subjects Presen­
ted to Sir K enneth Dover, Oxford 1990, pp. 311-319; Φ. K. Πολυμεράζι^ς, D ecim i
M agni A uso n ii Cupido cruciatus (disert. d o tt. d a tt.), Iodcwivx 1993, p p . 47-53.
2. V d., p er esempio, R . Green2, op. cit., p. 317 «Tragedy and Old Comedy m ay
have been closed books to Ausonius. To adduce stories from Greek tragedy, as S tah l
did, is n o t helpful». Si am m ette soltanto u n ’influenza d a Euripide (Fpp. 265) nel L u dus 156 e per quanto riguarda la referenda a F ilo ttete (Epigr. lb , 3 H erculis heredi
quant Lem nia suasit egestas), la considers come un’influenza d alla com m edia (p.
317 e nella sua edizione p. 408). In fa tli, in quest'epigram m a anche se esistono vocaboli
i quali possono confrontarsi con il passo in esame (p. es. coetus v. 1, obscenas veneres
v . 2) ed inoltre il verso 3 richiam a alia m ente il passo sofocleo (P ilot. 800 sg. τ φ Λ η μτίψ τ φ& draκαΐαύμετοτ rτνρΐ / ίμηρηοον), tan to l'osceno contenuto delPepigram m a
quanto ed il tra tta m e n to comico d a Ausonio testim oniano u n a d ire tta influenza d alla
commedia.
3. SulTetimologia del nome Α ίας sono proposte tie versioni diverse: dal voca­
bolo «Ιών, dalla parola alx, e d a dm . - χΐάζειν, cf. A. C. Pearson, The A ja x o f Sopho­
cles, Cambridge 1957, pp. 97-98; E. Degani, ΑΙών da Omero ad A risto tele, Firenze
I960, pp. 33-35; W . B. Stanford, Sophocles A ja x , edited w ith Intro d u ctio n , R evised
112
F. K. Pollmerakls
sonio si riferiece alia traeform azione di Aiace in fiore m entre l'accostam ento
...
traduce il grido lam entoso A I-AI che appare
nella tragedia in stretto rapporto con il nome di Aiace. L'etimologia
(o paretim ologia) del nom e di A iace da αίαΐ-αΐάζειν e attestata per la prima
volta in Sofocle, form ulata dallo stesso Aiace ( . 430-433):*
tragico gemitu
Ai
aloct* τις Sv ποτ* ώεθ* ώδ’ έπώνυμον
τούμδν ξυνοίσειν άνομα τοίς έμοΐς χχκοις;
νυν γάρ πάρεση καί δίς αίάζειν έμοί
καί
γάρ κακ
έντυγχάνω*
τρις· τοιούτοις
οϊς
nomenomen
Cosi il nom e di A iace si presenta com e un
, che conclude
e determ ina il destino tragico delPeroe1. Per quanto riguarda questo
gioco etim ologico (o paretim ologico) a proposito di nomi propri, sembra
essere un gioco particolarm ente favorito da Ausonio sia quando traduce
da un m odello greco sia quando si tratta di una sua ispirazione2. L/uso
di questa forma del nom e di Aiace (
nel
milita a
favore della nostra tesi, dato che il nome
piuttosto raro nella letteratura latina, si usa sempre —eccetto il verso ausoniano— com e un nome
geografico, sia per un fium e dell’ Epiro (com e, per esem pio, in Lucrezio 6,
361 e in Ovidio
1 ,5 8 0 ) che per il porto del mare Rosso e, per ultim o,
per qualche m ontagna in Arabia*. A nnotiam o che il nome di Aiace con
Aeas) Cupido cruciatus
Aeasy
Met.
7>xf, C om m entary, A ppendices, Indexes and B ibliographyt Bristol Clas. Pr. 1981
(= 1963), p. 115; R . C. Jeb b , Sophocles, The Plays and Fragm ents. Part II. The
A ja r , A m sterdam 1967 (= Cambridge Sc London 1907), pp. 74-75 e 430 sgg; A. 0 .
Tsopanakis, «Onomatologia omerica: Αίας - Alax - Αιακός», QUCC 30 (1979) 83-90;
Helen O asti, «Ajax* Trugrede: Its M eaning and D ram atic Function», Aretos 31
(1997), pp. 38-39.
1. Cf. W. B. S t a n f o r d * , A m b ig u ity in Greek Literature. Studies in Theory and
Practice, New York Sl London 1972, p. 35; H. O asti, op. cit.t p. 39 n. 88.
2. Un esempio im portante costitufsce la derlvazlone del nome di Protesilao come
fatale nom en, clo£ nomen om en, negli E pitaphia (7,1-2 Fatale adscriptum nomen
m ihi Protesilao; /ham prim us Danaum hello o b iiP h ryg io e 7-8 p u id queror? hocletum
iam turn mea fata canebantjtale m ih i nom en cum pater im posuit) e negli Epigram m ata
(41, 5-6 Protesilae%tib i nomen sic fata dederunt, / victim a quod Troiae prima fu tu rus eras) in cui Ausonio ovviam ente accetta Tetiinologia (o paretimologia) tradizionale da πρώτος δλλναΟηι ο πρώτος λαώ*. A nnotiam o che il sottimo eplgramma degli
E pitaphia non esiste nel modello greco Peplos, il quale nella maggior parte 6 tradotto
al latino da Ausonio, cf. R. P. H. Green, op. ci't., pp. 370-71. Vedi inollre Epist. 9b
(42-43 Age vera proles H om ulit / effare ca us am nom inis e 51-52 Nomen datum praeeoniis / vitaque trstim onio) e Parent. 11, 5-8 {nomen, quod casus dederat...).
3. Cf. A. Forcelllni e t alii, Lexicon toiius la tinitaiis, V (**J. Per in, Onomasticon I), P atavll 1965, p. 37 col. 2 eel etiam flu pius E p irit qui el Aous (Αώος) dicitur
1
Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: -Nota esegetica
113
{Aeas)
questa forma
appare solo in questo verso e in qualsiasi passo nella
letteratura latina, e anche in A usonio, quando si fa riferim ento all’eroe
omerico, si usa sempre la forma latina
L’uso della form a
di
conseguenza, costituisce un ellenism o intenzionale e un’innovazione sem antica la quale favorisce m aggiorm ente di quella forma latin a (
la derivazione del nome da α ία ΐ-α ’.άζε'.ν, come era gia stata proposta nel
testo sofocleo. Non si puo negare quindi che nel verso ausoniano ritorna
di nuovo la stessa etim ologia o paretim ologia del nom e di A iaee e percio
possiam o considerare che A usonio conosceva questo passo di Sofocle.
Per quanto riguarda l’accoppiam ento
, in cui A u ­
sonio usa per la seconda volta Taggettivo
, sembra essere u n arisonanza da un passo di Giovenale (2 ,2 9
in cui il poeta satirico descrive la relazione incestuosa di Dom iziano con la
sua nipote Giulia*12. Aggiungiam o che anche
n else n so d i
, piuttosto raro nella letteratura precedents, e un uso particolarm ente favorito
da Ausonio3. Quindi il vocabolo
ha lo stesso significato con il so-
Ajax1.
Aeas,
Aiax)
tragicos... coetus
tragicos
tragicopoUutusadulter concubitu),
coetus
coitus
coetus
(cf. Plinio H N 3, 23, 26 § 145 flum en Aous a qiubusdam Aeas n o m in a tu m ); Ch. T.
Lewis - Ch. Short, A L a tin D ictionary, Oxford 1975 (= 11879), p. 51 (s.v. Aeas).
1. Il nome di Aiaee ricorre negli opuscoli ausoniani altre due volte Grat. A ct.
(13, 59,15 A iacem vel T yd ei filiu m a u t ipsum regem d itiu m M ycenarum so rtirip a tia tur Agam em nonem ) in cui Ausonio o w ia m e n te traduce d a Omero (Π 7, 179-80 Ζεϋ
πάτερ , ή Alain:α λαχεϊν, ή Τνδέος υιόν, / ή αυτόν βαΟιλήα ττολνχρνόοιο Μυκήνης) e negli
E pitaphia (3, 1 A iacis tum ulo tegor obruta Virtue), dove Ausonio traduce di nuovo
dal greco (cf. Pepl. 7 = A P 7, 145) m a aggiunge i due ultim i versi riferiti al m otivo della
metamorfosi il quale non esiste nel modello greco, cf. R . P. H . Green, op. c i t p. 366.
P er quanto riguarda la trasfigurazione di Aiaee in fiore, la quale e p re sen ta ta in que­
sto epigram m a e nel Cupido cruciatus (v. 12), Ausonio sem bra essere sta to influenzato d a Ovidio (Met. 13, 394-398), le piu antiche testim onianze letterarie su questo
tem a per tan to sono sta te individuate in Teocrito (10, 28) e in Euforione (fr. 44, ed.
Groningen), cf. A. S. F. Gow, Theocritus, Cambridge 1952, vol. 2, pp. 200-201; B. A.
Groningen, Euphorion, A m sterdam 1977, pp. 107-112.
2. Cf. L. Mondin, op. cit., p. 43 n. 20 «proprio con Ausonio la fo rtu n a del poeta
satirico compie un passo im portante dopo u n a secolare dim enticanza, e se i prim i
segni di u n a conoscenza d lre tta di Giovenale si trovano in L attan zio (cf. G. P asquali, Sloria della tradizione e critica del testo, Firenze *1952, p. 429), Ausonio 6 il
prim o poeta in cui compaiano sistem atiche reminiscenze d a Giovenale»; cf. inoltre
H . A. Strong, «Ausonius debt to Juvenal», C R 25 (1911) 15; G. H ighet, Ju ven a l the
Satirist, Oxford 1954, pp. 184 e 297-98; R. E. Colton, «Ausonius and Juvenal», C J
69 (1973) 41-51 (lo stesso artlcolo e ripubblicato nel llbro di R . E. Colton, S tu d ies
o f Im itation in some L a tin authors, A m sterdam 1995, pp. 314-343).
3. Cf. T hL L III 1444, 43-56 (s.v. coetus)..In Ausonio esistono a ltri tre eseinpi
(Epigr. 79, 1 praeter leg itim i genialia foedera coetus / repperit obscenas veneres vi-
114
F. K. Polimerakls
concubitus
tragicos coetus
coetus
stantivo
\ siccom e ]a com binazione
...
ricorre
solo qui, e tram ite la risonanza da G iovenale, diventa piii chiaro il riferim ento agli am ori incestuosi. Cosl nel testo ausoniano
(v. 11)
risponde ai
(v. 10)2 e di conseguenza si deve andare d'accordo
con Popinione di M ondin che «va osservata la cura del poeta nel realizzare la progressione dalP astratto al concreto (
e una crescente determ inatezza del concetto
), in una ‘climax* che rende sensibile Paum ento della tensione em otiva
fino alia soglia del risveglio» e che anche entram bi i versi (
. 8, ΙΟ­
Ι 1) formano una «perifrasi tricolica» la quale «risponde pienamente ai caratteri formali della scrittura ausoniana»3.
L’aggettivo
inoltre viene usato da Asonio soltanto una
vo lta e si tratta di un vocabolo particolarm ente vigente4 il quale rinvia
di nuovo alia tragedia, se giudichiam o dalPuso di quest’aggettivo in Virgilio e in Seneca. Si deve ricorrere a Virgilio perche il grande poeta epico,
fra le altre influenze dalla letteratura greca, ha ricevuto anche dalla tra­
gedia e sicuram ente da Sofocle6. Inoltre si deve prendere in considera-
veneres
veneres- dedecora- coetus)
(infandas - incesta tragi­
Ephem
cos
infandus
tiosa libido; 106, 5 verbaque las civ os m eretricum im ita n tia coetus e 14 ubi cassa li­
bido I fem ineos coetus et non sua bell a lacessit) contro due solo occorrenze poetlche
nella le tte ra tu ra precedente (Sll. 1. 638 quem ... coetus genuere ferarum ; S tat. Theb.
4, 214 dispare coetu).
1. Cf. CGL II 447, 18 συνουσία κοίτης concubitus coetus; T h L L III 1444, 43
sgg. (s.v. coetus).
2. Cf. inoltre T h L L V II 1345, 28-33 (s.v. infandus).
3. L. Mondin, op. cit.%pp. 42-43.
4. L’aggettivo infandus (in + fari) deflnisce qualslasl cosa che si reputa tanto
orrendo, atroce, sporco o emplo quanto lm pronunciabile, che non dovrebbe o non
potrebbe dlrsl cf. CGL. VI 569; T h L L V II 1344, 59-73 (s.v. Infandus); Servlo ad
Verg. A en. 2, 3 e 4, 85; J. H enry, Aeneidea or C ritical , Exegetical and Aesthetical
R em arks on the Aeneis. vol. II, Dublin 1878, pp. 15-16; Π. O. Austin, P. Vergili
Maronis Aeneidos Liber Secundus, Oxford 1964, pp. 28-29.
5. Servlo e Macroblo hanno gi& sognalato molto volte la dlpendenza d iretta dl
Vlrglllo da un modello greco o non d a ira d attam o n to latino dal poetl tragicl latinl,
vd. M. Wlgodsky, Vergil and Early L a tin P o etry, Hermes Elnzelschriften 22, Wies­
baden 1972, pp. 90-91. Studiosi contem poranoi dell’opcra dl Virgilio confermano
Tinflusso diretto che hanno escrcllato nolle opero dl Virgilio tu ttl l tre grandl poetl
della tragedia greca vd., per csemplo, V. Ussani, «Esclillo o il Iibro II doll’Eneide»,
Maia 3 (1950) 237-254; Ο. E. D uckworth, «The Aeneid as a Trilogy», TAPhA 88
(1957) 1-10; B. C. Fonlk, The influence o f Euripides on VergiVs Aeneid (Ph. I).),
Princeton Unlv., Michigan 1960; A. KOnlg, D ie Aeneis und die griechische Tragddie
(dies.), Berlin 1970. Speciahnente per Tlnfluenza da Sofocle vd. J. P erret, «Optlniismo et tragddie dans VEniide», R E L 45 (1968) 342-362 particolarm ente p .3 5 8 ; £ n -
Ausonio Ephem eris 8, 10 - 16: -Kota esegetica
115
Oedipus
Yinterpretatioromana EdipoTiranno
infandus
zione anclie Seneca, poiche la sua tragedia
costitu isce in sostan za
di
di Sofocle1.
Π Virgilio usa F aggetivo
abbastanza spesso (20 v o lte in
tu tti) e alcune v olte per la m orte. Fuccisione e la punizione: per esem pio
lo nsa per gli auspiei sfavorevoli suDa m orte di Cesare
1 ,4 7 9 ), per
Torrore vissuto da E nea richiam ato alia m ente delFeroe troico quando
D idone gli chiede di raccontarle la distrnzione di Troia
2, 3
per il 'giorno della m orte3 di Sinone
2, 132
per Famore di D idone
4,
85
), per una guerra che e com inciata a
dispetto di tu tti gli auspiei
7, 583
), per Fadultera Clitem estra
11, 267
D a questi passi virgiliani il piu vicino al testo ausoniano e Faccoppiam ento
, dove Famore di D idone si definisee com e qualcosa di
inpronunciabOe, che non 'dovrebbe dirsi3, e qnindi in sostanza em pio*12.
La firase ausoniana
eppure non sem bra essere un3in fluenza virgiliana diretta, predendo in considerazione Fuso delFaggettiv o
in Seneca, il quale usa quest’aggettivo d iciotto v o lte nelle
tragedie e solo una vo lta in tu tte le altre sue opere. Q uattro v o lte special-
(Georg.
(Aen.
infan
dum.reginatubesrenovaredolorem).
(Aen.
iamquediesinfandaaderat).
(Aen.
infandumsi fallerepossit amorem
(Aen.
infandum... contra omina hel­
ium
(Aen.
coniugisinfandae).
infandum...amorem
infandas veneres
infandus
kerd Lefevre, «D ido und Alas. Ein B eitrag zur romischen Tragodie», A k a d e m ie der
W issenschaften und der L iteratur, Mainz 1978; Ελένη Γκακττζ, « D ivu m inclem entia
(Verg. A en. Π , 602): Προβλήματα μίμησης κ ι l ερμηνείας» in A t li del quinlo paneUenico
convegno d i s tu d i la tin i «V im ita zio n e nella letteratura latino» (A tene, 5-7 novem bre
1993), 5Αθήνα 1996, pp. 117-135 un saggio approfondilo sulla questione, in cui inoltre
si puo trovare una bibliografia raccolta su questo tem a (specialm ente nelle pp . 119123); Vassiliki Panoussi, «Sophodean Vergil: The figure of A jax in th e Aeneid» in
A cta o f the F irst Panhellenic and International Conference on A n cien t Greek L ite terature (23-26 M ay 1994), A thens 1997, pp. 691-711.
1. IS Edipo di Seneca e in sostanza Tunica interpretatio rom ana di E d ip o Ti­
ranno, sicoome altri arrangiamenti latini di questa tragedia non sono sopraw issuti,
per esempio la tragedia di Cesare con lo stesso titolo al tempo gia di Svetonio era
inedita (cf. Suet. J u l. 56); non cosituisce perd una traduzione verbum pro verbo dal
modello greco ma si Iratta di un adattamento con alcune differenze ed aggiunte
come, per esempio, il nome di pasture «Phorbas» e «Tombra di Laio» le quali non
esistono nel modello greco, cf. R . C. Jebb, Sophocles. The P lays and F ragm ents,
P art I: The O edipus Tyrannus, Amsterdam 1966 ( = Cambridge 1914), pp. x x x iv xxxvi {18-19; J-- P. Vem ant - P. Vidal Naquet, ΜνΟος καί τραγω δία α τήτ αρχαία
*ΕϋΛδα (trad, da ’AptiSvij Ttrmj dal francese M y the e l tragedie en Grece aneienne,
Paris 1985), vol. II, 'Afflux 1991, pp. 257, 268, 270, 274.
2. Cf. R. G. Austin, P. Vergili Mar on is A eneidos L ib er Q uartus, Oxford 1963,
p. 49 ad ccrsum 85.
116
F. K. Polimerakts
mente ricorre nella tragedia Oedipus: due volte nella scene iniziale della
conversazione fra il Edipo e la Giocasta, dove per la prima volta viene
usato dallo stesso Edipo per esprimere i suoi orrori di diventare parricida
(Oed. 15 infanda timeo: ne mea genitor manu perimatur)1, per la seconda
volta viene detto da Giocasta (Oed. 93 cruentos vatis infandae tuli / ri­
ctus); le altre due volte vengono profferite dopo la terribile rivelazione
del parricidio e delTincesto, quando viene espresso dallo stesso Edipo
con orrore e si riferisce a βέ stesso (Oed. 871 congerite, cives%saxa in infandum caput) e per Tultima volta viene usato dal nunzio per caratterizzare la generazione di Edipo (Oed. 915 praedicta postquam et infandum
genus I deprendit).
L’aggettivo infandus dunque attraverso il Virgilio e, particolarmente,
attaverso il Seneca sembra consolidarsi come un termine tragico, come si
pud constatare nella Tebaide di Stazio, il quale usa il vocabolo infandus
soltanto due volte in tutte le altre sue opere e 25 volte nella Tebaide%un
epos con molti elementi drammatici, troppo influenzato dalla tragedia di
Seneca, da Virgilio e dai tragediografi greci123* Quindi si pud considerare
che Ausonio usa lo stesso vocabolo con un modo simile solo un'unica
volta che appare nei suoi opuscoli8.
Per quanto riguarda l’uso delPaggettivo incest us in Seneca, sembra
che anche questo si confermi come un termine tragico. L’aggettivo non
1. L'aggettlvo infandus risponde al greco άρρητος, piuttosto raro nella tragedia
greca in comparazlone all’uso de\V infandus nella tragedia latina, ma in questo esempio
a mio parere potrebbe essere confrontato con la frase άρρητ* άρρήτων (OT 463-466 τ<ς
άντιν' ά Οεσπιέτιει — / α ΔελφΙς είπε πέτρα / άρρητ* άρρήτων τελέύαν — / τα φοινΙαιΟί χερα(ψ;) la quale si usa per Pomlcidio di Laio all'lnizlo del corico in cul il coro si chiede
chi sia Pucclsore di Laio. Per Puso delPaggettivo άρρητος In Sofocle vd. F. Ellendt,
Lexicon Sophocleum , Hlldesheim 1965 (= Berlin 1872), p. 93 s.v, άρρητος.
2. Cf. A. Traglla, Opere di Publio Papinio Stazio (Classici UTET ), Torino
19S0, pp. 27 sgg.; D. W. T. C. Vessey, «Flaviam epic» in E. J. Kenney - W. V. Clau­
sen (ed.), The Cambridge History of Classical Literature , II Latin Literature , Cam­
bridge 1982, pp. 572 sgg. Non abblamo esposto qualcho esempio da Stazio, perch6
non abblamo trovato nessun accopptamento delPaggettivo infandus il quale corrisponderebbe alle infandas veneres di Ausonio.
3. Ricordiamo che anche la frase sofoclea άρρητ* άρρήτων, menzlonata sopra,
benchd abbla un valore superlativo [cf. R. D. Dawe, Σοφοκλέο»>ς ΟΙάίπονς Τύραψνος
(trad, da Γ. A. Χρι<ττο8ούλου dal Inglese Sophocles: Oedipus Bex , Cambridge 1984),
*ΑΟή>ι 1991, p. 188 ad v. 465], dovrebbe forse con frontarsI con il vocabolo infandas
In Ausonio; un'influenza dalla frase sofoclea, sia pure attraverso Seneca, forse non
sarebbe improbable.
Alisonio E phem eris 8,10 - 16: Nota esegetica
117
ricorre mai in Virgilio1 ma in Seneca ricorre dieci volte nelle sue tragedie
(contro due sole occorrenze in tutte le altre sue opere), dalle quali tre volte
in E dipo: per la prima volta viene detto dallo stesso Edipo per esprimere
rorrore deir incesto che gli ha provocato il vaticinio di Apollo (Oed. 20-21
thalamos parentis Phoebus et diros toros / gnato m inatur im pia incestos
-face), per la seconda volta viene utilizzato dalTombra di Laio e riguarda
la casa di Lahdacidi {Oed. 645 incestam dom um / vertam) e per la terza
ed ultima volta da Giocasta con riferimento a se stessa(Oed. 1026 omne
confusum peril, / incesta, per te iuris hum ani decus). Nella Tebaide di
Stazio quest’aggettivo ricorre due volte, contro tre occorrenze nell’altre
opere staziane, ed in un esempio si riferisce all’Edipo ( Theb. 2, 464 sic
prim us sanguinis auctor / incestique p a tru m thalami).
Annotiamo che anche Ausonio in tutte le cinque volte che usa l’aggettivo incestus, lo usa sempre per i casi d’incesto, sia per una persona
storica sia per una mitologica: due volte per Tereo {Teckn. 11, 3 in tu lit
incestam tibi vim, Philom ela, ferus T k ra ze d E d . 19, 28 Tereos incesti),
una volta per l’imperatore Caligola (Caes. 60) che avevarelazioni erotiche
con le sue sorelle (vd. Suet. Calig. 24), e una volta per la relazione matrimoniale del Ptolemeo II Filadelfo con la sua sorella (Mos. 314 iussus ob
incesti qui quondam foedus amoris j Arsinoen...). Nel nostro testo l’accoppiamento incesta ... dedecora risponde alia combinazione incesti ...
amoris (Mos. 314) e senza dubbio significa anche relazioni incestuose. Lo
stesso accoppiamento risponde anche alia frase infandas veneres con la
quale evocano insieme gli orrori edipici dalla tragedia di Seneca (Oed. 15
infanda timeo & 20-21 et diros toros / gnato m in a tu r... incestos) e, a
nostro parere, nel passo in esame fanno sensibile l’influenza di Seneca.
Nel testo dellyEphem eris pertanto questo empio atteggiamento erotico si presenta dal Ausonio come oggetto di esperienza onirica (v. 10 noctis; v. 11 per somnia) e di conseguenza si pu6 pensare che il Seneca non
deve essere l’unico modello letterario del poeta Bordolese, ma attraverso
il Seneca si puo ricorrere al suo modello greco, cioe allyEdipo Tiranno di
Sofocle, di cui, come abbiamo gia detto sopra, la tragedia di Seneca e in
sostanza Tunica interpretatio romana.
Nell ’Edipo Tiranno la Giocasta non sembra fidarsi molto degli oracoli prima della rivelazione del parricidio e dell’incesto e quando έ stata
1.
Virgilio usa soltanto il verbo incestare due volte nell'Eneide, per il contagio
provocato dal defunto insepolto (6, 150) e per un caso d’incesto (10, 389 Anchemo lum thalamos ausum incestare novercae).
118
F. K. Polimerakis
informata sulla morte di Polibo, di cui lei credeva che fosse il padre di
Edipo, ha poca fiducia negli oracoli, siccome έ sicura che il pericolo del
parricidio sia gia stornato per Edipo, e per tranquillizzarlo fra le altre
argomentazioni gli dice (O T 980-983):1
σύ δ* ές τά μητρδς μή φοβού νυμφεύματα*
πολλοί γάρ ήδη κάν όνείρασιν βροτών
μητρί ξυνηυνάσθησαν. άλλά ταυθ* δτω
παρ’ ούδέν έστι, ραστα τδν βίον φέρει.
In questi yersi il Sofocle, come inoltre il pubblico ateniese in cui si
rivolge, aveva in mente l’episodio di Ippia come Paveva raccontato 1Έrodoto (6, 107, 1-2 της παροιχομένης νυκτδς 6ψιν ίδών [έν τω δπνω] τοιήνδε*
έδόκεε δ *Ιππίης τη μητρί τη έωυτου συνευνηθηναι)1
2. Ausonio conosceva 1Έrodoto e, come riferisce lo stesso poeta in una sua «maccheronica» epistola (Epist. 8, 25 e 32 nobiscum invenies έπέων πολυμορφέαπληΟύν, /... /
οκτώ Θουκυδίδου. έννέα 'Ηροδότου), pare che possedeva una copia dei nove
libri di Erodoto3. Nella stessa epistola Ausonio riferisce che possedeva
inoltre commedie e tragedie (Epist. 8, 28 συν ΘαλΙης κώμω σύρματα Τερ-
Ψιχόρη?)4·
1. Q u esti versl di S ofocle, com e A n o to , h a n n o d a to a d lto ai p s ic a n a h stl e ad
a lc u n i stu d io s! dello o p ere di S ofocle p e r il fam o so «com plesso di E d ip o » , cf. S. F re u d ,
Vorlesungen zur Einfiihrung in die Psychanalyse (G esam en elte W e rk e , xi, F r a n k ­
f u r t am M ain el 973, 342-4) in R . I). D aw e, op. cit.y p p . 17-19. Con u n ’a rg o m e n ta zlone c o n tra ria h a a f f r o n ta to e c o n f u ta to le asserzio n i di q u e s ta te o rla J .- P. V ern a n t ncl su o sag g io « O ed ip e s a n s co m p le x e » in J . - P . V e r n a n t - P. V idal - N a q u e t,
Μύθος και τραγωδία στήν αρχαία *Ελλάδα (tra d , d a Στέλλα Γεωργούδη d a l fran cese
My the et tragddie en Grece ancienne, P a ris 1972, p p . 7 7 -9 8 ), vol. I, ’Αθήνα 1988, pp.
89-116.
2. Cf. R . C. J e b b , op. cit.t p . 132 ad vers. 98 1 ; .1. - P . V e rn a n t, op. cit.f p. 115.
3. A n n o tia m o che i duo sto ric i non o ra n o ben co n o sciu ti n ell’O ccld e n te di
<j 11061a ep o c a , cf. P . C o u rcelle, Les Let tree grecques en Occident de Macrobe ά Cassiodore, P a ris 1948, pp. 66-69. A n o s tro p a re re d o b b ia m o essere c a u ti in relazione
aH’o p in io n e di G re e n 2 (op. cit.y p. 318), il q u a le dice « acc o rd in g to Ep. 8.32 h e h ad
T h u c y d id e s ’ e ig h t b o o k s a n d H e r o d o tu s ’ n in e on his sh elv es. I t can no w h ere be d e ­
m o n s tra te d th a t he used th e m ;...a n d H e ro d o tu s is m e n tio n e d as a re a d e r in th e
sc h o o l-te x t cited ab o v e» .
4. Q u e s ta e p isto la a u s o n ia n a h a s u s c ita to I’lntoresso a n c h e di U. von W ilarnow itz - M oellendorff, «A usonIJ E p is tu la X II» , Hermes 19 (1884) 461-463; a pro p os Ito
delle fo n tl e del m odolll di q u e s ta e p isto la vedi il c o m m e n to delle fo n ti nelle ed lzioni
di K. S c h e n k l, op. cit ., p p . 170-1 72; S. P re te , op. cit.t pp. 241-243; cf. in o ltre A. P a s to rln o 2, op. cit.t p p . 119-121; R. P. H . G reen , op. cit.t p p . 617-618. A n n o tia m o che
R . G reen ta n to nel suo a rtic o lo , m e n z io n a to s o p ra , q u a n to nella su a edizione h a tr a sc lira to q u e s ta refereriza di A usonio alia tra g e d ia , la q u a le sar& e s a m in a ta pit) a v a n ti.
Ausonio Ephemeris 8,10 - 16: Nota esegetica
119
Annotiamo che la frase σύρματα Τερψιχόρης e Tunico riferimento
diretto di Ausonio alia tragedia come genere letterario e, prendendo in
considerazione tanto i versi 25-34 della stessa epistola scritti in greco
quanto i poeti e gli scrittori menzionati in questi versi, che sono tutti
greci, si puo considerare allora che Ausonio si riferisce alia tragedia greca.
_Nelle opere ausoniane pero non vengono menzionati mai i nomi dei tre
grandi poeti della tragedia greca, come inoltre non vengono riportati
molti poeti tragici latini, neanche il nome di Seneca1. Per quanto riguarda I’assenza dei nomi dei poeti tragici in Ausonio non si puo escludere la
probability di influenze da questi poeti, considerando che il poeta Bordolese ha ricevuto tantissime influenze dalla letteratura precedente sia da
poeti che sono nominati nei suoi opuscoli sia da poeti che non sono nominati12.
Il passo ausoniano in esame non sembra essere influenzato dal passo
di Erodoto sopra menzionato, dato che il sogno nel testo dello storico
greco e un sogno profetico che preannunzia l’alto tradimento di Ippia.
Ausonio invece sia in questi versi che in tutto Tottavo poema della serie
Ephemeris affronta i sogni con un modo completamente diverso da quello di Erodoto, che presenta similitudini con questi versi di Sofocle3. La
frase ausoniana patim ur per somnia coetus, a nostro parere, risponde
pienamente alia frase sofoclea κάν όνειραciv ... ξυνηννάσθησαν, in cui attraverso l’uso del verbo patim ur colui che sogna si presenta come ricevente
passivo dell’azione e in qualche modo si preannunzia la sua assoluzione
dalla colpevolezza, la quale si presenter^ nei versi successive Nel testo
sofocleo inoltre Pesperienza onirica deirincesto viene presentata come
1. A u so n io riferisce il n o m e di S e n e c a s o lta n to n e lla Crat. Act. (7, 31, 6-7 dives
Seneca, nec tamen consul, arguetur rectius quam praedicabitur non erudiisse indo­
lent Neronisy sed armasse saevitiam) con u n c o m m e n to n o n lu sin g h ie ro e n o n a t t i n e n te al S en e c a com e tra g e d io g ra fo .
2. S ono m e n z io n a ti, p e r esem p io , E n n io , L u cilio , P la u to , T e re n z io , A fra n io ,
C a tu llo , V irg ilio , O razio , S u p lic ia , G io v e n a le , M arziale. I n o ltr e
s ic u ro ch e il p o e ta
B ordolese 6 in flu e n z a to d a L ev io , L u c re z io , T ib u llo , P ro p e rz io , S e n e c a , L u c a n o , Silio
Ita lic o , S ta z io , P e rsio , d a a lc u n i p o e ti d id a ttic i (com e d a G e rm a n ic o , M an ilio , Q u in to
C icerone), d a poetae novelli d e ll’e ty degli A n to n in i, d a G io v en co , N e m e sia n o e d ’a ltr i
p o e ti i q u a li no n si sono m e n z io n a ti con i su o i n o m i negli o p u sco li a u s o n ia n i, cf. Φ .
K. Πολυμεράκης, op. cit.t p p . 38 sgg.
3. N el p o e m a a u so n ia n o n o n e sisto n o so g n i p ro fe tic i e p e r q u a n to r ig u a r d a la
c re d ib ility ai so g n i, A u so n io s e m b ra e sp rim e re u n a p re fe re n z a p e r la porta ebum ay
com e sim b o lo d e lla n eg azio n e d e lla sig n ificazlo n e dei so g n i, v d . il m io sag g io m e n z io ­
n a to s o p ra p p . 286-295, p a r tic o la rm e n te p p . 290-292.
120
F. K. Polimerakis
qualcosa di involontario che non preannunzia niente per chi non da importanza a tali sogni1.
L’assoluzione dunque di colui che sogna dalla sua colpevolezza, che
sara presentata nei versi successivi ( w . 12-16) esiste anche nei discorsi
precedenti di Giocasta e di conseguenza non deve raettersi in correlazione
con le opinioni cristiane o non cristiane di Ausonio, ma solo con le fonti
letterarie del passo123*. Abbiamo gia visto che la diffrazione di un concetto
in una locuzione trimembre, gia presentata nei due primi versi (vv.10-11),
rinvia direttamente alia tragedia. Annotiamo inoltre che nei versi succes­
sivi il concetto della frase perfugium tamen est, quo liens portenta soporum I solvit ... quies ( w . 12-13) in combinazione con il verbo patim ur
(v. 11) ritorna nella conclusione del Cupido cruciatus (vv. 101-102 quae
postquam m ulta perpessus n o d e Cupido / effugit, pulsa tandem caligine
somni), un componimento poetico con un alto valore letterario8. Sottolineamo la corrispondenza fra i due vocaboli patim ur e perpessus, i quali
si pongono immediatamente dopo la cesura pentemimere del verso, fra i
vocaboli solvit (v. 13) e pulsa (v. 102) ed infine fra i vocaboli perfugium
ed effugit, i quali si pongono alPinizio dei versi 12 e 102, prima di tritemere entrambi per evidenziare la reazione spontanea di colui che sogna
1. A p a re re di a lc u n i slu d io s i il sen so di q u e st! versi e d u b b io a c a u sa di κάν
n ella frase κάν όνείρασιν, la q u a le sig n ifie s s o lta n to « an ch e nei sogni in o ltre » e p o tre b b c essere c o m p le ta sia con «com e ti h a p re n n u n z ia lo il v atic in io » sia con «com e an ch e
in re a lty » , com e se fosse T incesto q u a lc o sa di in d ifferen to in cui G io casta non d a v a
Im p o rta n z a , cf. R . D. D aw o, op. cit., p. 271 ad versum 981. N ol, p re n d e n d o in consld c ra z io n e il c o n te sto sofocleo, sfam o d ’acc o rd o con la p rim a in te rp re ta z lo n e , clo6
che G io c a sta c o n s id e ra v a il v a tic in io com o un sogno fallace, in cui q u in d l non si dov e v a cred e re , cf. R . C. J e b b , op. cit.t p. 132; J .- P. V e rn a n t, op. cit ., p p . 115-116.
2. P e r q u a n to rlg u a rd a la c o m p a ra z lo n e dei vv. 12-16 con il te sto di L ucrezio
pi, 1035-6) e di O razio (Serrn. 1, 5, 84-85), com e p ro p o n e il Greon (op. c i t p. 265 ad
locum), si dove d ire che t u t t i l d u e p o eti a ffro n ta n o il sogno s o tto un p u n to di v ista
dlv erso di quello au so n la n o . In t u t t i d u e i casl si t r a t t a di un co m u n e sogno orotico
che d e riv e d a lla tonslonc del desidorio sessualo e flnlsce con la d iste n sio n e onirlca di
colui che so g n a , com o h a gi& d e tto c h ia ra m e n te lo stesso L ucrezio αΙΙΊηΐζΐο della sezlone on irologlca (vv. 962-1036) del q u a r to libro del De return natura (vv. 962-965 et
quo quisque [ere studio devinrtus adhaerct f...j in somnis eadem plerumquc videmur
obire). Souza d u b b io n o lT o tta v o c a rm e <\q \V Ephemeris esistono influonze d a q u e sta
sozlone onirologlca lu c ro z ian a (cf. L. M o n d ln , op. cit., pp. 46-47; nei mio saggio m en zio n a to p p . 286-295 passim) m a n on nei p asso in esam e.
3. Cf. Φ. K. ΙΙολυμεράκης, « I). M. A usonll Cupido cruciatus: Μίμηση καί πρω το­
τυπία» in A tti del quinto pancllenico convegno di studi latini uVimitazione nella
teratura latino» ( Atene , 5-7 novtmbre 1093), ’Αθήνα 1996, pp. 345-363 p artlco lfiu r-^
m e n te p p . 346-7 (n. 8) o 361-2.
^
Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: Nota esegetica
121
dopo involontari passioni oniriehe, la quale viene sottolineata anche
delTuso del tamen (v. 12) e del tandem (v. 102). Non andra infine trascurata Tomogeneita stilistica e del contenuto nella clausola dei due versi,
dove la ricorrenza (v. 102 caligine somni) di un’espressione consimile (v.
12 portenta sopom m ) gia impiegata neWEphemeris, sembra costituire
un’allusione al contenuto dei portenta soporum , caratterizzandoli come
qualcosa di oscuro1. Per quanto riguarda la presenza del vocabolo p orten­
ta si deve dire che rinvia di nuovo al mito del Edipo, dato che per la seconda volta lo stesso vocabolo ricorre negli opuscoli ausoniani e viene
usato per Γenigma della Sfinge (Techn. 11, 7 nota in portentis Thebana
tricorporibus Sphinx).
Certo questa referenza alia Sfinge ed al mito del Edipo non significa
affatto una conoscenza diretta di questa tragedia di Sofocle, dato che
questi temi erano noti anche da altre fonti letterarie e mitografiche, le
quali erano ben conosciute da Ausonio. Π parricidio, Tincesto e l’impiccagione della madre del Edipo, per esempio, erano gia testimoniati da Omero (Od. 11, 271-280), di cui Ausonio, come abbiamo gia detto, aveva una
conoscenza diretta. L’abbinamento di questi temi pero con il sogno richiama alia mente il passo gia menzionato di Sofocle, nonostante che
questi discorsi di Giocasta non costituiscano un elementoparticolaredelTintreccio drammatico dell’opera neanche il sogno nella sua interezza e
stato messo in correlazione con il mito del Edipo fino alia tarda antichita,
ma solo piu tardi, nell’eta umanistica, da commentatori dell’opera di
Seneca12.
Sotto questo punto di vista nel passo in esame esistono ed altre espressioni le quali sono collegate con il mito del Edipo e con la scena del
discorso fra FEdipo e la Giocasta nella tragedia di Sofocle. Π concetto
1. Il te rm in e porientum in d ic a u n p re sa g io o ffe rto d a u n fen o m e n o in c o n su e to ,
u n seg n ale p re s e n ta to alio s g u a rd o , seco n d o la fo rm a p a s s iv a d el te rm in e (com e ostentum), u n monstrum c o n tra rio a ll’o rd in e n a tu r a le cf. CGL V I I 108-109 (s.v. por tendo e porientum) signum futura adnunlians; ThLL X , 2 15 sg g : S ilv a n a F a sc e ,
Enciclopedia Virgiliana, IV (R o m a 1988), p . 222 ( s porientum).
2. P e r la p rlm a v o lta il sogno s e m b ra v e n ir conesso con il m ito del E d ip o n e ll’ A r ­
g u m e n t di A lb e rtin o M u ssa to (5, 2-4 Jocastam , Laii regis Thebarum coniugem ,
pregnantem somniasse ferunt parituram infantem patrem occisurum); u n p o ’ piti
ta rd i l'a n o n im o del codice Lo p a r la d i u n sogno p ro fe tic o dello ste sso L aio «et est
sciendum quod Laius somniavit quod eius filius eum debebat occidere)), v d .
*A. X . Μ έγας, 'Α?βερτίνου λίονσσάτον oi ύτιοθέσεις των τραγωδιών τοϋ Σενέκα. 'Απούπάΰματα άγνώότου νπομνήματος στις τραγωδίες του Σενέκα , Θεσσαλονίκη 1969, ρ ρ .
45 e 98.
122
F. K. Polimerakls
portenla soporum richiama alia mente la frase sofoclea θεήλατον μάντενμα
(O T 992). Questo confronts diventa piu chiaro tramite un’influenza staziana: la frase ausoniana rupta quies (v. 13) costituisce un’eco di un passo
dalla Tebaide (2, 125 illi rupta quies, attollit membra toroque / eripitur
plenus monstris), in cui Stazio descrive il risveglio del figlio di Edipo,
cioe di Eteocle1, dopo un sogno infernale, il quale potrebbe essere profetico. Annotiamo che il vocabolo monstris in questo verso123 pub essere
confrontato con il vocabolo p o rten ta , di cui vi sono due testimonianze in
Stazio, precisamente nella Tebaide (3, 512 quae prima deum portenta
sequamur? e 3, 640 quae signa fu tu ri / pertulerim: vidi ingenlis portenta
ruinae), dove nel secondo esempio il vocabolo portenta si definisce come
signa fu tu ri3 e nel primo che portenta provengono dai dei. Cosi la transizione dai portenta del verso ausoniano alia frase sofoclea Βεΐ]λατον μάν­
τενμα (O T 992) diventa piu comprensibile. Inoltre, sotto questo punto di
vista, il vocabolo Icctum (v. 14) potrebbe essere paragonato con la frase
λέκτρον μητρός, la quale viene usata nelPangosciosa domanda di Edipo
(O T 976 xai πώς τό μητρός λέκτρον ονκ όκνεϊν με όεϊ;), in cui Giocasta d i
la risposta (vv. 977-983) riportata gia sopra (vv. 980-983).
Per quanto riguarda la mano che esplora il letto per sincerarsi che
Tincubo sia finito (vv. 14-15 totum bene conscia le d u m / pertractat secura manus), non manca l’esempio nella letteratura precedente, come si
ρυό vedere nella Consolatio ad L ivia m 4. La frase bene conscia pertanto,
benche sia una ricorrenza di un’espressione gia impiegata nella preghiera
del mattino5, sembra essere un’allusione alia conoscenza (γνώμη, γνώ·
1. Cf. L a tta n z lo P la c id o ad Theb. 2, 124 ad ipsum Eteoclem dormientem.
2. A che ee L a tta n z lo P la c id o (ad Theb. 2, 125) c o m m e n tn che S taz io monstris
pro «terroribus» posuit , sonza e sclu d e re l’opln lo n e di L a tta n z lo cred iam o che 11 voeabolo monstris in q u e sto luogo co n clu d e a n c h e il slg n lfic a to del portentis, cf. S ilv a n a
F asce, op. c i t p. 222 (s.v. p o rte n tu m ) «nella latlnltfc classlca 6 u sa to spesso com e
sin o n im o di monstrum , prodigium e os ten turn, se b b en e gll a n tlc h l ne a b b la n o te n ta to u n a d istin zlo n e » . Cos! il te rro re dl E te o c le d al monstris si p re s e n ta com e u n a
conseguenza n a tu ra le .
3. Cf. ThLL X, 2 16, 72-74 (s.v. p o rte n tu m ).
4. Cons, ad Liviam 325 sgg. quid... et modo per somnos agi tar is imagine falsa/
teque tuo Drusutn credis habere sinu / et subito temptasque manu sperasque
receplum , / quaeris et in vacui parte priori tori?
5. Y d. Ephem. 3, 72-73 suprema dii cum venerit hora, / nec timeat mortem
bene conscia vita nec optet , d ove la frase bene conscia si usa con un senso rellgloao.
A n n o tia m o che I vv. 13-15 h a n n o m flu c n z a to I v v , 8-10 d o llO ra /io dl P a o lin o d l N ola
o dl P e lla (Carm. 4, ed. I la r te l) : mens con ten ta suo nec turpi dedita lucro / vinca t
corporeas casto bene conscia lecto / inlecebras, cf. L. M ondin, op. cit., p p . 43-44. Nel
verai di P ao lin o p e r6 non v iene u e a to il v o c a b o la rio tra g ic o del passo au so n ian o .
Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: Nota esegetica
123
σ ι ς ) , la quale e un tema importante nella tragedia e soprattuto attinente
airEdipo1. Annotiamo che in Seneca il giorno della rivelazione della
reale identita di Edipo viene definita dallo stesso Edipo con quest’aggettivo (O e d . 1001 c o n s c i u m e v a s i d i e m ) .
Inoltre, un termine particolarmente vigente nella tragedia e anche
H vocabolo c u l p a (v. 16), se giudichiamo dalPuso della c u l p a in Virgilio ed
in Seneca12. Sebbene il termine c u l p a ricorra molto spesso in tutta la letteratura latina con un senso etico, giuridico, religioso e negli scrittori ecclesiastici specialmente per il peccato originale3, tre sole ricorrenze di
questo vocabolo n e l Y O e d i p u s di Seneca sembrano confermare la c u l p a
come un termine tragico: due volte viene usato prima della rivelazione
del parricidio e dell’incesto ( O e d . 664 c a e d e m s t u p r u m q u e . q u i s l o c u s
c u l p a e e s t s u p e r ? 701 q u i s q u i s i n c u l p a f u i t / d i m i s s u s o d i t ) e la terza
volta viene detto da Giocasta dopo la rivelazione della verita ( O e d . 1019
f a t i i s t a c u l p a e s t : n e m o f i t f a t o n o c e n s ). Nel primo luogo il termine c u l p a
definiscelo stesso parricidio e Tincesto e nel terzo la colpa viene attribuita
da Giocasta al destino, a causa del quale, a suo parere, nessuno si rende
1. Gf. Ελένη Γκαστή, Ο Σοφοκλής και οι σοφιστές: Κοινές απόψεις περί πολιτισμού
(d isert. d o tt. d a tt.) , Ιωάννινα 1994, ρ ρ . 139-154 p a r tic o la r m e n te ρ ρ . 145-146 e 1 53;
R . G. A . B u x to n , «Ο Σοφοκλής στο 1995: γνώση και ισχυρισμοί στον ΟΙδίποδα Τύραννο»,
Δωδώνη: Φιλολογία 24 (1995) 129-139; Δ . I. ’Ια κ ώ β , Ή ποιητική τής αρχαίας ελληνικής
τραγωδίας, Μ ΙΕ Τ , ’Αθήνα 1998, ρ ρ . 98-102. R in g ra z io d i c u o re il p ro fe sso re di filolog ia g re c a a n tic a G. N . P e ris in a k is ch e m i h a d a to u n a c o p ia del su o c o m p ito «Θ εωρία
τη ς γνώ σεω ς του Ξενοφάνη στδν ΟΙδίποδα Τύραννο του Σοφοκλή» in fase in ed izio n e n egli
a t ti del X lth International Congress of Classical Studies (24-30 August 1999, Kavala,
Macedonia-Greece), o rg a n iz z a to d a lla F IE C .
2. V d . S. S c h ip a n i, Enciclopedia Virgiliana, I (R o m a 1984), p p . 949-991 (s.v.
c u lp a ); M. R iv o lte lla , «II m o tiv o d e lla c o lp a e r e d ita r ia nelle tra g e d fe s e n e c a n e : u n a
c iclic ita in ‘c re sc e n d o ’», Aevum 67 (1993) 113-128.
3. Gf. ThLL IV 1296-1311, p a rtic o la rm e n te 1297, 2 sg g e 1302 sgg (s.v. c u lp a ).
Il te rm in e culpa & un uso che si p u o q u a lific a re ra ro n ella p o esia (ecc etto O vidio in cui
culpa rico rre ben 94 v o lte): in L u cre zio ric o rre 4 v o lte , neWEneide 5 con un esem p io
di culpare, in O razio 18, in S en e c a 49 v o lte (a ll’esam e di esso p u o essere u n ito quello
di culpaverim, che ric o rre u n a v o lta ), 25 nelle su e tra g e d ie , 15 in S ta z io , 14 in A u so n io
(all’esam e di esso p u 0 essere u n ito q u ello di culpare, ch e ric o rre 3 v o lte ). A u so n io p re ferisce il te rm in e culpa in c o m p a ra z io n e a peccatum , il q u a le s e m b ra essere fa v o rito
d a s c ritto ri c ris tia n i: il v o cab o lo peccatum non ric o rre m ai in A u so n io , e c c e tto d u e
o ccorrenze di peccare n ella p re fa z io n e p ro s a ic a del Cupido cruciatus ed a ltr e d u e di
peccantia - peccantibus (Epigr. 17,3 & Orat. vers. rhop. 2 1 ); a n n o tia m o ch e nei tre
p rim t esem p i si u s a con u n m o d o ironico e nel q u a r to con u n sen so religioso. A p ro p o slto del te rm in e peccatum v d . in o ltre G. S fam en i G a s p a rro , Enciclopedia Virgiliana,
IV (R o m a 1988), p p . 1-2 (s.v. pecco).
124
F. K. Pollmerakls
colpevole1. Un collegaraento tra il destino e la colpa va oservato nell’i?neide, in cui «culpa potrebbe costituire uno dei termini di riferimento per
elaborare un punto di contatto tra l’agire delTuomo e il grande tema del
fato, dell’intervento divino,..., si pub rilevare che, per la distruzione di
Troia la culpa di Paride si compone con la indem entia degli dei; dalla
culpa di Didone scaturiscono la sua morte e indefiniti mala, che potrebbero adombrare gli eventi futuri di cui all’invocazione successive (4, 621
ss.); Turno, la cui anima invece non conoscera la culpa, aderisce ai fati
(12, 676 ss.), fa sua la, individualmente aw ersa, Fortuna (v. 694)»a. Annotiamo che nel primo passo (Aen. 2, 602) la frase divum inclementia k
influenzata dall’espressione sofoclea θεών αγνωμοσύνη ( Track. 1266)8.
Infine, nel verso ausoniano la culpa tori, ciob il senso della colpa dall'incesto, retrocede e non esiste piii, poichb viene attribuita ai portenta soporu m , e si pub dire che Ausonio usa il vocabolo culpa come un termine tragico, il quale richiama alia mente i luoghi di Seneca, menzionati gib sopra.
Per quanto riguarda l’assoluzione di colui che sogna da qualcosa di col­
pevole, quando lui si sveglia, va osservata di nuovo la cura del poeta nel
realizzarla in una crescente accumulazione degli accostamenti (imagine
foeda - probrosa culpa tori - crimina somni) i quali determinano l'incesto,
e in una ‘climax’ dei verbi (vigilat - recedit - vanescunt)che definiscono
1’assoluzione.
Ncirambito di questa circoscritta analisi del passo ausoniano in esame, abbiamo rilevato che vengono usati vocaboli, confermati g ii nella
letteratura precedente come termini tragici, e abbiamo sostenuto che il
passo e influenzato, sia direttamente che attraverso dei poeti latini, dalP Edipo Tiranno di Sofocle. A sostegno di questa tesi giudichiamo necessario riportare in modo conciso la fortuna del testo di Sofocle nell'antichiU,
fino all’eta di Ausonio. Sappiamo che circa un secolo dopo dall’epoca che
YEdipo Tiranno fu rnesso in scena per la prima volta, si formb il testo ufficiale dei tre grandi tragici, il quale doveva essere declamato fedelmente
dagli attori (Plut. Mor. 841F). Questa copia ufficiale del testo, secondo
Galeno, venne acquistata, con un espediente sagace, per conto della bi-123
1. Il termlno culpa Is slnonimo dol crimen e del dedecue, cf. GGL VI 287 (e.v.
crimen); ThLL IV 1195, 29 (s.v. crimen). Coal non andr& traecurata la corrlspondenza fra I vocaboli dedecora (v. 11) e culpa (v. 16) nel passo in esame e la loro uguaglianza con l menzionati luoghi di Seneca.
2. S. Shipant, op. c i t p. 951.
3. Vd. Ελένη Γχαστή, op. cit., pp. 117-135.
Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: Nota esegetica
125
blioteca grande di Alessandria1. Sappiamo inoltre che le tragedie sono
soprawissute non solo tramite il teatro ma, soprattuto, attraverso la
scuola, poiche i programmi scolastici comprendevano ache Tinsegnamento
di tragedie; nella seconda meta del primo secolo a. C., e per un intero se­
colo12, Tinsegnamento scolastico, senza escludere poeti nuovi. in sostanza
si basava su Omero e sui tragici del quinto secolo. Inoltre e noto che nel
secondo secolo d. C. per necessity scolastiche venne fatta una selezione a
sette tragedie di Sofocle (le stesse che sono soprarvissute incorruttibili
fino ad oggi) e che nel quarto secolo un certo Sal(l)ustio elaboro l’edizione
di questi drammi3. Alla fine del quarto secolo anche si presume che sono
stati redatti i manoscritti dai quali i bizantini hanno poi preso il testo di
Sofocle ed hanno cosi elaborato le loro edizioni per le scuole4. Inoltre e
accettata da alcuni studiosi contemporanei Topinione che queste opere
sono soprawissute in un unico manoscritto attraverso i secoli oscuri del
medioevo fino all’eta del rinascimento di questi studi in Bisanzio5. In
aggiunta. le tragedie Aiace, Elettra, Edipo Tiranno costituiscono la cosiddetta «triade bizantina»6, la quale si puo congetturare che almeno ad
un certo punto ha continuato la tradizione romana7*.
1. Cf. W. B. Stanford, op. cit., pp. 240-241; P. E. Easterling nel libro diT. B.
L. Webster, Σοφοκ/χους Φιλοκτήτης (trad, da N. Π. Μττεζαντάκος dal inglese Sophocles
Philoctetes , Cambridge *1979), ’Αθήνα 1985, p. 45; R. D. Dawe, op. cit ., pp. 46-47.
2. Cf. Η.- I. Marrou, 'Ιστορία τής ε>ΰταιόενσεως κατά την αρχαιότητα (trad. Θ.
Φωτεινόττουλου dal francese H istoire de Veducation dans V antiquiti, Paris 1955), Ά θηνχι 1961, p. 365; per quanto riguarda il Sofocle cf. inoltre L.-D. Reynolds - N. G.
Wilson, 'Αντιγράφεις καί φι)Α)χτγοι (trad, da N. Μ. Παναγιωτάκης dal inglese Scribes
and Scholars, London *1975), MIET, ’Αθήνα 1981, p. 71; P. E. Easterling, op. cit.,
pp. 48-49.
3. Cf. A. Lesky1, 'Ιστορία τής αρχαίας έλ/αρηκης λογοτεχνίας (trad, da Ά . Γ. Τ σ ο~ανάκης dal tedesco Geschichte der griechischen Literatur, Bern und Munchen 1971),
Θεσσαλονίκη ®1981, p . 4 2 5 ; inoltre A. Lesky2, 9Η τραγική ποίηση των αρχαίων 'E)jjjvcor
(trad, da N. X. Χουρμουζιάδης dal tedesco Die tragische Dichtung der Hellenen, Got­
tingen 1972), MIET, vol. I, ’Αθήνα *1990 (= 1987), p . 2 9 4 ; P . Kroh, Λεξικό αρχαίων
συγγραφέων Ελλήνων και Λατίνων (trad, da Δ . Λυττουρλής - Λ . Τ ρομάρας dal tedesco
Lexicon der antiken Autoren , Stuttgart 1972), Θεσσαλονίκη 1996, p . 431 (s.v. Σοφοκλής).
4. Cf. Π . Λ ορεντζάτος, Σοφοκ)Ιους Αίας , Ά θήνησ ιν 1932,
ρ. 16.
5. Cf. A. Lesky1, op. cit., pp. 425 e 991.
6. Cf. inoltre A. Lesky2, op. cit., p. 297; P. E. Easterling, op. cit., p. 51; P.
Kroh, op. cit., p. 431 (s.v. Σοφοκλής).
7. Forse non sar& di poca importanza rifertre che nell’Italia mend ion ale del
tardo Medioevo si osserva un particolare interesse per i test! dei poeti drammatici.
Sembra strano che nel Medioevo «hanno raschiato» un salterio per scrivere nello
126
F. K. Polimerakis
Ritornando all’eta di Ausonio, per quanto riguarda il riferimento al
suo contemporaneo Salustio, si deve dire che anche Ausonio riferisce di
un certo Sallustio nel secondo carme1 del suo opuscolo Commemoratio Professorum Burdigalensiumydedicdito a Latino Alcimo Aletio Retore il quale,
secondo la considerazione di Ausonio, e stato palmac forensis et camenarum deciis, / exemplar unum in litteris, [ quas aut A thenis docta coluit
Graecia, / aut Rom a per Latium colit (Prof. 2, 7-10)2. Nel cerchio delle
conoscenze di questo professore di Bordeaux, del quale anche lo stesso
Ausonio e stato allievo, facevano parte anche Sallustio e l’imperatoreGiuliano. Questo Sallustio e stato identificato da alcuni studiosi3 con Flavio
Sallustio, il praefectus praetorio GaUiarum negli anni 361-363 e console
insieme a Giuliano nell’anno 363. Lo stesso Sallustio, secondo Green,
sembra essere lo scrittore del Π ε ρ ί θεών κα ί κόσμον che combacia con le
slesso codice test! di Sofocle (F ire n z e , Laur. Conv. Soppr. 152, έ s c ritto nel a n n o
1282) e q u e sto caso non 6 il solo, cf. W . B ersch in , Ελληνικά Γράμμτα και Λατινικός
Μεσαίωνας: Από τον Ιερώι*υμο ως τον Νικόλαο Κονσανό (tra d , d a Δ. Ζ. Ν ικήτας dal tedesco Griechisch - lateinisches Mittelalter: von Hieronymus zu Nikolaus von Kues,
M iinchcn 1980), Θεσσαλονίκη 1998, p p . 424-425 (n. I I).
1. V d . A us. Prof. 2, 21 - 2 4 et /ulianum tu magis fnmae dabis / quam sceptre,
quae tenuit brevi. / Sallustio plus conferent libri tui , / quam consulatus addidit.
2. Q u e s t’opuscolo di A usonio, com e la s u a e p isto la « m acch ero n ica» m enzion a ta giu, la e p isto la Protrepticus ad nepotem ed alcu n i a ltri opuscoli, che d e riv a n o
d a lla p r a tic a sc o la stic a , c o stitu isc o n o u n m o n u m e n to p e r la s to ria d elF educazione
nella G allia ro m a n a del q u a r to secolo, cf. M. R o g er, Vcnseignement des lettres clas·
siques d'Ausone d Alcuin , H ild e sh eim 1968 ( = P a ris 1905), pp. 7-24; T. J . H a a rchof, Schools of Caul, J o h a n n e s b u rg 1958 ( = O x fo rd 1920), pp. 52 s g g .; Ch. F av ez,
«A usone el son p e tit-fils» , PEL 21 (1943-44) 174-179; in o ltre Ch. F a v e z , « U n 6cole
g a llo -ro m a in c au ive si^cle», Latomus 7 (1948) 223-233; J . H a tin g u a is , « V ertus
u n iv e rs ita irc s selon A usone», PEA 55 (1952) 379-387; A. P a s to rln o 2, op. cit ., pp.
82-88 «In conclu sio n ? la Commemoratio d un d o c u m e n to , unico nella le lte ra tu ra
la tin a , che ci off re un q u a d ro d ella v ita della scu o la a n tic a o m eglio q u clla del suo
c o rp o in se g n a n te » ; A. C. D io n is o tti, « F ro m A u so n iu s’ sch o o ld ay s? A schollbook and
IIs re la tiv e s» , J PS 72 (1982), p p . 123-124; A. D. B ooth, «T h e A cadem ic C areer of
A usonlus», Phoenix 36 (1982) 3 29-343; R . P. II. G reen 3, «Still W a te r R u n Deep. A
N ew S tu d y of th e Professores of B o rd e a u x » , CQ 35 (1985) 491-506; A. M. F errero ,
« L a tip o lo g ia d e ll’uom o di scu o la nel r l t r a t t i d ella Commemoratio Professorum Burdigalensium di A usonio» in A tti dei convegni, Metodologie della ricerca sulla tarda
antichi to, N apoli 1989, p p . 349-359.
3. S esondo il S eeck, PE IA 2 (1920), col. 1959-60 (s.v. S a llu stlu s n. 25 e 37), si
t r a t t a di d u e person? d iv e rse. P e r la id e n tific a z io n e v d . G. R o c h e fo rt, Saloustios des
Dieux et du Monde, P a ris 1960, p p . x -x lll; A. L esk y 1, op. cit., p p . 1205-1206; R . I*.
II . G reen, op. cit., p p . 333-334.
Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: N o ta esegetica
o p in io n i d i G iu lia n o 1. S e q u e s to S a llu s tio fo ss e la p e r so n a id e n tie a
127
co n
l’e d ito r e d i S o fo c le n e l q u a r to se co lo 12, n o n si p o tr e b b e n e co n fer m a rlo e
n e a n c h e r ifiu ta r lo c o n u n ’a r g o m e n ta z io n e c o n v in c e n te , p o ic h e n o n si p o tr e b b e r o tr o v a r e g li e le m e n ti p e r u n a t a le id e n tific a z io n e , la q u a le c e r ta m e n te co n fer m er eb b e c h e A u so n io in f a t t i a v e s s e u n a c c e sso d ir e tto al
t e s t o d i S o fo c le .
S a p p ia m o pero c h e n e lla G a llia d e lla ta r d a a n tic h ita , c o m e in o ltr e
in t u t t e le r eg io n i d elP im p ero r o m a n o le q u a li a v e r a n o u n a lto liv e llo
c u ltu r a le , g li s tu d i greci e q u e lli la tin i c o e s is te v a n o e ch e A u so n io e s t a t o
il so m m o r a p p r e se sta n te d e lT e d u c a z io n e g r e c o -r o m a n a n e lla G a llia d el
q u a rto seco lo 3. In o ltr e A u so n io n e i su o i o p u sc o li c i o ffre il p iu c o m p le to
q u ad ro d e lla p o e sia b ilin g u e , la c o s id d e tta « m a c c h e r o n ic a » , e d e lT e d u c a z io n e b ilin g u e n e lla G allia4. D a i p o e ti d r a m m a tic i r iferisce p ero s o lt a n t o
M en an d ro c o m e p o e ta s c o la s tic o , d a in d u rre a lc u n i s tu d io s i a cred ere c h e
d a lla p o e sia d r a m m a tic a M en a n d ro fo sse P u n ic o c o n o s c iu to d a A u so n io 5.
N o n a n d ra tr a sc u r a to pero il r ife r im e n to d i A u so n io a lia tr a g e d ia co n la
fra se g reca cvv Θαλίης κώμω σύρματα Τερψιχόρης (Epist. 8 ,2 8 ) c o n la q u a le
in fo r m a il su o a m ico P a u lo c h e e in p o sse sso d i c o m m e d ie e tr a g e d ie . S e si
p o tr e b b e su p p o rre ch e A u so n io co n la fra se σνν Θαλίης κώμω si r iferisce
1. Inoltre R . P . H . G reen, op. c it., p . 334 ad Prof. 2, 23 «H e is probably to be
seen as the a u th o r of the w ork On the Gods and the U niverse, which shows sym pa­
th y w ith Julian (G. R ochefort, R E G 69 (1956), 50-66; fitienne, R E A 65 (1963), 104103)».
2. Cf. A. Lesky2, op. c it., p. 294 «NelPargomento di E dipo Coloneo Sallustio si
nom ina «pitagorico» e di conseguenza si identifica con lo scritto re del Π ερί Θεών και
κόσμον; pert an to e giustificata la riserva che indica il W ilam ow itz nelFintroduzione
dell’edizione di Ercolen. Si deve dire che sem bra m olto interessante l’inform azione
tan to di A. von B lum enthal [R E ΙΠ Α1 (1927) col. 1080 s.v. Sophokles) q u an to di
G. Rochefort [op. cit., p. xi) che il W ilam ow itz identificava Peditore di Sofocle con
l’amico delPim peratore Giuliano e scrittore dell’opera m enzionata. Pero A. Lesky
sem bra dissentire e annota [op. cit., p. 294 n. 1) inoltre che «il W ilam ow itz considera v a Pidentificazione esageratam ente dubbia». Nel dizionario di P . Kroh (op. cit.,
p. 413) si presen tan o come due persone diverse.
3. Cf. W . Berschin, op. cit., pp. 167-168. P er gli stu d i greci nella Gallia del
quarto secolo e p er il ruolo di Ausonio cf. inoltre M. Roger, op. c it.t p p . 1-24; Ch.
Favez, op. cit., pp. 223-233 passim ; H . Sivan, A usonius o f Bordeaux. Genesis o f a
Gallic aristocracy, London & New Y ork 1993, pp. 74-85 passim .
4. Cf. A. C. D ionisotti, op. cit., pp . 83-125 particolarm ente p p . 123-124.
5. Cf. inoltre D ionisotti, op. cit., p . 113 (ftres comoedias: perhaps M enander,
a school au th o r for Ausonius (and cf. F. S tahl, D e A usonianis s tu d iis poetarum Grae­
corum (1886) — the only d ram atist centainly known to him)».
128
F. K. Polim orakls
a d a lc u n e c o m m e d ie d i M en a n d ro , n e m m e n o si p o tr e b b e n egare ch e co n
la frase σύρματα Τερψιχόρης il p o e ta B o r d o le se si riferisca ad a lcu n e tra g e d ie d i d r a m m a tic i g reei1. Q u e sta te s tim o n ia n z a , c o m e a b b ia m o g ik d e tto
so p ra , έ T u n ica c ita z io n e d ir e tta d i A u so n io a lia tr a g e d ia g reca. Se a g g iu n g ia m o le d u e ricorren ze d e lT a g g e ttiv o tr a g ic u s , d a lle q u a li, c o m e a b b ia m o
g ik v is t o , T u na r in v ia a d A ia c e e T a ltra a lY E d ip o T ira n n o di S o fo c le, si
pu d d u n q u e c o n c lu d e r e c h e , tr a le tr a g e d ie g rech e ch e p o sse d e v a A u so n io ,
v i era n o in c lu se a n c h e q u e s te d u e, sia in u so n ei p ro g ra m m i sc o la stic i
d e lla G a llia d i q u e s ta e ta sia in q u a n to c o n o sc iu te so lo d a u n o s tr e tto a m b ie n te le tte r a r io e c u ltu r a le 12.
1. P er il slgnlflcato del vocabolo σύρματα vd. L S J (Oxford 1996), p. 1732 s.v.
σύρμα (σύρω) I. «a theatric robe w ith a long train».
2. Con Teplstola «maccheronlca», m enzionata gia, Ausonio invita ll suo amlco
Paulo probabllm ento a casa sua o a case dl qualche amlco e lo in forma che con loro
trover^ fra gll a ltn testl lettorarl anche tragedie greche. La frase no biscum invent es
(Epist. 8,25) che viene usata da Ausonio cl conduce alia concluelone che si tra tta v a
dl una compagnia con tin alto llvollo culturale e aventl comunf interesai mtelleluali. Sernbra dunquo che Ausonio ed alcuni suoi amici orano ab itu atl a tall rluriionl
letterarie.
Ausonio Ephemeris 8, 10 - 16: N ota esegetica
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ΠΕΡΙΛΗΨΗ
Στο άρθρο «Ausonio Ephem eris 8, 10-16: N ota esegetica» προτείνουμε
μία διαφορετική ερμηνεία αύτών των στίχων, υποστηρίζοντας δτι τδ ύπδ εξέ­
ταση χωρίο δεν σχετίζεται με χριστιανικές ή μή χριστιανικές αντιλήψεις του
Αύσόνιου άλλά δτι οί λογοτεχνικές καταβολές του εντοπίζονται στην ελληνική
τραγωδία καί συγκεκριμένα στον ΟΙδίποδα Τύραννο (στίχ. 980-983) του Σο­
φοκλή.
Στηριζόμενοι στα λεξιλογικά δεδομένα του χωρίου διαπιστώνουμε δτι
άρκετές λέξεις, δπως infandus, incestus, culpa, μέσω της προγενέστερης λα­
τινικής λογοτεχνίας καί κυρίως μέσω τής τραγωδίας του Σενέκα έχουν καθιε­
ρωθεί ως τραγικοί δροι. Ωστόσο τά πρότυπα αύτών των στίχων τού Αύσόνιου
δέν εξαντλούνται στην προγενέστερη λατινική λογοτεχνία άλλά μαρτυρούν μία
άμεση γνώση τής συγκεκριμένης τραγωδίας τού Σοφοκλή, μέ τήν οποία σχετί­
ζονται γενικότερα καί ή ένταξη των infandas veneres, incesta dedecora καί
tragicos coetus στά πλαίσια τής ονειρικής εμπειρίας καί ή άπαλλαγή τού όνειρευόμενου άπό την ένοχή, καθώς καί οί δροι per som nia, portenta soporum ,
le d u m καί bene conscia.
Εξετάσαμε παράλληλα καί άλλες άναφορές τού Αύσόνιου στην τραγωδία
καθώς καί τήν τύχη τού κειμένου τού Σοφοκλή στην άρχαιότητα, τουλάχιστον
ώς τήν έποχή τού Αύσόνιου. Οί μόνες άναφορές τού Αύσόνιου στήν τραγωδία
είναι ή φράση σύρματα Τερψιχόρης (E p ist. 8, 28), ή όποια μάς παρέχει τήν
πληροφορία δτι ό ποιητής είχε στήν κατοχή του μεταξύ άλλων κειμένων καί ελ­
ληνικές τραγωδίες, καί οί δύο χρήσεις τού έπιθέτου tragicus, άπό τις όποιες ή
μία (Cup, 12 tragico scriptus gem itu... Aeas) παραπέμπει στον Αϊαντα καί ή
άλλη στον ΟΙδίποδα Τύραννο τού Σοφοκλή. Έ τσ ι, οδηγηθήκαμε στο συμπέρα­
σμα δτι ό Αύσόνιος είχε μία άμεση πρόσβαση στο κείμενο τού Σοφοκλή, τουλά­
χιστον δσον άφορά τις τραγωδίες Αίας καί ΟΙδίπονς Τύραννος, είτε αύτές συμπεριλαμβάνονταν στά προγράμματα διδασκαλίας των σχολείων τής έποχής του
είτε ήταν γνωστές μόνο σέ στενούς φιλολογικούς κύκλους τής Γαλατίας τού 4ου
μ.Χ. αιώνα.
Φ. Κ. Πολυμεράκης
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AUSONIO EPHEMERIS8, 10-16 - Repository of UOI "Olympias"