Fratelli d'Italia, L'Italia s'è desta; Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma; Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò, [Cit.: V. Alfieri] Appello con il quale, il 30 marzo 1815, Gioacchino Murat, dopo aver dichiarato guerra all'Austria si rivolse agli italiani, chiamandoli alla rivolta contro i nuovi padroni, e presentandosi come alfiere dell'indipendenza italiana. [cit.: G. Murat] Soffermati sull’arida sponda Volti i guardi al varcato Ticino, Tutti assorti nel nuovo destino, Certi in cor dell’antica virtù, Han giurato: non fia che quest’onda Scorra più tra due rive straniere; Non fia loco ove sorgan barriere Tra l’Italia e l’Italia mai più! [Cit.: A. MANZONI (Proclama di Rimini)] Cara Italia! dovunque il dolente grido uscì del tuo lungo servaggio; dove ancor dell’umano lignaggio ogni speme deserta non è: dove già libertade è fiorita. Dove ancor nel segreto matura, dove ha lacrime un’alta sventura, non c’è cor chenon batta per te. A. MANZONI « La storia di tutti i tempi prova che nessun popolo può raggiungere un alto grado di intelligenza e di moralità senza che il sentimento della sua nazionalità sia fortemente sviluppato: in un popolo che non può essere fiero della sua nazionalità il sentimento della dignità personale esisterà solo eccezionalmente in alcuni individui privilegiati. Le classi numerose che occupano le posizioni più umili della sfera sociale hanno bisogno di sentirsi grandi dal punto di vista nazionale per acquistare la coscienza della propria dignità » C.B.C. di Cavour