IL NOSTRO MONDO
RACCONTARE LA FISICA
La bellezza eÁ importante e ha molte definizioni
non univoche. Spesso si pensa alle bellezze naturali: persone, panorami, fiori, animali, cristalli. Molti altri considerano le creazioni artistiche:
quadri, statue, monumenti, oppure poesie, romanzi, musica.
In secondo piano eÁ posta in genere la bellezza
della comprensione della realtaÁ naturale raggiunta attraverso gli sviluppi delle scienze della
natura o delle creazioni della matematica: una
bellezza profonda ma non facile da raggiungere;
chi eÁ in grado di avvicinarvisi e di apprezzarla
prova una soddisfazione unica.
I linguaggi da acquisire per apprezzare la
bellezza, qualunque sia la sua definizione, hanno
differenti gradi di difficoltaÁ.
EÁ evidente che eÁ sufficiente un minimo di
sensibilitaÁ interiore per apprezzare la vista delle
Cime di Lavaredo, un cavallo o il ballo di Simon
Signoret e Serge Reggiani alla musica del Temps
des Cerises.
Una certa educazione saraÁ invece necessaria
per godere della bellezza del Guidoriccio da
Fogliano, di la ``Recherche'' della ``Jupiter''. E
qualcosa di piuÁ si richiede per essere coinvolti
dall'ascolto delle Suites per violoncello o dai
dipinti di Piet Mondrian (naturalmente questi
esempi sono soggettivi).
Un grado di difficoltaÁ forse superiore eÁ presentato dall'acquisizione del linguaggio minimo
per apprezzare le conquiste scientifiche. Anche
per questo eÁ grande l'ignoranza rispetto alla
scienza anche in persone mediamente colte, e
non solo in Italia. Innumerevoli sono gli esempi
che ognuno di noi incontra , e non per caso pagine di giornale dedicate alla scienza non hanno
avuto grande seguito di lettori.
Eppure, a parte la bellezza della conoscenza,
anche dal punto di vista pratico non sarebbe
male che molti sapessero qualcosa di piuÁ per
orientarsi su problemi attuali come le trasformazioni dell'energia, la radioattivitaÁ, l'effetto serra o le cellule staminali.
A queste considerazioni un po' evasive e forse
anche per le ragioni del tipo descritto bisogna
aggiungere che eÁ oggi preoccupante il calo di
vocazioni verso gli studi e le carriere scientifici
(in particolare Fisica, Matematica e Chimica) .
Sappiamo che eÁ difficile realizzare un processo di rieducazione su larga scala con i metodi
tradizionali. Qualcosa di piuÁ modesto forse si
puoÁ fare per stimolare, soprattutto fra i giovani,
almeno un minimo di curiositaÁ e di conoscenze
sfruttando gli strumenti multimediali che l'informatica mette a disposizione di un pubblico
ormai molto ampio. La stessa European Physical Society qualche tempo fa (EuroPhysics
News vol. 37/1, 2006) suggeriva alle comunitaÁ
nazionali dei fisici che, nell'educazione alla
scienza, si ricorresse anche ``all'impegno giudizioso dei nuovi media''.
A questo proposito il Consiglio della SIF, in
occasione dell'anno mondiale della Fisica, ha
preso l'iniziativa di preparare alcuni DVD affinche contribuiscano a stimolare l'interesse per la
fisica nei giovani studenti e, piuÁ in generale,
anche in un pubblico piuÁ vasto. Per la loro rea-
7
IL NUOVO SAGGIATORE
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lizzazione sono stati utilizzati i contributi dell'Unione Europea e ci eÁ avvalsi dell'aiuto di ottimi esperti che da anni lavorano in questa direzione.
L'obiettivo che ci siamo proposti eÁ limitato,
ma significativo: catturare, in modo semplice e
attraente, l'attenzione e la curiositaÁ degli studenti su argomenti che spesso sono considerati
aridi, o addirittura ostili, e dare agli studenti un
primo insight qualitativo sull'argomento. Per
insight si intende la capacitaÁ di cogliere intuitivamente l'essenza del fenomeno, senza decodificare interamente il percorso dell'argomentazione. EÁ ben noto che anche il processo
creativo della ricerca scientifica eÁ spesso ispirato dall'immaginazione e dall'intuizione, cosõÁ
non dobbiamo stupirci che l'intuizione eÁ efficace anche nell'insegnamento della scienza.
Naturalmente cioÁ che si coglie intuitivamente
deve essere sostenuto in seguito dalla ricostruzione razionale, altrimenti l'intuizione non eÁ
altro che una fantasia superficiale.
Sappiamo bene che l'insegnamento della
scienza richiede docenti, libri di testo e laboratori; un multimedia non puoÁ sostituire nessuno
di questi tre soggetti; si tratta semplicemente di
mettere a disposizione dei docenti uno strumento aggiuntivo.
Abbiamo cosõÁ raccolto in un cofanetto nove
DVD della durata di circa 40 minuti ciascuno, su
personaggi, esperimenti e vicende storico-didattiche della Fisica. Esistono altre opere simili, basti citare i filmati del P.S.S.C del 1964,
ora disponibili presso la Zanichelli, che sono
lezioni di fisica fatte in laboratorio per studenti
di liceo. Il nostro cofanetto eÁ totalmente originale ed eÁ stato intitolato ``Raccontare la Fisica,
personaggi ed esperimenti esemplari'', per indicare lo sforzo di renderne varia e gradevole la
visione, alternando le vicende di personaggi
storici a esperimenti classici, eseguiti con mezzi
ora disponibili a tutti e facilmente ripetibili in
qualsiasi laboratorio, con ampie spiegazioni
storiche e con approfondimenti a scelta per i
piuÁ volonterosi. Contengono anche magistrali
spiegazioni sulla storia dei materiali e sugli
sviluppi delle nuove tecnologie informatiche
fondate sulla microelettronica, che hanno
cambiato il nostro modo di comunicare e di
calcolare (fig. 1).
Il cofanetto eÁ disponibile gratuitamente a richiesta per docenti e persone interessate, oppure parte di esso puoÁ essere visionato sul sito
della SIF, previa autorizzazione.
Fig. 1. ± Circuito integrato
Un opuscolo allegato al cofanetto illustra i
contenuti dei singoli filmati. Da segnalare che
nel primo si ripetono gli esperimenti di Galileo
con le tecniche da lui usate e si dimostra chiaramente che egli aveva eseguito veramente tali
esperimenti e non li aveva soltanto ``more geometrico'' dimostrati. Nel secondo filmato si
misura la velocitaÁ della luce con il metodo di
Fizeau con il grosso vantaggio che tale misura
viene fatta in laboratorio, mentre nel 1849 erano
necessari 8000 metri tra la ruota dentata e lo
specchio riflettente (fig. 2, 3). Viene anche
egregiamente approfondita la relazione tra la
Fig. 2. ± Esperimento di Fizeau: il raggio LASER riflesso dal catarifrangente posto a circa 2,5 km di diÁ stato instanza visto attraverso i denti della ruota. E
terposto un filtro rosso per aumentare il contrasto.
IL NOSTRO MONDO
Fig. 3. ± Una parte dell'apparato che permette la misura della velocitaÁ della luce con il metodo del LED
pulsato.
velocitaÁ della luce e la teoria della relativitaÁ. In
un altro esperimento esemplare si mostra la
propagazione delle onde elettromagnetiche nei
mezzi materiali e l'esistenza delle onde evanescenti, con analogie all'effetto tunnel quantistico e alla relativa microscopia. Notevole eÁ
pure il documentario su Antonio Pacinotti con
foto d'epoca e testimonianze preziosissime.
Originale nella presentazione, con esperimenti
ripetibili con strumenti da pochi euro, eÁ l'effetto
fotoelettrico, che con l'introduzione dell'ipotesi
dei quanti di luce di Einstein ha rivoluzionato la
fisica moderna. Molto stimolante per i giovani eÁ
poi il DVD realizzato con spezzoni di pellicole
d'epoca e vecchie fotografie inedite per presentare la vita di Enrico Fermi, dall'infanzia alla
sua affermazione come grande della fisica alla
Scuola Normale di Pisa. Di notevole attualitaÁ eÁ
anche il filmato su Bruno Pontecorvo, realizzato da un'equipe russa che si eÁ anche recata a
Pisa per cogliere i luoghi in cui lo scienziato ha
iniziato la sua formazione. Da cioÁ che viene
presentato si deduce chiaramente che Pontecorvo si occupoÁ solo ed esclusivamente di fisica
e, dopo la sua partenza dagli USA, non trasmise
nessun segreto riguardante armi atomiche. Si
dovrebbe porre fine ad assurde polemiche sorte
recentemente per l'intitolazione a lui di una
Fig. 4. ± Replica del primo transistor.
strada e giustamente confutate da Belloni in un
articolo apparso sul Corriere della Sera. Un
DVD di tipo piuÁ didattico e utile soprattutto agli
studenti delle scuole medie superiori eÁ quello
che tratta del silicio, partendo dall'ipotesi della
sua esistenza formulata da Lavoisier poco prima di essere decapitato, per arrivare ai moderni
PC attraverso la conoscenza delle proprietaÁ
elettriche dei semiconduttori (fig. 4). Il filmato
eÁ suddiviso in aree tematiche, a diversi livelli di
approfondimento, che possono essere scelte e
variamente commentate dall'insegnante. Il nono DVD presenta un esame della rivoluzione
tecnologica dai tempi piuÁ antichi ai nostri
giorni; dalla pietra all'etaÁ dei metalli con lo
sviluppo della scienza dei materiali, dalle materie plastiche ai semiconduttori che hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere. Questo
escursus storico eÁ molto suggestivo e stimolante per i giovani che attraverso le rivoluzioni
scientifiche e tecnologiche approfondiscono la
loro conoscenza di interi periodi della storia
dell'umanitaÁ.
Il notevole successo che ha riscosso la pubblicazione di questo cofanetto rafforza sempre
piuÁ in noi l'idea che la cultura eÁ una sola: occorre aiutare i giovani a vedere e cogliere tale
unitaÁ.
G. F. BASSANI
Scuola Normale Superiore, Pisa
9
PICCOLI ATTRITI TRA SCUOLE PARALLELE
C. Bernardini
Dipartimento di Fisica, UniversitaÁ di Roma
«La Sapienza», P.le Aldo Moro 2, Roma
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La figura di Giovanni Gentile jr., ``Giovannino'' 1 nel gotha dei fisici, per distinguerlo dal
celebre padre, eÁ alquanto enigmatica. In un
certo senso, Giovannino coltiva il suo intelletto
con la copertura di una famiglia al vertice della
cultura dell'epoca; voglio dire, non della cultura
specialistica, strettamente scientifica o filosofica, ma di quella che oggi chiameremmo generalista, piuÁ fatta di problemi che di risultati.
Come e percheÂ, in questo contesto, abbia sviluppato l'interesse per la fisica non eÁ dichiaratamente evidente, se non per la possibile
congettura che fosse colpito, a un tempo, dalla
genuina e astratta difficoltaÁ delle nuove concezioni e dalla loro eleganza formale. Il suo sodalizio con Ettore Majorana troverebbe in questa
congettura una motivazione naturale: non eÁ raro
che la curiositaÁ di personaggi di larghe vedute si
sposi con il talento intuitivo/astratto di un
partner congeniale perche curioso senza pregiudizi. Anche, per conoscenza diretta, posso
dire che il rapporto con Gilberto Bernardini
(non mio parente ma uno dei miei maestri) eÁ piuÁ
che comprensibie sul piano del gusto culturale e
delle frequentazioni dei classici. Vorrei sottolineare questa peculiaritaÁ, che non somiglia ad
altri casi in cui, pur manifestando vicendevolmente stima, una personalitaÁ prevale sull'altra e lo spirito di collaborazione non va oltre
l'apprezzamento reciproco di qualitaÁ strettamente professionali.
L'Italia degli anni '20 del secolo scorso non
sembra essere un paradiso per gli scienziati.
C'eÁ, eÁ vero, una comunitaÁ di prim'ordine di
matematici, con rinomanza internazionale; ma eÁ
tanto prestigiosa quanto socialmente marginale. Esponenti di spicco di questa comunitaÁ tentano sortite in campo filosofico, come fa Federigo Enriques che, addirittura, viene chiamato
ai vertici di una policroma comunitaÁ filosofica;
ma vengono respinti dal neoidealismo di Benedetto Croce, che trascineraÁ con se l'amico
1
Giovannino Gentile nacque a Napoli il 6 agosto 1906,
oltre cent'anni fa. EÁ morto a Milano il 30 marzo del 1942:
troppo presto. Penso che un breve ricordo, dopo cent'anni,
possa spingere qualcuno a ricostruirne con cura e competenza il raffinato pensiero scientifico. Qui mi limito a ricordare il suo eccezionale enciclopedismo.
Giovanni Gentile, padre del nostro, forse per
impedire una invasione di campo che potrebbe
dar luogo a mutazioni culturali eccessive (la
scuola detta ``Circolo di Vienna'' eÁ, proprio in
quegli anni, un polo di novitaÁ neopositiviste,
tutt'altro che idealiste). Giovanni Gentile, tuttavia, non mostreraÁ mai al figlio una sua esplicita ripugnanza intellettuale per le scienze della
natura. Che anzi, stando a scritti posteriori ma
precedenti la tragica scomparsa di Giovannino
ancor giovanissimo, il padre fa lodi delle
scienze naturali e dello stesso metodo sperimentale galileiano: in una piccola elegante
pubblicazione del testo di una conferenza tenuta a Milano il 20 giugno 1939 2 in occasione di
una mostra su Leonardo, Gentile senior scrive
senza esitazione:
``Leonardo fu tra i primi a proclamare anticipando i canoni della scienza galileiana,
che eÁ la stessa scienza moderna.[...].'' E, riferendosi alle illusorie domande sui perche dell'ordine naturale: ``da Galileo in poi il rigoroso
metodo scientifico ricacceraÁ indietro come
indebite e illecite tali domande, per limitarsi
di proposito alle cosiddette apparenze, o fenomeni (come si diraÁ piuÁ tardi) della natura
[...].'' E non aveva esitato, poche pagine prima,
a compromettere la stessa metafisica scrivendo: ``Teologia, metafisica (come noi diremmo) scienze d'arzigogoli e d'autoritaÁ,
scienze da ``lettere incoronate'' come dice
Leonardo, tutta roba da frati [...].'' Filosofo
non mangia filosofo: ch'io sappia, Croce non
reagõÁ come aveva fatto con Enriques; e forse
Giovannino se ne rallegroÁ, percependo cosõÁ
una comunitaÁ di pensiero con il padre.
Di tutti i grandi fisici del `900 Ð e non solo
italiani Ð si sa quale fu la laboriosa assuefazione a idee cosõÁ sconvolgenti come la relativitaÁ di Einstein o la meccanica quantistica, per
non parlare della meccanica quantistica relativistica di Dirac. A Giovannino e a Ettore Majorana, benche studenti appena ventenni al
momento di avvicinarsi, insieme, ai grandi
balzi teorici del secolo, le nuove concezioni
apparivano, con nostro sbalordimento, naturali
e autoconsistenti. In questo, a differenza del
fenomenologo Enrico Fermi, geniale e forse
unico nel suo genere ibrido, teorico-sperimentale, i due appaiono come i capostipiti
2
G. Gentile, Il pensiero di Leonardo (G.C. Sansoni, Firenze) 1941.
IL NOSTRO MONDO
della fisica teorica pura, cioeÁ della ricerca di
quelle formulazioni che contengono in se la
loro motivazione piuÁ forte. Ma che giaÁ non eÁ
l'ultimo e piuÁ sofisticato stadio della gloriosa e
ormai vecchia Fisica-Matematica. La teoria
delle particelle relativistiche di massa e spin
qualsiasi di Majorana cosõÁ come le parastatistiche di Gentile ne sono buoni esempi. Queste
concezioni sono, se vogliamo, all'orizzonte di
cioÁ che i fisici piuÁ spregiudicati ``osano'' proporre ai colleghi della comunitaÁ internazionale
che, spesso, addirittura non sono in grado di
leggerle per mancanza della necessaria formazione di base. CioÁ che colpisce, percioÁ, della
cultura di Giovannino Gentile e di Ettore Majorana, eÁ la disivoltura mentale con cui riconoscono le idee promettenti e le fanno proprie
senza farsi intimidire da un linguaggio in formazione che ostacola l'intelligibilitaÁ delle
nuove idee anche per i piuÁ colti. Che i matematici italiani avessero puntato di piuÁ sulle
equazioni alle derivate parziali che non sul
calcolo operatoriale lo si vede nei loro allievi
fisici che accettano Schroedinger ma sono restii a seguire Heisenberg. Non cosõÁ Gentile jr. e
Majorana, che hanno una ``disinvoltura matematica'' invidiabile per l'epoca.
Naturalmente, non si vuole qui alimentare la
maldicenza accademica che spinge spesso a
contrapporre nel merito un modo di ragionare
ad un altro, come se le preferenze generate dai
diversi percorsi formativi delle personalitaÁ piuÁ
geniali contraddicessero un ``principio di uniformitaÁ'' del genio: mette conto di rilevarlo,
qui, su questi esempi notevoli, per contrastare
il malvezzo giornalistico di esaltare poi un tipo
contrapponendolo ai difetti di un altro. PeroÁ,
questo tratto, da solo, potrebbe essere oggetto
di analisi raffinate sulla vera natura dell'intuizione astratta e della generale attitudine
all'astrazione. Si avrebbero, a mio parere, non
poche sorprese riguardanti le cosiddette ``rappresentazioni mentali'' e il loro rapporto con il
precedente itinerario formativo dell'individuo
che le possiede. Forse, si puoÁ ben dire che
l'astrazione matematica eÁ indissolubilmente
legata alla identificazione di problemi strettamente filosofici, al limite tra gli aspetti formalizzabili del pensiero e quelli non formalizzati
ma puntellati da strutture logiche soggiacenti.
C'eÁ indubbiamente un contrasto ideale, mi
sia consentito di congetturare, tra la nascente
scuola teorica di Fermi e dei suoi diretti allievi,
nella squadra di Orso Mario Corbino, il grande
patroÁn della fisica italiana a via Panisperna, e
questi giovani genii indisciplinati di cui, pure, eÁ
palese il grande valore. Fermi e i suoi hanno
una intransigente religione dei piedi per terra,
una innata predilezione per la teoria ``semplice
e intuitiva'' che daÁ tuttavia conto di fatti ancora
misteriosi. Ogni colpo d'ala che allontani da
queste regole del gioco eÁ guardato con sospetto, come divagazione, distrazione; dunque,
come disdicevole secondo i canoni della dedizione assoluta alla produzione di risultati immediatamente verificabili. EÁ un carattere di
``scuola'' che connota il gruppo romano; ma
non eÁ un carattere universale dei fisici. Ernst
Rutherford eÁ della stessa pasta di Enrico Fermi, cosõÁ forse anche i Joliot-Curie. Ma Werner
Heisenberg non eÁ cosõÁ; e Paul A. M. Dirac non eÁ
cosõÁ anche lui: concedono qualcosa all'immaginazione, pur in modi assai diversi (ma
l'immaginazione eÁ assai piuÁ sfaccettata dell'integralismo realista). Quando Giovannino
Gentile, facendo una elaborata introduzione a
James Jeans per il suo libro Nuovi orizzonti
della scienza3, cita Henri Bergson dicendo che
[oggetto della scienza] ``n'eÂtait pas la chose en
soi, elle n'eÂtait que la reÂfraction dans notre
atmospheÁre'', si avverte l'influenza di Heisenberg che diceva a sua volta che ``la fisica
non rappresenta la realtaÁ, ma il nostro modo di
pensare alla realtaÁ'' 4. Bergson, benche amico di
Albert Einstein (che peroÁ esclamava ``che Dio
lo perdoni'' al sentirlo parlare di scienza) era
considerato a dir poco un chiacchierone dagli
inquilini di via Panisperna 5 . Ma Giovannino G.
eÁ rigorosamente imparziale; e nell'introduzione
a Jeans 6 scrive molto saggiamente: ``[...] queste
due tendenze possono essere coerentemente
spiegate da un punto di vista filosofico,
quando si sappia intendere le esigenze ideali
che ciascuna di esse soddisfa. Tendenze che
rimangono in piedi, irriducibilmente distinte, come due disposizioni dell'animo
(Einstellungen); piuttosto come due sentimenti che due opposte ragioni.''
3
In Leonardo, aprile 1934; G.G. aveva anche tradotto il
volume in italiano, per l'editore Sansoni, dall'inglese The
New Background of Science (Cambridge) 1933.
4
W. Heisenberg, Natura e Fisica Moderna (Garzanti
1987).
5
Filosofia di Bergson in Leonardo, luglio-agosto 1935
(recensione del volume La penseÂe et le mouvant, Paris,
1934).
6
cit. nota 3.
11
IL NUOVO SAGGIATORE
1. ± Tracce lasciate da G. G. jr nella letteratura generale.
12
Dopo la morte di Giovannino, cosõÁ prematuramente avvenuta per una infezione che oggi
sarebbe addomesticabile con poco, la famiglia
raccolse immediatamente i suoi scritti sparsi e
giaÁ nel 1943 pubblicoÁ, nella Biblioteca del
Leonardo di Sansoni, a Firenze, gli Scritti
minori (di scienza, filosofia e letteratura). Il
volumetto, di 230 pagine, esce dunque nella
stessa collana in cui escono molti brevi saggi
del padre, di Luigi Russo, di Guido Calogero,
Bruno Migliorini e altri. La curiositaÁ di G.G.jr
non ha limiti e questo piccolo libro diviene
grandissimo se misurato dalle problematiche
culturali a cui si indirizza. L'indice eÁ ben indicativo di questa latitudine di interessi: gli
scritti scientifici ed epistemologici, eÁ vero,
dominano, ma accanto a saggi filosofici, a recensioni di romanzi, a entusiasmi come quelli
per le avventure stratosferiche di Picard, a
stroncature come per il libro del pittore Barricelli, a considerazioni sulla tecnica e sull'economia. G.G.jr eÁ uno degli ultimi esponenti
di una specie in estinzione: quella degli enciclopedici. Si direbbe quasi che il passaggio dal
classico al moderno si misuri dalla impossibilitaÁ ormai evidente dell'enciclopedismo individuale. Non eÁ un caso, forse, che il padre filosofo si adoperi per la pubblicazione di una
delle piuÁ grandi enciclopedie del mondo. Ma,
negli interessi variegati di G. G. jr e nel suo
affanno di non perdere gli spunti che sprizzano
da menti diverse, si vede controluce proprio il
dramma piuÁ significativo della cultura contemporanea: l'incapacitaÁ pregiudiziale di capire gli interlocutori culturalmente diversi e, tra
le conseguenze dell'incomprensione, la diffidenza, la discriminazione e l'intolleranza. Tanto piuÁ questa constatazione eÁ frustrante in
quanto si manifesta a volte anche al livello
delle intelligenze non comuni. Che G. G. jr sia
una persona eccezionale eÁ fuori discussione.
Ma nel panorama delle figure di spicco del
nostro paese resta inesorabilmente marginale.
Il brodo della cultura dominante non lo accetta: G. G. jr sta mescolando scienza e umanesimo e non trova estimatori e difensori ne tra
scienziati ne tra umanisti. BisogneraÁ frugare
nelle eccezioni, come quella di Giovanni Polvani a Milano, per trovare riconoscimenti
espliciti e sinceri.
Colpa anche del fatto che testi di grande in-
teresse e modernitaÁ, come le lezioni pisane di
Fisica Teorica del 1935 non sono riconosciuti
dall'establishment per quello che sono: il guaio
dei genii eÁ che maturano prima dei tempi, rischiando di cadere dall'albero direttamente
nell'oblio. EÁ in questo che gli storici delle discipline dovrebbero sviluppare un doveroso
senso di giustizia, ricollocando le idee nelle
penne dei loro padri. Ma non basta una riflessione storica: bisogna rappresentare puntualmente e persuasivamente la ricchezza delle
menti multiculturali in un ambiente che eÁ piuÁ
portato alla diffidenza che alla curiositaÁ. G.G.jr eÁ
schivo e riflessivo: rompe il riserbo per rari
virtuosismi, come quando Ð simile a un pittore
astratto che voglia tuttavia mostrare la sua
maestria figurativa Ð calcola un effetto classico
di diffrazione che Arnold Sommerfeld giudicheraÁ di grande interesse 7. Semplicemente, si
puoÁ constatare che se gli riesce di fare cioÁ che il
migliore dei fisici competenti sa fare, gli riesce
anche di superare quella barriera che lascia
esitante chi non sia addirittura un genio. Tra
G. G. jr e Ettore Maiorana il sodalizio eÁ non comune: non vi sono dubbi sul fatto che Maiorana
fosse sospettato di follia; pure, il quieto Gentile,
infetto di umanesimo, si intende con il difficile
Ettore meglio che con le regolari intelligenze dei
``ragazzi di via Panisperna'', a cui, pure, non sono estranei.
Se mi eÁ consentito esprimere una opinione
personale, per quello che puoÁ valere nella
collezione degli ``esempi di vita'' a cui ciascuno
di noi si rifaÁ per ispirarsi, Giovannino Gentile,
tra gli individui di intelligenza superiore, ha il
pregio di essere piuÁ comprensibile/accessibile
di altri. Si puoÁ desiderare di essere come lui e
di arrivarci con lo studio appoggiato a doti
personali con una radice familiare robusta: eÁ
un esempio socialmente utile, intellettualmente
plausibile; eÁ, se cosõÁ si puoÁ dire, un ``genio
normale'', non sottolineato da qualitaÁ individuali che si devono imputare a circostanze
psico-fisiche non comuni. Insomma, un personaggio difficile solo per i biografi che, non di
rado, si semplificano la vita professionale cercando di sbalordire con le sole anomalie della
natura umana dei loro personaggi.
7
C. Bernardini e L. Bonolis, ``Giovannino Gentile, 60
anni dopo'', Il Nuovo Saggiatore, 18, n. 1-2 (2002) 7-13.
IL NOSTRO MONDO
GIAMPIETRO PUPPI, IL SUO TRIANGOLO
E LA SUA VISIONE DI PROMUOVERE
NUOVI ORIZZONTI IN FISICA
(1917-2006)
Quattordici anni sono stati necessari affincheÂ
cioÁ che fu proposto teoricamente da Giampietro
Puppi (Gianni per i suoi amici), in un lavoro
pubblicato su Il Nuovo Cimento 5, 587 (1948),
fosse dimostrato sperimentalmente da Danby,
Gaillard, Goulianos, Lederman, Mistry, Schwartz
e Steinberger (Phys. Rev. Lett. 9, 36 (1962)):
n m 6ˆ ne. Nel suo famoso lavoro Puppi distingueva
la controparte neutra del muone Ð adesso nota
come ne Ð dalla controparte neutra dell'elettrone, ora chiamata ne. Tre erano i processi deboli calcolati da Puppi: il decadimento del p, la
cattura del m e il decadimento del m. Puppi fu
capace di provare che questi tre processi deboli
diversi erano descritti «approssimativamente»
dalla stessa carica debole fondamentale. L'accoppiamento dei tre vertici del triangolo di
Puppi descriveva tutti i processi deboli allora
noti usando lo stesso valore della carica, rappresentato dai lati del suo triangolo equilatero.
Questo lavoro fu il primo passo verso l'universalitaÁ delle forze deboli e infatti attrasse
l'attenzione di Enrico Fermi perche era la prima
prova che tutti i processi deboli potevano essere
descritti dalla stessa «costante» d'accoppiamento. Questo lavoro uscõÁ proprio un anno dopo
la scoperta di Conversi, Pancini e Piccioni
(Phys. Rev. 71, 209 (1947)) sui «mesoni» negativi dei raggi cosmici (ora identificati con i leptoni chiamati muoni) che si disintegravano come se non fossero fortemente accoppiati alle
forze nucleari.
Fermi, Teller e Weisskopf (Phys. Rev. 71, 314
(1947)) misero in evidenza il fatto che la vita
media di questo mesone era dodici potenze di
dieci piuÁ lunga del tempo necessario affinche il
(tanto cercato) mesone di Yukawa fosse catturato da un nucleo attraverso il meccanismo delle
forze nucleari. La soluzione di queste apparenti
contraddizioni fu trovata da Lattes, Occhialini e
Powell (Nature 160, 454 (1947)) i quali scoprirono che il muone dei raggi cosmici era il
prodotto di decadimento di una particella, ora
nota come il mesone p, considerata dagli autori
il «mesone primario» (questa eÁ l'origine del
simbolo p, per primario).
Provare che le frequenze del decadimento del
pione, del decadimento del muone e della cat-
tura del muone erano «approssimativamente»
come aspettato dalla universalitaÁ dell'accoppiamento di Fermi fu un contributo notevole.
Infatti, il problema della universalitaÁ dell'interazione debole era al centro dell'attenzione
della comunitaÁ dei fisici, come eÁ provato dai
lavori di O. Klein (Nature 161, 897 (1948)) su
«Mesoni e Nucleoni», di T. D. Lee, M. Rosenbluth e C. N. Yang (Phys. Rev. 75, 95 (1949)) su
«Interazione di Mesoni con Nucleoni e Particelle Leggere», e di J. Tiomno e J. A. Wheeler
(Rev. Mod. Phys. 21, 144 (1949)) su «Spettro
Energetico di Elettroni da Decadimento di
Mesoni».
Quello fu un periodo di grande importanza per
la comprensione delle forze deboli, e il triangolo
di Puppi ebbe un ruolo cruciale nel rivelare la
proprietaÁ della nuova forza fondamentale della
natura la cui «carica» appariva essere tanto piuÁ
debole della forza elettromagnetica e di quella
nucleare.
Un altro contributo interessante di Giampietro Puppi fu il suo lavoro su «Bilancio Energetico della Radiazione Cosmica» (Supplemento
del Nuovo Cimento, X, Serie IX (1953)).
Puppi fondoÁ la sezione di Bologna dell'INFN
che dette vita a una grande collaborazione nel
campo della fisica con le camere a bolle, che
portoÁ alla prova della non conservazione della
paritaÁ nei decadimenti degli iperoni.
Io ho un motivo personale di gratitudine per
Giampietro Puppi. Quando era Direttore delle
Ricerche al CERN (1962-1963) e poi Presidente
del Comitato Sperimentale (1964-1965), ebbe
un ruolo cruciale nel sostenere il mio progetto
NBC (Non-Bubble Chamber). A quei tempi la
Fisica era dominata dalla tecnologia delle camere a bolle, in cui Puppi era stato fortemente
impegnato per costruire la Camera a Bolle Nazionale ad Idrogeno in Italia, e nella formazione
di grandi collaborazioni internazionali basate
sull'analisi delle foto di camere a bolle.
Fu la necessitaÁ di grande potenza di calcolo
che lo portoÁ a fondare a Bologna il primo centro
di calcolo, il cui sviluppo nei decenni successivi
ha prodotto quello che adesso eÁ il piuÁ grande
centro di calcolo in Italia. Tornando alla tecnologia delle camere a bolle, vorrei ricordare il suo
interesse nel discutere il significato del numero
enorme di barioni e mesoni scoperti, grazie alla
tecnologia delle camere a bolle. Perche non incoraggiare altre tecnologie? La domanda cruciale era: Per fare cosa?
19
IL NUOVO SAGGIATORE
Giampietro Puppi con Werner Heisenberg.
20
Durante una riunione nel suo ufficio di Direttore delle Ricerche del CERN, venne fuori il
problema di studiare i modi di decadimenti rari
dei mesoni, e specialmente dei canali di decadimento elettromagnetici. Per far questo, era necessaria una tecnologia NBC. Da tipico esponente della cultura classica di Venezia, aperta ai
nuovi orizzonti, egli sostenne che bisognava incoraggiare nuove tecnologie; e cosõÁ ebbe inizio il
progetto NBC. Lui non era piuÁ al CERN quando,
nel 1968, grazie all'apparato NBC, fu scoperto il
nuovo modo di decadimento in due g del mesone
X 0, che dimostroÁ come questo mesone pesante
non potesse essere il membro mancante dell'ottetto tensoriale: fu questo il primo passo per
determinare direttamente il valore giusto del
mixing dei mesoni pseudoscalari.
In una riunione durante la Conferenza dell'EPS a Bologna, dedicata a «Risonanze Mesoniche e Connessi Fenomeni Elettromagnetici»,
Dick Dalitz mise in evidenza che era grazie a fisici del calibro e con la visione di Gianni Puppi
che potevano essere aperti nuovi orizzonti nella
fisica dei mesoni. Infatti, il problema delle miscele mesoniche vettoriali e pseudoscalari aveva
bisogno di una tecnologia NBC per essere studiato sperimentalmente. A quei tempi non esistevano dati di collisionatori (e +e±) sui mesoni
vettoriali e non esistevano misure dirette delle
miscele mesoniche pseudoscalari e vettoriali.
Come sappiamo adesso, per comprendere le
miscele mesoniche, erano necessari, prima la
scoperta della QCD e poi la scoperta degli
Istantoni. Nessuno avrebbe potuto immaginare
questi sviluppi, radicati nella fisica dei mesoni,
quando, negli anni sessanta, il Direttore delle
Ricerche del CERN incoraggiava i giovani fisici a
proporre nuove strade per andare oltre la tecnologia delle camere a bolle e oltre la conoscenza delle miscele mesoniche basate soltanto
sulle loro masse: ossia cioÁ che Puppi considerava, correttamente, una tautologia.
Gli interessi scientifici di Puppi furono anche
rivolti alla fisica dello spazio e questa eÁ la ragione per cui divenne Presidente dell'ESRO
(European Space Research Organization) e
cofondatore dell'ESA, la European Space
Agency. Intervenendo nel campo dell'ecologia e
della difesa dei tesori piuÁ prestigiosi della nostra
civiltaÁ, egli fondoÁ l'«Istituto delle Grandi Mas-
IL NOSTRO MONDO
se» al fine di studiare, su rigorose basi scientifiche, la dinamica delle masse marine cosõÁ vitale
per il futuro della sua adorata Venezia.
L'ultima volta che ebbi il piacere ed il privilegio di incontrare il mio maestro Gianni fu poche settimane prima della sua dipartita. Non
smise mai di coltivare una moltitudine di interessi, incluso il futuro del CERN, essendo stato
non solo Direttore di Ricerca ma anche membro
del Consiglio del CERN. Era molto preoccupato
quando apprese che il Consiglio attuale non
sempre esprimeva il suo pieno sostegno alle attivitaÁ del laboratorio.
«Ai miei tempi, il Consiglio del CERN era un
forte sostenitore delle decisioni prese, sempre,
per il rafforzamento dell'eccellenza scientifica
dei risultati da ottenere nella piuÁ civile competizione che l'umanitaÁ possa perseguire: la fisica.
Nessuno dovrebbe sottostimare il fatto che il
CERN ha la proprietaÁ di essere un'Istituzione
unica al mondo». Queste sono le sue ultime
parole.
A. Z ICHICHI
INFN e UniversitaÁ di Bologna, Italia
CERN, Ginevra, Svizzera
Federazione Mondiale degli Scienziati,
Pechino, Ginevra, Mosca, New York
Fondazione e Centro per la Cultura Scientifica
``Ettore Majorana'', Erice, Italia
Centro ``Enrico Fermi'', Roma, Italia
RICORDO DI MIMMO ZAVATTINI
Emilio (Mimmo) Zavattini (1927-2007), socio
dell'Accademia dei Lincei dal 1995, chiuse la sua
carriera universitaria, dopo avere lasciato il
CERN, come professore ordinario di Fisica Generale all'UniversitaÁ di Trieste. Negli Stati Uniti,
fu rappresentante del CERN presso il Brookhaven National Laboratory, membro del Comitato di valutazione della ricerca sulle Energie
Intermedie per le Atomic Energy Commission e
la National Science Foundation, professore di
Fisica Nucleare alla Columbia University. Fu
inoltre membro dei Comitati scientifici di Laboratori Nazionali europei.
Affacciatosi alla sperimentazione, subito dopo la laurea, con un esperimento con camera di
Wilson triggerata, effettuato presso il Laboratorio della Testa Grigia, entroÁ al CERN praticamente agli esordi del Laboratorio (nel 1955); fu
Emilio Zavattini a Bologna, nel 1984, al Convegno
della SIF Fifty Years of Weak Interaction Physics.
poi ricercatore associato alla Columbia University (1959-1961), dove collaboroÁ con Leon M.
Lederman, e divenne staff member permanente
del CERN nel 1965, dove fu indiscusso Maestro
di fisici provenienti da numerose UniversitaÁ e
Laboratori italiani e stranieri. La maggior parte
dei ricercatori italiani che hanno collaborato
con lui al CERN occupa (o ha occupato) cattedre universitarie o posizioni di rilievo nella ricerca nazionale e internazionale.
Studioso a tutto campo delle interazioni fondamentali (elettromagnetiche, deboli e forti),
prediligeva esperimenti difficili, per effettuare i
quali individuava metodologie originali e raffinate. Accanto a sviluppi pionieristici della metodologia di discriminazione fra neutroni e raggi
gamma basata sulla forma del segnale proveniente da scintillatori liquidi, promosse il primo
impiego di rivelatori proporzionali in un esperimento con acceleratori, nell'apparecchiatura
che doveva costituire un bersaglio di idrogeno
gassoso senza pareti, e fu precorritrice della
camera multifili inventata da Georges Charpak
nel 1968. RealizzoÁ inoltre per la prima volta un
esperimento nel quale il pompaggio ottico di un
muone legato in un atomo era effettuato mediante l'impiego di un fascio laser operante in
sincronismo col fascio di un acceleratore di
particelle. Gli ultimi anni della sua attivitaÁ sono
21
IL NUOVO SAGGIATORE
stati rivolti a un'impegnativa ricerca di effetti
della polarizzazione del vuoto nella propagazione di fasci di luce laser.
22
***
CosõÁ, Mimmo se n' eÁ andato. In maniera repentina, come quando usciva dallo studio al
CERN per recarsi a conferire col Direttore della
Divisione (NP, poi EP), fosse questi Peter
Preiswerk, Herwig Schopper o Emilio Picasso,
amico fraterno ma non per questo meno puntuale nel chiedere rispetto di scadenze o rendiconti di attivitaÁ.
Nessuno dei tanti fisici che, collaborando con
lui, furono ospiti di quell'ufficio, puoÁ averne dimenticato le caratteristiche: due scrivanie metalliche affacciate, una grande lavagna, nell'angolo destro della quale periodicamente
elencava prioritaÁ e urgenze, due corposi classificatori, traboccanti impagabili appunti, un tavolo di dimensioni minori al quale ogni tanto
sedeva una ragazza intimidita che aveva funzioni ausiliarie, e lui probabilmente non consideroÁ mai come sua segretaria.
Di fronte a quella lavagna, il gruppo teneva le
riunioni piuÁ significative, si ripartivano i compiti, si progettavano le misure, si stabilivano le
tracce degli articoli. Maneggiando il gessetto
con impazienza, ma con grafia chiara, Mimmo
aveva un modo magistrale d'impostare e dirigere la discussione: riduceva la problematica alle
linee essenziali, sollecitava e ascoltava con rispetto le opinioni di tutti e in particolare dei piuÁ
giovani e meno esperti; individuava poi la soluzione piuÁ efficace, e la esponeva avendo cura
che fosse chiara e condivisa. L'atmosfera e la
partecipazione che animavano queste discussioni eÁ rimasta per noi un'esperienza professionale e umana indimenticabile, perche attraverso di questa Mimmo riusciva a trasmetterci il gusto per la ricerca come fatto vitale, creativo e appassionante, comunicandoci
la fiducia della quale talvolta difettavamo e
l'indispensabile mentalitaÁ investigativa.
Con lui ogni collaboratore poteva esprimersi
liberamente, senza timore di essere mal giudicato a causa della propria inesperienza, col risultato che tutti davano il meglio delle proprie
potenzialitaÁ. Il suo giudizio era basato su quello
che ognuno riusciva a realizzare e sull'impegno
col quale affrontava il lavoro, piuÁ che sulle conoscenze che ciascuno riteneva o dimostrava di
possedere. Fu una lezione importante alla quale
fu in seguito ispirata la nostra esistenza sotto il
profilo sia scientifico sia personale. Beninteso
comunque, quando l'urgenza lo richiedeva, tutti
erano energicamente chiamati a lavorare senza
tregua: non c'erano fine settimana, festivitaÁ,
vacanze, tempo libero che tenessero. In compenso, una volta ottenuto il risultato, Mimmo
non obbiettava al rallentamento del ritmo di lavoro, pur richiedendo continuitaÁ nella presenza
e nella discussione.
Nulla nel suo comportamento, comunque, faceva pensare ad un accademico: il suo modo
d'esprimersi diretto, senza fronzoli e poco formale, trasmetteva costantemente il piacere del
dialogo e dava l'impressione che di Fisica si
potesse parlare in termini confidenziali, come
degli amici potrebbero fare a proposito di una
vicenda personale. CosõÁ le discussioni aperte
davanti alla lavagna potevano proseguire in
qualsiasi altra situazione o momento della giornata, fosse la prediletta pausa per il caffeÁ (dove i
nostri appellativi diventavano regolarmente
BertõÁ, PlaÁ e Vitalone) o uno dei nostri arrivi
dall'Italia, altrettanto di frequente celebrati da
una festosa cena a casa sua.
EÁ ancora vivo il ricordo del primo incontro
con Mimmo del piuÁ giovane tra di noi (A.V.)
quando, fresco di laurea, arrivoÁ con il TEE Cisalpino a Ginevra, in un ricercato abito di lino
irlandese. Era il 1967, all'UniversitaÁ anche gli
studenti circolavano ancora in giacca e cravatta;
il completo di lino certificava il possesso di un
guardaroba di rango, che nelle intenzioni del
nuovo arrivato avrebbe dovuto rappresentare
un buon biglietto da visita. Lo sguardo stupefatto di Mimmo, la bonaria canzonatura a questo
associata e l'informazione che nei laboratori del
CERN il maglione era l'uniforme corrente tra i
giovani furono invece i primi elementi utili alla
new entry per familiarizzare col personaggio e
con l'ambiente.
Segnale inconfondibile della sua presenza al
CERN era la gloriosa Seicento rossa parcheggiata in prossimitaÁ dello studio. Giungendo
per primo e trattenendosi spesso sul lavoro piuÁ
a lungo di tutti, piombando in zona sperimentale, anche coi vestiti infilati sopra il pigiama, la notte in cui riceveva un appello disperato dai giovani in turno, non abbandonando
la presa su qualsiasi problema fin quando non
era risolto o non ne era avviata la soluzione,
identificando il bandolo delle matasse che
sembravano piuÁ aggrovigliate, trattando tutti
familiarmente e chiedendo a chiunque di dargli
del tu, Mimmo conquistava immediatamente la
IL NOSTRO MONDO
fiducia e la considerazione di ogni nuovo membro del gruppo.
Il giudizio pieno di ammirazione sul quale tutti
convenivano era contenuto in frasi come: ha la
fisica nel sangue, oppure nel suo studio, anche
gli arredi trasudano idee. Ma, al di laÁ delle
competenze scientifiche, se ne coglieva l'interesse anche attraverso l'aspetto della persona.
L'espressione del ragazzo invecchiato, piuÁ che
dell'uomo maturo, il ciuffo di capelli che tendeva
a spiovere sugli occhi pungenti, il modo d'incedere nei corridoi del CERN a testa bassa, come
per scoraggiare incontri inopportuni, la voce impastata che aveva dopo una notte di run e i colpetti di tosse che preannunciavano una sfuriata,
la propensione a dimenticare la giacca in qualche
angolo remoto del Laboratorio, i modi di dire
caratteristici (...mica tanto chiaro... poche
chiacchiere...siamo da capo a dodici...quello
dorme da piedi...il guadagno del castagnaro...la
figura dei peracottari) che finivano per contagiare la parlata dei collaboratori, l'abitudine di
abbozzare calcoli o progetti su un tovagliolo di
carta a un tavolo del bar, il suo inglese, che tradiva qualche inflessione romanesca, erano tratti
emblematici che ne facevano una persona piacevole oltre che autorevole. Se anche, qualche
volta, i collaboratori cedevano a reciproche insofferenze, nei confronti di Mimmo sintonia e fiducia erano pressoche permanenti.
Si percepivano in lui lo scienziato di grande
caratura, il respiro di chi intende la Fisica come
un giocatore d'eccezione padroneggia in maniera
geniale la tecnica del gioco, la formazione di chi
aveva avuto come maestri e partner nella ricerca
personaggi dalla statura di Gilberto Bernardini e
Leon Lederman. Ci domandammo spesso come
fosse possibile che uomini con storie e radici
tanto diverse come Bernardini, Lederman e
Mimmo riuscissero a intendersi sul piano personale, oltre che su quello scientifico, e concludemmo invariabilmente che la matrice comune era la grande intelligenza unita all'entusiasmo
per la ricerca. Tenendo presente il temperamento
forte di Mimmo, ci spiegammo nello stesso modo
il buon esito della sua collaborazione con Carlo
Rubbia, ben noto per possedere la stessa, non
sempre conciliante, caratteristica.
Sotto questo profilo, la collaborazione di
Mimmo coi suoi allievi, e con noi in particolare,
non fu sempre facile: accanto ai momenti piuÁ
magici e creativi, ve ne furono anche alcuni non
proprio piacevoli. Il tratto dominante del nostro
rapporto fu tuttavia costantemente rappresen-
tato dalla consapevolezza di avere di fronte a
noi un uomo, oltre che uno scienziato, straordinario, col quale valeva la pena di condividere
momenti luminosi e momenti problematici, dato
che comunque essi erano per noi forieri di crescita, scientifica e umana.
Tra i ricordi della lunga stagione condivisa ai
quali siamo maggiormente affezionati, spiccano
quelli legati all'estate del '67. Conclusa la collaborazione che aveva portato a termine la difficile misura della velocitaÁ della reazione di
cattura nucleare del muone negativo in idrogeno
gassoso, era maturato l'interesse per lo studio
della reazione analoga in deuterio gassoso, che
avrebbe dato a sua volta risultati importanti a
proposito delle costanti di accoppiamento delle
interazioni deboli. Per effettuare il nuovo esperimento (che rappresentava anch'esso una misura difficile), occorreva cambiare i rivelatori
per neutroni (dato il diverso spettro energetico
di quelli prodotti dalla reazione in deuterio), ma
si poteva sfruttare buona parte dell'apparecchiatura usata per l'esperimento in idrogeno.
Fatta eccezione per qualche supporto tecnico,
riuscimmo quindi a partire per i nuovi run solamente in quattro (Mimmo e noi tre) completando la raccolta dati entro l'autunno.
Avemmo tra l'altro l'onore di ricevere sul floor la
visita di Lederman, il quale per primo aveva
misurato la velocitaÁ della stessa reazione in
deuterio ed era curioso di vedere il nostro apparato, che (soprattutto grazie alle intuizioni di
Mimmo) presentava caratteristiche di alto livello e minori complicazioni di tipo sistematico.
Si trattoÁ comunque di un'impresa abbastanza
epica, data la complessitaÁ dell'apparecchiatura
sotto i profili della sicurezza, dell'impiego di gas
e miscele di gas ultrapuri, dei diversi tipi di rivelatori impiegati e della corrispondente elettronica ed acquisizione dati: ma l'entusiasmo
che ci sosteneva, sotto la guida severa e un po'
preoccupata di Mimmo, permise in breve a ciascuno di gestire felicemente e autonomamente
l'apparato.
Crediamo che difficilmente quattro persone
che lavorano insieme possano raggiungere
un'intesa simile a quella che si stabilõÁ tra di noi
in quella manciata di mesi fertilissimi. Il risultato preliminare dell'esperimento sarebbe
stato pubblicato su Physical Review Letters.
Correggemmo il pre-print del lavoro finale
praticamente seduti sulle valigie ancora chiuse
che la famiglia Zavattini stava scaricando (allora
scaricare aveva un senso quasi esclusivamente
23
IL NUOVO SAGGIATORE
24
letterale) durante il trasloco nella nuova casa di
Meyrin. L'articolo, probabilmente uno degli ultimi lavori sperimentali in fisica sub-nucleare
firmato da solo quattro autori, apparve infine su
Physical Review D.
Sempre con lui, il problema delle costanti di
accoppiamento dell'interazione debole venne
ripreso a Saclay, dove venne messa a punto e
sviluppata la metodologia di misura delle velocitaÁ di cattura nucleare del muone negativo da
parte di protoni e deutoni (in bersagli liquidi)
tramite misure di alta precisione delle vite medie dei muoni (positivi e negativi) fermati nei
bersagli attraverso la rivelazione dei loro elettroni di decadimento: basti ricordare, tra le implicazioni corrispondenti, la determinazione piuÁ
accurata della costante di Fermi.
Nel 1984, al Convegno organizzato a Bologna
dalla SocietaÁ Italiana di Fisica per celebrare il
Cinquantenario della teoria di Fermi sulle interazioni deboli, gli organizzatori chiesero a
Mimmo (che era tra gli Ospiti d'onore) di designare tre suoi lavori perche fossero riprodotti
negli Atti del Convegno come emblematici del
suo contributo: lui indicoÁ quelli sulla cattura in
idrogeno e in deuterio gassosi e quello sulla
misura (con l'accuratezza di 1/10 5) della vita
media del muone, che a tutt'oggi rappresenta,
con quella realizzata nello stesso anno al
TRIUMF, la misura piuÁ accurata dalla quale eÁ
ricavato il valore della costante di Fermi che
figura nella rassegna del PDG.
Negli ultimi anni i nostri percorsi s'erano separati, ma poiche l'energia, i sentimenti, l'essenza
delle persone sopravvivono ai loro rapporti e a
loro stesse, lo ricordiamo con immutato affetto.
Oggi ci piacerebbe pensare a un'assenza temporanea di Mimmo Zavattini, come quando Ð
dopo i run della misura sulla cattura in deuterio
Ð lo salutammo, all'aeroporto di Ginevra, mentre
partiva per gli Stati Uniti. Forse l'immagine non eÁ
solo l'eco di un mondo affettivo non sopito, anche
se ormai lontano: per lo meno fin quando, in un
consesso di fisici, uno dei tanti che sono stati suoi
allievi imposteraÁ una discussione come faceva
lui, davanti a quella lavagna.
A. B ERTIN e A. VITALE *
Sezione INFN e UniversitaÁ di Bologna
A. PLACCI
giaÁ CERN, Ginevra
(*) e Fondazione Giuseppe Occhialini, Fossombrone (PU)
Errata Corrige
Nell'articolo «Energia sviluppo e ambiente» di
R. A. Ricci, pubblicato nel vol. 22, no. 5-6 (2006)
pp. 28-37, sono presenti i seguenti errori:
Ð p. 30, in fig. 4, nelle indicazioni in basso a
destra si legga N 6,5% al posto di N 65% e SolFus
(Solare o Fusione) al posto di zolfo;
Ð pp. 34, 35, le didascalie delle figure 9 e 10
devono essere scambiate tra loro;
Ð p. 35, colonna di sinistra, 5 a riga, si legga
«potenza» al posto di «produzone di energia».
Ci scusiamo con l'Autore e i lettori per lo
spiacevole inconveniente.
La Redazione
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