GIUSEPPE
C A R L O
BIADEGO
C I P O L L A
Commemorazione letta II U dicembre 1916 nella sala del Consiglio Prov.
Nel suo studio su Teodorico Carlo Cipolla mette a
confronto i l giudizio dei contemporanei e i l giudizio dei
posteri, l'opinione corrente, mentre viveva, e la fama formatasi e consolidatasi nei secoli intorno al fondatore del
Regno Ostrogoto. Soffermandosi sui giudizi dei contemporanei Carlo Cipolla osservava che questi sono sempre degni
di alta considerazione, anche se non ci sia dato di farne
il controllo cogli avvenimenti e intenderne e interpretarne
i motivi. " A i contemporanei — scriveva i l nostro Collega
— può mancare talvolta l imparzialità- : più spesso i loro
giudizi sono resi imperfetti dalla impossibilità in cui si
trovano di considerare, siccome è concesso ai posteri,
1' insieme tV un fatto, i l complesso della vita, d' un personaggio. A chi guarda troppo da vicino un oggetto di grandi
dimensioni, sfugge i l complesso del medesimo : egli non
può considerarne che i particolari „.
1
Queste osservazioni mi colpirono giorni sono, mentre
tenevo raccolta davanti agli occhi, e scorrevo la ingente
produzione di Carlo Cipolla, mentre, in mezzo alla mole
di volumi, di opuscoli, di periodici, di fronte al materiale
svariato e disparato, cercavo di orientarmi per poter pre2
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sentare
meno imperfettamente delincata l a figura del Col-
L a risposta è difficile : n è noi suoi vicini, (per usare
lega scomparso. E sentiva che Carlo Cipolla poteva aver
una parola di significazione dantesca) noi suoi contempo-
ragione : ai contemporanei può mancare talvolta 1' impar-
ranei possiamo avere la pretesa
zialità : i contemporanei, che guardano
t u t t ' a l più cercar di raccogliere alcuni elementi che sieno
troppo da vicino
un oggetto di grandi linee, non vedono che i particolari :
in avvenire materia non
ma alla
potranno dare soltanto coloro
loro
percezione
e comprensione
sfugge
troppo
di darla. Noi possiamo
inutile al giudizio sereno
che
spesso i l complesso dell' oggetto medesimo.
Carlo Cipolla fu uno storico, fu un erudito, un paleo-
Che questo tempo chiameranno antico.
grafo, un glottologo : e potrei aggiungere altri appellativi.
Avrei
detto tutto 'ì No, certo : non avrei dotto nulla, o
quasi, per la valutazione dell' opera sua. Potrei enumerare,
dividendoli per classi e per categorie, gli infiniti suoi l a v o r i :
t a n t a v a r i e t à , diciamo pure, tanta disparità, offrirebbe nel
suo raggruppamento l'immagine del concetto ideale, unico
che fu certo l'inspiratore, la guida
dell'infaticabile pro-
duttore ?
Non lo credo. Bisognerebbe non solo enunciare e classificare, ma studiare ogni argomento per vedere quanto si
sapeva prima del Cipolla e quanto fu aggiunto da l u i ;
bisognerebbe mettere in rilievo quanta nuova luce i l nuovo,
1' aggiunto abbia arrecato nel giudizio dei fatti, in quel
giudizio cioè che una vecchia consuetudine aveva fatto
accettare come moneta legale, corrente: bisognerebbe in
line far notare se e come la minuta indagine avesse per
ultimo line lo studio dei fenomeni più complessi, dei problemi più ardui che abbiano scosso, travagliato, trasformato
l a società attraverso i secoli. Carlo Cipolla fu un grande
ma semplice erudito : o uno storico che vuol dire sopratutto un filosofo che nei fatti studia e accerta e fissa le
leggi del diritto umano traverso gli errori dei popoli,
traverso le vicissitudini, i mutamenti dei governi, traverso
le ingiustizie della forza feroce e brutale 1 fu, in altre e
più brevi parole, un filosofo della storia?
Quando Carlo Cipolla, appena diciassettenne, (poco dopo
il settanta) moveva, i p r i m i passi verso quella meta che
egli senza titubanze, senza incertezze, senza soste in breve
raggiunse, piantando fermo i l piede sul vertice, donde con
occhio sicuro dominava l amplissimo campo della storia
italiana, dalle prime origini fino ai giorni del risorgimento,
1' Italia aveva già dato nel Piemonte, in Toscana, nella
Lombardia esempi splendidi del come doveva esser studiata
la storia del nostro paese, del come essa doveva essere
rinnovata, rifatta. Ma i l Veneto, ma Verona s' era appena
tolto di dosso l a grave soma della s e r v i t ù ; cominciava
appena a ridestarsi dal letargo pernicioso che durò del
trattato di Vienna al 1866. Studi improntati a s e v e r i t à
di ricerche, ma anche a larghezza di vedute sarebbero
stati possibili in quel periodo funesto ? Questo è certo che
il grande movimento erudito Veronese del secolo decimoottavo s' arresta dopo l a morte di Scipione Maffei. Alessandro C a r l i nel 1796 pubblicava una storia di Verona
in sette volumi : ma essa non può pretendere di essere
una figliazione diretta del metodo critico che fa capo a l
Muratori. Nel 1825 Giuseppe Venturi, mente robusta e
stoffa di erudito e di critico assai diversa dal Carli e di
assai superiore, pubblicava in due volumi un sommario
della storia di Verona : lavoro eccellente nelle intenzioni
1
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e nel metodo, ma troppo schematico, troppo scheletrico
p e r c h è si possa considerare una vera storia. Insomma
Scipione Maffei fu i l grande lavoratore che aperse l a strada
maestra ; fu i l poderoso artiere che tracciò le prime linee,
che pose le fondamenta del solido edifìcio: ma morto Ini,
l'edificio non p r o g r e d ì . E si noti che Scipione Maffei,
assorbito dai lavori letterari, teologici, archeologici, distratto dai viaggi, non diede che una porzione piccola della
sua a t t i v i t à : e la parte n a r r a t i v a della Verona illustrata
si forma al secolo ottavo. Restavano sempre da chiarire,
da illustrare a l t r i periodi veronesi t r a i quali i due più
importanti forse per l a storia d' I t a l i a , i l Comunale e lo
Scaligero : due campi quasi del tutto inesplorati, e pei quali
le difficoltà si presentavano più grandi per la mancanza
delle antiche carte pubbliche dell'epoca Comunale e Scaligera distrutte da un incendio nel decimoquarto secolo.
Quale lavoro paziente, improbo abbia compiuto il
Cipolla, lo si desume dall'ingente materiale c h ' e g l i raccolse dagli archivi di Verona, di Modena, di Reggio E m i l i a ,
di R o m a , di Mantova, di Venezia o coordinò e illustrò con
una perizia paleografica, con una dottrina così vasta, così
minuta, così sicura che basterebbe questa sola piccola parte
della sua produzione ad assicurargli un nome non perituro.
Ricordiamo i documenti diplomatici veronesi, cioè i trattati
commerciali e politici del secolo X l f , dai «piali apparisco
v i v a e perspicua l a relazione t r a la vita economica e la
v i t a politica nel medioevo : ricordiamo i documenti per la
storia delle relazioni t r a Verona e Mantova nel secolo X I I I
pubblicati dalla Società Storica L o m b a r d a : ricordiamo gli
Statuti rurali Veronesi, dai (piali emerge come l a costituzione dei Comuni sia conseguenza naturale della decadenza feudale del Conte e dell' allentamento del potere
politico di qualche istituzione ecclesiastica : ricordiamo la
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Storia Scaligera secondo i documenti di Modena e di Reggio
E m i l i a , o le lettere di papa Giovanni X X I I
riguardanti
Verona
sopratutto
e gli Scaligeri (1319-1334), preziose
perchè gettano uno spiazzo di luco vividissima sull' indirizzo politico seguito da
Cangrando,
il supposto Veltro
Dantesco, verso la. Corte di Roma.
Quale contributo per la ricostruzione della storia e
della v i t a veronese nel secolo X I V Carlo Cipolla abbia
dato, si comprende subito, solo elio si getti 1' occhio sulle
testimonianze sincrone, sulle cronache, sulle poesie del
tempo, eh' egli o diodo fuori per la prima volta, o ripubblicò con quali' apparato di critica filologica e storica, in
cui era maestro. Anche qui b a s t e r à accennare alle cose
principali : e innanzi tutto al primo volume delle Antiche
Cronache Veronesi costituito per la massima parte dalla
edizione del De Modemis gestis di maestro Marzagaia che
fu dal Maffei mandato al Muratori p e r c h è venisse inserito
nei Rer. Hai. Scriplores e che i l Muratori per la scorrezione del codice e lo stile strano e avviluppato non accolse.
Fu cosa ardua e audace ripigliare l ' i m p r e s a abbandonata
dal Muratori ; ma Carlo Cipolla sapeva di poter osare. E
maestro Marzagaia oggi si p u ò leggere, grazie alla valentia
dell'editore, coadiuvato dall'acume filologico del fratello
Francesco, e manda una luce chiara sulle ultime t r i s t i
vicende della dominazione Scaligera.
A paro col primo volume delle Antiche Cronache V e ronesi pubblicato dalla Deputazione Veneta di Storia P a t r i a
vanno collocati i due delle opere del Vicentino Perreto
de' F erreti contenenti 1' Historia rerum in Italia gestarum
dal 1250 a l 1318, compresi nelle Fonti per la storia <V Italia
dell'Istituto Storico Italiano. N è vanno dimenticate le Poesie
minori riguardanti gli Scaligeri illustrate, in collaborazione
con F l a m i n i o Pellegrini : e tante altre pubblicazioni minori
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di cronachette,
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di annali veronesi antichi, in preparazione
della nuova edizione della cronaca muratoriana del notaio
Parisio da Cerea, a cui attendeva da più di trent' anni, e
su cui, come su molti altri lavori (primo fra questi i l tanto
atteso carme di Ferreto in onore di Cangrande) iniziati,
bene condotti
innanzi ma non
compiuti, cadde l a mano
stanca.
Chi da quanto ho detto sin qui, giudicasse Carlo Cipolla
un erudito locale, s' ingannerebbe a partito. Non lo fu
nemmeno quando, non uscendo da Verona, scrisse l a storia
delle popolazioni dei X I I I Comuni Veronesi, la storia cioè
di piccoli centri ove si parlava un dialetto tedesco, sparsi
sulle cime dei nostri Lessini. Ma trattavasi di sfatare una
leggenda, a cui scrittori tedeschi, come lo Schnellor e il
Bergmann, vollero dare carattere scientifico, sostenendo
che le colonie tedesche delle nostre prealpi non sono che
gli avanzi di una estesa popolazione tedesca, onde deve
attribuirsi alla Germania l'origine di quasi tutta l a popolazione Veneta. Intento storico e patriottico ebbe i l Cipolla,
nello stesso tempo in cui i l lavoro, condotto con t u t t a la,
severità, della critica riuscì contributo notevolissimo alla
glottologia con l a memoria sulla Toponomastica dell'ultimo
residuo della colonia alto-tedesca nel Veronese e con gli appunti linguistici e col dizionario dei coloni tedeschi nei
X I I I Comuni compilato in unione al fratello Francesco,
e accolto nell' Archivio (Jlottotoyico dell' Ascoli.
Insegnante di storia moderna nell Università di Torino,
Carlo Cipolla, per l a natura stessa del suo ingegno che
abbracciava in una sintesi vigorosa t u t t a la storia italiana,
non p o t è sottrarsi dal portare un aiuto prezioso a l l a storia
della regione che per ventiquattro anni lo ebbe ospite
gradito e onorato. A d Asti, l a c i t t à che nel medioevo
piemontese rifulse per ricchezza e per commercio, non meno
che per a t t i v i t à politica, militare e letteraria, ad A s t i
resa particolarmente nota agli studiosi in tempi recenti
da Quintino Sella che ne pubblicò i l codice Malabayla, ad
Asti rivolso le sue ricerche i l Cipolla con l'illustrazione di
quattro documenti conservati nella biblioteca reale di Torino, che vanno dal 1155 al 107S, — con le monografie
sui vescovi Audace, Rozone e Brunengo, — con gli appunti sulla storia, della c i t t à dalla caduta dell' impero romano sino al principio del X secolo, — con le vicende
che la, c i t t à stessa, subì sotto la dominazione francese dal
novembre 17 15 al marzo 17<l(i. Dopo A s t i venne i l monastero di S. Giusto di Susa con le più antiche carte
diplomatiche: venne Bobbio con le sue antiche biblioteche
e con lo sue pergamene dei secoli X I I 1 - X 1 V , con la storia
artistica della basilica di S. Colombano n e l l ' e t à della r i n a scenza : vennero le ricerche Bull' antica biblioteca del
Monastero della Novalesa, situato sul!' antica strada del
Moncenisio, sopra un territorio che apparteneva dapprima
alla Francia e più tardi al regno d'Italia, e che servendo
di anello fra l ' i m a e l ' a l t r a regione, r i s e n t ì fortemente
l'azione della scuola letteraria e paleografica Carolingica :
vennero in fine i due volumi contenenti i Monumenta
Novaliciensia vetustiora, cioè la raccolta degli atti e delle
cronache riguardanti 1' abbazia della Novalesa, larga materia ai coltivatori della storia religiosa, politica, letteraria,
e artistica d' Italia.
1
11 passaggio dalla cattedra di Torino a quella di F i - {
renze non seguo per Carlo Cipolla i l passaggio dagli studi
della storia veneta e piemontese agli studi della storia !
fiorentina. È del 1909 un suo scritto sugli A t t i diplomatici
riguardanti le relazioni fra Venezia e Firenze : ma fino
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dal 1872, a soli diciott'anni, egli aveva compilato uno
studio su tra Girolamo Savonarola e la costituzione veneta.
L a visione di ciò che nel gran quadro della storia italiana
rappresenta Firenze, Carlo Cipolla ebbe larga e completa
sino dagli anni della sua giovinezza, quando non esistevano per lui limitazioni, confini al suo fervore, a l l a sua
esuberante a t t i v i t à . Non confini di tempo, di spazio, di
regioni, di generi : per lui l a storia politica si confondeva,
si intrecciava alla storia letteraria e a r t i s t i c a ; anzi la
letteratura e l'arte erano veramente per lui completamento,
integramento della vita civile : e senza 1' arte e la letter a t u r a non si potevano bene interpretare gli avvenimenti :
e gli svolgimenti, le ascensioni, gli stessi traviamenti, le
funeste discese d' una nazione ricevevano luce e spiegazione dallo studio del pensiero dei grandi dominatori d'un
epoca o d' un popolo. Di qui, dai minuti lavori di erudizione, dalle voluminose opere di pura ricerca storica e
diplomatica il costante periodico ritorno di Carlo Cipolla
alla letteratura e a l l ' arte ; sopratutto i l ritorno a Dante,
le cui linee caratteristiche, egli pensava, coincidono con
quelle dello sfondo sociale e politico, da cui la p e r s o n a l i t à
stessa si solleva e si stacca di guisa che quelle e queste
scambievolmente si illustrano. Dei molti scritti danteschi
ricordo soltanto quello sulla compagnia malvagia e scempia,
nel quale lo studio dei documenti mira a spiegare l a base
storica dello sdegnoso giudizio del poeta : ricordo la memoria sul trattato De Monarchia e 1' opuscolo De palesiate
regia et papali di Giovanni da Parigi, ragguardevole e acuta
disamina per l a cognizione delle opinioni correnti t r a i l
X I I I e i l X I V secolo riguai-do alla natura e alle relazioni
della Chiesa e dello Stato, notevole quindi per conoscere
quanto i l grande Poeta si conformi, quanto si stacchi
dalle opinioni del suo tempo intorno alla grave questione.
Ingegno analitico e sintetico nel tempo stesso : pazienza
di benedettino nel descrivere una pergamena antica, tenendo calcolo di ogni p a r t i c o l a r i t à , d' ogni sfumatura paleografica che può essere un dato cronologico, e segno
di a u t e n t i c i t à o di falsità del documento, — e attitudine
vigorosa alla correlazione, alla sintesi dei fatti storici
e dei fenomeui sociali : tale fu Carlo Cipolla. Nella sua
mente lo studio del fatto storico si fondeva con lo studio
del fenomeno sociale ; e 1' uno riceveva luce dall' altro.
Per lui la storia civile era anche storia del diritto : l'una
non si poteva dissociare dall' altra, ne studiarla con utilità
vera separatamente. Questo asserto potrebbe apparire più
evidente se fossero di dominio pubblico i corsi delle lezioni
ch'egli tenne per trenta quattro anni a Torino e a Firenze ;
(ogni anno egli teneva un corso nuovo, i l che vuol dire
eh' egli non si ripeteva) : ma di quelle lezioni egli non
diede che pochi saggi, come un problema intorno all'incivilimento germanico, e i caratteri e i limiti dell'età barbarica
in Italia. Non è detto, ma io credo che appartengano ai
corsi delle sue lezioni il Saggio di ricerche intorno al diritto familiare considerato quale criterio per giudicare della
civiltà dei Germani antichi, la nota Della supposta fusione
drgli Italiani coi Germani nei primi secoli del Medio Evo, e le
Considerazioni sul concetto di Stalo nella monarchia di Odoacre.
E , audio sotto questo aspetto, nei lavori qui citati e in
a l t r i , ad esempio in quelli sulla S a l t a r l a veronese, lombarda e piemontese che tendono a dimostrare come in
passato praticamente si definivano le relazioni fra i l diritto
pubblico e i l diritto privato in ordine ad una questione
di gravissima importanza, qual' è quella della dilesa degli
interessi agrari, Carlo Cipolla si rivelò un legittimo discendente ed erede di Lodovico Antonio Muratori, che primo
e per lunga serie d' anni non seguito da altri i l l u s t r ò con
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profondità meravigliosa la vita sociale, politica, religiosa
ed economica del medio evo, tracciando primo e non superato maestro la v i a al grande edificio della storia del
diritto italiano.
*
* *
I l o detto «leilo storico, dello scienziato. Una. minima
parte di quanto si potrebbe dire : minima per l'argomento
vastissimo (le pubblicazioni del Cipolla, fra grandi e piccole,
ascendono a quasi 500), minima per l'uomo che meritava,
a ricordarlo non insufficientemente in quest'aula, voce
migliore della mia. Ma io parlo a veronesi : parlo a colleglli : parlo a persone a cui basta i l solo nome, i l semplice ricordo p e r c h è la figura, piccola, modesta., dimessa,
diciamo pure (poi che è la parola che veramente gli si convenga) la figura umile del Concittadino nostro si delinei
netta, marcata, quasi ad illuderci d' averlo presente.
Ultimo rampollo d'una fra le tante famiglie che resero
illustre Verona nei secoli andati, Carlo Cipolla comprese
che lo splendore della nascita non conta e al nome non
aggiunge lume, se al titolo non s' accompagnino lo opere.
Recatosi a Padova, ebbe la fortuna di avere a maestro
Giuseppe De L e v a , lo storico di Carlo V, che gli preconizzò
una. cattedra universitaria.. K la cattedra universitaria, di
Torino gli fu conferita nel ÌHH2, a soli v e n t ' o t t o a n n i ;
e i l suo titolo maggiore fu quella sua Storia delle Signorie
Italiane dal 1313 al 1530, opera poderosa della sua giovinezza che, condotta non sui libri ma direttamente sui
documenti del tempo, ancor oggi, dopo quasi quarant'anui
dal suo primo apparire, è guida eccellente agli studiosi.
Nel 1906 Pasquale Villari scendeva dalla cattedra di
storia moderna da lui gloriosamente tenuta nell' Istituto
di Studi Superiori a Firenze. Certo, se si deve parlare di
scuole e di indirizzi differenti nello studio della storia,
Carlo Cipolla non pareva 1' uomo più indicato per succedere a Pasquale V i l l a r i ; eppure, quando si pensò a chi fra
i tanfi insegnanti di storia dello scuole italiane, dovesse
venir trasmessa la fiaccola dall' insigne maestro tenuta
accesa, e agitata per tanti anni, il V i l l a r i stesso indicò i l
nome del Cipolla. Che vuol dir ciò 1 i l metodo poteva
parere diverso, ma, i l fine era unico. Carlo Cipolla, come
Giuseppe De Leva, come Pasquale V i l l a r i , aveva sempre
fimuto fede al principio eh' è falsa soltanto quella scuola
elio l a della, erudizione, i l fine, non il mezzo del lavoro
scientifico ; Carlo Cipolla aveva con l a sua vasta produzione
dimostrato che non ha alcuna ragione di esistere quella
erudizione, la quale, accontentandosi di studiare i fatti,
non sa trarre da essi alcuna, conseguenza di ordine più
elevato. E Pasquale V i l l a r i , bene giudicando l'uomo p r e scelto, preferì l'essere al parere. Senza voler far confronti,
ni: metter l'uno a paro dell'altro, si può dire con ragione
che parlatore eloquente e grande animatore e suscitatore
di energie fu Pasquale Villari, maestro dal nutrimento
vitale e produttore di valorosi discepoli fu Carlo Cipolla.
Carlo Cipolla non seppe farsi acclamare : non seppe sollevare gli entusiasmi. Effetto della sua natura, conseguenza
del suo temperamento schivo di onori e di clamori : ma
chi giudica non dalle appareuze ma dalla sostanza, deve
inchiuarsi dinanzi a questo modesto, a questo dotto, a
questo scienziato che fu e passò umile perchè fu grande.
F u e passò umile : e gli onori, eh' egli non ambiva e non
accattava, non gli corsero dietro. Così gli mancò 1' onore
veramente degno di lui : che, oltre i titoli statutari, oltre
T indiscusso valore scientifico, oltre l a molta conoscenza
dei problemi della scuola, non cuore più nobile del suo,
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non coscienza più della sua retta ed integra meritava di
rappresentine Verona nel Senato del Regno d ' I t a l i a . L o
affollarono invece gli incarichi onerosi e delicati : e se
e era bisogno d un competente sicuro e spassionato, ricorrevano a Ini. E , per non citare che un esempio, nei concorsi a premio di storia, i più ambiti in Italia, della Reale
Accademia dei Lincei, il relatore fu per parecchi anni
Carlo Cipolla.
1
1
Germanico fu giudicato i l metodo seguito da Carlo
C i p o l l a : germanico fu detto e ripetuto, alcune volte con
dispregio, assai spesso con ammirazione da coloro che in
passato tutto ciò eh' era tedesco adoravano, ed oggi con
siterò orrore fìngono di non conoscere, quando non si
sdegnano se qualcuno osi mettere in dubbio l a s i n c e r i t à
e non m u t a b i l i t à dei loro sentimenti e convincimenti. Carlo
Cipolla era bensì un sincero estimatore anche di tutto ciò
che di buono fuori d' I t a l i a si produceva: ma i l suo metodo
di studio era di scuola vecchia nostra, era italiano, come
italiani erano i suoi sentimenti. Donde ne derivò quello
spirito alto, schietto, aperto di i t a l i a n i t à che traspare da
tutte le sue pagine. Spirito profondo e antico di italianità
che nel primo giorno che parlava, egli giovane, ai giovimi
dalla cattedra di Torino il I l i novembre 1882 lamentava
che la nostra storia venisse studiata prima dagli stranieri
che da noi, che i tesori dei nostri archivi venissero additati
a noi dagli stranieri, e gridava alto : scriviamo noi la
nostra storia. Spirito profondo e antico d' i t a l i a n i t à che
nel 1882, recensendo 1' opera di Guglielmo Giesebrecht
Geschichte der deutschen Kaiserzeit trovava legittimo l'entusiasmo dell' autore nella narrazione degli avvenimenti del
suo paese, ma dichiarava di non poterlo seguire dove il
Giesebrecht faceva consistere 1' avvenire dell'Occidente nel
trionfo del germanismo sulle umiliate nazioni romanze.
Spirito profondo e antico di i t a l i a n i t à che gli dettava sin
dal 1877 parole severe contro lo Schneller per quello che
aveva scritto a proposito delle popolazioni dei V I I vicentini e X I I I Comuni Veronesi, rimproverandogli apertamente
il linguaggio indecoroso suggerito allo scrittore tedesco
dalla passione politica, o bonariamente canzonandolo perla teutonica fantasticheria di trasportare nella Germania
quasi tutta hi regione Veneta e creare un principato tedesco
nei X I I I e V I I Comuni.
Congiunto allo spirito di i t a l i a n i t à ora in Carlo Cipolla
lo spirito di m o d e r n i t à . Particolare questo che all'attento
osservatore e giudice dell'uomo e dello scrittore non deve
sfuggire. Carlo Cipolla amava 1' arte e studiava la storia
dell' arte, manifestazione, dilettazione e cornice della v i t a
sociale : la studiava in tutti i suoi svolgimenti e atteggiamenti : la studiava e l a ricercava nei grandi come nei
piccoli c e n t r i ; la i l l u s t r a v a con amore uguale, tanto se si
trattasse d' un capolavoro, come la basilica di S. Zeno, o
d' un grandissimo a r t i s t a , come Raffaello, quanto dei primi
rozzi informi tentativi anteriori al mille, come gli affreschi
della grotta di S. Nazaro ; voleva che i monumenti fossero
rispettati e indignavasi contro le manomissioui, le superfetazioni, contro i restauri mal concepiti e peggio eseguiti :
ma con tutto questo non aveva la feticistica, microcefalica,
ombrosa adorazione del passato che non permette che
nulla, siii toccato, come se il passato avesse detto l ' u l t i m a
parola, o tracciato 1' ultima linea, oltre l a quale non è
lecito andare. Donde i l suo alacre interessamento per le
questioni artistiche che appassionassero gli animi, specialmente se riguardavano ia sua c i t t à natale, questioni sulle
quali assai spesso a m a v a portare i l suo giudizio sempre
temperato ma ragguardevole, p e r c h è frutto della sua espe-
30
rienza, del suo buon gusto, della sua grande coltura e
conoscenza delle opere d'arte e degli svolgimenti e rivolgimenti dell' arte attraverso i secoli. Così fu che quando
a Verona si a g i t ò la questione siili' assestamento della
Piazza delle E r b e e corsero i giudizi più disparati sui
bozzetti presentati al concorso bandito dalla nostra Cassa
di Risparmio, egli scrisse: " Come in tutti i concorsi, le
opinioni durante i l concorso e dopo furono diverse : chi
voleva 1' uno e chi preferiva V altro bozzetto ; riè m a n c a vano quelli che preferivano l a conservazione dello stata quo.
L e ragioni che militano in favore del partito di conservare
le cose come stanno, non sono architettoniche, ma sono
invece di carattere pittorico; a molti infatti par che venga
a mancare qualche cosa alla piazza, levandone lo scenario,
su cui P occhio è avvezzo a riposare. A l t r i invece, e fra
questi mi pongo aneli' io, pensano che l a scena pittorica si
possa inevitabilmente, sicuramente ricostruire, comunque si
mutino i mezzi „. E dopo aver detto in genere dei diversi
bozzetti presentati al concorso e in modo particolare del
bozzetto premiato, Cangrande 1, prosegue : * Quando si attendeva il responso della Commissione, io diceva fra me
stesso eh' io desiderava la v i t t o r i a di Cangrande •', disposto
per altro ad approvare anche la scelta di qualche altro
dei migliori bozzetti, ed augurandomi che la questione si
sciolga, e che scompaia un centro di infezione, coni' è quello
lì, che per colmo di disgrazia è situato proprio nel centro
della città „.
Questo Carlo Cipolla scriveva nel 1915, un anno, o
poco più, prima della sua morte : queste poche parole, più
d' un lungo discorso, valgono a dimostrare che in lui le
ragioni della storia si fondevano mirabilmente con le ragioni dell'arte, le ragioni dell' arte con le ragioni del cuore,
che egli non viveva, come i p i ù amano figurarsi gli stu-
31
diosi del passato, fuori del presente ed estraneo a l l a vita
e alle questioni, e non soltanto a quelle artistiche, che si
agitavano intorno a l u i .
E
qui avrei finito, se non dovessi dire un' a l t r a cosa
che a Carlo Cipolla premerebbe che più e sopra ogni altra
venisse detta e proclamata. E g l i era un credente ; egli era
un seguace convinto, aperto della sua fede eh' era l a fede
di Dante e la fede di sua madre : l a fede che, per dirla
col poeta, che fu uno dei suoi maestri che più spesso e
più volentieri ricordava,
agli avi
Repubblicani benedì le vele,
Di vergini soavi
A Raffaello popolò le tele :
la fedo che non gli fu mai impedimento a sentire e a
scrivere italianamente, a studiare i fatti storici anche in
rapporto alla Chiesa e a giudicare uomini e cose, senza
partiti presi, quali risultavano dall' esame spassionato dei
documenti.
B a s t e r à riferire il giudizio sopra uno degli uomini più
grandi dell' Italia, ma anche uno dei più discussi e malt r a t t a t i dalla passione politica : il giudizio intorno a Nicolò
Machiavelli. L a storia (osservava i l Cipolla) acquista nelle
opere del Machiavelli " l ' i m p o r t a n z a d' un trattato politico
in favore dell' onnipotenza dello Stato. Si p o t r à con ragione impugnare una teoria che pone i l divorzio t r a l a
politica e la morale : si p o t r à rimproverare al Machiavelli
d' avere, più d' una volta, in grazia de' suoi postulati,
alterata qualche circostanza di fatto : ma non si p o t r à
negare eh' egli ha risuscitata l a storia, riaccostandola alla
vita pratica „.
33
Carlo Cipolla fu un credente ; e l a sua fede, com'egli la
professava, era semplice; e, a giudicare l'uomo dall'aspetto
esteriore e dal portamento, pareva la fede della femminetta
manzoniana che depone nel seno della Vergine le lagrime
e gli
furono,
affanni dell' anima immortale.
io credo, le ore
dedicate
F u un credente : e
allo pratiche
eh' egli, confuso a l l ' umile volgo, nel tampio
religiose
francamente
osservavo, le sole da lui sottratte al lavoro che fu continuo,
incessante, ininterrotto
sino
a che gli valsero le
forze fìsiche, sino a che l a inflessibile forza della sua vol o n t à fu fiaccata in modo irreparabile dall'inflessibile male
che 1' uccise.
Dio li guardi dal dì della lode
ha cantato il poeta. 11 giorno della lode è venuto anche per
Carlo Cipolla : giorno funesto per gli studi, giorno triste
per i suoi concittadini, che in folla silenziosa e dolente,
il "27 novembre scorso, la, nella pace dell' umile cimitero
di Tregnago, dove la salma fu provvisoriamente tumulata,
si sono assiepati attorno alla bara
Idolatri del Dio che fuggì.
Ma da quel giorno per Carlo Cipolla è cominciata l a po
stenta- : quella, p o s t e r i t à che sola, senza pregiudizi, senza,
passioni, senza idolatrie p o t r à dare quel giudizio che non
m u t e r à , sull'uomo illustre che V e r o n a e, possiamo ben dirlo,
che T I t a l i a ha perduto.
Fu detto spesso, lui vivente, e fu ripetuto ieri in un
periodico letterario fiorentino che annunziava la, sua, morte,
che i l Cipolla " non fu un grande storico nell'ampio senso
di questa parola, ma fu indubbiamente nell' ultimo volger
degli anni, uno dei più diligenti, dei più acuti, dei più
dotti storiografi e diplomatisti d ' I t a l i a „. Noi non possiamo
e non vogliamo dire se l a p o s t e r i t à ratificherà puramente
e semplicemente questo giudizio : noi non possiamo e non
vogliamo dire nemmeno se, guardandolo troppo da vicino,
lo scrittore sia stato giudicato dai particolari, e non dal
complesso dell' opera sua. E vero che 1' opera sua vastissima presenta in molte parti (anche questo fu detto e
ripetuto) un carattere frammentario. Quantunque possiamo
pensarlo, noi non vogliamo affermare (perchè della nostra
impressiono medesima dobbiamo prudentemente dubitare)
che il cai-attere frammentario sia più apparente che reale.
Noi pensiamo solo che a facilitare i l giudizio, e, in ogni
modo, a, ronderò noto ai più il valore dell' uomo e dell'opera sua,, sia Opportuna una raccolta degli scritti p i ù
organicamente pensati, come le due prolusioni pronunciate a Torino e a Firenze, 1' una sui metodi e i fini della
storia, I ' altra sull' origine fiorentina della storia italiana,
comprovante l'influsso esercitato' dai fiorentini in ogni
parte d' Italia, come gli studi già ricordati intorno allo
incivilimento germanico, intorno ai caratteri e ai limiti
dell' e t à barbarica, intorno al diritto familiare degli antichi
germani, intorno alla supposta fusione degli Italiani coi
Germani, intorno al concetto di Stato nella monarchia di
Odoacre : studi nei quali si rivela in t u t t a la sua pienezza
la mente acutissima del filosofo della storia che riesaminando questioni già tanto dibattute reca, una luce nuova
circa le origini italiche, circa la formazione etnica dell'Italia
moderna. E non si d o v r à dimenticare una ristampa e una
diffusione maggiore di quella che abbia avuto sin qui, del
Compendio della Storia politica di Verona, che non è una.
delle tante scialbe monotone storie municipali che narrano
isolatamente le vicende d' una città o d' un Comune, ma
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GIUSEPPE
una storia che reca con se un carattere scientifico universale, perchè i fatti sono esposti e inessi i n relazione,
ricevendone e dando luce, alla s t o r i a generale d' I t a l i a .
Questo noi auguriamo per i l nome di Verona ; e facciamo voti che V e r o n a possa sollecitamente pagare questo
suo debito verso i l figlio illustre che, t r a gli uomini chiari
per forte ingegno e per affinità di studi nati in Verona
tra l a seconda m e t à del secolo decimottavo e i giorni nostri,
unico p u ò collocarsi a fianco di Scipione Maffei.
Per la s u a fama Carlo Cipolla p u ò aspettare : l'opera
sua non è di quelle che vaniscono sotto l'aziono del tempo
che spazza v i a inesorato effimere rinomanze fabbricate nei
segreti cenacoli della mutua assistenza, e fa giustizia somm a r i a di tante autogonfiature. D a l tempo, eterno galantuomo, Carlo Cipolla p u ò attendere soltanto sanzione e
accrescimento alla sua fama.
BIADEGO
GIOVANNI B A T T I S T A
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-
ZOPPI
Nel breve ricordo (domando scusa se comincio col
citare me stesso), nel breve ricordo che di Giovanni Battista
Zoppi tenni il 25 dello scorso febbraio a l R . Istituto Veneto,
immaginai i l nostro Collega assunto nel dantesco cielo di
Mercurio ( V I del Paradiso), t r a l a schiera
Dei buoni spirti che son stati attivi
Perchè onore e fama l i succeda.
I l canto V I del Paradiso è un canto politico, i l cauto
della giustizia : e un solo, t r a gli spiriti buoni là incontrati,
Dante ricorda : Romeo di Villanova : Romeo il giusto, cui
. . . . se i l mondo sapesse i l cor ch'egli ebbe
Assai lo loda e più lo loderebbe:
Romeo
che nella
sua rettitudine
fu rigido e sdegnoso
tanto da nascondere agli occhi del mondo le sue v i r t ù , e
il suo cuore.
• .
Giovanni B a t t i s t a Zoppi fu uno spirito buono : fu attivo, ••
e degno d'onori e di fama: ma fama e onori adeguati non
ebbe, perchè i l suo cuore rigidamente austero lo sottrasse,
ai clamori del mondo. E bene di l u i s i può ripetere quello
che Dante disse di Romeo, cioè che i l mondo non lo conobbe.
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Biadego – Carlo Cipolla