Anno XIII - n. 2 marzo-aprile 2015 passeggiatori 4 In ricordo di te Fabiana 16 Idella domenica radici storiche 5 Dalle all’intervento: Idea(li) la violenza di genere 17 Luoghi Castiglione di Paludi... presenta 6 Mondiversi Giornata della legalità 18 Stefano Patrizi 7 Quando ancora si poteva 20 ondiinversi al memoria dei migranti 8 Intervista 21 Inmorti Dott. Natale Falsetta nel Canale di Sicilia Fusione a fuoco lento 22 Una casa comunale 10 trasparente Premio Rampi per 24 Giulia Gattuso 12 Trasparenza amministrativa? 25 I mondiversi degli artisti il Museo 13 Nasce 26 Ricominciare dai libri d’Arte Antica 29 Lal’oraLegale c. d. delinquenza Salviamo la chiesa 14 della “Riforma” dei colletti bianchi di Loredana Meringolo Autorizz. Tribunale di Rossano Reg. Periodici N. 02/03 - 25 marzo 2003 Sede: Via M. Montessori Tel. 0983.031492 - CORIGLIANO CAL. (Cs) www.mondiversi.it - [email protected] Direttore Responsabile: CARMINE CALABRESE M Grafica: GIOVANNI ORLANDO 0983.84623 di Francesco Sommario di Sandrino Fullone di C. Esposito e L. A. Vulcano PORTA a PORTA Il SERVIZIO DI RACCOLTA Stampa: TECNOSTAMPA L.go Deledda - Tel. 0983.885307 Corigliano Scalo di Angela De Giacomo a cura di Carmine Cianci LASCIA la busta del multimateriale insieme a quella della carta e RADDOPPIA ! Città di Corigliano Calabro Redazione: RAFFAELLA AMATO, ENZO CUMINO, COSIMO ESPOSITO, CRISTIAN FIORENTINO, ANTONIO GIOIELLO, ERNESTO PAURA LUCA POLICASTRI, ADALGISa Reda, Mario Reda, LUISA SANGREGORIO FRANCESCO SOMMARIO CORIGLIANO CALABRO di Teresa Massimilla di Franco Liguori Direttore Editoriale: ANGELA DE GIACOMO Copertina a cura di Luca Policastri di Cosimo Esposito e Antonio Ida a cura di Pino Marasco di Enzo Cumino di Raffaella Amato di Ernesto Paura MULTIMATERIALE Verrà avviato anche per il DAL 1 GENNAIO 2015 nella Città di Per contributi e donazioni all’Associazione Mondiversi e per sostenere le attività del Centro Antiviolenza Fabiana - IBAN: IT24K0306780691000000000055 “Dalle radici storiche all’intervento: la violenza di genere” di Loredana Meringolo 4 Fabiana, la nostalgia del suo veloce e trepido passaggio, fragile fiore spezzato all’alba del suo sbocciare, suscita la stessa rabbia e la stessa commozione di due anni fa. Rabbia e commozione per quella violenza travestita da amore, per quella violenza che ha generato sentimenti di paura, dolore, disperazione, impotenza, rassegnazione. Le coscienze di tutti i cittadini coriglianesi e non solo sono e resteranno profondamente turbate da tutto ciò che è successo. In ricorrenza del II anniversario della sua scomparsa, il 24 maggio, il Centro Antiviolenza Fabiana e l’Associazione Mondiversi onlus in collaborazione con il Comune di Corigliano Calabro, il patrocinio della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza, intendono organizzare un momento commemorativo in ricordo della giovane Fabiana. Per questa commemorazione si è pensato ad un evento che sia di raccoglimento, meditazione e riflessione. La giornata sarà organizzata in due momenti: il primo prevede la deposizione di fiori sul luogo del ritrovamento della giovane Fabiana, accompagnato da un momento di meditazione, preghiera e riflessione personale; il secondo, trascorsi 15 minuti circa, prevede che, in gruppo o autonomamente, dal luogo del ritrovamento, venga raggiunto il Parco Comunale Fabiana Luzzi dove verranno depositati dei fiori sotto la stele a lei dedicata. A questo momento seguirebbe uno spazio libero attraverso letture di brani, testi, poesie che saranno accompagnati da un sottofondo musicale. Ed è alla memoria della giovane Fabiana, i cui sogni sono stati strappati alla vita, che vogliamo dedicare il lavoro che ogni giorno, portiamo avanti all’interno del Centro Antiviolenza Fabiana. La sua giovane vita spezzata ci ricorda ancora una volta come la sfida che ci attende sia prima di tutto culturale e deve volgere la sua attenzione alle nuove generazioni per la costruzione di un mondo diverso che rinnega l’odio, l’indifferenza, la violenza ed il disprezzo per la vita. In questa tragedia, conclude la madre di Fabiana, che ha colpito tutti in quanto madri, padri, sorelle, amiche/i, conoscenti, ma anche semplici spettatori dell’ennesimo fatto di cronaca, qualcuno potrà continuare a lottare per qualcun altro, per qualcuno che continua ad esistere, a noi è stato negato anche questo. Continueremo a lottare con il nostro grande dolore, che non avrà mai fine, morirà con noi. Anche per quest’anno Il Centro Antiviolenza Fabiana, con l’Associazione Mondiversi Onlus, il Patrocinio dell’Ordine degli Assistenti Sociali e dell’Ordine degli Psicologi Calabria, promuove il PIANO FORMATIVO 2015 “DALLE RADICI STORICHE ALL’INTERVENTO: LA VIOLENZA DI GENERE”. Dopo l’esperienza formativa positiva del 2014, che poneva l’attenzione sulla complessità dell’intervento nei casi di violenza sulle donne, mirando a dare una formazione specifica, non solo agli operatori del Centro Antiviolenza Fabiana, ma anche ad operatori degli Enti istituzionali (assistenti sociali, psicologi, sociologi, insegnanti, pedagogisti, educatori professionali, counselor, operatori della giustizia) anche per l’anno 2015 si rinnovano gli appuntamenti di formazione. Tutti i soggetti operanti nei vari comparti sociali, quotidianamente possono trovarsi a dover gestire situazioni di violenza, per fare ciò è necessaria una preparazione ottimale e l’individuazione di “Linee Guida” comuni per l’intervento. Il piano Formativo 2015 del Centro Antiviolenza Fabiana è articolato in 8 giornate. Ciascuna di esse è indipendente ed affronta un tema specifico. Ogni giornata si terrà presso il Centro Mondiversi, in via Montessori, Corigliano Scalo dalle ore 8,00 alle ore 18,00. Il consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali ha riconosciuto, n. 10 crediti formativi per ciascuna giornata. La Formazione sarà tenuta da esperti dell’Associazione Mondiversi onlus e da esperti che l’Ente intenderà coinvolgere. E’ aperta agli operatori interni del Centro Antiviolenza Fabiana, ai soggetti operanti presso gli Enti firmatari di protocolli di intesa con il Centro ed anche ad operatori esterni. Si sono già tenute le prime due giornate formative del Piano, la prima giovedì 19 marzo che verteva sulla “Comunicazione Assertiva nella rete Antiviolenza”; la seconda, tenutasi giovedì 09 aprile, ha riguardato “La Narrazione nelle storie di donne vittime di violenza”; mentre la giornata di giovedi 30 aprile, ha indagato su “Le radici storiche della violenza di genere”. Tutte hanno registrato una cospicua partecipazione. Gli altri appuntamenti previsti nel Piano 2015 si terranno: GIOVEDÌ 04 GIUGNO – La violenza di genere ed il Disturbo Post-traumatico da Stress; VENERDÌ 25 SETTEM- BRE – Le attività dei centri antiviolenza: dall’accoglienza, all’accompagnamento, alla fuoriuscita dalla situazione di violenza; GIOVEDÌ 01 OTTOBRE – Laboratorio filmico: “Ti do i miei occhi”; MARTEDÌ 10 NOVEMBRE - La violenza sessuale: l’approccio medico, psicologico e sociale; GIOVEDÌ 10 DICEMBRE – La normativa italiana ed internazionale contro le diverse forme di violenza di genere. L’Associazione Mondiversi onlus ed il Centro Antiviolenza Fabiana vogliono, attraverso l’organizzazione di questa formazione continua, finanziata con mezzi propri, mirare al raggiungimento di quegli obiettivi che fanno da pilastro alla nascita del Centro stesso. Gli obiettivi specifici della formazione: promuovere la cultura della “Non Violenza”; attuare il processo di costruzione della Rete Antiviolenza della sibaritide; divulgare la metodologia dei Centri Antiviolenza; formare gli operatori di tutti gli Enti, dal comparto sanitario a quello scolastico a quello delle forze dell’ordine; definire i contenuti di strategie di intervento; costruire un contesto interprofessionale a livello interistituzionale, all’interno del quale progettare azioni di prevenzione ed intervento. La scheda di iscrizione valida per le giornate formative è visionabile e scaricabile dal sito www.mondiversi.it. VITERITTI ARREDAMENTI Via S.S. 106 - Cantinella Corigliano Calabro (CS) Tel. 0983 80049 - [email protected] C.da Favella - CORIGLIANO CALABRO PUNTO VENDITA - Pastificio CAPUTO Via Provinciale - CORIGLIANO CALABRO 5 Si svolgerà nella mattinata di giovedì 21 Maggio 2015 presso il Cinema Teatro Metropol di Corigliano Calabro, la manifestazione “Giornata della legalità”, prevista nell’ambito del progetto “Legalmente Giovani”. “Legalmente giovani” è un progetto finanziato dall’avviso Giovani per il sociale promosso dalla Presidenza del di protezione. Ha scritto numerosi libri, tra cui “Qui ho conosciuto purgatorio inferno e paradiso”, sul quale verterà l’intervista che verrà fatta all’autore nella giornata del 21 maggio dal giornalista Fausto Taverniti, direttore RAI Basilicata. La manifestazione verrà condotta dalla giornalista Emilia Pisani che modererà anche gli interventi da parte degli studenti. L’Associazione Mondiversi ha provveduto nei giorni scorsi a fornire agli Istituti Scolastici alcune copie del libro cosicché gli studenti potessero prepararsi all’incontro con l’autore. In occasione dell’evento, alcuni di loro, si impegneranno anche in esibizioni artistiche, con brani creati appositamente nell’ambito del laboratorio musicale cui hanno preso parte e previsto dal progetto Legalmente Giovani. Attraverso questo laboratorio ai ragazzi è stato messo a disposizione uno spazio allestito con tutta la strumentazione necessaria, per consentire loro non solo di poter comporre brani musicali attinenti i temi della legalità, ma anche di poter usufruire dei mezzi necessari per creazioni artistiche e multimediali da poter esibire durante la manifestazione. La “Giornata della legalità” è una delle due grandi manifestazioni previste nell’ambito del progetto Legalmente Giovani ed ha la finalità di sensibilizzare capillarmente la popolazione del territorio di Corigliano, portando a conoscenza dei più l’esperienza di un testimonial che in prima persona lotta contro la criminalità. Il fine è quello di offrire un’opportunità di confronto con personaggi simbolo del contrasto all’illegalità, per prendere coscienza dell’idea di legalità fondata sui principi di democrazia e di convivenza nel rispetto delle regole. L’associazione Mondiversi presenta l’evento “Giornata della legalità” C.da Muzzari Tel. 0983 887740 - cell. 366 3461618 CORIGLIANO CALABRO (Cs) Convenzionato ASP Apparecchi acustici (Convenzione ASP) 0983.201512 CORIGLIANO CALABRO (Cs) Via Montessori, snc www.protesiacustichecosenza.com di Biagio Frasca Molto è stato già scritto da quel 9 giugno 2014, giorno in cui il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, con Decreto Ministeriale autorizzava la società “Apennine Energy spa” ad acquisire nuove linee sismiche finalizzate alla ricerca di idrocarburi, con conseguente possibilità di perforazione di un pozzo esplorativo, in un tratto di mare calabrese di 63,13 chilometri quadrati, immediatamente a ridosso della costa dei Comuni di Trebisacce, Cassano allo Ionio, Rossano Calabro, Amendolara, Corigliano Calabro, Calopezzati, Villapiana, Albidona e Brosia. Nei vari incontri e convegni si è parlato degli effetti distruttivi dell’AIR GUN, una sorta di bomba ad aria compressa, sull’ecosistema marino. Si sono messi in evidenza i rischi sanitari relativi all’uso di circa 500 diverse tipologie di sostanze chimiche altamente tossiche usate per facilitare le perforazioni in mare, e delle grosse percentuali di perdite di petrolio nelle piattaforme, spesso rigettate in mare aperto o nei terreni limitrofi alle bocche di pozzo. Dato rilievo ai rischi ambientali e per la salute dei “fanghi” o “acqua di scarto di produzione” (un misto di acqua, petrolio e fanghi, nel rapporto di 10 barili di rifiuti prodotti per ogni barile di petrolio estratto) molto spesso sversati in mare e lasciati in balia delle correnti marine. Si è in tutte le salse messo in evidenza come tale progetto di trivellazioni in mare, che in questo caso specifico sembra coinvolgere anche le “bocche di pozzo” sulla terraferma, rappresenta un vulnus per gli interessi del sistema economico territoriale, vocato alla pesca, al turismo, all’agricoltura di qualità, settori fondamentali per i quali potrebbero profilarsi conseguenze gravi e irreversibili, con contrazioni degli investimenti e dei livelli occupazionali. A tutto questo “già detto” (ma ripeterlo sinteticamente non fa mai male) vorrei aggiungere solo una breve considerazione, meno tecnica e più di cuore. Insieme al migliaio di persone che sabato 28 marzo hanno manifestato per dire NO a tale progetto sciagurato, ho attraversato una delle arterie principali del nostro comune. In questa lunga e lenta marcia di protesta ho incrociato i volti di tantissimi adolescenti ma anche di alcune persone più anziane a fianco a me. Ho ripensato a mio nonno materno, Luigi Martilotti, grande e storico uomo di mare di questa importantissima marineria calabrese. Ho ripensato ai suoi racconti di profondo rispetto e timore, pareva conoscesse le ultime parole di questo altro grande uomo, Papa Francesco: “Dio perdona, l’uomo a volte, la natura mai”. La natura profondamente ferita non tace, prima o poi presenta il suo conto… e spesso è terribilmente salato! Una vita in mare e con il mare: il frutto prezioso di questa distesa blu gli ha permesso di crescere sette figli e laurearne quattro. Così oggi centinaia di famiglie a Corigliano Calabro vivono di mare: è il mare che li sfama e che li riscalda, è il mare che si prende cura dei loro figli, è il mare che regala a questi uomini e a queste donne un futuro e un sorriso. All’ingresso di Schiavonea, lì dove era collocata la storica benzina del borgo marinaro, il pensiero è volato sull’altro nonno, di cui sono onorato di portare il nome: lo storico “Mastru Biase”. Ho ricordato il giorno in cui adolescente mi è stato detto che si era beccato un tumore ai polmoni, dovuto probabilmente, così ci dissero i medici, a quel lavoro che lo portava a respirare quotidianamente i vapori della benzina carichi di una sostanza altamente cancerogena chiamata benzene. Mi sono rivisto in quei ragazzi nel corteo a fianco a me con una lacrima nera petrolio dipinta in volto, ed ho capito ancora meglio cosa ci facevo lì, il senso forte di quella manifestazione: questi ragazzi e tutti noi abbiamo bisogno della gioia nel cuore, della speranza che ognuno in pace possa vivere e sorridere del proprio lavoro, abbiamo bisogno del profumo della vita e non di un tanfo di morte. La vita da queste parti profuma di mare e di pesce, profuma di arance e zagare, profuma delle risate dei turisti accolti da tradizione e natura incontaminata. E profuma di libertà. La libertà dei popoli e dei loro legittimi rappresentanti istituzionali di decidere del proprio futuro. Oggi i territori minacciati da questo progetto scellerato, conveniente solo a qualche lobby affaristica, e i loro rappresentanti istituzionali dicono NO alle Trivellazioni in mare e in terra, NO alla sfacciataggine con cui si vogliono calpestare volontà territoriali e ambiente, possibilità di sviluppo e salute pubblica, qualità della vita e coesione sociale. Oggi è ancora possibile fermare quelle lacrime nere petrolio, oggi è ancora possibile ridisegnare scenari di benessere ecosostenibili che puntino sulla pesca, sull’agricoltura, sul turismo come motori potenti per il nostro sviluppo. Oggi possiamo fare la cosa giusta, domani potrebbe essere il disastro: Dio perdona, l’uomo a volte.. la natura no. Gaetano Gianzi ILLUMINAZIONI INTERNE ED ESTERNE MATERIALE ELETTRICO SISTEMI DI ALLARME E VIDEOSORVEGLIANZA Quando ancora si poteva ph Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. L’obiettivo generale che il progetto si pone è la diffusione della legalità tra i giovani al fine di contrastare il diffondersi della cultura mafiosa e di prevenire la loro partecipazione a condotte a rischio di dipendenze e il loro coinvolgimento diretto in attività delittuose e criminali. I destinatari del progetto sono i giovani d’età compresa tra i 14-19 anni. L’evento “Giornata della Legalità” coinvolgerà la popolazione scolastica degli istituti superiori di secondo grado (circa 1800 studenti). Parteciperà alla manifestazione Don Giacomo Panizza, testimone di giustizia. Don Giacomo Panizza ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità. E’ nel mirino delle cosche dal 2002, quando spezzò il cerchio della paura prendendo in gestione il palazzo confiscato ad una cosca. Lo stabile dista pochi chilometri dalla famiglia in cui abitano i mafiosi. Da allora, Giacomo Panizza è sottoposto ad un programma Un momento della manifestazione NoTriv. 7 Intervista al Dott. Natale Falsetta presidente del “Consorzio turismo alto jonio” (Cotaj) di Angela De Giacomo Lei è un imprenditore turistico di successo e dal 2010 è presidente Cotaj, il Consorzio per il turismo jonico. Quali sono i programmi che state attuando? Quali le difficoltà che incontra quotidianamente un operatore turistico nello svolgere questa professione nel territorio della sibaritide, che vanta uno dei paesaggi più belli della Calabria, ma in cui il turismo stenta a decollare? Il programma nel quale siamo molto impegnati è quello di creare un’immagine unica della Sibaritide, far superare campanili localistici, proprio perché siamo consapevoli di avere uno dei paesaggi più belli della Calabria che va riassunto in unico unicum da Cariati a Rocca Imperiale con la cornice della Sila e del Pollino; questo grande anfiteatro naturale contiene inestimabili risorse: culturali, naturalistiche, paesaggistiche, agricole e marine. La ricchezza di queste risorse sono gli elementi ideali per esprimere un turismo appetibile al mercato delle vacanze: marine, culturali, naturalistiche, gastronomiche, religiose e sportive! Questo è il nostro impegno principale: far dialogare Comuni, associazioni, imprenditori, gruppi di azione locali, ecc. 8 Occorre rilanciare il turismo in Calabria e nel nostro territorio. Per farlo è necessaria la collaborazione di tutti i sindaci della sibaritide. E’ stata impostata questa sinergia? Come stanno rispondendo gli amministratori alla fattiva realizzazione di rilancio turistico? A questo proposito il Cotaj in collaborazione con gli assessori al turismo dei comuni di Corigliano, Cassano, Rossano, i Tre Gal (Gruppo azione locale) Basso Jonio, Alto Jonio e Pollino, in un incontro tenutosi all’auditorium Amarelli, ha concordato di intraprendere un percorso di collaborazione, coinvolgendo tutti i comuni della Si- baritide che ne vorranno fare parte al fine di costruire un coordinamento per la promo-commercializzazione dell’intera Sibaritide. Così inizia un tavolo di collaborazione che vede coinvolta l’intera Sibaritide per intraprendere iniziative che mirano al rilancio dell’intero territorio; il tavolo a breve sarà istituzionalizzato. A tale proposito esprimo ampia soddisfazione per la disponibilità che le amministrazioni stanno dando. La Piana di Sibari con le sue strutture turistiche ha una dotazione di circa 27.000 posti letto che vengono sfruttati solo per poche settimane l’anno. Ciò è dovuto anche alla mancanza di infrastrutture di trasporto. Lei ha sempre sostenuto la necessità della creazione di una grande opera, l’aeroporto della sibaritide, per puntare al turismo con l’estero. E’ un’utopia quest’opera? Esistono le basi per una futura e concreta realizzazione? Noi operatori del turismo siamo e rimaniamo sempre convinti che per destagionalizzare il turismo necessita la presenza dell’aeroporto. Lo riteniamo uno strumento di lavoro indispensabile! Condividiamo che un quarto aeroporto in Calabria, per noi calabresi, non serve! A noi serve l’aeroporto sia per le persone che devono entrare sia per le merci che devono uscire, basta leggere i numeri dell’aeroporto di Lamezia. Delle 1.600,000 presenze turistiche che atterrano, solo 200,000 circa si riversano sullo Jonio. Eppure lo Jonio vanta strutture turistiche di alto livello! Noi operatori ci proponiamo con i tour operator di dirottare turisti sullo Jonio. La risposta è sempre la stessa: Troppo lontano! Si preferisce l’albergo che abbia un percorso breve, 30-40 minuti. Al momento l’opera rimane nel piano dei trasporti regionali, nonostante il tentativo di volerla eliminare nella precedente legislatura. Gli interventi della Provincia di Cosenza, dei sindaci dell’Alto Jonio e delle associazioni sono riusciti a farlo rimanere nel piano. Il Governo nel piano triennale dei trasporti salva per un soffio Crotone e Reggio. Quindi non ci sarebbero le condizioni per proporre il quarto aeroporto! Io ritengo, invece, che per come è composta la Calabria, stretta, lunga e in coda all’Italia, meriterebbe il quarto aeroporto, soprattutto perché l’aeroporto di Sibari avrebbe condizioni di accessibilità migliori rispetto (soprattutto) a Crotone. Sibari sarebbe a pochi passi da due autostrade, dalla stazione ferroviaria di Sibari, con al servizio circa 27.000 posti letto, più 10.000 della vicina Basilicata e un bacino d’utenza tre volte superiore rispetto a quello di Crotone. Faccio riferimento a Crotone perché pare che la sua sopravvivenza impedisca l’apertura di Sibari! Se questa ipotesi fosse vera (pur non condividendola), Sibari avrebbe i numeri per sostenere l’aeroporto, Crotone no! Pertanto se la logica del Governo è l’aritmetica, Crotone andrebbe chiuso! Mi auguro che il nuovo governatore della Calabria, che tanto si è speso per quest’opera da Presidente della Provincia e dal quale ci aspettiamo un concreto impegno, ci dia speranza affinché la Sibaritide possa volare! La realizzazione dell’aeroporto della sibaritide non può e non deve essere sostitutiva di altri progetti. Tra le priorità: la creazione di infrastrutture di trasporto all’altezza dei tempi, l’ammodernamento della linea ferroviaria jonica, la proposta di una metropolitana leggera di superficie sibari-crotone. La realizzazione di quest’ultima opera è stata inserita nella proposta P.O.R. 20142020. Quali gli sviluppi in merito? L’abbandono della linea ferroviaria Jonica è insopportabile e incivile! Ritengo indispensabile per le popolazioni Joniche una linea ferrata ammodernata e in linea con i tempi ipotizzando anche l’allungamento della freccia bianca che si ferma a Taranto, prolungata fino a Sibari. Per la metropolitana leggera di superficie il giorno del suo inserimento nel P.O.R. 2014/2020 erano le ultime battute del precedente governo e una forte rappresentanza di sindaci dell’Alto Jonio, associazioni compreso il sottoscritto, ci siamo recati in Consiglio Regionale per far inserire nel Piano oltre alla tratta Sibari-Crotone, anche la tratta Rossano-Corgliano-SibariCosenza-Paola, l’aeroporto compreso. In quell’occasione fu decisivo l’intervento del Consigliere Regionale Gianluca Gallo che era determinante con il suo voto. Le rappresentanze della Sibaritide che hanno condiviso questo progetto di infrastrutture, ritengono prioritario collegare la Sibaritide a Cosenza e viceversa per ovvi motivi di convenienza popolare: Cosenza è il nostro capoluogo; ci collega all’Università per le migliaia di studenti lì iscritti; ci collega all’alta velocità e soprattutto unisce un grande bacino d’utenza alla Sibaritide per turismo e scambi commerciali. E’ ovvio che se le risorse fossero sufficienti per collegare anche Crotone, non ci dispiacerebbe. L’utilità di una metro che ci collegherebbe soprattutto da Cariati a Rocca Imperiale, sarebbe molto utile per le popolazioni che devono raggiungere l’area urbana Corigliano-Rossano dove si individua la realizzazione dell’Ospedale Unico ed altri uffici territoriali che possono essere raggiunti comodamente soprattutto da quelle popolazioni disagiate. Le procedure di via per l’esecuzione delle trivellazioni nello Jonio sono già state inoltrate ai Comuni costieri interessati, agli Organi ed Enti di controllo delle bellezze paesaggistiche, nonché ai Ministri competenti. Sia i Comuni, sia le popolazioni locali hanno formalmente deliberato la ferma opposizione costituendo il movimento “no triv”. La Regione Calabria non ha ancora adottato alcun provvedimento diretto a scongiurare tale pericolo. Questo processo industriale e’ incompatibile con il nostro territorio. Vuole spiegare le ripercussioni e il forte impatto ambientale delle trivellazioni? Le ripercussioni sul nostro territorio sarebbero devastanti! I primi settori ad essere penalizzati sarebbero la pesca e il turismo, i danni sono inevitabili. La sola presenza e il normale funzionamento basta a provocare un inquinamento legalizzato. Riporto l’esempio della vicina Basilicata con la Val d’Agri! Il grido di disperazione che si alza da quei territori l’abbiamo constatato qualche settimana fa su Rai Tre a Presa Diretta. I cittadini, agricoltori, politici, hanno portato delle testimonianze terrificanti, sia per le ripercussioni sull’ambiente che sugli animali e soprattutto sulla salute pubblica, con un forte incremento di malattie. Lo stesso Sindaco di Vigiano, pur incassando 18.000,00 Royalty, consapevole dei danni che provoca alla popolazione, ha bocciato insieme alla Regione, progetti di ampliamento delle trivellazioni. In Val d’Agri hanno gridato: “La vita non si compra!” Alla luce di questo disastro così vicino al nostro territorio, dobbiamo gridare un NO forte ed unanime dell’intera Sibaritide e della Calabria. Immaginate se capitasse un incidente, se ne sentono tanti! Ad esempio, date le piccole dimensioni del Golfo di Taranto, basterebbe una piccola fuoriuscita di greggio che dopo qualche ora ce lo ritroveremmo sulle spiagge. Non siamo nel Golfo del Messico in mare aperto! Se si considera il grande numero di piattaforme (si parla di 16 concessioni, e ogni concessione può fare almeno quattro pozzi), il rischio di incidente è molto elevato: se ciò avvenisse sarebbe la distruzione totale del nostro mare. Anche se questo rischio potrebbe essere lontano, va eliminato, e nessuno ce lo può imporre, nemmeno il Governo con il Decreto sblocca-Italia. La manifestazione del 28 Marzo, è stata un bell’esempio di compattezza dell’intera Sibaritide. Si è visto un territorio unito, dalla politica alle categorie sindacali, ai semplici cittadini. Questa compattezza fa ben sperare per affrontare manifestazioni più incisive, per scongiurare questo scempio che il governo Renzi ci vuole imporre! La strada intrapresa è quella giusta, la compattezza, in questi casi è l’arma vincente, stessa compattezza la si deve usare per lo sviluppo della Sibaritide. Bene ha fatto il Sindaco Geraci a prendere l’iniziativa di creare l’unione dei Sindaci, che indicano un piano di sviluppo dell’intera Sibaritide, indicando le priorità che le popolazioni si attendono da anni. 9 Una casa comunale trasparente di Sandrino Fullone 10 Ci sono le condizioni culturali ed amministrative per riedificare una casa comunale di vetro? Possono i cittadini amministrati, se vogliono, conoscere tutti gli atti e le decisioni che i loro governanti assumono e che vanno in direzione degli interessi collettivi? Come nel concreto i comuni si sono adeguati agli obblighi di trasparenza? Gli interrogativi di cui sopra non vogliono essere né retorici e né formali, ma piste di lavoro che vanno in direzione della costruzione di uno “stile” di governo diverso, teso a recuperare un rapporto di fiducia, che oggi è fortemente in crisi, tra governanti e governati. Una crisi “devastante” a cui bisogna porre rimedio se non vogliamo che si consolidi un pensiero comune e diffuso che vede nella politica, nelle istituzioni i nemici della democrazia e dell’etica vissuta come servizio. Ci sono le condizioni politiche, sociali, culturali perché questa inversione di tendenza possa inverarsi? Da incallito ottimista la mia risposta è SI a condizione, però, che ovunque si avvii un processo lungo e difficile di coerenza che contestualmente deve investire la società nel suo insieme, rompendo dicotomie e separatezze. Il primo salto da compiere è quello culturale, sentirsi cittadini arricchiti di senso civico e del senso di appartenenza ad una comunità che si autogoverna e che non delega il proprio futuro e quello delle nuove generazioni. Agli amministratori si richiede un patrimonio di moralità e disinteresse indiscusso, lungimirante, la materializzazione di un progetto istituzionale che fa della partecipazione e del decentramento uno dei capisaldi dell’agire quotidiano. Una moderna parola d’ordine potrebbe essere “dal governo all’autogoverno della propria Comunità per l’affermazione dei diritti di cittadinanza”. Per meglio compenetrarci nella ratio degli obblighi di applicazione della disciplina sulla pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte di tutte le amministrazioni pubbliche e, fra queste, le regioni, i comuni, è opportuno soffermarsi su alcuni dati che meritano di essere conosciuti per capire i ritardi e le resistenze che permeano l’attività della Pubblica Amministrazione (e non solo), verso la quale non è mai troppo tardi organizzare una reazione democratica dal basso. Un rapporto del Politecninco di Milano conferma che solo il 41% dei comuni assolve all’obbligo della trasparenza, che i dati pubblicati servono poco perché non significativi. L’altro Rapporto, quello della Guardia di Finanza, traccia un quadro impietoso di un Paese sommerso, “ popolato” di appalti pubblici irregolari, di evasori, truffatori, criminalità organizzata, lavoratori in nero, immigrazione clandestina, mercanti di armi, l’illegalità dei colletti bianchi e dei grandi burocrati. In questo contesto le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di essere trasparenti nei confronti dei cittadini e della collettività al fine di favorire il controllo sociale sull’azione amministrativa e sul rispetto del principio di legalità. Partendo dalla legge n 241 del 1990 (ancora oggi bistrattata e scarsamente applicata), il cittadino nei confronti della Pubblica amministrazione diventa un soggetto attivo, portatore di diritti, pur se ancora limitati (art 24, c. 3 L. 241/90), fra i quali il diritto di conoscere i tempi del procedimento, di partecipare allo stesso, di ricevere un provvedimento finale espresso e motivato. Successivamente, a partire, in particolare dalle legge 133/2008, nelle agende di quei governi che si sono succeduti, la trasparenza dell’azione amministrativa è stata oggetto di riforme. Ricordo la legge n.69/2009, la legge n. 150/2009 - c.d. Brunetta, Dl n. 179/2012, la normativa anticorruzione contenuta nella legge 190/2012 dalla quale è scaturito il D. lgs n. 33 del 14.3.2013, avente ad oggetto “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. A mio avviso, quest’ultima rappresenta una “nuova rivoluzione” nei rapporti fra il cittadino e la Pubblica Amministrazione, affermando (art. 1, primo comma) che la “trasparenza è intesa come accessibilità totale […] concorre ad attuare il principio democratico e i principi co- stituzionali di eguaglianza, di imparzialità […]”,(comma secondo). Come si vede la trasparenza amministrativa, attraverso i vari passaggi normativi, con il Decreto legislativo n. 33/2013 si configura anche come strumento di lotta alla corruzione e come una posizione giuridica soggettiva di obbligo per la Pubblica Amministrazione e di diritti dei cittadini non intesi di mera informazione, ma quale accessibilità totale ai documenti amministrativi. L’Istituto, quindi, citato fra i principi generali dell’attività amministrativa nella legge del procedimento amministrativo (legge 241/90) deriva indirettamente dalla Costituzione in quanto è strumentale al buon andamento e all’imparzialità dell’azione amministrativa. Il quadro dogmatico del provvedimento, oggetto della presente riflessione, per tutta una serie di intrecci normativi complementari, si rende alquanto complesso e quindi essa (riflessione) non può avere la pretesa di essere esaustiva, anche perché sulla materia c’è poca consapevolezza non solo da parte dei titolari che hanno conquistato il “diritto all’eccesso totale e civico”, ma soprattutto di chi ha il dovere morale di farli vivere concretamente nella Comunità sociale. Allora il mio contributo va assunto come una provocazione e se utile deve trovare delle risposte di coerenza operativa. Quali e dove? la prima provocazione è di tipo culturale (per soppiantare quella burocratica), la seconda di tipo istituzionale. Al fine di rendere chiaro a chi resta l’obbligo di applicare il D. lgs in esame non è superfluo far conoscere le istituzioni interessate. Esse sono (art. 1, comma 2, del dlgs n. 165/2011): tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende e amministrazioni dello Stato a ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni e loro Consorzi e associazioni, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio Sanitario nazionale ecc. (ai più attenti, per avere una esaustiva conoscenza dell’ambito soggettivo, segnalo la delibera CIVIT n. 50/2013). Come si vede la gamma dei soggetti obbligati è abbastanza vasta e tuttavia corruzione ed illegalità continuano ad imperversare, perché? Ad una domanda così semplice non può che essere data una risposta semplice e comprensibile; ma la domanda, purtroppo non è semplice. Pensate, già nel lontano anno 1995 il parlamento approvò la legge n.273 dell’11 luglio 1995, recante misure urgenti per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e per il miglioramento dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni. Mentre in un interessante libro del 2007 ( P. Davigo, G. Mannozzi, “La corruzione in Italia. Percezione sociale e controllo penale), tra i cui autori compare anche Piercamillo Davigo, veniva notato che il dibattito su Tangentopoli, a distanza di dieci anni, di fatto non fosse cambiato. Ed oggi? Eppure qualcosa si muove, ripartiamo da qui e per restare fedele al titolo di questo articolo nel prossimo numero di Mondiversi affronteremo il tema della trasparenza dal punto di vista dei Comuni. COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE Impresa FRANCESCO FUSARO AVVISO PUBBLICO Legge Regionale del 16 Ottobre 2008 n.36 Diritto alla riserva di cui al punto 8) lettera e) del bando di concorso per la realizzazione di alloggi di edilizia sociale da offrire in locazione o in proprietà approvato con decreto del Dirigente Generale del Dipartimento lavori pubblici della Regione Calabria n. 18606 del 22 Dicembre 2010 pubblicato sul BURe parte III del 31 Dicembre 2010 n. 52 Alloggi Sociali di nuova costruzione destinati alla vendita Si avvisa la cittadinanza che l’impresa Francesco Fusaro, con sede legale in Corigliano Calabro (CS) in via Vincenzo Tieri n° 8, è stata ammessa a finanziamento della regione Calabria a termini della Legge Regionale del 16 Ottobre 2008 n.36 per la costruzione di n. 12 alloggi complessivi sociali da realizzare nel Comune di Corigliano Calabro, Prov. CS, da destinare alla vendita ed assegnazione ed il cui prezzo massimo di vendita, sulla base della convenzione sottoscritta col comune in data 25/06/2013 Prot. 14735 è fissato in € 109.677,61 . Il contributo concedibile ai cittadini acquirenti in possesso dei requisiti di cui al bando regionale in epigrafe, regolamento dall’art. 14 del bando stesso, è pari ad € 49.354.93 ed è pari al 45% del costo convenzionale di realizzazione dell’alloggio. Gli alloggi sono realizzati su lotto di terreno edificabile in località Valentino/Case della Chiesa, individuato in catasto al foglio 95 particella 801, con permesso a costruire n°26 del 12/06/2013. Al fine di ottemperare a quanto previsto dalla Legge Regionale n. 36/2008, ai sensi del punto 8) lettera e) del bando di concorso per la realizzazione di alloggi di edilizia sociale da offrire in proprietà, è garantita la riserva per l’acquisto dei realizzandi alloggi alle seguenti categorie: • giovani coppie: 25%; • studenti universitari fuori sede: 5%; • anziani: 20%; • lavoratori extra-comunitari: 5%; • ragazze madri: 3%; per le percentuali minime sopraindicate, nonché agli appartenenti alle Forze dell’Ordine che esercitano la propria attività nella Regione Calabria per una percentuale pari al 2%. Per le specifiche norme relative a dette categorie si rimanda a quanto stabilito dal punto 3) del citato bando, tra l’altro scaricabile dal sito http://www.regione. calabria.it/llpp. Al fine quindi di procedere all’individuazione dei soggetti cui vendere gli alloggi, a quanti rientrano in una delle categorie di cui sopra possono ed in possesso dei requisiti previsti dal bando di concorso, entro e non oltre il termine di sei mesi dalla data di pubblicazione del presente avviso, inoltrare domanda al seguente indirizzo: Impresa Francesco Fusaro, Via Vincenzo Tieri, 8 – 87064 Corigliano Calabro (CS) Secondo il modello allegato che può essere ritirato o presso la sede della società all’indirizzo succitato o presso la Segreteria del Comune o sul sito Internet all’indirizzo: www.regione.calabria.it/llpp. Nel caso in cui le richieste di riserva di alloggi in una delle categorie previste dal bando dovessero risultare superiori alle disponibilità si procederà alla formazione di apposita graduatoria sulla base del reddito del nucleo familiare dichiarato in sede di domanda di partecipazione. A parità di condizioni si procederà a sorteggio la cui data sarà resa nota a mezzo di lettera A/R. Le graduatorie saranno rese note entro e non oltre i 45 giorni successivi alla scadenza del presente avviso tramite affissione all’albo pretorio del Comune di Corigliano Calabro e pubblicazione sul sito www.regione.calabria. it/llpp. SCHEMA DI DOMANDA SCARICABILE DAL SITO www.comune.coriglianocalabro.cs.it SEZIONE ALBO PRETORIO – PUBBLICAZIONE N.473 11 Trasparenza amministrativa? di C. Esposito e L. A. Vulcano La viabilità urbana ed extraurbana è nelle condizioni disastrate che tutti conosciamo e non è il caso di parlarne anche qui ulteriormente. L’amministrazione comunale lamenta la mancanza di risorse economiche per un intervento risolutore, ma evita i due interventi essenziali per una buona amministrazione: la lotta efficace e razionale alla evasione dei tributi e il controllo della spesa sia in termini delle somme spese sia in termini di risultati ottenuti. A titolo di esempio ci riferiamo a un intervento di rifacimento di ampi tratti stradali effettuati in contrada Fabrizio Grande (tra l’altro la frazione è completamente isolata verso mare a causa dei lavori del water-front che hanno creato sull’unica strada di collegamento un grazioso “laghetto” non attraversabile con l’auto [vedi foto]). Il rifacimento, a distanza di alcune settimane, risulta già compromesso e la strada si presenta nelle stesse condizioni ante-fatto, se non peggiori. Questo esempio ci spinge a considerazioni di carattere generale che andiamo ad esplicitare con una serie di domande retoriche: per i lavori da eseguire vengono preventivamente definiti i canoni della esecuzione a perfetta regola d’arte? C’è un controllo dei lavori durante e post opera da parte del responsabile designato? Vengono decise azioni conseguenti 12 alla constatata cattiva esecuzione dei lavori? O nessuno pagherà (o meglio, pagheranno di nuovo i cittadini) la spesa necessaria per il nuovo e necessario ripristino? Più in generale, per una buona amministrazione della cosa pubblica, anche alla luce della legge sulla trasparenza (legge n.15 del 4 marzo 2009 e successivi decreti attuativi) è eccessivo chiedere che: venga resa nota, in modo leggibile anche per i non addetti ai lavori, la spesa complessiva per ogni centro di costo (illuminazione pubblica, manutenzione stradale, rete idrica e fognante, manutenzione e consumi parco macchine, consumi di vario genere dei vari uffici, utenze, ecc.)? Venga resa nota la produttività dei singoli dipendenti nei vari uffici e nelle SEDE OPERATIVA: Via Michelangelo Buonarroti, 49 tel. +39.0983.80159 varie mansioni? La trasparenza, voluta dalla legge, è spesso aggirata, di fatto, con atti pubblicati, ma leggibili e quindi comprensibili solo da esperti. Una lettura degli atti pubblicati aperta alla comprensione di tutti, magari con l’utilizzo di tabelle di sintesi e/o di grafici, realizzerebbe lo spirito della legge sopra richiamata, e creerebbe una efficace barriera contro piccole e grandi manchevolezze, che spesso o sempre passano inosservate anche per gli stessi Amministratori seri, i quali, se veramente seri, hanno tutto da quadagnare, nella loro azione, dalla conoscenza effettiva degli atti amministrativi da parte dei cittadini. Questi, con le loro critiche argomentate e costruttive, potrebbero costituire un valido supporto per gli stessi Amministratori. Istituto di Vigilanza Le RONDE CORIGLIANO CALABRO (Cosenza) SEDE LEGALE: Via Giotto, 17 [email protected] www.leronde.it Nasce il Museo d’Arte Antica di Enzo Cumino A volte i sogni si avverano. E si concretizzano quanto più in essi si crede. Un sogno durato circa trenta anni si è avverato: il sogno di un giovane coriglianese, amante del luogo natio, del bello, dell’arte. Giacomo Felicetti, dopo aver creato, con risorse personali e certosina ricerca, un patrimonio artistico invidiabile, finalmente vede coronato il suo sogno: una sede museale adeguata, un Palazzo ottocentesco, recentemente restaurato, degno di poter ospitare in maniera permanente le sue ricche collezioni di arte antica. Nell’autunno 2015, il Museo diverrà patrimonio della Città e del territorio e, nel contempo, il cuore pulsante della cultura a Corigliano Calabro. Il Palazzo Donna Maria, messo lodevolmente a disposizione dall’avv. Luigi Passerini e dai suoi familiari, già proprietà dell’avv. Giovanni Cimino e della moglie Maria Demma, sarà la sede del nuovo Museo d’Arte Antica, voluto e curato da Giacomo Felicetti. L’edificio, distribuito su due piani, con una superficie complessiva di circa mq. 800, affascinante per la maestosità delle numerose sale e per la cura raffinata dei particolari, è strutturato ad hoc per ospitare degnamente i tesori d’arte che in esso andranno a vivere e per dare il giusto valore ad ognuna delle opere esposte . Il progetto museale, curato con scrupolosità e professionalità dall’arch. Antonio Aprelino, prevede inizialmente l’apertura di 5 sale espositive: 1- Arte sacra; 2S. Francesco di Paola: religiosità popolare e devozionale; 3- Arte presepiale; 4- Lanterne magiche e macchine cinematografiche; 5Esposizioni temporanee e corner multimediale. Gli ampi spazi dell’edificio consentiranno, anche, di ospitare periodicamente convegni e manifestazioni culturali di ampio respiro, presentazioni di libri, spettacoli musicali e teatrali, in maniera tale da favorire un permanente e stimolante clima di confronto culturale. Il nascente Museo d’Arte Antica, frutto del sogno e degli sforzi concreti di un privato, sta per diventare, dunque, un luogo d’incontro dell’intera comunità coriglianese. L’auspicio è che il pubblico ed il privato “sappiano incontrarsi”, in maniera tale che un bene, divenuto comune, rappresenti davvero un qualcosa in cui riconoscersi e da fare conoscere. Con l’apertura del nuovo Museo si arricchisce sicuramente il patrimonio culturale di Corigliano. Un patrimonio di cui tutti potranno usufruire e che favorirà il turismo e l’economia locale: aperto 365 giorni all’anno, il Museo vedrà la presenza non solo di scolaresche di ogni parte d’Italia, ma sarà inserito come meta privilegiata degli operatori turistici italiani e stranieri. Si faccia in modo, dunque, che tale patrimonio possa rappresentare l’inizio di un nuovo percorso per la Città, un percorso virtuoso, capace di produrre risorse economiche, sviluppo civile e, soprattutto, un’immagine positiva e propositiva della comunità coriglianese, recentemente provata ed offesa da fatti non certo edificanti. 13 di Ernesto Paura 14 Necessita la somma di un milione di euro per il consolidamento e il restauro dell’antica chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (detta della “Riforma” perché annessa al convento dei frati Riformati di San Francesco d’Assisi, stabilitisi a Corigliano nei primi anni del XVII secolo e dove vi restarono fino al 1861). Chiuso al culto da diversi anni ormai, il vecchio edificio sacro (ad una navata e con quattro cappelle sul lato sinistro), prospiciente la piazzetta Vincenzo Valente nel centro storico cittadino, ha bisogno di cure urgenti, soprattutto in conseguenza delle abbondanti piogge verificatisi negli ultimi anni, che hanno reso pericolante l’architrave dell’ingresso principale (attualmente sorretto da una base di legno che poggia su due sostegni di ferro, come si vede nella foto) provocando, inoltre, il crollo di parte del tetto. Le condizioni generali della chiesa risultano, infatti, essere in pessimo stato di conservazione con lesioni e cedimenti evidenti lungo le mura perimetrali dell’aula e del coro, nonché nei locali adibiti a sagrestia e nelle volte delle cappelle laterali. Una situazione che rischia di volgere al peggio e che, quindi, potrebbe – tra l’altro – costituire pericolo per l’incolumità pubblica. Allo stato, infatti, altre crepe interessano anche l’«Arco di Trionfo» e Salviamo la chiesa della “Riforma” L’antico edificio sacro, ricco di storia e di arte, è ormai da diversi anni chiuso al culto per essere sottoposto a necessari ed urgenti lavori di ristrutturazione. Nulla, però, è stato fatto finora, mentre aumenta sempre più il rischio di crolli. Allo stato, la somma occorrente per il consolidamento e il restauro è pari ad un milione di euro. Al momento, la Protezione Civile regionale ha erogato la somma di 250mila euro, utili all’avvio dei soli interventi per la messa in sicurezza del complesso seicentesco. l’abside. Ma altri ancora sono, però, i beni artistici (anch’essi di notevole interesse e perciò da salvaguardare) presenti nel luogo sacro. Tra questi è da ricordare la tela raffigurante la “Madonna di Costantinopoli” (sistemata alla base del soffitto), opera del pittore coriglianese Luigi Midolla, eseguita nel 1842. Le cause di questo degrado – come già detto – sono dovute proprio alle infiltrazioni di acqua piovana penetrata all’interno della chiesa. Se gli arredi lignei di pregevole fattura, così come altre opere d’arte di notevole interesse, assieme all’organo del 1767 (prontamente rimossi e trasportati presso locali parrocchiali) si è riusciti a salvaguardarli dalla rovina, lo si deve grazie alla sensibilità e alla solerzia di Don Santo Aquilino, parroco della chiesa Matrice S. Maria Maggiore, nella cui giurisdizione ricade, appunto, la chiesa in questione. Altrettanta sensibilità va ricono- sciuta al Consiglio comunale, alla Giunta municipale e, in particolare, al vice sindaco, con delega alle Politiche per il Centro storico, Francesco Paolo Oranges, all’assessore ai Lavori Pubblici, Raffaele Granata e al sottosegretario alla Protezione Civile della Regione Calabria, Giovanni Dima per il suo interessamento. E’, infatti, di qualche settimana addietro la notizia diffusa dalla sede municipale e che ha subito riaperto il cuore alla speranza: si tratta della decisione favorevole espressa dall’EsecutivoGeraci, relativamente ai primi interventi di protezione civile e alle indagini per la messa in sicurezza della chiesa della Riforma, impegnando la somma di 50mila euro. L’erogazione della somma di altri 250mila euro, utile a alla messa in sicurezza della struttura sacra (tra i gioielli pregevoli del patrimonio storico-artistico e religioso coriglianese) è stata disposta dalla Protezione Civile regionale. E’ quindi necessario ora reperire la rimanente somma occorrente per i lavori di consolidamento e di restauro dell’edificio sacro. E qui ci sembra utile fare un passo indietro nel tempo quando cioè, nel marzo 2011, venimmo a conoscenza che agli atti degli uffici competenti figurava un progetto di ristrutturazione di parti dell’edificio sacro in questione per un importo complessivo di circa 550 mila euro. Progetto che, l’anno precedente, venne cofinanziato dalla Regione Calabria e dalla Cei (Conferenza Episcopale Italiana). Per saperne di più, andammo alla ricerca di ulteriori notizie di attendibilità certa, attingendo alla fonte dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati. E’ qui, infatti, che – nel ricevere conferma del co-finanziamento del progetto di cui si diceva prima – ci venne, al tempo stesso, precisato che la Cei (Conferenza episcopale italiana), con proprio decreto, emesso verso la fine del 2010, concedeva un finanziamento di 235 mila euro. Somma, questa, derivante dai fondi dell’otto per mille e pari a circa il 50 per cento dell’importo complessivo del progetto. La restante cifra di 299 mila euro veniva, invece, finanziata dalla Regione Calabria in data 15 marzo 2010. Somma, quest’ultima, – da quanto riuscimmo ad appurare a seguito di ulteriori indagini – mai giunta a destinazione, per cui conseguenziale e lecita fu la domanda: per quale altra strada quella somma venne dirottata? Risposta a tale interrogativo mai finora ve ne è stata alcuna. Si è, invece, verificato quanto giu- L’Assessore ai Lavori Pubblici Raffaele Granata. stamente temuto e cioè, non essendo stato avviato alcun lavoro di cui al predetto progetto, andò inevitabilmente perduta l’intera somma finanziata dalla Conferenza Episcopale Italiana, consistente – come già detto – in 235mila euro. Tornando alla notizia diffusa dalla sede municipale qualche settimana addietro, è appena il caso di riportarla nella sua giusta evidenza: il Comune di Corigliano ha affidato, agli architetti Antonio Aprelino e Antonio Pignataro, l’incarico di redigere in qualità di progettisti e direttori dei lavori, il progetto denominato “Primi interventi di protezione civile ed indagine per la messa in sicurezza” della chiesa della Riforma. «Si tratta di un intervento – fa rilevare l’assessore ai Lavori pubblici, ing. Raffaele Granata – che, in ragione dello stato dei luoghi e del finanziamento ottenuto dalla Protezione Civile, aggiorna e rielabora tecnicamente il già esecutivo “Progetto di consolidamento e restauro della chiesa della Riforma”, redatto alcuni anni addietro per il recupero complessivo della chiesa, sia dal punto di vista strutturale che architettonico Il portale di ingresso. ed artistico. Progetto esecutivo che – tiene inoltre a precisare l’assessore Granata – era stato già approvato dal Comune di Corigliano Calabro e per il quale erano stati acquisiti i pareri favorevoli della Commissione Beni Culturali Ecclesiastici della Arcidiocesi Rossano-Cariati e della Soprintendenza di Cosenza». L’intervento proposto – tengono a sottolineare, da parte loro, anche i progettisti Aprelino e Pignataro – «è condizione necessaria per la tutela e la salvaguardia del bene in questione, avendo quale specifico scopo quello di mettere in sicurezza la chiesa, stabilizzando una evidente situazione di degrado strutturale che allo stato potrebbe degenerare in un possibile collasso della chiesa». Si tratta quindi di primi immediati interventi, necessari per il successivo avvio della realizzazione del “Progetto di consolidamento e restauro della chiesa della Riforma”. Per questo, considerato le caratteristiche e la particolarità dell’edificio (che – va ricordato – risulta essere anche vincolato), «l’intervento progettuale di messa in sicurezza e diagnostica – come precisato dagli stessi progettisti Aprelino e Pignataro – è stato elaborato in ragione delle disposizioni vigenti quali le Norme Generali dei Lavori Pubblici e le Norme Specifiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali». A noi preme, infine, ribadire ancora una volta come i gravi danni sinora subiti dalla chiesa rendono insufficienti le somme al momento stanziate, per cui, una volta ultimati gli interventi di messa in sicurezza, è necessario trovare la rimanente idonea copertura finanziaria, così da dare definitiva realizzazione al “Progetto di consolidamento e restauro della chiesa della Riforma”, il cui scopo è, dunque, il recupero e la valorizzazione dell’intero complesso chiesastico, la cui aula – come ci fanno rilevare gli architetti Antonio Aprelino e Antonio Pignataro – «è interamente coperta da un soffitto ligneo a cassettoni sormontato da una copertura a capanna con travi portanti in legno (forse capriate) e coppi tradizionali, mentre la navata laterale presenta una copertura ad una falda inclinata verso l’esterno. I prospetti esterni risultano impreziositi lungo tutto il perimetro da beccatelli in cotto che sono presenti anche sul timpano. In realtà si tratta di un elemento curvilineo, che chiude il prospetto principale prospiciente piazza Valente. Questo fa sì che la struttura di copertura a capanna non è visibile frontalmente se non nei prospetti laterali». 15 I passeggiatori della domenica Da contrada Ierpietro a Piano Caruso (o viceversa) di Cosimo Esposito e Antonio Ida 16 In questo numero descriviamo un percorso che parte dalla contrada Ierpietro (a zona delle fabbriche di laterizi, sulla vecchia ss 106 per Rossano) e, dopo un cammino di 5,5 chilometri, arriva in zona Trattera di Piano Caruso; questo è riportato nella cartina geografica allegata, che è ripresa da Google Earth. Il percorso è quasi tutto in terra battuta, con esclusione dei tratti iniziale e finale che per poche centinaia di metri sono con fondo in cemento. E’ un percorso molto bello e panoramico, ma con una pendenza media di circa 11,50 % , che in alcuni tratti raggiunge anche il 30 %. Per evitare un affaticamento eccessivo, per chi non è abbastanza allenato, si consiglia di dividerlo in 2 semipercorsi: il primo di circa 3 chilometri, più 3 di ritorno in discesa, partendo dalla ss 106 e il secondo di circa 2,5 chilometri, più altrettanti di ritorno in salita, partendo da Piano Caruso. Il percorso si svolge di fatto su un crinale che corre sulla sommità di un tratto collinare-montano che collega Piano Caruso e la 106; è quasi tutto percorribile anche in auto, con qualche difficoltà, tranne un tratto di circa 500 metri con inizio, scendendo dalla montagna, a circa 1,5 chilometri; tale tratto ha il fondo percorso da calanchi profondi più di mezzo metro, a causa della mancanza evidente di un minimo di manutenzione. Appare evidente che il resto della stradina ha una decente manutenzione operata da quanti continuano a coltivare con fatica i terreni circostanti e a fare con ciò opera meritoria di salvaguardia ambientale ( al di sotto di circa 500 metri di altitudine la coltivazione dell’ulivo è molto diffusa). Su tutto il percorso ci sono dei veri e propri terrazzi naturali dai quali lo sguardo può accogliere, senza ostacoli intermedi, tutta la catena del Pollino e tutta la costa ionica da Cariati a Roseto Capo Spulico; sono immagini di una bellezza straordinaria che meriterebbero una valorizzazione altrettanto straordinaria, mentre in realtà la maggior parte di noi ne ignora persino l’esistenza. Percorrendo l’intero percorso di andata e ritorno, considerando che si sale da un’altitudine di 112 metri a una di 743 e che si percorrono circa 11 chilometri ( 5,5 + 5,5) , si può affermare che una persona di 80 chilogrammi consuma per tutto il percorso circa 1250 Calorie, corrispondenti a un perdita di 125 grammi di grasso corporeo (dividendo il percorso nei 2 semipercorsi sopradetti si divide circa a metà anche il consumo di calorie); per un peso diverso basta fare una proporzione. Le coordinate geografiche del punto di partenza sono 39° 35’ 58.97” latitudine Nord e 16° 32’ 40,56” longitudine Est , con altitudine pari a 112 metri; quelle di arrivo sono 39° 33’ 56.27” latitudine Nord e 16° 31’ 44,58” longitudine Est, con altitudine pari a 743 metri. Si riafferma la disponibilità ad accogliere nel gruppo dei passeggiatori quanti volessero farne parte; basta presentarsi alle ore otto del mattino di domenica al numero civico 25 di via Nazionale dello Scalo di Corigliano. In tutti i percorsi in campagna è consigliabile essere muniti di un piccolo bastone per la presenza di eventuali cani ed essere sempre almeno in tre. “Legalmente Giovani”, al via le attività Il progetto Legalmente Giovani, ha come obiettivo principale la diffusione della legalità tra i giovani, fascia d’eta 14-19 anni. Approvato e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. In relazione agli obiettivi specifici prefissati e da perseguire, sono state previste una serie di azioni mirate, già avviate, che spingano i giovani al rispetto di se, degli altri e del contesto sociale. LA CAMPAGNA “VIVI NELLA LEGALITA” I pirimi slogan: “RISPETTA GLI ALTRI, RISPETTA TE STESSO, RISPETTA L’AMBIENTE IN CUI VIVI” “NON BERTI IL CERVELLO SORESEGGIA LA VITA” “IO USO LE DROGHE, LE DROGHE USANO TE” “UN BICCHIERE IN PIU’ PER DIVERTIRMI, UN BICCHIERE IN MENO PER VIVERE” PUBBLICAZIONE OPUSCOLO INFORMATIVO MULTILINGUE SULLE DIPENDENZE Per la legalità contro le dipendenze è stato pubblicato e divulgato il primo dei due opuscoli informativi, incentrato sul consumo di droghe e abuso di alcool, perché la legalità passa attraverso il rispetto delle regole, ma anche attraverso la lotta alle dipendenze. La Costituzione della Repubblica Italiana Principi fondamentali CONOSCENZA DELLE NORME Per educare alla legalità e favorire la conoscenza della nostra Costituzione, in ogni istituto superiore di Corigliano Calabro sono state affisse delle bacheche su cui sono indicati i 12 articoli del testo Costituzionale. Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 5 La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento. Art. 6 La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. Art.7 Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale. Art. 8 Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. Art. 9 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Art. 10 L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici. Art. 11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Art. 12 La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. LABORATORI: ARTISTICO, MUSICALE, FILMICO CON DIBATTITO, GRUPPI DI SENSIBILIZZAZIONE un’immagine forte, imponente. Oggi al sito si accede dall’alto passando prima nel cuore pulsante dell’antico abitato, fra il“Teatro” a pianta circolare e un’area pubblica con filari di fondazione di edifici, e poi scendendo verso la fortificazione, le porte e le torri difensive. Qualunque descrizione non sarà mai sufficiente a rendere il giusto merito al sito di Castiglione. Troppe le risorse culturali di notevole importanza storica mal utilizzate, lasciate nell’incuria, sconosciute ai più, che potrebbero invece determinare, insieme ad altre risorse eccellenti, quel salto di sviluppo che il nostro territorio merita. Da qui si parte per dare gambe a questa “idea” che fa parte di un progetto più ampio di sperimentazione attuata in 11 luoghi d’Italia a cui Fabrizio Barca ha dato anima. Un progetto inusuale che possa dare vigore alla politica partendo da strumenti di lavoro, persone e relazioni, visione e metodo nuovi, passando dalla teoria alla pratica. Costruire progetti utili a far avanzare un territorio elaborando proposte dettate dalle esigenze della popolazione, cercando le risposte nei fatti, utilizzando il principio di autorganizzazione come linea guida essenziale, aprendosi alla collaborazione di quanti siano disposti a mettersi in gioco. In questo quadro si inserisce il progetto dei Siti Archeologici “minori” che comprende tutti quei siti della fascia costiera ionica collegati al sito di Sibari, con l’obiettivo primario di valorizzarne la conoscenza. La giornata del 21 marzo è stato il primo risultato concreto di questa politica attiva, della collaborazione fra un partito, il PD, e la società civile, l’associazionismo, le Istituzioni. L’esperimento sul territorio ha dato esiti positivi: un nuovo metodo, un nuovo approccio ha fatto si che tanti abbiano risposto con entusiasmo e partecipazione. A partire dalla Soprintendenza dei beni archeologici della Calabria, al Direttore del Museo Nazionale di Sibari, ai Sindaci dei Comuni nei cui territori sono ubicati siti archeologici (13 per l’esattezza: Paludi, Amendolara, Trebisacce, Francavilla Marittima, Spezzano Albanese, Cerchiara di Calabria, S. Lorenzo Bellizzi, Castrovillari, Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro, Cariati, Terravecchia, Pietrapaola), alle Scuole di ogni ordine e grado, all’Associazione culturale Rizoma, alla compagnia teatrale di Paludi, all’Unesco, al Gal, alla gente comune che ha dato la sua collaborazione intervenendo alla giornata. Castiglione di Paludi è stata la puntata pilota di questo progetto, un demo da riproporre sugli altri siti prima possibile. La strada da percorrere è tutta in salita e costa fatica, non c’è una bacchetta magica che possa cambiare le cose con un tocco. Non provarci proprio però sarebbe un peccato. Lo dobbiamo alla nostra terra, straordinariamente bella, troppo spesso maltrattata e abbandonata. Luoghi Idea(li) a Castiglione di Paludi, vestigia di un antico centro brettio di Teresa Massimilla FORUM legalmentegiovani.mondiversi.it Il 21 marzo l’iniziativa sul sito archeologico di Castiglione di Paludi ha dato il via all’azione di “Luoghi Idea(li)” Sibari-Pollino dedicata ai Siti Archeologici “minori”. La giornata, ventosa, un po’ fredda, ma ben soleggiata, è stata accompagnata dalle voci allegre e i volti sorridenti dei tanti partecipanti (circa 500 persone) che si sono ritrovati fra le strutture monumentali dell’antica città brettia. Un sito quasi sconosciuto ai più. Per molti dei presenti si è trattato della prima visita, una vera scoperta. Adagiato su un colle alle pendici della Sila, protetto da versanti scoscesi e lisci alla spalle, a pochi chilometri dal mare, difeso su di un fianco dal torrente Coserie, che con la sua gola crea quasi un fossato naturale per l’antica fortezza. I grandi blocchi quadrati di arenaria delle gigantesche mura, oggi ancora ben visibili e molto suggestive, riportano alla mente racconti mitologici e sembra quasi che sfiorando quelle pietre con una mano, ci si possa ritrovare in un mondo surreale accanto a ciclopi e ad eroi epici. Quello che è stato riportato alla luce attesta che il pianoro fu abitato per un lungo arco cronologico compreso tra il IX ed il III sec.a.C. Le sue mura sono un esempio di architettura militare del IV sec a.C. fra i principali dell’Italia meridionale e fra i più importanti della Calabria. Costruite per difendere la città dei bretti, popolo italico che si oppose alla civiltà dei greci e poi dei romani per restarne sconfitto completamente. I loro insediamenti si sviluppavano sulle colline e nelle valli intorno fino alla Sila e, probabilmente collegati fra di loro, costituivano un’entità politica ed economica di notevole importanza. La porta est, ai cui lati spiccano due grandi torri di difesa a pianta circolare, era uno degli ingressi più importanti e monumentali, primo impatto per chi arrivava alla città, dando 21 Stefano Patrizi, il giurista riformatore che collaborò con Carlo di Borbone Ricorre quest’anno il terzo centenario (1715-2015) della nascita del personaggio cariatese, al quale è intitolato il Liceo Scientifico della cittadina ionica di Franco Liguori Ricorre, quest’anno (2015), il trecentesimo anniversario della nascita di un’importante figura della cultura meridionale del Settecento: il giurista cariatese Stefano Patrizi, dottissimo studioso e conoscitore del diritto e stimato uomo di lettere, vissuto a Napoli, in uno dei periodi culturalmente più felici e vivaci della città capitale dell’omonimo Regno, allorquando essa era diventata uno dei massimi centri di diffusione delle idee illuministiche in Italia e vi operavano intellettuali del calibro di Antonio Genovesi, Giuseppe Maria Galanti, Gaetano Filangieri, Domenico Grimaldi , Bernardo Tanucci, con i quali l’intellettuale cariatese ebbe modo di relazionarsi alla pari. Scopo della presente nota è quello di far conoscere la sua figura, illustrandone brevemente la vita e le opere, a trecento anni dalla nascita. La vita e la carriera forense 22 Stefano Patrizi nacque a Cariati nel 1715 da una nobile famiglia di origini senesi, ma trapiantata in Calabria agli inizi del XV secolo. Dopo aver compiuto i suoi primi studi nel locale Seminario Vescovile, che era, all’epoca, rinomato centro di formazione umanistica oltre che teologica, “si pose a seguire assai giovane la carriera del foro”, trasferendosi a Napoli, come ci informa Giuseppe Boccanera, suo biografo , il quale riferisce anche che il Patrizi “non trascurò di percorrere l’intero stadio delle discipline letterarie, pendendo dalle labbra del Genovesi”. La data dell’arrivo a Napoli del giovane intellettuale cariatese, intorno al 1735, coincide con un momento di forte tensione ideale e di rinnovamento della cultura napoletana che, in quell’epoca, aveva come punti di riferimento il pensiero dello storico e giureconsulto Pietro Giannone, tenace difensore dei diritti dello Stato Stefano Patrizi (1715-1797). contro le ingerenze della politica ecclesiastica, e quello del filosofo, economista e giurista Antonio Genovesi. Erano gli anni in cui, grazie al governo illuminato di Carlo di Borbone, alla vecchia monarchia feudale si andava sostituendo un crepuscolare stato di diritto; la lotta giurisdizionalistica contro il potere concorrente della Chiesa cominciava a segnare molte vittorie a favore del potere pubblico. Basti ricordare che, a conclusione di un lungo attrito anticurialista, venne firmato, nel 1741, un concordato, che ridusse sensibilmente le immunità e le franchigie delle proprietà ecclesiastiche sottoponendole a tributi parziali o totali. Furono proprio il Giannone e il Genovesi ad incidere profondamente nella formazione culturale ed ideologica del Patrizi, che da loro apprese il concetto dell’indipendenza della società civile dal potere ecclesiastico. Suo maestro di diritto fu Niccolò Fraggianni , figura di primo piano del Settecento napoletano, giurista di grandissima levatura e strenuo assertore dei princìpi giannoniani. Di lui il Patrizi scrisse un Elogio, che fa da introduzione alla sua maggiore opera giuridica, le “Consultationes sacri et regii juris”, edita a Napoli nel 1770. Nel 1761 cominciò per il giureconsulto cariatese un’ascesa che, nell’arco di pochi anni, lo avrebbe portato a ricoprire le cariche più prestigiose della Magistratura napoletana: da quella di Giudice della Vicaria civile (1761) a quella di Regio Consigliere nel Senato di S. Chiara (1762), e, poi, di Consigliere nella Giunta di Stato, di Consultore della Real Giunta di Sicilia e del Tribunale misto, di Soprintendente del Tribunale di Revisioni e Conti (1773), di Capo Ruota della Real Camera di S. Chiara (1775), nonché di Presidente del Supremo Tribunale di Guerra e Casa Reale, tutte cariche di altissima responsabilità che, nella complessa organizzazione statuale del Regno di Napoli, affiancavano il sovrano nella gestione della cosa pubblica. Ma l’incarico sicuramente più prestigioso attribuito al Patrizi, doveva avere ad oggetto la stessa sistemazione del “corpus iuris” vigente nelle province napoletane nella seconda metà del ‘700. Nel 1762, sotto il Ministero del marchese Tanucci - così riferisce il suo biografo Lorenzo Giustiniani – il Patrizi fu nominato Ministro della Giunta per la compilazione del codice carolino . Nell’esercizio di questo altissimo ufficio il giurista cariatese, assieme a pochi altri insigni giureconsulti del Regno , fermamente convinto della necessità di una radicale riforma degli ordinamenti giudiziari napoletani, procedette ad un’attenta revisione della legislazione esistente, introducendovi lo spirito dei tempi nuovi. Da questo importante lavoro ispirato e guidato dal Patrizi, nacque il codice carolino, che, purtroppo, per le forti resistenze delle classi conservatrici, non ricevette la sanzione sovrana e non andò mai in vigore. Il Patrizi fu anche un maestro di giurisprudenza nell’Ateneo napoletano, dove fu chiamato nel 1772 a ricoprire la cattedra di Diritto Feudale, compito che svolse con grande competenza , come si evince dalle testimonianze dei suoi biografi, Lorenzo Giustiniani e Giuseppe Boccanera. Tra i suoi allievi ci fu anche il rossanese Giuseppe Toscano Mandatoriccio. Non meno apprezzato che nel campo giuridico, fu il Patrizi nell’ambito della cultura letteraria ed umanistica, in cui si distinse per la padronanza della lingua latina, che usò abitualmente nella composizione delle sue opere giuridiche, prima fra tutte le “Consultationes sacri et regii iuris” . Il Boccanera riferisce che egli “dette chiara prova di ciò che valesse in siffatti studi nelle Lettere da lui indirizzate al letterato calabrese Saverio Mattei , suo amico e confidente, a proposito della “Traduzione dei Salmi” e di altri canti biblici, che questi aveva pubblicato a Napoli . Sulla grande dimestichezza con cui Patrizi usava la lingua latina e sulla sua vasta cultura umanistica e giuridica, il grande poeta Pietro Metastasio, dopo aver letto le sue Consultationes, parla di “invidiabile familiarità” con cui egli “tratta l’aureo linguaggio del secolo di Augusto”, elogiando anche “l’ordine limpidissimo dei suoi raziocinii”. Per i suoi meriti culturali e professionali il Patrizi ricevette molti onori, tra cui il titolo di “Marchese”, col diritto di poterlo trasmettere a tutti i suoi successori in ordine di primogenitura. Venne anche acclamato Socio onorario della Reale Accademia delle Scienze, istituita a Napoli, sull’esempio di quelle di Parigi e di Londra. Morì a Napoli il 27 ottobre del 1797 e fu sepolto nella cappella gentilizia della famiglia, nella chiesa dei SS. Apostoli. Il pensiero e le opere L’espressione più compiuta del pensiero riformatore e anticurialista del Patrizi la si trova nelle “Consultationes sacri et regii iuris”, il cui primo tomo fu pubblicato a Napoli nel 1770. Apprezzata dai massimi esponenti dell’intellighentia napoletana del secondo Settecento, tra cui il Genovesi, quest’opera uscì nel periodo in cui più fortemente infuriava, nel Mezzogiorno, la polemica anticurialista, contro la ricchezza della Chiesa e, in particolare, degli ordini religiosi. Su quest’ultimo tema Stefano Patrizi era già intervenuto, negli anni 1766-67, con altri due libri di “Consultazioni”. Il primo di questi scritti polemici reca il titolo di “De recta dotium monasticarum ratione ineunda consultatio”, ed affronta la questione del fondamento giuridico e morale del pagamento della dote che doveva versare chi entrava in monastero, concludendo che tali esazioni non solo “siano simoniache”, “ma benanche contrarie alla privata e pubblica giustizia”. L’incameramen- to di sempre maggiori ricchezze da parte dei conventi era, ad avviso del giureconsulto cariatese, rovinoso per la stessa disciplina monastica, perché introduceva nei monasteri, a poco a poco, “la cupidigia dei beni mondani, il lusso e tutti i vizi che il lusso e la moda portan seco irreparabilmente”. In un’altra “consultazione”, edita nel 1758, e intitolata “De renunciationibus et amortizatione bonorum”, il Patrizi denuncia il decadimento spirituale, in cui il fasto e la mondanità Carlo III di Borbone, re delle Due Sicilie dal 1734 al 1759, amico ed estimatore di Stefano Patrizi. avevano precipitato le comunità delle sacre vergini, tracciando un profilo storico del monachesimo, dal IV secolo ai tempi suoi. Quando nacquero i primi conventi di monache, nessun amore per le ricchezze e nessun ansia di possedere albergava nel loro animo, solo “paghe degli alimenti e del vestito con cui coprirsi”; poi arrivò il tempo in cui “abati e superiori si mischiarono nella politica e nelle guerre, e volentieri accolsero l’invito di dimorare nelle corti principesche, donde parteciparono lusso e corruzione alle proprie comunità e quindi anche a quelle femminili”. Oltre che come autore di infuocati libelli polemici in latino contro lo strapotere e le smisurate ricchezze della Chiesa e degli ordini religiosi, il Patrizi è ricordato per le numerose “memorie difensive” in lingua italiana da lui pubblicate e che altro non sono che i testi delle cause che egli patrocinò o come avvocato o come commessario e regio consigliere della Real Came- ra di Santa Chiara, il primo e più alto tribunale del Regno di Napoli. Fra le tante, ci piace segnalarne alcune in particolare, per il fatto che hanno a che fare con la storia della Calabria o, meglio, della Sibaritide: “Per gli pastori di Corigliano contro all’arcivescovo di Rossano” (1773), in difesa di cento pastori coriglianesi che si rifiutavano di pagare all’arcivescovo di Rossano la decima sui prodotti loro spettanti per la custodia del bestiame di proprietà del Duca di Corigliano; “Per l’illustre Duca di Corigliano contro l’Università e i cittadini di Terranova” (1768), a proposito di una lite scoppiata tra Agostino Saluzzo, duca di Corigliano, e i cittadini del confinante feudo di Terranova. In entrambe queste “cause” il Patrizi non è l’avvocato-difensore ma il giudice, il “commessario” della Real Camera di Santa Chiara che dovrà pronunciarsi sulle controversie. Conoscitore profondo del Diritto canonico ed ecclesiastico si rivela il Patrizi in un’altra causa patrocinata davanti al Regio Consiglio della Real Camera di Santa Chiara, questa volta in veste di avvocato di parte: la “memoria difensiva”, stampata a Napoli nel 1745, contiene una serrata difesa del diritto a collegiarsi e ad essere l’unica “matrice”, della Chiesa di San Pietro di Corigliano. Titolo della memoria è : “Discorso intorno al diritto collegiale e matricità della Chiesa Prepositurale dei Santi Pietro e Paolo della Città di Corigliano” . Chiudiamo questo “profilo” dell’illustre giureconsulto cariatese, con il giudizio che su di lui esprime nei “Ragguagli storici del Regno di Napoli”, il marchese Gennaro Marulli, suo contemporaneo : “Egli era annoverato fra i più dotti avvocati ed insigni Magistrati del napolitano Foro; fu sempre integerrimo giudice, esercitando il suo impiego con somma giustizia e vigilanza. Nella decisione delle cause faceva conoscere quanto valesse in giurisprudenza non che nelle altre materie di recondita erudizione. I suoi discorsi misti sempre di recondita dottrina, formavano l’ammirazione di chi l’ascoltava”. Un vero esempio di alta professionalità e di sicura affidabilità morale, a cui guardare in un momento storico tanto difficile per la giustizia italiana d’oggi! Per saperne di più: F. Liguori - Stefano Patrizi, un riformatore del Settecento, Rossano 2004 23 mondiinversi Mario Chiantoni, insegnante, nato a Lecce, ma residente a Corigliano da tanti anni. Nutre una grande passione per la scrittura in versi che è sfociata nella composizione di diversi brani nel corso degli anni. Ottantenne innamorato della nostra Corigliano, ad essa ha dedicato la poesia “Al centro storico di Corigliano”, che vi proponiamo, unitamente ai brani “Il volo di mio figlio”, “Il cielo in casa mia”, e il “Volo” tratti dalla raccolta “Poesia per Loris” del 1982. Mario Chiantoni è stato insignito della Medaglia d’Oro al Merito per la Sociologia dall’Accademia delle Scienze di Roma, per l’opera svolta a favore della SOCIETA’ UMANA UNIVERSALE. AL CENTRO STORICO DI CORIGLIANO Oh Corigliano, Corigliano ch’eri bella come una bella donna nuda seduta sul mare donde ti luccicavano le stelle e le lampare, dove tutti ci davamo sempre una mano! I festoni del sole stamattina fanno baluginare, come prima l’argento degli ulivi, e tu morivi … C’è una pace festeggiata dall’oro di ginestre dal riso delle donne alle finestre e il rosa degli oleandri della speranza giovane come tutto ciò che avanza e diventano il culto di una danza intorno ad un braciere di sogni infranti, nella sua propria nostalgia ch’era la nostra vita mia, quando la nonna cantava, e cosi sia… IL VOLO DI MIO FIGLIO Per un volo che non volevi, ti sei fatto farfalla quando volevi essere aquila. E ti sei fatto angelo: che vuoi di più! Io sono solo e perso e tu sorridi a me che sono vecchio. IL CIELO IN CASA MIA Le nuvole mi parlano di te che sei lontano. Sai come aspetto… Ma è come un sogno che non tornerà! Ricordi il volo che facemmo insieme. Per me, non finirà su quell’adagio scritto tra le canzoni e le lacrime, ora fiori e la mia anima persa senza te. E il sole e il sole. In memoria dei migranti morti nel Canale di Sicilia «...ma più di tutto resteranno nella loro memoria le urla di “quelli che stavano sotto”, alcune centinaia nella stiva della nave-carretta e altre centinaia a un livello più alto, ma sempre sotto coperta. “Erano stati chiusi dentro per evitare che provassero a salire” ha raccontato uno dei migranti. Questione di soldi. Se paghi di meno hai meno chance di sopravvivere in caso di naufragio. Se metti sul piatto più soldi, invece, ti spetta anche la possibilità di farcela, ammesso che tu riesca a trovare un appiglio a qualcosa e a resistere finchè qualcuno non viene a salvarti. Su quella barca c’erano tre livelli: i dannati giù, nella parte più bassa della pancia, in mezzo i disperati di seconda classe, e in alto, all’aperto, i più fortunati. Quando la gente in coperta ha cominciato ad agitarsi perchè ognuno cercava di raggiungere per primo il cargo dei soccorsi, il barcone ha iniziato ad ondeggiare, pericolosamente. Là sotto, ai livelli meno uno e meno due, non avranno visto niente di quello che stava succedendo, ma certo hanno capito che se la barca si fosse rovesciata sarebbero morti tutti andando a picco. Così hanno fatto la sola cosa che potevano fare: urlare. Centinaia di voci a urlare e battere i pugni sulle fiancate di quella che sarebbe diventata la loro bara. Nessuno è sceso a salvarli, o quantomeno a provarci. Le regole d’ingaggio del viaggio prevedevano che le loro vite fossero, appunto, sacrificabili più di quelle che stavano in coperta. E mentre la clessidra delle loro esistenze esauriva il tempo, le urla esaurivano le forze. I sopravvissuti raccontano che fossero fra i 700 e i 1000 e che tra loro vi fossero almeno 200 donne e una cinquantina di bambini. Sono finiti tutti assieme in fondo al mare, a 400-450 metri di profondità, mentre in pochi, pochissimi, salivano sul mercantile della salvezza.» Giusi Fasano - Corriere della Sera - martedì 21 aprile 2015 IL VOLO 24 Ho provato a volare nello spazio, son ritornato povero, come prima. La tua musica, sull’adagio della mia vita, impazziva d’amore e poi, di gioia. Domani, quando già ora è tutto neve, brilleranno i diamanti del mio amore e tu della mia vita ricorderai tra pagine, la sola felicità, che fu poesia. La nostra comunità attraverso un presidio, organizzato dalle associazioni e organizzazioni di ogni ordine, ha voluto ricordare nel pomeriggio del 23 Aprile 2015 le centinaia di vittime, uomini ,donne, bambini, che per mantenere viva la speranza di sopravvivere, hanno incontrato un tragico destino nel Canale di Sicilia nella notte del 19 Aprile 2015. Diversi gli sbarchi nel porto di Corigliano dall’inizio del 2015. Un porto di migranti e un popolo che non rifiuta, che accoglie, che tenta nonostante le difficoltà di non abbandonare e in un’occasione, la più tragica di tutti i tempi, di ricordare, di commemorare le centinaia di vittime attraverso un’iniziativa. Ci si incontra in piazzetta Portofino a Schiavonea per poi dirigersi sulla spiaggia, dove la Madonnina veglia, per lasciare in mare aperto, con piccole imbarcazioni, una corona di fiori in segno di rispetto per le vite perse. 25 Unione dei comuni: vantaggi e svantaggi Fusione a fuoco lento di Francesco Sommario 26 Giorno 9 aprile 2015 si è tenuta un’assemblea cittadina, voluta dal sindaco Giuseppe Geraci, sulla proposta di fusione fra Corigliano e Rossano. Tale incontro-dibattito è stato il primo e unico dopo circa tre mesi da quando il Consiglio Comunale di Corigliano aveva rinviato l’atto deliberativo -mentre, in contemporanea, quello di Rossano aveva deliberato a favore-, con la precisazione che “non è stato un ‘no’ del Consiglio ma un rinvio, per approfondire con le associazioni, i partiti e i cittadini”. “Il processo di fusione -ha affermato il sindaco Geraci nella fase introduttiva- non si conclude con l’atto deliberativo del Consiglio Comunale. Il progetto e il percorso di fusione avviato tra le due Città resta una sfida culturale ed un lavoro di prospettiva che richiede tempi di approfondimento, di conoscenza e convincimento importanti e dal basso. L’opportunità storica e straordinaria del comune unico non è e non può essere vissuta, attesa e sollecitata soltanto come un mero fatto burocratico o economico; servono semmai più incontri e confronti con i cittadini proprio per vincere le diffidenze esistenti e sulle quali non è saggio bypassare”. All’incontro erano presenti i rappresentanti dei vari partiti politici e della maggior parte delle associazioni culturali della città. Scarsa, invece, è stata la presenza di giovani, di rappresentanze sindacali e di semplici cittadini. Più che di un dibattito si è trattato di un continuo e di un quasi superfluo ribadire le necessità e i vantaggi economici che tale fusione comporterebbe per il nostro territorio. Un territorio che è ormai -come sottolineato in vari interventi- in concorrenza con altri territori della Calabria sia per l’approvvigionamento di risorse comunitarie che per la rappresentanza politica. Va anche rilevato che, durante la discussione, si è fatto timidamente cenno alla possibilità di una fusione a tre, ovvero quella tra i comuni di Rossano Corigliano e Cassano. Tale alternativa è sembrata non interessare ai relatori, sebbene il sindaco Giovanni Papasso di Cassano abbia inviato nei giorni scorsi una esplicita missiva dove esprimeva la necessità ancora più marcata di una fusione fra i tre comuni della Sibaritide. “In una provincia come Cosenza, grande quanto la Liguria – spiega Papasso in una lettera trasmessa ai due colleghi Antoniotti e Geraci – non può non trovare appeal nella politica, nelle istituzioni e nel dibattito sociale l’ipotesi di dare vita ad un’area che includa e superi i confini di due municipalità… e che trasformi, invece, tutte le potenzialità della Sibaritide, oggi inespresse perché in ordine sparso, in una realtà finalmente coesa anche istituzionalmente e con un più vero e forte potere contrattuale, progettuale e di governo”. “L’obiettivo –ci dice Papasso dopo il nulla di fatto con tale missiva– era quello di invitare i due primi cittadini ad una riflessione. Da Co- rigliano ho ricevuto un segnale di apertura, con la disponibilità ad un incontro; da Rossano mi è parso, invece, di registrare una chiusura, seppur cordiale, ad ogni altra ipotesi di dialogo, restando ancorati alla sola proposta di una fusione a due. Continuo a credere -conclude Papasso- che serva di più un confronto a porte aperte, senza campanilismi e che non escluda di rafforzare, nella situazione attuale, tutto il territorio. Del resto, che senso avrebbe, altrimenti, per Cassano restare nel Psa con Rossano e Corigliano?” Alla luce di quanto sopra riportato, alcune riflessioni vanno fatte. Nonostante i buoni propositi, poco o niente si è fatto e si sta facendo per attivare quel dibattito con e tra i cittadini che tutti hanno auspicato nei due consigli comunali in cui si dovevano determinare gli atti deliberativi. Questo rallentamento del processo di fusione da parte della politica locale sembra più un voler insabbiare e allontanare tale possibilità che dare una spinta verso la sua realizzazione. Nessun atto concreto è stato avviato fra le municipalità di Rossano e Corigliano per dare adito ai cittadini che progettualità comuni possano portare benefici sia da un punto di vista economico che sociale. Si poteva progettare la prossima stagione turistica insieme e non si è fatto; si poteva affrontare insieme il problema Centrale Enel Rossano e non si è fatto; problematiche legate alla legalità o allo sviluppo della produzione e commercializzazione Nel dibattito sulla fusione è molto sentito il rischio di una perdita di rappresentanza equamente distribuita in tutti i territori del nuovo comune così come la richiesta di garanzie su quella che sarà la distribuzione dei servizi. Alcuni sostengono, anche, che il processo di fusione interessi soprattutto i piccoli comuni e che, invece nella Sibaritide va ripreso e potenziato soprattutto il progetto di “Area Vasta”. Di contro, i possibili vantaggi che si potrebbero raggiungere col processo di fusione fra i comuni di Corigliano e Rossano (e Cassano) sono di gran lunga più significativi degli svantaggi citati. Facciamone un breve elenco: Aumento peso politico della realtà della Sibaritide: l’incremento, sia territoriale sia demografico, prodotto dalla fusione, farebbe del Comune Unico (80.000 abitanti) il terzo comune più grande della Calabria e il primo per estensione, aumentandone di fatto il peso politico e la voce in capitolo in ambito istituzionale. Maggiori capacità finanziarie: la maggiore disponibilità di risorse spendibili (rappresentate da una somma complessiva d’incentivi che si aggira sui 15 milioni di Euro annui) renderebbe possibili programmi e interventi più funzionali alla popolazione e alle imprese, di più grande portata e consistenza e non realizzabile altrimenti. Migliore qualità delle risposte politiche, delle attività di gestione e programmazione: la creazione nell’Alto Ionio di una struttura amministrativa unitaria e integrata eviterebbe il pronunciamento scoordinato e spesso inconcludente di due organi diversi, e garantirebbe invece interventi più mirati e proficui. Snellimento e semplificazione delle procedure burocratiche: la creazione di un’unità Amministrativa agricola continuano a non essere affrontate in una visione unica; si continua a non avere rappresentanze politiche che rappresentino il nostro territorio… L’elenco potrebbe continuare, ma è necessario soffermarsi un attimo anche sulla proposta del sindaco unica e organicamente ben strutturata eviterebbe una ripetizione di uffici e servizi interni. Maggiore economicità dei servizi: organizzare servizi e attività per bacini d’utenza di dimensioni più grandi, cioè su scale economiche maggiori, significa in sostanza ridimensionare le spese e diminuire i costi medi unitari di produzione. Maggiore specializzazione funzionale del personale: l’aumento del numero di prestazioni per singolo e specifico servizio assicura una maggiore specializzazione funzionale del personale, con una ricaduta positiva sulla qualità del lavoro degli operatori pubblici e delle prestazioni offerte al cittadino utente. Riduzione dei costi della politica: indennità per un solo Sindaco, un solo Vice Sindaco, una sola Giunta. Gettoni di presenza per un solo Consiglio. Un solo Segretario Comunale. Contributi statali per il comune unico: che affluiranno per dieci anni al bilancio del nuovo ente pari al 20% dei trasferimenti consolidati dei singoli comuni. Contributi regionali per il comune unico; la Regione eroga, per dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari nella misura prevista dal Programma regionale di riordino territoriale: l’erogazione di un contributo finanziario straordinario, una tantum, al momento della fusione dei Comuni; l’erogazione d’incentivi finanziari ordinari annuali. Una deroga triennale dal Patto di Stabilità. Un accesso privilegiato ai fondi regionali ed europei. Avvio di un processo d’innovazione strutturale e tecnologica nell’organizzazione amministrativa e nell’erogazione dei servizi al cittadino. di Cassano: se una comunità limitrofa, così ricca di storia, cultura e risorse economiche volesse aderire al progetto di fusione, perché chicchessia dovrebbe impedirne tale volontà? Ben venga il comune unico Rossano-Corigliano-Cassano! Finalmente un territorio omo- geneo, coeso e forte che potrebbe portare al riscatto di questa parte dell’Alto Jonio. Che si svegli allora questa politica, ancora incapace di cogliere tali cambiamenti e di gestirne le problematiche, mentre i cittadini sono già avanti da un pezzo. Cassano Ionio 27 Premio Rampi per la giovanissima Giulia Gattuso La stanza segreta I MONDIVERSI DEGLI ARTISTI a cura di Carmine Cianci Ho scelto questo titolo perché, per comprendere ogni singola opera o i linguaggi degli artisti, si deve entrare nel loro mondo, che, per ognuno è diverso e che altro non è che il sensibile assimilato e distribuito ai fruitori, perché ne comprendano il significato. Solo quando si ha questa chiave di lettura, l’opera esercita il suo fascino in ognuno di noi. Avanguardie, neoavanguardie e sperimentazione 28 L’Associazione Centro Alfredo Rampi Onlus si è costituita nel 1981 in seguito al tragico evento di Vermicino in cui il piccolo Alfredo perse la vita. Negli anni è stata impegnata in una serie di lotte culturali per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla rilevanza dei temi legati alla sicurezza e alla protezione civile e per stimolare l’impegno nel campo della prevenzione e del soccorso. Nell’anno 2014 il Centro Alfredo Rampi ha organizzato un premio letterario con il seguente obiettivo: Il nostro desiderio è creare un evento culturale che possa toccare gli animi e la sensibilità di molti, grazie alle modalità immaginifiche e arricchenti del linguaggio letterario, favorendo un coinvolgimento artistico e un approfondimento sulle tematiche dell’infanzia. come attività culturale per sensibilizzare le coscienze, in particolare l’infanzia e l’adolescenza, ai temi dell’infanzia. Il premio diviso in tre sezioni: 1- Romanzo inedito, 2 – Racconto inedito, 3 – Mi rischio tutto, aveva una giuria composta da esperti il cui Presidente era Walter Veltroni. Giulia Gattuso ha partecipato alla sezione “Racconti Mi rischio tutto – Scuola”, posizionandosi al secondo posto, con un racconto dal titolo “La stanza segreta”. Premiata nella prestigiosa Sala Protomoteca del Campidoglio alla presenza di Walter Veltroni, Franca Rampi, Daniele Biondo, Michele Grano, Cinzia Tani, Carlo Serafini, Giorgio Nisini, giorno 18 aprile , in un’atmosfera cordiale, ha ricevuto in dono una scatola contenente materiale educativo-didattico per tutti gli alunni della classe I C dell’Istituto Comprensivo Erodoto. Vi proponimo uno stralcio de La stanza segreta, il racconto di Giulia in forma integrale verrà pubblicato, insieme agli altri racconti premiati, in un e-book. “Un sogno lungo una notte intera... Popolato di alberi, fate, gnomi, folletti, fiori, animali, luci, colori, rumori. La scorsa settimana sono andata in campeggio con la mia famiglia. D’un tratto mi ritrovai in un luogo diverso da dove ero andato a trascorrere il fine settimana, all’improvviso sentii dei rumori, e mentre mi fermai in una corsa saltellante, per ammirare tutti i meravigliosi colori, il cinguettio degli uccellini, il rumore del vento che spostava le foglie degli alberi, la brezza, lo scorrere del ruscello, profumi nuovi che non avevo mai sentito, vidi molti alberi di varie forme e dimensioni, fiori e animali buffi e pieni di personalità, assaggiai tanti nuovi sapori... Solo in quel momento capii che dovevo rischiare tutto! Non volevo restare piccolo per sempre, volevo tornare alla mia vita, quella di sempre, fatta dalle liti con i compagni, dai rimproveri di mamma e papà, dalle coccole dei nonni, dalle paure delle interrogazioni! In quel momento capii che neanche per giocare tutta la vita vale la pena rischiare la propria vita...” Sin dagli inizi della seconda guerra mondiale, il discorso sulle avanguardie storiche si può ritenere definitivamente stabilito. A tal proposito, basta citare il testo di Dorfles Ultime tendenze nell’arte d’oggi , che testimonia la curiosità di un grande “vecchio” della critica militante alle prese con il mutevole e vorticoso divenire delle arti nel nostro tempo convulso. Le stesse avanguardie, sin dal loro germogliare, non hanno mancato di suscitare, nelle grandi masse di pubblico, contrarietà e irritazione e si può ben sostenere che questa avversione sia stata causata da diversi fattori, tra cui quelli alla base di una cultura piccoloborghese, ma soprattutto perché ancora molti artisti si esercitavano nelle ripetizioni di un naturalismo astratto, modello della tranquilla vita di provincia, instaurato dalle gerontocrazie politico-culturali. Questi movimenti artistici (futurismo italiano e poi russo, surrealismo e dadaismo, informale, action painting, tachisme, vorticismo e immaginismo, ecc…) produssero un’ immediata eco di smisurata popolarità ed ebbero una grande propulsione nelle singole energie e potenzialità estetiche nelle varie parti del mondo, anche se al grosso pubblico tutto questo rimase incomprensibile. Le avanguardie, sin dal loro nascere e manifestarsi, caratterizzarono quasi tutto il secolo scorso. I protagonisti di questi movimenti realizzarono la rivoluzione estetica attraverso una forte azione di provocazione, sia con le proprie opere sia con le proprie esibizioni. La conseguenza di tutto ciò fu l’abuso delle performance e la eccentricità delle opere. Ma sta di fatto, ed è chiaramente evidente, che le avanguardie artistiche, nel presentare la loro pianificazione, miravano a diventare egemoni in una società di media sensibilità . Le neoavanguardie, a loro volta, non sono altro che l’evoluzione delle avanguardie storiche e, di conseguenza, hanno portato una vera e propria rivoluzione estetica. Questo sconvolgimento estetico è un avvenimento straordinario perché invade tutto il nostro sensibile e si inietta verso tutti quei segnali che si manifestano dalla vita, attivando e coinvolgendo la psiche dell’uomo con la materia e il proprio rapporto con altri esseri. Tutto questo stato di cose genera nell’artista libertà espressiva, spirito di ricerca, sperimentazione estetica. Si formano gruppi, tendenze, movimenti, atti a lanciare nuovi messaggi e superare l’accademismo attraverso le varie correnti concettualistiche. Queste altro non sono che una pratica tra conoscenza e visibilità, ossia una attività creativa che si ispira ad oggetti e pensieri, un fervore detto semplicemente “un’idea sull’arte”. Questo è il clima socio-politico-culturale in cui molti artisti, negli anni 60, si sono trovati ad operare. Oggi, gli artisti operano certamente in modo diverso, perché diverso è il clima politico-culturale, diversa è la sensibilità sociale, diversa è la pratica, diversa è la materia, e ancora diversa è la tecnologia. La logica conseguenza di tutto ciò è la ramificazione della continua sperimentazione che porta inevitabilmente ad una continua frantumazione delle poetiche o dei linguaggi. Ad ogni modo, queste molteplici identità espressive diventano un coinvolgimento visivo, un collegamento, una contaminazione di linguaggi, dove ogni artista, usufruendo della propria abilità tecnica e strategia culturale, caratterizza in modo originale e autentico la presenza dell’arte in luoghi e realtà diverse, visto che oggi si vive l’epoca della globalizzazione. Questa premessa è d’obbligo, in quanto sul prossimo numero si parlerà di un geniale artista. 29 Ricominciare dai libri Uno spazio di riflessione sulla scuola e sui libri a cura di Pino Marasco LIBRI SEMI Ci sono dei libri (meglio dei testi) che funzionano come semi nel processo educativo. Se trovano le condizioni favorevoli possono mettere radici e svilupparsi nelle nostre teste come piante che producono fiori, frutti e poi ancora semi. Nel momento di profonda crisi che viviamo, è sotto gli occhi di tutti il propagarsi, con la rapidità e la diffusione della gramigna, dell’odio razziale e religioso, difficile da combattere e pericoloso. La scuola ha forse bisogno, oggi, di riscoprire i libri semi per coltivare e far crescere nelle nuove generazioni i valori d’inclusività, di tolleranza e di accettazione dell’altro. Per questi motivi ho deciso di proporvi una “riflessione plurale” fatta con la D. S. Silvana Giuseppina Sapia a margine del progetto lettura “Diversi in versi”, a.s. 2005/2006 , Direzione Didattica 2° Circolo, Corigliano, Schiavonea. Il libro seme era la fiaba di Hans Christian Andersen, IL BRUTTO ANATROCCOLO la nostra mente a distinguere automaticamente le sensazioni familiari da quelle estranee. E’ per questo motivo che mamma anatra, abituata a covare uova piccole, ha una reazione insolita quando trova, nel suo spazio di riproduzione, un grosso uovo. E la tacchina perché spinge la mamma ad abbandonare l’uovo diverso da tutti gli altri? Lo considera come qualcosa di inutile, che potrebbe portare solo guai. E quando nasce “il brutto anatroccolo”, ricordi quante reazioni, quanti comportamenti oppositivi ha scatenato all’interno dell’aia? Gli anatroccoli si divertivano a prenderlo in giro, la gallina lo infastidiva, il tacchino lo spaventava, il fattore lo prendeva a calci. Quante volte, assaggiando un frutto esotico, hai detto, storcendo il muso: “Che schifo! Non mi piace affatto.” Quante volte, di fronte ad un extracomunitario, hai girato prontamente lo sguardo facendo finta di non vedere la sua pelle nera. . E il tuo udito, abituato a sentire melodie semplici e orecchiabili, come ha reagito ascoltando musica jazz? Tutto quello che percepiamo con i nostri cinque sensi si deposita dentro di noi e contribuisce a costruire “il nostro modo di sentire”. L’esperienza sensoriale educa 30 Di fronte ad un individuo diverso dagli altri ci aggiriamo con prudenza, con circospezione, con sospetto, preferiamo evitarlo o allontanarci da lui. Altre volte lo consideriamo un avversario, un rivale e proviamo nei suoi confronti avversione, antipatia, ostilità. I rapporti che instauriamo con gli altri sono un po’ come le congiunzioni. Ricordi le congiunzioni? La “e”, che usi per unire due parole o due frasi senza alcun rapporto di dipendenza, di subordinazione non sembra la rappresentazione grafica di un abbraccio, di un semplice legame Che brutto Il mare asciutto Il panino che butto Sporcare dappertutto Un paese distrutto L’uomo farabutto Quando va a male un frutto La sofferenza, il lutto Uno che mangia tutto Un rumoroso rutto Un debole che sfrutto La violenza soprattutto alla pari? Quando,infatti, dici o scrivi:”Luigi e Yassine vanno a scuola”, leghi, con la congiunzione “e”, due soggetti, mettendoli sullo stesso piano; riconosci al tuo compagno extracomunitario gli stessi diritti del tuo amico Luigi. La congiunzione “o” invece, somiglia ad un sasso, con il quale si comincia a costruire un muro, una barriera che divide ed esclude qualcosa o qualcuno. Se dici “ Luigi o Yassine può giocare nella mia squadra di calcio”, usi una congiunzione disgiuntiva che separa i due soggetti. Poi ci sono i “ma”, i “però”, i “tuttavia”, delle congiunzioni avversative che puntualizzano in una frase delle contrapposizioni. Quando dici:”E’ un mio compagno di classe, ma è un marocchino” non fai altro che evidenziare qualcosa che non ti va giù. Come possiamo educare la nostra mente a non reagire meccanicamente di fronte al nuovo, al diverso? Riflettendo! Ricordi il brutto anatroccolo? Diventa cosciente Lo morde l’anatra al collo e pensa – Non lo mollo! Lo spingono le galline, ma quanto sono cretine! Il tacchino lo impaurisce, ma nessuno lo punisce? Gli dà calci il fattore. Ahi! Ahi! Ahi! Che dolore! Lo maltrattano i fratelli che si credono più belli. di quello che è quando non sente più i giudizi degli altri, ma da solo, ritrova la sua nuova identità di cigno specchiandosi sulla superficie dello stagno. Da un momento di riflessione si realizza in lui una conversione, una svolta. Bisogna trovare nella propria vita dei momenti di silenzio, lontano dai rumori esterni e dai giudizi degli altri, per ripiegarsi su se stessi e pensare. Hai notato che usiamo la stessa parola: “riflessione” sia per indicare il rispecchiamento di un’immagine, sia per descrivere il processo della nostra mente quando lavora. Sì, perché anche la nostra mente quando pensa produce immagini, rappresentazioni. La narrazione ci fa capire che gli individui si trasformano. Fermarsi a quello che ci spingono a credere gli altri significa restare fermi, non crescere, non imboccare strade nuove. Per riflettere sulla diversità bisogna anche provare a mettere insieme concretamente cose diverse, nuove, insolite provando e riprovando per trovare nuovi rapporti, nuove combinazioni. E’ il percorso che abbiamo fatto insieme con il progetto “Diversi un versi” . Abbiamo iniziato, nel laboratorio di illustrazione, a mettere insieme pezzetti di carta di colore e forma diverse per costruire i personaggi della favola. Ricordi, non abbiamo usato i contorni, quelle linee irreali che tracciano i confini delle cose. Abbiamo composto, come in un puzzle di pezzi irregolari e variegati, i corpi degli anatroccoli e il loro ambiente di vita. Quanti tentativi per trovare la dimensione e il colore adatto del pezzetto di carta da incollare sul piumaggio bianco del cigno. Alla fine, però, abbiamo scoperto che non era efficace usare solo il bianco, ma il bianco avorio, il bianco latte, il bianco alabastro, il bianco sporco per dare volume e verosimiglianza all’immagine. Quanti fogli strappati prima di capire che il prato non è verde, quanta pazienza e applicazione per imparare a riprodurlo con il verde chiaro e il verde scuro, con il verde bottiglia e il verde acqua, con il verde oliva e il verde ramarro. Avere la consapevolezza della complessità del verde del prato e del bianco del piumaggio del cigno è forse però il primo passo per apprendere la complessità della realtà in cui viviamo. Anche nel laboratorio di scrittura creativa abbiamo considerato le parole come pezzetti di suoni da contare e combinare tra loro per costruire delle rime. Unendo l’esattezza dei numeri alla creatività della fantasia siamo riusciti a costruire delle filastrocche nelle quali le parole hanno trovato nuove modalità di espressione. Come per magia, ad esempio, il lamento ripetuto e insistente del brutto anatroccolo si è trasformato in musica che ha favorito la prefigurazione di una soluzione:l’adozione. Quando lui nacque Quasi non piacque Quanti dispetti! Quali difetti? Quasi quasi me lo adotto. 31 l’oraLegale que, molto elevato per la collettività: basti pensare ad aspetti della criminalità d’impresa quali la delinquenza ecologica da inquinamento, le evasioni fiscali o le truffe ai danni della CEE. L’esistenza di un criminale di classe agiata che viola le regole e produce un rilevante danno sociale contraddice l’idea che le cause del comportamento criminale dipendano esclusivamente da fattori di patologia sociale o individuale come la malattia mentale o la povertà. Uno spaccato della società corrotta dei delinquenti dai colletti bianchi si trova nel bellissimo thriller del coriglianese Giuseppe Benvenuto “Il referente”, al suo romanzo d’esordio. Questo emozionante giallo pone il focus sugli intrighi conditi da truffe su La c. d. delinquenza dei colletti bianchi e il danno per la società Una trattazione romanzata ne “Il referente” di Giuseppe Benvenuto. di Raffaella Amato Gli atti criminali dei colletti bianchi sono quelli degli scandali che compaiono sulle pagine dei giornali: falsità nei rendiconti finanziari della società, aggiotaggio di borsa, corruzione diretta o indiretta di pubblici ufficiali al fine di assicurarsi contratti e decisioni vantaggiose, falsità in pubblicità, frode fiscale, scorrettezze in curatele fallimentari e di bancarotte. Lo sviluppo del concetto di criminalità del colletto bianco segue il filo dei rapporti tra criminalità e classi sociali. All’inizio, il carattere distintivo della criminalità del colletto bianco viene cercato nell’appartenenza sociale del soggetto in quanto diversa da quella dei colletti blu, cioè degli operai. Man mano questo concetto si evolve in quello di criminalità economica, iniziando con Sutherland, un criminologo americano che imbattendosi nei comportamenti criminali di persone di alta posizione sociale che commettono reati nel corso della loro occupazione scopre l’altra faccia della criminalità trascurata dagli studiosi di allora. Il criminologo mette in risalto come anche la classe agiata, dei professionisti, degli uomini d’affari rispettabili, o almeno rispettati, non sia immune dal commettere atti illeciti. Di questi comportamenti si parla poco non tanto perché non sono veri e propri reati e non creano danno sociale, quanto piuttosto perché la legge viene applicata in modo diverso a seconda della posizione sociale degli attori. In realtà il danno economico derivante da questa criminalità è, comun- larga scala, omicidi e diverse altre illecite attività commesse dai rispettabili, autorevoli e ricchissimi personaggi gravitanti attorno ad una importante università telematica, la “Doriano Ranieri” di Milano. Io narrante è Luca Belmonte, ex giovane di belle speranze, che, a cinquant’anni, e a seguito di varie esperienze professionali di rispetto, si ritrova disoccupato e in piena riflessione esistenziale sui bilanci di una vita non realizzata appieno. Luca, il referente del titolo del libro, è ambizioso, ma al tempo stesso portatore dei sani valori della provincia da cui proviene, intelligente e astuto ma non cinico, onesto e leale ma al tempo stesso inquieto e portato all’infedeltà in amore, e forse, anche al suo essere sè stesso: le contraddizioni umanissime di un personaggio e di un uomo complesso e affascinante. Ben presto Luca si scontra nelle sue molteplici esperienze lavorative e umane in genere con un mondo molto distante dai suoi ideali, già a partire dal contatto, in qualità di consulente e collaboratore del pezzo grosso politico Daniele Pecori: “Fu una campagna elettorale faraonica: cene elettorali, pranzi e cocktail a iosa, incontri in parrocchie, crocefissi e rosari appositamente preparati da un bravissimo orafo diventati graditi cadeaux per tanti parroci, che non disdegnarono affatto il pensiero, incontri nelle fabbriche dove dispensammo in grande quantità blocchetti di buoni benzina a dirigenti e a sindacalisti, incontri con i vari presidenti delle associazioni regionali dei siciliani, dei calabresi e dei pugliesi a Torino e a ciascuno la sua bella busta”. Questo mondo meschino, immorale e ambiguo tuttavia impallidisce al confronto col microcosmo di gente cinica, arrivista e senza scrupoli di sorta della università telematica milanese di cui Luca, un po’ per fortunose vicende, un po’ per le sue innegabili capacità diventa “Il referente” per la Puglia. L’incontro-scontro di Luca col mondo di vipere della “Ranieri” e il contrasto tra l’agire nell’ombra e spesso 33 LASCIA la busta del multimateriale insieme a quella della carta e RADDOPPIA ! MULTIMATERIALE Verrà avviato anche per il PORTA a PORTA CORIGLIANO CALABRO Il SERVIZIO DI RACCOLTA Città di Corigliano Calabro danni seri…Noi ranierini non siamo delinquenti, ma crediamo ai nostri principi e siamo disposti a difenderli fino in fondo, anche a costo di far male a chi li tradisca.” Un mondo dove impera la corruzione, l’eliminazione anche fisica degli avversari scomodi, il degrado morale, il mondo dei delinquenti dai colletti bianchi, dove la criminalità diventa paraistituzionale e viene agita per superare difficoltà finanziarie, per acquisire benefici eludendo la legge per il fine di accrescere illecitamente il beneficio d’impresa. Ancora più perverso poi, è il delitto economico compiuto ad esclusivo vantaggio personale di chi, occupando nell’istituzione pubblica o privata posizioni di comando, utilizza l’impresa stessa a proprio esclusivo profitto, minandone talora la solidità economica, come descritto efficacemente nell’illuminante romanzo del Benvenuto. Tale degrado, corruzione, concussione e inefficienza ha portato alcuni a ritenere l’impossibilità per l’impresa di potersi gestire in modo proficuo senza commettere illeciti. Ci ritroveremmo per costoro nella più selvaggia epoca del laissez faire non dissimile da quella in cui viveva un dirigente di un’impresa statunitense citato da Sutherland che affermava: “Non crederete di poter far funzionare una ferrovia nel rispetto della legge?”. DAL 1 GENNAIO 2015 nella Città di al limite della legalità dei primi e i valori e gli ideali professionali di Belmonte è evidente nella scoperta da parte del protagonista di una vera e propria lobby all’interno dell’università, parte attiva nella spietata lotta alla successione della rettrice Bersanti. Il Luca Belmonte che dichiarava: “Ero intransigente solo di fronte all’ignoranza e severo con quelli che ritenevo avrebbero potuto fare danni alla collettività…Ripetevo spesso che in un mondo dove regna l’omologazione ma anche la competizione, dove tutti partono dallo stesso pezzo di carta, potrà eccellere e avere successo esclusivamente chi ne saprà di più, chi sarà più bravo. Questo farà la differenza in un mercato del lavoro maturo e ormai prossimo alla saturazione, dove ci si può ritrovare disoccupati in un battibaleno”si ritrova a contatto con una sorta di loggia segreta con “valori” e “principi” opposti ai propri: “Prof. Belmonte, noi siamo la confraternita dei ranierini e siamo i guardiani e difensori dell’integrità e dell’indipendenza dell’Università Ranieri… Fra di noi c’è un patto di fratellanza e di solidarietà: se qualcuno dovesse subire ingiustizie, prevaricazioni, mobbing, o addirittura licenziamento, siamo pronti a sabotare le attività dell’università, paralizzandola e causando