Anno XIII - n. 2 marzo-aprile 2015
passeggiatori
4 In ricordo di te Fabiana 16 Idella
domenica
radici storiche
5 Dalle
all’intervento:
Idea(li)
la violenza di genere
17 Luoghi
Castiglione di Paludi...
presenta
6 Mondiversi
Giornata della legalità
18 Stefano Patrizi
7 Quando ancora si poteva 20 ondiinversi
al
memoria dei migranti
8 Intervista
21 Inmorti
Dott. Natale Falsetta
nel Canale di Sicilia
Fusione a fuoco lento
22
Una casa comunale
10 trasparente
Premio Rampi per
24
Giulia Gattuso
12 Trasparenza
amministrativa?
25 I mondiversi degli artisti
il Museo
13 Nasce
26 Ricominciare dai libri
d’Arte Antica
29 Lal’oraLegale
c. d. delinquenza
Salviamo la chiesa
14 della “Riforma”
dei colletti bianchi
di Loredana Meringolo
Autorizz. Tribunale di Rossano Reg. Periodici
N. 02/03 - 25 marzo 2003
Sede: Via M. Montessori
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CARMINE CALABRESE
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di C. Esposito e L. A. Vulcano
PORTA a PORTA
Il SERVIZIO DI RACCOLTA
Stampa: TECNOSTAMPA
L.go Deledda - Tel. 0983.885307
Corigliano Scalo
di Angela De Giacomo
a cura di Carmine Cianci
LASCIA la busta del multimateriale insieme a quella
della carta e RADDOPPIA
!
Città di
Corigliano
Calabro
Redazione:
RAFFAELLA AMATO, ENZO CUMINO,
COSIMO ESPOSITO,
CRISTIAN FIORENTINO,
ANTONIO GIOIELLO, ERNESTO PAURA
LUCA POLICASTRI,
ADALGISa Reda, Mario Reda,
LUISA SANGREGORIO
FRANCESCO SOMMARIO
CORIGLIANO CALABRO
di Teresa Massimilla
di Franco Liguori
Direttore Editoriale:
ANGELA DE GIACOMO
Copertina a cura
di Luca Policastri
di Cosimo Esposito e Antonio Ida
a cura di Pino Marasco
di Enzo Cumino
di Raffaella Amato
di Ernesto Paura
MULTIMATERIALE
Verrà avviato anche per il
DAL 1 GENNAIO 2015 nella Città di
Per contributi e donazioni all’Associazione Mondiversi e per sostenere le attività del
Centro Antiviolenza Fabiana - IBAN: IT24K0306780691000000000055
“Dalle radici storiche
all’intervento:
la violenza di genere”
di Loredana Meringolo
4
Fabiana, la nostalgia del suo veloce e trepido passaggio,
fragile fiore spezzato all’alba del suo sbocciare, suscita
la stessa rabbia e la stessa commozione di due anni fa.
Rabbia e commozione per quella violenza travestita da
amore, per quella violenza che ha generato sentimenti di
paura, dolore, disperazione, impotenza, rassegnazione.
Le coscienze di tutti i cittadini coriglianesi e non solo
sono e resteranno profondamente turbate da tutto ciò che
è successo.
In ricorrenza del II anniversario della sua scomparsa, il
24 maggio, il Centro Antiviolenza Fabiana e l’Associazione Mondiversi onlus in collaborazione con il Comune
di Corigliano Calabro, il patrocinio della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza, intendono organizzare
un momento commemorativo in ricordo della giovane
Fabiana.
Per questa commemorazione si è
pensato ad un evento che sia di
raccoglimento, meditazione e riflessione.
La giornata sarà organizzata in
due momenti:
il primo prevede la deposizione
di fiori sul luogo del ritrovamento della giovane Fabiana, accompagnato da un momento di meditazione, preghiera e riflessione
personale;
il secondo, trascorsi 15 minuti
circa, prevede che, in gruppo o
autonomamente, dal luogo del
ritrovamento, venga raggiunto il
Parco Comunale Fabiana Luzzi
dove verranno depositati dei fiori
sotto la stele a lei dedicata.
A questo momento seguirebbe
uno spazio libero attraverso letture di brani, testi, poesie che
saranno accompagnati da un sottofondo musicale.
Ed è alla memoria della giovane Fabiana, i cui sogni
sono stati strappati alla vita, che vogliamo dedicare il
lavoro che ogni giorno, portiamo avanti all’interno del
Centro Antiviolenza Fabiana. La sua giovane vita spezzata ci ricorda ancora una volta come la sfida che ci attende sia prima di tutto culturale e deve volgere la sua
attenzione alle nuove generazioni per la costruzione di
un mondo diverso che rinnega l’odio, l’indifferenza, la
violenza ed il disprezzo per la vita.
In questa tragedia, conclude la madre di Fabiana, che
ha colpito tutti in quanto madri, padri, sorelle, amiche/i,
conoscenti, ma anche semplici spettatori dell’ennesimo
fatto di cronaca, qualcuno potrà continuare a lottare per
qualcun altro, per qualcuno che continua ad esistere, a
noi è stato negato anche questo. Continueremo a lottare
con il nostro grande dolore, che non avrà mai fine, morirà con noi.
Anche per quest’anno Il Centro Antiviolenza Fabiana, con
l’Associazione Mondiversi Onlus, il Patrocinio dell’Ordine
degli Assistenti Sociali e dell’Ordine degli Psicologi Calabria, promuove il PIANO FORMATIVO 2015 “DALLE
RADICI STORICHE ALL’INTERVENTO: LA VIOLENZA DI GENERE”.
Dopo l’esperienza formativa positiva del 2014, che poneva l’attenzione sulla complessità dell’intervento nei casi di
violenza sulle donne, mirando a dare una formazione specifica, non solo agli operatori del Centro Antiviolenza Fabiana, ma anche ad operatori degli Enti istituzionali (assistenti sociali, psicologi, sociologi, insegnanti, pedagogisti,
educatori professionali, counselor, operatori della giustizia)
anche per l’anno 2015 si rinnovano gli appuntamenti di
formazione.
Tutti i soggetti operanti nei vari comparti sociali, quotidianamente possono trovarsi a dover gestire situazioni di violenza, per fare ciò è necessaria una preparazione ottimale e
l’individuazione di “Linee Guida” comuni per l’intervento.
Il piano Formativo 2015 del Centro Antiviolenza Fabiana
è articolato in 8 giornate. Ciascuna di esse è indipendente
ed affronta un tema specifico. Ogni giornata si terrà presso
il Centro Mondiversi, in via Montessori, Corigliano Scalo
dalle ore 8,00 alle ore 18,00.
Il consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali ha riconosciuto, n. 10 crediti formativi per ciascuna giornata. La
Formazione sarà tenuta da esperti dell’Associazione Mondiversi onlus e da esperti che l’Ente intenderà coinvolgere.
E’ aperta agli operatori interni del Centro Antiviolenza Fabiana, ai soggetti operanti presso gli Enti firmatari di protocolli di intesa con il Centro ed anche ad operatori esterni.
Si sono già tenute le prime due giornate formative del Piano, la prima giovedì 19 marzo che verteva sulla “Comunicazione Assertiva nella rete Antiviolenza”; la seconda, tenutasi giovedì 09 aprile, ha riguardato “La Narrazione nelle
storie di donne vittime di violenza”; mentre la giornata di
giovedi 30 aprile, ha indagato su “Le radici storiche della
violenza di genere”. Tutte hanno registrato una cospicua
partecipazione.
Gli altri appuntamenti previsti nel Piano 2015 si terranno:
GIOVEDÌ 04 GIUGNO – La violenza di genere ed il Disturbo Post-traumatico da Stress; VENERDÌ 25 SETTEM-
BRE – Le attività dei centri antiviolenza: dall’accoglienza,
all’accompagnamento, alla fuoriuscita dalla situazione di
violenza; GIOVEDÌ 01 OTTOBRE – Laboratorio filmico:
“Ti do i miei occhi”; MARTEDÌ 10 NOVEMBRE - La violenza sessuale: l’approccio medico, psicologico e sociale;
GIOVEDÌ 10 DICEMBRE – La normativa italiana ed internazionale contro le diverse forme di violenza di genere.
L’Associazione Mondiversi onlus ed il Centro Antiviolenza Fabiana vogliono, attraverso l’organizzazione di questa
formazione continua, finanziata con mezzi propri, mirare
al raggiungimento di quegli obiettivi che fanno da pilastro
alla nascita del Centro stesso.
Gli obiettivi specifici della formazione: promuovere la
cultura della “Non Violenza”; attuare il processo di costruzione della Rete Antiviolenza della sibaritide; divulgare la
metodologia dei Centri Antiviolenza; formare gli operatori
di tutti gli Enti, dal comparto sanitario a quello scolastico
a quello delle forze dell’ordine; definire i contenuti di strategie di intervento; costruire un contesto interprofessionale
a livello interistituzionale, all’interno del quale progettare
azioni di prevenzione ed intervento.
La scheda di iscrizione valida per le giornate formative è
visionabile e scaricabile dal sito www.mondiversi.it.
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5
Si svolgerà nella mattinata di giovedì 21 Maggio 2015
presso il Cinema Teatro Metropol di Corigliano Calabro, la
manifestazione “Giornata della legalità”, prevista nell’ambito del progetto “Legalmente Giovani”.
“Legalmente giovani” è un progetto finanziato dall’avviso Giovani per il sociale promosso dalla Presidenza del
di protezione. Ha scritto numerosi libri, tra cui “Qui ho conosciuto purgatorio inferno e paradiso”, sul quale verterà
l’intervista che verrà fatta all’autore nella giornata del 21
maggio dal giornalista Fausto Taverniti, direttore RAI Basilicata. La manifestazione verrà condotta dalla giornalista
Emilia Pisani che modererà anche gli interventi da parte
degli studenti.
L’Associazione Mondiversi ha provveduto
nei giorni scorsi a fornire agli Istituti Scolastici alcune copie
del libro cosicché gli
studenti potessero prepararsi all’incontro con
l’autore. In occasione dell’evento, alcuni di loro, si impegneranno anche in esibizioni artistiche, con brani creati appositamente nell’ambito del laboratorio musicale cui hanno
preso parte e previsto dal progetto Legalmente Giovani.
Attraverso questo laboratorio ai ragazzi è stato messo a disposizione uno spazio allestito con tutta la strumentazione
necessaria, per consentire loro non solo di poter comporre
brani musicali attinenti i temi della legalità, ma anche di
poter usufruire dei mezzi necessari per creazioni artistiche
e multimediali da poter esibire durante la manifestazione.
La “Giornata della legalità” è una delle due grandi manifestazioni previste nell’ambito del progetto Legalmente
Giovani ed ha la finalità di sensibilizzare capillarmente la
popolazione del territorio di Corigliano, portando a conoscenza dei più l’esperienza di un testimonial che in prima
persona lotta contro la criminalità. Il fine è quello di offrire un’opportunità di confronto con personaggi simbolo del
contrasto all’illegalità, per prendere coscienza dell’idea di
legalità fondata sui principi di democrazia e di convivenza
nel rispetto delle regole.
L’associazione Mondiversi
presenta l’evento
“Giornata della legalità”
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di Biagio Frasca
Molto è stato già scritto da quel 9 giugno 2014, giorno in
cui il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi,
con Decreto Ministeriale autorizzava la società “Apennine
Energy spa” ad acquisire nuove linee sismiche finalizzate
alla ricerca di idrocarburi, con conseguente possibilità di
perforazione di un pozzo esplorativo, in un tratto di mare
calabrese di 63,13 chilometri quadrati, immediatamente a
ridosso della costa dei Comuni di Trebisacce, Cassano allo
Ionio, Rossano Calabro, Amendolara, Corigliano Calabro,
Calopezzati, Villapiana, Albidona e Brosia.
Nei vari incontri e convegni si è parlato degli effetti distruttivi dell’AIR GUN, una sorta di bomba ad aria compressa,
sull’ecosistema marino. Si sono messi in evidenza i rischi
sanitari relativi all’uso di circa 500 diverse tipologie di sostanze chimiche altamente tossiche usate per facilitare le
perforazioni in mare, e delle grosse percentuali di perdite di
petrolio nelle piattaforme, spesso rigettate in mare aperto o
nei terreni limitrofi alle bocche di pozzo.
Dato rilievo ai rischi ambientali e per la salute dei “fanghi”
o “acqua di scarto di produzione” (un misto di acqua, petrolio e fanghi, nel rapporto di 10 barili di rifiuti prodotti
per ogni barile di petrolio estratto) molto spesso sversati in
mare e lasciati in balia delle correnti marine. Si è in tutte
le salse messo in evidenza come tale progetto di trivellazioni in mare, che in questo caso specifico sembra coinvolgere anche le “bocche di pozzo” sulla terraferma, rappresenta un vulnus per gli interessi del sistema economico
territoriale, vocato alla pesca, al turismo, all’agricoltura di
qualità, settori fondamentali per i quali potrebbero profilarsi conseguenze gravi e irreversibili, con contrazioni degli
investimenti e dei livelli occupazionali. A tutto questo “già
detto” (ma ripeterlo sinteticamente non fa mai male) vorrei
aggiungere solo una breve considerazione, meno tecnica e
più di cuore. Insieme al migliaio di persone che sabato 28
marzo hanno manifestato per dire NO a tale progetto sciagurato, ho attraversato una delle arterie principali del nostro
comune. In questa lunga e lenta marcia di protesta ho incrociato i volti di tantissimi adolescenti ma anche di alcune
persone più anziane a fianco a me. Ho ripensato a mio nonno materno, Luigi Martilotti, grande e storico uomo di mare
di questa importantissima marineria calabrese. Ho ripensato
ai suoi racconti di profondo rispetto e timore, pareva conoscesse le ultime parole di questo altro grande uomo, Papa
Francesco: “Dio perdona, l’uomo a volte, la natura mai”. La
natura profondamente ferita non tace, prima o poi presenta
il suo conto… e spesso è terribilmente salato! Una vita in
mare e con il mare: il frutto prezioso di questa distesa blu
gli ha permesso di crescere sette figli e laurearne quattro.
Così oggi centinaia di famiglie a Corigliano Calabro vivono
di mare: è il mare che li sfama e che li riscalda, è il mare
che si prende cura dei loro figli, è il mare che regala a questi
uomini e a queste donne un futuro e un sorriso. All’ingresso
di Schiavonea, lì dove era collocata la storica benzina del
borgo marinaro, il pensiero è volato sull’altro nonno, di cui
sono onorato di portare il nome: lo storico “Mastru Biase”.
Ho ricordato il giorno in cui adolescente mi è stato detto
che si era beccato un tumore ai polmoni, dovuto probabilmente, così ci dissero i medici, a quel lavoro che lo portava
a respirare quotidianamente i vapori della benzina carichi di
una sostanza altamente cancerogena chiamata benzene. Mi
sono rivisto in quei ragazzi nel corteo a fianco a me con una
lacrima nera petrolio dipinta in volto, ed ho capito ancora
meglio cosa ci facevo lì, il senso forte di quella manifestazione: questi ragazzi e tutti noi abbiamo bisogno della gioia
nel cuore, della speranza che ognuno in pace possa vivere e
sorridere del proprio lavoro, abbiamo bisogno del profumo
della vita e non di un tanfo di morte. La vita da queste parti
profuma di mare e di pesce, profuma di arance e zagare,
profuma delle risate dei turisti accolti da tradizione e natura
incontaminata. E profuma di libertà. La libertà dei popoli e
dei loro legittimi rappresentanti istituzionali di decidere del
proprio futuro. Oggi i territori minacciati da questo progetto
scellerato, conveniente solo a qualche lobby affaristica, e i
loro rappresentanti istituzionali dicono NO alle Trivellazioni in mare e in terra, NO alla sfacciataggine con cui si vogliono calpestare volontà territoriali e ambiente, possibilità
di sviluppo e salute pubblica, qualità della vita e coesione
sociale. Oggi è ancora possibile fermare quelle lacrime nere
petrolio, oggi è ancora possibile ridisegnare scenari di benessere ecosostenibili che puntino sulla pesca, sull’agricoltura, sul turismo come motori potenti per il nostro sviluppo.
Oggi possiamo fare la cosa giusta, domani potrebbe essere
il disastro: Dio perdona, l’uomo a volte.. la natura no.
Gaetano Gianzi
ILLUMINAZIONI INTERNE ED ESTERNE
MATERIALE ELETTRICO
SISTEMI DI ALLARME E VIDEOSORVEGLIANZA
Quando ancora si poteva
ph
Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del
Servizio Civile Nazionale.
L’obiettivo generale che il progetto si pone è la diffusione
della legalità tra i giovani al fine di contrastare il diffondersi
della cultura mafiosa e di prevenire la loro partecipazione a
condotte a rischio di dipendenze e il loro coinvolgimento
diretto in attività delittuose e criminali.
I destinatari del progetto sono i giovani d’età compresa tra
i 14-19 anni.
L’evento “Giornata della Legalità” coinvolgerà la popolazione scolastica degli istituti superiori di secondo grado
(circa 1800 studenti). Parteciperà alla manifestazione Don
Giacomo Panizza, testimone di giustizia.
Don Giacomo Panizza ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità. E’ nel mirino delle cosche dal 2002,
quando spezzò il cerchio della paura prendendo in gestione
il palazzo confiscato ad una cosca. Lo stabile dista pochi
chilometri dalla famiglia in cui abitano i mafiosi.
Da allora, Giacomo Panizza è sottoposto ad un programma
Un momento della manifestazione NoTriv.
7
Intervista al
Dott. Natale Falsetta
presidente del
“Consorzio turismo
alto jonio” (Cotaj)
di Angela De Giacomo
Lei è un imprenditore turistico di
successo e dal 2010 è presidente
Cotaj, il Consorzio per il turismo
jonico. Quali sono i programmi che
state attuando? Quali le difficoltà
che incontra quotidianamente un
operatore turistico nello svolgere
questa professione nel territorio della sibaritide, che vanta uno dei paesaggi più belli della Calabria, ma in
cui il turismo stenta a decollare?
Il programma nel quale siamo molto
impegnati è quello di creare un’immagine unica della Sibaritide, far superare campanili localistici, proprio perché
siamo consapevoli di avere uno dei
paesaggi più belli della Calabria che
va riassunto in unico unicum da Cariati a Rocca Imperiale con la cornice
della Sila e del Pollino; questo grande
anfiteatro naturale contiene inestimabili risorse: culturali, naturalistiche,
paesaggistiche, agricole e marine. La
ricchezza di queste risorse sono gli
elementi ideali per esprimere un turismo appetibile al mercato delle vacanze: marine, culturali, naturalistiche,
gastronomiche, religiose e sportive!
Questo è il nostro impegno principale: far dialogare Comuni, associazioni,
imprenditori, gruppi di azione locali,
ecc.
8
Occorre rilanciare il turismo in Calabria e nel nostro territorio. Per
farlo è necessaria la collaborazione
di tutti i sindaci della sibaritide. E’
stata impostata questa sinergia?
Come stanno rispondendo gli amministratori alla fattiva realizzazione di rilancio turistico?
A questo proposito il Cotaj in collaborazione con gli assessori al turismo dei
comuni di Corigliano, Cassano, Rossano, i Tre Gal (Gruppo azione locale) Basso Jonio, Alto Jonio e Pollino,
in un incontro tenutosi all’auditorium
Amarelli, ha concordato di intraprendere un percorso di collaborazione,
coinvolgendo tutti i comuni della Si-
baritide che ne vorranno fare parte al
fine di costruire un coordinamento
per la promo-commercializzazione
dell’intera Sibaritide. Così inizia un
tavolo di collaborazione che vede
coinvolta l’intera Sibaritide per intraprendere iniziative che mirano al rilancio dell’intero territorio; il tavolo a
breve sarà istituzionalizzato.
A tale proposito esprimo ampia soddisfazione per la disponibilità che le
amministrazioni stanno dando.
La Piana di Sibari con le sue strutture turistiche ha una dotazione di
circa 27.000 posti letto che vengono
sfruttati solo per poche settimane
l’anno. Ciò è dovuto anche alla mancanza di infrastrutture di trasporto.
Lei ha sempre sostenuto la necessità
della creazione di una grande opera, l’aeroporto della sibaritide, per
puntare al turismo con l’estero. E’
un’utopia quest’opera? Esistono le
basi per una futura e concreta realizzazione?
Noi operatori del turismo siamo e rimaniamo sempre convinti che per destagionalizzare il turismo necessita la
presenza dell’aeroporto. Lo riteniamo
uno strumento di lavoro indispensabile! Condividiamo che un quarto aeroporto in Calabria, per noi calabresi,
non serve! A noi serve l’aeroporto sia
per le persone che devono entrare sia
per le merci che devono uscire, basta
leggere i numeri dell’aeroporto di Lamezia.
Delle 1.600,000 presenze turistiche
che atterrano, solo 200,000 circa si riversano sullo Jonio.
Eppure lo Jonio vanta strutture turistiche di alto livello! Noi operatori ci
proponiamo con i tour operator di dirottare turisti sullo Jonio. La risposta
è sempre la stessa: Troppo lontano! Si
preferisce l’albergo che abbia un percorso breve, 30-40 minuti.
Al momento l’opera rimane nel piano dei trasporti regionali, nonostante
il tentativo di volerla eliminare nella
precedente legislatura. Gli interventi
della Provincia di Cosenza, dei sindaci dell’Alto Jonio e delle associazioni sono riusciti a farlo rimanere nel
piano.
Il Governo nel piano triennale dei
trasporti salva per un soffio Crotone
e Reggio. Quindi non ci sarebbero le
condizioni per proporre il quarto aeroporto! Io ritengo, invece, che per
come è composta la Calabria, stretta,
lunga e in coda all’Italia, meriterebbe
il quarto aeroporto, soprattutto perché
l’aeroporto di Sibari avrebbe condizioni di accessibilità migliori rispetto
(soprattutto) a Crotone. Sibari sarebbe
a pochi passi da due autostrade, dalla
stazione ferroviaria di Sibari, con al
servizio circa 27.000 posti letto, più
10.000 della vicina Basilicata e un
bacino d’utenza tre volte superiore
rispetto a quello di Crotone.
Faccio riferimento a Crotone perché
pare che la sua sopravvivenza impedisca l’apertura di Sibari! Se questa ipotesi fosse vera (pur non condividendola), Sibari avrebbe i numeri per sostenere l’aeroporto, Crotone no! Pertanto
se la logica del Governo è l’aritmetica,
Crotone andrebbe chiuso! Mi auguro
che il nuovo governatore della Calabria, che tanto si è speso per quest’opera da Presidente della Provincia e
dal quale ci aspettiamo un concreto
impegno, ci dia speranza affinché la
Sibaritide possa volare!
La realizzazione dell’aeroporto
della sibaritide non può e non deve
essere sostitutiva di altri progetti.
Tra le priorità: la creazione di infrastrutture di trasporto all’altezza
dei tempi, l’ammodernamento della
linea ferroviaria jonica, la proposta
di una metropolitana leggera di superficie sibari-crotone. La realizzazione di quest’ultima opera è stata
inserita nella proposta P.O.R. 20142020. Quali gli sviluppi in merito?
L’abbandono della linea ferroviaria
Jonica è insopportabile e incivile! Ritengo indispensabile per le popolazioni Joniche una linea ferrata ammodernata e in linea con i tempi ipotizzando
anche l’allungamento della freccia
bianca che si ferma a Taranto, prolungata fino a Sibari.
Per la metropolitana leggera di superficie il giorno del suo inserimento nel
P.O.R. 2014/2020 erano le ultime battute del precedente governo e una forte rappresentanza di sindaci dell’Alto
Jonio, associazioni compreso il sottoscritto, ci siamo recati in Consiglio
Regionale per far inserire nel Piano
oltre alla tratta Sibari-Crotone, anche
la tratta Rossano-Corgliano-SibariCosenza-Paola, l’aeroporto compreso.
In quell’occasione fu decisivo l’intervento del Consigliere Regionale Gianluca Gallo che era determinante con il
suo voto.
Le rappresentanze della Sibaritide che
hanno condiviso questo progetto di infrastrutture, ritengono prioritario collegare la Sibaritide a Cosenza e viceversa per ovvi motivi di convenienza
popolare: Cosenza è il nostro capoluogo; ci collega all’Università per le migliaia di studenti lì iscritti; ci collega
all’alta velocità e soprattutto unisce un
grande bacino d’utenza alla Sibaritide
per turismo e scambi commerciali.
E’ ovvio che se le risorse fossero sufficienti per collegare anche Crotone,
non ci dispiacerebbe. L’utilità di una
metro che ci collegherebbe soprattutto da Cariati a Rocca Imperiale, sarebbe molto utile per le popolazioni
che devono raggiungere l’area urbana
Corigliano-Rossano dove si individua
la realizzazione dell’Ospedale Unico
ed altri uffici territoriali che possono
essere raggiunti comodamente soprattutto da quelle popolazioni disagiate.
Le procedure di via per l’esecuzione
delle trivellazioni nello Jonio sono
già state inoltrate ai Comuni costieri interessati, agli Organi ed Enti di
controllo delle bellezze paesaggistiche, nonché ai Ministri competenti.
Sia i Comuni, sia le popolazioni locali hanno formalmente deliberato
la ferma opposizione costituendo il
movimento “no triv”. La Regione
Calabria non ha ancora adottato
alcun provvedimento diretto a scongiurare tale pericolo. Questo processo industriale e’ incompatibile con il
nostro territorio. Vuole spiegare le
ripercussioni e il forte impatto ambientale delle trivellazioni?
Le ripercussioni sul nostro territorio
sarebbero devastanti! I primi settori ad
essere penalizzati sarebbero la pesca
e il turismo, i danni sono inevitabili.
La sola presenza e il normale funzionamento basta a provocare un inquinamento legalizzato. Riporto l’esempio della vicina Basilicata con la Val
d’Agri! Il grido di disperazione che si
alza da quei territori l’abbiamo constatato qualche settimana fa su Rai Tre a
Presa Diretta. I cittadini, agricoltori,
politici, hanno portato delle testimonianze terrificanti, sia per le ripercussioni sull’ambiente che sugli animali
e soprattutto sulla salute pubblica, con
un forte incremento di malattie. Lo
stesso Sindaco di Vigiano, pur incassando 18.000,00 Royalty, consapevole
dei danni che provoca alla popolazione, ha bocciato insieme alla Regione,
progetti di ampliamento delle trivellazioni.
In Val d’Agri hanno gridato: “La vita
non si compra!”
Alla luce di questo disastro così vicino
al nostro territorio, dobbiamo gridare
un NO forte ed unanime dell’intera
Sibaritide e della Calabria. Immaginate se capitasse un incidente, se ne
sentono tanti! Ad esempio, date le piccole dimensioni del Golfo di Taranto,
basterebbe una piccola fuoriuscita di
greggio che dopo qualche ora ce lo ritroveremmo sulle spiagge. Non siamo
nel Golfo del Messico in mare aperto!
Se si considera il grande numero di
piattaforme (si parla di 16 concessioni, e ogni concessione può fare almeno
quattro pozzi), il rischio di incidente
è molto elevato: se ciò avvenisse sarebbe la distruzione totale del nostro
mare. Anche se questo rischio potrebbe essere lontano, va eliminato, e nessuno ce lo può imporre, nemmeno il
Governo con il Decreto sblocca-Italia.
La manifestazione del 28 Marzo, è
stata un bell’esempio di compattezza
dell’intera Sibaritide.
Si è visto un territorio unito, dalla politica alle categorie sindacali, ai semplici cittadini. Questa compattezza fa ben
sperare per affrontare manifestazioni
più incisive, per scongiurare questo
scempio che il governo Renzi ci vuole
imporre! La strada intrapresa è quella
giusta, la compattezza, in questi casi
è l’arma vincente, stessa compattezza
la si deve usare per lo sviluppo della
Sibaritide. Bene ha fatto il Sindaco
Geraci a prendere l’iniziativa di creare
l’unione dei Sindaci, che indicano un
piano di sviluppo dell’intera Sibaritide, indicando le priorità che le popolazioni si attendono da anni.
9
Una casa
comunale
trasparente
di Sandrino Fullone
10
Ci sono le condizioni culturali ed amministrative per riedificare una casa comunale di vetro?
Possono i cittadini amministrati, se vogliono, conoscere
tutti gli atti e le decisioni che i loro governanti assumono e
che vanno in direzione degli interessi collettivi?
Come nel concreto i comuni si sono adeguati agli obblighi
di trasparenza?
Gli interrogativi di cui sopra non vogliono essere né retorici
e né formali, ma piste di lavoro che vanno in direzione della
costruzione di uno “stile” di governo diverso, teso a recuperare un rapporto di fiducia, che oggi è fortemente in crisi,
tra governanti e governati.
Una crisi “devastante” a cui bisogna porre rimedio se non
vogliamo che si consolidi un pensiero comune e diffuso che
vede nella politica, nelle istituzioni i nemici della democrazia e dell’etica vissuta come servizio.
Ci sono le condizioni politiche, sociali, culturali perché
questa inversione di tendenza possa inverarsi?
Da incallito ottimista la mia risposta è SI a condizione,
però, che ovunque si avvii un processo lungo e difficile di
coerenza che contestualmente deve investire la società nel
suo insieme, rompendo dicotomie e separatezze.
Il primo salto da compiere è quello culturale, sentirsi cittadini arricchiti di senso civico e del senso di appartenenza
ad una comunità che si autogoverna e che non delega il
proprio futuro e quello delle nuove generazioni.
Agli amministratori si richiede un patrimonio di moralità e
disinteresse indiscusso, lungimirante, la materializzazione
di un progetto istituzionale che fa della partecipazione e del
decentramento uno dei capisaldi dell’agire quotidiano.
Una moderna parola d’ordine potrebbe essere “dal governo
all’autogoverno della propria Comunità per l’affermazione
dei diritti di cittadinanza”.
Per meglio compenetrarci nella ratio degli obblighi di applicazione della disciplina sulla pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte di tutte le amministrazioni
pubbliche e, fra queste, le regioni, i comuni, è opportuno
soffermarsi su alcuni dati che meritano di essere conosciuti
per capire i ritardi e le resistenze che permeano l’attività
della Pubblica Amministrazione (e non solo), verso la quale
non è mai troppo tardi organizzare una reazione democratica dal basso.
Un rapporto del Politecninco di Milano conferma che solo
il 41% dei comuni assolve all’obbligo della trasparenza,
che i dati pubblicati servono poco perché non significativi.
L’altro Rapporto, quello della Guardia di Finanza, traccia
un quadro impietoso di un Paese sommerso, “ popolato” di
appalti pubblici irregolari, di evasori, truffatori, criminalità
organizzata, lavoratori in nero, immigrazione clandestina,
mercanti di armi, l’illegalità dei colletti bianchi e dei grandi
burocrati.
In questo contesto le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di essere trasparenti nei confronti dei cittadini e della
collettività al fine di favorire il controllo sociale sull’azione
amministrativa e sul rispetto del principio di legalità.
Partendo dalla legge n 241 del 1990 (ancora oggi bistrattata e scarsamente applicata), il cittadino nei confronti della
Pubblica amministrazione diventa un soggetto attivo, portatore di diritti, pur se ancora limitati (art 24, c. 3 L. 241/90),
fra i quali il diritto di conoscere i tempi del procedimento, di
partecipare allo stesso, di ricevere un provvedimento finale
espresso e motivato.
Successivamente, a partire, in particolare dalle legge
133/2008, nelle agende di quei governi che si sono succeduti, la trasparenza dell’azione amministrativa è stata oggetto
di riforme. Ricordo la legge n.69/2009, la legge n. 150/2009
- c.d. Brunetta, Dl n. 179/2012, la normativa anticorruzione
contenuta nella legge 190/2012 dalla quale è scaturito il D.
lgs n. 33 del 14.3.2013, avente ad oggetto “Riordino della
disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. A mio avviso, quest’ultima rappresenta una
“nuova rivoluzione” nei rapporti fra il cittadino e la Pubblica Amministrazione, affermando (art. 1, primo comma)
che la “trasparenza è intesa come accessibilità totale […]
concorre ad attuare il principio democratico e i principi co-
stituzionali di eguaglianza, di imparzialità […]”,(comma
secondo).
Come si vede la trasparenza amministrativa, attraverso i vari
passaggi normativi, con il Decreto legislativo n. 33/2013 si
configura anche come strumento di lotta alla corruzione e
come una posizione giuridica soggettiva di obbligo per la
Pubblica Amministrazione e di diritti dei cittadini non intesi
di mera informazione, ma quale accessibilità totale ai documenti amministrativi.
L’Istituto, quindi, citato fra i principi generali dell’attività
amministrativa nella legge del procedimento amministrativo (legge 241/90) deriva indirettamente dalla Costituzione
in quanto è strumentale al buon andamento e all’imparzialità dell’azione amministrativa.
Il quadro dogmatico del provvedimento, oggetto della presente riflessione, per tutta una serie di intrecci normativi
complementari, si rende alquanto complesso e quindi essa
(riflessione) non può avere la pretesa di essere esaustiva,
anche perché sulla materia c’è poca consapevolezza non
solo da parte dei titolari che hanno conquistato il “diritto
all’eccesso totale e civico”, ma soprattutto di chi ha il dovere morale di farli vivere concretamente nella Comunità
sociale.
Allora il mio contributo va assunto come una provocazione
e se utile deve trovare delle risposte di coerenza operativa.
Quali e dove? la prima provocazione è di tipo culturale (per
soppiantare quella burocratica), la seconda di tipo istituzionale. Al fine di rendere chiaro a chi resta l’obbligo di
applicare il D. lgs in esame non è superfluo far conoscere le
istituzioni interessate.
Esse sono (art. 1, comma 2, del dlgs n. 165/2011): tutte le
amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le
scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le
aziende e amministrazioni dello Stato a ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni e loro Consorzi e
associazioni, le amministrazioni, le aziende e gli enti del
Servizio Sanitario nazionale ecc. (ai più attenti, per avere
una esaustiva conoscenza dell’ambito soggettivo, segnalo
la delibera CIVIT n. 50/2013). Come si vede la gamma dei
soggetti obbligati è abbastanza vasta e tuttavia corruzione
ed illegalità continuano ad imperversare, perché?
Ad una domanda così semplice non può che essere data
una risposta semplice e comprensibile; ma la domanda, purtroppo non è semplice. Pensate, già nel lontano anno 1995
il parlamento approvò la legge n.273 dell’11 luglio 1995,
recante misure urgenti per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e per il miglioramento dell’efficienza
delle pubbliche amministrazioni.
Mentre in un interessante libro del 2007 ( P. Davigo, G.
Mannozzi, “La corruzione in Italia. Percezione sociale e
controllo penale), tra i cui autori compare anche Piercamillo Davigo, veniva notato che il dibattito su Tangentopoli, a
distanza di dieci anni, di fatto non fosse cambiato.
Ed oggi?
Eppure qualcosa si muove, ripartiamo da qui e per restare
fedele al titolo di questo articolo nel prossimo numero di
Mondiversi affronteremo il tema della trasparenza dal punto di vista dei Comuni.
COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE
Impresa FRANCESCO FUSARO
AVVISO PUBBLICO
Legge Regionale del 16 Ottobre 2008 n.36
Diritto alla riserva di cui al punto 8) lettera e) del bando
di concorso per la realizzazione di alloggi di edilizia sociale da offrire in locazione o in proprietà approvato con
decreto del Dirigente Generale del Dipartimento lavori
pubblici della Regione Calabria n. 18606 del 22 Dicembre 2010 pubblicato sul BURe parte III del 31 Dicembre
2010 n. 52
Alloggi Sociali di nuova costruzione destinati alla vendita
Si avvisa la cittadinanza che l’impresa Francesco Fusaro,
con sede legale in Corigliano Calabro (CS) in via Vincenzo Tieri n° 8, è stata ammessa a finanziamento della regione Calabria a termini della Legge Regionale del
16 Ottobre 2008 n.36 per la costruzione di n. 12 alloggi complessivi sociali da realizzare nel Comune di Corigliano Calabro, Prov. CS, da destinare alla vendita ed
assegnazione ed il cui prezzo massimo di vendita, sulla
base della convenzione sottoscritta col comune in data
25/06/2013 Prot. 14735 è fissato in € 109.677,61 . Il contributo concedibile ai cittadini acquirenti in possesso dei
requisiti di cui al bando regionale in epigrafe, regolamento dall’art. 14 del bando stesso, è pari ad € 49.354.93 ed
è pari al 45% del costo convenzionale di realizzazione
dell’alloggio.
Gli alloggi sono realizzati su lotto di terreno edificabile
in località Valentino/Case della Chiesa, individuato in catasto al foglio 95 particella 801, con permesso a costruire
n°26 del 12/06/2013.
Al fine di ottemperare a quanto previsto dalla Legge Regionale n. 36/2008, ai sensi del punto 8) lettera e) del
bando di concorso per la realizzazione di alloggi di edilizia sociale da offrire in proprietà, è garantita la riserva per
l’acquisto dei realizzandi alloggi alle seguenti categorie:
• giovani coppie: 25%;
• studenti universitari fuori sede: 5%;
• anziani: 20%;
• lavoratori extra-comunitari: 5%;
• ragazze madri: 3%;
per le percentuali minime sopraindicate, nonché agli appartenenti alle Forze dell’Ordine che esercitano la propria
attività nella Regione Calabria per una percentuale pari
al 2%. Per le specifiche norme relative a dette categorie si rimanda a quanto stabilito dal punto 3) del citato
bando, tra l’altro scaricabile dal sito http://www.regione.
calabria.it/llpp.
Al fine quindi di procedere all’individuazione dei soggetti cui vendere gli alloggi, a quanti rientrano in una delle
categorie di cui sopra possono ed in possesso dei requisiti
previsti dal bando di concorso, entro e non oltre il termine
di sei mesi dalla data di pubblicazione del presente avviso, inoltrare domanda al seguente indirizzo:
Impresa Francesco Fusaro, Via Vincenzo Tieri, 8 – 87064
Corigliano Calabro (CS)
Secondo il modello allegato che può essere ritirato o presso la sede della società all’indirizzo succitato o presso la
Segreteria del Comune o sul sito Internet all’indirizzo:
www.regione.calabria.it/llpp.
Nel caso in cui le richieste di riserva di alloggi in una
delle categorie previste dal bando dovessero risultare superiori alle disponibilità si procederà alla formazione di
apposita graduatoria sulla base del reddito del nucleo familiare dichiarato in sede di domanda di partecipazione.
A parità di condizioni si procederà a sorteggio la cui data
sarà resa nota a mezzo di lettera A/R.
Le graduatorie saranno rese note entro e non oltre i 45
giorni successivi alla scadenza del presente avviso tramite affissione all’albo pretorio del Comune di Corigliano
Calabro e pubblicazione sul sito www.regione.calabria.
it/llpp.
SCHEMA DI DOMANDA SCARICABILE DAL SITO
www.comune.coriglianocalabro.cs.it SEZIONE ALBO
PRETORIO – PUBBLICAZIONE N.473
11
Trasparenza amministrativa?
di C. Esposito e L. A. Vulcano
La viabilità urbana ed extraurbana è
nelle condizioni disastrate che tutti
conosciamo e non è il caso di parlarne anche qui ulteriormente. L’amministrazione comunale lamenta la
mancanza di risorse economiche per
un intervento risolutore, ma evita i
due interventi essenziali per una buona amministrazione: la lotta efficace
e razionale alla evasione dei tributi e
il controllo della spesa sia in termini
delle somme spese sia in termini di risultati ottenuti.
A titolo di esempio ci riferiamo a un
intervento di rifacimento di ampi tratti
stradali effettuati in contrada Fabrizio
Grande (tra l’altro la frazione è completamente isolata verso mare a causa
dei lavori del water-front che hanno
creato sull’unica strada di collegamento un grazioso “laghetto” non attraversabile con l’auto [vedi foto]).
Il rifacimento, a distanza di alcune
settimane, risulta già compromesso e
la strada si presenta nelle stesse condizioni ante-fatto, se non peggiori.
Questo esempio ci spinge a considerazioni di carattere generale che andiamo ad esplicitare con una serie di
domande retoriche: per i lavori da eseguire vengono preventivamente definiti i canoni della esecuzione a perfetta
regola d’arte?
C’è un controllo dei lavori durante e
post opera da parte del responsabile
designato?
Vengono decise azioni conseguenti
12
alla constatata cattiva esecuzione dei
lavori? O nessuno pagherà (o meglio,
pagheranno di nuovo i cittadini) la
spesa necessaria per il nuovo e necessario ripristino?
Più in generale, per una buona amministrazione della cosa pubblica, anche
alla luce della legge sulla trasparenza
(legge n.15 del 4 marzo 2009 e successivi decreti attuativi) è eccessivo
chiedere che:
venga resa nota, in modo leggibile anche per i non addetti ai lavori, la spesa
complessiva per ogni centro di costo
(illuminazione pubblica, manutenzione stradale, rete idrica e fognante, manutenzione e consumi parco macchine, consumi di vario genere dei vari
uffici, utenze, ecc.)?
Venga resa nota la produttività dei singoli dipendenti nei vari uffici e nelle
SEDE OPERATIVA:
Via Michelangelo Buonarroti, 49
tel. +39.0983.80159
varie mansioni?
La trasparenza, voluta dalla legge,
è spesso aggirata, di fatto, con atti
pubblicati, ma leggibili e quindi comprensibili solo da esperti. Una lettura
degli atti pubblicati aperta alla comprensione di tutti, magari con l’utilizzo di tabelle di sintesi e/o di grafici,
realizzerebbe lo spirito della legge
sopra richiamata, e creerebbe una efficace barriera contro piccole e grandi
manchevolezze, che spesso o sempre
passano inosservate anche per gli stessi Amministratori seri, i quali, se veramente seri, hanno tutto da quadagnare,
nella loro azione, dalla conoscenza
effettiva degli atti amministrativi da
parte dei cittadini. Questi, con le loro
critiche argomentate e costruttive, potrebbero costituire un valido supporto
per gli stessi Amministratori.
Istituto di Vigilanza
Le RONDE
CORIGLIANO CALABRO
(Cosenza)
SEDE LEGALE:
Via Giotto, 17
[email protected]
www.leronde.it
Nasce il Museo
d’Arte Antica
di Enzo Cumino
A volte i sogni si avverano. E si
concretizzano quanto più in essi si
crede. Un sogno durato circa trenta
anni si è avverato: il sogno di un
giovane coriglianese, amante del
luogo natio, del bello, dell’arte.
Giacomo Felicetti, dopo aver creato, con risorse personali e certosina
ricerca, un patrimonio artistico invidiabile, finalmente vede coronato il suo sogno: una sede museale
adeguata, un Palazzo ottocentesco,
recentemente restaurato, degno di
poter ospitare in maniera permanente le sue ricche collezioni di
arte antica.
Nell’autunno 2015, il Museo diverrà patrimonio della Città e del
territorio e, nel contempo, il cuore
pulsante della cultura a Corigliano
Calabro.
Il Palazzo Donna Maria, messo lodevolmente a disposizione
dall’avv. Luigi Passerini e dai suoi
familiari, già proprietà dell’avv.
Giovanni Cimino e della moglie
Maria Demma, sarà la sede del
nuovo Museo d’Arte Antica, voluto e curato da Giacomo Felicetti.
L’edificio, distribuito su due piani,
con una superficie complessiva di
circa mq. 800, affascinante per la
maestosità delle numerose sale e
per la cura raffinata dei particolari, è strutturato ad hoc per ospitare
degnamente i tesori d’arte che in
esso andranno a vivere e per dare il
giusto valore ad ognuna delle opere esposte .
Il progetto museale, curato con
scrupolosità e professionalità
dall’arch. Antonio Aprelino, prevede inizialmente l’apertura di 5
sale espositive: 1- Arte sacra; 2S. Francesco di Paola: religiosità
popolare e devozionale; 3- Arte
presepiale; 4- Lanterne magiche
e macchine cinematografiche; 5Esposizioni temporanee e corner
multimediale.
Gli ampi spazi dell’edificio consentiranno, anche, di ospitare periodicamente convegni e manifestazioni culturali di ampio respiro,
presentazioni di libri, spettacoli
musicali e teatrali, in maniera tale
da favorire un permanente e stimolante clima di confronto culturale.
Il nascente Museo d’Arte Antica,
frutto del sogno e degli sforzi concreti di un privato, sta per diventare, dunque, un luogo d’incontro
dell’intera comunità coriglianese.
L’auspicio è che il pubblico ed il
privato “sappiano incontrarsi”, in
maniera tale che un bene, divenuto comune, rappresenti
davvero un qualcosa
in cui riconoscersi e da
fare conoscere.
Con l’apertura del nuovo Museo si arricchisce
sicuramente il patrimonio culturale di Corigliano. Un patrimonio
di cui tutti potranno
usufruire e che favorirà
il turismo e l’economia
locale: aperto 365 giorni all’anno, il Museo
vedrà la presenza non
solo di scolaresche di
ogni parte d’Italia, ma
sarà inserito come meta
privilegiata degli operatori turistici italiani e
stranieri.
Si faccia in modo, dunque, che tale patrimonio possa rappresentare l’inizio di un nuovo
percorso per la Città, un
percorso virtuoso, capace di produrre risorse
economiche, sviluppo
civile e, soprattutto,
un’immagine positiva
e propositiva della comunità coriglianese, recentemente provata ed
offesa da fatti non certo
edificanti.
13
di Ernesto Paura
14
Necessita la somma di un milione
di euro per il consolidamento e il
restauro dell’antica chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (detta
della “Riforma” perché annessa al
convento dei frati Riformati di San
Francesco d’Assisi, stabilitisi a Corigliano nei primi anni del XVII
secolo e dove vi restarono fino al
1861).
Chiuso al culto da diversi anni ormai, il vecchio edificio sacro (ad una
navata e con quattro cappelle sul lato
sinistro), prospiciente la piazzetta
Vincenzo Valente nel centro storico
cittadino, ha bisogno di cure urgenti,
soprattutto in conseguenza delle abbondanti piogge verificatisi negli ultimi anni, che hanno reso pericolante
l’architrave dell’ingresso principale
(attualmente sorretto da una base di
legno che poggia su due sostegni di
ferro, come si vede nella foto) provocando, inoltre, il crollo di parte
del tetto. Le condizioni generali della chiesa risultano, infatti, essere in
pessimo stato di conservazione con
lesioni e cedimenti evidenti lungo
le mura perimetrali dell’aula e del
coro, nonché nei locali adibiti a sagrestia e nelle volte delle cappelle
laterali.
Una situazione che rischia di volgere al peggio e che, quindi, potrebbe
– tra l’altro – costituire pericolo per
l’incolumità pubblica.
Allo stato, infatti, altre crepe interessano anche l’«Arco di Trionfo» e
Salviamo la chiesa
della “Riforma”
L’antico edificio sacro, ricco di storia e di
arte, è ormai da diversi anni chiuso al culto
per essere sottoposto a necessari ed urgenti
lavori di ristrutturazione. Nulla, però, è
stato fatto finora, mentre aumenta sempre
più il rischio di crolli. Allo stato, la somma
occorrente per il consolidamento e il restauro
è pari ad un milione di euro.
Al momento, la Protezione Civile regionale
ha erogato la somma di 250mila euro, utili
all’avvio dei soli interventi per la messa in
sicurezza del complesso seicentesco.
l’abside. Ma altri ancora sono, però,
i beni artistici (anch’essi di notevole
interesse e perciò da salvaguardare)
presenti nel luogo sacro. Tra questi
è da ricordare la tela raffigurante la
“Madonna di Costantinopoli” (sistemata alla base del soffitto), opera del
pittore coriglianese Luigi Midolla,
eseguita nel 1842.
Le cause di questo degrado – come
già detto – sono dovute proprio alle
infiltrazioni di acqua piovana penetrata all’interno della chiesa.
Se gli arredi lignei di pregevole fattura, così come altre opere d’arte di
notevole interesse, assieme all’organo del 1767 (prontamente rimossi e
trasportati presso locali parrocchiali)
si è riusciti a salvaguardarli dalla rovina, lo si deve grazie alla sensibilità
e alla solerzia di Don Santo Aquilino, parroco della chiesa Matrice S.
Maria Maggiore, nella cui giurisdizione ricade, appunto, la chiesa in
questione.
Altrettanta sensibilità va ricono-
sciuta al Consiglio comunale, alla
Giunta municipale e, in particolare,
al vice sindaco, con delega alle Politiche per il Centro storico, Francesco
Paolo Oranges, all’assessore ai Lavori Pubblici, Raffaele Granata e al
sottosegretario alla Protezione Civile della Regione Calabria, Giovanni
Dima per il suo interessamento. E’,
infatti, di qualche settimana addietro
la notizia diffusa dalla sede municipale e che ha subito riaperto il cuore
alla speranza: si tratta della decisione
favorevole espressa dall’EsecutivoGeraci, relativamente ai primi interventi di protezione civile e alle indagini per la messa in sicurezza della
chiesa della Riforma, impegnando la
somma di 50mila euro. L’erogazione
della somma di altri 250mila euro,
utile a alla messa in sicurezza della
struttura sacra (tra i gioielli pregevoli del patrimonio storico-artistico e
religioso coriglianese) è stata disposta dalla Protezione Civile regionale.
E’ quindi necessario ora reperire la
rimanente somma occorrente per i
lavori di consolidamento e di restauro dell’edificio sacro.
E qui ci sembra utile fare un passo
indietro nel tempo quando cioè, nel
marzo 2011, venimmo a conoscenza
che agli atti degli uffici competenti
figurava un progetto di ristrutturazione di parti dell’edificio sacro in
questione per un importo complessivo di circa 550 mila euro. Progetto
che, l’anno precedente, venne cofinanziato dalla Regione Calabria e
dalla Cei (Conferenza Episcopale
Italiana).
Per saperne di più, andammo alla
ricerca di ulteriori notizie di attendibilità certa, attingendo alla fonte
dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati. E’ qui,
infatti, che – nel ricevere conferma
del co-finanziamento del progetto
di cui si diceva prima – ci venne, al
tempo stesso, precisato che la Cei
(Conferenza episcopale italiana),
con proprio decreto, emesso verso
la fine del 2010, concedeva un finanziamento di 235 mila euro. Somma,
questa, derivante dai fondi dell’otto per mille e pari a circa il 50 per
cento dell’importo complessivo del
progetto. La restante cifra di 299
mila euro veniva, invece, finanziata
dalla Regione Calabria in data 15
marzo 2010. Somma, quest’ultima,
– da quanto riuscimmo ad appurare
a seguito di ulteriori indagini – mai
giunta a destinazione, per cui conseguenziale e lecita fu la domanda:
per quale altra strada quella somma
venne dirottata? Risposta a tale interrogativo mai finora ve ne è stata
alcuna.
Si è, invece, verificato quanto giu-
L’Assessore ai Lavori Pubblici Raffaele Granata.
stamente temuto e cioè, non essendo
stato avviato alcun lavoro di cui al
predetto progetto, andò inevitabilmente perduta l’intera somma finanziata dalla Conferenza Episcopale
Italiana, consistente – come già detto
– in 235mila euro.
Tornando alla notizia diffusa dalla
sede municipale qualche settimana
addietro, è appena il caso di riportarla nella sua giusta evidenza: il Comune di Corigliano ha affidato, agli
architetti Antonio Aprelino e Antonio Pignataro, l’incarico di redigere
in qualità di progettisti e direttori dei
lavori, il progetto denominato “Primi interventi di protezione civile ed
indagine per la messa in sicurezza”
della chiesa della Riforma.
«Si tratta di un intervento – fa rilevare l’assessore ai Lavori pubblici,
ing. Raffaele Granata – che, in ragione dello stato dei luoghi e del finanziamento ottenuto dalla Protezione
Civile, aggiorna e rielabora tecnicamente il già esecutivo “Progetto
di consolidamento e restauro della
chiesa della Riforma”, redatto alcuni
anni addietro per il recupero complessivo della chiesa, sia dal punto
di vista strutturale che architettonico
Il portale di ingresso.
ed artistico. Progetto esecutivo che –
tiene inoltre a precisare l’assessore
Granata – era stato già approvato dal
Comune di Corigliano Calabro e per
il quale erano stati acquisiti i pareri
favorevoli della Commissione Beni
Culturali Ecclesiastici della Arcidiocesi Rossano-Cariati e della Soprintendenza di Cosenza».
L’intervento proposto – tengono a
sottolineare, da parte loro, anche i
progettisti Aprelino e Pignataro – «è
condizione necessaria per la tutela
e la salvaguardia del bene in questione, avendo quale specifico scopo quello di mettere in sicurezza la
chiesa, stabilizzando una evidente
situazione di degrado strutturale che
allo stato potrebbe degenerare in un
possibile collasso della chiesa».
Si tratta quindi di primi immediati
interventi, necessari per il successivo avvio della realizzazione del
“Progetto di consolidamento e restauro della chiesa della Riforma”.
Per questo, considerato le caratteristiche e la particolarità dell’edificio
(che – va ricordato – risulta essere anche vincolato), «l’intervento
progettuale di messa in sicurezza e
diagnostica – come precisato dagli
stessi progettisti Aprelino e Pignataro – è stato elaborato in ragione delle
disposizioni vigenti quali le Norme
Generali dei Lavori Pubblici e le
Norme Specifiche del Ministero per
i Beni e le Attività Culturali».
A noi preme, infine, ribadire ancora una volta come i gravi danni
sinora subiti dalla chiesa rendono
insufficienti le somme al momento
stanziate, per cui, una volta ultimati
gli interventi di messa in sicurezza,
è necessario trovare la rimanente
idonea copertura finanziaria, così
da dare definitiva realizzazione al
“Progetto di consolidamento e restauro della chiesa della Riforma”, il
cui scopo è, dunque, il recupero e la
valorizzazione dell’intero complesso chiesastico, la cui aula – come ci
fanno rilevare gli architetti Antonio
Aprelino e Antonio Pignataro – «è
interamente coperta da un soffitto ligneo a cassettoni sormontato da una
copertura a capanna con travi portanti in legno (forse capriate) e coppi
tradizionali, mentre la navata laterale presenta una copertura ad una
falda inclinata verso l’esterno. I prospetti esterni risultano impreziositi
lungo tutto il perimetro da beccatelli
in cotto che sono presenti anche sul
timpano. In realtà si tratta di un elemento curvilineo, che chiude il prospetto principale prospiciente piazza
Valente. Questo fa sì che la struttura
di copertura a capanna non è visibile frontalmente se non nei prospetti
laterali».
15
I passeggiatori della domenica
Da contrada
Ierpietro a
Piano Caruso
(o viceversa)
di Cosimo Esposito e Antonio Ida
16
In questo numero descriviamo un percorso che parte dalla contrada Ierpietro (a zona delle fabbriche di laterizi,
sulla vecchia ss 106 per Rossano) e, dopo un cammino
di 5,5 chilometri, arriva in zona Trattera di Piano Caruso; questo è riportato nella cartina geografica allegata, che è ripresa da Google Earth. Il percorso è quasi
tutto in terra battuta, con esclusione dei tratti iniziale e
finale che per poche centinaia di metri sono con fondo
in cemento. E’ un percorso molto bello e panoramico,
ma con una pendenza media di circa 11,50 % , che in
alcuni tratti raggiunge anche il 30 %. Per evitare un affaticamento eccessivo, per chi non è abbastanza allenato,
si consiglia di dividerlo in 2 semipercorsi: il primo di
circa 3 chilometri, più 3 di ritorno in discesa, partendo dalla ss 106 e il secondo di circa
2,5 chilometri, più altrettanti
di ritorno in salita, partendo
da Piano Caruso. Il percorso
si svolge di fatto su un crinale che corre sulla sommità di
un tratto collinare-montano
che collega Piano Caruso e
la 106; è quasi tutto percorribile anche in auto, con qualche difficoltà, tranne un tratto
di circa 500 metri con inizio,
scendendo dalla montagna, a
circa 1,5 chilometri; tale tratto ha il fondo percorso da calanchi profondi più di mezzo
metro, a causa della mancanza
evidente di un minimo di manutenzione. Appare evidente
che il resto della stradina ha
una decente manutenzione
operata da quanti continuano
a coltivare con fatica i terreni circostanti e a fare con ciò
opera meritoria di salvaguardia ambientale ( al di sotto di
circa 500 metri di altitudine la
coltivazione dell’ulivo è molto diffusa). Su tutto il percorso
ci sono dei veri e propri terrazzi naturali dai quali lo sguardo
può accogliere, senza ostacoli
intermedi, tutta la catena del Pollino e tutta la costa ionica da Cariati a Roseto Capo Spulico; sono immagini
di una bellezza straordinaria che meriterebbero una valorizzazione altrettanto straordinaria, mentre in realtà la
maggior parte di noi ne ignora persino l’esistenza. Percorrendo l’intero percorso di andata e ritorno, considerando che si sale da un’altitudine di 112 metri a una di
743 e che si percorrono circa 11 chilometri ( 5,5 + 5,5)
, si può affermare che una persona di 80 chilogrammi
consuma per tutto il percorso circa 1250 Calorie, corrispondenti a un perdita di 125 grammi di grasso corporeo
(dividendo il percorso nei 2 semipercorsi sopradetti si
divide circa a metà anche il consumo di calorie); per
un peso diverso basta fare una proporzione. Le coordinate geografiche del punto di partenza sono 39° 35’
58.97” latitudine Nord e 16° 32’ 40,56” longitudine Est
, con altitudine pari a 112 metri; quelle di arrivo sono
39° 33’ 56.27” latitudine Nord e 16° 31’ 44,58” longitudine Est, con altitudine pari a 743 metri. Si riafferma la
disponibilità ad accogliere nel gruppo dei passeggiatori
quanti volessero farne parte; basta presentarsi alle ore
otto del mattino di domenica al numero civico 25 di via
Nazionale dello Scalo di Corigliano. In tutti i percorsi in
campagna è consigliabile essere muniti di un piccolo bastone per la presenza di eventuali cani ed essere sempre
almeno in tre.
“Legalmente Giovani”,
al via le attività
Il progetto Legalmente Giovani, ha come obiettivo principale la diffusione della legalità tra i giovani, fascia d’eta
14-19 anni. Approvato e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e
del Servizio Civile Nazionale. In relazione agli obiettivi specifici prefissati e da perseguire, sono state previste
una serie di azioni mirate, già avviate, che spingano i giovani al rispetto di se, degli altri e del contesto sociale.
LA CAMPAGNA “VIVI NELLA LEGALITA”
I pirimi slogan:
“RISPETTA GLI ALTRI, RISPETTA TE STESSO, RISPETTA L’AMBIENTE IN CUI
VIVI”
“NON BERTI IL CERVELLO SORESEGGIA LA VITA”
“IO USO LE DROGHE, LE DROGHE USANO TE”
“UN BICCHIERE IN PIU’ PER DIVERTIRMI, UN BICCHIERE IN MENO PER VIVERE”
PUBBLICAZIONE OPUSCOLO
INFORMATIVO MULTILINGUE
SULLE DIPENDENZE
Per la legalità contro le dipendenze è stato pubblicato
e divulgato il primo dei due opuscoli informativi,
incentrato sul consumo di droghe e abuso di alcool,
perché la legalità passa attraverso il rispetto delle
regole, ma anche attraverso la lotta alle dipendenze.
La Costituzione della
Repubblica Italiana
Principi fondamentali
CONOSCENZA DELLE NORME
Per educare alla legalità e favorire la conoscenza
della nostra Costituzione, in ogni istituto superiore di
Corigliano Calabro sono state affisse delle bacheche su
cui sono indicati i 12 articoli del testo Costituzionale.
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle
forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali
ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro
e promuove le condizioni che rendano effettivo questo
diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo
le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una
funzione che concorra al progresso materiale o spirituale
della società.
Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove
le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo
Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua
i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze
dell’autonomia e del decentramento.
Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze
linguistiche.
Art.7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio
ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati
dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate
dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione
costituzionale.
Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere
davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla
cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri
statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento
giuridico italiano.I loro rapporti con lo Stato sono regolati
per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e
la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il
patrimonio storico e artistico della Nazione.
Art. 10
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme
del diritto internazionale generalmente riconosciute. La
condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge
in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo
straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo
esercizio delle libertà democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della
Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non
è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.
Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente, in condizioni di parità
con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie
ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra
le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.
Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde,
bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
LABORATORI:
ARTISTICO, MUSICALE,
FILMICO CON DIBATTITO,
GRUPPI DI SENSIBILIZZAZIONE
un’immagine forte, imponente. Oggi al sito si accede
dall’alto passando prima nel
cuore pulsante dell’antico
abitato, fra il“Teatro” a pianta circolare e un’area pubblica con filari di fondazione di
edifici, e poi scendendo verso la fortificazione, le porte e
le torri difensive.
Qualunque descrizione non
sarà mai sufficiente a rendere il giusto merito al sito di
Castiglione.
Troppe le risorse culturali
di notevole importanza storica mal utilizzate, lasciate
nell’incuria, sconosciute ai
più, che potrebbero invece
determinare, insieme ad altre
risorse eccellenti, quel salto
di sviluppo che il nostro territorio merita.
Da qui si parte per dare gambe a questa “idea” che fa parte di un progetto più ampio
di sperimentazione attuata in
11 luoghi d’Italia a cui Fabrizio Barca ha dato anima.
Un progetto inusuale che
possa dare vigore alla politica partendo da strumenti di lavoro, persone e relazioni, visione e metodo nuovi, passando
dalla teoria alla pratica. Costruire progetti utili a far avanzare un territorio elaborando proposte dettate dalle esigenze
della popolazione, cercando le risposte nei fatti, utilizzando
il principio di autorganizzazione come linea guida essenziale, aprendosi alla collaborazione di quanti siano disposti
a mettersi in gioco. In questo quadro si inserisce il progetto
dei Siti Archeologici “minori” che comprende tutti quei siti
della fascia costiera ionica collegati al sito di Sibari, con
l’obiettivo primario di valorizzarne la conoscenza.
La giornata del 21 marzo è stato il primo risultato concreto
di questa politica attiva, della collaborazione fra un partito,
il PD, e la società civile, l’associazionismo, le Istituzioni.
L’esperimento sul territorio ha dato esiti positivi: un nuovo
metodo, un nuovo approccio ha fatto si che tanti abbiano
risposto con entusiasmo e partecipazione.
A partire dalla Soprintendenza dei beni archeologici della Calabria, al Direttore del Museo Nazionale di Sibari, ai
Sindaci dei Comuni nei cui territori sono ubicati siti archeologici (13 per l’esattezza: Paludi, Amendolara, Trebisacce, Francavilla Marittima, Spezzano Albanese, Cerchiara di
Calabria, S. Lorenzo Bellizzi, Castrovillari, Cassano allo
Ionio, Corigliano Calabro, Cariati, Terravecchia, Pietrapaola), alle Scuole di ogni ordine e grado, all’Associazione
culturale Rizoma, alla compagnia teatrale di Paludi, all’Unesco, al Gal, alla gente comune che ha dato la sua collaborazione intervenendo alla giornata.
Castiglione di Paludi è stata la puntata pilota di questo progetto, un demo da riproporre sugli altri siti prima possibile.
La strada da percorrere è tutta in salita e costa fatica, non
c’è una bacchetta magica che possa cambiare le cose con
un tocco. Non provarci proprio però sarebbe un peccato. Lo
dobbiamo alla nostra terra, straordinariamente bella, troppo
spesso maltrattata e abbandonata.
Luoghi Idea(li)
a Castiglione di Paludi,
vestigia di un antico
centro brettio
di Teresa Massimilla
FORUM
legalmentegiovani.mondiversi.it
Il 21 marzo l’iniziativa sul sito archeologico di Castiglione di Paludi ha dato il via all’azione di “Luoghi Idea(li)”
Sibari-Pollino dedicata ai Siti Archeologici “minori”.
La giornata, ventosa, un po’ fredda, ma ben soleggiata, è
stata accompagnata dalle voci allegre e i volti sorridenti dei
tanti partecipanti (circa 500 persone) che si sono ritrovati
fra le strutture monumentali dell’antica città brettia.
Un sito quasi sconosciuto ai più. Per molti dei presenti si è
trattato della prima visita, una vera scoperta.
Adagiato su un colle alle pendici della Sila, protetto da
versanti scoscesi e lisci alla spalle, a pochi chilometri dal
mare, difeso su di un fianco dal torrente Coserie, che con la
sua gola crea quasi un fossato naturale per l’antica fortezza.
I grandi blocchi quadrati di arenaria delle gigantesche
mura, oggi ancora ben visibili e molto suggestive, riportano
alla mente racconti mitologici e sembra quasi che sfiorando
quelle pietre con una mano, ci si possa ritrovare in un mondo surreale accanto a ciclopi e ad eroi epici.
Quello che è stato riportato alla luce attesta che il pianoro
fu abitato per un lungo arco cronologico compreso tra il IX
ed il III sec.a.C.
Le sue mura sono un esempio di architettura militare del
IV sec a.C. fra i principali dell’Italia meridionale e fra i più
importanti della Calabria. Costruite per difendere la città
dei bretti, popolo italico che si oppose alla civiltà dei greci
e poi dei romani per restarne sconfitto completamente.
I loro insediamenti si sviluppavano sulle colline e nelle
valli intorno fino alla Sila e, probabilmente collegati fra di
loro, costituivano un’entità politica ed economica di notevole importanza.
La porta est, ai cui lati spiccano due grandi torri di difesa a
pianta circolare, era uno degli ingressi più importanti e monumentali, primo impatto per chi arrivava alla città, dando
21
Stefano Patrizi, il giurista
riformatore che collaborò
con Carlo di Borbone
Ricorre quest’anno il terzo centenario
(1715-2015) della nascita del personaggio cariatese, al quale è intitolato il Liceo
Scientifico della cittadina ionica
di Franco Liguori
Ricorre, quest’anno (2015), il trecentesimo anniversario della nascita
di un’importante figura della cultura
meridionale del Settecento: il giurista
cariatese Stefano Patrizi, dottissimo
studioso e conoscitore del diritto e
stimato uomo di lettere, vissuto a Napoli, in uno dei periodi culturalmente
più felici e vivaci della città capitale
dell’omonimo Regno, allorquando
essa era diventata uno dei massimi
centri di diffusione delle idee illuministiche in Italia e vi operavano
intellettuali del calibro di Antonio
Genovesi, Giuseppe Maria Galanti,
Gaetano Filangieri, Domenico Grimaldi , Bernardo Tanucci, con i quali
l’intellettuale cariatese ebbe modo
di relazionarsi alla pari. Scopo della
presente nota è quello di far conoscere la sua figura, illustrandone brevemente la vita e le opere, a trecento
anni dalla nascita.
La vita e la carriera forense
22
Stefano Patrizi nacque a Cariati nel
1715 da una nobile famiglia di origini senesi, ma trapiantata in Calabria
agli inizi del XV secolo. Dopo aver
compiuto i suoi primi studi nel locale
Seminario Vescovile, che era, all’epoca, rinomato centro di formazione
umanistica oltre che teologica, “si
pose a seguire assai giovane la carriera del foro”, trasferendosi a Napoli,
come ci informa Giuseppe Boccanera, suo biografo , il quale riferisce
anche che il Patrizi “non trascurò di
percorrere l’intero stadio delle discipline letterarie, pendendo dalle labbra del Genovesi”.
La data dell’arrivo a Napoli del giovane intellettuale cariatese, intorno
al 1735, coincide con un momento
di forte tensione ideale e di rinnovamento della cultura napoletana che,
in quell’epoca, aveva come punti di
riferimento il pensiero dello storico
e giureconsulto Pietro Giannone, tenace difensore dei diritti dello Stato
Stefano Patrizi (1715-1797).
contro le ingerenze della politica ecclesiastica, e quello del filosofo, economista e giurista Antonio Genovesi.
Erano gli anni in cui, grazie al governo illuminato di Carlo di Borbone,
alla vecchia monarchia feudale si andava sostituendo un crepuscolare stato di diritto; la lotta giurisdizionalistica contro il potere concorrente della
Chiesa cominciava a segnare molte
vittorie a favore del potere pubblico.
Basti ricordare che, a conclusione di
un lungo attrito anticurialista, venne
firmato, nel 1741, un concordato, che
ridusse sensibilmente le immunità e
le franchigie delle proprietà ecclesiastiche sottoponendole a tributi
parziali o totali. Furono proprio il
Giannone e il Genovesi ad incidere
profondamente nella formazione culturale ed ideologica del Patrizi, che
da loro apprese il concetto dell’indipendenza della società civile dal
potere ecclesiastico. Suo maestro di
diritto fu Niccolò Fraggianni , figura
di primo piano del Settecento napoletano, giurista di grandissima levatura e strenuo assertore dei princìpi
giannoniani. Di lui il Patrizi scrisse
un Elogio, che fa da introduzione
alla sua maggiore opera giuridica, le
“Consultationes sacri et regii juris”,
edita a Napoli nel 1770.
Nel 1761 cominciò per il giureconsulto cariatese un’ascesa che, nell’arco di pochi anni, lo avrebbe portato
a ricoprire le cariche più prestigiose
della Magistratura napoletana: da
quella di Giudice della Vicaria civile
(1761) a quella di Regio Consigliere
nel Senato di S. Chiara (1762), e, poi,
di Consigliere nella Giunta di Stato,
di Consultore della Real Giunta di Sicilia e del Tribunale misto, di Soprintendente del Tribunale di Revisioni
e Conti (1773), di Capo Ruota della Real Camera di S. Chiara (1775),
nonché di Presidente del Supremo
Tribunale di Guerra e Casa Reale,
tutte cariche di altissima responsabilità che, nella complessa organizzazione statuale del Regno di Napoli,
affiancavano il sovrano nella gestione della cosa pubblica.
Ma l’incarico sicuramente più prestigioso attribuito al Patrizi, doveva
avere ad oggetto la stessa sistemazione del “corpus iuris” vigente nelle
province napoletane nella seconda
metà del ‘700. Nel 1762, sotto il Ministero del marchese Tanucci - così
riferisce il suo biografo Lorenzo
Giustiniani – il Patrizi fu nominato
Ministro della Giunta per la compilazione del codice carolino . Nell’esercizio di questo altissimo ufficio
il giurista cariatese, assieme a pochi
altri insigni giureconsulti del Regno ,
fermamente convinto della necessità
di una radicale riforma degli ordinamenti giudiziari napoletani, procedette ad un’attenta revisione della legislazione esistente, introducendovi
lo spirito dei tempi nuovi. Da questo
importante lavoro ispirato e guidato
dal Patrizi, nacque il codice carolino,
che, purtroppo, per le forti resistenze
delle classi conservatrici, non ricevette la sanzione sovrana e non andò
mai in vigore. Il Patrizi fu anche un
maestro di giurisprudenza nell’Ateneo napoletano, dove fu chiamato nel
1772 a ricoprire la cattedra di Diritto Feudale, compito che svolse con
grande competenza , come si evince
dalle testimonianze dei suoi biografi,
Lorenzo Giustiniani e Giuseppe Boccanera. Tra i suoi allievi ci fu anche
il rossanese Giuseppe Toscano Mandatoriccio.
Non meno apprezzato che nel campo
giuridico, fu il Patrizi nell’ambito della cultura letteraria ed umanistica, in
cui si distinse per la padronanza della
lingua latina, che usò abitualmente
nella composizione delle sue opere
giuridiche, prima fra tutte le “Consultationes sacri et regii iuris” . Il Boccanera riferisce che egli “dette chiara
prova di ciò che valesse in siffatti
studi nelle Lettere da lui indirizzate
al letterato calabrese Saverio Mattei
, suo amico e confidente, a proposito della “Traduzione dei Salmi” e di
altri canti biblici, che questi aveva
pubblicato a Napoli . Sulla grande dimestichezza con cui Patrizi usava la
lingua latina e sulla sua vasta cultura
umanistica e giuridica, il grande poeta Pietro Metastasio, dopo aver letto
le sue Consultationes, parla di “invidiabile familiarità” con cui egli “tratta l’aureo linguaggio del secolo di
Augusto”, elogiando anche “l’ordine
limpidissimo dei suoi raziocinii”.
Per i suoi meriti culturali e professionali il Patrizi ricevette molti onori,
tra cui il titolo di “Marchese”, col
diritto di poterlo trasmettere a tutti i
suoi successori in ordine di primogenitura. Venne anche acclamato Socio
onorario della Reale Accademia delle
Scienze, istituita a Napoli, sull’esempio di quelle di Parigi e di Londra.
Morì a Napoli il 27 ottobre del 1797
e fu sepolto nella cappella gentilizia
della famiglia, nella chiesa dei SS.
Apostoli.
Il pensiero e le opere
L’espressione più compiuta del pensiero riformatore e anticurialista del
Patrizi la si trova nelle “Consultationes sacri et regii iuris”, il cui primo tomo fu pubblicato a Napoli nel
1770. Apprezzata dai massimi esponenti dell’intellighentia napoletana
del secondo Settecento, tra cui il Genovesi, quest’opera uscì nel periodo
in cui più fortemente infuriava, nel
Mezzogiorno, la polemica anticurialista, contro la ricchezza della
Chiesa e, in particolare, degli ordini
religiosi. Su quest’ultimo tema Stefano Patrizi era già intervenuto, negli
anni 1766-67, con altri due libri di
“Consultazioni”. Il primo di questi
scritti polemici reca il titolo di “De
recta dotium monasticarum ratione
ineunda consultatio”, ed affronta la
questione del fondamento giuridico
e morale del pagamento della dote
che doveva versare chi entrava in
monastero, concludendo che tali esazioni non solo “siano simoniache”,
“ma benanche contrarie alla privata e
pubblica giustizia”. L’incameramen-
to di sempre maggiori ricchezze da
parte dei conventi era, ad avviso del
giureconsulto cariatese, rovinoso per
la stessa disciplina monastica, perché
introduceva nei monasteri, a poco a
poco, “la cupidigia dei beni mondani,
il lusso e tutti i vizi che il lusso e la
moda portan seco irreparabilmente”.
In un’altra “consultazione”, edita nel
1758, e intitolata “De renunciationibus et amortizatione bonorum”, il
Patrizi denuncia il decadimento spirituale, in cui il fasto e la mondanità
Carlo III di Borbone, re delle Due
Sicilie dal 1734 al 1759, amico ed
estimatore di Stefano Patrizi.
avevano precipitato le comunità delle
sacre vergini, tracciando un profilo
storico del monachesimo, dal IV secolo ai tempi suoi. Quando nacquero
i primi conventi di monache, nessun
amore per le ricchezze e nessun ansia di possedere albergava nel loro
animo, solo “paghe degli alimenti e
del vestito con cui coprirsi”; poi arrivò il tempo in cui “abati e superiori
si mischiarono nella politica e nelle
guerre, e volentieri accolsero l’invito
di dimorare nelle corti principesche,
donde parteciparono lusso e corruzione alle proprie comunità e quindi
anche a quelle femminili”.
Oltre che come autore di infuocati libelli polemici in latino contro lo strapotere e le smisurate ricchezze della
Chiesa e degli ordini religiosi, il Patrizi è ricordato per le numerose “memorie difensive” in lingua italiana da
lui pubblicate e che altro non sono che
i testi delle cause che egli patrocinò o
come avvocato o come commessario
e regio consigliere della Real Came-
ra di Santa Chiara, il primo e più alto
tribunale del Regno di Napoli. Fra le
tante, ci piace segnalarne alcune in
particolare, per il fatto che hanno a
che fare con la storia della Calabria o,
meglio, della Sibaritide: “Per gli pastori di Corigliano contro all’arcivescovo di Rossano” (1773), in difesa
di cento pastori coriglianesi che si rifiutavano di pagare all’arcivescovo di
Rossano la decima sui prodotti loro
spettanti per la custodia del bestiame
di proprietà del Duca di Corigliano;
“Per l’illustre Duca di Corigliano
contro l’Università e i cittadini di
Terranova” (1768), a proposito di una
lite scoppiata tra Agostino Saluzzo,
duca di Corigliano, e i cittadini del
confinante feudo di Terranova. In entrambe queste “cause” il Patrizi non
è l’avvocato-difensore ma il giudice,
il “commessario” della Real Camera
di Santa Chiara che dovrà pronunciarsi sulle controversie. Conoscitore profondo del Diritto canonico
ed ecclesiastico si rivela il Patrizi in
un’altra causa patrocinata davanti al
Regio Consiglio della Real Camera
di Santa Chiara, questa volta in veste
di avvocato di parte: la “memoria difensiva”, stampata a Napoli nel 1745,
contiene una serrata difesa del diritto
a collegiarsi e ad essere l’unica “matrice”, della Chiesa di San Pietro di
Corigliano. Titolo della memoria è :
“Discorso intorno al diritto collegiale
e matricità della Chiesa Prepositurale dei Santi Pietro e Paolo della Città
di Corigliano” .
Chiudiamo questo “profilo” dell’illustre giureconsulto cariatese, con
il giudizio che su di lui esprime nei
“Ragguagli storici del Regno di Napoli”, il marchese Gennaro Marulli,
suo contemporaneo : “Egli era annoverato fra i più dotti avvocati ed insigni Magistrati del napolitano Foro;
fu sempre integerrimo giudice, esercitando il suo impiego con somma
giustizia e vigilanza. Nella decisione
delle cause faceva conoscere quanto
valesse in giurisprudenza non che
nelle altre materie di recondita erudizione. I suoi discorsi misti sempre di recondita dottrina, formavano
l’ammirazione di chi l’ascoltava”.
Un vero esempio di alta professionalità e di sicura affidabilità morale, a
cui guardare in un momento storico
tanto difficile per la giustizia italiana
d’oggi!
Per saperne di più:
F. Liguori - Stefano Patrizi, un riformatore del Settecento, Rossano 2004
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mondiinversi
Mario Chiantoni, insegnante, nato a Lecce, ma residente a Corigliano da tanti anni. Nutre una grande passione per la scrittura in versi
che è sfociata nella composizione di diversi brani nel corso degli
anni. Ottantenne innamorato della nostra Corigliano, ad essa ha dedicato la poesia “Al centro storico di Corigliano”, che vi proponiamo, unitamente ai brani “Il volo di mio figlio”, “Il cielo in casa mia”,
e il “Volo” tratti dalla raccolta “Poesia per Loris” del 1982.
Mario Chiantoni è stato insignito della Medaglia d’Oro al Merito per
la Sociologia dall’Accademia delle Scienze di Roma, per l’opera svolta a favore della SOCIETA’ UMANA UNIVERSALE.
AL CENTRO STORICO
DI CORIGLIANO
Oh Corigliano, Corigliano ch’eri bella
come una bella donna nuda seduta sul mare
donde ti luccicavano le stelle e le lampare,
dove tutti ci davamo sempre una mano!
I festoni del sole stamattina fanno baluginare,
come prima l’argento degli ulivi, e tu morivi …
C’è una pace festeggiata dall’oro di ginestre
dal riso delle donne alle finestre
e il rosa degli oleandri della speranza
giovane come tutto ciò che avanza
e diventano il culto di una danza
intorno ad un braciere di sogni
infranti, nella sua propria nostalgia
ch’era la nostra vita mia,
quando la nonna cantava, e cosi sia…
IL VOLO DI MIO FIGLIO
Per un volo che non volevi,
ti sei fatto farfalla quando
volevi essere aquila. E ti sei
fatto angelo: che vuoi di più!
Io sono solo e perso e tu sorridi
a me che sono vecchio.
IL CIELO IN CASA MIA
Le nuvole mi parlano di te
che sei lontano. Sai come
aspetto… Ma è come un sogno
che non tornerà! Ricordi il volo
che facemmo insieme. Per me,
non finirà su quell’adagio
scritto tra le canzoni e le lacrime,
ora fiori e la mia anima persa
senza te. E il sole e il sole.
In memoria dei migranti
morti nel Canale di Sicilia
«...ma più di tutto resteranno nella loro memoria le urla di “quelli che stavano sotto”, alcune centinaia nella stiva
della nave-carretta e altre centinaia a un livello più alto, ma sempre sotto coperta. “Erano stati chiusi dentro per
evitare che provassero a salire” ha raccontato uno dei migranti. Questione di soldi. Se paghi di meno hai meno
chance di sopravvivere in caso di naufragio. Se metti sul piatto più soldi, invece, ti spetta anche la possibilità di
farcela, ammesso che tu riesca a trovare un appiglio a qualcosa e a resistere finchè qualcuno non viene a salvarti.
Su quella barca c’erano tre livelli: i dannati giù, nella parte più bassa della pancia, in mezzo i disperati di seconda
classe, e in alto, all’aperto, i più fortunati. Quando la gente in coperta ha cominciato ad agitarsi perchè ognuno
cercava di raggiungere per primo il cargo dei soccorsi, il barcone ha iniziato ad ondeggiare, pericolosamente. Là
sotto, ai livelli meno uno e meno due, non avranno visto niente di quello che stava succedendo, ma certo hanno
capito che se la barca si fosse rovesciata sarebbero morti tutti andando a picco. Così hanno fatto la sola cosa che
potevano fare: urlare. Centinaia di voci a urlare e battere i pugni sulle fiancate di quella che sarebbe diventata
la loro bara. Nessuno è sceso a salvarli, o quantomeno a provarci. Le regole d’ingaggio del viaggio prevedevano che le loro vite fossero, appunto, sacrificabili più di quelle che stavano in coperta. E mentre la clessidra delle
loro esistenze esauriva il tempo, le urla esaurivano le forze. I sopravvissuti raccontano che fossero fra i 700 e i
1000 e che tra loro vi fossero almeno 200 donne e una cinquantina di bambini. Sono finiti tutti assieme in fondo al mare, a 400-450 metri di profondità, mentre in pochi, pochissimi, salivano sul mercantile della salvezza.»
Giusi Fasano - Corriere della Sera - martedì 21 aprile 2015
IL VOLO
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Ho provato a volare nello spazio,
son ritornato povero, come prima.
La tua musica, sull’adagio della mia vita,
impazziva d’amore e poi,
di gioia. Domani, quando già ora
è tutto neve, brilleranno i diamanti
del mio amore e tu della mia vita
ricorderai tra pagine, la sola
felicità, che fu poesia.
La nostra comunità attraverso un presidio, organizzato
dalle associazioni e organizzazioni di ogni ordine, ha
voluto ricordare nel pomeriggio del 23 Aprile 2015 le
centinaia di vittime, uomini ,donne, bambini, che per
mantenere viva la speranza di sopravvivere, hanno incontrato un tragico destino nel Canale di Sicilia nella
notte del 19 Aprile 2015.
Diversi gli sbarchi nel porto di Corigliano dall’inizio
del 2015. Un porto di migranti e un popolo che non
rifiuta, che accoglie, che tenta nonostante le difficoltà
di non abbandonare e in un’occasione, la più tragica di
tutti i tempi, di ricordare, di commemorare le centinaia di vittime attraverso un’iniziativa. Ci si incontra
in piazzetta Portofino a Schiavonea per poi dirigersi
sulla spiaggia, dove la Madonnina veglia, per lasciare
in mare aperto, con piccole imbarcazioni, una corona
di fiori in segno di rispetto per le vite perse.
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Unione dei comuni: vantaggi e svantaggi
Fusione a fuoco lento
di Francesco Sommario
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Giorno 9 aprile 2015 si è tenuta
un’assemblea cittadina, voluta dal
sindaco Giuseppe Geraci, sulla
proposta di fusione fra Corigliano
e Rossano. Tale incontro-dibattito
è stato il primo e unico dopo circa tre mesi da quando il Consiglio
Comunale di Corigliano aveva
rinviato l’atto deliberativo -mentre, in contemporanea, quello di
Rossano aveva deliberato a favore-, con la precisazione che “non
è stato un ‘no’ del Consiglio ma
un rinvio, per approfondire con le
associazioni, i partiti e i cittadini”.
“Il processo di fusione -ha affermato il sindaco Geraci nella fase
introduttiva- non si conclude con
l’atto deliberativo del Consiglio
Comunale. Il progetto e il percorso
di fusione avviato tra le due Città
resta una sfida culturale ed un lavoro di prospettiva che richiede
tempi di approfondimento, di conoscenza e convincimento importanti e dal basso. L’opportunità
storica e straordinaria del comune
unico non è e non può essere vissuta, attesa e sollecitata soltanto
come un mero fatto burocratico o
economico; servono semmai più
incontri e confronti con i cittadini
proprio per vincere le diffidenze
esistenti e sulle quali non è saggio
bypassare”.
All’incontro erano presenti i rappresentanti dei vari partiti politici e
della maggior parte delle associazioni culturali della città. Scarsa,
invece, è stata la presenza di giovani, di rappresentanze sindacali e
di semplici cittadini.
Più che di un dibattito si è trattato di un continuo e di un quasi
superfluo ribadire le necessità e
i vantaggi economici che tale fusione comporterebbe per il nostro
territorio. Un territorio che è ormai
-come sottolineato in vari interventi- in concorrenza con altri territori
della Calabria sia per l’approvvigionamento di risorse comunitarie
che per la rappresentanza politica.
Va anche rilevato che, durante la
discussione, si è fatto timidamente
cenno alla possibilità di una fusione a tre, ovvero quella tra i comuni
di Rossano Corigliano e Cassano.
Tale alternativa è sembrata non interessare ai relatori, sebbene il sindaco Giovanni Papasso di Cassano
abbia inviato nei giorni scorsi una
esplicita missiva dove esprimeva
la necessità ancora più marcata di
una fusione fra i tre comuni della
Sibaritide. “In una provincia come
Cosenza, grande quanto la Liguria
– spiega Papasso in una lettera trasmessa ai due colleghi Antoniotti e
Geraci – non può non trovare appeal nella politica, nelle istituzioni
e nel dibattito sociale l’ipotesi di
dare vita ad un’area che includa e
superi i confini di due municipalità… e che trasformi, invece, tutte
le potenzialità della Sibaritide,
oggi inespresse perché in ordine
sparso, in una realtà finalmente coesa anche istituzionalmente e con
un più vero e forte potere contrattuale, progettuale e di governo”.
“L’obiettivo –ci dice Papasso dopo
il nulla di fatto con tale missiva–
era quello di invitare i due primi
cittadini ad una riflessione. Da Co-
rigliano ho ricevuto un segnale di
apertura, con la disponibilità ad un
incontro; da Rossano mi è parso,
invece, di registrare una chiusura,
seppur cordiale, ad ogni altra ipotesi di dialogo, restando ancorati
alla sola proposta di una fusione a
due. Continuo a credere -conclude
Papasso- che serva di più un confronto a porte aperte, senza campanilismi e che non escluda di rafforzare, nella situazione attuale, tutto
il territorio. Del resto, che senso
avrebbe, altrimenti, per Cassano
restare nel Psa con Rossano e Corigliano?”
Alla luce di quanto sopra riportato,
alcune riflessioni vanno fatte.
Nonostante i buoni propositi, poco
o niente si è fatto e si sta facendo
per attivare quel dibattito con e tra
i cittadini che tutti hanno auspicato
nei due consigli comunali in cui si
dovevano determinare gli atti deliberativi. Questo rallentamento del
processo di fusione da parte della
politica locale sembra più un voler
insabbiare e allontanare tale possibilità che dare una spinta verso
la sua realizzazione. Nessun atto
concreto è stato avviato fra le municipalità di Rossano e Corigliano
per dare adito ai cittadini che progettualità comuni possano portare
benefici sia da un punto di vista
economico che sociale. Si poteva
progettare la prossima stagione turistica insieme e non si è fatto; si
poteva affrontare insieme il problema Centrale Enel Rossano e
non si è fatto; problematiche legate
alla legalità o allo sviluppo della
produzione e commercializzazione
Nel dibattito sulla fusione è molto sentito il rischio di
una perdita di rappresentanza equamente distribuita in
tutti i territori del nuovo comune così come la richiesta
di garanzie su quella che sarà la distribuzione dei servizi.
Alcuni sostengono, anche, che il processo di fusione
interessi soprattutto i piccoli comuni e che, invece nella
Sibaritide va ripreso e potenziato soprattutto il progetto
di “Area Vasta”. Di contro, i possibili vantaggi che si
potrebbero raggiungere col processo di fusione fra i
comuni di Corigliano e Rossano (e Cassano) sono di gran
lunga più significativi degli svantaggi citati. Facciamone
un breve elenco:
Aumento peso politico della realtà della Sibaritide:
l’incremento, sia territoriale sia demografico, prodotto
dalla fusione, farebbe del Comune Unico (80.000
abitanti) il terzo comune più grande della Calabria e il
primo per estensione, aumentandone di fatto il peso
politico e la voce in capitolo in ambito istituzionale.
Maggiori capacità finanziarie: la maggiore disponibilità
di risorse spendibili (rappresentate da una somma
complessiva d’incentivi che si aggira sui 15 milioni di
Euro annui) renderebbe possibili programmi e interventi
più funzionali alla popolazione e alle imprese, di più
grande portata e consistenza e non realizzabile altrimenti.
Migliore qualità delle risposte politiche, delle attività
di gestione e programmazione: la creazione nell’Alto
Ionio di una struttura amministrativa unitaria e integrata
eviterebbe il pronunciamento scoordinato e spesso
inconcludente di due organi diversi, e garantirebbe
invece interventi più mirati e proficui.
Snellimento e semplificazione delle procedure
burocratiche: la creazione di un’unità Amministrativa
agricola continuano a non essere
affrontate in una visione unica; si
continua a non avere rappresentanze politiche che rappresentino il
nostro territorio…
L’elenco potrebbe continuare, ma
è necessario soffermarsi un attimo
anche sulla proposta del sindaco
unica e organicamente ben strutturata eviterebbe una
ripetizione di uffici e servizi interni.
Maggiore economicità dei servizi: organizzare servizi
e attività per bacini d’utenza di dimensioni più grandi,
cioè su scale economiche maggiori, significa in sostanza
ridimensionare le spese e diminuire i costi medi unitari
di produzione.
Maggiore specializzazione funzionale del personale:
l’aumento del numero di prestazioni per singolo e
specifico servizio assicura una maggiore specializzazione
funzionale del personale, con una ricaduta positiva
sulla qualità del lavoro degli operatori pubblici e delle
prestazioni offerte al cittadino utente.
Riduzione dei costi della politica: indennità per un solo
Sindaco, un solo Vice Sindaco, una sola Giunta. Gettoni
di presenza per un solo Consiglio. Un solo Segretario
Comunale.
Contributi statali per il comune unico: che affluiranno
per dieci anni al bilancio del nuovo ente pari al 20% dei
trasferimenti consolidati dei singoli comuni.
Contributi regionali per il comune unico; la Regione eroga, per dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi
contributi straordinari nella misura prevista dal Programma regionale di riordino territoriale: l’erogazione di un
contributo finanziario straordinario, una tantum, al momento della fusione dei Comuni; l’erogazione d’incentivi
finanziari ordinari annuali.
Una deroga triennale dal Patto di Stabilità.
Un accesso privilegiato ai fondi regionali ed europei.
Avvio di un processo d’innovazione strutturale
e tecnologica nell’organizzazione amministrativa e
nell’erogazione dei servizi al cittadino.
di Cassano: se una comunità limitrofa, così ricca di storia, cultura e
risorse economiche volesse aderire al progetto di fusione, perché
chicchessia dovrebbe impedirne
tale volontà? Ben venga il comune
unico Rossano-Corigliano-Cassano! Finalmente un territorio omo-
geneo, coeso e forte che potrebbe
portare al riscatto di questa parte
dell’Alto Jonio. Che si svegli allora questa politica, ancora incapace
di cogliere tali cambiamenti e di
gestirne le problematiche, mentre
i cittadini sono già avanti da un
pezzo.
Cassano Ionio
27
Premio Rampi per la giovanissima Giulia Gattuso
La stanza segreta
I MONDIVERSI DEGLI ARTISTI
a cura di Carmine Cianci
Ho scelto questo titolo perché, per comprendere ogni singola opera o i linguaggi degli
artisti, si deve entrare nel loro mondo, che, per ognuno è diverso e che altro non è che
il sensibile assimilato e distribuito ai fruitori, perché ne comprendano il significato. Solo
quando si ha questa chiave di lettura, l’opera esercita il suo fascino in ognuno di noi.
Avanguardie, neoavanguardie
e sperimentazione
28
L’Associazione Centro Alfredo Rampi Onlus si è costituita nel 1981 in seguito al tragico evento di Vermicino
in cui il piccolo Alfredo perse la vita. Negli anni è stata
impegnata in una serie di lotte culturali per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla rilevanza dei temi legati alla sicurezza e alla protezione civile e per stimolare
l’impegno nel campo della prevenzione e del soccorso.
Nell’anno 2014 il Centro Alfredo Rampi ha organizzato
un premio letterario con il seguente obiettivo: Il nostro
desiderio è creare un evento culturale che possa toccare
gli animi e la sensibilità di molti, grazie alle modalità
immaginifiche e arricchenti del linguaggio letterario,
favorendo un coinvolgimento artistico e un approfondimento sulle tematiche dell’infanzia. come attività culturale per sensibilizzare le coscienze, in particolare l’infanzia e l’adolescenza, ai temi dell’infanzia.
Il premio diviso in tre sezioni: 1- Romanzo inedito, 2 –
Racconto inedito, 3 – Mi rischio tutto, aveva una giuria
composta da esperti il cui Presidente era Walter Veltroni.
Giulia Gattuso ha partecipato alla sezione “Racconti Mi rischio tutto – Scuola”, posizionandosi al secondo
posto, con un racconto dal titolo “La stanza segreta”.
Premiata nella prestigiosa Sala Protomoteca del Campidoglio alla presenza di Walter Veltroni, Franca Rampi,
Daniele Biondo, Michele Grano, Cinzia Tani, Carlo Serafini, Giorgio Nisini, giorno 18 aprile , in un’atmosfera
cordiale, ha ricevuto in dono una scatola contenente materiale educativo-didattico per tutti gli alunni della classe
I C dell’Istituto Comprensivo Erodoto.
Vi proponimo uno stralcio de La stanza segreta, il racconto di Giulia in forma integrale verrà pubblicato, insieme agli altri racconti premiati, in un e-book.
“Un sogno lungo una notte intera... Popolato di alberi,
fate, gnomi, folletti, fiori, animali, luci, colori, rumori.
La scorsa settimana sono andata in campeggio con la
mia famiglia.
D’un tratto mi ritrovai in un luogo diverso da dove ero
andato a trascorrere il fine settimana, all’improvviso
sentii dei rumori, e mentre mi fermai in una corsa saltellante, per ammirare tutti i meravigliosi colori, il cinguettio degli uccellini, il rumore del vento che spostava
le foglie degli alberi, la brezza, lo scorrere del ruscello,
profumi nuovi che non avevo mai sentito, vidi molti alberi di varie forme e dimensioni, fiori e animali buffi e
pieni di personalità, assaggiai tanti nuovi sapori...
Solo in quel momento capii che dovevo rischiare tutto!
Non volevo restare piccolo per sempre, volevo tornare alla mia vita, quella di sempre, fatta dalle liti con
i compagni, dai rimproveri di mamma e papà, dalle
coccole dei nonni, dalle paure delle interrogazioni! In
quel momento capii che neanche per giocare tutta la
vita vale la pena rischiare la propria vita...”
Sin dagli inizi della seconda guerra mondiale, il discorso sulle avanguardie storiche si può ritenere definitivamente stabilito. A tal proposito, basta citare
il testo di Dorfles Ultime tendenze nell’arte d’oggi
, che testimonia la curiosità di un grande “vecchio”
della critica militante alle prese con il mutevole e vorticoso divenire delle arti nel nostro tempo convulso.
Le stesse avanguardie, sin dal loro germogliare, non
hanno mancato di suscitare, nelle grandi masse di
pubblico, contrarietà e irritazione e si può ben sostenere che questa avversione sia stata causata da diversi
fattori, tra cui quelli alla base di una cultura piccoloborghese, ma soprattutto perché ancora molti artisti si
esercitavano nelle ripetizioni di un naturalismo astratto, modello della tranquilla vita di provincia, instaurato dalle gerontocrazie politico-culturali.
Questi movimenti artistici (futurismo italiano e
poi russo, surrealismo e dadaismo, informale, action painting, tachisme, vorticismo e immaginismo,
ecc…) produssero un’ immediata eco di smisurata popolarità ed ebbero una grande propulsione nelle singole energie e potenzialità estetiche nelle varie parti
del mondo, anche se al grosso pubblico tutto questo
rimase incomprensibile.
Le avanguardie, sin dal loro nascere e manifestarsi,
caratterizzarono quasi tutto il secolo scorso. I protagonisti di questi movimenti realizzarono la rivoluzione estetica attraverso una forte azione di provocazione, sia con le proprie opere sia con le proprie esibizioni. La conseguenza di tutto ciò fu l’abuso delle
performance e la eccentricità delle opere. Ma sta di
fatto, ed è chiaramente evidente, che le avanguardie
artistiche, nel presentare la loro pianificazione, miravano a diventare egemoni in una società di media
sensibilità .
Le neoavanguardie, a loro volta, non sono altro che
l’evoluzione delle avanguardie storiche e, di conseguenza, hanno portato una vera e propria rivoluzione
estetica. Questo sconvolgimento estetico è un avvenimento straordinario perché invade tutto il nostro
sensibile e si inietta verso tutti quei segnali che si
manifestano dalla vita, attivando e coinvolgendo la
psiche dell’uomo con la materia e il proprio rapporto
con altri esseri.
Tutto questo stato di cose genera nell’artista libertà
espressiva, spirito di ricerca, sperimentazione estetica. Si formano gruppi, tendenze, movimenti, atti a
lanciare nuovi messaggi e superare l’accademismo
attraverso le varie correnti concettualistiche. Queste
altro non sono che una pratica tra conoscenza e visibilità, ossia una attività creativa che si ispira ad oggetti
e pensieri, un fervore detto semplicemente “un’idea
sull’arte”.
Questo è il clima socio-politico-culturale in cui molti
artisti, negli anni 60, si sono trovati ad operare. Oggi,
gli artisti operano certamente in modo diverso, perché
diverso è il clima politico-culturale, diversa è la sensibilità sociale, diversa è la pratica, diversa è la materia,
e ancora diversa è la tecnologia. La logica conseguenza di tutto ciò è la ramificazione della continua sperimentazione che porta inevitabilmente ad una continua
frantumazione delle poetiche o dei linguaggi. Ad ogni
modo, queste molteplici identità espressive diventano
un coinvolgimento visivo, un collegamento, una contaminazione di linguaggi, dove ogni artista, usufruendo della propria abilità tecnica e strategia culturale,
caratterizza in modo originale e autentico la presenza
dell’arte in luoghi e realtà diverse, visto che oggi si
vive l’epoca della globalizzazione. Questa premessa
è d’obbligo, in quanto sul prossimo numero si parlerà
di un geniale artista.
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Ricominciare dai libri
Uno spazio di riflessione sulla scuola e sui libri a cura di Pino Marasco
LIBRI SEMI
Ci sono dei libri (meglio dei testi) che funzionano come semi nel processo educativo. Se trovano le condizioni favorevoli possono mettere radici
e svilupparsi nelle nostre teste come piante che producono fiori, frutti e
poi ancora semi. Nel momento di profonda crisi che viviamo, è sotto gli
occhi di tutti il propagarsi, con la rapidità e la diffusione della gramigna, dell’odio razziale e religioso, difficile da combattere e pericoloso.
La scuola ha forse bisogno, oggi, di riscoprire i libri semi per coltivare
e far crescere nelle nuove generazioni i valori d’inclusività, di tolleranza e di accettazione dell’altro.
Per questi motivi ho deciso di proporvi una “riflessione plurale” fatta con la D. S. Silvana Giuseppina
Sapia a margine del progetto lettura “Diversi in versi”, a.s. 2005/2006 , Direzione Didattica 2° Circolo,
Corigliano, Schiavonea.
Il libro seme era la fiaba di Hans Christian Andersen, IL BRUTTO ANATROCCOLO
la nostra mente a distinguere automaticamente le sensazioni familiari da quelle estranee.
E’ per questo motivo che mamma anatra, abituata a covare uova piccole, ha una reazione insolita quando trova,
nel suo spazio di riproduzione, un grosso uovo.
E la tacchina perché spinge la mamma ad abbandonare
l’uovo diverso da tutti gli altri?
Lo considera come qualcosa di inutile, che potrebbe portare solo guai.
E quando nasce “il brutto anatroccolo”, ricordi quante
reazioni, quanti comportamenti oppositivi ha scatenato all’interno dell’aia? Gli anatroccoli si divertivano a
prenderlo in giro, la gallina lo infastidiva, il tacchino lo
spaventava, il fattore lo prendeva a calci.
Quante volte, assaggiando un frutto esotico, hai detto,
storcendo il muso: “Che schifo! Non mi piace affatto.”
Quante volte, di fronte ad un extracomunitario, hai girato prontamente lo sguardo facendo finta di non vedere la
sua pelle nera. .
E il tuo udito, abituato a sentire melodie semplici e orecchiabili, come ha reagito ascoltando musica jazz?
Tutto quello che percepiamo con i nostri cinque sensi
si deposita dentro di noi e contribuisce a costruire “il
nostro modo di sentire”. L’esperienza sensoriale educa
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Di fronte ad un individuo diverso dagli altri ci aggiriamo
con prudenza, con circospezione, con sospetto, preferiamo evitarlo o allontanarci da lui. Altre volte lo consideriamo un avversario, un rivale e proviamo nei suoi
confronti avversione, antipatia, ostilità.
I rapporti che instauriamo con gli altri sono un po’ come
le congiunzioni. Ricordi le congiunzioni? La “e”, che usi
per unire due parole o due frasi senza alcun rapporto di
dipendenza, di subordinazione non sembra la rappresentazione grafica di un abbraccio, di un semplice legame
Che brutto
Il mare asciutto
Il panino che butto
Sporcare dappertutto
Un paese distrutto
L’uomo farabutto
Quando va a male un frutto
La sofferenza, il lutto
Uno che mangia tutto
Un rumoroso rutto
Un debole che sfrutto
La violenza soprattutto
alla pari? Quando,infatti, dici o scrivi:”Luigi e Yassine
vanno a scuola”, leghi, con la congiunzione “e”, due
soggetti, mettendoli sullo stesso piano; riconosci al tuo
compagno extracomunitario gli stessi diritti del tuo amico Luigi.
La congiunzione “o” invece, somiglia ad un sasso, con il
quale si comincia a costruire un muro, una barriera che
divide ed esclude qualcosa o qualcuno. Se dici “ Luigi
o Yassine può giocare nella mia squadra di calcio”, usi
una congiunzione disgiuntiva che separa i due soggetti.
Poi ci sono i “ma”, i “però”, i “tuttavia”, delle congiunzioni avversative che puntualizzano in una frase delle
contrapposizioni. Quando dici:”E’ un mio compagno di
classe, ma è un marocchino” non fai altro che evidenziare qualcosa che non ti va giù.
Come possiamo educare la nostra mente a non reagire
meccanicamente di fronte al nuovo, al diverso? Riflettendo! Ricordi il brutto anatroccolo? Diventa cosciente
Lo morde l’anatra al collo
e pensa – Non lo mollo!
Lo spingono le galline,
ma quanto sono cretine!
Il tacchino lo impaurisce,
ma nessuno lo punisce?
Gli dà calci il fattore.
Ahi! Ahi! Ahi! Che dolore!
Lo maltrattano i fratelli
che si credono più belli.
di quello che è quando non sente più i giudizi degli altri,
ma da solo, ritrova la sua nuova identità di cigno specchiandosi sulla superficie dello stagno. Da un momento di riflessione si realizza in lui una conversione, una
svolta. Bisogna trovare nella propria vita dei momenti
di silenzio, lontano dai rumori esterni e dai giudizi degli
altri, per ripiegarsi su se stessi e pensare. Hai notato che
usiamo la stessa parola: “riflessione” sia per indicare il
rispecchiamento di un’immagine, sia per descrivere il
processo della nostra mente quando lavora. Sì, perché
anche la nostra mente quando pensa produce immagini,
rappresentazioni.
La narrazione ci fa capire che gli individui si trasformano. Fermarsi a quello che ci spingono a credere gli
altri significa restare fermi, non crescere, non imboccare
strade nuove.
Per riflettere sulla diversità bisogna anche provare a
mettere insieme concretamente cose diverse, nuove, insolite provando e riprovando per trovare nuovi rapporti,
nuove combinazioni.
E’ il percorso che abbiamo fatto insieme con il progetto
“Diversi un versi” .
Abbiamo iniziato, nel laboratorio di illustrazione, a mettere insieme pezzetti di carta di colore e forma diverse
per costruire i personaggi della favola. Ricordi, non abbiamo usato i contorni, quelle linee irreali che tracciano
i confini delle cose. Abbiamo composto, come in un puzzle di pezzi irregolari e variegati, i corpi degli anatroccoli e il loro ambiente di vita. Quanti tentativi per trovare
la dimensione e il colore adatto del pezzetto di carta da
incollare sul piumaggio bianco del cigno. Alla fine, però,
abbiamo scoperto che non era efficace usare solo il bianco, ma il bianco avorio, il bianco latte, il bianco alabastro, il bianco sporco per dare volume e verosimiglianza
all’immagine. Quanti fogli strappati prima di capire che
il prato non è verde, quanta pazienza e applicazione per
imparare a riprodurlo con il verde chiaro e il verde scuro,
con il verde bottiglia e il verde acqua, con il verde oliva
e il verde ramarro. Avere la consapevolezza della complessità del verde del prato e del bianco del piumaggio
del cigno è forse però il primo passo per apprendere la
complessità della realtà in cui viviamo.
Anche nel laboratorio di scrittura creativa abbiamo considerato le parole come pezzetti di suoni da contare e
combinare tra loro per costruire delle rime. Unendo l’esattezza dei numeri alla creatività della fantasia siamo
riusciti a costruire delle filastrocche nelle quali le parole
hanno trovato nuove modalità di espressione.
Come per magia, ad esempio, il lamento ripetuto e insistente del brutto anatroccolo si è trasformato in musica che ha favorito la prefigurazione di una
soluzione:l’adozione.
Quando lui nacque
Quasi non piacque
Quanti dispetti!
Quali difetti?
Quasi quasi me lo adotto.
31
l’oraLegale
que, molto elevato per la collettività: basti pensare ad aspetti
della criminalità d’impresa quali
la delinquenza ecologica da inquinamento, le evasioni fiscali o
le truffe ai danni della CEE.
L’esistenza di un criminale di
classe agiata che viola le regole e produce un rilevante danno
sociale contraddice l’idea che le
cause del comportamento criminale dipendano esclusivamente
da fattori di patologia sociale
o individuale come la malattia
mentale o la povertà.
Uno spaccato della società corrotta dei delinquenti dai colletti
bianchi si trova nel bellissimo
thriller del coriglianese Giuseppe Benvenuto “Il referente”, al
suo romanzo d’esordio. Questo
emozionante giallo pone il focus
sugli intrighi conditi da truffe su
La c. d. delinquenza dei colletti bianchi
e il danno per la società
Una trattazione romanzata
ne “Il referente”
di Giuseppe Benvenuto.
di Raffaella Amato
Gli atti criminali dei colletti bianchi sono quelli degli scandali
che compaiono sulle pagine dei
giornali: falsità nei rendiconti finanziari della società, aggiotaggio di borsa, corruzione diretta
o indiretta di pubblici ufficiali
al fine di assicurarsi contratti e
decisioni vantaggiose, falsità in
pubblicità, frode fiscale, scorrettezze in curatele fallimentari e di bancarotte.
Lo sviluppo del concetto di criminalità del colletto
bianco segue il filo dei rapporti tra criminalità e classi
sociali. All’inizio, il carattere distintivo della criminalità del colletto bianco viene cercato nell’appartenenza sociale del soggetto in quanto diversa da quella
dei colletti blu, cioè degli operai. Man mano questo
concetto si evolve in quello di criminalità economica,
iniziando con Sutherland, un criminologo americano
che imbattendosi nei comportamenti criminali di persone di alta posizione sociale che commettono reati
nel corso della loro occupazione scopre l’altra faccia
della criminalità trascurata dagli studiosi di allora.
Il criminologo mette in risalto come anche la classe
agiata, dei professionisti, degli uomini d’affari rispettabili, o almeno rispettati, non sia immune dal commettere atti illeciti. Di questi comportamenti si parla
poco non tanto perché non sono veri e propri reati e
non creano danno sociale, quanto piuttosto perché
la legge viene applicata in modo diverso a seconda
della posizione sociale degli attori. In realtà il danno
economico derivante da questa criminalità è, comun-
larga scala, omicidi e diverse altre illecite attività commesse dai rispettabili, autorevoli e ricchissimi personaggi gravitanti attorno ad una importante università
telematica, la “Doriano Ranieri” di Milano.
Io narrante è Luca Belmonte, ex giovane di belle speranze, che, a cinquant’anni, e a seguito di varie esperienze professionali di rispetto, si ritrova disoccupato
e in piena riflessione esistenziale sui bilanci di una
vita non realizzata appieno.
Luca, il referente del titolo del libro, è ambizioso, ma
al tempo stesso portatore dei sani valori della provincia da cui proviene, intelligente e astuto ma non
cinico, onesto e leale ma al tempo stesso inquieto e
portato all’infedeltà in amore, e forse, anche al suo
essere sè stesso: le contraddizioni umanissime di un
personaggio e di un uomo complesso e affascinante.
Ben presto Luca si scontra nelle sue molteplici esperienze lavorative e umane in genere con un mondo
molto distante dai suoi ideali, già a partire dal contatto, in qualità di consulente e collaboratore del pezzo
grosso politico Daniele Pecori:
“Fu una campagna elettorale faraonica: cene elettorali, pranzi e cocktail a iosa, incontri in parrocchie,
crocefissi e rosari appositamente preparati da un bravissimo orafo diventati graditi cadeaux per tanti parroci, che non disdegnarono affatto il pensiero, incontri
nelle fabbriche dove dispensammo in grande quantità
blocchetti di buoni benzina a dirigenti e a sindacalisti,
incontri con i vari presidenti delle associazioni regionali dei siciliani, dei calabresi e dei pugliesi a Torino e
a ciascuno la sua bella busta”.
Questo mondo meschino, immorale e ambiguo tuttavia impallidisce al confronto col microcosmo di gente
cinica, arrivista e senza scrupoli di sorta della università telematica milanese di cui Luca, un po’ per fortunose vicende, un po’ per le sue innegabili capacità
diventa “Il referente” per la Puglia.
L’incontro-scontro di Luca col mondo di vipere della
“Ranieri” e il contrasto tra l’agire nell’ombra e spesso
33
LASCIA la busta del multimateriale insieme a quella
della carta e RADDOPPIA
!
MULTIMATERIALE
Verrà avviato anche per il
PORTA a PORTA
CORIGLIANO CALABRO
Il SERVIZIO DI RACCOLTA
Città di
Corigliano
Calabro
danni seri…Noi ranierini non
siamo delinquenti, ma crediamo ai nostri principi e siamo disposti a difenderli fino in fondo,
anche a costo di far male a chi
li tradisca.”
Un mondo dove impera la corruzione, l’eliminazione anche
fisica degli avversari scomodi,
il degrado morale, il mondo dei
delinquenti dai colletti bianchi,
dove la criminalità diventa paraistituzionale e viene agita per
superare difficoltà finanziarie,
per acquisire benefici eludendo la legge per il fine di accrescere illecitamente il beneficio
d’impresa. Ancora più perverso
poi, è il delitto economico compiuto ad esclusivo vantaggio
personale di chi, occupando
nell’istituzione pubblica o privata posizioni di comando, utilizza l’impresa stessa a proprio
esclusivo profitto, minandone
talora la solidità economica, come descritto efficacemente nell’illuminante romanzo del Benvenuto. Tale
degrado, corruzione, concussione e inefficienza ha
portato alcuni a ritenere l’impossibilità per l’impresa di
potersi gestire in modo proficuo senza commettere illeciti. Ci ritroveremmo per costoro nella più selvaggia
epoca del laissez faire non dissimile da quella in cui
viveva un dirigente di un’impresa statunitense citato
da Sutherland che affermava: “Non crederete di poter
far funzionare una ferrovia nel rispetto della legge?”.
DAL 1 GENNAIO 2015 nella Città di
al limite della legalità dei primi
e i valori e gli ideali professionali di Belmonte è evidente
nella scoperta da parte del protagonista di una vera e propria
lobby all’interno dell’università,
parte attiva nella spietata lotta
alla successione della rettrice
Bersanti. Il Luca Belmonte che
dichiarava:
“Ero intransigente solo di fronte all’ignoranza e severo con
quelli che ritenevo avrebbero
potuto fare danni alla collettività…Ripetevo spesso che in
un mondo dove regna l’omologazione ma anche la competizione, dove tutti partono dallo
stesso pezzo di carta, potrà
eccellere e avere successo
esclusivamente chi ne saprà di
più, chi sarà più bravo. Questo
farà la differenza in un mercato
del lavoro maturo e ormai prossimo alla saturazione, dove ci
si può ritrovare disoccupati in un battibaleno”si ritrova
a contatto con una sorta di loggia segreta con “valori”
e “principi” opposti ai propri:
“Prof. Belmonte, noi siamo la confraternita dei ranierini e siamo i guardiani e difensori dell’integrità e
dell’indipendenza dell’Università Ranieri… Fra di noi
c’è un patto di fratellanza e di solidarietà: se qualcuno
dovesse subire ingiustizie, prevaricazioni, mobbing,
o addirittura licenziamento, siamo pronti a sabotare
le attività dell’università, paralizzandola e causando
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