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NUMERO 90 DEL 18 GENNAIO 2011
NEWS E COMMENTI SU EUROPA, POLITICHE SOCIALI E SINDACATO
A cura di APICE – Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa
In collaborazione con CISL LOMBARDIA – Dipartimento Internazionale
SOMMARIO
TRIBUNA EUROPA
NEWS
Promemoria per l’anno che inizia
di Franco Chittolina
Lasciati da parte gli astrologi – peraltro
spesso interpellati dai politici, il che la
dice lunga su che cosa sia diventata la
politica – i profeti di sventura e gli
imbonitori del “predellino”, due facce di
uno stesso inganno, proviamo a vedere
che cosa ci aspetta nei primi mesi del
2011, senza la pretesa di sapere come va
a finire e nemmeno che cosa potrà
capitare dopo.
Perché come andrà a finire non è scritto
nel destino, ma in buona parte nelle
nostre mani […]
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8 › Dall'Europa e dal Mondo
Comunicati e attività di CES e CSI
≡ CES: Governance e democrazia
≡ CES: Piano di salvataggio dell’UE e del FMI
≡ CES: Appello ai ministri delle Finanze
≡ CSI: Creare occupazione di qualità
≡ CSI: Rapporto della Banca Mondiale
11 › DOCUMENTI
≡ Pubblicato l’annuario UE 2010
≡ Rapporto sull’occupazione giovanile
12 › APPUNTAMENTI EUROPEI
INFORMAZIONE POLITICA
2 › Presidenza ungherese: i dubbi dell’Europa
ECONOMIA E BILANCIO
2 › Proseguire la semplificazione amministrativa
3 › Crescita UE inferiore alle previsioni: segnali
chiari dalla BCE
STRATEGIA PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE
3 › Consultazione per una Carta professionale
europea
4 › Priorità annuali per la crescita dell’UE
INFORMAZIONE SOCIALE
5 › Ventitré milioni di disoccupati nell’UE
5 › Nell’UE 116 milioni di persone a rischio di
esclusione
6 › Persone con disabilità: l’UE firma la
Convenzione ONU
6 › Il punto sull’integrazione dei rom
ENERGIA, CLIMA E AMBIENTE
7 › Si estende la rete Natura 2000
7 › Accordo UE-Azerbaijan: gas in cambio di
infrastrutture
Infoeuropa nasce dalla collaborazione tra APICE,
Associazione per l'incontro delle culture in Europa
presieduta da Franco Chittolina, e il Dipartimento
internazionale USR CISL Lombardia diretto da Miriam
Ferrari. Dall'inizio del 2008 la newsletter è realizzata
da
apiceuropa,
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dall'associazione Apice.
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NFORMAZIONE POLITICA
Presidenza ungherese: i dubbi dell’Europa
Nel giorno in cui in Ungheria entra in vigore la legge sui media, detta anche “legge bavaglio”, il
Paese magiaro assume la presidenza dell’Unione Europea per la prima volta nella sua storia.
Si tratta di una concomitanza da più parti sottolineata con preoccupazione, la nuova normativa
istituisce infatti un’autorità nazionale per i media e le comunicazioni, controllata da persone
fedeli al partito di governo a cui sono assegnati anche poteri sanzionatori nei confronti dei media
privati che dovessero violare questa legge. Tutti i Paesi europei hanno manifestato
preoccupazione, molto dure sono state le parole dell’Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa (OSCE) secondo la quale la legge è «una minaccia alla libertà di
stampa» e «se mal utilizzata potrà ridurre al silenzio i media critici e il dibattito politico nel
Paese».
Altri elementi che suscitano perplessità in Europa sono: la riforma costituzionale che priva di
fatto il supremo organo giurisdizionale del Paese delle competenze in maniera finanziaria, la
legge sulla doppia cittadinanza, che sta causando in questi giorni tensioni con la Repubblica
Slovacca, e soprattutto le dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti del governo e delle forze
nazionaliste che ne fanno parte in merito all’uso del “pugno di ferro” nei confronti dei rom che
rappresentano il 7% della popolazione ungherese.
Particolarmente importanti sono su questo punto le parole contenute nelle Raccomandazione
che l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, UNHCR, ha inviato il 14 dicembre scorso al premier
ungherese auspicando che «l’Ungheria dimostri la sua leadership consolidando gli accordi sugli
emendamenti cruciali per la legge europea sull’asilo e assicurandone la conformità con la legge
e la giurisprudenza internazionale». Altre priorità sulle quali l’UNCHR richiede un impegno
concreto all’Ungheria sono: «un’adeguata salvaguardia delle persone in cerca di protezione
nell’ambito della gestione dei confini e delle migrazioni», «l’attenzione alla condizione degli
apolidi in tutto il mondo» e un concreto e intensificato impegno «per affrontare le questioni
legate ai rom sia all’interno che all’esterno dell’UE».
Le prime dichiarazioni da presidente di turno del premier magiaro Viktor Orban sono improntate
all’ottimismo: il lavoro che attende l’Ungheria è stato definito «difficile ma non impossibile» da
Orban secondo il quale «costruire un’amicizia sopra le rovine della guerra e dell’odio, liquidare il
comunismo, unificare l’Europa, creare una nuova moneta universale, realizzare uno spazio
economico unico di 27 nazioni e 500 milioni di persone era certamente più difficile del lavoro che
ci aspetta». (2 gennaio 2011)
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CONOMIA E
ILANCIO
Proseguire la semplificazione amministrativa
Continuano le iniziative della Commissione Europea volte alla semplificazione amministrativa e
all’alleggerimento della burocrazia per cittadini e Piccole e Medie Imprese (PMI).
L’ultimo pacchetto di misure presentato riguarda soprattutto le procedure dalla giustizia civile: la
Commissione propone infatti l’abolizione della procedura di exequatur, cioè quel meccanismo
per il quale una sentenza pronunciata dall’autorità giudiziaria di uno Stato membro ma da
eseguirsi in un Paese diverso deve prima essere convalidata e dichiarata esecutiva dal giudice
dello Stato membro dell’esecuzione, con costi che possono andare dai 3.000 ai 12.000 euro e
con tempi anche molto lunghi. Proponendo l’abolizione di questa procedura la Commissione
indica la strada contraria: le decisioni in materia civile e commerciale pronunciate da un giudice
di uno Stato membro devono diventare immediatamente esecutive in tutta l’UE, fatta salva la
possibilità per il giudice di interromperne l’esecuzione in circostanze eccezionali.
Altre proposte riguardano il rafforzamento della tutela dei consumatori nelle controversie con
controparti di Paesi terzi (viene proposto un quadro più uniforme di certezza giuridica in cui nei
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rapporti tra consumatori domiciliati nell’UE e imprese stabilite in Paesi terzi sarà competente il
giudice del luogo in cui il consumatore ha il domicilio).
Fanno poi parte del pacchetto misure volte ed evitare il cosiddetto Italian Torpedo, tattica
processuale in cui, con il solo scopo di dilatare i tempi di una controversia, le imprese si
contestano reciprocamente la validità dell’accordo di scelta del foro competente a dirimere i
contenziosi.
Infine alcuni provvedimenti mirano al rafforzamento della competitività del settore dell’arbitrato in
Europa. Si tratta, sostiene la Commissione, di un settore al quale si ricorre molto spesso
(evitando così i procedimenti giudiziari) ma i cui esisti sono facilmente contestabili ed eludibili. Si
tratta allora, dice la Commissione, di «garantire alle imprese che la scelta del tribunale arbitrale
sia protetta da un uso improprio della controversia legale».
Su tutte queste proposte dovranno ora pronunciarsi Consiglio e Parlamento approvando le
modifiche al Regolamento che renderebbero esecutive le nuove norme. (3 gennaio 2011)
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Crescita UE inferiore alle previsioni: segnali chiari
dalla BCE
Nel terzo trimestre 2010 il Prodotto Interno Lordo (PIL) della zona euro è aumentato dello 0,3%
e quello dell’UE-27 dello 0,5%.
Diffondendo questi dati Eurostat ha rivisto al ribasso quelli pubblicati in novembre 2009,
soprattutto per la zona euro per la quale la crescita attesa era stata dello 0,4%.
Intervenendo a una giornata di riflessione organizzata dai Cristiano Sociali bavaresi a Wildbad
Kreuth il presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Jean Claude Trichet ha riportato questi
dati invocando come via di uscita da una fase di difficoltà il «consolidamento di bilancio e misure
per rafforzare il potenziale di crescita delle economie europee».
Secondo Trichet i Paesi UE dovranno in futuro concentrarsi su questi obiettivi sotto il
«monitoraggio di una struttura di vigilanza rigorosa e credibile».
Sarà dunque fondamentale «intervenire con incisività per la riduzione dei deficit» e rispettare il
Patto di stabilità e di crescita. Su questo punto Trichet ha annunciato inflessibilità
«nell’applicazione delle sanzioni se le regole vengono violate».
Nella stessa occasione Trichet ha parlato anche dell’euro e del piano di acquisto dei bond
governativi.
L’euro è stato definito dal presidente BCE una moneta «credibile di cui i cittadini possono essere
orgogliosi» ma proprio per questo, ha proseguito Trichet «dopo uno degli anni più difficili, è ora
di voltare pagina ed è tempo che ciascuno degli Stati membri prenda le proprie responsabilità».
Quanto al piano di acquisto dei bond governativi europei, varato per fronteggiare la crisi del
debito europeo «non ci sono nuovi messaggi da dare», la BCE sta focalizzando la sua azione
soprattutto per aiutare Irlanda, Grecia e Portogallo. (9 gennaio 2011)
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TRATEGIA PER LA CRESCITA E L OCCUPAZIONE
Consultazione per una Carta professionale europea
La Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica sulla direttiva 2005/36CE
relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. Scopo della consultazione è offrire a
coloro che vi prenderanno parte l’occasione di segnalare gli aspetti della direttiva che possono
essere semplificati o resi maggiormente accessibili.
L’attualizzazione della direttiva, ritenuta «uno strumento essenziale per sfruttare al massimo le
potenzialità del mercato unico», rientra negli obiettivi fissati dall’Atto per il mercato unico
adottato nell’ottobre 2010. I risultati della consultazione saranno integrati in un Rapporto di
valutazione e in un Libro verde previsti per il prossimo autunno che preluderanno a una proposta
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di modernizzazione della direttiva attesa per il 2012.
La consultazione resterà aperta fino al prossimo 15 marzo e sarà incentrata su tre temi
principali. Vi è in primo luogo la questione della semplificazione: vengono enumerate alcune
proposte per ridurre i problemi di un operatore professionale che decide di insediarsi in un altro
Paese, si parla a questo proposito di applicazione coerente della direttiva, di migliore
pianificazione per rispondere meglio alle esigenze degli studenti e degli operatori che intendono
lavorare all’estero e di provvedimenti che facilitino la mobilità professionale in particolare in quei
campi in cui il riconoscimento delle qualifiche esiste in alcuni Stati e non in altri.
Altra questione affrontata dalla consultazione è la Carta professionale europea, alla quale un
gruppo di esperti comincerà a lavorare dal 10 gennaio, che dovrebbe consentire a chi voglia
lavorare all’estero una più facile certificazione delle competenze.
Infine la consultazione intende raccogliere proposte su questioni quali la necessità di
modernizzazione della formazione, il rafforzamento della cooperazione tra autorità nazionali in
tema di riconoscimento delle qualifiche e l’acquisizione e la certificazione delle competenze
linguistiche per gli operatori che vogliano lavorare all’estero. (9 gennaio 2011)
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Priorità annuali per la crescita dell’UE
La Commissione Europea ha presentato la sua Relazione sull’analisi annuale della crescita in
cui vengono delineate le priorità annuali.
«L’Europa - si legge nel documento - deve agire in modo coordinato» in funzione delle dieci
priorità individuate, incentrate sulla stabilità macroeconomica e sul risanamento di bilancio, sulle
riforme strutturali e sulle misure a sostegno della crescita.
Le raccomandazioni contenute nella Relazione saranno sottoposte all’approvazione del
Consiglio Europeo e, in seguito a questo passaggio, gli Stati membri dovranno integrarle alle
loro politiche e nei bilanci nazionali.
Secondo quanto dichiarato dal presidente della Commissione Europea Manuel Barroso «con
l’analisi annuale della crescita si apre una nuova fase dell’integrazione europea» caratterizzata
da un «netto miglioramento della gestione e del coordinamento di economie interdipendenti
all’interno dell’Unione Europea» che consentirà all’Europa di «tornare ad una crescita
economica sostenuta e a livelli di occupazione più elevati».
La Comunicazione della Commissione si inscrive nel solco tracciato con la Strategia Europa
2020 e individua dieci azioni prioritarie.
Vi sono in primo luogo i «prerequisiti fondamentali per la crescita» a cui vanno ascritte misure
quali: l’attuazione di un risanamento di bilancio rigoroso, la correzione degli squilibri
macroeconomici e la garanzia della stabilità del settore finanziario.
La relazione parla poi di «mobilitare i mercati del lavoro» e «creare opportunità occupazionali»;
rientrano in questo ambito le misure finalizzate a: «rendere il lavoro più attraente, riformare i
sistemi pensionistici, reinserire i disoccupati nel mondo del lavoro, conciliare sicurezza e
flessibilità».
Infine il terzo ambito definito prioritario è denominato «accelerare la crescita» che viene
declinato come:«sfruttare il potenziale del mercato unico, attrarre capitali privati per finanziare la
crescita, creare un accesso all’energia che sia efficace in termini di costi».
Questa prima analisi annuale della crescita, che si applicherà all’intera UE, sarà modulata in
funzione della situazione specifica di ciascuno Stato membro. (14 gennaio 2011)
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NFORMAZIONE SOCIALE
Ventitrè milioni di disoccupati nell’UE
Secondo i dati resi noti da Eurostat il tasso di disoccupazione rilevato nel novembre 2010 è del
9,6% nell’UE-27 e sale a 10,1% nella zona euro. Si tratta in entrambi i casi di dati stabili rispetto
all’ottobre 2010 e in aumento rispetto al novembre quando la disoccupazione era del 9,9% nella
zona euro e 9,4% nell’UE-27.
Sarebbero quindi 23.248.000 i cittadini UE senza lavoro, 15.924.000 di essi appartenenti alla
zona euro.
I tassi di disoccupazione più contenuti si registrano nei Paesi Bassi (4,4%) in Lussemburgo
(4,8%) e in Austria; (5,1%) i più elevati in Spagna (20,6%), Lettonia e Lituania con tassi attorno
al 18% rilevati però sul terzo trimestre 2010.
Su base annua Eurostat rileva un miglioramento in sei Stati membri una situazione stabile in tre
Paesi e un aumento del tasso di disoccupazione negli altri diciotto.
I miglioramenti più consistenti si sono registrati in Finlandia, Svezia (-0,9 punti percentuali), in
Germania e a Malta (-0,8). Gli aumenti più forti si sono invece verificati in Grecia, Lituania e
Bulgaria con variazioni che oscillano dai 2 ai 4 punti percentuali.
Come sempre Eurostat fornisce anche il dato disaggregato per genere e per fasce di età: su
base annua si registra un lieve aumento della disoccupazione maschile nella zona euro (da
9,8% a 9,9%) e una situazione stabile nell’UE-27. Più consistenti gli aumenti della
disoccupazione femminile che passa da 9,9% a 10,2% nella zona euro e da 9,2% a 9,6%
nell’UE-27 (9,6%).
Particolarmente difficile si rivela la situazione dei giovani al di sotto dei 25 anni tra i quali la
disoccupazione si attesta al di sopra del 20% (20,7% nella zona euro e 21% nell’UE-27) in
aumento di circa 0,5 punti rispetto ai valori di un anno fa.
Infine Eurostat rileva come il tasso di disoccupazione europeo sia molto simile a quello
statunitense (9,8%) e decisamente più basso di quello giapponese (5,1%). (9 gennaio 2011)
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Nell’UE 116 milioni a rischio di esclusione
All’inizio del 2009 si stimavano ben 116 milioni di persone nei 27 Paesi dell’UE colpite da
almeno una delle tre seguenti forme di esclusione sociale: rischio di povertà, indigenza materiale
e bassa intensità lavorativa. È quanto emerge da un Rapporto su reddito e condizioni di vita in
Europa pubblicato da Eurostat in occasione della chiusura dell’Anno europeo di lotta alla povertà
e all’esclusione sociale. Per quanto riguarda la povertà di reddito, a fine 2008 erano a rischio di
povertà dopo i trasferimenti sociali circa 81 milioni di persone, cioè circa il 17% della
popolazione dell’UE. Il rischio di povertà più elevato è stato registrato percentualmente in
Lettonia (26%), Romania (23%) e Bulgaria (21%), mentre il rischio minore ha riguardato
Repubblica Ceca (9%), Paesi Bassi e Slovacchia (entrambi all’11%). Circa 42 milioni di persone,
ovvero l’8% circa della popolazione totale, si trovavano in condizioni materiali di grave
deprivazione. Almeno 34 milioni di persone poi, cioè circa il 9% della popolazione di età 0-59
anni, vivevano in famiglie con bassa intensità di lavoro, cioè dove in media gli adulti (persone di
18-59 anni) lavorano meno del 20% del totale potenziale delle ore lavorative (esclusi gli
studenti). Se quasi un quarto della popolazione dell’UE era colpita da almeno una di queste tre
forme di esclusione sociale, circa 7 milioni di persone (ovvero l’1,4% dell’intera popolazione)
sono state interessate da tutti e tre i fattori di esclusione. Le percentuali più elevate in questi casi
sono state osservate in Bulgaria (4%) e Ungheria (3%), mentre le più basse hanno riguardato
Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Spagna e Paesi Bassi (tutti al di sotto dello 0,5%). (2 gennaio
2011)
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Persone con disabilità: l’UE firma la Convenzione ONU
L’Unione Europea è la novantasettesima parte contraente della Convenzione delle Nazioni Unite
per i diritti delle persone disabili.
La Convenzione, che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva adottato il 13 dicembre
2006, intende salvaguardare una lunga serie di diritti civili, politici, sociali ed economici per i
disabili. Per l’UE la ratifica avviene in coerenza con la Strategia per i diritti delle persone disabili
che la Commissione Europea aveva presentato il 15 novembre scorso in cui viene enunciato
l’obiettivo di voler costruire entro il 2020 un’Europa senza barriere per gli 80 milioni di cittadini
europei con disabilità.
Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia, ha definito la ratifica «una pietra miliare
nella storia dei diritti dell’uomo, poiché per la prima volta l’UE diventa parte contraente di un
trattato internazionale sui diritti umani». Ora tocca agli Stati membri, ha proseguito Reding,
«ratificare la Convenzione con tempestività» dal momento che «è nostra responsabilità collettiva
garantire che le persone con disabilità non debbano affrontare ulteriori ostacoli nella vita di tutti i
giorni».
La Convenzione impegna le parti a garantire ai disabili il pieno godimento dei loro diritti, al pari di
tutti gli altri cittadini. L’UE dovrà quindi far sì che la legislazione, le politiche e i programmi
adottati e implementati nell’ambito delle competenze comunitarie siano conformi al disposto
della Convenzione. I sedici Stati membri che hanno già ratificato il documento, così come i 120
Paesi extraeuropei, si sono di fatto impegnati a: favorire l’accesso all’istruzione, all’occupazione,
ai trasporti, alle infrastrutture e agli edifici aperti al pubblico; garantire il diritto di voto; migliorare
la partecipazione alla vita politica e assicurare la piena capacità giuridica di tutte le persone con
disabilità.
Le parti contraenti dovranno informare periodicamente il comitato delle Nazioni Unite sui diritti
delle persone con disabilità in merito alle misure adottate per attuarla. Il comitato, composto da
esperti indipendenti, segnalerà ogni eventuale carenza nell’attuare la convenzione e formulerà
raccomandazioni. (8 gennaio 2011)
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Il punto sull’integrazione dei rom
Nel settembre 2010 la Commissione Europea aveva istituito un gruppo di lavoro (task force) per
monitorare l’utilizzo dei fondi UE in progetti di integrazione sociale ed economica dei rom.
I primi risultati di questa analisi indicano che mentre i fondi europei hanno in sé molte
potenzialità di promozione dell’inclusione dei rom, a livello nazionale e locale si riscontrano molti
ostacoli e molte “strozzature” che ne limitano i potenziali effetti positivi.
In particolare viene sottolineata la mancanza di strategie appropriate e misure specifiche e si
evidenzia una scarsità di Know how nell’uso dei fondi a cui si accompagna spesso una difficoltà
di coinvolgimento della società civile e delle comunità rom nei programmi di inclusione sociale.
Le risorse da destinare all’integrazione dei rom provengono in gran parte dai fondi a gestione
indiretta (Fondo sociale europeo, Fondo europeo di sviluppo regionale e Fondo per lo sviluppo
rurale); sono dunque risorse cogestite da Unione Europea e Stati membri ma, si legge nel
Rapporto di presentazione dei risultati, «tocca a questi ultimi l’elaborazione e la presentazione di
progetti efficaci e sostenibili».
Il gruppo di lavoro individuerà ora una serie di modalità per rendere efficace ed efficiente
l’utilizzo dei fondi UE per l’integrazione dei rom ed elaborerà su queste basi un quadro strategico
che la Commissione Europea sottoporrà all’approvazione del Consiglio e del Parlamento nella
primavera 2011.
Intanto sono stati resi noti gli esiti di uno studio comparativo sulle politiche di integrazione dei
rom implementate in 18 Stati membri. I fattori di successo individuati sono: un effettivo
coordinamento nazionale delle politiche (supportato da un buon coordinamento tra politiche
nazionali e politiche locali), la multiannualità dei programmi (realizzata con la programmazione di
budget che si estendono su più esercizi e che contemplano la coesistenza integrata di una
molteplicità di fonti di finanziamento), l’effettiva partecipazione e consultazione delle comunità
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rom nella progettazione e implementazione delle azioni finalizzate alla loro inclusione e
l’affidabilità dei dati raccolti, dei criteri e dei processi di valutazione. (3 gennaio 2011)
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NERGIA CLIMA E AMBIENTE
Si estende la rete Natura 2000
La rete paneuropea di habitat naturali protetti Natura 2000 è cresciuta di oltre 28.000 chilometri
quadrati collocati in oltre 730 siti. Si tratta di un passo importante per la tutela della biodiversità e
per la protezione di numerose specie animali e vegetali la cui sopravvivenza è oggi a rischio.
Con i suoi 26.000 siti protetti Natura 2000 copre ormai circa il 18% del territorio terrestre
europeo e oltre 130.000 kilometri quadrati dei mari e degli oceani europei.
Soddisfatto il commissario europeo per l’Ambiente Janez Potočnik che ha definito la rete Natura
2000 una sorta di «assicurazione sulla vita» che «salvaguarda la capacità di recupero della
natura e contribuisce a instaurare relazioni sostenibili tra l’ambiente naturale e l’uomo».
I siti recentemente aggiunti si trovano in prevalenza in Repubblica Ceca, Francia, Spagna,
Danimarca, Polonia. (10 gennaio 2011)
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Accordo UE Azerbaijan: gas in cambio di infrastrutture
Il presidente della Commissione Europea Manuel Barroso e il presidente dell’ Azerbaijan Ilham
Aliyev hanno firmato a Baku una dichiarazione congiunta sulla distribuzione del gas in Europa:
all’impegno dell’Azerbaijan per forniture di gas a lungo termine corrisponde quello UE
all’apertura dei mercati.
La dichiarazione rappresenta un passo importante per la realizzazione del cosiddetto corridoio
sud e per raggiungere l’obiettivo della diversificazione degli approvvigionamenti energetici più
volte indicato come prioritario dalle istituzioni comunitarie.
Il presidente della Commissione Europea ha definito la dichiarazione «un importante passo
avanti» che «conferma l’accesso diretto in Europa per il gas dal mar Caspio migliorando la
sicurezza energetica dei consumatori europei e delle imprese».
Dello stesso tenore le parole del commissario per l’Energia, Günther Oettinger, secondo il quale
«il previsto aumento delle importazioni di gas nei decenni a venire, rende necessari Paesi
fornitori che si aggiungano ai consueti partner dell’Europa, tra cui in primo piano l’Azerbaijan».
Nella dichiarazione l’Azerbaijan e la Commissione definiscono un obiettivo comune in base al
quale l’Azerbaijan fornirà il gas per consentire la creazione del Corridoio Sud e l’Europa metterà
a disposizione le infrastrutture necessarie.
Il corridoio Sud si compone di diverse “pipelines” (Nabucco, Itgi, gasdotto Turchia-Grecia-Italia,
White Stream e Tap), nei prossimi mesi, l’Azerbaijan deciderà a quali di questi progetti dare la
priorità. (13 gennaio 2011)
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Infoeuropa | Numero 90 del 18 gennaio 2011 | 7
DALL'EUROPA E DAL MONDO - FINESTRA SULL'ATTIVITÀ DI CES E CSI
12 gennaio 2011 La nuova governance economica dell’UE rischia di andare
contro la democrazia
A seguito della presentazione dei progetti dell’UE riguardanti la
governance economica, il segretario generale della CES John Monks, ha
fortemente sottolineato il rischio per l’UE di andare contro la democrazia
nei Paesi che non rispettano le regole del Patto di Stabilità e di Crescita
(PSC) e le disposizioni supplementari proposte riguardanti la governance
economica.
Come la crisi finanziaria ha già dimostrato, è poco realistico aspettarsi
che i Paesi siano in grado di rispettare delle regole rigide in circostanze
così eccezionali come quelle di oggi.
I "cattivi " debiti delle banche e il loro trasferimento sui conti pubblici non
hanno permesso ai Paesi di rispettare le regole attuali e, a meno di un
eccezionale periodo di crescita, alcuni Paesi non saranno in grado di
rispettare delle regole più severe da qui al 2013.
È qui che nasce il conflitto con la democrazia.
Leggi il comunicato
11 gennaio 2011 Piano di salvataggio dell’UE e del FMI: il dialogo sociale e la
negoziazione collettiva sono rimessi in discussione
In una lettera indirizzata oggi al commissario europeo Olli Rehn, la
Confederazione Europea dei Sindacati (CES) denuncia i diktat e le
pressioni esercitate dai funzionari della Commissione Europea volti a
ridurre i salari minimi e le pensioni, a attenuare la “rigidità” salariale e a
rendere il mercato del lavoro più flessibile in Grecia e in Irlanda. John
Monks, segretario generale della CES, chiede urgentemente un incontro
per chiarire queste questioni e segnala che per la CES sarà impossibile
sostenere un’azione dell’UE che vada in questa direzione.
La CES ha ricevuto delle relazioni da parte dei sindacati greci e irlandesi
riguardo al ruolo dei funzionari europei nell’attuazione dei piani di
salvataggio dell’UE e del FMI (Fondo Monetario Internazionale). Da
questi rapporti emerge chiaramente che i funzionari della Commissione
non tengono in conto i processi del dialogo sociale e della negoziazione
collettiva e intervengono direttamente sul mercato del lavoro di questi
Paesi. I diktat sono emessi con l’intento di ridurre gli standard di vita.
«Queste politiche di interferenza nel mercato del lavoro si fanno beffa di
tutte le ipocrite dichiarazioni della Commissione riguardo l’autonomia dei
partner sociali, l’importanza del dialogo sociale e la specifica esclusione
nei trattati dell’UE di una competenza europea sui salari» ha dichiarato
John Monks.
Alla vigilia del lancio del processo del semestre europeo, il movimento
sindacale europeo è preoccupato delle proposte sulla governance
economica – oltre a tutti i nuovi trattati che le contengono – che
potrebbero ridurre gli Stati membri ad uno status quasi coloniale.
Leggi il comunicato
18 gennaio 2011 La CES chiede ai ministri europei delle Finanze di non toccare
i salari e il mercato del lavoro
Il Consiglio Europeo dei ministri delle Finanze che si è riunito oggi
reitererà senza dubbio il suo tradizionale appello a una maggiore
flessibilità del mercato del lavoro in occasione della discussione sulla
crisi del debito sovrano e del lancio della Commissione Europea del
Rapporto annuale sulla crescita.
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DALL'EUROPA E DAL MONDO - FINESTRA SULL'ATTIVITÀ DI CES E CSI
La Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ricorda ai ministri delle
Finanze che la flessibilità del mercato del lavoro non crea maggiore
occupazione. La flessibilità favorisce semplicemente il lavoro precario,
elimina l’occupazione di qualità e crea importanti e crescenti
disuguaglianze.
La flessibilità del mercato del lavoro è alla base della crisi: in assenza di
una crescita della domanda generata da salari dignitosi e da contratti
stabili, la crescita del debito ha preso slancio e ha fatto crescere la
domanda globale. Quando questa crescita del debito è collassata ha
fatto sprofondare l’economia e il sistema finanziario nel caos: le pratiche
del lavoro precario hanno fatto sprofondare l’Europa nella crisi e i ministri
delle Finanze hanno torto a pensare che ci porteranno fuori dalla crisi.
Leggi il comunicato
17 gennaio 2011 Creazione di occupazione di qualità: è tempo di passare dalle
parole ai fatti
In occasione della riunione informale dei ministri dell’Occupazione che si
terrà il 17 gennaio a Gödöllö (Ungheria), la delegazione della
Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ha accolto con favore la
nuova strategia per l’occupazione volta alla creazione di maggiori posti di
lavoro di qualità e al rispetto delle normative sul lavoro e dei diritti sociali.
La CES ha accolto con favore il fatto che ci si sia concentrati sulla
creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare per i giovani, come punto
cruciale per l’uscita dalla crisi economica. La CES sostiene le iniziative
europee quali “Gioventù in movimento” e “Nuove competenze per nuovi
posti di lavoro” che sembrano andare nella giusta direzione. La CES è
favorevole in particolare alla creazione di una “Garanzia per i giovani”
che miri, in un arco di tempo determinato, a non lasciare un giovane
senza proposte di formazione (generale o complementare) o senza
occupazione di qualità.
Tuttavia, il movimento sindacale europeo mette in guardia dalla
ripetizione degli errori politici del passato. In effetti, queste lodevoli
iniziative rischiano di non essere messe in pratica senza un appropriato
quadro di riferimento e finanziamento.
La CES chiede che la Commissione Europea affronti in maniera
trasversale le questioni dell’occupazione, dell’educazione e della
formazione professionale in tutte le sue politiche di settore. Ciò implica la
realizzazione di programmi volti a anticipare le evoluzioni strutturali dei
modelli di lavoro, a promuovere la creazione di occupazione e a
permettere ai lavoratori di evitare le conseguenze economiche e sociali
negative provocate dalla transizione verso un’economia a bassa
emissione di carbonio.
La volontà di ricreare un quadro favorevole alla strategia di creazione di
posti di lavoro duraturi deve condurre a mettere al centro la qualità
dell’occupazione. Per questo la CES denuncia l’attuale politica di
riduzioni generalizzate: riduzioni dei salari, riduzione della protezione
contro i licenziamenti facili, riduzioni delle prestazioni sociali, delle
pensioni e dei servizi pubblici. Infine la combinazione dell’austerità
salariale e fiscale e delle crescenti disuguaglianze rischia di trascinare
l’economia in una nuova recessione e maggiore disoccupazione. […]
Inoltre le proposte recenti del Consiglio ECOFIN e della Commissione
possono causare danni seri e immediati alle condizioni dei lavoratori e
rimettere in discussione l’autonomia dei sindacati e i loro diritti alla
negoziazione collettiva e salariale, cosa chiaramente inaccettabile per la
Infoeuropa | Numero 90 del 18 gennaio 2011 | 9
DALL'EUROPA E DAL MONDO - FINESTRA SULL'ATTIVITÀ DI CES E CSI
CES.
Infine, la CES considera la governance economica troppo importante per
essere lasciata nelle mani dei soli ministri delle Finanze. Questo
processo dovrà essere gestito dal Consiglio Europeo, con la
partecipazione dei ministri degli Affari sociali e dell’Occupazione e dei
partner sociali.
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14 gennaio 2011 Nuovo Rapporto della Banca Mondiale sulle prospettive
economiche globali
Il movimento internazionale dei sindacati ha criticato oggi il Rapporto
della Banca Mondiale sulle prospettive economiche globali (Global
Economic Prospects - GEP) al quale rimprovera di sostenere l’austerità
fiscale a dispetto dell’alto livello di disoccupazione. Tuttavia il richiamo
nel Rapporto ad una nuova regolamentazione del settore finanziario è
benvenuto.
Progettando la futura crescita economica la Banca Mondiale (BM)
riconosce che «Sfortunatamente è poco probabile che questi tassi di
crescita siano abbastanza forti da eliminare la disoccupazione». Sharan
Burrow, segretario generale della CSI (Confederazione Sindacale
Internazionale) ha osservato «Di fatto la promozione nel Rapporto di
un’austerità fiscale indebolisce la crescita e l’occupazione».
«La Banca Mondiale dovrebbe invece esigere una ripresa economica
inclusiva basata su salari più alti e una protezione sociale più forte» ha
aggiunto Burrow. […]
«Sembra molto illogico che il GEP promuova una riduzione dei salari e
dei benefici relativi alla protezione sociale quando il Rapporto dell’ILOOIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) mostra che i salari reali
stanno scendendo o sono in stagnazione in molti Paesi e le analisi del
GEP sui diversi Paesi mostrano che salari in aumento stanno di fatto
contribuendo alla ripresa economica in alcuni Paesi», ha affermato
Burrow.
D’altra parte, il movimento sindacale supporta fortemente le
raccomandazioni della Banca Mondiale di ampliare la struttura normativa
dei fondi di investimento e dei derivati che sono precedentemente sfuggiti
ad una adeguata supervisione. […]
«Con i mercati finanziari che hanno così tanto potere sui governi, il
compito principale di trasformare l’economia globale deve ancora essere
assunto. I governi devono portare avanti insieme questo compito con
determinazione e senza ulteriori ritardi» ha affermato Burrow, che sarà a
capo di una delegazione di più di 60 leader sindacali provenienti da tutto
il mondo in un incontro di tre giorni con i più alti funzionari della Banca
Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) la prossima
settimana a Washington.
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OCUMENTI
Pubblicato l’annuario UE 2010
Anche quest’anno la Commissione Europea, onorando un appuntamento ormai divenuto
tradizionale, pubblica l’opuscolo intitolato “L’Europa e voi” nel quale fa il punto sulle attività
promosse e sulle iniziative realizzate nel corso del 2010.
Il testo evidenzia le principali sfide e criticità e le risposte messe in campo dalle istituzioni
comunitarie.
Nelle prime pagine vengono trattate la crisi irlandese e greca, i conseguenti rischi per la stabilità
della zona euro e gli impegni assunti dall’UE per «assicurare un’economia sana e mercati
finanziari più solidi» e per «promuove le tante piccole imprese che guidano la crescita
dell’economia e dell’occupazione».
Altri temi trattati sono: la tutela dell’ambiente, la promozione dei diritti e la protezione dei minori.
Alla tutela dell’ambiente vanno ascritte le iniziative intraprese per rendere più sicuro
l’approvvigionamento energetico (meccanismo di allarme rapido UE-Russia in materia di
approvvigionamenti energetici, nuovo Regolamento che rafforza il coordinamento tra Stati
membri, promozione dell’efficienza energetica), gli ultimi provvedimenti proposti in tema di
fabbricazione, smaltimento e recupero di apparecchi elettrici ed elettronici e le misure di
contrasto al commercio di legname di provenienza illegale.
A proposito di diritti l’Unione Europea annovera tra i suoi “successi del 2010”: la nuova
normativa che garantisce ai cittadini UE sottoposti a processi in un Paese diverso dal proprio
l’accesso gratuito ai servizi di traduzione e interpretariato.
A tutela dei minori, si legge nella pubblicazione, «è necessario promuovere un approccio
europeo nell’accoglienza dei minori non accompagnati» varando norme comuni su «tutela,
rappresentanza legale e accesso a un alloggio e all’assistenza». Nel 2010 è stato affrontata
anche la questione della protezione dell’infanzia vittima di abusi e «la Commissione ha proposto
pene più severe per l’abuso sessuale dei minori, lo sfruttamento sessuale e la
pedopornografia».
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Rapporto OCSE sull’occupazione giovanile
Secondo il nuovo Rapporto dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico) “Good Start? Jobs for Youth” sull’occupazione tra i giovani, questi ultimi sono due
volte più a rischio di disoccupazione rispetto al resto dei lavoratori. Il Rapporto prevede che nel
2011 il tasso di disoccupazione tra i giovani della zona OCSE si collocherà attorno al 18% e nel
2012 al 17%, più del doppio del tasso di disoccupazione totale che nel mese di ottobre 2010 era
all’8,6%.
Il Rapporto stima che ad oggi 16,7 milioni di giovani non sono né scolarizzati, né occupati e
neanche in via di formazione; tra questi, 6,7 milioni sono in cerca di occupazione e 10 milioni
hanno abbandonato le loro ricerche. Inoltre sono 3,5 milioni i giovani che dall’inizio della crisi
hanno ingrossato le fila dei disoccupati.
Secondo il Rapporto i giovani che fanno fatica e trovare un posto di lavoro dopo aver finito la
scuola subiranno conseguenze durature con un inserimento più difficile nel mercato del lavoro e
salari inferiori rispetto alle generazioni precedenti.
L’OCSE individua, infine, tre obiettivi che le istituzioni dovrebbero prefiggersi per produrre
risultati efficaci e sostenere i giovani più vulnerabili: l’adozione di programmi tempestivi di
intervento e di sostegno alla ricerca di lavoro a favore di gruppi di giovani, come succede in
Danimarca, nei Paesi Bassi e in Giappone; il rafforzamento del sistema formativo e di
programmi di formazione professionale per giovani con bassi livelli di specializzazione come già
sperimentato in Germania, Austria, Svizzera, Australia e Francia; l’introduzione di sovvenzioni
temporanee alle imprese che assumono giovani poco specializzati e che hanno terminato il loro
tirocinio.
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PPUNTAMENTI EUROPEI
Istituzioni
PRES
25 gennaio 2011
Nuove voci nello sviluppo internazionale
WEF
26-30 gennaio 2011
World Economic Forum: incontro annuale - Davos-Klosters
PARL
2-3 febbraio 2011
Sessione plenaria del Parlamento Europeo - Bruxelles
PRES: Presidenza dell’UE
WEF: World Economic Forum
PARL: Parlamento Europeo
Parti sociali e società civile
CSI
1 febbraio 2011
Human and Trade Union Rights Committee - Bruxelles
CSI: Confederazione Sindacale Internazionale
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RIBUNA
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UROPA
Promemoria per l’anno che inizia
Lasciati da parte gli astrologi – peraltro spesso interpellati dai politici, il che la dice lunga su che
cosa sia diventata la politica – i profeti di sventura e gli imbonitori del “predellino”, due facce di
una stesso inganno, proviamo a vedere che cosa ci aspetta nei primi mesi del 2011, senza la
pretesa di sapere come va a finire e nemmeno che cosa potrà capitare dopo.
Perché come andrà a finire non è scritto nel destino, ma in buona parte nelle nostre mani, se
abbiamo il coraggio di sporcarcele con le cose di questo mondo e perché quello che capiterà nel
resto dell’anno è cosa lontana, tenuto conto della “vista corta” della politica, come ci ricordava il
compianto Tommaso Padoa Schioppa.
Che nella prima metà del 2011 la crisi economica e finanziaria sia ancora all’ordine del giorno, e
con essa la crisi sociale ed occupazionale, lo negano solo quelli che hanno interesse ad
occultare l’evidenza: in Europa sarà così ancora per molti Paesi e tra questi l’Italia, che
registrerà una crescita debole e del tutto insufficiente a rilanciare l’occupazione. Dopo la Grecia
e l’Irlanda, il fallimento dei conti pubblici minaccerà il Portogallo e, forse, la Spagna e non sarà
l’arrivo dell’Estonia nell’euro che ne risolleverà le sorti, anche perché è improbabile che la
speculazione internazionale sarà tenera con un’Europa incapace di fare fronte comune contro la
crisi.
Angela Merkel in Germania, da cui molti – dalla Banca Centrale Europea (BCE) al Fondo
Monetario Internazionale (FMI) – si aspettano una maggiore assunzione di responsabilità, ha in
agenda troppe elezioni regionali per rischiare di perdere consenso tra elettori “stanchi di pagare”
e che l’aspettano al varco delle elezioni federali del 2012.
Né ci si può aspettare che meglio possa e voglia fare la Francia, anch’essa alla vigilia delle
elezioni presidenziali, né si può prevedere che un miracolo spinga ad investire sul continente il
governo britannico, alle prese con politiche da lacrime e sangue sull’isola.
Né potrà essere di grande aiuto la presidenza ungherese del primo semestre 2011, non solo
senza esperienza nella conduzione degli affari europei ma anche protagonista di inquietanti
orientamenti nazionalisti e di misure liberticide contro la stampa, decisioni che potrebbero dare
qualche idea a populisti che non scarseggiano in Europa e nemmeno in Italia.
Tutto questo solo per accennare ad alcuni nodi europei, tralasciando la prospettiva problematica
del ritiro dei militari occidentali – e italiani – dall’Afghanistan, le minacce per la pace alimentate
dai conflitti mediorientali – da Israele all’Iran e all’Iraq – e dalle tensioni tra le due Coree, senza
contare i molti focolai di guerra in un’Africa sempre più dimenticata.
Sarebbe bello potersi rinfrancare guardando all’Italia.
Sarà bene aspettare a farlo almeno fino dopo la metà di gennaio, quando avremo conosciuto la
sentenza della Corte costituzionale sul “legittimo impedimento” a protezione del presidente del
Consiglio e quando, più vicino a noi, capiremo che ne sarà del rispetto dei diritti dei lavoratori
nella vicenda della “nuova” Fiat di Sergio Marchionne confrontata ad un referendum che,
comunque vada, farà delle vittime nel sindacato. Due vicende tra loro diverse, ma accomunate
dai rischi corsi dalla legalità in un Paese che sull’argomento non è proprio al di sopra di ogni
sospetto.
Fortuna che a metà marzo è previsto – salvo altri “impedimenti” – il ritorno della primavera che
inaugureremo qualche giorno prima con la celebrazione, il 17 marzo, dei 150 anni dell’Unità
d’Italia: una festa raffreddata da forze politiche che a Roma pretendono di governare l’Italia
nell’attesa di liberare una fantomatica Padania dagli “stranieri” italiani e dai “barbari” extracomunitari. Le stesse forze politiche che in Lombardia si appellano a Carlo Cattaneo e in
Piemonte a Luigi Einaudi, facendoli rivoltare entrambi nelle loro tombe.
Ma non saranno i padani, se mai esistessero, a rovinare con il loro folklore la festa; è più
probabile che la possano rovinare traumatiche elezioni anticipate che, anche se fatte sotto
Pasqua, è improbabile che annuncino una resurrezione di questo Paese e della sua classe
politica, in gran parte unita nel segno del logoramento e della incapacità a proporre un progetto
riformatore di cui l’Italia ha bisogno.
Ci aspettano mesi difficili, meglio saperlo che mettere la testa sotto la sabbia. Meglio saperlo ed
operare perché questo Paese ritrovi la strada del bene comune – come ha implorato nel giorno
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di Natale Benedetto XVI - e non capiti all’Italia che, dopo aver toccato il fondo, adesso si metta
pure a scavare. Perché scaverebbe la tomba per le future generazioni.
31 dicembre 2010
Franco Chittolina
Redazione
Torino
Enrico Panero – Marina Marchisio – Giovanni Mangione – Cristina
Rowinski
Milano
Miriam Ferrari
Bruxelles
Adriana Longoni
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