Cittadini, città e videosorveglianza Verso un utilizzo responsabile e democratica della videosorveglianza CCTV_ITALIEN.indd 1 26/08/10 16:22:04 Questa pubblicazione è il risultato della collaborazione di tutti i partner del progetto «Cittadini, città e videosorveglianza». E ‘stata pubblicata dal Forum europeo per la Sicurezza Urbana, Roxana Calfa, Sebastian Sperber e Nathalie Bourgeois. Traduzione: Helga Birkle Helga, Jara Campelo, Charlotte Combe, Kerstin Elsner, Nathalie Elson, Gianfranca Gabbai, John Tyler Tuttle, Mariapia Falcone. Grafica: Pete Jeffs, Marie Aumont, STIPA Stampato nel giugno 2010 da STIPA - Montreuil ISBN : 2-913181-37-6 N° EAN : 9782913181373 European Forum for Urban Security 10 rue des Montiboeufs, Parigi, Francia Tel: + 33 (0) 1 40 64 49 00 Fax: + 33 (0) 1 40 64 49 10 www.efus.eu [email protected] 2 CCTV_ITALIEN.indd 2 26/08/10 16:22:05 CCTV_ITALIEN.indd 3 26/08/10 16:22:05 Il progetto « Cittadini, città e videosorveglianza » e questa pubblicazione sono stati realizzati grazie al sostegno della Commissione Europea / Direzione Generale Giustizia Libertà e Sicurezza /Programma Diritti Fondamentali e Cittadinanza. Questa pubblicazione rispecchia il parere degli autori. La Commissione Europea non puo’ essere ritenuta responsabile del suo contenuto e dell’uso fatto delle informazioni e delle opinioni che contiene. Ringraziamenti Desideriamo ringraziare vivamente i partner del progetto, le città, le regioni e le forze di polizia che, con la loro esperienza e la loro calorosa accoglienza, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto e di questa pubblicazione. Esprimiamo inoltre i nostri sentiti ringraziamenti agli esperti per il contributo ai contenuti del progetto e alla redazione di questo libro. Infine, i nostri più sinceri ringraziamenti vanno a tutte le persone incontrate nel corso delle riunioni, delle visite di studio e della conferenza finale per la loro professionalità e la loro partecipazione. Partners: Catherine Schlitz, Christian Beaupère, Guy Geraerts, Serge Lodrini (Liègi,Belgio), Bertrand Binctin Christophe Bois (Le Havre, Francia),Charles Gautier, Dominique Talledec, Eric Fossembas (Saint-Herblain, Francia), Rossella Selmini, Gian Guido Nobili (Regione Emilia Romagna,Italia), Francesco Scidone, Mariapia Verdona, Marcelo Sasso, Marco Morelli (Genova, Italia), Giorgio Vigo (Regione Veneto, Italia), Ahmed Aboutaleb, Ineke Nierstrazs, Afke Besselink, Niels Witterholt, Nienke Riemersma, Wilco Mastenbroek, Linda Ouwerling, Ciska Scheidel 4 CCTV_ITALIEN.indd 4 26/08/10 16:22:05 (Rotterdam, Paesi Bassi), Manuel Garcia Ayala, Juan Jose Ferrer Planells, Tomás Paris (Ibiza, Spagna), Christopher Ambler, Fox Roger (Polizia del Sussex, Regne Unito), Andrew Bayes, James Farrel (Polizia metropolitana di Londra, Regno Unito). Partners coinvolti: Stanislav Jaburek Lenka Stepankov (Brno ,Repubblica Ceca), Bela Danielisz Gabor Gulyàs, Zoltan Nemeth, Krisztina Szego (Budapest, Ungheria). Esperti: Benjamin Goold (Università d’Oxford, Regno-Unito / Università della Colombia-Britannica, Canada), Jeroen Van Den Hoven (Università technica di Delft,Paesi-Bassi), Laurent Lim (CNIL, Francia), Maye Seck (Forum Francese per la Securezza Urbana), Peter Squires (Università di Brighton, Regno-Unito), Eric Topfer (Università tecnica di Berlino, Germania). Altri oratori /persone incontrate: Alessandra Risso, Gianluca Saba, Yuri Piccione, Rinaldo Sironi, Valerio Piazzi, Piero Anchin, Amerigo Alunno Dario Messina, Furio Truzzi (Genova, Italia), Graeme Gerrad, Brian Watkinson, Hinton Dave, Crawley Ken, Mick Neville, Isabella Sankey, (Londra / Brighton, Regno Unito), Isabelle Mercier, Didier Delorme, Emmanuel Magne, George Pasini, LouisJean Despres, M. Pareja, Patrick Aujogue, Jacques Signourel, Thierry Dussauze, Jacques Comby (Lyon, Francia), József Schmidt, Attila Cserép, Richárd Schranz, Péter Rózsas, Endre Szabo, Tivadar Hüttl, Tomáš Koníček, Klára Svobodová (Budapest, Ungheria), RV de Mulder, Bush Laurie, Zsuzsanna Belényessy, Sylvie Murengerantwari , Caroline Atas (Rotterdam, Paesi Bassi). 5 CCTV_ITALIEN.indd 5 26/08/10 16:22:05 Sommario >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> p. 9 Prefazione Michel Marcus , direttore esecutivo del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana p. 13 Introduzione Parte I - La sfida: Conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali p. 27 Videosorveglianza e diritti umani Benjamin Goold, Docente, Università di Columbia / Università di Oxford p. 37 Valutare la videosorveglianza : Lezioni di una cultura di sorveglianza Peter Squires, Professore di Criminologia e Politiche Pubbliche, Università di Brighton p. 61 «Privacy by design» o la protezione dei dati personali dalla fase di progettazione: il caso della videosorveglianza Jeroen van den Hoven, Professore di Filosofia morale, Technical University di Delft p. 71 Videosorveglianza urbana in Europa: una scelta politica? Eric Töpfer, Ricercatore, Università Tecnica di Berlino p. 88 La regolamentazione giuridica della videosorveglianza in Europa Laurent Lim, consulente, Commissione Nazionale per la protezione dei dati personali e le libertà (CNIL) 6 CCTV_ITALIEN.indd 6 26/08/10 16:22:05 Parte II-Verso una Carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee Invito ad aderire all’iniziativa del FESU per l’uso democratico della videosorveglianza - una intervista al senatore Charles Gautier p. 107 1. Perché (raccomandazioni sotto forma di) p. 114 una carta? 2. I principi della Carta p. 122 3. Verso un linguaggio comune della p. 153 videosorveglianza in Europa: proposta di una segnaletica comune Parte III- Focus sulle città: utilizzo della videosorveglianza e protezione dei diritti e delle libertà fondamentali 1.Bologna p. 163 2.Brno p. 168 3.Genova p. 174 4.Ibiza p. 179 5.Le Havre p. 183 7 CCTV_ITALIEN.indd 7 26/08/10 16:22:05 p. 187 6.Liègi p. 192 7.Londra p. 201 8.Lione p. 205 9.Rotterdam p. 211 10.Saint-Herblain p. 216 11.Sussex p. 224 12.Veneto p. 231 Conclusione 8 CCTV_ITALIEN.indd 8 26/08/10 16:22:05 Prefazione Le città si densificano e si espandono, moltiplicando le offerte di mobilità, di cultura, di educazione, con conseguente richiesta di impianti sempre più complessi, con costi di funzionamento elevati. Diversi flussi di traffico si incrociano, le offerte commerciali più invitanti sono in bella mostra sotto gli occhi dei passanti e ne stuzzicano gli appetiti. La sorveglianza umana 24 ore su 24 diventa impossibile per ragioni economiche, ma le possibilità offerte dall’espansione dell’elettronica, che permette di raccogliere, immagazzinare e incrociare dati e informazioni ai fini del controllo, o di disporre di strumenti a fini preventivi o dissuasivi, incitano a moltiplicare le telecamere di sorveglianza negli spazi pubblici riservati ai trasporti, utilizzati per grandi raduni, o per esporre merci o oggetti di alto valore commerciale. La prevenzione degli incidenti tecnici è la finalità predominante ricercata con l’installazione di telecamere, le cui immagini non sono unicamente visionate ‘in diretta‘, ma sono anche, sempre più spesso, analizzate dal software. La seconda priorità di tali impianti è quella di preservare l’integrità degli impianti pubblici; un cattivo utilizzo e il deterioramento volontario richiedono interventi tempestivi nel caso di impianti il cui funzionamento può riguardare migliaia di persone. ➤ 9 CCTV_ITALIEN.indd 9 26/08/10 16:22:05 La terza motivazione di tali installazioni è quella di compensare la riduzione del personale incaricato del controllo del buon funzionamento di un impianto. Per tutte queste ragioni, le nostre città sono diventate accanite consumatrici di immagini di sorveglianza. I soggetti che utilizzano tali immagini appartengono sia al settore privato, che a quello pubblico. È emerso però un quarto motivo, che ha impresso una decisa svolta politica al dibattito. È infatti possibile arrestare dei delinquenti che agiscono sulla pubblica via e negli spazi pubblici grazie alle telecamere di sorveglianza. Tale motivo è nato da una constatazione negativa, o piuttosto dal sentimento di scarsa fiducia nell’efficienza dei servizi di polizia. Aumentare il tasso di casi chiariti dovrebbe quindi permettere di diminuire le velleità dei delinquenti di passare all’atto. Questo assioma della criminologia di tendenza liberale è basato sul principio che il delinquente rinuncerà al suo progetto se diventa consapevole della probabilità di farsi arrestare. È la ragione per la quale è stata utilizzata nei testi ufficiali questa duplice argomentazione: le telecamere di videosorveglianza contribuiscono a prevenire la delinquenza e servono ad arrestare i delinquenti. Forse, forse... Siamo sicuri che il gioco vale la candela? Gli studi finora condotti non dimostrano una netta diminuzione della delinquenza; si riscontrano arresti per atti delittuosi che avevano giustificato indagini approfondite, ma non si è verificato il tanto atteso effetto di massa...e del resto tale attesa non era esente da inquietudini. Per conseguire almeno il secondo obiettivo, e tanto più il primo, occorre piazzare telecamere dappertutto nelle città, poiché i reati sono distribuiti piuttosto equamente sul territorio urbano. Di conseguenza, a partire da questa soglia, che porterebbe alla saturazione dello spazio pubblico con 10 CCTV_ITALIEN.indd 10 26/08/10 16:22:05 telecamere di sorveglianza, si entra in una società della diffidenza, segnata dalle restrizioni delle libertà. Il dibattito è aperto. Quale prezzo siamo disposti a pagare per costruire una società il cui valore assoluto è la sicurezza? Una relazione parlamentare francese è stata recentemente pubblicata a seguito di una serie di calamità naturali. La sua principale conclusione è che occorre interrogarsi sulla necessità di diffondere nuovamente tra i cittadini una cultura del rischio. Il trionfalismo della tecnologia ha fatto perdere di vista al cittadino la nozione di rischio. Che fare per fargli comprendere che, malgrado la tecnologia, deve essere consapevole del fatto che viviamo in una continua situazione di rischio? Non è forse la stessa domanda che dovremmo porci per quanto riguarda la delinquenza? Non esistono società sicure, senza delinquenza, e i cittadini responsabili dovrebbero interrogarsi e rifiutare qualsiasi mezzo che si vanti di potere eliminare completamente il rischio. Saturare lo spazio pubblico con una miriade di telecamere è in contrasto con il nostro diritto all’anonimato. L’autorità pubblica ha il dovere di giustificare la violazione della nostra vita privata. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo tutela tale diritto, ma ci pare indispensabile che le modalità dell’utilizzo delle telecamere e delle immagini siano precisate. È questo l’obiettivo del lavoro realizzato da professionisti ed esperti, sotto l’egida del Forum. Michel Marcus Direttore esecutivo del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana 11 CCTV_ITALIEN.indd 11 26/08/10 16:22:05 CCTV_ITALIEN.indd 12 26/08/10 16:22:05 Introduzione L’impennata della videosorveglianza Il primo decennio del XXI° secolo è iniziato all’insegna di un evento che ha colpito profondamente le menti e segnato le pratiche. Gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno imposto la sicurezza in quanto priorità sull’agenda mondiale. Da quel momento, sono stati dispiegati a ogni livello e con profusione tutti i mezzi ritenuti utili nella lotta al terrorismo, tra cui la videosorveglianza. Sono state invece relegate in secondo piano le questioni riguardanti la loro efficacia, l’incontro tra gli obiettivi ricercati e gli strumenti utilizzati, nonché il loro impatto sulle libertà, soprattutto a lungo termine. ➤ Attentati terroristici erano stati commessi già ben prima del 2001, ma non avevano avuto una tale mediatizzazione globale. Non è certo un caso che lo Stato europeo che più regolarmente e più a lungo aveva vissuto l’esperienza drammatica di attentati sul suo territorio, il Regno Unito, sia quello che ha cercato maggiormente di sviluppare tutte le risposte possibili, sia in termini di prevenzione, che di resilienza. La scelta della tecnologia da applicare per far fronte alla crescente domanda di sicurezza da parte dei cittadini ha trovato la propria giustificazione negli eventi traumatici dell’11 settembre 2001, seguiti da quelli dell’11 marzo 2004 a Madrid e del 7 luglio 2005 a Londra. Da quel momento, il ricorso alla tecnologia non ha mai smesso di espandersi in tutti gli altri paesi europei. Naturalmente, hanno fatto il giro del mondo sia le immagini impressionanti trasmesse dalla televisione solo poche ore dopo gli attentati di Londra, in cui si vedeva come i presunti terroristi erano giunti sul 13 CCTV_ITALIEN.indd 13 26/08/10 16:22:05 luogo della strage, che l’intervento televisivo del 2008, nel quale il responsabile della videosorveglianza di Londra la definiva un fallimento. Passata l’emozione degli eventi, occorreva interrogarsi sulla pertinenza dell’utilizzo della tecnologia nelle azioni di prevenzione, nonché sulla sua efficacia e sui vantaggi e gli inconvenienti derivanti dal suo utilizzo. Tali interrogativi sono di attualità sia nei paesi che prevedono di ricorrere a maggiori impianti di videosorveglianza, come è stato deciso in Francia nel 2008, che in quelli già molto avanzati nel suo utilizzo, come il Regno Unito. Da ormai 25 anni il Regno Unito ha assistito a una crescita esponenziale di tali tecnologie ed è oggi il leader mondiale dell’utilizzo della videosorveglianza. Tuttavia, da alcuni anni, numerosi voci si sono levate per rimettere in discussione la fondatezza del principio della «videosorveglianza onnipresente» e per trarre degli insegnamenti dall’esperienza. I britannici oggi riflettono sui loro sistemi e in particolare sul modo di utilizzarli1. Il nuovo vice primo ministro, Nick Clegg, ha recentemente annunciato che il governo avrebbe predisposto una nuova legge per la tutela dei diritti fondamentali. In una conferenza stampa, rilasciata il 19 maggio 2010, ha dichiarato: “Questo governo porrà fine a questa cultura dell’intrusione nella vita privata dei cittadini. È inaccettabile che persone rispettose della legge siano trattate come se avessero qualcosa da nascondere …La videosorveglianza sarà oggetto di leggi su misura2 … ” . Tali interrogativi sono un tema di crescente attualità anche nelle città europee, in quanto la tecnologia è entrata a far parte delle discussioni per l’elaborazione delle politiche locali e regionali in materia di sicurezza. Gli eletti locali devono soddisfare le domande di sicurezza dei loro concittadini, e giustificare le loro scelte, nel rispetto della trasparenza e dell’esercizio 14 CCTV_ITALIEN.indd 14 26/08/10 16:22:05 Introduzione democratico del processo decisionale. Pur ammettendo che la tecnologia offra agli Stati la risposta più appropriata per contrastare gravi minacce, quali il terrorismo, cosa si fa a livello locale per la prevenzione della criminalità? La maggior parte delle città e delle regioni europee si trova a dovere affrontare una delinquenza quotidiana, che non ha effetti spettacolari come un attacco terroristico, ma che rappresenta un rischio per il benessere del territorio e può nuocere al suo sviluppo sostenibile. Devono quindi esaminare qualsiasi strumento atto ad aiutarle a garantire la sicurezza dei loro cittadini; non possono di conseguenza trascurare i potenziali vantaggi della tecnologia. I cittadini, nel conferire ai loro eletti il mandato di garantire la loro sicurezza, implicitamente danno loro fiducia e fanno affidamento sulle loro decisioni, affinché le scelte in materia di sicurezza non siano operate a scapito del rispetto dei diritti e delle libertà garantiti dalla legge. Tale fiducia presuppone d’altro canto che le autorità assumano la responsabilità delle loro scelte e dell’utilizzo trasparente degli strumenti attivati ai fini della sicurezza. Diritto alla sicurezza, diritto alla tutela della vita privata? C’è un ordine di priorità? L’uno prevale sull’altro? In teoria, i cittadini dovrebbero poter godere di entrambi i diritti, senza dovere scegliere tra l’uno e l’altro. I due diritti vanno di pari passo in una società democratica e sono garantiti ugualmente sia dalle normative nazionali, che dai testi internazionali, quali la Convenzione europea dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa (1950) o la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2000). Nella pratica, tuttavia, la possibilità di conciliare sicurezza e libertà 1 Strategia nazionale per la videosorveglianza, 2008 Vice primo ministroDiscorso e risposte alla stampa – 19/05/2010, Londra 2 15 CCTV_ITALIEN.indd 15 26/08/10 16:22:05 è lungi dall’essere evidente. La libertà è un diritto ‘ debole’, facilmente relativizzato di fronte alle problematiche dell’insicurezza. La videosorveglianza è una tecnologia che solleva in tal senso molti interrogativi. Che cosa si può filmare? Negli spazi pubblici, esiste un diritto alla vita privata? E come tutelare tale diritto, se esiste? Come evitare di discriminare alcuni gruppi e come mettere i vantaggi di questo dispositivo di sorveglianza al servizio di tutta la popolazione? Cosa fare perché la videosorveglianza funzioni bene e quando invece si deve ricorrere ad altri strumenti? Quando si rivela efficace nell’analisi costi-benefici? Come tutelare i dati personali e come evitare di raccoglierli inutilmente? Come utilizzare la videosorveglianza coinvolgendo i cittadini, in quanto strumento di prevenzione della criminalità e di garanzia dell’ordine e della tranquillità pubblica? Una riflessione e uno scambio di esperienze sulle prassi in materia di videosorveglianza nel rispetto della tutela delle libertà individuali Il progetto europeo « Cittadini, città e videosorveglianza » è nato appunto per cercare di trovare risposte all’insieme di queste problematiche e per individuare le buone prassi. La riflessione ha potuto svilupparsi grazie al coinvolgimento di dieci partner, ossia le città di Le Havre e Saint-Herblain (Francia), Rotterdam (Paesi Bassi), Liegi (Belgio), Ibiza (Spagna), Genova e le Regioni Veneto e Emilia-Romagna (Italia), le polizie di Londra e del Sussex (Regno Unito), con il contributo di esperti europei. Il progetto ha ottenuto il sostegno finanziario della Commissione europea (programma «Diritti fondamentali e cittadinanza «). Il progetto si era prefisso lo scopo di fornire alle città le conoscenze e gli strumenti necessari per l’applicazione di una politica integrata in materia di sicurezza, 16 CCTV_ITALIEN.indd 16 26/08/10 16:22:05 Introduzione che prenda in considerazione le realtà sociali e le libertà, ponendole sullo stesso piano della tranquillità pubblica. Per raccogliere le sfide poste dalla videosorveglianza sotto il profilo dei diritti e delle libertà, i partner del progetto si sono fissati l’obiettivo specifico di approfondire la questione fondamentale della responsabilità dell’eletto locale, che deve trovare un equilibrio tra la domanda di sicurezza e le scelte strategiche che gli consentono di soddisfarla in modo democratico. Come lo indica il titolo del progetto, i cittadini sono al centro delle politiche locali. È pertanto fondamentale accordare un’attenzione particolare alle loro esigenze al momento di mettere in opera o di valutare dei dispositivi di videosorveglianza. Infatti, nella misura in cui tali dispositivi sono essenzialmente destinati ai cittadini, questi ultimi dovrebbero non solo essere consultati, per meglio fare conoscere le loro aspettative e i loro fabbisogni in materia di sicurezza, ma dovrebbero anche essere pienamente informati sul funzionamento, i costi e i vantaggi di tali nuovi impianti. I partner hanno quindi esaminato come prendere in considerazione tali questioni a ciascuna delle tappe della messa in opera di un progetto di videosorveglianza, dalla sua installazione, al funzionamento, fino alla valutazione, e hanno dibattuto e proposto soluzioni alternative o complementari. Inoltre, questo partenariato tra città, regioni, polizie municipali e regionali ha espresso il desiderio e l’ambizione di elaborare una Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza, nel rispetto, cioè, dei diritti fondamentali. L’obiettivo a lungo termine è di mettere in atto le disposizioni di questa carta e di definire un label per contrassegnare le città rispettose dei suoi principi e delle sue raccomandazioni. 17 CCTV_ITALIEN.indd 17 26/08/10 16:22:05 L’idea che sottende questa iniziativa congiunta è anche quella di stabilire un linguaggio comune sulla videosorveglianza in Europa, accessibile e comprensibile per tutti. È un approccio necessario per garantire la trasparenza dei processi decisionali politici. Le città aiutano le città… La metodologia del progetto è basata sulla missione fondamentale del Forum europeo per la sicurezza urbana: « Le città aiutano le città ». Le città, regioni e autorità di polizia avevano espresso il desiderio di migliorare i loro rispettivi sistemi, condividendo le esperienze e avvalendosi degli insegnamenti che se ne potevano trarre. Questo scambio di opinioni è stato arricchito e completato dai contributi di esperti, quali il Forum francese per la sicurezza urbana e un certo numero di professori di importanti università e di alti funzionari, che hanno permesso di arricchire la riflessione e di collegare ricerca e prassi. Le esperienze di ciascuno dei partner sono state analizzate secondo una griglia di lettura. Questi scambi di prassi e di competenze hanno dato vita alla Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza. …per elaborare, nell’ambito di una cooperazione europea, una carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza. Fin dalla riunione di avvio del progetto, svoltasi a Parigi nell’aprile del 2009, la quantità delle esperienze e la diversità delle situazioni dei vari partner sono state poste in risalto. In primo luogo le diversità tecniche, con notevoli divari, sia per quanto riguarda il numero di telecamere (da quattro a 60.000!), che il tipo di impianti e le loro funzionalità, nonché la copertura geografica. È altresì emersa la diversità dei contesti 18 CCTV_ITALIEN.indd 18 26/08/10 16:22:05 Introduzione politici: quali autorità possono decidere di installare telecamere di sorveglianza negli spazi pubblici, quali operatori possono essere i gestori degli impianti, quali sono le persone autorizzate a trasmettere le informazioni e quali possono esserne i destinatari, quale ambito giuridico, quali dibattiti sulla videosorveglianza a livello nazionale e locale (vedi parte III di questa pubblicazione). Si è constatata inoltre una diversità in termini di leggibilità e di percezione della videosorveglianza da parte dei cittadini delle città partner del progetto: percezione favorevole per gli uni, diffidenza per gli altri, con conseguenti vari livelli di dibattito pubblico sul tema dell’utilizzo delle telecamere e della protezione dei diritti fondamentali. Diversità anche di situazioni e di normative, infine, che ha posto in evidenza la difficoltà di giungere a un accordo su quale dovesse essere il campo di applicazione del progetto: la videosorveglianza unicamente nello spazio pubblico? Come trattare gli spazi semipubblici, quelli privati ad uso pubblico? L’impostazione prescelta è stata quella di concentrarsi sullo spazio pubblico, per il quale tutti i partner hanno competenza, senza peraltro perdere di vista i sistemi di videosorveglianza degli spazi semipubblici, che costituiscono una parte notevole dei sistemi esistenti e per i quali le conclusioni del progetto potrebbero fornire utili spunti di riflessione. Il primo obiettivo del progetto è stato quello di disporre di una panoramica delle prassi in materia di videosorveglianza e dei provvedimenti adottati per tutelare la vita privata dei cittadini. Le griglie di lettura delle prassi dei partner del progetto hanno consentito di vedere in che modo e fino a che punto la protezione dei dati fosse integrata nelle differenti fasi del ciclo di vita di un sistema di videosorveglianza (l’analisi dei bisogni, l’installazione, la gestione e la valutazione). 19 CCTV_ITALIEN.indd 19 26/08/10 16:22:05 Per completare questo quadro generale e avere una comprensione comune della problematica, i partner del progetto, fin dal primo seminario, che si è svolto nella città di Le Havre dal 3 al 4 giugno 2009, hanno potuto avvalersi del contributo di esperti provenienti da vari ambiti, giuridico, politico/sociologico, tecnico, filosofico, nonché di rappresentanti di ONG attive nel campo della tutela dei diritti umani e di associazioni delle forze di polizia. Gli esperti e i professionisti hanno concordato sulle principali sfide della videosorveglianza negli spazi pubblici, e cioè: ➤ trovare il modo di preservare i codici sociali dell’intimità nello spazio pubblico videosorvegliato. La tematica è sviluppata in questa pubblicazione da Benjamin Goold. È inoltre trattata nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, relativa ai ricorsi presentati contro i «paparazzi»; ➤ trovare un buon equilibrio in termini di rapporto costi-benefici tra il prezzo che la gente è disposta a pagare, rinunciando a un certo livello di intimità, e i vantaggi che ottiene grazie a una sicurezza potenziata. Il che implicherebbe che tutte le decisioni fossero prese con la perfetta consapevolezza e la piena conoscenza dei loro effetti e delle loro conseguenze; ➤ il mancato rispetto delle disposizioni relative alla tutela della sua intimità non è percepito dal cittadino come un fattore molto importante, ma, in fin dei conti, tutte le piccole intrusioni nella vita privata possono assumere alla fine proporzioni notevoli, e ogni sviluppo tecnologico può decuplicare questa tendenza. La tutela della vita privata nello spazio pubblico è di competenza dell’autorità politica e i soggetti 20 CCTV_ITALIEN.indd 20 26/08/10 16:22:05 Introduzione interessati dovrebbero essere associati alla definizione di questo approccio. È quindi parso necessario prendere in considerazione la tutela dei dati e delle libertà individuali a ogni livello dell’utilizzo della videosorveglianza. In un secondo tempo, il progetto ha consentito di esaminare in modo particolareggiato le prassi seguite in materia di videosorveglianza in occasione di visite di studio organizzate da tre partner del progetto: il comune di Genova (Italia), la polizia metropolitana di Londra e la polizia del Sussex (Regno Unito) e Lione (Francia), città associata al progetto. Queste visite hanno anzitutto permesso di ottenere informazioni dettagliate sull’utilizzo della videosorveglianza, nonché di vedere sul campo come è gestito un sistema e scambiare opinioni con i vari soggetti che lo gestiscono sulle problematiche e sui vantaggi di questa tecnologia. La visita di studio a Londra e a Brighton ha in particolare fornito informazioni sull’esperienza inglese della videosorveglianza, integrata negli strumenti di investigazione per le indagini criminologiche, e ha permesso di avere un’idea sui dibattiti in corso nel Regno Unito sull’impatto di questa tecnologia sulla vita privata, grazie ad incontri con esperti del governo in materia di lotta al terrorismo e con militanti di ONG, tra cui Liberty. La visita a Genova ha illustrato la realtà di una città italiana in cui esistono più sistemi di videosorveglianza, dipendenti da istituzioni diverse. La sfida in questo caso è rappresentata dalla condivisione delle informazioni: fino a che punto e in quali condizioni? La visita a Lione ha in particolare permesso di comprendere l’approccio di una città che già aveva accom- 21 CCTV_ITALIEN.indd 21 26/08/10 16:22:06 pagnato il suo sistema di videosorveglianza con una carta etica, e che aveva inoltre creato un centro etico, incaricato di controllare il funzionamento del sistema. Le visite di studio hanno inoltre posto in risalto il fatto che le città e le regioni utilizzano la videosorveglianza in modo diverso, in funzione degli obiettivi perseguiti, e hanno anche di conseguenza permesso di constare le differenze riguardanti i protocolli di gestione, la comunicazione, i rapporti tra telecamere pubbliche e private e il comportamento dei cittadini, divisi tra sostegno e opposizione. È emerso chiaramente che l’impatto della videosorveglianza varia a seconda della natura e della dimensione degli spazi sorvegliati, del tipo di reati, del fatto che la tecnologia sia associata o meno ad altre misure di prevenzione. Le visite hanno d’altra parte permesso di individuare un certo numero di dispositivi e di misure attuate per garantire la tutela della vita privata dei cittadini, tra cui il parametraggio speciale delle telecamere, la formazione degli operatori in materia di quadro giuridico disciplinante la tutela dei dati, le carte di buone prassi o di «buon utilizzo» con le quali le città si impegnano a rispettare i diritti fondamentali, nonché i sistemi di supervisione indipendente. Le consulenze degli esperti, le visite di studio dei siti, gli incontri con i professionisti locali, le griglie di lettura per descrivere le prassi dei partner hanno in seguito servito come punto di partenza e come base delle discussioni dei due seminari di lavoro, che si sono tenuti a Budapest, dal 2 al 3 dicembre 2009 e a Bologna, dall’11 al 12 marzo 2010. Il seminario di Budapest ha inoltre fornito l’occasione per includere nel progetto alcune prassi dell’Europa centrale, grazie ai contributi locali e alle visite du studio nella città, grazie anche all’incontro con l’ombudsman per la tutela dei dati e con varie ONG ungheresi e ai contributi della città di Brno (Repubblica ceca) e del 22 CCTV_ITALIEN.indd 22 26/08/10 16:22:06 Introduzione ministero dell’interno della repubblica ceca. Il seminario ha permesso di porre in risalto la difficoltà di trovare un linguaggio comune, destinato a rispecchiare problematiche europee diverse, e la necessità di superare le divisioni politiche per trovare un denominatore comune che non sia semplicemente un accordo minimo dei partner. Per esempio, la nozione di una carta « etica », del tutto apprezzata in Francia, non è stata accettata in modo unanime a livello europeo. La soluzione raggiunta, ossia di una carta per un « utilizzo democratico » della videosorveglianza, traduceva nel miglior modo possibile lo spirito del progetto, che pone il cittadino al centro delle politiche sociali, nel rispetto dell’esercizio democratico del potere rappresentativo degli eletti. La scelta tra le nozioni di « videoproiezione» o di « videosorveglianza » è stata anch’essa lungamente dibattuta. Le discussioni si sono ugualmente concentrate sulla creazione di un label per la messa in applicazione della Carta. Tale label dovrebbe essere assegnato alle città che rispettano questi principi. Anche su questo punto i pareri non erano del tutto convergenti: mentre taluni lo hanno visto immediatamente come il proseguimento logico del lavoro svolto per la messa in opera della carta, altri hanno espresso delle riserve sull’idea che una città debba essere sottoposta a una valutazione per poter ottenere il label. In ogni modo, nell’ambito di questo progetto non si era previsto di studiare l’istituzione di un label, ma unicamente di esaminarne la fattibilità. Il seminario di Bologna è servito a individuare i principi fondamentali della carta, declinati a ogni fase del ciclo di vita del sistema. La sfida consisteva nel trovare dei principi indipendenti, ma complementari, che possano caratterizzare, nel loro insieme, un utilizzo democratico della videosorveglianza. Ha inoltre fornito l’occasione per proporre un’iniziativa mirante a creare 23 CCTV_ITALIEN.indd 23 26/08/10 16:22:06 un linguaggio comune in tutta Europa nel campo della videosorveglianza, ossia di creare una segnaletica comune, standardizzata, in grado di trasmettere un messaggio chiaro e completo a qualsiasi cittadino europeo. Numerose discussioni si sono concentrate sulle informazioni indispensabili che dovrebbe comportare tale segnaletica, sulla base di quanto già esiste nelle città e nei paesi partecipanti al progetto. La definizione dei sette principi unificatori che rappresentano il fulcro della Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza e le spiegazioni e i commenti che li hanno accompagnati sono stati stilati dai partner nel corso di un lavoro comune, in occasione di un seminario svoltosi a Parigi il 9 aprile 2010. La conferenza finale del progetto, ospitata dalla città di Rotterdam dal 27 al 28 maggio 2010, oltre ad essere il coronamento dei 18 mesi di lavoro dei partner, ha sottolineato il riconoscimento della responsabilità degli eletti in materia di utilizzo della videosorveglianza. I sindaci di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb e di Saint-Herblain, Charles Gautier, senatore e presidente del Forum francese per la sicurezza urbana, in quanto primi firmatari della carta, hanno ribadito il fatto che gli amministratori locali sono responsabili dinanzi ai cittadini degli strumenti scelti per l’attuazione delle loro politiche e che hanno inoltre l’obbligo di trasparenza. I due sindaci hanno invitato le altre città europee a firmare la carta. La presente pubblicazione intende rispecchiare, come già indicato, questo lungo lavoro, che ha consentito ai dieci partner europei del progetto di condividere punti di vista con esperti provenienti da diversi paesi europei, scambiare opinioni sulle prassi sperimentate nelle città, dibattere delle sfide e delle problematiche poste dalla videosorveglianza in materia di rispetto della vita privata e infine formulare alcune proposte miranti a trovare risposte comuni. 24 CCTV_ITALIEN.indd 24 26/08/10 16:22:06 ////////////////////////////// ////////////////////////// Parte I ➤ La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali ////////////////////////// ////////////////////////////// 25 CCTV_ITALIEN.indd 25 26/08/10 16:22:06 CCTV_ITALIEN.indd 26 26/08/10 16:22:06 I sistemi di videosorveglianza e i diritti umani Benjamin Goold, Docente, Università della British Columbia Columbia / Università di Oxford Nel corso degli ultimi vent’anni, l’utilizzo di telecamere di videosorveglianza si è generalizzato in tutta l’Europa. Sebbene certi paesi, quali la Francia, la Germania, i Paesi Bassi e l’Italia siano stati all’inizio piuttosto riluttanti a seguire l’esempio del Regno Unito, i sistemi di videosorveglianza sono ormai installati nelle città di tutto il continente, con la conseguenza che la presenza di telecamere per monitorare le aree pubbliche è diventato per un crescente numero di europei un aspetto imprescindibile della vita cittadina. Malgrado il notevole sostegno che buona parte dell’opinione pubblica sembra accordare all’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza, tra le conseguenze più serie della diffusione di questa tecnologia si deve citare la preoccupazione che possa incidere negativamente sulle libertà civili e sui rapporti tra i cittadini e lo Stato. In particolare, le telecamere di videosorveglianza rappresentano una concreta minaccia per la vita privata delle persone e per il libero esercizio dei loro diritti, quali la libertà di espressione e di associazione. Di conseguenza, è indispensabile che i responsabili della gestione e del funzionamento di questi sistemi siano sensibilizzati ai pericoli legati alla sorveglianza delle aree pubbliche, e che si adoperino per garantire che non costituisca una minaccia per i diritti umani fondamentali. ➤ Il presente capitolo contiene una breve rassegna delle conseguenze della videosorveglianza sui diritti umani e si propone di aiutare i gestori e gli operatori dei sistemi di controllo a sviluppare politiche e prassi di sor- 27 CCTV_ITALIEN.indd 27 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali veglianza delle aree pubbliche coerenti con l’impegno di tutelare i diritti fondamentali degli individui e il rispetto delle libertà civili. I sistemi di videosorveglianza e il rispetto della vita privata Noi tutti, senza eccezione, abbiamo bisogno di un certo livello di privacy, senza il quale sarebbe impossibile mantenere la propria dignità, sviluppare significative relazioni con gli altri, o semplicemente riflettere nei momenti di solitudine. La privacy è fondamentale per conoscere ed esprimere il proprio io; ci libera infatti dalla preoccupazione di essere costantemente osservati e giudicati dalle persone che ci circondano e ci permette di decidere in modo autonomo come e quando trasmettere ad altri delle informazioni che ci riguardano3. Per questi motivi, la maggior parte dei paesi riconosce almeno il diritto basilare al rispetto della vita privata e limita la possibilità che individui, enti privati o Stato possano raccogliere informazioni sulla vita privata delle persone, o monitorarle senza il loro consenso e a loro insaputa4. È importante riconoscere che il diritto al rispetto della vita privata non scompare appena usciamo da casa. Sebbene nessun essere ragionevole si aspetti di godere dello stesso identico livello di privacy per strada e nel salotto di casa propria, la maggior parte di noi si aspetta comunque di avere diritto a una certa privacy e alla legittima tutela dell’anonimato quando si trova in un luogo pubblico. In realtà, uno dei grandi piaceri di vivere nelle metropoli o in città di medie dimensioni è appunto la possibilità di perdersi nella folla senza doversi preoccupare di quello che pensano i familiari, gli amici o i colleghi. In parte, potremmo dire che è proprio tale promessa di anonimato e di libertà che attira molta gente nelle strade delle città. Parimenti, anche se poche persone, incontrando per caso un amico o un 28 CCTV_ITALIEN.indd 28 26/08/10 16:22:06 I sistemi di videosorveglianza e i diritti umani conoscente in un ristorante o in un bar, si aspettano di non essere affatto oggetto di osservazione o di eventuali critiche, esistono salde convenzioni sociali che ci aiutano a godere di un ragionevole livello di privacy in tali circostanze. È chiaro che abbiamo diritto a una certa privacy in pubblico5, anche se non possiamo pretendere che sia identica a quella di cui godiamo nello spazio privato della nostra abitazione, o della nostra auto. Per natura, i sistemi di videosorveglianza nelle aree pubbliche limitano tale diritto. Le telecamere di sorveglianza, per il semplice fatto che ci espongono al rischio di essere osservati ogni qualvolta passeggiamo per strada, ci tolgono la libertà dell’anonimato e ci rendono visibili all’occhio vigile dello Stato. Pur essendo ovvio che rinunciamo a gran parte della nostra privacy quando ci rechiamo in un luogo pubblico, non è valido l’argomento degli utilizzatori della videosorveglianza, quando sottolineano che altre persone in ogni modo ci osservano se siamo in un’area pubblica. Una cosa è essere osservati da un estraneo che passa, un’altra è essere osservato (e probabilmente ripreso) da una telecamera. Questo tipo di osservazione è di norma più prolungato, più intenso ed è intimamente connesso con il potere dello Stato. Proprio per il fatto che non 3 Per una panoramica delle varie teorie della privacy, vedi: Solove, D.J. (2002), “Conceptualizing Privacy”, California Law Review 90: 1087-1155; Solove, D.J. (2009) Understanding Privacy (Harvard University Press: Cambridge, Mass.); Nissenbaum, H. (2010), Privacy in Context (Stanford University Press: Stanford, California). 4 Una delle affermazioni più incisive di tale diritto è sancita nell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che enuncia: “Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza.” 5 Vedi: Goold, B.J. (2002), “Privacy Rights and Public Spaces: CCTV and the Problem of the ‘Unobservable Observer’”, Criminal Justice Ethics 21(1) Winter/Spring; and Goold, B.J. (2008) “The Difference between Lonely Old Ladies and CCTV Cameras: A Response to Jesper Ryberg”, Res Publica (marzo). 29 CCTV_ITALIEN.indd 29 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali possiamo vedere, né interrogare la persona dietro la telecamera, è difficile per noi sapere come comportarci quando ci rendiamo conto di essere osservati, o decidere che cosa fare al riguardo. Non sappiamo se le immagini riprese dalle telecamere saranno conservate, né sappiamo chi vi può avere accesso; non possiamo neanche essere sicuri che non saranno male interpretate o utilizzate a fini impropri. Come lo ha notato il filosofo e criminologo Andrew von Hirsch, essere osservati da telecamere di videosorveglianza “è come svolgere le proprie attività entro uno spazio dotato di specchio unidirezionale, con la consapevolezza che qualcuno ci sta osservando attraverso lo specchio, senza necessariamente sapere chi ci sta osservando o che cosa stia ricercando6.” Oltre all’evidente intrusione nella vita privata, è questa incertezza causata dalla presenza di telecamere di videosorveglianza che rappresenta una delle maggiori minacce alla nostra privacy quando ci troviamo in un luogo pubblico. Di fronte alla prospettiva di una videosorveglianza costante, è ragionevole aspettarsi che alcune persone sopportino difficilmente la perdita della privacy e cambino i loro comportamenti, non perché stanno compiendo un atto riprovevole, bensì perché non vogliono essere oggetto delle attenzioni della polizia o rischiare di essere male interpretate. È probabile che sia questo l’atteggiamento dei giovani e di certe minoranze, che possono già sentirsi ingiustamente controllate dalla polizia e dagli enti locali. Come lo ha sostenuto Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto della tutela dei dati personali: “Il fatto di sentirsi osservati cambia il nostro comportamento. In realtà, molti di noi, se sanno di essere osservati, possono autocensurarsi. Certamente è quanto avviene in presenza di una videosorveglianza diffusa e 30 CCTV_ITALIEN.indd 30 26/08/10 16:22:06 I sistemi di videosorveglianza e i diritti umani continua. Sapere che ogni nostro movimento o gesto è monitorato da una telecamera può avere un impatto psicologico e spingerci a mutare i nostri comportamenti. Il che costituisce un’interferenza nella nostra vita privata.7” In che modo gli operatori e i gestori dei sistemi di videosorveglianza devono sforzarsi di garantire che la loro presenza nelle aree pubbliche non costituisca una violazione del diritto alla vita privata o non provochi cambiamenti negativi nel nostro utilizzo degli spazi pubblici? È anzitutto essenziale che tali sistemi siano gestiti conformemente alle legislazioni locali e nazionali e che venga compiuto ogni sforzo per prevenire l’abuso delle telecamere e le intrusioni nella sicurezza del sistema. In secondo luogo, le telecamere di sorveglianza dovrebbero essere utilizzate unicamente per le finalità individuate al momento in cui è stata presa la decisione di installarle: si devono evitare i rischi di “function creep” (“scivolamento” indebito degli obiettivi verso altre finalità). I sistemi devono infine essere aperti e trasparenti e le persone incaricate della loro gestione devono essere direttamente responsabili delle loro scelte di fronte al pubblico. Nella consapevolezza che le installazioni di telecamere di videosorveglianza negli spazi pubblici hanno inevitabilmente un effetto negativo sulla privacy dei singoli individui, gli operatori e i responsabili della videosorveglianza, adottando le impostazioni sopraccitate, possono aiutare a minimizzare al 6 von Hirsch, A. (2000), “The Ethics of Public Television Surveillance” in von Hirsch, A., Garland, D. and Wakefield, A. (eds.) Ethical and Social Perspectives on Situational Crime Prevention (Hart Publishing: Oxford) 7 «Legal Restrictions – Surveillance and Fundamental Rights», discorso pronunciato da Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto della tutela dei dati personali al Palazzo di Giustizia, Vienna, 19 giugno 2009 (disponibile sul sito: ww.edps.europa.eu/.../site/.../09-06-19_Vienna_surveillance_EN.pdf) 31 CCTV_ITALIEN.indd 31 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali massimo il rischio della perdita di privacy e garantire che la sorveglianza sia legittima ed appropriata. I sistemi di videosorveglianza, la libertà di espressione e di associazione Fermo restando che le telecamere di videosorveglianza incidono negativamente sulla vita privata delle persone, l’uso delle tecnologie di sorveglianza delle aree pubbliche da parte della polizia e dei governi locali può inoltre violare altri diritti umani fondamentali. In particolare, la videosorveglianza può scoraggiare le persone a esercitare il diritto alla libertà di espressione e di associazione negli spazi pubblici. Si tratta di due diritti essenziali per il concetto stesso di autodeterminazione democratica, che devono essere tutelati per garantire a tutti la libertà di organizzarsi secondo le loro opinioni politiche, di criticare le decisioni dei loro rappresentanti eletti e di chiedere ai loro governi di rendere conto del loro operato. Se i cittadini sanno che possono essere ripresi da telecamere ogni qualvolta partecipano a un raduno o a una marcia di protesta, esiste un rischio reale che la presenza di telecamere di sorveglianza possa paralizzare la loro libertà di azione e ridurre le libertà politiche e la partecipazione democratica8. Questo punto è stato recentemente riconosciuto dal Dipartimento della sicurezza nazionale degli Stati Uniti in una valutazione dell’impatto sulla privacy di un sistema di videosorveglianza gestito dal dipartimento dell’immigrazione e delle dogane degli Stati Uniti: 8 Come affermato da Keith Boone, la tutela della privacy è “essenziale per una società democratica, [poiché] garantisce la libertà di esprimere il proprio voto, di tenere discussioni politiche e di associarsi liberamente lontano dagli sguardi e senza timore di rappresaglie.” Di conseguenza, laddove la sorveglianza minaccia la privacy, costituisce anche una minaccia per la libertà politica. Boone, C. K. (1983), “Privacy and Community”, Social Theory and Practice 9(1): 8. 32 CCTV_ITALIEN.indd 32 26/08/10 16:22:06 I sistemi di videosorveglianza e i diritti umani Le telecamere possono riprendere e registrare le immagini delle persone e fornire al governo informazioni su quello che dicono, fanno e leggono nelle aree pubbliche, per esempio filmando un determinato raduno o riunione. Il che può avere un effetto paralizzante e limitare il loro desiderio di avvalersi dei loro diritti di espressione e di associazione”9. In considerazione della minaccia potenziale che rappresenta per la libertà di espressione e di associazione, è importante che la videosorveglianza sia utilizzata unicamente per prevenire la criminalità e promuovere la sicurezza pubblica, e mai allo scopo di raccogliere informazioni sulle idee politiche o sulle attività dei cittadini. Per esempio, se le forze di polizia dovessero utilizzare la videosorveglianza per monitorare una marcia di protesta, al fine di mantenere l’ordine o di evitare violenze, devono accertarsi di non conservare le immagini delle persone, a meno di doverle utilizzare come prova nell’ambito di indagini penali. D’altra parte, qualora le immagini di una persona fossero registrate allo scopo di perseguirla per un reato penale, non dovrebbero essere successivamente trasmesse ai servizi di sicurezza o ad altre autorità incaricate di fare rispettare la legge, tranne in caso di impellente necessità. 9 Dipartimento della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Privacy Impact Assessment for the Livewave CCTV System (Settembre 17, 2009). Lo stesso punto è stato sollevato da G. Buttarelli, che ha affermato: “La videosorveglianza può scoraggiare comportamenti legittimi, quali proteste contro politiche impopolari. I partecipanti a tali manifestazioni tradizionalmente hanno il diritto di partecipare in modo anonimo a raduni pacifici, senza correre il rischio di essere identificati o di possibili ripercussioni. La situazione sta fondamentalmente cambiando.” Vedi: “Legal Restrictions – Surveillance and Fundamental Rights”, Discorso pronunciato da Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto della tutela dei dati personali, al Palazzo di Giustizia, Vienna, 19 giugno 2009, p. 8. 33 CCTV_ITALIEN.indd 33 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali Oltre a tali restrizioni, la polizia e gli altri utilizzatori della videosorveglianza nelle aree pubbliche devono garantire che il pubblico sia pienamente informato sugli scopi, il funzionamento e i regolamenti del sistema. Se si vogliono evitare gli effetti paralizzanti della videosorveglianza, non basta restringere l’utilizzo di tali sistemi e adottare adeguati e solidi provvedimenti per la tutela della privacy. Il pubblico deve inoltre essere convinto che non ci saranno abusi di tali sistemi, e che col passare del tempo non saranno utilizzati a scopi politici. E’ particolarmente importante in quei paesi in cui il processo di transizione democratica è ancora recente e dove con ogni probabilità sono ancora relativamente freschi nella memoria dei cittadini i ricordi della repressione politica. La fiducia nelle forze di polizia e nel governo è difficile da ottenere e la si può perdere facilmente, e pare evidente che il cattivo utilizzo dei sistemi di videosorveglianza a scopi politici o per altri scopi illegittimi potrebbe minare seriamente tale fiducia. Riconciliare sicurezza e sicurezza nazionale e diritti umani In certe circostanze è effettivamente legittimo e necessario sacrificare fino a un certo punto la privacy e altri diritti fondamentali, nell’interesse della sicurezza. Le nostre società devono essere in grado di difendersi nel miglior modo possibile contro le minacce. Tuttavia, l’onere della prova deve sempre risultare a carico di coloro che affermano che tali sacrifici sono necessari e che le misure proposte sono pienamente efficaci per proteggere la società. Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto della tutela dei dati personali: Vienna, giugno 2009 10 Una delle questioni più complesse che deve affron- 34 CCTV_ITALIEN.indd 34 26/08/10 16:22:06 I sistemi di videosorveglianza e i diritti umani tare la società è quella di trovare il modo di conciliare la domanda di sicurezza della popolazione con la necessità di rispettare e di tutelare i diritti degli individui. La videosorveglianza nelle aree pubbliche, nelle strade e nei centri cittadini può svolgere un ruolo essenziale per ridurre la criminalità e i disordini, ma può altresì rappresentare una seria minaccia per i diritti dei singoli individui e i diritti politici. È pertanto indispensabile che la polizia e gli altri utilizzatori della videosorveglianza tengano presenti i seguenti principi quando installano qualsiasi forma di sorveglianza nei luoghi pubblici: ➤ La videosorveglianza rappresenta inevitabilmente una violazione del diritto al rispetto della vita privata Ne deriva che la polizia e i governi locali hanno l’obbligo di fornire una giustificazione convincente e legittima per l’utilizzo delle telecamere di sorveglianza nelle aree pubbliche e di sviluppare sistemi di controllo e di rendicontazione che si sforzino di minimizzare al massimo gli effetti negativi della videosorveglianza sulla privacy dei cittadini. ➤ La videosorveglianza rappresenta una seria minaccia per l’esercizio della libertà politica Dal momento che la sorveglianza degli spazi pubblici e degli eventi da parte dello Stato può seriamente ridurre la capacità e la volontà delle persone di esercitare il loro diritto di espressione e di associazione, non deve mai essere utilizzata al fine di raccogliere informazioni sulle attività politiche dei cittadini o sulla loro adesione ad associazioni. Gli organismi che utilizzano la videosorveglianza devono essere in 10 «Legal Restrictions – Surveillance and Fundamental Rights», Discorso pronunciato da Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto della tutela dei dati personali, al Palazzo di Giustizia, Vienna, 19 giugno 2009, p.4 (disponibile sul sito: www.edps.europa.eu/.../ site/.../09-06-19_Vienna_surveillance_EN.pdf) 35 CCTV_ITALIEN.indd 35 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali grado di garantire che le telecamere non saranno utilizzate a scopo politico, o al fine di scoraggiare la partecipazione a raduni o proteste. ➤ I cittadini devono essere convinti che gli enti che uti- lizzano la videosorveglianza rispetteranno i loro diritti Occorre rilevare che uno degli aspetti forse più importanti è che i cittadini devono potere avere fiducia negli organismi che utilizzano la videosorveglianza ed essere convinti che rispetteranno i loro diritti, e tale fiducia deve essere giustificata. Anche nei casi in cui la videosorveglianza non è utilizzata per fini impropri, se il pubblico è convinto che i suoi diritti potrebbero essere violati, la presenza di telecamere può minare seriamente la fiducia nella polizia e nel governo. Non basta che gli organi che utilizzano la videosorveglianza rispettino i diritti degli individui: la gente deve essere inoltre convinta che si impegnano a tutelare la privacy e a rispettare la libertà di espressione e di associazione. Per operare la videosorveglianza, le forze di polizia e gli enti pubblici devono affrontare una delle esigenze maggiormente sentite nelle società democratiche moderne, e cioè la coerenza tra la domanda di sicurezza e l’impegno di tutelare i diritti degli individui. Per conciliare tali obiettivi, la polizia e gli altri organi devono per prima cosa cominciare col riconoscere che spetta allo Stato giustificare la necessità di osservare i cittadini, e non ai cittadini spiegare perché non vorrebbero essere osservati. Se si trascura questa verità fondamentale, sarà solo questione di tempo prima che la videosorveglianza incominci a compromettere certi diritti. 36 CCTV_ITALIEN.indd 36 26/08/10 16:22:06 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza Peter Squires, Professore di Criminologia e Politiche Pubbliche, Università di Brighton Fin dagli anni ’90, la Gran Bretagna ha stanziato massicci investimenti per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza, al punto che il paese conta attualmente il numero più elevato di impianti di questo tipo rispetto al resto del mondo. La questione della proliferazione della videosorveglianza e del diritto dei cittadini al rispetto della vita privata e delle libertà fondamentali ha suscitato appassionati dibattiti nel corso delle ultime elezioni generali. È vero che la videosorveglianza ha contribuito a diminuire la criminalità nel Regno Unito? Che lezioni si possono trarre dall’esperienza britannica? Risponde a tali interrogativi Peter Squires, Docente di criminologia e di politiche per la sicurezza presso l’Università di Brighton. ➤ Il dispiegamento dei sistemi di videosorveglianza nel Regno Unito può fornire ad altre società un’ottima opportunità per trarre utili insegnamenti. Alcuni potrebbero ritenere che persino questa affermazione sia un punto di partenza troppo controverso. Come lo ha sostenuto la Professoressa Marianne L. Gras nel suo articolo del 2004, The Legal Regulation of CCTV in Europe, anche se il Regno Unito è probabilmente stato il primo paese in Europa in termini di importanza dei suoi investimenti in materia di videosorveglianza, altri esperti non sono così convinti che i meccanismi britannici di vigilanza giuridica e politica siano andati di pari passo o che il modello britannico debba essere seguito dappertutto. 37 CCTV_ITALIEN.indd 37 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali Nel corso degli ultimi vent’anni, il governo britannico è stato il leader mondiale per quanto riguarda gli investimenti in materia di videosorveglianza. Come lo ha affermato senza mezzi termini il Ministero britannico dell’Interno: «Sotto molti punti di vista, abbiamo guidato il resto del mondo, a partire dalle prime introduzioni della videosorveglianza negli anni ’70, fino al massiccio incremento degli impianti e dell’uso degli anni ’90.» Soltanto tra il 1999 e il 2003, circa 170 milioni di sterline (corrispondenti più o meno a 200 milioni di euro del 2010) sono stati messi a disposizione delle autorità locali per il finanziamento della videosorveglianza, nel quadro di un processo di gare di appalto, con il risultato che oltre 680 programmi di videosorveglianza sono stati installati nei centri città e altre aree pubbliche in tutta la Gran Bretagna. Come è forse comprensibile, con la rapida estensione di una tecnologia relativamente ancora nuova e poco conosciuta, furono commessi molti errori; ci è voluto del tempo, e talvolta la lezione è stata dura, prima che si potessero trarre insegnamenti su quello che la videosorveglianza poteva o non poteva ottenere. Benjamin Goold, Professore associato alla Facoltà di legge dell’Università della British Columbia, e precedentemente professore incaricato a Oxford, nel 2004 aveva già osato affermare che, per quanto il Governo fosse disposto a finanziare lo sviluppo di nuovi sistemi di videosorveglianza in molte città britanniche, «apparentemente non dimostra grande interesse per accertarsi che funzionino effettivamente». Ne deriva che la videosorveglianza si è sviluppata molto rapidamente nel Regno Unito, più rapidamente, in realtà, di quando fosse giustificato dal suo impatto o dalla sua efficacia, dal momento che nelle aree in cui era stata installata il suo effetto è parso piuttosto trascurabile sulla diminuzione del tasso di criminalità. 38 CCTV_ITALIEN.indd 38 26/08/10 16:22:06 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza Malgrado ciò, ha prevalso un’ondata di grandi aspettative, per niente realistiche, sostenute in parte dalla “diabolica alleanza» di dirigenti della polizia entusiasti, di direttori marketing dell’industria della sicurezza e di cittadini timorosi, fiduciosi nelle capacità della videosorveglianza di risolvere molti dei problemi di criminalità e di ordine pubblico delle nostre città. Come indicato nelle conclusioni di una valutazione del Ministero dell’interno del 2005: «la [videosorveglianza] è stata “venduta” dai vari governi successivi come la risposta ai problemi della criminalità. Pochi degli enti che si precipitarono per ottenere i fondi disponibili hanno intravisto la necessità di dimostrare la sua efficacia....eppure raramente il suo utilizzo si è rivelato la miglior risposta possibile per contrastare la criminalità in certe specifiche circostanze.» Con l’aumento degli investimenti negli impianti di videosorveglianza da parte di altri paesi, l’esperienza del Regno Unito può fornire utili insegnamenti, grazie al trasferimento delle esperienze, aiutando a evitare gli errori, a sviluppare migliori prassi, a chiarire le questioni in sospeso e perfino a risparmiare denaro pubblico. Può inoltre dare vita a linee politiche comprovate dai fatti. In un processo decisionale che verte sulla questione fondamentale del potere statale e della sicurezza, da un lato, e del rispetto della privacy e dei diritti dei cittadini, dall’altro lato, le tematiche riguardanti la gestione, la governance e il controllo dei sistemi di videosorveglianza nel Regno Unito possono fornire ad altri paesi un’utile base sulla quale definire le loro politiche. L’esperienza britannica può essere un valido insegnamento per il Forum europeo per la sicurezza urbana, che mira a sviluppare un carta etica europea di buone prassi in materia di videosorveglianza. Più generalmente, l’esperienza britannica 39 CCTV_ITALIEN.indd 39 26/08/10 16:22:06 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali può inoltre confermare una scomoda verità sulle politiche a favore dell’ordine pubblico e della sicurezza. Come già sottolineato da David Garland nel 2001, nel suo libro The culture of control, «Le strategie di controllo della criminalità … non sono state adottate perché hanno dimostrato di potere risolvere i problemi.» Le linee politiche e le strategie spesso sono adottate perché sono vantaggiose, popolari, poco onerose, coerenti con priorità esistenti, o sostenute da interessi dominanti. Stephen Savage (Professore di criminologia e Direttore dell’Istituto di studi sulla giustizia penale dell’Università di Portsmouth) ha rilevato che molte politiche in materia di sicurezza degli anni ’90 sono state essenzialmente stimolate dalla politica e dall’ideologia, piuttosto che dalla ricerca. È quindi plausibile sostenere che i vari «CCTV challenge» le gare per i finanziamenti organizzate dal Ministero dell’Interno fin dagli anni ’90 e le loro forme, che corrispondevano ad appalti per i finanziamenti basati su partenariati pubblico-privato, ricercavano tanto l’avvio di partnership per la prevenzione della criminalità locale quanto la possibilità di finanziare la videosorveglianza stessa. Si può sostenere che l’industria della videosorveglianza nel Regno Unito è stata la straordinaria beneficiaria di un concorso di circostanze eccezionali e delle proprie campagne pubblicitarie. Una prossima volta, le cose potrebbero andare diversamente. In un’epoca in cui le minacce rappresentate dalla criminalità, dalla violenza, dai disordini e dal terrorismo provocano nuove domande in materia di sicurezza, che tradiscono l’allarme delle popolazioni, e in cui si spalancano per le industrie della sicurezza prospettive allettanti di nuovi mercati lucrativi, la ricerca dovrebbe orientare i propri studi su due aspetti essen- 40 CCTV_ITALIEN.indd 40 26/08/10 16:22:06 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza ziali: garantire che i provvedimenti adottati per la prevenzione della criminalità diano effettivamente i vantaggi promessi, accertarsi che tali provvedimenti non diventino dei mezzi onerosi destinati a intensificare certe politiche in materia di ordine pubblico e di sicurezza già problematiche e disfunzionali, aumentando per esempio i poteri della polizia rispetto ai diritti dei cittadini, o aggravando le tensioni sociali tra i presunti «cittadini innocenti» e «gli altri», demonizzando la gioventù e altri gruppi «visibili», sovvenzionando la sicurezza delle persone agiate e spostando i rischi di criminalità in aree già vulnerabili, facilitando quindi l’emergere di un ordine pubblico condizionato dall’avversione al rischio e in fin dei conti meno responsabile. Loic Wacquant, autore e sociologo francese, ha constatato tali evoluzioni negli USA nell’ultimo decennio e mette in guardia gli europei contro il rischio di cercare di affrontare i problemi della criminalità unicamente mediante provvedimenti di giustizia penale e misure di sicurezza. Fa rilevare che: «Qualsiasi linea politica che affermi di volere affrontare persino la criminalità violenta con strumenti di giustizia penale si condanna da sola all’inefficacia..... aggravando il male che vuole curare.» Di conseguenza, l’adozione della videosorveglianza nel Regno Unito, che assomiglia alla ricerca della «pallottola magica», destinata a sanare ogni male, accompagnata da un’ondata di sostegno pubblico populista e male informato, non costituisce necessariamente la via che potremmo raccomandare ad altri paesi di seguire ciecamente. Non tanto perché la tecnologia non ha procurato i vantaggi promessi (alcuni dei quali erano comunque esagerati, irrealistici o ir- 41 CCTV_ITALIEN.indd 41 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali ragionevoli), ma piuttosto perché l’adozione della videosorveglianza richiede la presa in considerazione di molti altri fattori nel campo dell’applicazione della legge e delle prassi da seguire per contrastare la criminalità, se si vuole che tale tecnologia sia integrata in modo efficace nelle infrastrutture della giustizia penale e della sicurezza. Al di fuori del Regno Unito, i cittadini e le autorità possono trovare risposte a tali questioni in modi completamente diversi, e possono desiderare di installare telecamere di videosorveglianza per aiutarli a risolvere altri tipi di problemi. In un certo senso, questo deve essere proprio il primo punto della nostra riflessione. Piuttosto di chiederci: che cosa può fare per noi la videosorveglianza? Dovremmo invece chiederci: Quali problemi vogliamo affrontare e in che modo la videosorveglianza potrebbe aiutarci a risolverli? Prospettive in materia di mantenimento dell’ordine e di contrasto alla criminalità A partire dal 2007, pur riconoscendo che era ancora in corso un “dibattito» sulla questione dell’effettiva «efficacia della videosorveglianza per ridurre e prevenire la criminalità», il Ministero dell’interno britannico e l’Associazione dei funzionari di polizia (ACPO) hanno riconosciuto francamente che la videosorveglianza ha contribuito a «proteggere i cittadini e ad assistere la polizia» malgrado il fatto che i sistemi di videosorveglianza siano stati sviluppati in modo frammentario, con pochi orientamenti strategici, poco controllo e poche regolazioni e che tale approccio ha impedito di massimizzare il potenziale delle nostre infrastrutture di videosorveglianza». Tale «assenza di approccio coordinato per lo sviluppo della videosorveglianza,» prosegue il rapporto, «presenta rischi significativi in termini di compatibi- 42 CCTV_ITALIEN.indd 42 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza lità dei sistemi, di costi per avere accesso alle immagini e di perdite potenziali nel campo dell’efficacia operativa.» Ciononostante, come abbiamo notato, oltre a queste questioni essenzialmente operative in materia di valore, impatto ed efficacia, ci sono molte altre questioni riguardanti la democrazia, i diritti, la cittadinanza, il controllo, la responsabilità e i mezzi di ricorso, che incidono negativamente sulla fiducia del pubblico in materia di mantenimento dell’ordine. Le società che sviluppano i propri sistemi di videosorveglianza devono prendere in considerazione anche tali aspetti, e non soltanto quelli di ordine tecnico. Malgrado il fatto che le forze di polizia si dimostrino attualmente disposte a riconoscere le critiche che gli ambienti accademici e quelli della ricerca hanno formulato da oltre un decennio, la risposta non implica necessariamente lo smantellamento del complesso sistema di videosorveglianza attualmente in funzione. È stata invece avanzata la proposta di una «strategia nazionale» per affrontare gli insuccessi dell’espansione fino ad ora «selvaggia e incrementale» degli impianti in questi ultimi anni. Naturalmente non sarebbe la prima volta che i decisori politici in materia di giustizia penale, al fine di superare un insuccesso, invocano una dose «maggiore e migliore» di una soluzione già applicata nel passato e rivelatasi insufficiente. Non è certo sorprendente che la British Security Industry Association, l’organizzazione che raggruppa le aziende della sicurezza del Regno Unito, non abbia accolto con favore tale impostazione e che il loro portavoce abbia fatto notare che, per quanto la crescita della videosorveglianza sia stata forse frammentaria, le colpe sono delle forze dell’ordine, che non hanno saputo massimizzare il potenziale dei loro sistemi. 43 CCTV_ITALIEN.indd 43 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali Come in altri settori della giustizia penale, pare prevalere una preoccupante ‘circolarità del pensiero’. Qualunque siano i problemi associati alla videosorveglianza, la soluzione proposta è una maggiore videosorveglianza, e sia la polizia, che l’industria della sicurezza sembrano concordare su questo semplice fatto. La questione essenziale, però, ed è questo l’insegnamento per gli altri paesi, è di cercare di pensare al di fuori di questo schema specifico e riduttore, andando oltre le telecamere di videosorveglianza. Più recentemente, un’altra fonte di polizia ha dato un sostegno entusiasta alla videosorveglianza. Nella sua controversa autobiografia, The Terrorist Hunters, l’ex Commissario aggiunto della polizia londinese, Andy Hayman, ha citato il contributo significativo che a suo avviso le tecnologie di videosorveglianza stanno fornendo alla tutela dell’ordine pubblico: «Malgrado le preoccupazioni espresse da gruppi della società civile, le telecamere di videosorveglianza, gli impianti di intercettazione e i database che raccolgono le nostre mail e le nostre telefonate, i casellari giudiziari e i registri delle immatricolazioni delle auto, e ogni altro sistema a cui si possa pensare stanno ottenendo ottimi risultati per arrestare i criminali e i terroristi.» Questo breve commento, con i punti che rende espliciti e quelli che tace, si ricollega alle innumerevoli tematiche che sono il nocciolo della questione, ossia quale ruolo svolga realmente la videosorveglianza per una gestione efficace della sicurezza pubblica. Anzitutto, Hayman elogia il contributo delle tecnologie di sorveglianza ”malgrado le preoccupazioni espresse da gruppi della società civile», come se ci fosse sempre una contraddizione tra il mantenimento dell’ordine e la libertà. Non è necessariamente 44 CCTV_ITALIEN.indd 44 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza il caso, ma il dibattito risale all’istituzione della prima forza di polizia a Londra. Robert Peel, il fondatore della Metropolitan Police nel 1829, aveva osservato, «La libertà non consiste nel permettere a bande organizzate di ladri di svaligiare le vostre case, né nel lasciare la notte le principali vie londinesi alla mercé di donne ubriache e di vagabondi. Una sorveglianza adattata, gestita adeguatamente e controllata efficacemente può migliorare la sicurezza delle persone, la sicurezza pubblica e la libertà.» Hayman si riferisce anche a tecnologie di sorveglianza diverse dalla videosorveglianza, ponendo l’accento sul fatto che tutto il settore del mantenimento dell’ordine e della sicurezza ha avuto una rapida evoluzione nel corso degli ultimi anni, al punto che le implicazioni sociali, il diritto e i principi di governance non si sono ancora adeguati al potenziale tecnologico.. Eppure, può verificarsi una sorta di «deriva», quando le tecnologie sono utilizzate in modi diversi non previsti, con conseguenti investimenti costosi e inadeguati e presunte soluzioni («adattamenti tecnologici») inefficaci, che suscitano scetticismo e disillusione quando il sistema non dà i risultati auspicati. Alcuni di questi problemi si sono certamente posti con l’utilizzo della videosorveglianza nel Regno Unito, per esempio al momento delle indagini per gli attentati suicidi di Londra del 2005, «a causa della mancanza di integrazione del sistema, della scarsa qualità delle immagini e delle difficoltà per recuperare le sequenze riprese dalle telecamere digitali», come lo ha riconosciuto l’Associazione dei funzionari di polizia (ACPO). Inoltre, almeno uno studio è giunto alla conclusione che una migliore illuminazione delle strade potrebbe avere un impatto significativamente più positivo sulla criminalità della 45 CCTV_ITALIEN.indd 45 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali videosorveglianza (Farrington and Welsh, 2002) – e l’illuminazione pubblica è molto meno cara. Hayman parla dell’uso delle tecnologie di videosorveglianza per «arrestare i criminali e i terroristi», mentre l’adozione dei sistemi di videosorveglianza delle aree pubbliche del Regno Unito era basata sul potenziale di prevenzione delle telecamere. Si era ritenuto che la videosorveglianza, operata in situazioni di prevenzione della criminalità, avrebbe costituito un deterrente per i delinquenti, rendendoli visibili e identificabili in aree relativamente poco sorvegliate. Entrambi questi approcci suggerivano una relazione tra la sorveglianza e la scelta razionale, ossia si riteneva che il fatto di sapere di essere osservati e ripresi avrebbe influenzato il comportamento dei delinquenti e li avrebbe dissuasi dal commettere infrazioni. Nella pratica, tuttavia, la videosorveglianza ha dimostrato di avere un impatto relativamente ridotto su certi tipi di reati, per esempio la violenza interpersonale (forse perché dovuta all’influenza dell’alcol). In realtà, pochissimi dei programmi lanciati per valutare l’efficacia delle telecamere sulla criminalità nei centri cittadini approfondirono il loro esame; si limitarono, nella maggior parte dei casi a una valutazione dell’impatto della videosorveglianza basandosi sulle statistiche del tasso di criminalità. Ci furono successivamente pochissimi studi per esaminare gli effetti della videosorveglianza sulla gestione degli incidenti, la raccolta di prove, la preparazione dei casi e delle incriminazioni, anche se perfino i funzionari di polizia si rendevano conto che proprio in tale campo si sarebbero potuti riscontrare alcuni dei vantaggi più importanti del sistema. Un ultimo punto in merito ai commenti di Hayman riguarda quello che potremmo definire il «punto di vista della polizia». I più entusiasti sostenitori della 46 CCTV_ITALIEN.indd 46 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza videosorveglianza sono sovente proprio i membri delle forze dell’ordine, che mostrano interesse a provare qualsiasi nuova tecnologia per il controllo della criminalità venga loro esposta. La polizia non è tuttavia l’organo più adatto per l’analisi del problema, e a lungo la videosorveglianza è stata paragonata nel Regno Unito a una «cura alla ricerca della malattia». C’era forse una forte sensazione che la videosorveglianza avrebbe potuto – e anzi che avrebbe dovutoincidere positivamente sui livelli di criminalità, ma si disponeva di scarse prove della sua efficacia. Alcuni osservatori hanno affermato con scetticismo che i dirigenti della polizia forse adottavano la videosorveglianza per potere risparmiare delle risorse e ridurre le pattuglie di polizia in certe aree. In altri periodi, sono stati citati il potere della lobby e il marketing dell’industria della sicurezza. In tal modo, il marketing può avere generato aspettative non realistiche sui risultati che si potevano ottenere grazie alle telecamere di sicurezza. La valutazione delle prime installazioni di videosorveglianza si è quindi limitata alle semplici questioni dell’impatto sulla riduzione della criminalità, trascurando il ruolo potenzialmente più vasto che potrebbero svolgere le tecnologie di videosorveglianza in altri settori più vasti per il mantenimento dell’ordine: possiamo forse dire che questo è un esempio di visione limitata. Quando si esaminano futuri sistemi di videosorveglianza, o quando si devono ammodernare o sviluppare quelli esistenti, tali questioni devono essere prese adeguatamente in considerazione, poiché certi sistemi devono potere essere adattati per una varietà di finalità, come lo hanno riconosciuto il Ministero dell’Interno e l’ACPO. La squadra dell’APCO incaricata della videosorveglianza si lamenta che»la qualità delle immagini riprese con i sistemi di videosorveglianza varia note- 47 CCTV_ITALIEN.indd 47 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali volmente», mentre è dimostrato che «oltre l’80% delle riprese fornite alla polizia sono lungi dall’essere ideali, soprattutto se sono utilizzate per consentire l’identificazione del sospetto». Infine, nel settore della videosorveglianza, come in altri settori di lotta alla criminalità, è importante esaminare l’aspetto riguardante il controllo effettuato da staff civile, la responsabilità pubblica e il monitoraggio indipendente. Non solo per aiutare il pubblico a comprendere le finalità della videosorveglianza, ma per anche per farla accettare; oltre a migliorare la fiducia dei cittadini, può accrescere l’efficacia dei sistemi di tutela dell’ordine pubblico. È un aspetto spesso trascurato, anche in un recente documento del Ministero dell’Interno britannico sulla strategia in materia di videorveglianza, che sottolinea la necessità di una collaborazione tra i vari organi, l’importanza del coinvolgimento dei soggetti interessati locali e dei partner e il bisogno di una governance e di un controllo efficace delle tecniche di videosorveglianza, ma non si pronuncia sugli aspetti della responsabilità locale dinanzi ai cittadini. Viene fatto riferimento ai processi nazionali di ispezione e di controllo e alle figure dell’Information Commissioner (il Garante per la protezione dei dati) e il Surveillance Commissioner, ma si trascurano gli accordi locali, anche se esistono molti buoni esempi e modelli cui ispirarsi. Questo, al contrario, potrebbe essere un settore nel quale culture politiche diverse, o differenti tradizioni nel campo della lotta alla criminalità potrebbero suggerire soluzioni alternative. Dopo tutto, non si vogliono imporre soluzioni»che vadano bene per tutti» nelle varie culture europee, ma piuttosto si cerca di stimolare il dibattito su questioni che si sono dimostrate rilevanti al momento di prendere in considerazione la videosorveglianza. 48 CCTV_ITALIEN.indd 48 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza Come lo ha sostenuto Gras, numerosi altri paesi di diversa cultura, tra cui la Germania, la Francia, i Paesi Bassi e la Svezia possono esigere norme più stringenti di quelle del Regno Unito. La Sig.ra Riches, da parte sua, ha sottolineato nel suo discorso alla conferenza del FESU a Saragozza che nel Regno Unito la videosorveglianza si è sviluppata in modo essenzialmente pragmatico, senza preoccuparsi troppo delle questioni di monitoraggio e di responsabilità, se non quando i sistemi erano già installati e funzionanti. CONCLUSIONI Analisi del problema e messa in opera Dopo avere esaminato l’insieme della questione, possiamo trarre alcuni insegnamenti importanti dalle migliori esperienze del Regno Unito in materia di installazione e utilizzo delle tecniche di videosorveglianza. Anzitutto, direi che vale la pena notare le conclusioni, in un certo qual senso sorprendenti, di Martin Gill e Angela Spriggs nella loro valutazione del 2005, effettuata per il Ministero dell’interno britannico: Sarebbe facile concludere che … la videosorveglianza non è efficace: la maggior parte dei programmi valutati non hanno ridotto il tasso di criminalità, e anche nei casi in cui si è riscontrata una diminuzione, essa non era dovuta essenzialmente alla videosorveglianza; d’altro canto, i programmi di videosorveglianza non hanno dato un maggior senso di sicurezza alle persone, né tantomeno hanno mutato i loro comportamenti. Con tali conclusioni, ci si potrebbe chiedere perché i sistemi di videosorveglianza si siano talmente sviluppati nel Regno Unito, fino a raggiungere le dimensioni attuali. A parte le questioni politiche, dobbiamo anche tenere conto di altri fattori legati all’implementazione dei sistemi di videosorve- 49 CCTV_ITALIEN.indd 49 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali glianza, che spesso sono stati presi in considerazione troppo tardi e troppo lentamente dai gestori della sicurezza e dalla polizia, in particolare. Come lo hanno rilevato Gill e Spriggs, è fuorviante affermare che la videosorveglianza sia stata un fallimento, come del resto sono state esagerate le promesse dell’industria della sicurezza. Per un’affermazione meno assoluta e maggiormente corroborata dai fatti, occorre tenere presente un certo numero di questioni ed esaminare alcuni fattori. Il tasso di criminalità e gli atti criminosi da soli non sono necessariamente un buon indicatore della criminalità o dei problemi di disordini, o dei timori e delle preoccupazioni della popolazione in un’area determinata, né della qualità e della percezione della sicurezza nei quartieri delle città. Le iniziative per il mantenimento dell’ordine e per la prevenzione della criminalità devono prendere in considerazione tale complessità. Occorre poi esaminare i ruoli e le complesse finalità dei sistemi di videosorveglianza: lo sviluppo dei sistemi di intelligence, la raccolta di prove, la gestione degli incidenti e il mantenimento dell’ordine pubblico devono essere debitamente riconosciuti. La riduzione della criminalità, grazie alla prevenzione o agli effetti deterrenti, non è l’unico risultato. Quanto è essenziale, è avere una visione chiara dell’insieme delle finalità. Lo ha ben indicato il Ministero dell’Interno nella sua valutazione della messa in opera dei progetti di videosorveglianza, che risale al 2003: «Nel considerare quale tipo di meccanismo di prevenzione della criminalità occorre utilizzare, è importante conoscere chiaramente i problemi dell’area e sapere con precisione quali sono le capacità del sistema di videosorveglianza. Se non c’è incontro tra 50 CCTV_ITALIEN.indd 50 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza queste due esigenze, la videosorveglianza non è la soluzione giusta.» Infine, i sistemi di videosorveglianza devono essere integrati nelle iniziative già esistenti per la gestione dell’ordine e della criminalità. Potrebbe essere necessario cambiare altri processi di contrasto della criminalità. Era del tutto irrealistico immaginare che la videosorveglianza potesse avere un impatto duraturo da sola. Parimenti, le priorità della polizia dovevano essere determinate rispetto ai problemi che richiedevano una soluzione non fondata sul presupposto che fosse necessaria una sorveglianza mediante telecamere. A partire dal 1999, le direttive del Ministero dell’interno in materia di partenariati per lo sviluppo della videosorveglianza hanno insistito sul fatto che ogni richiesta di finanziamento doveva esporre «i criteri per individuare un meccanismo adeguato di prevenzione della criminalità». Vale a dire che le proposte per installare la videosorveglianza dovevano essere sostenute dalla dimostrazione di «principi teorici sicuri per una riduzione della criminalità, sulla base dei quali era ritenuto plausibile che meccanismi adeguati permettessero al sistema di videosorveglianza di agire contro la criminalità o i problemi di disordini, nel contesto attuale.» Gill e Spriggs hanno tuttavia indicato nella loro relazione finale che anche nei casi in cui i progetti di videosorveglianza avevano obiettivi chiari, che «dovevano essere indicati nei documenti della gara di appalto «, questi ultimi «spesso non costituivano il motore trainante del progetto… e raramente erano integrati nella pratica quotidiana». Pertanto, anche quando le candidature per l’ottenimento dei finanziamenti contenevano una dimostrazione e un’ana- 51 CCTV_ITALIEN.indd 51 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali lisi dei problemi, spesso erano trascurate non appena ottenuto il finanziamento. Riduzione della criminalità e impatti sulla sicurezza della collettività Nel proclamare che «è in atto un dibattito sull’efficacia della videosorveglianza per ridurre e prevenire la criminalità»,il documento National CCTV Strategy del 2007 del Ministero dell’Interno cercava, come del resto era comprensibile, di mantenere vivo il dibattito. Infatti, le dimostrazioni fornite dalle ricerche e dalle valutazioni, in cui si notano risultati contrastanti, insignificanti o altrimenti deludenti o inaffidabili, forniscono un quadro più convincente. Numerose valutazioni di sistemi di videosorveglianza a livello locale sono state effettuate nel Regno Unito dopo le varie ondate successive di installazioni di tali impianti, anche se non sempre sono state molto rigorose dal punto di vista metodologico e si sono spesso limitate a una valutazione dell’impatto. Molte furono anche condotte a troppo breve scadenza per fornire una dimostrazione affidabile della loro reale influenza sui trend e sui modelli di criminalità. Detto ciò, numerosi progetti più estesi e/o analoghi cominciarono a farsi strada successivamente, accanto a una maggiore esperienza nel campo della valutazione. Nel 2002, Brandon Welsh e David Farrington hanno intrapreso per il centro ricerche del Ministero dell’Interno un’indagine relativa alla valutazione di 46 progetti di videosorveglianza in tutto il mondo. I risultati furono piuttosto contrastanti, poiché la metà degli studi «ha constatato un effetto positivo sulla criminalità» sebbene cinque di essi abbiano rilevato un impatto «non desiderato» e altri cinque non rilevarono alcun impatto significativo. I programmi di videosorveglianza nel Regno Unito in ge- 52 CCTV_ITALIEN.indd 52 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza nerale mostrarono maggiori impatti rispetto a quelli del Nord America. Inoltre, è stato notato che la videosorveglianza “non aveva un effetto sui reati violenti, bensì.....un effetto significativo e desiderabile sulle infrazioni relative alla guida degli autoveicoli «, e sulle infrazioni nei parcheggi. Infine, «nei centri città e nelle zone residenziali, è stato dimostrato che la videosorveglianza ha ottenuto una riduzione trascurabile della criminalità, intorno al due per cento nelle aree controllate». Nell’indicare che gli «studi sulla sorveglianza» erano ancora un tema relativamente nuovo, gli autori hanno suggerito la necessità di portare avanti ulteriori ricerche sia sulle condizioni ottimali per l’efficacia della videosorveglianza, che sui meccanismi che consentono di ottenere risultati positivi. È parso piuttosto evidente che era necessaria una serie appropriata di interventi per conseguire i migliori risultati. Gli autori hanno concluso con un certo ottimismo che «la videosorveglianza riduce la criminalità in misura ridotta». Hanno inoltre consigliato di fare in modo che «i futuri programmi di videosorveglianza siano implementati attentamente in diverse località e utilizzino impostazioni di valutazione di alta qualità con lunghi periodi di follow-up. Alla fine, un approccio alla prevenzione della criminalità basato su fatti comprovati e che utilizzi il massimo livello di conoscenze scientifiche disponibili offre il miglior mezzo per costruire una società più sicura.» Tali conclusioni sull’impatto della videosorveglianza sono state confermate in numerosi altri studi analoghi, e in particolare nel vasto studio nazionale condotto nel 2005 da Gill e Spriggs. Questi ultimi hanno altresì concluso che la videosorveglianza sembra avere effetti limitati in materia di riduzione della criminalità nei centri città e nelle zone residen- 53 CCTV_ITALIEN.indd 53 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali ziali, ma pare funzionare meglio in ubicazioni con superfici relativamente ristrette e ad accesso controllato (ospedali, parcheggi, centri commerciali). La videosorveglianza ha dimostrato inoltre di avere scarsi risultati sulla violenza impulsiva e sui reati legati al consumo di alcol, ma migliori risultati per reati più premeditati. Come negli altri studi, gli autori hanno inoltre fatto notare gli effetti «alone“ ossia, in altri termini, la riduzione della criminalità nelle aree adiacenti e il suo spostamento verso altre zone. Le caratteristiche tecniche dei singoli sistemi sembrano avere influenze o marginalmente positive, o negative sull’efficacia dei sistemi, ma la loro rilevanza globale è relativamente minima. Infine, le indagini presso membri della popolazione in tutte le aree in cui esiste un sistema di videosorveglianza hanno indicato pochissimi elementi che permettono di individuare cambiamenti significativi nel comportamento o a livello dei timori e delle preoccupazioni riguardanti la criminalità. Gill e Spriggs hanno così concluso: «La videosorveglianza valutata sulla base delle prove presentate in questa relazione non può essere considerata un successo. È costata ingenti somme di denaro, e non ha generato i vantaggi previsti.» Tuttavia, hanno proseguito, si sono tratti degli insegnamenti e la tecnologia si sta rapidamente migliorando, con un nuovo sistema di riconoscimento biometrico «come conseguenza diretta di un evento», proattivo «intelligente», che propone nuove opportunità per la gestione della sicurezza, e nel contempo rappresenta nuove minacce e nuove sfide. Essenzialmente, le loro conclusioni «basate sulle prove» costituiscono un avvertimento nei confronti della ‘facilistica’ ricerca di nuove soluzioni tecniche. La videosorveglianza altro non è se non uno stru- 54 CCTV_ITALIEN.indd 54 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza mento, e laddove si è avvertito che è stata un insuccesso, si è compreso che era dovuto soprattutto al fatto che le aspettative erano troppo ambiziose, oppure perché era utilizzata in luoghi non adeguati e per problemi per i quali non era adatta. In tali casi, la videosorveglianza può essere stata male programmata o implementata in modo inappropriato, oppure forse non era stata integrata efficacemente nelle altre strategie in materia di sicurezza e nei sistemi di gestione dell’ordine pubblico della collettività. Kevin Haggarty, criminologo canadese esperto in videosorveglianza, nota che forse uno dei miti seducenti che dobbiamo mettere in discussione è la semplice ipotesi che esistano «soluzioni di sorveglianza» per i problemi sociali. Quella che il Ministero dell’Interno ha chiamato nel 2007 «la ricerca… della panacea della videosorveglianza» può rivelarsi futile. Tali «soluzioni» genereranno senza alcun dubbio ulteriori problemi e dilemmi. Tra le questioni da prendere in esame in questa sede potremmo esaminare i maggiori beneficiari della videosorveglianza protettiva: i centri città del Regno Unito, le aree ad alto valore di mercato sono stati i primi a trarne vantaggio, contrariamente alle zone residenziali, ai parchi giochi per i bambini o alle scuole. Non erano necessariamente quelle le priorità più ovvie della collettività, né le aree che più ne avevano bisogno, ma la natura degli accordi per i finanziamenti nei primi programmi faceva sì che i loro occupanti potessero più facilmente degli altri permettersi di stanziare i co-finanziamenti richiesti per gli investimenti. Sorge quindi un’altra questione sulle disuguaglianze: contro chi sono essenzialmente rivolte le telecamere, in altri termini, chi sono le persone più frequentemente sotto sorveglianza. Le questioni legate ai pro- 55 CCTV_ITALIEN.indd 55 26/08/10 16:22:07 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali cessi di sorveglianza sollevano profondi interrogativi di ordine sociale ed etico. Questi interrogativi etici vanno dalla definizione dei problemi di criminalità e di sicurezza che stiamo cercando di risolvere, fino alla progettazione, al monitoraggio e all’integrazione dei sistemi. Comprendono inoltre i processi per il controllo, il monitoraggio, la valutazione, la responsabilità e le procedure di ricorso che devono essere parte integrante di tutte le strategie efficaci per la sicurezza della comunità. Se tali questioni non sono prese in considerazione a ogni livello, e a ogni tappa, emergeranno probabilmente altri problemi, che sminuiranno l’efficacia del sistema stesso. Per quanto sofisticato possa essere un sistema dal punto di vista tecnico, la sua efficacia dipenderà dai suoi operatori e migliorerà la sicurezza della collettività unicamente se soddisferà le esigenze e rassicurerà i cittadini per i quali è stato creato. Non dimentichiamo quanto hanno scritto Gill e Spriggs: «Non ci si deve aspettare troppo dalla videosorveglianza. Rappresenta più di una semplice soluzione tecnica; richiede l’intervento umano per offrire il massimo della sua efficacia e i problemi che aiuta a trattare sono molto complessi. Può aiutare a ridurre la criminalità e a stimolare il senso di sicurezza dei cittadini e può anche produrre altri vantaggi. Tuttavia, per ottenerli, occorre un maggiore riconoscimento del fatto che ridurre e prevenire la criminalità non è semplice e che soluzioni male preparate hanno scarse probabilità di funzionare, per quanto rilevanti possano essere gli investimenti realizzati». NOTA: questa è una versione modificata del documento del Professor Squires. La versione completa è disponibile on line sul sito: http://www.brighton.ac.uk/sass/contact/details.php?uid=pas1 56 CCTV_ITALIEN.indd 56 26/08/10 16:22:07 Valutare la videosorveglianza: insegnamenti che si possono trarre da una cultura della sorveglianza Referenze bibliografiche Armitage, R. 2002 To CCTV or not to CCTV? London, Nacro. Brown, B. 1995 CCTV in Town Centres: Three Case Studies, Crime Prevention and Detection Series, no.73. London: HMSO. Deane, A. and Sharpe, D. 2009 Big Brother is watching: A comprehensive analysis of the number of CCTV cameras controlled by local authorities in Britain in 2009. 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Il principio “Privacy by Design” sta acquistando rapidamente sempre maggiore importanza nelle politiche di tutela dei dati e nell’ingegneria del software. L’Ue sta promuovendone l’idea e la sostiene in quanto nuova norma nelle Linee guida per la videosorveglianza del Garante europeo sulla protezione dei dati (GEPD) (Bruxelles, 17 marzo 2010, p. 10):“La tutela dei dati e della vita privata dovrebbe essere inclusa nelle esigenze e nelle specifiche della progettazione della tecnologia utilizzata dalle istituzioni e nelle loro prassi”. ➤ Sono convinto che sia questa l’impostazione da seguire, ma sono necessarie due condizioni perché tale idea possa avere successo: ➤1 – Si deve comprendere che il principio Privacy by Design o le applicazioni per il miglioramento della privacy (Privacy Enhancing) rientrano in un approccio globale di innovazione tecnologica, chiamato talvolta Value Sensitive Design o Design for Values, ossia la progettazione che prende in considerazione i valori 61 CCTV_ITALIEN.indd 61 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali etici. È un approccio che richiede una metodologia specifica, al fine di evitare le improvvisazioni nel campo dell’ingegneria del software, che potrebbero accrescere il rischio di una mancanza di trasparenza, di attendibilità o di responsabilità; ➤2 - Il concetto “Privacy by Design” può rivelarsi un successo unicamente se si hanno idee precise sui valori morali su cui deve poggiare la tutela dei dati e se si dispone di una spiegazione dettagliata e precisa delle giustificazioni della necessità della tutela dei dati, poiché tutte le decisioni in materia di progettazione, per quanto piccole e apparentemente insignificanti, dovranno essere prese sulla base di considerazioni morali chiare e convincenti. La questione della tutela della privacy è al centro di un dibattito di grande attualità tra liberisti e comunitaristi in quasi tutte le democrazie occidentali, in merito al buon equilibrio tra diritti individuali, bene collettivo e interessi della collettività. Nel caso della privacy, il dibattito oppone coloro che affermano la necessità di proteggere la vita privata degli individui, limitando l’accesso alle informazioni personali, e quelli che invece credono necessario allargare tale accesso, per il bene di tutta la collettività. Alcuni hanno argomentato che si tratta di un’opposizione fittizia; permane nondimeno una vera tensione, che emerge ogni qualvolta si verificano casi di violazione della vita privata, quali ad esempio le attività investigative condotte dalla polizia su internet, la divulgazione di cartelle cliniche a scopi assicurativi o di ricerca epidemiologica, lo scambio e l’incrocio di informazioni tra database per l’individuazione delle frodi in materia di previdenza sociale, per richiedere informazioni ai provider sul comportamento on-line degli utenti di internet nei casi di giustizia penale e l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza nelle aree pubbliche, per la prevenzione della criminalità. 62 CCTV_ITALIEN.indd 62 26/08/10 16:22:08 « Privacy by design » Il filosofo della morale e della politica Michael Walzer osserva giustamente che “il liberismo è afflitto dai problemi causati dagli opportunisti, le persone che continuano a godere di vantaggi senza più partecipare alle attività che li generano. Viceversa il comunitarismo è il sogno di una società perfetta, priva di opportunisti. I comunitaristi si aspettano che le tecnologie informatiche possano aiutarli a perseguire il loro sogno di una perfetta società, esente da opportunismo. La privacy è stata oggetto di molte discussioni filosofiche (Nissenbaum, 2004; Roessler 2005; Decew, 1997, Van den Hoven 2009) e numerosi autori hanno esposto le loro diverse visioni sul suo significato. Spiegazioni concettuali e filosofiche diverse danno risposte differenti alla questione del senso e dell’importanza della privacy. Sfortunatamente, non è stato trovato un consenso, che del resto sembra molto improbabile potere ottenere con facilità. La controversia su questo argomento si fa ora più vivace, viste le evoluzioni attuali e l’emergere del concetto che la privacy sia una nozione completamente obsoleta (“Hai zero privacy, fattene una ragione”), relegata dalle tecnologie moderne tra i ricordi del passato, e che lo si debba accettare come un dato di fatto. Numerosi concetti diversi sottendono l’idea di privacy, e nessuno sa con precisione che cosa significhi veramente, né quali siano le reali incidenze negative esercitate dalle tecnologie, dall’ingegneria del software e dai sistemi di sviluppo. Malgrado le ragioni pratiche, quali la formulazione di leggi, di politiche e di tecnologie, la confusione concettuale e i malintesi sulla natura e l’importanza della privacy hanno provocato a livello della loro applicazione indecisioni, ritardi, inefficacia, costi elevati e insuccessi nei progetti per l’utilizzo delle TIC. 63 CCTV_ITALIEN.indd 63 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali È oggi necessario «ricostruire» la nozione di privacy, per avanzare e affrontare le questioni urgenti che si pongono quotidianamente, senza trovarsi impelagati in dibattiti interminabili. Il ruolo centrale che accordiamo al concetto di privacy quando discutiamo di questioni morali incentrate sulla protezione dei dati della vita privata confonde le idee e ostacola la ricerca di soluzioni pratiche. Si resta pertanto bloccati nella profonda controversia irrisolvibile sulla natura dell’Io e della Collettività, che oppone liberisti e comunitaristi. Non essendo facile schierarsi a favore degli uni o degli altri, propongo di affrontare la questione partendo da un altro punto di vista e ponendo una semplice domanda: perché dovremmo proteggere i nostri dati personali? Quali ragioni morali ci spingono a farlo? Possiamo ritenere che dovremmo proteggerli semplicemente come proteggiamo, per esempio, i reattori nucleari, i manoscritti medioevali, l’infanzia, o i santuari degli uccelli? In tutti questi casi abbiamo buoni motivi per limitare l’accesso, gli orari di visita, definire i comportamenti adeguati e stabilire quali persone sono autorizzate ad avvicinarsi e in che modo. In ciascuno dei suddetti esempi, la protezione assume forme diverse, con motivazioni e logiche specifiche. Quale potrebbe essere la buona ragione morale che giustifichi la necessità di tutelare i dati personali e di limitare il diritto altrui all’accesso a tali dati? Le ragioni morali che ci spingono a preoccuparci della tutela dei nostri dati personali sono le stesse che giustificano di imporre dei limiti a quello che gli altri possono farne (elaborare, immagazzinare, divulgare, avere accesso). Sono le seguenti : In primo luogo, la protezione degli individui i cui dati personali possono essere a disposizione del pubblico. In una società dell’informazione, c’è il rischio 64 CCTV_ITALIEN.indd 64 26/08/10 16:22:08 « Privacy by design » che certe persone possano essere danneggiate appunto perché altri hanno accesso a informazioni personali che le riguardano. È quanto si vorrebbe impedire, evitando cioè che l’utilizzo di dati personali possa arrecare danno agli interessati. La seconda ragione è legata all’equità nel trattamento dei dati personali. Tuteliamo i dati personali e abbiamo adottato legislazioni al riguardo perché nella nostra società ci sono numerosi soggetti che vorrebbero potervi avere accesso in modo facile e a buon mercato. Molti individui e molte società hanno ottime ragioni per nascondere al pubblico il valore di mercato dei dati personali e l’utilizzo secondario che se ne potrebbe fare. I contratti offerti ai clienti per avere accesso ai loro dati personali, quali le carte fedeltà, spesso non sono equi. I regimi di tutela dei dati personali dovrebbero garantire una giusta linea di condotta e tutelare i cittadini contro gli abusi o le inadempienze contrattuali. La terza ragione riguarda l’equità nella gestione delle informazioni. I dati individuali hanno, per così dire, un « habitat» naturale. Le informazioni sono raccolte e scambiate in un ambito ben definito e sono gestite da gruppi determinati di persone, che possono essere medici, funzionari di polizia, direttori delle risorse umane, avvocati, ecc. È illecito divulgare tali informazioni al di fuori dell’ambito sociale cui si riferiscono; per esempio, non è consentito trasmettere un’informazione dal settore medico a quello commerciale, o dalla sfera familiare a quella politica. Ciascuna di tali sfere deve essere mantenuta separata. Infine, la quarta ragione è data dal fatto che ogni individuo ha il diritto di esercitare la propria autonomia morale e di controllare il modo come intende presentarsi agli altri. Le persone vogliono essere 65 CCTV_ITALIEN.indd 65 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali viste come coloro con cui vogliono identificarsi, o come credono di essere. Il che richiede discrezione e una scelta delle informazioni personali che si vogliono divulgare. Richiede inoltre la protezione dei dati e il rispetto del diritto sovrano di ogni individuo sulle informazioni personali. Value Sensitive Design e Privacy by Design la progettazione che prende in considerazione i valori etici Integrare la sicurezza e la privacy nella progettazione, in architettura e nell’ingegneria non è un’idea completamente nuova. Già nel 18° secolo, il filosofo Jeremy Bentham aveva indicato quella che a suo avviso avrebbe dovuto essere l’architettura penitenziaria ideale: “La morale riformata, la salute tutelata, l’industria stimolata, l’istruzione diffusa, l’onere pubblico alleggerito, l’economia stabile come se fosse una roccia, il nodo gordiano delle leggi sulla povertà non reciso, ma sciolto, tutto ciò grazie a una semplice idea architettonica!” La sua idea era che la sicurezza e il controllo dei carcerati sarebbero stati notevolmente migliorati grazie al concetto di una prigione a struttura circolare, da lui chiamata “Panopticon», con una torretta di osservazione per le guardie carcerarie situata al centro, per permettere loro di controllare continuamente i detenuti nelle celle disposte intorno. Questo è uno dei primissimi esempi di concetto integrato nella progettazione. Oggi, quando si pensa a valori etici integrati nella progettazione di tecnologie ci si riferisce al Value-Sensitive Design (VSD). Il concetto Privacy by Design è una delle applicazioni del Value Sensitive Design. Il Value Sensitive Design integra i valori morali nella progettazione di elementi e di sistemi tecnici, considerando la progettazione da un punto di vista etico, e 66 CCTV_ITALIEN.indd 66 26/08/10 16:22:08 « Privacy by design » ricercando come i valori morali (p.es. la libertà, l’uguaglianza, la fiducia, l’autonomia, la privacy o la giustizia) possano essere stimolati o frenati dalla progettazione (Friedman 1997; Friedman 2005). Il Value Sensitive Design pone un’enfasi particolare anzitutto e specificamente sui valori morali, mentre la progettazione tradizionale si concentra piuttosto su esigenze di funzionamento, quali la rapidità, l’efficacia, la capacità di stoccaggio e la facilità di utilizzo. Per quanto la costruzione di una tecnologia di uso semplice possa avere l’effetto di accrescere la fiducia dell’utente o il suo senso di autonomia, nell’ambito del Value Sensitive Design l’integrazione dei valori morali nella progettazione è essenzialmente una finalità principale, piuttosto che una conseguenza. Il Value Sensitive Design è anche, come ho avuto l’occasione di indicarlo in opere precedenti (Van den Hoven 2005: 4), “un modo di lavoro etico, che mira a rendere i valori morali parte integrante della progettazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico”. La progettazione etica (VSD) può essere utilizzata nel campo della protezione dei dati soltanto se si riesce a definire chiaramente quali sono i valori morali che si devono integrare nella progettazione di un sistema, e come devono tradursi in “esigenze non funzionali”. La tappa seguente impone di elencare in modo particolareggiato tali esigenze in un insieme di funzioni chiare e precise da assegnare al sistema. Tale metodologia, però, per ora non esiste, e il pericolo è che, a seguito dell’evoluzione della tecnologia, i sistemi possano diventare ancora meno trasparenti di quanto non lo siano già ora. La VSD mira a conciliare valori diversi e opposti nella progettazione ingegneristica o nell’innovazione (Van den Hoven 2008b). È direttamente applicabile ai valori opposti che sono al centro del dibattito sulla vi- 67 CCTV_ITALIEN.indd 67 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali deosorveglianza: la sicurezza e la privacy. Nella nostra società, accordiamo importanza alla vita privata, ma nel contempo accordiamo un’uguale importanza alla sicurezza e alla disponibilità delle informazioni sui cittadini. Nei dibattiti relativi alla presenza di telecamere di videosorveglianza nelle aree pubbliche si contrappongono appunto queste due tensioni. O accettiamo di rinunciare alla nostra privacy a vantaggio della sicurezza, installando telecamere dappertutto, o rifiutiamo di farlo in nome del rispetto della vita privata, e ci accontentiamo di una minore sicurezza. I sistemi di videosorveglianza intelligente ci consentono di ottenere entrambi i risultati, poiché la loro architettura intelligente integra le funzioni di sorveglianza con sistemi che limitano il flusso e la disponibilità delle informazioni registrate. La prima generazione di telecamere a circuito chiuso offre relativamente poca sicurezza. Le immagini sono confuse e violano la privacy dei passanti poiché registrano la loro presenza nei luoghi che frequentano. La seconda generazione offre una qualità di gran lunga superiore e, di conseguenza, una maggiore sicurezza. Appunto perché la qualità delle immagini è eccellente, sono però più invasive. Attualmente, invece, la terza generazione di sistemi di telecamere “intelligenti” registra unicamente gli eventi sospetti e dispone di una funzione integrata che blocca la ripresa di immagini all’interno di abitazioni private. È la soluzione perfetta, basata sulla tecnologia, per risolvere il nostro dilemma morale. Per esempio, la polizia di Rotterdam utilizza già questi sistemi «smart», equipaggiati con un software che impedisce agli operatori delle telecamere di riprendere all’interno delle abitazioni private. I parametri tecnologici di questi sistemi intelligenti possono essere impostati in modo talmente preciso, 68 CCTV_ITALIEN.indd 68 26/08/10 16:22:08 « Privacy by design » da offrire tutti i vantaggi e le funzionalità di una videosorveglianza all’avanguardia, senza violare le norme in materia di tutela dei dati. Mentre i sistemi precedenti erano basati sulla soluzione «tutto o niente», disponiamo oggi di una tecnologia che ci permette di scegliere chi può accedere ai dati registrati, a quali condizioni, per quanto tempo saranno immagazzinate le immagini, come utilizzare le riprese e come incorporarle in altri database. Una caratteristica comune a numerose tecnologie innovative e «intelligenti» è il fatto che permettono di conciliare valori o preferenze precedentemente inconciliabili. Per esempio, le tecnologie ambientali intelligenti possono conciliare crescita economica e sviluppo sostenibile e le cosiddette bombe “intelligenti” contengono la promessa di colpire il nemico senza causare danni ai civili. Privacy by Design: un’innovazione morale Sembra legittimo affermare che, dal momento che la società ha l’obbligo morale di garantire la tutela della vita privata dei cittadini e di mantenere la sicurezza in tutti i luoghi pubblici, ha quindi anche l’obbligo di fare quanto è necessario per soddisfare questi due requisiti. Siamo pertanto moralmente obbligati a continuare le ricerche e le innovazioni sul modello della Privacy by Design, una tecnologia che ci consente di conciliare sicurezza e tutela della vita privata. Tale impegno richiede una precisa impostazione della tecnologia e una riflessione approfondita sulla giustificazione morale della tutela dei dati. Richiede inoltre una metodologia sistematica per collegare entrambe le realtà, la tecnologia e i nostri valori morali. 69 CCTV_ITALIEN.indd 69 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali Bibliografia Bataya Friedman e.a. Value Sensitive Design: Theories and Methods. Technical Reports, Department of Computer Science and Engineering, University of Washington, 2002. Report 02-12-01. http://www. urbansim.org/papers/vsd-theory-methods-tr.pdf Jeroen Van den Hoven & John Weckert, Information Technology and Moral Philosophy. Cambridge University Press, 2009. 70 CCTV_ITALIEN.indd 70 26/08/10 16:22:08 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? Eric Töpfer, Ricercatore, Università Tecnica di Berlino La videosorveglianza urbana è diventata per la prima volta una problematica europea nel 1997, quando è stata scelta tra i temi principali della Conferenza europea “Prevenzione della criminalità: verso una dimensione europea”, organizzata dalla Presidenza olandese dell’Ue nella città di Noordwijk (Paesi Bassi). Nella dichiarazione finale della conferenza, è stato affermato segnatamente che: ➤ “Le telecamere, in quanto strumento per la prevenzione della criminalità, rappresentano, in genere, un mezzo innovativo ed economico per rassicurare i cittadini preoccupati per la loro sicurezza. Hanno sovente un effetto deterrente per la criminalità e possono servire a fornire prove per perseguire i reati. [Tuttavia], le tecniche delle telecamere di videosorveglianza dovrebbero essere utilizzate unicamente [nell’ambito di] una politica locale e/o nazionale di prevenzione della criminalità […] e dovrebbero essere controllate da personale debitamente formato […]. Il pubblico dovrebbe essere messo al corrente del loro utilizzo. Dovrebbe essere tutelata la privacy delle persone.” Si era agli albori della videosorveglianza. Tre anni prima, nel 1994, il Ministero dell’Interno britannico aveva lanciato una “rivoluzione delle telecamere di sorveglianza”, sostenendo finanziariamente una serie di City Challenge Competitions, dotate di una prima tranche di 2 milioni di sterline11. In Francia, il Parlamento aveva promulgato nel 1995 la cosiddetta Legge Pasqua, che autorizzava esplicitamente la 71 CCTV_ITALIEN.indd 71 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali messa in opera di dispositivi di videosorveglianza in una serie di aree «sensibili» delle principali città francesi. Due anni prima, erano state installate 96 telecamere di sorveglianza nella cittadina di Levallois-Perret12, alla periferia di Parigi, che avevano suscitato profonde controversie. Nella Repubblica ceca, è nel 1996 che il governo ha cominciato a finanziare iniziative destinate alla lotta contro la criminalità locale, che comprendevano l’installazione di sistemi di videosorveglianza. Lo stesso anno, seguendo l’esempio della Repubblica ceca, il dipartimento della Polizia locale di Lipsia aveva installato nel centro città una telecamera, la prima di tutta la Germania13. Nei Paesi Bassi, il primo sistema è stato inaugurato nel 1998, soltanto un anno dopo la Conferenza di Noordwijk sulla prevenzione della criminalità, quando il consiglio comunale della città di Ede ha deciso di installare 12 telecamere per la sorveglianza notturna di un’area situata nei pressi della stazione centrale14. Sulla base delle conclusioni della conferenza di Noordwijk, la delegazione francese ha lanciato alla fine del 1998 un dibattito sulla videosorveglianza all’interno del gruppo di lavoro «Cooperazione con la Polizia» (PCWP) del Consiglio dell’Unione europea. Il rapporto del suddetto gruppo ha concluso i lavori indicando che “le autorità locali utilizzano poco i sistemi di videosorveglianza, eccetto nel Regno Unito e in Finlandia” e affermando che il Gruppo di cooperazione PCWP “avrebbe potuto promuovere lo sviluppo di tali sistemi”15. Verso l’ubiquità? La videosorveglianza o la “televisione a circuito chiuso”, come era chiamata agli inizi, è nata alla stessa epoca dei primi programmi televisivi. Per nu- 72 CCTV_ITALIEN.indd 72 26/08/10 16:22:08 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? merosi decenni, tuttavia, l’uso delle telecamere di videosorveglianza da parte della polizia è stato limitato al controllo e alla gestione del traffico, oppure, occasionalmente, alla sorveglianza di folle e raduni di massa nel corso di eventi particolarmente importanti o per le investigazioni penali. La videosorveglianza di aree pubbliche urbane era all’epoca un’ eccezione. Nel Regno Unito, per esempio, i sistemi di videosorveglianza erano stati installati soltanto in poche aree di interesse nazionale, quali Westminster e Whitehall, dove la polizia municipale londinese aveva istituito una rete di sorveglianza dopo i disordini della fine degli anni ‘6016. Oggi, 13 anni dopo la conferenza svoltasi in Paesi Bassi sulla prevenzione della criminalità, che ha evidentemente avviato un processo di trasferimento internazionale di pratiche di polizia, esistono sistemi di videosorveglianza in migliaia di città e cittadine 11 Norris, C. e al. (2004): The growth of CCTV. A global perspective on the international diffusion of video surveillance in publicly accessible space. In: Surveillance & Society, Vol. 2, No. 2/3, pp. 110-135 (111). 12 Töpfer, E. & Helten, F. (2005): Marianne und ihre Großen Brüder. Videoüberwachung à la Française. In: Bürgerrechte & Polizei/CILIP, No. 81, pp. 48-55. 13 Müller, R. (1997): Pilotprojekt zur Videoüberwachung von Kriminalitätsschwerpunkten in der Leipziger Innenstadt. In: Die Polizei, Vol. 88, No. 3, pp. 77-82. 14 Gemeente Ede (2000): Ogen in de nacht. Eindevaluatie cameratoezicht Ede. August 2000. Online: http://www.hetccv.nl/ binaries/content/assets/ccv/dossiers/bestuurlijk-handhaven/ cameratoezicht/1_ede_effectevaluatiex2000.pdf. 15 Consiglio dell’Unione europea: Doc. 5045/99, 12 gennaio 1999. 16 Williams, C. (2003): Police surveillance and the emergence of CCTV in the 1960s. In: CCTV, ed. by M. Gill, Leicester: Perpetuity Press, pp. 9-22. 73 CCTV_ITALIEN.indd 73 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali europee. Come lo aveva già previsto nel 1999 Steve Graham, Professore di geografia umana presso l’Università di Durham (Regno Unito) e specialista mondiale del fenomeno delle cybercittà, pare che la videosorveglianza sia diventata la “quinta utility” della vita urbana moderna, dopo l’acqua, il gas, l’elettricità e le telecomunicazioni17. La diffusione della videosorveglianza, intesa come sorveglianza continua di aree pubbliche urbane, 24 ore su 24 per sette giorni alla settimana, con lo scopo dichiarato di combattere la criminalità e di gestire l’ordine pubblico, è iniziata negli anni 1980. Sono tre i fattori principali che spiegano il «boom» della videosorveglianza nelle città europee: ➤ l’emergere di un nuovo paradigma su cui poggiano le nostre politiche di giustizia penale, per cui l’approccio tradizionale, che considerava il reato essenzialmente come una devianza individuale, è stato sostituito dall’idea che la criminalità trova piuttosto le proprie radici in gruppi e in luoghi specifici, considerati «generatori di criminalità». Ne deriva il convincimento che il rischio possa essere valutato, prevenuto e gestito, grazie a metodi statistici attuariali. ➤ il declino dell’industria in quanto base delle eco- nomie urbane e il crescente aumento del consumerismo e dei servizi, accompagnato dall’emergere del «place marketing», o del «city branding», la valorizzazione dell’immagine di una città. Al giorno d’oggi, la sicurezza individuale e pubblica sono considerati elementi essenziali per promuovere l’attrattività di una città, nella competizione globale per gli investimenti e le attività economiche. ➤ la tendenza verso il decentramento, per cui degli enti locali si sono assunti l’incarico di gestire il controllo della delinquenza locale e dell’ordine 74 CCTV_ITALIEN.indd 74 26/08/10 16:22:08 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? urbano. Numerosi paesi hanno conferito ai comuni il mandato esplicito di installare telecamere sul loro territorio, al fine di combattere la criminalità18. La diversità nella videosorveglianza delle aree pubbliche in Europa A parte l’aspetto globale dei fattori testé citati, è importante prendere in considerazione le specificità di ogni paese europeo, i vari contesti socio-economici, i sistemi istituzionali e le esperienze nel campo della criminalità. Come lo fa notare il sociologo canadese David Lyon: “È vero che alcune analogie strutturali e certi problemi comuni che devono affrontare gli Stati moderni possono riprodurre tecniche analoghe in luoghi diversi. [...] È anche vero che il contesto sociale, politico e culturale a livello locale e regionale porterà a sperimentare la sorveglianza in modo diverso. [...] Il mero fatto che esistano nuove tecnologie non è una ragione sufficiente per utilizzarle”19. Nel Granducato del Lussemburgo, la prima videosorveglianza è stata installata in una via cittadina nel 2007, 13 anni dopo il lancio in Gran Bretagna della prima City Challenge Competition. 20 In Norvegia, 17 Graham, S. (1999): Towards the fifth utility? On the extension and normalisation of CCTV. In: Surveillance, Closed Circuit Television and Social Control, ed. by C. Norris et al. Aldershot: Ashgate, pp. 89-112. 18 Per consultare la teoria dettagliata, vedi McCahill, M. (1998): Beyond Foucault. Towards a contemporary theory of surveillance. In: Surveillance, Closed Circuit Television and social control, ed. by C. Norris et al., Aldershot: Ashgate, pp. 41-65. 19 Lyon, D. (2004): Globalizing surveillance. Comparative and sociological perspectives. In: International Sociology, Vol. 19, No. 2, pp. 135-149 (141-142). 20 Tageblatt. Zeitung für Luxemburg, 12 dicembre 2007. 75 CCTV_ITALIEN.indd 75 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali esistono solo sei telecamere gestite dalla polizia locale di Oslo, la capitale, installate nel 1999.21 Viceversa, nel Regno Unito si contano approssimativamente da 40.000 a 50.000 telecamere in oltre 500 città.22 In Francia, circa 500 comuni- nella maggior parte dei casi grandi agglomerati urbani – gestiscono un totale di 20.000 telecamere di videosorveglianza. Inoltre, il Ministero dell’interno francese ha annunciato nel 2009 che il numero di telecamere utilizzate in tutto il paese sarebbe stato triplicato.23 Nei Paesi Bassi, un quinto dei 443 enti locali utilizza la videosorveglianza nelle aree pubbliche, con un totale di circa 4.000 telecamere.24 Nell’Europa orientale, Polonia, Repubblica ceca, Ungheria e Paesi baltici operano centinaia di telecamere nelle principali città. I paesi dell’Europa meridionale hanno adottato posizioni contrastanti nei confronti della videosorveglianza. Mentre il Portogallo e la Spagna sono stati restii a utilizzarla, la Grecia ha installato all’incirca 1.200 telecamere di videosorveglianza per i Giochi olimpici del 2004, decisione che aveva suscitato le proteste della popolazione. Tuttavia, 200 telecamere sono state mantenute, dopo i Giochi.25 Centinaia di comuni italiani, invece, utilizzano i sistemi di videosorveglianza. In Germania, dove la Conferenza dei Ministri dell’interno, nel 2000, aveva caldeggiato l’utilizzo della videosorveglianza, considerata “strumento appropriato per sostenere il lavoro della polizia”, oggi si contano meno di 200 telecamere in funzione per un totale di circa 30 - 40 città.26 In Austria, che ha lanciato il suo primo sistema nel 1994 nei pressi della stazione ferroviaria di Villach, un’iniziativa a livello federale ha accelerato la diffusione della videosorveglianza dopo il 2005. A seguito di un emendamento della legislazione relativa alla polizia di sicurezza, il Ministero dell’interno ha annunciato l’espansione della sorveglianza nelle aree pubbliche. 76 CCTV_ITALIEN.indd 76 26/08/10 16:22:08 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? Nel 2006, cinque città austriache hanno installato dei sistemi di videosorveglianza in 11 aree pubbliche; sono state inoltre presentate domande per l’installazione di impianti in 17 nuove ubicazioni.27 In Danimarca, il governo ha presentato una nuova serie di provvedimenti destinati a rafforzare la sicurezza, comprendenti l’autorizzazione ufficiale della videosorveglianza nelle aree pubbliche, una novità rispetto al passato.28 Questa rapida rassegna indica che l’utilizzo della videosorveglianza in Europa varia a seconda dei paesi. Nemmeno all’interno delle città, del resto, lo si può ritenere uniforme, poiché ci sono aree dotate di una fitta rete di centinaia di telecamere, ed altre zone sorvegliate unicamente da un sistema più ridotto, comprendente meno di una dozzina di telecamere. 21 Winge, S. & Knutsson, J. (2003): An evaluation of the CCTV scheme at Oslo Central Railway Station. In: CCTV, ed. by M. Gill, Leicester: Perpetuity Press, pp. 127-140. 22 Williams, K. S. & Johnstone, C. (2000): The politics of the selective gaze. Closed Circuit Television and the policing of public space. In: Crime, Law and Social Change, Vol. 34, No. 2, pp. 183-210. 23 France Soir, 16 febbraio 2009. 24 Dekkers, S. et al. (2007): Evaluatie Cameratoezicht op Openbare Plaatsen. Éénmeting. Eindrapport. Regioplan publicatienr. 1515. Amsterdam, maggio 2007, p.IV. 25 Samatas, M. (2007): Security and surveillance in the Athens 2004 Olympics. Some lessons from a troubled story. In: International Criminal Justice Review, Vol. 17, No. 3, pp. 220-238. 26 Cifre aggiornate da Töpfer, E. (2005): Polizeiliche Videoüberwachung des öffentlichen Raums. Entwicklung und Perspektiven. In: Datenschutz Nachrichten, Vol. 28, No. 2, pp. 5-9. 27 Salzburger Nachrichten, 4 febbraio 2006. 28 heise online, 4 novembre 2005 77 CCTV_ITALIEN.indd 77 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali Sostegni e normative La videosorveglianza è ampiamente sostenuta dai principali partiti politici e dall’opinione pubblica, come lo dimostrano i sondaggi condotti regolarmente. Nondimeno, il sostegno varia a seconda dell’ubicazione e della diffusione della sorveglianza. Un’indagine realizzata nel 2003 in cinque capitali europee ha indicato che il 90% delle persone intervistate a Londra era a favore della videosorveglianza nelle vie cittadine, mentre a Vienna, soltanto il 25% condivideva questa opinione.29 In Gran Bretagna, dopo il caso Bulger del 1993, è emerso un vasto consenso intorno all’idea che i sistemi di videosorveglianza potrebbero essere la “pallottola d’argento” per sconfiggere il crimine. Le immagini dei due ragazzini di 10 anni ripresi mentre rapivano in un centro commerciale un bambino di due anni, James Bulger, il cui corpicino mutilato venne ritrovato due giorni dopo sui binari di una vicina linea ferroviaria vennero trasmesse per settimane su tutti i principali canali televisivi. Le reazioni a questo evento drammatico diedero luogo a riflessioni su una «tecnica» in grado di prevenire simili orrendi episodi in futuro.30 Tuttavia, la videosorveglianza quale è praticata nel Regno Unito è considerata in alcuni paesi europei come una specie di controllo del tipo “Grande Fratello”. Per esempio, in Germania, il precedente ministro federale dell’Interno, Otto Schily, sostenne la videosorveglianza sulla pubblica via quando questa divenne una questione politica alla fine degli anni ’90, ma mise anche in guardia contro una “sorveglianza generalizzata”, ritenendo che costituiva una violazione sproporzionata dei diritti fondamentali. 31 In un certo senso, tali atteggiamenti si ritrovano nelle norme giuridiche relative alla videosorveglianza di luoghi pubblici. In Gran Bretagna, la prima espansione 78 CCTV_ITALIEN.indd 78 26/08/10 16:22:08 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? avvenne nel quadro di un vuoto giuridico. La Legge del 1984 sulla protezione dei dati si applica unicamente al trattamento dei dati digitali, tralasciando i sistemi CCTV analogici installati agli inizi dell’era della videosorveglianza. Inolte, la legge Giustizia penale e ordine pubblico del 1994 autorizzava esplicitamente gli enti locali a predisporre “impianti per riprendere immagini di eventi in qualsiasi area del loro territorio”, e li esonerava dall’obbligo di versare onerosi canoni di licenza per il sistema di cablaggio, contemplati dalla legge sulle telecomunicazioni. Il quadro normativo è cambiato soltanto con il recepimento della Direttiva Ue sulla protezione dei dati, che ha portato alla modifica della Legge sulla protezione dei dati del 1998, e con il recepimento, nel 2000, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo nella Legge britannica sui diritti umani. Contrariamente alla Gran Bretagna, la maggior parte dei paesi europei ha ritenuto fin dall’inizio che la videosorveglianza nelle aree pubbliche costituisse una violazione dei diritti fondamentali. In Francia, nel 1990, un tribunale amministrativo di Marsiglia si è pronunciato contro il progetto del consiglio municipale di Avignone di installare 93 telecamere di rete, ritenendo che le riprese costituissero una violazione sproporzionata della vita privata. La videosorveglianza nelle aree pubbliche e la registrazione di sequenze filmate vennero autorizzate solo nel 1995, nel quadro della Legge Pasqua, che ne prescriveva l’utilizzo nelle aree dove 29 Hempel, L. & Töpfer, E. (2004): CCTV in Europe. Final report of the Urbaneye Project. Zentrum Technik und Gesellschaft, TU Berlin. (Urbaneye Working Paper No. 15), p. 44. Online: http://www.urbaneye.net/results/ue_wp15.pdf. 30 McGrath, J. (2004): Loving Big Brother. Surveillance culture and performance space, London: Routledge. 31 Discorso dinanzi al Parlamento federale, 9 novembre 2000. Plenarprotokoll 14/130. 79 CCTV_ITALIEN.indd 79 26/08/10 16:22:08 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali «esista un rischio elevato di aggressioni o furti”. 32 Nell’allora Repubblica federale tedesca, nel 1983, la decisione Census della Corte costituzionale ha sviluppato il concetto del “diritto all’autodeterminazione informativa ”, dichiarando illegale qualsiasi raccolta di dati personali senza il consenso informato dell’interessato, tranne in caso di “interesse generale”, in coerenza con il principio di proporzionalità e con una chiara base giuridica. Infatti, la videosorveglianza nelle aree pubbliche è generalmente regolata in Germania dalla polizia regionale, ed è limitata ai cosiddetti “punti caldi”. In numerosi altri paesi si possono notare approcci giuridici analoghi, che limitano l’utilizzo delle telecamere di videosorveglianza a un certo numero di aree più o meno chiaramente definite. In alcuni paesi, per esempio l’Ungheria e la Norvegia, la normativa relativa alla protezione dei dati costituisce il riferimento per gestire la questione della videosorveglianza; la situazione è oggi analoga nel Regno Unito. Un certo numero di normative relative alla protezione dei dati tratta esplicitamente della videosorveglianza,mentre altre la menzionano unicamente in modo generico. In Gran Bretagna, per esempio, il primo «Codice di buone prassi per l’utilizzo della videosorveglianza» è stato emanato nel 2000 dall’ Information Commissioner (l’autorità incaricata della protezione dei dati personali). 33 Organizzazione e sorveglianza L’organizzazione della videosorveglianza delle aree pubbliche presenta particolarità diverse nei vari paesi europei, in funzione del loro quadro giuridico. In alcuni paesi, la sorveglianza delle vie cittadine si svolge sotto l’esclusiva responsabilità della polizia, che opera i sistemi di videosorveglianza, di cui è proprietaria e ne garantisce il controllo. Per esempio in Germania, è gestita dalle forze di polizia regionale dei Länder, anche se talvolta condividono le informazioni con la Polizia federale e con i dipartimenti di 80 CCTV_ITALIEN.indd 80 26/08/10 16:22:09 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? pubblica sicurezza locali. In Austria, rientra nell’ambito delle competenze della polizia federale. In Norvegia, il sistema di videosorveglianza della città di Oslo è gestito dalla polizia nazionale. In altri paesi, la videosorveglianza è essenzialmente gestita dalle amministrazioni locali. Per esempio, in Gran Bretagna si stima che circa l’80% dei sistemi di videosorveglianza installati nelle vie cittadine sia di proprietà e sia gestito dai consigli comunali. 34 I sistemi di videosorveglianza sono generalmente gestiti dalle forze di polizia comunale o locale nei paesi dove esiste la polizia locale. Molto spesso, la gestione effettiva degli impianti è affidata a personale civile, in cooperazione con le forze di polizia comunali, regionali e/o nazionali. Esistono anche esempi di partenariati pubblico-privato. Per esempio a Vilnius, capitale della Lituania, le operazioni della sala di controllo sono affidate a una società di sicurezza privata.35 Nel Regno Unito, la prima ondata di sistemi di videosorveglianza è stata sovente co-finanziata da imprese locali e, in numerosi casi, è stato istituito uno stretto collegamento tra la sala di controllo della videosorveglianza pubblica e i programmi privati “ShopWatch” 36. Sempre nel Regno Unito, sono state promosse 32 Sezione10 della Legge 95-73 del 21 gennaio 1995 di orientamento e di programmazione in materia di sicurezza. 33 Si troverà la versione riveduta sul sito: http://www.ico.gov.uk/ upload/documents/library/data_protection/detailed_specialist_ guides/ico_cctvfinal_2301.pdf. 34 CCTV Image, No. 25 (febbraio 2008), pp. 5-6. 35 Töpfer, E. (2008): Videoüberwachung in Europa. Entwicklung, Perspektiven und Probleme. In: Informatik und Gesellschaft. Verflechtungen und Perspektiven, ed. by H.-J. Kreowski, Münster: LIT Verlag, pp. 61-82 (65-66). 81 CCTV_ITALIEN.indd 81 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali iniziative volte a sensibilizzare e coinvolgere il pubblico, quali l’esperienza condotta alcuni anni fa nell’area londinese di Shoreditch, dove i residenti ricevevano immagini di videosorveglianza sui loro televisori privati. 37 In gran parte, questa diversità organizzativa è certamente dovuta alle normative relative al controllo e alle licenze esistenti nei vari paesi. In numerosi paesi, i sistemi di videosorveglianza delle aree pubbliche sono controllati dalle autorità responsabili della protezione dei dati, normalmente autorizzate a ispezionare i sistemi, a denunciare le cattive prassi, e a raccomandare i miglioramenti necessari per la gestione dei dati. Tuttavia, in alcuni paesi i sistemi di videosorveglianza non rientrano nella sfera di competenza delle autorità responsabili della protezione dei dati. In Austria, per esempio, il Garante della protezione giuridica (Rechtsschutzbeauftragter) del Ministero dell’Interno ha l’autorità di controllare i sistemi di videosorveglianza prima della loro installazione, ma le sue raccomandazioni non sono vincolanti. In Francia, l’autorità responsabile della protezione dei dati (il CNIL) è stata superata dalla “Legge Pasqua” che ha creato nuovi enti in ogni provincia, le Commissioni provinciali per la Videosorveglianza (Commissions Départementale de Vidéosurveillance -CDV). Tali commissioni, presiedute da un giudice, esaminano ogni progetto di sistema di videosorveglianza e i membri votano a favore o contro. La decisione finale spetta tuttavia al Prefetto, che è il rappresentante del governo contrale nella provincia. Nella maggior parte dei casi, il Prefetto segue le raccomandazioni della Commissione. 82 CCTV_ITALIEN.indd 82 26/08/10 16:22:09 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? Approccio globale o approccio locale I costi sono un fattore determinante per la diffusione dei sistemi di videosorveglianza. Non è quindi sorprendente constatare che la loro presenza è più limitata nei paesi in cui soltanto i funzionari di polizia competenti sono autorizzati a monitorare le immagini trasmesse dalle telecamere nella sala di controllo, rispetto ai paesi che utilizzano invece uno staff civile meno retribuito. In un certo numero di paesi, il governo centrale ha fatto notevoli investimenti per la sorveglianza delle vie delle città. Per esempio nel Regno Unito, il Ministero dell’Interno ha finanziato nel periodo 1994 1998 quattro serie di City Challenge Competitions per un ammontare totale di 85 milioni di sterline, corrispondenti a circa il 75% del bilancio globale per la prevenzione della criminalità. Dopo il 1998, il nuovo Governo laburista ha seguito la stessa linea politica e ha investito circa 170 milioni di sterline nella “CCTV Initiative” fino al 2002.38 Tra gli altri paesi che hanno fatto importanti investimenti in questo settore figurano la Repubblica ceca, dove il budget per la prevenzione della criminalità comprende un cospicuo stanziamento di fondi per i sistemi di videosorveglianza, come pure l’Italia e la Germania, i cui governi regionali hanno stanziato contributi per l’installazione di tali sistemi. 36 Coleman, R. (2004): Reclaiming the streets. Surveillance, social control and the city, Cullompton: Willan Publishing. 37 Guardian, 11 gennaio 2006. 38 Töpfer, Eric (2007): Entgrenzte Raumkontrolle? Videoüberwachung im Neoliberalismus. In: Kontrollierte Urbanität. Zur Neoliberalisierung städtischer Sicherheitspolitik, ed. by V. Eick et al., Bielefeld: transcript, pp. 193-226 (204-206) 83 CCTV_ITALIEN.indd 83 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali I governi nazionali e/o regionali europei hanno promosso l’adozione a livello locale di sistemi di videosorveglianza non solo mediante normative e stanziando risorse finanziarie, ma anche definendone l’uso. In numerosi paesi, il governo centrale ha stilato delle linee guida rivolte alle autorità locali, per evitare di «reinventare la ruota» a livello locale. L’opuscolo redatto dal Ministero dell’Interno del Regno Unito “CCTV: Looking Out For You”, pubblicato nel 1994, è uno dei primi esempi, anche se all’epoca aveva essenzialmente lo scopo di promuovere il sistema, e non quello di fornire delle linee guida. La guida Handreiking Cameratoezicht del governo olandese, pubblicata nel 2000 e distribuita a tutti i comuni del paese, è già più dettagliata. Presenta una rassegna delle esperienze di videosorveglianza nelle aree pubbliche nei Paesi Bassi e all’estero, e fornisce informazioni sugli aspetti tecnici dei sistemi di controllo, nonché strumenti pratici, quali una check-list e un CD contenente informazioni complementari.39 Il Governo belga ha elaborato un documento analogo, che fornisce linee guida, consigli e promuove lo scambio di esperienze. Nel Regno Unito, l’espansione dei sistemi di videosorveglianza e le discussioni sulla loro efficacia per combattere la criminalità hanno sollevato crescenti critiche negli ultimi anni, in particolare dopo la pubblicazione di una valutazione nazionale nel 2005, per cui il Ministero dell’Interno e l’Associazione dei funzionari di Polizia ha pubblicato nel 2007 una “National CCTV Strategy”. Il documento contiene 44 raccomandazioni destinate a ottenere “miglioramenti potenziali”. Tra l’altro, raccomanda la standardizzazione di tutti gli aspetti dei sistemi di videosorveglianza, la creazione di un network di immagini riprese e immagazzinate, la formazione di tutto il personale, e invita a una migliore sinergia tra i vari 84 CCTV_ITALIEN.indd 84 26/08/10 16:22:09 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? attori coinvolti nella gestione degli impianti. Sollecita inoltre maggiori poteri per l’Information Commissioner, al fine di garantire la conformità con la Legge sulla protezione dei dati. Tale strategia è stata sostenuta con la creazione di un Consiglio per una strategia nazionale della videosorveglianza, che avrà il compito di fornire consulenze su come mettere in atto le raccomandazioni contenute nel rapporto e coordinare le attività future. 40 La Francia segue lo stesso indirizzo, e il governo sta attualmente elaborando una strategia nazionale per la videosorveglianza. La maggior parte degli altri paesi europei non ha ancora raggiunto tale livello di elaborazione di un approccio strategico e si limita a lasciare essenzialmente alle iniziative locali lo sviluppo della videosorveglianza. Scelta politica o spinta tecnologica? Come lo si è potuto constare, il panorama della videosorveglianza urbana in Europa è caratterizzato da un’estrema diversità, in termini di sostegno politico, di normative, di organizzazione, di regimi per la tutela dei dati e di strategie nazionali. La sua evoluzione nelle aree pubbliche varia a seconda dell’ambito istituzionale di ogni paese, nonché delle risorse 39 Tali linee guida sono aggiornate regolarmente. La versione attuale è scaricabile dal sito: http://www.hetccv.nl/binaries/content/assets/ccv/dossiers/ bestuurlijk-handhaven/cameratoezicht/handreiking_cameratoezicht_mei_2009.pdf. 40 Gerrard, G. et al.. (2007): National CCTV Strategy. Londra: Ministero dell‘interno. 85 CCTV_ITALIEN.indd 85 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali finanziarie stanziate e, fattore non meno importante, del consenso del pubblico. In tutta Europa, il motore del suo sviluppo è costituito tuttavia dal livello locale. Funzionari pubblici, politici locali e forze di polizia sostengono o impediscono lo sviluppo dei sistemi di videosorveglianza in funzione delle loro opinioni, dei loro interessi e delle loro intenzioni. Fino a che punto, però, si può ritenere che siano i politici ad influenzare l’evoluzione della videosorveglianza, piuttosto che la tecnologia? Le telecamere di videosorveglianza sono utilizzate da oltre 50 anni per monitorare le aree pubbliche ai fini del mantenimento dell’ordine. A partire dagli anni ’90, si è assistito a un’espansione massiccia della videosorveglianza, promossa in quanto strumento efficace per la lotta alla criminalità. Nel contempo, degli studi e delle valutazioni si interrogano sulla sua effettiva efficacia in quanto «pallottola d’argento» contro la criminalità. Oggi, nei dibattiti pubblici, per giustificare l’utilità della videosorveglianza si pone l’accento non più sulla prevenzione della criminalità, bensì sulle indagini penali e si presenta la videosorveglianza come un utile elemento di prova nelle indagini per un reato. Oggi, i sistemi di videosorveglianza non si limitano alla prevenzione della criminalità. Un sistema, una volta installato, può essere utilizzato per controllare infrazioni quali i rifiuti gettati per terra o il mancato rispetto del divieto di parcheggio, oppure per osservare il personale municipale che opera nelle strade. Può inoltre essere usato per la gestione di grandi eventi pubblici o per qualsiasi importante emergenza. 86 CCTV_ITALIEN.indd 86 26/08/10 16:22:09 La videosorveglianza nelle città europee: una scelta politica? Si fa strada una nuova tendenza, con la messa in rete di sistemi cosiddetti «discreti». La polizia e le altre forze dell’ordine richiedono un accesso in tempo reale alle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza di un sistema di trasporti pubblici cittadini, per esempio, o di altri importanti luoghi pubblici o privati. Le aree pubbliche sono al giorno d’oggi equipaggiate con una fitta rete di sistemi di videosorveglianza. 41 Allo scopo di trattare il crescente numero di immagini, la sorveglianza algoritmica sta soppiantando i metodi tradizionali, con la conseguenza che decisioni di fondamentale importanza sono delegate a una tecnologia biometrica attraverso scatole nere, al riconoscimento automatico delle immagini e a sistemi di supporto alle decisioni basati su GIS. Pertanto, dal momento che diventa sempre più difficile per i cittadini e i decisori pubblici comprendere le forme e le funzioni dei network dei sistemi di videosorveglianza semi automatici, questa tendenza attuale solleva seri interrogativi sulla trasparenza e la responsabilità democratica della sorveglianza urbana contemporanea. L’espansione e l’evoluzione della videosorveglianza in Europa hanno raggiunto uno stadio in cui è diventato ora urgente discutere, sviluppare e implementare principi comuni per il suo utilizzo. 41 Termine utilizzato da McCahill, M. (2002): The surveillance web. The rise of visual surveillance in an English city, Cullompton, Devon, UK: Willan Publishing. 87 CCTV_ITALIEN.indd 87 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali L’inquadramento giuridico della videosorveglianza in Europa Laurent Lim, consulente, Commissione Nazionale per i dati pesonali e le libertà (CNIL) Le telecamere di sorveglianza sono utilizzate oggi in misura più o meno massiccia in tutto il mondo per controllare gli spazi pubblici e privati. I sistemi di videosorveglianza, associati allo sviluppo tecnologico generale che rende sempre più facile l’acquisizione delle immagini, si perfezionano ed evolvono rapidamente. ➤ In tal modo, gli strumenti di videosorveglianza oggi propongono soprattutto la trasmissione delle immagini via Internet (Video IP), interfacce di gestione in grado di integrarsi in ambiente burotico, qualità delle immagini e capacità di archiviazione sempre più avanzate. Sono disponibili software di segnalazione di allarmi basati su una lettura «intelligente» delle immagini, che dovrebbero evolversi per offrire possibilità di analisi ancora più avanzate, segnatamente con l’uso di immagini video associate ad altre tecnologie (riconoscimento sonoro, riconoscimento facciale). Le future evoluzioni, la diversificazione degli utilizzi e la maturità del mercato della videosorveglianza pongono alcune sfide alle norme giuridiche europee e nazionali che delimitano specificamente l’utilizzo della videosorveglianza o trattano in modo generico la protezione dei dati di carattere personale. Se le istituzioni europee hanno disciplinato abbastanza presto la raccolta e l’uso dei dati di carattere personale, i primi strumenti che trattano specificamente la problematica dell’inquadramento sono apparsi solo di recente. 88 CCTV_ITALIEN.indd 88 26/08/10 16:22:09 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa A livello nazionale, le legislazioni degli Stati membri dell’Unione europea, benché fissino norme e condizioni diverse, consentono di ricorrere alla videosorveglianza. In Europa, si pone il problema di conformare l’uso dei sistemi di videosorveglianza alla direttiva sulla protezione dei dati e vedremo che esistono risposte legislative diverse al modo di inquadrare giuridicamente tali sistemi. Giova sottolineare che la legge non è necessariamente l’unico strumento giuridico per inquadrare la videosorveglianza: devono essere prese in considerazione la giurisprudenza, le risoluzioni, i pareri e le raccomandazioni delle istituzioni europee o nazionali, nonché delle autorità di protezione dei dati. Infine, alcuni codici di buone prassi o carte etiche costituiscono strumenti particolarmente utili all’autoregolamentazione. I. IL QUADRO GIURIDICO EUROPEO Taluni principi fondamentali sono stati adottati a livello europeo in materia di protezione dei diritti e delle libertà fondamentali nonché per la protezione dei dati di carattere personale. Questi testi riguardano anche il trattamento dei dati nell’ambito di operazioni di videosorveglianza. A. Le garanzie fondamentali dei testi del Consiglio d’Europa La convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, adottata a Roma il 4 novembre 1950 dal Consiglio d’Europa, all’articolo 8 enuncia il Diritto al rispetto della vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza. Tale convenzione è stata completata dal IV protocollo addizionale del 16 settembre 1963, che all’articolo 2 89 CCTV_ITALIEN.indd 89 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali garantisce la libertà di circolazione per chiunque si trovi regolarmente sul territorio di uno Stato. Tra l’altro, la Convenzione n°108/1981 per la protezione delle persone relativamente al trattamento automatizzato dei dati di carattere personale, adottata dal Consiglio d’Europa il 28 gennaio 1981 e ratificata da 40 Stati europei, è il primo strumento internazionale vincolante inteso a fissare norme minime per proteggere gli individui da abusi, che potrebbero intervenire in caso di raccolta e trattamento dei dati di carattere personale che li riguardano. Si applica ai settori pubblico e privato ed enuncia alcuni principi generali riguardanti la raccolta, il trattamento e la comunicazione dei dati di carattere personale attraverso le nuove tecnologie dell’informazione. Le attività di videosorveglianza rientrano nel suo campo di applicazione, nella misura in cui implicano il trattamento dei dati di carattere personale secondo la Convenzione n° 108, e nella misura in cui il comitato consultivo, istituito da tale Convenzione, ha ritenuto che voci e immagini devono essere considerate dati personali, ove forniscano informazioni su un individuo rendendolo, anche se indirettamente, identificabile. Tali principi riguardano segnatamente la liceità e la lealtà della raccolta e del trattamento automatico dei dati personali, il principio della loro registrazione per finalità determinate e legittime, il mancato utilizzo dei dati per scopi incompatibili con tali finalità, il limite della durata di conservazione al periodo strettamente necessario, il carattere adeguato e non eccedente le finalità perseguite, e la pertinenza dei dati e l’obbligo di aggiornamento. La Convenzione vieta il trattamento dei dati « sensibili » (relativi all’origine razziale, le opinioni politiche, la salute, la religione, la vita sessuale) e garantisce anche il 90 CCTV_ITALIEN.indd 90 26/08/10 16:22:09 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa diritto delle persone interessate di conoscere le informazioni raccolte che le riguardano e, se del caso, di chiedere delle rettifiche. La Corte europea dei diritti dell’Uomo ha avuto modo di delimitare tali garanzie in materia di videosorveglianza. Ha infatti stabilito che, nell’ambito di campagne di lotta contro il crimine, la rivelazione e la pubblicazione sui media di immagini tratte da sistemi di videosorveglianza pubblica, all’insaputa dell’individuo filmato, costituiscono una violazione dell’articolo 8 42. Per rispondere alla necessità di proporre un quadro giuridico più specifico per le operazioni di videosorveglianza, e dopo avere constatato « con preoccupazione che le leggi nazionali in materia sono lungi dall’essere omogenee », l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il 25 gennaio 2008, ha adottato la risoluzione n°1604, mediante la quale invita formalmente gli Stati membri del Consiglio d’Europa ad applicare un insieme di « principi di orientamento per la protezione degli individui rispetto alla raccolta e la trattamento dei dati tramite videosorveglianza ». Tali principi, in numero di dodici, riprendono e applicano in materia di videosorveglianza i principi stabiliti dagli strumenti del Consiglio d’Europa e insistono in modo particolare sulla necessità: di un utilizzo pertinente, adeguato e non eccedente le finalità; di evitare che i dati raccolti siano indicizzati, confrontati o conservati senza necessità; di non impegnarsi in attività di videosorveglianza se il trattamento dei dati di carattere personale rischia di trasformarsi in una discriminazione contro taluni individui o gruppi di individui solo a motivo delle loro opinioni politiche, del loro credo religioso della loro salute o della loro vita sessuale, o della 42 Sentenza della camera del 28/01/2003 Peck contro Regno Unito App. 44647/98 91 CCTV_ITALIEN.indd 91 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali loro origine razziale o etnica; di informare chiaramente e in modo adeguato gli individui, indicando la loro finalità e l’identità dei responsabili; di garantire l’esercizio del diritto di accesso alle immagini e alle registrazioni; nonché garantire la sicurezza e l’integrità delle immagini con ogni misura tecnica e organizzativa necessaria. Il Consiglio d’Europa invita così i suoi membri a fare in modo di prevedere nel loro ordinamento nazionale alcune disposizioni che definiscono le restrizioni tecniche atte a limitare l’installazione di tali attrezzature in funzione del luogo sorvegliato, le zone private da escludere dal campo della videosorveglianza, imponendo l’uso di software adeguati, il ricorso in pratica alla codificazione dei dati video, nonché l’istituzione di vie di ricorso giuridico in caso di presunti abusi nell’uso della videosorveglianza. In particolare, giova rilevare che l’Assemblea parlamentare ritiene necessario che gli Stati membri adottino al più presto e utilizzino una segnaletica e un testo di accompagnamento uniformati. Alla luce dei costanti progressi tecnici in materia di videosorveglianza, sottolinea la necessità di continuare in futuro i lavori sul tema della videosorveglianza. B. Gli altri testi europei Riguardo agli altri testi europei applicabili alle attività di videosorveglianza, occorre citare in particolare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Questa proclamazione solenne, adottata dall’Unione europea il 7 dicembre 2000, è ora menzionata dal Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, nell’articolo sui diritti fondamentali. Punta a conferire alla Carta un valore giuridicamente vincolante (con forti restrizioni per taluni paesi: la Polonia e il Regno Unito e la Repubblica Ceca). 92 CCTV_ITALIEN.indd 92 26/08/10 16:22:09 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa L’articolo 7 della Carta prevede infatti che « Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni ». Inoltre, l’articolo 8 garantisce che « Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano ». Precisa anche che « tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge », che « ogni individuo ha il diritto di accedere ai dati raccolti che lo riguardano e di ottenerne la rettifica » e che « il rispetto di tali regole è soggetto al controllo di un’autorità indipendente ». Occorre anche segnalare che il Garante europeo per la protezione dei dati (GEPD)43, competente per sovrintendere al trattamento dei dati personali attuato dalle istituzioni europee, il 17 marzo 2010 ha pubblicato una serie di orientamenti sulla videosorveglianza, rivolti alle istituzioni e agli organismi europei. Questi orientamenti dettagliati, elaborati al termine di un processo di consultazione, comprendono alcune raccomandazioni pratiche. Introducono in particolare il concetto di « privacy by design », secondo cui le barriere tecniche che consentono di proteggere meglio i dati di carattere personale e la vita privata degli individui ripresi dalle telecamere devono essere introdotti, sin dalla progettazione, nelle specifiche tecnologiche delle apparecchiature. 43 Cfr il sito web www.edps.europa.eu 93 CCTV_ITALIEN.indd 93 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali C. La Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 1995 relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati Questa direttiva costituisce lo strumento giuridico adottato all’Unione europea per stabilire i principi di protezione dei dati di carattere personale dei cittadini europei. Sulla base di questo testo gli Stati membri hanno adottato le legislazioni nazionali sulla protezione dei dati. La Direttiva si applica, di massima, ai sistemi di videosorveglianza, dal momento che si applica a qualsiasi informazione, sotto forma di suoni e immagini, concernenti una persona identificata o identificabile, prendendo in considerazione l’insieme dei mezzi che possono essere ragionevolmente utilizzati dal responsabile del trattamento o da altri per identificare detta persona. Infatti, i dati in forma di immagini e suoni relativi a persone fisiche identificate o identificabili rappresentano dati personali, anche se le immagini sono usate nell’ambito della videosorveglianza, anche se non sono connesse con caratteristiche specifiche di una persona; anche se non riguardano individui i cui volti sono stati filmati, anche se contengono altre informazioni (ad esempio il numero di targa della loro automobile). Tuttavia, la videosorveglianza dei luoghi pubblici rientra solo in parte nel campo della Direttiva 95/46, nella misura in cui essa non si applica al trattamento dei dati sotto forma di suoni e immagini per fini connessi con la sicurezza pubblica, la difesa, la sicurezza dello Stato, e per l’esercizio di attività dello Stato 94 CCTV_ITALIEN.indd 94 26/08/10 16:22:09 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa relative al diritto penale o altre attività estranee al campo di applicazione della legislazione comunitaria. Peraltro, la Direttiva non si applica alle operazioni di trattamento di dati effettuate da una persona fisica nell’esercizio di attività a carattere esclusivamente personale o domestico. Il gruppo della autorità nazionali di protezione dei dati a livello europeo (detto « Gruppo dell’articolo 29 » o « G29 ») ha infatti precisato, in un parere del 2004 44, l’interpretazioni delle disposizioni della direttiva n° 95/46. Tale parere sottolinea in particolare la necessità che le competenti istanze degli Stati membri valutino la videosorveglianza da un punto di vista generale per « evitare che l’eccessiva proliferazione di sistemi di acquisizione di immagini in zone pubbliche e private si traduca nell’applicazione di restrizioni ingiustificate ai diritti e alle libertà fondamentali dei cittadini » che renderebbero questi ultimi « identificabili in massa in numerosi posti pubblici e privati »; nonché una valutazione dell’evoluzione delle tecniche di videosorveglianza per evitare che lo sviluppo di applicazioni di software basate sul riconoscimento facciale degli individui e sull’individuazione/previsione del comportamento umano « si traducano avventatamente in una sorveglianza dinamico-preventiva ». Questi due messaggi sono di attualità e la definizione di strumenti e metodi quanto più possibili affidabili per valutare l’efficacia della videosorveglianza rimane critica e indispensabile. 44 Parere del G29 n° WP 89 dell’11 febbraio 2004 95 CCTV_ITALIEN.indd 95 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali II. LE LEGISLAZIONI NAZIONALI A. La diversità dei sistemi di regolazione In vari Stati membri sono già stati svolti studi analitici riguardo alla videosorveglianza, basati su norme costituzionali o disposizioni costituzionali o in legislazioni specifiche, ordinanze o altre decisioni promulgate dalle competenti autorità nazionali. In alcuni paesi esistono anche disposizioni specifiche applicabili indipendentemente dal fatto che la videosorveglianza possa comportare il trattamento di dati di carattere personale. A norma di tali regolamentazioni, l’installazione e l’uso di un sistema di videosorveglianza debbono essere autorizzati preventivamente da un ente amministrativo, che può essere rappresentato, in tutto o in parte, dall’autorità nazionale per la protezione dei dati personali. Tali regolamentazioni possono differire a seconda della natura pubblica o privata dell’ente responsabile del funzionamento delle attrezzature in questione. In altri paesi, la videosorveglianza non forma attualmente oggetto di legislazioni specifiche. Tuttavia, in alcuni casi, le autorità per la protezione dei dati hanno svolto lavori per garantire la corretta applicazione delle disposizioni generali in tema di protezione dei dati, tra l’altro elaborando pareri, orientamenti o codici di comportamento (Regno Unito, Italia). Il suddetto parere del G 29 dell’11 febbraio 2004 contiene una tabella riepilogativa delle principali fonti giuridiche nazionali in materia di videosorveglianza, note negli Stati membri al momento dell’adozione del parere. AVVERTENZA: La tabella sottostante, riportata a titolo informativo, non è da ritenersi esaustiva perché 96 CCTV_ITALIEN.indd 96 26/08/10 16:22:09 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa possono essere stati pubblicati altri testi dopo l’11 febbraio 2004. Belgio Pareri dell’autorità per la protezione dei dati, in particolare parere 34/99 del 13 dicembre 1999, relativo al trattamento di immagini, in particolare attraverso l’utilizzazione di sistemi di videosorveglianza. Parere 3/2000 del 10 gennaio 2000 relativo all’ utilizzazione di sistemi di videosorveglianza negli atri dei condomini. Legge del 21 marzo 2007 che disciplina l’installazione e l’utilizzo di telecamere di sorveglianza. Danimarca Testo unico n. 76 del 1° febbraio 2000 relativo al divieto della videosorveglianza. La legge vieta ad organismi privati di effettuare la videosorveglianza di vie, strade, piazze e simili zone pubbliche utilizzate per normali spostamenti. In merito a tale divieto, esistono peraltro talune eccezioni. Decisione dell’autorità per la protezione dei dati, del 3 giugno 2002, relativa alla videosorveglianza da parte di un grande gruppo di supermercati e la trasmissione in diretta su Internet da un pub. Decisione dell’autorità per la protezione dei dati, del 1° luglio 2003, secondo la quale la videosorveglianza svolta da un’azienda privata operante nel settore dei trasporti pubblici deve essere adeguata e conforme alle disposizioni della legge danese sulla tutela dei dati. Decisione dell’autorità per la protezione dei dati, del 13 novembre 2003, che pone talune limitazioni alla videosorveglianza condotta dalle autorità pubbliche. Due leggi sono state adottate in materia di videosorveglianza nel giugno 2007 : la prima conferisce alle aziende private il potere di effettuare la videosorve- 97 CCTV_ITALIEN.indd 97 26/08/10 16:22:09 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali glianza di zone di cui sono proprietarie, senza l’obbligo di una previa dichiarazione all’autorità di protezione dei dati, la seconda attribuisce ai servizi di polizia maggior poteri che consentono di imporre ad amministrazioni o enti privati l’installazione e l’uso di sistemi di videosorveglianza. Finlandia In Finlandia non esiste una legislazione speciale in merito alla videosorveglianza, ma varie leggi contemplano disposizioni sulla videosorveglianza ed altri sistemi di sorveglianza, osservazione e controlli tecnici. L’ Ombudsman responsabile della tutela dei dati ha formulato il suo parere in merito alle registrazioni di conversazioni telefoniche presso i servizi di assistenza ai clienti e nell’ambito professionale (fascicoli 1061/45/2000 e 525/45/2000). Francia Legge n.78-17, del 6 gennaio 1978 relativa al trattamento dei dati, agli archivi e alle libertà (CNIL) Legge n° 95-73 del 21 gennaio 1995 sulla sicurezza (modificata), decreto n° 96-926 del 17 ottobre 1996 (modificato) e circolare del 22 ottobre 1996 (modificata) sull’attuazione della legge n° 95-73 che delimita con un regime specifico di autorizzazione della prefettura l’uso di sistemi di videosorveglianza a fini di sicurezza pubblica in luoghi pubblici La «Commission nationale de l’informatique et des libertés» (CNIL), l’autorità incaricata della tutela dei dati, ha pubblicato una Guida contenente alcune raccomandazioni relative alla videosorveglianza sul posto di lavoro. Germania Articolo 6, b della legge federale del 2000. Articolo 25 della legge sulla protezione delle 98 CCTV_ITALIEN.indd 98 26/08/10 16:22:10 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa frontiere. Altri regolamenti relativi alla videosorveglianza effettuata dalle forze di polizia nelle leggi dei Länder sulla polizia. Grecia Lettera n. 390 del 28 gennaio 2000 concernente l’installazione di un sistema di televisione a circuito chiuso nella metropolitana di Atene Direttiva n. 1122 del 26 settembre 2000 sulla televisione a circuito chiuso. Decisione N. 84/2002 relativa ai sistemi di televisione a circuito chiuso negli alberghi. Irlanda Legge sulla tutela dei dati del 1998 e del 2003. Studio analitico n. 14/1996 (utilizzazione di televisione a circuito a chiuso). Italia Articolo 34 del Codice di tutela dei dati personali (decreto legge n.. 196 del 30 giugno 2003, che fissa l’adozione di un codice di comportamento) Decisioni del Garante: n. 2, del 10 aprile 2002 (che promuove l’adozione di codici di comportamento), 28 settembre 2001 (biometria e tecniche di riconoscimento facciale applicate dalle banche) e 29 novembre 2000 (denominata «decalogo della videosorveglianza») Decreto presidenziale n. 250, del 22 giugno 1999 (che regola l’accesso di veicoli al centro città e alle zone ad accesso limitato) Decreto legislativo n. 433 del 14 novembre 1992 e legge n. 4/1993 (applicabile a musei, biblioteche e archivi di stato) Decreto legislativo n. 45 del 04 febbraio 2000 (navi passeggeri su rotte nazionali) Articolo 4 della legge n. 300 del 20 maggio 1970 (denominata «Statuto dei lavoratori») 99 CCTV_ITALIEN.indd 99 26/08/10 16:22:10 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali Lussemburgo Articoli 10 e 11 della legge del 02.08.2002 sulla protezione delle persone riguardo al trattamento dei dati personali. Paesi Bassi Relazione dell’autorità per la protezione dei dati pubblicata nel 1997, che contiene orientamenti in merito alla videosorveglianza specialmente per la protezione delle persone e delle proprietà in luoghi pubblici. Indagine , nel 2003, sulla sorveglianza mediante videocamere in tutti i comuni olandesi. Modifica del Codice penale, in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2004, che estende l’ambito di atto criminale alla ripresa di fotografie di luoghi accessibili al pubblico senza informare le persone interessate. Portogallo Decreto legge 231/98, del 22 luglio 98 (attività di sicurezza private e sistemi di autoprotezione) Legge 38/98 del 4 agosto 98 (misure da adottare in caso di violenza connessa con manifestazioni sportive) Decreto legge 263/01, del 28 settembre 2001 (luoghi destinati alle danze) Decreto legge 94/2002, del 12 aprile 2002 (manifestazioni sportive) Regno Unito Codice di comportamento per televisioni a circuito chiuso (Commissario per l’informazione), sottoposto a revisione nel 2008. Spagna Legge organica n. 4/1997 (videosorveglianza da parte di agenzie di sicurezza in luoghi pubblici) Real decreto n. 596/1999 in applicazione della legge n. 4/1997 100 CCTV_ITALIEN.indd 100 26/08/10 16:22:10 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa Svezia La videosorveglianza è specificatamente regolamentata dalla legge (1998:150) sulla videosorveglianza generale e dalla legge (1995:1506) sulla videosorveglianza segreta (nelle indagini criminali). Per la videosorveglianza generale è richiesta in genere l’autorizzazione degli organi di amministrazione regionale, benché esistano alcune eccezioni perché l’autorizzazione non è richiesta per la sorveglianza di uffici postali, agenzie bancarie e negozi. La videosorveglianza segreta deve essere autorizzata da un tribunale. Le decisioni della prefettura potranno formare oggetto di ricorso dinanzi al ministro della giustizia. La videosorveglianza mediante telecamere digitali va considerata come trattamento di dati personali ed essere soggetta alla supervisione dell’organismo di ispezione dei dati, ove non sia specificatamente disciplinata dalla legge relativa alla videosorveglianza generale. Una commissione di inchiesta ha pubblicato nel 2002 una relazione sulla videosorveglianza (SOU 2002:110). Altri importanti strumenti normativi che giova menzionare sono stati adottati in Islanda (articolo 4, legge n. 77/2000), Norvegia (titolo VII della legge n. 31, del 14 febbraio 2000), Svizzera (raccomandazione del Commissario federale) e Ungheria (raccomandazione dell’autorità per la protezione dei dati, del 20 dicembre 2000) B. Verso una specifica legislazione europea? La diversità delle legislazioni, associata ai rapidi progressi tecnologici dei sistemi, avvalora la pertinenza di un approccio giuridico maggiormente armonizzato. Infatti numerosi lavori recenti in ambito 101 CCTV_ITALIEN.indd 101 26/08/10 16:22:10 La sfida: conciliare l’utilizzo della videosorveglianza con le libertà individuali europeo si inseriscono in quest’ottica e raccomandano il rafforzamento delle legislazioni europee e nazionali. Nella sua relazione del 7 maggio 2010 concernente il ruolo delle autorità di protezione dei dati in Europa45, l’Agenzia europea per i diritti fondamentali considera lo sviluppo dei sistemi di videosorveglianza un motivo di preoccupazione che richiede un’azione urgente: « La videosorveglianza dei luoghi pubblici è ampiamente diffusa, ma il quadro legislativo è rimasto indietro. La relazione evidenzia, ad esempio, che spesso, in pratica, in taluni Stati membri le telecamere di sorveglianza non sono dichiarate e/o non sono sottoposte ad alcuna forma di controllo». La relazione precisa che in Austria, la stragrande maggioranza delle telecamere non sono dichiarate (sfuggendo così al controllo dell’autorità per la protezione dei dati), che in Germania sono stati segnalati casi di videosorveglianza sul posto di lavoro effettuati all’insaputa dei lavoratori. Si ricorda che in Grecia, l’autorità per la protezione dei dati si è vista negare l’accesso alla sede della polizia in cui era stato effettuato il trattamento dei dati, mentre nel Regno Unito vigono scarse restrizioni sull’uso delle telecamere negli spazi pubblici e che in questo Stato membro esiste la più alta concentrazione di telecamere del mondo. Pertanto, l’agenzia per i diritti fondamentali ritiene che, pur tenuto conto delle specificità tecniche intrinseche dei dati sonori e visivi nonché dell’impatto potenzialmente importante sui diritti degli individui, in futuro si dovrebbe prevedere uno specifico strumento legislativo europeo. 102 CCTV_ITALIEN.indd 102 26/08/10 16:22:10 L’inquadramento guiridico della videosorveglianza in Europa Infine, il Consiglio d’Europa, nella sua bozza di raccomandazione sulla tutela delle persone riguardo al trattamento automatizzato dei dati personali, adottata il 15 giugno 201046, nell’ambito del trattamento di « profilazione » rileva che la raccolta e il trattamento dei dati per fini di profilazione possono usare vari tipi di dati, come quelli « provenienti dai sistemi di videosorveglianza ». In assenza di un’iniziativa legislativa europea volta a inquadrare in modo specifico le operazioni di videosorveglianza, gli operatori possono fare riferimento ai pareri o alle raccomandazioni settoriali delle autorità nazionali di protezione dei dati. Nell’intento di assicurare il migliore inquadramento giuridico e l’uso quanto più possibile coerente dei sistemi di videosorveglianza, alcuni scelgono di adottare una carta etica che fissi regole di buona prassi e di corretta gestione. In quest’ottica si inserisce la Carta proposta dal Forum europeo per la sicurezza urbana nell’ambito del progetto « Cittadini, città e videosorveglianza ». 45 Consultabile sul sito Internet dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali: http://fra.europa.eu/ 46 Consultabile sul sito Internet del Consiglio d’Europa: http://www.coe.int/t/dghl/standardsetting/DataProtection/ default_en.asp 103 CCTV_ITALIEN.indd 103 26/08/10 16:22:10 CCTV_ITALIEN.indd 104 26/08/10 16:22:10 ////////////////////////////// ////////////////////////// Partie II ➤ Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee ////////////////////////// ////////////////////////////// 105 CCTV_ITALIEN.indd 105 26/08/10 16:22:10 CCTV_ITALIEN.indd 106 26/08/10 16:22:10 « Invito gli eletti a studiare e a firmare la Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza » Intervista con Charles Gautier, senatore e sindaco di Saint-Herblain e Presidente del Forum francese per la sicurezza urbana. Lei è uno dei primi due firmatari, insieme al sindaco di Rotterdam, della nuova Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza. Perché si è avvertito il bisogno di una Carta? Charles Gautier: Questa Carta è il frutto di un lavoro condotto a livello europeo da un gruppo di città e di soggetti ed enti coinvolti nella videosorveglianza. Da una quindicina d’anni a questa parte, la videosorveglianza urbana ha conosciuto un importantissimo sviluppo in Europa, sebbene esistano differenze significative da un paese all’altro, sia per quanto riguarda la capillarità delle reti installate, che in materia di legislazioni e modalità di controllo. Oggi siamo giunti al punto in cui è diventata necessaria una riflessione comune su questa tecnologia, che non si può certo considerare irrilevante, poiché costituisce di fatto un’ingerenza nella vita privata dei cittadini, ripresi a loro insaputa mentre camminano per le vie delle nostre città. L’Efus ha pertanto promosso un progetto europeo su questa problematica, nell’ambito del quale il Forum francese ha svolto un ruolo di esperto. L’obiettivo è stato quello di avviare un dibattito comune sulle conseguenze politiche e sociali della videosorveglianza urbana. Come utilizzare questa tecnologia? In quale ambito giuridico e politico? Come garantire il rispetto delle libertà? Chi controlla? Chi sorveglia? ➤ 107 CCTV_ITALIEN.indd 107 26/08/10 16:22:10 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee Chi viene sorvegliato? Quali esperienze condotte in una determinata città o in un singolo paese possono essere applicate altrove? Quali insegnamenti trarre dalle «cattive» esperienze? La Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza riprende i temi principali sui quali abbiamo lavorato e, soprattutto, presenta un certo numero di principi fondatori destinati a favorire, come lo indica il suo stesso titolo, un utilizzo democratico della videosorveglianza, nel rispetto delle libertà fondamentali dei cittadini. A chi si rivolge la Carta e a cosa serve? Anzitutto, occorre precisare che questa Carta non costituisce assolutamente un documento normativo che possa imporre un certo numero di direttive alle città europee. È stata concepita ed elaborata dalle città stesse, per chiarificare un certo numero di idee comuni. Rappresenta pertanto uno strumento messo a disposizione delle città, per aiutarle a definire sia il posto che deve occupare la videosorveglianza nelle loro politiche di sicurezza urbana, che le modalità pratiche del suo utilizzo. Potremmo dire che in un certo senso è una specie di guida. È anche una dichiarazione di principi. A che titolo ha partecipato a questo progetto? In primo luogo, nella mia veste di senatore e di sindaco di Saint-Herblain, una delle dieci città partner del progetto. Saint-Herblain è una città di 45.000 abitanti, situata nell’agglomerato urbano di Nantes, nella Loira Atlantica, nel nord-ovest della Francia. L’agglomerato di Nantes conta 500.000 abitanti. Saint-Herblain ha installato nel 1999 le prime telecamere di videosorveglianza, che attualmente sono 18. In quanto sindaco, seguo una linea politica chiara: conciliare l’esigenza di sicurezza dei cittadini con il rispetto delle libertà individuali. Lo sviluppo del 108 CCTV_ITALIEN.indd 108 26/08/10 16:22:10 Intervista con Charles Gautier nostro sistema di videosorveglianza avviene in funzione di tale scelta strategica. Ho inoltre partecipato a questo progetto in qualità di senatore, in quanto sono stato il co-relatore, insieme al senatore Jean-Patrick Courtois, di una relazione informativa sulla videosorveglianza presentata al Senato. Le nostre raccomandazioni coincidono con i principi definiti nel progetto europeo Cittadini, città e videosorveglianza. Sono poi stato associato a questo progetto in qualità di Presidente del Forum francese, all’interno del quale gli amministratori eletti francesi hanno ugualmente riflettuto su questa tematica. La videosorveglianza è un tema importante per gli eletti francesi ? Indubbiamente. Non solo perché la videosorveglianza è un elemento di grande rilievo nelle politiche di sicurezza delle città, ma anche perché esiste una volontà politica a livello nazionale. Il governo ha annunciato che, nell’ambito della lotta al terrorismo, aveva l’obiettivo di triplicare il numero di telecamere installate in Francia, per giungere a un totale di 60.000 entro la fine del 2011. Sono stati stanziati ingenti investimenti per gli impianti di videosorveglianza. Per esempio, è dedicata al suo finanziamento una quota sostanziale del Fondo interministeriale per la prevenzione della delinquenza. Altri finanziamenti provengono dalle province, che le assegnano una quota importante delle loro dotazioni finanziarie: non meno di 30 milioni di euro, su un totale di circa 49 milioni per il 2010. Quale è la posizione del Forum e degli eletti francesi sulla questione? Non abbiamo una posizione dogmatica all’interno della nostra rete di città. È certo però che numerosi enti locali cercano attualmente di valutare l’efficacia della videosorveglianza e, soprattutto, di conciliare 109 CCTV_ITALIEN.indd 109 26/08/10 16:22:10 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee questa tecnologia con il rispetto delle libertà fondamentali. Molte discussioni vertono su questi temi. In sintesi, possiamo dire che c’è un consenso generale intorno a quattro principi essenziali: In primo luogo, i sistemi di videosicurezza sono strumenti che devono essere utilizzati nell’ambito di una politica globale di prevenzione della delinquenza. È importante prendere in considerazione non solo gli aspetti tecnici, ma anche l’organizzazione, le risorse umane, i costi e la dimensione etica. In secondo luogo, ci sembra fondamentale che i comuni stanzino fondi per la formazione degli operatori, non soltanto in materia di utilizzo tecnico dei sistemi, ma anche per renderli consapevoli degli obiettivi del comune. Gli operatori devono conoscere le politiche locali di sicurezza e di prevenzione della delinquenza e gli obiettivi della municipalità. Devono inoltre conoscere le normative in vigore, in particolare quelle relative al rispetto della vita privata e delle libertà individuali. Terzo principio: l’importanza di mettere in atto un metodo di valutazione del sistema locale di videosorveglianza in funzione degli obiettivi che gli sono stati assegnati. Si tratta di sistemi che costano caro alle collettività e ci pare pertanto indispensabile che queste ultime dispongano dei mezzi di valutazione, in particolare per garantire una buona coerenza tra il sistema di videosorveglianza e gli altri dispositivi locali di sicurezza, e, se del caso, apportare i miglioramenti necessari. Infine, la quarta idea chiave è che qualsiasi sistema di videosicurezza deve essere utilizzato nel rispetto delle norme etiche. Sono essenzialmente due le nozioni che ci sembrano più importanti: l’utilizzo trasparente di questi sistemi e la «tracciabilità» dei dati raccolti. 110 CCTV_ITALIEN.indd 110 26/08/10 16:22:10 Intervista con Charles Gautier Insieme al sindaco di Rotterdam (Paesi Bassi), Lei è stato uno dei primi firmatari della Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza. Che cosa propone di nuovo questa Carta? Attualmente, non esistono testi europei sulla videosorveglianza. La Carta può quindi essere definita un’anteprima. È sorta per volontà di un certo numero di città europee, che hanno voluto dotarsi di un quadro di riferimento in materia. Il fatto che i sindaci abbiano avvertito tale esigenza dimostra che hanno il senso della realtà e conoscono le aspettative dei cittadini in materia di sicurezza, nonché i loro timori per quanto concerne il rispetto della vita privata. È quindi tutto il contrario di un approccio burocratico, con decisioni prese «dal vertice». La presente Carta offre a noi, eletti locali, dei criteri di valutazione e delle raccomandazioni concrete nell’ambito delle normative europee e nazionali attuali. Non si tratta di una dichiarazione a favore o contro la videosorveglianza. Avete invitato i vostri colleghi sindaci e amministratori locali europei a firmare questa Carta. Cosa cambia, concretamente, se si è firmatari? Invito gli eletti non solo a firmare, ma anche a studiare la Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza perché sono persuaso che affronta un tema essenziale e urgente. Al giorno d’oggi, vista la diffusione dei sistemi di videosorveglianza e le loro evoluzioni tecnologiche, qualsiasi sindaco o rappresentante di un ente locale, anche relativamente piccolo, è obbligato a gestire tali sistemi, quindi a prendere posizione.Questa Carta permette agli amministratori locali che lo desiderano di fare propri alcuni principi basilari che garantiscono l’utilizzo democratico della videosorveglianza. Firmare la Carta, per un eletto, significa impegnarsi pubblicamente nei confronti dei cittadini della propria città o collettività a garantire il rispetto delle loro libertà fondamentali. 111 CCTV_ITALIEN.indd 111 26/08/10 16:22:10 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> LA VIDEOSORVEGLIANZA IN FRANCIA: CIFRE CHIAVE ➤ La Francia conta 396.000 telecamere di videosorveglianza autorizzate, di cui 20.000 nelle aree pubbliche (cifre 2007) ➤ 9772 autorizzazioni sono state rilasciate per il 2007 ad operatori pubblici e privati (pari a un incremento del 5% rispetto al 2006), l’86% delle quali riguardava dei sistemi installati in luoghi pubblici o aperti al pubblico e il 14% era costituito da sistemi che riprendono le strade pubbliche. Nota: Tali dati devono tuttavia essere interpretati con cautela. Alcuni sistemi sono stati probabilmente installati senza autorizzazione e possono essere regolarizzati in seguito. Viceversa, delle autorizzazioni possono essere state rilasciate, senza che le telecamere siano poi state installate. ➤ 1522 comuni francesi (su un totale di 36.682 comuni al 1° gennaio 2009, secondo l’Istituto nazionale delle statistiche e degli studi economici) utilizzano almeno un sistema di videosorveglianza. 112 CCTV_ITALIEN.indd 112 26/08/10 16:22:10 Videosorveglianza in Francia: cifre chiave >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> UNA LARGA MAGGIORANZA DEI FRANCESI È FAVOREVOLE ALLA VIDEOSORVEGLIANZA Secondo un sondaggio realizzato nel 2008, il 71% della popolazione francese è a favore dell’utilizzo della videosorveglianza nei luoghi pubblici, mentre è contrario solo il 28%. Alla domanda, «In modo generale, è favorevole, piuttosto favorevole, piuttosto contrario o molto contrario alla presenza di telecamere di videosorveglianza nei luoghi pubblici ?», ➤ Il 21 % si dichiara a favore ➤ Il 50 % piuttosto favorevole ➤ Il 15 % piuttosto contrario ➤ Il 13 % molto contrario ➤ Il 1 % non sa Sondaggio realizzato dal 14 al 17 marzo 2008 dalla società Ipsos, per la Commissione nazionale Informatica e Libertà (Commission nationale informatique et libertés (CNIL)), presso un campione di 972 persone rappresentative della popolazione francese di oltre 18 anni. 113 CCTV_ITALIEN.indd 113 26/08/10 16:22:10 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee 1. Perché una Carta? Mediante il Progetto Cittadini, città e videosorveglianza, il Forum europeo per la sicurezza urbana ha voluto avviare una riflessione e uno scambio di esperienze sulle prassi seguite in materia di videosorveglianza nel rispetto delle libertà individuali. La nostra attività, grazie a tre visite di studio a Genova, Londra e Brighton (Regno Unito) e a Lione (Francia), e alle esperienze dei partner del progetto, ci ha consentito di avere una visione d’insieme delle pratiche seguite per l’utilizzo della videosorveglianza e dei mezzi messi in atto per garantire il rispetto dei diritti dei cittadini. ➤ Quali sono le prime conclusioni di questo progetto? Che insegnamenti trarre dalle esperienze e dalle competenze delle città? Che consigli offrire alle città partner dell’Efus e, oltre ai suoi membri, all’insieme dei soggetti interessati dalla videosorveglianza? Si possono raccomandare delle buone prassi? Dei principi chiave per conciliare la videosorveglianza con la tutela dei diritti fondamentali Il progetto ha naturalmente individuato delle prassi, definite « buone » dai partner, quando sono applicate per un determinato problema, in un contesto specifico. All’inizio, i partner hanno sviluppato in comune una griglia di lettura, per valutare le varie prassi secondo i medesimi criteri, ponendosi ogni volta le stesse domande: tutela dei dati, per garantire il rispetto della vita privata, coinvolgimento dei cittadini in ciascuna delle tappe del percorso di un progetto di videosorveglianza – progettazione, attuazione, utilizzo, valutazione e sviluppo del sistema. I partner hanno tuttavia considerato difficile racco- 114 CCTV_ITALIEN.indd 114 26/08/10 16:22:10 Perché una Carta? mandare a tutte le città di applicare questa o quella prassi predisposta e attivata da un’altra città, in funzione di un contesto specifico. Il progetto ha dimostrato infatti che non esiste una buona prassi europea, ma che invece è interessante scambiarsi molteplici idee e pratiche, al fine di consentire a ciascuno di definire quale è la migliore strada da percorrere per raggiungerere l’obiettivo comune, quello cioè della tutela dei diritti individuali. In un primo tempo, è stato pertanto necessario individuare i principi generali sui quali si basano le buone prassi. In un secondo tempo, sono state esaminate le varie sfide poste dalla videosorveglianza. Infine, sono state formulate delle idee di buone prassi per mettere in opera tali principi, tenendo conto delle sfide precedentemente individuate. L’idea di una carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza, che intende essere universale e formula principi basilari che dovrebbero governare la videosorveglianza è nata da una triplice riflessione: 1) Principi che possono applicarsi alla videosorveglianza dappertutto in Europa In una riflessione europea sull’utilizzo della videosorveglianza, nel rispetto dei diritti fondamentali, occorre trovare un denominatore comune per orientare gli utilizzatori al di là dei diversi contesti istituzionali, legali e culturali. Non si ricerca un minimo comune denominatore, bensì si individuano i punti essenziali sui quali tutti sono d’accordo, sapendo che ciascuno avrà poi la facoltà di scegliere tra una vasta gamma di opzioni, al fine di adottare la soluzione o le soluzioni meglio adattare a ogni paese, a ogni regione, in funzione delle situazioni. 115 CCTV_ITALIEN.indd 115 26/08/10 16:22:10 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee 2) Principi che possono essere applicati a tutte le sfide poste dalla videosorveglianza L’obiettivo della carta è quello di formulare un insieme di norme che soddisfino tutte le sfide poste dalla videosorveglianza. È la ragione per la quale i partner hanno cercato di individuare i principi fondamentali sui quali poggia il diritto al rispetto della vita privata in tutti gli aspetti dell’utilizzo della videosorveglianza. Sono principi indipendenti e complementari. Possono essere applicati in tutti i casi in cui si ricorre alla videosorveglianza, per la pianificazione di un progetto, la messa in opera di un sistema, il suo utilizzo, la protezione dei dati, o lavalutazione del sistema e le sue eventuali modifiche. Le raccomandazioni sui tipi di azioni da condurre emergono al momento dell’applicazione di questi principi. Successivamente, gli esempi di prassi e le tecniche concrete possono fornire utili spunti per la messa in opera delle azioni. 3) Principi sostenibili in un contesto di rapido sviluppo tecnologico L’evoluzione tecnologica e il costante aumento delle capacità dei sistemi di videosorveglianza hanno costituito una delle tematiche principali dei dibattiti sulla protezione della vita privata. Si constata infatti che i sistemi sono sempre più potenti e intelligenti (riconoscimento automatico dei veicoli, delle persone, dei comportamenti, ecc) e sono sempre più spesso collegati ad altri sistemi informativi. La videosorveglianza rappresenta soltanto un elemento di tutta una fitta rete tecnologica che gestisce le nostre città e che si sviluppa in modo irreversibile, con rapidità esponenziale. Per questo, qualsiasi raccomandazione su un buon utilizzo della videosorveglianza può essere presto superata dalla realtà tecnologica. 116 CCTV_ITALIEN.indd 116 26/08/10 16:22:10 Perché una Carta? D’altro canto, l’evoluzione delle tecnologie offre nuove soluzioni a certi dilemmi etici. Oggi esistono per esempio dei sistemi che impediscono alle telecamere di filmare all’interno degli spazi privati (vedi l’articolo di Jeroen van den Hoven). Le raccomandazioni contenute nella Carta non riguardano quindi dei metodi pratici per l’utilizzo di una determinata tecnica, ma trattano dell’applicazione di principi sostanziali. Vale inoltre la pena segnalare che la Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza non ha la pretesa di riassumere l’insieme dei dibattiti che si sono tenuti nell’ambito del progetto. Essa non può e non intende del resto sostituirsi allo scambio di pratiche concrete effettuato nel corso del progetto e illustrato nella presente pubblicazione, che deve considerarsi un complemento della carta e si augura di rappresentare un primo passo verso una guida pratica. Una Carta europea delle città e delle regioni La stesura della carta non è stata effettuata unicamente sulla base delle prassi raccolte presso le città. È evidente che i dibattiti si sono fondati sulle normative nazionali vigenti, sui testi europei e sulle prime iniziative di carte locali, riguardanti la garanzia del rispetto dei diritti individuali. L’iniziativa condotta fino ad ora dall’Efus non è l’unica nel suo genere. Rappresenta piuttosto un lavoro complementare, che va a colmare un vuoto locale ed europeo. La videosorveglianza è un fenomeno europeo, che riguarda tutti i cittadini che vivono, lavorano e si spostano in Europa. Nel contempo, la videosorveglianza delle aree pubbliche rientra nell’ambito delle responsabilità delle autorità locali. L’originalità della Carta consiste nel creare un ponte tra le dimensioni locali e quella europea. I testi europei in materia di videosorveglianza possono 117 CCTV_ITALIEN.indd 117 26/08/10 16:22:10 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee in realtà fornire unicamente dei pareri e delle raccomandazioni formulate da esperti. Una carta degli enti locali europei, invece, rispecchia l’impegno di un insieme di città e di regioni di tutta Europa a rispettare, a livello locale, i principi che garantiscono un utilizzo democratico della videosorveglianza. Le istituzioni europee svolgono un ruolo di grande rilievo nella protezione dei diritti fondamentali e nella tutela della vita privata, come lo dimostrano i seguenti testi: Convenzione dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa (1950), articolo 8, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2001/2009) articoli 7 e 8, e, per quanto concerne la tutela dei dati, Convenzione n° 108 (1981) del Consiglio d’Europa, Direttiva 95/46/ CE dell’Unione europea. Hanno inoltre preso posizione sulla questione della videosorveglianza, formulando raccomandazioni molto analoghe a quelle della Carta, che si ritrovano nella relazione del Comitato europeo di cooperazione giuridica (CDCJ) (2003), nel Parere 4/2004 del Gruppo di lavoro Articolo 29», nei rapporti della Commissione di Venezia (2007), nella Risoluzione 1604 (2008) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, e nelle linee guida sulla videosorveglianza del Garante europeo per la protezione dei dati personali (GEPD) (2010). I suddetti testi molto completi ed esaurienti sono stati fonte di ispirazione per il progetto, ma non hanno esplicitato i principi sui quali si basano le loro raccomandazioni. Sebbene numerosi paesi abbiano colto l’occasione del recepimento della Direttiva 95/46/CE nel diritto nazionale per promulgare leggi anche sulla videosorveglianza, e le convenzioni sulla salvaguardia dei diritti fondamentali facciano parte del diritto europeo e internazionale, le istituzioni europee per il momento non hanno la competenza di legiferare sulla videosorveglianza. Devono accontentarsi di formulare pareri e raccomandazioni e contare sul fatto che il mes- 118 CCTV_ITALIEN.indd 118 26/08/10 16:22:11 Perché una Carta? saggio è stato recepito e sulla buona volontà dei soggetti interessati. È proprio in assenza di una normativa europea che la Carta del Forum assume tutto il suo senso. Le legislazioni nazionali, che definiscono l’ambito giuridico vincolante per l’utilizzo della videosorveglianza, variano molto da un paese all’altro (vedi l’articolo di Laurent Lim nel presente rapporto). Mentre certi paesi dispongono di legislazioni e di normative molto precise in materia di videosorveglianza, altri hanno mantenuto una legislazione più generale riguardante la tutela della vita privata e dei dati personali. In alcuni paesi una carta sulla videosorveglianza costituirebbe pertanto una novità. In numerosi altri paesi, i principi della carta potrebbero andare a completare la legislazione esistente e potrebbero soprattutto porre un risalto una volontà politica e una preoccupazione per un utilizzo responsabile di questa tecnologia da parte delle autorità e degli amministratori eletti territoriali. L’impegno assunto dalle città con l’adesione alla carta– un importante complemento della legislazione vigente.47 Le carte e i codici di condotta sono forme di regolamentazione informale o della cosiddetta «soft law», poiché non costituiscono una legislazione ufficiale. Sarebbe tuttavia errato pensare che tali carte non siano importanti per la regolamentazione interna di un paese. In considerazione del fatto che propongono valori e principi di gestione, possono svolgere un ruolo centrale nella creazione di una cultura organizzativa nel campo della videosorveglianza e fornire agli operatori e ai responsabili delle telecamere dei principi destinati a guidarli nei loro processi decisionali quotidiani. Inoltre, possono servire da punto di riferimento (benchmark) per misurare le performance del sistema e porre le basi per lo sviluppo di procedure più particolareggiate rela- 119 CCTV_ITALIEN.indd 119 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee tive al funzionamento e alla gestione di un centro di videosorveglianza. Le carte possono inoltre svolgere un ruolo rilevante per facilitare la comunicazione rivolta al pubblico. Una carta, poiché fornisce una spiegazione chiara della ragion d’essere e dei limiti dell’installazione di un impianto di videosorveglianza, può rassicurare i cittadini sulla finalità del sistema, consentendo loro di disporre di un certo numero di criteri necessari per valutare il buon funzionamento e il successo del sistema. In tal senso, possono fornire ai cittadini un ambito preciso nel quale esprimere le loro preoccupazioni. Tale ambito può di conseguenza aiutarli a verificare che i responsabili del sistema assumano le loro responsabilità e non vadano oltre il loro mandato di garantire una « sorveglianza ». Le carte possono inoltre svolgere un ruolo rilevante per facilitare la comunicazione rivolta al pubblico. Una carta, poiché fornisce una spiegazione chiara della ragion d’essere e dei limiti dell’installazione di un impianto di videosorveglianza, può rassicurare i cittadini sulla finalità del sistema, consentendo loro di disporre di un certo numero di criteri necessari per valutare il buon funzionamento e il successo del sistema. In tal senso, possono fornire ai cittadini un ambito preciso nel quale esprimere le loro preoccupazioni. Tale ambito può di conseguenza aiutarli a verificare che i responsabili del sistema assumano le loro responsabilità e non vadano oltre il loro mandato di garantire una « sorveglianza ». Per quanto concerne i rapporti tra le carte e il potere discrezionale dell’organo esecutivo locale, è evidente che l’importanza della “soft law” dipende dalle circostanze e dai fabbisogni locali. In numerose città europee si ritiene che gli impianti di videosorveglianza dovrebbero essere sotto il controllo diretto degli amministratori locali e che il loro funzionamento dovrebbe rientrare nell’ambito del loro potere discrezionale. 120 CCTV_ITALIEN.indd 120 26/08/10 16:22:11 Perché una Carta? Evidentemente, poiché le carte non sono giuridicamente vincolanti o opponibili, non possono sostituirsi al potere discrezionale dell’organo esecutivo. Non possono nemmeno essere utilizzate per modificare o interpretare le leggi vigenti. Tuttavia, l’adozione di una carta avrebbe il vantaggio di fornire una struttura per l’uso del potere discrezionale, di consentire una maggiore trasparenza nell’utilizzo della videosorveglianza e di garantire che i suoi obiettivi siano conosciuti e compresi dal pubblico. Infine, le carte possono aiutare i neo-eletti a comprendere il funzionamento e le sfide della videosorveglianza e a garantire un certo livello di continuità operativa e di gestione, a seguito di elezioni o di altri cambiamenti politici. In sintesi, si può affermare che il principale vantaggio delle carte è la loro capacità di creare prassi organizzative e operative, di promuovere la responsabilità (accountability) e la trasparenza, e di favorire la comprensione della videosorveglianza da parte del pubblico. Per tutte queste ragioni possono rappresentare un reale vantaggio per le normative e le regolazioni esistenti e un utile complemento alla gestione della videosorveglianza esercitata dalla discrezionalità del potere esecutivo e dall’amministrazione. Sono le ragioni che hanno spinto numerose città membre dell’Efus, come Lione e Le Havre, a dotarsi di una carta. È anche per questo che la Commissione nazionale francese Informatica e Libertà (CNIL) ha sostenuto tale iniziativa e ha fornito il suo contributo a un’iniziativa analoga, lanciata dal Gruppo ‘Articolo 29’, encomiata dal Garante europeo per la protezione dei dati (GEPD). I partner del progetto ritengono pertanto che qualsiasi iniziativa volta a elaborare una carta possa interessare non soltanto le città e le regioni europee, ma anche tutti i soggetti pubblici che perseguono obiettivi analoghi. 47 Per questa parte, vedi Benjamin Goold, Università della British Columbia/Università di Oxford. 121 CCTV_ITALIEN.indd 121 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee 2. I principi della Carta 1. Il principio di liceità 1.1 - Perché? Il Forum si è costituito intorno al convincimento «le città aiutano le città», principio ispiratore di tutti i progetti europei che ha sviluppato. Nell’ambito della riflessione intorno alla tematica centrale del progetto sulla videosorveglianza, ogni città partner ha espresso la volontà di conoscere l’esperienza e il contesto delle altre città partecipanti all’iniziativa. I principi sono anzitutto determinati dalla legislazione in vigore. Il principio di liceità non è sorto spontaneamente dalle nostre riflessioni, come fosse un’evidenza. In realtà, ci siamo posti l’interrogativo: bisogna parlare di liceità o piuttosto di legittimità? Legittimità significa il diritto di compiere un’azione o di occupare una funzione. Gli eletti, per esempio, traggono la loro legittimità dalle elezioni e i poliziotti dallo status di membri delle forze dell’ordine, ottenuto dopo avere superato esami e concorsi. L’unica legittimità applicata in tutti i casi è quella della legge. Affermare il principio di liceità in materia di videosorveglianza significa ribadire che la principale legittimità di un sistema deve essere basata sulle legislazioni in vigore. Tali legislazioni traducono una mentalità e sono il frutto delle scelte della società. Sono inoltre rivelatrici di una cultura, di una storia e di rapporti di forza, di equilibri o di compromessi tra le autorità/i cittadini/le città/lo Stato, oppure anche tra vari livelli territoriali. 122 CCTV_ITALIEN.indd 122 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta Pongono in risalto rapporti di fiducia o di sfiducia e, per essenza, sono uno strumento indispensabile per legittimare una prassi. Costituiscono pertanto una base di lavoro essenziale. Il primo livello preso in esame dai partner di questo studio è stato quello comunitario. Le normative comunitarie definiscono delle regole destinate a essere applicate in tutti i paesi dell’Unione. >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> La Carta ricorda quindi che: I sistemi di videosorveglianza possono essere elaborati e sviluppati unicamente nel rispetto della legge e delle norme vigenti. Rispetto e conformità alle normative europee, nazionali, regionali o locali. Lo sviluppo di tali sistemi deve ugualmente essere realizzato nel rispetto delle norme in materia di tutela dei dati, dei testi in materia di intercettazioni di comunicazioni e di conversazioni, di interferenze illecite nella vita privata, di tutela della dignità, dell’immagine, del domicilio e degli altri luoghi per i quali esiste un’analoga protezione. Devono altresì essere prese in considerazione le norme relative alla tutela dei lavoratori. Come mettere quindi in pratica questo principio di liceità? Occorre anzitutto una conoscenza dei testi in vigore. I partner hanno dovuto affrontare la sfida di porre in evidenza tali testi, che non riguardano specificamente la videosorveglianza, ma che le città dovranno prendere in considerazione al momento dell’installazione del loro sistema, oltre alla normativa nazionale, qualora esista. ➤ I sistemi di videosorveglianza devono essere elaborati in coerenza con: 123 CCTV_ITALIEN.indd 123 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> 1) Il diritto europeo e internazionale: ➤ la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) del Consiglio d’Europa – 1950; ➤ la Convenzione 108 del Consiglio d’Europa sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati a carattere personale– 1981; ➤ la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; ➤ la direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 1995 relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali; nonché alla libera circolazione di tali dati; 2) Le normative nazionali e locali che disciplinano i sistemi di videosorveglianza e il trattamento e la tutela dei dati personali; ➤ Valutare la pertinenza di un impianto di videosorveglianza rispetto agli obiettivi per i quali la Costituzione consente una limitazione all’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini. 3) Le diverse giurisprudenze esistenti in materia ➤ In considerazione delle evoluzioni tecnologiche, in presenza di un vuoto normativo su una determinata questione, la realizzazione del sistema di videosorveglianza deve avvenire accertandosi che siano osservati gli altri principi definiti nella presente carta. 124 CCTV_ITALIEN.indd 124 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta Tale principio di liceità sottolinea la seguente affermazione: il rispetto delle normative in vigore è il primo atto della democrazia. Le normative, per quanto diverse, consentono di inquadrare legalmente lo sviluppo dei sistemi di videosorveglianza. La presa in considerazione delle normative vigenti è una garanzia di sostenibilità. Questo principio di liceità fornisce un ambito per legittimare, oggettivare la videosorveglianza, ma, come per qualsiasi altro ambito, deve essere precisato. La liceità messa in pratica Questo principio di liceità si declina in modo diverso attraverso l’Europa. Mentre per certi Stati il funzionamento della videosorveglianza è disciplinato da una legge generale relativa alla tutela dei dati, in altri paesi, come il Belgio, l’Italia e la Spagna, l’utilizzo di questa tecnologia è strettamente delimitato. La legge impone tra l’altro in questi paesi un parametraggio del sistema che consenta un mascheramento delle aree private (finestre e porte, per esempio). La legge fissa inoltre la durata di conservazione dei dati personali e stabilisce l’obbligo di informare il pubblico sull’identità dell’autorità responsabile dell’installazione e della gestione del sistema. Su quest’ultimo punto, sia il sistema italiano, che quello belga impongono le norme da rispettare per la comunicazione ai cittadini, ed esigono che tutte le città utilizzino lo stesso tipo di cartello per indicare l’area videosorvegliata, nel quale devono figurare un certo numero di informazioni fissate per legge. Altro aspetto importante del principio di liceità riguarda la formazione degli operatori delle telecamere. È fondamentale che il personale conosca la legisla- 125 CCTV_ITALIEN.indd 125 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee zione in materia di tutela dei dati. È obbligatorio in certi paesi, tra cui il Regno Unito. In altri, come ad esempio la Francia, la formazione figura solitamente tra le prescrizioni deontologiche rivolte agli operatori da parte dagli enti locali. Infine, in altri paesi, la formazione dipende dalla volontà delle autorità locali. Un terzo aspetto del principio di liceità riguarda le procedure di controllo indipendenti. Numerosi paesi hanno creato degli organi indipendenti, incaricati di vigilare sul rispetto della legge da parte dei pubblici poteri che utilizzano i sistemi di videosorveglianza. In Francia, si tratta dei Comitati etici, in Italia esiste il «Garante della Privacy», in Spagna è stata creata l’Agenzia spagnola per la tutela dei dati (AEPD), che dispone tra l’altro del diritto di proporre delle sanzioni, se non sono rispettate le disposizioni legali. L’utilizzo sempre più diffuso della videosorveglianza impone di adattare le leggi, al fine di limitare e inquadrare le ingerenze nella vita privata. Nel Regno Unito, è stato definito fin dal 2008 un ambito strategico nazionale, e il governo eletto nel giugno del 2010 ha inserito nel proprio programma di azione il tema della tutela della vita privata in relazione alla videosorveglianza. Conoscere e rispettare la legge è evidentemente la condizione sine qua non, ma nulla impedisce alla città di adottare provvedimenti che vadano ben oltre la legge, al fine di garantire il rispetto della vita privata e delle libertà fondamentali. Raccogliere esperienze e formulare raccomandazioni in materia era un altro degli obiettivi del progetto che ha dato vita a questa carta. La legge non ha forza prescrittiva; fornisce un ambito che consente di operare il sistema. Pertanto, quali sono gli elementi di un sistema di videosorveglianza 126 CCTV_ITALIEN.indd 126 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta che possono essere considerati prescrittivi? In altri termini, come applicare i principi della carta quando si installa e/o si gestisce un sistema di videosorveglianza? 2. Principio di necessità Tutti i partner l’hanno constatato: la videosorveglianza non è una soluzione di per sé, bensì uno dei tanti strumenti di una strategia globale in materia di sicurezza. Vista l’evoluzione tecnologica dei sistemi di videosorveglianza e il crescente numero di città che li utilizzano, è importante ricordare che l’installazione di un sistema non può essere considerata di per sé una finalità. Deve essere necessaria. Tuttavia, come definire tale necessità, senza rischiare di scivolare nell’apologia della videosorveglianza? Come definire un principio di necessità senza pregiudicare la libertà di ogni città di definire le proprie scelte strategiche in materia di sicurezza, utilizzando o meno la videosorveglianza? D’altro canto, possiamo affermare che la necessità sia di per sé un principio fondamentale? Si rivela sempre delicato definire la scelta di installare un sistema di videosorveglianza come una necessità, dal momento che per sapere se si tratta di una reale necessità occorrono conoscenze sull’efficacia della videosorveglianza. Qual è il contributo fornito dalla videosorveglianza per risolvere un problema specifico? È la risposta più adeguata in un determinato contesto? Tali domande non hanno risposte semplici, e i partner del progetto ne hanno dibattuto a lungo. Le valutazioni scientifiche indicano un bilancio mitigato, come lo dimostrano tra l’altro gli studi condotti dal Ministero dell’interno britannico (Welsh e Farrington 2002, Gill e 127 CCTV_ITALIEN.indd 127 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee Sprigg 2005, Gill e al 2005). Occorre anzitutto distinguere la finalità del sistema: si vuole prevenire la criminalità o facilitare le indagini a posteriori? Per quanto riguarda gli effetti scontati, possono variare notevolmente nel tempo e non sono sempre gli stessi per tutti i tipi di reati. La funzione di prevenzione presuppone che il delinquente potenziale ragioni e agisca in modo razionale. Sappiamo in realtà che numerosi delitti sono stati commessi, appunto, «sotto l’effetto» di un raptus emotivo. D’altro canto, non è garantita l’efficacia della videosorveglianza per le investigazioni, né è dimostrato il suo ruolo nella riduzione del senso di insicurezza. Tutte queste considerazioni devono essere prese in considerazione quando si parla di necessità. Non si tratta di una necessità a sé stante, ma piuttosto di una necessità che deve essere formulata dopo avere condotto la necessaria diagnosi. È il ragionamento che porta alla decisione di installare un sistema di videosorveglianza che rivela che esiste una reale necessità. >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> DEFINIZIONE DEL PRINCIPIO CONTENUTO NELLA CARTA: L’impianto di un sistema di videosorveglianza non può costituire di per sé un’esigenza Deve essere deciso in base alle necessità. La necessità fa riferimento all’incontro tra determinate circostanze e un bisogno, da un lato, e la risposta fornita dal sistema di videosorveglianza, dall’altro lato. Tale bisogno e tali circostanze rendono pertinente la decisione, per cui l’azione diventa inevitabile. È il principio di necessità che sottende la decisione di installare un sistema di videosorveglianza. La necessità assume in tal modo una dimensione prescrittiva: « La necessità non conosce legge ». 128 CCTV_ITALIEN.indd 128 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta Come mettere in opera questo principio di necessità? Attraverso tale principio, è il ragionamento preliminare che giustifica l’installazione del sistema di videosorveglianza. Tale ragionamento si articola intorno all’individuazione delle circostanze, alla definizione dei bisogni e della necessità di trovarvi una risposta tramite la videosorveglianza. Sono tre gli elementi costitutivi di questo principio di necessità: L’incontro tra le circostanze e il bisogno è alla base della necessità della risposta. Le circostanze Il bisogno La risposta La carta riprende un metodo di soluzione dei problemi analogo a quello utilizzato dalla polizia britannica per le sua attività di prossimità (neighborhood policing). Il metodo seguito è il cosiddetto procedimento «SARA», che significa, secondo la sigla inglese, scanning (passare in rassegna un problema, una situazione, delle circostanze), analysis (analizzare i bisogni), response (definire una risposta) e assessment (valutare l’efficacia della risposta fornita). L’interesse principale di tale impostazione è quello di permettere di distinguere tra il problema da risolvere e i sintomi osservati. Se non si effettuano le prime due fasi dello «scanning» e dell’ «analysis» 129 CCTV_ITALIEN.indd 129 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee con sufficiente rigore, si rischia di trovare una risposta adatta soltanto a trattare i sintomi, e non il vero problema. Nel caso della videosorveglianza, il pericolo è costituito dal fatto che è tentante credere che costituisca la risposta ricercata e che di conseguenza non sia necessario seguire tutto il processo. La domanda centrale non sarebbe più: «quale è la risposta più adeguata per questo problema?» ma piuttosto: «vorremmo installare un sistema di videosorveglianza, come lo si può giustificare?». Il principio di necessità indicato nella Carta impone un approccio diverso, che mette il problema davanti alla soluzione, in considerazione del fatto che, a seconda dei casi, la videosorveglianza può essere efficace, oppure no. Tale approccio considera che la videosorveglianza rappresenta una delle tante risposte possibili e permette di relativizzarne l’efficacia rispetto ad altri strumenti di sicurezza urbana. È inoltre molto importante valutare il sistema (la quarta tappa del processo SARA). Il principio di necessità non riguarda soltanto la decisione di installare un sistema, ma anche i vari sviluppi lungo tutto il suo «ciclo di vita». La domanda relativa alla necessità è quindi costante. Si pone per esempio quando si ipotizza l’eventualità di ampliare un sistema. È un investimento necessario per la sicurezza 48? La domanda si impone, inoltre, se è cambiata la situazione iniziale. Che fare, per esempio, se si registra un notevole miglioramento della sicurezza? La videosorveglianza è ancora necessaria? Pur essendo irresponsabile non prendere in considerazione gli investimenti già effettuati, e non riflettere sulle eventuali 48 È ovvio che i costi per l’ampliamento di un sistema sono normalmente molto meno importanti, poiché si possono utilizzare gli investimenti già effettuati e non ha gli stessi costi fissi. 130 CCTV_ITALIEN.indd 130 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta conseguenze della decisione di eliminare il sistema di videosorveglianza, è sempre possibile ipotizzare l’eventualità di rimuovere le telecamere. La città di Rotterdam, per esempio, a seguito di un processo di valutazione, ha ipotizzato di rimuovere alcune telecamere. Gli abitanti del quartiere si sono opposti, poiché si sentivano rassicurati dalla loro presenza. Altre città europee hanno avuto la stessa esperienza, il che rivela inoltre che il principio del coinvolgimento dei cittadini può essere più complesso di quanto non lo si potrebbe supporre. Per la città di Rotterdam alla fine è stato deciso di ridurre il numero di telecamere, il che equivale a fornire una risposta adattata alla nuova necessità. Un altro esempio interessante è costituito dalla legge del Land tedesco del Baden Württemberg, che stabilisce che un sistema di videosorveglianza può essere considerato necessario solo se le statistiche hanno dimostrato che una zona è particolarmente criminogena. A Mannheim, le autorità locali e la polizia hanno provveduto a rimuovere un sistema di sei telecamere installate cinque anni prima nel centro città, poiché il tasso di criminalità era sceso in modo significativo. Dopo la rimozione delle telecamere, la situazione è rimasta stabile, il che potrebbe essere anche dovuto ad altri provvedimenti presi dalle autorità locali, quali un migliore assetto della zona e l’illuminazione pubblica. 131 CCTV_ITALIEN.indd 131 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> RACCOMANDAZIONI / MODI DI AZIONE In tale contesto, per l’applicazione del principio di necessità si può raccomandare: A livello delle CIRCOSTANZE ➤ Individuare in modo preciso, tramite un audit o una diagnosi, le problematiche di sicurezza e di prevenzione della delinquenza riscontrate sul territorio della città; ➤ Tracciare un bilancio delle risorse locali disponibili e dei dispositivi esistenti, che consentano di trovare risposte alla situazione diagnosticata; A livello dei BISOGNI ➤ Reperire i bisogni individuati nel corso della diagnosi e dell’inventario delle potenzialità locali. I bisogni devono essere precisati per quanto possibile, poiché da loro dipendono i futuri obiettivi del progetto; ➤ Considerare se altri mezzi meno intrusivi sono possibili per trovare risposte adeguate a queste problematiche; A livello della RISPOSTA ➤ Occorre definire gli obiettivi e individuare i vantaggi e i risultati attesi dal sistema. Tali obiettivi devono essere tradotti in modi di funzionamento. Per esempio, bisognerà quindi definire quali sono gli aspetti e le implicazioni funzionali di un sistema di videosorveglianza finalizzato alla prevenzione della delinquenza; 132 CCTV_ITALIEN.indd 132 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta ➤ Stabilire il tipo di sistema che può consentire alla città di conseguire tali obiettivi in modo realistico; il sistema di videosorveglianza deve essere calibrato per rispondere in modo pertinente ed efficace ai fabbisogni individuati; ➤ Gli impianti di videosorveglianza possono essere attivati unicamente quando altre misure meno intrusive si sono rivelate insufficienti o inapplicabili (dopo una valutazione), o quando la natura del problema da risolvere non rientra nel campo di applicazione di tali altre misure. In ogni modo, la videosorveglianza deve rappresentare unicamente una parte di una risposta coordinata a un problema individuato; ➤ Autorizzarsi ad applicare il diritto di ritornare sulla decisione, ove necessario. Le città devono avere la possibilità di giudicare, sulla base di una valutazione, che la videosorveglianza non rappresenta più una necessità o che occorrerebbe una ridistribuzione delle telecamere; Dopo avere stabilito la necessità del sistema, occorre ancora definirne le dimensioni e il calibraggio rispetto al ragionamento effettuato. Tale calibraggio dei dispositivi di videosorveglianza deve avvenire nella giusta proporzione. 133 CCTV_ITALIEN.indd 133 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee 3.Principio di proporzionalità La proporzionalità è un principio difficile da definire; lo si potrebbe intendere come la giusta misura. Come valutarlo, in che momento e rispetto a che cosa? Inoltre, come determinare la proporzionalità al di fuori di un contesto specifico? Come raccomandare in una carta europea quanto è adeguato in questo o quel contesto specifico di una città o di una regione? Per i partner, nel corso dei dibattiti su questo principio, l’elemento importante non è stato quello di definire una norma generale, ma di insistere sulla necessità di calibrare il sistema di videosorveglianza in funzione di ogni contesto particolare e delle circostanze. I confronti tra i sistemi di videosorveglianza spesso si effettuano in funzione del numero di telecamere. Non è però necessariamente il miglior criterio, poiché il numero di telecamere deve essere coerente con i bisogni individuati nella città. Dietro al principio di proporzionalità, c’è la ricerca della giusta misura. Il dispiegamento di un sistema di videosorveglianza deve essere effettuato in modo coerente rispetto al ragionamento raccomandato dal principio di necessità. Il principio di proporzionalità è inoltre anche legato al principio di responsabilità. Infatti, definire un sistema che rispetti la giusta misura è un atto di responsabilità da parte delle autorità. >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Di conseguenza: L’elaborazione, l’installazione, il funzionamento e lo sviluppo dei sistemi di videosorveglianza devono rispettare la giusta misura 134 CCTV_ITALIEN.indd 134 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta Il dispiegamento dei sistemi di videosorveglianza deve essere commisurato ai problemi che intende risolvere. Tale ricerca di proporzionalità è anzitutto una questione di equilibrio tra gli obiettivi perseguiti e i mezzi messi in opera per conseguirli. Il principio di proporzionalità è pertanto intimamente legato alla nozione di equilibrio, che impone che l’impianto di videosorveglianza non costituisca l’unica risposta elaborata in una città in materia di sicurezza e di prevenzione della delinquenza. Come mettere in applicazione questo principio di proporzionalità? Si esercita a diversi livelli nella definizione e il dispiegamento del sistema. RACCOMANDAZIONI/ MODI DI AZIONE La proporzionalità deve essere valutata a ogni fase e in ogni modalità del trattamento dei dati, in particolare allorquando occorre definire: La dimensione dell’impianto e le capacità tecniche delle telecamere ➤ L’organizzazione tecnica e umana deve essere adattata allo stretto necessario, il che impone di utilizzare una tecnologia in grado di rispondere agli obiettivi assegnati, senza andare oltre. L’utilizzo di un sistema di videosorveglianza deve essere limitato nel tempo e nello spazio: a un momento determinato e su un territorio specifico, in risposta a un bisogno definito. Assegnare una nuova funzione al sistema di videosorveglianza richiede una riflessione sulla necessità (principio I). 135 CCTV_ITALIEN.indd 135 26/08/10 16:22:11 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee ➤ Tale impianto tecnico dovrebbe integrare in particolare un sistema di occultamento delle aree private, mediante un mascheramento dinamico, poiché la videosorveglianza di spazi pubblici non può avere come « effetto secondario » la sorveglianza di uno spazio privato. È un imperativo da prendere in considerazione ugualmente quando si deve pianificare il posizionamento e la configurazione delle telecamere e il loro tipo (fissa o mobile); La tutela dei dati Le immagini catturate dalle telecamere di videosorveglianza costituiscono dei dati personali e come tali devono essere tutelate. Il che impone l’osservanza di regole severe, relative alla registrazione, la conservazione, la condivisione e l’eventuale cancellazione o soppressione delle immagini. Occorre accertarsi che gli obiettivi siano coerenti con: ➤ la decisione di immagazzinare o meno le immagini; ➤ la durata di un’eventuale conservazione dei dati, che comunque deve essere sempre temporanea. La durata di conservazione deve essere limitata allo stretto necessario, deve essere fissata e definita mediante parametraggio nel sistema ➤ la protezione fisica e tecnica dei dati personali E’ pertanto necessario definire i protocolli di gestione delle autorizzazione di accesso e di trattamento delle immagini. Occorre integrare 136 CCTV_ITALIEN.indd 136 26/08/10 16:22:11 I principi della Carta in tali protocolli l’approccio « Privacy by design » che presuppone che la tutela dei dati personali sia presa in considerazione a monte, fin dal momento della progettazione degli impianti di videosorveglianza; ➤ I sistemi di videosorveglianza devono trovare il loro equilibrio e la loro proporzione in una politica integrata di sicurezza e di prevenzione della delinquenza. Sono uno strumento di una politica di sicurezza globale e devono pertanto essere coerenti con le altre risposte messe in atto localmente. La proporzionalità messa in pratica…. La città di Saint-Herblain ha avviato nel 1997 un audit sulla sicurezza, affidato a un ufficio studi esterno, prima di installare un sistema di videosorveglianza. Parallelamente, la Commissione Sicurezza e prevenzione della delinquenza (CCPD) del Consiglio comunale è stata incaricata di riflettere sulle questioni relative alla sicurezza nella città di Saint-Herblain. La relazione è stata consegnata nel 1998 al Senatore e sindaco della città, che ha deciso di creare un certo numero di gruppi di lavoro sulle tematiche relative alla sicurezza. Nel 1999, la sintesi dei gruppi di lavoro è stata presentata al Consiglio comunale. Un sondaggio sulla sicurezza è stato inoltre condotto su un campione rappresentativo, e ha rivelato che questo tema costituiva la principale preoccupazione degli abitanti di Saint-Herblain. Il sindaco, sulla base di questa diagnosi, ha avviato un dibattito in seno al Consiglio municipale sull’applicazione delle proposte della commissione comunale per la prevenzione della delinquenza, tra cui figurava la videosorveglianza. Nel giugno 1999, il Consiglio municipale ha votato l’installazione di un 137 CCTV_ITALIEN.indd 137 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee sistema nel comune e la creazione di un Comitato di etica per accompagnare la messa in opera del progetto. Si deve rilevare che a Saint-Herblain il dibattito sulla videosorveglianza è stato integrato in una riflessione globale sulle questioni di sicurezza. La diagnosi iniziale ha consentito di individuare un bisogno e di fornire gli elementi utili per il calibraggio del dispositivo. La proporzionalità si esercita sia nella definizione delle dimensioni e della portata del sistema di videosorveglianza, che nel modo in cui è integrato in una politica locale di sicurezza e di prevenzione della delinquenza. La videosorveglianza è integrata nella politica globale ed è proporzionalmente coerente con gli altri elementi del dispositivo. L’installazione del sistema, poiché risponde a una necessità e viene effettuata secondo una giusta misura, soddisferà quindi inoltre il bisogno di trasparenza. 4. Principio di trasparenza Nel corso di tutto il progetto, una delle questioni essenziali dei partner è stata la seguente: come fare in modo che i sistemi di videosorveglianza siano comprensibili per i cittadini e come garantire il rispetto della loro vita privata e dei loro diritti fondamentali? La trasparenza è legata all’informazione che viene fornita ai cittadini: quale è il tipo di informazione pertinente? Fino a che punto bisogna informare i cittadini? Questi ultimi vogliono essere informati? E su che cosa? 138 CCTV_ITALIEN.indd 138 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta La posta in gioco di questo principio non è tanto quella di affermare la necessità di informare i cittadini, quanto piuttosto di definire le informazioni da trasmettere e le condizioni da rispettare. Qualsiasi autorità incaricata dell’applicazione di un sistema di videosorveglianza deve condurre una politica chiara e leggibile per quanto concerne il funzionamento del proprio sistema La trasparenza è legata all’informazione. È trasparente tutto quanto si vede dall’esterno. Tale principio si basa quindi sull’informazione che viene trasmessa. Si tratta di un principio essenziale, poiché, dal momento che la videosorveglianza può essere considerata una tecnologia restrittiva delle libertà, deve essere utilizzata in modo completamente trasparente ed essere corredata da incisive campagne di informazione del pubblico. Qualsiasi informazione relativa a tale dispositivo, nel rispetto delle normative vigenti, dovrà andare nel senso di questo principio di trasparenza. >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> RACCOMANDAZIONI/ MODI DI AZIONE ➤ L’autorità che prende l’iniziativa di installare telecamere di videosorveglianza deve informare chiaramente i cittadini: ➤ sul progetto che prevede l’installazione di un sistema di videosorveglianza; ➤ sugli obiettivi delle telecamere; ➤ sui mezzi stanziati per la messa in servizio del sistema; 139 CCTV_ITALIEN.indd 139 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee ➤ sulle aree videosorvegliate. Al riguardo, è necessario utilizzare una segnaletica visibile e riconoscibile mediante un pittogramma; ➤ sull’identità, la funzione e il nome delle persone a cui rivolgersi per qualsiasi richiesta di informazioni. L’insieme di tali informazioni deve figurare sui cartelli che segnalano le aree videosorvegliate; ➤ sulle misure specifiche di tutela delle immagini registrate. I dati ottenuti mediante un sistema di videosorveglianza devono essere protetti con un accesso ristretto mediante password. Devono essere utilizzati unicamente per le finalità previste, dalle persone autorizzate e devono essere conservati il tempo necessario. Qualsiasi utilizzo delle immagini registrate deve essere notificato in un registro regolarmente aggiornato a tale scopo ➤ sulle autorità che possono essere i destinatari di tali immagini registrate; ➤ sui loro diritti relativi alle immagini che li riguardano. Si tratta in particolare dei seguenti diritti: Diritto di accesso alle proprie immagini, nel rispetto del diritto dei terzi. Tale diritto potrà essere rifiutato nel caso di indagini giudiziarie, oppure nel caso di rischi legati alla sicurezza e alla difesa nazionale; Diritto di verifica della cancellazione delle immagini che li riguardano, superato il periodo di conservazione delle immagini; Tali informazioni devono essere comprensibili ed espresse in un linguaggio chiaro e intelligibile ➤ L’autorità responsabile del sistema dovrà 140 CCTV_ITALIEN.indd 140 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta informare regolarmente i cittadini sui risultati e il conseguimento degli obiettivi, tramite i mezzi di comunicazione utilizzati solitamente. Il che implica una formulazione chiara degli obiettivi a monte, fin dall’avvio del progetto e richiederebbe delle valutazioni del dispositivo basate su indicatori predefiniti; ➤ È fortemente sconsigliato ricorrere a finte telecamere, dal momento che tale falsa informazione può screditare il sistema e impegnare la responsabilità dei gestori; La trasparenza messa in pratica Tutte le città partner del progetto hanno attivato un sistema di informazione dei cittadini riguardante i loro dispositivi di videosorveglianza. A Rotterdam, per esempio, ogni qualvolta è installata una telecamera, tutti i soggetti interessati sono invitati a visitare il centro di controllo, compresi i cittadini. L’esperienza ha dimostrato che la trasparenza è molto apprezzata e che dà eccellenti risultati: l’80% della popolazione intervistata in occasione di un sondaggio che mirava a valutare i diversi dispositivi di sicurezza si è dichiarato favorevole all’installazione delle telecamere e soltanto l’1,2% era contrario, mentre il resto era senza opinione. Emergono difficoltà quando sopravviene un incidente e non ci sono immagini registrate, perché in tal caso sono maggiori le aspettative della popolazione. La città di Lione ha anch’essa avviato un’azione incisiva a favore della trasparenza, attraverso l’attività del Centro di etica, e grazie alla segnaletica. Il centro gode infatti di una buona visibilità, essendo conosciuto dal 30-40% della popolazione. Esiste inoltre una segnaletica regolamentare che permette di informare i citta- 141 CCTV_ITALIEN.indd 141 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee dini. Su ogni sito videosorvegliato, ci sono indicazioni molto chiare e visibili. Il pubblico in tal modo è informato del fatto che può rivolgere qualsiasi reclamo al centro di etica. Inoltre, la carta etica, elaborata dalla città di Lione, che riprende gli impegni della città a favore della tutela dei diritti dei cittadini, è disponibile sul sito internet della città, nel municipio dei vari arrondissements, nel municipio principale e in tutte le associazioni membre del centro di etica. 5. Principio di responsabilità Il principio di responsabilità deve garantire che la responsabilità del sistema sia affidata a una precisa autorità. Ne consegue che tali responsabilità sono chiare e conosciute e che la suddetta autorità assume la responsabilità del sistema. Il diritto di sorvegliare gli spazi pubblici è riservato ad autorità da definirsi in modo restrittivo. Sono responsabili dei sistemi installati a loro nome. Le autorità incaricate dei sistemi di videosorveglianza sono i garanti di un loro utilizzo legale e rispettoso della vita privata e delle libertà fondamentali. La loro responsabilità potrà quindi essere impegnata in caso di inosservanza o di violazioni constatate. Le autorità amministrative dinanzi alle quali tale responsabilità potrà essere invocata devono essere individuate chiaramente. Le aziende private che possiedono e gestiscono sistemi di videosorveglianza che riprendono spazi pubblici devono osservare le stesse norme delle autorità pubbliche. Ci si potrebbe chiedere quale sarebbe una responsabilità senza sanzioni. La carta non intende definirle, perché non è questa la sua missione, ma si propone di mettere a disposizione degli strumenti per evidenziare le autorità respon- 142 CCTV_ITALIEN.indd 142 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta sabili e porre in risalto le prassi delle città che obbligano gli operatori ad assumere la loro responsabilità. L’elezione degli amministratori eletti locali a suffragio universale è per eccellenza la garanzia della loro legittimità e della loro responsabilità. L’eletto deve assumere le proprie responsabilità dinanzi ai propri elettori, e, se viene meno ai suoi obblighi, rischia di non essere rieletto. Occorre tuttavia notare che, nella maggior parte dei casi, gli eletti non sono direttamente responsabili di un sistema di videosorveglianza, in particolare quando non è esclusivamente municipale. In tal caso, è più complicato individuare i responsabili. Per questa ragione, il principio di responsabilità deve essere associato a quello di trasparenza. La responsabilità non riguarda unicamente la decisione di installare un sistema di videosorveglianza, né soltanto il buon funzionamento del sistema e il rispetto degli altri principi. Si applica anche ai vari utilizzi del sistema, che devono corrispondere agli obiettivi che gli sono stati assegnati. Un rischio possibile è il fenomeno del cosiddetto «function creep», cioè lo «scivolamento» verso nuove funzioni e finalità che non erano state pianificate all’origine e per le quali si trovano nuove giustificazione, o che sono rese possibili grazie all’evoluzione tecnologica. La logica non deve capovolgersi e spingere a utilizzare un sistema per qualche altra funzione, unicamente perché ciò è possibile, e non perché è necessario (principio 1). Se sono assegnate nuove missioni al sistema, devono essere applicate sotto l’esplicita responsabilità dell’operatore. RACCOMANDAZIONI/ MODI DI AZIONE Per tale ragione, la carta suggerisce le seguenti raccomandazioni e modi di azione: 143 CCTV_ITALIEN.indd 143 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> ➤ Comunicare il referente dell’ente e del servizio responsabile e i loro estremi. Ogni segnaletica indicante l’area videosorvegliata potrà in particolare comportare tali informazioni; ➤ Affermare l’obbligo di riservatezza dei gestori del sistema, nell’ambito della definizione di un regolamento interno, oppure di un codice deontologico destinato ai gestori del sistema. La loro responsabilità potrà essere impegnata in caso di inosservanza di tale obbligo; ➤ Ricorrere a misure di sicurezza che consentano di tutelare l’accesso alla sala controllo del sistema, ma anche di proteggere l’accesso alle immagini immagazzinate. Devono essere messe in opera misure tecniche di controllo di tali accessi; ➤ Divulgare le modalità per la consultazione delle autorità amministrative incaricate di sanzionare ogni abuso constatato; ➤ Mettere in opera un meccanismo appropriato per la divulgazione delle informazioni necessarie per la comprensione da parte del pubblico dell’utilizzo della videosorveglianza. 6. Principio di supervisione indipendente Una delle idee fondamentali per un utilizzo democratico della videosorveglianza è quella di istituire un sistema di controllo indipendente dai gestori del sistema. Come l’ha sintetizzato il Prof. Richard de Mulder, 144 CCTV_ITALIEN.indd 144 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta dell’Università di Rotterdam, nel titolo del suo intervento in occasione della conferenza finale del progetto: «Sorvegliare i cittadini: nessun problema... Ma chi sorveglia i sorveglianti?» I cittadini devono essere rassicurati sul fatto che i gestori della videosorveglianza rispettano i loro diritti. Occorre pertanto un controllo, al fine di garantire che gli operatori del sistema rispettino le norme e gli altri principi della carta. La supervisione indipendente non deve essere necessariamente effettuata da un’autorità di controllo che disponga del potere di applicare sanzioni nei confronti dell’autorità pubblica che ha predisposto la videosorveglianza. Il concetto di supervisione indipendente è più flessibile di quello dell’autorità dello Stato, ma anche più vincolante. Rispecchia l’idea dei pesi e contrappesi («check and balance»), come i federalisti hanno battezzato questo principio del bilanciamento dei poteri, che già era alla base della nozione della separazione dei poteri definita da Montesquieu (il quarto potere). Non richiede una gerarchia, ma si fonda sull’idea che il peso della responsabilità non ricade su un unico soggetto. L’utilizzatore della videosorveglianza è osservato nello svolgimento delle sue azioni (principio di trasparenza) e deve rendere conto delle proprie azioni (principio di responsabilità). Tale supervisione deve essere esercitata da un supervisore indipendente dalle autorità che gestiscono il sistema di videosorveglianza. Il Prof. Richard de Mulder spiega come le nuove tecnologie e la videosorveglianza stessa conferiscono nuovi poteri ai loro utilizzatori, il che presenta un rischio inedito di squilibrio dei poteri e del sistema di pesi e contrappesi su cui poggia la democrazia. A suo avviso, la soluzione consisterebbe nell’instaurare un quarto potere (a parte l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario), con funzioni di controllo/sorveglianza/supervisione. 145 CCTV_ITALIEN.indd 145 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee Già esistono istituzioni che esercitano questo «quarto potere», ad esempio la figura dell’Ombudsman (mediatore), che possono sorvegliare il buon funzionamento, e, cosa ancora più importante, intervenire quando un sistema non funziona nel modo voluto.49 De Mulder sottolinea altresì che è più importante accertarsi che esista tale figura di controllore indipendente, piuttosto che cercare di prevenire qualsiasi disfunzionamento. Il supervisore può, se del caso, intervenire e correggere un cattivo funzionamento. È in tal senso che la supervisione è indipendente. L’idea di supervisione va oltre l’idea di autorizzazione. La supervisione deve essere garantita nel tempo e dovrebbe applicarsi all’insieme delle sfide poste dalla videosorveglianza, nonché a tutte le fasi di un progetto in >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> materia di videosorveglianza. . Per tali ragioni, la supervisione indipendente è difinita come « Un sistema di freni e contrappesi per vigilare sul funzionamento della videosorveglianza attuato attraverso un processo di controllo indipendente». Qualsiasi controllo presuppone la definizione di norme. Tale principio di supervisione indipendente consente, tramite il rispetto di queste norme, di armonizzare le pratiche nel senso indicato dalla Carta. Il processo di controllo indipendente può assumere più forme e intervenire a vari momenti nello sviluppo dei 49 Talvolta anche i media sono considerati un quarto potere. Per Mulder, però, possono svolgere tale funzione in modo solo parziale, poiché hanno la loro agenda e i loro interessi, per cui non trattano necessariamente delle sfide realmente più importanti per la società. 146 CCTV_ITALIEN.indd 146 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta sistemi. Svolge il proprio ruolo nella progettazione di un sistema, per esempio insistendo affinché la soluzione proposta corrisponda al problema, oppure, se dispone di tale potere, può autorizzare la videorveglianza. Successivamente, può accompagnare l’installazione del sistema e vigilare sul suo buon funzionamento e sul suo buon utilizzo, sulla protezione dei dati e sulla formazione degli operatori delle telecamere, e discutere il risultato della valutazione delle performance del sistema, per deciderne l’eventuale sviluppo. Il « controllore indipendente » può essere una personalità qualificata, oppure un organo specifico. È possibile in particolare affidare tale ruolo ai cittadini. Esistono numerosissime modalità per l’organizzazione di questa supervisione indipendente. Inoltre, nella grande maggioranza dei casi, tale supervisione è già presente, a vari livelli. Ci sono autorità che danno l’autorizzazione di installare un sistema di videosorveglianza; per esempio in Francia, tale compito è svolto da una commissione provinciale che dipende dal governo centrale. In Italia, il Garante della privacy svolge un ruolo importante nel settore della videosorveglianza, conformemente a una legislazione precisa, come del resto in Spagna, Francia e Belgio. Nelle città tale ruolo spetta tradizionalmente al consiglio comunale, che è più o meno coinvolto nella gestione della videosorveglianza. L’esempio del consiglio comunale mostra però anche i suoi limiti, poiché sono sovente le stesse maggioranze che decidono e controllano la videosorveglianza. Quando il sindaco non è eletto a suffragio universale e quindi non è indipendente dalla maggioranza del consiglio 147 CCTV_ITALIEN.indd 147 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee comunale, o se l’opposizione non svolge un ruolo in questa supervisione, quest’ultima non può più essere considerata indipendente. Inoltre, occorrerebbe che tale supervisore avesse la facoltà di autoadirsi o di essere adito dall’esterno. Nella miriade di pesi e contrappesi esistenti, i partner del progetto hanno individuato due prassi particolarmente interessanti, che garantiscono la supervisione in modo molto diverso l’una dall’altra. La prima è costituita dal comitato etico (come quello istituito a Lione o a Le Havre in Francia), e l’altra è la figura dell’ «ispettore indipendente» istituita nella contea del Sussex nel Regno Unito. Comitato etico (Francia) Il comitato etico è un’istituzione appositamente creata per la supervisione della videosorveglianza nelle città francesi di Lione e di Le Havre, la cui missione specifica consiste nel vigilare sul rispetto delle libertà. «La sua composizione soddisfa gli obiettivi di equilibrio, di indipendenza e di pluralità. È composto da una pari rappresentanza di eletti della maggioranza e dell’opposizione, da personalità qualificate rappresentanti il mondo del diritto, dell’economia, dell’istruzione e da rappresentanti di associazioni per la difesa dei diritti umani. È incaricato di vigilare non solo sul rispetto degli obblighi legislativi e regolamentari, ma deve altresì accertarsi che il sistema di videosorveglianza messo in opera dalla città non violi le libertà pubbliche e private fondamentali. Informa i cittadini sulle condizioni di funzionamento del sistema di videosorveglianza e ne riceve le lagnanze.» (Art 4.1 della carta etica della videosorveglianza degli spazi pubblici della città di Lione). La carta etica, come quella adottata dalla città di Lione, o quella proposta dal presente progetto, può funzionare come un docu- 148 CCTV_ITALIEN.indd 148 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta mento di riferimento di base per il comitato e regolarne il funzionamento. Il comitato vigila sul rispetto dell’applicazione della carta etica. A tal fine, elabora ogni anno una relazione sulle condizioni di funzionamento e sull’impatto del sistema. Può al riguardo chiedere al sindaco di fare effettuare degli studi da parte di enti indipendenti, come lo ha deciso la città di Lione al momento della stampa di questo rapporto (luglio 2010), che ha affidato alla facoltà di urbanistica e di pianificazione dell’Università di Lione (Prof. Jaques Comby) l’incarico di effettuare una valutazione globale (tecnica e sociologica) del suo sistema di videosorveglianza. Successivamente, il comitato etico formula delle raccomandazioni rivolte al sindaco. Nella pratica, i comitati etici di Lione e di Le Havre sono sollecitati molto raramente dai cittadini, il che potrebbe anche essere interpretato come la prova del loro buon funzionamento. I cittadini sanno che un controllore indipendente vigila sul rispetto della vita privata e controlla il buon funzionamento del sistema. Inoltre può essere adito per qualsiasi questione rientrante nella sua sfera di competenza. Ispettori indipendenti (Regno Unito) La partnership «videosorveglianza» della contea del Sussex, che riunisce forze di polizia ed enti locali, ha optato per un’altra forma di supervisione. I cittadini stessi sono invitati a verificare il buon funzionamento del sistema e a controllarne la conformità con il Codice per il buon uso. Per questo, un gruppo di dodici cittadini è stato designato, previo esame delle varie candidature, per realizzare delle “verifiche specifiche” dei locali di videosorveglianza della polizia e garantire la conformità con il Codice. Tali ispettori indipendenti possono inoltre assistere alle riunioni di valutazione e alle relazioni annuali presentate dalle autorità di polizia. 149 CCTV_ITALIEN.indd 149 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee Le verifiche possono essere effettuate in qualsiasi momento, di giorno o di notte, senza preavviso. Nella maggior parte dei casi, sono effettute da due persone. All’inizio del loro mandato, questi cittadini ricevono una formazione sul sistema e sul Codice per il buon uso, per conoscere esattamente quello che devono controllare. Se individuano un problema o se qualcosa li preoccupa, ne informano le autorità di polizia e la direzione della videosorveglianza. Contrariamente al sistema dei comitati etici, questo dispositivo si applica essenzialmente al funzionamento della videosorveglianza. È pertanto completato dal lavoro dell’autorità di polizia, che associa gli amministratori locali. Questi ultimi lavorano in collaborazione con la polizia sull’insieme delle sue attività, ma anche in materia di programmazione, gestione, valutazione e sviluppo del sistema di videosorveglianza. Si tratta di un dispositivo particolarmente interessante, vista la sua semplicità, il coinvolgimento dei cittadini (principio 7) e la sua grande trasparenza (principio 4). Per l’applicazione del principio di supervisione indipendente si può pertanto raccomandare che: ➤ questa autorità indipendente sia incaricata di fornire, dopo studio delle pratiche, le autorizzazioni per l’installazione dei sistemi di videosorveglianza; ➤ sia incaricata di vigilare affinché la messa in opera e l’utilizzo del sistema rispettino le regole e norme definite. 7. Principio del coinvolgimento dei cittadini È probabilmente il principio più direttamente legato alla tematica di questo progetto europeo « Cittadini, città e videosorveglianza»: come prendere in considerazione i diritti e le libertà degli individui e come coinvolgere i 150 CCTV_ITALIEN.indd 150 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta cittadini nelle riflessioni riguardanti la messa in opera di un sistema locale di videosorveglianza. Non è impresa facile coinvolgere i cittadini. Fin dove si può penetrare nella vita privata dei cittadini, al fine di garantire la loro sicurezza? Come coinvolgere i cittadini in un sistema che deve garantire la riservatezza delle informazioni che raccoglie? Occorre adoperarsi per favorire il coinvolgimento dei cittadini in ogni tappa della vita di un sistema di videosorveglianza Il principio del coinvolgimento dei cittadini consiste nel dare la parola ai cittadini, attraverso varie forme di consultazione, di partecipazione, di deliberazione e di codecisione. Ogni nuova installazione o estensione di un impianto di videosorveglianza dovrà sempre prevedere l’attiva partecipazione dei cittadini residenti sul territorio, per esempio attraverso gruppi di discussione. Buona parte del successo di un sistema di videosorveglianza dipende dall’adesione degli abitanti. RACCOMANDAZIONI / MODI DI AZIONE ➤ Consultare i cittadini per l’individuazione dei bisogni, nell’ambito della diagnosi >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> preliminare, per esempio attraverso la realizzazione di indagini di vittimizzazione; ➤ Favorire un coinvolgimento iniziale dei cittadini per quanto riguarda l’installazione di telecamere, allorquando risponde a un bisogno. Può assumere la forma di “marce esplorative”, nel corso delle quali i partecipanti percorrono un settore considerato problematico; la forme de marches exploratoires ; ➤ Ricercare l’accettazione dei progetti di 151 CCTV_ITALIEN.indd 151 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee sicurezza globale da parte dei cittadini, organizzando, per esempio, delle riunioni pubbliche informative, per potere ottenere la loro adesione ai progetti del comune; ➤ Favorire la partecipazione dei cittadini al controllo e alla valutazione del sistema, tramite questionari di soddisfazione; ➤ Prevedere un processo ben inquadrato e formalizzato, che offra ai cittadini la possibilità di visitare la sala di controllo e di gestione del sistema di videosorveglianza, anche in modo estemporaneo. Qualsiasi rifiuto deve essere motivato (per esempio, per ragioni di un’indagine giudiziaria in corso). Tale possibilità deve essere definita e gestita in modo da non mettere in discussione il diritto di terzi; ➤ Rafforzare l’impegno delle autorità locali ad attivare uno strumento in grado di consentire la partecipazione regolare dei cittadini. La creazione di una struttura locale incaricata di vigilare sul buon utilizzo del sistema dovrà comprendere un’attiva partecipazione dei cittadini alla vita e allo sviluppo del sistema. Il principio del coinvolgimento dei cittadini messo in pratica Per le città partecipanti al progetto, questo principio era già una realtà, poiché il progetto di installare un sistema di videosorveglianza era stato studiato per rispondere a un’accresciuta domanda di sicurezza da parte dei cittadini. Per esempio a Ibiza (Spagna), dopo avere analizzato le domande dei cittadini, nonché i dispositivi già attivati e i loro risultati, il comune ha deciso di installare cinque telecamere nelle zone in cui nessun altro mezzo si era rivelato efficace. Altri comuni, come Genova, Le Havre e Saint-Herblain, hanno 152 CCTV_ITALIEN.indd 152 26/08/10 16:22:12 I principi della Carta organizzato dibattiti pubblici con gli abitanti o incontri con le associazioni di quartiere per determinare i bisogni e il modo migliore per soddisfarli. A Rotterdam, questo principio è integrato in tutte le politiche della città, comprese quelle in materia di sicurezza. Per accertarsi che le politiche proposte dal comune soddisfino le esigenze dei cittadini, il comune valuta ogni anno i propri dispositivi di sicurezza, tra cui il sistema di videosorveglianza. Il sindaco si riserva il diritto di decidere di installare o di rimuovere delle telecamere, in funzione delle reazioni della popolazione e dei risultati ottenuti. Tale principio non è applicato unicamente al momento di decidere di installare delle telecamere o di valutare se la risposta fornita dalle autorità ha soddisfatto le domande dei cittadini. È rispettato in tutte le tappe della messa in opera di uno strumento per una politica integrata in materia di sicurezza, quindi anche a livello del funzionamento del sistema di videosorveglianza. Solo dopo avere consultato la popolazione le autorità possono scegliere l’ubicazione esatta di una telecamera per rendere più sicura un’area percepita come potenzialmente pericolosa. Tale consultazione permanente rafforza il senso di partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche. A Liegi esistono delle giornate «porte aperte», nel corso delle quali gli abitanti possono effettuare delle visite guidate delle sale di controllo. Nel Sussex, il sistema degli «ispettori indipendenti» ha riscosso un grandissimo successo presso la popolazione. Si tratta di alcuni esempi di iniziative prese dalle autorità responsabili per associare i cittadini alla definizione delle politiche di sicurezza. 3. Verso un linguaggio comune della videosorveglianza in Europa: proposta di una segnaletica comune 153 CCTV_ITALIEN.indd 153 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee Come procedere insieme sulla via della creazione di un linguaggio comune in Europa in termini di sicurezza e videosorveglianza ? Anche questo punto è stato uno dei fili conduttori del progetto, incentrato sull’importanza di una comunicazione trasparente rivolta ai cittadini. Di fronte all’accresciuta mobilità delle persone sul territorio europeo, appare sempre più evidente la necessità di creare dei riferimenti comuni e di tradurre le politiche pubbliche in un linguaggio di facile comprensione per tutti. È sorta in tal modo l’idea di proporre una segnaletica comune per le città che utilizzano le telecamere di videosorveglianza. Tale proposta corrisponde anche direttamente a una domanda formulata da una delle istanze europee, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che nella sua Risoluzione 1604 del 2008 ha sollecitato la creazione di una segnaletica europea, come lo aveva fatto nel 2004 il gruppo di lavoro ‘Articolo 29’ sulla protezione dei dati nel suo Parere 4/2004 sulla videosorveglianza. ➤ Un primo studio relativo a quanto già esisteva ha permesso di evidenziare un certo numero di ottimi strumenti di comunicazione, ma anche delle lacune. In certi paesi, tra cui il Belgio e l’Italia, la legislazione relativa alla segnaletica è molto precisa, e fornisce una struttura definita, indicante tutti gli elementi particolareggiati da indicare, che vanno fino ad imporre un pittogramma standardizzato. In altri paesi, la normativa prevede che i cittadini siano informati del fatto che si trovano in un’area videosorvegliata, senza dare istruzioni precise, e spetta a ogni autorità responsabile decidere la forma di tale comunicazione. In tali casi, si sono potuti constatare esempi di segnaletica che non comportava nessun pittogramma, con cartelli unicamente nella lingua del 154 CCTV_ITALIEN.indd 154 26/08/10 16:22:12 Proposta di una segnaletica comune paese, di difficile comprensione per un turista, senza informazioni sull’identità dell’autorità responsabile. Visti i risultati di questa ricerca, è stato deciso che i partner del progetto avrebbero condotto una riflessione sulla possibilità di creare una segnaletica comune e sulla definizione di un capitolato appropriato. A seguito di tali riflessioni, è stato affermato che una segnaletica comune europea dovrebbe assolutamente: ➤ comportare sia un testo, che delle immagini, in modo da essere comprensibile per coloro che non parlano la lingua locale; ➤ il pittogramma dovrebbe rispecchiare l’attualità delle evoluzioni tecnologiche. Le telecamere a «duomo» sono sempre più utilizzate nelle città, ed, essendo una novità, non sempre sono individuate e identificate dai cittadini. Nel proporre un pittogramma rappresentante tale duomo, il progetto intende non solo informare i cittadini sull’utilizzo sempre più frequente di questo tipo di telecamera, ma anche informarli dell’esistenza di questa nuova tecnologia, e in tal modo la segnaletica svolge anche un ruolo pedagogico; ➤ Per quanto riguarda il testo, tutti i partner concordano sul fatto che debba figurare il termine «video», essendo comune a tutte le lingue europee; ➤ Altro elemento importante che è stato sottolineato è il suggerimento di fare figurare il termine «spazio pubblico», poiché è necessario segnalare che la politica pubblica di sicurezza riguarda lo spazio pubblico e non gli spazi privati; ➤ È parso inoltre importante affermare qual è il compito assegnato al sistema di videosorveglianza, affiché gli abitanti comprendano chiaramente il nesso tra tale dispositivo e la politica locale in materia di sicurezza; ➤ Le norme di trasparenza delle politiche pubbliche 155 CCTV_ITALIEN.indd 155 26/08/10 16:22:12 Verso una carta per l’uso democratico della videosorveglianza nelle città europee richiedono che l’autorità responsabile dell’installazione e del funzionamento delle telecamere sia indicata chiaramente, e che sia previsto almeno un mezzo per contattarla direttamente (telefono, sito internet); ➤ Infine, il principio di liceità, secondo il quale l’installazione e la gestione di un sistema di videosorveglianza deve avvenire unicamente nel rispetto della legge deve essere incluso nella segnaletica, che deve indicare l’ambito legale preciso del sistema e le disposizioni regolamentari relative alla tutela dei dati. Come utilizzare questa segnaletica? Dal momento che la maggior parte delle città hanno già approntato una segnaletica, i partner del progetto si sono evidentemente chiesti quale sarebbe il valore aggiunto di questa segnaletica paneuropea. In primo luogo, le raccomandazioni della carta relative a una segnaletica destinata a fornire il massimo di informazioni possono stimolare le città a modificare o completare quella già esistente. Per le città che ancora non hanno predisposto una segnaletica, le raccomandazioni possono fornire una facile guida, che potrà essere adattata al contesto locale.Per altre autorità responsabili del finanziamento della videosorveglianza, quali le regioni o i ministeri, gli elementi qui citati costituiscono una sorta di capitolato per preparare la loro comunicazione. E infine, last but not least, l’utilizzo di una segnaletica comune a tutta l’Europa contribuirà a sviluppare una maggiore trasparenza delle politiche pubbliche, a vantaggio di tutti i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea. 156 CCTV_ITALIEN.indd 156 26/08/10 16:22:13 VIDEO SORVEGLIANZA PER LA SUA SICUREZZA DIRETTIVA 95/46/CE AUTORITÀ RESPONSABILE CITTÀ DI XXXX INFORMAZIONI 04 55 55 55 55 WWW.VIDEO-CITTA.IT SPAZIO PUBBLICO 157 CCTV_ITALIEN.indd 157 26/08/10 16:22:13 VIDEO SORVEGLIANZA PER LA SUA SICUREZZA DIRETTIVA 95/46/CE AUTORITÀ RESPONSABILE CITTÀ DI XXXX INFORMAZIONI 04 55 55 55 55 WWW.VIDEO-CITTA.IT SPAZIO PUBBLICO 158 CCTV_ITALIEN.indd 158 26/08/10 16:22:13 159 CCTV_ITALIEN.indd 159 26/08/10 16:22:13 CCTV_ITALIEN.indd 160 26/08/10 16:22:13 ////////////////////////////// ////////////////////////// Partie III focus sulle città: utilizzo della videosorveglianza e protezione dei dirittie delle libertà fondamentali ////////////////////////// ////////////////////////////// 161 CCTV_ITALIEN.indd 161 26/08/10 16:22:13 CCTV_ITALIEN.indd 162 26/08/10 16:22:13 BOLOGNA NUMERO DI ABITANTI: 377 258 NUMERO DI TELECAMERE: 291 ENTE RESPONSABILE: Il comune Città di Bologna & Regione Emilia-Romagna, Italia Il progetto di videosorveglianza della città di Bologna nasce dalla volontà di trovare delle soluzioni ai problemi prioritari: il senso d’insicurezza, legato alla presenza di gruppi di spacciatori e il degrado di alcuni spazi pubblici nel centro storico della città. ➤ Nel mese di aprile 2000, il servizio responsabile della sicurezza del Comune di Bologna ha condotto un’indagine fra 753 abitanti, allo scopo di comprendere la loro percezione d’insicurezza. I risultati hanno dimostrato che il senso d’insicurezza legato alla criminalità era particolarmente forte nel centro 163 CCTV_ITALIEN.indd 163 26/08/10 16:22:13 Focus sulle città storico della città. Di fronte a tale situazione, l’amministrazione comunale ha deciso d’installare un sistema di videosorveglianza nella zona nord-orientale del centro storico. In giugno 2000, tale progetto preliminare di videosorveglianza è stato presentato dal Comune di Bologna alla Regione Emilia-Romagna, che finanzia regolarmente gli interventi di rafforzamento della sicurezza urbana e degli spazi pubblici nelle città e, in particolare, la riqualificazione urbana, l’illuminazione pubblica e la sorveglianza dei territori mediante le nuove tecnologie. Il progetto di videosorveglianza è stato finanziato al 50 % dalla Regione Emilia-Romagna nel quadro di un accordo di programma siglato nel 2002 con il Comune di Bologna. Il costo totale dell’installazione è stato di 1.829.164, 80 euro. Il costo della rete di fibre ottiche per la trasmissione delle immagini ammonta a circa 100.000 euro l’anno. A tale cifra, bisogna aggiungere un’ulteriore somma di circa 50.000 euro di manutenzione all’anno. Inoltre, circa 200.000 euro sono stati stanziati nel 2009 – finanziati al 66% dalla Regione Emilia-Romagna e, per il resto, dal Comune di Bologna – per la sostituzione delle telecamere più obsolete (installate nel 2000), e per migliorare gli aspetti tecnologici del sistema nel suo insieme. I costi d’installazione sono stati ripartiti al 50% fra il Comune e la Regione. Mentre per quel che concerne i costi di servizio e di manutenzione, questi sono totalmente a carico del Comune. In totale, nella città di Bologna sono state installate 291 telecamere. Il nuovo finanziamento da parte della Regione Emilia-Romagna farà salire questo numero fino a 315 entro la fine del 2010. 164 CCTV_ITALIEN.indd 164 26/08/10 16:22:13 Bologna, Italia Le telecamere sono analogiche e dotate di un sistema di visione notturna. In 18 casi, si tratta di telecamere a cupola (telecamere “Dome” orientabili orizzontalmente a 360° con possibilità di zoom). Il sistema di trasmissione dati è coassiale e analogico. Il trasferimento fra le telecamere e il sistema di registrazione avviene per mezzo di un cavo coassiale, mentre le centrali operative di polizia sono collegate mediante fibre ottiche. Futuri finanziamenti della Regione Emilia-Romagna permetteranno di collegare l’intero sistema a fibre ottiche. Il « Progetto Sistema-rete integrato di protezione e sicurezza» si basa sull’utilizzo delle nuove tecnologie per prevenire e limitare la delinquenza. Le immagini delle telecamere posizionate in tutte le zone pedonali più frequentate e presso le fermate degli autobus, in centro città, sono inviate simultaneamente alle stazioni della questura e alla centrale della polizia municipale. La questura potrà in seguito decidere di trasmetterle alle autorità giudiziarie competenti come elementi di prova. Le forze di polizia locale e nazionale possono visionare le immagini criptate e conservarle per sette giorni prima della loro distruzione. L’operatore della stazione della questura e della polizia municipale avrà la possibilità di: •visualizzare le immagini di tutte le telecamere •dirigere le telecamere a distanza. La polizia municipale gestisce l’installazione avvalendosi del supporto di tecnici di un’impresa privata e della polizia nazionale. La polizia di Stato, la polizia municipale e i Carabinieri controllano le telecamere. Nella stazione centrale di videosorveglianza della polizia, tre agenti lavorano simultaneamente a turni per assicurare il controllo 24 ore su 24. 165 CCTV_ITALIEN.indd 165 26/08/10 16:22:13 Focus sulle città Un ispettore della polizia di Stato e due assistenti presiedono 24 ore su 24 la stazione di videosorveglianza della questura. Uno dei due assistenti e l’ispettore hanno partecipato al corso di formazione organizzato dal Comune di Bologna. Il potere decisionale degli operatori è limitato dalla legislazione nazionale che limita il potere di scelta ai funzionari della polizia giudiziaria. In totale, le immagini sono consultate da una decina di operatori ripartiti fra la polizia di Stato, la polizia municipale e i Carabinieri. Le immagini non possono essere trasmesse in tempo reale ad altri servizi. Solo gli agenti di polizia giudiziaria possono accedere alle immagini registrate, su autorizzazione della magistratura. Per visionare le immagini, serve non soltanto un’autorizzazione, ma anche la chiave di accesso fisica. D’altra parte, soltanto il responsabile dell’installazione è abilitato a consultare le registrazioni e deve utilizzare una particolare chiave di accesso. La funzione della polizia di Stato ha principalmente un carattere repressivo in tempo reale (in seguito all’allarme che scatta in base alle immagini trasmesse dalle telecamere), ma permette anche di effettuare una forma di « pedinamento » degli individui sospetti mediante l’attivazione dello zoom delle telecamere. La funzione preventiva è legata all’aumento del rischio per i delinquenti di commettere dei reati, quali furti o altri atti d’inciviltà. Una maggiore sorveglianza del territorio permette di offrire ai cittadini un senso di maggiore sicurezza e protezione e una maggiore tempestività d’intervento da parte della polizia. 166 CCTV_ITALIEN.indd 166 26/08/10 16:22:13 Bologna, Italia La rete è stata valutata prima, durante e dopo il suo funzionamento. La valutazione è stata realizzata sulla base delle statistiche dei reati, della segnalazione di piccoli reati e di atti d’inciviltà, del degrado urbano e della percezione d’insicurezza. E’ tuttavia difficile misurare la portata del progetto in maniera precisa, in quanto le statistiche della criminalità non sono molto dettagliate (in particolare dal punto di geografico) e non permettono di analizzarne correttamente l’evoluzione. Le forze di polizia, da parte loro, si ritengono soddisfatte, in quanto percepiscono la videosorveglianza come uno strumento efficace per l’individuazione di soggetti sospetti e per la possibilità di utilizzarla in ambito giudiziario (sottolineandone l’aspetto repressivo). Mentre l’aspetto preventivo è meno chiaro. Il grado di soddisfazione dei cittadini sembra essere tuttavia abbastanza buono, anche se non corrisponde perfettamente alle aspettative espresse prima della costituzione della rete. I cosiddetti effetti di spostamento/delocalizzazione della criminalità (“displacement effects”) non sono quantificabili, a causa di mancanza di statistiche affidabili. Gian Guido Nobili 167 CCTV_ITALIEN.indd 167 26/08/10 16:22:13 Focus sulle città BRNO NUMERO DI ABITANTI: 405 352 NUMERO DI TELECAMERE: 164 ENTE RESPONSABILE: Il comune La videosorveglianza è stata istituita a Brno da parte del Comune e della Polizia Nazionale nel quadro di programmi di prevenzione della criminalità fra il 1996 e il 2008. Si tratta di un sistema composto da 18 telecamere, che ha richiesto un investimento di 627.000 euro (sulla base del tasso di cambio del luglio 2010). Le telecamere coprono principalmente il centro città, gli spazi intorno alle stazioni ferroviarie, le fermate degli autobus e luoghi molto frequentati. Prima dell’installazione del sistema il comune aveva effettuato tutta una serie di ricerche sulla sicurezza a Brno, compresi dei sondaggi di opinione fra la popolazione, delle analisi sociodemografiche e delle statistiche della polizia. I lavori preparatori sono stati inoltre conclusi mediante colloqui con gli agenti di 168 ➤ CCTV_ITALIEN.indd 168 26/08/10 16:22:13 Brno, Repubblica Ceca polizia, operatori sociali e rappresentanti delle ONG e altri attori che svolgono un ruolo chiave nello spazio pubblico. I principali obiettivi individuati che devono essere perseguiti dal sistema sono: ➤ Aumentare il senso di sicurezza nei luoghi della città caratterizzati da un tasso di criminalità fra i più elevati; ➤ prevenire la criminalità; ➤ facilitare l’intervento delle forze di sicurezza in caso di reati negli spazi video sorvegliati. Oltre a questo sistema, sono installate altre 57 telecamere in diversi quartieri della città, che sono gestite dalla polizia municipale e dagli enti locali del quartiere. Il costo per l’installazione di questo sistema ammonta a circa 2,3 milioni di euro (sulla base del tasso di cambio del luglio 2010). Tali telecamere sorvegliano i luoghi considerati problematici, anche a causa della presenza di gruppi di persone note per essere spesso implicate in affari criminali. Inoltre, l’azienda di trasporti pubblici della città utilizza 24 sistemi di videosorveglianza all’esterno e ha dotato 38 vetture di tram con telecamere. Infine, il servizio di manutenzione stradale utilizza altre 64 telecamere. Nei rapporti annuali di queste aziende non sono pubblicati né l’ammontare degli investimenti, né i costi di esercizio di tali sistemi. Secondo la legge ceca, solo la polizia nazionale o la polizia municipale sono autorizzate di gestire dei sistemi di videosorveglianza nello spazio pubblico. Tali sistemi sono finanziati mediante i fondi stanziati dal bilancio municipale e le sovvenzioni previste per i programmi di prevenzione della criminalità. Il costo di esercizio è a carico delle autorità di polizia e delle aziende di trasporto pubblico e di manutenzione delle strade. Tutti i sistemi di videosorveglianza di Brno sono integrati in rete. 169 CCTV_ITALIEN.indd 169 26/08/10 16:22:13 Focus sulle città Secondo la regolamentazione dell’ufficio per la protezione dei dati personali – che ha potere sanzionatorio – anche degli operatori privati possono essere incaricati di pattugliare alcuni luoghi (semi-pubblici) come, ad esempio, parcheggi o supermercati, ma i loro sistemi di videosorveglianza non possono registrare le immagini, che non possono dunque essere utilizzate nelle indagini di polizia. Le registrazioni del sistema di videosorveglianza della città di Brno e della polizia nazionale sono conservate per 20 giorni e in seguito automaticamente cancellate e sostituite dalle nuove registrazioni. Le immagini possono essere visionate unicamente dalla polizia nazionale (70 agenti di polizia e 3 membri del Dipartimento delle analisi sono incaricati della sorveglianza). La polizia criminale e la polizia stradale possono, inoltre, utilizzare le immagini nel corso delle indagini. Le registrazioni sono conservate in una sala speciale presso il centro di comando della polizia nazionale, a cui hanno accesso soltanto gli agenti autorizzati. Tali agenti hanno ricevuto una formazione speciale e sono gli unici che possiedono i codici di accesso alla sala. La legislazione della Repubblica Ceca in materia di protezione della privacy è parte integrante del codice civile e della legge sulla protezione dei dati. Le autorità ceche si attengono, inoltre, al Codice ISO delle buone prassi per la gestione della sicurezza delle informazioni (CSN ISO 27 001). Inoltre, esiste un regolamento specifico della polizia per la gestione dei centri operativi e delle direttive per il trattamento delle registrazioni video della polizia nazionale. La funzione del supervisore per la protezione dei dati personali è stata istituita nell’ambito della polizia per assicurare l’applicazione di tale regolamento. 170 CCTV_ITALIEN.indd 170 26/08/10 16:22:13 Brno, Repubblica Ceca La tecnologia attuale non permette d’invadere lo spazio privato. Una carenza del sistema che deve essere sottolineata è la mancanza di informazioni trasmesse all’opinione pubblica. La gente non è informata dell’installazione di nuove telecamere, se non mediante conferenze stampa. Da un lato, in alcuni luoghi problematici, il comune ha predisposto un’apposita segnaletica stradale che indica la presenza di telecamere, quando in realtà non ne è presente alcuna. Tale iniziativa è stata intrapresa poiché ha un forte effetto di deterrenza della delinquenza e aumenta il senso di sicurezza della popolazione, ad un costo poco elevato. La città effettua regolarmente delle indagini nell’ambito della popolazione sul loro senso di sicurezza e apprezzamento del sistema di videosorveglianza. Tali studi indicano che la maggioranza degli abitanti non sono affatto informati dell’installazione di telecamere, ma ritengono tuttavia di sentirsi più sicuri grazie alla presenza di telecamere per la videosorveglianza. Nel 2005, il 4,5% delle persone intervistate sosteneva che l’installazione del sistema di videosorveglianza limitava la propria libertà personale. Nel 2009, tale percentuale è scesa all’1,9%. Dato il margine abituale di errore in questo tipo di studi, è ragionevole affermare che il numero di persone che ritiene che la videosorveglianza violi la libertà personale è attualmente molto esiguo. Infatti, il sistema di videosorveglianza a Brno non ha generato alcun dibattito pubblico né sollevato opposizioni. Non si sono verificati né episodi di proteste pubbliche, né iniziative contrarie o favorevoli alla videosorveglianza. Tutti i partiti politici democratici rappresentati presso l’assemblea municipale di Brno prevedono nel loro programma un capitolo sulla si- 171 CCTV_ITALIEN.indd 171 26/08/10 16:22:13 Focus sulle città curezza alla prevenzione della criminalità e nell’intero ventaglio politico sono tutti di fatto favorevoli alla prevenzione. Tutte le fasi d’installazione del sistema di videosorveglianza sono state discusse presso il Consiglio sulla prevenzione della criminalità della città, poi raccomandate al Consiglio comunale e infine approvate dall’assemblea municipale di Brno. A livello nazionale, il Dipartimento per la prevenzione della criminalità presso il Ministero degli Interni è stato consultato e il progetto è stato approvato dal comitato nazionale per la prevenzione della criminalità. il pubblico non è autorizzato a visionare le registrazioni video, così come previsto dalla legislazione. Nel caso di reati estremamente gravi, la polizia è autorizzata a diffondere alcune immagini ai media. Tale intervento è svolto dal Dipartimento per le informazioni della polizia, con sede presso il quartiere generale regionale della Moravia meridionale. La valutazione del sistema di videosorveglianza è svolto dal Dipartimento per la prevenzione della criminalità del Ministero degli Interni, fra l’altro, grazie ad informazioni fornite dal Comune alla polizia, comprese le analisi comparative sui tassi di criminalità e di reati riscontrati nei luoghi videosorvegliati e non. E’ interessante notare che effettivamente la videosorveglianza ha permesso di ridurre il numero di reati contro la proprietà. Inoltre, dei gruppi di delinquenti specializzati in borseggi hanno abbandonato i luoghi sottoposti a videosorveglianza migrando verso altre zone meno « attraenti». Infine, degli studi dimostrano che i cittadini si sentono maggiormente sicuri nei luoghi sorvegliati. Tutti questi elementi dimostrano che il sistema di videosorveglianza può essere considerato come uno 172 CCTV_ITALIEN.indd 172 26/08/10 16:22:13 Brno, Repubblica Ceca strumento utile nella politica di sicurezza della città di Brno. Può infatti essere raccomandao in una società funzionale democratica, a condizione che i dati e le registrazioni siano sufficientemente messi in sicurezza degli strumenti legislativi e tecnici, garantendo i diritti delle libertà individuali fondamentali. Il rischio, come sempre, quando si manipolano dei dati sensibili, è il fattore umano. Da parte nostra non raccomanderemmo certo l’utilizzo della videosorveglianza in una società non democratica dove il ricatto e l’estorsione sono all’ordine del giorno. Stanislas Jaburek 173 CCTV_ITALIEN.indd 173 26/08/10 16:22:13 Focus sulle città GENOVA NUMERO DI ABITANTI: 610 766 NUMERO DI TELECAMERE: 60 ENTE RESPONSABILE: Il comune La videosorveglianza in Italia e l’esperienza del Comune di Genova In Italia, si assiste a una domanda crescente di sicurezza da parte dei cittadini, nonostante la diminuzione o, se non altro, la relativa stabilizzazione del numero di reati gravi. I fattori che contribuiscono a far aumentare questa esigenza di sicurezza sono principalmente: a) la mediatizzazione dei delitti e la ricerca permanente del sensazionale, che ha come conseguenza quella di banalizzare i crimini eccezionalmente spettacolari e di aumentare il sentimento generalizzato d’insicurezza, sull’onda emotiva di un particolare evento; b) la paura della diversità, una sfida a cui siamo cos- ➤ 174 CCTV_ITALIEN.indd 174 26/08/10 16:22:14 Genova, Italia tantemente confrontati a causa del ritmo incalzante e dell’evoluzione continua dei cambiamenti sociali e dei problemi legati all’immigrazione; c) la convinzione che si dovrebbe trovare un mezzo per controllare qualsiasi aspetto del nostro contesto di vita, nelle sue componenti individuali o collettive e che, conseguentemente, qualsiasi altro evento negativo che potrebbe capitarci dovrebbe essere imputabile alla responsabilità di qualcuno, almeno dal punto di vista della responsabilità obiettiva; d) il fatto che il « nostro » comportamento sia una variabile indipendente e che spetta a qualcun’altro garantire la nostra sicurezza. In questo quadro, le misure d’intervento più richieste sono: 1) delle pene più severe; 2) una polizia dotata di maggiori risorse e poteri; 3) ddelle tecnologie di controllo. Ma, molto spesso, queste ultime offrono delle risposte in funzione delle circostanze e soltanto in un numero limitato di casi. In Italia, l’ordine e la sicurezza pubblici sono di competenza dello Stato. La recente modifica della legislazione ha conferito ai sindaci delle competenze specifiche in materia di sicurezza urbana, mediante lo strumento delle ordinanze e, in particolare, tramite i sistemi di videosorveglianza. Nella città di Genova, le politiche municipali di sicurezza urbana hanno cominciato a svilupparsi verso la seconda metà degli anni 90, mentre emergeva un’aspettativa sempre maggiore da parte degli abitanti affinché la sicurezza fosse assicurata non soltanto tramite le istituzioni tradizionali (forze dell’ordine e autorità pubblica) ma anche direttamente da parte degli amministratori locali e dei sindaci. Tali politiche di sicurezza si sono concentrate, in un 175 CCTV_ITALIEN.indd 175 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città primo tempo, su un intervento nel centro storico della città. Sono state realizzate nel quadro del programma europeo Urban II, che ha permesso, con l’avvallo della Questura, d’installare delle telecamere sotto la responsabilità delle forze dell’ordine, per sorvegliare un certo numero di luoghi sensibili. In seguito, è stato siglato il Patto per la sicurezza fra il ministero degli Interni e l’Associazione nazionale dei comuni italiani, nonché il patto “Genova città sicura” nel 2007 ed è proprio in questo quadro che è stato finanziato un progetto di videosorveglianza municipale. L’obiettivo principale era quello di attuare uno strumento di prevenzione della delinquenza allo scopo di rassicurare gli abitanti. Allo scopo d’individuare i punti sensibili della città da videosorvegliare, è stato ritenuto indispensabile coinvolgere i Comuni, in quanto rappresentanti della popolazione residente nelle zone interessate. Convinti che l’individuazione dei luoghi e le scelte delle tecnologie più adeguate da adottare debba fornire una risposta concreta ai bisogni di sicurezza dei cittadini, abbiamo avviato una mappatura dei luoghi critici grazie a un sistema di georeferenziazione, che ci ha permesso d’installare le telecamere. L’informazione sui risultati da trasmettere ai cittadini avverrà attraverso diversi canali di comunicazione. Sul territorio del comune di Genova esistono attualmente tre sistemi di videosorveglianza, di cui uno destinato al controllo della fluidità del traffico stradale, composto da 38 telecamere poste sulle principali arterie. La polizia di Stato, dalla stazione centrale di controllo gestisce il proprio sistemi di videosorveglianza composto da 97 telecamere. Le prime 60 telecamere del sistema di videosorveglianza municipale sono state installate nel 2009. I principi guida atti a garantire uno sviluppo ade- 176 CCTV_ITALIEN.indd 176 26/08/10 16:22:14 Genova, Italia guato del sistema municipale sono contenuti nell’ ordinanza del Garante per la protezione dei dati personali, promulgata in aprile 2004 e che enuncia quattro grandi principi generali: 1-Legalità 2-Necessità 3-Proporzionalità 4-Finalità Allo scopo di garantire il rispetto di tali principi, è stata creata una commissione tecnica speciale, composta da un rappresentante della polizia locale, da un rappresentante della polizia di Stato e da un funzionario esperto di videosorveglianza. In funzione dei bisogni espressi dai cittadini, ha il compito d’individuare i luoghi oggetto di videosorveglianza. Da un punto di vista legislativo, l’elaborazione delle immagini è in generale assimilato al trattamento dei dati personali. Data la grande differenza fra la natura dei dati personali contenuti nelle immagini, risposto al supporto cartaceo o informatico, è stato ritenuto necessario allineare le modalità di trattamento delle immagini alle norme in vigore in materia di protezione della privacy, allo scopo di garantire la protezione e i diritti dei cittadini. A tal scopo, il Comune di Genova ha elaborato una normativa, attualmente in fase di adozione, che: ➤ Enuncia i principi generali che devono essere ris- pettati dall’amministrazione comunale nelle attività di videosorveglianza; ➤ Enumera gli obiettivi sulla base dei quali l’amministrazione comunale può effettuare il trattamento delle immagini; ➤ Delimita i casi in cui è possibile ricorrere a queste misure di videosorveglianza; ➤ Individua gli strumenti da utilizzare; ➤ Impone l’obbligo della rintracciabilità dell’accesso 177 CCTV_ITALIEN.indd 177 26/08/10 16:22:14 ai dati registrati; ➤ Definisce le modalità di comunicazione con i cittadini e fissa il periodo durante il quale le immagini possono essere conservate, in funzione dei diversi scopi e obiettivi seguiti; ➤ Riconosce i diritti delle persone filmate a quelli della popolazione nel suo insieme e definisce sotto quale forma tali diritti possono essere esercitati. In particolare, il diritto d’accesso alle immagini delle persone filmate deve essere definito rispetto agli obiettivi degli attori pubblici in materia di efficacia, efficienza ed economia. Bisogna, inoltre, prendere in considerazione la protezione dell’identità di terzi. È, infine, necessario osservare il principio di risposta a una domanda ragionevole, nel rispetto dell’obbligo d’imparzialità e del buon funzionamento della pubblica amministrazione, così come sancito dalla Costituzione italiana. Data l’importanza delle risorse umane e finanziarie necessarie alla messa in opera dei sistemi di videosorveglianza, è indispensabile valutarne e verificarne l’efficacia. Un primo passo in questo senso, effettuato dal Comune di Genova, consiste nel realizzare periodicamente delle indagini sul grado di soddisfazione da parte degli abitanti. Esse hanno l’obiettivo di valutare l’impatto degli interventi sul senso di sicurezza dei cittadini. Più in generale, la città è impegnata nella definizione di una serie d’indicatori che permetteranno di misurare l’impatto dell’insieme delle iniziative prese nel quadro della politica di sicurezza urbana. Mariapia Verdona 178 CCTV_ITALIEN.indd 178 26/08/10 16:22:14 Ibiza, Spagna IBIZA NUMERO DI ABITANTI: 41 000 NUMERO DI TELECAMERE: 4 ENTE RESPONSABILE: IL COMUNE L’attuazione nel luglio 2009 di un sistema di videosorveglianza della città d’Ibiza, la capitale dell’isola balneare e porto lo stesso nome, fa parte di una serie di misure prese dal comune per riqualificare i quartieri del centro storico, degradati dalla emarginazione dalla delinquenza. Le diverse giunte comunali che si sono succedute a partire dal 1987 hanno investito in totale circa 50 milioni di euro della ristrutturazione dei tre quartieri più «difficili» della città vecchia, ossia Sa Penya, La Marina e Dalt Villa: sono stati effettuati diversi interventi fra cui la pedonalizzazione di alcune strade, la creazione di nuovi spazi culturali e l’ammodernamento delle infrastrutture... Parallelamente, il comune ha rafforzato la sua politica di prevenzione della delinquenza aumentando il nu- ➤ 179 CCTV_ITALIEN.indd 179 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città mero di addetti della polizia di prossimità in tali quartieri e avviando nel 2006, tutte le procedure necessarie presso il governo regionale per ottenere l’autorizzazione per l’installazione delle telecamere. La pratica di presentazione del progetto comprendeva anche i dati statistici sulla criminalità locale oltre ad alcuni articoli di giornale inerenti a fatti criminali compiuti nell’ambito della città vecchia. Il dossier descriveva tutte le caratteristiche tecniche delle telecamere così come i dettagli relativi all’installazione. Data una popolazione permanente di circa 41.000 abitanti, la città d’Ibiza (Eivissa in lingua catalana locale) accoglie ogni anno circa 400.000 turisti. Furti, piccoli traffici di droga, episodi di ubriachezza in strada... Il successo turistico d’Ibiza uno dei luoghi più frequentati del Mediterraneo e uno dei simboli della leggendaria «movida» spagnola -ha un impatto diretto sulla delinquenza, in particolare quella legata allo spaccio di droga. Tale traffico riveste un ruolo particolarmente importante nella città vecchia di Eivissa, punto nevralgico della vita notturna. Secondo alcune informazioni pubblicate nel giugno 2006 dal quotidiano local Diario de Ibiza, il tasso di criminalità registrato nelle isole d’Ibiza e Formentera era allora due volte superiore alla media spagnola (118 «reati le infrazioni» per abitante, contro una media di 49,3 in Spagna)*. Il comune ha sollecitato l’autorizzazione di installare in totale cinque telecamere, di cui quattro sono state installate in luglio 2009. Il costo dell’installazione è ammontato a 89.600 euro e la manutenzione finanziata dal comune. Protezione dei dati e rispetto della privacy Il consiglio municipale responsabile della conservazione delle registrazioni, delegata alla polizia municipale, così come il loro utilizzo o distruzione. Un’équipe di otto operatori è incaricata del funzionamento delle telecamere e ha accesso diretto alle immagini. una volta 180 CCTV_ITALIEN.indd 180 26/08/10 16:22:14 Ibiza, Spagna registrate, solo tre funzionari di polizia graduati sono autorizzati a visionarle. Non è previsto nessun altro tipo di trasmissione, in diretta o differita, delle immagini. Tuttavia, si è verificato il caso che la polizia municipale consegni alcune registrazioni alla polizia nazionale nel quadro delle sue indagini. Le registrazioni sono distrutte dopo una scadenza massima di un mese, a meno che non siano utilizzate nel quadro di un’inchiesta su un reato grave o nel caso di una procedura giudiziaria in corso. Nel caso in cui siano registrati dei fatti potenzialmente illeciti, i video saranno trasmessi alle autorità giudiziaria entro un termine di massimo 62 ore dopo la registrazione. Nel caso in cui si tratti di atti che possono costituire un «illecito amministrativo» legato alla «pubblica sicurezza» (ai sensi della legge spagnola), Le registrazioni saranno immediatamente trasmesse alle autorità competenti, al fine di avviare una procedura penale. In caso di registrazione illegale di immagini o suoni, la registrazione dovrà essere distrutto immediatamente, in conformità alla legge Fondamentale 4/1997. Nel caso in cui sia necessaria solo una distruzione parziale o se la distruzione totale e impossibile inadeguata, per motivi tecnici o in funzione della procedura utilizzata, il responsabile della conservazione delle registrazioni dovrà distorcere, mascherare o bloccare quei suoni e immagini in questione al fine di renderli inutilizzabili, utilizzando i mezzi tecnici a sua disposizione. Informazione al pubblico Gli abitanti di Eivissa sono informati dell’installazione del sistema di videosorveglianza principalmente mediante una campagna stampa sui media locali. La popolazione dei quartieri interessati è stata inoltre informata dalle autorità locali di tutte le disposizioni di legge sulla protezione dei dati personali e sulle procedure di ricorso in caso di anomalia. Inoltre, i residenti degli im- 181 CCTV_ITALIEN.indd 181 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città mobili in cui sono installate delle telecamere sono personalmente informati dagli addetti responsabili dell’installazione, che ne hanno richiesto il consenso (benché questo non sia obbligatorio per legge). D’altra parte, si può notare che a parte gli abitanti degli edifici in cui sono posizionate le telecamere, il resto della popolazione di Eivissa non è stato informato del posizionamento esatto di tali dispositivi. La realizzazione del sistema di videosorveglianza non ha provocato nessuna contestazione né controversia. Tutto al più, si sono verificate alcune proteste per quanto riguarda i tempi di installazione, talvolta giudicati troppo lunghi da alcuni. Un bilancio positivo Al termine del primo anno di funzionamento, di amministratori locali e la polizia municipale giudicano positivamente i risultati del sistema, in quanto ha permesso di ridurre il numero dei reati e si è inoltre rivelato utile nel quadro di numerose operazioni di polizia. La videosorveglianza costituisce così un complemento utile al lavoro della polizia di prossimità svolto nei quartieri della città vecchia di Eivissa. In generale, quest’opinione è condivisa dalla popolazione locale. * «Las Pitiüses duplican la tasa media de delincuencia por habitante de España», Diario de Ibiza, 6 giugno 2006. Manuel Ayala Garcia 182 CCTV_ITALIEN.indd 182 26/08/10 16:22:14 LE HAVRE NUMERO DI ABITANTI: 180 000 NUMERO DI TELECAMERE: 90 ENTE RESPONSABILE: Il comune A Le Havre è stato costituito un partenariato permanente con i servizi statali – il Sotto-Prefetto - , della Giustizia – il Procuratore della Repubblica, la Polizia Nazionale – il Capo della Sicurezza Pubblica per la Circoscrizione di Havre, Il Ministero Nazionale della Pubblica Istruzione – l’Ispettore d’Accademia, che si riunisce sistematicamente ogni 15 giorni con il Vice-Sindaco, l’Assessore alla Sicurezza e la Direzione della Sicurezza Municipale, nel quadro del gruppo ristretto del Comitato Locale per la Sicurezza e la Prevenzione della Delinquenza « C. L. S. P. D ». ➤ ➤ Sin dalle prime fasi di riflessione sul progetto d’installazione di un sistema di videosorveglianza, 183 CCTV_ITALIEN.indd 183 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città abbiamo sottoposto la questione ai nostri partner per raccoglierne le opinioni e poi ad ogni fase della sua attuazione, realizzazione e creazione di un eventuale Comitato Etico e della sua composizione, e continuiamo a portare avanti questi scambi ogni volta che emerge la necessità di estendere le zone videosorvegliate. ➤ E’ talvolta su richiesta della Polizia Nazionale che prevediamo e proponiamo un’estensione della videosorveglianza in funzione del numero di fatti concreti di delinquenza, in maniera sostenibile, in una certa zona o quartiere. ➤ E’ dunque solo in seguito ad una riflessione collettiva, e sempre in tempo utile, che decidiamo d’installare delle telecamere supplementari, e non come reazione a una richiesta da parte di un cittadino, vittima di un reato. Le richieste d’installazione di telecamere in tutti i quartieri, da parte di privati, commercianti o titolari d’imprese sono così numerose, d’altra parte, che non potremmo rispondere a tutte. Dal 2004 alla fine del 2005, data dell’installazione delle prime 3 telecamere in un centro commerciale di quartiere che stava per chiudere a causa della delinquenza dilagante, l’Assessore alla Sicurezza informò il Consiglio Municipale del progetto e incontrò i rappresentanti di tutti i media: la stampa, la radio, la televisione e le associazioni, fra cui la Lega dei Diritti Umani, le associazioni di quartiere e tutti i cittadini di Havre che sollecitavano un incontro per essere informati sull’iniziativa. Furono dunque trasmesse tutte le informazioni disponibili prima, durante e dopo l’installazione, attenendosi ad informazioni precise, trasparenti e complete. Riteniamo che la videosorveglianza urbana sia uno 184 CCTV_ITALIEN.indd 184 26/08/10 16:22:14 Le Havre, Francia strumento al servizio della politica di sicurezza e di prevenzione della delinquenza nel quadro del contratto locale di sicurezza della Città di Havre. I suoi obiettivi sono quelli di prevenire i reati contro gli individui e la proprietà, di partecipare e rafforzare il senso di sicurezza dei cittadini e di mettere in sicurezza gli edifici comunali e gli spazi pubblici esposti a tali rischi. Questa azione deve conciliarsi con l’imperativo del rispetto delle libertà pubbliche e individuali in conformità allo spirito della Legge di Orientamento e di Programmazione della Sicurezza del 21 gennaio 1995 e dei suoi decreti attuativi. E’ con questa preoccupazione permanente di garantire ai cittadini la massima protezione che la Città di Havre ha auspicato la creazione del Comitato Etico per la videosorveglianza degli spazi pubblici. Tale Comitato Etico è composto da 3 collegi: ➤ 3 amministratori locali di cui uno nominato dall’opposizione municipale. ➤ 3 personalità qualificate: • l’ex Rettore dell’Università • un ex Presidente del Collegio Forense • un rappresentante della Camera di Commercio ➤ 3 rappresentanti di Associazioni • il Presidente dell’Associazione d’Aiuto alle Vittime • il Presidente del Consiglio Superiore dei Senegalesi di Havre • il Presidente di un’associazione di assistenti sociali 185 CCTV_ITALIEN.indd 185 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città Il Comitato Etico della videosorveglianza degli spazi pubblici è incarico di: ➤ vigilare che sia assicurato il rispetto permanente delle libertà pubbliche ➤ informare i cittadini sul funzionamento del sistema ➤ esaminare su richiesta del Sindaco di Havre tutte le richieste d’accesso alle immagini e altre lamentele dei cittadini ➤ formulare pareri e raccomandazioni al Sindaco sul funzionamento del sistema ➤ presentare al Sindaco di Havre un rapporto annuale sul funzionamento della videosorveglianza Tutte queste informazioni, e la realtà della loro concreta utilità, fanno sì che non vi sia attualmente alcuna opposizione, se non estremamente marginale (!), al funzionamento della videosorveglianza nella nostra città. Bertrand Binctin 186 CCTV_ITALIEN.indd 186 26/08/10 16:22:14 LIEGI NUMERO DI ABITANTI: 190 000 NUMERO DI TELECAMERE: 109 ENTE RESPONSABILE: Il comune Liegi, città millenaria, città universitaria, metropoli economica e culturale della Vallonia, è situata nel cuore d’un agglomerato urbano di 600.000 abitanti, al punto d’incontro di reti ferroviarie ad alta velocità (TGV) ed autostradali per gli autotrasporti transeuropei, ad una distanza di 100 km da Bruxelles, 25 km da Maastricht e 40 km da Aix-la-Chapelle. ➤ Città vivace, di giorno come di notte, privilegia la convivialità e l’ospitalità. E’ teatro di numerosi eventi sportivi, ricreativi e culturali. A partire dal 2002, il progetto di rinnovo della rete di telecamere di sorveglianza era stato inserito 187 CCTV_ITALIEN.indd 187 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città nell’agenda delle proposte d’azioni prioritarie da sottoporre al voto dei cittadini di Liegi, nel quadro del progetto “Città sicure” avviato dalla consulta cittadina sul progetto di città. Era stato sostenuto a larga maggioranza da tutti coloro che avevano partecipato al sondaggio. A partire da quella data, su richiesta del sindaco (borgomastro), i servizi di polizia locale di Liegi hanno proceduto all’installazione di un totale di 109 telecamere di sorveglianza, scaglionate su un periodo di cinque anni, dal 2003 al 2008. Da un punto di vista tecnologico, si tratta di telecamere di tipo “speed dome” ad alta tecnologia e ad alta definizione, che permettono una rotazione a 360° orizzontalmente e a 90° verticalmente. Lo zoom permette di leggere chiaramente una targa d’immatricolazione a una distanza di 150 metri, sia di giorno sia di notte. Queste telecamere sono tutte parametrizzate in modo da rendere impossibile la visualizzazione nelle abitazioni private, ma non sono dotate di un supporto intelligente di elaborazione delle immagini. Da cui l’importanza della formazione degli operatori, che devono anche conoscere bene il quartiere che sorvegliano e la popolazione residente. Le telecamere sono collegate in rete, mediante un circuito chiuso a fibre ottiche – che esclude qualsiasi rischio di pirateria. Le immagini sono visualizzate nella centrale di gestione degli eventi e in due commissariati di quartiere. I dati non sono condivisi con altri servizi o istituzioni. La visualizzazione è effettuata esclusivamente da agenti di polizia – dunque, da personale autorizzato 188 CCTV_ITALIEN.indd 188 26/08/10 16:22:14 Liegi, Belgo che ha prestato giuramento ed è tenuto al segreto professionale. Le immagini sono registrate e distrutte dopo sette giorni, benché la legge ne permetta la conservazione fino a un mese. Qualsiasi abitante può sollecitare la visualizzazione delle immagini che lo riguarda, se ne fa richiesta presso il gestore del sistema, ossia il borgomastro. E’ possibile fare ricorso contro il gestore del sistema. La Procura della Repubblica e il Giudice istruttore possono inoltre richiedere le immagini nel quadro di una causa penale. I luoghi d’installazione delle telecamere sono scelti in funzione degli obiettivi attribuiti al sistema, in occasione della sua messa in funzione. Si tratta di apportare una risposta di qualità ai tre tipi di problematiche seguenti: ➤ problematiche di circolazione, mediante la visualizzazione delle grandi arterie d’immissione in città, ➤ problematiche di ordine pubblico, mediante la visualizzazione dei luoghi di manifestazioni ricorrenti, ➤ problematiche di sicurezza, mediante la visualizzazione di alcune zone sensibili, come le arterie dei quartieri di vita notturna. È stata prediposta una segnaletica specifica che indica il nome del gestore del sistema. In ognuna delle quattro fasi d’installazione successive, i fascicoli sono sottoposti all’approvazione del consiglio comunale, in cui i timori relativi al rispetto delle libertà individuali sonno discussi pubblicamente. Gli obiettivi perseguiti così come l’ubicazione precise 189 CCTV_ITALIEN.indd 189 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città delle telecamere sono regolarmente oggetto di mediatizzazione attraverso i comunicati e le conferenze stampa. Le informazioni alla popolazione sono inoltre trasmesse attraversi dei contatti con i comitati di quartiere, una pratica che è stata istituita prima ancora dell’installazione del sistema e che è attuata mediante una valutazione regolare. I partecipanti a queste riunioni sono apertamente invitati dal borgomastro per esprimere le loro esigenze. Nel 2007, è stata istituita una commissione di controllo locale. E’ composta da rappresentanti di ciascuno dei quattro gruppi politici democratici rappresentati presso il consiglio comunale di Liegi e si riunisce ogni due o tre mesi. La sua mission consiste nel garantire un’adeguata attuazione della legge del 2007. In particolare, intende vigilare affinché: ➤ la visualizzazione presso il centro «telecamere» sia effettuata esclusivamente da personale di polizia con specifica formazione; ➤ la dichiarazione alla «commissione per la privacy» sia correttamente redatta; ➤ dei parametri siano utilizzati per mascherare le zone private e gli immobili privati; ➤ sia utilizza una segnaletica corrispondente alle prescrizioni legali posizionata nelle strade individuate; ➤ le immagini siano conservate e poi distrutte dopo sette giorni. I consiglieri comunali sono regolarmente informati sui vari elementi di valutazione, ossia su: i risultati dei lavori della commissione di controllo locale, le riunioni 190 CCTV_ITALIEN.indd 190 26/08/10 16:22:14 Liegi, Belgo della commissione speciale di polizia, le visite presso il «centro di gestione degli eventi». . . Anche il pubblico è regolarmente invitato a visitare questo centro, ad esempio nel quadro delle giornate dedicate alle «porte aperte» della polizia. Tali giornate attirano un gran numero di visitatori. Dal punto di vista dei costi, l’installazione dell’insieme del sistema ammonta a oltre cinque milioni di euro. Le spese di gestione sono nulle, in quanto la rete si basa sulle fibre ottiche. Il budget annuale di manutenzione preventive è di circa 100.000 euro. Bisogna, inoltre, tener conto delle spese relative all’aggiornamento regolare del sistema, in particolare l’acquisto di nuovi software. L’impatto del sistema è valutato positivamente in termini di dissuasione e di messa in sicurezza della popolazione. Tuttavia, tale impatto non è ancora stato sottoposto ad una valutazione esterna. Su un periodo di un anno, le telecamere hanno permesso di accertare 54 fatti di criminalità in flagrante e di apportare 58 risultati positivi a delle richieste di prosieguo di inchieste. Catherine Schlitz 191 CCTV_ITALIEN.indd 191 26/08/10 16:22:14 Focus sulle città LONDRA NUMERO DI ABITANTI: 7 684 700 NUMERO DI TELECAMERE: ≈ 60 000 ENTE RESPONSABILE: Il comune Descrizione del progetto di creazione di un sistema di videosorveglianza L’esperienza londinese della videosorveglianza, così come, più in generale, l’esperienza britannica, non corrisponde unicamente ad un solo progetto. Innanzitutto, Londra è suddivisa in 33 aree o distretti amministrativi (Boroughs), ognuno dei quali è dotato del proprio sistema di videosorveglianza. Inoltre, esistono numerosi altri progetti su iniziativa delle autorità pubbliche e diversi sistemi privati di videosorveglianza che coprono spazi pubblici (es. telecamere appartenenti a imprese, che sorvegliano i punti d’ingresso e uscita). ➤ L’utilizzo della videosorveglianza è aumentato in 192 CCTV_ITALIEN.indd 192 26/08/10 16:22:15 Londra, Regno Unito maniera esponenziale nel corso degli ultimi decenni. All’inizio degli anni 60, furono installate delle telecamere al fine di controllare il traffico. Successivamente, nel corso degli anni 70 e 80, furono installate dei sistemi di videosorveglianza nei grandi centri commerciali, dove esiste una certa ambiguità rispetto alla natura dello spazio. In altre parole, nei grandi centri commerciali si ha l’impressione che le corsie su cui si affacciano i vari negozi rappresentano uno spazio pubblico, mentre in realtà si tratta di luoghi privati. La maggior parte dei centri commerciali è pattugliata da agenti di sicurezza privati, in generale, in convenzione con la polizia locale, che permette loro e li incoraggia ad effettuare dei servizi di pattugliamento regolari. Inoltre, negli ultimi tempi, i sistemi di videosorveglianza sono stati utilizzati per gestire i grandi eventi sportivi – in particolare, le partite di calcio, in cui si sono rivelati essere uno strumento efficace a servizio della strategia volta a sopprimere la violenza negli stadi e nelle zone circostanti. Tutto ciò, combinato con un periodo prolungato di minaccia reale del terrorismo, ha permesso di abituare l’opinione pubblica britannica all’utilizzo della videosorveglianza. Tale processo è ormai talmente radicato che molto spesso sono gli stessi cittadini che richiedono l’installazione di telecamere. La volontà di ridurre la criminalità è stata uni dei fattori fondamentali dello sviluppo di progetti di videosorveglianza, naturalmente con l’obiettivo potenziale e supplementare di prevenire il terrorismo e di fornire una valida alternativa all’utilizzo di detective. La videosorveglianza è oggi talmente onnipresente che si ha la tendenza a credere di essere osservati, anche quando non è presente alcun sistema. La maggior parte (se non addirittura la totalità) dei centricittà di tutto il territorio londinese è coperta da tele- 193 CCTV_ITALIEN.indd 193 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città camere di sorveglianza. Non è facile affermare con certezza qual è il numero esatto di telecamere installate. Tuttavia, il Centro di comando e controllo della polizia può avere accesso a 60.000 telecamere. A titolo indicativo, solo l’aeroporto di Heathrow di per se è dotato di ben 3000 telecamere. E’ stato affermato con sempre maggiore determinazione che l’uso e l’installazione di telecamere sono stati finora effettuati un po’ a caso. La tendenza era quella di non prendere in considerazione l’impatto potenziale sulla delocalizzazione della criminalità o sul disturbo dell’ordine pubblico ed esistono poche prove di casi in cui, una volta ridimensionato il problema specifico, le telecamere siano state rimosse o spostate altrove. Tali problemi sono ora affrontati in maniera più strutturale, grazie alla messa a punto di una strategia nazionale per la videosorveglianza, con il benestare del Ministero degli Interni (Home Office). Chiaramente, tale attività è svolta solo dopo che l’uso di una tale tecnologia si è ben consolidato. Infatti, siamo già alla seconda, se non addirittura alla terza generazione di questa tecnologia, in quanto gli enti locali e le altre istituzioni partner modernizzano i loro sistemi per trarre vantaggio dagli ultimi sviluppi della tecnologia in questo campo. Ad esempio, è in atto un passaggio tecnologico dall’analogico al digitale verso l’utilizzo delle telecamere a cupola, che offrono il vantaggio di non svelare a coloro che si trovano nel loro angolo di visione in quale direzione è rivolta la telecamera. E’ certamente anche vero che ogni volta che è disponibile una nuova tecnologia di ultimo grido, può spesso prevalere il desiderio di possedere a tutti i costi l’ultimo modello sulla riflessione più razionale che porta a decidere quale livello di complessità tecnologica corrisponderebbe effettivamente alle proprie particolari esigenze – un’analogia di facile comprensione 194 CCTV_ITALIEN.indd 194 26/08/10 16:22:15 Londra, Regno Unito sarebbe quella di voler acquistare una Ferrari per andare a fare la spesa al supermercato! Esiste oggi un desiderio crescente di esaminare i vantaggi accumulati da tale sistema, dati i costi considerevoli che sono in gioco. Tuttavia, pare che il ritiro di tali sistemi sarebbe una decisione politica delicata. Con l’emergenza dei sistemi di videosorveglianza degli enti locali, a partire dal 1985 circa ad oggi, vi è stata la presunzione di ritenere che tali sistemi dovessero essere sottoposti al controllo degli enti locali piuttosto che della polizia. Tuttavia, è sempre stato previsto dalle modalità di accesso alle telecamere da parte della polizia che ciò avvenga mediante gli agenti addetti alle sale di controllo o mediante le immagini ritrasmesse in diretta alle sale di controllo della polizia, per opera di personale esperto autorizzato al visionamento delle telecamere, allo scopo di sorvegliare e individuare specifici incidenti. Il rapido sviluppo di partenariati efficaci fra la polizia e gli enti locali ha contribuito all’eliminazione della distinzione fra la polizia e gli enti locali per quel che concerne il controllo della videosorveglianza. Un certo numero di sale di controllo di videosorveglianza è attualmente localizzato presso le sale di controllo della polizia, e nonostante gli operatori addetti alla videosorveglianza facciano parte del personale dipendente degli enti locali, i poliziotti hanno costantemente accesso alle immagini in diretta. Un certo numero di sale di controllo degli enti locali è preposto allo svolgimento di operazioni di sorveglianza confidenziali, che permette di effettuare la sorveglianza di telecamere isolatamente rispetto alla centrale principale di sorveglianza, all’insaputa degli 195 CCTV_ITALIEN.indd 195 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città operatori e senza il loro coinvolgimento. La messa in pratica di una tale funzione potrebbe, ad esempio, essere un’operazione speciale in diretta antiterrorismo o un’indagine su un importante fatto criminale. Questo sarebbe un argomento interessante da trattare in relazione alla questione del rispetto dei diritti umani e della privacy! La legislazione in questo campo comprende la legge sui diritti umani (Human Rights Act) oltre alla legge sulla protezione dei dati (Data Protection Act). Bisogna osservare che non esistono clausole legali specifiche per la videosorveglianza nel Regno Unito. Tuttavia, la legislazione, compresa quella sulla protezione dei dati, si riferisce a tutti e non è limitata agli enti pubblici. Oltre a ciò, come già sottolineato, la strategia nazionale della videosorveglianza prevede la messa a punto di un codice deontologico relativo a tutti gli aspetti della videosorveglianza. Inoltre, il Regno Unito, di concerto con altri Stati, utilizza diverse tecnologie per proteggere gli spazi privati dalla sorveglianza indiscreta. Ad esempio, i sistemi appartenenti agli enti locali hanno l’abitudine di oscurare o offuscare le parti delle immagini delle telecamere riguardanti uno spazio privato. Un esempio potrebbe essere quello di una proprietà residenziale al di sopra di un locale pubblico, su una strada principale. Mentre la telecamera scansiona il perimetro di osservazione, le zone private sono automaticamente oscurate. Tuttavia, è possibile annullare questa tecnologia in caso di situazioni particolari, come ad esempio gravi delitti, indagini antiterrorismo, (mediante ricorso alle autorità competenti, che dovranno emettere un’autorizzazione speciale di alto livello. Tutti i luoghi coperti da videosorveglianza devono essere segnalati da appositi cartelli segnaletici che 196 CCTV_ITALIEN.indd 196 26/08/10 16:22:15 Londra, Regno Unito indicano la presenza di telecamere oltre alle informazioni su come contattare gli operatori. Tuttavia, pare che attualmente le telecamere siano diventate talmente onnipresenti che tale segnalazione è ampiamente ignorata. Come già sottolineato, è ancora in atto un lavoro di messa a punto di una strategia nazionale per l’uso della videosorveglianza. I relativi documenti possono essere trovati sul sito Internet del Ministero degli Interni britannico (Home Office). Al momento della redazione del presente testo, il governo di coalizione recentemente eletto ha manifestato l’intenzione di rafforzare la regolamentazione sulla videosorveglianza. Ciò influenzerà l’attuazione della strategia nazionale, ma per il momento non si conoscono i dettagli della nuova struttura normativa che sarà messa a punto. Esistono dei codici deontologici a cui devono attenersi gli operatori addetti alla sorveglianza dei sistemi, che costituiscono le basi della formazione impartita. La maggior parte delle sale di controllo di videosorveglianza sono esse stesse soggette a telecamere di sorveglianza in permanenza – un vero esempio di ‘sorveglianza dei sorveglianti’! Inoltre, è prevista la prassi di ‘visitatori non iniziati’ che passano nelle sale di controllo di videosorveglianza. Tale progetto deriva da quello già in funzione nel quadro di accesso alle persone detenute nei commissariati. Dei volontari della comunità hanno diritto di accesso diretto alla zona di detenzione e hanno l’opportunità di parlare con i detenuti per stabilire le condizioni della loro detenzione. Così come possono presentarsi improvvisamente dei volontari nelle sale di controllo di videosorveglianza, senza farsi annunciare, al fine di verificare l’operato degli addetti e il rispetto delle procedure. In tutte le zone di prestazione del servizio pubblico, 197 CCTV_ITALIEN.indd 197 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città esiste un certo dinamismo volto a coinvolgere maggiormente i cittadini nel processo decisionale. Nel contesto del mantenimento dell’ordine pubblico, lo si può constatare in diversi modi, ad esempio attraverso le commissioni di quartiere. Questa iniziativa, che fa parte dell’approccio nazionale per il mantenimento dell’ordine nei quartieri, si fonda sul coinvolgimento dei membri della comunità locale al fine di stabilire delle priorità in materia di mantenimento dell’ordine e di porre la polizia locale e i suoi partner dinanzi alle loro responsabilità al fine di rispondere a tali priorità. Questi organismi possono fungere da catalizzatore per l’installazione di sistemi di videosorveglianza. Poiché la percezione pubblica è ampiamente positiva e riguarda i potenziali vantaggi della videosorveglianza, tali gruppi diventano dei e propri veri militanti a sostegno dei progetti locali. Ciò può persino evocare un’immagine contrastante della polizia, che cercherebbe di attenuare l’entusiasmo per la videosorveglianza, puntualizzando come si tratti soltanto di una delle numerose misure che possono essere utilizzate per affrontare un problema che è stato individuato e correttamente analizzato. Nel corso degli ultimi anni, è stata registrata un’ondata crescente di opinioni favorevoli alla prudenza (e non verso un’opposizione categorica) dinanzi alla videosorveglianza. Tale prudenza sembra derivare sia da un’analisi costi-benefici che da episodi di violazione della privacy. Bisogna vedere questo fenomeno come una conseguenza dell’esperienza di situazioni in cui erano state installate delle telecamere sconsideratamente o senza le risorse necessarie per rispondere efficacemente alla situazione osservata; nulla sminuisce più rapidamente il valore della videosorveglianza della percezione generalizzata che tanto 198 CCTV_ITALIEN.indd 198 26/08/10 16:22:15 Londra, Regno Unito non arriverà nessuno nel caso in cui dovesse avvenire un reato sotto lo sguardo delle telecamere. Come per qualsiasi altra attività di sicurezza della comunità o di mantenimento dell’ordine, il compito di valutare l’efficacia della videosorveglianza è complesso. La stima dell’efficacia della prestazione rispetto agli obiettivi prefissati è difficile da compiere se gli obiettivi stessi sono già confusi. Ad esempio, cosa s’intende per ‘efficacia’? prevenzione o lotta? Esiste un valore intrinseco e misurabile nella percezione di sicurezza apparentemente generata dalla videosorveglianza ? Come separare gli effetti della videosorveglianza da tutti gli altri interventi che sono stati messi in atto in risposta ad un determinato problema? E’ stato provato che la videosorveglianza possa ridurre la criminalità e il disordine pubblico, benché sia meno certo che tali effetti continuino necessariamente nel lungo termine. Così com’è stato provato che la videosorveglianza sia efficace nel contesto di reati, gravi come il terrorismo – persino per gli attentati kamikaze – probabilmente per la limitazione delle fasi di perlustrazione necessarie che precedono gli attacchi. Esistono probabilmente molteplici prove che stanno a dimostrare come la videosorveglianza possa fornire un supporto di grande valore per gli investigatori. Nella peggiore delle ipotesi fornisce delle prove inconfutabili di comportamento e identificazione. Bisogna inoltre osservare che sono stati effettuati degli studi che indicano l’esistenza di prove secondo cui la videosorveglianza comporti un’elevata percentuale di dichiarazioni di colpevolezza, il che evita la necessità di adire le vie giudiziarie e dunque di risparmiare sui costi. D’altra parte, è stato dimostrato 199 CCTV_ITALIEN.indd 199 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città che quando sono portate come prove le immagini di videosorveglianza, è emessa una sentenza più severa. Per quel che concerne la garanzia, ancora una volta, i risultati non sono chiari. L’uso della videosorveglianza è talmente onnipresente che spesso è ignorato. Allo stesso tempo, ci si potrebbe interrogare sulla tendenza all’aumento della paura nelle zone non coperte da telecamere. Il bisogno umano di sicurezza è il motivo trainante che porta a richiedere sempre maggiori garanzie, che si tratti di un poliziotto ad ogni angolo di strada o di una telecamera su ogni lampione! Concludendo, possiamo affermare che la videosorveglianza rappresenta uno strumento di grande valore, in quanto parte integrante della cassetta degli attrezzi della sicurezza a servizio della comunità, ma non rappresenta una risposta in sé. Essa deve iscriversi nel quadro di in una risposta strategica programmata, coerente e ben elaborata. La sua efficacia deve essere stabilita sulla base degli obiettivi sottostanti la sua attuazione, caso per caso. Gli obiettivi varieranno a seconda dell’insieme di crimini e delitti e dei luoghi fisici e, dunque, le prove di successo varieranno di conseguenza. Andrew Bayes 200 CCTV_ITALIEN.indd 200 26/08/10 16:22:15 LIONE NUMERO DI ABITANTI: 472 000 NUMERO DI TELECAMERE: 219 ENTE RESPONSABILE: Il comune Il Comitato Etico della videosorveglianza a Lione Dal momento in cui la città di Lione si è orientata a favore della realizzazione di un sistema di videosorveglianza, è stato deciso di costituire una commissione extra-municipale, con funzioni di Comitato Etico. Il Presidente naturale di questa commissione, il sindaco di Lione ha delegato questo compito ad una persona indipendente, Jean-Pierre Hoss, Consigliere di Stato, che ha così assolto il primo mandato del Comitato. Per il secondo mandato è stato nominato Daniel Chabanol, Consigliere di Stato, ex Presidente della Corte d’Appello Amministrativa di Lione. ➤ 201 CCTV_ITALIEN.indd 201 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città La composizione del Comitato riflette la volontà di rispondere a diverse esigenze: oltre agli amministratori locali appartenenti alle diverse aree politiche (compresa l’opposizione), fanno parte del Comitato alcuni membri della cosiddetta società civile, ossia dei rappresentanti di associazioni, come la lega dei diritti umani, o altre personalità qualificate fra cui possiamo annoverare un membro onorario dell’ ordine degli avvocati e un rettore onorario dell’accademia di Lione. La mission ufficiale del Comitato ruota intorno a tre assi principali: ➤ Redigere e tenere aggiornato un dossier sulla videosorveglianza, lavoro compiuto sotto la presidenza di M. Hoss, ma che dovrà essere aggiornato per tener conto degli sviluppi legislativi sulla questione. L’oggetto di questo capitolato (sottoposto alla decisione dei politici locali consiste, nel pieno rispetto delle prescrizioni di legge, nel definire le modalità complementari di acquisizione e utilizzo delle immagini proprie ad aumentare le garanzie degli utenti dello spazio pubblico. Il dibattito attualmente in corso (oltre all’attuazione delle nuove norme legislative) è incentrato sul diritto di accesso alle immagini e l’utilizzo che se ne può fare: le persone filmate possono ottenere il diritto di accesso alle immagini che le riguardano, secondo quali modalità / quali autorità possono guardare gli schermi « in tempo reale » e a quali fini / chi può accedere alle registrazioni e a quali condizioni? ➤ Ricevere dei reclami da parte di persone filmate, fornire pareri sul follow-up di questi reclami e elaborare una proposta a tal fine. Bisogna però ovviamente osservare che tale attività è molto marginale, in quanto rarissimi sono i casi di reclami: per definizione, le persone che sarebbero filmate in circos202 CCTV_ITALIEN.indd 202 26/08/10 16:22:15 Lione, Francia tanze discutibili (ad esempio, in uno spazio privato, in caso di deregolamentazione dei meccanismi che si oppongono a tale pratica) o casi in cui le immagini sarebbero conservate oltre i tempi legali stabiliti o ancora nel caso in cui sarebbero viste da persone non abilitate inconsapevoli della mancanza commessa e dunque non hanno l’occasione di sporgere reclamo … ➤ Costituire una banca dati sulle pratiche in materia di videosorveglianza, osservata sia in Francia sia in altri paesi d’Europa. L’obiettivo in questo caso è duplice. Da una parte, questi dati dovrebbero permettere di rispondere in maniera quanto più scientifica possibile alla questione dell’utilità della videosorveglianza. Bisogna segnalare che la città di Lione ha avviato, sotto lo sguardo attento del Comitato Etico, uno studio universitario dedicato alla questione: un laureando per la sua tesi di laurea ha condotto una ricerca in ambito strettamente universitario (Università di Lione-II e di Ginevra), con il sostegno finanziario da parte del Comune, nel pieno rispetto di tutte le garanzie del caso affinché tale ricerca fosse condotta nella più totale indipendenza universitaria. D’altra parte, i contatti stabiliti in occasione della ricerca dovrebbero condurre infine alla realizzazione di una rete di comuni, con l’idea di realizzare uno spin-off dell’istituzione universitaria di Lione. ➤ Nell’esercizio delle proprie competenze, è impor- tante notare che nell’ambito del Comitato, gli scambi che animano le riunioni hanno come effetto quello di condurre a una riflessione pacata e serena su un argomento sensibile, sdrammatizzando e apportando concretezza a un dibattito spesso fantasioso. Ciò non vuol dire che si tratti di 203 CCTV_ITALIEN.indd 203 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città un «consenso debole» che sostituisce un dibattito necessario su un tema sociale così essenziale, il che non sarebbe auspicabile. Le forze di opposizione al progetto sono presenti e vigili e la dialettica fra gli entusiasti e i detrattori è molto vivace e continua. Ma ciò arricchisce la riflessione, più che i dati statistici e le posizioni rigide. Per concludere, è il contributo fondamentale apportato dall’esistenza del Comitato. Emmanuel Magne 204 CCTV_ITALIEN.indd 204 26/08/10 16:22:15 ROTTERDAM NUMERO DI ABITANTI: 589 615 NUMERO DI TELECAMERE: 289 ENTE RESPONSABILE: La polizia La videosorveglianza a Rotterdam: conservare un sistema efficace pur rispondendo allo stesso tempo alle aspettative La partecipazione di Rotterdam al progetto FESU sulla videosorveglianza è coerente con l’obiettivo di migliorare il nostro sistema di videosorveglianza. Quali sono le opzioni che non sono ancora utilizzate? Qual è l’equilibrio fra la tecnologia e la capacità degli individui di reagire agli eventi ? Come interpretare il concetto di privacy nello spazio pubblico ? ➤ Il presente articolo esamina la nostra esperienza di videosorveglianza a Rotterdam, le normative che 205 CCTV_ITALIEN.indd 205 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città sottendono tale sistema e i problemi particolari su cui Rotterdam lavora. Esperienze Ogni città cerca di controllare i fenomeni della criminalità e del disturbo dell’ordine pubblico. Ogni città è alla ricerca di metodi intelligenti ed efficaci per aumentare la sicurezza. Ogni città può utilizzare delle innovazioni tecnologiche. Rotterdam non fa eccezione. La videosorveglianza persegue l’obiettivo, da una parte, di ridurre la criminalità e il disturbo dell’ordine pubblico e, dall’altra, di aumentare il senso di sicurezza della popolazione. Le primissime telecamere furono installate a Rotterdam dieci anni fa. La ragione immediata fu il campionato di calcio europeo Euro 2000. Era importante assicurare che tutto si svolgesse in maniera fluida e senza problemi, il che presupponeva una visione d’insieme precisa dell’atmosfera in cui si svolgeva il campionato e dei vari avvenimenti man mano che si verificavano. Furono dunque installate delle telecamere nel centro-città al fine di sorvegliare gli afflussi in massa dei tifosi. Lo stesso anno, furono installate delle telecamere a Saftlevenkwartier, un quartiere vicino alla stazione centrale. Nell’ambito di questo progetto, l’obiettivo consisteva nel ridurre e prevenire i problemi di violenza e di disturbi della quiete pubblica nelle strade. A partire dal 2000, il numero di telecamere negli spazi pubblici è regolarmente aumentato fino a raggiungere un totale di 300 telecamere. Altre 1. 600 telecamere sono presenti in totale nella rete di trasporto pubblico (metro, tram, bus e stazioni). Queste telecamere appartengono a delle compagnie private di trasporto, che sono responsabili del controllo e della sorveglianza. In caso d’incidente, possono trasmettere le immagini in diretta alla sala di videosorveglianza. 206 CCTV_ITALIEN.indd 206 26/08/10 16:22:15 Rotterdam, Paesi Bassi Ogni richiesta d’installazione di una telecamera di sorveglianza deve essere accompagnata da un rapporto dettagliato che descrive il numero e il genere d’incidenti che si verificano nella zone e che presenta la situazione locale in materia di sicurezza. Qualsiasi decisione d’installare una telecamera è minuziosamente esaminata. Non s’installa una telecamera a caso, ma perché esiste la profonda convinzione che si tratta di uno strumento necessario per migliorare la sicurezza. Le telecamere di sorveglianza non sono un rimedio contro tutti i mali. Tuttavia, a Rotterdam, sono diventate uno strumento di base pour garantire la sicurezza e prevenire i reati contro la proprietà e le violenze. Nel caso di atti di violenza, ad esempio, è stato riscontrato che essi si verificano spesso «per un colpo di testa» o sotto l’influenza di droghe o alcool. La presenza delle telecamere non dissuaderà probabilmente i delinquenti, tuttavia potrà rivelarsi molto utile: infatti, le immagini potranno servire a fornire delle prove da portare dinanzi ad un tribunale. I reati contro la proprietà, come ad esempio i borseggi o i furti nelle automobili, sono di altra natura: sono premeditati. Nel caso in cui siano state installate delle telecamere e la polizia agisca rapidamente dopo che è stata commessa l’infrazione, il delinquente tenderà a non ricominciare nello stesso quartiere. Ciò potrà, dunque, ridurre il numero d’incidenti. Condizioni Dopo l’avvento della videosorveglianza, una stessa domanda si ripresenta regolarmente: come utilizzarla in maniera etica e democratica? Più grande sarà il numero di telecamere, più sarà importante gestire correttamente questi aspetti. Ai sensi della legge olandese, sono i consigli munici- 207 CCTV_ITALIEN.indd 207 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città pali che autorizzano l’installazione di telecamere di sorveglianza. Se il consiglio decide favorevolmente, potrà conferire al sindaco l’autorità di designare le ubicazioni in cui si procederà all’installazione di telecamere. Le decisioni del sindaco saranno rese pubbliche e aperte alle obiezioni degli abitanti del quartiere. Una volta che le telecamere cominceranno a registrare delle immagini, queste saranno soggette alla legge sui dati della polizia, che limita rigorosamente l’uso e lo scambio di queste immagini (con riferimento al caso di Rotterdam). Dopo l’avvio del progetto, la videosorveglianza a Rotterdam si è ispirata a tutta una serie di principi: tutte le telecamere sono sorvegliate 24 ore su 24, sette giorni la settimana. Le immagini sono sempre registrate. Gli abitanti del quartiere possono essere tranquilli che tutti gli incidenti saranno rilevati. Una volta osservati, gli incidenti dovranno essere poi seguiti. La presenza di telecamere significa, dunque, un’intensificazione considerevole della sorveglianza in un quartiere. Non soltanto perché la zona è sotto osservazione, ma anche perché ogni incidente esige una risposta da parte della polizia o degli altri organismi di controllo. Alcuni punti da segnalare Numerosi partiti politici si sono impegnati per rendere Rotterdam una città più sicura. I nostri cittadini esigono che l’amministrazione locale garantisca una città pulita, corretta e sicura. Vedono i problemi nelle strade, sotto i loro occhi, nel quartiere dove abitano. E’ dunque fondamentale che i consigli locali rispondano alle attese dei cittadini. Le telecamere di sorveglianza sono uno strumento indispensabile per assolvere a tale compito. L’investimento realizzato da Rotterdam è importante. La videosorveglianza è una tecnologia onerosa e bisogna allo stesso tempo prevedere il finanzia- 208 CCTV_ITALIEN.indd 208 26/08/10 16:22:15 Rotterdam, Paesi Bassi mento della manutenzione delle apparecchiature e il costo del personale, ossia delle squadre di operatori e del personale incaricato degli interventi da attivare. A Rotterdam, il numero d’immagini che un individuo può sorvegliare simultaneamente è limitato. Il che significa che ogni volta che s’installa una nuova telecamera nella zona, bisogna assumere ulteriore personale. Questo è un punto problematico da discutere ogni volta che è effettuata una richiesta d’installazione di una nuova telecamera. Tuttavia, il valore della sorveglianza, è ugualmente importante. Taluni incidenti, che sarebbero altrimenti passati inosservati oppure per i quali l’onere della prova sarebbe complesso, sono ora oggetto d’inchieste. Nel 2009, il dipartimento addetto alle telecamere di sorveglianza ha registrato 23.700 incidenti, ossia 65 al giorno. Dobbiamo dunque continuare a svolgere un’analisi costi-benefici. L’atteggiamento degli abitanti del quartiere è cambiato nel corso degli ultimi dieci anni. Dieci anni fa, le prime telecamere erano state accolte con una certa diffidenza. La gente nutriva dei dubbi riguardo la loro efficacia. Inoltre, non avevano una grande fiducia nella professionalità degli utenti e temevano le ingerenze nella privacy. Oggi, dieci anni più tardi, l’atteggiamento si è evoluto in maniera significativa. Infatti, gli abitanti del quartiere si sono affezionati alle « loro » telecamere. Inoltre, la gente richiede delle telecamere di sorveglianza nel loro quartiere. Un’inchiesta annua ha inoltre evidenziato un livello molto elevato di fiducia verso il sistema di videosorveglianza, che gli abitanti del quartiere considerano come uno strumento efficace. In conclusione Le telecamere sono diventate una caratteristica familiare dei luoghi pubblici. A Rotterdam, devono 209 CCTV_ITALIEN.indd 209 26/08/10 16:22:15 Focus sulle città provare il loro valore in occasione di avvenimenti di una certa gravità. Abbiamo cominciato a utilizzare i sistemi di videosorveglianza in occasione di Euro 2000. Recentemente, si sono rilevati in tutta la loro importanza in occasione di gravi sommosse. Infatti, grazie alle immagini delle telecamere, siamo stati in grado di riconoscere numerosi responsabili dei disordini. La nostra esperienza della videosorveglianza è dunque stata positiva. Il quadro legale si è sviluppato per rispondere ai problemi legati al diritto civile e alle aspettative dell’opinione pubblica in materia di sicurezza. Abbiamo attivato un’organizzazione e una struttura di gestione solide. Le procedure operative sono chiare. Dobbiamo perseguire i nostri sforzi per mantenere tale sistema anche negli anni a venire. Tuttavia, appare chiaro che la nostra mission è destinata a cambiare, nel momento in cui emergono delle nuove questioni ed aspettative nell’opinione pubblica. Dobbiamo essere in grado di rispondere a queste nuove esigenze. Allo stesso tempo, la crisi economica comporta importanti tagli di bilancio. Il nostro obiettivo consiste nel controllare i costi della videosorveglianza pur mantenendo il nostro budget. Una sfida ambiziosa che richiede una profonda riflessione. Afke Besselink, Niels Wittersholt 210 CCTV_ITALIEN.indd 210 26/08/10 16:22:15 SAINT-HERBLAIN NUMERO DI ABITANTI: 43 516 NUMERO DI TELECAMERE: 18 ENTE RESPONSABILE: Il comune Saint-Herblain è una città francese di 45.000 abitanti ubicata nella prima corona dell’agglomerato di Nantes (500.000 abitanti). È la seconda città dell’agglomerato di Nantes e la terza del dipartimento della Loira Atlantica. ➤ Il progetto d’installazione d’un sistema di videosorveglianza è stato sostenuto dal senatore-sindaco e dagli amministratori locali agli inizi del mandato 19962002. Le prime telecamere sono state installate partire dalla 1999. Attualmente, la città dispone di un sistema composto da 18 telecamere. Nel 2000 ha istituito il proprio Centro di supervisione urbana (CSU) su autorizzazione mediante decreto prefettizio. Tale 211 CCTV_ITALIEN.indd 211 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città Centro era nato inizialmente con la vocazione di gestire unicamente il sistema di videosorveglianza. Attualmente, permette di gestire simultaneamente la videosorveglianza urbana oltre al dispositivo di telesorveglianza e tende a diventare sempre di più uno strumento globale di gestione urbana. Nel 1997, fu realizzato un audit di sicurezza da parte di una società esterna. Allo stesso tempo, la Commissione di sicurezza del Consiglio comunale per la prevenzione della delinquenza (CCPD) fu incaricato di condurre un’indagine sulle questioni della sicurezza nell’ambito della città di Saint-Herblain. Nel 1998, tale Commissione presentò il suo rapporto alla senatore-sindaco, che decise dunque la creazione di più gruppi di lavoro sulle tematiche legate alla sicurezza. Nel 1999, la sintesi dei gruppi di lavoro fu presentata al Consiglio municipale. Parallelamente a questo lavoro svolto nell’ambito della CCPD, fu somministrato un questionario relativo alla sicurezza a un campione di cittadini di Saint-Herblain, che rivelò che la sicurezza era la preoccupazione numero uno. Forte di tali elementi di diagnosi, il sindaco diede vita a un dibattito nell’ambito del Consiglio municipale sull’applicazione delle proposte del CCPD, fra cui quella dell’installazione del sistema di videosorveglianza. Nel giugno 1999, il Consiglio municipale votò a favore dell’installazione d’un sistema di videosorveglianza nell’ambito comunale e della creazione d’un Comitato Etico per accompagnare la realizzazione di tale progetto. La città di Saint-Herblain si è proposta di raggiungere tre grandi obiettivi mediante il dispositivo della videosorveglianza: ➤ Mettere in sicurezza i luoghi in cui i flussi di beni e persone sono particolarmente intensi, allo scopo di 212 CCTV_ITALIEN.indd 212 26/08/10 16:22:16 St Herblain, Francia ridurre il numero di reati commessi nei luoghi pubblici; ➤ Completare mediante dei mezzi tecnologici il dispositivo esistente di prevenzione della delinquenza (polizia municipale, interventi di prevenzione in ambito scolastico); ➤ Rassicurare gli abitanti e fornire ai servizi di polizia nazionale degli elementi che permettano di far luce sui reati commessi, con il duplice obiettivo di: sostenere la polizia nazionale nell’aumentare il tasso di risoluzione dei casi, per ora molto ridotto, per rendere gli spazi pubblici a vocazione commerciale, industriale o sociale più sicuri. Il sistema di videosorveglianza è stato attuato per migliorare la sicurezza di tutti gli abitanti di Saint-Herblain. È stato ideato come uno strumento supplementare integrato alla politica locale di sicurezza e di prevenzione della delinquenza. In questo senso, il Centro di supervisione urbana della città gestisce il sistema di videosorveglianza e di telesorveglianza, che assicura una maggiore reattività des servizi municipali (polizia municipale, servizi tecnici, ecc. ) e della polizia nazionale o della gendarmerie. Si tratta dunque di un vero è proprio strumento di gestione della città. La politica municipale in materia di prevenzione e di sicurezza risale a oltre vent’anni fa. S’iscrive in un quadro di preoccupazione permanente di prevenzione della delinquenza sul nascere e dei comportamenti a rischio, considerando che tale tappa è fondamentale prima di ogni intenzione repressiva. È mediante tali diversi strumenti che tali azioni di prevenzione nell’ambito degli istituti scolastici, la prevenzione situazionale, gli interventi della polizia municipale o la realizzazione di atti normativi comunali relativi alla gestione del 213 CCTV_ITALIEN.indd 213 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città spazio pubblico, possono tradursi in una vera e propria volontà politica di prevenzione. L’insieme degli interventi di prevenzione è organizzato a livello politico dall’assessore comunale incaricato della prevenzione e della sicurezza pubblica e a livello amministrativo dalla Direzione per la prevenzione e l’ordine pubblico, composta da 40 agenti. In tale contesto, la videosorveglianza urbana costituisce uno degli elementi della politica globale di prevenzione e di sicurezza. Lo strumento della videosorveglianza è stato creato nel massimo rispetto delle normative relative alle libertà individuali e, in particolare, per quel che riguarda l’uso e la conservazione delle immagini. Il Comune di Saint-Herblain desidera perseguire tale obiettivo in completa trasparenza nei confronti della popolazione. A tale scopo, sono state organizzate numerose presentazioni e visite per permettere ai cittadini di prendere visione e consapevolezza delle garanzie messe in atto per preservare la privacy. Il sistema installato è composto da 18 telecamere. Il CSU è composto da 14 agenti e da un responsabile della gestione del sistema di videosorveglianza. Il sistema è dotato di un dispositivo digitale che permette di rispettare l’interdizione di visualizzare l’ambito privato o di discernere i tratti del viso di un individuo. In conformità alla regolamentazione in vigore, sono installati dei pannelli di segnalazione nei diversi punti di accesso stradali della città per informare i cittadini della presenza di telecamere. Le immagini di videosorveglianza della città sono poi trasmesse in tempo reale al Centro di informazione e commando della polizia nazionale. 214 CCTV_ITALIEN.indd 214 26/08/10 16:22:16 St Herblain, Francia Le immagini possono essere consultate soltanto su autorizzazione dei servizi della polizia nazionale, nel quadro di denunce presentate dai cittadini o di richieste specifiche dei servizi di sicurezza di Stato. Il sistema di videosorveglianza ha avuto delle ricadute positive sui luoghi sorvegliati e sulla riduzione della criminalità. Inoltre, non è stato constatato nessun effetto di migrazione della criminalità. L’attività del CSU (videosorveglianza e telesorveglianza) è finanziata mediante stanziamenti nell’ambito del bilancio annuale. D’altra parte, gli operatori ricevono una formazione speciale, fornita da un ente esterno, che verte sugli aspetti deontologici, ambientali, del partenariato e delle responsabilità nel campo della sicurezza. Dominique Talledec 215 CCTV_ITALIEN.indd 215 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città SUSSEX NUMERO DI ABITANTI: 1 392 737 NUMERO DI TELECAMERE: 396 ENTE RESPONSABILE: La polizia nazionale e le autorità locali La nascita dei Sistemi di videosorveglianza in Sussex L’uso dei sistemi di videosorveglianza negli spazi pubblici nella Contea del Sussex risale al 1993, quando fu installata la prima serie di 15 telecamere nelle strade di Brighton, in seguito a una decisione della Polizia del Sussex e degli enti locali, che prevedeva l’installazione di telecamere ai fini della prevenzione, riduzione e identificazione della criminalità. Questa prima fase d’installazione è stata poi seguita da successivi programmi di ampliamento sia a Brighton sia in altre città, grandi e piccole, finanziate da sovvenzioni locali e nazionali. Sin dagli inizi, la ➤ 216 CCTV_ITALIEN.indd 216 26/08/10 16:22:16 Sussex, Regno Unito videosorveglianza in Sussex è stata sviluppata grazie a una stretta collaborazione fra le forze di polizia e gli enti locali, mediante la realizzazione di sale di controllo istituite presso le stazioni di polizia di Brighton, Haywards Heath, Bognor e Eastbourne, e di cinque strutture di monitoraggio presso gli enti locali. Allo stesso tempo, è stato adottato il principio della condivisione dei costi. Le iniziative del governo centrale a favore dell’ampliamento della videosorveglianza sono proseguite nella 1994 nell’ambito di una serie di bandi pubblici sulla videosorveglianza (CCTV Challenge Competition) ed il Programma di Riduzione della Criminalità 1999-2003. Tale processo ha dato un ulteriore impulso legislativo attraverso la legge sulla prevenzione della criminalità e del disturbo dell’ordine pubblico del 1998 (Crime and Disorder Act), che obbligava gli enti pubblici a collaborare per affrontare insieme le problematiche della criminalità e dei comportamenti antisociali. Conseguentemente, entro il 2006, erano circa 30 le città e le cittadine in tutta la Contea del Sussex ad essere dotati di telecamere per la videosorveglianza, con il coinvolgimento di 17 enti locali e 1 associazione di proprietari immobiliari. Fu così creato il Partenariato per la videosorveglianza del Sussex (Sussex CCTV Partnership). Tale Partenariato è attualmente definito da singoli contratti legali fra la Polizia del Sussex e ogni singolo ente locale, che ne definisce i protocolli operativi, i ruoli, le responsabilità e gli accordi finanziari. La videosorveglianza nel Sussex oggi Attualmente sono installate circa 400 telecamere in tutta la contea. Si tratta di un mix di telecamere analogiche del tipo “Pan-Tilt-Zoom” e “a Cupola” (“Dome”), 217 CCTV_ITALIEN.indd 217 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città collegate alle sale di monitoraggio, attraverso una rete di fibre ottiche di trasmissione. La piattaforma di controllo, monitoraggio e registrazione rappresenta un nuovo sistema digitale di recente installazione denominato “i-Witness” – progettato da Teleste e installato da BT Redcare. Tale piattaforma permette la registrazione standard in “background” di 2 fotogrammi al secondo, nonché di 25 fotogrammi al secondo in “tempo reale” delle sequenze selezionate del filmato. Inoltre, sono stati posizionati dei terminali “client” in tutti i principali commissariati di polizia e centri di detenzione, che permettono l’accesso immediato alle immagini video agli agenti locali a scopi investigativi. Tale sistema totalmente collegato in rete permette il controllo “in diretta” delle immagini trasmesse dalle telecamere da ognuna delle sale di monitoraggio dislocate attraverso la contea, così come l’accesso immediato alle registrazioni in archivio mediante uno dei dei diversi terminali “client”. Vantaggi Un sistema totalmente collegato in rete offre tutta una serie di vantaggi operativi. 1. Continuità del servizio – il sistema è intrinsecamente robusto. Le Telecamere possono essere gestite da uno qualsiasi dei numerosi “punti di accesso” del sistema, assicurando in tal modo una continuità di servizio al pubblico. 2. Risparmio di tempo per gli agenti – gli investigatori che operano presso i commissariati locali possono usufruire di un accesso più facile e veloce alle riprese video di cui hanno bisogno per le loro indagini. Ciò ha infatti ridotto sprechi di tempo nell’effettuare viaggi attraverso la contea per recuperare, su appuntamento, 218 CCTV_ITALIEN.indd 218 26/08/10 16:22:16 Sussex, Regno Unito le necessarie immagini. Il risultato netto è un guadagno in termini di tempo per gli agenti da dedicare alle loro attività di sorveglianza e pattugliamento e per far sentire la loro presenza nella comunità. 3. Vantaggi ambientali – la riduzione del numero di spostamenti in auto ha permesso la riduzione delle emissioni di CO2 e il risparmio sui costi di carburante. 4. Accelerazione delle procedure giudiziarie – i sospetti arrestati sono ora messi di fronte a delle prove video inconfutabili sin dalle fasi preliminari delle indagini, riducendo così il numero dei casi di rilasci su cauzione, accelerando le pratiche di accertamento dei fatti e di dichiarazione di colpevolezza ed infine offrendo un servizio migliore alle vittime della criminalità. 5. Sicurezza delle immagini – l’accesso è protetto da password e totalmente sottoposto a verifica attraverso un’analisi dei log di sistema che assicura un migliore controllo dei dati sensibili. Diritti individuali, privacy e uso della videosorveglianza in Sussex L’utilisation proprement dite de la vidéosurveillance L’uso appropriato della videosorveglianza nel Regno Unito è regolamentato da 3 principali misure legislative oltre alle linee guida messe a punto dal “garante” dell’informazione britannico (Information Commissioners Office). La Legge sulla Protezione dei Dati (Data Protection Act) del 1998 istituisce 8 principi per la protezione dei dati, che riguarda il trattamento equo, l’adeguato controllo dei dati, l’esattezza di tutti i dati presi in considerazione, della proporzionalità nei tempi di conservazione di tali dati. La legge sui diritti umani (Human Rights Act) del 1998 recepisce nella legislazione britannica i principi fondamentali sanciti dalla Convenzione Europea sui 219 CCTV_ITALIEN.indd 219 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città Diritti Umani – il diritto alla privacy, così come contemplato dall’articolo 8, assume una particolare rilevanza per quel che concerne il tema della videosorveglianza. La disciplina britannica sui poteri investigativi (Regulation of Investigatory Powers Act) 2000 stabilisce delle rigide regole per l’uso di telecamere nascoste, che prevedono dei livelli di autorizzazione molto severi. Nel Sussex, tutti gli operatori sono formati secondo gli standard della Security Industry Authority. Tale formazione riguarda la legislazione esistente e le responsabilità dell’operatore nell’utilizzo delle telecamere, nonché il rispetto dell’uguaglianza della diversità. Inoltre, un codice deontologico sulla videosorveglianza stabilisce le migliori prassi da adottare riguardanti l’uso etico ed operativo della videosorveglianza. Tale codice deontologico è stato condiviso e concordato fra i vari partner e, in conformità ai protocolli sottoscritti dalle forze di polizia e dagli enti locali, assicura il rispetto dei principi di coerenza e compatibilità. Allo stesso tempo, è garantita l’assicurazione qualità di qualsiasi utilizzo di terminali “client” ubicati localmente, mediante un programma di formazione sull’uso e il trattamento adeguato di materiale video sensibile. L’utilizzo di password individuali di accesso al sistema ne garantisce l’uso adeguato. La fiducia del pubblico e la credibilità della polizia nell’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza in Sussex La responsabilità dell’operato della polizia nei confronti dei cittadini del Sussex è assicurata attraverso processi paralleli di incontri di gestione adeguatamente verificati con tutti gli attori coinvolti nella pratica della videosorveglianza e attraverso un 220 CCTV_ITALIEN.indd 220 26/08/10 16:22:16 Sussex, Regno Unito processo assolutamente innovativo di monitoraggio indipendente. Gestione del Sussex CCTV Partnership Il Partenariato per la Videosorveglianza del Sussex (Sussex CCTV Partnership) ha adottato un approccio congiunto alla gestione e al funzionamento delle telecamere installate nello spazio pubblico. Le telecamere di competenza degli enti locali sono gestite da personale congiunto di polizia presso i commissariati di polizia e dipendenti pubblici presso le sale di monitoraggio degli enti locali e i costi di manutenzione del sistema sono anch’essi condivisi. Sono organizzati degli incontri trimestrali tra le forze di polizia e gli enti locali addetti alla videosorveglianza per affrontare le tematiche relative alle prestazioni del sistema, gli sviluppi tecnici, le questioni finanziarie e qualsiasi altra problematica che si presenta. In tal modo, si tiene conto dell’utilizzo da parte degli agenti di polizia delle telecamere di proprietà degli enti locali. Attualmente stiamo mettendo a punto un processo concordato per attivare l’installazione di nuove telecamere, per assicurare un approccio coerente nella Contea del Sussex. Monitoraggio Indipendente In Sussex vi è la consapevolezza che è essenziale ottenere la fiducia dell’opinione pubblica nell’utilizzo della videosorveglianza. È stato adottato attualmente un processo indipendente di monitoraggio e verifica dell’utilizzo delle telecamere da parte degli agenti di polizia. La Polizia del Sussex ha assunto 12 nuovi membri in rappresentanza della comunità per effettuare dei controlli “spot” sulle attività di monitoraggio della polizia al fine di assicurare che si 221 CCTV_ITALIEN.indd 221 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città svolgano nel totale rispetto della legislazione e del codice deontologico. Tali controlli possono avvenire a qualsiasi ora del giorno della notte, senza nessun preavviso. Qualsiasi problematica che può essere sollevata, o eventuali preoccupazioni che sono messe in luce, sono inoltrate all’autorità di Polizia e di gestione della videosorveglianza (“Police Authority and the CCTV Management”). Inoltre, l’organizzazione di incontri e la pubblicazione di rapporti annui sull’operato della polizia accessibili al pubblico rendono il processo trasparente. È recentemente stata presentata una proposta per estendere tale sistema alle sale operative degli enti locali. La collaborazione con gli altri partner europei nell’ambito del progetto FESU ha confermato la validità e l’adeguatezza di questo approccio da noi adottato in Sussex e riteniamo che tale processo sia un elemento essenziale di una qualsiasi futura Carta sull’utilizzo della videosorveglianza. La strategia nazionale sulla videosorveglianza in Sussex per la prima volta nell’ottobre 2007 e presenta i risultati di un’approfondita indagine sulla videosorveglianza in Inghilterra e in Galles. Inizialmente intrapresa da un gruppo di lavoro congiunto fra l’ACPO e il Ministero degli Interni (Home Office), tale Strategia è adesso sostenuta da un comitato interistituzionale preposto a tale programma, con rappresentanti di numerosi stakeholder. Tale Strategia intende sostenere e mettere a punto delle raccomandazioni che permetteranno di ottenere: 222 CCTV_ITALIEN.indd 222 26/08/10 16:22:16 Sussex, Regno Unito 1. una videosorveglianza efficace e ben gestita che tenga conto del ruolo svolto dal settore della videosorveglianza e delle opinioni espresse dalla pubblico 2. buone prassi di partenariato fra enti locali, operatori della videosorveglianza, forze di polizia e servizi di emergenza - offrendo una migliore protezione ai cittadini sia in termini di deterrenza e investigazione del crimine 3. migliori standard nel funzionamento dei sistemi di videosorveglianza, gestione e visualizzazione delle immagini. La Sussex CCTV Partnership, attraverso la strategia ivi descritta, intende adottare e attuare ognuno di questi elementi chiave allo scopo di assicurare la totale conformità alle migliori prassi attuate a livello nazionale. Christopher Ambler, Roger Fox 223 CCTV_ITALIEN.indd 223 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città VENETO NUMERO DI ABITANTI: 4 912 438 NUMERO DI TELECAMERE: 1973 ENTE RESPONSABILE: Le autorità locali La regione Veneto è situata al nord-est dell’Italia e conta circa 5 milioni di abitanti, di cui il 7 % d’immigrati, e si estende su una superficie di 18.400 km2. Rappresenta uno dei principali poli economici e industriali e figura fra le prime 30 regioni europee. È inoltre la regione italiana che accoglie il maggior numero di turisti, con un totale di 60 milioni di visitatori l’anno. È suddivisa in sette province e comprende 581 comuni, di cui l’80% conta meno di 5.000 abitanti. Nel corso degli ultimi anni, in base ai dati generali riguardanti i fenomeni di criminalità nella regione, si è potuto constare una netta tendenza al ribasso, talvolta 224 CCTV_ITALIEN.indd 224 26/08/10 16:22:16 Veneto, Italia accompagnata da un sentimento crescente d’insicurezza, che ha spinto numerosi enti locali a mettere a punto o a elaborare delle politiche di sicurezza urbana. A partire dal 2002, l’amministrazione regionale ha adottato un testo di legge (Legge 9/2002) che mira a promuovere un piano d’azione per garantire la sicurezza urbana. La regione intende creare un “sistema”, destinato a gestire in maniera coordinata i complessi problemi che si pongono sul suo territorio, nel quadro di una collaborazione fra diversi livelli di governo (Stato, regione, province e comuni) e le forze di polizia (nazionale e locali). I comuni e le province sono così state invitate a elaborare dei progetti integrati di sicurezza urbana, che sono in seguito stati esaminati e finanziati dalla regione. Nel corso degli ultimi cinque anni (20052009), sono stati approvati e finanziati 278 progetti che sono ora in corso di attuazione. In base ai dati amministrativi, 131 comportano l’attuazione di sistemi di videosorveglianza (ossia quasi un progetto su due). Nel 2007, l’Osservatorio regionale della sicurezza (la cui creazione è stata prevista dalla legge regionale di cui sopra) ha realizzato la sua prima inchiesta, allo scopo di verificare il numero di dispositivi di videosorveglianza installati e di valutarne l’utilizzo. Sull’insieme dei 581 comuni, 215 hanno risposto al questionario e i risultati ottenuti hanno permesso di constatare che la presa in carico del finanziamento da parte della regione è stata una delle principali ragioni che hanno incoraggiato la creazione e l’installazione di tali dispositivi. D’altra parte, l’inchiesta ha messo in luce una tendenza all’aumento della domanda di videosorveglianza. Per quanto riguarda la scelta dei dispositivi, in oltre il 70 % dei casi, si tratta di sistemi digitali dotati di più 225 CCTV_ITALIEN.indd 225 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città di tre telecamere. I luoghi più frequentemente scelti per l’installazione delle telecamere sono i parcheggi pubblici, gli incroci, i parchi pubblici e gli istituti scolastici. In circa il 60 % dei casi, si assiste a una riduzione dei fenomeni di piccola criminalità e di disturbi della quiete pubblica, in base alle stime dei comandanti delle stazioni della polizia locale che hanno risposto al questionario. Bisogna, tuttavia, sottolineare che nel 21 % dei casi, si è potuto osservare che i comportamenti illeciti osservati si sono spostati verso altre zone non videosorvegliate. Un altro progetto specifico riguarda l’installazione di telecamere nei mezzi di trasporto pubblico dei capoluoghi di provincia della regione Veneto. Infatti, il sistema dei trasporti pubblici urbani sembra essere esposto a molteplici fattori di rischio, quali gli atti di vandalismo, di violenza e di piccola criminalità, ma può ugualmente diventare il bersaglio di attentati terroristici (come dimostrato dalle tragiche esperienze di Londra e Madrid). E’ per questa ragione che sono stati installati dei sistemi di videosorveglianza nella rete dei trasporti urbani, oltre che alle fermate degli autobus. Nella città di Venezia, è stata prestata una particolare attenzione agli imbarcadero dei vaporetti. La regione ha dunque svolto un ruolo chiave nello stimolo e nel coordinamento delle installazioni messe in atto e gestite dai diversi enti locali o da parte delle province. Ciò ha notevolmente contribuito a sviluppare l’utilizzo e la diffusione della videosorveglianza nella zona a forte concentrazione urbana. Nell’insieme, il bilancio sembra piuttosto positivo, come mostrato dall’aumento esponenziale del numero dei sistemi messi in funzione. Sulla base delle attività e delle esperienze realizzate nel quadro del progetto europeo sulla sicurezza 226 CCTV_ITALIEN.indd 226 26/08/10 16:22:16 Veneto, Italia urbana, è ora importante interrogarsi sul ruolo che può essere svolto dalle amministrazioni regionali nella gestione delle politiche di sicurezza urbana, in particolare in materia di videosorveglianza. L’approccio adottato dalla regione Veneto è stato successivamente seguito da altre regioni italiane. Due elementi chiave della sua politica consistono, da una parte nella concessione di sussidi economici al fine di stimolare gli investimenti degli enti locali e, d’altra parte, nella proposta di strumenti d’analisi finalizzati a individuare, nell’ambito di un progetto locale, i mezzi più idonei da mettere in atto per affrontare il tema della sicurezza urbana. Resta inteso che è preferibile di trattare e risolvere i problemi alla scala più vicina alla popolazione, ossia a livello locale. E’ tuttavia possibile prevedere una seconda fase, che deve ancora essere messa a punto, durante la quale prevedere un ruolo di coordinamento più stretto della regione con i comuni, allo scopo di garantire una maggiore omogeneità e una migliore sinergia nell’attuazione della loro politica di sicurezza, per evitare così il rischio d’isolamento. D’altra parte, si potrebbe allo stesso tempo incoraggiare l’utilizzo di strumenti complementari su scala regionale per favorire la partecipazione e il controllo. Ciò per il momento non ha suscitato molto interesse fra i comuni, che si sono limitati finora a vigilare sull’applicazione rigida e burocratica delle norme previste dal Garante nazionale responsabile della protezione della privacy. In altri termini, bisognerebbe sviluppare un coordinamento fra gli enti locali dal punto di vista delle tecnologie utilizzate, al fine di permettere una maggiore efficacia dei mezzi di videosorveglianza utilizzati e alo stesso tempo di ottenere degli interventi immediati e 227 CCTV_ITALIEN.indd 227 26/08/10 16:22:16 Focus sulle città delle azioni preventive (grazie all’utilizzo di altre banche dati disponibili e a una migliore organizzazione del servizio). Infatti, tali sistemi sono utilizzati per ora solo come un supporto tecnico di appoggio alle indagini di polizia. Gli strumenti tecnologici devono tuttavia essere sostenuti da una buona organizzazione dei servizi di polizia. In questo senso, la regione Veneto sta realizzando un progetto di ripartizione territoriale nell’organizzazione dei servizi della polizia locale (“distrettualizzazione”), che permette di conglobare più comuni in bacini di utenza di almeno 20.000 abitanti, corrispondenti quanto più possibile alla struttura dell’organizzazione della polizia di Stato. Questa nuova ripartizione territoriale permette ai comuni più piccoli di beneficiare di un servizio di polizia municipale più completo, in coordinamento con la polizia di Stato, che garantisce così degli interventi più rapidi e delle azioni preventive. E’ soltanto mediante delle attività di prevenzione, infatti, che potrà essere ottimizzato l’impatto della videosorveglianza. Parallelamente, bisogna aumentare il coinvolgimento dei cittadini nella comunità e sensibilizzarli maggiormente all’utilizzo della videosorveglianza, che, pur essendo abbastanza invasiva, è in generale ben accettata in Veneto. E’ necessario che i cittadini siano convinti dei vantaggi della sorveglianza civica e della cooperazione al fine di lottare contro i fenomeni diffusi di degrado e di disordine urbano. L’esistenza di «reti sociali» civili è un elemento fondamentale della vita in comune ed è anche un punto di riferimento per le forze dell’ordine. In questo campo, la regione può formulare degli orientamenti normativi (elaborazione di leggi e di disposizioni normative adeguate) e agire sul piano finan- 228 CCTV_ITALIEN.indd 228 26/08/10 16:22:16 Veneto, Italia ziario, orientando gli investimenti verso una migliore integrazione delle tecnologie secondo degli standard condivisi. La regione intende inoltre sostenere le amministrazioni locali, fornendo loro delle linee guida e delle direttive per aiutarle a mettere in atto dei sistemi di sicurezza urbana che comprendono l’installazione di sistemi di videosorveglianza secondo un approccio coordinato, in collaborazione con i cittadini. Tale approccio può contribuire a far evolvere il concetto di sicurezza e posizionare la videoprotezione come uno degli strumenti disponibili insieme ad altri e facenti parte di una politica globale. Christopher Ambler, Roger Fox 229 CCTV_ITALIEN.indd 229 26/08/10 16:22:16 CCTV_ITALIEN.indd 230 26/08/10 16:22:17 Conclusioni Verso un utilizzo della videosorveglianza rispettoso d elle libertà individuali Nel 2008, oltre il 50% della popolazione mondiale viveva nelle città e siamo di fronte a un fenomeno in continuo aumento. Si assisterà in futuro a una maggiore concentrazione nei contesti urbani, con conseguenti incidenze anche sulla sicurezza. La videosorveglianza, pertanto, non rappresenta più soltanto uno strumento tecnologico, ma illustra anche una forma di collaborazione sociale tra varie istituzioni e amministrazioni. ➤ Pone inoltre numerose sfide, che il presente progetto ha voluto approfondire: 1. I rapporti tra la videosorveglianza, strumento tecnologico, e il fattore umano che la controlla. Non è la tecnologia in quanto tale a presentare dei rischi, bensì l’utilizzo che ne viene fatto; il rischio che le sue potenzialità siano sviate dal loro obiettivo deve essere esaminato e correttamente inquadrato nell’ambito delle riflessioni fin dall’installazione dei sistemi, grazie a misure tecniche e a un impegno politico. 2. Un sistema di videosorveglianza può essere progettato come un terminale intelligente, che consente di recuperare delle immagini, ma può anche essere visto e studiato come un mezzo per meglio strutturare le varie risorse della città. Può infatti agevolare il lavoro degli agenti di polizia; ciò richiede però delle risposte meno generiche e meglio adattate ai bisogni. In tal caso, la questione della sicurezza potrà godere di una migliore visibilità, basata su una informazione più completa dei cittadini. 231 CCTV_ITALIEN.indd 231 26/08/10 16:22:17 3. Il numero ridotto di studi realizzati fino ad ora sull’efficacia della videosorveglianza ha dimostrato che i risultati ottenuti grazie a questa tecnologia devono essere valutati tenendo conto del contesto particolare nel quale si è ritenuto necessario installare le telecamere. Il che significa che occorre prendere in considerazione la natura e la dimensione del territorio, la popolazione, ma anche i bisogni, che devono essere individuati attraverso audit di sicurezza. Degli esperti e dei professionisti hanno riconosciuto in modo unanime che la videosorveglianza non è la panacea che potrebbe risolvere ogni problema di sicurezza in una città, ma che deve essere vista come uno strumento, tra tanti altri, nell’ambito di una politica globale di sicurezza. È quindi necessario trovare il buon equilibrio tra l’utilizzo dei vari mezzi che i decisori politici hanno a loro disposizione. È d’altronde essenziale non limitarsi all’utilizzo di un unico strumento, poiché la vera efficacia di una politica di sicurezza dipende dalla complementarità degli strumenti attivati e dalla capacità di fornire risposte coordinate e adattate a ogni singola situazione. 4. La ricerca di efficacia si traduce ugualmente nella possibilità di integrare diversi sistemi di videosorveglianza dello spazio pubblico. In alcune città, esistono in effetti più sistemi gestiti da vari soggetti. Tale possibilità di integrazione dei sistemi, che presuppone una migliore condivisione delle informazioni, non si limita al livello locale, ma comprende anche quello regionale e metropolitano. Potrebbe assumere la forma di patti «trasversali» tra i governi, le regioni e i comuni, oppure anche, laddove la legislazione lo consente, di partenariati pubblico-privato, in particolare quando occorre sorvegliare spazi semipubblici. È però necessario definire protocolli precisi e stringenti per la condivisione delle informazioni, nel 232 CCTV_ITALIEN.indd 232 26/08/10 16:22:17 Conclusioni rispetto della tutela dei dati personali e della vita privata. Nel contempo, l’incrocio dei dati ottenuti con la videosorveglianza con altri sistemi di informazione e altri database, che sta diventando tecnologicamente possibile, è un’arma a doppio taglio. Infatti, pur considerando che accresce la capacità di sorveglianza dei sistemi, non si deve dimenticare che il principio di necessità impone una rigorosa giustificazione del bisogno di accumulare e di mettere in rete un numero così importante di informazioni riguardanti i cittadini. Infine, la questione trasversale esaminata in riferimento all’insieme di questi interrogativi è stata quella di sapere quali sono i limiti da non superare per garantire la sicurezza dei cittadini, senza interferire con la loro vita privata. Esiste un diritto all’intimità nello spazio pubblico? Fino a che punto? In quale misura il diritto alla sicurezza può incidere su altri diritti fondamentali, quali la libertà di espressione, di associazione e di manifestazione? Tali problematiche sono state affrontate, attraverso il prisma degli abitanti delle città, nel corso di questi 18 mesi di cooperazione europea. I partner hanno posto il cittadino al centro delle loro preoccupazioni. I cittadini hanno infatti il bisogno di sentirsi sicuri nel loro ambiente di vita, ma non vogliono che venga rimesso in discussione il loro diritto di tutelare la loro immagine. In quanto garanti del benessere dei cittadini, i decisori politici hanno pertanto l’obbligo di tenere conto di questa preoccupazione costante e di trovare il giusto equilibrio tra questi vari aspetti. Da un paese all’altro, ma anche da una città all’altra può variare il modo di trovare il giusto equilibrio tra la domanda di sicurezza e la rivendicazione del diritto all’anonimato. Il presente progetto, nell’esaminare le politiche pubbliche rispetto alle percezioni dell’opinione 233 CCTV_ITALIEN.indd 233 26/08/10 16:22:17 pubblica, si è posto l’obiettivo di rafforzare il posto assegnato al cittadino e alla sua informazione nell’ambito dell’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza, nello sforzo costante di mantenere l’indispensabile trasparenza per un’applicazione democratica delle politiche pubbliche. In quanto utenti dei servizi pubblici, i cittadini richiedono la videosorveglianza? Costituisce la risposta adattata ai timori che esprimono? Rientra nei budget disponibili? Quali sono le formazioni ipotizzabili e quali sono i mezzi di controllo e di ricorso? In che modo i cittadini esprimono la loro richiesta, -oppure il loro rifiuto-, di videosorveglianza? In che modo sono informati e associati alle varie tappe dell’applicazione di una politica di videosorveglianza? In che modo tali dispositivi incidono sulle percezioni dei cittadini e sul comportamento delle vittime o degli autori potenziali di reati? Sono questi alcuni degli interrogativi che si sono posti i partner, cercando di fornire delle risposte, sia esponendo le loro prassi, sia sotto forma di raccomandazioni. Il risultato di queste domande e di questa ricerca di soluzioni è stato l’elaborazione della Carta per un utilizzo democratico della videosorveglianza, documento che attesta la volontà politica delle città. Si tratta di città che si impegnano, nel loro utilizzo della videosorveglianza, a rispettare i diritti fondamentali dei cittadini, garantendo la piena trasparenza del processo decisionale. Per concretizzare tale impostazione, i primi firmatari della Carta, il sindaco di Rotterdam (Paesi Bassi), il presidente del Forum europeo e sindaco di Matosinhos (Portogallo) e il presidente del Forum francese e sindaco di Saint-Herblain (Francia) invitano gli altri sindaci a impegnarsi in questo processo volontaristico. 234 CCTV_ITALIEN.indd 234 26/08/10 16:22:17 CCTV_ITALIEN.indd 235 26/08/10 16:22:17