Sviluppi in materia di lavoro forzato
a cura di
Cecilia Brighi, Responsabile Asia del Dipartimento
Internazionale CISL
Nota presentata al Gruppo Lavoratori del Consiglio di
Amministrazione ILO, novembre 2010
Le elezioni
I risultati delle elezioni del 7 novembre, celebrate in base ad una Costituzione redatta
unilateralmente dalla giunta, con l’obiettivo di mantenere il proprio potere e di governare attraverso
la violazione dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori e delle norme ambientali internazionali e in
assenza di uno stato di diritto, non faranno altro che avallare, nella pratica, le violazioni delle
Convenzioni ILO sul lavoro forzato e sulla libertà di associazione.
La Costituzione del 2008 garantisce di fatto al regime un’amnistia in relazione a qualsivoglia
violazione dei diritti umani e ai crimini di guerra già commessi o che verranno commessi in futuro,
istituendo una struttura di governo che consegna ai militari la facoltà di dirigere il paese e di
proteggere perpetuamente i propri interessi.
Come già la Costituzione, nemmeno la legge elettorale risulta conforme alle norme internazionali,
dato che impedisce l’esercizio delle libertà fondamentali e dei diritti politici dei cittadini, ivi
compreso il diritto al voto e alla partecipazione.
Severe critiche sulla situazione dei diritti umani in Birmania sono state sottoposte all’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite da parte del Segretario Generale Ban Ki moon e del Relatore
Speciale dell’ONU sui Diritti Umani in Birmania, Thomas Ojea Quintana, il quale ha esplicitamente
dichiarato che “nonostante gli appelli da parte di numerosi istituti e funzionari delle Nazioni Unite,
fra cui il Consiglio di Sicurezza, l’Assemblea Generale, il Consiglio per i Diritti Umani, il Segretario
Generale e il Gruppo di Lavoro sulla detenzione arbitraria, oltre ad istituzioni regionali, quali ad
esempio l’Asean, […] il governo della Birmania non ha assunto nessuna misura rilevante volta alla
creazione di un ambiente che potesse favorire elezioni credibili e inclusive”.
La legge elettorale è stata valutata da istituzioni internazionali e da numerosi governi come
illegittima e antidemocratica; si tratta di una legge il cui obiettivo consiste nel trasformare la
dittatura militare in una dittatura civile allo scopo di mantenere l’oppressione nei confronti del
popolo birmano. In alcune aree abitate dai gruppi etnici le operazioni di voto sono state vietate. I
risultati elettorali e la Costituzione del 2008 minano la possibilità di sradicare il lavoro forzato; si
tratta infatti di una violazione dei diritti umani la cui cancellazione risulta strettamente collegata alla
democrazia e allo Stato di diritto. A tale proposito, desta particolare preoccupazione l’articolo 445
della Costituzione del 2008, che potrebbe impedire che in futuro il Governo sia chiamato a
rispondere alla giustizia e sia posto di fronte alle proprie responsabilità. In particolare, la sezione
359 della Costituzione del 2008 viola la Convenzione 29 dell’ILO e malgrado le Conferenze 98 e
99 dell’ILO abbiano richiesto la modifica di questa sezione al fine di portare la Costituzione in linea
con la Convenzione 29, tale richiesta è stata ignorata. Al tempo stesso, la Costituzione del 2008
limita gravemente il diritto alla libera organizzazione, impedendo di fatto l’eliminazione del lavoro
forzato, come pure di tutte le altre violazioni dei diritti umani. L’8 novembre a Myawaddy e al Three
Pagoda Pass si sono registrati scontri tra le truppe dell’SPDC e il DKBA, l’Esercito Buddista Karen
Democratico, organizzazione paramilitare legata alla giunta. Gli scontri odierni tra DKBA e SPDC
non sono altro che la conseguenza della decisione della Giunta di obbligare gli eserciti dei gruppi
etnici a trasformarsi da enti indipendenti a forze di guardia di confine sotto il controllo diretto
dell’SPDC. Gli scontri hanno causato due morti e numerosi feriti. Di conseguenza, circa 40.000
birmani sono fuggiti dirigendosi verso Mae Sot, sull’altra sponda del fiume, in Thailandia, con
conseguenze gravi dal punto di vista sociale e della sicurezza.
Nei giorni 4 e 5 novembre si è tenuta la prima seduta
dell’Unione Federale della Birmania. Il Parlamento è
Parlamentare eletti nel 1990 e dai rappresentanti eletti delle
Karenni, che rappresentano gran parte della popolazione
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storica del Parlamento del Popolo
composto dai Membri dell’Unione
organizzazioni etniche Mon, Karen e
etnica. Il Parlamento ha approvato
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normative interne che condannano la Costituzione del 2008 e la legge elettorale redatte dalla
giunta, respingendo di conseguenza i risultati delle elezioni. Ulteriori norme approvate impegnano
il Parlamento del Popolo al rispetto dei diritti umani fondamentali, alla promozione dei diritti dei
lavoratori, alla lotta contro il lavoro forzato, alla ratifica e all’attuazione delle convenzioni
fondamentali dell’ILO e all’istituzione di una Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite sui
crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità.
Violazioni dei diritti umani
Il Relatore delle Nazioni Unite sui Diritti Umani in
Birmania Quintana ha reso pubblico nel mese di
settembre un ulteriore rapporto nel quale si
dichiara che le violazioni dei diritti umani, tra cui
viene più volte citato il costante ricorso al lavoro
forzato, costituiscono il risultato di una politica
dello Stato con la complicità delle autorità a tutti i
livelli di governo, dei militari e della magistratura.
In base a ripetute denunce, sussisterebbe la
possibilità che alcune di queste violazioni dei
diritti umani possano rientrare nelle categorie dei
crimini contro l’umanità o dei crimini di guerra ai
sensi dello Statuto della Corte Penale
Internazionale.
Stante questa mancanza di responsabilità, la
Relazione sottolinea come le istituzioni delle Nazioni Unite possano considerare la possibilità di
costituire una commissione d’inchiesta “con un mandato investigativo specifico in modo da
intervenire sulla questione dei crimini internazionali”. La proposta ha assunto sempre maggiore
rilevanza, data la possibilità di impunità per i responsabili di tali violazioni dei diritti umani sancita
dalla Costituzione del 2008. Secondo la proposta di Quintana, l’istituzione di una commissione
d’inchiesta sui crimini contro l’umanità potrebbe essere definita attraverso “risoluzioni adottate dal
Consiglio per i Diritti Umani, dall’Assemblea Generale o dal Consiglio di Sicurezza, oppure dallo
stesso Segretario Generale, che potrebbe costituirla su iniziativa propria”. La proposta è stata
appoggiata nel mese di settembre da 12 paesi: Australia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada,
Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Paesi Bassi, Slovacchia e Regno Unito.
La violazione dei diritti umani e il ricorso al lavoro forzato comportano effetti a cascata sia nella
regione, sia a livello internazionale, causando problemi di sempre maggiore gravità in relazione al
crescente numero di rifugiati, ai flussi migratori e al traffico di esseri umani in tutto il sud-est
asiatico.
La Birmania si colloca al decimo posto al mondo per le proprie riserve di gas naturale ed è un
paese ricco di risorse naturali. La vendita del gas costituisce la principale voce di introiti per la
giunta, dato che nel periodo 2008-9 ha rappresentato circa il 50% dei ricavi dalle esportazioni, per
un totale di 2,4 miliardi di dollari. Nel recente passato la costruzione di gasdotti nel paese ha
comportato il ricorso al lavoro forzato, alla confisca dei terreni e ad altri abusi dei diritti umani.
Attualmente la Cina sta costruendo circa 4000 km di condotte parallele di gas e petrolio tra
Birmania e Cina; successivamente la Cina procederà all’acquisto di riserve di gas naturale offshore
che garantiranno alla giunta introiti per oltre 1 miliardo di dollari all’anno per i prossimi 30 anni. I
lavoratori sono estremamente preoccupati del fatto che lungo il tracciato delle condotte sono stati
dispiegati circa 13.200 soldati, con la potenziale conseguenza di reinsediamenti forzati, lavoro
forzato, confisca dei terreni e numerosi altri abusi da parte dei soldati.
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Sebbene nel 2007 gli introiti totali generati da petrolio e gas ammontassero a 150 milioni di dollari
al mese, la spesa globale per la sanità è stata pari allo 0,7%, mentre quella per l’istruzione ha
raggiunto appena lo 0,9%; inoltre il bilancio stanziato nel 2008 per la lotta all’HIV/Aids era pari a
200.000 dollari; il tutto in un contesto caratterizzato da una sempre più grave situazione sociale ed
economica nel paese.
Inoltre, nel suo ultimo rapporto il Comitato degli Esperti ha rilevato un aumento delle denunce
relative al reclutamento di minori da parte dei militari, oltre a intimidazioni, confisca di terreni e
raccolti, molestie e incarcerazione per coloro che presentavano tali denunce.
Va ricordato che a tutt’oggi non è stata attuata nessuna delle Raccomandazioni della Commissione
d’Inchiesta dell’ILO istituita nel 1997. Tali raccomandazioni richiedevano quanto segue:
1. intervenire sui testi legislativi in modo da renderli conformi alla Convenzione n° 29;
2. garantire che di fatto il lavoro forzato non venisse più imposto dalle autorità;
3. comminare severe sanzioni penali contro l’imposizione del lavoro forzato. Stante il
considerevole incremento dei redditi provenienti da petrolio, gas e altre fonti di
esportazione, risulta inaccettabile che a tutt’oggi non siano stati previsti i necessari
stanziamenti di bilancio volti a garantire l’assunzione di lavoratori su base volontaria
piuttosto che ricorrere al lavoro forzato.
Su tale specifica raccomandazione della Commissione d’Inchiesta, va inoltre rilevato come
piuttosto che reindirizzare lo stanziamento dei fondi del bilancio statale dalla difesa alle opere
pubbliche, la giunta abbia stabilito di stanziare gli introiti provenienti dai contratti internazionali
relativi ai gasdotti e oleodotti non certo alle retribuzioni dei lavoratori, non compensando
adeguatamente gli abitanti dei villaggi locali per la deportazione e per i terreni espropriati, ma
utilizzando gli utili per il finanziamento di ulteriori progetti militari, quali ad esempio la costruzione di
800 tunnel militari, la costruzione di una centrale nucleare e la sottoscrizione di un contratto per
l’importazione di armi di distruzione di massa dalla Corea del Nord, oltre all’acquisto di 50 elicotteri
da guerra Mi-24 e di 12 elicotteri Mi-2 per il trasporto armato dalla Russia, materiale del quale si
prevede l’utilizzo a sostegno delle truppe di terra nelle offensive militari nelle aree abitate dai
gruppi etnici.
Il commercio e gli investimenti esteri aggravano la situazione del lavoro forzato, le deportazioni, la
violazione dei diritti umani, esasperando inoltre gli abusi dei diritti dei lavoratori e il degrado
ambientale in Birmania; numerosi progetti, tra i quali quelli infrastrutturali gestiti da società
straniere, in passato e ancora oggi continuano ad essere attuati ricorrendo a lavoro forzato, ai
trasferimenti forzati dei villaggi, alla confisca delle terre e a numerose altre violazioni dei diritti
umani e dei lavoratori, in violazione della Raccomandazione dell’ILO del 2000.
I Rapporti sul lavoro forzato dell' FTUB e della Federazione sindacale Karena
affiliata all'FTUB
Secondo la denuncia dell’ FTUB, recentemente allo scopo di evitare potenziali denunce in molte
situazioni, l’SPDC ha modificato la propria strategia di reclutamento del lavoro forzato:
 Al fine di evitare l’ identificazione, i comandanti dell’esercito e dei battaglioni dell’esercito
dello Stato Karen utilizzano almeno tre nomi differenti nella redazione degli ordini di lavoro
forzato.
 In numerose situazioni i documenti contenenti gli ordini non sono firmati e non recano
nessun timbro, ciò vale in particolare per i documenti relativi alla pratica del lavoro forzato.
 Piuttosto che utilizzare ordini scritti, i militari fanno ricorso ad ordini verbali impartiti ai capi
villaggio.
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Nello Stato Karen il numero di campi dell’esercito è aumentato,
mentre in alcune aree si ricorre ai civili in qualità di sminatori.
Con l’arrivo dell’inverno, dopo la stagione delle piogge, si rendono
necessari interventi di riparazione di strade e caserme nello Stato
Karen. Rispetto a 10 anni fa, attualmente si utilizzano i bulldozer;
ma i lavoratori forzati sono costretti a fare la guardia alle macchine
movimento terra, per evitare che i gruppi armati attacchino i
cantieri.
A volte, piuttosto che emettere ordini scritti e timbrati l’esercito
convoca il capo villaggio o direttamente gli abitanti impartendo loro
i relativi ordini. I militari convocano riunioni durante le quali
richiedono al capo villaggio di ordinare agli abitanti di svolgere
determinati compiti, oppure di scegliere tra di loro chi dovrà
farsene carico.
Lungo le strade che conducono ai campi militari non opera
personale dell’esercito; sono gli abitanti dei villaggi stessi che si
fanno carico del trasporto delle munizioni, del cibo, eccetera.
Se i membri del KNU attaccano o rubano armi, l’intero villaggio viene punito con l’obbligo di
rimanere esposti al sole per due giorni.
Quanto sopra è accaduto nelle township di Kyar Inn Seik Gyi e in campi quali ad esempio quello di
Payar Ngoto.
Nello Stato Mon il DBA ricorre al lavoro forzato. Attualmente nello Stato Karen i Battaglioni BGF n°
2015 e 2016 richiedono la fornitura di portatori da utilizzare nella costruzione di strade per conto
dell’SPDC.
Miniere d’oro e lavoro forzato
Nello Stato del Mon lungo il fiume Pelin, in una nuova miniera d’oro gestita da imprese cinesi sono
di stanza tre battaglioni del BGF con il compito di sorvegliare lo sfruttamento della miniera. Questi
battaglioni fanno ricorso al lavoro forzato.
Secondo il FTUB, sono necessarie maggiori attività per diffondere la consapevolezza nelle varie
parti del paese; inoltre il materiale informativo pubblicato da ILO e Ministero del Lavoro dovrebbe
essere tradotto nelle lingue etniche e quindi distribuito nei villaggi. Inoltre, il FTUB sottolinea come
alcune delle indicazioni dovrebbero essere modificate, con particolare riferimento a quelle relative
alle denunce di casi di bambini soldato. Risulta infatti difficile, se non addirittura impossibile, recarsi
presso i centri di reclutamento, i centri di addestramento o i campi vicini per presentare le
denunce.
È inoltre necessario modificare la formulazione dell’opuscolo ILO sottoscritto dal Ministero del
Lavoro e distribuito nei villaggi.
Inoltre FTUK e FTUB sottolineano come sia necessario rafforzare la presenza dell’ILO in diverse
aree del paese, in modo tale che coloro che intendono presentare denunce possano avere la
possibilità di farlo senza che sia necessario recarsi a Rangoon.
La Federazione Sindacale Kawthooley (FTUK)
Secondo le denunce della FTUK, “nella situazione attuale il lavoro forzato e le violazioni dei diritti
umani vengono praticate costantemente dalle truppe dell’SPDC nello Stato del Karen, ad esempio
nelle aree di Toungoo, Nyaung Lay Bin e Pa Pun. Si tratta di aree localizzate nei pressi della
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capitale dell’SPDC, Nay Pyi daw.
Con l’obiettivo di tenere sotto controllo l’intera zona e di promuovere programmi di sviluppo nelle
regioni collinari, l’SPDC recluta costantemente abitanti dei villaggi per il trasporto delle razioni da
un campo all’altro, per la pulizia delle strade, la costruzione di ponti, la riparazione di campi
dell’esercito, la fornitura di legname e bambù, la costruzione di tetti di paglia e la fornitura di
animali domestici utilizzati come cibo”.
La FTUK ha appreso che il Funzionario di Collegamento dell’ILO Steve Marshal “si sia recato a
Kyauk–Kyi e a Tan Ta Bin dove si è incontrato con funzionari locali dell’SPDC per discutere la
questione del lavoro forzato nell’area; tuttavia secondo i funzionari locali non vi sarebbero casi di
lavoro forzato nella zona”.
La FTUK sottolinea inoltre che sebbene il Funzionario di Collegamento abbia potuto recarsi a
Tantabin per verificare l’esistenza di casi di lavoro forzato, i casi di violazioni dei diritti umani sono
numerosi ed eclatanti in altre aree in cui il Funzionario di Collegamento non si è potuto recare,
quali ad esempio Kya Plaw, Bawgali Gyi o il Distretto di Toungoo. In queste zone la visita dell’ILO è
stata limitata alla sola Kyauk Kyi, mentre casi di lavoro forzato sono stati denunciati a Htaik Htoo.
Il Rapporto della FTUK relativo allo Stato del Karen documenta “un’oppressione sistematica e
brutale dei lavoratori nello Stato da parte dei militari birmani nei mesi di settembre e ottobre 2010.
Il ricorso al lavoro forzato prosegue fino ai giorni nostri nel Distretto di Doo Pla Yar. Il 9 settembre i
militari dell’SPDC hanno costretto gli abitanti dei villaggi di Au Kraq e HWya That Kone a
consegnare due pali di bambù al campo locale dell’esercito.
Il 25 settembre i militari hanno chiesto a 10 villaggi di fornire ciascuno un abitante per tre giorni per
svolgere lavori presso il campo militare di Lay Nor. Il 30 settembre i militari hanno inoltre richiesto
con la forza la fornitura di 200 pali di grandi dimensioni e di 700 pali di bambù a cinque villaggi. Lo
stesso è accaduto in altri villaggi nei Distretti di Kler Lwee Htu, Mu Traw e Tha Tu. Si ha inoltre
notizia di numerosi altri casi collettivi di lavoro forzato nel Distretto di Taung Guo, commessi dal 9
settembre ad oggi. I militari hanno fatto ricorso al lavoro forzato per il trasporto di cibo,
equipaggiamenti militari, pali di bambù trasportati per lunghe distanze fino ai campi militari, pulizia
delle strade o taglio di arbusti e cespugli lungo le strade per distanze variabili tra le quattro e le
sette miglia. La FTUK sottolinea come gli appartenenti ai gruppi etnici, in particolare il KNU,
abbiano interrotto da anni l’utilizzo di bambini soldato. Sono state costruite scuole per ex bambini
soldato e sarebbe importante che l’ILO verificasse direttamente in merito e relazionasse al gruppo
di lavoro delle Nazioni Unite su tale problema.
Distretto di Nyaung Lay Bin
Nel distretto di Nyaung Lay Bin i militari hanno richiesto che venisse loro fornita una persona da
ciascuna famiglia per la costruzione della strada Natthangwin-Kyaukkyi (ad est del fiume Sittang).
La richiesta ha riguardato il quartiere di Kywe Galay, il quartiere di Inn Net, il quartiere di Eusu e il
quartiere di Naung Gone. I lavoratori sono stati inviati in tali quartieri per la preparazione del
terreno sul quale sarebbe stata tracciata la strada. I lavori sono partiti il 15 ottobre e sono terminati
alla fine del mese. Successivamente l’esercito dovrebbe utilizzare un proprio bulldozer per riparare
il terreno così preparato dagli abitanti del villaggio. La ragione per cui si è fatto ricorso al lavoro
forzato consisteva nell’evitare lo scoppio di mine che avrebbero distrutto il bulldozer. Facendo
lavorare gli abitanti del villaggio davanti al bulldozer essi sarebbero stati i primi a subire gli effetti
dello scoppio delle mine, risparmiando quindi il bulldozer, potenziale obiettivo dell’attacco
dell’Esercito di Liberazione Nazionale Karen. La costruzione della strada era necessaria per il
trasporto di forniture militari ai campi di frontiera.
Si ha testimonianza di altre attività simili nell’ottobre 2010 tra il campo dell’esercito di Thabyay
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Nyunt e il campo dell’esercito di Jolukamolu, in cui gli abitanti dei villaggi sono stati costretti a
lavorare.
Distretto di Taungoo
La costruzione della strada tra Bawgali (Klehler in lingua Karen) e Yethoo Gyi è stata avviata il 20
ottobre con il lavoro svolto dagli abitanti del distretto di Taungoo. Il comandante del MOC 7
Colonnello Kyaw Aye del campo di Bawgali ha richiesto a ciascuna famiglia di contribuire con una
persona per la preparazione del tracciato della strada davanti al bulldozer. I quartieri che sono stati
costretti al lavoro per la predisposizione del terreno sono War Tho Kho, Lergo, Kler Ser Khee, Kaw
Thea Der e Bawgali Gyi. L’IB 250 sorvegliava gli abitanti del villaggio durante il lavoro lungo la
strada. I lavori per la costruzione della Bawgali-Yethoo Gyi sono proseguiti fino al 31 ottobre 2010.
Nella township di Tantabin, l’IB 102 del MOC 7 ha stabilito le seguenti quote di abitanti del villaggio
da adibire al trasporto di equipaggiamenti militari dal campo base di Thabyay Nyunt al campo di
Hteak Pu in data 15 ottobre 2010. Il viaggio per il trasporto dei carichi è durato due giorni.
Nome del villaggio
Play Hser Law (Hteak Pu)
Yulo
Plaw Paw Der
Lay Wolo
Holo
Maschi
9
8
6
6
6
Femmine
3
7
6
3
3
Nei pressi della diga di Sheegyin da 75 megawatt, larga 3600 piedi e alta 185 piedi, il muro è molto
più alto di quanto non fosse previsto nel progetto iniziale. Di conseguenza, l’acqua raggiunge livelli
più elevati, sommergendo buona parte dei terreni, molti dei quali sono già ricoperti dall’acqua.
Questo obbliga molte persone a ricorrere a barche per i propri spostamenti. Già 1950 acri di terreni
agricoli e di orti sono stati distrutti. Questa situazione corrisponde alla strategia militare dei quattro
tagli, uno dei quali è il taglio delle comunicazioni. Attualmente già 14 villaggi sono completamente
inondati e molto presto una superficie pari ad ulteriori 44 miglia quadrate sarà ricoperta dalle
acque. In realtà l’area allagata e il numero di villaggi coperti dalle acque aumentano
costantemente, mentre nessuno degli abitanti ha ricevuto qualsivoglia indennizzo per aver dovuto
spostare gli insediamenti più in collina. Aggrava ulteriormente la situazione il fatto che nonostante
la diga sia stata completata i coltivatori non hanno accesso all’elettricità. Ulteriori dighe sono in
corso di costruzione, quali ad esempio la diga di Bawkahta. Le acque si congiungeranno con
quelle del fiume dall’altra parte, interrompendo quindi qualsivoglia comunicazione.
Un ulteriore rapporto è stato inviato ai Funzionari del Consiglio d’Amministrazione dell’ILO da parte
del Karen Human Rights Group (KHRG), che da anni è impegnato sul tema del lavoro forzato in
Birmania.
Il KHRG si è appellato al Consiglio d’Amministrazione dell’ILO affinché compia qualunque
tentativo per ampliare le attività dell’ILO in Birmania/Myanmar.
Ricercatori del KHRG e facilitatori che lavorano all’organizzazione di seminari operano dalle
regioni più remote dello Stato settentrionale del Kayin, al confine con gli Stati di Mandalay e Shan,
fino alla Divisione di Tanitharyi, nelle giungle più a sud di Myanmar, dalle aree lungo il confine con
la Thailandia, fino alle zone più interne a est della Divisione Bago, poche miglia a est di
Naypyidaw, recentemente dichiarata nuova capitale di Myanmar.
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Il KHRG inoltre ha ampiamente documentato il ricorso al lavoro forzato in Birmania, raccogliendo
prove di ogni tipo, tra l’altro completando circa 10.000 interviste dal 1992.
Il KHRG sottolinea come “in alcune aree il fenomeno del lavoro forzato si sia ridotto, uno sviluppo
di cui il KHRG è a conoscenza e del quale si compiace. In altre aree è semplicemente cambiata la
natura del lavoro forzato: in qualche occasione il lavoro viene ora “accettato” al posto del
versamento delle imposte, mentre le richieste scritte di lavoro, che una volta contenevano minacce
esplicite, ora utilizzano un linguaggio amichevole oppure vengono redatte con un linguaggio
appositamente vago, i cui termini vengono successivamente chiariti verbalmente. Anche in questi
contesti il pericolo implicito della mancata accettazione del lavoro forzato rimane chiaro ai civili
costretti a fornirlo”.
Il KHRG denuncia inoltre che “in numerose zone del paese il lavoro forzato e il relativo “contributo”
continua a costituire il problema più frequentemente denunciato ai ricercatori del KHRG, in
particolare nella parte orientale di Myanmar, in cui si verifica un ricorso notevole al lavoro forzato,
spesso in aree in cui l’ILO non ha avuto la possibilità di intervenire. La regione presenta un’ampia
varietà di contesti politici e militari, dai quali dipendono i problemi cui i civili devono far fronte. In
alcune aree proseguono conflitti ad elevata intensità e molto spesso i civili sono costretti a
nascondersi per evitare il deportazione o gli attacchi da parte delle forze armate dello Stato.
Tuttavia, in particolare nella parte orientale di Myanmar, l’intensità dei conflitti si è in parte ridotta e
riguarda una schiera diversificata di gruppi armati statali e non statali che controllano territori
differenti, i quali tutti presentano comunque ai civili richieste illegali di lavoro non volontario e/o non
retribuito.
“In queste aree gli abitanti dei villaggi denunciano che i militari nazionali, noti come “Tatmadaw”,
continuano ad esigere il più pesante contributo in termini di lavoro forzato, una pratica che risale
molto indietro nel tempo e che sembra essere parte integrante del modo di operare dei militari. I
civili sono costretti a costruire e riparare strade, ponti, edifici e installazioni militari. Con l’aumento
della militarizzazione, i militari continuano a fare un sempre maggiore affidamento sulle comunità
locali, le quali sono tra l’altro costrette a fornire cibo, forza lavoro, approvvigionamenti e reclute.
L’utilizzo del facchinaggio forzato prosegue, con civili e addirittura prigionieri locali che vengono
fatti uscire di prigione e costretti a trasportare forniture ed equipaggiamenti militari per conto di
pattuglie, oppure durante le operazioni di rifornimento stagionali.
Il KHRG dispone di documenti a riprova
dell’uccisione o dell’abbandono di facchini feriti,
malati o troppo stanchi per lavorare. Le
schermaglie con gruppi armati non statali e le
mine utilizzate da tutti i gruppi armati attivi in
Myanmar orientale costituiscono un pericolo per
i civili costretti a lavorare come facchini. La
prassi del Tatmadaw consistente nel costringere
intenzionalmente gli abitanti dei villaggi a
svolgere il compito di sminatori, tra altro
rimuovendo sterpaglie dalle strade lungo le
quali è nota la presenza di mine, camminando
davanti ai soldati in modo da causarne
l’esplosione, o comunque agendo da deterrente o da scudo contro le imboscate, indica come
questi rischi non solo siano noti all’esercito ma talvolta vengano deliberatamente inflitti alla
popolazione civile.
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I ricercatori del KHRG continuano inoltre a documentare la presenza di bambini soldato all’interno
dell’esercito come pure di altri gruppi armati non statali”. Il KHRG “apprezza i recenti progressi
compiuti su questo tema, tra cui il rilascio di bambini grazie all’intervento dell’ILO e l’annuncio
dell’avvio di procedimenti giudiziari a carico di due ufficiali responsabili di avere reclutato bambini
alla fine dell’anno scorso. Tuttavia il reclutamento di bambini continua, mentre altri vengono
utilizzati per pattugliamenti in uniforme e coloro che disertano o sfuggono al servizio nell’esercito
sono costretti a rifugiarsi nelle foreste a oriente del paese oppure in Thailandia. Quest’anno si è
inoltre registrato un incremento notevole del numero di bambini nell’esercito’; gruppi armati non
statali, quali ad esempio l’Esercito Buddista Karen Democratico, sono stati trasformati in forze di
guardia di confine sotto l’esplicito controllo dell’esercito, cui sono stati trasferiti i bambini che da
tempo erano stati reclutati con la forza nei loro ranghi”.
In tutte le zone in cui il KHRG ha svolto proprie indagini, gli abitanti dei villaggi raccontano
costantemente dei propri tentativi di proteggersi dal lavoro forzato come già descritto in
precedenza e degli effetti che ciò causa sulla loro sopravvivenza. Molte delle strategie
documentate comportano il tentativo di evitare la richiesta del lavoro forzato: gli abitanti dei villaggi
raccontano la necessità di abbandonare le proprie case per diversi mesi per evitare il
reclutamento; altri si recano a dormire la notte in altri villaggi, ritornando il giorno successivo per
lavorare, ma tenendo sempre alta la guardia. Altri ancora decidono che soddisfare queste richieste
sarebbe comunque troppo pesante e fuggono cercando rifugio permanente nelle giungle e nelle
montagne non controllate dallo Stato, oppure verso la vicina Thailandia come rifugiati o lavoratori
migranti. Da ultimo molti altri, in particolare donne, raccontano di tentativi coraggiosi di trattare con
ufficiali militari e civili, laddove possibile, al fine di limitare o ritardare le richieste. Alcuni raccontano
di essersi rifiutati o di avere comunque ritardato l’adempimento agli ordini ricevuti. Questi tentativi a
volte hanno successo, altre no. Si tratta comunque sempre di tentativi coraggiosi: il KHRG
continua a documentare il ricorso a minacce implicite ed esplicite e alla violenza estrema da parte
di membri del Tatmadaw per garantire il rispetto degli ordini di lavoro forzato.
Questi sforzi locali di intervenire sul lavoro forzato costituiscono la modalità più efficace per
sradicare effettivamente e permanentemente il lavoro forzato dal paese. Il KHRG sottolinea la
necessità di una più forte presenza dell’ILO. “Il Funzionario di Collegamento viene coadiuvato da
un numero estremamente ristretto di persone, che lavorano da un ufficio nella capitale del paese,
ben distante dalle aree in cui continuano a verificarsi i casi più gravi di lavoro forzato.
La capacità dell’ILO di Rangoon di promuovere attività di formazione e di consapevolezza e di
sviluppare un rapporto positivo con le autorità nazionali e regionali costituisce una forte opportunità
per incoraggiare un cambiamento positivo nelle azioni degli ufficiali militari e civili”.
Si sottolinea inoltre come “contatti rarefatti non siano sufficienti a modificare le prassi; sebbene
l’utilizzo del lavoro forzato possa in questo momento apparire meno frequente è molto probabile
che i casi aumentino una volta che il personale ILO non sarà più a Rangoon e quando i seminari
tenuti non saranno che un lontano ricordo. Il KHRG ha già documentato casi di questo genere; è
quindi essenziale che l’ILO prosegua le attività anche dopo i corsi di formazione e di diffusione
della consapevolezza, con interventi che dovranno essere tanto più rapidi quanto più apparirà che
tali iniziative non hanno avuto il successo auspicato. Un seminario con funzionari locali non è utile
se viene immediatamente dimenticato e se i funzionari ritornano all’utilizzo di procedure che sono
in conflitto con gli obiettivi dello sradicamento del lavoro forzato in Myanmar, senza che l’ILO di
Rangoon abbia una capacità funzionale di reagire”.
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Interventi necessari:
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Revisione della Costituzione del 2008 per le parti relative a lavoro forzato e libertà di
associazione.
Rafforzamento dell’ufficio dell’ILO sia in termini di personale presso gli uffici locali, sia in
termini di risorse finanziarie.
Nomina di un funzionario dell’ILO specificamente incaricato della libertà di associazione.
Pubblicazione di materiale informativo tradotto nelle lingue dei gruppi etnici, con
distribuzione in tutti i villaggi.
Attuazione della Raccomandazione sull’istituzione di una Commissione d’inchiesta, in
particolare per quanto riguarda la questione del bilancio.
Istituzione di una Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e sui
crimini contro l’umanità.
Chiedere un parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia sulla violazione della
Convenzione.
Verifica da parte del Funzionario di Collegamento dell’ILO sull’impatto della costruzione
delle dighe, dei gasdotti e degli oleodotti sul lavoro forzato, con monitoraggio della
possibile presenza del lavoro forzato nelle miniere esistenti e in altri progetti internazionali.
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