L’Obesità infantile in numeri Federica Berti+, Cinzia Di Novi∗ L’obesità costituisce un problema di notevole rilevanza medica e sociale nei paesi occidentali dove si registrano dati allarmanti soprattutto tra le nuove generazioni: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità attualmente la prevalenza di obesità giovanile nel mondo occidentale è di 10 volte superiore rispetto agli anni Settanta. In Italia il “popolo degli obesi” cresce circa dell’8% ogni anno; allarmante non è solo l'entità del fenomeno, in continua crescita, quanto soprattutto le proiezioni per il futuro; il trend vede un aumento dell'obesità, sia in senso assoluto, sia in termini di precocità d'esordio: è sempre più alto il numero di bambini che soffre di sovrappeso e in crescita anche il numero di bambini obesi. In Europa, spetta alla Grecia il “triste” primato per l’obesità infantile: dallo studio condotto su bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 17 anni dalla International Association for the Study of Obesity, è emerso che i bambini europei che soffrono più spesso di obesità vivono in Grecia, seguiti al secondo posto dai bambini italiani. In Italia circa un bambino su tre ha problemi di sovrappeso, con picchi nelle regioni del Sud (si veda la Figura 1). Figura 1: Fonte ISTAT. + ∗ Università Ca’ Foscari, corso di laurea in Amministrazione, Finanza e Controllo; Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Economia, Venezia; e-mail: [email protected]; -1- La regione con più alto tasso di bambini e adolescenti in sovrappeso è la Campania (36%), quella con il tasso meno elevato è la Valle d'Aosta (14,3%). In generale in Italia l’obesità infantile tocca picchi del 31% per le bambine e di circa 32% per i bambini (si veda la Figura 2). Quando si parla di sovrappeso e obesità è d’obbligo pensare agli Stati Uniti, dove il fenomeno è arrivato ad interessare quasi il 40 per cento della popolazione adulta e dove l’obesità, oggi, è considerata un vero e proprio problema di sanità pubblica (si veda la Figura 2). Negli USA, oltre agli adulti, l’obesità riguarda anche circa 9 milioni di giovani. Tra i bambini la sedentarietà, il ricorso smodato ai cibi ad alta densità calorica spesso proposti nei fast food e il consumo di bevande zuccherate e gassate aumentano il rischio di esser gli adulti in sovrappeso del domani, favorendo, inoltre, l’insorgenza di complicanze cardiovascolari, osteo-articolari, psicologiche e sociali in età giovane e avanzata. Tra le altre nazioni dell’OCSE gli USA presentano una prevalenza dell’obesità infantile con tasso del 36% tra le femmine e del 35% tra i maschi (Figura 2) Figura 1: Fonte OCSE. -2- Secondo i dati dell’OCSE (2012) tra i principali fattori di rischio che conducono ad un eccesso di peso nei ragazzi di età compresa tra i 5 e i 17 anni vi è la familiarità: in presenza di entrambi i genitori in sovrappeso, la percentuale di ragazzi nella fascia di età esaminata che presentano lo stesso disturbo è di circa il 34%, mentre la quota scende al 18% se nessuno dei due genitori soffre di sovrappeso; la percentuale è di circa il 25% se l’eccesso di peso riguarda solo uno dei genitori. Inoltre, è importante considerare la sedentarietà come stile di vita delle nuove generazioni: il basso dispendio energetico conseguente alla poca attività fisico-sportiva spesso incide quasi quanto l’assunzione di cibi ipercalorici. Infatti, svolgendo regolare attività fisica si riducono i problemi legati ai chili di troppo sia nei bambini, che in età adulta. Spesso i bambini in sovrappeso hanno un regime alimentare troppo ricco di proteine, quasi sempre di derivazione animale, e di grassi. È invece povero di fibre e di carboidrati complessi. Inoltre, molto spesso sono alterati i ritmi alimentari (è assente la colazione a scapito di spuntini molto ricchi) così come le quantità (consumano ad esempio doppie razioni di primo o secondo ai pasti principali). Ad incidere sul tasso di obesità tende ad essere, inoltre, lo status socioeconomico: la percentuale dei ragazzi tra i 5 e i 17 anni di età con eccesso di peso è del 26,6% nel caso in cui il giudizio sulle risorse economiche della famiglia è negativo, mentre scende al 23,1% se le disponibilità economiche familiari vengono considerate buone o adeguate; inoltre, la percentuale di bambini e adolescenti con eccesso di peso sale al 25,9% nel caso in cui la madre ha la licenza elementare o nessun titolo di studio, si aggira intorno al 25% nel caso in cui la madre sia in possesso di una licenza di scuola media inferiore, scende al 22,5% quando il titolo di studio della madre è una laurea o un diploma di scuola media superiore. Sono sicuramente dati da prendere in considerazione se le politiche di prevenzione vogliono esser efficaci (Carruba e Nisoli, 2004). Non esiste una causa unica e identificabile dell’epidemia di obesità. Una lunga serie di cambiamenti – potenzialmente innocui, se presi individualmente – come l’aumento dell’offerta di prodotti alimentari, insieme a una costante innovazione tecnologica nella produzione degli alimenti e all’uso sempre più sofisticato di tecniche promozionali, hanno abbassato drasticamente il costo delle calorie. Simultaneamente, cambiamenti nelle condizioni di vita e di lavoro fanno sì che sempre meno persone preparino e consumino pasti tradizionali, meno attività fisica, più stress sono tra i fattori che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito ad aumentare il tasso di obesità (OECD, 2005). -3- A fronte di questi dati allarmanti sullo stato di salute dei nostri bambini, molte sono le attività di promozione alla salute perseguite dai diversi stati attraverso iniziative locali e altre misure a livello scolastico come, ad esempio, negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia. Negli Stati Uniti con Let’s Move la first lady, Michelle Obama, ha promosso un progetto che aiuta le famiglie ad educare correttamente i propri bambini dando informazioni nutrizionali e sentieri da seguire per un corretto stile di vita. Inoltre, ogni scuola americana aderisce a questo progetto offrendo nelle proprie strutture cibi più sani in modo che i bimbi crescano in salute. I sindaci di ogni città che aderisce al programma, oltre a rispettare i requisiti per una corretta ristorazione nelle scuole a prezzi contenuti, promuovono l’attività fisica. A questa iniziativa, si lega anche Let’s Move Outside, che incentiva le comunità a svolgere attività fisica all’aperto insieme usufruendo dei grandi spazi aperti e dei parchi americani (www.letsmove.gov). Nel Regno Unito il programma Change4life, è un contenitore molto importante di informazioni e consigli utili ai genitori: aiuta le famiglie con pratici e divertenti attività a far comprendere l’importanza di una corretta alimentazione. Inoltre, è stata creata un’apposita app che promuove l’attività fisica e che permette di trovare i luoghi più vicini dove è possibile allenarsi attraverso l’inserimento del codice postale e il tipo di attività fisica che si intende fare. Il programma è molto informativo sia per gli adulti che per bambini e adolescenti; è sostenuto da sponsor locali e gruppi di associazione, ma forse ancora sponsorizzato dalle istituzioni, a differenza del caso americano (www.nhs.uk/change4life). In Francia, il Ministero della Salute ha promosso il Programme National de Nutrition Santè e il Plan d’Obesitè, il programma Nazionale di Nutrizione e Salute e il Piano di Obesità. Entrambi questi programmi promuovono la salute, la corretta alimentazione e l’attività fisica. Nello specifico il Plan d’Obesitè, che mira alla riduzione del tasso di obesità, ha dato vita, a partire da settembre 2011, ad un piano di miglioramento della cucina delle mense delle scuole elementari e ha promosso un maggior consumo di acqua a discapito delle bibite zuccherate e dei succhi di frutta. L’Italia ha aderito a partire dal 1995 al programma Rete Città Sane, una delle iniziative sostenute dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Oggi conta 73 città aderenti che si impegnano a promuovere, tra le altre cose, uno stile di vita sano e equilibrato, oltre ad offrire informazioni e convegni in merito a questo tema. Ecco alcuni esempi pratici: il comune di Ancona ha rivalutato il cibo nelle mense della scuola primaria con pietanze di stagione, con un maggior controllo sulla qualità e variazione dei menù; il comune di Genova ha creato degli opuscoli divulgati nelle scuole e organizza incontri informativi indirizzandoli soprattutto nelle famiglie con bambini da zero a sei anni; a Torino, per favorire l’attività fisica tra i più giovani, nel 2008, è stato avviata l’iniziativa Piedi Bus per i ragazzi delle scuole secondarie concentrate in zone a traffico -4- limitato: sono stati costruiti percorsi cittadini per un totale di 9,3 km. Quelli citati sono solo alcuni esempi locali. Tuttavia, a livello nazionale e istituzionale le iniziative volte a promuovere la prevenzione del sovrappeso sono ancora assai scarse. Una delle novità degli ultimi anni che ha riscontrato interesse in molti paesi, è stata l’introduzione di misure fiscali come deterrente all’acquisto di alcuni generi alimentari come quelli ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale. Queste misure da prima hanno interessato gli Stati Uniti, poi Francia, Danimarca. Uno studio pubblicato sul Cochrane Library da un gruppo di ricercatori australiani del McCaughey Centre dell'University of Melbourne, ha osservato che la prevenzione comporta un cambiamento di stile di vita nei bimbi dai 6 ai 12 anni; aumentare la possibilità di svolgere attività fisica, migliorare le qualità nutrizionale degli alimenti forniti nelle scuole e stimolare la frequentazione di ambienti e pratiche culturali che portino i piccoli a imparare a mangiare cibi più sani e ad essere più attivi possibile a livello fisico sono tutte misure utili. In conclusione possiamo affermare che le campagne di prevenzione che diano informazioni semplici e facilmente comprensibili sono un buon deterrente al consumo di alimenti ad alto contenuto calorico. Non ci si può aspettare che la prevenzione dell'obesità sia la soluzione al problema della crescita della spesa sanitaria, ma le strategie di prevenzione certamente portare ad una riduzione del tasso di malattie croniche in futuro. BIBLIOGRAFIA 1. Waters et al. (2011) "Interventions for preventing obesity in children", Cochrane Database Syst Rev. 2011 Dec 7;(12):CD001871. doi: 10.1002/14651858.CD001871.pub3. 2. M.Carruba, E. Nisoli (2004) “Obesità. Allarme 'globesity'. Un problema di dimensioni Crescenti”. Treccani SITOGRAFIA 1. www.who.org 2. www.associazioneitalianaobesita.it 3. Obesity and the economics of prevention: FIT NOT FAT - www.oecd.org -5- 4. Waist Circumference and Waist-Hip Ration, WHO Report Export Consultation, 8-11 Dicembre 2008, Geneva 5. www.salute.gov.it 6. www.oecd.org 7. www.salute.gov.it 8. www.letsmove.gov 9. www.nhs.uk/change4life 10. www.mangerbouger.fr -6-