Il ruolo delle Province
nella promozione dello sviluppo locale
LA VALUTAZIONE DELLA GOVERNANCE DI
PIANO
Piano di zona dei Comuni di
Beinasco, Bruino, Orbassano,
Piossasco, Rivalta di Torino, Volvera,
ASL TO 3 Distretto di Orbassano e Consorzio CIdiS
A cura di:
D.ssa Cristina Pukly
Direttore CIdiS Orbassano
Torino, 18 – 19 marzo 2009
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All’interno dell’Ufficio di Piano – nel luglio
2007 - è stato nominato con delibera del
Comitato dei Sindaci il GRUPPO di
VALUTAZIONE del Piano di Zona, composto
da 5 operatori che rappresentano: l’ASL, un
Comune, la Provincia, il Terzo Settore ed il
Consorzio. Ai quali è stato affidato l’incarico
di fare il monitoraggio delle singole azioni del
PdZ e delle aree tematiche oltre all’arduo
compito della Valutazione della governance.
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Come si valuta la governance? La valutazione
rappresenta uno strumento abituale di lavoro, ma la
governance cos’è? Per questo motivo abbiamo
richiesto alla Provincia di Torino il finanziamento di
un corso di formazione sulla valutazione della
governance ed abbiamo iniziato questo cammino
con la Società di Padova “emme&erre”. Così siamo
stati in grado di definire cos’è per noi la
governance: “il modo in cui il PdZ è stato
governato: la rete, gli agenti di cambiamento, i
processi strategici e le buone pratiche.”
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Il Consorzio, nell’ambito del Progetto europeo
Qualiter – in partnership con la Provincia di
Torino, ha avuto l’opportunità – durante la
fase concertativa – di sottoporre ai
partecipanti
dei
tavoli
tematici
un
questionario elaborato dall’Università degli
Studi di Torino, Dipartimento di Scienze
Sociali, volto a misurare il livello di
soddisfazione del percorso concertativo ed il
risultato è stato più che positivo.
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Nell’affrontare, quindi, la valutazione della
governance siamo tornati ad interrogarci sulla
rete, utilizzando la correlazione con alcuni
verbi che ne descrivevano il concetto. I verbi
che meglio l’hanno rappresentato sono stati:
collaborare, co-progettare, conoscere ed
imparare, tutti hanno descritto azioni
positive. Ci si è accorti che il rapporto tra
governo tecnico e governo politico è stato un
nodo
critico
e
questo
è
derivato,
probabilmente, dal ruolo che gli intervistati
hanno agito all’interno del PdZ.
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Il PdZ ha attivato nuove reti e, pertanto, reti
giovani ed il rischio che si corre è quello che
“spariscano” una volta concluso il PdZ e la
difficoltà maggiore è quella del loro
funzionamento quotidiano.
L’altro aspetto preso in esame è stato quello di
indagare sugli “agenti di cambiamento”
(Leader) ovvero su coloro che sono in grado di
essere
promotori
di
un
cambiamento
significativo all’interno di un dato contesto sia
per le capacità personali
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che per il ruolo formale/informale agito. Il
gruppo di valutazione, quindi, ha studiato alcune
dimensioni legate all’efficace gestione dei
gruppi.
o Dimensione sui confini del gruppo: gli agenti
intervistati hanno manifestato una scarsa
omogeneità sul processo di difesa dei confini;
o Dimensione circa adempimento dei compiti
del gruppo: gli agenti hanno ritenuto strategico
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l’assunzione di decisioni e la soluzione dei
problemi;
o Dimensione sulla gestione interpersonale del
gruppo: gli agenti intervistati si sono espressi
in
modo
poco
omogeneo
tranne
che
sull’attenzione dei sentimenti reciproci dei
membri.
I processi strategici sono stati studiati
mediante interviste approfondite agli agenti di
cambiamento.
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Gli spunti di riflessioni emersi riguardano: le
caratteristiche ed il vissuto personale ed il
cosa rifarei o cosa non farei più.
Uno spazio finale, ma non per l’importanza che
ha avuto, è dedicato allo studio delle “buone
pratiche” sia perché ci ha impedito di cadere
nell’autoreferenzialità sia perché ci ha dato la
opportunità
di
verificare
“come
sta
funzionando il sistema”.
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Come si sceglie l’azione da indagare come buona
pratica? E’ necessario che abbia requisiti di:
“innovazione”, “efficacia”, “efficienza”, “utilità”
e “soddisfazione”. Le buone pratiche studiate
sono state n. 3 ed hanno visto coinvolti soggetti
provenienti da diverse organizzazioni: ASL,
Provincia,
Comuni,
Scuole,
Consorzio,
Volontariato e Chiesa.
Gli strumenti utilizzati sono stati dei
questionari e delle interviste a testimoni
privilegiati.
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Tra le caratteristiche che devono avere
le
buone
pratiche
ce
n’è
una
assolutamente indispensabile: l’utilità di
ciò che si sta facendo perché questo
determina l’effettivo successo dell’azione
intrapresa, quindi è meglio che le azioni
siano “poche, ma fatte e valutate bene”.
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