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CRONACA
LAVORI NELLA CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI DI
PADOVA NEL QUINTO CENTENARIO DE,LLA NASCITA DI
ANDREA MANTEGNA
D tendenza
OPO che coi lavori, condotti dalla Soprinper 1'Arte medioevale e moderna
gli Apostoli dell' Assunta di Andrea Mantegna,
cui anche per dignità ieratica sarebbe nell'in sieme spettato il primo posto. Opprimeva,
di Venezia agli Eremitani di P adova, sotto la
guida dell'architetto Ferdinando Forlati, Il era
nella strettura, la lapide con lo stemma dai tre
stata riordinata la campata che precede la
cimieri e dalle tre stelle dei vecchi Ovetari
Cappella Ovetari, scoprendo sull'impostatura
del 1391, infissa in fondo, nonchè, lì sotto a
dell' arco l'affresco trecentesco del colossale
terra, la pietra tombale del vescovo P aolo ZabaS. Cristoforo e la Pietà coi putti mantegnerella (t 1525), tanto che lì dietro si era forschi, bisognava pure sistemare meglio la capmato uno di quei luoghi morti, ove par lecito
gettar alla rinpella stessa,
fusa frammenti
santificata degli
di marmo e
affreschi di Anlapidi ingomdrea Mantegna.
branti. T an to
Il Comune di
malamente era
Padova, poichè
il richiamo del
stato sistemato
l'altare, che per
quinto centereggere la picnario della nacola costruzione
scita acuiva il
desiderio di
si era creduto
celebrare il
necessario infigsommo maestro
gere nell' abside
barbaramente
padovano nelle
due grossi arsue opere, accopioni, che lo
glieva generosamente il nosostenevano costro invito di
me colle dande.
concorrere nella
Bisognav a
spesa.
~ogliere quella
L'altare con
lncongruenza;
la pala a rilievo
e poichè sarebdella Madonna
be sta to pur
fra i Santi, già
bene rinnovare
tenuta opera di
il pavimento,
Giovanni da
rifacendolo
Pisa, e che oggi
semplice e sedai documenti
vero tutto di
pubblicati rimacigni, tolti
sulta creazione
via i r i q u a d r i
di Niccolò Pizbianchi e rossi,
zolo, appariva
SI sperava con
fuori di posto,
un minuto esacacciato c o m e
me del sottoera in fondo alla
fondo di ritrocappella. Impevare sicure
PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - ALTARE PORTATO NEL
diva quasi del
tracce dove in
MEZZO DELLA CAPPELLA DOVE SI RITIENE FOSSE ORIGINARIAMENTE
tutto di vedere
origine posasse
.
55
433
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t'altare. Il progetto dei lavori per rimettere a
nè nella f?n~azione sotto.stante, che anche lonta_
posto l'altare, comunicato alla Commissione
namente mdIcasse materIale e modo di costruire
provinciale per la conservazione dei monumenti
quattrocentesco.
di Padova, nella seduta del 23 giugno 1931
Tali essendo stati i risultati delle ricerche
presieduta da S. E. l'on. Bodrero, venne
prima di decidere del trasporto ~ell' altare pi~
accolto da unanime
avantI nella capconsenso e da in pella, cioè presso
coraggiamenti.
le tombe sotto
Eseguiti, dopo
l'arco, è stato
aver tolto il pavimesso in prova un
mento, gli scavi,
modello dell' altare
per quanto l'insiecon una copia, o
me apparisse sconcalco ben annerito
volto e modificato
della pala di terra~
da ripetuti rimac o tt a del Pizzolo
neggiamenti, con
genti~mente preriporti di terra e
stataci dalla Diredi s~bbia, pure si
zione del Museo
preCIsarono pro civico di Padova
prio nel mezzo ,
e si è chiamat~
quasi sotto t'arco
nuovamente la
cui si imposta
Commissione prol'abside poligonale,
vinciale padovana
tracce di tombe
a dare il suo pache ben si doverere. Due fatti
vano credere di chi
contrastavano fra
aveva fatto erigere
loro penosamente.
quale è ora la capLo spostamento
pella. L 'architetto
in avanti appagava
Forlati, procedendo
completamente
con la consueta
l'occhio, lasciava
PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI
diligenza, ne potè
pienamente goPIANTA CON L'ALTARE DOVE SI TROVAVA PRIMA DEI LAVORI
ricostruire in disedere l'Assunta del
Mantegna, restigno la singolare
disposizione. Ecco le parole della sua relazione:
tuiva all'insieme respiro, proporzione, armonia.
D'altra parte era innegabile che la pala a
" Le tombe terragne che si rinvennero nel mezzo
della cappella sono disposte in terzo con i
rilievo veniva sacrificata, non potendosi
vederla bene che per luce indiretta come
muri di centro più larghi di quelli periferici I I '
forse ai suoi bei tempi era stata veduta solo
Il Ora tale stranissima disposizione, che mai
alla luce delle candele accese sull'altare.
ho in casi simili trovata, dimostra chiaramente
Il giudizio della Commissione largamente
essere stata eseguita per lasciar posto all'altare
rappresentata, nella seduta e nel sopraluogo
che con la sua predella non invade affatto del giorno 16 gennaio 1931, sotto la preanche nell'attuale edizione settecentesca,
sidenza ancora di S. E. Bodrero, approvò
certo più ampia dell' originale - le tombe in
il progetto del trasporto, dovendosi preferire
parola" .
il godimento di tutto l'insieme architettonico
Il disegno, che accompagna la relazione del
e di un' opera insigne di Andrea Mantegna,
Forlati e che qui si pubblica, rende bene tale
ad un'opera sia pur bella di scultura, che può
disposizione. Il sentimento religioso e le regole
forse più con vantaggio che con danno essere
vietavano di costruire altari e di officiare sopra
fatta perfettamente valere con accorti provvele tombe; ma i devoti hanno sempre desiderato
dimenti di illuminazione riflessa e artificiale.
di tenersi con le loro sepolture il più che sia
Unico dei commissari, il prof. Andrea Moschetti,
possibile vicini, quasi a meglio goderne, alsostenne allora contraria opinione e diede voto
l'altare, pel quale avevano istituito officiature;
contrario. Se è per mantenere alla pala a rilievo
sì che sovente i sepolcri cadono sotto gli scalini
del Pizzolo quella perfetta, e quasi soverchiante,
stessi dell' altare. Bisogna subito aggiungere che
visibilità della quale godeva, egli ha avuto
coteste indicazioni positive ebbero poi conferma
perfettamente allora ragione, dovendosi scedalla prova negativa del non essersi trovata
gliere fra danni e vantaggi, di seguire il suo
alcuna traccia, nè nella mensa stessa dell'altare,
B
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Moschetti; anzi egli propose di aiutarci anche
giudizio personale; ma poi è andato troppo
nel trovare da privati cospicue somme di
oltre. In un suo studio per tanta parte, come
denaro a ben compiere l'opera, che gli pareva,
vedremo, fondatissimo e utilissimo "Per l'income a tutti noi, pressochè necessaria a fare
tegrità della Cappella Ovetari e di un affresco
onore al Mantegna. Spiace che il prof.
del Mantegna" 2) egli nega assolutamente che
Moschetti non
l'altare si potesse
abbia seguìto poi
credere fuori di
il lavoro di scavo
posto, afferma che
per controllarne i
i r i sul t a t i degli
risultati, dato che
scavi hanno dimole murature delle
strato che si trotombe mostravano
vava collocato sino
sicuramente di ridall' origine dove
salire a ben q ualera ultimamente, e
che secolo addietro.
a proposito del
Per quanto la ricotrasporto scrive
;- --- ._-_. _.... _- '1
struzione fatta dal
che " era fatale che
Forlati sia mol to
riuscisse dannosa
persuasiva e alletogni manomistante, dandoci un
sione".
insieme ben legato
lo vorrei piutfra altare e tombe,
tosto convincere
proprio nel mezzo,
che contrariare il
nel luogo dove, da
prof. Moschetti,
padroni, dovevano
del quale ammiro
aver voluto dormire
la dottrina e il
il sonno eterno i
grande amore per
quattrocenteschi
i monumenti pacos tru ttori della
dovani, e vorrei
cappella, io non voindurlo a consideI E Z I o N E -J\-B
glio affermare che,
rare se il dispiacere
di veder messa in PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - PIANTA CON L'ALTARE essendo tutto quel
sottosuolo stato già
ombra la terracotta
TRASPORTATO E SEZIONE DELLE TOMBE TROVATE NEGLI SCAVI
manomesso, non
del Pizzolo, per
si potesse e non si possa intorno a quella
tanti anni ammirata in piena luce, non lo
abbia tanto esacerbato da fargli considerare
ricostruzione o interpretazione discutere. Non
può essere invece messa in dubbio l'affertutto quel che riguarda i nostri lavori agli Eremazione degli scavatori che nulla assolutamente
mitani con troppa avversione. Vie n fatto di
chiedere come mai, se per l'altare la posizione
è apparso a provare che la base dell' altare
fosse antica e ivi fondata in antico. "Tutta la
che prima teneva fosse proprio stata l'ottima,
tanto da averne, come egli dice, il Mantegna
sottomuratura e il nucleo murario formante
derivata ispirazione a disporre i gruppi della
la mensa - riferisce il Forlati nella sua relazione - risultarono di materiale non certo
Assunta come li dispose, tanto avrebbe tardato
dell'epoca, ma bensì appartenente a periodo
il Moschetti stesso, da tanti mai anni zelatore
e studioso della Cappella Ovetari, ad accorgerpiù vicino a noi". Incaricati del lavoro erano
sene, e come non avrebbe, già nella prima seduta
quelli stessi uomini che attendevano a Venezia
al riordinamento della Cappella di S. Tarasio
della Commissione del giugno 1931 avversato il
progetto di rimuovere l'altare. Infatti, la lettera
con gli affreschi di Andrea del Castagno del
1442 e del suo altare, che è pur dello stesso
5 giugno 1931 della Soprintendenza, letta in
quella seduta, come la discussione seguitane, detempo nel quattrocento; quelli stessi che disfarivava dalla convinzione e vorrei dire dalla sensacendo la base ricostrutta dell'altare di Torcello
zione comune che l'altare fosse fuori di posto.
ben subito si accorsero che celava le tracce di
Da parte nostra non si è fatta, nè allora nè - un altare anteriore al mille, gente che per pratica di monumenti e spassionata ricerca della
poi mai, parola nè di accorciare affreschi, nè
di altro.
verità merita piena fiducia. Corre, anzi preciOra a sostenere il nostro progetto di trapita, il Moschetti nelle sue conclusioni; e per
sportare, a ragion veduta, l'altare, il più
aver constatato dalle relazioni dei lavori delle
convinto e fervoroso è stato allora il professor
vecchie Commissioni dei monumenti, molto
! . .
.. - ,
L~L
~
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PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - MENSA DELL'ALTARE RINNOVATA
AL PRINCIPIO DEL SETTECENTO
opportunamente pubblicate nel suo opuscolo,
che, già nel 1856, l'altare era in fondo e dava
gran fastidio a quel giudice d'arte finissimo che
è Pietro Selvatico, vorrebbe dare come dimostrato che" l'altare non sia stato prima d'ora
nmosso I I '
Dobbiamo considerare lle vicende di ben
quattro secoli: grande ~spazio di tempo, in
cui si deve pur supporre che alla bramosìa, incoercibile negli uomini, di far novità,
non sieno mancate occasioni. La rimozione
è di molto anteriore al secolo passato. Dobbiamo farla risalire a prima del 1765, perchè
G. B. Rossetti ci dice nella sua" Descrizione
delle pitture, sculture e architetture di Padova"
pubblicata nel 1765, che per vedere " gli Apostoli sul piano" nell'affresco dell' Assunzione
attribuito al Pizzolo, bisognava " andare dietro
l'altare" ,2) che quindi era già stato trasferito
là in fondo. Si può mai sapere quando e perchè
vi sia stato trasportato? Anche se non mi è
possibile fare ricerche d'archivio, vediamo se
dalle più comuni fonti a stampa padovane, non
ci venga qualche luce. Bernardino Scardeone
nel suo Il De antiquitate urbis Patavii" del
1560 ci fa sapere che il vescovo Paolo Zabarella,
eloquentissimo agostiniano, prima di morire nel
1525 si era fatto erigere un bellissimo tumulo,
opera scolpita di marmo pario nella Cappella
~ Ovetari, dove sono le famose pitture del Mantegna, e ne riferisce l'iscrizione dettata da Francesco Savonarola. Il Portenari nella sua "Della
Felicità di Padova" del 1627 ricorda pure
(pag.449) che" nella stessa cappella è un bellissimo sepolcro di marmo con vari intagli nel
quale fu seppellito Paolo Zabarella dell' ordine
eremitano vescovo di Paris" e il Salomonio
nelle" Iscrizioni padovane" del 1701, riporta a
pagina 218 l'epigrafe che si leggeva " in sacello
Ovetariorum circum Arcam marmo rea m cum
imagine Episcopi quiescentis Pauli Zabarellae I I ' Oggi rimane ancora, quale era prima
dei nostri lavori, nella strettura dell' altare, nella
Cappella Ovetari, un sigillo di tomba terragna,
in marmo rosso di Verona con rimessi in marmo
bianco che disegnano una croce astile e un
pastorale e al loro incrocio una mitra. L'epigrafe dice: " D. O. M. - PAULI ZABARELLAE - EPISC.
ARGOLICENSIS - ET ARCHIEPISC. - PARIENS ORDINIS - S. P. AUGUSTIN - ANTIQUISSIMUM
SEPULCRUM AD HANC FORMAM - REDACTUM
ANNO DOMINI MDCCX".
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Dunque si deve credere che verso il 1710
si sieno fatte delle novità: un'arca marmo rea
con 1'immagine di un vescovo si tramutò allora
nell'attuale semplice sigillo di tomba con
solo qualche ornato. È credibile che almeno
quel segno sia stato lasciato o sopra, o poco
discosto, da dove sotterra giacevano le ossa
del vescovo; mentre nella strettura dietro l'alt are, cacciato là in fondo, certo ·non vi
sarebbe stato posto per un "pulcherrimum
tumulum" per un " archam marmoream" che
sembra dover essere stata qualche cosa di diverso
di una semplice lastra con scolpita la figura
del vescovo. Oggi, dall'altare, che crediamo
rimesso dove in origine era stato costrutto, al
fondo dell'abside, vi è pur tanto spazio che
pensandovi in mezzo una bell'arca retta da
colonne o fatta come il cassone del cardinal
Zeno a S. Marco di Venezia (e forse, a spiegarci
l'antiquissimum, l'arca sarà stata antica o in
qualche altro modo resa imponente e degna
del ricordo di tutte le Guide) si spiega come lo
Scardeone potesse dire che il "pulcherrimum
tumulum" stava " in sacello medio Ovetariorum familiae".
Credere che fosse in mezzo alla cappella,
davanti all'altare, non è possibile; perchè
avrebbe dato troppo fastidio. Dunque ecco
che con piccola fatica, ma abbastanza fondatamente, possiamo mettere avanti l'ipotesi che
nel 1710 si sia dovuta ridurre la tomba sopprimento l'iscrizione, essendosi portato indietro
l'altare.
Dell' essere avvenuto il fatto allora, abbiamo
altra prova, all' infuori dei libri, nello stesso
altare. Anche per l'altare della Cappella d'oro
di San T arasio, a San Zaccaria, si può dire
contemporaneo di quello della Cappella Ovetari e che del pari è stato fatto per reggere
una bella ancona, si è avuto pur ora la necessità, essendosi scoperto un bellissimo mosaico
bizantino forse del IX secolo, che continuava
sotto di esso, di trasportarlo di un tratto verso
il fondo dell' abside. È una mensa di mattoni
coperta di leggero intonaco dipinto come un
finto porfido con delle croci dedicatorie. I
nostri artieri hanno avuto 1'abilità di legarlo
e di farlo scorrere, all'americana, in modo
che nè mattone venisse sconnesso nè cadesse
un bricciolo d'intonaco. Ma certo il riformatore della Cappella Ovetari nel 1710 non
ha proceduto con tali sistemi, e, comunque
fosse stata costrutta e ornata, la mensa originaria dell'altare andò allora distrutta. Ed
eccolo il nostro riformatore nella necessità,
in risarcimento, di rinnovarla, probabilmente
ampliandola, e ornandola di marmi secondo
il gusto e l'uso del tempo suo.
PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI
ANDREA MANTEGNA: L'ASSUNTA, GIÀ COPERTA
IN PARTE DALL'ALTARE ORA SPOSTATO
La data del 1710 dell'epigrafe ~sepolcrale,
dove pure il rosso di Verona si alterna al
bianco, si conviene benissimo, mi pare, senza
437
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insistere in confronti, alla mensa attuale e conferma la nostra improvvisata dimostrazione. Da
chi sia stato fatto l'arretramento potrebbe essere
ricavato solo da documenti d'archivio. Forse i
conti Leoni, i settecenteschi proprietari della
cappella, avevano già nel I7IO iniziato quei
lavori che l'epigrafe, dipinta sotto alloro stemma
sulla parete opposta all'abside, celebra come
compiuti nel I733. In quanto al perchè, non è
fuor di luogo pensare che si volesse mettere
in maggiore, anzi in piena luce, come ancora il
prof. Moschetti desidera, la bella plastica, che
era al buio.
Si era allora perduto il senso dell'armonia
spazi aIe dell'insieme, e poichè, come vediamo dal Rossetti, la persuasione che l'Assunta
fosse opera del Pizzo lo, e perciò alquanto
trascurabile, non lasciava luogo a dubbi e
l'affresco doveva essere già mal conservato, non
si ritenne forse gran danno nasconderlo per
gran parte dietro l'altare. Pietro Selvatico nel
I859 (ce lo fa sapere lo stesso Moschetti e ben
si accorge che a quello degli attuali suoi colleghi
della Commissione padovana, viene ad aggiungere, contrario al SU0, il voto autorevolissimo
del Commissario antico) sentì forse per primo,
con l'intuito dell'architetto, che l'altare era
fuori di posto e scrisse e propose risolutamente:
H si porti tutto l'altare più innanzi verso l'ingresso della cappella, a fine di lasciare spazio
anche a vedere quanto rimane della pittura
del Pizzolo H •
Avesse potuto il Selvatico invece di Pizzolo, come si diceva fino a l'altr' ieri, dire,
come possiamo oggi noi: Andrea Mantegna!;
e avrebbe ben più vigorosamente imposta la
sua volontà e ottenuto il trasporto, sacrificando
la visibilità della terracotta. Trasportato l'altare, l'Assunta trionfa e dalle due larghe aperture dall'una e dall'altra parte, si vede completa,
anche da chi siede comodamente sulle panche
dell'uno o dall'altro dossale. Poichè il Moschetti
ammette che dell'intero affresco, prima impossibile, oggi riesce perfetta la fotografia, come mai,
vien fatto di domandare, se l'obbiettivo fotografico è soddisfatto, nel compiere il suo ufficio,
non lo sarà del pari, nella sua mobilità raggiante,
l'occhio umano ?
In quanto alla terracotta, certo non è la sola
opera bella posta all' oscuro, anzi si può notare
che in antico non si teneva gran conto, soprattutto trattandosi di ancone, della loro piena
visibilità, quasi fosse irriverente, senza il soccorso delle candele, che troppo spiccassero le
immagini sante messe a venerazione su gli
altari. Le difficoltà vinte, ad esempio, per far
che tenesse il suo posto d'onore sul suo grande
altare, regina di S. Zeno, la pala di Andrea
Mantegna a Verona, sono a tale proposito ben
istruttive.
Per tut~o ~iò io vorrei sperare .che. il professor
MoschettI, ntornando agh Erem1tam e lasciando
arbitro l'occhio, si venga, considerata spassionatamente tutta la questione, adattando benevolmente al nuovo stato di cose, e forse tutto
sommato non gli spiacerà di essere stato, almeno
all'inizio, validissimo incitatore a far sì che
l'antico desiderio degli amatori d'arte padovani sia stato soddisfatto, naturalmente senza
cagionare il menomo danno alla bella plastica
di Niccolò Pizzo lo, che, bene illuminata, si godrà
distintamente.
Che se poi chi comanda e cui spetta l'ultimo giudizio, volesse che il fatto, e fatto io
credo bene, venisse disfatto, con piccola spesa
gli stessi uomini che hanno portato innanzi
l'altare potrebbero sempre ricacciarlo indietro
e reggerlo almeno senza quei gross~ arpioni,
che certo non erano quattrocentesch1. Non si
deve quindi parlare di "manomissioni H nè
tanto meno di "danni H' ma solo convien
dire che in tali questioni è ben difficile far sì
che tutti sieno subito contenti.
Veniamo ora all'altra questione, per la quale,
esagerando, si è discusso con ben altra acrimonia: quella del proposto accorciamento dello
affresco dell' Assunta. Veramente noi non se
ne dovrebbe trattare, perchè mai abbiamo presa
in considerazione una simile proposta; dato che
nessun forte incitamento si sentiva a por le mani,
cosa sempre penosa, su opera di tanta importanza, nè si sarebbe sentito, nel nostro còmpito
eminentemente conservativo, anche quando dell'avvenuto allungamento si avessero avute prove
irrefragabili.
Bastava rimuover l'altare, perchè gli Apostoli in basso si venissero a vedere non meno
bene della Vergine in alto. Che si voleva
di più? Allungamento o no, certo qual'è l'affresco riempie ed orna benissimo tutta la parete
di fondo. L'arco in alto che limita la visione
della Volante non si può abbassare: tanto bene
ripete allo stesso piano gli archi con le decorazioni circostanti delle alte finestre. Sarebbe stato
allora da tirar su di tanto gli Apostoli di quanto
era il supposto prolungamento e quindi da
lasciar in basso un largo tratto di parete scoperta, dove non si sapeva cosa avesse potuto
andare e cosa mettere a compiere la decorazione. Oggi gli Apostoli si vedono di poco più
in alto del cominciar delle luci delle finestre,
in modo che dovendosi immaginar lì sotto co~­
pletata la cornice decorativa si raggiunge 11
piano che sopra i dossali è per i mirabili
riquadri delle storie, la linea di base di tutta la
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PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - ANDREA MANTEGNA: L'ASSUNTA. PARTE SUPERIORE
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di Francesco Novelli
quella lacuna è soppressa.
Si doveva però osservare che la stampa
cavata da disegno di
altra mano, è trascu_
ratissima e tutto abbrevia e semplifica
tanto da far perder~
quasi per intero la
bellezza e il carattere
dell' opera.
Gli angioletti piroettanti pare dieno coi
piedi n~l capo agli
Apostoh, e questi
avendo tanto vicino ii
miracolo, fanno sforzi
enormi a guardarlo
lontano.
In quanto al confronto con l'Assunta
di Tiziano, direi che
più che altro potrebbe
servire a giustificare
il Novelli, che da buon
veneziano avrà avuta
negli occhi la grande
figurazione tizianesca
e si sarà da quella
sentito autorizzato alla
soppressione di tanto
spazio vuoto che gli
sciupava la piastra di
rame. Un confronto
fra Mantegna e Tiziano, quando nel primo
le nubi sono appena
segnate linearmente,
e il secondo ci dà
nell' Assunta il poema
PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - ANDREA MANTEGNA : L'ASSUNTA
della nube e dell'imLA PARTE DI MEZZO CON LE CONGIUNZIONI
mensità del cielo, mi
DELLE VARIE ZONE D'AFFRESCATURA
pare proprio fuori di
luogo.
decorazione. Dovevasi pure considerare che
Del resto la lettura del passo già citato del
sulla Cappella degli Ovetari da tanti mai anni
Rossetti (1765) che a proposito degli Apostoli
converge l'attenzione dei cultori d'arte del
scrive: "per vedere i quali conviene andare
mondo intero e da nessuno, mancandone ogni
dietro l'altare" ci dava sicura testimonianza
ricordo, mai era stata notata quella pretesa
che essi stavano già nel settecento tutti ben
manomissione e interpolazione.
giù e coperti, lontani cioè dal gruppo volante.
Si aggiunga che le osservazioni sull'affresco
Scoperta dunque di assoluta novità che
conveniva lasciar rassodare. Dava ad essa
fatte da me, dal Forlati, dal nostro assistente,
credito l'innegabile sbiancamento e maggior
pur praticissimo di affreschi, Antonio Nardo,
deperimento della parte affrescata fra gli anescludevano qualsiasi aggiunta fatta dai trageletti volanti e le teste degli Apostoli e la
sportatori, che anzi avevano rinunciato anche
coincidenza che in una stampa settecentesca
ai più consueti e direi leciti completamenti
44°
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e alle più facili riprese dalle candeliere e a
se nell'affresco della Assunzione di Maria
Vergine di Andrea Mantegna, che è in fondo
unificare il fondo, togliendo tagli e scrostaalla Cappella degli Ovetari agli Eremitani di
ture. Per contrario non si poteva supporre che
Padova, la zona che è fra le testa degli Apotutte quelle avarìe e usure del fondo, fossero
stoli in basso e le gambe dei putti volanti
simulate ad arte su una parte tutta nuova, sofiin alto sia un'aggiunta posteriore o sia origisticherie che non durano, e basta un decennio
nale, cioè di :Andrea Mantegna; esaminato
a cancellarle.
con tutta cura l'affresco trasportato, posso
L a Soprintendenza perciò è sempre stata
pienamente e concordemente persuasa di limiassicurare la S. V. che è perfettamente tutto
affresco della stessa epoca e dello stesso autore.
tare la sua opera allo spostamento dell'altare
e quindi a disinteressarsi dell'altra questione.
Tanto è vero che le congiunzioni dell'affresco
fatte dal pittore esistono tutte nel pezzo di
Ma da ultimo, essendo essa stata trattata
brillantemente anche da giornali quotidiani
mezzo, che si vorrebbe aggiunto. Ella ben sa
di grande diffusione,
dandosi l'interpolazione come indubbia
e doveroso il toglierla,
per il grande vantaggio che ne sarebbe
venuto al dipinto, il
Ministero dell'Educazione N azionale ha
voluto che andassimo
al fondo della cosa,
e ci ha invitati a trovare qualche tecnico
di indiscussa esperienza che si pronunciasse in merito.
Poichè il nostro Antonio N ardo già si
era compromesso, ed
era stato a parte delle
discussioni, ci siamo
rivolti a chi vi era
stato estraneo, e nulla
ne sapeva: il cav.
Franco Steffanoni di
Bergamo che, com' è
ben noto, ha famili are dall'infanzia
l'arte dello strappo di
antichi affreschi e
tanto vi si è esercitato.
lo ho portato improvvisamente lo
Steffanoni agli Eremitani dove, essendo
apprestate le armature, è salito a toccare
e ad esaminare l' af fresco con tutta comodità, e mi ha rilasciata
la seguente dichiarazione: "Chiamato
dalla S. V. m.ma a
PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - ANDREA MANTEGNA: L'ASSUNTA
giudicare tecnicamente
PARTE INFERIORE CON GLI APOSTOLI
44 I
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PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - ANDREA MANTEGNA: L'ASSUNTA
(PARTICOLARE)
che è assolutamente impossibile poter imitare
una congiunzione di zona di affresco antica. La
parte centrale è più sciupata perchè presumibilmente, essendo una zona quasi vuota, il pittore l'ha dipinta forse troppo tardi cioè quando
!'intonaco era in via di prosciugamento. Padova, 13 luglio 1932-X - firmato: Franco
Steffanoni I I .
Intanto era apparsa la pubblicazione del
prof. Andrea Moschetti "Per l'integrità della
Cappella Ovetari e di un affresco del Mantegna" 3) che faceva conoscere gli atti della Commissione dei monumenti e della Giunta comunale di Padova relativi al restauro. Solo l'aver
potuto provare che non nel 1865 come si credeva, ma nel 1889 il distacco è stato eseguito,
veniva a rendere oltremodo improbabile, che
una così grave· manomissione avesse potuto
succedere senza scandalo, in tempi, in cui non
solo il Cavalcaselle, ma già il Venturi ed altri
non pochi, e già a Roma la Direzione Generale
per le Belle Arti, si interessavano delle opere
442
di pittura degli eccelsi maestri e dei restauri e
dei trasporti, nè piccole erano anche allora le
gelosie e le maldicenze. Le prove del Moschetti
si può dire raggiungono l'evidenza materiale,
specialmente per la fotografia, che egli ha
ritrovata e che pubblica, eseguita prima dello
stacco di tutta la parte superiore dell'affresco,
per quanto la maledetta vicinanza dell'altare
lo aveva permesso. Sotto le gambette degli
angeli piroettanti, se la stampa del Novelli
corrispondesse esattamente all'affresco, poichè
in essa una gambetta del putto viene ben
sotto all'aureola di un apostolo, si dovrebbe
nella fotografia, essendovi sotto alquanto
spazio ancora, vedere le teste dei cinque
Apostoli.
Non ve n'è traccia. Nè meno persuasivo riesce
il confronto fra l'affresco, com'è oggi, e quella
fotografia a dimostrare che lo stacco è stato
eseguito meticolosamente senza la menoma
alterazione o aggiunta. La candeliera della cornice di destra comincia ad essere completamente
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
cancellata nello stesso punto dove
pur oggi mar:ca; mentre, dall.' altra
parte , vedlamo c.he c?ntlnua,
come continua Oggl nell affresco;
ma pur m?stra ~ià al.lor~ quegli
sdrucimentl, quel saltl dl colore
che oggi vedia~o.
.
La fotograha pf1ma dellò
strappO ~i dà . anc.ora id~ntici i
segni del tagh del campl dove
furono affrescati gli angioletti
volanti e più sotto l'inizio di quelli
della zona non figurata, tagli ai
quali il cav. Steffanoni . dà ~ant~
importanza, come . testlmom. di
autenticità. PersuaSlva del pan la
lettura dei documenti, dove ogni
sforzo è fatto dagli incaricati della
Giunta comunale per impedire la
menoma alterazione, la menoma
aggiunta da quei che. si. volevano
esclusivamente matenah trasportatori; sì che ben si può dire che
prova più convincente dell'autenticità di tutto l'affresco non si
poteva sperare. Ed è bene averla
avuta, perchè, tolto via il confronto con l'Assunta di Tiziano,
ben si intende la bellezza dello
sforzo degli Apostoli, che trapassano con gli sguardi il cielo per
veder in alto la bianca nuvoletta
in su salire.
Il confronto fatto valere dal
Moschetti con il quadretto dell'Ascensione di Gesù Cristo del
trittico fiorentino, sia pur che i
PADOVA, CAPPELLA OVETARI AGLI EREMITANI - TESTA DI GIGANTE
monti vi attenuino in parte il vuoto,
IN CHIAROSCURO ATTRIBUITA AL MANTEGNA
è ben per questa parte suggestivo.
Poichè oggi il voler insistere sull'intrusione di
ammirare e godere in tutta l'ampiezza del celeparte nuova nello affresco sarebbe un dar la
ste volo. Ci è gradito dar di ciò attestazione con
le nuove fotografie, alle quali ci piace aggiungere
testa nel muro, è sperabile ormai che più non
se ne parli, e tutta l'attenzione degli studiosi,
anche quella nuova di uno dei due testoni a
sia pure in contrasti che rendono più appaschiaroscuro che stanno in alto sulle imposte
sionante la discussione, si rivolga invece ai
dell'arco e che per l'oscurità poco o nulla lo si
tanti problemi che ancora presenta la conovedeva. Il dotto Giuseppe Fiocco ci ha raccoscenza piena e sicura degli affreschi della capmandato di trarne fotografia prima di disfare le
p~lla famosa, dove già il Venturi seguìto dal
armature; perchè non senza fondamento, vi si
FlOCCO, prima ancora che il documento, quasi
può forse ammirare la vigorìa del grande maecon la voce dello stesso autore, lo dicesse,
stro, che in gioventù, anche nella decorazione
videro la mano portentosa del Mantegna nela chiaroscuro della cappella, stampa indelebile
l'Assunta, che oggi, trasportato l'altare, si può
GINO FOGOLARI
la sua orma leonina.
I) Sotto la stessa direzione è stato condotto agli
Eremitani nella cappella Dotto il restauro degli affreschi
romano-bizantini. (Bollettino d'Arte del Ministero Educazione Nazionale, anno XXVI, luglio 1932, pago 81-89) .
Se ne vedeva qualche frammento disperso, ricordato
dal Toesca in una nota della sua opera maggiore (VoI. II,
pago 1030, nota 27) con le parole: "a Padova negli
Eremitani, le tracce della primitiva decorazione di una
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cappella alla destra del coro" e nulla più. Prova che
ben poco se ne distingueva, e non ne risultava il
soggetto.
Il metodo di riempire a tratteggi i vuoti, lasciando
intatte le parti originali di un antico affresco, sì da
ricavare presso a poco, quali dovevano essere originariamente le figure, nella maggior parte dei casi
non dovrebbe essere usato, ne io lo credo approvabile .
Ivi però ha raggiunto lo scopo di ridarci un insieme
iconografico molto importante, altrimenti insussistente,
di grande effetto decorativo. Col tempo, mentre le parti
originali permarranno nel loro vigore, le aggiunte a
tratteggio, che oggi possono parere indiscrete, si ridur-
ranno di tanto da essere un commento, un contorno e
nulla più.
2) G . B. ROSSETTI, Descrizione delle pitture, sculture e
architetture di Padova, Padova, 1765 pago 158. Parlando
delle opere di Niccolò Pizzolo, dopo aver notato che
il Vasari gli attribuisce Il Padre Eterno e I quattro Dottori della Chiesa, quasi si duole che gli abbia pur data
"l'Assunzione della Beata Vergine, circondata d'angeli
che vi è dipinta sotto, cogli Apostoli sul piano per vedere
i quali conviene andare dietro l'altare".
3) La pubblicazione del MOSCHETTI è ora apparsa
anche nel Bollettino del Museo Civico di Padova,
annata 1930, pago I - 39.
L'ANTICO DUOMO D'AMALFI
Saggi eseguiti in varie riprese nella chiesa detta del
Crocifisso ad Amalfi hanno dimostrato che l'antico
Duomo, opera molto probabilmente del X secolo, si
conserva in gran parte intatto sotto intonaci e decorazioni che, nei secoli scorsi, ne cambiarono la fisonomia.
L'importanza della scoperta è notevole, sia per la
originalità della costruzione, sia per la facilità di un
ripristino che, ad opera compiuta, formerà insieme
al chiostro del Paradiso ed al campanile del duomo
(quasi intatto) un insieme di suggestiva bellezza.
DIRITTO DI PRELAZIONE
Si è convocata una commissione per l'esame di una
scultura lignea di proprietà privata, che era stata notificata e proposta in vendita. Sono convenuti in Palazzo
Venezia, presso la R. Soprintendenza alle Gallerie di
Roma e del Lazio i Signori:
Prof.
"
"
Dott.
FEDERICO HERMANIN,
LUIGI SERRA,
ACHILLE BERTINI-CALOSSO,
VALERIO MARIANI.
Quest'ultimo in rappresentanza del senatore Corrado
Ricci assente da Roma.
La scultura raffigura un giovane, armato alla classica,
in piedi: si tratta probabilmente di un S. Michele Arcangelo in atto di pesare le anime.
Sulla autenticità di essa non è stato sollevato alcun
dubbio : d'accordo, i Commissa.r i hanno riconosciuta
la buona conservazione della scultura e la poli cromia
facilmente recuperabile con un abile restauro.
Quanto al periodo a cui attribuire l'opera, si conclude trattarsi di una scultura di maniera Veneziana,
rÌ2;zesca, probabilmente dell' Italia Centrale (Marche 1)
eseguita intorno al 1460 o di poco più tarda.
I Commissari d'accordo propongono che lo Stato
eserciti il diritto di prelazione, acquistando la scultura
al prezzo di L. II .000.
DONO
La Contessa de Montfort, dimorante attualmente in
Francia, ha offerto in dono per le collezioni storiche
del Museo Nazionale di S. Martino in Napoli la scimitarra della quale Gioacchino Murat disarmò, durante
la battaglia d'Aboukir, Mustafà Pachà, facendolo prigioniero.
Il Ministero dell'Educazione Nazionale ha espresso
alla donatrice il suo ringraziamento.
DELIBERAZIONI DEL CONSIGLIO SUPERIORE PER LE ANTICHITÀ
E LE BELLE ARTI
AOSTA - Teatro Romano - Espropriazione di terreno
per scopi archeologici. - Dell'antico teatro di Aosta
si è messa già in luce la cavea; conviene, quindi, completare la sistemazione dell'insigne monumento, con
lo scavo dell'edificio della scena.
I,tituto Poligrafico d,Ilo Stato - Roma
Il Consiglio ha espresso parere favorevole alla espropriazione di una zona di proprietà privata, e ha fatto
voti che le richieste dell'attuale proprietario si esaminino con spirito conciliativo per quanto riguarda
soprattutto la recinzione della zona monumentale.
Redattore: Luigi Serra
Dirett. resp.: Roberto Paribelli
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