SOMMARIO
Editoriale
1
La storia della nostra associazione – Dall'Associazione MIR al Centro Culturale MIR: gli anni ’90
2
Il Muro è caduto? La riunificazione della Germania nella letteratura tedesca
5
Al di là dei limiti...
10
Quando l'arte infrange i limiti...
12
Limiti infranti oltre la verità della struttura architettonica
18
Tra geometria ed utopia, tra ragione e fantasia - Ledoux: un socialista nell'Ancien Régime
24
Nella lista nera: gli artisti del contemporaneo
26
Il limite (del buon senso) infranto e la riflessione filosofica
29
Varcare i limiti e sconfiggere la morte: il mito di Orfeo, Eracle, Asclepio
31
Lo spanglish: “Un' invasione dell'inglese nello spagnolo”
33
I limiti nella storia – L'Unione di Kalmar
37
Il drago vichingo
39
Diario di viaggio – Cuba: 50 años de revolucion
40
Misteri pagani del mondo classico: la Grecia
45
Conferenza - La musica sveglia il tempo. Hermann Hesse e Thomas Mann a confronto
52
Cinesi in viaggio
55
Gli appuntamenti culturali MIR autunno 2009
57
I venerdì del Centro Culturale MIR ottobre 2009 – marzo 2010
58
Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR ottobre 2009 – febbraio 2010
59
I nostri prossimi appuntamenti – primavera 2010
60
EDITORIALE
Con grande piacere presentiamo il secondo numero della nostra rivista Mondi a confronto, augurandoci di
corrispondere sempre meglio alle aspettative dei nostri soci, che ci hanno gratificato della loro attenzione e
approvazione accogliendo il primo numero con favore ed entusiasmo, e spronandoci a proseguire nel
cammino intrapreso.
Il presente numero è caratterizzato dal tema I limiti infranti.
La copertina, dominata da una sfavillante Porta di Brandeburgo, richiama subito l’attenzione sullo spunto
originario, che ci è stato offerto dalla celebrazione appena conclusa del ventennale della caduta del Muro di
Berlino, con tutti i significati ideali e le conseguenze concrete che tale avvenimento ha portato con sé. Nei
nostri intendimenti abbiamo voluto indagare cosa rappresenta il limite in vari aspetti e momenti della cultura,
della storia, della letteratura e dell’arte, ma anche nella nostra vita quotidiana, e più in generale nel mondo
odierno, dove il concetto di limite è ormai spesso travalicato e talvolta svuotato di contenuto. Il concetto può
assumere una molteplicità pressoché infinita di significati, ma ci piace pensare che infrangere i limiti significhi
soprattutto superare le sottili e invisibili barriere che ci dividono nella vita di tutti i giorni, allargare gli angusti
orizzonti, andare alla scoperta di nuove realtà con animo e mente liberi da pregiudizi, in una parola “osare”,
pensare con la propria testa, avere coraggio e determinazione nel manifestare le proprie idee e proposte e
nel portarle a compimento.
Questo secondo numero è ricco di tanti preziosi contributi, come e ancora più del precedente.
Giancarla Vercellini entra subito nel vivo del nostro argomento, portando un inedito e avvincente contributo
alla conoscenza della letteratura tedesca della riunificazione. Paola Avenia indaga la problematica delle
donne vittime di discriminazioni nell’area arabo-musulmana, donne che combattono per infrangere i limiti a
cui sono sottoposte. Elena Pozzi concentra la sua attenzione sul Futurismo, di cui abbiamo appena celebrato
il centenario, un movimento che ha senz’altro infranto i limiti in più di una direzione. La storia dell’arte è ben
rappresentata in questo numero da due importanti contributi: Emanuela Fortuna propone Limiti infranti oltre
la verità della struttura architettonica, ponendo al centro della sua riflessione il ruolo svolto in particolare da
Mantegna, Correggio e Tiepolo nel campo dell’illusionismo prospettico; Miriam Giustizieri ci svela invece il
linguaggio talvolta oscuro dell’arte contemporanea. Francesca Scotti indaga la figura di un “socialista” ante
litteram, Claude-Nicolas Ledoux, architetto dell’Ancien Régime, ingiustamente dimenticato in vita, e destinato
a occupare un posto di rilievo tra i grandi utopisti della storia. La riflessione filosofica spetta come sempre a
Nicola Simonetti, mentre Raffaella Montino ci conduce alla scoperta del mito di Orfeo, Eracle, Asclepio,
analizzando la fragilità della condizione umana e il desiderio di sconfiggere la morte, che prende corpo nella
fantasia dei poeti e diventa mito. Stefania Leone ci introduce invece nel mondo affascinante dello spanglish,
un fenomeno di contatto di lingue, in cui l’inglese “sconfina” nello spagnolo, producendo una forma del tutto
nuova di comunicazione. Con Fabrizio Trillini riscopriamo un capitolo di storia che merita la nostra
attenzione: l’unificazione dei regni di Danimarca, Svezia e Norvegia, nota con il nome di “Unione di Kalmar”.
A chiosa ideale dell’articolo di Fabrizio Trillini proponiamo una vera “chicca”: una poesia di Paola Montersino,
Il drago vichingo, immagine altera ed elegante che solca i mari della Storia, evocando miti e presenze
lontane.
Infine, le nostre rubriche fisse: per il Diario di Viaggio, Alessandro Galbani con un fresco e avvincente
reportage da Cuba; per i resoconti delle nostre conferenze, Simonetta Focardi e Mirko Baglione ripercorrono
rispettivamente i misteri pagani del mondo classico e il confronto tra Hermann Hesse e Thomas Mann, uniti
dalla fede nella forza del linguaggio musicale.
In conclusione, l’articolo di Cristiana Valmacco Cinesi in viaggio, un interessante contributo alla
comprensione del “pianeta” Cina, che giunge a completare l’incontro, avvenuto nello scorso mese di
novembre, dedicato alla presentazione del libro della scrittrice novarese Maria Luisa Tornotti Cinque anni a
Pechino.
Troverete infine notizia delle iniziative più importanti realizzate nel periodo autunno-inverno 2009-2010 e un
cenno ad alcuni appuntamenti futuri dei prossimi mesi.
Un caloroso ringraziamento al comitato di redazione: a Giancarla Vercellini, formidabile nella realizzazione
grafica e nell’editing, e a Emanuela Fortuna, attenta e instancabile nel lavoro di ideazione e di verifica. Un
ringraziamento speciale a Fabrizio Trillini per il valido contributo di idee e la preziosa collaborazione
operativa. Per la realizzazione della nostra luminosa copertina ringraziamo anche questa volta Fabrizio
Francato.
A tutti buona lettura!
Cristina Avogadro
-1-
LA STORIA DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE
Dall’Associazione MIR al Centro Culturale MIR: gli anni '90
di Cristina Avogadro
I
l 31 dicembre 1991 l’Unione Sovietica cessò di esistere, dopo un periodo concitato
di cambiamenti che portò allo sconvolgimento e alla trasformazione dello scenario
politico
di
tutto
l’est
europeo
nonché
degli
equilibri
mondiali.
La
nostra
associazione, che si chiamava allora Italia-URSS, si trovò dunque nella necessità di
modificare la sua denominazione e nel contempo di darsi un assetto nuovo, più
consono ai tempi mutati e più rispondente alle esigenze dei suoi soci.
All’inizio del 1992 l’Assemblea dei Soci si riunì e
successivamente
scelse dopo ampio dibattito il nuovo nome di “Mir”,
giapponese, idiomi del tutto nuovi per la nostra città.
parola russa che significa sia “pace” che “mondo”, e
Scopo fondamentale della nostra attività divenne la
che nei nostri intenti voleva e vuole essere tuttora un
conoscenza di altri popoli e di altre culture, il
augurio di pace a tutto il mondo. La discussione fu
confronto con realtà, usi e costumi diversi dai nostri.
vivace, ma la scelta finale fu condivisa appieno da
Non più solo Russia dunque, ma, come espresso dal
tutti, in quanto ci permetteva di mantenere un
nostro nuovo nome “Mir”, confronto e scambio
legame sia ideale che concreto con il nostro passato
proficuo,
e con le nostre radici, e nel contempo di guardare al
multiforme
futuro con fiducia.
extraeuropeo.
La nuova denominazione sanciva inoltre un reale
In quegli anni si andò delineando anche il nuovo
cambiamento che stava avvenendo nella nostra
ruolo della nostra associazione rispetto alla nostra
associazione: il numero dei soci alla fine degli anni
città di Novara: essere un punto d’incontro per tutti
’80 era aumentato sensibilmente, e con esso si era
coloro che desideravano aderire a proposte culturali,
ampliato il campo di interessi da loro manifestato, e
ma
di conseguenza il nostro raggio d’azione.
scambiarsi
Molti soci che avevano intrapreso con entusiasmo lo
approfondimento delle proprie conoscenze e di un
studio
ampliamento dei propri orizzonti.
del
russo
negli
anni
precedenti
ci
si
conoscenza
anche
mosaico
stringere
idee,
affiancarono
e
approfondimento
culturale
amicizie,
sempre
arabo
nel
europeo
confrontarsi
segno
di
e
del
ed
e
un
sollecitavano ad ampliare la nostra proposta di corsi
Da novarese ho sempre creduto fermamente nel
di lingue, suggerendoci di aprirci ad altre realtà e ad
ruolo culturale della nostra città, e nella sua capacità
altre culture, focalizzando la nostra attenzione
di attrarre curiosità ed energie, e ho sempre rifiutato i
sull’apprendimento e la conquista della lingua,
giudizi sbrigativi e un po’ malevoli di chi vede Novara
strumento comunicativo per eccellenza. Ed ecco
come una città pigra e poco incline alle novità. Ecco
che, accanto allo studio del russo, iniziammo a
dunque manifestarsi in quei primi anni ‘90 un nuovo
proporre le lingue europee più diffuse, come inglese,
importante obiettivo per la nostra associazione:
francese,
essere per Novara un luogo di ritrovo vivace e
spagnolo
e
tedesco,
a
cui
-2-
assolutamente aperto a tutti, dove poter partecipare
domenicali diventarono nel corso degli anni una
ad attività culturali e nel contempo portare le proprie
piacevole consuetudine, un appuntamento fisso
proposte, sempre nell’ottica di impiegare il tempo
irrinunciabile per stare insieme divertendosi e
libero in modo intelligente e creativo. A questo
approfondendo le proprie conoscenze.
nuovo e appassionante compito ci dedicammo con
Ciò che ci ha sempre uniti è sicuramente l’amicizia,
raddoppiata energia e intensità di partecipazione,
la voglia di conoscere l’altro, di confrontarsi, di
proprio per sfatare i triti luoghi comuni riguardanti la
scambiarsi idee e di condividere esperienze.
nostra città, e per dimostrare quanta linfa vitale
scorra nelle vene di noi novaresi.
Nell’ambito della nostra attività volontaria di soci
entusiasti, continuavamo naturalmente a occuparci
del nostro primo amore, la Russia, organizzando
incontri e serate di approfondimento sulla cultura,
l’arte e la letteratura russe, mostre fotografiche e di
pittura, tra cui ricordiamo in particolare “Finestre nel
vuoto” di Ion Koman, nel marzo 1993 presso il
Salone del Consiglio Circoscrizionale San Martino, e
“Immagini dall’Est”, collettiva di pittori russi e
Un momento dell’inaugurazione del Centro Culturale Mir (1° ottobre 1999)
moldavi da noi realizzata alla Saletta Albertina nel
dicembre 1994. Un altro dei nostri scopi prioritari
A metà degli anni ’90 ci venne l’idea di dare un
consisteva nel proporre iniziative di appoggio alle
impulso ulteriore al nostro programma dei corsi,
famiglie che ospitavano periodicamente i bambini
inserendo
della zona di Chernobyl, per offrire loro un soggiorno
acquerello, pittura a olio, storia dell’arte, filosofia.
lontano dai luoghi contaminati dalla catastrofe
Ricordiamo la grande emozione provata, quando ci
nucleare, attraverso corsi di lingua russa e attività di
trovammo tra le mani il primo vero e proprio
traduzioni e interpretariato.
opuscolo con il Programma dei Corsi 1994-1995:
Nel nostro programma non mancavano certo le
non più un semplice volantino “autogestito”, ma
proposte di viaggi, di cui continuava a occuparsi con
qualcosa di più accattivante, anche dal punto di vista
vitalità ed energia instancabili il nostro Presidente
grafico, e soprattutto così ricco di proposte…
Arleziano
per
Con l’avvio dei corsi d’arte si presentò l’esigenza di
conoscere le sfaccettate realtà del mondo post-
organizzare a fine anno scolastico una mostra con i
sovietico, importanti momenti culturali come la
lavori dei nostri allievi, i quali accolsero l'idea con
mostra del Tesoro di Priamo al Museo Pushkin di
grande entusiasmo: ogni anno, a giugno, allestivamo
Mosca, ma anche viaggi alla scoperta di nuove mete
la mostra nei locali che gentilmente ci metteva a
e di paesi dalla storia millenaria e in continua
disposizione il Quartiere Nord. E iniziammo anche la
evoluzione, come la Cina. In quel periodo iniziammo
tradizione di consegnare un attestato di frequenza a
inoltre a proporre gite brevi in Italia, per visitare
tutti i nostri soci allievi dei corsi, per dare un segno
mostre o musei di particolare interesse che avevano
tangibile
suscitato la curiosità dei nostri soci: questi incontri
l’associazione
Testoni:
affascinanti
itinerari
-3-
alcune
proposte
dell’impegno
e
i
come
reciproco
suoi
soci.
disegno
e
stabilitosi
tra
Decidemmo
di
organizzare una vera e propria “Festa del diploma”
nostra attività e i suoi contenuti, e soprattutto
che da allora abbiamo riproposto nel corso degli
l’entusiasmo di trasmettere agli altri il proprio sapere,
anni, perfezionandola sempre più. Continuammo
in un continuo fecondo scambio reciproco di idee ed
con entusiasmo la nostra tradizione di incontri
esperienze.
conviviali, che si arricchivano della partecipazione di
sempre nuovi amici italiani e stranieri.
L’attività cresceva, cresceva, e nuovi soci insegnanti
prestavano la propria collaborazione. Giancarla e
Giovanna diedero una grossa mano a far decollare i
corsi di lingue, in particolare di inglese e di tedesco:
anche grazie a loro la nostra associazione realizzò
in concreto la possibilità per i soci di accostarsi ad
altri paesi e ad altre culture, promuovendo l’incontro
e lo scambio, sviluppando la didattica e proponendo
lezioni e seminari dedicati alla letteratura, alla storia
e alle tradizioni delle varie realtà prese in esame.
Accanto allo studio delle lingue contemporanee non
poteva mancare uno sguardo all'antichità classica:
presentammo i corsi di lingua e cultura greca e
latina, e fu subito Raffaella ad occuparsene con
competenza e passione.
A volte i soci che frequentavano uno dei nostri corsi
La nuova (e attuale) sede di Corso Cavallotti 19
proponevano una nuova disciplina da inserire nel
programma, e divenivano quindi a loro volta soci
insegnanti Mir, in un continuo circolo virtuoso: ad
esempio Simona si affacciò giovanissima alla nostra
associazione per studiare la lingua russa, ed ora è
da molti anni l’artefice dei nostri richiestissimi corsi di
disegno, acquerello e ceramica raku. Massimo ci
guidò
alla
meravigliosa
scoperta
dell'universo,
proponendo i suoi affascinanti corsi di astronomia.
Nel corso degli anni ’90 iniziò a formarsi la bella
“squadra” di soci insegnanti, che si è via via
arricchita di sempre nuovi preziosi elementi: persone
che mettono a disposizione dell’associazione le
proprie competenze e la propria professionalità, ma
soprattutto energia e passione. Il tratto distintivo che
accomuna tutti noi è infatti la grande passione per la
La nostra sede storica di Via Mossotti era ormai
troppo piccola per contenere tutti i corsi e le
iniziative che avevamo in animo di realizzare:
cominciammo
ad
avvertire
l’esigenza
di
ampliamento, e ad affittare locali al secondo e al
terzo
piano.
Finché,
all’inizio
del
1999,
non
pensammo di costituire un vero “centro culturale”,
più adatto a svolgere l’attività didattica ormai
preponderante, e soprattutto cercammo una sede
più consona alle varie esigenze manifestatesi.
Il 1° ottobre 1999, con trepidazione ed emozione,
non senza una punta di orgoglio, inaugurammo la
nostra nuova sede di Corso Cavallotti 19, che
sanciva la nostra crescita e il passaggio alla terza
fase della nostra attività: i mitici anni 2000!
-4-
IL MURO È CADUTO?
LA RIUNIFICAZIONE DELLA GERMANIA
NELLA LETTERATURA TEDESCA
di Giancarla Vercellini
N
ella notte del 9 novembre 1989 accadde un fatto che, nessuno può negarlo,
cambiò il corso della storia. Da tempo ormai giungevano segnali che qualcosa
si stava muovendo nell’apparente immobilità oltre la cortina di ferro. In URSS,
in Ungheria, in Cecoslovacchia a vari livelli erano in atto cambiamenti più o meno
evidenti e percepibili in Occidente e, come sotto l’effetto di un'onda, anche nella
Germania dell'Est qualcosa si era messo in moto. Già dai primi mesi del 1989 si erano
organizzati gruppi che avevano osato presentare pubblicamente nelle piazze di
parecchie città, da Rostock a Lipsia, forti richieste di cambiamento soprattutto tese
ad ottenere una maggiore trasparenza nell’apparato di regime e maggiore libertà di
azione
e
di
opinione
per
la
popolazione.
Le
richieste
riguardavano
quindi
principalmente un cambiamento interno alla Repubblica Democratica Tedesca, e
neppure i berlinesi stessi avrebbero immaginato, anche solo il giorno prima, che il
Muro sarebbe materialmente crollato quella notte e, con la sua caduta, si sarebbe
trascinato un intero sistema politico e di vita.
L'effetto immediato fu una grande euforia, ben
“Begrüßunggeld” ossia quei 100 o anche più Marchi
rappresentata dall'immagine che tutti ricordano dei
dell'Ovest che venivano loro offerti per essere spesi
berlinesi che si misero a brindare a cavalcioni
nei brillanti e stracolmi negozi che fino ad allora
dell’odiato muro, ormai reso innocuo. Nel giro di
erano rimasti loro preclusi e dei quali non avevano
poco tempo furono le picconate di tanti cittadini a
neppure immaginato l’abbondanza. Tuttavia, passati
simboleggiare la possibilità finalmente realizzatasi di
i primi giorni vissuti con i sensi un po' ottenebrati
sfogare liberamente la propria rabbia contro un
dall’euforia simile ad un’ubriacatura, la realtà si
concreto segno dell’oppressione del regime della
rivelò meno rosea del previsto, le diversità tra Est e
Repubblica Democratica. In quei primi giorni si
Ovest divennero presto evidenti e ne risultarono le
pensava che, una volta crollato il Muro e quindi
prime incomprensioni. Gli anni di separazione non
terminata
dell'Est
potevano non aver lasciato segni nel modo di vivere
avrebbero potuto finalmente godere dello stesso
e nel modo di pensare delle persone. Non si trattava
benessere
solamente di avere più soldi da spendere in negozi
la
separazione,
dell'Ovest
e
i
che
cittadini
le
differenze
si
sarebbero così naturalmente annullate.
ben riforniti poiché due diversi sistemi politici
In effetti, fiumi di persone, a piedi o a bordo delle
avevano significato due sistemi di vita diversi, quindi
loro Trabant, si riversarono ad Ovest accolti dal
due visioni del mondo e due culture diverse. Del
-5-
resto già nel 1982, quando ancora la caduta del
città-Stato”.2 Fermamente convinto di ciò, Günter
Muro sembrava solo una remota possibilità, Peter
Grass aveva sempre cercato nel corso degli anni di
Schneider, un autore tedesco dell'Ovest, aveva
tenere aperto un canale di dialogo tra gli intellettuali
pronosticato: “Ci vorrà più tempo a smantellare il
delle due Germanie, pur nella consapevolezza delle
“Muro nella testa” di quello che ci impiegherà
diversità che caratterizzavano i due mondi. Il suo
un’impresa di demolizioni ad abbattere il Muro
intento era quello di evidenziare e tenere vivi i
visibile”. E dopo la materiale caduta del Muro le sue
caratteri comuni che permettevano a queste due
parole si rivelarono quanto più profetiche.
metà di costituire un'unica Germania.
1
Forse fu proprio per questo ruolo unanimemente
riconosciuto agli intellettuali che, immediatamente a
ridosso della caduta del Muro, si crearono forti
aspettative sulla stesura di un romanzo o comunque
di
un'opera
letteraria
che
raccontasse
il
cambiamento in modo convincente e condivisibile
sia dai cittadini dell'Est che dell'Ovest. Da più parti, e
non solo in Germania, veniva posta questa richiesta,
talvolta in modo anche diretto come testimoniato
dallo scrittore Hans Christoph Buch. Egli raccontò in
un aneddoto significativo che in quella notte fatale si
trovava presso un'università americana e gli fu
chiesto, proprio a proposito di un romanzo sulla
riunificazione: “Ha già il manoscritto pronto in
tasca?”.
Molti scrittori, tra i quali anche i grandi come Christa
Erano sempre stati gli intellettuali a parlare della
Germania come di un'unica nazione, anche nei
secoli
precedenti
il
20°.
Claudio
Magris,
commentando un intervento di Günter Grass in un
dibattito nel 1981, scrisse: “Il nodo secolare della
storia tedesca è il contraddittorio rapporto tra il
patriottismo particolaristico dei singoli Stati, che
componevano il mosaico del frazionatissimo impero,
e la tensione all’unità della nazione. I custodi e gli
interpreti di quest'ultima sono stati, nei secoli
passati, soprattutto gli scrittori e i poeti spesso in
contrasto con i politici, con i principi e i ministri che
perseguivano gli interessi del loro regno o della loro
1
Peter Schneider, Der Mauerspringer, 1982
Wolf e Günter Grass, si cimentarono fin da subito
con l'impresa di raccontare la “svolta” – die Wende - ,
con esiti artistici diversi e suscitando anche differenti
reazioni da parte di pubblico e critica. Di sicuro tutti
gli intellettuali contribuirono ad alimentare un
dibattito che, nei suoi toni a volte molto accesi e nel
grande riscontro avuto a livello nazionale, dimostrò
quanto la svolta verso la riunificazione dopo la
caduta del Muro ed i cambiamenti conseguenti
fossero temi particolarmente sentiti da tutti i cittadini
tedeschi.
Particolarmente nei primi anni Novanta vi fu una
vasta
produzione
di
saggi.
Gli
scrittori
si
concentrarono soprattutto sulla valutazione dei pro e
2
-6-
Claudio Magris, L’infinito viaggiare, 2005
dei contro della riunificazione, e generalmente si
tentativo di cancellazione raggiunse toni molto
schierarono in modo netto da una parte o dall’altra.
accesi particolarmente nei primi anni '90 e dopo
Per esempio Martin Walser si schierò a favore della
l'apertura degli archivi della Stasi.
riunificazione da subito e con le sue opere fu tra i
primi a reintrodurre il tema di “nazione”. In
particolare il termine Vaterland per indicare la patria
era stato un termine tabù nel dopoguerra perché
percepito come troppo legato all'idea nazista di
nazione. Piano piano, però, anche altri autori con e
dopo Walser osarono riutilizzare anche il termine
Heimat, percepito come più neutro rispetto a
Vaterland, ma sempre comunque legato al concetto
di nazione e quindi di Germania unita, concetto che
costituiva un nodo problematico da risolvere.
Opposta alla posizione di Walser fu quella di Grass,
Infatti fu in questo periodo che assunse toni molto
che espresse a più riprese e in molti scritti la sua
accesi la “deutsch-deutscher Literaturstreit”, ossia
perplessità per un processo di riunificazione così
un dibattito letterario tra gli scrittori delle due
accellerato da rischiare, secondo la sua opinione,
una concentrazione di potere all'Ovest tale da
soffocare la parte Est. Come già da tempo andava
prodotto il regime socialista, alcuni famosi critici
di tipo culturale, poiché l'identità tedesca da secoli si
letterari
rispecchiava nella cultura piuttosto che nel territorio.
Walser,
ma
per
dichiararsi
stesso
concetto,
con
un
senso
giornali
dell'Ovest
attaccarono
gli scrittori della ex-DDR che non si erano rifugiati
oltre cortina ed avevano continuato a vivere a spese
Vaterlandlos, ossia “senza patria”.
Questo
di
pesantemente i cosiddetti “scrittori di regime”, ossia
L'ondata nazionalistica del 1990 lo fece parlare di
come
in particolar modo nei confronti di Christa Wolf. Nel
tentativo di cancellare tutto ciò che di negativo aveva
affermando, la riunificazione doveva anzitutto essere
Vaterland
Germanie che addirittura sfociò in attacchi personali,
dello Stato Socialista pur essendone oppositori.
di
Prima della caduta del Muro questi scrittori erano
straniamento e alienazione, venne ripreso da molti
stati ammirati anche ad Ovest per la loro forma di
altri scrittori della ex Germania Est in opere sia in
resistenza al regime, ma dopo il 1989 vennero
prosa che poetiche. Significativo in questo senso è il
accusati di non aver passato il Muro solo per poter
titolo di una raccolta di poesie di Günter Kunert del
continuare a godere dei privilegi che lo Stato
1990: “Fremd daheim”, ossia “Straniero in casa”.
concedeva loro, ed alcuni critici arrivarono a negare
Anch'egli, infatti, come un altro poeta dell'Est, Reiner
persino il valore artistico delle loro opere.
Kunze, sentiva come la caduta del Muro non avesse
A partire dal 1992 i toni del dibattito cominciarono a
portato vantaggi ma piuttosto un tentativo di
placarsi ed apparvero i primi testi letterari frutto di
sopraffazione anche degli intellettuali dell'Ovest che
una riflessione più attenta sul passato, di autori quali
negavano qualsiasi valore non solo al regime
Volker Braun e della stessa Christa Wolf, che
socialista ma anche alla storia e alla cultura
tentarono di rileggere i fatti del recente passato
sviluppatasi ad Est nel dopoguerra. Questo rifiuto e
reinterpretandoli in chiave mitologica. Sempre di
-7-
questi anni, ma di tutt'altro tono, furono anche i testi
una parte della storia tedesca recente. Come nel suo
di giovani autori come Thomas Brussig che aprirono
precedente “Simple Storys”, pubblicato nel 1998,
la
e
l'autore descrive le vite semplici, i banali fatti
cinematografico, quello della “Ostalgie”, ossia della
quotidiani e i desideri del protagonista e delle
nostalgia dell'Est, rappresentata però in modo
persone che lo circondano, ma in questi si
ironico e con la leggerezza dei ricordi d’infanzia. Gli
rispecchiano le vite e i desideri della maggioranza
autori della generazione di Brussig, infatti, non
dei cittadini dell'Est prima e appena dopo la caduta
avevano
della
del Muro con il riflesso quindi della “Grande Storia”
Repubblica Democratica e nelle proprie opere si
sulla vita quotidiana. Le lettere sono indirizzate a tre
legge un ripiegarsi sulle piccole cose, sulla nostalgia
persone e affrontano argomenti diversi. Nelle lettere
della vita quotidiana di bambini e ragazzi che,
alla sorella Vera, già passata all'Ovest da tempo,
ovviamente,
racconta gli avvenimenti che riguardano la vita
strada
ad
vissuto
un
gli
nuovo
anni
accettavano
filone
della
ogni
letterario
nascita
cosa
senza
interrogarsi.
famigliare, mentre all'amico d'infanzia Johann sono
Nel 2005 Ingo Schulze pubblicò “Vite nuove” (Neue
riservate le lettere che narrano i fatti e gli sviluppi del
Leben) . L'autore è uno scrittore giovane, nato a
1990.
Dresda nel 1962, quindi dopo la costruzione del
dall'Ovest, racconta la storia della sua vita fino al
Muro. Da subito questo suo romanzo venne
1989, cercando così di spiegare a chi era nato
giudicato come la migliore opera letteraria sulla
all'Ovest qual era la vita quotidiana e le aspirazioni
riunificazione, anzi venne osannato come “der
di chi viveva al di là del Muro.
Wenderoman”, il romanzo sulla riunificazione per
Ciò che è stato particolarmente apprezzato dalla
eccellenza.
critica è il radicamento di questo romanzo nella
3
A
Nicoletta,
una
fotografa
che
viene
tradizione letteraria tedesca. Tra gli altri Thomas
Steinfeld,
critico
letterario
della
“Süddeutsche
Zeitung”, ha sottolineato che questo è un libro di
oggi scritto per lettori di oggi, tuttavia i suoi parenti
più prossimi sono le “Fiabe” dei fratelli Grimm, il
“Gatto Murr” di Hoffmann ed ancora il “Faust” di
Goethe e il “Dottor Faustus” di Thomas Mann.
In particolare una figura del romanzo di Schulze
sembra essere ricalcata sul Mefistofele di Goethe,
ed è Clemens von Barrista. Questo personaggio,
incarnazione del capitalista senza scrupoli, con fare
“Vite nuove” ha come sottotitolo: “La giovinezza di
diabolico provoca la metamorfosi di Enrico Türmer
Enrico Türmer in lettere e in prosa. Pubblicato,
da artista a editore di un giornale di annunci
commentato e con un'introduzione di Ingo Schulze”.
economici.
Tramite l'espediente letterario delle lettere che il
protagonista è riflesso della metamorfosi della
protagonista, appunto Enrico Türmer, scrive nella
Germania, soprattutto di quella socialista dell'Est
prima metà del 1990, Schulze riesce a raccontare
che si trova repentinamente catapultata nel mondo
3
Le citazioni sono tratte dall'edizione DTV del 2007. In Italia è
stato pubblicato da Feltrinelli nel 2007.
capitalista.
-8-
Nuovamente
Il
protagonista
la
metamorfosi
stesso
afferma
del
la
necessità di questo radicale mutamento: “Abbiamo
suo trovarsi finalmente all'Ovest è: “Sei libero, libero
quindi solo due possibilità: o richiudiamo il Muro
come mai nella tua vita. Al centro di Berlino Ovest
oppure introduciamo anche qui l'economia di
potevo fare e lasciare ciò che preferivo”.9 A questo
mercato, altrimenti qui non rimarrà nessuno”.4
pensiero
Del resto, la metamorfosi di Türmer non era stata
assolutamente comprarmi qualcosa. Qualcosa solo
tanto provocata quanto sollecitata da Barrista,
per me. Improvvisamente ebbi l'idea fissa che il
poiché nel protagonista era già presente prima del
denaro sarebbe andato perduto se non l'avessi
loro incontro il desiderio di “andare all'Ovest”. Enrico
speso subito”.10
si interroga sulla nascita di questo desiderio: “In
Molti di questi pensieri e desideri sono quelli
quale modo era arrivato l'Ovest nella mia testa? E
realmente provati da Ingo Schulze stesso, come
che cosa aveva causato?”. Le risposte le trova
testimoniato dalla numerose interviste rilasciate
raccontando nelle lettere vari episodi della sua
anche in Italia in seguito al grande successo di “Vite
infanzia quando si era reso conto che tutto ciò che
nuove”. Tutto ciò è ancora a riprova del fatto che nel
possedeva di più bello “viene dall'Ovest dorato”6, ma
romanzo è rappresentata la vita reale dei cittadini
che “gli oggetti dell'Ovest sono come roccia lunare: o
tedeschi con le differenze ancora presenti tra Est e
venivano regalati o rimanevano irraggiungibili”.
7
Ovest, ma nello stesso tempo con il desiderio di
L'Ovest era quindi per Türmer bambino un luogo
incontrarsi e capirsi. Per facilitare l'incontro e la
mitizzato, quasi un paese dei balocchi dove si
reciproca comprensione Schulze non poteva trovare
poteva trovare di tutto ed era possibile fare tutto ciò
migliore linguaggio di quello attinto alla tradizione
che si desiderava.
letteraria tedesca, da sempre percepita come
5
Crescendo,
il
un
altro:
“Volevo
patrimonio comune. Dipingendo così la realtà
parzialmente i propri desiderata riguardo all'Ovest.
quotidiana con continui e chiari riferimenti alla
Sognando
scrittore,
tradizione, anche quest'opera può entrare di diritto a
immagina la sua vita futura: “Anche i miei abiti
far parte di questo patrimonio comune, evidenziando
saprebbero di atelier, scriverei ciò che vorrei per
ancora una volta come già nel passato che sono le
essere infine un giorno, essendo diventato troppo
radici culturali comuni a fare l'unità della Germania e
pericoloso per i potenti della DDR, spinto all'Ovest
sono queste a poter finalmente abbattere anche “il
dove i miei libri sarebbero già stati pubblicati”. I suoi
Muro nella testa”.
diventare
protagonista
subito
muta
di
giovane
segue
un
grande
8
desideri si concentrano comunque sempre sull'avere
qualche cosa dell'Ovest e sulla possibilità di andare
dove si vuole senza limiti. Uno dei primi pensieri del
4
5
6
7
8
Wir haben also nur zwei Möglichkeiten, entweder wir
schließen die Mauer wieder, oder wir führen auch hier die
Marktwirtschaft ein, andernfalls wird keiner bleiben. (pagina
570)
Auf welche Art und Weise kam der Westen in meinen Kopf?
Und was hat er da angerichtet? (p. 131)
[…] kommt aus dem goldenen Westen […] (p.132)
Die Westsachen waren wie Mondgestein, entweder wurden
sie einem geschenkt, oder sie blieben unerreichbar. p.133)
Meine Kleidung würde ebenfalls nach Atelier riechen, ich
würde schreiben, was ich wollte, um eines Tages, wenn ich
den DDR-Mächtigen zu gefährlich geworden wäre, in den
Westen abgeschoben zu werden, in den Westen, wo meine
Bücher bereits erschienen waren […] (pp.224-225)
-9-
9
10
Du bist frei, so frei wie nie zuvor in deinem Leben. Mitten in
Westberlin konnte ich tun und lassen, was mir beliebte.
(p.581)
Ich wollte mir unbedingt etwas kaufen. Etwas für mich allein.
Plötzlich hatte ich die fixe Idee, das Geld wäre verloren, wenn
ich es nicht sofort ausgäbe. (p. 581)
AL DI LÀ DEI LIMITI ...
di Paola Avenia
"Nel vascello del tempo
Il mondo prosegue il suo viaggio
Senza porto né riva, verso l'infinito.
E' proprio qui, amico, in questo mondo,
che si mescolano il tempo che passa e l'eterno"
(Faouzi Skali)
D
iversi possono essere i significati e le interpretazioni che possiamo attribuire
al concetto di limite. Il limite, come mezzo o motivo di restrizione imposto o
subito, mi porta a pensare alla condizione delle donne in certe società arabo-
musulmane (ma non solo): donne vittime di discriminazioni e di mentalità retrograde e
fortemente patriarcali che ostacolano la loro libertà; donne che hanno combattuto e
combattono
tuttora
cercando
di
infrangere
i
limiti
a
cui
sono
sottoposte.
La
problematica della donna vittima di cliché e discriminazioni non è limitata solamente
all'area
arabo-musulmana;
tuttavia
in
questo
articolo
mi
soffermerò
a
trattare
unicamente questa regione.
E' importante e opportuno chiarire fin d'ora che non
consolidare
si può parlare della condizione della donna arabo-
incomprensioni
musulmana come fenomeno omogeneo poiché
sull'argomento".2
l'argomento andrebbe affrontato tenendo conto delle
Quando si parla della donna araba bisognerebbe
diverse società, dei differenti contesti storici-politici
andare al di là degli stereotipi e del "sentito dire" e
nonché della diversità di applicazione del diritto nelle
conoscere le esperienze delle diverse persone: in
diverse
questo modo, infatti, crollerebbero molti tabù, molti
regioni
dell'area
arabo-islamica.
Pur
gli
stereotipi
che
e
le
l'occidente
profonde
persegue
essendo l'Islam un messaggio universale, ha
pregiudizi e molti luoghi comuni.
un'attuazione diversa nel mondo che dipende
Come
principalmente da fattori economici, sociali e politici.
femministe, come Ziba Mir Hosseini, Margot Badran
Come sostiene Jolanda Guardi
"procedere nel
e di intellettuali come l'egiziano Qaim Amin, la
considerare l'Islam come unica variabile esplicativa
situazione della donna è il risultato di fattori storici,
della condizione delle cittadine dei paesi arabi è
politici ed economici nonché conseguenza della
continuare a utilizzare scorciatoie che non solo non
presenza di comportamenti e ideologie che sono
tengono conto della complessità dell'argomento, ma
retaggio di culture patriarcali e tradizionaliste tipiche
che hanno anche come unico effetto quello di
delle cosiddette società premoderne.
1
1
Jolanda Guardi, docente di Lingua Araba e Traduzione presso
l'Università Degli Studi di Milano.
2
viene
ribadito
negli
di
studiose
Guardi J., Dossier "Donne, diritto, interpretazione" in “Africa &
Mediterraneo”, n. 34, marzo 2001
- 10 -
scritti
Parlando di scrittrici femministe non posso non citare
L'emancipazione della donna può essere dunque
Malik
lo
intesa come il desiderio e il tentativo di andare
pseudonimo di Bahithat al-Badiyya (colei che cerca il
contro i cliché creati dall'immaginario maschile sulla
deserto),
sostenitrici
donna e la volontà di infrangere i limiti imposti da
donne.
una mentalità restrittiva e discriminante nei confronti
L'importanza dell'istruzione come strumento di
della donna, con lo scopo di affermare la propria
liberazione, di emancipazione e progresso sociale, è
libertà e individualità.
Hifni
Nasif,
una
delle
dell'estensione
un
pensiero
meglio
più
conosciuta
ferventi
dell'istruzione
ricorrente
anche
con
alle
nell'ideologia
femminista di stampo occidentale; basti infatti
Rinchiudersi in una mentalità da aggrediti
pensare agli scritti ad esempio di Virgina Woolf.
È per la vittima ancora più devastante
Nel campo della narrativa numerose sono le scrittrici
dell'aggressione stessa.
che si sono messe alla prova con i generi letterari
Del resto, lo stesso vale per la società e per gli
più diversi. L'obiettivo primario è quello di veicolare
individui.
temi e argomenti di interesse generale per le donne
Ci si raggomitola, ci si barrica, ci si protegge da tutto,
e
analizzare
le
problematiche
connesse
alla
ci si chiude,
condizione della donna, per cercare di smuovere le
si rimugina, non si cerca più, non si esplora più, non
coscienze collettive a riflettere sulle questioni attuali
si avanza più,
della società moderna.
L'egiziana
Sahar
Tawfiq,
si ha paura del futuro, del presente e degli altri.
scrittrice
e
anche
traduttrice, a proposito del ruolo della donna nella
letteratura araba tiene a precisare: "il ruolo delle
donne nella letteratura araba è molto importante. Le
donne hanno bisogno di esprimersi, di trasmettere i
loro sentimenti, di osservare tutto quanto le circonda
e per poter dire la loro opinione".
Nella letteratura araba la poesia ha subito una vera
e propria rivoluzione a partire dagli anni '40 del '900;
artefice di questo sconvolgimento fu una donna,
l'irachena Nazik Al-Mala'ika che per prima ha
infranto una serie di tabù. La ricerca della libertà, il
desiderio di raggiungere e superare i limiti imposti
dalla tradizione, la frattura con il passato, è ciò che
accomuna le donne scrittrici di questo periodo: sfide
che esse vivono nella realtà quotidiana e che
riportano sulla carta. Nei loro versi entrano temi di
attualità, come la guerra, o eterni, come le
inquietudini esistenziali, il sentimento, l'amore, il
corpo.
- 11 -
(Amin Maalouf)
QUANDO L’ARTE INFRANGE I LIMITI…
di Elena Pozzi
S
altare il recinto, andare “oltre”, infrangere i limiti, non è solo il tema intorno al
quale vertono i vari contributi di questo secondo numero della rivista del
Centro Culturale Mir, ma è stato da sempre il proposito del Futurismo,
movimento artistico e di pensiero di cui si è da poco concluso il centenario.
Con il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti,
trascinano radici! Oh noi non siamo che poveri alberi
ideologo del movimento, non siamo di fronte ad un
vagabondi! Vogliamo delle ali! Facciamoci dunque
semplice desiderio di ribellione all’arte fino ad allora
degli aeroplani”.1
imperante, ma ad un serio intento di svecchiare la
Dopo questo rinnegamento del passato e delle radici
cultura, liberarsi dalle pastoie del passato che
non resta che fare un passo in avanti e passare,
impediscono allo sguardo di spingersi avanti e
appunto, dalla retroguardia all’avanguardia ed il
ricercare vie del tutto nuove mai calpestate. Il tutto in
mezzo più veloce per farlo è certamente il volo, che
un clima di fervore ed esaltazione collettiva.
permette, inoltre, di volgere uno sguardo più
La nascita del Futurismo risale al 20 febbraio 1909
distaccato su ciò che si intende abbandonare: “Tu
con un manifesto pubblicato sulla prima pagina del
non godrai più di simili insipidezze!… le canne con le
quotidiano “Le Figaro”, ma bisognerà attendere sino
quali facevamo delle zampogne formano l’armatura
al mese di marzo del 1913 perché il movimento trovi,
di questo aeroplano”.2 Nel manifesto e nel proclama
seppur per un periodo limitato, adeguato alveo alle
sono presenti già tutti i propositi e le intenzioni del
sue irruenti dichiarazioni nella neonata rivista
gruppo, dall’amore del pericolo e dall’esaltazione del
fiorentina “Lacerba”. Ben quattro anni separano
coraggio, all’estrema attrazione per il gesto vigoroso
dunque il proclama marinettiano, primo atto di una
e per la velocità; dal rifiuto del concetto di tempo e
lunga serie di programmi e provocazioni, dalla scelta
dal disprezzo del moralismo e dell’accademismo alla
di far confluire il vivace spirito futurista in una
glorificazione della guerra e del patriottismo; dalla
pubblicazione periodica. In effetti il mezzo “rivista”
modernolatria all’ammirazione per le folle di ferventi
viene
lavoratori, simbolo delle città moderne. Intuizioni
considerato
da
Marinetti
e
i
suoi
un
“contenitore” abusato nel XX secolo tanto da far
completamente
coniare per il 1900 la definizione di “secolo delle
esprimere senza una radicale innovazione formale,
riviste”.
questo
ora non c’è più spazio per una rivista canonicamente
rimaneggiato,
intesa e l’attenzione si sposta su altri metodi di
cambiato, così da divenire specchio di quelle novità
comunicazione che vengono a trovarsi a metà strada
che il movimento va auspicando. Pur consapevole
tra la divulgazione informativa e la propaganda.
della propria formazione e del proprio retaggio
Di qui gli immensi manifesti a lettere scarlatte
artistico, ascrivibile al simbolismo, Marinetti non
annuncianti semplicemente “Futurismo – F. T.
esita a sacrificare la sua rivista “Poesia” e a dire “Al
1
Nell’ottica
contenitore
che
futurista
va
è
proprio
rimodellato,
diavolo queste mani vischiose e questi piedi che
2
- 12 -
nuove,
però,
non
si
possono
F.T. MARINETTI, Uccidiamo il chiaro di luna!, in Per
conoscere Marinetti e il Futurismo , a cura di L. De Maria,
Mondadori, Milano 1973, p. 17
Ibi, p.18
Marinetti” così da creare una situazione di attesa e
Questa massiccia distribuzione gratuita di materiale
curiosità. I volantini inviati per posta, consegnati a
è finalizzata al penetrare invasivamente in quanti più
mano
ambienti possibili.
o
letteralmente
lanciati
sulla
città
da
un’automobile in corsa o dall’alto di una torre. Le
Tutti questi metodi sono il risultato di un’ottica
lettere circolari che, inviate a esponenti culturali
propagandistica mirata che vede nella velocità e
italiani e stranieri, hanno il compito di diffondere
nella
notizie circa le iniziative del gruppo, sia che si tratti
scandalistica, il filo rosso che accomuna ogni
di esposizioni di pittura (infatti col manifesto dell’11
creazione futurista e che, di conseguenza, non può
febbraio 1910 si era ufficializzata la nascita del
non essere rispecchiato da quella sorta di biglietto
gruppo dei pittori futuristi), sia che si tratti di
da visita che è la presentazione del movimento al
pubblicizzare le “serate futuriste”, a loro volta
mondo.
strumenti
del
La tattica di Marinetti è quella di creare un clima non
movimento. Sono queste una sorta di happenings
necessariamente favorevole al Futurismo (il primo
dove al momento puramente artistico, costituito per
manifesto teatrale titolerà coraggiosamente “la
lo più da declamazioni poetiche e presentazioni di
voluttà di essere fischiati”4), ma piuttosto di eccitata
quadri, si alterna o meglio si fonde l’intervento
aspettativa che si potrebbe riassumere nella formula
politico diretto: Marinetti parlerà in proposito di
“quale sarà la mossa successiva?”. Domanda che si
“comizio artistico”.3 La lunga catena che comprende
accentua certamente nel biennio 1910-1911 quando
diverse tappe nel battage pubblicitario futurista non
vedono la luce il manifesto dei pittori futuristi, il
si arresta qui, infatti i commenti e resoconti di queste
manifesto tecnico della pittura futurista, il manifesto
serate si possono poi ritrovare nei risvolti di
dei musicisti futuristi e quello dei drammaturghi
copertina o nelle introduzioni di libri pubblicati dalla
futuristi, i quali delineano ulteriori campi d'azione del
casa editrice “Poesia” che, alla morte dell’omonima
movimento: pittura, musica, teatro.
rivista, ne conserva il nome.
La mossa successiva non tarda dunque ad arrivare:
Aldo Palazzeschi ricorderà come all’uscita del suo
l’11 maggio 1911 appare un volantino che divulga il
Incendiario fosse rimasto quasi deluso dal fatto che,
manifesto
ad una prefazione pertinente alle poesie contenute
attraverso il quale viene codificata una vera e
nel libro, fossero state preferite 75 pagine di
propria rivoluzione nel campo delle lettere. Esso
pubblicità al movimento attraverso un dettagliato
sarà alla base di molte delle più riuscite opere della
resoconto della prima serata futurista svoltasi al
produzione futurista, permettendo il riconoscimento
Politeama di Trieste il 12 gennaio 1910; e sempre lo
di un libro e di una rivista futurista anche ad un primo
scrittore ci informa di come Marinetti consegnasse
sguardo. Se Marinetti chiudendo la sua rivista
poi nelle sue mani un elenco contenente più di 700
“Poesia” segnava una cesura netta con i temi del
nominativi tra uomini politici e di cultura, professori,
Simbolismo, con l’abbandono del verso libero,
industriali, professionisti, gentildonne e gentiluomini,
sancito dal manifesto tecnico della letteratura, recide
compresi i più strenui oppositori al movimento, ai
anche l’ultimo legame, ovvero quello formale, e lo fa
quali inviare una copia del libro.
per la seconda volta ricorrendo ad un espediente
di
prim’ordine
nell’affermazione
trovata,
a
tecnico
volte
della
sorprendente,
letteratura
a
volte
futurista,
che vuol mettere pienamente in luce questa sorta di
3
F.T. MARINETTI, Teoria e invenzione futurista, a cura di L.
De Maria, Mondadori, Milano, 1968, p. 298
4
- 13 -
F.T. MARINETTI, La voluttà di essere fischiati , in Per
conoscere Marinetti e il Futurismo, pp. 30-33
passaggio del testimone per cui il nuovo uccide e
ovviamente, perfezionarsi allenandosi insieme e
subentra al vecchio. Infatti, come “Poesia” era stata
confrontandosi?
salutata con la pubblicazione sulle sue stesse
La risposta non tarda ad arrivare e col mese di
pagine del manifesto di fondazione del Futurismo,
marzo del 1913, Marinetti ed il suo gruppo
così l’addio al verso libero è dato con l’uscita
approdano sulla rivista fiorentina “Lacerba”, nata
dell’antologia
che
solo due mesi prima ad opera di Giovanni Papini ed
raccogliendo le prove dei migliori poeti versoliberisti,
Ardengo Soffici che si erano allontanati dalla rivista
reca come introduzione il manifesto tecnico della
“La Voce”.
letteratura che teorizza una tecnica di scrittura
In questo particolare momento, dopo aver posto le
completamente nuova e che prevede l’abbandono
basi per una totale rivoluzione letteraria, la scelta di
del verso libero. Gli undici punti in cui si articola il
far uso di una rivista non corre più il rischio di essere
manifesto traducono in precise indicazioni lo sforzo
confusa con un ritorno al passato o, comunque,
di Marinetti di creare letteratura tramite una
considerato come un passo indietro rispetto ai mezzi
completa immersione “nei dominii sconfinati della
innovativi ed inusuali utilizzati sino ad ora, perché la
libera intuizione” , facendo uso di quella che va
pubblicazione periodica diventa, nell’ottica futurista,
definendo “immaginazione senza fine” (levati i fili
un nuovo efficacissimo metodo di propaganda che
della logica non può restare che l’intuizione), così da
va ad aggiungersi al lungo elenco di quelli già
poter rappresentare tutte le sfumature percettive
sperimentati.
dell’uomo contemporaneo, il cui sentire, modificato
l’impressione di veder convivere due linee di
dal progresso, dalle tecnologie moderne e dai nuovi
pensiero accostate, a volte sovrapposte, ma sempre
mezzi di comunicazione, non è più quello dell’uomo
separate, l’una tenuta in vita dal gruppo dei fiorentini
vissuto in epoche ormai superate.
imperniata sull’attacco nei confronti della religione e
Si tratta, comunque, di una ideazione che può
su un radicato anticrocianesimo, l’altra dai milanesi
perfezionarsi solo con l’uso e con la pratica. Le
imperniata sullo sperimentalismo oltre ogni confine
esigenze ormai sono mutate e non si tratta più di
sulle pagine bianche della rivista.
trasmettere
privilegiando
Fondando lui stesso una rivista, Marinetti avrebbe
l’aspetto contenutistico o facendo per lo più
rischiato di dar luce ad un giornale futurista per
corrispondere ad una dichiarazione esplosiva, una
futuristi, la ricerca sperimentale sarebbe continuata
modalità nel divulgarla che risponda ai criteri
ma la sua diffusione avrebbe subíto una battuta
dell’originalità e dell’anticonformismo in un continuo
d’arresto; in qualità di ospiti di una pubblicazione già
rimando dal messaggio al gesto e dal gesto al
esistente, anche se da soli due mesi, la prospettiva è
messaggio; ma si aggiunge ora la necessità di unire
invece completamente diversa. La convivenza dei
ad una diffusione rapida e capillare della nuova
due gruppi non è facile, così dopo un anno e mezzo
tecnica la possibilità di testare, sperimentare ed
in cui Marinetti e i suoi danno sfogo alle più
approfondire questa stessa tecnica permettendone
sorprendenti
sviluppi successivi. Dove trovare una palestra aperta
coll’uscita di due manifesti letterari), i fiorentini si
al pubblico in cui gli atleti possano farsi conoscere e,
riappropriano della rivista che diventa solamente
“I
poeti
futuristi” del
1912
5
6
5
6
solamente
significati,
F.T. MARINETTI, Manifesto tecnico della letteratura futurista,
in I futuristi, a cura di F. Grisi, Newton, Roma, 1994, p. 40
Ibi, p. 39
politica.
- 14 -
Leggendo
invenzioni
“Lacerba”
(supportate
si
di
ha
fatto
La seconda rivista sulla quale i futuristi approdano è
rinunciare ad essere compresi. Essere compresi non
“L’Italia Futurista”, fondata da Emilio Settimelli e
è necessario”.7
Bruno Corra. Se Papini accusava Marinetti di voler
Il formato de “L’Italia Futurista” è funzionale anche a
imporre prepotentemente il paroliberismo, essi lo
questa intensa attività artistica, che può trovare uno
accettano
ad
spazio più adeguato di espressione nei grandi fogli
esigenze personali, quali la conservazione di quella
del giornale così di ospitare le più ardite ed
loro peculiare vena simbolico-occultista e surreale.
ingombranti tavole parolibere.
Il nuovo quindicinale esce a Firenze il primo giugno
La rivista vede la luce in un periodo particolarmente
del 1916 e ancora una volta l’impressione che se ne
difficile ovvero durante la prima guerra mondiale.
ricava è quella di una rivista in cui l’ortodossia
L’intima solidarietà degli aderenti al movimento è
futurista di stampo marinettiano convive con una
messa a dura prova dagli eventi bellici che sono
produzione affatto diversa dominata dalla sfera
causa di grandi perdite e accelerano l’avvicinamento
onirica; ma al contrario dell’esito disastroso a cui era
di alcuni futurista ad altre esperienze artistiche. E’
giunta la presenza di due posizioni differenti in
quindi inevitabile che il conflitto bellico sia oggetto di
“Lacerba”, in questo caso il sodalizio che si viene a
gran parte degli scritti del giornale e che quest’ultimo
creare tra Marinetti e alcuni di questi giovani sarà
abbia una determinante impronta interventista.
alla base di una lunga e stretta alleanza.
L’11 febbraio “L’Italia Futurista” accoglie sulle sue
“L’Italia Futurista” si presenta in formato tabloid,
pagine la più ampia ed articolata enunciazione
proprio come “Lacerba” mostrando come la sua
politica fino ad allora concepita dal movimento: si
funzione non sia quella di essere conservata e
tratta del manifesto-programma che segna la nascita
consultata anche a distanza di tempo, bensì letta e
del Partito politico Futurista. Con questo numero
sfogliata
come
cessa la pubblicazione della rivista, ma da più di una
avviene per un quotidiano il quale ripone la sua
testimonianza si evince il desiderio dei membri del
specificità nella concisione e nell’immediatezza
movimento di fondare al più presto un nuovo
comunicativa che rappresentano due fondamentali
militante
requisiti nell’ideologia futurista.
dell’armistizio, e precisamente il 20 settembre 1918,
La rivista futurista non cerca semplici lettori bensì
vede la luce il primo numero di “Roma Futurista”
“consumatori” e chiede accanto all’azione della
giornale
lettura quella della fruizione visiva ed emotiva. Lo
politico, ma dal numero 53 del 4 gennaio 1920
scopo non è di far riflettere ma di provocare un
compie un improvviso cambio di rotta e diviene un
coinvolgimento sia razionale, sicuramente auspicato
periodico sostanzialmente artistico e letterario.
per quanto riguarda articoli e manifesti teorici, sia
Nell’immediato
istintivo, che permetta di godere al meglio di tutto
marinettiano,
quel
periodicamente
componente artistico-letteraria, non era certo più
pubblicato. Il testo futurista va visto, osservato, a
vigoroso e propositivo come nel periodo cosiddetto
tratti letto, apprezzato o sdegnato, ma mai “capito”;
“eroico”. Le difficili acque in cui si trova a navigare il
si noti che una delle asserzioni contenute nel
Futurismo mettono in allarme molti artisti. La
manifesto tecnico della letteratura era “Bisognerà […]
fondazione di “Roma Futurista”, se da un lato si offre
pienamente,
piuttosto
ricco
piegandolo
velocemente,
repertorio
artistico
tuttavia
proprio
7
- 15 -
Ibi, p. 40
giornale.
che
Un
si
mese
mezzo
autodefinisce
dopoguerra
e
e
in
modo
prima
esclusivamente
il
movimento
particolare
la
sua
come uno slancio vitale al movimento e come un
disponibile. Nella parte inferiore del foglio, a destra
sicuro modo per rinfrancare gli animi infiacchiti e
compaiono i nomi dei direttori in ordine verticale,
provati dalle contingenze storico-politiche; dall’altro
mentre in basso a sinistra si trova indirizzo e nome
rischia di far identificare sempre più il Futurismo con
dell’editore. Lo scopo è quello di far ricordare il
un movimento politico tout court, o, comunque, con
nome del giornale che così appare “urlato” grazie
un movimento che faccia del pensiero politico la sua
all’adozione di caratteri solitamente impiegati in
caratteristica predominante.
stampati commerciali o in imballaggi. Le copertine
L’esigenza
di
una
pubblicazione
interamente
dei restanti sei numeri recano continue variazioni
futurista aveva dunque trovato soddisfazione, ma il
così
forte impegno politico rischiava di porre in secondo
L’apparente confusione che accompagna molta della
piano l’aspetto creativo del movimento.
produzione editoriale del movimento non è mai,
La reazione a questo stato di cose non si fa
comunque, una semplice preferenza estetica, ma
attendere a lungo e, all’inizio di febbraio del 1919, a
funzionale all’espressione del paroliberismo. In un
pochi mesi dalla fondazione di “Roma Futurista”,
periodo che sta sempre più accentuando un
esce nella capitale il primo numero di “Dinamo”,
processo di generale ritorno all’ordine, “Dinamo” si
“rivista mensile di arte futurista”. Nonostante sulla
presenta come una voce fuori campo che, tuttavia,
copertina si legga che essa è “diretta da Settimelli
non ignora il panorama culturale che la circonda.
Mario Carli Remo Chiti”, è Marinetti il promotore del
Nell'economia
nuovo giornale.
propriamente umoristico e goliardico è rappresentato
Ciò che preme maggiormente a quest’ultimo è
spesso
attirare attorno alla nuova rivista grande curiosità,
provocatorio, la funzione di svago è affidata anche a
garantendole un immediato successo di vendite. Ciò
disegni, riproduzioni di quadri o illustrazioni che
è possibile solo qualora i lettori abbiano una positiva
vengono spesso ad interrompere sequenze di parole
impressione all’uscita del primo numero; una volta
in libertà, pièces teatrali, scritti teorici e opinioni
superato questo scoglio, il lavoro potrà essere svolto
critiche.
anche da qualcun altro. Se il titolo stesso della
Marinetti, instancabile ideatore, Carli, Settimelli e
rivista suscita suggestioni macchinistiche, l’impianto
Chiti, direttori dei primi tre numeri desiderano farne
risente in maniera considerevole dell’idea di giornale
un’importante pubblicazione “organo intransigente”9
nutrita dagli ex redattori de “L’Italia Futurista”.
del Futurismo. Tuttavia l’insieme di più fattori
“Dinamo” appare come una pubblicazione leggera,
concorre a fare di “Dinamo” una breve e travagliata
ciò non vuol dire caratterizzata da vacuità di
esperienza, e ne decreta una precoce fine. La
contenuti, ma teatrale e “simpatica”. Esteticamente
rivista, comunque, anche se esce per soli sette
“Dinamo” è di formato ridotto, soprattutto se lo si
numeri, riesce a tratteggiare una mappa piuttosto
paragona alle grandi dimensioni spesso utilizzate
chiara delle preoccupazioni e dei problemi che il
dalle pubblicazioni futuriste. La testata e il sottotitolo
Futurismo si trova ad affrontare in questo particolare
invadono letteralmente più della metà dello spazio
momento.
8
da
stupire
dalle
Il
in
del
continuazione
giornale
pubblicità
progetto
spesso
inizialmente
Contemporaneamente
il
lettore.
l’aspetto
al
è
limite
più
del
ambizioso,
contribuisce
a
mettere in evidenza gli orientamenti artistici in linea
8
Le indicazioni suddette sono contenute in una significativa
lettera inviata da Settimelli a Corra, conservata presso
l'Archivio della Fondazione Primo Conti di Fiesole, Fondo
Settimelli.
con i quali il movimento intendeva approfondire le
9
- 16 -
Lettere futuriste tra arte e politica, a cura di C. Salaris,
Officina, Roma, 1989 p. 71
proprie ricerche. Marinetti sente, infatti, l’esigenza di
numero di pagine. E’ piuttosto evidente che
dirigere il lavoro del gruppo verso le esperienze del
l’avventura editoriale iniziata con le più nobili
teatro sintetico, del quale percepisce le incredibilli
intenzioni si sta progressivamente spegnendo. Non
potenzialità
a
e,
nello
stesso
tempo,
la
sua
caso,
in
artistico,
della rivista è teatrale, ricco di colpi di scena e di
polemici, funzionali ad arginare a parole ciò che i
vivaci trovate laddove si riscontra un’alternanza di
fatti stanno via via dimostrando. Da queste pagine i
parti più figurative e di parti più propriamente verbali
futuristi prendono di mira ad uno ad uno tutti i nemici
sia teoriche che artistiche. “Dinamo” si palesa da
che dichiarano di disprezzare, ma da cui, in realtà, si
subito come un impegno piuttosto gravoso, sia
sentono
perché
giornale
prevalentemente negli editori e direttori di riviste e
esclusivamente artistico costringe ad un continuo
collane che, seguendo il metro del guadagno e della
lavoro creativo cui spesso manca il tempo di
facile notorietà, sbarrano la strada a promettenti
attendere, sia perché, contemporaneamente, si
giovani, per accontentarsi di pubblicare nomi di
vanno moltiplicando altre importanti iniziative come,
facile richiamo sul pubblico. Allo stesso modo sono
ad esempio, la Grande Esposizione Futurista
criticate aspramente le scelte condotte nel campo
inaugurata a Milano nel mese di marzo del 1919.
della cinematografia e del teatro da ottusi impresari.
Inoltre
Dopo
proposito
Mario
Carli,
di
farne
direttore
un
responsabile
del
moltiplicano
dell’impoverimento
insufficiente capillare diffusione. Anche l’aspetto
il
si
corrispondenza
minacciati.
le
battaglie
dichiarazioni
Essi
sono
polemiche
e
scritti
identificati
sostenute
ed
i
giornale nei mesi di febbraio, marzo e aprile, è
propositivi programmi artistici pubblicati, la parabola
anche condirettore di “Roma Futurista”, verso la
compiuta dalla rivista trova il suo punto d’arresto col
quale vengono indirizzate la maggior parte delle sue
numero di settembre-ottobre 1919.
preoccupazioni,
piattaforma
Marinetti, infatti, si trova costretto ad accantonare
privilegiata dell’alleanza tra futuristi e arditi, le truppe
momentaneamente la componente creativa del
d’assalto all’interno delle quali lo stesso Carli aveva
movimento, perché totalmente assorbito dagli eventi
militato durante il conflitto. E’ proprio in nome di
politici e dalle prossime imminenti elezioni nelle quali
questa alleanza che egli, dopo l’uscita del fascicolo
i futuristi intendono proporre la loro candidatura.
di aprile abbandona la direzione di "Dinamo", per
Testimonianza concreta di una mai sopita volontà di
dedicarsi prevalentemente, insieme al futurista
presenza ed autorevolezza sulla scena culturale,
Vecchi, al nuovo giornale milanese “L’Ardito”.
“Dinamo” si fa specchio della particolare condizione
Per risollevare le sorti della rivista, dal mese di
in
maggio ne assume la direzione Marinetti, tuttavia
dopoguerra.
paradossalmente già da questo numero “Dinamo”
esperienza, sembra rimandarci il “canto del cigno”
sembra aver perso parte della linea ortodossa
del Futurismo libero, prima dell’inquadramento cui
marinettiana, ma anche, più semplicemente, la
anche il movimento marinettiano soccomberà, in
possibilità di attingere ad un repertorio ricco e fornito
seguito all’affermazione del regime.
essendo,
questa,
di lavori inediti ed interessanti. Progressivamente
cominciano a comparire sulla rivista liriche e prose di
autori non inquadrati pienamente nel movimento, ma
necessari per garantire al giornale un minimo
- 17 -
cui
si
trova
Così,
il
Futurismo
nella
sua
nell’immediato
seppur
breve
LIMITI INFRANTI OLTRE LA VERITÀ DELLA STRUTTURA
ARCHITETTONICA
di Emanuela Fortuna
L
a pittura parietale degli antichi aveva dato prova della forza dell’illusionismo:
pareti di palazzi e ville che simulavano quadri appesi ai muri, gabbie con
uccelletti cinguettanti, scene arcadiche o erotiche in quadrature paesaggistiche,
brani di natura morta come abbandonata su finte mensole o spine di pesce ed avanzi
riprodotti nei mosaici dei pavimenti nelle sale da pranzo. Una perizia prospettica ed
illusionistica che con l’avvento dell’arte bizantina andò persa. Ci vollero secoli per
riportare
in
vita
il
gusto
della
finzione,
la
forza
della
pittura
sulla
struttura
architettonica, che ritornò nel tempo ad essere solo un semplice e muto supporto al
racconto pittorico.
Dopo nove anni di duro lavoro finalmente Andrea
Mantegna (Isola di Carturo, Padova 1431 – Mantova
1506) poteva mostrare al Duca Ludovico Gonzaga,
suo signore, l’opera più impegnativa finora compiuta:
la decorazione di quella che passerà alla storia
come la “Camera Picta“. Dal 1465 al 1474 Mantegna
aveva condotto un vero e proprio programma
celebrativo attraverso le decorazioni della volta e
delle pareti della “camera”, allora uno studiolo
privato, in cui il Signore di Mantova riceveva
ambasciatori, nobili e faccendieri, manipolando
secondo trame segrete la politica italiana del suo
tempo. Nell’esaudire la richiesta del committente,
Mantegna riportò in vita dopo secoli dall’epoca
classica
l’illusionismo
prospettico.
Solo
Giotto
(Vespignano, Vicchio di Mugello 1267? – Firenze
Figura 1. GIOTTO, Coretto, Padova, Cappella degli
Scrovegni
1337) nel 1305 aveva fatto qualcosa di simile con i
due “Coretti” nella Cappella degli Scrovegni a
Sulla volta Mantegna raffigurò Ercole ed Orione:
Padova, là dove il giovane Andrea ancora garzone
Ercole rappresentava la forza ed Orione l’interesse
dello Squarcione (Padova 1397 – 1468) si era
per gli studi umanistici del Duca di Mantova. Lungo
formato.
le pareti distese una cortina di cuoio, come fosse un
palcoscenico su cui è stato tirato il sipario. I nostri
- 18 -
personaggi recitano come attori sulla ribalta la vita di
un supposto giardino pensile, abitato da animali
corte: improvvisamente il muro di mattoni si
esotici, verso il camerino privato come ad origliare
trasforma in un tendaggio e la scena aperta dà luogo
gli incontri segreti del duca con gli ambasciatori delle
ad un’improvvisazione che riprende i due coniugi
signorie italiane.
(Ludovico e la consorte Barbara di Brandeburgo)
mentre si circondano dei membri della loro corte
accompagnati dai figli, dal fedele ministro, dal nanobuffone e dai cani, così amati dal Gonzaga.
Figura 2. ANDREA MANTEGNA, Camera Picta, Mantova,
Figura 3. ANDREA MANTEGNA, Camera Picta, Mantova,
Palazzo Ducale
Palazzo Ducale
Sulla parete accanto Mantegna raffigura la scena
La parete architettonica è stata sfondata per lasciare
dell’incontro nei pressi di Roma tra Ludovico ed il
spazio alla finzione. Mantegna non ha fatto altro che
figlio, il Cardinal Francesco. Ancora una volta le
portare
cortine sono tirate e si dà il via alla pièce: siamo alle
scenografico, offrendo allo spettatore uno scorcio
porte di un’immaginaria Roma (Mantegna non aveva
potente, con figure riprese così come sarebbero
ancora visto la Città Eterna), il paesaggio è ridente
realmente viste dal centro della sala di sotto in su. Si
ed assolato come ci si aspetta nella campagna
crea, cioè, un confine oscillante tra realtà e
romana, i due protagonisti discutono e attorno a loro
immaginazione, in cui il visitatore è coinvolto senza
i
realmente accorgersi dello “scherzo” visivo. Scrive
cortigiani
semplicemente
come
comparse
alle
estreme
conseguenze
il
gusto
Adorno:
chiacchierano, presi da ben altri argomenti.
L’“occhio di cielo” nella volta sfonda addirittura il
soffitto fingendo putti, donne di corte e cameriere
L’idea
mentre con curiosità si sporgono dalla balaustra di
reciproca integrazione fra “chiuso” e “aperto”,
- 19 -
è
rinascimentale:
il
rapporto
di
fra il “dato” costruito e il “dato” naturale. La
realizzazione dell’idea è così sicura, così
perentoria, che avrà un largo seguito non
soltanto nel ‘500 ma addirittura nell’età
barocca.1
Bisognerà attendere quasi cinquant'anni perché
l’esperienza di Mantegna sia messa a frutto. Nel
1523 Correggio (Antonio Allegri, Correggio 1489 –
1534) realizza la decorazione della cupola di San
Giovanni a Parma, in cui si confronta con la
dimensione monumentale. La struttura architettonica
viene completamente sovrastata dall’illusionismo
pittorico che inscena la Visione di San Giovanni,
circondato da santi, in una dimensione sacra. La
Figura 4. CORREGGIO, Parma, cupola del Duomo
luce di Dio ci circonda in un abbraccio tutto paterno.
Tra il 1526 ed il 1530 Correggio svilupperà lo
Si trattò di una vera e propria rivoluzione decorativa:
spettacolare “sfondato” architettonico nella cupola
i limiti della parete erano definitivamente infranti.
del Duomo di Parma. Questa volta dipingerà
L’affresco risultò talmente innovativo che in un primo
l’Assunzione
ed
momento suscitò il disappunto dei canonici, che lo
l’evento
definirono “un guazzetto di rane”. Fu Tiziano a
sacro in un’impalpabile struttura architettonica: le
capire per primo che da quel momento la pittura
pareti della cupola si trasformano in una cortina di
poteva tornare a superare i limiti imposti dalla
nuvole e luce. Lo “sfondato” ancora una volta
struttura architettonica.
suggerisce uno spazio che in realtà non esiste, la
Contemporanea alla cupola del Duomo di Parma, la
cupola
dimensioni
Sala dei Giganti che Giulio Romano (Giulio Pippi,
architettoniche ed il legame con Dio Padre, che ci
Roma 1499 ca. – Mantova 1546) realizzò nel
attende, diventa tangibile. Ogni fedele può vedere il
Palazzo del Tè (1524-1535 ca.) a Mantova. Nella
Paradiso che lo attende e seguire con lo sguardo il
punizione dei giganti ribelli Federico II Gonzaga volle
percorso verso Dio. Santi ed angeli fanno da corona
rendere esplicita la propria fedeltà all’autorità
all’assunzione e in un cono di luce la Madre di Cristo
imperiale di Carlo V. Un messaggio politico chiaro
assurge.
fu, dunque, il pretesto per una magistrale opera di
emozionata
della
Vergine.
partecipazione
sembra
ergersi
Nessuno
Illusionismo
ambientano
oltre
percepisce
le
la
struttura
illusione prospettica.
architettonica: tutto è luce e nuvole.
1
P. ADORNO, L’arte italiana. Le sue radici greco-romane e il suo
sviluppo nella cultura europea, volume secondo, Il
rinascimento e il barocco, Casa editrice G. D’Anna, MessinaFirenze, 1987, p. 282.
- 20 -
ricordare Andrea Pozzo (Trento 1642 – Vienna
1709). Pozzo entrò nel 1605 nella Compagnia di
Gesù, per la quale realizzò uno dei più conosciuti
capolavori del Seicento romano: La Gloria di
Sant’Ignazio di Loyola dipinta sulla volta della
Chiesa di Sant’Ignazio (1691-1694).
Figura 5. GIULIO ROMANO, Sala dei Giganti, Mantova,
Palazzo Tè
Il rovinare di massi e colonne coinvolge non solo le
pareti ed il soffitto ma anche il pavimento a creare un
effetto di vortice, che lascia il visitatore senza punti
di riferimento. Tutto è cadere, franare; manca la terra
da sotto i piedi! Colori, forme, espressioni forti,
movimento distruggono la possanza delle spesse
pareti del palazzo e nel centro della sala si è
inghiottiti in quel cadere dei Giganti puniti. Una
sapiente abilità prospettica è alla base della
costruzione illusionistica: il punto di vista è ben
studiato, ma noi, ignari visitatori, non abbiamo il
Figura 6. ANDREA POZZO, Gloria di Sant’Ignazio di
tempo per renderci conto dei fuochi prospettici, a noi
Loyola, Roma, Chiesa di Sant’Ignazio
Giulio Romano lascia il solo compito di vivere il
dramma della Presunzione punita.
Nel Seicento l’Illusione divenne base e maestra di
pittura. Tra i suoi grandi decoratori possiamo
- 21 -
Scrive Adorno:
La prospettiva barocca è illusoria: mostra
spazi
inesistenti,
facendo
credere
che
esistano, in quello scambio tra finzione e
realtà che è così comune in quest’epoca,
cosicché lo spettatore, invece che padrone
delle cose che lo circondano, viene dominato
dalla legge prospettica, credendo vero ciò che
non è, assistendo passivo e stupefatto
all’apparizione di architetture o di figure in
movimento, al di là della sua possibilità di
comprensione, come se nascessero per
magia.2
Nella Gloria del Santo Andrea Pozzo non si limita a
“sfondare” il soffitto,
ma finge
un'architettura,
popolata di figure volanti e che sviluppa lo spazio
fino ad altezze iperboliche.
Ormai si è andati oltre il limite della parete
architettonica, oltre allo “sfondato”, che sgretola la
consistenza del muro, perché si fingono con il
pennello strutture, volte, archi, colonne e pilastri
inesistenti. Il teatro del mondo inscenato dal Barocco
trova sfogo nell’invenzione di una scenografia tutta
illusionistica.
Nel Settecento Giovan Battista Tiepolo (Venezia,
Figura 7. G.B. TIEPOLO, Il mondo rende omaggio alla
1696
Spagna, Sala del Trono, Madrid, Palazzo Reale
–
Madrid,
1770)
riprende
la
lezione
dell’illusionismo prospettico, sfondando le volte ed i
soffitti dei magniloquenti palazzi veneziani. Divinità
bellissime, putti, uomini illustri della storia romana
campeggiano riportando in vita ataviche virtù della
nobiltà veneziana ed europea.
Il mondo rende omaggio alla Spagna è il modello per
l’affresco della Sala del Trono nel Palazzo Reale di
Madrid. Il 13 marzo 1762 Giambattista Tiepolo scrive
all’Algarotti:
Al presente sono al fine del modello della gran
opera, che tanto è vasta, basta solo riflettere,
2
P. ADORNO, L’arte italiana. Le sue radici greco-romane e il suo
sviluppo nella cultura europea, volume secondo, Il
rinascimento e il barocco, Casa editrice G. D’Anna, MessinaFirenze, 1987, p. 791
- 22 -
ch’é di cento piedi; tuttavia voglio sperare che
l’idea compita sarà molto ben accomodata et
adattata a quella Gran Monarchia, fatica
grande certamente ma per tal Opera ci vuol
coraggio.3
Il 31 marzo 1762 Tiepolo, accompagnato dai figli
Giandomenico e Lorenzo, lascia Venezia alla volta
di Madrid, dove arriverà il 4 giugno. In Tiepolo
manca
il
dramma,
tutto
è
descritto
in
una
dimensione di magniloquenza serena e pacata. Le
Colonne d’Ercole, la caravella di Cristoforo Colombo
dimostrano la grandezza e la saggezza del governo
spagnolo, dimenticando i drammi di tale conquista.
L’abilità di Tiepolo nel creare l’illusione di uno spazio
aperto
all’infinito
raggiunge
livelli
di
grande
virtuosismo: non più una costruzione a zig-zag,
come nel modello per lo scalone di Würzburg, o il
Figura 8. DIEGO RIVERA, L’acqua, l’origine della vita,
cisterna di Chapultepec-Park, Messico
roteare nel centro della volta di divinità, come in
Palazzo Clerici di Milano, ma solo un vasto cielo
Rivera decora la cisterna al suo interno, e così il
azzurro “che quasi riassorbe in un vortice d’aria le
dipinto murale L’acqua, origine della vita, sarà
figure issate sulle nubi, staccandole a sua volta da
sommerso dall’acqua in essa contenuta. Si tratta di
quelle campite sul cornicione”4, come se dipingesse
un omaggio all’acqua, quale fonte e madre di vita.
solo con la luce e l’aria. Anche il limite della materia
Come nella Sala dei Giganti a Palazzo Tè di Giulio
pittorica viene oltrepassato!
Romano, la decorazione occupa l’intero perimetro
Ed ora arriviamo al Novecento, secolo drammatico,
della struttura per gettarci pienamente all’interno del
in cui ben altri limiti sono stati oltrepassati. Uno degli
messaggio. La finzione, scardinando le dimensioni
artisti più impegnati a livello sociale e politico fu
sensoriali dello spazio, ci immerge nel flusso
Diego
dell’acqua, e cioè della vita.
Rivera,
artista
messicano
(Guanajuato,
dicembre 1886 – Città del Messico, 24 novembre
1957). Conobbe l’arte ed i drammi dell’Europa, della
Tanta maestria e tanta abilità nei secoli hanno
Russia e dell’America del suo tempo e li trascrisse
prodotto il risveglio dell’illusione e infranto i limiti del
fedelmente nei suoi murales, mai dimentico della
supporto architettonico.
dignità del lavoro delle classi operaie. All’inizio del
1951 gli venne commissionato un murale per la
decorazione della cisterna del Chapultepec-Park,
destinata a raccogliere l’acqua del fiume Lerma per
rifornire di acqua potabile Città del Messico.
3
4
A. MARIUZ, Giambattista Tiepolo, in Splendori del Settecento
veneziano, Casa editrice Electa, Milano, 1995, p.256
A. MARIUZ, Giambattista Tiepolo, in Splendori del Settecento
veneziano, Casa editrice Electa, Milano, 1995, p.256
- 23 -
TRA GEOMETRIA ED UTOPIA, TRA RAGIONE E FANTASIA
Ledoux: un socialista nell’Ancien Régime
di Francesca Scotti
U
n peristilio formato da otto colonne doriche, un’imitazione di grotta che evoca
il caos originale: strano ingresso per una manifattura. È questa la visione
architetturale
complesso
industriale
grandiosa
di
Claude-Nicolas
commissionato
da
Luigi
XV
Ledoux
per
il
che
l’ha
applicata
trattamento
del
al
sale.
Classificato nel patrimonio mondiale dell’Unesco, ogni giorno e per tutto l’anno è
visitato da centinaia di persone. Claude-Nicolas Ledoux è così vendicato dei soprusi
subiti. Sfuggito per miracolo alla ghigliottina, morì povero e dimenticato, dopo essere
stato l’architetto più in vista dell’Ancien Régime, e subì post mortem un lungo
purgatorio, prima di diventare la rivelazione dei funzionalisti del XX secolo, che
l’hanno consacrato eroe del modernismo, il beniamino dei surrealisti, che hanno visto
in lui un poeta visionario, e l’ enfant chéri degli anni Sessanta, che ne hanno fatto un
socialista utopico. Ledoux è soprattutto l’incarnazione geniale delle idee e delle
contraddizioni del suo tempo: il soffio visionario e l’ambizione morale lo collocano tra
i grandi utopisti della Storia; da Platone a Tommaso Moro, Campanella o Fourier, tutti
hanno sognato un mondo nuovo a misura del loro progetto globale di società.
un luogo superprotetto: «l’oro bianco» è una derrata
preziosa, che, per la «gabella», fornisce alla
Monarchia uno dei principali introiti fiscali. Ma
Ledoux accentua la chiusura della manifattura dal
resto del mondo. A forma di teatro antico, delimitato
da un muro di cinta, il suo villaggio pre-industriale è
come un’isola in piena campagna. Nell’emiciclo, che
ospita con un rigore perfetto gli “ateliers” e gli alloggi
dei capireparto e degli operai, la casa del direttore,
con le sue colonne frontali, gioca il ruolo di chiave di
volta. Impregnato di idee rousseauiane, veneratore
dell’antica grandezza romana così come del barocco
Nella carriera di Ledoux, Arc-et-Senans (a una
spogliato dell’italiano Palladio, Ledoux che ha avuto
trentina di chilometri da Besançon, nell'est della
a che fare anche con la mistica massone, riveste le
Francia) dimostra le sue idee estetiche e sociali e
sue idee socializzanti di una pompa neoclassica
prefigura il suo sogno di «cité idéale» (città ideale).
tutta monarchica. Sul calcare chiaro, egli sa
Quando, su commissione di Luigi XV, costruisce una
utilizzare, da virtuoso, la luce per scolpire i suoi
salina ad Arc-et-Senans, egli ha il mandato di farne
volumi austeri e monumentali.
- 24 -
che attinge a tutte le sorgenti per meglio nutrire il
suo immaginario. Le maquettes sono magnifiche
(due
o
tre
mesi
di
lavoro
per
ciascuna),
vertiginosamente minuziose nel dettaglio come
anche magnificamente leggibili nell’insieme. Ci sono
costruzioni
oggi
scomparse,
come
i
famosi
Propylées di Parigi che dovevano creare intorno alla
capitale una nuova cinta fiscale, un progetto
particolarmente
impopolare
alla
vigilia
della
Rivoluzione. La maggior parte dei templi, pavillons e
altre rotonde, che Ledoux aveva edificato, fu
Finita dieci anni prima del 1789, la Salina reale
funziona
per
un
secolo
senza
che
mai
lo
sfruttamento del sale diventi redditizio. Poi entra in
una lunga fase di sonno che lascia alla natura
riprendere poco a poco i suoi diritti sulla pietra.
Quando il suo salvataggio viene finalmente deciso
alla fine degli anni Venti del Novecento, alcuni edifici
sono solo delle rovine divorate dalla vegetazione.
Mentre il capolavoro di Ledoux viene rimesso in
piedi, ogni tipo di idea viene data per ridargli vita; si
parla di farne un maneggio; o un centro di
mongolfiere; un commerciante di vini (siamo nel
paese del vino d’Arbois) installerebbe volentieri il
distrutta con violenza dai repubblicani. Solo le
rotonde de La Villette e il parco Monceau, i pavillons
della piazza Denfert-Rochereau e le colonne de La
Place des Nations sono ancora in piedi. Dopo la
Rivoluzione e la sua disgrazia Ledoux getta le basi
del suo mondo ideale. «On peut être vertueux ou
vicieux comme le caillou rude ou poli, par le
frottement de ce qui nous entoure», (si può essere
virtuosi o viziosi come il sasso ruvido o liscio,
modellati dall'attrito di ciò che ci circonda). Per lui,
l’architettura, con le forme e i simboli di cui è
portatrice, è designata a costruire una società
migliore.
suo quartiere generale…
Fine maggio 1991, Arc-et-Senans inaugura la casa
della Tonnellerie del Musée Ledoux. Ecco di nuovo
Ledoux a casa sua. Nel quadro originale, che lui
stesso ha disegnato, una sessantina di maquettes
descrivono la sua carriera in due versanti: Ledoux
costruttore (solo un quinto delle sue realizzazioni è
ancora in piedi) e Ledoux sognatore, quello della
«cité ideale di Chaux» dove l’architetto traccia
l’organigramma di una società perfetta in cui tutto è
ordine, lavoro e armonia, e allo stesso tempo redige
un’enciclopedia architetturale dove si leggono la sua
formidabile invenzione formale, il suo senso di
teatralizzazione del paesaggio e il suo eclettismo
- 25 -
NELLA LISTA NERA:
GLI ARTISTI DEL CONTEMPORANEO
di Miriam Giustizieri
D
urante
una
delle
sue
esposizioni,
una
donna
contestò
a
Picasso
l’incomprensibilità della lettura dell’opera, chiedendogli chiare spiegazioni.
L’artista le domando: “Lei capisce il cinese?”, la donna disse di no e Picasso
concluse rispondendole: “Allora lo studi…”. L’arte, nell’intenzione di Picasso, è da
considerarsi al pari di un linguaggio, quindi per capirlo bisogna appropriarsi dei suoi
strumenti di lettura. Mai come oggi l’arte ha bisogno di essere osservata, studiata e
analizzata. Entrare in questo mondo significa abbandonare i preconcetti, le rigide
strutture mentali ed essere ricettivi quanto più possibile. Allora infrangere la barriera
del limite è possibile, come nel caso di questi artisti.
Facendo il calco di un’auto distrutta da un incidente
l’artista, durante la mostra londinese Apocalypse,
o riproducendo nei minimi dettagli il tronco di un
presentò l’opera La Nona Ora: lattice, cera e tessuto
albero, è possibile riprodurre l’anima o lo spirito delle
raffigurano papa Giovanni Paolo II colpito da un
cose? Questa è la domanda che si è posto l’artista
meteorite. Ed è subito schock. Cattelan passa ogni
Charles Ray. Il salto oltre il limite consiste nella non-
limite, ma più che l’artista è il soggetto stesso ad
creazione
non
aver oltrepassato il limite. Tutti conosciamo bene i
“inventa” nulla, ripropone quello che già esiste al
molti viaggi compiuti dal Santo Padre durante la sua
mondo. Siamo di fronte ad un assurdo, un loop che
vita, anche in tarda età, testimonianza di una volontà
manda in corto circuito un cardine fondamentale
oltre le sue capacità fisiche e psichiche. Ma non è
dell’essere artista. Egli crea piuttosto un doppio,
tutto. Si ammala, gli sparano, ma lui continua la sua
un’ombra che non vuole essere semplice simulacro,
“missione”, viene persino colpito da un meteorite e
ma
che
ancora non cede. Lo vediamo infatti accasciato e
racchiude. Infrange così l’idea stessa di unicità, per
sofferente, ma vivo. Dio stesso sembra in collera con
approdare nella terra dell’artificio, della finzione.
lui e gli invia dal cielo un chiaro segno che faccia
Guardando l’opera Hinoki (che significa cipresso in
desistere questo testardo erede di Pietro… Anche la
giapponese),
scultura stessa travalica il suo limite di oggetto, per
dell’opera
contenitore
ad
d’arte.
Charles
dell’essenza
esempio,
Ray
immortale
non
sappiamo
di
osservare una perfetta riproduzione. Anche la
incarnarsi
tensione verso un’eventuale “clonazione” dello
Gioconda, delle serigrafie di Marilyn e della tela
spirito dell’oggetto è un tentativo di andare oltre,
tagliata di Fontana.
oltre le proprie capacità umane, oltre la stessa
Maurizio Cattelan, artista o provocatore? Il suo è
morte.
ancora oggi un modus operandi assai discusso, ma
O si ama o si odia. Maurizio Cattelan è sicuramente
resta sicuramente un genio della comunicazione nel
tra gli “alfieri” della contemporaneità, e lui del limite
bene, nel male e in tutto quello che si trova nel
si è presto sbarazzato. Quando? Era il 1999 e
mezzo.
- 26 -
in
un’icona
dell’arte,
al
pari
della
La contemporaneità, con la velocità e la capacità di
fagocitare immagini e informazioni, è la causa della
crescita smisurata dei personaggi di Ron Muek.
L’artista propone infatti sculture di proporzioni
ciclopiche, simbolo dell’uomo moderno che ha perso
il senso e la misura delle cose. Si è rotto il legame
tra lui e la natura e, valicandone il limite, tutto si è
deformato, quasi fossimo entrati nel regno delle
favole, sorprendendoci a chiacchierare con Alice o
Gulliver… Manca la misura di riferimento: l’uomo
vitruviano di Leonardo è per sempre cancellato, ed
anche il più vicino Modulor di Le Corbusier appare
obsoleto. Si entra nella dimensione dell’incontrollato,
Maurizio Cattelan, La Nona ora, Basilea, Kunsthalle
e l’uomo non è più “misura di tutte le cose”, come
100 milioni di dollari! E’ questo il valore dell’opera
l’ideale rinascimentale asseriva.
For the love of God di Damien Hirst, un teschio di
platino ricoperto da ottomila diamanti. Oggi è
l’oggetto più caro apparso sul mercato dell’arte:
creato da un artista vivente, ma non è questo il limite
varcato da Hirst.
La sua intenzione è mettere al mondo qualcosa che
vada oltre il confine naturale della propria morte.
L’uomo è limite, ma con questa opera si assicura
l’eterno: è il tempo della materia ad essere fatto in
mille pezzi dall’artista. La sua immagine, il suo
essere, il suo vissuto aderiscono perfettamente alla
Ron Mueck, Untitled (Boy), Esposizione Internazionale d’arte
creazione come una seconda pelle. Un atto
volontario
di
immortalità,
di
2001, Venezia (Biennale)
esaltazione
autoreferenziale, che può essere paragonata a
quella delle piramidi d’Egitto, silenziose guardiane
del corpo del faraone, o allo sfarzo voluttuoso e
dorato della reggia di Versailles di Luigi XIV, o a
quello più monumentale e severo dell’Escorial,
voluto da Filippo II. Tutti questi personaggi hanno
scolpito nelle loro grandiose opere il proprio volto
per sempre e, visto il potere politico ed economico di
cui disponevano, potremmo anche comprenderli.
Damien Hirst ha ottenuto la medesima cosa, ma
ricordiamoci che lui è “solamente” un artista!
Dell’uomo, quello di sempre, resta solamente lo
sguardo: sorpreso, impaurito, smarrito… E’ palese la
contraddizione in cui vive: da una parte egli è
grande, ma è segnato da un'inequivocabile fragilità
interiore, che si rivela nei suoi occhi, che continuano
ad essere “specchio dell’anima”.
L’interesse mediatico e l‘onda di protesta sollevati da
Guillermo
Vargas,
con
l’opera
Natividad,
è
sicuramente fra gli episodi più clamorosi che ha
investito l’arte negli ultimi anni. L’artista costaricano
sconvolge tutti esponendo nella “Galleria Codice” di
- 27 -
Managua un cane randagio denutrito e malato.
imbragature al soffitto della galleria. I nuovi strumenti
Legato ad una corda, tra le bianche e silenziose
di comunicazione sono presi in prestito dal mondo
mura dell’edificio, Natividad non poteva essere
dello sport estremo e dalla tecnologia. Il mix è fatto
nutrito. Ad una distanza da lui non raggiungibile
da ingredienti semplici ma efficaci: culto del corpo,
c’era una ciotola traboccante di cibo e dell’acqua. Le
performance e manipolazione dell’identità. L’artista è
foto lo mostrano indebolirsi progressivamente, fino
sempre stato caratterizzato da un forte istrionismo,
alla morte. Guillermo Vargas mette sotto i riflettori
che di volta in volta lo porta sempre più in là nella
Lei, la “nera signora”, servita in prima visione di
scoperta e nell’evoluzione del sé. Aspettando quello
fronte agli occhi stupiti dei visitatori. Il suo gesto è di
che ancora può accadere, restiamo ad osservarlo
una forza prorompente, bruta, volutamente cattiva:
sospeso e immobile nella scultoreità classica del suo
nessuna difesa psicologica può resistergli! Dice
corpo bianco e nudo.
l’artista: “La cosa importante per me è sottolineare
l’ipocrisia della gente: un animale diventa elemento
di attenzione quando viene posto in un luogo bianco,
dove la gente va per vedere dell’arte e non quando
muore per strada”. Inutile sottolineare quanto sia
stato, in questo caso, infranto il limite…
Guillermo Vargas - Natividad
Per Matthew Barney è la novità del linguaggio ad
essere
portavoce
di
una
personalità
che
sicuramente è andata oltre al consueto. L’artista,
con la sua prima mostra a Los Angeles, viene a
rompere e reinterpretare l’idea della performance.
Barney si fa riprendere mentre si ancora con ganci e
- 28 -
IL LIMITE (DEL BUON SENSO) INFRANTO
E LA RIFLESSIONE FILOSOFICA
di Nicola Simonetti
In medio stat virtus,
Adagio medievale tratto
dall’Etica nicomachea di Aristotele
Q
uanto il “senso del limite” è importante e sempre meno presente! Non c’è
giorno nel nostro Bel Paese in cui ogni persona di buon senso non si trovi
dinanzi a un “limite infranto” in molti episodi di cronaca. Dalla malata
giustizia, che assolve per decorrenza dei termini o condanna più per un furto che per
un omicidio, alla malasanità, che dimentica una garza o una forbice nell’addome di un
paziente e per di più ne rifiuta vergognosamente ogni benché minima responsabilità,
per concludere con l’odioso e deprimente teatrino delle parti recitato dai molti
politicanti italiani in telegiornali e talk shows che parlano per slogans e insultano per
copione! E purtroppo l’elenco non sarebbe finito qui… ma il “senso del limite”, ovvero
il tanto semplice e tanto importante buon senso, che consiglia di pensare prima di
parlare e di astenersi dal giudicare se non si è opportunamente informati, mi impone
di fermarmi.
Mi limito a dire che il limite non dovrebbe essere
supposizione potenzialmente viziata da pregiudizi o
solo ciò che non riusciamo a compiere, a causa
ignoranza.
delle nostre limitate abilità fisiche, o che non
Vediamo ora a grandi linee cosa hanno pensato e
riusciamo a comprendere, a causa delle nostre
detto alcuni filosofi riguardo al concetto di limite. Si
fallaci capacità cognitive, ma dovrebbe anche
può far risalire l’origine dell’idea di limite proprio ai
indicare per ogni persona, sia che ricopra un ruolo
primi ricorsi al logos, alla ragione filosofica che sin
pubblico di minore responsabilità o ancor più se la
dai primi passi della sua storia si è cimentata con
sua responsabilità pubblica è maggiore, cosa si ha il
tale concetto cruciale.
diritto di pensare e dire, e cosa invece è semplice
Già i pitagorici, infatti, cominciano a parlare del
“peras” (confine, limite) come polo positivo, in
- 29 -
quanto autosufficiente, senza resto, rispetto alla
chiaramente compresa la visione cristiana che fa
negatività dell’ “apeiron” (infinito), che invece è
coincidere il limite con la parola di Dio.
concepito
I grandi filosofi e scienziati moderni Copernico,
come
negativo
in
quanto
non
autosufficiente, con un resto. E’ interessante subito
Bruno,
notare quanto tale concezione positiva del limite
inevitabilmente con tale equivalenza cristiana tra
contrasti con quella negativa del cristianesimo, per il
limite umano e parola di Dio, e non sarà facile per
quale, invece, il limite è sinonimo di deficit,
loro dimostrare che ragione e fede occupano diversi
imperfezione umana, e quindi anche del peccato, in
binari, che la parola di Dio riguarda la condotta
contrapposizione alla illimitata perfezione e bontà
umana e non la conoscenza, seppur limitata, cui
divina.
l’uomo può aspirare.
Con una certa ragione io credo che si possa
Oggi il limite si configura come una continua ricerca
considerare il concetto di limite come una delle idee
della frontiera ulteriore in tutti i campi, specialmente
più importanti, sia da un punto di vista motivazionale
in quello scientifico. Le importanti riflessioni sul limite
sia come scopo della ricerca in sé, per la nascita
che oggi tengono banco riguardano molti argomenti
stessa della filosofia, nella misura in cui, attraverso
scottanti sollevati dalla cosiddetta bioetica, ossia la
di esso, prima si pongano dei confini alle certezze
riflessione morale sulle conseguenze individuali e
della tradizione, trasmesse attraverso il mito e la
sociali delle recenti scoperte scientifiche, soprattutto
poesia, e poi le si critichi alla luce della ragione, la
in campo medico. Dall’ingegneria genetica con la
cui più alta celebrazione “a tutto campo” viene
fecondazione in vitro e l’uso delle cellule staminali
sancita
analisi
per la ricerca scientifica sino alle riflessioni cruciali
spregiudicata delle condizioni di possibilità di ogni
sull’eutanasia, sono i nuovi limiti che ci affascinano e
conoscenza e idea che da essa trae origine.
nel contempo ci terrorizzano, come il sentimento
Nell’antichità i limes danno sicurezza dinanzi alla
ambivalente del sublime.
paura dell’ignoto. La figura di Ulisse rappresenta
Ma, per quanto ci si possa spingere sempre più in là
colui che osa sfidare il limite, travalicare il confine,
nel limite della ricerca e della conoscenza, non deve
andare oltre l’umano, avventurandosi al di là delle
mai mancare il senso del limite che deve essere
colonne d’Ercole, come troviamo descritto nella
soprattutto, a mio parere, il senso del rispetto del
Divina Commedia di Dante. Ma il peccato dell’eroe
limite. E quale limite massimo ci può far capire
omerico non consiste tanto nel superare le colonne
meglio di qualunque altro l’importanza del suo
d’Ercole, quanto nel voler raggiungere gli antipodi (e
rispetto se non la morte? Dinanzi ad essa svanisce
dunque il Paradiso terrestre) da vivo. Con ciò il
ogni nostra “umana, troppo umana” (direbbe il
poeta intende dire che non è peccato la sete di
nichilista Nietzsche) preoccupazione. Non sarà che
conoscenza in sé (“fatti non foste per viver come
oggi si pensa poco al limite in ogni nostro pensiero e
bruti…”), che anzi è doverosa per i veri uomini, ma
comportamento perché abbiamo perso il rispetto per
bisogna stare attenti a non varcare i limiti imposti,
la vita e la morte? “Gli uomini, non avendo nessun
sia in termini di umiltà d’animo, sia in termini di
rimedio contro la morte, la miseria e l’ignoranza,
rispetto della parola divina. In altre parole l’uomo in
hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci
questo suo “viaggio terreno” deve essere guidato dal
mai”, Blaise Pascal.
dal
criticismo
kantiano,
come
rispetto per il Sommo Limite, ovvero Dio. Qui è
- 30 -
Galileo,
ecc.
dovranno
confrontarsi
VARCARE I LIMITI E SCONFIGGERE LA MORTE:
IL MITO DI ORFEO, ERACLE, ASCLEPIO
di Raffaella Montino
“A
l modo delle foglie che nel tempo / fiorito della primavera nascono / e ai
raggi del sole rapide crescono, / noi simili a quelle per un attimo / abbiamo
diletto del fiore dell’età / ignorando il bene e il male per dono dei Celesti. /
Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco, / l’una con il segno della grave vecchiaia /
e l’altra della morte. Fulmineo / precipita il frutto della giovinezza, / come la luce d’un
giorno sulla terra. / E quando il suo tempo è dileguato / è meglio la morte della vita”
(Mimnermo fr.8 Gentili – Prato).
Paragonando la natura dell’uomo alle foglie, che la
L’antico bisogno di vincere la morte diventò
fiorita stagione di primavera genera ma rapidamente
immagine poetica nel mito di Orfeo ed Euridice.
cadono, Mimnermo, poeta lirico attivo tra il 660 e il
Figlio della Musa Calliope e del sovrano tracio
670 a.C., avvia una dolorosa riflessione sulla
Eagro, o, secondo altre versioni del mito, figlio dello
condizione umana. Il testo riprende un topos
stesso Apollo e di una sua sacerdotessa, Orfeo
utilizzato nell’epica per riflettere sulla precarietà e
appare ne “Le Argonautiche” di Apollonio Rodio
sulla caducità della vita dell’uomo. Alla giovinezza,
come il cantore di miti cosmologici e come colui che
età fugace e inconsapevole, subentra la vecchiaia
riuscì a placare col suo canto il potere incantatore
foriera di mali. Meglio è per l’uomo morire piuttosto
delle Sirene. Il mito di Orfeo narra del suo amore per
che vivere. Considerazioni sulla fragilità umana
Euridice,
emergono dai frammenti di Simonide, nativo di Ceo
innamorato da lei respinto, per il morso di un
ma operante alla corte di Ipparco ad Atene nella
serpente velenoso. Orfeo, avendo perso la giovane
seconda metà del VI sec. a.C. La morte eguaglia
e bella moglie Euridice proprio il giorno del suo
tutti gli uomini, vanificando i fasti e le pene della vita
matrimonio, scende negli Inferi per chiederne la
trascorsa, e stendendo su di essa un velo uniforme
restituzione. Egli ottiene il permesso di riportare
di dolore. Anche ricchezze e virtù scompaiono nel
Euridice in vita a condizione di precederla nel
suo abisso e l’unica realtà appare la sofferenza, da
viaggio di ritorno senza girarsi indietro a guardarla.
cui non andarono immuni neppure i grandi eroi
Durante il tragitto Orfeo non sa resistere alla
“divini figli degli dei signori del mondo”. Il poeta lirico
tentazione di volgersi indietro e la sua diletta sposa
acquista consapevolezza sempre maggiore del
ritorna
tempo e della sua durata lineare, e constata che il
disperazione Orfeo vaga per tutta la terra piangendo
dramma della vita consiste nella necessità del suo
il suo triste fato e declamando continuamente il suo
termine. Questa condizione di fragilità ha fatto
triste amore per Euridice ma offende con i suoi
nascere nell’uomo greco il desiderio di sconfiggere
lamenti le Baccanti che, vedendosi completamente
la morte, desiderio irrealizzabile che prendeva corpo
ignorate, lo dilaniano. La sua testa vaga sulle acque
nella fantasia dei poeti e diventava mito.
continuando ad invocare il nome dell’amata fino ad
- 31 -
morta
mentre
immediatamente
fuggiva
negli
da
Inferi.
Aristeo,
Per
la
approdare all’isola di Lesbo, patria dei grandi poeti
leggenda, Eracle, dopo aver ucciso i figli, è costretto
Alceo e Saffo, dove sarà custodita nel tempio di
ad assoggettarsi alle fatiche imposte da Euristeo,
Apollo. Il suo corpo verrà seppellito dalle Muse ai
per purificarsi del sangue versato con l’uccisione dei
piedi del monte Olimpo e la sua lira a sette corde
suoi familiari. Euripide immagina invece che Eracle
verrà posta in cielo tra le costellazioni.
volontariamente affronti le fatiche ed impazzisca al
ritorno dall’ultima fatica, la discesa agli inferi;
ottenendo, invece della gloria, la più tremenda delle
punizioni. Eracle, l’eroe che “veleggiò verso l’Ade
ricco di pianto”, ha spezzato le ferree leggi della
morte, ha percorso un cammino negato agli uomini.
La follia è dunque una punizione per chi ha tentato di
violare le leggi della natura e vincere la precarietà
insita nella condizione umana. Per concludere si può
ancora fare riferimento ad un’altra drammatica
testimonianza
del
desiderio
fallimentare
di
sconfiggere la morte: Asclepio. Poiché aveva ormai
appreso a debellare tutte le malattie dei viventi, egli
tentò la sfida estrema: vincere la malattia che non
perdona, la morte. La superba violazione delle leggi
di natura comportava un’aggravante, l’avidità di un
compenso
adeguato
a
tanta
eccezionale
prestazione. Zeus intervenne subito a ristabilire
l’ordine dell’universo, come apprendiamo da Pindaro
Altra significativa testimonianza del desiderio di
(Pitica 3, vv. 53-57). “Ma dal guadagno anche il
superare i limiti imposti all’uomo dagli dei è la figura
sapere è domato. / L’oro apparso nelle mani volse
di Eracle che domina l’omonima tragedia di Euripide.
anche Asclepio, / tanto sontuoso era il compenso, / a
Mentre Eracle è disceso nell’Ade per compiere la più
riportare di qui dalla morte un uomo / che già era sua
ardua delle sue imprese, condurre sulla terra
preda. Ma di sua mano Zeus scagliò / il fulmine su
Cerbero, l’usurpatore Lico si è impadronito del
entrambi, e tolse loro il fiato dal petto”.
potere a Tebe e vuole sterminare la discendenza
dell’eroe. Eracle giunge a salvare la moglie e i figli,
uccidendo Lico. Ma presto la felicità si trasforma in
tragedia: Lissa, il demone della follia, devasta la
mente di Eracle, che uccide inconsapevolmente la
moglie e i figli. Euripide altera il dato mitico offerto
dalla tradizione. La sorte di Eracle è esempio insigne
dell’infinita
debolezza
e
infelicità
dell’uomo;
l’estrema abiezione, sancita dall’uccisione della
moglie e dei figli, colpisce l’eroe. Secondo la
- 32 -
LO SPANGLISH:
“UN' INVASIONE DELL' INGLESE NELLO SPAGNOLO”
di Stefania Leone
D
ire con precisione cosa sia lo spanglish non è impresa facile. Definirlo una
lingua o un dialetto è forse troppo azzardato; definirlo un semplice fenomeno
di code-switching o di borrowing è riduttivo. Sicuramente possiamo dire di
essere di fronte ad un fenomeno di contatto di lingue, l’inglese e lo spagnolo, che
creano “una forma híbrida de comunicar” e, in modo negativo, è visto come “una
invasión del español por el inglés”.1 Accadono gli stessi fenomeni in ogni caso di
contatto di lingue, ma per lo spanglish siamo di fronte ad un fenomeno di proporzioni
maggiori, e, se vogliamo, più “codificato”.
Il termine è spesso usato per indicare lo spagnolo
termini in inglese, lingua che entrambi conoscono,
non-standard che contiene prestiti dall’inglese,
per dire quello che vogliono come possono.
trasposizioni di significato, calchi, code-switching.
Lo spanglish è parlato soprattutto dalle classi medio-
Si possono distinguere tre tipi di spanglish:
basse e dai giovani di tutte le classi, che utilizzano
- Formale: quello che viene usato da persone
questa forma di comunicazione non solo quando c’è
che non sanno chiaramente cosa sia inglese,
carenza di vocabolario ma anche per distinguersi da
spagnolo o spanglish. É quello che usa la
altri gruppi etnici. Si sta diffondendo a macchia d’olio
maggior parte della popolazione negli Stati
grazie ad Internet, alla radio, alla televisione e alla
Uniti;
carta stampata. I giovani che lo parlano si rifanno a
- Informale: quello che si usa parlando di
cantanti famosi come Ricky Martin o Jennifer Lopez,
computer,
farsi
considerati i promotori dell’ispanicità in un mondo
velocemente
anglofono. Parlare spanglish significa mostrare di
di
comprendere
cose
tecniche
più
o
per
dall’interlocutore, che capisce l’inglese;
provenire da due mondi che sono entrambi parte
- Ciber-spanglish: spanglish creato da Yolanda
dell’individuo.
Rivas, che si riferisce alla terminologia tecnica
Lo spanglish ha anche una sua letteratura, che ha
e informatica.
radici negli anni Cinquanta e Sessanta nei testi del
Lo spanglish nasce con funzione comunicativa
Teatro Campesino.
quando, in un dialogo, c’è una mancanza di
Quando due lingue entrano in contatto creano nuove
vocabolario da parte di uno dei due interlocutori.
forme linguistiche attraverso il prestito, il calco, il
Quando si possono creare dubbi o ci sono ostacoli
code-switching e il code-mixing.
alla comprensione, essi possono fare così ricorso a
Il prestito è un elemento linguistico mutuato o
derivato da una lingua diversa. I prestiti possono
“Una forma di comunicazione ibrida... un’invasione dell’inglese nella lingua spagnola”. El Espanglish: Análisis y Explicación.
[www.geocities.com/o_poet/spanglish.html]
1
- 33 -
avvenire in due modi: il primo prevede l’uso di un
usati in una frase in spagnolo e il cambio di codice
termine inglese senza modificarlo – come ad
avviene all’interno dello stesso sintagma.
esempio rap, rock, baby, marketing, etc.; il secondo
Ecco ora alcune parole che vengono considerate
prende parole inglesi adattandole alle possibilità
spanglish. Esse possono essere sia prestiti che
fonologiche e morfologiche dello spagnolo. I nomi e i
calchi. Abbiamo ad esempio carolas navideñas
verbi sono le parole più diffusamente interessate da
(villancicos) deriva da ‘Christmas carols’; carpeta
questo fenomeno, ad esempio: mitin per ‘meeting’,
(alfombra) da ‘carpet’; marketa (mercado) da
bloque per ‘block’, oppure tipear per ‘to type’ o
‘market’; rufo (techo) da ‘roof’ : bíldin (edificio) da
cliquear per ‘to click’, che mutano per l’aggiunta di
‘building’; estorma (tormenta) da ‘storm’; likear
un suffisso –ear. Spesso si possono usare traduzioni
(gotear) da ‘to leak’; etc.
letterali o parole inglesi che hanno la stessa radice.
Per studiare il code-switching sono stati condotti
Ad esempio: reportear per ‘to report’ invece di
molti studi sui bambini. I bambini usano il code-
informar, remover per ‘to remove’ invece di sacar.
switching
Per i nomi: educación da ‘education’ invece di
conversazione che possono essere suddivise in tre
pedagogía
categorie principali:
computadora da ‘computer’ per
o
ordenador.
•
per
assecondare
delle
strategie
di
relazione: quando vogliono sottolineare il
Per calco si intende tradurre il significato e lo
cambiamento del ruolo di chi parla. Spesso
schema di una parola o locuzione straniera, senza
il cambio avviene per cercare approvazione
imitarne la fonetica. Per lo spanglish abbiamo ad
o
esempio llamar pa(ra) (a)trás per ‘to call back’ (on
quando
the telephone).
comportamento
2
attenzione
nell’interlocutore.
vogliono
Oppure
controllare
il
dell’interlocutore.
Il
Con il termine code-switching o commutazione di
cambiamento di argomento è il più tipico
codice si intende “un uso funzionale e/o intenzionale
cambio di relazione.
del passaggio da una lingua all’altra all’interno del
•
chiarimento ed enfasi: l’uso del code-
discorso da parte dello stesso parlante”. Un esempio
switching serve per ripetere quello che è
di code-switching è: Si, pero le hablo en español.
stato detto in precedenza, tradotto nell’altra
When I don’t know something I’ll talk to her in
lingua, e corrisponde a
English.
monolingui fanno quando ripetono a voce
Il code-mixing o enunciazione mistilingue avviene
più alta o più piano. Ad esempio: “¿No me
quando il passaggio da un codice all’altro avviene
crees? You don’t believe me?”.
internamente ai confini di frase senza essere
•
quello che i
comunicazione mistilingue “a sostegno”: si
motivato da alcun mutamento nel flusso della
ha quando serve una parola o espressione
situazione comunicativa né, apparentemente, dalle
nell’altra lingua, dovuta o alla momentanea
intenzioni del parlante. Il code-mixing può essere
mancanza di una parola, o ad un cambio
considerato un code-switching intra-proposizionale,
precedente, o al desiderio di riparare un
e si ha nella frase: Haz click aquí para visitar mi
taglio sintattico, o a parole tabù o, infine, ad
website dove click e website sono termini inglesi
omofoni linguistici.
Spesso
2
In spagnolo standard la frase sarebbe Te llamo después.
i
parlanti
non
sono
consapevoli
dell’alternanza delle lingue perché è diventata un
- 34 -
modo naturale e comune di parlare, soprattutto nel
universitario di spanglish, ha tradotto il primo
code-mixing.
capitolo
É interessante notare che quando le due lingue sono
provocazione di coloro che sostenevano che lo
così integrate è difficile stabilire se il code-switching
spanglish non sarebbe mai stato considerato una
avvenga su base spagnola o inglese. Se è basato
lingua dignitosa, fino a che non avesse prodotto un
sullo spagnolo, il cambio nell’inglese c’è alla fine, ma
capolavoro letterario come il Don Quixote. Ecco a
code-switching che iniziano con l’inglese passano
titolo di esempio il primo paragrafo di detta
allo spagnolo appena dopo. Esso rende evidente il
traduzione:
fatto che i membri del bloque integrano l’eredità di
First Parte, Charter Uno3
due
e
“In un placete de La Mancha of which nombre no
trasformandoli. Oltre che per questioni di identità,
quiero remembrearme, vivía, not so long ago, uno
può intervenire per fattori di potere e prestigio della
de esos gentleman who always tienen lanza in the
lingua.
rack, una buckler antigua, a skinny caballo y un
Appare chiaro che dare una definizione sulla natura
grayhound para el chase. A cazuela with más beef
dello spanglish è difficile anche per esperti linguisti,
than mutón, carne choppeada para la dinner, un
studiosi, traduttori e coloro che lavorano nel campo
omlet pa’ los Sábados, lentil pa’ los Viernes, y algún
linguistico. Possiamo individuare due “scuole di
pigeon como delicacy especial pa’ los Domingos,
pensiero”: i difensori dello spanglish affermano che
consumían tres cuarers de su income. El resto lo
lo spanglish è un fenomeno culturale ed è una sorta
employaba en una coat de broadclothy en soketes
di ponte che unisce tutti i latini, che sono multi-etnici,
de velevetín pa’ los holydays, with sus slippers pa’
trans-nazionali, e plurilingue. É il frutto della
combinar, while los otros días de la semana él cut a
latinizzazione degli Stati Uniti. Lo spagnolo è stato
figura de los más finos cloth. Linin with él eran una
ed è così vigoroso, rispetto ad altre lingue arrivate
housekeeper en sus forties, una sobrina not yet
negli USA, che non si è lasciato cancellare ed, anzi,
twenty y un ladino del field y la marketa que le
ha aggredito l’inglese in proporzioni molto vaste. Gli
saddleaba el caballo al gentleman y wieldeaba un
oppositori ritengono che le due lingue devono
hookete pa’ podear. El gentlemanandaba por allí por
essere
los fifty. Era de complexión robusta pero un poco
mondi,
adattandosi
apprese
alla
loro
distintamente,
realtà
nonostante
del
Don
Chisciotte
in
risposta
alla
la
fresco en los biones y una cara leaneada y
“spagnolizzazione” dell’inglese, soprattutto da parte
gaunteada. La gente sabía that él era un early riser
della gente che non ha la possibilità di studiare
y que gustaba mucho huntear. La gente say que su
entrambe le lingue. Lo spanglish è solo una forma di
appellido was Quijada or Quesada – hay diferencia
comunicazione temporanea tra monolingue che
de opinión entre aquellos que han escrito sobre el
devono capirsi alterando le due lingue. Insegnarlo e
sujeto – but acordando with las muchas conjecturas
diffonderlo è un errore, soprattutto se questo avviene
se entiende que era really Quejada. But all this no
tramite Internet, perché va ad alterare due lingue
tiene mucha importancia pa’ nuestro cuento,
rispettabili.
providiendo que al cuentarlo no nos sepamos pa’
Nel 2003 Ilan Stavans, docente di “Latin American
nada de las verdá.”
ammettano
and
Latino
che
è
un
Studies”
fenomeno
all’Amherst
naturale
College
del
Massachussets e primo istitutore di un corso
3
- 35 -
Vedi Ilan Stavans, 2003, Spanglish. The Making of a New
American Language, New York: Harper Collins, pp. 253-258
PUOI PARLARE INGLESE O SPAGNOLO… MA NON ENTRAMBI ALLO STESSO TEMPO! / LO
“SPANGLISH” È IL MODO DI PARLARE DELLE CLASSI BASSE! / PAPÀ, NON SAPEVO CHE TE LA
PRENDESSI TANTO PER LA PUREZZA DELLA LINGUA! – CERTO.
Not neither4
Being Puertorriqueña Americana
Born in the Bronx, no really jíbara
Not really hablando bien
But yet, not Gringa Either
Pero ni portorra, pero si portorra too
Pero ni que what am I?
Y que soy, pero con what voice do my lips move?
Rhytms of Rosa wood feet dancing Bomba
Not even here, but here, y Conga
Yet not being, pero soy, and not really
Y somos, y como somos
Bueno, eso si es algo lindo
Algo muy lindo
We defy translation
Ni tengo nombre
Nameless, we are a whole culture once removed
Lolita alive for twenty-five years
Ni soy, pero soy Puertorriqueña como ella
Giving blood to the independent star
Daily transfusions into the river of La Sangre Viva.
Questa poesia è stata scritta nel 1984 da Sandra María Esteves, una ragazza che, nei suoi versi, esprime la
sua duplice identità di portoricana-americana. Il narratore teme di non parlare bene e questo timore riflette il
sentimento di rifiuto del tipo di bilinguismo della sua generazione, che segna chi non è né portoricano né
nordamericano. Questa poesia serve da esempio per illustrare la commutazione di codice.
Estevez, S.M., 1984, Tropical Rains: A Bilingual Downpour, Bronx, Ny, p. 26. “Essere portoricana americana/nata nel Bronx, non
realmente indigena/ non parlando realmente bene/ ma già, nemmeno nordamericana/ ma nemmeno portoricana, ma si anche
portoricana/ ma cosa sono?/E cosa sono, ma con che voce si muovono le mie labbra?/Ritmi di piedi di legno di rosa che danzano la
Bomba/ neanche qui, ma qui, e Conga/ non essendo già, ma sono, e non realmente/e siamo, e come siamo/ bene, se questo è
qualcosa di bello/ qualcosa di molto bello// sfidiamo le traduzioni/non ho un nome/senza nome, siamo una sola cultura una volta
soppressa/Lolita sopravvissuta venticinque anni (in una prigione)/non sono ancora, ma sono portoricana come lei/dando il sangue a una
stella indipendente/trasfusioni giornaliere nel fiume del Sangue Vivo.”
4
- 36 -
I LIMITI NELLA STORIA
L'UNIONE DI KALMAR
di Fabrizio Trillini
I
limiti possono essere delle barriere costruite dagli uomini che spesso servono per arginare un pericolo
proveniente dall’esterno, mentre altre volte essi vengono infranti nella speranza di poter costruire un
unico spazio dove gli esseri umani possano vivere in maniera pacifica e solidale. In questo senso molti
limiti, o confini, sono stati costruiti a livello storico (come, ad esempio, la creazione di stati ben differenziati
l’uno dall’altro) e successivamente infranti grazie all’intento dei paesi stessi di unirsi per cooperare a livello
politico, economico e sociale. Le unioni tra gli stati, però, non sempre hanno mostrato solidità e reale
efficacia poiché tanti sono i motivi che portano ai contrasti che, inevitabilmente, si creano fra i paesi membri.
L’Unione di Kalmar, caso assolutamente unico nella storia, ne è un chiaro esempio.
Con l’accezione “Unione di Kalmar” (in lingua
cittadina svedese che, in quel periodo, si trovava
svedese “Kalmarunionen”) si intende l'unificazione
proprio vicino al confine danese. Nel 1389 le truppe
dei tre regni di Danimarca, Norvegia e Svezia sotto
svedesi e danesi avevano sconfitto il re di Svezia
un singolo monarca (e ciò, dal punto di vista
Alberto di Meclemburgo e lo stesso non fu in grado
storiografico, prende il nome di unione personale), al
di riscattare il tributo di 60.000 marchi d’argento
fine di creare un forte e compatto regno scandinavo.
entro tre anni dal suo rilascio. Il re, di origine
Attraverso l’adesione, i paesi, di fatto, rinunciavano
tedesca, non era mai stato ben visto dai nobili
alla loro sovranità, ma non alla loro indipendenza e
svedesi e la ribellione di questi ultimi fu aiutata dalla
proprio gli interessi divergenti (in particolare la
Danimarca, la quale vedeva nella nascente Unione
crescente insoddisfazione della nobiltà svedese
la possibilità di mettere un freno alla grande
riguardo al dominio della Danimarca sull'Holstein)
espansione politica ed economica della Lega
portarono di conseguenza a nuovi conflitti a partire
Anseatica. Margherita I di Danimarca era figlia di
dagli anni '30 del XV secolo, che posero fine
Valdemaro Atterdag ed era sposata con Haakon VI
all'Unione nel 1523.
di Norvegia e fu lei che riuscì a far eleggere re di
L'Unione fu promossa dalla regina Margherita I di
Svezia e di Danimarca il proprio bisnipote Eric di
Danimarca (1353–1412) e fu ratificata nell’omonima
Pomerania il quale divenne anche legittimo erede al
- 37 -
trono norvegese. La regina, inoltre, fece di tutto per
consiglieri e comuni cittadini, tutti anti-unionisti,
assicurare agli esponenti della classe aristocratica i
furono giustiziati per volere dello stesso re, gli
loro privilegi politico-sociali e, di conseguenza,
svedesi attuarono una ennesima sommossa che
anche la grande influenza che essi esercitavano nei
riuscì ad espellere un’altra volta l’esercito danese
tre paesi. Malgrado ciò, Eric di Pomerania era
l’anno
intento a potenziare la monarchia.
proclamazione dell’indipendenza e, due anni dopo, il
Tra il XIV e il XV secolo gli svedesi erano dediti, con
re di Svezia Gustav Vasa (6 Giugno 1523) riuscì a
grande profitto, alle esportazioni di ferro verso il
ripristinare la nuova e definitiva sovranità del suo
resto dell’Europa e dunque questi continui conflitti
paese.
tra la Danimarca e il Meclemburgo, l’Holstein, la
definitivamente compromessa.
Pomerania e lo Schleswig erano visti come un
L’Unione di Kalmar, di fatto, sopravvisse fino al 1536
grosso fastidio dal punto di vista dello sviluppo
quando il Consiglio Segreto di Danimarca, spinto
economico. Oltre a ciò, il Consiglio Segreto Svedese
dalla paura di nuove sommosse interne che
non voleva rinunciare ad una certa forma di
avrebbero portato ad altre guerre civili, ratificò in
autogoverno, in particolare quando la Danimarca
maniera quasi arbitraria la decisione che la Norvegia
cominciò, con il tempo, a centralizzare sempre di più
diventasse una delle province danesi. Ciò avvenne
tutta la struttura governativa. Una grossa breccia
senza che i colleghi norvegesi stessi venissero
nella stabilità dell’Unione si aprì negli anni '30 del XV
interpellati. La Norvegia continuava ad essere un
secolo quando, in seguito alla nota ribellione armata
regno di stampo ereditario e la monarchia danese
di Engelbrecht, i danesi vennero cacciati dalla
aveva tutti gli interessi a mantenere il paese una
Svezia.
nazione semi-indipendente al fine di garantire la
Nel 1439 Eric venne deposto come re dell’Unione e
successione sul trono di Danimarca ai futuri membri
il suo successore fu Cristoforo di Baviera. Quando
della grande famiglia degli Oldenburg. Proprio per
quest’ultimo morì l’Unione si ritrovò senza un
questo motivo la Norvegia poté conservare alcune
legittimo erede dal momento che Cristoforo non
strutture istituzionali proprie e tutto il suo sistema
aveva avuto figli e dunque fu eletto il re svedese
legale ma perse i possedimenti d’oltremare (le Isole
Carlo VIII in quanto la Svezia sperò di riportare
Fær Øer, la Groenlandia e l’Islanda) che diventarono
l’Unione sotto l’autorità della sua monarchia. Carlo
nuove province danesi. Alla fine, quasi tre secoli
VIII divenne anche re di Norvegia nel 1449 ma la
dopo, nel 1814, con il trattato di Kiel, il re di
grande potenza dei Conti di Holstein permise al
Danimarca-Norvegia Federico VI dovette cedere la
Consiglio Segreto di Danimarca di eleggere il nuovo
Norvegia alla Svezia con la conseguente nascita,
re Cristiano I di Oldenburg. In seguito, per oltre 70
intorno alla metà del XIX secolo, di una forte
anni, le guerre tra Svezia e Danimarca avrebbero
corrente scandinavista nei tre stati che ebbe come
dominato la scena politica e sociale all’interno
obiettivo quello di riunire tutti i paesi che avevano
dell’Unione. In seguito alla grande vittoria di
fatto parte dell’Unione di Kalmar.
Cristiano II di Danimarca nella riconquista della
Svezia e dopo il grave “bagno di sangue di
Stoccolma” avvenuto tra il 7 e il 10 novembre del
1520, durante il quale 82 tra nobili, religiosi,
- 38 -
successivo.
Oramai
A
questo
l’integrità
punto
ci
dell’Unione
fu
la
era
IL DRAGO VICHINGO
D’un fasto remoto,
d’un mondo svanito,
d’un tempo passato,
lontano, sbiadito,
speciale memoria,
ancora s’impone,
regale, elegante,
l’altero Dragone
presenza importante
soffusa di storia.
La testa del Drago,
una fiera spirale…
la coda del Drago,
una ruota sottile…
a chiuder le sponde
di quercia possente,
ch’ al Mare furente
strappavan nell’onde
preziosa vittoria.
O forse soltanto,
amico del vento,
nei fiordi contento
di sé, navigava…
O forse con vanto,
nel mondo d’allora,
quel Drago scolpito
sui fiordi portava
la grande Signora
ch’ un tempo regnava…
O forse nel mito,
sfidando l’Ignoto,
del Nord sconfinato
i mari solcava…
…il Drago vichingo
ingordo di gloria.
Paola Montersino
- 39 -
DIARIO DI VIAGGIO
CUBA: 50 AÑOS DE REVOLUCION
di Alessandro “Sasha” Galbani
A
più di mezzo secolo dal lontano primo gennaio 1959, anno della presa del
potere di Castro nell’isola caraibica, la revolucion è paragonabile ad un malato
terminale: in tal senso, mi pare calzante riproporre la definizione di “realismo
atmosferico” del celeberrimo critico E. Auerbach per sottolineare una notevole affinità
tra la revolucion al giorno d’oggi e le condizioni del suo “Lider Maximo”. Sceso
dall’aereo ho subito la sensazione di essere arrivato in un paese dalla burocrazia
asfissiante: i doganieri si prendono tutto il tempo di cui hanno bisogno (e anche molto
di più) per verificare, salvo chiudere ambedue gli occhi in caso d’errore, se i turisti
hanno svolto correttamente la compilazione della carta de migration. A che pro?
Negli ultimi anni a Cuba c’è però stata davvero una
per consentire investimenti esteri, introdurre delle
grossa rivoluzione: quella del denaro. Trovatosi con
forme “particulares” di proprietà privata, come le
il paese sull’orlo della bancarotta, Castro da dieci
case che privati mettono a disposizione dei turisti,
anni a questa parte ha deciso di introdurre una
come i nuovi ristoranti non di proprietà statale, come
nuova moneta, il Peso convertible, a cambio fisso
alcune forme di trasporto. Ovviamente queste tre
paritario
di
categorie, ruotando attorno al turismo, hanno oggi
capitalizzare (se mi sentisse usare questa parola mi
degli introiti in costante crescita, che permettono loro
toccherebbe un corso di rieducazione!) al massimo i
di vivere meglio di qualsiasi categoria statale (dallo
proventi del neonato turismo. Il risultato alla lunga
spazzino al direttore ospedaliero).
col
dollaro:
con
ciò
ha
tentato
sembra dargli ragione, dato che Cuba non versa più
nella penosa condizione di dieci anni fa, nonostante
l’embargo statunitense si faccia ancora sentire. Di
conseguenza, la stragrande maggioranza della
popolazione si trova in condizioni accettabili, ma non
sfugge ai razionamenti di alcuni beni primari che a
Cuba difficilmente si trovano. Sembra strano, ma ciò
avviene ancora con la farina e, fino poco tempo fa,
valeva lo stesso per la benzina.
È importante anche sottolineare quanto il turismo,
fonte primaria del pil nazionale cubano dopo
l’esportazione dello zucchero, abbia negli ultimi anni
infranto il limite del “socialismo reale” vigente a
In
Cuba: anzitutto è stato necessario sottoporre alcune
l’impressione di una rivoluzione morente diventa
aree come Varadero ad una legislazione speciale
convinzione: le splendide case del Malecòn, il
- 40 -
giro
per
le
assolate
strade
di
Havana
lungomare, in stile liberty e decò, costruite dai ricchi
per il 50esimo anniversario del regime: nonostante
americani negli anni ’20-’30, sono tutte piene di
onnipresenti e martellanti citazioni di Fidel e Raùl,
crepe, i restauri tardano, non permettendo così alla
alcune sale, specie quelle che narrano il periodo
capitale di sfruttare appieno il suo fascino. Tutti i
’53-’59, sono dettagliatissime e vale la pena
murales inneggianti agli eroi della rivoluzione, a
fermarvisi un po’. Infine, d’obbligo una sosta alla
Fidel e Raùl, al patriottismo ed al socialismo non
Plaza de la Revolucion, la più famosa di Cuba, con il
vengono più presi in considerazione da nessuno
mastodontico memorial de Josè Martì (poeta eroe
(tranne che dal sottoscritto!!). In ogni caso, Havana
delle guerre contro gli spagnoli, considerato l’ideale
merita di essere visitata solo per la sua intrigante
precursore della rivoluzione, quindi celebrato ed
combinazione di stili: il barocco coloniale spagnolo
“abusato” ovunque a Cuba) ed il ritratto ferreo di Che
dell’Havana vieja (Avana vecchia), il neoclassicismo
Guevara
del Capitolio Nacional, del grandioso cimitero di
Comunicazioni.
Colòn e dell’università, il liberty dei grandi alberghi
Cuba è meta di molti “turismi”: senza dubbio di
sorti nei primi anni del Novecento, il decò del
notevole interesse naturalistico, l’isola attrae anche
Malecòn e del Vedado, i casermoni granitici degli
una cospicua dose di turisti per la sua cultura
anni sessanta, il modernismo delle ambasciate (in
musicale e di cabaret. Consiglio vivamente a
particolare quella americana, che secondo i cubani
chiunque si rechi a Cuba di gustarsi un mojito o un
“stona” e dunque è oscurata da una serie di
cuba libre assistendo ad uno spettacolo del
bandiere nere, “colore dell’imperialismo”, giusto per
Tropicana, oppure del Buena Vista Social Club:
ribadire che a Cuba gli USA non sono molto graditi).
assicuro che la serie senza pause di danze
sulla
facciata
del
Ministero
delle
acrobatiche, sketch, balli moderni e/o tradizionali vi
terrà incantati per almeno un paio d’ore. Inoltre mi
piacerebbe “sfatare” un mito: quello di Cuba come
uno dei principali paradisi del turismo sessuale. È un
dato di fatto che la liberalizzazione improvvisa del
turismo alla fine degli anni novanta ha dato
l’occasione a moltissime ragazze di intascare valuta
pregiata e di fuggire all’estero, ma è altrettanto vero
che le autorità, accortesi di questo esodo, hanno
subito preso duri provvedimenti. Chi è sorpreso ad
esercitare la prostituzione in luoghi pubblici rischia
tantissimo, cubano o straniero. La prostituzione si
concentra attorno agli hotel “per occidentali”, proprio
perché questi luoghi sono soggetti ad un diverso tipo
di
legislazione:
la
guida
cubana,
Sergio,
mi
raccontava che i cubani stessi devono richiedere dei
permessi per entrare in località come Varadero o
Ho la fortuna di visitare il Museo della Revolucion,
Cayo Largo, mentre altre mete d’interesse per
ex-residenza di Fulgenzio Batista, rimesso a lucido
occidentali, come l’hotel Havana Libre ad Havana,
- 41 -
tengono prezzi altissimi per dissuadere i comuni
Cuba. E giungiamo poi a Trinidad: forse il più bel
cubani dal mettervi piede. Le “chicas” sono a tutti gli
posto di Cuba, la cittadina è il maggior centro di
effetti delle dipendenti di questi locali. Voglio
raccolta della canna da zucchero. Il piccolo centro
ribadirlo nuovamente: andare a Cuba non è la
storico è patrimonio dell’UNESCO. Ai lati di Trinidad
stessa cosa che andare ad Ibiza o a Milano
si trovano la penisola di Ancon, luogo ideale per lo
Marittima. Chi si muove all’interno dell’isola si rende
snorkeling, e la riserva nazionale di Topes de
conto che il turismo “notturno” è praticabile in una
Collantes, rigoglioso tratto di foresta tropicale, dove
serie
nelle
è possibile praticare trekking e tuffarsi in libertà dalla
sovramenzionate località, si trova qualcuno che,
cima delle cascate (esperienza che vivamente
praticando ostinatamente turismo sessuale, non fa
consiglio, anche perché è l’unico modo con cui
del bene né all’isola (i soldi finiranno sempre nelle
procurarsi del refrigerio a Cuba). Infine, prima di
aree “particulares” e nessun cubano se ne gioverà)
ritornare ad Havana e poi in Italia, visito la bollente
né alla sua immagine.
Cienfuegos, con il suo elegante paseo (boulevard), e
limitatissima
di
luoghi.
Tuttavia,
Santa Clara, a rendere omaggio al Che.
Nel
mio
soggiorno
a
Cuba
visito
Baracoa,
“avamposto” sull’Atlantico, che mi rimane nel cuore
per le sue spiagge selvagge, il sole che tramonta nel
mare ed i suoi tratti di foresta pluviale. Poi Santiago,
la “ciudad heroica siempre” per Fidel, dato che
proprio a Santiago lui e i compagni assaltarono la
Moncada (luogo simbolo del regime batistiano,
poiché là erano detenuti i prigionieri politici) e lo
La Cuba di oggi è un tipico esempio di regime che i
stesso Fidel vi pronunciò il primo discorso da Lider
politologi
Maximo. È la volta di Bayamo, Camagüey, Sancti
imperante del paese è chiara e definita, tanto che
Spiritus,
centro,
per entrare all’università i giovani devono sostenere
prevalentemente agricole e depresse, che rendono
un esame di marxismo, oltre quelli propedeutici per
meglio di altre l’idea di quanto sia difficile vivere a
le singole facoltà. Tuttavia, l’apparato ideologico si è
piccolissime
cittadine
del
- 42 -
chiamano
“post-totalitario”:
l’ideologia
man mano svuotato e svilito, soprattutto dal
traduce
momento in cui Cuba e la Santa Sede hanno
apparato burocratico: nei musei al buro si trovano
ripristinato i loro rapporti. Castro, pur avendo
fino a quattro cassiere (per vendere un biglietto!!!),
proclamato nel ’60 l’ateismo di stato, si è trovato
nei ristoranti di norma si richiede la firma del cliente
costretto a reintrodurre il cattolicesimo 10 anni fa per
sulla ricevuta, che poi viene timbrata dall’apposito
far
addetto ecc... Fidel spesso si gloria di avere un
fronte
fortemente
al
malumore
credente.
di
una
Confesso
popolazione
che
lo
automaticamente
in
uno
sterminato
scopo
tasso di disoccupazione tra i più bassi (1,6%!!!) nel
principale del mio viaggio era quello di vedere come
mondo, ma francamente fossi in lui mi porrei
l'isola sia sopravvissuta al crollo delle ideologie
qualche domanda sulla qualità degli impieghi e,
nell'era della globalizzazione: a tal proposito ho
soprattutto,
verificato in prima persona quanto sia cresciuto il
impiegati. Addirittura, alcuni ristoranti rilasciano 3-4
sentimento cattolico (specialmente dopo la visita di
copie
Giovanni Paolo II nel 1998) a discapito dell'ateismo
scherzosamente, dicono che una copia va a Fidel,
di stato. Questo è senz’altro un indizio della
l’altra a Raul, la terza all’ufficio affari esteri e la
progressiva apatia del regime cubano. Nonostante
quarta forse la potremo tenere noi.
della
sulla
gratificazione
stessa
ricevuta:
media
i
degli
cubani,
ciò, la presenza del partito comunista nella società è
capillare, dato che in ogni quartiere di ogni città c'è
un CDR, “comite de defesa revolucionaria”, vero e
proprio comitato di quartiere che controlla la
popolazione. È in crescita anche il razzismo, benchè
non si manifesti con episodi di violenza anche
perchè lo stato prevede condanne durissime per
questo tipo di crimine. Ho notato che l'atteggiamento
razzista si evidenzia soprattutto a livello gergale con
le parole “prieto” equivalente a “negro” (le radici pare
vadano ricercate nella parola latina “bruta”, dal
palese significato spregiativo) e “yanquí” adattato
dall'inglese “yankee”. Nonostante tutto, Cuba eccelle
soprattutto
particolare
nel
campo
nell’oculistica)
medico-sanitario
e
(in
dell’istruzione:
l’aspettativa media di vita di un cubano è di 75 anni
per gli uomini, 77 per le donne, il tasso di mortalità
infantile addirittura sotto il 4 per mille, il più basso nel
continente americano, tra i più bassi del mondo;
l’analfabetismo a Cuba è inesistente, pochissimi
abbandonano la scuola prima dei 16 anni e il 19%
dei cubani ha una laurea (standard paragonabili a
quelli occidentali). L’alto tasso d’istruzione, tuttavia,
in un sistema in larga parte ancora pianificato si
Vorrei spendere qualche parola per i cubani, gente
assai ospitale e molto socievole, contraddistinta però
da una buona dose di malinconia: Cuba è una realtà
per buona parte ancora rurale, e, come in tutti i
piccoli paesi, a volte sembra di veder materializzarsi
“il sabato del villaggio” di Leopardi. Un tipico
passatempo cubano è quello di sedersi sulla sedia a
dondolo rivolti verso il mare, oppure verso il proprio
patio ad ascoltare i pappagalli, onnipresenti a Cuba.
Altra passione viscerale è quella per il domino, gli
scacchi e la dama: in qualsiasi città che ho visitato
- 43 -
ho sempre visto decine di persone riunite attorno ad
liberalizzazione di massa (che non riguardi il
un tavolo tutte intente nel gioco, con sigaro in bocca
turismo, processo già avviato) è rischioso, poiché
e bicchiere di ron (i cubani sono ultranazionalisti in
potrebbe portare Cuba ad essere fagocitata dal
quanto a rhum, che chiamano ostinatamente ron per
mercato del potente vicino a stelle e strisce, come
differenziarsi dagli stranieri). Inoltre, ho notato che
successe agli inizi del secolo scorso. Ho visto molti
seguono con fervore gli spettacoli teatrali trasmessi
manifesti inneggianti al presidente venezuelano
in televisione, soprattutto i balletti delle proprie
Chavez come erede di Simon Bolivar, simbolo
compagnie nazionali, poiché sono fieri di questa loro
d’indipendenza dell’America Latina: quasi tutto il
tradizione musicale. Altra passione è quella per il
petrolio
baseball, la pallavolo ed il pugilato, tanto che ci sono
dall’autocrate
molti manifesti per Cuba di pugili cubani, raffigurati
escludere che faccia pressioni sul partito comunista
snelli e sani, contro pugili USA con sembianze di
cubano per proporre un capo a lui gradito. In ogni
energumeni: oltre al doping, i manifesti alludono alla
caso, dovendo fare un bilancio di 50 anni di
sempiterna lotta di “Davide” Cuba contro “Golia”
rivoluzione, mi sento di dire che “la indipendencia”,
USA.
sinonimo di revolucion nel gergo del partito e motivo
di
cui
Cuba
ha
venezuelano.
bisogno
Non
proviene
sarebbe
da
d’orgoglio per i cubani, che prometteva un futuro
radioso e prospero, abbia, per innumerevoli aspetti,
infranto i limiti del buon senso e della storia,
trasformando
Cuba
anacronistico
che
in
dovrà
un
paese
lottare
per
oramai
essere
competitivo in futuro. Non mi resta che accomiatarmi
con un saluto scontato, ma che è anche motivo di
sprone per il futuro della popolazione cubana:
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE.
Durante il volo di ritorno (11 ore circa) mi chiedo
quale sarà il futuro dell’isola: data per imminente la
fine della dinastia Castro Ruz (Fidel ha 84 anni, Raùl
80), sembra difficile intravedere un processo di
democratizzazione.
Anche
un
processo
di
- 44 -
MISTERI PAGANI DEL MONDO CLASSICO:
LA GRECIA
di Simonetta Focardi
Il presente contributo è il condensato, per forza di cose assai sintetico ma, ci si
augura, non troppo oscuro, di due relazioni tenute al Centro Culturale MIR in due
serate distinte nel corso del 2008 e 2009.
Chi fosse interessato a chiarimenti o ulteriori spiegazioni, potrà attingere dalla
bibliografia riportata in fondo alcuni spunti legati anche all’aspetto iconografico che è
imprescindibile
in
un
simile
discorso
e
che
può
dare
vita
ad
approfondimenti
estremamente suggestivi.
Inoltre, anche se il discorso sulle origini del fenomeno dà vita a sorprendenti
scoperte, dato che più di una fonte attesta che tale spiritualità proverrebbe da fuori,
dalla Tracia o da Creta o addirittura dall’Egitto (Erodoto), è forse più interessante,
dato lo spazio ridotto della relazione, interrogarsi in questa sede sul perché dei
misteri anziché sulla loro origine.
- 45 -
C O S A I N T E N D I A M O QUANDO PARLIAMO DI
e della morte garantendogli così una sorte migliore
MISTERI
nell’aldilà. Tale schema non è di poca utilità poiché,
pur obbligando a distinzioni ed anche ad esclusioni
clamorose dall’ambito misterico, rende evidente la
Il termine italiano “mistero” costituisce in se stesso
differenza che corre, ad esempio, tra la mistica orfica
già un equivoco poiché, a ben vedere, facendo
e quella eleusina, per restare nell’ambito di quelli
riferimento ai misteri antichi non vi è in essi nulla che
che, insieme al Dionisismo, rappresentano al meglio
sia
moderno
i misteri di Grecia. Va infine almeno accennato qui
dell’aggettivo. Celebre è la definizione ossimorica
un altro importante aspetto della questione: i misteri
che ne diede Goethe, che anche di questi
costituiscono
s’interessò, come “grande e manifesto mistero”.
tradizionale se per tradizionale s’intende la religione
Sarà
premessa
olimpica come viene di solito studiata da chi affronta
metodologica, uno schema di riferimento e di
lo studio dell’epica classica. Tale religiosità ha nelle
definizione che ha da sempre costituito l’ossatura
opere di Esiodo (specie la “Teogonia”) la propria
del pensiero su questo ambito di un maestro della
“bibbia” ma vi è più di un indizio che essa non fosse
Storia delle religioni del ‘900: Ugo Bianchi, per lunghi
la sola: dalle opere di Pindaro (Olimpica II) che
anni docente sia alla Cattolica di Milano che alla
sembrano accennare addirittura alla reincarnazione,
Sapienza di Roma. Essenziale sarebbe la capacità
al delinearsi di diverse geografie per l’aldilà (il mito
di distinguere un atteggiamento semplicemente
del giardino delle Esperidi) fino a speculazioni
“mistico”, inteso come persuasione che una divinità,
filosofiche che dal V secolo preferiscono non parlare
a differenza della concezione olimpica tradizionale,
più di Zeus ma semplicemente di una grande divinità
sia in grado di partecipare con simpatia alle vicende
che tutto governa, la strada è aperta anche in questo
degli uomini, che la sentono così più vicina. Un
senso per capire se prima della religiosità che noi
grado
chiamiamo olimpica o omerica ci fosse qualcosa di
realmente
meglio
misterioso
dunque
ulteriore
di
nel
fornire,
contatto
senso
come
avverrebbe
nella
una
forma
di
religiosità
non
dimensione propriamente “misterica” in cui, tramite
diverso.
rituali opportuni e di volta in volta diversi a seconda
sopravvivenza nei secoli, mentre la religiosità
della divinità di riferimento, si riesce effettivamente a
pagana tradizionale si è del tutto perduta, le correnti
stabilire da parte degli uomini una sorta di
mistiche hanno mostrato una vitalità che consente di
partecipazione ad una vicenda terrena della divinità
connetterle a fenomeni religiosi più recenti. Il celebre
(si parla, appunto, di “dio in vicenda”) tale da farli
libro
sentire partecipi in prima persona ai casi accaduti al
Rinascimento” (Adelphi) che non a caso ha ispirato il
dio (o, più comunemente, alla dea). Un vero salto di
titolo di questa relazione, racconta proprio come nel
qualità si avrebbe però solo col passaggio dalla
Rinascimento, sulla base di interpretazioni forse un
dimensione misterica a quella “misteriosofica”,
po’ spericolate perché basate su passi di Padri della
termine
alla
Chiesa estrapolati dal contesto e che venivano fatti
persuasione assai diffusa che tramite l’adesione ad
coincidere con altri di Platone, ci si sentì autorizzati a
un culto misterico l’uomo entrasse in possesso di
dare
una particolare forma di sapienza, riservata a pochi,
sapienziale, cioè misteriosofica, secondo la quale
capace di aprirgli le porte su alcuni aspetti della vita
essi erano reputati come messaggi occulti rivolti ad
col
quale
si
intende
alludere
- 46 -
di
E’
ben
Edgar
degli
vero
Wind,
antichi
che,
sul
“Misteri
misteri
piano
pagani
della
del
un’interpretazione
un’elite di iniziati capace di capirli: non più riti aperti
l’aiuto degli uomini) venne restituita per qualche
al popolo, che in effetti non li avrebbe mai davvero
mese all’anno alla madre. Tale modello di racconto,
capiti, ma riservati a conventicole che in essi
da un lato è simile a quello di tante divinità della
leggevano attraverso “segni” la comunicazione di un
vegetazione
segreto relativo al mistero della sopravvivenza dopo
provenienza asiatica che alimenteranno solo in età
la morte: una sorta di rivelazione cristiana nascosta
ellenistica e soprattutto a Roma varie correnti
anche all’interno dei testi della tradizione pagana.
mistiche ma che paiono avere poco a che fare con
che
sono
però
“dei
morenti”
di
Demetra, dall’altro non aiuta a risolvere il vero
mistero (in senso moderno…) di quello che avveniva
ELEUSI
in quella specie di grotta sotterranea dove gli
iniziandi venivano fatti scendere. Il segreto meglio
La spiritualità eleusina è quella che permette la
custodito dell’antichità (si pensi che anche in tarda
migliore ricostruzione del rituale misterico data
età antica, e dopo le conversioni al cristianesimo,
l’abbondanza delle fonti e la centralità di tale
nulla di più si seppe se non ad opera di alcune fonti
celebrazione (di tre giorni di durata) nella vita
che però sono ostili, trattandosi degli apologeti della
ateniese. Precedenti tentativi di fare della spiritualità
prima età cristiana come Clemente Alessandrino,
eleusina un movimento di contrapposizione alla
Arnobio, Ippolito, ecc.) forse non è un vero segreto:
religione olimpica della città1 paiono frustrati proprio
dalla tesi, un po’ stantia anche se ancora circolante,
dalla grande rilevanza che Atene stessa attribuiva ai
che metteva in relazione la spiga di grano mostrata
preparativi di quel cerimoniale che era caratterizzato
agli iniziati col mistero della rigenerazione della
anche da una processione che proprio dalla città
vegetazione dopo il sonno invernale, (ma Atene a un
partiva per poi attraversare il ponte (momento nel
certo punto non era già più soltanto una città
quale avvenivano, forse con intento apotropaico, i
agricola) o col mistero della sessualità, una
cosiddetti “gefirismi”, cioè insulti lanciati all’indirizzo
suggestiva ipotesi di lettura ci proviene, in modo non
dei futuri iniziati ai misteri) ed entrare nel demo attico
così sconcertante2, da una fonte apparentemente
di Eleusi dove si trovava il tempio di Demetra
irregolare perché rappresentativa della religiosità
accanto a quello di Ades. Se è impossibile elencare
greca “ufficiale”, quella olimpica. Si tratta dell’Inno
qui nei dettagli le varie parti del rituale, si possono
omerico “A Demetra”: in esso, risalente alla piena
però indicare gli elementi più significativi di esso,
età classica, si racconta con molti particolari
anche perché rappresentano un bell’esempio di
l’episodio che forse è quello “chiave” per capire il
quanto sia difficile ancor oggi comprendere davvero
senso profondo dei misteri di Eleusi. Durante il suo
di cosa si trattasse. I misteri eleusini riguardano
peregrinare sulla terra, Demetra giunge al borgo di
Demetra e Kore, la figlia della dea e di Zeus che,
Eleusi e viene ospitata dalla coppia che regna su
com’è noto, fu rapita da Ades e, alla fine di una
quel luogo. Il re e la regina hanno un neonato,
lunga ricerca da parte della dea (che per questo fu
Demofonte, del quale la dea si prende cura. Cerca
obbligata a vagare sulla terra chiedendo anche
2
1
Vi è addirittura la tesi che fa dei misteri fondati da Eumolpo,
proveniente dalla Tracia e che si trovò a combattere con
Eretteo, mitico re di Atene, la testimonianza di una religione
alternativa (perché “straniera”) a quella cittadina.
- 47 -
Sono in realtà continui gli scambi e le contiguità tra fonti
olimpiche e fonti misteriche: si pensi sul piano archeologico
all’iconografia del tempio di Proserpina a Locri Epizefiri o alla
presenza di Dioniso come dio titolare a Delfi in posizione non
subordinata a quella occupata dal vero re della religione
olimpica, Apollo (cfr. Giorgio Colli in bibliografia)
anche di renderlo immortale esponendolo ogni notte
essenziale nella spiritualità misterica: quella del
alla
rito
silenzio: “mistico”, con tutta la sfera di termini ad
d’invulnerabilità a cui fu soggetto da piccolo Achille);
esso collegati, deriva infatti dal verbo greco “myo”
una notte però la madre, Metanira, se ne accorse e,
che definisce l’atto di chiudere di fronte a qualcosa
non rendendosi conto del senso di ciò che
d’ineffabile (da cui, con lievissime modificazioni, il
accadeva, lanciò un grido che provocò l’ira della dea
verbo “myéo” che significa “venire iniziati ai misteri”
e pose fine al rituale. Secondo Sabbatucci, autore di
tout court).
fiamma
(qualcosa
di
simile
al
un testo chiave sul misticismo greco, i misteri di
3
Eleusi sarebbero il tentativo di ricordare quel rituale
d’immortalizzazione, che per forza andava interrotto
(altrimenti non ci sarebbero più uomini ma solo dei)
I MISTERI DEI CABIRI
ma che qualcuno può avere il desiderio che venga
simbolicamente ripreso per ristabilire un contatto
A prescindere dalle altre Demetra5 delle quali
privilegiato
sarebbe
con
assumerebbe
la
invece
grande
il
ruolo
dea.
di
Metanira
quanti
forse
possibile
ricostruire
un
rituale
non
iniziatico, degni di menzione sono almeno i misteri
comprendono. In pratica, dopo aver tanto insistito,
dei Cabiri, originari di Samotracia ma dei quali a
anche a causa della potente suggestione esercitata
Tebe esistono le rovine del tempio. Ignoti ai non
da capolavori di antropologia religiosa come “Il ramo
specialisti ma menzionati già nella letteratura tardo
d’oro” di Frazer, sul rituale propiziatorio della fertilità,
classica ed ellenistica (ed esempio le “Argonautiche”
si tenderebbe piuttosto ad insistere su un rituale che
di Apollonio Rodio), questi misteri sono stati studiati
simula la morte e la rinascita per aiutare l’uomo a
assai bene da Karoly Kerényi in alcuni capitoli del
superare il terrore di quell’ineludibile passaggio. La
suo “Miti e misteri” (Bollati Boringhieri) in cui tenta
spiritualità eleusina, più “gioiosa” e anche meno
anche di dare una spiegazione alla complessa
esclusiva di altre (pare fossero moltissimi gli adepti)
iconografia che li riguarda. Oscuramente connessi
è anche un bel modello di religiosità “universale”. È
alla protezione dei naviganti (per l’identificazione dei
vero che pare essere legata, a differenza di altri
Grandi Dei coi Dioscuri), questi misteri, perché tali
misteri, al luogo geografico ben preciso, ma si apriva
sono definiti dalle antiche fonti, imponevano la
anche alle genti straniere pretendendo solo - altra
confessione
cosa assai significativa e particolare per la religiosità
riferimento a non meglio definiti “Grandi dei” che
pagana - la purezza di vita (sappiamo da Svetonio
inducono
che Nerone, pur desiderando essere iniziato, non
all’interno
potè farlo essendosi già macchiato della colpa di
diversissimo, il rituale coinvolgesse nuovamente la
matricidio). Inoltre, da quanto detto finora sembra
coppia Demetra – Kore (mito di Pelarge) pur
ricavabile
all’interno di un travestimento iconografico diverso.
4
3
4
anche
un’altra
condizione
che
è
Il misticismo greco, Bollati Boringhieri.
Ercole fu forse il primo iniziato non ateniese, come attestano
alcune fonti iconografiche reperibili nel catalogo della mostra
romana “Il rito segreto” (Electa 2005) dove l’Ercole velato è
forse addirittura il testimone della partecipazione ai “Piccoli
misteri”, quelli di Agra, nei quali ci si sottometteva a un rituale
di purificazione prima di accedere a quelli “grandi”. Forse
Ercole doveva essere purificato dopo l’avventura con Cerbero
affrontato nella discesa all’Ade.
5
- 48 -
dei
a
peccati
pensare,
di
un
ma
facevano
naturalmente,
contesto
anche
che
pur
apparentemente
Si pensi alla Despoina di Licosura e Figalia, al rito attestato a
Feneo, alla Kore senza nome di Telphusa nonché alle
testimonianze erodotee del culto di Auxesia e Damia o di
quello delle “dee infernali” (Storie, VI 133) mentre andrebbe
considerato anche il culto misterico di Andania, sicuramente
connesso a Demetra ma del quale ci sono arrivate poche
testimonianze (cfr. Scarpi I vol. in bibliografia).
Tuttavia questi Cabiri, inizialmente senza nome6 ma
Scarpi, poco delineabile. Molto complessa è già la
poi associati a divinità note del pantheon greco, con
fisionomia del dio, connesso, come già ricordato
un mito di fondazione che li connette alla dea Ecate,
(nota 2) anche al culto di Apollo, quasi ad indicare
appaiono nel complesso più “selvaggi” e addirittura,
ben
almeno per Erodoto (II, 51) titolari di culti misterici
coesistenza di due facce nella cultura greca e una
anche più antichi di quelli eleusini.
fondamentale vocazione del dio alla presenza-
prima
dell’intuizione
di
Nietzsche,
la
assenza (si pensi alla katabasis orfica dipinta dal
grande Polignoto proprio a Delfi nel porticato dei
IL “MISTERO” DI DIONISO E L’ORFISMO
Cnidi, almeno secondo la testimonianza di Pausania
nel X volume della Periegesis della Grecia).
Nonostante la quantità d’informazioni, in primis
Tuttavia,
desunte dalle “Baccanti” di Euripide, relative al
un’interpretazione non solo misterica ma addirittura
selvaggio rituale di Dioniso, non pare, secondo
misteriosofica del culto di Dioniso se ci si rivolge alle
alcuni studiosi, che il Dioniso greco possa essere
fonti relative all’Orfismo, una forma di religiosità
ritenuto titolare di un vero culto misterico in Grecia.
rivoluzionaria
Ancor più sfortunata fu la migrazione a Roma del
dimensione mistica dall’ambito pubblico a quello
culto
determinare
strettamente individuale, privato, soprattutto sulla
addirittura, nel 186 a.C., un senatoconsulto per la
scorta di una vera e propria scuola di vita che
soppressione dei Baccanali che, a giudicare da fonti
Pitagora istituì. L’Orfismo, pur traendo il nome dalla
(forse ostili) come Livio, non erano altro che orge
leggenda di Orfeo, del quale si narrava una vicenda
vergognose
forse connesse ad una sostanziale
che lo vide almeno in parte sopravvivere a se stesso
incomprensione della vera essenza del culto
(il mito della testa che continua a cantare anche
dionisiaco. Quel dio terribile, il cui studio è stato
dopo la sua morte violenta) è, nella sua parte
fonte di tanti travisamenti in età tardo romantica ad
istituzionale, legato a doppio filo a un’interpretazione
opera di Creuzer e anche di Erwin Rohde (col suo
delle vicissitudini di Dioniso che consentirebbe
celebre “Psiche” riedito di recente da Laterza), è in
all’uomo che ne viene a conoscenza di riconoscere
realtà
dimensione
in sé la possibilità di un percorso analogo. In poche
propriamente misterica. Se infatti si può senz’altro
parole, nella cosmologia che è ricostruibile, con
parlare di un misticismo dionisiaco, collegato anche
fatica, sia dagli “Inni Orfici” (pubblicati nell’edizione
a fenomeni come il menadismo e altri atteggiamenti
Mondadori, nella collana Lorenzo Valla) ma anche
cultuali estremi studiati soprattutto dal Dodds nel
da altre testimonianze sparse tra vari autori (si veda
suo “I greci e l’irrazionale”, la consistenza dei misteri
Scarpi, vol. I), Dioniso è un dio in vicenda che,
di Dioniso è, ad esempio a parere di Sabbatucci e
ancora assai piccolo, viene fatto a pezzi dai Titani
connesso
7
al
inafferrabile
dio,
tale
nella
da
sua
è
possibile
perché
seguire
sposta
le
tracce
decisamente
di
la
invidiosi. Inceneriti da Zeus, questi costituiranno la
6
7
La mancanza del nome crea un collegamento suggestivo con
divinità del silenzio come la Angerona romana, forse
connessa al segreto da tenere sul vero nome della città, e, più
in generale, col silenzio che caratterizza i rituali misterici.
Secondo lo Scheid (cfr.bibliografia) il motivo vero era politico:
si temeva lo scatenarsi di forze centrifughe antigovernative;
del resto anche nell’Egitto tolemaico, dove pure sono
ammesse manifestazioni dionisiache con tanto di collegi
sacerdotali, esse sono rigidamente controllate dallo stato,
come attestano le fonti epigrafiche.
materia di cui sono fatti gli uomini, i quali hanno
dunque dentro di sé una parte divina da preservare
dalla corruzione mentre il cuore del piccolo Dioniso
Zagreo (figlio di Zeus e Proserpina), che era stato
custodito da Atena, verrà inserito nel terzo Dioniso, il
- 49 -
figlio di Zeus e Semele più noto alla mitologia
definita
corrente.
Claudio,
In pratica l’Orfismo rappresenterebbe il superamento
dimensione rituale e dunque misterica sia da
del vitalismo orgiastico del dionisismo all’interno di
escludere assolutamente), si apre qui la strada ad
un’ottica che addirittura capovolge le posizioni
un modo di sentire che non è molto diverso da quello
comunemente accettate in campo cosmologico
che caratterizzerà almeno alcune delle grandi
anche dagli adepti agli altri misteri. Il cosmo orfico è
correnti gnostiche (ermetismo compreso) che, a
visto come un insieme perfetto già nelle origini ,
cavallo dell’era cristiana, caratterizzeranno la storia
racchiuso com’è all’interno dell’uovo cosmico da cui
del pensiero col loro singolare connubio di filosofia
scaturisce Phanes (identificato col primo Dioniso,
e religione. A ben vedere, siamo già sulla strada di
quello che sarà poi inghiottito, cioè inglobato da
quei “misteri letterari” di cui parlava il grande
Zeus), verso il quale l’uomo inesorabilmente tende
Festugière a proposito dell’Ermetismo e della mistica
almeno con la propria parte spirituale, divina,
pagana e anche di quegli altri misteri rinascimentali
dionisiaca appunto, cercando di sottrarsi alle leggi di
evocati nel titolo di questa relazione.
questo mondo che costituisce invece lo stadio di
Lo sviluppo delle cose potrà vedersi in un’altra
massima degenerazione rispetto alla perfezione
occasione cercando di tener dietro al manifestarsi
originaria. Non ci vuol molto a intuire quanto questo
della spiritualità misterica in un contesto molto
tipo
alle
diverso da quello greco: a Roma, dove i misteri non
speculazioni platoniche sul corpo – tomba che in
sono semplicemente “tradotti” dal greco ma sono
effetti rappresentano un momento di contiguità tra il
una cosa in parte diversa.
pensiero del filosofo ateniese e la speculazione
Resta infatti un dubbio da chiarire: l’aspetto
pitagorica9. L’anima umana non si libera più nel
iconografico del culto dionisiaco. I sarcofagi con
breve momento dell’estasi dionisiaca e neppure nel
scene dionisiache (nonché l’esistenza di liste di
breve, transitorio “stato mentale” che si creava,
persone addette al culto) e anche l’abbondante
secondo
dell’iniziazione
produzione pittorica pompeiana fanno oscillare le
eleusina, passata la quale non pare che la gente
interpretazioni tra quella che tende a vedere in
vivesse in modo diverso dai propri simili non iniziati.
queste espressioni null’altro che un diletto estetico
Pur in mancanza di rituali misterici, in quanto molti
legato a immagini suggestive e quella che vede
studiosi sostengono che l’Orfismo sia stato più una
invece in esse (si pensi alla cosiddetta Villa dei
forma di “religio mentis” senza chiese e sacerdoti
Misteri) la presenza di una religiosità vera e propria.
bensì basato più su una disciplina di vita ben definita
Forse si può ipotizzare la ripresa, intorno al II secolo,
(ma quando sarà possibile tornare a visitare la
di un atteggiamento misterico in quel culto che
basilica sotterranea romana di Porta Maggiore,
aveva
8
di
atteggiamento
Burkert,
al
sia
avvicinabile
momento
10
8
9
Si consideri che invece nella prospettiva olimpica esiodea il
mondo originario è il Caos dal quale solo dopo interminabili
lotte e il succedersi di tre generazioni esce il regno di Zeus,
che non è dunque il signore di ciò che esiste.
E’ la pratica di vita, cioè l’astensione da certi comportamenti,
compreso il mangiare carne (clamoroso per una civiltà come
quella greca fondata sul sacrificio animale), che costituisce un
cambiamento radicale e permanente delle abitudini.
- 50 -
neopitagorica10,
sarà
forse
comunque
risalente
possibile
già
all’epoca
capire
se
potenzialmente
di
una
tali
Su una parete di essa è rappresentato il cosiddetto volo di
Saffo, forse qualcosa in più della riproposta di una nota
leggenda, bensì l’allegoria dell’anima che vola in cielo a
beneficio delle riflessioni di un gruppo di adepti devoti.
(Jeanmaire, “Dioniso”, Einaudi). Una suggestione analoga
potrebbe essere collegata al mito dei marinai trasformati in
delfini da Dioniso rappresentato su alcuni celebri reperti: forse
non si tratterebbe di una metamorfosi punitiva bensì, data la
positività simbolica di quelle creature, di un’altra allegoria di
trasformazione in qualcosa di meglio.
caratteristiche11 perché vitalistico e legato a una
•
soteriologia individuale di cui si intravedeva la natura
Il rito segreto, catalogo della mostra romana,
Electa 2005
già secoli prima nell’Atene di età classica, allorché il
•
R. Otto, Dioniso, (ed. it. Il Melangolo 1990)
dio era coinvolto, durante le feste dette Anthesterie,
•
G. Colli, La nascita della filosofia, Adelphi,
in una celebrazione di tre giorni (comprendente
anche una commemorazione dei morti) ed era
protagonista di uno hieros gamos (simulazione di
un’unione carnale di un essere umano con un
essere divino) con la moglie dell’arconte-re.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
•
P. Scarpi (curatore), Le religioni dei misteri,
Vol I, vol. II, Mondadori (Fondaz. Lorenzo
Valla) 2002: indispensabile per le fonti
raccolte
•
K. Kerényi, Miti e misteri, Boringhieri 1979
•
W. Burkert, Antichi culti misterici, Laterza
1991
•
Dodds, I Greci e l’irrazionale, Sansoni 1973
•
O. Kern, I misteri, (prima ed. italiana,
Catania 1933)
•
Sabbatucci, Il misticismo greco, Boringhieri
e la voce “Religione romana” nel vol III della
St delle religioni UTET 1971
•
Ugo Bianchi, Religione greca, in Storia delle
religioni vol. III, Utet 1971
•
U. Bianchi, Prometeo, Orfeo, Adamo, Ed
dell’Ateneo, 1976
•
Guidorizzi - Melotti (cur.), Orfeo e le sue
metamorfosi, Roma, Carocci 2005
11
C’è forse un ruolo di Dioniso giocato anche all’interno dei
misteri eleusini: lo Iacco del quale si celebra la nascita ad un
certo punto, verso la fine dei riti, potrebbe essere un
“travestimento” di Dioniso in una delle sue tante epifanie con
madri sempre diverse (si tratterebbe qui del secondo Dioniso,
lo Zagreo, quello che nel racconto orfico, come s’è visto
sopra, viene sbranato dai Titani).
- 51 -
2007
•
Wind, Misteri pagani del Rinascimento,
Adelphi
LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO.
HERMANN HESSE E THOMAS MANN A CONFRONTO
CONFERENZA DI VENERDÌ 20 NOVEMBRE 2009
di Mirko Baglione
N
el 1999 il direttore d’orchestra e pianista Daniel Barenboim fonda la West-
Eastern Divan Orchestra1 insieme all’amico Edward Said. La scelta coraggiosa
consiste nel far suonare insieme giovani talenti provenienti da Israele e dai
Paesi Arabi. Nel libro dal titolo La musica sveglia il tempo, edito in Italia per
Feltrinelli nel 2007, Barenboim racconta la fantastica esperienza artistica e umana di
lavorare con questi ragazzi, che insieme a lui hanno avuto l’ardire di andare a
suonare
addirittura
a
Ramallah,
città
fulcro
dell’eterna
guerra
tra
Israele
e
palestinesi. Il libro ha l’intento di voler sottolineare come la musica sia davvero
capace di “svegliare” il tempo in cui viviamo, di insegnarci la via del progresso e della
giustizia politica e sociale attraverso l’universalità del suo linguaggio.
Anche Hermann Hesse e Thomas Mann credettero
conflitto mondiale e che essa avesse il compito di
alla grande forza del messaggio musicale, come
“annientare” la cultura e gli ideali democratici
avremo modo di osservare. Sono autori così noti che
francesi attraverso una vittoria con le armi che
servono davvero pochissime parole per presentarli;
sarebbe stata anche una vittoria della cultura
tuttavia forse pochi lettori sanno che essi furono
tedesca, fieramente reazionaria. Hesse invece era
anche uniti da una solida amicizia. Si conobbero nel
quello che si potrebbe definire un giovane ribelle,
1904 grazie all’editore Fischer, che pubblicava le
dominato fin dalla più tenera età da un desiderio di
opere di entrambi; i due, però, non si vedevano di
libertà e di autodeterminazione della propria identità
buon occhio, perché erano scrittori emergenti, e in
che mal si conciliava con l’oppressivo moralismo
concorrenza. In quello stesso anno, infatti, Hesse
dell’epoca guglielmina e con la morale religiosa dei
Peter
suoi genitori. Allo scoppio del primo conflitto
Camenzind, grazie al quale si era reso noto al
mondiale egli difendeva posizioni decisamente
pubblico internazionale; tre anni prima Thomas
pacifiste.
Mann aveva dato alla luce il famosissimo romanzo
separava, i due iniziarono a scambiarsi lettere, e
Buddenbrooks - Verfall einer Familie. Si consideri
instaurarono un graduale rapporto di fiducia e poi
poi che Mann proveniva da una famiglia di grandi
addirittura d’amicizia.
commercianti, ed era vicino a posizioni decisamente
Come abbiamo accennato in precedenza, entrambi
conservatrici e persino antidemocratiche; si pensi al
gli scrittori furono molto interessati alla musica.
fatto che Mann nel 1915 era profondamente convinto
Hesse era un appassionato ascoltatore della musica
che la Germania dovesse intervenire nel primo
classica del periodo barocco, in particolare di
aveva
1
dato
alle
stampe
il
romanzo
Tuttavia,
nonostante
l’abisso
che
Il nome dell’orchestra è tratto dalla raccolta poetica di Goethe dal titolo “West-östlicher Divan”(1816), nella quale il tema del
rapporto tra Occidente e Islam svolge un ruolo predominante.
- 52 -
li
Johann Sebastian Bach, mentre Mann aveva una
dell’intellettuale che si occupa di mettere in pratica
vera predilezione per il genio musicale di Richard
questo
Wagner, di cui ascoltava ossessivamente il preludio
tradizione barocca sono la tradizione culturale dalla
del Parsifal sul suo grammofono.
quale i Castalii (come vengono definiti gli intellettuali
Gioco;
Johann
Sebastian
Bach
e
la
nel romanzo) attingono a piene mani per eseguire il
Gioco.
Bisogna sapere che nel periodo musicale di Bach si
sviluppa la massima fioritura di quello che i
musicologi chiamano sistema tonale, vale a dire un
metodo di scrivere musica basato su chiare regole
armoniche. La bellissima armonia della musica
barocca serve dunque ai Castalii allo scopo di dare
ordine non solo al Gioco ma anche alla cultura del
mondo contemporaneo, che sembrava essersi perso
nel Disordine e aver smarrito la retta via, vale a dire
la regola armonica che il mondo antico sembrava
invece aver posseduto. Dunque la musica barocca
svolge una funzione benigna, di miglioramento della
società e di rigenerazione della cultura minacciata
da tendenze caotiche e immorali.
Nel Doktor Faustus di Mann il protagonista è il
compositore Adrian Leverkühn. Nato in un piccolo
Nei due romanzi che intendiamo analizzare, Das
Glasperlenspiel (Il Gioco delle Perle di Vetro) di
Hesse e Doktor Faustus di Mann, la musica ricopre
un ruolo fondamentale. Nel romanzo di Hesse il
protagonista
è
Josef
Knecht,
uno
scienziato-
intellettuale che vive all’interno di una sorta di
monastero, dove lui e i suoi colleghi si occupano di
riportare alla luce e studiare l’antichissimo Gioco
delle Perle di Vetro. Che cosa sia questo Gioco non
viene spiegato nel romanzo: si viene a sapere che si
tratta di un tentativo di fondere tra loro matematica,
musica, cabala, astronomia e magia per costruire
una sorta di sapere enciclopedico. E’ qualcosa che
ricorda da vicino gli studiosi della teosofia, una
paese della Turingia, nel cuore della Germania
protestante, l’artista inizia gli studi di composizione a
Lipsia. Qui ha un rapporto sessuale con la prostituta
Haetera Esmeralda. Dopo alcune composizioni
iniziali che rispettano le regole armoniche del
sistema tonale, egli sceglie di inventare un nuovo
metodo di fare musica: la dodecafonia.2 Questo
sistema si basa sulla ripetizione continua di una
serie di note, che possono essere presentate poi in
ordine diverso, dall’inizio alla fine, dalla fine all’inizio,
etc. Si presentano cosi delle variazioni su una
stessa “serie”. La prima “serie” inventata da Adrian
Leverkühn è questa: H E A E Es. Ora va detto che la
2
dottrina esoterica con la quale Hesse era venuto in
contatto grazie ad alcuni amici. La musica svolge un
ruolo
importantissimo
nella
formazione
- 53 -
In realtà la dodecafonia fu inventata dal compositore Arnold
Schönberg (1874-1951). Egli andò su tutte le furie quando
vide che l’amico Mann non l’aveva nemmeno citato nel suo
romanzo, e lo costrinse ad aggiungere al romanzo una
postfazione nella quale lo scrittore gli riconosceva le lodi
dovute.
notazione anglosassone è per lettere, dunque
stato nient’altro che una fuga dalle responsabilità,
questa serie corrisponde alle note Si, Mi, La, Si,
dall’attiva resistenza nei confronti del Potere, e dalla
Mibemolle. In questa serie si riconoscono alcune
lotta per il miglioramento della società. Dunque
lettere del nome di Haetera Esmeralda. Attraverso
anche nel romanzo hessiano il tema del rapporto
tale procedimento appare chiaro che, inserendo il
dell’intellettuale con il mondo contemporaneo svolge
nome di Haetera nelle composizioni di Adrian, Mann
un ruolo determinante. Come Mann anche Hesse
intende caratterizzare tutta l’opera del compositore
accusa gli intellettuali e dunque forse anche se
con il marchio del peccato e della corruzione morale.
stesso di aver avuto paura del Potere, di non essersi
L’incontro con il diavolo, al quale Leverkühn darà
confrontato con esso. Va ricordato infatti che egli dal
l’anima in cambio di una carriera straordinaria,
1917 inizia a vivere in Svizzera, e non farà più
sancirà per questo novello Faust del Novecento
ritorno in Germania. Eva Banchelli a tal proposito ha
l’inizio di una vita di dolori e sofferenze che lo
fatto proprio notare che il monastero di Castalia,
condurranno alla morte per sifilide. Assai più grave
dove si svolge il Gioco, potrebbe ritrarre in realtà la
sarà, però, la morte spirituale del compositore, il
Svizzera, oasi neutrale nella quale si rifugiarono
dono di tutto se stesso nelle mani del Maligno.
molti intellettuali (tra i quali anche Mann) in fuga dal
Questo venire a patti con il Male di Leverkühn è
regime nazista.
stato associato da molti critici al destino del popolo
Per concludere, va detto che Mann si rese conto di
tedesco e degli intellettuali, i quali si donarono al
aver sbagliato. Si è ricordato infatti che nel 1915 egli
“diavolo”
era
nazista
prima
del
secondo
conflitto
fortemente
convinto
che
ci
volesse
una
mondiale. Leverkühn sarebbe dunque uno dei tanti i
soluzione militare perché la Germania potesse
quali
imporre
vennero
a
patti
con
il
Nazismo
per
la
propria
egemonia
anche
culturale
convenienza.
sull’Europa. Dopo la salita al potere di Adolf Hitler
Il tema del rapporto dell’intellettuale con la società e
nel 1933, egli si rende conto che gli ideali reazionari,
con la politica è presente anche nel Gioco delle
antidemocratici, nei quali anche lui aveva creduto,
Perle di Vetro di Hesse. Il protagonista Josef Knecht,
avevano partorito in qualche modo il demone del
responsabile della buona riuscita del Gioco, si rende
nazismo. E dunque egli fugge negli Stati Uniti,
conto di non essere più in grado di svolgere il proprio
iniziando a condividere con l’amico Hesse il destino
compito. Gli intellettuali che si erano riuniti in un
dell’esilio. L’amicizia tra i due scrittori diviene
monastero avevano avuto l’intento di riformare la
sempre più solida.
società riportando Ordine e Armonia in essa. Di
fronte alla salita al potere politico di alcuni generali,
che presto avrebbero deciso che “due più due
avrebbe fatto cinque”, Knecht si rende però conto di
non poter reagire, di non essere più in grado di
lottare per l’Ordine e la Verità. Egli comprende che
gli intellettuali del Gioco non erano più in grado di
esercitare alcun tipo di influsso sulla società, e che
anzi l’esercizio di quel gioco intellettuale non era
- 54 -
CINESI IN VIAGGIO
di Cristiana Valmacco
L
a mia prima volta per un viaggio in perfetto stile cinese risale al lontano 1990,
quando durante il mio soggiorno studio in Cina, ho fatto diverse escursioni,
alcune
delle
quali
appoggiandomi
alle
organizzazioni
turistiche
locali.
La
ricordo ancora come un’avventura unica in quanto allora per i cinesi visitare delle
località turistiche significava esattamente arrivare sul posto, scendere dal pullman,
farsi fotografare davanti al luogo più significativo della meta, riporre gelosamente il
biglietto di ingresso per poterlo poi esibire e ripartire al più presto per la nuova
destinazione. Il momento più importante della visita era la scelta della posizione per
la foto che richiedeva interminabili discussioni e diversi tentativi prima di essere
scattata con la stessa identica inquadratura del lontano cugino che in quel posto c’era
stato qualche mese prima.
Noi, studenti stranieri, eravamo elemento di disturbo
Lussemburgo, immancabile la Svizzera, a volte
proprio perché avevamo la cattiva abitudine di
Germania ed Italia, tutto rigorosamente in pullman.
attardarci a gironzolare, ci fermavamo poi ad
Veniva sicuramente ottimizzata la spesa sostenuta
osservare e a commentare particolari architettonici
per il viaggio in Europa, ma vi assicuro che era
ed artistici che già erano stati sufficientemente
veramente al limite delle possibilità umane. Anche
descritti dalla guida durante il viaggio e che quindi
questi
non
interesse.
identiche cose: la foto ricordo, il profumo in Francia,
Immancabilmente venivamo richiamati all’ordine e
l’orologio in Svizzera, le scarpe in Italia. Erano molto
dovevamo risalire in fretta in pullman per ripartire. Ci
curiosi di conoscere le abitudini quotidiane di noi
faceva molto ridere questo modo di viaggiare perché
occidentali, ma per esempio pochissimi richiedevano
chiaramente noi, liberi di andare in qualsiasi posto
almeno un pasto locale, preferivano sempre il
ed in qualsiasi momento, non avevamo questa
ristorante cinese ed al massimo provavano la pizza
frenesia di dover dimostrare che eravamo stati lì. I
italiana per poi commentare che in Cina era migliore
cinesi invece questo ricercavano nel viaggio: la
in quanto più spessa! Di fronte al Colosseo, ai Fori
testimonianza di essere stati in un posto dove altri
Imperiali o al Duomo di Firenze commentavano
ancora non erano potuti andare e quindi affermare la
stupiti di quanto noi occidentali tenessimo alle nostre
propria importanza nei confronti della comunità di
“cose antiche” mentre loro erano molto orgogliosi dei
appartenenza.
loro grattacieli di Shanghai e Pechino. Il viaggio per
Passano gli anni e, dal 1997 al 2000 circa, mi ritrovo
loro era sicuramente curiosità di scoprire un mondo
ad essere tour leader per gruppi di cinesi in visita in
diverso ma ancora e soprattutto di dimostrare con
Italia ed in Europa e rivivo con questi gruppi lo
foto e souvenir che loro ce l’avevano fatta, erano
stesso identico modo di viaggiare! In dieci giorni si
arrivati fino in Europa! Poche sono state le persone,
faceva
ma ci sono state, che hanno goduto del panorama
erano
il
degni
tour
di
d’Europa:
alcun
Francia,
Olanda,
- 55 -
cinesi
viaggiatori,
cercavano
le
stesse
da piazzale Michelangelo oppure che hanno chiesto
senso di superiorità nei confronti del resto del
di fermarsi sul Monte Bianco per assaporare l’aria
mondo e vivono quindi la nazione in cui si
fresca ed estasiarsi davanti allo splendido scenario
stabiliscono come un mezzo per ottenere ricchezza
alpino.
e benessere ma mai come una nuova patria. Ancora
una volta mi ritrovo quindi ad affrontare una
comunità che apparentemente sembra non essere
interessata ad approfondire la conoscenza di tutto
ciò che culturalmente non è cinese, ma vorrei
proprio sottolineare la superficialità di questo
approccio che purtroppo molti italiani dimostrano: i
cinesi hanno un profondo senso di appartenenza
che li porta ad affermare la loro identità nonostante
vivano e lavorino in mezzo agli italiani. Questo non
significa
disprezzo
per
il
nostro
sistema,
lo
accettano, si adeguano ma rimangono giustamente
cinesi!
Contemporaneamente ai viaggi dei cinesi in Europa,
negli stessi anni, mi sono ritrovata anche tour leader
di gruppi italiani in Cina… e qui ho capito! Gli italiani
viaggiatori non sono poi così diversi! Ancora una
volta mi sono convinta che non esistono possibilità
di generalizzazione, ognuno di noi ha il suo spirito
viaggiatore: c’è chi viaggia solo per raccontarlo agli
amici, c’è chi viaggia per curiosità, c’è chi vuole
vedere con i propri occhi quanto libri e televisione ci
raccontano, c’è chi viaggia alla ricerca di una
proposta di vita migliore, e c’è chi viaggia con tutte
queste aspettative nella valigia, cinese o italiano che
sia!
Oggi mi ritrovo ad incontrare a scuola, in tribunale
oppure in ospedale, i cinesi che il loro primo ed
unico viaggio lo hanno fatto per arrivare qui in Italia
in cerca di fortuna. Tutti sanno come le comunità
cinesi
disseminate
in
Italia,
siano
comunità
principalmente chiuse, poco inclini ad aprirsi alla
piena integrazione. I cinesi sono cresciuti da sempre
con la convinzione di essere il centro del mondo, la
terra di mezzo, che li ha portati a sviluppare un forte
- 56 -
CHE COSA ABBIAMO FATTO
Gli appuntamenti culturali MIR autunno 2009
Presentazione del libro
CINQUE ANNI A PECHINO
di Maria Luisa Tornotti
SABATO 28 NOVEMBRE 2009 ore 18.00
Relatori: Cristina Avogadro e Margherita Carrer
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I venerdì del Centro Culturale MIR
ottobre 2009 – marzo 2010
MISTERI PAGANI TRA ORIENTE, GRECIA E ROMA
VENERDI’ 16 OTTOBRE 2009 ore 21.00
Relatore: Prof. ssa SIMONETTA FOCARDI
LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO
Thomas Mann e Hermann Hesse a confronto
VENERDI’ 20 NOVEMBRE 2009 ore 21.00
Relatore: Dott. MIRKO BAGLIONE
RODOLFO D’ASBURGO E IL MISTERO DI MAYERLING:
TRAGEDIA D'AMORE O DELITTO POLITICO?
VENERDI’ 12 FEBBRAIO 2010 ore 21.00
Relatore: Dott. BRUNO GUASCO
L’ASCESA DELLO SPIRITO: I SACRI MONTI DELL’ARCO
ALPINO ITALIANO
VENERDI’ 5 MARZO 2010 ore 21.00
Relatore: Dott.ssa PATRIZIA POMELLA
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Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR
ottobre 2009 – febbraio 2010
NOVARA
Edifici simbolo della Novara dell’Ottocento
DOMENICA 25 OTTOBRE 2009
A cura della Dott.ssa Patrizia Pomella
CASTELLO DI VIGEVANO
Il laboratorio di Leonardo. I codici, le macchine, i disegni
Splendori di corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la città
DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009
A cura della Dott.ssa Emanuela Fortuna
GEOGRAFIA DI IERI E OGGI
Presso la Biblioteca del Liceo Classico “Carlo Alberto” di Novara
SABATO 16 GENNAIO 2010
A cura della Prof.ssa Simonetta Focardi
INCA. ORIGINE E MISTERI DELLA CIVILTÀ DELL’ORO
Inca a Brescia: vivi la leggenda.
Brescia, Museo di Santa Giulia
DOMENICA 21 FEBBRAIO 2010
A cura di Nonsolotrekking
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I NOSTRI PROSSIMI APPUNTAMENTI
primavera 2010
I venerdì del Centro Culturale MIR
AMERICA
E
AMERICHE:
ALLE
ORIGINI
DELL'ESPANSIONISMO
AMERICANO
VENERDI’ 16 APRILE 2010 ore 21.00
Relatore: Dott. ssa SARA CODINI
CARLO E FEDERICO: ARTE, DEVOZIONE E CONTRORIFORMA
VENERDI’ 14 MAGGIO 2010 ore 21.00
Relatori:Dott. ssa PATRIZIA POMELLA
Dott. LUCA DI PALMA
Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR
SACRO MONTE DI ORTA
Visita guidata al complesso devozionale
DOMENICA 14 MARZO 2010
A cura della Dott.ssa Patrizia Pomella
ARONA E I LUOGHI BORROMAICI
Visita guidata della città di Arona
DOMENICA 23 MAGGIO 2010
A cura della Dott.ssa Patrizia Pomella
…e molto altro ancora!
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LA REDAZIONE
Cristina Avogadro
Emanuela Fortuna
Giancarla Vercellini
Copia non vendibile. Pubblicazione destinata alla circolazione interna tra i soci.
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