SOMMARIO Editoriale 1 La storia della nostra associazione – Dall'Associazione MIR al Centro Culturale MIR: gli anni ’90 2 Il Muro è caduto? La riunificazione della Germania nella letteratura tedesca 5 Al di là dei limiti... 10 Quando l'arte infrange i limiti... 12 Limiti infranti oltre la verità della struttura architettonica 18 Tra geometria ed utopia, tra ragione e fantasia - Ledoux: un socialista nell'Ancien Régime 24 Nella lista nera: gli artisti del contemporaneo 26 Il limite (del buon senso) infranto e la riflessione filosofica 29 Varcare i limiti e sconfiggere la morte: il mito di Orfeo, Eracle, Asclepio 31 Lo spanglish: “Un' invasione dell'inglese nello spagnolo” 33 I limiti nella storia – L'Unione di Kalmar 37 Il drago vichingo 39 Diario di viaggio – Cuba: 50 años de revolucion 40 Misteri pagani del mondo classico: la Grecia 45 Conferenza - La musica sveglia il tempo. Hermann Hesse e Thomas Mann a confronto 52 Cinesi in viaggio 55 Gli appuntamenti culturali MIR autunno 2009 57 I venerdì del Centro Culturale MIR ottobre 2009 – marzo 2010 58 Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR ottobre 2009 – febbraio 2010 59 I nostri prossimi appuntamenti – primavera 2010 60 EDITORIALE Con grande piacere presentiamo il secondo numero della nostra rivista Mondi a confronto, augurandoci di corrispondere sempre meglio alle aspettative dei nostri soci, che ci hanno gratificato della loro attenzione e approvazione accogliendo il primo numero con favore ed entusiasmo, e spronandoci a proseguire nel cammino intrapreso. Il presente numero è caratterizzato dal tema I limiti infranti. La copertina, dominata da una sfavillante Porta di Brandeburgo, richiama subito l’attenzione sullo spunto originario, che ci è stato offerto dalla celebrazione appena conclusa del ventennale della caduta del Muro di Berlino, con tutti i significati ideali e le conseguenze concrete che tale avvenimento ha portato con sé. Nei nostri intendimenti abbiamo voluto indagare cosa rappresenta il limite in vari aspetti e momenti della cultura, della storia, della letteratura e dell’arte, ma anche nella nostra vita quotidiana, e più in generale nel mondo odierno, dove il concetto di limite è ormai spesso travalicato e talvolta svuotato di contenuto. Il concetto può assumere una molteplicità pressoché infinita di significati, ma ci piace pensare che infrangere i limiti significhi soprattutto superare le sottili e invisibili barriere che ci dividono nella vita di tutti i giorni, allargare gli angusti orizzonti, andare alla scoperta di nuove realtà con animo e mente liberi da pregiudizi, in una parola “osare”, pensare con la propria testa, avere coraggio e determinazione nel manifestare le proprie idee e proposte e nel portarle a compimento. Questo secondo numero è ricco di tanti preziosi contributi, come e ancora più del precedente. Giancarla Vercellini entra subito nel vivo del nostro argomento, portando un inedito e avvincente contributo alla conoscenza della letteratura tedesca della riunificazione. Paola Avenia indaga la problematica delle donne vittime di discriminazioni nell’area arabo-musulmana, donne che combattono per infrangere i limiti a cui sono sottoposte. Elena Pozzi concentra la sua attenzione sul Futurismo, di cui abbiamo appena celebrato il centenario, un movimento che ha senz’altro infranto i limiti in più di una direzione. La storia dell’arte è ben rappresentata in questo numero da due importanti contributi: Emanuela Fortuna propone Limiti infranti oltre la verità della struttura architettonica, ponendo al centro della sua riflessione il ruolo svolto in particolare da Mantegna, Correggio e Tiepolo nel campo dell’illusionismo prospettico; Miriam Giustizieri ci svela invece il linguaggio talvolta oscuro dell’arte contemporanea. Francesca Scotti indaga la figura di un “socialista” ante litteram, Claude-Nicolas Ledoux, architetto dell’Ancien Régime, ingiustamente dimenticato in vita, e destinato a occupare un posto di rilievo tra i grandi utopisti della storia. La riflessione filosofica spetta come sempre a Nicola Simonetti, mentre Raffaella Montino ci conduce alla scoperta del mito di Orfeo, Eracle, Asclepio, analizzando la fragilità della condizione umana e il desiderio di sconfiggere la morte, che prende corpo nella fantasia dei poeti e diventa mito. Stefania Leone ci introduce invece nel mondo affascinante dello spanglish, un fenomeno di contatto di lingue, in cui l’inglese “sconfina” nello spagnolo, producendo una forma del tutto nuova di comunicazione. Con Fabrizio Trillini riscopriamo un capitolo di storia che merita la nostra attenzione: l’unificazione dei regni di Danimarca, Svezia e Norvegia, nota con il nome di “Unione di Kalmar”. A chiosa ideale dell’articolo di Fabrizio Trillini proponiamo una vera “chicca”: una poesia di Paola Montersino, Il drago vichingo, immagine altera ed elegante che solca i mari della Storia, evocando miti e presenze lontane. Infine, le nostre rubriche fisse: per il Diario di Viaggio, Alessandro Galbani con un fresco e avvincente reportage da Cuba; per i resoconti delle nostre conferenze, Simonetta Focardi e Mirko Baglione ripercorrono rispettivamente i misteri pagani del mondo classico e il confronto tra Hermann Hesse e Thomas Mann, uniti dalla fede nella forza del linguaggio musicale. In conclusione, l’articolo di Cristiana Valmacco Cinesi in viaggio, un interessante contributo alla comprensione del “pianeta” Cina, che giunge a completare l’incontro, avvenuto nello scorso mese di novembre, dedicato alla presentazione del libro della scrittrice novarese Maria Luisa Tornotti Cinque anni a Pechino. Troverete infine notizia delle iniziative più importanti realizzate nel periodo autunno-inverno 2009-2010 e un cenno ad alcuni appuntamenti futuri dei prossimi mesi. Un caloroso ringraziamento al comitato di redazione: a Giancarla Vercellini, formidabile nella realizzazione grafica e nell’editing, e a Emanuela Fortuna, attenta e instancabile nel lavoro di ideazione e di verifica. Un ringraziamento speciale a Fabrizio Trillini per il valido contributo di idee e la preziosa collaborazione operativa. Per la realizzazione della nostra luminosa copertina ringraziamo anche questa volta Fabrizio Francato. A tutti buona lettura! Cristina Avogadro -1- LA STORIA DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE Dall’Associazione MIR al Centro Culturale MIR: gli anni '90 di Cristina Avogadro I l 31 dicembre 1991 l’Unione Sovietica cessò di esistere, dopo un periodo concitato di cambiamenti che portò allo sconvolgimento e alla trasformazione dello scenario politico di tutto l’est europeo nonché degli equilibri mondiali. La nostra associazione, che si chiamava allora Italia-URSS, si trovò dunque nella necessità di modificare la sua denominazione e nel contempo di darsi un assetto nuovo, più consono ai tempi mutati e più rispondente alle esigenze dei suoi soci. All’inizio del 1992 l’Assemblea dei Soci si riunì e successivamente scelse dopo ampio dibattito il nuovo nome di “Mir”, giapponese, idiomi del tutto nuovi per la nostra città. parola russa che significa sia “pace” che “mondo”, e Scopo fondamentale della nostra attività divenne la che nei nostri intenti voleva e vuole essere tuttora un conoscenza di altri popoli e di altre culture, il augurio di pace a tutto il mondo. La discussione fu confronto con realtà, usi e costumi diversi dai nostri. vivace, ma la scelta finale fu condivisa appieno da Non più solo Russia dunque, ma, come espresso dal tutti, in quanto ci permetteva di mantenere un nostro nuovo nome “Mir”, confronto e scambio legame sia ideale che concreto con il nostro passato proficuo, e con le nostre radici, e nel contempo di guardare al multiforme futuro con fiducia. extraeuropeo. La nuova denominazione sanciva inoltre un reale In quegli anni si andò delineando anche il nuovo cambiamento che stava avvenendo nella nostra ruolo della nostra associazione rispetto alla nostra associazione: il numero dei soci alla fine degli anni città di Novara: essere un punto d’incontro per tutti ’80 era aumentato sensibilmente, e con esso si era coloro che desideravano aderire a proposte culturali, ampliato il campo di interessi da loro manifestato, e ma di conseguenza il nostro raggio d’azione. scambiarsi Molti soci che avevano intrapreso con entusiasmo lo approfondimento delle proprie conoscenze e di un studio ampliamento dei propri orizzonti. del russo negli anni precedenti ci si conoscenza anche mosaico stringere idee, affiancarono e approfondimento culturale amicizie, sempre arabo nel europeo confrontarsi segno di e del ed e un sollecitavano ad ampliare la nostra proposta di corsi Da novarese ho sempre creduto fermamente nel di lingue, suggerendoci di aprirci ad altre realtà e ad ruolo culturale della nostra città, e nella sua capacità altre culture, focalizzando la nostra attenzione di attrarre curiosità ed energie, e ho sempre rifiutato i sull’apprendimento e la conquista della lingua, giudizi sbrigativi e un po’ malevoli di chi vede Novara strumento comunicativo per eccellenza. Ed ecco come una città pigra e poco incline alle novità. Ecco che, accanto allo studio del russo, iniziammo a dunque manifestarsi in quei primi anni ‘90 un nuovo proporre le lingue europee più diffuse, come inglese, importante obiettivo per la nostra associazione: francese, essere per Novara un luogo di ritrovo vivace e spagnolo e tedesco, a cui -2- assolutamente aperto a tutti, dove poter partecipare domenicali diventarono nel corso degli anni una ad attività culturali e nel contempo portare le proprie piacevole consuetudine, un appuntamento fisso proposte, sempre nell’ottica di impiegare il tempo irrinunciabile per stare insieme divertendosi e libero in modo intelligente e creativo. A questo approfondendo le proprie conoscenze. nuovo e appassionante compito ci dedicammo con Ciò che ci ha sempre uniti è sicuramente l’amicizia, raddoppiata energia e intensità di partecipazione, la voglia di conoscere l’altro, di confrontarsi, di proprio per sfatare i triti luoghi comuni riguardanti la scambiarsi idee e di condividere esperienze. nostra città, e per dimostrare quanta linfa vitale scorra nelle vene di noi novaresi. Nell’ambito della nostra attività volontaria di soci entusiasti, continuavamo naturalmente a occuparci del nostro primo amore, la Russia, organizzando incontri e serate di approfondimento sulla cultura, l’arte e la letteratura russe, mostre fotografiche e di pittura, tra cui ricordiamo in particolare “Finestre nel vuoto” di Ion Koman, nel marzo 1993 presso il Salone del Consiglio Circoscrizionale San Martino, e “Immagini dall’Est”, collettiva di pittori russi e Un momento dell’inaugurazione del Centro Culturale Mir (1° ottobre 1999) moldavi da noi realizzata alla Saletta Albertina nel dicembre 1994. Un altro dei nostri scopi prioritari A metà degli anni ’90 ci venne l’idea di dare un consisteva nel proporre iniziative di appoggio alle impulso ulteriore al nostro programma dei corsi, famiglie che ospitavano periodicamente i bambini inserendo della zona di Chernobyl, per offrire loro un soggiorno acquerello, pittura a olio, storia dell’arte, filosofia. lontano dai luoghi contaminati dalla catastrofe Ricordiamo la grande emozione provata, quando ci nucleare, attraverso corsi di lingua russa e attività di trovammo tra le mani il primo vero e proprio traduzioni e interpretariato. opuscolo con il Programma dei Corsi 1994-1995: Nel nostro programma non mancavano certo le non più un semplice volantino “autogestito”, ma proposte di viaggi, di cui continuava a occuparsi con qualcosa di più accattivante, anche dal punto di vista vitalità ed energia instancabili il nostro Presidente grafico, e soprattutto così ricco di proposte… Arleziano per Con l’avvio dei corsi d’arte si presentò l’esigenza di conoscere le sfaccettate realtà del mondo post- organizzare a fine anno scolastico una mostra con i sovietico, importanti momenti culturali come la lavori dei nostri allievi, i quali accolsero l'idea con mostra del Tesoro di Priamo al Museo Pushkin di grande entusiasmo: ogni anno, a giugno, allestivamo Mosca, ma anche viaggi alla scoperta di nuove mete la mostra nei locali che gentilmente ci metteva a e di paesi dalla storia millenaria e in continua disposizione il Quartiere Nord. E iniziammo anche la evoluzione, come la Cina. In quel periodo iniziammo tradizione di consegnare un attestato di frequenza a inoltre a proporre gite brevi in Italia, per visitare tutti i nostri soci allievi dei corsi, per dare un segno mostre o musei di particolare interesse che avevano tangibile suscitato la curiosità dei nostri soci: questi incontri l’associazione Testoni: affascinanti itinerari -3- alcune proposte dell’impegno e i come reciproco suoi soci. disegno e stabilitosi tra Decidemmo di organizzare una vera e propria “Festa del diploma” nostra attività e i suoi contenuti, e soprattutto che da allora abbiamo riproposto nel corso degli l’entusiasmo di trasmettere agli altri il proprio sapere, anni, perfezionandola sempre più. Continuammo in un continuo fecondo scambio reciproco di idee ed con entusiasmo la nostra tradizione di incontri esperienze. conviviali, che si arricchivano della partecipazione di sempre nuovi amici italiani e stranieri. L’attività cresceva, cresceva, e nuovi soci insegnanti prestavano la propria collaborazione. Giancarla e Giovanna diedero una grossa mano a far decollare i corsi di lingue, in particolare di inglese e di tedesco: anche grazie a loro la nostra associazione realizzò in concreto la possibilità per i soci di accostarsi ad altri paesi e ad altre culture, promuovendo l’incontro e lo scambio, sviluppando la didattica e proponendo lezioni e seminari dedicati alla letteratura, alla storia e alle tradizioni delle varie realtà prese in esame. Accanto allo studio delle lingue contemporanee non poteva mancare uno sguardo all'antichità classica: presentammo i corsi di lingua e cultura greca e latina, e fu subito Raffaella ad occuparsene con competenza e passione. A volte i soci che frequentavano uno dei nostri corsi La nuova (e attuale) sede di Corso Cavallotti 19 proponevano una nuova disciplina da inserire nel programma, e divenivano quindi a loro volta soci insegnanti Mir, in un continuo circolo virtuoso: ad esempio Simona si affacciò giovanissima alla nostra associazione per studiare la lingua russa, ed ora è da molti anni l’artefice dei nostri richiestissimi corsi di disegno, acquerello e ceramica raku. Massimo ci guidò alla meravigliosa scoperta dell'universo, proponendo i suoi affascinanti corsi di astronomia. Nel corso degli anni ’90 iniziò a formarsi la bella “squadra” di soci insegnanti, che si è via via arricchita di sempre nuovi preziosi elementi: persone che mettono a disposizione dell’associazione le proprie competenze e la propria professionalità, ma soprattutto energia e passione. Il tratto distintivo che accomuna tutti noi è infatti la grande passione per la La nostra sede storica di Via Mossotti era ormai troppo piccola per contenere tutti i corsi e le iniziative che avevamo in animo di realizzare: cominciammo ad avvertire l’esigenza di ampliamento, e ad affittare locali al secondo e al terzo piano. Finché, all’inizio del 1999, non pensammo di costituire un vero “centro culturale”, più adatto a svolgere l’attività didattica ormai preponderante, e soprattutto cercammo una sede più consona alle varie esigenze manifestatesi. Il 1° ottobre 1999, con trepidazione ed emozione, non senza una punta di orgoglio, inaugurammo la nostra nuova sede di Corso Cavallotti 19, che sanciva la nostra crescita e il passaggio alla terza fase della nostra attività: i mitici anni 2000! -4- IL MURO È CADUTO? LA RIUNIFICAZIONE DELLA GERMANIA NELLA LETTERATURA TEDESCA di Giancarla Vercellini N ella notte del 9 novembre 1989 accadde un fatto che, nessuno può negarlo, cambiò il corso della storia. Da tempo ormai giungevano segnali che qualcosa si stava muovendo nell’apparente immobilità oltre la cortina di ferro. In URSS, in Ungheria, in Cecoslovacchia a vari livelli erano in atto cambiamenti più o meno evidenti e percepibili in Occidente e, come sotto l’effetto di un'onda, anche nella Germania dell'Est qualcosa si era messo in moto. Già dai primi mesi del 1989 si erano organizzati gruppi che avevano osato presentare pubblicamente nelle piazze di parecchie città, da Rostock a Lipsia, forti richieste di cambiamento soprattutto tese ad ottenere una maggiore trasparenza nell’apparato di regime e maggiore libertà di azione e di opinione per la popolazione. Le richieste riguardavano quindi principalmente un cambiamento interno alla Repubblica Democratica Tedesca, e neppure i berlinesi stessi avrebbero immaginato, anche solo il giorno prima, che il Muro sarebbe materialmente crollato quella notte e, con la sua caduta, si sarebbe trascinato un intero sistema politico e di vita. L'effetto immediato fu una grande euforia, ben “Begrüßunggeld” ossia quei 100 o anche più Marchi rappresentata dall'immagine che tutti ricordano dei dell'Ovest che venivano loro offerti per essere spesi berlinesi che si misero a brindare a cavalcioni nei brillanti e stracolmi negozi che fino ad allora dell’odiato muro, ormai reso innocuo. Nel giro di erano rimasti loro preclusi e dei quali non avevano poco tempo furono le picconate di tanti cittadini a neppure immaginato l’abbondanza. Tuttavia, passati simboleggiare la possibilità finalmente realizzatasi di i primi giorni vissuti con i sensi un po' ottenebrati sfogare liberamente la propria rabbia contro un dall’euforia simile ad un’ubriacatura, la realtà si concreto segno dell’oppressione del regime della rivelò meno rosea del previsto, le diversità tra Est e Repubblica Democratica. In quei primi giorni si Ovest divennero presto evidenti e ne risultarono le pensava che, una volta crollato il Muro e quindi prime incomprensioni. Gli anni di separazione non terminata dell'Est potevano non aver lasciato segni nel modo di vivere avrebbero potuto finalmente godere dello stesso e nel modo di pensare delle persone. Non si trattava benessere solamente di avere più soldi da spendere in negozi la separazione, dell'Ovest e i che cittadini le differenze si sarebbero così naturalmente annullate. ben riforniti poiché due diversi sistemi politici In effetti, fiumi di persone, a piedi o a bordo delle avevano significato due sistemi di vita diversi, quindi loro Trabant, si riversarono ad Ovest accolti dal due visioni del mondo e due culture diverse. Del -5- resto già nel 1982, quando ancora la caduta del città-Stato”.2 Fermamente convinto di ciò, Günter Muro sembrava solo una remota possibilità, Peter Grass aveva sempre cercato nel corso degli anni di Schneider, un autore tedesco dell'Ovest, aveva tenere aperto un canale di dialogo tra gli intellettuali pronosticato: “Ci vorrà più tempo a smantellare il delle due Germanie, pur nella consapevolezza delle “Muro nella testa” di quello che ci impiegherà diversità che caratterizzavano i due mondi. Il suo un’impresa di demolizioni ad abbattere il Muro intento era quello di evidenziare e tenere vivi i visibile”. E dopo la materiale caduta del Muro le sue caratteri comuni che permettevano a queste due parole si rivelarono quanto più profetiche. metà di costituire un'unica Germania. 1 Forse fu proprio per questo ruolo unanimemente riconosciuto agli intellettuali che, immediatamente a ridosso della caduta del Muro, si crearono forti aspettative sulla stesura di un romanzo o comunque di un'opera letteraria che raccontasse il cambiamento in modo convincente e condivisibile sia dai cittadini dell'Est che dell'Ovest. Da più parti, e non solo in Germania, veniva posta questa richiesta, talvolta in modo anche diretto come testimoniato dallo scrittore Hans Christoph Buch. Egli raccontò in un aneddoto significativo che in quella notte fatale si trovava presso un'università americana e gli fu chiesto, proprio a proposito di un romanzo sulla riunificazione: “Ha già il manoscritto pronto in tasca?”. Molti scrittori, tra i quali anche i grandi come Christa Erano sempre stati gli intellettuali a parlare della Germania come di un'unica nazione, anche nei secoli precedenti il 20°. Claudio Magris, commentando un intervento di Günter Grass in un dibattito nel 1981, scrisse: “Il nodo secolare della storia tedesca è il contraddittorio rapporto tra il patriottismo particolaristico dei singoli Stati, che componevano il mosaico del frazionatissimo impero, e la tensione all’unità della nazione. I custodi e gli interpreti di quest'ultima sono stati, nei secoli passati, soprattutto gli scrittori e i poeti spesso in contrasto con i politici, con i principi e i ministri che perseguivano gli interessi del loro regno o della loro 1 Peter Schneider, Der Mauerspringer, 1982 Wolf e Günter Grass, si cimentarono fin da subito con l'impresa di raccontare la “svolta” – die Wende - , con esiti artistici diversi e suscitando anche differenti reazioni da parte di pubblico e critica. Di sicuro tutti gli intellettuali contribuirono ad alimentare un dibattito che, nei suoi toni a volte molto accesi e nel grande riscontro avuto a livello nazionale, dimostrò quanto la svolta verso la riunificazione dopo la caduta del Muro ed i cambiamenti conseguenti fossero temi particolarmente sentiti da tutti i cittadini tedeschi. Particolarmente nei primi anni Novanta vi fu una vasta produzione di saggi. Gli scrittori si concentrarono soprattutto sulla valutazione dei pro e 2 -6- Claudio Magris, L’infinito viaggiare, 2005 dei contro della riunificazione, e generalmente si tentativo di cancellazione raggiunse toni molto schierarono in modo netto da una parte o dall’altra. accesi particolarmente nei primi anni '90 e dopo Per esempio Martin Walser si schierò a favore della l'apertura degli archivi della Stasi. riunificazione da subito e con le sue opere fu tra i primi a reintrodurre il tema di “nazione”. In particolare il termine Vaterland per indicare la patria era stato un termine tabù nel dopoguerra perché percepito come troppo legato all'idea nazista di nazione. Piano piano, però, anche altri autori con e dopo Walser osarono riutilizzare anche il termine Heimat, percepito come più neutro rispetto a Vaterland, ma sempre comunque legato al concetto di nazione e quindi di Germania unita, concetto che costituiva un nodo problematico da risolvere. Opposta alla posizione di Walser fu quella di Grass, Infatti fu in questo periodo che assunse toni molto che espresse a più riprese e in molti scritti la sua accesi la “deutsch-deutscher Literaturstreit”, ossia perplessità per un processo di riunificazione così un dibattito letterario tra gli scrittori delle due accellerato da rischiare, secondo la sua opinione, una concentrazione di potere all'Ovest tale da soffocare la parte Est. Come già da tempo andava prodotto il regime socialista, alcuni famosi critici di tipo culturale, poiché l'identità tedesca da secoli si letterari rispecchiava nella cultura piuttosto che nel territorio. Walser, ma per dichiararsi stesso concetto, con un senso giornali dell'Ovest attaccarono gli scrittori della ex-DDR che non si erano rifugiati oltre cortina ed avevano continuato a vivere a spese Vaterlandlos, ossia “senza patria”. Questo di pesantemente i cosiddetti “scrittori di regime”, ossia L'ondata nazionalistica del 1990 lo fece parlare di come in particolar modo nei confronti di Christa Wolf. Nel tentativo di cancellare tutto ciò che di negativo aveva affermando, la riunificazione doveva anzitutto essere Vaterland Germanie che addirittura sfociò in attacchi personali, dello Stato Socialista pur essendone oppositori. di Prima della caduta del Muro questi scrittori erano straniamento e alienazione, venne ripreso da molti stati ammirati anche ad Ovest per la loro forma di altri scrittori della ex Germania Est in opere sia in resistenza al regime, ma dopo il 1989 vennero prosa che poetiche. Significativo in questo senso è il accusati di non aver passato il Muro solo per poter titolo di una raccolta di poesie di Günter Kunert del continuare a godere dei privilegi che lo Stato 1990: “Fremd daheim”, ossia “Straniero in casa”. concedeva loro, ed alcuni critici arrivarono a negare Anch'egli, infatti, come un altro poeta dell'Est, Reiner persino il valore artistico delle loro opere. Kunze, sentiva come la caduta del Muro non avesse A partire dal 1992 i toni del dibattito cominciarono a portato vantaggi ma piuttosto un tentativo di placarsi ed apparvero i primi testi letterari frutto di sopraffazione anche degli intellettuali dell'Ovest che una riflessione più attenta sul passato, di autori quali negavano qualsiasi valore non solo al regime Volker Braun e della stessa Christa Wolf, che socialista ma anche alla storia e alla cultura tentarono di rileggere i fatti del recente passato sviluppatasi ad Est nel dopoguerra. Questo rifiuto e reinterpretandoli in chiave mitologica. Sempre di -7- questi anni, ma di tutt'altro tono, furono anche i testi una parte della storia tedesca recente. Come nel suo di giovani autori come Thomas Brussig che aprirono precedente “Simple Storys”, pubblicato nel 1998, la e l'autore descrive le vite semplici, i banali fatti cinematografico, quello della “Ostalgie”, ossia della quotidiani e i desideri del protagonista e delle nostalgia dell'Est, rappresentata però in modo persone che lo circondano, ma in questi si ironico e con la leggerezza dei ricordi d’infanzia. Gli rispecchiano le vite e i desideri della maggioranza autori della generazione di Brussig, infatti, non dei cittadini dell'Est prima e appena dopo la caduta avevano della del Muro con il riflesso quindi della “Grande Storia” Repubblica Democratica e nelle proprie opere si sulla vita quotidiana. Le lettere sono indirizzate a tre legge un ripiegarsi sulle piccole cose, sulla nostalgia persone e affrontano argomenti diversi. Nelle lettere della vita quotidiana di bambini e ragazzi che, alla sorella Vera, già passata all'Ovest da tempo, ovviamente, racconta gli avvenimenti che riguardano la vita strada ad vissuto un gli nuovo anni accettavano filone della ogni letterario nascita cosa senza interrogarsi. famigliare, mentre all'amico d'infanzia Johann sono Nel 2005 Ingo Schulze pubblicò “Vite nuove” (Neue riservate le lettere che narrano i fatti e gli sviluppi del Leben) . L'autore è uno scrittore giovane, nato a 1990. Dresda nel 1962, quindi dopo la costruzione del dall'Ovest, racconta la storia della sua vita fino al Muro. Da subito questo suo romanzo venne 1989, cercando così di spiegare a chi era nato giudicato come la migliore opera letteraria sulla all'Ovest qual era la vita quotidiana e le aspirazioni riunificazione, anzi venne osannato come “der di chi viveva al di là del Muro. Wenderoman”, il romanzo sulla riunificazione per Ciò che è stato particolarmente apprezzato dalla eccellenza. critica è il radicamento di questo romanzo nella 3 A Nicoletta, una fotografa che viene tradizione letteraria tedesca. Tra gli altri Thomas Steinfeld, critico letterario della “Süddeutsche Zeitung”, ha sottolineato che questo è un libro di oggi scritto per lettori di oggi, tuttavia i suoi parenti più prossimi sono le “Fiabe” dei fratelli Grimm, il “Gatto Murr” di Hoffmann ed ancora il “Faust” di Goethe e il “Dottor Faustus” di Thomas Mann. In particolare una figura del romanzo di Schulze sembra essere ricalcata sul Mefistofele di Goethe, ed è Clemens von Barrista. Questo personaggio, incarnazione del capitalista senza scrupoli, con fare “Vite nuove” ha come sottotitolo: “La giovinezza di diabolico provoca la metamorfosi di Enrico Türmer Enrico Türmer in lettere e in prosa. Pubblicato, da artista a editore di un giornale di annunci commentato e con un'introduzione di Ingo Schulze”. economici. Tramite l'espediente letterario delle lettere che il protagonista è riflesso della metamorfosi della protagonista, appunto Enrico Türmer, scrive nella Germania, soprattutto di quella socialista dell'Est prima metà del 1990, Schulze riesce a raccontare che si trova repentinamente catapultata nel mondo 3 Le citazioni sono tratte dall'edizione DTV del 2007. In Italia è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2007. capitalista. -8- Nuovamente Il protagonista la metamorfosi stesso afferma del la necessità di questo radicale mutamento: “Abbiamo suo trovarsi finalmente all'Ovest è: “Sei libero, libero quindi solo due possibilità: o richiudiamo il Muro come mai nella tua vita. Al centro di Berlino Ovest oppure introduciamo anche qui l'economia di potevo fare e lasciare ciò che preferivo”.9 A questo mercato, altrimenti qui non rimarrà nessuno”.4 pensiero Del resto, la metamorfosi di Türmer non era stata assolutamente comprarmi qualcosa. Qualcosa solo tanto provocata quanto sollecitata da Barrista, per me. Improvvisamente ebbi l'idea fissa che il poiché nel protagonista era già presente prima del denaro sarebbe andato perduto se non l'avessi loro incontro il desiderio di “andare all'Ovest”. Enrico speso subito”.10 si interroga sulla nascita di questo desiderio: “In Molti di questi pensieri e desideri sono quelli quale modo era arrivato l'Ovest nella mia testa? E realmente provati da Ingo Schulze stesso, come che cosa aveva causato?”. Le risposte le trova testimoniato dalla numerose interviste rilasciate raccontando nelle lettere vari episodi della sua anche in Italia in seguito al grande successo di “Vite infanzia quando si era reso conto che tutto ciò che nuove”. Tutto ciò è ancora a riprova del fatto che nel possedeva di più bello “viene dall'Ovest dorato”6, ma romanzo è rappresentata la vita reale dei cittadini che “gli oggetti dell'Ovest sono come roccia lunare: o tedeschi con le differenze ancora presenti tra Est e venivano regalati o rimanevano irraggiungibili”. 7 Ovest, ma nello stesso tempo con il desiderio di L'Ovest era quindi per Türmer bambino un luogo incontrarsi e capirsi. Per facilitare l'incontro e la mitizzato, quasi un paese dei balocchi dove si reciproca comprensione Schulze non poteva trovare poteva trovare di tutto ed era possibile fare tutto ciò migliore linguaggio di quello attinto alla tradizione che si desiderava. letteraria tedesca, da sempre percepita come 5 Crescendo, il un altro: “Volevo patrimonio comune. Dipingendo così la realtà parzialmente i propri desiderata riguardo all'Ovest. quotidiana con continui e chiari riferimenti alla Sognando scrittore, tradizione, anche quest'opera può entrare di diritto a immagina la sua vita futura: “Anche i miei abiti far parte di questo patrimonio comune, evidenziando saprebbero di atelier, scriverei ciò che vorrei per ancora una volta come già nel passato che sono le essere infine un giorno, essendo diventato troppo radici culturali comuni a fare l'unità della Germania e pericoloso per i potenti della DDR, spinto all'Ovest sono queste a poter finalmente abbattere anche “il dove i miei libri sarebbero già stati pubblicati”. I suoi Muro nella testa”. diventare protagonista subito muta di giovane segue un grande 8 desideri si concentrano comunque sempre sull'avere qualche cosa dell'Ovest e sulla possibilità di andare dove si vuole senza limiti. Uno dei primi pensieri del 4 5 6 7 8 Wir haben also nur zwei Möglichkeiten, entweder wir schließen die Mauer wieder, oder wir führen auch hier die Marktwirtschaft ein, andernfalls wird keiner bleiben. (pagina 570) Auf welche Art und Weise kam der Westen in meinen Kopf? Und was hat er da angerichtet? (p. 131) […] kommt aus dem goldenen Westen […] (p.132) Die Westsachen waren wie Mondgestein, entweder wurden sie einem geschenkt, oder sie blieben unerreichbar. p.133) Meine Kleidung würde ebenfalls nach Atelier riechen, ich würde schreiben, was ich wollte, um eines Tages, wenn ich den DDR-Mächtigen zu gefährlich geworden wäre, in den Westen abgeschoben zu werden, in den Westen, wo meine Bücher bereits erschienen waren […] (pp.224-225) -9- 9 10 Du bist frei, so frei wie nie zuvor in deinem Leben. Mitten in Westberlin konnte ich tun und lassen, was mir beliebte. (p.581) Ich wollte mir unbedingt etwas kaufen. Etwas für mich allein. Plötzlich hatte ich die fixe Idee, das Geld wäre verloren, wenn ich es nicht sofort ausgäbe. (p. 581) AL DI LÀ DEI LIMITI ... di Paola Avenia "Nel vascello del tempo Il mondo prosegue il suo viaggio Senza porto né riva, verso l'infinito. E' proprio qui, amico, in questo mondo, che si mescolano il tempo che passa e l'eterno" (Faouzi Skali) D iversi possono essere i significati e le interpretazioni che possiamo attribuire al concetto di limite. Il limite, come mezzo o motivo di restrizione imposto o subito, mi porta a pensare alla condizione delle donne in certe società arabo- musulmane (ma non solo): donne vittime di discriminazioni e di mentalità retrograde e fortemente patriarcali che ostacolano la loro libertà; donne che hanno combattuto e combattono tuttora cercando di infrangere i limiti a cui sono sottoposte. La problematica della donna vittima di cliché e discriminazioni non è limitata solamente all'area arabo-musulmana; tuttavia in questo articolo mi soffermerò a trattare unicamente questa regione. E' importante e opportuno chiarire fin d'ora che non consolidare si può parlare della condizione della donna arabo- incomprensioni musulmana come fenomeno omogeneo poiché sull'argomento".2 l'argomento andrebbe affrontato tenendo conto delle Quando si parla della donna araba bisognerebbe diverse società, dei differenti contesti storici-politici andare al di là degli stereotipi e del "sentito dire" e nonché della diversità di applicazione del diritto nelle conoscere le esperienze delle diverse persone: in diverse questo modo, infatti, crollerebbero molti tabù, molti regioni dell'area arabo-islamica. Pur gli stereotipi che e le l'occidente profonde persegue essendo l'Islam un messaggio universale, ha pregiudizi e molti luoghi comuni. un'attuazione diversa nel mondo che dipende Come principalmente da fattori economici, sociali e politici. femministe, come Ziba Mir Hosseini, Margot Badran Come sostiene Jolanda Guardi "procedere nel e di intellettuali come l'egiziano Qaim Amin, la considerare l'Islam come unica variabile esplicativa situazione della donna è il risultato di fattori storici, della condizione delle cittadine dei paesi arabi è politici ed economici nonché conseguenza della continuare a utilizzare scorciatoie che non solo non presenza di comportamenti e ideologie che sono tengono conto della complessità dell'argomento, ma retaggio di culture patriarcali e tradizionaliste tipiche che hanno anche come unico effetto quello di delle cosiddette società premoderne. 1 1 Jolanda Guardi, docente di Lingua Araba e Traduzione presso l'Università Degli Studi di Milano. 2 viene ribadito negli di studiose Guardi J., Dossier "Donne, diritto, interpretazione" in “Africa & Mediterraneo”, n. 34, marzo 2001 - 10 - scritti Parlando di scrittrici femministe non posso non citare L'emancipazione della donna può essere dunque Malik lo intesa come il desiderio e il tentativo di andare pseudonimo di Bahithat al-Badiyya (colei che cerca il contro i cliché creati dall'immaginario maschile sulla deserto), sostenitrici donna e la volontà di infrangere i limiti imposti da donne. una mentalità restrittiva e discriminante nei confronti L'importanza dell'istruzione come strumento di della donna, con lo scopo di affermare la propria liberazione, di emancipazione e progresso sociale, è libertà e individualità. Hifni Nasif, una delle dell'estensione un pensiero meglio più conosciuta ferventi dell'istruzione ricorrente anche con alle nell'ideologia femminista di stampo occidentale; basti infatti Rinchiudersi in una mentalità da aggrediti pensare agli scritti ad esempio di Virgina Woolf. È per la vittima ancora più devastante Nel campo della narrativa numerose sono le scrittrici dell'aggressione stessa. che si sono messe alla prova con i generi letterari Del resto, lo stesso vale per la società e per gli più diversi. L'obiettivo primario è quello di veicolare individui. temi e argomenti di interesse generale per le donne Ci si raggomitola, ci si barrica, ci si protegge da tutto, e analizzare le problematiche connesse alla ci si chiude, condizione della donna, per cercare di smuovere le si rimugina, non si cerca più, non si esplora più, non coscienze collettive a riflettere sulle questioni attuali si avanza più, della società moderna. L'egiziana Sahar Tawfiq, si ha paura del futuro, del presente e degli altri. scrittrice e anche traduttrice, a proposito del ruolo della donna nella letteratura araba tiene a precisare: "il ruolo delle donne nella letteratura araba è molto importante. Le donne hanno bisogno di esprimersi, di trasmettere i loro sentimenti, di osservare tutto quanto le circonda e per poter dire la loro opinione". Nella letteratura araba la poesia ha subito una vera e propria rivoluzione a partire dagli anni '40 del '900; artefice di questo sconvolgimento fu una donna, l'irachena Nazik Al-Mala'ika che per prima ha infranto una serie di tabù. La ricerca della libertà, il desiderio di raggiungere e superare i limiti imposti dalla tradizione, la frattura con il passato, è ciò che accomuna le donne scrittrici di questo periodo: sfide che esse vivono nella realtà quotidiana e che riportano sulla carta. Nei loro versi entrano temi di attualità, come la guerra, o eterni, come le inquietudini esistenziali, il sentimento, l'amore, il corpo. - 11 - (Amin Maalouf) QUANDO L’ARTE INFRANGE I LIMITI… di Elena Pozzi S altare il recinto, andare “oltre”, infrangere i limiti, non è solo il tema intorno al quale vertono i vari contributi di questo secondo numero della rivista del Centro Culturale Mir, ma è stato da sempre il proposito del Futurismo, movimento artistico e di pensiero di cui si è da poco concluso il centenario. Con il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti, trascinano radici! Oh noi non siamo che poveri alberi ideologo del movimento, non siamo di fronte ad un vagabondi! Vogliamo delle ali! Facciamoci dunque semplice desiderio di ribellione all’arte fino ad allora degli aeroplani”.1 imperante, ma ad un serio intento di svecchiare la Dopo questo rinnegamento del passato e delle radici cultura, liberarsi dalle pastoie del passato che non resta che fare un passo in avanti e passare, impediscono allo sguardo di spingersi avanti e appunto, dalla retroguardia all’avanguardia ed il ricercare vie del tutto nuove mai calpestate. Il tutto in mezzo più veloce per farlo è certamente il volo, che un clima di fervore ed esaltazione collettiva. permette, inoltre, di volgere uno sguardo più La nascita del Futurismo risale al 20 febbraio 1909 distaccato su ciò che si intende abbandonare: “Tu con un manifesto pubblicato sulla prima pagina del non godrai più di simili insipidezze!… le canne con le quotidiano “Le Figaro”, ma bisognerà attendere sino quali facevamo delle zampogne formano l’armatura al mese di marzo del 1913 perché il movimento trovi, di questo aeroplano”.2 Nel manifesto e nel proclama seppur per un periodo limitato, adeguato alveo alle sono presenti già tutti i propositi e le intenzioni del sue irruenti dichiarazioni nella neonata rivista gruppo, dall’amore del pericolo e dall’esaltazione del fiorentina “Lacerba”. Ben quattro anni separano coraggio, all’estrema attrazione per il gesto vigoroso dunque il proclama marinettiano, primo atto di una e per la velocità; dal rifiuto del concetto di tempo e lunga serie di programmi e provocazioni, dalla scelta dal disprezzo del moralismo e dell’accademismo alla di far confluire il vivace spirito futurista in una glorificazione della guerra e del patriottismo; dalla pubblicazione periodica. In effetti il mezzo “rivista” modernolatria all’ammirazione per le folle di ferventi viene lavoratori, simbolo delle città moderne. Intuizioni considerato da Marinetti e i suoi un “contenitore” abusato nel XX secolo tanto da far completamente coniare per il 1900 la definizione di “secolo delle esprimere senza una radicale innovazione formale, riviste”. questo ora non c’è più spazio per una rivista canonicamente rimaneggiato, intesa e l’attenzione si sposta su altri metodi di cambiato, così da divenire specchio di quelle novità comunicazione che vengono a trovarsi a metà strada che il movimento va auspicando. Pur consapevole tra la divulgazione informativa e la propaganda. della propria formazione e del proprio retaggio Di qui gli immensi manifesti a lettere scarlatte artistico, ascrivibile al simbolismo, Marinetti non annuncianti semplicemente “Futurismo – F. T. esita a sacrificare la sua rivista “Poesia” e a dire “Al 1 Nell’ottica contenitore che futurista va è proprio rimodellato, diavolo queste mani vischiose e questi piedi che 2 - 12 - nuove, però, non si possono F.T. MARINETTI, Uccidiamo il chiaro di luna!, in Per conoscere Marinetti e il Futurismo , a cura di L. De Maria, Mondadori, Milano 1973, p. 17 Ibi, p.18 Marinetti” così da creare una situazione di attesa e Questa massiccia distribuzione gratuita di materiale curiosità. I volantini inviati per posta, consegnati a è finalizzata al penetrare invasivamente in quanti più mano ambienti possibili. o letteralmente lanciati sulla città da un’automobile in corsa o dall’alto di una torre. Le Tutti questi metodi sono il risultato di un’ottica lettere circolari che, inviate a esponenti culturali propagandistica mirata che vede nella velocità e italiani e stranieri, hanno il compito di diffondere nella notizie circa le iniziative del gruppo, sia che si tratti scandalistica, il filo rosso che accomuna ogni di esposizioni di pittura (infatti col manifesto dell’11 creazione futurista e che, di conseguenza, non può febbraio 1910 si era ufficializzata la nascita del non essere rispecchiato da quella sorta di biglietto gruppo dei pittori futuristi), sia che si tratti di da visita che è la presentazione del movimento al pubblicizzare le “serate futuriste”, a loro volta mondo. strumenti del La tattica di Marinetti è quella di creare un clima non movimento. Sono queste una sorta di happenings necessariamente favorevole al Futurismo (il primo dove al momento puramente artistico, costituito per manifesto teatrale titolerà coraggiosamente “la lo più da declamazioni poetiche e presentazioni di voluttà di essere fischiati”4), ma piuttosto di eccitata quadri, si alterna o meglio si fonde l’intervento aspettativa che si potrebbe riassumere nella formula politico diretto: Marinetti parlerà in proposito di “quale sarà la mossa successiva?”. Domanda che si “comizio artistico”.3 La lunga catena che comprende accentua certamente nel biennio 1910-1911 quando diverse tappe nel battage pubblicitario futurista non vedono la luce il manifesto dei pittori futuristi, il si arresta qui, infatti i commenti e resoconti di queste manifesto tecnico della pittura futurista, il manifesto serate si possono poi ritrovare nei risvolti di dei musicisti futuristi e quello dei drammaturghi copertina o nelle introduzioni di libri pubblicati dalla futuristi, i quali delineano ulteriori campi d'azione del casa editrice “Poesia” che, alla morte dell’omonima movimento: pittura, musica, teatro. rivista, ne conserva il nome. La mossa successiva non tarda dunque ad arrivare: Aldo Palazzeschi ricorderà come all’uscita del suo l’11 maggio 1911 appare un volantino che divulga il Incendiario fosse rimasto quasi deluso dal fatto che, manifesto ad una prefazione pertinente alle poesie contenute attraverso il quale viene codificata una vera e nel libro, fossero state preferite 75 pagine di propria rivoluzione nel campo delle lettere. Esso pubblicità al movimento attraverso un dettagliato sarà alla base di molte delle più riuscite opere della resoconto della prima serata futurista svoltasi al produzione futurista, permettendo il riconoscimento Politeama di Trieste il 12 gennaio 1910; e sempre lo di un libro e di una rivista futurista anche ad un primo scrittore ci informa di come Marinetti consegnasse sguardo. Se Marinetti chiudendo la sua rivista poi nelle sue mani un elenco contenente più di 700 “Poesia” segnava una cesura netta con i temi del nominativi tra uomini politici e di cultura, professori, Simbolismo, con l’abbandono del verso libero, industriali, professionisti, gentildonne e gentiluomini, sancito dal manifesto tecnico della letteratura, recide compresi i più strenui oppositori al movimento, ai anche l’ultimo legame, ovvero quello formale, e lo fa quali inviare una copia del libro. per la seconda volta ricorrendo ad un espediente di prim’ordine nell’affermazione trovata, a tecnico volte della sorprendente, letteratura a volte futurista, che vuol mettere pienamente in luce questa sorta di 3 F.T. MARINETTI, Teoria e invenzione futurista, a cura di L. De Maria, Mondadori, Milano, 1968, p. 298 4 - 13 - F.T. MARINETTI, La voluttà di essere fischiati , in Per conoscere Marinetti e il Futurismo, pp. 30-33 passaggio del testimone per cui il nuovo uccide e ovviamente, perfezionarsi allenandosi insieme e subentra al vecchio. Infatti, come “Poesia” era stata confrontandosi? salutata con la pubblicazione sulle sue stesse La risposta non tarda ad arrivare e col mese di pagine del manifesto di fondazione del Futurismo, marzo del 1913, Marinetti ed il suo gruppo così l’addio al verso libero è dato con l’uscita approdano sulla rivista fiorentina “Lacerba”, nata dell’antologia che solo due mesi prima ad opera di Giovanni Papini ed raccogliendo le prove dei migliori poeti versoliberisti, Ardengo Soffici che si erano allontanati dalla rivista reca come introduzione il manifesto tecnico della “La Voce”. letteratura che teorizza una tecnica di scrittura In questo particolare momento, dopo aver posto le completamente nuova e che prevede l’abbandono basi per una totale rivoluzione letteraria, la scelta di del verso libero. Gli undici punti in cui si articola il far uso di una rivista non corre più il rischio di essere manifesto traducono in precise indicazioni lo sforzo confusa con un ritorno al passato o, comunque, di Marinetti di creare letteratura tramite una considerato come un passo indietro rispetto ai mezzi completa immersione “nei dominii sconfinati della innovativi ed inusuali utilizzati sino ad ora, perché la libera intuizione” , facendo uso di quella che va pubblicazione periodica diventa, nell’ottica futurista, definendo “immaginazione senza fine” (levati i fili un nuovo efficacissimo metodo di propaganda che della logica non può restare che l’intuizione), così da va ad aggiungersi al lungo elenco di quelli già poter rappresentare tutte le sfumature percettive sperimentati. dell’uomo contemporaneo, il cui sentire, modificato l’impressione di veder convivere due linee di dal progresso, dalle tecnologie moderne e dai nuovi pensiero accostate, a volte sovrapposte, ma sempre mezzi di comunicazione, non è più quello dell’uomo separate, l’una tenuta in vita dal gruppo dei fiorentini vissuto in epoche ormai superate. imperniata sull’attacco nei confronti della religione e Si tratta, comunque, di una ideazione che può su un radicato anticrocianesimo, l’altra dai milanesi perfezionarsi solo con l’uso e con la pratica. Le imperniata sullo sperimentalismo oltre ogni confine esigenze ormai sono mutate e non si tratta più di sulle pagine bianche della rivista. trasmettere privilegiando Fondando lui stesso una rivista, Marinetti avrebbe l’aspetto contenutistico o facendo per lo più rischiato di dar luce ad un giornale futurista per corrispondere ad una dichiarazione esplosiva, una futuristi, la ricerca sperimentale sarebbe continuata modalità nel divulgarla che risponda ai criteri ma la sua diffusione avrebbe subíto una battuta dell’originalità e dell’anticonformismo in un continuo d’arresto; in qualità di ospiti di una pubblicazione già rimando dal messaggio al gesto e dal gesto al esistente, anche se da soli due mesi, la prospettiva è messaggio; ma si aggiunge ora la necessità di unire invece completamente diversa. La convivenza dei ad una diffusione rapida e capillare della nuova due gruppi non è facile, così dopo un anno e mezzo tecnica la possibilità di testare, sperimentare ed in cui Marinetti e i suoi danno sfogo alle più approfondire questa stessa tecnica permettendone sorprendenti sviluppi successivi. Dove trovare una palestra aperta coll’uscita di due manifesti letterari), i fiorentini si al pubblico in cui gli atleti possano farsi conoscere e, riappropriano della rivista che diventa solamente “I poeti futuristi” del 1912 5 6 5 6 solamente significati, F.T. MARINETTI, Manifesto tecnico della letteratura futurista, in I futuristi, a cura di F. Grisi, Newton, Roma, 1994, p. 40 Ibi, p. 39 politica. - 14 - Leggendo invenzioni “Lacerba” (supportate si di ha fatto La seconda rivista sulla quale i futuristi approdano è rinunciare ad essere compresi. Essere compresi non “L’Italia Futurista”, fondata da Emilio Settimelli e è necessario”.7 Bruno Corra. Se Papini accusava Marinetti di voler Il formato de “L’Italia Futurista” è funzionale anche a imporre prepotentemente il paroliberismo, essi lo questa intensa attività artistica, che può trovare uno accettano ad spazio più adeguato di espressione nei grandi fogli esigenze personali, quali la conservazione di quella del giornale così di ospitare le più ardite ed loro peculiare vena simbolico-occultista e surreale. ingombranti tavole parolibere. Il nuovo quindicinale esce a Firenze il primo giugno La rivista vede la luce in un periodo particolarmente del 1916 e ancora una volta l’impressione che se ne difficile ovvero durante la prima guerra mondiale. ricava è quella di una rivista in cui l’ortodossia L’intima solidarietà degli aderenti al movimento è futurista di stampo marinettiano convive con una messa a dura prova dagli eventi bellici che sono produzione affatto diversa dominata dalla sfera causa di grandi perdite e accelerano l’avvicinamento onirica; ma al contrario dell’esito disastroso a cui era di alcuni futurista ad altre esperienze artistiche. E’ giunta la presenza di due posizioni differenti in quindi inevitabile che il conflitto bellico sia oggetto di “Lacerba”, in questo caso il sodalizio che si viene a gran parte degli scritti del giornale e che quest’ultimo creare tra Marinetti e alcuni di questi giovani sarà abbia una determinante impronta interventista. alla base di una lunga e stretta alleanza. L’11 febbraio “L’Italia Futurista” accoglie sulle sue “L’Italia Futurista” si presenta in formato tabloid, pagine la più ampia ed articolata enunciazione proprio come “Lacerba” mostrando come la sua politica fino ad allora concepita dal movimento: si funzione non sia quella di essere conservata e tratta del manifesto-programma che segna la nascita consultata anche a distanza di tempo, bensì letta e del Partito politico Futurista. Con questo numero sfogliata come cessa la pubblicazione della rivista, ma da più di una avviene per un quotidiano il quale ripone la sua testimonianza si evince il desiderio dei membri del specificità nella concisione e nell’immediatezza movimento di fondare al più presto un nuovo comunicativa che rappresentano due fondamentali militante requisiti nell’ideologia futurista. dell’armistizio, e precisamente il 20 settembre 1918, La rivista futurista non cerca semplici lettori bensì vede la luce il primo numero di “Roma Futurista” “consumatori” e chiede accanto all’azione della giornale lettura quella della fruizione visiva ed emotiva. Lo politico, ma dal numero 53 del 4 gennaio 1920 scopo non è di far riflettere ma di provocare un compie un improvviso cambio di rotta e diviene un coinvolgimento sia razionale, sicuramente auspicato periodico sostanzialmente artistico e letterario. per quanto riguarda articoli e manifesti teorici, sia Nell’immediato istintivo, che permetta di godere al meglio di tutto marinettiano, quel periodicamente componente artistico-letteraria, non era certo più pubblicato. Il testo futurista va visto, osservato, a vigoroso e propositivo come nel periodo cosiddetto tratti letto, apprezzato o sdegnato, ma mai “capito”; “eroico”. Le difficili acque in cui si trova a navigare il si noti che una delle asserzioni contenute nel Futurismo mettono in allarme molti artisti. La manifesto tecnico della letteratura era “Bisognerà […] fondazione di “Roma Futurista”, se da un lato si offre pienamente, piuttosto ricco piegandolo velocemente, repertorio artistico tuttavia proprio 7 - 15 - Ibi, p. 40 giornale. che Un si mese mezzo autodefinisce dopoguerra e e in modo prima esclusivamente il movimento particolare la sua come uno slancio vitale al movimento e come un disponibile. Nella parte inferiore del foglio, a destra sicuro modo per rinfrancare gli animi infiacchiti e compaiono i nomi dei direttori in ordine verticale, provati dalle contingenze storico-politiche; dall’altro mentre in basso a sinistra si trova indirizzo e nome rischia di far identificare sempre più il Futurismo con dell’editore. Lo scopo è quello di far ricordare il un movimento politico tout court, o, comunque, con nome del giornale che così appare “urlato” grazie un movimento che faccia del pensiero politico la sua all’adozione di caratteri solitamente impiegati in caratteristica predominante. stampati commerciali o in imballaggi. Le copertine L’esigenza di una pubblicazione interamente dei restanti sei numeri recano continue variazioni futurista aveva dunque trovato soddisfazione, ma il così forte impegno politico rischiava di porre in secondo L’apparente confusione che accompagna molta della piano l’aspetto creativo del movimento. produzione editoriale del movimento non è mai, La reazione a questo stato di cose non si fa comunque, una semplice preferenza estetica, ma attendere a lungo e, all’inizio di febbraio del 1919, a funzionale all’espressione del paroliberismo. In un pochi mesi dalla fondazione di “Roma Futurista”, periodo che sta sempre più accentuando un esce nella capitale il primo numero di “Dinamo”, processo di generale ritorno all’ordine, “Dinamo” si “rivista mensile di arte futurista”. Nonostante sulla presenta come una voce fuori campo che, tuttavia, copertina si legga che essa è “diretta da Settimelli non ignora il panorama culturale che la circonda. Mario Carli Remo Chiti”, è Marinetti il promotore del Nell'economia nuovo giornale. propriamente umoristico e goliardico è rappresentato Ciò che preme maggiormente a quest’ultimo è spesso attirare attorno alla nuova rivista grande curiosità, provocatorio, la funzione di svago è affidata anche a garantendole un immediato successo di vendite. Ciò disegni, riproduzioni di quadri o illustrazioni che è possibile solo qualora i lettori abbiano una positiva vengono spesso ad interrompere sequenze di parole impressione all’uscita del primo numero; una volta in libertà, pièces teatrali, scritti teorici e opinioni superato questo scoglio, il lavoro potrà essere svolto critiche. anche da qualcun altro. Se il titolo stesso della Marinetti, instancabile ideatore, Carli, Settimelli e rivista suscita suggestioni macchinistiche, l’impianto Chiti, direttori dei primi tre numeri desiderano farne risente in maniera considerevole dell’idea di giornale un’importante pubblicazione “organo intransigente”9 nutrita dagli ex redattori de “L’Italia Futurista”. del Futurismo. Tuttavia l’insieme di più fattori “Dinamo” appare come una pubblicazione leggera, concorre a fare di “Dinamo” una breve e travagliata ciò non vuol dire caratterizzata da vacuità di esperienza, e ne decreta una precoce fine. La contenuti, ma teatrale e “simpatica”. Esteticamente rivista, comunque, anche se esce per soli sette “Dinamo” è di formato ridotto, soprattutto se lo si numeri, riesce a tratteggiare una mappa piuttosto paragona alle grandi dimensioni spesso utilizzate chiara delle preoccupazioni e dei problemi che il dalle pubblicazioni futuriste. La testata e il sottotitolo Futurismo si trova ad affrontare in questo particolare invadono letteralmente più della metà dello spazio momento. 8 da stupire dalle Il in del continuazione giornale pubblicità progetto spesso inizialmente Contemporaneamente il lettore. l’aspetto al è limite più del ambizioso, contribuisce a mettere in evidenza gli orientamenti artistici in linea 8 Le indicazioni suddette sono contenute in una significativa lettera inviata da Settimelli a Corra, conservata presso l'Archivio della Fondazione Primo Conti di Fiesole, Fondo Settimelli. con i quali il movimento intendeva approfondire le 9 - 16 - Lettere futuriste tra arte e politica, a cura di C. Salaris, Officina, Roma, 1989 p. 71 proprie ricerche. Marinetti sente, infatti, l’esigenza di numero di pagine. E’ piuttosto evidente che dirigere il lavoro del gruppo verso le esperienze del l’avventura editoriale iniziata con le più nobili teatro sintetico, del quale percepisce le incredibilli intenzioni si sta progressivamente spegnendo. Non potenzialità a e, nello stesso tempo, la sua caso, in artistico, della rivista è teatrale, ricco di colpi di scena e di polemici, funzionali ad arginare a parole ciò che i vivaci trovate laddove si riscontra un’alternanza di fatti stanno via via dimostrando. Da queste pagine i parti più figurative e di parti più propriamente verbali futuristi prendono di mira ad uno ad uno tutti i nemici sia teoriche che artistiche. “Dinamo” si palesa da che dichiarano di disprezzare, ma da cui, in realtà, si subito come un impegno piuttosto gravoso, sia sentono perché giornale prevalentemente negli editori e direttori di riviste e esclusivamente artistico costringe ad un continuo collane che, seguendo il metro del guadagno e della lavoro creativo cui spesso manca il tempo di facile notorietà, sbarrano la strada a promettenti attendere, sia perché, contemporaneamente, si giovani, per accontentarsi di pubblicare nomi di vanno moltiplicando altre importanti iniziative come, facile richiamo sul pubblico. Allo stesso modo sono ad esempio, la Grande Esposizione Futurista criticate aspramente le scelte condotte nel campo inaugurata a Milano nel mese di marzo del 1919. della cinematografia e del teatro da ottusi impresari. Inoltre Dopo proposito Mario Carli, di farne direttore un responsabile del moltiplicano dell’impoverimento insufficiente capillare diffusione. Anche l’aspetto il si corrispondenza minacciati. le battaglie dichiarazioni Essi sono polemiche e scritti identificati sostenute ed i giornale nei mesi di febbraio, marzo e aprile, è propositivi programmi artistici pubblicati, la parabola anche condirettore di “Roma Futurista”, verso la compiuta dalla rivista trova il suo punto d’arresto col quale vengono indirizzate la maggior parte delle sue numero di settembre-ottobre 1919. preoccupazioni, piattaforma Marinetti, infatti, si trova costretto ad accantonare privilegiata dell’alleanza tra futuristi e arditi, le truppe momentaneamente la componente creativa del d’assalto all’interno delle quali lo stesso Carli aveva movimento, perché totalmente assorbito dagli eventi militato durante il conflitto. E’ proprio in nome di politici e dalle prossime imminenti elezioni nelle quali questa alleanza che egli, dopo l’uscita del fascicolo i futuristi intendono proporre la loro candidatura. di aprile abbandona la direzione di "Dinamo", per Testimonianza concreta di una mai sopita volontà di dedicarsi prevalentemente, insieme al futurista presenza ed autorevolezza sulla scena culturale, Vecchi, al nuovo giornale milanese “L’Ardito”. “Dinamo” si fa specchio della particolare condizione Per risollevare le sorti della rivista, dal mese di in maggio ne assume la direzione Marinetti, tuttavia dopoguerra. paradossalmente già da questo numero “Dinamo” esperienza, sembra rimandarci il “canto del cigno” sembra aver perso parte della linea ortodossa del Futurismo libero, prima dell’inquadramento cui marinettiana, ma anche, più semplicemente, la anche il movimento marinettiano soccomberà, in possibilità di attingere ad un repertorio ricco e fornito seguito all’affermazione del regime. essendo, questa, di lavori inediti ed interessanti. Progressivamente cominciano a comparire sulla rivista liriche e prose di autori non inquadrati pienamente nel movimento, ma necessari per garantire al giornale un minimo - 17 - cui si trova Così, il Futurismo nella sua nell’immediato seppur breve LIMITI INFRANTI OLTRE LA VERITÀ DELLA STRUTTURA ARCHITETTONICA di Emanuela Fortuna L a pittura parietale degli antichi aveva dato prova della forza dell’illusionismo: pareti di palazzi e ville che simulavano quadri appesi ai muri, gabbie con uccelletti cinguettanti, scene arcadiche o erotiche in quadrature paesaggistiche, brani di natura morta come abbandonata su finte mensole o spine di pesce ed avanzi riprodotti nei mosaici dei pavimenti nelle sale da pranzo. Una perizia prospettica ed illusionistica che con l’avvento dell’arte bizantina andò persa. Ci vollero secoli per riportare in vita il gusto della finzione, la forza della pittura sulla struttura architettonica, che ritornò nel tempo ad essere solo un semplice e muto supporto al racconto pittorico. Dopo nove anni di duro lavoro finalmente Andrea Mantegna (Isola di Carturo, Padova 1431 – Mantova 1506) poteva mostrare al Duca Ludovico Gonzaga, suo signore, l’opera più impegnativa finora compiuta: la decorazione di quella che passerà alla storia come la “Camera Picta“. Dal 1465 al 1474 Mantegna aveva condotto un vero e proprio programma celebrativo attraverso le decorazioni della volta e delle pareti della “camera”, allora uno studiolo privato, in cui il Signore di Mantova riceveva ambasciatori, nobili e faccendieri, manipolando secondo trame segrete la politica italiana del suo tempo. Nell’esaudire la richiesta del committente, Mantegna riportò in vita dopo secoli dall’epoca classica l’illusionismo prospettico. Solo Giotto (Vespignano, Vicchio di Mugello 1267? – Firenze Figura 1. GIOTTO, Coretto, Padova, Cappella degli Scrovegni 1337) nel 1305 aveva fatto qualcosa di simile con i due “Coretti” nella Cappella degli Scrovegni a Sulla volta Mantegna raffigurò Ercole ed Orione: Padova, là dove il giovane Andrea ancora garzone Ercole rappresentava la forza ed Orione l’interesse dello Squarcione (Padova 1397 – 1468) si era per gli studi umanistici del Duca di Mantova. Lungo formato. le pareti distese una cortina di cuoio, come fosse un palcoscenico su cui è stato tirato il sipario. I nostri - 18 - personaggi recitano come attori sulla ribalta la vita di un supposto giardino pensile, abitato da animali corte: improvvisamente il muro di mattoni si esotici, verso il camerino privato come ad origliare trasforma in un tendaggio e la scena aperta dà luogo gli incontri segreti del duca con gli ambasciatori delle ad un’improvvisazione che riprende i due coniugi signorie italiane. (Ludovico e la consorte Barbara di Brandeburgo) mentre si circondano dei membri della loro corte accompagnati dai figli, dal fedele ministro, dal nanobuffone e dai cani, così amati dal Gonzaga. Figura 2. ANDREA MANTEGNA, Camera Picta, Mantova, Figura 3. ANDREA MANTEGNA, Camera Picta, Mantova, Palazzo Ducale Palazzo Ducale Sulla parete accanto Mantegna raffigura la scena La parete architettonica è stata sfondata per lasciare dell’incontro nei pressi di Roma tra Ludovico ed il spazio alla finzione. Mantegna non ha fatto altro che figlio, il Cardinal Francesco. Ancora una volta le portare cortine sono tirate e si dà il via alla pièce: siamo alle scenografico, offrendo allo spettatore uno scorcio porte di un’immaginaria Roma (Mantegna non aveva potente, con figure riprese così come sarebbero ancora visto la Città Eterna), il paesaggio è ridente realmente viste dal centro della sala di sotto in su. Si ed assolato come ci si aspetta nella campagna crea, cioè, un confine oscillante tra realtà e romana, i due protagonisti discutono e attorno a loro immaginazione, in cui il visitatore è coinvolto senza i realmente accorgersi dello “scherzo” visivo. Scrive cortigiani semplicemente come comparse alle estreme conseguenze il gusto Adorno: chiacchierano, presi da ben altri argomenti. L’“occhio di cielo” nella volta sfonda addirittura il soffitto fingendo putti, donne di corte e cameriere L’idea mentre con curiosità si sporgono dalla balaustra di reciproca integrazione fra “chiuso” e “aperto”, - 19 - è rinascimentale: il rapporto di fra il “dato” costruito e il “dato” naturale. La realizzazione dell’idea è così sicura, così perentoria, che avrà un largo seguito non soltanto nel ‘500 ma addirittura nell’età barocca.1 Bisognerà attendere quasi cinquant'anni perché l’esperienza di Mantegna sia messa a frutto. Nel 1523 Correggio (Antonio Allegri, Correggio 1489 – 1534) realizza la decorazione della cupola di San Giovanni a Parma, in cui si confronta con la dimensione monumentale. La struttura architettonica viene completamente sovrastata dall’illusionismo pittorico che inscena la Visione di San Giovanni, circondato da santi, in una dimensione sacra. La Figura 4. CORREGGIO, Parma, cupola del Duomo luce di Dio ci circonda in un abbraccio tutto paterno. Tra il 1526 ed il 1530 Correggio svilupperà lo Si trattò di una vera e propria rivoluzione decorativa: spettacolare “sfondato” architettonico nella cupola i limiti della parete erano definitivamente infranti. del Duomo di Parma. Questa volta dipingerà L’affresco risultò talmente innovativo che in un primo l’Assunzione ed momento suscitò il disappunto dei canonici, che lo l’evento definirono “un guazzetto di rane”. Fu Tiziano a sacro in un’impalpabile struttura architettonica: le capire per primo che da quel momento la pittura pareti della cupola si trasformano in una cortina di poteva tornare a superare i limiti imposti dalla nuvole e luce. Lo “sfondato” ancora una volta struttura architettonica. suggerisce uno spazio che in realtà non esiste, la Contemporanea alla cupola del Duomo di Parma, la cupola dimensioni Sala dei Giganti che Giulio Romano (Giulio Pippi, architettoniche ed il legame con Dio Padre, che ci Roma 1499 ca. – Mantova 1546) realizzò nel attende, diventa tangibile. Ogni fedele può vedere il Palazzo del Tè (1524-1535 ca.) a Mantova. Nella Paradiso che lo attende e seguire con lo sguardo il punizione dei giganti ribelli Federico II Gonzaga volle percorso verso Dio. Santi ed angeli fanno da corona rendere esplicita la propria fedeltà all’autorità all’assunzione e in un cono di luce la Madre di Cristo imperiale di Carlo V. Un messaggio politico chiaro assurge. fu, dunque, il pretesto per una magistrale opera di emozionata della Vergine. partecipazione sembra ergersi Nessuno Illusionismo ambientano oltre percepisce le la struttura illusione prospettica. architettonica: tutto è luce e nuvole. 1 P. ADORNO, L’arte italiana. Le sue radici greco-romane e il suo sviluppo nella cultura europea, volume secondo, Il rinascimento e il barocco, Casa editrice G. D’Anna, MessinaFirenze, 1987, p. 282. - 20 - ricordare Andrea Pozzo (Trento 1642 – Vienna 1709). Pozzo entrò nel 1605 nella Compagnia di Gesù, per la quale realizzò uno dei più conosciuti capolavori del Seicento romano: La Gloria di Sant’Ignazio di Loyola dipinta sulla volta della Chiesa di Sant’Ignazio (1691-1694). Figura 5. GIULIO ROMANO, Sala dei Giganti, Mantova, Palazzo Tè Il rovinare di massi e colonne coinvolge non solo le pareti ed il soffitto ma anche il pavimento a creare un effetto di vortice, che lascia il visitatore senza punti di riferimento. Tutto è cadere, franare; manca la terra da sotto i piedi! Colori, forme, espressioni forti, movimento distruggono la possanza delle spesse pareti del palazzo e nel centro della sala si è inghiottiti in quel cadere dei Giganti puniti. Una sapiente abilità prospettica è alla base della costruzione illusionistica: il punto di vista è ben studiato, ma noi, ignari visitatori, non abbiamo il Figura 6. ANDREA POZZO, Gloria di Sant’Ignazio di tempo per renderci conto dei fuochi prospettici, a noi Loyola, Roma, Chiesa di Sant’Ignazio Giulio Romano lascia il solo compito di vivere il dramma della Presunzione punita. Nel Seicento l’Illusione divenne base e maestra di pittura. Tra i suoi grandi decoratori possiamo - 21 - Scrive Adorno: La prospettiva barocca è illusoria: mostra spazi inesistenti, facendo credere che esistano, in quello scambio tra finzione e realtà che è così comune in quest’epoca, cosicché lo spettatore, invece che padrone delle cose che lo circondano, viene dominato dalla legge prospettica, credendo vero ciò che non è, assistendo passivo e stupefatto all’apparizione di architetture o di figure in movimento, al di là della sua possibilità di comprensione, come se nascessero per magia.2 Nella Gloria del Santo Andrea Pozzo non si limita a “sfondare” il soffitto, ma finge un'architettura, popolata di figure volanti e che sviluppa lo spazio fino ad altezze iperboliche. Ormai si è andati oltre il limite della parete architettonica, oltre allo “sfondato”, che sgretola la consistenza del muro, perché si fingono con il pennello strutture, volte, archi, colonne e pilastri inesistenti. Il teatro del mondo inscenato dal Barocco trova sfogo nell’invenzione di una scenografia tutta illusionistica. Nel Settecento Giovan Battista Tiepolo (Venezia, Figura 7. G.B. TIEPOLO, Il mondo rende omaggio alla 1696 Spagna, Sala del Trono, Madrid, Palazzo Reale – Madrid, 1770) riprende la lezione dell’illusionismo prospettico, sfondando le volte ed i soffitti dei magniloquenti palazzi veneziani. Divinità bellissime, putti, uomini illustri della storia romana campeggiano riportando in vita ataviche virtù della nobiltà veneziana ed europea. Il mondo rende omaggio alla Spagna è il modello per l’affresco della Sala del Trono nel Palazzo Reale di Madrid. Il 13 marzo 1762 Giambattista Tiepolo scrive all’Algarotti: Al presente sono al fine del modello della gran opera, che tanto è vasta, basta solo riflettere, 2 P. ADORNO, L’arte italiana. Le sue radici greco-romane e il suo sviluppo nella cultura europea, volume secondo, Il rinascimento e il barocco, Casa editrice G. D’Anna, MessinaFirenze, 1987, p. 791 - 22 - ch’é di cento piedi; tuttavia voglio sperare che l’idea compita sarà molto ben accomodata et adattata a quella Gran Monarchia, fatica grande certamente ma per tal Opera ci vuol coraggio.3 Il 31 marzo 1762 Tiepolo, accompagnato dai figli Giandomenico e Lorenzo, lascia Venezia alla volta di Madrid, dove arriverà il 4 giugno. In Tiepolo manca il dramma, tutto è descritto in una dimensione di magniloquenza serena e pacata. Le Colonne d’Ercole, la caravella di Cristoforo Colombo dimostrano la grandezza e la saggezza del governo spagnolo, dimenticando i drammi di tale conquista. L’abilità di Tiepolo nel creare l’illusione di uno spazio aperto all’infinito raggiunge livelli di grande virtuosismo: non più una costruzione a zig-zag, come nel modello per lo scalone di Würzburg, o il Figura 8. DIEGO RIVERA, L’acqua, l’origine della vita, cisterna di Chapultepec-Park, Messico roteare nel centro della volta di divinità, come in Palazzo Clerici di Milano, ma solo un vasto cielo Rivera decora la cisterna al suo interno, e così il azzurro “che quasi riassorbe in un vortice d’aria le dipinto murale L’acqua, origine della vita, sarà figure issate sulle nubi, staccandole a sua volta da sommerso dall’acqua in essa contenuta. Si tratta di quelle campite sul cornicione”4, come se dipingesse un omaggio all’acqua, quale fonte e madre di vita. solo con la luce e l’aria. Anche il limite della materia Come nella Sala dei Giganti a Palazzo Tè di Giulio pittorica viene oltrepassato! Romano, la decorazione occupa l’intero perimetro Ed ora arriviamo al Novecento, secolo drammatico, della struttura per gettarci pienamente all’interno del in cui ben altri limiti sono stati oltrepassati. Uno degli messaggio. La finzione, scardinando le dimensioni artisti più impegnati a livello sociale e politico fu sensoriali dello spazio, ci immerge nel flusso Diego dell’acqua, e cioè della vita. Rivera, artista messicano (Guanajuato, dicembre 1886 – Città del Messico, 24 novembre 1957). Conobbe l’arte ed i drammi dell’Europa, della Tanta maestria e tanta abilità nei secoli hanno Russia e dell’America del suo tempo e li trascrisse prodotto il risveglio dell’illusione e infranto i limiti del fedelmente nei suoi murales, mai dimentico della supporto architettonico. dignità del lavoro delle classi operaie. All’inizio del 1951 gli venne commissionato un murale per la decorazione della cisterna del Chapultepec-Park, destinata a raccogliere l’acqua del fiume Lerma per rifornire di acqua potabile Città del Messico. 3 4 A. MARIUZ, Giambattista Tiepolo, in Splendori del Settecento veneziano, Casa editrice Electa, Milano, 1995, p.256 A. MARIUZ, Giambattista Tiepolo, in Splendori del Settecento veneziano, Casa editrice Electa, Milano, 1995, p.256 - 23 - TRA GEOMETRIA ED UTOPIA, TRA RAGIONE E FANTASIA Ledoux: un socialista nell’Ancien Régime di Francesca Scotti U n peristilio formato da otto colonne doriche, un’imitazione di grotta che evoca il caos originale: strano ingresso per una manifattura. È questa la visione architetturale complesso industriale grandiosa di Claude-Nicolas commissionato da Luigi XV Ledoux per il che l’ha applicata trattamento del al sale. Classificato nel patrimonio mondiale dell’Unesco, ogni giorno e per tutto l’anno è visitato da centinaia di persone. Claude-Nicolas Ledoux è così vendicato dei soprusi subiti. Sfuggito per miracolo alla ghigliottina, morì povero e dimenticato, dopo essere stato l’architetto più in vista dell’Ancien Régime, e subì post mortem un lungo purgatorio, prima di diventare la rivelazione dei funzionalisti del XX secolo, che l’hanno consacrato eroe del modernismo, il beniamino dei surrealisti, che hanno visto in lui un poeta visionario, e l’ enfant chéri degli anni Sessanta, che ne hanno fatto un socialista utopico. Ledoux è soprattutto l’incarnazione geniale delle idee e delle contraddizioni del suo tempo: il soffio visionario e l’ambizione morale lo collocano tra i grandi utopisti della Storia; da Platone a Tommaso Moro, Campanella o Fourier, tutti hanno sognato un mondo nuovo a misura del loro progetto globale di società. un luogo superprotetto: «l’oro bianco» è una derrata preziosa, che, per la «gabella», fornisce alla Monarchia uno dei principali introiti fiscali. Ma Ledoux accentua la chiusura della manifattura dal resto del mondo. A forma di teatro antico, delimitato da un muro di cinta, il suo villaggio pre-industriale è come un’isola in piena campagna. Nell’emiciclo, che ospita con un rigore perfetto gli “ateliers” e gli alloggi dei capireparto e degli operai, la casa del direttore, con le sue colonne frontali, gioca il ruolo di chiave di volta. Impregnato di idee rousseauiane, veneratore dell’antica grandezza romana così come del barocco Nella carriera di Ledoux, Arc-et-Senans (a una spogliato dell’italiano Palladio, Ledoux che ha avuto trentina di chilometri da Besançon, nell'est della a che fare anche con la mistica massone, riveste le Francia) dimostra le sue idee estetiche e sociali e sue idee socializzanti di una pompa neoclassica prefigura il suo sogno di «cité idéale» (città ideale). tutta monarchica. Sul calcare chiaro, egli sa Quando, su commissione di Luigi XV, costruisce una utilizzare, da virtuoso, la luce per scolpire i suoi salina ad Arc-et-Senans, egli ha il mandato di farne volumi austeri e monumentali. - 24 - che attinge a tutte le sorgenti per meglio nutrire il suo immaginario. Le maquettes sono magnifiche (due o tre mesi di lavoro per ciascuna), vertiginosamente minuziose nel dettaglio come anche magnificamente leggibili nell’insieme. Ci sono costruzioni oggi scomparse, come i famosi Propylées di Parigi che dovevano creare intorno alla capitale una nuova cinta fiscale, un progetto particolarmente impopolare alla vigilia della Rivoluzione. La maggior parte dei templi, pavillons e altre rotonde, che Ledoux aveva edificato, fu Finita dieci anni prima del 1789, la Salina reale funziona per un secolo senza che mai lo sfruttamento del sale diventi redditizio. Poi entra in una lunga fase di sonno che lascia alla natura riprendere poco a poco i suoi diritti sulla pietra. Quando il suo salvataggio viene finalmente deciso alla fine degli anni Venti del Novecento, alcuni edifici sono solo delle rovine divorate dalla vegetazione. Mentre il capolavoro di Ledoux viene rimesso in piedi, ogni tipo di idea viene data per ridargli vita; si parla di farne un maneggio; o un centro di mongolfiere; un commerciante di vini (siamo nel paese del vino d’Arbois) installerebbe volentieri il distrutta con violenza dai repubblicani. Solo le rotonde de La Villette e il parco Monceau, i pavillons della piazza Denfert-Rochereau e le colonne de La Place des Nations sono ancora in piedi. Dopo la Rivoluzione e la sua disgrazia Ledoux getta le basi del suo mondo ideale. «On peut être vertueux ou vicieux comme le caillou rude ou poli, par le frottement de ce qui nous entoure», (si può essere virtuosi o viziosi come il sasso ruvido o liscio, modellati dall'attrito di ciò che ci circonda). Per lui, l’architettura, con le forme e i simboli di cui è portatrice, è designata a costruire una società migliore. suo quartiere generale… Fine maggio 1991, Arc-et-Senans inaugura la casa della Tonnellerie del Musée Ledoux. Ecco di nuovo Ledoux a casa sua. Nel quadro originale, che lui stesso ha disegnato, una sessantina di maquettes descrivono la sua carriera in due versanti: Ledoux costruttore (solo un quinto delle sue realizzazioni è ancora in piedi) e Ledoux sognatore, quello della «cité ideale di Chaux» dove l’architetto traccia l’organigramma di una società perfetta in cui tutto è ordine, lavoro e armonia, e allo stesso tempo redige un’enciclopedia architetturale dove si leggono la sua formidabile invenzione formale, il suo senso di teatralizzazione del paesaggio e il suo eclettismo - 25 - NELLA LISTA NERA: GLI ARTISTI DEL CONTEMPORANEO di Miriam Giustizieri D urante una delle sue esposizioni, una donna contestò a Picasso l’incomprensibilità della lettura dell’opera, chiedendogli chiare spiegazioni. L’artista le domando: “Lei capisce il cinese?”, la donna disse di no e Picasso concluse rispondendole: “Allora lo studi…”. L’arte, nell’intenzione di Picasso, è da considerarsi al pari di un linguaggio, quindi per capirlo bisogna appropriarsi dei suoi strumenti di lettura. Mai come oggi l’arte ha bisogno di essere osservata, studiata e analizzata. Entrare in questo mondo significa abbandonare i preconcetti, le rigide strutture mentali ed essere ricettivi quanto più possibile. Allora infrangere la barriera del limite è possibile, come nel caso di questi artisti. Facendo il calco di un’auto distrutta da un incidente l’artista, durante la mostra londinese Apocalypse, o riproducendo nei minimi dettagli il tronco di un presentò l’opera La Nona Ora: lattice, cera e tessuto albero, è possibile riprodurre l’anima o lo spirito delle raffigurano papa Giovanni Paolo II colpito da un cose? Questa è la domanda che si è posto l’artista meteorite. Ed è subito schock. Cattelan passa ogni Charles Ray. Il salto oltre il limite consiste nella non- limite, ma più che l’artista è il soggetto stesso ad creazione non aver oltrepassato il limite. Tutti conosciamo bene i “inventa” nulla, ripropone quello che già esiste al molti viaggi compiuti dal Santo Padre durante la sua mondo. Siamo di fronte ad un assurdo, un loop che vita, anche in tarda età, testimonianza di una volontà manda in corto circuito un cardine fondamentale oltre le sue capacità fisiche e psichiche. Ma non è dell’essere artista. Egli crea piuttosto un doppio, tutto. Si ammala, gli sparano, ma lui continua la sua un’ombra che non vuole essere semplice simulacro, “missione”, viene persino colpito da un meteorite e ma che ancora non cede. Lo vediamo infatti accasciato e racchiude. Infrange così l’idea stessa di unicità, per sofferente, ma vivo. Dio stesso sembra in collera con approdare nella terra dell’artificio, della finzione. lui e gli invia dal cielo un chiaro segno che faccia Guardando l’opera Hinoki (che significa cipresso in desistere questo testardo erede di Pietro… Anche la giapponese), scultura stessa travalica il suo limite di oggetto, per dell’opera contenitore ad d’arte. Charles dell’essenza esempio, Ray immortale non sappiamo di osservare una perfetta riproduzione. Anche la incarnarsi tensione verso un’eventuale “clonazione” dello Gioconda, delle serigrafie di Marilyn e della tela spirito dell’oggetto è un tentativo di andare oltre, tagliata di Fontana. oltre le proprie capacità umane, oltre la stessa Maurizio Cattelan, artista o provocatore? Il suo è morte. ancora oggi un modus operandi assai discusso, ma O si ama o si odia. Maurizio Cattelan è sicuramente resta sicuramente un genio della comunicazione nel tra gli “alfieri” della contemporaneità, e lui del limite bene, nel male e in tutto quello che si trova nel si è presto sbarazzato. Quando? Era il 1999 e mezzo. - 26 - in un’icona dell’arte, al pari della La contemporaneità, con la velocità e la capacità di fagocitare immagini e informazioni, è la causa della crescita smisurata dei personaggi di Ron Muek. L’artista propone infatti sculture di proporzioni ciclopiche, simbolo dell’uomo moderno che ha perso il senso e la misura delle cose. Si è rotto il legame tra lui e la natura e, valicandone il limite, tutto si è deformato, quasi fossimo entrati nel regno delle favole, sorprendendoci a chiacchierare con Alice o Gulliver… Manca la misura di riferimento: l’uomo vitruviano di Leonardo è per sempre cancellato, ed anche il più vicino Modulor di Le Corbusier appare obsoleto. Si entra nella dimensione dell’incontrollato, Maurizio Cattelan, La Nona ora, Basilea, Kunsthalle e l’uomo non è più “misura di tutte le cose”, come 100 milioni di dollari! E’ questo il valore dell’opera l’ideale rinascimentale asseriva. For the love of God di Damien Hirst, un teschio di platino ricoperto da ottomila diamanti. Oggi è l’oggetto più caro apparso sul mercato dell’arte: creato da un artista vivente, ma non è questo il limite varcato da Hirst. La sua intenzione è mettere al mondo qualcosa che vada oltre il confine naturale della propria morte. L’uomo è limite, ma con questa opera si assicura l’eterno: è il tempo della materia ad essere fatto in mille pezzi dall’artista. La sua immagine, il suo essere, il suo vissuto aderiscono perfettamente alla Ron Mueck, Untitled (Boy), Esposizione Internazionale d’arte creazione come una seconda pelle. Un atto volontario di immortalità, di 2001, Venezia (Biennale) esaltazione autoreferenziale, che può essere paragonata a quella delle piramidi d’Egitto, silenziose guardiane del corpo del faraone, o allo sfarzo voluttuoso e dorato della reggia di Versailles di Luigi XIV, o a quello più monumentale e severo dell’Escorial, voluto da Filippo II. Tutti questi personaggi hanno scolpito nelle loro grandiose opere il proprio volto per sempre e, visto il potere politico ed economico di cui disponevano, potremmo anche comprenderli. Damien Hirst ha ottenuto la medesima cosa, ma ricordiamoci che lui è “solamente” un artista! Dell’uomo, quello di sempre, resta solamente lo sguardo: sorpreso, impaurito, smarrito… E’ palese la contraddizione in cui vive: da una parte egli è grande, ma è segnato da un'inequivocabile fragilità interiore, che si rivela nei suoi occhi, che continuano ad essere “specchio dell’anima”. L’interesse mediatico e l‘onda di protesta sollevati da Guillermo Vargas, con l’opera Natividad, è sicuramente fra gli episodi più clamorosi che ha investito l’arte negli ultimi anni. L’artista costaricano sconvolge tutti esponendo nella “Galleria Codice” di - 27 - Managua un cane randagio denutrito e malato. imbragature al soffitto della galleria. I nuovi strumenti Legato ad una corda, tra le bianche e silenziose di comunicazione sono presi in prestito dal mondo mura dell’edificio, Natividad non poteva essere dello sport estremo e dalla tecnologia. Il mix è fatto nutrito. Ad una distanza da lui non raggiungibile da ingredienti semplici ma efficaci: culto del corpo, c’era una ciotola traboccante di cibo e dell’acqua. Le performance e manipolazione dell’identità. L’artista è foto lo mostrano indebolirsi progressivamente, fino sempre stato caratterizzato da un forte istrionismo, alla morte. Guillermo Vargas mette sotto i riflettori che di volta in volta lo porta sempre più in là nella Lei, la “nera signora”, servita in prima visione di scoperta e nell’evoluzione del sé. Aspettando quello fronte agli occhi stupiti dei visitatori. Il suo gesto è di che ancora può accadere, restiamo ad osservarlo una forza prorompente, bruta, volutamente cattiva: sospeso e immobile nella scultoreità classica del suo nessuna difesa psicologica può resistergli! Dice corpo bianco e nudo. l’artista: “La cosa importante per me è sottolineare l’ipocrisia della gente: un animale diventa elemento di attenzione quando viene posto in un luogo bianco, dove la gente va per vedere dell’arte e non quando muore per strada”. Inutile sottolineare quanto sia stato, in questo caso, infranto il limite… Guillermo Vargas - Natividad Per Matthew Barney è la novità del linguaggio ad essere portavoce di una personalità che sicuramente è andata oltre al consueto. L’artista, con la sua prima mostra a Los Angeles, viene a rompere e reinterpretare l’idea della performance. Barney si fa riprendere mentre si ancora con ganci e - 28 - IL LIMITE (DEL BUON SENSO) INFRANTO E LA RIFLESSIONE FILOSOFICA di Nicola Simonetti In medio stat virtus, Adagio medievale tratto dall’Etica nicomachea di Aristotele Q uanto il “senso del limite” è importante e sempre meno presente! Non c’è giorno nel nostro Bel Paese in cui ogni persona di buon senso non si trovi dinanzi a un “limite infranto” in molti episodi di cronaca. Dalla malata giustizia, che assolve per decorrenza dei termini o condanna più per un furto che per un omicidio, alla malasanità, che dimentica una garza o una forbice nell’addome di un paziente e per di più ne rifiuta vergognosamente ogni benché minima responsabilità, per concludere con l’odioso e deprimente teatrino delle parti recitato dai molti politicanti italiani in telegiornali e talk shows che parlano per slogans e insultano per copione! E purtroppo l’elenco non sarebbe finito qui… ma il “senso del limite”, ovvero il tanto semplice e tanto importante buon senso, che consiglia di pensare prima di parlare e di astenersi dal giudicare se non si è opportunamente informati, mi impone di fermarmi. Mi limito a dire che il limite non dovrebbe essere supposizione potenzialmente viziata da pregiudizi o solo ciò che non riusciamo a compiere, a causa ignoranza. delle nostre limitate abilità fisiche, o che non Vediamo ora a grandi linee cosa hanno pensato e riusciamo a comprendere, a causa delle nostre detto alcuni filosofi riguardo al concetto di limite. Si fallaci capacità cognitive, ma dovrebbe anche può far risalire l’origine dell’idea di limite proprio ai indicare per ogni persona, sia che ricopra un ruolo primi ricorsi al logos, alla ragione filosofica che sin pubblico di minore responsabilità o ancor più se la dai primi passi della sua storia si è cimentata con sua responsabilità pubblica è maggiore, cosa si ha il tale concetto cruciale. diritto di pensare e dire, e cosa invece è semplice Già i pitagorici, infatti, cominciano a parlare del “peras” (confine, limite) come polo positivo, in - 29 - quanto autosufficiente, senza resto, rispetto alla chiaramente compresa la visione cristiana che fa negatività dell’ “apeiron” (infinito), che invece è coincidere il limite con la parola di Dio. concepito I grandi filosofi e scienziati moderni Copernico, come negativo in quanto non autosufficiente, con un resto. E’ interessante subito Bruno, notare quanto tale concezione positiva del limite inevitabilmente con tale equivalenza cristiana tra contrasti con quella negativa del cristianesimo, per il limite umano e parola di Dio, e non sarà facile per quale, invece, il limite è sinonimo di deficit, loro dimostrare che ragione e fede occupano diversi imperfezione umana, e quindi anche del peccato, in binari, che la parola di Dio riguarda la condotta contrapposizione alla illimitata perfezione e bontà umana e non la conoscenza, seppur limitata, cui divina. l’uomo può aspirare. Con una certa ragione io credo che si possa Oggi il limite si configura come una continua ricerca considerare il concetto di limite come una delle idee della frontiera ulteriore in tutti i campi, specialmente più importanti, sia da un punto di vista motivazionale in quello scientifico. Le importanti riflessioni sul limite sia come scopo della ricerca in sé, per la nascita che oggi tengono banco riguardano molti argomenti stessa della filosofia, nella misura in cui, attraverso scottanti sollevati dalla cosiddetta bioetica, ossia la di esso, prima si pongano dei confini alle certezze riflessione morale sulle conseguenze individuali e della tradizione, trasmesse attraverso il mito e la sociali delle recenti scoperte scientifiche, soprattutto poesia, e poi le si critichi alla luce della ragione, la in campo medico. Dall’ingegneria genetica con la cui più alta celebrazione “a tutto campo” viene fecondazione in vitro e l’uso delle cellule staminali sancita analisi per la ricerca scientifica sino alle riflessioni cruciali spregiudicata delle condizioni di possibilità di ogni sull’eutanasia, sono i nuovi limiti che ci affascinano e conoscenza e idea che da essa trae origine. nel contempo ci terrorizzano, come il sentimento Nell’antichità i limes danno sicurezza dinanzi alla ambivalente del sublime. paura dell’ignoto. La figura di Ulisse rappresenta Ma, per quanto ci si possa spingere sempre più in là colui che osa sfidare il limite, travalicare il confine, nel limite della ricerca e della conoscenza, non deve andare oltre l’umano, avventurandosi al di là delle mai mancare il senso del limite che deve essere colonne d’Ercole, come troviamo descritto nella soprattutto, a mio parere, il senso del rispetto del Divina Commedia di Dante. Ma il peccato dell’eroe limite. E quale limite massimo ci può far capire omerico non consiste tanto nel superare le colonne meglio di qualunque altro l’importanza del suo d’Ercole, quanto nel voler raggiungere gli antipodi (e rispetto se non la morte? Dinanzi ad essa svanisce dunque il Paradiso terrestre) da vivo. Con ciò il ogni nostra “umana, troppo umana” (direbbe il poeta intende dire che non è peccato la sete di nichilista Nietzsche) preoccupazione. Non sarà che conoscenza in sé (“fatti non foste per viver come oggi si pensa poco al limite in ogni nostro pensiero e bruti…”), che anzi è doverosa per i veri uomini, ma comportamento perché abbiamo perso il rispetto per bisogna stare attenti a non varcare i limiti imposti, la vita e la morte? “Gli uomini, non avendo nessun sia in termini di umiltà d’animo, sia in termini di rimedio contro la morte, la miseria e l’ignoranza, rispetto della parola divina. In altre parole l’uomo in hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci questo suo “viaggio terreno” deve essere guidato dal mai”, Blaise Pascal. dal criticismo kantiano, come rispetto per il Sommo Limite, ovvero Dio. Qui è - 30 - Galileo, ecc. dovranno confrontarsi VARCARE I LIMITI E SCONFIGGERE LA MORTE: IL MITO DI ORFEO, ERACLE, ASCLEPIO di Raffaella Montino “A l modo delle foglie che nel tempo / fiorito della primavera nascono / e ai raggi del sole rapide crescono, / noi simili a quelle per un attimo / abbiamo diletto del fiore dell’età / ignorando il bene e il male per dono dei Celesti. / Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco, / l’una con il segno della grave vecchiaia / e l’altra della morte. Fulmineo / precipita il frutto della giovinezza, / come la luce d’un giorno sulla terra. / E quando il suo tempo è dileguato / è meglio la morte della vita” (Mimnermo fr.8 Gentili – Prato). Paragonando la natura dell’uomo alle foglie, che la L’antico bisogno di vincere la morte diventò fiorita stagione di primavera genera ma rapidamente immagine poetica nel mito di Orfeo ed Euridice. cadono, Mimnermo, poeta lirico attivo tra il 660 e il Figlio della Musa Calliope e del sovrano tracio 670 a.C., avvia una dolorosa riflessione sulla Eagro, o, secondo altre versioni del mito, figlio dello condizione umana. Il testo riprende un topos stesso Apollo e di una sua sacerdotessa, Orfeo utilizzato nell’epica per riflettere sulla precarietà e appare ne “Le Argonautiche” di Apollonio Rodio sulla caducità della vita dell’uomo. Alla giovinezza, come il cantore di miti cosmologici e come colui che età fugace e inconsapevole, subentra la vecchiaia riuscì a placare col suo canto il potere incantatore foriera di mali. Meglio è per l’uomo morire piuttosto delle Sirene. Il mito di Orfeo narra del suo amore per che vivere. Considerazioni sulla fragilità umana Euridice, emergono dai frammenti di Simonide, nativo di Ceo innamorato da lei respinto, per il morso di un ma operante alla corte di Ipparco ad Atene nella serpente velenoso. Orfeo, avendo perso la giovane seconda metà del VI sec. a.C. La morte eguaglia e bella moglie Euridice proprio il giorno del suo tutti gli uomini, vanificando i fasti e le pene della vita matrimonio, scende negli Inferi per chiederne la trascorsa, e stendendo su di essa un velo uniforme restituzione. Egli ottiene il permesso di riportare di dolore. Anche ricchezze e virtù scompaiono nel Euridice in vita a condizione di precederla nel suo abisso e l’unica realtà appare la sofferenza, da viaggio di ritorno senza girarsi indietro a guardarla. cui non andarono immuni neppure i grandi eroi Durante il tragitto Orfeo non sa resistere alla “divini figli degli dei signori del mondo”. Il poeta lirico tentazione di volgersi indietro e la sua diletta sposa acquista consapevolezza sempre maggiore del ritorna tempo e della sua durata lineare, e constata che il disperazione Orfeo vaga per tutta la terra piangendo dramma della vita consiste nella necessità del suo il suo triste fato e declamando continuamente il suo termine. Questa condizione di fragilità ha fatto triste amore per Euridice ma offende con i suoi nascere nell’uomo greco il desiderio di sconfiggere lamenti le Baccanti che, vedendosi completamente la morte, desiderio irrealizzabile che prendeva corpo ignorate, lo dilaniano. La sua testa vaga sulle acque nella fantasia dei poeti e diventava mito. continuando ad invocare il nome dell’amata fino ad - 31 - morta mentre immediatamente fuggiva negli da Inferi. Aristeo, Per la approdare all’isola di Lesbo, patria dei grandi poeti leggenda, Eracle, dopo aver ucciso i figli, è costretto Alceo e Saffo, dove sarà custodita nel tempio di ad assoggettarsi alle fatiche imposte da Euristeo, Apollo. Il suo corpo verrà seppellito dalle Muse ai per purificarsi del sangue versato con l’uccisione dei piedi del monte Olimpo e la sua lira a sette corde suoi familiari. Euripide immagina invece che Eracle verrà posta in cielo tra le costellazioni. volontariamente affronti le fatiche ed impazzisca al ritorno dall’ultima fatica, la discesa agli inferi; ottenendo, invece della gloria, la più tremenda delle punizioni. Eracle, l’eroe che “veleggiò verso l’Ade ricco di pianto”, ha spezzato le ferree leggi della morte, ha percorso un cammino negato agli uomini. La follia è dunque una punizione per chi ha tentato di violare le leggi della natura e vincere la precarietà insita nella condizione umana. Per concludere si può ancora fare riferimento ad un’altra drammatica testimonianza del desiderio fallimentare di sconfiggere la morte: Asclepio. Poiché aveva ormai appreso a debellare tutte le malattie dei viventi, egli tentò la sfida estrema: vincere la malattia che non perdona, la morte. La superba violazione delle leggi di natura comportava un’aggravante, l’avidità di un compenso adeguato a tanta eccezionale prestazione. Zeus intervenne subito a ristabilire l’ordine dell’universo, come apprendiamo da Pindaro Altra significativa testimonianza del desiderio di (Pitica 3, vv. 53-57). “Ma dal guadagno anche il superare i limiti imposti all’uomo dagli dei è la figura sapere è domato. / L’oro apparso nelle mani volse di Eracle che domina l’omonima tragedia di Euripide. anche Asclepio, / tanto sontuoso era il compenso, / a Mentre Eracle è disceso nell’Ade per compiere la più riportare di qui dalla morte un uomo / che già era sua ardua delle sue imprese, condurre sulla terra preda. Ma di sua mano Zeus scagliò / il fulmine su Cerbero, l’usurpatore Lico si è impadronito del entrambi, e tolse loro il fiato dal petto”. potere a Tebe e vuole sterminare la discendenza dell’eroe. Eracle giunge a salvare la moglie e i figli, uccidendo Lico. Ma presto la felicità si trasforma in tragedia: Lissa, il demone della follia, devasta la mente di Eracle, che uccide inconsapevolmente la moglie e i figli. Euripide altera il dato mitico offerto dalla tradizione. La sorte di Eracle è esempio insigne dell’infinita debolezza e infelicità dell’uomo; l’estrema abiezione, sancita dall’uccisione della moglie e dei figli, colpisce l’eroe. Secondo la - 32 - LO SPANGLISH: “UN' INVASIONE DELL' INGLESE NELLO SPAGNOLO” di Stefania Leone D ire con precisione cosa sia lo spanglish non è impresa facile. Definirlo una lingua o un dialetto è forse troppo azzardato; definirlo un semplice fenomeno di code-switching o di borrowing è riduttivo. Sicuramente possiamo dire di essere di fronte ad un fenomeno di contatto di lingue, l’inglese e lo spagnolo, che creano “una forma híbrida de comunicar” e, in modo negativo, è visto come “una invasión del español por el inglés”.1 Accadono gli stessi fenomeni in ogni caso di contatto di lingue, ma per lo spanglish siamo di fronte ad un fenomeno di proporzioni maggiori, e, se vogliamo, più “codificato”. Il termine è spesso usato per indicare lo spagnolo termini in inglese, lingua che entrambi conoscono, non-standard che contiene prestiti dall’inglese, per dire quello che vogliono come possono. trasposizioni di significato, calchi, code-switching. Lo spanglish è parlato soprattutto dalle classi medio- Si possono distinguere tre tipi di spanglish: basse e dai giovani di tutte le classi, che utilizzano - Formale: quello che viene usato da persone questa forma di comunicazione non solo quando c’è che non sanno chiaramente cosa sia inglese, carenza di vocabolario ma anche per distinguersi da spagnolo o spanglish. É quello che usa la altri gruppi etnici. Si sta diffondendo a macchia d’olio maggior parte della popolazione negli Stati grazie ad Internet, alla radio, alla televisione e alla Uniti; carta stampata. I giovani che lo parlano si rifanno a - Informale: quello che si usa parlando di cantanti famosi come Ricky Martin o Jennifer Lopez, computer, farsi considerati i promotori dell’ispanicità in un mondo velocemente anglofono. Parlare spanglish significa mostrare di di comprendere cose tecniche più o per dall’interlocutore, che capisce l’inglese; provenire da due mondi che sono entrambi parte - Ciber-spanglish: spanglish creato da Yolanda dell’individuo. Rivas, che si riferisce alla terminologia tecnica Lo spanglish ha anche una sua letteratura, che ha e informatica. radici negli anni Cinquanta e Sessanta nei testi del Lo spanglish nasce con funzione comunicativa Teatro Campesino. quando, in un dialogo, c’è una mancanza di Quando due lingue entrano in contatto creano nuove vocabolario da parte di uno dei due interlocutori. forme linguistiche attraverso il prestito, il calco, il Quando si possono creare dubbi o ci sono ostacoli code-switching e il code-mixing. alla comprensione, essi possono fare così ricorso a Il prestito è un elemento linguistico mutuato o derivato da una lingua diversa. I prestiti possono “Una forma di comunicazione ibrida... un’invasione dell’inglese nella lingua spagnola”. El Espanglish: Análisis y Explicación. [www.geocities.com/o_poet/spanglish.html] 1 - 33 - avvenire in due modi: il primo prevede l’uso di un usati in una frase in spagnolo e il cambio di codice termine inglese senza modificarlo – come ad avviene all’interno dello stesso sintagma. esempio rap, rock, baby, marketing, etc.; il secondo Ecco ora alcune parole che vengono considerate prende parole inglesi adattandole alle possibilità spanglish. Esse possono essere sia prestiti che fonologiche e morfologiche dello spagnolo. I nomi e i calchi. Abbiamo ad esempio carolas navideñas verbi sono le parole più diffusamente interessate da (villancicos) deriva da ‘Christmas carols’; carpeta questo fenomeno, ad esempio: mitin per ‘meeting’, (alfombra) da ‘carpet’; marketa (mercado) da bloque per ‘block’, oppure tipear per ‘to type’ o ‘market’; rufo (techo) da ‘roof’ : bíldin (edificio) da cliquear per ‘to click’, che mutano per l’aggiunta di ‘building’; estorma (tormenta) da ‘storm’; likear un suffisso –ear. Spesso si possono usare traduzioni (gotear) da ‘to leak’; etc. letterali o parole inglesi che hanno la stessa radice. Per studiare il code-switching sono stati condotti Ad esempio: reportear per ‘to report’ invece di molti studi sui bambini. I bambini usano il code- informar, remover per ‘to remove’ invece di sacar. switching Per i nomi: educación da ‘education’ invece di conversazione che possono essere suddivise in tre pedagogía categorie principali: computadora da ‘computer’ per o ordenador. • per assecondare delle strategie di relazione: quando vogliono sottolineare il Per calco si intende tradurre il significato e lo cambiamento del ruolo di chi parla. Spesso schema di una parola o locuzione straniera, senza il cambio avviene per cercare approvazione imitarne la fonetica. Per lo spanglish abbiamo ad o esempio llamar pa(ra) (a)trás per ‘to call back’ (on quando the telephone). comportamento 2 attenzione nell’interlocutore. vogliono Oppure controllare il dell’interlocutore. Il Con il termine code-switching o commutazione di cambiamento di argomento è il più tipico codice si intende “un uso funzionale e/o intenzionale cambio di relazione. del passaggio da una lingua all’altra all’interno del • chiarimento ed enfasi: l’uso del code- discorso da parte dello stesso parlante”. Un esempio switching serve per ripetere quello che è di code-switching è: Si, pero le hablo en español. stato detto in precedenza, tradotto nell’altra When I don’t know something I’ll talk to her in lingua, e corrisponde a English. monolingui fanno quando ripetono a voce Il code-mixing o enunciazione mistilingue avviene più alta o più piano. Ad esempio: “¿No me quando il passaggio da un codice all’altro avviene crees? You don’t believe me?”. internamente ai confini di frase senza essere • quello che i comunicazione mistilingue “a sostegno”: si motivato da alcun mutamento nel flusso della ha quando serve una parola o espressione situazione comunicativa né, apparentemente, dalle nell’altra lingua, dovuta o alla momentanea intenzioni del parlante. Il code-mixing può essere mancanza di una parola, o ad un cambio considerato un code-switching intra-proposizionale, precedente, o al desiderio di riparare un e si ha nella frase: Haz click aquí para visitar mi taglio sintattico, o a parole tabù o, infine, ad website dove click e website sono termini inglesi omofoni linguistici. Spesso 2 In spagnolo standard la frase sarebbe Te llamo después. i parlanti non sono consapevoli dell’alternanza delle lingue perché è diventata un - 34 - modo naturale e comune di parlare, soprattutto nel universitario di spanglish, ha tradotto il primo code-mixing. capitolo É interessante notare che quando le due lingue sono provocazione di coloro che sostenevano che lo così integrate è difficile stabilire se il code-switching spanglish non sarebbe mai stato considerato una avvenga su base spagnola o inglese. Se è basato lingua dignitosa, fino a che non avesse prodotto un sullo spagnolo, il cambio nell’inglese c’è alla fine, ma capolavoro letterario come il Don Quixote. Ecco a code-switching che iniziano con l’inglese passano titolo di esempio il primo paragrafo di detta allo spagnolo appena dopo. Esso rende evidente il traduzione: fatto che i membri del bloque integrano l’eredità di First Parte, Charter Uno3 due e “In un placete de La Mancha of which nombre no trasformandoli. Oltre che per questioni di identità, quiero remembrearme, vivía, not so long ago, uno può intervenire per fattori di potere e prestigio della de esos gentleman who always tienen lanza in the lingua. rack, una buckler antigua, a skinny caballo y un Appare chiaro che dare una definizione sulla natura grayhound para el chase. A cazuela with más beef dello spanglish è difficile anche per esperti linguisti, than mutón, carne choppeada para la dinner, un studiosi, traduttori e coloro che lavorano nel campo omlet pa’ los Sábados, lentil pa’ los Viernes, y algún linguistico. Possiamo individuare due “scuole di pigeon como delicacy especial pa’ los Domingos, pensiero”: i difensori dello spanglish affermano che consumían tres cuarers de su income. El resto lo lo spanglish è un fenomeno culturale ed è una sorta employaba en una coat de broadclothy en soketes di ponte che unisce tutti i latini, che sono multi-etnici, de velevetín pa’ los holydays, with sus slippers pa’ trans-nazionali, e plurilingue. É il frutto della combinar, while los otros días de la semana él cut a latinizzazione degli Stati Uniti. Lo spagnolo è stato figura de los más finos cloth. Linin with él eran una ed è così vigoroso, rispetto ad altre lingue arrivate housekeeper en sus forties, una sobrina not yet negli USA, che non si è lasciato cancellare ed, anzi, twenty y un ladino del field y la marketa que le ha aggredito l’inglese in proporzioni molto vaste. Gli saddleaba el caballo al gentleman y wieldeaba un oppositori ritengono che le due lingue devono hookete pa’ podear. El gentlemanandaba por allí por essere los fifty. Era de complexión robusta pero un poco mondi, adattandosi apprese alla loro distintamente, realtà nonostante del Don Chisciotte in risposta alla la fresco en los biones y una cara leaneada y “spagnolizzazione” dell’inglese, soprattutto da parte gaunteada. La gente sabía that él era un early riser della gente che non ha la possibilità di studiare y que gustaba mucho huntear. La gente say que su entrambe le lingue. Lo spanglish è solo una forma di appellido was Quijada or Quesada – hay diferencia comunicazione temporanea tra monolingue che de opinión entre aquellos que han escrito sobre el devono capirsi alterando le due lingue. Insegnarlo e sujeto – but acordando with las muchas conjecturas diffonderlo è un errore, soprattutto se questo avviene se entiende que era really Quejada. But all this no tramite Internet, perché va ad alterare due lingue tiene mucha importancia pa’ nuestro cuento, rispettabili. providiendo que al cuentarlo no nos sepamos pa’ Nel 2003 Ilan Stavans, docente di “Latin American nada de las verdá.” ammettano and Latino che è un Studies” fenomeno all’Amherst naturale College del Massachussets e primo istitutore di un corso 3 - 35 - Vedi Ilan Stavans, 2003, Spanglish. The Making of a New American Language, New York: Harper Collins, pp. 253-258 PUOI PARLARE INGLESE O SPAGNOLO… MA NON ENTRAMBI ALLO STESSO TEMPO! / LO “SPANGLISH” È IL MODO DI PARLARE DELLE CLASSI BASSE! / PAPÀ, NON SAPEVO CHE TE LA PRENDESSI TANTO PER LA PUREZZA DELLA LINGUA! – CERTO. Not neither4 Being Puertorriqueña Americana Born in the Bronx, no really jíbara Not really hablando bien But yet, not Gringa Either Pero ni portorra, pero si portorra too Pero ni que what am I? Y que soy, pero con what voice do my lips move? Rhytms of Rosa wood feet dancing Bomba Not even here, but here, y Conga Yet not being, pero soy, and not really Y somos, y como somos Bueno, eso si es algo lindo Algo muy lindo We defy translation Ni tengo nombre Nameless, we are a whole culture once removed Lolita alive for twenty-five years Ni soy, pero soy Puertorriqueña como ella Giving blood to the independent star Daily transfusions into the river of La Sangre Viva. Questa poesia è stata scritta nel 1984 da Sandra María Esteves, una ragazza che, nei suoi versi, esprime la sua duplice identità di portoricana-americana. Il narratore teme di non parlare bene e questo timore riflette il sentimento di rifiuto del tipo di bilinguismo della sua generazione, che segna chi non è né portoricano né nordamericano. Questa poesia serve da esempio per illustrare la commutazione di codice. Estevez, S.M., 1984, Tropical Rains: A Bilingual Downpour, Bronx, Ny, p. 26. “Essere portoricana americana/nata nel Bronx, non realmente indigena/ non parlando realmente bene/ ma già, nemmeno nordamericana/ ma nemmeno portoricana, ma si anche portoricana/ ma cosa sono?/E cosa sono, ma con che voce si muovono le mie labbra?/Ritmi di piedi di legno di rosa che danzano la Bomba/ neanche qui, ma qui, e Conga/ non essendo già, ma sono, e non realmente/e siamo, e come siamo/ bene, se questo è qualcosa di bello/ qualcosa di molto bello// sfidiamo le traduzioni/non ho un nome/senza nome, siamo una sola cultura una volta soppressa/Lolita sopravvissuta venticinque anni (in una prigione)/non sono ancora, ma sono portoricana come lei/dando il sangue a una stella indipendente/trasfusioni giornaliere nel fiume del Sangue Vivo.” 4 - 36 - I LIMITI NELLA STORIA L'UNIONE DI KALMAR di Fabrizio Trillini I limiti possono essere delle barriere costruite dagli uomini che spesso servono per arginare un pericolo proveniente dall’esterno, mentre altre volte essi vengono infranti nella speranza di poter costruire un unico spazio dove gli esseri umani possano vivere in maniera pacifica e solidale. In questo senso molti limiti, o confini, sono stati costruiti a livello storico (come, ad esempio, la creazione di stati ben differenziati l’uno dall’altro) e successivamente infranti grazie all’intento dei paesi stessi di unirsi per cooperare a livello politico, economico e sociale. Le unioni tra gli stati, però, non sempre hanno mostrato solidità e reale efficacia poiché tanti sono i motivi che portano ai contrasti che, inevitabilmente, si creano fra i paesi membri. L’Unione di Kalmar, caso assolutamente unico nella storia, ne è un chiaro esempio. Con l’accezione “Unione di Kalmar” (in lingua cittadina svedese che, in quel periodo, si trovava svedese “Kalmarunionen”) si intende l'unificazione proprio vicino al confine danese. Nel 1389 le truppe dei tre regni di Danimarca, Norvegia e Svezia sotto svedesi e danesi avevano sconfitto il re di Svezia un singolo monarca (e ciò, dal punto di vista Alberto di Meclemburgo e lo stesso non fu in grado storiografico, prende il nome di unione personale), al di riscattare il tributo di 60.000 marchi d’argento fine di creare un forte e compatto regno scandinavo. entro tre anni dal suo rilascio. Il re, di origine Attraverso l’adesione, i paesi, di fatto, rinunciavano tedesca, non era mai stato ben visto dai nobili alla loro sovranità, ma non alla loro indipendenza e svedesi e la ribellione di questi ultimi fu aiutata dalla proprio gli interessi divergenti (in particolare la Danimarca, la quale vedeva nella nascente Unione crescente insoddisfazione della nobiltà svedese la possibilità di mettere un freno alla grande riguardo al dominio della Danimarca sull'Holstein) espansione politica ed economica della Lega portarono di conseguenza a nuovi conflitti a partire Anseatica. Margherita I di Danimarca era figlia di dagli anni '30 del XV secolo, che posero fine Valdemaro Atterdag ed era sposata con Haakon VI all'Unione nel 1523. di Norvegia e fu lei che riuscì a far eleggere re di L'Unione fu promossa dalla regina Margherita I di Svezia e di Danimarca il proprio bisnipote Eric di Danimarca (1353–1412) e fu ratificata nell’omonima Pomerania il quale divenne anche legittimo erede al - 37 - trono norvegese. La regina, inoltre, fece di tutto per consiglieri e comuni cittadini, tutti anti-unionisti, assicurare agli esponenti della classe aristocratica i furono giustiziati per volere dello stesso re, gli loro privilegi politico-sociali e, di conseguenza, svedesi attuarono una ennesima sommossa che anche la grande influenza che essi esercitavano nei riuscì ad espellere un’altra volta l’esercito danese tre paesi. Malgrado ciò, Eric di Pomerania era l’anno intento a potenziare la monarchia. proclamazione dell’indipendenza e, due anni dopo, il Tra il XIV e il XV secolo gli svedesi erano dediti, con re di Svezia Gustav Vasa (6 Giugno 1523) riuscì a grande profitto, alle esportazioni di ferro verso il ripristinare la nuova e definitiva sovranità del suo resto dell’Europa e dunque questi continui conflitti paese. tra la Danimarca e il Meclemburgo, l’Holstein, la definitivamente compromessa. Pomerania e lo Schleswig erano visti come un L’Unione di Kalmar, di fatto, sopravvisse fino al 1536 grosso fastidio dal punto di vista dello sviluppo quando il Consiglio Segreto di Danimarca, spinto economico. Oltre a ciò, il Consiglio Segreto Svedese dalla paura di nuove sommosse interne che non voleva rinunciare ad una certa forma di avrebbero portato ad altre guerre civili, ratificò in autogoverno, in particolare quando la Danimarca maniera quasi arbitraria la decisione che la Norvegia cominciò, con il tempo, a centralizzare sempre di più diventasse una delle province danesi. Ciò avvenne tutta la struttura governativa. Una grossa breccia senza che i colleghi norvegesi stessi venissero nella stabilità dell’Unione si aprì negli anni '30 del XV interpellati. La Norvegia continuava ad essere un secolo quando, in seguito alla nota ribellione armata regno di stampo ereditario e la monarchia danese di Engelbrecht, i danesi vennero cacciati dalla aveva tutti gli interessi a mantenere il paese una Svezia. nazione semi-indipendente al fine di garantire la Nel 1439 Eric venne deposto come re dell’Unione e successione sul trono di Danimarca ai futuri membri il suo successore fu Cristoforo di Baviera. Quando della grande famiglia degli Oldenburg. Proprio per quest’ultimo morì l’Unione si ritrovò senza un questo motivo la Norvegia poté conservare alcune legittimo erede dal momento che Cristoforo non strutture istituzionali proprie e tutto il suo sistema aveva avuto figli e dunque fu eletto il re svedese legale ma perse i possedimenti d’oltremare (le Isole Carlo VIII in quanto la Svezia sperò di riportare Fær Øer, la Groenlandia e l’Islanda) che diventarono l’Unione sotto l’autorità della sua monarchia. Carlo nuove province danesi. Alla fine, quasi tre secoli VIII divenne anche re di Norvegia nel 1449 ma la dopo, nel 1814, con il trattato di Kiel, il re di grande potenza dei Conti di Holstein permise al Danimarca-Norvegia Federico VI dovette cedere la Consiglio Segreto di Danimarca di eleggere il nuovo Norvegia alla Svezia con la conseguente nascita, re Cristiano I di Oldenburg. In seguito, per oltre 70 intorno alla metà del XIX secolo, di una forte anni, le guerre tra Svezia e Danimarca avrebbero corrente scandinavista nei tre stati che ebbe come dominato la scena politica e sociale all’interno obiettivo quello di riunire tutti i paesi che avevano dell’Unione. In seguito alla grande vittoria di fatto parte dell’Unione di Kalmar. Cristiano II di Danimarca nella riconquista della Svezia e dopo il grave “bagno di sangue di Stoccolma” avvenuto tra il 7 e il 10 novembre del 1520, durante il quale 82 tra nobili, religiosi, - 38 - successivo. Oramai A questo l’integrità punto ci dell’Unione fu la era IL DRAGO VICHINGO D’un fasto remoto, d’un mondo svanito, d’un tempo passato, lontano, sbiadito, speciale memoria, ancora s’impone, regale, elegante, l’altero Dragone presenza importante soffusa di storia. La testa del Drago, una fiera spirale… la coda del Drago, una ruota sottile… a chiuder le sponde di quercia possente, ch’ al Mare furente strappavan nell’onde preziosa vittoria. O forse soltanto, amico del vento, nei fiordi contento di sé, navigava… O forse con vanto, nel mondo d’allora, quel Drago scolpito sui fiordi portava la grande Signora ch’ un tempo regnava… O forse nel mito, sfidando l’Ignoto, del Nord sconfinato i mari solcava… …il Drago vichingo ingordo di gloria. Paola Montersino - 39 - DIARIO DI VIAGGIO CUBA: 50 AÑOS DE REVOLUCION di Alessandro “Sasha” Galbani A più di mezzo secolo dal lontano primo gennaio 1959, anno della presa del potere di Castro nell’isola caraibica, la revolucion è paragonabile ad un malato terminale: in tal senso, mi pare calzante riproporre la definizione di “realismo atmosferico” del celeberrimo critico E. Auerbach per sottolineare una notevole affinità tra la revolucion al giorno d’oggi e le condizioni del suo “Lider Maximo”. Sceso dall’aereo ho subito la sensazione di essere arrivato in un paese dalla burocrazia asfissiante: i doganieri si prendono tutto il tempo di cui hanno bisogno (e anche molto di più) per verificare, salvo chiudere ambedue gli occhi in caso d’errore, se i turisti hanno svolto correttamente la compilazione della carta de migration. A che pro? Negli ultimi anni a Cuba c’è però stata davvero una per consentire investimenti esteri, introdurre delle grossa rivoluzione: quella del denaro. Trovatosi con forme “particulares” di proprietà privata, come le il paese sull’orlo della bancarotta, Castro da dieci case che privati mettono a disposizione dei turisti, anni a questa parte ha deciso di introdurre una come i nuovi ristoranti non di proprietà statale, come nuova moneta, il Peso convertible, a cambio fisso alcune forme di trasporto. Ovviamente queste tre paritario di categorie, ruotando attorno al turismo, hanno oggi capitalizzare (se mi sentisse usare questa parola mi degli introiti in costante crescita, che permettono loro toccherebbe un corso di rieducazione!) al massimo i di vivere meglio di qualsiasi categoria statale (dallo proventi del neonato turismo. Il risultato alla lunga spazzino al direttore ospedaliero). col dollaro: con ciò ha tentato sembra dargli ragione, dato che Cuba non versa più nella penosa condizione di dieci anni fa, nonostante l’embargo statunitense si faccia ancora sentire. Di conseguenza, la stragrande maggioranza della popolazione si trova in condizioni accettabili, ma non sfugge ai razionamenti di alcuni beni primari che a Cuba difficilmente si trovano. Sembra strano, ma ciò avviene ancora con la farina e, fino poco tempo fa, valeva lo stesso per la benzina. È importante anche sottolineare quanto il turismo, fonte primaria del pil nazionale cubano dopo l’esportazione dello zucchero, abbia negli ultimi anni infranto il limite del “socialismo reale” vigente a In Cuba: anzitutto è stato necessario sottoporre alcune l’impressione di una rivoluzione morente diventa aree come Varadero ad una legislazione speciale convinzione: le splendide case del Malecòn, il - 40 - giro per le assolate strade di Havana lungomare, in stile liberty e decò, costruite dai ricchi per il 50esimo anniversario del regime: nonostante americani negli anni ’20-’30, sono tutte piene di onnipresenti e martellanti citazioni di Fidel e Raùl, crepe, i restauri tardano, non permettendo così alla alcune sale, specie quelle che narrano il periodo capitale di sfruttare appieno il suo fascino. Tutti i ’53-’59, sono dettagliatissime e vale la pena murales inneggianti agli eroi della rivoluzione, a fermarvisi un po’. Infine, d’obbligo una sosta alla Fidel e Raùl, al patriottismo ed al socialismo non Plaza de la Revolucion, la più famosa di Cuba, con il vengono più presi in considerazione da nessuno mastodontico memorial de Josè Martì (poeta eroe (tranne che dal sottoscritto!!). In ogni caso, Havana delle guerre contro gli spagnoli, considerato l’ideale merita di essere visitata solo per la sua intrigante precursore della rivoluzione, quindi celebrato ed combinazione di stili: il barocco coloniale spagnolo “abusato” ovunque a Cuba) ed il ritratto ferreo di Che dell’Havana vieja (Avana vecchia), il neoclassicismo Guevara del Capitolio Nacional, del grandioso cimitero di Comunicazioni. Colòn e dell’università, il liberty dei grandi alberghi Cuba è meta di molti “turismi”: senza dubbio di sorti nei primi anni del Novecento, il decò del notevole interesse naturalistico, l’isola attrae anche Malecòn e del Vedado, i casermoni granitici degli una cospicua dose di turisti per la sua cultura anni sessanta, il modernismo delle ambasciate (in musicale e di cabaret. Consiglio vivamente a particolare quella americana, che secondo i cubani chiunque si rechi a Cuba di gustarsi un mojito o un “stona” e dunque è oscurata da una serie di cuba libre assistendo ad uno spettacolo del bandiere nere, “colore dell’imperialismo”, giusto per Tropicana, oppure del Buena Vista Social Club: ribadire che a Cuba gli USA non sono molto graditi). assicuro che la serie senza pause di danze sulla facciata del Ministero delle acrobatiche, sketch, balli moderni e/o tradizionali vi terrà incantati per almeno un paio d’ore. Inoltre mi piacerebbe “sfatare” un mito: quello di Cuba come uno dei principali paradisi del turismo sessuale. È un dato di fatto che la liberalizzazione improvvisa del turismo alla fine degli anni novanta ha dato l’occasione a moltissime ragazze di intascare valuta pregiata e di fuggire all’estero, ma è altrettanto vero che le autorità, accortesi di questo esodo, hanno subito preso duri provvedimenti. Chi è sorpreso ad esercitare la prostituzione in luoghi pubblici rischia tantissimo, cubano o straniero. La prostituzione si concentra attorno agli hotel “per occidentali”, proprio perché questi luoghi sono soggetti ad un diverso tipo di legislazione: la guida cubana, Sergio, mi raccontava che i cubani stessi devono richiedere dei permessi per entrare in località come Varadero o Ho la fortuna di visitare il Museo della Revolucion, Cayo Largo, mentre altre mete d’interesse per ex-residenza di Fulgenzio Batista, rimesso a lucido occidentali, come l’hotel Havana Libre ad Havana, - 41 - tengono prezzi altissimi per dissuadere i comuni Cuba. E giungiamo poi a Trinidad: forse il più bel cubani dal mettervi piede. Le “chicas” sono a tutti gli posto di Cuba, la cittadina è il maggior centro di effetti delle dipendenti di questi locali. Voglio raccolta della canna da zucchero. Il piccolo centro ribadirlo nuovamente: andare a Cuba non è la storico è patrimonio dell’UNESCO. Ai lati di Trinidad stessa cosa che andare ad Ibiza o a Milano si trovano la penisola di Ancon, luogo ideale per lo Marittima. Chi si muove all’interno dell’isola si rende snorkeling, e la riserva nazionale di Topes de conto che il turismo “notturno” è praticabile in una Collantes, rigoglioso tratto di foresta tropicale, dove serie nelle è possibile praticare trekking e tuffarsi in libertà dalla sovramenzionate località, si trova qualcuno che, cima delle cascate (esperienza che vivamente praticando ostinatamente turismo sessuale, non fa consiglio, anche perché è l’unico modo con cui del bene né all’isola (i soldi finiranno sempre nelle procurarsi del refrigerio a Cuba). Infine, prima di aree “particulares” e nessun cubano se ne gioverà) ritornare ad Havana e poi in Italia, visito la bollente né alla sua immagine. Cienfuegos, con il suo elegante paseo (boulevard), e limitatissima di luoghi. Tuttavia, Santa Clara, a rendere omaggio al Che. Nel mio soggiorno a Cuba visito Baracoa, “avamposto” sull’Atlantico, che mi rimane nel cuore per le sue spiagge selvagge, il sole che tramonta nel mare ed i suoi tratti di foresta pluviale. Poi Santiago, la “ciudad heroica siempre” per Fidel, dato che proprio a Santiago lui e i compagni assaltarono la Moncada (luogo simbolo del regime batistiano, poiché là erano detenuti i prigionieri politici) e lo La Cuba di oggi è un tipico esempio di regime che i stesso Fidel vi pronunciò il primo discorso da Lider politologi Maximo. È la volta di Bayamo, Camagüey, Sancti imperante del paese è chiara e definita, tanto che Spiritus, centro, per entrare all’università i giovani devono sostenere prevalentemente agricole e depresse, che rendono un esame di marxismo, oltre quelli propedeutici per meglio di altre l’idea di quanto sia difficile vivere a le singole facoltà. Tuttavia, l’apparato ideologico si è piccolissime cittadine del - 42 - chiamano “post-totalitario”: l’ideologia man mano svuotato e svilito, soprattutto dal traduce momento in cui Cuba e la Santa Sede hanno apparato burocratico: nei musei al buro si trovano ripristinato i loro rapporti. Castro, pur avendo fino a quattro cassiere (per vendere un biglietto!!!), proclamato nel ’60 l’ateismo di stato, si è trovato nei ristoranti di norma si richiede la firma del cliente costretto a reintrodurre il cattolicesimo 10 anni fa per sulla ricevuta, che poi viene timbrata dall’apposito far addetto ecc... Fidel spesso si gloria di avere un fronte fortemente al malumore credente. di una Confesso popolazione che lo automaticamente in uno sterminato scopo tasso di disoccupazione tra i più bassi (1,6%!!!) nel principale del mio viaggio era quello di vedere come mondo, ma francamente fossi in lui mi porrei l'isola sia sopravvissuta al crollo delle ideologie qualche domanda sulla qualità degli impieghi e, nell'era della globalizzazione: a tal proposito ho soprattutto, verificato in prima persona quanto sia cresciuto il impiegati. Addirittura, alcuni ristoranti rilasciano 3-4 sentimento cattolico (specialmente dopo la visita di copie Giovanni Paolo II nel 1998) a discapito dell'ateismo scherzosamente, dicono che una copia va a Fidel, di stato. Questo è senz’altro un indizio della l’altra a Raul, la terza all’ufficio affari esteri e la progressiva apatia del regime cubano. Nonostante quarta forse la potremo tenere noi. della sulla gratificazione stessa ricevuta: media i degli cubani, ciò, la presenza del partito comunista nella società è capillare, dato che in ogni quartiere di ogni città c'è un CDR, “comite de defesa revolucionaria”, vero e proprio comitato di quartiere che controlla la popolazione. È in crescita anche il razzismo, benchè non si manifesti con episodi di violenza anche perchè lo stato prevede condanne durissime per questo tipo di crimine. Ho notato che l'atteggiamento razzista si evidenzia soprattutto a livello gergale con le parole “prieto” equivalente a “negro” (le radici pare vadano ricercate nella parola latina “bruta”, dal palese significato spregiativo) e “yanquí” adattato dall'inglese “yankee”. Nonostante tutto, Cuba eccelle soprattutto particolare nel campo nell’oculistica) medico-sanitario e (in dell’istruzione: l’aspettativa media di vita di un cubano è di 75 anni per gli uomini, 77 per le donne, il tasso di mortalità infantile addirittura sotto il 4 per mille, il più basso nel continente americano, tra i più bassi del mondo; l’analfabetismo a Cuba è inesistente, pochissimi abbandonano la scuola prima dei 16 anni e il 19% dei cubani ha una laurea (standard paragonabili a quelli occidentali). L’alto tasso d’istruzione, tuttavia, in un sistema in larga parte ancora pianificato si Vorrei spendere qualche parola per i cubani, gente assai ospitale e molto socievole, contraddistinta però da una buona dose di malinconia: Cuba è una realtà per buona parte ancora rurale, e, come in tutti i piccoli paesi, a volte sembra di veder materializzarsi “il sabato del villaggio” di Leopardi. Un tipico passatempo cubano è quello di sedersi sulla sedia a dondolo rivolti verso il mare, oppure verso il proprio patio ad ascoltare i pappagalli, onnipresenti a Cuba. Altra passione viscerale è quella per il domino, gli scacchi e la dama: in qualsiasi città che ho visitato - 43 - ho sempre visto decine di persone riunite attorno ad liberalizzazione di massa (che non riguardi il un tavolo tutte intente nel gioco, con sigaro in bocca turismo, processo già avviato) è rischioso, poiché e bicchiere di ron (i cubani sono ultranazionalisti in potrebbe portare Cuba ad essere fagocitata dal quanto a rhum, che chiamano ostinatamente ron per mercato del potente vicino a stelle e strisce, come differenziarsi dagli stranieri). Inoltre, ho notato che successe agli inizi del secolo scorso. Ho visto molti seguono con fervore gli spettacoli teatrali trasmessi manifesti inneggianti al presidente venezuelano in televisione, soprattutto i balletti delle proprie Chavez come erede di Simon Bolivar, simbolo compagnie nazionali, poiché sono fieri di questa loro d’indipendenza dell’America Latina: quasi tutto il tradizione musicale. Altra passione è quella per il petrolio baseball, la pallavolo ed il pugilato, tanto che ci sono dall’autocrate molti manifesti per Cuba di pugili cubani, raffigurati escludere che faccia pressioni sul partito comunista snelli e sani, contro pugili USA con sembianze di cubano per proporre un capo a lui gradito. In ogni energumeni: oltre al doping, i manifesti alludono alla caso, dovendo fare un bilancio di 50 anni di sempiterna lotta di “Davide” Cuba contro “Golia” rivoluzione, mi sento di dire che “la indipendencia”, USA. sinonimo di revolucion nel gergo del partito e motivo di cui Cuba ha venezuelano. bisogno Non proviene sarebbe da d’orgoglio per i cubani, che prometteva un futuro radioso e prospero, abbia, per innumerevoli aspetti, infranto i limiti del buon senso e della storia, trasformando Cuba anacronistico che in dovrà un paese lottare per oramai essere competitivo in futuro. Non mi resta che accomiatarmi con un saluto scontato, ma che è anche motivo di sprone per il futuro della popolazione cubana: HASTA LA VICTORIA SIEMPRE. Durante il volo di ritorno (11 ore circa) mi chiedo quale sarà il futuro dell’isola: data per imminente la fine della dinastia Castro Ruz (Fidel ha 84 anni, Raùl 80), sembra difficile intravedere un processo di democratizzazione. Anche un processo di - 44 - MISTERI PAGANI DEL MONDO CLASSICO: LA GRECIA di Simonetta Focardi Il presente contributo è il condensato, per forza di cose assai sintetico ma, ci si augura, non troppo oscuro, di due relazioni tenute al Centro Culturale MIR in due serate distinte nel corso del 2008 e 2009. Chi fosse interessato a chiarimenti o ulteriori spiegazioni, potrà attingere dalla bibliografia riportata in fondo alcuni spunti legati anche all’aspetto iconografico che è imprescindibile in un simile discorso e che può dare vita ad approfondimenti estremamente suggestivi. Inoltre, anche se il discorso sulle origini del fenomeno dà vita a sorprendenti scoperte, dato che più di una fonte attesta che tale spiritualità proverrebbe da fuori, dalla Tracia o da Creta o addirittura dall’Egitto (Erodoto), è forse più interessante, dato lo spazio ridotto della relazione, interrogarsi in questa sede sul perché dei misteri anziché sulla loro origine. - 45 - C O S A I N T E N D I A M O QUANDO PARLIAMO DI e della morte garantendogli così una sorte migliore MISTERI nell’aldilà. Tale schema non è di poca utilità poiché, pur obbligando a distinzioni ed anche ad esclusioni clamorose dall’ambito misterico, rende evidente la Il termine italiano “mistero” costituisce in se stesso differenza che corre, ad esempio, tra la mistica orfica già un equivoco poiché, a ben vedere, facendo e quella eleusina, per restare nell’ambito di quelli riferimento ai misteri antichi non vi è in essi nulla che che, insieme al Dionisismo, rappresentano al meglio sia moderno i misteri di Grecia. Va infine almeno accennato qui dell’aggettivo. Celebre è la definizione ossimorica un altro importante aspetto della questione: i misteri che ne diede Goethe, che anche di questi costituiscono s’interessò, come “grande e manifesto mistero”. tradizionale se per tradizionale s’intende la religione Sarà premessa olimpica come viene di solito studiata da chi affronta metodologica, uno schema di riferimento e di lo studio dell’epica classica. Tale religiosità ha nelle definizione che ha da sempre costituito l’ossatura opere di Esiodo (specie la “Teogonia”) la propria del pensiero su questo ambito di un maestro della “bibbia” ma vi è più di un indizio che essa non fosse Storia delle religioni del ‘900: Ugo Bianchi, per lunghi la sola: dalle opere di Pindaro (Olimpica II) che anni docente sia alla Cattolica di Milano che alla sembrano accennare addirittura alla reincarnazione, Sapienza di Roma. Essenziale sarebbe la capacità al delinearsi di diverse geografie per l’aldilà (il mito di distinguere un atteggiamento semplicemente del giardino delle Esperidi) fino a speculazioni “mistico”, inteso come persuasione che una divinità, filosofiche che dal V secolo preferiscono non parlare a differenza della concezione olimpica tradizionale, più di Zeus ma semplicemente di una grande divinità sia in grado di partecipare con simpatia alle vicende che tutto governa, la strada è aperta anche in questo degli uomini, che la sentono così più vicina. Un senso per capire se prima della religiosità che noi grado chiamiamo olimpica o omerica ci fosse qualcosa di realmente meglio misterioso dunque ulteriore di nel fornire, contatto senso come avverrebbe nella una forma di religiosità non dimensione propriamente “misterica” in cui, tramite diverso. rituali opportuni e di volta in volta diversi a seconda sopravvivenza nei secoli, mentre la religiosità della divinità di riferimento, si riesce effettivamente a pagana tradizionale si è del tutto perduta, le correnti stabilire da parte degli uomini una sorta di mistiche hanno mostrato una vitalità che consente di partecipazione ad una vicenda terrena della divinità connetterle a fenomeni religiosi più recenti. Il celebre (si parla, appunto, di “dio in vicenda”) tale da farli libro sentire partecipi in prima persona ai casi accaduti al Rinascimento” (Adelphi) che non a caso ha ispirato il dio (o, più comunemente, alla dea). Un vero salto di titolo di questa relazione, racconta proprio come nel qualità si avrebbe però solo col passaggio dalla Rinascimento, sulla base di interpretazioni forse un dimensione misterica a quella “misteriosofica”, po’ spericolate perché basate su passi di Padri della termine alla Chiesa estrapolati dal contesto e che venivano fatti persuasione assai diffusa che tramite l’adesione ad coincidere con altri di Platone, ci si sentì autorizzati a un culto misterico l’uomo entrasse in possesso di dare una particolare forma di sapienza, riservata a pochi, sapienziale, cioè misteriosofica, secondo la quale capace di aprirgli le porte su alcuni aspetti della vita essi erano reputati come messaggi occulti rivolti ad col quale si intende alludere - 46 - di E’ ben Edgar degli vero Wind, antichi che, sul “Misteri misteri piano pagani della del un’interpretazione un’elite di iniziati capace di capirli: non più riti aperti l’aiuto degli uomini) venne restituita per qualche al popolo, che in effetti non li avrebbe mai davvero mese all’anno alla madre. Tale modello di racconto, capiti, ma riservati a conventicole che in essi da un lato è simile a quello di tante divinità della leggevano attraverso “segni” la comunicazione di un vegetazione segreto relativo al mistero della sopravvivenza dopo provenienza asiatica che alimenteranno solo in età la morte: una sorta di rivelazione cristiana nascosta ellenistica e soprattutto a Roma varie correnti anche all’interno dei testi della tradizione pagana. mistiche ma che paiono avere poco a che fare con che sono però “dei morenti” di Demetra, dall’altro non aiuta a risolvere il vero mistero (in senso moderno…) di quello che avveniva ELEUSI in quella specie di grotta sotterranea dove gli iniziandi venivano fatti scendere. Il segreto meglio La spiritualità eleusina è quella che permette la custodito dell’antichità (si pensi che anche in tarda migliore ricostruzione del rituale misterico data età antica, e dopo le conversioni al cristianesimo, l’abbondanza delle fonti e la centralità di tale nulla di più si seppe se non ad opera di alcune fonti celebrazione (di tre giorni di durata) nella vita che però sono ostili, trattandosi degli apologeti della ateniese. Precedenti tentativi di fare della spiritualità prima età cristiana come Clemente Alessandrino, eleusina un movimento di contrapposizione alla Arnobio, Ippolito, ecc.) forse non è un vero segreto: religione olimpica della città1 paiono frustrati proprio dalla tesi, un po’ stantia anche se ancora circolante, dalla grande rilevanza che Atene stessa attribuiva ai che metteva in relazione la spiga di grano mostrata preparativi di quel cerimoniale che era caratterizzato agli iniziati col mistero della rigenerazione della anche da una processione che proprio dalla città vegetazione dopo il sonno invernale, (ma Atene a un partiva per poi attraversare il ponte (momento nel certo punto non era già più soltanto una città quale avvenivano, forse con intento apotropaico, i agricola) o col mistero della sessualità, una cosiddetti “gefirismi”, cioè insulti lanciati all’indirizzo suggestiva ipotesi di lettura ci proviene, in modo non dei futuri iniziati ai misteri) ed entrare nel demo attico così sconcertante2, da una fonte apparentemente di Eleusi dove si trovava il tempio di Demetra irregolare perché rappresentativa della religiosità accanto a quello di Ades. Se è impossibile elencare greca “ufficiale”, quella olimpica. Si tratta dell’Inno qui nei dettagli le varie parti del rituale, si possono omerico “A Demetra”: in esso, risalente alla piena però indicare gli elementi più significativi di esso, età classica, si racconta con molti particolari anche perché rappresentano un bell’esempio di l’episodio che forse è quello “chiave” per capire il quanto sia difficile ancor oggi comprendere davvero senso profondo dei misteri di Eleusi. Durante il suo di cosa si trattasse. I misteri eleusini riguardano peregrinare sulla terra, Demetra giunge al borgo di Demetra e Kore, la figlia della dea e di Zeus che, Eleusi e viene ospitata dalla coppia che regna su com’è noto, fu rapita da Ades e, alla fine di una quel luogo. Il re e la regina hanno un neonato, lunga ricerca da parte della dea (che per questo fu Demofonte, del quale la dea si prende cura. Cerca obbligata a vagare sulla terra chiedendo anche 2 1 Vi è addirittura la tesi che fa dei misteri fondati da Eumolpo, proveniente dalla Tracia e che si trovò a combattere con Eretteo, mitico re di Atene, la testimonianza di una religione alternativa (perché “straniera”) a quella cittadina. - 47 - Sono in realtà continui gli scambi e le contiguità tra fonti olimpiche e fonti misteriche: si pensi sul piano archeologico all’iconografia del tempio di Proserpina a Locri Epizefiri o alla presenza di Dioniso come dio titolare a Delfi in posizione non subordinata a quella occupata dal vero re della religione olimpica, Apollo (cfr. Giorgio Colli in bibliografia) anche di renderlo immortale esponendolo ogni notte essenziale nella spiritualità misterica: quella del alla rito silenzio: “mistico”, con tutta la sfera di termini ad d’invulnerabilità a cui fu soggetto da piccolo Achille); esso collegati, deriva infatti dal verbo greco “myo” una notte però la madre, Metanira, se ne accorse e, che definisce l’atto di chiudere di fronte a qualcosa non rendendosi conto del senso di ciò che d’ineffabile (da cui, con lievissime modificazioni, il accadeva, lanciò un grido che provocò l’ira della dea verbo “myéo” che significa “venire iniziati ai misteri” e pose fine al rituale. Secondo Sabbatucci, autore di tout court). fiamma (qualcosa di simile al un testo chiave sul misticismo greco, i misteri di 3 Eleusi sarebbero il tentativo di ricordare quel rituale d’immortalizzazione, che per forza andava interrotto (altrimenti non ci sarebbero più uomini ma solo dei) I MISTERI DEI CABIRI ma che qualcuno può avere il desiderio che venga simbolicamente ripreso per ristabilire un contatto A prescindere dalle altre Demetra5 delle quali privilegiato sarebbe con assumerebbe la invece grande il ruolo dea. di Metanira quanti forse possibile ricostruire un rituale non iniziatico, degni di menzione sono almeno i misteri comprendono. In pratica, dopo aver tanto insistito, dei Cabiri, originari di Samotracia ma dei quali a anche a causa della potente suggestione esercitata Tebe esistono le rovine del tempio. Ignoti ai non da capolavori di antropologia religiosa come “Il ramo specialisti ma menzionati già nella letteratura tardo d’oro” di Frazer, sul rituale propiziatorio della fertilità, classica ed ellenistica (ed esempio le “Argonautiche” si tenderebbe piuttosto ad insistere su un rituale che di Apollonio Rodio), questi misteri sono stati studiati simula la morte e la rinascita per aiutare l’uomo a assai bene da Karoly Kerényi in alcuni capitoli del superare il terrore di quell’ineludibile passaggio. La suo “Miti e misteri” (Bollati Boringhieri) in cui tenta spiritualità eleusina, più “gioiosa” e anche meno anche di dare una spiegazione alla complessa esclusiva di altre (pare fossero moltissimi gli adepti) iconografia che li riguarda. Oscuramente connessi è anche un bel modello di religiosità “universale”. È alla protezione dei naviganti (per l’identificazione dei vero che pare essere legata, a differenza di altri Grandi Dei coi Dioscuri), questi misteri, perché tali misteri, al luogo geografico ben preciso, ma si apriva sono definiti dalle antiche fonti, imponevano la anche alle genti straniere pretendendo solo - altra confessione cosa assai significativa e particolare per la religiosità riferimento a non meglio definiti “Grandi dei” che pagana - la purezza di vita (sappiamo da Svetonio inducono che Nerone, pur desiderando essere iniziato, non all’interno potè farlo essendosi già macchiato della colpa di diversissimo, il rituale coinvolgesse nuovamente la matricidio). Inoltre, da quanto detto finora sembra coppia Demetra – Kore (mito di Pelarge) pur ricavabile all’interno di un travestimento iconografico diverso. 4 3 4 anche un’altra condizione che è Il misticismo greco, Bollati Boringhieri. Ercole fu forse il primo iniziato non ateniese, come attestano alcune fonti iconografiche reperibili nel catalogo della mostra romana “Il rito segreto” (Electa 2005) dove l’Ercole velato è forse addirittura il testimone della partecipazione ai “Piccoli misteri”, quelli di Agra, nei quali ci si sottometteva a un rituale di purificazione prima di accedere a quelli “grandi”. Forse Ercole doveva essere purificato dopo l’avventura con Cerbero affrontato nella discesa all’Ade. 5 - 48 - dei a peccati pensare, di un ma facevano naturalmente, contesto anche che pur apparentemente Si pensi alla Despoina di Licosura e Figalia, al rito attestato a Feneo, alla Kore senza nome di Telphusa nonché alle testimonianze erodotee del culto di Auxesia e Damia o di quello delle “dee infernali” (Storie, VI 133) mentre andrebbe considerato anche il culto misterico di Andania, sicuramente connesso a Demetra ma del quale ci sono arrivate poche testimonianze (cfr. Scarpi I vol. in bibliografia). Tuttavia questi Cabiri, inizialmente senza nome6 ma Scarpi, poco delineabile. Molto complessa è già la poi associati a divinità note del pantheon greco, con fisionomia del dio, connesso, come già ricordato un mito di fondazione che li connette alla dea Ecate, (nota 2) anche al culto di Apollo, quasi ad indicare appaiono nel complesso più “selvaggi” e addirittura, ben almeno per Erodoto (II, 51) titolari di culti misterici coesistenza di due facce nella cultura greca e una anche più antichi di quelli eleusini. fondamentale vocazione del dio alla presenza- prima dell’intuizione di Nietzsche, la assenza (si pensi alla katabasis orfica dipinta dal grande Polignoto proprio a Delfi nel porticato dei IL “MISTERO” DI DIONISO E L’ORFISMO Cnidi, almeno secondo la testimonianza di Pausania nel X volume della Periegesis della Grecia). Nonostante la quantità d’informazioni, in primis Tuttavia, desunte dalle “Baccanti” di Euripide, relative al un’interpretazione non solo misterica ma addirittura selvaggio rituale di Dioniso, non pare, secondo misteriosofica del culto di Dioniso se ci si rivolge alle alcuni studiosi, che il Dioniso greco possa essere fonti relative all’Orfismo, una forma di religiosità ritenuto titolare di un vero culto misterico in Grecia. rivoluzionaria Ancor più sfortunata fu la migrazione a Roma del dimensione mistica dall’ambito pubblico a quello culto determinare strettamente individuale, privato, soprattutto sulla addirittura, nel 186 a.C., un senatoconsulto per la scorta di una vera e propria scuola di vita che soppressione dei Baccanali che, a giudicare da fonti Pitagora istituì. L’Orfismo, pur traendo il nome dalla (forse ostili) come Livio, non erano altro che orge leggenda di Orfeo, del quale si narrava una vicenda vergognose forse connesse ad una sostanziale che lo vide almeno in parte sopravvivere a se stesso incomprensione della vera essenza del culto (il mito della testa che continua a cantare anche dionisiaco. Quel dio terribile, il cui studio è stato dopo la sua morte violenta) è, nella sua parte fonte di tanti travisamenti in età tardo romantica ad istituzionale, legato a doppio filo a un’interpretazione opera di Creuzer e anche di Erwin Rohde (col suo delle vicissitudini di Dioniso che consentirebbe celebre “Psiche” riedito di recente da Laterza), è in all’uomo che ne viene a conoscenza di riconoscere realtà dimensione in sé la possibilità di un percorso analogo. In poche propriamente misterica. Se infatti si può senz’altro parole, nella cosmologia che è ricostruibile, con parlare di un misticismo dionisiaco, collegato anche fatica, sia dagli “Inni Orfici” (pubblicati nell’edizione a fenomeni come il menadismo e altri atteggiamenti Mondadori, nella collana Lorenzo Valla) ma anche cultuali estremi studiati soprattutto dal Dodds nel da altre testimonianze sparse tra vari autori (si veda suo “I greci e l’irrazionale”, la consistenza dei misteri Scarpi, vol. I), Dioniso è un dio in vicenda che, di Dioniso è, ad esempio a parere di Sabbatucci e ancora assai piccolo, viene fatto a pezzi dai Titani connesso 7 al inafferrabile dio, tale nella da sua è possibile perché seguire sposta le tracce decisamente di la invidiosi. Inceneriti da Zeus, questi costituiranno la 6 7 La mancanza del nome crea un collegamento suggestivo con divinità del silenzio come la Angerona romana, forse connessa al segreto da tenere sul vero nome della città, e, più in generale, col silenzio che caratterizza i rituali misterici. Secondo lo Scheid (cfr.bibliografia) il motivo vero era politico: si temeva lo scatenarsi di forze centrifughe antigovernative; del resto anche nell’Egitto tolemaico, dove pure sono ammesse manifestazioni dionisiache con tanto di collegi sacerdotali, esse sono rigidamente controllate dallo stato, come attestano le fonti epigrafiche. materia di cui sono fatti gli uomini, i quali hanno dunque dentro di sé una parte divina da preservare dalla corruzione mentre il cuore del piccolo Dioniso Zagreo (figlio di Zeus e Proserpina), che era stato custodito da Atena, verrà inserito nel terzo Dioniso, il - 49 - figlio di Zeus e Semele più noto alla mitologia definita corrente. Claudio, In pratica l’Orfismo rappresenterebbe il superamento dimensione rituale e dunque misterica sia da del vitalismo orgiastico del dionisismo all’interno di escludere assolutamente), si apre qui la strada ad un’ottica che addirittura capovolge le posizioni un modo di sentire che non è molto diverso da quello comunemente accettate in campo cosmologico che caratterizzerà almeno alcune delle grandi anche dagli adepti agli altri misteri. Il cosmo orfico è correnti gnostiche (ermetismo compreso) che, a visto come un insieme perfetto già nelle origini , cavallo dell’era cristiana, caratterizzeranno la storia racchiuso com’è all’interno dell’uovo cosmico da cui del pensiero col loro singolare connubio di filosofia scaturisce Phanes (identificato col primo Dioniso, e religione. A ben vedere, siamo già sulla strada di quello che sarà poi inghiottito, cioè inglobato da quei “misteri letterari” di cui parlava il grande Zeus), verso il quale l’uomo inesorabilmente tende Festugière a proposito dell’Ermetismo e della mistica almeno con la propria parte spirituale, divina, pagana e anche di quegli altri misteri rinascimentali dionisiaca appunto, cercando di sottrarsi alle leggi di evocati nel titolo di questa relazione. questo mondo che costituisce invece lo stadio di Lo sviluppo delle cose potrà vedersi in un’altra massima degenerazione rispetto alla perfezione occasione cercando di tener dietro al manifestarsi originaria. Non ci vuol molto a intuire quanto questo della spiritualità misterica in un contesto molto tipo alle diverso da quello greco: a Roma, dove i misteri non speculazioni platoniche sul corpo – tomba che in sono semplicemente “tradotti” dal greco ma sono effetti rappresentano un momento di contiguità tra il una cosa in parte diversa. pensiero del filosofo ateniese e la speculazione Resta infatti un dubbio da chiarire: l’aspetto pitagorica9. L’anima umana non si libera più nel iconografico del culto dionisiaco. I sarcofagi con breve momento dell’estasi dionisiaca e neppure nel scene dionisiache (nonché l’esistenza di liste di breve, transitorio “stato mentale” che si creava, persone addette al culto) e anche l’abbondante secondo dell’iniziazione produzione pittorica pompeiana fanno oscillare le eleusina, passata la quale non pare che la gente interpretazioni tra quella che tende a vedere in vivesse in modo diverso dai propri simili non iniziati. queste espressioni null’altro che un diletto estetico Pur in mancanza di rituali misterici, in quanto molti legato a immagini suggestive e quella che vede studiosi sostengono che l’Orfismo sia stato più una invece in esse (si pensi alla cosiddetta Villa dei forma di “religio mentis” senza chiese e sacerdoti Misteri) la presenza di una religiosità vera e propria. bensì basato più su una disciplina di vita ben definita Forse si può ipotizzare la ripresa, intorno al II secolo, (ma quando sarà possibile tornare a visitare la di un atteggiamento misterico in quel culto che basilica sotterranea romana di Porta Maggiore, aveva 8 di atteggiamento Burkert, al sia avvicinabile momento 10 8 9 Si consideri che invece nella prospettiva olimpica esiodea il mondo originario è il Caos dal quale solo dopo interminabili lotte e il succedersi di tre generazioni esce il regno di Zeus, che non è dunque il signore di ciò che esiste. E’ la pratica di vita, cioè l’astensione da certi comportamenti, compreso il mangiare carne (clamoroso per una civiltà come quella greca fondata sul sacrificio animale), che costituisce un cambiamento radicale e permanente delle abitudini. - 50 - neopitagorica10, sarà forse comunque risalente possibile già all’epoca capire se potenzialmente di una tali Su una parete di essa è rappresentato il cosiddetto volo di Saffo, forse qualcosa in più della riproposta di una nota leggenda, bensì l’allegoria dell’anima che vola in cielo a beneficio delle riflessioni di un gruppo di adepti devoti. (Jeanmaire, “Dioniso”, Einaudi). Una suggestione analoga potrebbe essere collegata al mito dei marinai trasformati in delfini da Dioniso rappresentato su alcuni celebri reperti: forse non si tratterebbe di una metamorfosi punitiva bensì, data la positività simbolica di quelle creature, di un’altra allegoria di trasformazione in qualcosa di meglio. caratteristiche11 perché vitalistico e legato a una • soteriologia individuale di cui si intravedeva la natura Il rito segreto, catalogo della mostra romana, Electa 2005 già secoli prima nell’Atene di età classica, allorché il • R. Otto, Dioniso, (ed. it. Il Melangolo 1990) dio era coinvolto, durante le feste dette Anthesterie, • G. Colli, La nascita della filosofia, Adelphi, in una celebrazione di tre giorni (comprendente anche una commemorazione dei morti) ed era protagonista di uno hieros gamos (simulazione di un’unione carnale di un essere umano con un essere divino) con la moglie dell’arconte-re. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE • P. Scarpi (curatore), Le religioni dei misteri, Vol I, vol. II, Mondadori (Fondaz. Lorenzo Valla) 2002: indispensabile per le fonti raccolte • K. Kerényi, Miti e misteri, Boringhieri 1979 • W. Burkert, Antichi culti misterici, Laterza 1991 • Dodds, I Greci e l’irrazionale, Sansoni 1973 • O. Kern, I misteri, (prima ed. italiana, Catania 1933) • Sabbatucci, Il misticismo greco, Boringhieri e la voce “Religione romana” nel vol III della St delle religioni UTET 1971 • Ugo Bianchi, Religione greca, in Storia delle religioni vol. III, Utet 1971 • U. Bianchi, Prometeo, Orfeo, Adamo, Ed dell’Ateneo, 1976 • Guidorizzi - Melotti (cur.), Orfeo e le sue metamorfosi, Roma, Carocci 2005 11 C’è forse un ruolo di Dioniso giocato anche all’interno dei misteri eleusini: lo Iacco del quale si celebra la nascita ad un certo punto, verso la fine dei riti, potrebbe essere un “travestimento” di Dioniso in una delle sue tante epifanie con madri sempre diverse (si tratterebbe qui del secondo Dioniso, lo Zagreo, quello che nel racconto orfico, come s’è visto sopra, viene sbranato dai Titani). - 51 - 2007 • Wind, Misteri pagani del Rinascimento, Adelphi LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO. HERMANN HESSE E THOMAS MANN A CONFRONTO CONFERENZA DI VENERDÌ 20 NOVEMBRE 2009 di Mirko Baglione N el 1999 il direttore d’orchestra e pianista Daniel Barenboim fonda la West- Eastern Divan Orchestra1 insieme all’amico Edward Said. La scelta coraggiosa consiste nel far suonare insieme giovani talenti provenienti da Israele e dai Paesi Arabi. Nel libro dal titolo La musica sveglia il tempo, edito in Italia per Feltrinelli nel 2007, Barenboim racconta la fantastica esperienza artistica e umana di lavorare con questi ragazzi, che insieme a lui hanno avuto l’ardire di andare a suonare addirittura a Ramallah, città fulcro dell’eterna guerra tra Israele e palestinesi. Il libro ha l’intento di voler sottolineare come la musica sia davvero capace di “svegliare” il tempo in cui viviamo, di insegnarci la via del progresso e della giustizia politica e sociale attraverso l’universalità del suo linguaggio. Anche Hermann Hesse e Thomas Mann credettero conflitto mondiale e che essa avesse il compito di alla grande forza del messaggio musicale, come “annientare” la cultura e gli ideali democratici avremo modo di osservare. Sono autori così noti che francesi attraverso una vittoria con le armi che servono davvero pochissime parole per presentarli; sarebbe stata anche una vittoria della cultura tuttavia forse pochi lettori sanno che essi furono tedesca, fieramente reazionaria. Hesse invece era anche uniti da una solida amicizia. Si conobbero nel quello che si potrebbe definire un giovane ribelle, 1904 grazie all’editore Fischer, che pubblicava le dominato fin dalla più tenera età da un desiderio di opere di entrambi; i due, però, non si vedevano di libertà e di autodeterminazione della propria identità buon occhio, perché erano scrittori emergenti, e in che mal si conciliava con l’oppressivo moralismo concorrenza. In quello stesso anno, infatti, Hesse dell’epoca guglielmina e con la morale religiosa dei Peter suoi genitori. Allo scoppio del primo conflitto Camenzind, grazie al quale si era reso noto al mondiale egli difendeva posizioni decisamente pubblico internazionale; tre anni prima Thomas pacifiste. Mann aveva dato alla luce il famosissimo romanzo separava, i due iniziarono a scambiarsi lettere, e Buddenbrooks - Verfall einer Familie. Si consideri instaurarono un graduale rapporto di fiducia e poi poi che Mann proveniva da una famiglia di grandi addirittura d’amicizia. commercianti, ed era vicino a posizioni decisamente Come abbiamo accennato in precedenza, entrambi conservatrici e persino antidemocratiche; si pensi al gli scrittori furono molto interessati alla musica. fatto che Mann nel 1915 era profondamente convinto Hesse era un appassionato ascoltatore della musica che la Germania dovesse intervenire nel primo classica del periodo barocco, in particolare di aveva 1 dato alle stampe il romanzo Tuttavia, nonostante l’abisso che Il nome dell’orchestra è tratto dalla raccolta poetica di Goethe dal titolo “West-östlicher Divan”(1816), nella quale il tema del rapporto tra Occidente e Islam svolge un ruolo predominante. - 52 - li Johann Sebastian Bach, mentre Mann aveva una dell’intellettuale che si occupa di mettere in pratica vera predilezione per il genio musicale di Richard questo Wagner, di cui ascoltava ossessivamente il preludio tradizione barocca sono la tradizione culturale dalla del Parsifal sul suo grammofono. quale i Castalii (come vengono definiti gli intellettuali Gioco; Johann Sebastian Bach e la nel romanzo) attingono a piene mani per eseguire il Gioco. Bisogna sapere che nel periodo musicale di Bach si sviluppa la massima fioritura di quello che i musicologi chiamano sistema tonale, vale a dire un metodo di scrivere musica basato su chiare regole armoniche. La bellissima armonia della musica barocca serve dunque ai Castalii allo scopo di dare ordine non solo al Gioco ma anche alla cultura del mondo contemporaneo, che sembrava essersi perso nel Disordine e aver smarrito la retta via, vale a dire la regola armonica che il mondo antico sembrava invece aver posseduto. Dunque la musica barocca svolge una funzione benigna, di miglioramento della società e di rigenerazione della cultura minacciata da tendenze caotiche e immorali. Nel Doktor Faustus di Mann il protagonista è il compositore Adrian Leverkühn. Nato in un piccolo Nei due romanzi che intendiamo analizzare, Das Glasperlenspiel (Il Gioco delle Perle di Vetro) di Hesse e Doktor Faustus di Mann, la musica ricopre un ruolo fondamentale. Nel romanzo di Hesse il protagonista è Josef Knecht, uno scienziato- intellettuale che vive all’interno di una sorta di monastero, dove lui e i suoi colleghi si occupano di riportare alla luce e studiare l’antichissimo Gioco delle Perle di Vetro. Che cosa sia questo Gioco non viene spiegato nel romanzo: si viene a sapere che si tratta di un tentativo di fondere tra loro matematica, musica, cabala, astronomia e magia per costruire una sorta di sapere enciclopedico. E’ qualcosa che ricorda da vicino gli studiosi della teosofia, una paese della Turingia, nel cuore della Germania protestante, l’artista inizia gli studi di composizione a Lipsia. Qui ha un rapporto sessuale con la prostituta Haetera Esmeralda. Dopo alcune composizioni iniziali che rispettano le regole armoniche del sistema tonale, egli sceglie di inventare un nuovo metodo di fare musica: la dodecafonia.2 Questo sistema si basa sulla ripetizione continua di una serie di note, che possono essere presentate poi in ordine diverso, dall’inizio alla fine, dalla fine all’inizio, etc. Si presentano cosi delle variazioni su una stessa “serie”. La prima “serie” inventata da Adrian Leverkühn è questa: H E A E Es. Ora va detto che la 2 dottrina esoterica con la quale Hesse era venuto in contatto grazie ad alcuni amici. La musica svolge un ruolo importantissimo nella formazione - 53 - In realtà la dodecafonia fu inventata dal compositore Arnold Schönberg (1874-1951). Egli andò su tutte le furie quando vide che l’amico Mann non l’aveva nemmeno citato nel suo romanzo, e lo costrinse ad aggiungere al romanzo una postfazione nella quale lo scrittore gli riconosceva le lodi dovute. notazione anglosassone è per lettere, dunque stato nient’altro che una fuga dalle responsabilità, questa serie corrisponde alle note Si, Mi, La, Si, dall’attiva resistenza nei confronti del Potere, e dalla Mibemolle. In questa serie si riconoscono alcune lotta per il miglioramento della società. Dunque lettere del nome di Haetera Esmeralda. Attraverso anche nel romanzo hessiano il tema del rapporto tale procedimento appare chiaro che, inserendo il dell’intellettuale con il mondo contemporaneo svolge nome di Haetera nelle composizioni di Adrian, Mann un ruolo determinante. Come Mann anche Hesse intende caratterizzare tutta l’opera del compositore accusa gli intellettuali e dunque forse anche se con il marchio del peccato e della corruzione morale. stesso di aver avuto paura del Potere, di non essersi L’incontro con il diavolo, al quale Leverkühn darà confrontato con esso. Va ricordato infatti che egli dal l’anima in cambio di una carriera straordinaria, 1917 inizia a vivere in Svizzera, e non farà più sancirà per questo novello Faust del Novecento ritorno in Germania. Eva Banchelli a tal proposito ha l’inizio di una vita di dolori e sofferenze che lo fatto proprio notare che il monastero di Castalia, condurranno alla morte per sifilide. Assai più grave dove si svolge il Gioco, potrebbe ritrarre in realtà la sarà, però, la morte spirituale del compositore, il Svizzera, oasi neutrale nella quale si rifugiarono dono di tutto se stesso nelle mani del Maligno. molti intellettuali (tra i quali anche Mann) in fuga dal Questo venire a patti con il Male di Leverkühn è regime nazista. stato associato da molti critici al destino del popolo Per concludere, va detto che Mann si rese conto di tedesco e degli intellettuali, i quali si donarono al aver sbagliato. Si è ricordato infatti che nel 1915 egli “diavolo” era nazista prima del secondo conflitto fortemente convinto che ci volesse una mondiale. Leverkühn sarebbe dunque uno dei tanti i soluzione militare perché la Germania potesse quali imporre vennero a patti con il Nazismo per la propria egemonia anche culturale convenienza. sull’Europa. Dopo la salita al potere di Adolf Hitler Il tema del rapporto dell’intellettuale con la società e nel 1933, egli si rende conto che gli ideali reazionari, con la politica è presente anche nel Gioco delle antidemocratici, nei quali anche lui aveva creduto, Perle di Vetro di Hesse. Il protagonista Josef Knecht, avevano partorito in qualche modo il demone del responsabile della buona riuscita del Gioco, si rende nazismo. E dunque egli fugge negli Stati Uniti, conto di non essere più in grado di svolgere il proprio iniziando a condividere con l’amico Hesse il destino compito. Gli intellettuali che si erano riuniti in un dell’esilio. L’amicizia tra i due scrittori diviene monastero avevano avuto l’intento di riformare la sempre più solida. società riportando Ordine e Armonia in essa. Di fronte alla salita al potere politico di alcuni generali, che presto avrebbero deciso che “due più due avrebbe fatto cinque”, Knecht si rende però conto di non poter reagire, di non essere più in grado di lottare per l’Ordine e la Verità. Egli comprende che gli intellettuali del Gioco non erano più in grado di esercitare alcun tipo di influsso sulla società, e che anzi l’esercizio di quel gioco intellettuale non era - 54 - CINESI IN VIAGGIO di Cristiana Valmacco L a mia prima volta per un viaggio in perfetto stile cinese risale al lontano 1990, quando durante il mio soggiorno studio in Cina, ho fatto diverse escursioni, alcune delle quali appoggiandomi alle organizzazioni turistiche locali. La ricordo ancora come un’avventura unica in quanto allora per i cinesi visitare delle località turistiche significava esattamente arrivare sul posto, scendere dal pullman, farsi fotografare davanti al luogo più significativo della meta, riporre gelosamente il biglietto di ingresso per poterlo poi esibire e ripartire al più presto per la nuova destinazione. Il momento più importante della visita era la scelta della posizione per la foto che richiedeva interminabili discussioni e diversi tentativi prima di essere scattata con la stessa identica inquadratura del lontano cugino che in quel posto c’era stato qualche mese prima. Noi, studenti stranieri, eravamo elemento di disturbo Lussemburgo, immancabile la Svizzera, a volte proprio perché avevamo la cattiva abitudine di Germania ed Italia, tutto rigorosamente in pullman. attardarci a gironzolare, ci fermavamo poi ad Veniva sicuramente ottimizzata la spesa sostenuta osservare e a commentare particolari architettonici per il viaggio in Europa, ma vi assicuro che era ed artistici che già erano stati sufficientemente veramente al limite delle possibilità umane. Anche descritti dalla guida durante il viaggio e che quindi questi non interesse. identiche cose: la foto ricordo, il profumo in Francia, Immancabilmente venivamo richiamati all’ordine e l’orologio in Svizzera, le scarpe in Italia. Erano molto dovevamo risalire in fretta in pullman per ripartire. Ci curiosi di conoscere le abitudini quotidiane di noi faceva molto ridere questo modo di viaggiare perché occidentali, ma per esempio pochissimi richiedevano chiaramente noi, liberi di andare in qualsiasi posto almeno un pasto locale, preferivano sempre il ed in qualsiasi momento, non avevamo questa ristorante cinese ed al massimo provavano la pizza frenesia di dover dimostrare che eravamo stati lì. I italiana per poi commentare che in Cina era migliore cinesi invece questo ricercavano nel viaggio: la in quanto più spessa! Di fronte al Colosseo, ai Fori testimonianza di essere stati in un posto dove altri Imperiali o al Duomo di Firenze commentavano ancora non erano potuti andare e quindi affermare la stupiti di quanto noi occidentali tenessimo alle nostre propria importanza nei confronti della comunità di “cose antiche” mentre loro erano molto orgogliosi dei appartenenza. loro grattacieli di Shanghai e Pechino. Il viaggio per Passano gli anni e, dal 1997 al 2000 circa, mi ritrovo loro era sicuramente curiosità di scoprire un mondo ad essere tour leader per gruppi di cinesi in visita in diverso ma ancora e soprattutto di dimostrare con Italia ed in Europa e rivivo con questi gruppi lo foto e souvenir che loro ce l’avevano fatta, erano stesso identico modo di viaggiare! In dieci giorni si arrivati fino in Europa! Poche sono state le persone, faceva ma ci sono state, che hanno goduto del panorama erano il degni tour di d’Europa: alcun Francia, Olanda, - 55 - cinesi viaggiatori, cercavano le stesse da piazzale Michelangelo oppure che hanno chiesto senso di superiorità nei confronti del resto del di fermarsi sul Monte Bianco per assaporare l’aria mondo e vivono quindi la nazione in cui si fresca ed estasiarsi davanti allo splendido scenario stabiliscono come un mezzo per ottenere ricchezza alpino. e benessere ma mai come una nuova patria. Ancora una volta mi ritrovo quindi ad affrontare una comunità che apparentemente sembra non essere interessata ad approfondire la conoscenza di tutto ciò che culturalmente non è cinese, ma vorrei proprio sottolineare la superficialità di questo approccio che purtroppo molti italiani dimostrano: i cinesi hanno un profondo senso di appartenenza che li porta ad affermare la loro identità nonostante vivano e lavorino in mezzo agli italiani. Questo non significa disprezzo per il nostro sistema, lo accettano, si adeguano ma rimangono giustamente cinesi! Contemporaneamente ai viaggi dei cinesi in Europa, negli stessi anni, mi sono ritrovata anche tour leader di gruppi italiani in Cina… e qui ho capito! Gli italiani viaggiatori non sono poi così diversi! Ancora una volta mi sono convinta che non esistono possibilità di generalizzazione, ognuno di noi ha il suo spirito viaggiatore: c’è chi viaggia solo per raccontarlo agli amici, c’è chi viaggia per curiosità, c’è chi vuole vedere con i propri occhi quanto libri e televisione ci raccontano, c’è chi viaggia alla ricerca di una proposta di vita migliore, e c’è chi viaggia con tutte queste aspettative nella valigia, cinese o italiano che sia! Oggi mi ritrovo ad incontrare a scuola, in tribunale oppure in ospedale, i cinesi che il loro primo ed unico viaggio lo hanno fatto per arrivare qui in Italia in cerca di fortuna. Tutti sanno come le comunità cinesi disseminate in Italia, siano comunità principalmente chiuse, poco inclini ad aprirsi alla piena integrazione. I cinesi sono cresciuti da sempre con la convinzione di essere il centro del mondo, la terra di mezzo, che li ha portati a sviluppare un forte - 56 - CHE COSA ABBIAMO FATTO Gli appuntamenti culturali MIR autunno 2009 Presentazione del libro CINQUE ANNI A PECHINO di Maria Luisa Tornotti SABATO 28 NOVEMBRE 2009 ore 18.00 Relatori: Cristina Avogadro e Margherita Carrer - 57 - I venerdì del Centro Culturale MIR ottobre 2009 – marzo 2010 MISTERI PAGANI TRA ORIENTE, GRECIA E ROMA VENERDI’ 16 OTTOBRE 2009 ore 21.00 Relatore: Prof. ssa SIMONETTA FOCARDI LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO Thomas Mann e Hermann Hesse a confronto VENERDI’ 20 NOVEMBRE 2009 ore 21.00 Relatore: Dott. MIRKO BAGLIONE RODOLFO D’ASBURGO E IL MISTERO DI MAYERLING: TRAGEDIA D'AMORE O DELITTO POLITICO? VENERDI’ 12 FEBBRAIO 2010 ore 21.00 Relatore: Dott. BRUNO GUASCO L’ASCESA DELLO SPIRITO: I SACRI MONTI DELL’ARCO ALPINO ITALIANO VENERDI’ 5 MARZO 2010 ore 21.00 Relatore: Dott.ssa PATRIZIA POMELLA - 58 - Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR ottobre 2009 – febbraio 2010 NOVARA Edifici simbolo della Novara dell’Ottocento DOMENICA 25 OTTOBRE 2009 A cura della Dott.ssa Patrizia Pomella CASTELLO DI VIGEVANO Il laboratorio di Leonardo. I codici, le macchine, i disegni Splendori di corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la città DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009 A cura della Dott.ssa Emanuela Fortuna GEOGRAFIA DI IERI E OGGI Presso la Biblioteca del Liceo Classico “Carlo Alberto” di Novara SABATO 16 GENNAIO 2010 A cura della Prof.ssa Simonetta Focardi INCA. ORIGINE E MISTERI DELLA CIVILTÀ DELL’ORO Inca a Brescia: vivi la leggenda. Brescia, Museo di Santa Giulia DOMENICA 21 FEBBRAIO 2010 A cura di Nonsolotrekking - 59 - I NOSTRI PROSSIMI APPUNTAMENTI primavera 2010 I venerdì del Centro Culturale MIR AMERICA E AMERICHE: ALLE ORIGINI DELL'ESPANSIONISMO AMERICANO VENERDI’ 16 APRILE 2010 ore 21.00 Relatore: Dott. ssa SARA CODINI CARLO E FEDERICO: ARTE, DEVOZIONE E CONTRORIFORMA VENERDI’ 14 MAGGIO 2010 ore 21.00 Relatori:Dott. ssa PATRIZIA POMELLA Dott. LUCA DI PALMA Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR SACRO MONTE DI ORTA Visita guidata al complesso devozionale DOMENICA 14 MARZO 2010 A cura della Dott.ssa Patrizia Pomella ARONA E I LUOGHI BORROMAICI Visita guidata della città di Arona DOMENICA 23 MAGGIO 2010 A cura della Dott.ssa Patrizia Pomella …e molto altro ancora! - 60 - LA REDAZIONE Cristina Avogadro Emanuela Fortuna Giancarla Vercellini Copia non vendibile. Pubblicazione destinata alla circolazione interna tra i soci. - 61 -