IL PASSATO PER IL NOSTRO FUTURO Anno IX n. 4 (105) Maggio 2007 Foglio informativo per i soci Associazione Progetto Mistretta - Sede Legale, Via Belverde, 31 - tl 0921 381 232 - Sede sociale Via Libertà, 185 - CF 93001790836 ALLARGHEREMO GLI SPAZI DI PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA A colloquio con il neo Sindaco Avv. Iano Antoci Nella prima intervista “a tutto campo” per Il Centro Storico il neo sindaco, Iano Antoci, oltre a fare un'analisi del voto, offre alcune anticipazioni sugli indirizzi programmatici della nuova amministrazione e sulla composizione della Giunta. Emerge il ruolo dei Giovani, l'attenzione alle fasce deboli,l'istituzione delle Consulte, la battaglia per ridare dignità al Consiglio Comunale. A Mistretta si cambia. Il test delle amministrative del 12 e 13 maggio ha riportato dopo 14 anni un esponente dei diesse sulla poltrona di sindaco. Un risultato che appare in controtendenza rispetto al trend siciliano, che ha visto la casa delle libertà prevalere anche nel capoluogo, dove il ritorno di Orlando non è stato premiato dall'esito elettorale. La lista “Uniti per Mistretta” ha convogliato quasi duemila voti, pari al 56% dei votanti, conquistato la maggioranza del consiglio comunale. Il candidato leader, Iano Antoci, ha ottenuto un risultato ancora più clamoroso: 2044 voti, che in termini percentuali sono pari al 58%. Dall'altro lato il dott. Vincenzo Sanzarello si è fermato a quota 1455, non andando oltre il 41%. Dott. Antoci ammetterà che alla vigilia questo exploit non era facilmente prevedibile. Quali sono state le Massimiliano Cannata ragioni del successo? Sono d'accordo con Lei non era certamente prevedibile un risultato così eclatante . Ho avuto, per la prima volta, la sensazione che le cose stessero volgendo a nostro favore in occasione della manifestazione elettorale di chiusura della campagna elettorale, che si è tenuta lo scorso 11 maggio. Quella sera abbiamo organizzato un corteo, che ha visto la partecipazione di un cordone infinito di persone. Dalla nostra sede di via Libertà a via Cavour si è raccolta una gran massa di persone. Quello che speravo, in verità, era una vittoria inequivocabile, che non lasciasse adito a dubbi, a veleni, a ricorsi, troppi ne ha avuti il paese Segue alle pag. 2 Il Punto Nino Testagrossa Attenti nuovi amministratori !!! Mistretta si può ancora salvare Abbiamo parlato, nei numeri precedenti, di dare un'anima ai lavori pubblici che si realizzano nel nostro paese. Cerchiamo di dare un significato più ampio al termine. Lo spunto ci è stato dato dalla realizzazione del corso principale in pietra. Da questo spunto vogliamo trarre un auspicio ed un suggerimento per la nuova amministrazione comunale. Cosa intendiamo dire? Se è vero che la nostra cittadina è diversa da altri centri per gli aspetti architettonici, urbanistici, culturali ecc. dobbiamo fare in modo che questi aspetti siano non solo salvaguardati ma arricchiti con dei lavori pubblici che si possano riconoscere con la nostra storia e la nostra cultura. I nostri avi si attenevano sia nei lavori in legno, sia in pietra, sia in ferro alla filosofia dell'ornato del bello. Le testimonianze tramandataci lo dimostrano, ma anche le scritture, le delibere che si adottavano e le committenze di lavori tra privati o tra Enti che sancivano l'obbligo di attenersi a quel dettato imperativo e categorico. Questo metodo di lavoro era Segue alle pag.5 Parla Enzo Sanzarello “LA NOSTRA SARA' UNA PRESENZA QUALIFICATA E VIGILE” Segue alle pag. 5 Www.centrostorico.altervista.org - [email protected] - [email protected] Speciale elezioni Maggio 2007 Pag. 2 Seguedalla prima in tempi recenti. Mistretta meritava un esito chiaro, che creasse le condizioni per un'azione amministrativa forte ed efficace. Ci tengo a precisare che non abbiamo mai sottovalutato la forza dell'alleanza antagonista, forse questo è stato proprio quello un punto a nostro favore. Alla vigilia del voto abbiamo avuto nella nostra cittadina la visita del Presidente della Regione, cui si è aggiunta la politica di “disturbo” attivata dal senatore, Domenico Nania, che ha cercato di indebolire la componente di Alleanza Nazionale, nostra alleata. Esisteva dunque, un filo comprensibile di preoccupazione, non lo nascondo. Poi la sera dello spoglio tutto si è sciolto in un brindisi collettivo, che ha sprigionato un'allegria che si è riversata, come un fiume in piena, per le vie del centro cittadino. Lei ha molto enfatizzato l'importanza dei giovani in questa campagna elettorale. Come intende intercettare le esigenze e i linguaggi di una generazione, “nipote del '68', e figlia dell'incertezza e della complessità ? I giovani sono stati al centro di una riflessione costante, nel mio lavoro. L'ho detto più volte ai miei collaboratori: la differenza la faranno loro. Ho lanciato, fin dall'inizio un messaggio preciso, che è stato straordinariamente recepito: lavoriamo insieme per un progetto ambizioso, ma non utopistico. Adesso tocca a noi amministratori non tradire le attese. Cosa voglio fare in concreto: innanzi tutto istituire due consulte tematiche: la prima focalizzata sul Centro Storico, la seconda baricentrata sull'universo delle problematiche giovanili. L'avventura credo ricominci adesso: per decenni i post sessantottini hanno considerato la politica come una “cosa” altra, un corpo estraneo, accusando una crisi di rigetto. Oggi la “web generation” vuole invertire la tendenza, noi dobbiamo captare questo nuovo bisogno di presenza. Una domanda sul “filo” della memoria. Torna un Antoci a guidare la città. Sono passati 14 anni dall'ultima sindacatura dell'avvocato Vincenzo Antoci, storico leader della sinistra comunista, che nel 1993 aveva vinto le elezioni, sostenuto dalla lista civica delle “Due colonne”. A quell'epoca l'alleanza allargata fece discutere molti, in virtù della presenza di molti “pezzi” della ex DC. Si trattava della prima esperienza di elezione diretta del Sindaco. L'avversario era un docente di storia della filosofia, Ubaldo Lombardo per ironia della sorte anch'egli diessino, destinato alla sconfitto per un “pugno” di voti. Da allora è cambiato tutto. Quella stagione aperta da tangentopoli si è chiusa, il mondo si è trasformato, anche se la politica è tornata ad essere sotto accusa. In questa tornata elettorale anche Lei è stato, per cosÏ dire, “costretto” ad allargare le alleanze. Le chiedo, al di là dei corsi e ricorsi vichiani: la sera del 13 maggio ha ripensato per un attimo all'esperienza dello zio? Che cosa è rimasto di quella fase difficile e contrastata della storia locale ma anche nazionale? La domanda è complessa, provo a riannodare alcuni passaggi salienti. Ricordo che Vincenzo Antoci è stato per la prima volta sindaco in anni molto lontani. Dal 1957 al 1960 e poi, nel periodo che si può dire d'oro per la sinistra di casa nostra, dal 1980 al 1985. Un filo rosso lega momenti tanto distanti: mio zio ha speso tutta una vita per un'unica grande passione, la politica. Credo, però, che oggi non si possa più ragionare secondo le categorie della continuità e della discontinuità, almeno in politica. Intendo dire che non posso definirmi, per ovvie ragioni storiche, l'erede di un'esperienza ormai trascorsa. Penso però di poter riaffermare una precisa concezione della politica, che trova nella parabola umana e professionale dell'avvocato il suo fondamento: questa visione ha come fulcro il bene della comunità. Tradotto in questo momento storico per me vuol dire: mantenere la rotta ferma, lavorare per la costruzione di riferimenti alti, coltivare una dinamica di relazioni capace di contemperare i valori, gli ideali e la prassi politica. Nel 1993 si erano liquefatti i partiti tradizionali, una parte della DC, da partito egemone, stava traghettando con Martinazzoli verso il Partito popolare rassegnandosi ad un dimagrimento inevitabile. Intanto i socialisti stavano cominciando a pagare il conto, forse troppo alto, dovuti agli eccessi del “craxismo”. Nulla sarebbe stato come prima, anche se molti non avevano questa consapevolezza. Ritornando all'attualità va detto che la situazione oggi è molto migliorata, anche se i fattori di incertezza non sono diminuiti. Uniti per Mistretta si presenta come un'alleanza eterogenea. L'azione amministrativa potrebbe risentirne ? Non c'è nulla di scontato in politica. Ricordo che nel corso di una vivace assemblea abbiamo deciso di allargare il campo delle alleanze, a condizione che si realizzasse un patto di coalizione che avesse margini di chiarezza molto definiti. Le alleanze vanno cercate, è in gioco la possibilità di amministrare una realtà comunale, non siamo chiamati a fare grandi scelte di politica economica, né tanto meno di bioetica. Ricordiamoci che gli abitanti di Mistretta sono ridotti a poco più di 5000 e che, lo ha ricordato un recente studio dell'Istituto Tagliarne, il nostro paese ha la popolazione residente con la più alta percentuale di anziani della provincia di Messina. Saranno questi i problemi sociali con cui dovremo fare i conti. Il rischio è quello di sparire dall'orizzonte non solo politico ma anche geografico della Sicilia. E' la prima emergenza che dobbiamo affrontare, altrimenti andremo incontro alla completa disaggregazione del nostro tessuto sociale e produttivo. Il rapporto con le associazioni è apparso un altro fattore determinante di questa competizione. Il movimento “Insieme per Mistretta”, passata la scadenza elettorale, può avere una prospettiva ? L'associazionismo e in particolare “Insieme per Mistretta” sono stati a mio giudizio gli artefici principali di un risultato politico, prima che elettorale. Nel febbraio del 2005 un gruppo qualificato di nostri amici, che poi avrebbero dato vita al movimento “Insieme per Mistretta”, ha avuto il merito di suonare la sveglia, richiamando alcuni leader politici a reagire. Le elezioni si Il Centro Storico Speciale elezioni Maggio 2007 stavano avvicinando, sembrava che nessuno se ne fosse accorto, eravamo in uno stato di apatia e di disarmante scetticismo. Per quanto riguarda la mia idea delle associazioni, ribadisco che ho rispetto per le attività che portano avanti e soprattutto rispetto per la loro autonomia. L'errore che non faremo è di avviare un meccanismo di strumentalizzazione. Le associazioni, così come i gruppi giovanili, devono mantenere quella indipendenza che serve per garantire la democrazia, che vive del dibattito, che si alimenta degli spunti che vengono dall'esercizio della critica e dalle sollecitazioni che provengono dalla società civile, intesa nel suo complesso. Lo strumento cardine di questo allargamento partecipativo saranno le consulte tematiche. I Presidenti di questi organi parteciperanno ai lavori del Consiglio Comunale sugli argomenti pertinenti la loro sfera di azione. Niente paura: non vogliamo un governo assembleare, semmai un recupero della presenza dei cittadini e una nuova centralità del Consiglio Comunale, che ricordo non è una stanza di mera ratifica di decisioni già prese, ma un luogo di confronto imprescindibile. In questo senso il ruolo della minoranza, parlo non a caso di minoranza e non di opposizione, sarà molto importante. Tra i banchi ritroveremo il Sindaco uscente, il dottore Provenzale, che sono sicuro non si tirerà indietro quando si tratterà di discutere le grandi questioni che impattano sul nostro futuro. Sulla necessità di ridare dignità alla istituzione del Consiglio Comunale ha molto insistito il commissario dell'UDC di Mistretta, Pippo Mancuso. Su questo terreno avete costruito l'alleanza, sostenuta da Giampiero D'Alia e Giovanni Ardizzone. Si sta aprendo un fronte di sperimentazione in vista di nuovi possibili equilibri politici ? E' difficile dirlo, soprattutto a quanto potrà avvenire a livello regionale e nazionale. Il quadro è fluido e per molti aspetti stimolante. Per quanto riguarda i nostri obiettivi a livello locale ribadisco che abbiamo voluto sottoscrivere un “patto per la città”. I due candidati espressione dell'UDC hanno totalizzato duecentosettanta voti, finendo col fare la differenza. Il contributo è stato importante non solo dal punto di vista numerico, ma direi politico. Il ruolo di primo piano che avrà Pippo Mancuso, con la Presidenza del Consiglio Comunale, dimostra quanto siano alte le nostre aspettative. Altro dato politico. Il ritorno della sinistra. Le ultime amministrative vi avevano visto uscire di scena. Come pensa di recuperare il rapporto con il territorio e le forze produttive ? Innanzi tutto una precisazione: in termini di consensi i voti raccolti dalle forze del centro sinistra sono stati 593 a fronte dei 533 espressi da Alleanza Nazionale. Una consistenza numerica esiste dunque anche se, a causa di diversi errori organizzativi legati alla campagna elettorale, la sinistra ha eletto un solo consigliere. Alleanza Nazionale, al contrario, ha portato quattro consiglieri in Aula, conquistando una rappresentanza forte. Una verifica andrà fatta, perché se è vero che il peso elettorale del centro sinistra non è apparso Pag. 3 penalizzato, i partiti dell'ala progressista devono comunque riorganizzarsi per reggere le sfide future. Per quello che mi riguarda mi farò promotore, insieme agli organi federali, per avviare il lavoro che porterà alla costituzione del Partito Democratico, che come è noto riguarda in prima battuta DS e Margherita. E' chiaro che i socialisti, in particolare lo SDI, che ha una presenza forte a Mistretta, come dimostra il successo di Giovanni Antoci dovranno avviare una riflessione per rafforzare la loro capacità di incidenza nella quotidianità della vita cittadina. Il Partito Democratico è frutto di un disegno complesso e affascinante, che ha bisogno di motivazione vera e di una spinta autentica. Il nostro partito dovrà esserci dentro questo lavorio. Si è aperto un cammino per la nostra democrazia, sono pronto a sostenerlo, non confondendo ovviamente i ruoli, di politico e di amministratore. Credo infatti che le prospettive per il PD siano più ampie rispetto alla semplice somma algebrica che i corpi elettorali di Margherita e DS avrebbero potuto garantire. Quale sarà la composizione della Giunta e l'articolazione delle deleghe? La giunta è definita. Abbiamo sottoscritto prima delle elezioni un accordo che prevedeva alcune articolazioni, in grado di premiare e valorizzare tutte le sensibilità espresse dalla coalizione. Oltre ai quattro assessori già designati: Enzo Provenzale, Sebastiano Di Salvo, Enzo Seminara, Felice Testragrossa si aggiungono alla compagine: Calogero Rotino e Bernardino Di Salvo. Stiamo definendo le deleghe, che saranno rispetto al passato, più specifiche e dettagliate allo scopo di misurare meglio i risultati e di poter intervenire più agevolmente nel caso in cui occorresse qualche aggiustamento. L'architetto Felice Testagrossa, che avrà anche la carica di vice sindaco, si occuperà di opere pubbliche, mobilità e sicurezza, l'ispettore Bernardino Di Salvo seguirà l'educazione e la cultura, materie che rientrano nella sua stretta sfera di competenza, l'ex preside Sebastiano di Salvo avrà la programmazione economica e finanziaria, gli affari generali e le risorse umane. Nel suo ruolo di Preside ha sviluppato dimestichezza nella gestione del capitale umano. Di Salvo avrà anche la delega alla comunicazione, un settore dinamico, che sta diventando di rilevanza strategica anche per i piccoli comuni. Il geometra Enzo Provenzale, altro tecnico presente in Giunta, si occuperà di problematiche legate al territorio, ricordo che i vincoli del PRG sono scaduti, gli altri ambiti della delega saranno ambiente, vivibilità e centro storico. Il professore Calogero Rotino curerà i Servizi alle Persone, la Solidarietà sociale e l'Osservatorio sul disagio giovanile, sulla condizione degli anziani e delle donne. Enzo Seminara avrà la delega allo Sport e al Turismo, l'attuazione dello Statuto per tutto ciò che è inerente agli strumenti di partecipazione democratica. Seminara si preoccuperà inoltre, di un altro aspetto per noi importante, che è il rapporto con le Associazioni; vigilerà, infine sulla regolamentazione, cercando di indirizzare la crescita di Fiere e Mercati. Il Centro Storico Speciale elezioni Maggio 2007 Pag. 4 Parla Enzo Sanzarello, leader di “Mistretta nel cuore”. “LA NOSTRA SARA' UNA PRESENZA QUALIFICATA E VIGILE” Massimiliano Cannata Sarà certo importante vincere ma, come sostengono i saggi, non è secondario perdere con onore. Enzo Sanzarello accetta con serenità di commentare con Il Centro Storico il verdetto delle urne, che ha determinato per Mistretta una rottura precisa rispetto ad una esperienza amministrativa, connotata, per due mandati consecutivi, nel segno della leadership di Enzo Provenzale. Dott. Sanzarello gli osservatori avevano giudicato la vostra come una lista forte. Cosa è successo? Nella competizione elettorale è insito il rischio, e quindi anche la possibilità di perdere. Mi pare, riflettendo con senno di poi che l'elettorato si sia soffermato sulle piccole cose sulla quotidianità, piuttosto che su un progetto di respiro e di sviluppo. Sulla proposta politica fatta dalla lista nostra antagonista, vedremo alla prova dei fatti. Prendiamo atto del risultato con serenità. C'è stato qualche momento critico che ha segnato la svolta. La spaccatura nell'ambito dell'UDC, che vede a Mistretta la leadership di Pippo Mancuso ha influito? La geografia delle alleanze non lasciava aperte altre alternative? Non credo perché anche se fossimo riusciti ad allargare il fronte degli alleati non sarebbe cambiato molto. All'inizio abbiamo provato a fare un ragionamento allargato, poi, ma sarebbe lungo ripercorrere le tappe di un processo tormentato e difficile, gli equilibri si sono assestati. L'elettorato ha inteso dare una priorità alla politica quotidiana. Se si fosse soffermato sulle politiche di ampio respiro, mi sento di affermare che stiamo consegnando alla nuova maggioranza un paese in rinascita. Posso fare qualche esempio. Faccia pure. Abbiamo avuto il 9 maggio un finanziamento di un milione e mezzo di euro per la ristrutturazione di trenat strade che riguardano diversi quartieri dal Carmine a Santa Caterina in via Verdi. Tre tetti fotovoltaici quindi ad energia rinnovabili, due scuole la scuola materna in via Verga, la scuola di Santa Caterina e il depuratore. Abbiamo ottenuto due consolidamenti in zona palo e alle spalle dell'AGIP, cose di cui dovrà occuparsi la nuova amministrazione. Negli ultimi venti giorni prima del voto abbiamo ottenuto 500mila euro per la sicurezza del plesso centrale in piazza della scuola elementare e del liceo e la progettazione per la ristrutturazione del palazzo municipale. Quindi consegnate una macchina efficiente. Eppure i problemi non mancano, la cittadinanza non si è probabilmente neanche accorta delle cose che mi sta elencando. Almeno sul piano della comunicazione qualche errore sarà stato fatto. Non le pare? Abbiamo consegnato un pacco progetti che fa onore per la città. La gratificazione personale è che abbiamo lavorato per la città. Probabilmente non siamo riusciti a farlo capire alle persone. Su questo rifletteremo con attenzione. Enzo Provenzale ha dato un'impronta forte all'azione amministrativa. Una figura conosciuta, professionalmente stimata e politicamente visibile. In questa tornata molti cittadini interpellati hanno risposto molto semplicemente: “volevamo cambiare”. Per voi si pone il problema del dopo Provenzale, bisognerà ricostruire un percorso, una nuova leadership, state guardando già al domani ? Intanto ripartiamo da questi sei consiglieri che saranno una presenza qualificata. Mi riferisco all'ex sindaco Enzo Provenzale, Franco Scarito, Nino Maniaci, Lirio Porracciolo, Lirio Andreanò e Sebastiano Ribaudo, che faranno da portavoce e da cassa di risonanza del gruppo omogeneo che si riconosce in “Mistretta nel cuore”. Abbiamo probabilmente perso ma abbiamo, lo vorrei precisare conquistato un bel gruppo. Tanti giovani interessati alla politica: da Gianfranco Antoci a Lidia Lo Prinzi, persone vogliose di continuare una esperienza. In un periodo di crisi vocazionale della politica, avere una lista così composta fa ben sperare. Continueremo su questo terreno. Saremo propositivi in Consiglio Comunale sostenendo le questioni che riteniamo possano essere utili per la collettività, finalizzando lo sforzo soprattutto alle cose che possono avere una ricaduta. Le grandi iniziative credo possano trascinare le piccole. Ci sono segnali incoraggianti. A cosa si riferisce ? Vicino casa mia già dall'anno scorso è venuta a soggiornare una coppia di francesi, l'anno prossimo ne verrà un'altra. Hanno trovato due appartamenti, attraverso il nostro Ufficio Culturale assieme a questo ci sono altri segnali. Una coppia di palermitani ha acquistato una casetta fuori paese. Significa che qualche cosa si sta muovendo. Il Museo Cocchiara dal 31 marzo a metà maggio siamo arrivati a mille visitatori. Adesso è il risvolto pratico quotidiano, che deve dare risultati. Dobbiamo migliorare nei comportamenti, nell'offerta, nella cortesia, nell'accoglienza, altrimenti si perderà l'ennesima opportunità. Il sostegno delle forze vicine alla Chiesa in questa campagna, alla prova dei fatti è sembrato impalpabile. Anche lì qualcosa non ha funzionato, non crede? L'apporto di qualità c'è stato. La dott.ssa Angela Provenzale crede in quello che fa e lo fa con slancio. Ha dato un contributo anche nella elaborazione del programma. Va fatto tesoro di un'esperienza che dovrà maturare meglio nel futuro. Sulla quantità l'analisi sarebbe più lunga, attiene ai metodi della politica che dovranno cambiare. Devo dire che qualche piccola svolta c'è stata. Messaggi televisivi, bunner pubblicitari, video sofisticati. Sono entrate ufficialmente le nuove tecnologie anche nella nostra piccola agorà. State riflettendo sull'opportunità di costruire una strategia di comunicazione che possa contribuire a svecchiare le vecchie logiche della propaganda politica? Se avessimo vinto avevamo in programma di aprire un Il Centro Storico Speciale elezioni Maggio 2007 canale privilegiato con TeleMistretta. Le persone che non frequentano i luoghi pubblici hanno nella televisione la possibilità di informarsi, per questo volevamo istituire un rapporto fluido con l'emittente locale. Dovremmo rivedere questa impostazione, per arrivare alla gente ed informare quante più persone possibili. Un passaggio cruciale è dato dal rapporto tra il Comune e la Regione. La politica sempre più globalizzata non può prescindere dai grandi centri di decisione. In questo un ruolo importante è certamente rappresentato dal nostro Deputato Regionale, il dott. Sebastiano Sanzarello. Con suo fratello si sarà certamente trovato a parlare di questo test amministrativo. Che vi siete detti e come intendete rilanciare una proposta politica, che faccia presa sull'elettorato? Non abbiamo bisogno di rilanciare nulla. Proseguiremo sulla strada del sostegno delle grandi opere e delle iniziative che possono portare economia. Mi auguro che ci sia una superficie di ascolto adatta e mi riferisco alla nuova amministrazione. L'analisi di mio fratello non si discosta dalla mia. Nel complesso lascia un po' l'amaro in bocca la personalizzazione del confronto, che si è verificata. La campagna a sindaco comporta tutto questo, ma in qualche momento si è esagerato. Capisco dalle sue parole che la campagna elettorale è stata per Lei molto aspra e difficile. Interpreto male ? Ho sempre parlato delle strategie di “Mistretta nel cuore”, non facendo riferimento agli altri. Qualcuno dei supporters dall'altra parte si è, invece, lasciato andare oltre misura, con invettive personali di dubbio gusto, che non sono testimonianza di grande civiltà. Comunque è acqua passata. Per rimanere sugli episodi “caldi” di questo periodo. La visita del Presidente della Regione ha suscitato qualche contestazione, che voi avete criticato. Vuole spiegare meglio come sono andate le cose ? Una precisazione prima di tutto. Durante il comizio il Presidente della Regione non ha minimamente polemizzato con gli avversari. Parlando al mio indirizzo mi ha invitato ad essere il Sindaco di tutti, ad amministrare la città per il bene della collettività. Mi è sembrato un bel gesto per un Presidente che ha comunque un colore politico. Il messaggio finale della visita è stato chiaro, di conferma al sostegno nei confronti della città. Sostegno che ha sempre dimostrato con i fatti. Quando alla fine stava per tornare verso il centro è stato oggetto di attenzioni poco simpatiche da parte di qualcuno. Un Presidente attento verso di noi non meritava tutto questo. Non mi pare sia stato elegante, tutto qui. Vorrebbe dare qualche messaggio in conclusione ? Il messaggio è di serenità. Le regole del gioco sono queste, le accettiamo con tranquillità. Saremo in Consiglio a sostenere iniziative utili per la città, la nostra non sarà un'opposizione preconcetta. La nostra sarà una presenza qualificata e vigile. Mistretta nel cuore la si ha sempre, non solo alla vigilia delle elezioni. Pag.5 stato assorbito dalla mentalità delle nostre maestranze. L'uso continuo e costante di quella filosofia di lavoro costituisce l'attuale patrimonio storico.- architettonico della nostra Mistretta. Ne sono testimonianza i nostri palazzi, le nostre vie i nostri quartieri, ma anche i tanti particolari che riscontriamo nelle numerose opere realizzate nel passato. Ed allora, facciamo si che la progettazione futura di qualsiasi lavoro od opera da realizzare possa indurre il committente, specie se si tratta di enti pubblici, a dare delle precise indicazioni al tecnicoprogettista, in modo da prendere in considerazione tutti gli aspetti storici in cui l'opera troverà collocazione. Se per il privato potrà costituire un onere finanziario leggermente superiore per gli enti pubblici dovrebbe costituire un obbligo. Tutto questo contribuirebbe all'abbellimento della nostra cittadina. Ed è quello che si aspettano i forestieri che visitano la nostra Mistretta. Non dimentichiamo che i turisti ed i visitatori di degrado, disordine, sporcizia, disservizi ne subiscono e ne conoscono abbastanza, specie quelli che vivono in una grande città . Non hanno bisogno di venire a Mistretta per avvilirsi. Basta leggere le cronache o basta vedere i documentari televisivi per accorgersi che ad essere esaltati, dal punto di vista turistico, sono quei luoghi che diventano ameni perché non contaminati dalle storture del progresso e del consumismo. Soprattutto convinciamoci che il turista bada di più alle piccole cose ordinate, vivibili, pulite, comode. Piccole cose che si possono realizzare subito. Si può ovviare a tante piccole disfunzioni con un programma chiaro, ordinato, di interventi che possono essere realizzati. In primis dalla pubblica amministrazione ma anche dagli esercenti e dai ristoratori e, perché no, anche dai singoli cittadini. Voltare pagina su una serie di comportamenti poco accettabili, significa creare un'atmosfera di benessere per tutti. Bisogna creare un “protocollo” che faccia da regolatore dei comportamenti che ognuno, per la propria parte deve rispettare e facilitare. Molti paroloni si sentono, che non hanno nè costrutto, nè logica. Molti parlano in libertà poggiando le loro asserzioni senza suffragarle con dati tecnici. Signori amministratori comunali se volete iniziare bene il vostro lavoro, a favore di Mistretta, pensate di più alle tante piccole cose da fare che sono prioritarie e necessarie. Non sognate, piuttosto cominciate a camminare per i quartieri, nelle viuzze, tra le case diroccate, spesso piene di rifiuti. Create percorsi turistici che vadano oltre il corso o la villa comunale o la Chiesa Madre. Mstretta è ben altra cosa ed i visitatori uscendo dal Museo Cocchiera o dal corso principale debbono essere sollecitati ad addentrarsi nel ventre cittadino, nel vero “cuore antico”. Che non si ripeta più la storica constatazione che abbiamo registrato in occasione della “mostra denuncia” organizzata da Enzo Salanitro alla “Casazza” grande. Molti amministratori e giovani arrivati davanti al monumento dei caduti si domandavano: dove si trova la Casazza? Qual è la strada per arrivarci? Quante volte abbiamo scritto su questi aspetti nel corso della nostra attività associativa! Continueremo a dare suggerimenti, idee, progetti, collaborazione. Mistretta deve stare nel cuore di tutti, senza distinzione alcuna, con l'unico obiettivo di creare le premesse per uno sviluppo condiviso. Il Centro Storico Speciale elezioni Maggio 2007 Il Centro Storico Pag. 6 Speciale elezioni Maggio 2007 Il Centro Storico Pag. 7 Eventi Maggio 2007 Pag. 8 NUOVI DOCUMENTI SULL’ARCH. SILVESTRE MARCIANTE Si completa l’autobiografia del co-fondatore della Società Operaia “Da questo momento di riposo professionale fino alla morte fisica non abbiamo di lui alcuna notizia , tranne quella già citata del 1913, quando è ancora “ vivo e vegeto “ . Su data e luogo della sua morte, così come era stato per gli avvenimenti principali della sua vita , cala il mistero : che abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita fuori ( per esempio nel paese della moglie, Benedetta Di Giorgio , che dal cognome sembrerebbe forestiera ) ed i suoi eredi abbiano preferito seppellirlo presso di loro anziché nella cripta della Società Operaia, da poco edificata e decorata, che lo avrebbe accolto degnamente ? Non ci è dato per il momento di saperlo , anche se alcuni tra gli ultimi eredi in vita avanzano l'ipotesi di una morte avvenuta a Catania . Speriamo dal canto nostro di aver tolto , con la presente pubblicazione , la sua personalità , le realizzazioni ed i meriti professionali, dall'oblio in cui erano caduti e di aver aggiunto un altro nome alla lunga lista di amastratini, di nascita o d'adozione, illustri, che spesso incompresi in vita, trovano almeno dopo la morte il giusto riconoscimento al loro impegno”. Questo è il brano conclusivo della biografia di Silvestre Marciante curata dal dott. Giovanni Travagliato, storico e socio dell'Associazione “Progetto Mistretta” in occasione della ristampa in copia anastatica dell'opuscolo “Nozioni sui diversi materiali da usarsi in un fabbricato” A cura di Lucia Graziano scritto dal Marciante e pubblicato nel 1862. Per un caso fortuito, siamo ora in grado di svelare il mistero sulla sua morte. Nelle “Memorie” di Luigi Vasi, sacerdote e professore illustre di San Fratello e contemporaneo del Marciante, il nostro ingegnere viene citato per una perizia fatta intorno ad una lite sorta tra il Vasi stesso ed il costruttore della sua casa. Perizia che il Vasi considera di parte e ne evidenzia le incongruità attraverso argomentazioni molto articolate. Da qui la certezza che il nostro si sia trasferito e vissuto a San Fratello dopo le nozze avvenute il 16 agosto 1874 con Benedetta Di Giorgio. La cappella gentilizia del generale Antonino Di Giorgio nel cimitero di San Fratello, porta i nomi di famiglia Marciante-Di Giorgio. Il custode del cimitero non ha saputo affermare con certezza che nella cappella vi potesse essere tumulato anche il Marciante di cui parliamo. Come indicatoci dallo stesso custode, abbiamo chiesto informazioni più dettagliate all’ingegnere Giorgio Di Giorgio, nipote di Emerenziana Marianna Marciante, figlia del nostro Ingegnere Architetto Silvestre. L’ingegnere Di Giorgio in seguito a delle ricerche sue personali, ha fatto pervenire all'Associazione la fotocopia dell'atto di morte e una breve biografia che pubblichiamo integralmente. Il Centro Storico Eventi Maggio 2007 Il Centro Storico Pag. 9 La lettera Maggio 2007 Pag. 10 Egregio Direttore de “Il Centro Storico” Mistretta ___________________ Nel difficile tentativo di ridare fiducia alla politica e far riacquistare il senso dell'orientamento ai Cittadini, in un paese in cui anche le rappresentanze istituzionali fanno fatica a trasmettere il senso democratico delle stesse, si è assistito ad un esercizio retorico di delegittimazione del nuovo modo di amministrare che si è voluto proporre ai Cittadini mistrettesi. Le facili conclusioni cui si è pervenuti sono state che “ …… tanto, sono tutti gli stessi! Lottano solo per garantirsi il potere ed amministrarlo secondo i propri interessi e le lobby che rappresentano”. Salvo, poi, continuare a stare a guardare. A criticare, ma a guardarsi bene dall'avvicinarsi (per paura di essere schierati) e contribuire al cambiamento, costruendo insieme ai pochi (che tali sono rimasti) quel “sogno” che qualcuno ha provato ad irridere con aria di sufficienza e di chi era convinto di poter perpetrare il solito modo di amministrare la città. Il “j'accuse” della lettera di Miriam Di Salvo, pubblicata a pag. 9 del numero di aprile scorso, penso abbia potuto contribuire a risvegliare le coscienze dei mistrettesi. Quando afferma che “il cittadino-elettore è corresponsabile del non operato dei politici” (o se si preferisce, del cattivo operato) non v'è dubbio che dica il vero. Così come, ancor prima, il Movimento “Insieme per Mistretta”, seppur numericamente modesto ma che ha potuto contare sulla “vivace componente dei bergamaschi (primi ispiratori dello stesso) che ha trovato una leaderschip naturale nel Preside Nello Di Salvo” i cui meriti sono stati richiamati anche dal Direttore Responsabile di questa pubblicazione. Ebbene, il cittadino ha reagito, smettendo di essere spettatore passivo ed è diventato soggetto attivo nel momento di scegliere, nel segreto dell'urna, chi dovrà amministrare Mistretta per i prossimi cinque anni. Ha dato fiducia all'Avv. Iano Antoci, espressione diretta del Movimento e di quella nuova proposta presentata agli elettori, con immensa partecipazione emotiva, onestà e spirito di servizio. E ciò nonostante siano stati disturbati pure i santi….! Leggendo i risultati elettorali si evince chiaramente come la scelta di Iano Antoci a candidato Sindaco sia stata una scelta apprezzata. E' riuscito ad ottenere più voti della stessa lista che guidava, con un vantaggio, rispetto al candidato dell'altra lista, di quasi il 17%! Determinante è stato anche il contributo apportato dal Dott. Giovanni Antoci, anch'egli espressione del Movimento. Così come i risultati delle preferenze dell'altra lista hanno dimostrato quanto chiara sia stata la risposta dei mistrettesi al precedente governo della città! Certo, l'eterogeneità dell'alleanza che ha consentito questo risultato renderà meno facili le scelte di governo della città, ma se vi sarà un'organica collaborazione da parte di tutti i soggetti che costituiscono la nuova maggioranza amministrativa, non sarà difficile portare avanti gli indirizzi ( e prima ancora il metodo) elencati nel programma sottoscritto da tutti i gruppi della coalizione. E' indiscusso che gli ispiratori del Movimento Insieme per Mistretta vigileranno perché vi sia coerenza tra quanto proposto e quanto verrà attuato e non si asterranno dal denunciare eventuali decisioni che non vadano in questa direzione. Al momento non si ha motivo di pensare che ciò possa accadere. Concludo augurando all'Avv. Antoci ed alla Sua squadra un sereno e proficuo buon lavoro, tale che possa non far ricredere i Cittadini che li hanno eletti, amministrando nell'interesse di tutta la città. Bergamo,15.05.07 Franco Luccisano Eventi Maggio 2007 Pag.11 A San Giovanni il Primo Maggio Foto cronaca Davide Ciccia Il Concerto del Primo Maggio a San Giovanni è ormai uno degli eventi musicali più importanti dell’anno. A seguirlo quest’anno un fotografo del Centro Storico che ci ha inviato questo breve reportage che dà esattamente l’idea che si respirava nella antica piazza di Roma in quella “magica serata La Foto Cronaca Maggio 2007 Mistretta - si s-vota! Fotocronaca di Giuseppe Ciccia La Foto Cronaca Maggio 2007 Maggio 2007 Un artista, … Conosciuto? P iù che l'artista si conosce il personaggio. Un riferimento quasi mito della classe anni '50, in un ambito sociale disorientato e muto. Manipolatore innocente di emozioni, col suo gruppo musicale degli anni '70, stimolo di pruriti adolescenziali alimentati da mielate canzonette e toccanti melodie, gli si “addebita” la responsabilità morale di storie sentimentali riuscite o fallite, di speranze sottese e per sempre svanite. Protagonista senza essere mattatore e pronto ad avvicinare appassionatemente il bicchiere colmo di pastoso rosso rubino. Amico a cui affidare il proprio cuore. Al timbro di voce potente e ferroso di qualche anno fa, corrisponde un'energica passione per l'arte. Prediligendo la pittura, che pittura non è, Enzo Salanitro, “pittore”, nasce a Catania lasciando nella sua città natale, oltre la traccia anagrafica, piccoli segni di manifesti interessi emersi pian piano e con lento metabolismo, nel corso della sua esperienza musicale. La sua indole è un contrappunto di tanta estrosità nell'impegno politico e sociale quanto di tormento per la forte introspezione nell'espressione artistica. Due essenze sovrapposte ed in continua interrelazione che distorcono la sublimazione dell'attenzione al fare pittorico. La titanica massa corporea del personaggio non trascende le idee dell'artista, consistenti e contrastanti, usate più per raccontare che per emozionare, tendenti ad esprimere l'astratto e l'effimero, ma incapaci a collocarsi nell'etereo mondo dell'Arte. Per lui l'arte è una vicenda affascinante che consiste nel paradosso di saperla, assolutamente, inutile. La usa e la possiede come mezzo di comunicazione, la maltratta e la disonora come fonte di esternazione di vissute emozioni. All'interno la sua anima è fucina in continua attività nella quale regna una forte tensione rivolta al genere umano. La natura lo interessa poco in quanto concetto scontato. L'artista è un fermento che non Pag. 14 Mario Lorenzo Marchese è tendenza veristica e letteraria regionalistica, di estrazione positivista, ma un maturato dialogo con la realtà in un linguaggio giornaliero e senza formule accademiche. E' un dialogo che assorbe molto della tendenza alla spiritualità dei post-moderni, condividendo gli impeti reazionari e la ribellione a formule “sessantottine” ritenute obsolete ed usurate. Le stesse prerogative che in un clima di esasperazione nazionale operano in maniera riduttiva nella pittura privandola di molti contenuti e dell'apporto della più nobile tradizione umanistica. La sua arte recupera momenti, tende alla rivendicazione del sentimento non escludendo la valenza romantica e si apre alle consuete e canoniche tendenze della cultura letteraria ed artistica: la storia e la poesia. Non è un acrobata della pittura anche se si nutre delle tendenze avanguardistiche che rimugina dentro di se ed amalgama. La sua “pittura” nasce da uno stato d'animo, un moto spontaneo e si distingue perché è un curioso osservatore delle novità e capace di una sintesi originale della propria concezione stilistica.. Appare ingenua anche se non lo è. Per lui il mondo che è invisibile agli occhi và ulteriormente sottolineato, spiegato alla bestia umana, poiché non è sufficiente renderlo ben visibile col cuore. Concede alle metamorfosi dell'arte di invadere la sua produzione cogliendo ciò che ritiene compatibile con il suo stile, il suo linguaggio, i suoi oggetti. I toni dei colori, quasi sempre, sono dominanti, forti, opposti, simbolo del carattere delle figure fantastiche e mostruose che rappresenta. Non c'è plasticità nella pennellata, la composizione è piatta, la luce è inesistente, il lessico è crudo, nudo e retorico. Un motivo dell'essere così controverso nasce dalla compresenza di significati opposti tra loro, che convivono nella completezza delle figure sovrannaturali riprodotte. Visioni oniriche, surreali e soggettive portate all'estremo delle ragioni dell'individualismo. Impegnato nella visione di un mondo fondamentalmente irrazionale la sua arte prelude ad una tendenza simbolista che generalizza, attraverso le immagini, un'esperienza individuale ed inconscia del mondo. Però nella sua arte di soggettivismo assoluto non riconosco alcuna carica propulsiva d'invito e d'incitamento tutto terrestre, alla vita, alla giovinezza, oltre qualsiasi fatua adulazione o ipocrita esaltazione, che nell'inesauribile vena ritmica e nella foga, sa compiere il miracolo di non travalicare mai, col suo entusiasmo, la verità e il dolore che spesso c'è nel sottofondo della sua arte. Il Centro Storico Eventi Maggio 2007 Pag. 15 Premiata a Licata Nella Seminara A Licata è già giunto alla terza edizione il concorso letterario, a tema libero, denominato “Raccontiamo a Licata” e simile al concorso “Maria Messina”. I racconti, raccolti in un'antologia, sono stati trenta e tutti di grande valenza umana e culturale. Anche Nella Seminara, partecipe al concorso, è stata autrice di due racconti: Un'amicizia vera e l'indifferenza si può vincere. Durante la cerimonia per la presentazione del libro, avvenuta il 28 gennaio u.s. nella rilevante sede del Teatro Comunale “Re”di Licata, Nella Seminara ha ricevuto il premio della menzione speciale per il racconto “L' indifferenza si può vincere”. Il Sindaco della città, rag. Angelo Biondi, le ha stretto calorosamente la mano e l'assessore alle politiche giovanili avv.Giuseppe Fragapani, alla sua sinistra nella foto, le ha offerto la targa ricordo. La motivazione: l'indifferenza è uno dei tanti mali che affliggono l'umanità. I valori della solidarietà, dell'altruismo, dell'aiuto reciproco sono stati descritti da Nella Seminara con semplicità e con chiarezza mettendo in risalto soprattutto la determinazione, la forza, il coraggio fattori necessari e stimolanti per affrontare le difficoltà quotidiane. Così Nella scrive riferendosi al protagonista della storia: Leonardo, con quell'atteggiamento dimesso, seduto per terra, insensibile alla pioggia, sicuramente voleva inviare un messaggio alla società, manifestare il suo disagio interiore, raccontare a qualcuno la sua sofferenza, chiedere aiuto agli altri. Le persone sconosciute gli passavano accanto, correvano, non si trattenevano un attimo, distratte, disinteressate, indifferenti. Lui era solo in mezzo a tantissima gente, d'ogni condizione sociale, indaffarata ad ultimare commissioni, acquisiti, incontri, relazioni. Ognuno pensava a se stesso: i problemi degli altri non interessano; basterebbe invece proprio poco, una parola di conforto, un gesto d'amore per sollevare il morale ad un essere in difficoltà. “Uno sguardo, un sorriso, una carezza, e dall'animo fugge ogni tristezza”, così recita il poeta Renzo Montagnoli. Solo un gatto vagabondo si era accostato a Leonardo. Anche lui, fra tanta confusione, era solo, alla ricerca di un padrone. Era un animale randagio di colore bianco, il contorno degli occhi fino al muso, le zampe posteriori e l'interno della coda di colore nero. Con quella sua faccia allegra, con quel musetto birichino, con il nasino rosa reso un po' tumido e con quei baffetti bonariamente ritti, che muoveva un po' in sù e un po' in giù, si guardava intorno sospettoso, roteando i suoi occhietti scuri. Chissà da quanto tempo non mangiava! Con la sua presenza, con gli occhi languidi e con il suo respiro umido, che si condensava in fumo per il freddo, strofinando il suo corpo contro le gambe di Leonardo, gli voleva trasmettere calore, amore, forza e, soprattutto, voleva fargli compagnia. E' vero, l'indifferenza dovrebbe essere sostituita dal bene e dall'amore verso il prossimo attraverso il dono dell'amicizia sincera, fraterna, disinteressata e gratuita. I giovani licatesi del laboratorio teatrale “Dentro la città”, magistralmente guidati dalla regista Luisa Biondi, hanno animato la serata intrattenendo piacevolmente le tante persone intervenute. Sezione “A” riservato agli alunni delle scuole superiori Sezione “B” aperto a tutti SEZIONE LIBRI EDITI Volumi di narrativa (racconti o romanzi) pubblicati nel periodo Gennaio 2004 - Maggio 2007 PREMI SPECIALI “Premio Maria Messina alla carriera” “Premio Maria Messina Lingua Dialettale Siciliana” Presidente della Giuria Prof. Giovanni Ruffino Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo Scadenza 30 giugno 2007 Premiazione Mistretta, 27 ottobre 2007 Visita anche: www.centrostorico.altervista.org e www.literary.it Segreteria del Premio: Associazione Progetto Mistretta - Via Libertà 185 - 98073 Mistretta La nostra Storia Maggio 2007 Pag. 16 La Villa Comunale nella Storia Un escursus sulla genesi dell’Orto dei Cappuccini oggi Giardino Pubblico di Mistretta Massimo Cannata “Luogo di svago e ritrovo per le generazioni presenti, luogo di memorie ed affetti per le generazioni passate”; questa è l'unica riflessione che intendo fare nell'esposizione di questo articolo, il cui scopo è quello di rendere al lettore informazioni di carattere storico, lasciando le riflessioni libere da ogni coinvolgimento emotivo che ognuno di noi ha nel rapporto diretto con la villa “Comunale”. La storia dell'Imperiale città di Mistretta è molto ampia quindi mi limiterò a citare gli avvenimenti, dal 1568 ad oggi, che interessano direttamente l'ex convento dei Padri Cappuccini. Sulla fondazione del convento è stato conservato un documento del 1569 scritto da Gen.P.Mario da Mercato Saraceno e Prov. P.Paolo da Naso: “Il venerabile convento de' PP. Cappuccini dell'imperiale città di Mistretta, il quale prima era monastero di donne, quali per decreto del Concilio Sagro Tridentino si erano ritirate dentro la città. Secondo la relazione de' frati antichi et anche come appare per un consiglio tenuto dalla città per questo effetto a 3 d'aprile 13 indizione 1569, fu fondato nel medemo anno dal R. P. F. Paolo da Naso Ministro provinciale di tutta la Isola e Regno della Sicilia nel Capitolo celebrato nella città di Polizi nell'anno secondo del primo governo generalizio del M. R. P. Mario dal Mercato Saracino. Al tempo del sopracitato P. F. Paulo da Catania 1604 si cominciò a fabricare la chiesa nuova avendo per l'adietro officiato li frati in quella delle monache, nella quale al presente vi è un quadro della Madonna de gl'Angioli delli più belli vi sono nella Provincia nostra e forse nell'altre del nostro Regno.” Nello stesso anno di fondazione del convento, il giardino fu annesso come “silva” al monastero dei frati Cappuccini. Sicuramente le essenze vegetali presenti in quegli anni sono soprattutto erbe medicinali, erbe aromatiche, piante da frutto e fiori per la decorazione degli altari, così come vuole lo stile del Medioevo. Certamente in seguito alle Crociate ci sarà stato un notevole arricchimento di nuove specie. Accanto alla chiesa di S. Francesco, la Casa Circondariale, un tempo convento delle Benedettine, che vi dimorarono fino al 1569, quando lo cedettero ai PP. Cappuccini trasferendosi nel nuovo convento di S. Maria del Soccorso. Fu solo nel 1604 che i Cappuccini edificarono l'attuale chiesa, costituita da un'unica navata ricca di sculture e dipinti. Le opere più interessanti conservate in questa chiesa sono: la Pala della Madonna degli Angeli di Scipione Pulzone del 1588, l'Altare Maggiore ligneo del Sac. Biffarella del 1742, la Sacra Famiglia con Sant'Anna ed Angeli di Antonio Catalano del 1599, la Deposizione, attribuita ad Antonello de Saliba, del XVI sec.; in ultimo, un Crocifisso ligneo con 68 formelle ognuna delle quali è un reliquario. Le tele sono inserite in cornici lignee che sovrastano tutti gli altari, anch'essi di legno. Dalla relazione del luogo dei Frati Minori Cappuccini del 1650 si evince che: ...“ Il Convento de' Frati Minori Capuccini della Città di Mistretta, della Provincia di Messina, situato fuori le mura di detta Città, Diocese di Cefalù, distante un quarto di Miglio da detta Città, fù fondato l'anno 1569, col consenso dell'Ordinario Diocesano, ad instanza di 'quei Popoli, e con le loro Elemosine fabricato, et eretto secondo la povera forma Capuccina, con Celle numero 27. Ha la Chiesa sotto il titulo ed invocatione della Madonna del Succorso. Il detto Convento, oltre l'horto contiguo, ch'è della Sedia Apostolica, come è pure il medesimo Convento, non possiede entrate. Vi habitano di fameglia Frati 19: sette Professi, e dodici Novitii: Sacerdoti: Il P.re fra Gioseppe dell'Alcara; -Il P.re frat'Illuminato da Mistretta; -Il P.re frat'Angelo da San Marco; -Il P.re fra Filippo d'Alì. -Laici: Fra Ruffino da Nicosia; -Fra Gregorio della Rocca; -Fra Daniele di Mistretta. Novitii numero dodici: Chierici sei e Laici sei; -li quali si sostentano con l'Elernosine somministrate dalla pietà de'Popoli, e gl'Infermi si curano nel medesimo Convento, quale hoggi è luogo di Novitiato, ed altre volte v'è stato il novitiato, e vi possono stare frati più dì quelli che vi stanno. Non ha il detto Convento alcun peso ( ... ). Noi infrascritti (... f. 28v) Mistretta, a di 3 di Marzo 1650 Io frat'Angelo di S. Marco, Vicario, Co..fermo ut sup.a. Io Frat,Illuminato da Mistretta, sacerd.e,Cap.no, deputato, confirmo ut supra, Sigillum: Imago B.M.V. de Succunsu; inscriptio ex parte legi potest: ...” N e l l ' a n n o 1 6 5 6 F. A n t o n i n o r i a c c o m o d a i l convento…”L'anno 1656 di nostra salute, essendo li corridori e celle fatti parte con tavole e parte con canne e gesso, si fece il primo, cioé quello all'entrata di porta di battere, voltato a damusetto di gesso et anche le celle. L'altri dui F. Antonino paesano e maestro di muro l'accommodò anche alcune celle col suo tempo, quando un pezo e quando un altro, per essere impiegato alle volte dal'ubbidienza al lavoro d'altri conventi, basta che prima della sua morte, che fu l'anno 71, erano acommodati.” Nel 1656, anno in cui il convento fu ampliato e modificato, l'allora silva viene trasformata in orto e si ha la coltivazione di specie di interesse agronomico. “L'anno 1675 si principiò la sagristia pigliandosi la prima cella et il corridoretto che s'andava alla portaria allora per non fare il giro si fa al presente, ritrovandosi il portinaro in coro. La porta di detta sagristia era prima armaro dove si conservavano le cosoline attinenti ad essa, perché il coro serviva per uno e per l'altra come in alcuni altri conventi si fa. In particolare al mio paese nel quale per la strettezza del luogo non vi è speranza di potersi fare sagristia separata. Nel 1684 si è svolto in detto convento il Capitolo Provinciale che: “Celebrossi Capitolo provinciale in questo convento, essendo il settimo quest'ultimo e novantesimo della Provincia, convocato dal R. P. fra Bernardo da laci a 30 di giugno 1684 e riuscì di molto gusto de PP. Vocali e applauso de secolari quali con larga mano somministrarono ogni necessario e con splendídezza a tal funzione per il che ne restarono molto edificati e satisfatti i PP. capitulari solamente con un puoco di scomodità di celle e perché questa città, oltre la divozione ordinaria porta alla nostra Religione, Il Centro Storico La nostra Storia Maggio 2007 nell'occorrenze di celebrarvici Capitolo maggiormente lo riceveva a favore et avanzavasi in essa in somministrarvi il bisogno, si determinò in qu'esto di farsi un'altra puoco di celle. E così nell'anno 1687 si determinò d'assegnare il luogo di fabricare un nuovo corridore, avendosi ultimato e fatto il decreto di farlo nel sopracennato Capitolo dell'84, si designò farsi a porta di battere sopra il corridore e la scala si faceva fuori a lato la cappella del Crocifisso. Alcuni paesani pretendevano col tempo fare il coro sopra la porta della chiesa, ma il modello ora tale che escludeva questo, mentre per dove si doveva passare per andare veniva stanza di libraria-, vedendosi exclusi del preteso intento fecero istanza di nuovo alla Diffinizione non piacerli farlo sopra il corridore ma in altro luogo, per la qual petizione si mandaro li dui mastri fabriceri di nuovo per fare nuovo modello in altra parte, quali giudicarono fare le celle e tirare il corridore sopra il lavatoio verso la chiesa di S. Caterina, come si fecero in breve tempo per l'inclinazione de' paesani et industriose maniere del padre Illuminato Guardiano e paesano di casa Titi e di tratto coi secolari.” La storia della Chiesa, che in principio era conosciuta con la denominazione di Santa Maria degli Angeli, vede un vuoto di quasi duecento anni, nei quali l'attività religiosa degli amastratini non viene meno, infatti nelle statistiche e nei necrologi dei PP.Cappuccini, vengono citati un centinaio tra sacerdoti, chierici e fratelli; ”questa gente di Mistretta fra l'altre del Regno ha avuto sempre nome di divota et affezzionata alle cose spirituali come si vede coll' esperienza nel frequentare le chiese e nella settimana santa vanno a visitare li sepolcri le confraternita battendosi in sangue a tre e quattro centinaia per una… …e viddi battere pure in sangue un piccolino d'anni 4 che lo portava in braccio il propio patre con tal devozione che eccitò li riguardanti a compunzione e pianto” Nel 1806 si registra una “questione di questua fra i Cappuccini di Pettineo e i PP Riformati di Mistretta per i diritti di questua nel territorio di Motta d'Affermo” Tra il 1844 e il 1854 si sono avuti dei malcontenti nella popolazione contro i PP.Cappuccini dovuti alla “Lettera del Diffinitorio al Rev.mo P.Procuratore Gen.le per non accordarsi la fabbrica delle botteghe in Mistretta” ed alla “Lettera del Rev.mo P.Generale per la permuta di un pezzetto di terreno attiguo alla clausura dell'orto nel nostro Convento di Mistretta” che a seguito dell' ART. 20 legge 7-71866 N° 3036 “Sulla soppressione degli Enti Ecclesiastici”, hanno fatto si che il Comune, applicando questa legge, in seguito a delle sollevazioni popolari (il 29-01-1866 fu incendiato il convento e la richiesta di indennizzo fu rifiutata), una delibera del consiglio, presieduto dall'allora Sindaco Salvatore Marchese, destinò, il 17 Novembre 1866, Pag.17 l'orto dei Cappuccini a zona di pubblica utilità trasformando l'orto in Giardino Pubblico ed il Monastero in “Pubblici uffici”. "...Che trovasi nel più bei centro ami nel coro della città, contigua alla strada principale basolata e carrozzabile che metterebbe in comunicazione tre quartieri della città, insomma trasformerebbe la fisionomia materiale della città, alquanto muta in una bella e risolente forma, la città in pochi mesi diverrebbe il desiderio e l'ammirazione dei paesi circonvicini..” Il 26-04-1868 l'ing. Ignazio D'Onofrio Aversa consegnò il progetto della Villa la cui conformazione, tutt'oggi, è rimasta in linea di massima uguale al progetto originale ispirandosi allo stile italiano che deriva dal modello del giardino medievale, circondato da alte siepi di disegno geometrico. Tra il 1873 ed il 1879 furono acquistate 546 piante dall'orto botanico di Palermo e da diversi vivai per un prezzo di 1.193,50 £. Le piante erano contrassegnate da una targhetta in rame, caratteristica delle piante dell'orto botanico di Palermo. Nel 1875 la Villa fu delimitata da muri di pietra costruiti da mastro Sebastiano Cannata e gli stessi sormontati da un'inferriata costruita dal mastro ferraio Andrea Marinaro. Nel 1876 furono acquistati 40 sedili dalla ditta Di Maggio di Palermo per 1560 £. Nel 1879 furono acquistati dei fanali dalla ditta Savattiere di Palermo per 462 £. e 42 candelabri dalla ditta Di Maggio Nel 1883 vi fu un altro appalto per la fornitura di 36 fanali (40,80£ cad) e 20 candelabri (71,40 £ cad.) per la Villa. Nel 1878 si è avuta l' Approvazione del primo regolamento della Villa Pubblica 07 - 09 1878; Il consiglio fu convocato alle sette pomeridiane dall'allora sindaco Cav. Di Salvo Giuseppe e fu discusso ed approvato in terza seduta e prima convocazione alla presenza di quindici consiglieri, il regolamento del nuovo spazio naturale urbano per i cittadini. Nel 1879 si è costruita la vasca e per l'inaugurazione della stessa furono ritirate cinque anatre da Palermo e vi furono collocate rare piante acquatiche. Nel corso della sua storia la vasca ha anche ospitato, ed ospita tutt'ora, parecchi pesci. Nel 1887 venne modificato il regolamento della villa comunale " I giardinieri devono essere gentili, manierosi e compiacenti con coloro che visitano la villa, siano paesani o forestieri, e soddisfare alle domande che venissero loro dirette circa il nome e specialità delle piante, erbe e fiori che sono obbligati di conoscere. " A sette anni dalla sua morte, il 2 Giugno 1889, la villa prende il nome dell'eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi ed al centro viene collocato il mezzobusto in marmo “ ad eterna ricordanza” realizzato, a Roma, dall'artista amastratino Marullo nel 1884 e commissionatogli dal Comune di Mistretta che lo manteneva agli studi, prima di Roma poi di Palermo, con un sussidio. Il 2 Giugno 1901 in occasione della nascita della Principessa Jolanda Margherita di Savoia, primogenita del re d'Italia Vittorio Emanuele III, il Sottoprefetto Vittorio Angius inviò un documento in cui invitava tutti i Comuni del regno a piantare una Quercia ”..simbolo di forza, di vetustà, di gloria..” ……”l'albero che meglio possa ricordare ai tardi nepoti la concordia di fede e di amore che lega Popolo e Re d'Italia”… ”cresca vigoroso e, sfidando le ingiurie del tempo edace, dica al suo Re che all'ombra di questa Quercia si riuniranno i figli d'Italia per procedere con lui alla conquista della civiltà”… Non si hanno più notizie della Quercia piantata in presenza dell'allora Sindaco, avv. Sebastiano Paparello. Il 02/02/1905, con la delibera Consiliare n° 5, il Consiglio “ad unanimità di voti palesi, approva il regolamento per il servizio della Villa e dei pubblici passeggi”. Il Centro Storico La nostra Storia Maggio 2007 Nel 1954 si chiede la riapertura del convento la cui votazione del 1961 per il contenzioso tra comune e vescovo si risolverà con la non riapertura dello stesso e con la ricognizione, dopo l'incendio di Mistretta, delle reliquie del Beato Felice, nel 1962. Il 25 novembre 1956 fu collocato nell'attuale posizione il busto di bronzo del Cav. Vincenzo Salamone, opera dello scultore Benedetto Balisteri; promotrice di questa iniziativa fu la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Mistretta, la quale, con l'aiuto degli altri sodalizi e dei cittadini, aprì una sottoscrizione per raccogliere i fondi da destinare alla realizzazione dell'opera. Nel 1993, pochi mesi dopo la morte del magistrato Giovanni Falcone, venne piantato un carrubo; l' ALBERO FALCONE COLTIVARE LA GIUSTIZIA PER FAR CRESCERE LA CIVILTA'- MISTRETTA AI CADUTI DI MAFIACosì come il carrubo, piantato in ricordo di Giovanni Falcone, potrà crescere e maturare, anche le idee di un uomo che si è battuto per la giustizia potranno maturare e rendere giustizia al suo, e di tanti altri, sacrificio! Nel 1994-95 viene rifatto l'impianto di illuminazione e l'impianto idrico della villa. I candelabri ”spariscono”, depauperando quello che ognuno di noi considera un patrimonio: quello che noi ed i nostri predecessori hanno vissuto in quel, a volte sottovalutato, giardino pubblico. Anche il paese perde questi beni; l'ultimo candelabro originale rimasto lo si può trovare di fronte l'ingresso principale della villa “Chalet”. Il Comune di Mistretta in data 01-06-2004, in collaborazione col Parco dei Nebrodi ha collocato all'interno della villa due pannelli che ne descrivono gli aspetti botanici e planimetrici, rendendo al visitatore una visione chiara e significativa del bene di cui può fruire. Attualmente all'interno della villa sono presenti 117 specie botaniche differenti; la caratteristica che rende unico il giardino “Garibaldi” è l'imponente presenza di specie che vivono in climi temperati freschi; infatti la presenza di alcuni cedri, picea, abies non è riscontrabile in nessun altro giardino dell'isola. Anche la presenza di diverse piante di Platani impollinatori rende questo luogo ricco di fascino. Negli ultimi anni la causa principale della morte di alcune specie arboree (ricordiamo nel 1998 il taglio del magnifico Pag. 18 esemplare di Sequoiadendron giganteum), è stata il marciume radicale spesso dovuto al fatto che, dovendo curare i fiori piantati nell'areale di occupazione delle radici, un eccesso di umidità ne ha causato la marcescenza, oppure la presenza della pavimentazione all'interno della villa ne ha limitato l'aerazione. Un importante problema fitosanitario è stato causato dalla grafiosi dell'olmo (dovuta al fungo "Graphium ulmi" ). La relazione fitosanitaria sulla villa comunale "Giuseppe Garibaldi" è stata curata dalla dottoressa Giuseppa Scarito (Facoltà di Agraria-Palermo-1993) e si trova nella Biblioteca comunale di Mistretta. Nel 2006 sono stati finanziati dei lavori per circa 500 mila euro; allora è auspicabile che gli interventi che saranno adottati riescano a conservare un monumento storicopaesaggistico che è patrimonio del visitatore. La soppressione della Deputazione e la mancanza di personale negli ultimi anni è stata causa di un certo degrado sotto l'aspetto quali-quantitativo; si spera che la sorte di questo monumento verde non sia lasciata ad un destino dovuto a scelte a volte non troppo razionali. Il Centro Storico Anno IX Difesa del Centro Storico di Mistretta - Cultura - Cronaca- Dialogo Un appuntamento che dura da 100 mesi IL GIORNALE VIVE ESCLUSIVAMENTE DEL TUO CONTRIBUTO Se non l’hai fatto rinnova il tuo abbonamento Foglio informativo per i Soci dell’Associazione “Progetto Mistretta” Presidente Nino Testagrossa. Registrazione n. 1/1975 del Tribunale di Mistretta. Direttore Responsabile: Massimiliano Cannata. Redattore Capo: Giuseppe Ciccia Segretaria di redazione Lucia Graziano. Redazione internet: Luciano Liberti, Sebastiano Torcivia Web master Sebastiano Torcivia Ricerca fotografica di P. Ciccia. 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Al largo, come un punto lontano, una nave solcava le onde scintillanti, mentre piccoli pescherecci venivano spinti in mare dai pescatori coi pantaloni arrotolati alle ginocchia e il torso nudo, arso dal sole. Lei guardava e la sua mente si perdeva come un bimbo tra le pieghe del mare e del tramonto. Era così che Maria colmava la sua solitudine da quando sua madre era fuggita con un marinaio, portato lì dalla tempesta e strappato ai flutti da suo padre che ci aveva rimesso anche la rotula di un ginocchio: aveva il cuore tenero, mastru Turi, ma chiuso e silenzioso come un forziere abbandonato negli abissi. La madre si vestì per giorni degli sguardi del marinaio, poi raccolse i suoi quarant'anni e le sue cose e prese il largo con lui senza rimpianti, cullando il suo sogno bambino tra le onde inquiete della notte. Suo padre tacque come fosse una statua di alite e la sua pelle, avvizzita dal sole e dalla salsedine, gli scolpì sul viso un ghigno amaro che parve intrappolarlo in sé per sempre. In paese, quattro anime e un mare avaro, Maria diventò “a figghia ra buttana” e Mastro Turi “ddu piezzu ri curnutu pacinziusu”. Lui continuò a salpare con la barca e la lampara, ad ogni far di luna, e lei si rifugiò nei suoi silenzi che spartì con le onde del mare che andavano e venivano, incessanti, si empivano dei suoi pensieri e li portavano lontano, dove nessuno avrebbe mai potuto udirli. E il mare, coi suoi flutti, le sussurrava parole sapide e sicure. Lei le chiudeva in cuore e tornava a casa tranquilla, con la pelle umida e salmastra. Lo sciabordio del mare ne cullava il sonno e il primo grido dei gabbiani, all'alba, la strappava ai sogni.Una sera d'agosto, accoccolata sulla spiaggia, si lasciava carezzare dalla brezza che le onde le alitavano sul viso, giocando tra i suoi riccioli castani, quando una voce sussurrò inattesa alle sue spalle. Lei trasalì. Un ragazzo dalla pelle come l'ebano lucente, brillante di minuti cristalli di sale, le sedette accanto e fissò lo sguardo sulla nave che spariva lentamente all'orizzonte. Gli occhi verde smeraldo e i denti bianchissimi parevano gemme preziose, incastonate nell'ovale del viso dai lineamenti morbidi, perfetti. Le spalle larghe, i fianchi stretti, gli davano un aspetto statuario. Era una bellezza fuori dal comune che le piovve addosso all'improvviso, come manna dal cielo. Le parve un'allucinazione dovuta al sole che le aveva picchiato in testa per tutto il pomeriggio. - Come ti chiami? Riuscì a chiedergli, impacciata. Said…e tu sei Maria il suo sguardo le disse, in un momento, che sapeva tutto di lei. Come un ladro l'aveva osservata nel silenzio e ne aveva già rubato gli occhi color delle castagne d'autunno, la bocca come polpa di fragole mature, il corpo sinuoso da cerbiatta e i suoi silenzi spartiti con le onde. Anche Said veniva dal mare, forse i marosi, che avevano raccolto i suoi silenzi e vi avevano letto i suoi pensieri e i sogni, lo avevano cercato all'altro capo della terra per condurlo a lei. Più dolce e tenero di un sogno c'è solo un sogno che, per uno arcano miracolo del mare, assume carne ed ossa e si fa reale. - Sto qui da due settimane, sono dell'equipaggio di quella nave ormeggiata in porto - disse Said - Ti ho vista ad ogni tramonto, pensavo aspettassi qualcuno. Lei guardò verso il porto e vide la nave di Said, poi disse: - No, vengo qui per ascoltare il respiro del mare. Lo amo anche quando ha il fiato grosso, minaccia e sputa in faccia i suoi schizzi salati Parlarono per ore, mentre il sole sprofondava dolcemente tra le onde, cedendo il posto alla luna che si levava a colorar d'argento le spume cristalline e inquiete. Parole, sorrisi, sguardi, sussulti del cuore… Il silenzio era sparito… Quella notte lo sciabordio del mare tornò a cullarla ma il suo sonno s'illuminò d'immenso e vestì i colori accesi dell'amore tenero e giocoso dei vent'anni. E lei sognò quegli occhi di smeraldo, i denti come perle, e la pelle d'ebano, rilucente di minuti cristalli come punte di diamanti… Il suo cuore straripava di una tale gioia che la faceva parlare e ridere nel sonno. Mastro Turi, col suo ghigno amaro, la guardava frastornato. I tramonti che seguirono furono i più Pag.19 - Mariangela Biffarella dolci che potesse mai sognare. Le giovani, belle come lei, mietevano le messi di sorrisi e sguardi che i ragazzi coltivano nel cuore. Lei no. Per lei,“a figghia ra buttana”, Said era la prima messe ed era il mare amico che glielo aveva dato e nulla li avrebbe potuti separare. Questo si diceva ogni notte Maria quando chiudeva gli occhi e la sua mente proiettava nel buio il viso di Said e ne empiva le pareti nude. Ma fu proprio in quei giorni che Mastro Turi , stanco di salpare tutte le notti con la sua lampara per tornare all'alba con le reti vuote, decise di emigrare. Si era diffusa, come febbre contagiosa, la smania di partire per l'America. Alcuni marinai raccontavano prodigi di quel mondo dove, a detta loro, anche a mendicare si facevano i dollari a palate e lui era stanco di vedersi compatire dagli altri pescatori. Le loro mogli li attendevano per sistemare insieme il magro bottino di sarde sotto sale, lui invece era rimasto solo come un albero maestro senza vela. E poi, aveva quella figlia da maritare. Con quali soldi le avrebbe fatto un po' di dote? Certo, era bella la sua Maria! Ma con quella storia della madre… Lui lo sapeva come andavano le cose al suo paese…“mala fimmina a mà, mala fimmina a figghia!” Come cambiare la testa di quella gente, dura come la roccia di salgemma? Gli sembrava un salto nel vuoto, ma doveva chiudere gli occhi e buttarsi. Maria vide sbucare dal nulla una valigia di cartone grande come un baule e si sentì morire. Quello che solo un mese prima l'avrebbe fatta impazzire di gioia, giungeva ora, come un fulmine d'agosto, a sconvolgerle la vita. Mastro Turi non era buono a spiegare le sue ragioni: - queste sono cose da femmina! - diceva - figurarsi poi se era buono a confortarla! Maria non disse nulla a Said, quella sera, ma lo strinse forte a sé e ne aspirò il profumo della pelle per empirsene il cuore. Un tramonto speciale li vide l'uno tra le braccia dell'altra, mentre il sole si tuffava, come un'immensa arancia rossa, tra le onde placide del mare e le cicale concertavano ruffiane tra le canne. In capo a un mese, Mastro Turi aveva completato i preparativi, proprio quando Maria capì di avere dentro sé un piccolo Said. Spettri della partenza erano i mobili coperti da lenzuola… Maria li guardava e piangeva. Mastro Turi non capiva. Proprio a lui doveva capitare? Lui non era buono a capire le femmine! Se lo fosse stato, sua moglie non l'avrebbe lasciato a fluttuare tra i marosi come un inutile relitto. Ed era in quei momenti che la malediva: pazienza per lui - pensava disperato alzando gli occhi al cielo - ma quella figlia…- Santo diavolone! Fosse stata un maschio!.. Ma una femmina… Che ci capiva lui di femmine??! - Non ci voglio venire in America, papà! - Ma perché, santa figghia mia! Che… ti piace stare qui a morir di fame? - No. Ma non voglio! - Ma proprio tu dici questo, che qui ti guardano male e non trovi nessuno che ti piglia? Oh, Santo e Santissimo, Maria, non mi fare uscire pazzo! Lo vedi che sono solo e mi confondo? Dimmillo, santa figghia: chi vui?! Maria non sapeva come dirglielo: fosse stata solo la pelle di Said… Ma sapeva di essere andata al di là di quanto Mastro Turi potesse mai accettare. Così non disse nulla. Raccolse le sue cose e se ne partì con Said tra le brume inquiete della notte. Mastro Turi la cercò disperato. Non era buono ad esprimere i suoi sentimenti - santo diavolone - ma le voleva bene a quella figlia bella: l'unica cosa buona della sua vita, si diceva sempre. - L'avete vista la mia Maria, Mastro Peppe?E quello, col viso chino a rammendar le reti - Si che la vitti, mastru Turi, u saccu ri soccu è chinu spanni! Voi gli occhi li dovevate tenere aperti! Si trascinò a casa come un pesce arpionato. Valige, biglietti per l'America… che ne doveva fare ormai? Duro come una statua di sale, con il suo ghigno amaro ancora più profondo, mastro Turi riprese la sua barca e la lampara e tornò a solcar le onde ad ogni far di luna, come un inutile albero maestro senza vele. Maria lo cercò nei suoi tramonti, lo vide triste e solo tra le brume del mare e nei suoi sogni. Le pianse il cuore, ma non trovò il coraggio di cercarlo. Il Centro Storico Il Concorso Maggio 2007 Pag. 20 LE RECENSIONI INEDITE SULL’OPERA DI MARIA MESSINA A cura di Lucia Graziano Se Sciascia ha riscoperto Maria Messina rendendole giustizia per essere stata dimenticata dal pubblico e anche dalla storia letteraria, l'Associazione Progetto Mistretta , ha contribuito attraverso la istituzione del premio a lei intitolato, alla divulgazione del suo nome e della sua opera sconosciuta ai più. La pubblicazione di un articolo di Melo Freni sulla Gazzetta del Sud su Maria Messina con particolare riferimento all'opera svolta dalla nostra Associazione, non può che renderci orgogliosi. Maria Messina appartiene a quella schiera di donne scrittrici che nella prima metà del novecento si cimentano nello scrivere. Sappiamo che la mentalità è ostile alle donne, come dimostrano i giudizi di scrittori illustri quali Luigi Capuana e Zuccoli preoccupati che la letteratura stia per cadere in mano delle donne che “non potranno apportarvi nulla di nuovo.” Le donne hanno un ruolo importante nella trasformazione economica della nazione, soprattutto come telegrafiste, maestre, contabili, operaie, ma l'immagine dominante rimane quella di angelo del focolare. Di fronte a questo difficilissimo contesto culturale, le donne scrittrici, per essere prese in considerazione, cercano in tutti i modi di inserirsi nelle varie correnti letterarie imitando modelli maschili. Ma la loro espressione letteraria è sempre considerata marginale. Come se non bastasse, la scienza positiva, dopo aver indicato le differenze fisiche e psichiche della donna rispetto all'uomo, conclude che la donna non è adatta alle fatiche della mente. Nelle lettere scritte a Verga, Maria Messina esterna al maestro le difficoltà ad inserirsi nella cerchia letteraria del tempo senza avere la minima percezione che questo dipenda dal suo essere donna. Situazione che non migliora con il fascismo dove viene esaltata la donna fattrice, continuando ad avanzare riserve sulle facoltà intellettive delle donne. In questo stato di cose, le donne scrittrici, come sostiene Watson nel 1975 “come gruppo minoritario, adottano forme di strategia per inserirsi, il verismo può delinearsi come uno strumento attraverso il quale le scrittrici di fatto iscrivono la loro esperienza di donne nel lavoro, parlando della condizione femminile, della donna per lo più vittima, ma lo fanno indirettamente, attraverso strategie che consentono loro di proteggere se stesse, simultaneamente disvelando e celando la loro posizione ' sovversiva ' nei confronti della tradizione letteraria ai cui margini sono collocate. E proprio il tono dimesso, sommesso, quasi appiattito che fa paragonare Messina ad un Verga «impoverito e dimidiato», come nascosta dietro la voce narrante del descrittore imparziale, consente alla scrittrice di far risaltare la tragedia femminile, in quanto finisce per evidenziare - attraverso la sua partecipazione, i meccanismi sociali che favoriscono l'oppressione della donna”. (da I Colori del Silenzio, C. Barbarulli e L. Brandi, Tufani Editrice, Ferrara , 1986) A questo proposito pubblicheremo delle recensioni fatte alle sue opere nelle varie riviste letterarie del tempo da autori come Valentino Piccoli, Giuseppe Antonio Borgese ecc. dove la fama di scrittrice di un certo spessore è evidente anche se non sono mancati i pareri discordi da parte di altri critici letterari. La ricerca è stata effettuata presso la Biblioteca Braidense di MILANO. Il Centro Storico L’intervento Maggio 2007 Il Centro Storico Pag. 21 I Libri Maggio 2007 Il nuovo libro di Alfonso Marchese Pag. 22 Pagina a cura Giuseppe Ciccia SBARCO IN SICILIA Nella vita di ognuno, succede questa stessa cosa: che l'infanzia a un tratto sparisce, se ne va. Sono ormai perduti quegli anni in cui fu bello imparare a leggere, a scrivere, scoprire l'acqua del mare, vedere le nuvole del cielo, raccogliere fiori, toccare con le mani il tronco di un albero, appoggiarvi sopra la guancia, trovarlo liscio.»* (da La ragazza di nome Giulio di Milena Milani ). … allora, questo tempo odioso che scorre e corrode, pervade e travolge, che lascia indietro un sentimento e l'immagine di noi e di un mondo che era insieme il nostro bene e il nostro male, è già, dunque, la rappresentazione della vita col suo sapore di sogno, di incanto, di illusione? La vita, già col suo carico di dolore, di malessere, che subito ti affronta impietosa per piegare il giovane virgulto? … Intanto, però, cresce la forza dell'animo e insieme l'intelligenza delle cose che aiutano il sentimento a farsi amore; il risentimento a farsi pietà. E la vita è un bene grande, un dono. Lo si capisce proprio ricordando. Col beneficio della memoria che nel rivedere i fatti rimescola la storia di noi e del nostro mondo e ci restituisce un insieme di verità e realtà, a volte, un resoconto che lega persino nostalgia e ironia. Si può anche ridere di sé, raggirare la malasorte, infrangere il muro della malvagità. Superarsi con la forza della bontà. Ecco, quindi, la cascata di sentimenti, emozioni, pensieri che mi ha suscitato la lettura di “Sbarco in Sicilia” (ed. Il filo, prefazione di Sergio Zavoli) di Alfonso Marchese, secondo romanzo di una trilogia iniziata con “Uno stradivari in Sicilia” (ed. Stampa Alternativa) e che si completerà con un terzo, prossimo ad uscire. L'impalcatura e la trama dello “Sbarco” si incastrano perfettamente in una solida concezione classica dell'unità aristotelica di spazio, tempo e luogo che mette subito di buona lena chi ama gustare il piacere della lettura. La preparazione della trama è accuratamente pensata in un limbo di preesistenza, che riesuma figure scomparse, l'amaro dell'amore struggente, a sua volta simbolo della perdita per la violenza incontrollabile (“indecente” dice l'autore) della morte, del destino. Tali riesumazioni aleggiano nell'animo del fanciullo straziato da un dolore così feroce quanto precoce e indescrivibile se non con gli strumenti taumaturgici della letteratura, che sa della vita quanto basta a medicare l'algòs, il dolore del ritorno, la nostalgia appunto. Questi strumenti sono il racconto e l'ironia. Il poter parlare di sé, della propria storia, è operazione socratica di sapienza, preludio all'ironia, stadio avanzato di maturità. Entrambi sono assieme legati dalle due presenze vitali e salvifiche: la Madre, avvolta nel suo manto (anzi, nel suo sciallùni) di carità, veramente regale, e Mario, l'amico-filosofo, o più semplicemente l'amico dal cuore grande, che tutti vorrebbero avere e ritrovare (alla Uhlman, piuttosto che il Nuto pavesiano de “La luna e i falò”) dopo tanti anni, magari di traversie, così intatto, incolume nella purezza dei sentimenti (a fàvula) e della ragione. Insieme a questi, che, in merito alla vicenda, spontaneamente mi è occorso di chiamare personaggi della pre-esistenza, il romanzo agilmente si snoda in un susseguirsi di racconti legati tra di loro dalla trama del luogo e della lingua, quel “parlato” mistrettese a cui Alfonso non ha voluto giustamente rinunciare, consegnando alla letteratura, in pagine indimenticabili, figure come Ciullùni, Vi c i n z i n u P i t a t t a , Menzù. Creazioni, sì, ma solo in parte; perché questi personaggi sono realmente esistiti e, ora, per la penna di Alfonso Marchese, continueranno a vivere nel ricordo di quella miseria che paradossalmente ha fatto la loro grandezza. Altre storie fanno parte di questo “Sbarco” in una Sicilia che non appartiene né al realismo europeo, né allo stesso verismo siciliano e che conserva, invece, un certo alone magico di sapore arabo e orientale, inscritto nella cornice di un originale piccolo mondo antico con una speciale attenzione per quegl'ultimi che mai, senza questo libro, avrebbero avuto espressione letteraria. Tuttavia non mancano nel romanzo di Alfonso richiami alla vecchia questione meridionale, ad una certa condizione sociale che, ancora meno di un secolo fa, distingueva “galantuomini” ricchi e “cafoni” poverissimi con la nascente presenza di un ceto medio, da cui si svilupperà anche una nuova classe di intellettuali, ma soprattutto una coscienza critica e politica. Sono elementi, questi, che pur essendo appena tracciati nel testo, sostanziano la portata filosofica del dialogo tra Mario e Alfonso. La consistenza letteraria dei fatti narrati, raggiunge a mio avviso- livelli alti (e altissimi fino a commuovere) in “La pasta con le sarde”, “La Racchièlina”, “Menzù”. Fino al coup de théâtre del finale. Ma sarebbe sbagliato recintare il racconto che, come si diceva prima, ha una sua struttura unitaria. Infine, la violenza del tempo che passa, unita alla violenza dell'incomprensione tra gli uomini, stanno dietro alle spie simboliche dell'inconscio che dai suoi recessi si rivela attraverso la ricorrente attenzione alle bocche, alle labbra, ai denti, al loro disfacimento impietoso in più punti descritto o solo accennato e nella figura di Lucia, presente, come una dolente ferita di Anfortas che non coagula. Eppure, nella sua lezione di bontà, mi è sembrato che Alfonso ci volesse quasi dire che le ferite d'amore, forse, sono un dolore che non fa male. Riemergendo col pensiero immagini di felicità interrotte; una fanciullezza, la prima giovinezza immerse in una Arcadia disturbata dall'invidia degli dèi e dalla malvagità degli uomini. «Riuordati ca ccà c'è u suli e no a rugna … E na favula, nun iri appriessu a autri favuli …». Grida Mario, al momento della partenza. «È 'na parola». Gli risponde Alfonso sottovoce. Francesco Maria Di Bernardo Amato Alfonso Marchese Sbarco in Sicilia, 2007, Ed. Il Filo, Roma marzo 2007. Il volume è in vendita presso la Rivendita Tabacchi di Umberto. Seminara Il Centro Storico La Poesia Maggio 2007 Amici di/versi Pag. 23 Pagina a cura di Filippo Giordano Cari "Amici di versi", vogliate gradire la breve silloge (a mio avviso in certa misura pertinente alla temperie stagionale di Mistretta) che vi allego per significare ancora una volta il mio amore per la poesia, che voi così bene interpretate, e il profondo convincimento che essa sia una via non secondaria di conoscenza della realtà.Spero di non avervi tediato coi miei versi e augurandovi ogni bene cordialmente vi saluto.-. Giuseppe Terregino Identità All'infinito silenzio Penso d'un paesaggio alpestre. Rari e dispersi gridi di colombi nell'aria che sa di azzurro senza macchia alcuna di nuvole. Mistica dell'eterno e mera specie, la chiarità d'immenso, quella dell'oggi consueto affanno, l'ansia del sentire, discolora. Dolce il pensiero navigante nel nulla della vita senza morsi di dolore s'acquieta e l'anima già stanca si riposa. Ne occidat lux Ritratto a volte col pensiero l'alto del mio sentire e s'ingarbuglia il tempo che mi resta. Strano seguitare di passi all'insaputa tra anfratti e sabbioni affini coi deserti arsi di sete. Né se ritorno indietro il calpestio ricalco e della vita il fine riconquisto andato. Cieco nel pesto buio ricerco il bandolo della matassa sfusa; e l'ora che più scorre a raccattare meco il filo che mi sfugge non s'arresta. a fole di pensieri che l'incantata scena invadono a stormi. Riposo dell'anima più tenue non riconobbi andando oltre di là dal tempo che di futura speranza gioire faceva la virtù degli elci e dei frassini rorati di manna. Un'altra primavera Piano di fate Ed è lontano il giorno che mi sfuggì e a ripensarci trascorro ore insensate, mentre dolci levigate sembianze scorrono nel trasogno d'andata luce e nella blanda eco d'un richiamo antico. Così fu, e non saprei se fu per caso, che l'incorniciata area dai boschi colse per me l'odore e il sibilare allegro e lieta li ripose sul desco mio d'incanto. Arringare di greggi, forse soltanto un'eco, e scampanare vago tra le fratte prendono il campo Il Centro Storico Il rifiorito mandorlo sotto la mia finestra, un di più o di meno al sorgere del sole che m'avanza? Un'altra primavera su le spalle già mi s'appressa grave, al camminare stanco estranea foriera di nuova luce. Prof Giuseppe Terregino Amarcord Anno 1969 1969 Anni 1ntorno al 1960 - Archivio Portera