ANNO 2
N° 5 Settembre/Dicembre
CSV Magazine
Informazione e attualità del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro
2008
Rinnovo cariche
del CSV
Riconfermata
Caterina Salerno
Il fenomeno della tratta
delle donne
Il terzo settore
e la questione
meridionale
CSV M 2
2008
Periodico di informazione del CSV Catanzaro,
Centro Servizi al Volontariato della provincia di
Catanzaro.
Registrazione Tribunale di Catanzaro
N° 8 del 10 settembre 2007
Anno 2 - numero 5 - settembre/dicembre 2008
Direttore Editoriale:
Caterina Salerno
Direttore Responsabile:
Benedetta Garofalo
Gruppo di lavoro redazionale:
Maria Bombara
Pietro Caroleo
Maria Cittadino
Carla Cosco
Carlo Crucitti
Giulia Menniti
Giuseppe Merante
Stefano Morena
Hanno collaborato a questo numero:
Associazione Acquamarina
Lorenzo Maria Di Napoli
Karin Maria Faistnauer Catanese
Milena Manili
Guido Memo
Fotografie:
Carlo Crucitti
CSV Catanzaro
Associazione Donne e Futuro
Associazione l’Alveare
In questo numero:
3
EDITORIALE
Nel segno
della continuità
4
NOVITÀ DAL CSV
Riconfermata Caterina Salerno
alla guida del CSV di Catanzaro
6
Inaugurato lo sportello del CSV
a Lamezia Terme
8
RIFLESSIONI
Le motivazioni sociali ed
economiche della tratta
delle donne
10
UNO SGUARDO SU...
Genitori e figli disabili insieme
lungo un percorso di crescita
Parte quarta
12
ANGOLO DELLE ASSOCIAZIONI
Siamo tutti figli di Dio
14
“Da mamma a mamma”.
Progetto Ass. Acquamarina
15
VOLONTARIATO E TERZO
SETTORE
Promemoria propedeutico alla
lettura del bando di perequazione
sociale
16
INTERVISTE
Il terzo settore e la questione
meridionale
18
PUNTI DI VISTA
Antropologia e nuovi Media, a un
passo dall’in-felicità
20
PROMOZIONE
L’impegno dell’Area Promozione
per la ricerca di volontari...
22
È NATALE
Gratuità: “Volere che l’altro sia”.
Il Miracolo di Natale
24
CONSULENZA
Organizzazioni di volontariato
e Fund Raising
26
COOPERAZIONE INTERNAZION.
Gli equilibri della fame.
La cooperazione è la risposta?
28
LA CRISI ALIMENTARE MONDIALE
Nel mondo si soffre ancora la fame
29
PUBBLICAZIONI DEL CSV
Manuale del Volontariato
30
RECENSIONI
31
Servizi del CSV di Catanzaro
Foto di copertina, Associazione Donne e Futuro
Progetto Grafico e impaginazione:
Studio Pingitore.it
Stampa:
Grafiche Abramo, Catanzaro
Editore:
CSV Catanzaro
Direzione e Redazione:
CSV Catanzaro,
Centro Servizi al Volontariato
della provincia di Catanzaro.
Via Fontana Vecchia
88100 Catanzaro
Tel. (+39) 0961.794607-794522
Fax (+39) 0961.480168
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La pubblicazione è stata realizzata
grazie al contributo di:
Fondazione Cariplo
Fondazione Compagnia di S. Paolo
Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Roma
Fondazione Carical
Istituto Banco di Napoli
Ente Banca Nazionale delle Comunicazioni
attraverso la ripartizione assegnata dal Co.Ge.
Comitato di Gestione Fondo Speciale per il
volontariato della Calabria
La collaborazione si intende aperta a tutti e a titolo
gratuito - Dattiloscritti, manoscritti e foto, anche se
non pubblicati, non verranno restituiti - I diritti di
proprietà artistica e letteraria sono riservati al CSV
Catanzaro.
I contributi devono pervenire in formato elettronico in
tempo utile alla pubblicazione e comunque prima
della chiusura in stampa. Per ulteriori dettagli contattare la redazione via e-mail: [email protected] o contattare il referente al n. 335.7808186.
Comitato di Gestione dei
Fondi Speciali per il Volontariato
(L. 266/91)
Regione Calabria
CSV M
3
Nel segno
della
continuità
vverto la responsabilità di
dover condurre il Centro
Servizi al Volontariato
della
provincia
di
Catanzaro per un altro
triennio, ma al tempo stesso la fiducia che mi è stata
nuovamente accordata dai soci riuniti in assemblea il
9 dicembre scorso mi sprona a fare ancora meglio.
A
Gli obiettivi che ci eravamo proposti tre anni fa sono
stati perlopiù raggiunti: siamo ancora lontani dalle
realtà consolidate da decenni del Nord Italia, ma di
certo il CSV di Catanzaro è riuscito a farsi valere a
livello nazionale, ed a stringere importanti convenzioni con il Centro di Giustizia Minorile, con l’Azienda
Sanitaria, e presto anche con la Direzione Didattica
Regionale e l’Amministrazione Provinciale.
Lo staff operativo è, allo stato attuale, più impegnato
che mai a perfezionare i servizi erogati attraverso le
specifiche aree di appartenenza (consulenza e progettazione sociale, formazione, promozione e comunicazione), e sempre più associazioni si rivolgono al
CSV per ottenerne sostegno (non è un caso che,
rispetto alle cinquanta associazioni iniziali, si possa
ora contare sul consenso di ben ottantacinque associati).
Ognuno di noi, dai singoli componenti del Consiglio
Direttivo all’ultimo dei collaboratori, ha fatto sì, col
proprio apporto, che il CSV della provincia cresces-
se, e che il volontariato del territorio riuscisse ad avere, così, il proprio punto di riferimento: ma c’è
ancora molto da fare, e la prossima
sfida con i fondi di perequazione
sociale ci spinge a rimboccarci le maniche senza
perdere tempo. Ed è nel segno della continuità che,
vorrei, gli impegni futuri fossero portati a termine in
questi altri tre anni: il mondo del volontariato ha infatti bisogno di sentirsi maggiormente coinvolto nelle
scelte di impatto sociale che sicuramente saremo
tenuti a dover prendere, e di far ascoltare la propria
voce dinanzi ai più svariati interlocutori.
La mia riconferma, e quella di gran parte dei consiglieri che mi affiancheranno, rappresenta senz’altro
un gesto di apprezzamento per quanto fatto finora,
ed è ai successi ottenuti che intendiamo ispirarci.
Lo dobbiamo a voi soci, a tutti i volontari che a
prezzo di grandi fatiche si prodigano per i più
deboli, ed alla memoria di Bruno Timpano, il nostro
consigliere più agguerrito che ci ha lasciati.
Grazie ancora e Buon Natale a tutti.
Avv. Caterina Salerno
Presidente CSV Catanzaro
CSV M 4
novità dal CSV
Riconfermata Caterina Salerno
alla guida del CSV di Catanzaro
tura
dell’importante
sportello territoriale di
Lamezia Terme, sono
diversi i compiti che il
CSV ha infatti portato
brillantemente a termine. Non è un caso, d’altronde, che il Centro
Servizi di Catanzaro
rappresenti un punto di
riferimento per tutta la
Calabria, e che gli giungano, altresì, riconoscimenti a livello nazionale (tant’è che la Salerno,
assieme al presidente
del CSV di Reggio
Calabria Squillaci, è
entrata a far parte del
Comitato
esecutivo
nazionale del CSVnet).
A
guidare per un altro triennio
il
Centro
Servizi
al
Volontariato della provincia
di Catanzaro sarà l’avvocato
Caterina Salerno. Eletta per acclamazione il 9 dicembre dall’assemblea dei soci, la Salerno, nel ringraziare i presenti per la fiducia nuovamente accordata quale segno di
apprezzamento per il lavoro finora
svolto (nessun altro, infatti, aveva
avanzato la propria candidatura a
presidente), ha ripercorso le tappe
che hanno contraddistinto il percorso di consolidamento del CSV.
Dall’attività di consulenza fiscale e
legale – che ogni anno ha registrato
un incremento pari al 100% (360
sono state le consulenze effettuate
nel 2008, a dispetto delle 90 nel
2005) - ai sempre più numerosi corsi
formativi, finalizzati alla diffusione
della cultura della solidarietà ed alla
costruzione di reti tra associazioni;
dall’impegno dell’area promozione
all’interno delle scuole e nelle manifestazioni di largo respiro (quali la
Festa al Volontariato) al perfezionamento degli strumenti informatici ed
informativi da parte del settore della
comunicazione (e il “CSV Magazine”
è senz’altro uno di questi), all’aper-
A dispetto della “giovane età”, dunque, il CSV della provincia – ha proseguito la Salerno - ha
lasciato dei segni importanti lungo il
suo cammino: la convenzione stipulata con il Centro di Giustizia
Minorile, l’avvio del percorso di
tutor sociale, e gli accordi di collaborazione intrapresi con la direzione
didattica
regionale
e
l’Amministrazione provinciale (alla
quale è passata la delega sul
volontariato) ne costituiscono, pertanto,
una
valida
riprova.
Nell’immediato futuro, poi, l’irripetibile occasione, contenuta nel varo
del bando di progettazione sociale
CSV M 5
novità dal CSV
sui fondi di
perequazione,
assorbirà gran
parte
delle
energie
del
CSV, dato che
dall’impiego
delle risorse
derivanti dall’accantonamento Visco (in base al
quale saranno destinati alla
Calabria tre milioni e duecentomila
euro) dipenderà il futuro delle associazioni
di
volontariato
del
Mezzogiorno: “Tutto è “migliorabile”, e con la collaborazione dei
componenti del consiglio direttivo
e dello staff operativo potremo fare
ancora meglio- ha concluso
Caterina Salerno- Il CSV è cresciuto molto in questi anni, ed ha sempre agito con grande trasparenza:
dalle cinquanta associazioni socie
di tre anni fa, siamo infatti giunti “a
quota 85”, e chiuderemo il bilancio
annuale con un avanzo di bilancio
pari allo “zero” che, nel caso dei
Centri di Servizio, è indice di buon
funzionamento. Nella capacità di
spendere, e non di risparmiare, le
risorse messe a disposizione, risiede infatti l’efficienza del CSV”.
Consiglio Direttivo. Per la maggior
parte di loro si è trattata di una
riconferma, per altri dell’inizio di
una nuova esperienza, da vivere
con grande senso di responsabilità:
uno dei consiglieri uscenti, infatti,
era il compianto Bruno Timpano, la
cui mancanza è avvertita tuttora.
Assieme a lei, ed al rappresentante
delegato dal Comitato di Gestione,
vi saranno tredici consiglieri – sui
quali è ricaduto il maggior numero
di preferenze da parte dei cinquantanove votanti
- nel nuovo
I tredici consiglieri eletti:
Piero Caroleo (Ass. Fai); Anna
Cristallo (Ass. Ave); Isa Mantelli
(Centro Calabrese di Solidarietà);
Francesca Migliarese (Ass. Ada);
Luigi Ruberto (Ass. Radio Club
Lamezia); Antonella Aletta (Fondazione Città Solidale); Pino La
Gamba (Ass. Vita Preziosa); Luigi
Cuomo (Ass. Anmil); Pietro Romeo
(Ass. Iassfi); Nunzia Coppedè
(Ass. Alogon); Franco Torchia
(Ass. Misericordia); Giovanna
Vecchio (Ass. L’Arca) e Olga
Anania (Centro di Solidarietà
Catanzaro Marina).
CSV M 6
novità dal CSV
Inaugurato lo sportello del CSV
a Lamezia
Terme
Mons. Luigi Cantafora benedice i nuovi locali di piazza Salvo d’Acquisto
l nuovo sportello territoriale di
Lamezia Terme, ubicato nella
piazza Salvo D’Acquisto di
Nicastro, estende in maniera capillare
l’azione di sostegno e di promozione
dell’attività di volontariato del CSV
della provincia di Catanzaro. Sono
stati in molti a ribadirne l’importanza
nel giorno fissato per la sua inaugurazione, lo scorso 16 ottobre: la stessa
presidente Caterina Salerno - svolgendo le veci di “padrona di casa” sia
al momento ufficiale della presentazione al Teatro Umberto che in quello
dell’inaugurazione nella sede vera e
propria – ha rimarcato l’operatività
unitaria del Centro Servizi, che attraverso i suoi sportelli (quello di
Lamezia va infatti ad affiancarsi allo
sportello di Cropani per la zona
dell’Alto Jonio) ha la possibilità di
I
essere più vicino alle associazioni
nell’esercizio della loro attività di solidarietà. L’augurio della vicepresidente del CSV Nunzia Coppedè di poter
addivenire, con il tempo, ad una
“Consulta del Volontariato” attraverso cui rendere più incisiva la “mission” perseguita dai volontari, è stato
preceduto, poi, dagli interventi istituzionali del sindaco di Lamezia Terme
Gianni Speranza – che ha sottolineato la vicinanza dell’amministrazione
comunale al progetto di ampia ricaduta sociale di cui si fa portavoce il
CSV – e del presidente della
Provincia Wanda Ferro, che ha voluto
con la sua presenza dare continuità
ad un’azione di sostegno al CSV
avviata già qualche anno prima come
assessore comunale alla Cultura, in
occasione dell’inaugurazione della
sede centrale di via Fontana Vecchia
a Catanzaro. Dal canto suo, il vescovo della diocesi di Lamezia Terme,
Mons. Luigi Cantafora - prima di
impartire la benedizione ai nuovi locali alla presenza di un gran numero di
rappresentanti delle associazioni e
dei membri dello staff operativo del
CSV – ha fatto notare come il superamento di ogni tipo di individualismo
sia la condizione imprescindibile per
poter essere partecipi della costruzione di uno “Stato Sociale”, di cui il
mondo del volontariato rappresenta
“l’anima”. La regola del “chi fa da sé
fa per tre” è infatti ormai superata dal
principio cardine del volontariato,
fondato sulla realizzazione di una
“rete” tra realtà associative diverse
che hanno per fine ultimo il benessere dell’altro.
CSV M 7
novità dal CSV
Di seguito il discorso che il Presidente del Comitto di Gestione
della Calabria, Egidio Chiarella ha fatto pervenire all’assemblea
di volontari riunita al Teatro Umberto di Lamezia Terme, il 16
ottobre scorso.
I
l volontariato rappresenta soprattutto in una città come
Lamezia Terme la concreta possibilità di ridurre e superare le barriere che comportano ancora oggi
l’emarginazione di molte persone,
specialmente giovani, dai circuiti
sociali ordinari
Mettere in rete le energie e le risorse del mondo del volontariato è il
pensiero che ha fatto spiccare il
volo all’iniziativa, concertata tra
CSV di Catanzaro, guidato ottimamente dal presidente Caterina
Salerno e dal suo Direttore Stefano
Morena e Comitato di Gestione
della Calabria, di cui ne sono
Presidente regionale, di aprire uno
sportello a Lamezia Terme per stare
INSIEME e andare VERSO GLI
ALTRI!
Con nuove sinergie all’insegna di
una progettualità comune, attraverso l’attivazione di uno specifico
La vicepresidente del CSV, Nunzia Coppedè, provvede al taglio del nastro della nuova sede
“sportello”, il mondo del volontariato tende una mano concreta alla
città di Lamezia terme e si impegna ad inserire i volontari in programmi ed attività svolti dalle associazioni locali.
La realizzazione di questo sportello è frutto del lavoro di collaborazione tra il Centro Sevizi del Volontariato della
provincia di Catanzaro, il Vescovo di Lamezia Terme, il Comitato di Gestione della Calabria, i rappresentanti delle
associazioni locali che nell’arco di questi mesi si sono ritrovati in un gruppo di lavoro unitario. La cooperazione attivata ha portato, dunque, all’organizzazione della manifestazione odierna.
L’apertura dello “Sportello per il volontariato”, presso i locali del Vescovado, designa la città di Lamezia Terme
come luogo privilegiato di sperimentazione di buone prassi da poi diffondere in altre Comunità locali, rappresentando un punto informativo utile alle associazioni per orientarsi nel disbrigo degli adempimenti quotidiani e offrendo anche assistenza progettuale e consulenze.
In quest’ottica lo Sportello territoriale di Lamezia Terme, dovrà divenire progressivamente punto di riferimento per
il volontariato lametino, incontrando periodicamente le associazioni locali strutturando così un percorso di raccolta, comprensione e rielaborazione dei loro bisogni, per approfondire la conoscenza reciproca e soprattutto per rafforzare la collaborazione tra le associazioni, sostenendo un interscambio con le nuove generazioni e favorendo
un,azione di confronto con altri soggetti che operano nel terzo settore.
Questa festa è dunque un momento fortemente voluto dal CSV di Catanzaro e dal Comitato di Gestione come risposta alle esigenze, che coinvolge non solo le Organizzazioni di Volontariato ma, in un progetto di più ampio raggio,
deve stimolare soprattutto i giovani e meno giovani lametini, perchè una comunità che rende protagonisti, nel servizio agli altri, i propri cittadini, si dimostra capace di rafforzare le basi, necessarie per costruire il proprio avvenire.
CSV M 8
Pietro Caroleo
Componente direttivo CSV Catanzaro
riflessioni
Le motivazioni sociali ed economiche
della tratta delle donne
Q
ualche giorno fa, si è tenuto a
Cosenza presso la sala degli
stemmi della Provincia la conferenza stampa del Progetto “Albachiaraprogrammi di assistenza per donne vittime di tratta”. Si tratta di un progetto particolarmente importante perché si contrappone ad una delle pratiche più efferate di questi tempi: la tratta degli esseri
umani.
Il progetto, finanziato dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
per i diritti e le pari opportunità, e dal
Settore Politiche Sociali della Regione
Calabria, è stato promosso dal CoSS
(Consorzio Servizi Sociali), una società in
house della Provincia di Cosenza e viene
gestito dalle cooperative sociali Rossano
Solidale e Promidea, in partenariato con
il Centro Interdipartimentale Woman’s
study, la coop. Agorà, i comuni di
Rossano, Corigliano e Cassano e la
Regione stessa.
Obbiettivo di Albachiara è quello di favorire l’emersione e l’inserimento, nel
tessuto sociale e culturale della regione,
delle donne migranti vittime di sfruttamento sessuale, la cui presenza è in continuo aumento sul nostro territorio.
Tale fenomeno costituisce un serio allarme sociale per due ordini di ragioni: in
primo luogo, la condizione di sfruttamento, sia esso sessuale e/o lavorativo, nega
alle vittime la possibilità di vedere soddisfatti i fondamentali diritti di cittadinanza sociale; inoltre, l'esistenza di condizioni di sfruttamento e segregazione
rende la società insicura e altamente
instabile, compromettendo la convivenza civile e inasprendo sentimenti di
diffidenza e discriminazione verso i cittadini stranieri, troppo spesso vittime
impotenti di tali situazioni.
L'iniziativa interviene sui territori provinciali di Cosenza, Catanzaro e Crotone,
anche se il progetto è principalmente
articolato sulla Sibaritide, dove il fenomeno della prostituzione di strada è particolarmente diffuso.
Il progetto si muove in una logica di aiuto
alle vittime di tratta e di riduzione del
danno, nonchè di sostegno al percorso
di uscita, oltre che di prevenzione del
fenomeno.
Una particolare enfasi è poi dedicata alla
attività di consolidamento di una rete
regionale di sostegno e di aiuto al fine di
rendere davvero efficace il percorso di
fuoriuscita dalla prostituzione e di inseri-
mento nel contesto sociale locale.
Il progetto si propone, infine, di sperimentare una collaborazione tra diversi
soggetti: istituzioni, mondo del nonprofit, centri di ricerca, al fine di offrire una
maggiore gamma di risposte alle donne
che vogliono rompere con un passato di
violenze e sopraffazioni.
Il territorio della Sibaritide è caratterizzato
da una rapida mobilità delle prostitute, in
particolare quelle minorenni, che vengono
continuamente spostate dai "protettori".
L’età delle ragazze generalmente non
supera i 30 anni di età per lo più senza un
regolare titolo di soggiorno.
È evidente che esiste un collegamento
forte tra il fenomeno della tratta delle
immigrate e la questione della legalità e
della criminalità organizzata, soprattutto se si considerano i rapporti della
'ndrangheta con le consorterie criminali
degli altri Paesi volti al traffico dei clandestini verso l'Italia.
Nonostante l'indiscutibile gravità e pericolosità del fenomeno, ad oggi sono
ancora poche le donne nella nostra
regione che trovano il coraggio di intraprendere il percorso di fuoriuscita dal circuito dello sfruttamento.
Probabilmente, se ciò non accade, la
causa è da ricercarsi anche nella quasi
totale mancanza di sistemi di protezione e supporto delle vittime nella
nostra regione.
Il fenomeno della tratta non si esaurisce
nello sfruttamento sessuale a cui il progetto Albachiara si contrappone.
D’altra parte, data la molteplicità di forme
e la dinamicità con cui si presenta, il
fenomeno della tratta sfugge a definizioni assolute. Tuttavia, dato il progressivo aumento di rilevanza del fenomeno,
nell’ultimo decennio sono stati compiuti
passi significativi verso una definizione
che fosse comprensiva di ogni tipologia
di sfruttamento. Si sono così susseguite
diverse definizioni della tratta, che è
andata progressivamente assumendo i
suoi contorni definitivi.
Le tappe principali sono rappresentate
dalla: 1) Risoluzione sulla tratta degli
esseri umani del Parlamento Europeo
del 18 gennaio 1996. Questa risoluzione
identifica la tratta come l’atto illegale di
chi direttamente o indirettamente favorisce l’entrata o il soggiorno di un cittadino
proveniente da un paese terzo ai fini del
suo sfruttamento, utilizzando l’inganno o
qualunque forma di costrizione o abusan-
do di una situazione di vulnerabilità o di
incertezza amministrativa; 2) Il Protocollo
delle Nazioni Unite per prevenire, sopprimere e punire la tratta di persone
dove il fenomeno viene definito, all'art. 3,
come “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, il dare alloggio o accoglienza
a persone, tramite l’uso o la minaccia dell’uso della forza o di altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, l’inganno,
l’abuso di potere o di una posizione di
vulnerabilità o tramite l’offerta o l’accettazione di somme di danaro o altri vantaggi
finalizzati ad ottenere il consenso di una
persona che ha autorità su un’altra a
scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento
comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre
forme di sfruttamento sessuale, il lavoro
forzato o prestazioni forzate, la schiavitù
o pratiche analoghe, l’asservimento o il
prelievo di organi”. 3) La Dichiarazione
di Bruxelles sulla prevenzione e il contrasto alla tratta di esseri umani (2002)
con la quale sono state promosse linee
guida e buone pratiche per sviluppare
azioni coordinate per prevenire il fenomeno ed assistere le vittime. In particolare, nella Dichiarazione si fa riferimento
alla necessità di una politica europea più
ampia ed armonica, che contempli a fianco di strumenti di intelligence e giudiziari
anche misure di prevenzione e riduzione
del fenomeno: queste ultime devono
tenere in considerazione gli aspetti sociali e culturali che spingono verso la migrazione irregolare ed il conseguente sfruttamento sessuale e lavorativo, con particolare attenzione alla realtà dei minori vittime di tratta.
Con la definizione proposta dalle Nazioni
Unite, si pone fine ad anni di contrasti
sulla definizione del fenomeno e, quindi,
ad interventi modulati sui differenti punti
di vista quali migrazioni, prostituzione,
criminalità, ecc. Ad oggi 42 paesi hanno
ratificato il protocollo, contribuendo
così all’uniformazione del significato di
Tratta.
CAUSE
La tratta di persone in questi ultimi anni è
un fenomeno strettamente connesso al
processo di globalizzazione, successivo
alla fine della divisione geo-politica del
pianeta in due blocchi contrapposti da
differenti ideologie socio-economiche.
Il collasso di quella parte dell’Europa
interessata dai regimi comunisti ha avuto
CSV M 9
riflessioni
di sfruttamento perlomeno sono riconosciute come tali, mentre le altre no.
Le conseguenze individuali sono intuibili;
meno lo sono le conseguenze di carattere sociale che il fenomeno della tratta di
persone comporta.
La tratta - soprattutto al femminile - provoca infatti vere e proprie patologie
sociali tanto nel presente che nel futuro;
sia nei paesi di origine che in quelli di
destinazione.
Il tavolo dei relatori del convegno tenutosi a Cosenza sul progetto “Albachiara”
profonde ripercussioni sull’organizzazione sociale e sulle relazioni politiche ed
economiche di individui, comunità e
paesi. L'assenza del bisogno di alimentare le due diverse propagande politiche si
è tradotta in una diminuzione degli aiuti
che i due schieramenti erogavano a
paesi poveri ma strategicamente importanti per mantenerli nella propria area di
influenza. Ciò ha prodotto, come conseguenze, la liberazione di centinaia di
migliaia di persone che per molti anni
erano state costrette a rimanere all’interno dei loro confini; ed inoltre, la diminuzione o l’interruzione degli aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo da parte dei
paesi economicamente sviluppati di
entrambi i blocchi, che ha provocato un
vero e proprio esodo da sud verso nord e
da est verso ovest.
A questo fenomeno generale si salda
l'aumento tendenziale della migrazione al
femminile, per lo più dovuta a motivi economici, tali da spingere migliaia di donne
dei paesi poveri a cercare soluzioni
nuove per il sostentamento della propria
famiglia in assenza del reddito procurato
dal “capofamiglia” maschio.
Allo stesso tempo, nei paesi ricchi è
andata aumentando, parallelamente alla
richiesta di servizi di cura, la richiesta di
prestazioni sessuali a pagamento.
Questo fattore di attrazione si spiega con
il mutamento nei rapporti di genere nei
paesi sviluppati ed è causa diretta dell'immagine, degli stereotipi femminili e
dei rapporti di relazione fra i generi che
sono andati a modificarsi nel corso della
seconda metà del XX secolo.
Questi fattori di spinta all'emigrazione sorretti, come abbiamo visto, da fattori di
attrazione concreti-, si sono scontrati
con il graduale aumento della difficoltà
ad entrare legalmente nei paesi del
cosiddetto “primo mondo” (Europa, Stati
Uniti d’America, Oceania, Giappone
etc.). Per superare gli ostacoli posti dalle
normative "protezioniste" dei paesi ricchi, molte donne si sono rivolte ai cosiddetti "canali informali", cadendo preda
delle organizzazioni dei trafficanti.
CONSEGUENZE
La tratta di persone incide negativamente sull'individuo a diversi livelli: fisico, psicologico e sociale. È sempre un'esperienza traumatica, anche quando la vittima non viene sottoposta a violenze e
sevizie. Le persone che decidono di emigrare alimentano un progetto migratorio
non solo per se stesse, ma anche per le
loro famiglie.
La tratta cancella in un sol colpo tutti i
progetti e le speranze maturate - spesso
- a lungo. La cosa peggiore è che quando si trovano in condizione di sfruttamento, le vittime non riescono a decidersi a far qualcosa per uscirne; vive sempre
la speranza di potersi affrancare dalla
tratta, rimanere nel paese in cui si trovano e trovare un lavoro redditizio.
Ciò paralizza le vittime e ne cristallizza la
traiettoria, rendendole docili allo sfruttamento e incapaci di reagire. Scatta il
meccanismo psicologico della rimozione
che fa loro preferire lo sfruttamento alla
sconfitta di un rimpatrio forzato. Le vittime possono quindi trascorrere anni in
una condizione di limbo, con poche o
rarefatte relazioni sociali, senza imparare
nulla, nemmeno la lingua, del paese che
le ospita. Spesso in condizione di
sospetto continuo, perché dopo aver
subito un raggiro così spietato è difficile
tornare a fidarsi; tutti sono potenzialmente dei carnefici, anche coloro che possono essere d’aiuto.
Se lo sfruttamento del corpo è la forma
più meschina e brutale, ancora peggio è
lo sfruttamento del lavoro: questa affermazione è solo apparentemente scandalosa, perché le vittime della prima forma
TIPOLOGIE DI SFRUTTAMENTO
• Sfruttamento lavorativo: obbligo coercitivo di svolgere mansioni in campo industriale, agricolo, artigianale e nelle attività
di cura alla persona.
Normalmente le persone subiscono questa violazione dei loro diritti per restituire
il costo dei documenti (spesso falsi) e
dello spostamento dal luogo di origine al
paese in cui prestano i loro servizi.
Questo tipo di sfruttamento, per le sue
caratteristiche, è il più nascosto.
Innanzitutto perché si svolge al chiuso
(fabbriche o laboratori artigianali) o lontano da occhi indiscreti (nei campi, o nelle
case di insospettabili cittadini). E poi perché molte vittime non denunciano lo
sfruttamento perché sperano che, una
volta ripagato il debito, potranno ricevere
un salario vero. Non sanno che, essendo
entrate in un paese straniero illegalmente, rimarranno sempre in uno status precario altamente ricattabile.
• Sfruttamento sessuale: include una
parte visibile, quando le vittime sono
costrette ad esercitare in strada, ed
un’altra più difficile da decifrare, che
comprende l’ampio ventaglio delle forme
di sfruttamento in appartamenti, nei locali notturni e nel circuito della pornografia.
La prostituzione forzata in strada, per la
sua visibilità, è paradossalmente la forma
di sfruttamento che permette più facilmente alle vittime di liberarsi, attraverso
l’intervento degli operatori di strada.
• Matrimoni forzati: si sviluppa all’interno
del fenomeno delle relazioni stabilite a
distanza. È una forma di tratta che viene
utilizzata molto tra gli immigrati, specialmente di quei gruppi etnici che, per cultura e tradizione, tuttora utilizzano la consuetudine del matrimonio combinato. Nel
campo della tratta questo mezzo si è
dimostrato estremamente efficace per
trasformare giovani donne in vittime di
sfruttamento lavorativo e soprattutto sessuale. Corollario di questa forma di sfruttamento sono le gravidanze indotte per
poter vendere i neonati a influenti coppie
impossibilitate ad averne di propri.
CSV M 10
Benedetta Garofalo
Addetta stampa CSV Catanzaro
Uno sguardo su...
Genitori e figli disabili insieme
lungo un percorso di crescita
4ª PARTE
I ragazzi de “L’Alveare” a lezione di cucina
C
atanzaro - Si fa meno fatica
ad affrontare il tema della disabilità in un momento storico
come quello attuale, in cui il Consiglio
dei Ministri ha dato approvazione alla
Convenzione dell’Onu per i Diritti delle
Persone con Disabilità (in attesa che
anche il Parlamento si esprima a riguardo). Il delicato argomento non è e non
può più essere visto come un “tabù”: i
disabili, infatti - a dispetto di chi ancora
li considera un “fenomeno da baraccone” da analizzare - sono persone il cui
handicap fisico o mentale non basta a
renderli privi della titolarità di determinati diritti e doveri. E sono tante le realtà positive della nostra provincia ove i
disabili si ritrovano perfettamente calati
e dirigono il proprio impegno quotidia-
L’esempio dei
ragazzi
dell’associazione
“L’Alveare”,
consapevoli delle
loro scelte e delle
personali
inclinazioni
no verso l’acquisizione di una certa
autonomia. L’associazione di volontariato “L’Alveare” di Catanzaro è senz’altro una di queste.
Dopo aver compiuto “i primi passi”, sin
dal ’99, a fianco della cooperativa
sociale “Meristema”, L’Alveare ha
cominciato a brillare di “luce propria”
dal 2005: l’attuale sede di Giovino, in
cui i ragazzi di maggiore età svolgono le
varie attività, è diventata infatti fruibile
dagli stessi volontari solo dopo una
lunga “odissea” che li ha visti girovagare “per mari e per monti”, ovvero dal
dopolavoro ferroviario di Lido a Piazza
Roma. Ma “chi la dura, alla fine vince”:
e così, i qualificati operatori, i genitori
ed i ragazzi stessi – guidati dal presidente dell’associazione Demetrio
CSV M
11
Uno sguardo su...
Laganà e dal suo storico “braccio
destro” Mario Caccavari – si sono rimboccati le maniche per trasformare il
nuovo appartamento in un “laboratorio
di laboratori”, le cui porte fanno da
accesso ad una cucina funzionante, e a
stanze dedicate all’apprendimento
della musica, dell’arte del cucito e delle
tecniche di decoupage per decorare
stoffe e cuscini, oltre che ai lavori di
falegnameria. Ognuno è libero di seguire le proprie inclinazioni e di scegliere
l’attività che più gli garba: c’è quindi chi
predilige stirare, chi dipingere, chi fare
crepes alla nutella. E c’è
anche chi si
trova a suo
agio sul palcoscenico o
immerso nell’acqua di una
piscina: “Il nostro intento è
quello di rendere autonomi
i ragazzi sotto
i vari punti di
vista, anche
attraverso attività che vengono realizzate all’esterno dichiara il pres i d e n t e
Laganà, che
accoglie calorosamente noi
del “CSV Magazine” assieme agli
instancabili genitori-volontari- Ognuno
di loro, infatti, è portatore di un talento,
e lo esprime nella preparazione di un
dolce, nel suonare la batteria, nelle
gare di nuoto o nella partecipazione a
commedie teatrali”. Le emozioni legate
alla messa in scena (risalente all’anno
scorso) di “Natale in casa Cupiello”
all’Istituto Palazzolo del quartiere di S.
Maria, con l’aiuto del noto cabarettista
Piero Procopio, sono, invero, rimaste
impresse nella memoria del gruppo di
attori in erba. Del resto, non esiste
esperienza più formativa della recitazione per chi non possiede una totale
padronanza di linguaggio o fa fatica a
coordinare i movimenti: e così può
accadere che un giovane de
“L’Alveare”, con serie difficoltà ad
indossare ed a levarsi la giacca di
dosso, sul palcoscenico sia riuscito
benissimo a superare tale limite.
Le psicologhe Lorena Silipo e Francesca Melina, che svolgono il loro puntuale servizio all’interno dell’associa-
Questi ragazzi sono
come una “pigna” e
si aiutano a vicenda.
Sono proprio loro a
farci crescere
Gruppo di ragazzi e operatori.
zione, non hanno dubbi in merito alle
enormi potenzialità di cui sono dotati i
ragazzi con disabilità: e i compiti che
quotidianamente vengono svolti alla
presenza degli operatori specializzati
nelle varie materie e degli attivi genitori fanno appunto richiamo al rispetto
reciproco, al senso di responsabilità e
alla volontà di apprendere che è molto
spiccata in ciascuno di loro. “Questi
ragazzi sono come una “pigna” e si
aiutano a vicenda. Sono proprio loro a
farci crescere – precisa Mario
Caccavari. Per alcuni di loro, poi, la
collaborazione portata avanti nelle
scuole primarie e dell’infanzia attraverso la convenzione con il Comune – che
ha garantito la copertura assicurativa –
rappresenta tuttora un primo tentativo
di inserimento lavorativo: ma con le
acquisite capacità in campo artistico,
specie in quello
iconografico, c’è
chi confida nell’avvio di un’attività
commerciale che
possa tramutarsi in
uno sbocco occupazionale vero e
proprio. Ed in effetti le molteplici icone
religiose in legno,
che campeggiano
sulle pareti della
sede dell’associazione, impressionano il visitatore per
la loro bellezza e
perfezione: tant’è
che all’imponente
fiera annuale “Arredo Casa”, a cui
partecipa con uno
stand, sono proprio
le icone il biglietto
da visita de “L’Alveare”. “Se mettessimo in piedi un’attività che possa risolversi in una concreta opportunità di lavoro per i nostri
ragazzi, potremmo anche risparmiare
sulle spese vive dell’associazione –
chiarisce a tal proposito Totò Tallarico,
padre di Simona e assiduo operatore
del laboratorio di falegnameria - Per
ciascuna di queste immagini utilizziamo materiali costosi, accogliendo ogni
tipo di richiesta da parte delle parrocchie e delle persone che intendano
fare un regalo in vista di un battesimo
o di una comunione. Ma quella che ora
è una semplice attività manuale,
potrebbe divenire un lavoro per tutti
coloro che ogni giorno ripropongono
con entusiasmo e con pazienza certosina il volto di Cristo”.
(4- continua)
CSV M 12
angolo delle associazioni
Siamo tutti figli di Dio
L’impegno di “Donne e Futuro” per superare la paura atavica
verso il popolo zingaro
Un momento della festa organizzata dall’associazione “Donne e Futuro”.
I
n occasione dell’inaugurazione
della nuova sede nella Scuola
dell’Infanzia “Salvatore Miceli”,
nel quartiere Razionale di Lamezia
Terme, noi, amiche dell’Associazione
“Donne e Futuro” abbiamo organizzato
la festa “Siamo tutti figli di Dio”.
Dopo quattro giorni di maltempo (tanto
violento da spingere le amministrazioni
delle città del litorale a chiedere lo stato
di calamità), martedì 25 novembre il
Cielo ci ha regalato una bellissima giornata.
Il titolo della manifestazione era stato
scelto da Lauretta Berlingieri, ragazzina
zingara di vent’anni, che abita al campo
“Scordovillo”, dove vivono la maggior
parte delle donne zingare che frequentano le nostre attività. Volevamo una
festa per il quartiere per promuovere la
conoscenza del modo di essere degli
zingari che vivono a due passi dal rione
ma anni luce lontano dalla vita cittadina.
Festeggiare vuol dire “stare insieme”, e
iniziare in un quartiere a vivere “da figli
di Dio” significa arrivare, pian piano, ad
una fratellanza vera tra tutti i cittadini di
Lamezia Terme. Un sogno? No. Un
cammino possibile in una città dove
l’accoglienza, la generosità, l’ospitalità,
la gentilezza fanno parte del carattere
della maggior parte delle persone.
E perfino nell’organizzare la festa queste
peculiarità sono venute fuori, con il
coinvolgimento attivo di tantissime persone che fanno propria la causa
dell’Associazione. Martedì mattina
Gianfranco Genovese, della “Digicom”,
è venuto con Marco ad attaccare gli striscioni e a dare un mano alla nostra
amica giornalista Cinzia Pepi, che si era
resa disponibile a sistemare i disegni
delle donne, a finire di abbellire i muri
delle aule. Dal canto suo Carmen, dello
sportello territoriale di Lamezia Terme
CSV M
13
angolo delle associazioni
del Centro Servizi al Volontariato provinciale, ha sistemato l’attrezzatura video.
La maestra Concetta Chiefallo ha invece diretto le ultime prove di canto con i
bambini dell’asilo. Le amiche Aurora
Amato,
Giusy
Nicotera,
Maria
Grandinetti ed Elvira Gabriele hanno
provveduto a sistemare le ultime cose, e
cinque minuti dopo che tutto era pronto,
è arrivato il Vescovo emerito Mons.
Vincenzo Rimedio da Vibo. Il Complesso Bandistico dell’Istituto Comprensivo “G.
Nicotera” di Sambiase,
diretto dal Maestro Enzo
Minieri, ha dato l’avvio ai
festeggiamenti. Gli “onori
di casa” sono stati fatti dai
bambini dell’asilo che
hanno intonato l’inno italiano; a seguire, sono
intervenuti Mons. Vincenzo Rimedio, il quale ha
augurato alla cittadinanza
di trovare il coraggio di
aprire il cuore, e, in rappresentanza del Dirigente
scolastico Enrico Mascaro, l’insegnante Concetta
Bonaccurso. Karin Maria
Faistnauer Catanese, Presidente dell’Associazione,
ha poi raccontato perché e
come “Donne e Futuro” si
occupa da anni delle donne
zingare.
La
Coldiretti
Calabria, che sostiene da
tempo l’operato dell’Associazione “Donne e Futuro”,
rappresentata dal Vicedirettore Pietro Sirianni, ha
offerto due abeti che il
giardiniere Giovanni Gariano ha piantato subito nel
giardino dell’asilo, assieme ai ciclamini offerti
dall’Azienda dei Fratelli
Santacroce. I due alberi,
già simbolo della pace,
vogliono essere anche il
simbolo dei due popoli
diversi che possono stare
“insieme”, mantenendo la
propria autonomia. Popoli
finora separati da una
incomprensione reciproca, frutto di
paure ataviche: gli zingari da una parte e
i “cittadini”, “taliani” o “gagé”, come
veniamo chiamati dagli zingari, dall’altra. Il Direttore del CSV della provincia di
Catanzaro, Stefano Morena, ha presentato l’opuscolo informativo realizzato da
“Donne e Futuro” grazie al sostegno del
Centro Servizi. La Dirigente del III
Circolo Didattico Maria Miceli e la
Rabbina Barbara Aiello hanno salutato il
pubblico numeroso. La presenza
dell’Assessore alla Pubblica Istruzione
Milena Liotta, in rappresentanza
dell’Istituzione che ha concesso i locali
all’Associazione, ha inoltre voluto sottolineare la volontà di migliorare una situazione di anni di disagio. I ragazzi del
plesso “Donna Mazza“ del IX Circolo,
sotto la guida della maestra Natasha
Cretella, si sono esibiti nel canto:
“Siamo tutti fratelli nel mondo”. A con-
durre gli interventi è stata l’amica giornalista Maria Scaramuzzino.
Dopo i tanti discorsi, Lauretta Berlingieri
ha tagliato il nastro tricolore, tenuto dai
bambini piccoli, per aprire ufficialmente
la mostra. Mostra che racconta attraverso foto e disegni quella parte della realtà zigana che è totalmente sconosciuta
ai più: l’amore per i figli, il lavoro faticoso, la pulizia nelle case, la vena artistica,
la vita al campo …
Disegnando se stessi, i presenti, grandi
e piccoli, hanno preso parte alla realizzazione di un murales per riscoprire una
realtà oggi spesso dimenticata: “Siamo
tutti figli di Dio”.
I Dirigenti della Confcommercio,
Salvatore Cittadino e Michele Raffaele,
hanno infine offerto le crespelle preparate al momento da Angela Pontieri nel
suo stand nell’area antistante la scuola.
Hanno contribuito fattivamente alla riuscita della festa, in rappresentanza della comunità
zigana, Lauretta Berlingieri
con la nipotina Elisa,
Antonella
Bevilacqua,
Antonella Berlingieri, Rosa
Berlingieri con le figlie
Franca e Monica e la nipotina Valentina; inoltre il
Radio
Club
Lamezia
Terme, la Fondazione
Migrantes, la Confraternita
di Misericor-dia, i bambini
del III circolo “Don L.
Milani” e i ragazzi del I circolo Mag-giore Perri, della
Scuola Secondaria “Pietro
Ardito”, dell’IPSIA “Leonardo da Vinci” e del Liceo
“Tommaso Campanella” di
Lamezia Terme.
Un importante sostegno
per la riuscita della festa è
stato dato dal Centro
Servizi al Volontariato della
provincia di Catanzaro,
attraverso le operatrici
dello sportello di Lamezia
Terme Carmelinda Di
Benedetto,
Marialuisa
Mascaro, Maria Bombara.
Si ringraziano per le foto
Cinzia Pepi, Marcello
Rochira e Foto Pulice, e
per essere intervenute le
testate giornalistiche delle
televisioni VIVAVOCE Tv e
TEN Tv. I giornalisti e gli
operatori tv hanno dato
ampio risalto all’evento,
che è stato sicuramente
un altro passo in avanti
per far diventare Lamezia
Terme “Città di Dio”, come
aveva auspicato Mons. Vincenzo
Rimedio quando era Vescovo di
Lamezia Terme.
Associazione “Donne e Futuro”
Karin Maria Faistnauer Catanese
CSV M
14
angolo delle associazioni
“Da mamma a mamma”,
lo sportello dell’associazione
Acquamarina che
dal 15 dicembre
è ubicato al piano
terra del
presidio Pugliese
I
l progetto “Da Mamma
a Mamma” nasce dalla
consapevolezza della
straordinarietà dell’evento,
legato al diventare madre, per
la vita di una donna e di tutto
il suo nucleo familiare. Ci sono
situazioni in cui la maternità
può determinare un aumento
di quei problemi già esistenti (socioeconomici, abitativi, psicologici) che
possono anche portare, in casi estremi,
all’abbandono del bambino. Uno degli
scopi del progetto è quello di prestare
ascolto alle mamme, in situazione di
difficoltà, creando una rete solidale con
l’offerta di aiuti concreti. Non a caso
l’apertura dello sportello “Da mamma a
mamma” è attivo presso l’Azienda
Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di
Catanzaro perché questo è il luogo
dove, ogni anno, nascono duemila
bambini.
Per far conoscere il progetto sarà consegnata a tutte le neo-mamme una lettera, in cui saranno elencati gli aiuti che
si possono dare o ricevere, come corredini, carrozzine, box, pannolini e
quant’altro sia utile nella prima infanzia. Nella lettera, inoltre, sarà data notizia delle azioni di sostegno per favorire
l’allattamento al seno, della ginnastica
post-partum, della ginnastica dolce al
bambino e di un gruppo di automutuo-aiuto permanente tra mamme,
Ci sono situazioni
in cui la maternità può
determinare un aumento
di quei problemi
già esistenti che possono
anche portare, in casi
estremi, all’abbandono
del bambino.
che rientrano tra i servizi che
potranno essere richiesti.
Lo sportello sarà aperto, con
la presenza di un volontario,
nei giorni di martedì, giovedì e
venerdì dalle ore 15.00 alle ore
17.00. Per ricevere informazioni basta telefonare al numero
verde 800984461 ed al cellulare 340.1442698. Il centro raccolta, dove
poter donare tutto quanto si ritenga utile
per le mamme ed i bambini appartenenti a famiglie disagiate, si trova presso la
sede dell’associazione “Acquamarina”,
in via Bambinello Gesù, 14/C a
Catanzaro. Per la realizzazione del progetto, l’associazione “Acquamarina” si è
avvalsa della collaborazione, a vario
titolo, dell’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”, dell’Unità Operativa
Tutela Donna, Infanzia e Famiglia del
distretto n.1 ASP Catanzaro, della
Fondazione “Calabria Etica” e delle
associazioni di volontariato “Cittadinanzattiva” e “L’Acchiappasogni”.
La conclusione del progetto è prevista
per il mese di novembre del 2009, ma
tutti i partners coinvolti auspicano che
possa proseguire nel tempo, per continuare ad offrire aiuto e sostegno a
mamme, bambini e famiglie, durante il
percorso nascita.
Eleonora Rotella
Associazione Acquamarina
CSV M
15
Lorenzo Maria Di Napoli
vicepresidente Co.Ge Calabria
volontariato e terzo settore
C
hi ha promosso l’iniziativa
Il Volontariato e le fondazioni
di matrice bancaria, per fornire una risposta concreta alle emergenze
sociali del Meridione attraverso il
Volontariato e la Società civile. La
gestione dell’iniziativa è stata affidata ai
Comitati di gestione dei fondi speciali
per il Volontariato (COGE) ed ai Centri di
servizio per il Volontariato.
Il COGE regionale è l’ente chiamato, per
legge, ad a istituire i CSV, a ripartire e
ad attribuire loro i fondi di provenienza dalle fondazioni di matrice bancaria,
e, infine, a controllarne le attività e la
regolarità della gestione.
I CSV in Calabria sono istituzioni provinciali, espressione del Volontariato del territorio, “a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti,
con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività". Essi forniscono gratuitamente servizi alle ODV sotto forma di:
a) promozione del Volontariato;
b) consulenza amministrativa,
legale, fiscale, progettuale, ecc.;
c) formazione;
d) informazione e documentazione.
Le risorse a disposizione
Centro/Sud: 23 milioni di euro
(Sardegna compresa).
Calabria: 3.200.000 euro.
Provincia di Catanzaro: euro 302.313,50.
La destinazione
I Bandi sono destinati a sostenere le
progettualità sociali delle associazioni di
volontariato di otto regioni che presentano situazioni economico-sociali di
ritardo rispetto alla media italiana:
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
A differenza di altre misure analoghe,
come quelle previste dai bandi della
Fondazione per il Sud, questi bandi
sosterranno progetti di associazioni di
volontariato anche di piccola entità.
La finalità
Promuovere una migliore infrastrutturazione sociale nelle regioni interessate,
individuata come leva strategica per il
loro sviluppo, con la finalità di venire
incontro alle emergenze più impellenti di
ogni regione. L’utilizzo di tali risorse
dovrà contribuire a promuovere l’avvio
di un processo che possa procurare un
vero e proprio cambiamento.
I principi generali
I progetti dovranno favorire lo sviluppo
di reti stabili e strutturate, che facilitino:
Promemoria
propedeutico
alla lettura
del bando
di
perequazione
sociale
Lavorando insieme con
umiltà e con autentico
spirito di servizio,
si dovrà cercare
di esaltare e valorizzare
tutti i punti di forza...
a) il ruolo di advocacy del volontariato e
delle altre componenti del terzo settore;
b) la loro collaborazione con le istituzioni
pubbliche nella programmazione, pro
gettazione e valutazione dei servizi;
c) l’attuazione dei principi di solidarietà,
di sussidiarietà orizzontale e circolare.
I progetti mirano a favorire lo sviluppo di
servizi e sistemi che affrontino in maniera strutturale le aree di criticità sociale
dei territori e delle comunità interessate.
Le novità
Il Volontariato delle suddette regioni
centro/meridionali - attraverso l’utilizzo
di un flusso di risorse (i c.d. fondi perequativi messi a disposizione dalle
Fondazioni di origine bancaria, in parte
ad integrazione dei fondi speciali ex art.
15 L. 266/91 e in parte finalizzate al
sostegno diretto dei progetti delle ODV)
- si rende promotore di tutta una serie
di opportunità per il territorio, interpre-
tando un nuovo modo di pensare e di
operare. Tra le novità più significative:
a) opportunità per il territorio: scaturite
da una attenta analisi dei bisogni che
ha tenuto conto di tutti gli studi aggiornati dei vari enti (POR Calabria,
bozza di Piano Regionale dei servizi
sociali, Documento Strategico Regionale – DSR, Ricerche realizzate dai
CSV Calabresi sul volontariato del ter
ritorio, Dati ISTAT 2008. Rapporto Nazionale sulle strategie per la Protezione sociale e l’inclusione 2006/2008);
b) sinergie: il Volontariato si propone con
gli altri attori del sistema, uscendo da
schemi che spesso sono stati autoreferenziali;
c) procedure: molto attente in termini di
assistenza, trasparenza e garanzia,
ecc. Nella Commissione di valutazione dei progetti non faranno parte
esponenti dei CSV provinciali, né del
COGE regionale.
L’occasione è importante per l’entità
delle cifre a disposizione che, peraltro,
si riferiscono a due annualità (2007 e
2008); la progettazione sociale si ripeterà successivamente anno per anno ma,
ovviamente, per importi più contenuti.
La sfida
La realtà attuale fornisce agli organismi
del volontariato ulteriori mezzi finanziari
per autopromuoversi e gestirsi, facendo
leva sulla propria capacità di idee e di
organizzazione.
È questo un fatto importante, un test di
capacità di sempre maggiore rilevanza
che, però, deve tener conto dei:
• punti di forza: capacità di idee e di fare
rete, le novità di cui sopra, la disponibilità dei fondi, il supporto e l’organizzazione dei CSV nonché dei loro coordinamenti (regionale e nazionale), l’attività di
garanzia del COGE
• punti di debolezza: informazione incompleta, non collaborazione, diffidenza,
ricorso al compromesso, personalismi.
Negatività, queste, che potrebbero essere
imputabili a tutti i protagonisti del sistema.
Lavorando insieme con umiltà e con
autentico spirito di servizio, si dovrà
cercare di esaltare e valorizzare tutti i
punti di forza e, nel contempo, superare
gli eventuali limiti rappresentati dai punti
di debolezza, considerandoli aree di
miglioramento da perseguire con tutte le
forze, se si hanno davvero a cuore gli
interessi della propria regione.
CSV M
16
Benedetta Garofalo
Addetta stampa CSV Catanzaro
interviste
Il terzo settore e
la questione
meridionale
S
calea - La formazione di quadri
per il Terzo Settore rappresenta
una grande scommessa per il
Meridione d’Italia. Il Terzo Settore, infatti, svolge una parte importante nel processo di “risalita” economica e sociale
dell’intero Sud, che ancora paga le conseguenze di una politica poco rappresentativa a livello nazionale: ma la crescita è a portata di mano, e parte dalla
formazione. Ne è convinto il consulente
di CSVnet Guido Memo, il quale - nel
corso della seconda giornata del primo
seminario
interregionale
per
la
Formazione dei Quadri del Terzo Settore
del Meridione tenutosi il 14, 15 e 16
novembre a Scalea – ha reso un’intervista a noi del “CSV Magazine”, soffermandosi
sull’importanza
della
Fondazione per il Sud.
“Con la costituzione della Fondazione
per il Sud, voluta dal CSV.net e dall’associazione delle casse di
risparmio italiane, e in particolare del suo presidente
Giuseppe Guzzetti, si è cercato di risolvere il contenzioso
che era sorto con la destinazione dei fondi ai Centri di
Servizio – ha chiarito MemoLa legge 266/91, secondo la
quale un quindicesimo dei
proventi delle fondazioni bancarie devono essere destinate
ai Centri di Servizio, fu oggetto di ricorso da parte delle
stesse fondazioni e delle
Regioni, che non accettavano
il fatto che venisse affidato
allo stesso volontariato la
gestione del servizio. Le
Province autonome di Trento
e Bolzano, unitamente alla
regione Lombardia, rivendicavano la suddetta gestione,
mentre le fondazioni si rifiutavano di mettere mano ai
finanziamenti. Infine, con tre
diverse pronunce, la Corte
Costituzionale ha dato torto
sia alle Regioni che alle fon-
A margine del primo
seminario interregionale per la
Formazione dei
Quadri del Terzo
Settore del Meridione,
Guido Memo del
CSVnet si sofferma
sul ruolo che il TS
ricopre per il rilancio
del Sud
Guido Memo, consulente di CSVnet
dazioni, stabilendo che la questione
dovesse essere demandata allo Stato
(attraverso lo strumento del decreto, in
questo caso), in quanto il far volontariato rappresenta un diritto fondamentale
del cittadino che deve essere parimenti
goduto in tutte le parti d’Italia, e non
solo nelle regioni che hanno a disposizione le fondazioni di origine bancaria.
La pronuncia della Corte, datata 1992, è
rimasta praticamente non attuata fino al
2005, nonostante una parte delle organizzazioni di volontariato nazionali la
richiedesse con forza: e se siamo riusciti a far decollare i Centri di Servizio al
Sud, anche se molto dopo rispetto a
quelli del Nord (mentre i primi CSV risalgono al 1997, in Campania il Centro di
Servizi è stato istituito solo nel 2005),
abbiamo dovuto attendere il voto parlamentare per vincere la battaglia contro
le fondazioni che non volevano dare
soldi al volontariato, e così
raggiungere un accordo con il
presidente dell’associazione
delle casse di risparmio
Guzzetti. Con quell’accordo ha
tratto origine la Fondazione
per il Sud e, conseguentemente, si è provveduto a reperire i
fondi per i Centri di Servizio,
che altrimenti sarebbero stati
scarsissimi: basti pensare che
per i Centri di Servizio della
Campania l’assegnazione annua pro-capite era di 0,25
euro, mentre per la Val D’Aosta
era pari a 4,5 euro…”
…Proprio per rendere equa la
distribuzione delle risorse tra i
Centri di Servizio si è pensato
ai fondi perequativi: “Se non
facciamo in modo che la previsione dei fondi di perequazione sia contenuta in una legge,
diventa complicato farli durare
nel tempo. Con l’associazione
delle casse di risparmio abbiamo siglato, infatti, un accordo
di carattere privato che vincolava la stessa associazione, la
CSV M
17
interviste
Consulta del Comitato di Gestione e le
rappresentanze del volontariato attraverso la Consulta nazionale del volontariato, la Convol (che è la rete delle federazioni nazionali di volontariato di area
prevalentemente cattolica) ed il Forum
nazionale del Terzo Settore. Con l’accordo stabilimmo che tutta quella massa di
denaro - accantonata a seguito del contenzioso con le casse di risparmio e pari
a 240 milioni di euro – unitamente ad un
ulteriore contributo che veniva dato ai
Centri di Servizio per due annualità, servisse a costituire la Fondazione per il
Sud e a ricavare i fondi di perequazione.
A quel punto noi chiedemmo che, nel
processo
di
costituzione
della
Fondazione, una parte dei fondi venisse
destinata alla formazione dei quadri del
Terzo Settore nel Meridione: cinquecentomila euro furono destinati a questo
progetto, e da lì prese avvio questa attività”… Un progetto praticamente elaborato dalle organizzazioni del Terzo
Settore e rivolto alle sei regioni di competenza della Fondazione per il Sud:
Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia,
Sardegna e Campania. “Non abbiamo
però compreso come mai al progetto sia
stato levato il 10% dei finanziamenti,
visto che questi soldi non sono stati
assegnati a nessun altro – ha proseguito
Memo – Quattrocentocinquantamila
euro - a cui vanno aggiunti centosettantamila euro (in forza lavoro, naturalmente) di cofinanziamento da parte dei
Centri di Servizio - possono sembrare tanti, ma non sono bastati
ad evitare i problemi di funzionamento del progetto stesso. Ecco
perché è necessario puntare ad
una formazione politica che sia
attenta al ruolo che questo settore può svolgere nello sviluppo
delle regioni meridionali: la crescita delle associazioni di volontariato, di promozione sociale e
delle cooperative sociali del Sud
è stata, infatti, negli ultimi anni
alquanto tumultuosa, e se quantitativamente il Terzo Settore ha
recuperato il divario con il Nord,
nei fatti non ha ancora preso
coscienza del proprio compito in
questo contesto”. Da un punto di
vista culturale, soprattutto: “La formazione serve a infondere la consapevolezza di perseguire un obiettivo comune, e
così di “fare rete” tra le associazioni.
Pertanto, i seminari interregionali – a
Scalea si è tenuto il primo, a settembre
dell’anno prossimo si terrà l’ultimo –
tendono a mettere al centro della
discussione una serie di argomentazioni,
prima fra tutte la questione meridionale
di cui ormai nessuno parla più, perché
...i trasferimenti
permanenti al Nord
sono circa 220mila
l’anno: ma mentre
allora erano i
contadini ad
emigrare, adesso
è la gente
più qualificata
a fare le valigie...
“ingabbiata” nel concetto della criminalità organizzata, dell’assistenzialismo e
dello spreco di soldi”…. La scarsa rappresentatività a livello nazionale contribuisce, poi, a penalizzare il Sud:
“Durante la Prima Repubblica il Sud era
adeguatamente rappresentato; ma dalla
fine degli anni Ottanta (contestualmente
è avvenuta la rivendicazione di risorse
da parte del Nord del Paese) la questione meridionale vive una fase di oscuramento. È indubbio che in quegli anni le
politiche assistenziali abbiano fatto
affluire risorse ai soggetti sbagliati, tuttavia il problema del Sud è ancora irrisol-
to, e la differenza con il Nord è rimasta
pressoché identica. Tant’è che l’emigrazione per motivi di lavoro è ripresa ai
livelli degli anni Sessanta, ed i trasferimenti permanenti al Nord sono circa
220mila l’anno: ma mentre allora erano i
contadini ad emigrare, adesso è la gente
più qualificata a fare le valigie”. … E al
momento in cui gli chiediamo se anche
il mondo del volontariato rispecchia
l’andamento generale della divisione del
lavoro (in base al quale i meridionali primeggiano nel settore della pubblica
amministrazione, mentre quelli del Nord
sono più specializzati nelle attività economico-finanziarie), Guido Memo stringe le spalle: “Per rispondere a questo
quesito bisognerebbe indagare su cosa
è oggi il volontariato al Sud – prosegueSecondo i dati in nostro possesso il
volontariato è cresciuto molto in questa
zona del Paese, pur essendo le associazioni più piccole rispetto a quelle del
Nord ed il numero dei dipendenti minore, mentre quello dei religiosi e dei
ragazzi del servizio civile coinvolti è del
doppio rispetto alla media nazionale. Di
sicuro, con l’eccezione della Basilicata e
della Sardegna, le organizzazioni del
Sud sono circa il 20% di quelle operanti
in tutta Italia: il numero dei volontari
segue tale andamento, ma quello dei
dipendenti scende al 9%. Confido
molto, tuttavia, nella portata innovativa
del volontariato e di tutto il Terzo Settore
del Sud che non agisce a fini di lucro e
si ispira al principio di cittadinanza attiva: i tre milioni e duecentomila operatori del non profit ed i seicentoottantamila
volontari delle associazioni iscritte nel
registro – secondo quanto risulta dall’ultimo censimento del ’99 – fanno ben
sperare per il futuro del Paese. È solo
un’organizzazione non avente fini di
lucro, infatti, che può prendersi cura dei
problemi della comunità: ciò vale anche
per la cooperazione, dato che è il raggiungimento del fine sociale ed
istituzionale dell’ente e non il
guadagno il suo principale obiettivo. Il “disinteresse” economico
permette, dunque, al mondo del
non profit di affiancare le istituzioni pubbliche per il bene dell’intera collettività. Ma, per rappresentare un elemento di equilibrio, il Terzo Settore deve acquistare consapevolezza di questi
processi”… Il fatto che nel seminario interregionale sia stata data
centralità alla questione meridionale è già di per sé una grande
soddisfazione per Guido Memo:
“Certo, si tratta di un lungo percorso - durante il quale tratteremo anche il rapporto con le istituzioni e la situazione del Mediterraneo
in generale, il problema della legalità e
dello sviluppo locale - intanto, però,
abbiamo tenuto accesi i riflettori sulla
“questione meridionale” che è ancora
irrisolta. E questo è, a mio avviso, un
grosso risultato”.
CSV M 18
punti di vista
Antropologia e nuovi Media,
a un passo
dall’in-felicità
N
ella civiltà dell’immagine i
“nuovi
media”,
quali
Internet, messaggerie, spot
pubblicitari, mi sembrano molto più
“pervasivi” che comprensivi.
Evidentemente la comprensione è un
concetto molto relativo, che dovrebbe collegare tra loro la realtà e la progettualità dei giovani. Il lato negativo
lo vedo dalle reazioni che i nuovi
media provocano quotidianamente
sui nostri figli ed alunni, quando arrivano nei “luoghi educativi”, dove alcuni di
noi ancora li aspettano, per offrire loro
qualcosa di valore, che non sia soltanto l’ultimo CD richiesto, oppure qualche concessione scolastica: due delle
più comuni merci di scambio tra le
generazioni, “comunicanti per baratto” fra beni di consumo, omissioni e
promesse disattese.
Loro arrivano, piuttosto “caricati”, cercando sempre qualcosa di diverso da
ciò che siamo disposti a dargli; usano
parole spesso offensive e gestualità
“televisive” oppure accendono musica,
la più sgradevole e scanzonata, a tutto
volume.
A volte, per prendere tempo sulle possibili strategie di persuasione, mi limito a
sorridere e replico che, alla loro età, noi
avevamo un orario tassativo per la
scuola ed uno prestabilito per la TV,
davanti alla quale tutti insieme commentavamo i programmi. Il telefono
fisso (perché fissato al muro) richiedeva
una specie di training della corretta
comunicazione, infranta la quale potevano persino sorgere problemi nei rapporti sociali tra gli interlocutori.
Oggi si tratta di MMS, SMS e qualcos’altro che nascerà mentre scrivo, a
grande velocità ed a dimensione, più
che sociale, “tribale”... della serie:
“Amò nun ce sei … peggio pe’ te... Ciò
2Pa cm mongolfiè...” Uscendo da questa particolare formula giovanile, codificata in modo analogico, nonché meta-
foricamente volgare, andiamo ad osservare altri tipi di “palinsesto”: i programmi della rete TV ed i motori di ricerca
Network.
La prima impressione, cui si fa necessariamente l’abitudine, è di “spaesamento”. Trovarsi all’improvviso in una terra
di enorme transito, priva di segnaletica
e dominata dalla babele dei linguaggi.
La prima impressione,
cui si fa
necessariamente
l’abitudine, è di
“spaesamento”.
Trovarsi all’improvviso
in una terra di enorme
transito, priva di
segnaletica e
dominata dalla babele
dei linguaggi.
Ciò dipende in gran parte dalle capacità
dell’utente di sapersi districare nel selezionare il mondo, saturo e variegato,
spesso ridondante, dell’informazione, in
particolar modo quella animata da
modalità accattivanti e spettacolari.
Sarebbe davvero importante imparare a
selezionare ciò che si introduce nelle
nostre case, nelle nostre scuole, nei
nostri uffici e luoghi di lavoro. Infatti il
materiale “importato”
introduce
anche scorie, ciò che influisce in
modo incontrollabile sulla nostra psiche e persino sulla nostra sensibilità
umana e sociale. Per questo, mi sembra di riconoscere una delle necessità
odierne del fruitore della comunicazione, cioè ogni individuo e cittadino,
come quella di frequentare attività
orientative sulla Comunicazione verbale e non verbale, in modo da poter
acquisire idonei strumenti di fruizione,
nonché di difesa da plagio, spanning ed
invasività dei media; attività che siano
momenti di formazione personale, ma
anche collettiva. È vero che i nuovi
media non sono gli unici responsabili
della nostra infelicità, perciò non vanno
demonizzati, ma osservati senza veli
sugli occhi, intesi nel giusto verso e
“decodificati”. Secondo attenti intellettuali e studiosi, tra cui Popper (Cattiva
maestra Televisione 1994) e il mio datato, ancora stimatissimo, professore,
Tullio De Mauro (Scrittura e nuovi
media, 2004), i programmi televisivi
esercitano spesso un potere incontrollato sugli spettatori, specie se giovani,
annichilendo la loro sensibilità ed introducendo semi di violenza nei loro animi.
Per rivolgere la cosa sotto un profilo
socio-antropologico, vorrei affermare
che i nuovi media sono emblematici
di vere e proprie “carenze culturali”,
come la vita di seconda mano delle
fiction e delle “false fratellanze”, dai
titoli attraenti e non congruenti. Vi
sono programmi che riescono subdolamente a rimpiazzare, mediante
“serial” di carattere sado-poliziesco o
avventuroso-necrofilo, i contenuti che
sarebbero più adatti a persone mentalmente sane, o stanchi lavoratori che la
sera vorrebbero rilassarsi, in un clima
sereno, con i propri familiari, a giovani
in età formativa. Ognuno di questi
palinsesti occupa il posto dei “sape-
CSV M 19
punti di vista
ri perduti”, di quelli ridotti a “brandelli
di un patrimonio dell’umanità” che
viene meno: nel caso specifico, ad
opera della televisione, che, nell’ambito
del fenomeno di globalizzazione delle
conoscenze, domina il panorama delle
realtà, o delle irrealtà, conoscibili, in una
continua fluttuazione tra realtà e finzione. La civiltà dell’immagine impone,
dati anche i tempi stretti a disposizione,
una maggiore quantità di visualizzazione che di lettura, o di scrittura. Prevale
quindi la comunicazione visuale corredata di spot surreali ed icone del
plagio, affiancati da asserzioni verbali
di tipo “didascalico” le quali, oltre a
provenire da fonti poco accreditate,
definite “opinionismo”, risultano demagogiche, persino imperiose sui diversi
“settori” emblematici della comunicazione quali le stesse istituzioni ed agenzie educative per la cittadinanza.
Quest’ultima è ormai un termine privo di
senso, confinato in un ruolo di mediocrità, se non di nulla rilevanza, in quanto pubblico o spettatore di massa,
“reduce della guerra dei miti incivili”,
popolo indistinto, da dominare ed
utilizzare nell’ambito dei palinsesti.
Quella attuale è, evidentemente, una
cultura in cui tutto è strumentale: a buon
titolo Sartori parla di post-pensiero.
Senza indurre il pubblico verso inutili
catastrofismi, che ci ricordano una tesi
evolutiva doverosamente superata, non
possiamo che sollecitare il recupero di
quella dignità del pensiero, che distingue l’uomo dagli animali, non per
disprezzarli, ma per vantare quella consapevolezza “retrospettiva” che, fin
dalla scuola Boasiana di Cultura e personalità, è riconosciuta come caratteristica dell’essere umano. È possibile
dirottare questa (sotto)-cultura, così
come nella metafora Platonica della
seconda navigazione? Siamo in grado
di navigare autonomamente, invertendo
la rotta, seguendo le coordinate del proprio intendimento? Sarebbe questa, a
mio modesto parere, la premessa della
libertà di pensiero, anche nel “pensiero
complesso”.
Un pensiero che dovrà essere non soltanto mobile, ma anche assertivo e
sicuro di sé: a me sembra che sia proprio questa certezza a mancare, mentre
prevalgono molti dubbi epocali.
Anzitutto i dubbi e le incertezze sull’identità degli individui, in qualità di
persone senzienti e parlanti, nonchè in
qualità di cittadini dotati di spirito critico e delle risorse più opportune per
trasferirlo nella prassi. Solo utilizzando
l’intelligenza emotiva e le doti della
La civiltà dell’immagine
impone, dati anche i
tempi stretti a
disposizione,
una maggiore quantità
di visualizzazione che
di lettura, o di scrittura.
Prevale quindi la
comunicazione visuale
corredata di spot
surreali ed
icone del plagio
creatività soggettiva, si può riuscire
ad essere presenti e critici, ad esorcizzare il potere, oggi vigente a tutti i livelli della società, che è società dell’informazione tanto quanto dell’inflazione,
omicida dei sentimenti umani più
autentici, quelli che legano, anziché
disgregare.
Non vorrei cadere in facili moralismi,
però oggi più che mai, servirebbe un’etica della comunicazione, che è, sostanzialmente, anche un’etica della felicità
mancata. Mi spiego meglio. Credo che,
solo imparando ad esercitare la mente,
L’eterna speranza del
genere umano non è soltanto quella di sopravvivere, ma di vivere felice.
Purtroppo, come aveva
bene inteso Seneca,
“Tutti vogliono vivere
felici, ma non vedono
con chiarezza cosa
renda la vita felice”.
ad utilizzare delle appropriate “strategie
anti-potere”, ci potremo sottrarre alla
soggezione ai media. Riusciremo mai a
“smettere il vizio della società consumistica”, che consuma anche noi?
L’eterna speranza del genere umano
non è soltanto quella di sopravvivere,
ma di vivere felice. Purtroppo, come
aveva bene inteso Seneca, “Tutti vogliono vivere felici, ma non vedono con
chiarezza cosa renda la vita felice”.
Lascio a voi riflettere. Aggiungo solo un
mio pensiero rivolto a chi educa i giovanissimi, più indifesi che mai: è plausibile
“Vedere di meno per intendere di più”?
Questa domanda mi è stata suggerita
dal pregevole testo di Antonio Faeti che
mi riporta alla mia formazione un pò
“rodariana”.
Faeti, noto letterato esperto di educazione all’immagine, rammenta che, storicamente, in tempi non sospetti, tornano a galla le vestigia di un potere dittatoriale, invasivo tanto quanto “mediatico
ante-litteram”. E’ questa una tematica
pericolosamente incombente anche
sulla società di oggi. Il suggerimento
che riesco a cogliere, perdonatemi se
ho frainteso, è che la vera cecità non sia
quella di chi nasce orbo, se un’oscura
opera di carità gli ha risparmiato le brutture; la vera cecità sarebbe quella di chi
è costretto a vedere ciò che viene indotto nella sua mente dal potere costituito,
in forma mediatica, ovvero attraverso
strategie di indottrinamento e di persuasione, talora occulta.
Non è questa la sede in cui augurarsi di
scagionare il ritorno di “spauracchi” ben
noti per l’oscuramento della felicità
umana, ovvero il pericolo di un regime,
sottilmente pronto a reiterare fenomeni
di predominio e di violenza.
È però il caso di afferrare per la coda il
desiderio di felicità, di prodigarsi per
prevenire gli antefatti di ogni forma di
potere, specialmente se questo preferisce agire attraverso i media dimostrando quanto la massa sia ignorante.
La violenza psicologica è, oltre che
quella fisica, la peggiore minaccia per
un progetto di vita felice, a favore di chi
esercita il proprio potere politico-mediatico, a danno di uno dei diritti fondamentali dell’umanità: la libertà di pensiero, di espressione, di comunicazione.
Milena Manili
[email protected]
347.7850738
1) Antonio Faet.i. Mass media and children .
Edizione italiana: Cinema, mass media, fumetti,
educazione. Introduzione: L’occhio dl guercio. Pag.
6. Ediz. Dedalo 1983
CSV M 20
Carla Cosco
Referente Area Promozione CSV Catanzaro
promozione
L’impegno dell’Area Promozione
per la ricerca di volontari e la
diffusione dei valori della
solidarietà nelle scuole
C’
è chi lo chiama “people raising”, chi “reclutamento”,
chi “ricerca”.
Qualunque sia il nome che gli si vuole
dare, la realtà è che gran parte delle
Associazioni di Volontariato si trovano
ad un certo punto della loro storia di
fronte alla necessità di trovare dei volontari o di motivare quelli preesistenti o di
impegnare persone che intendono prestare la loro opera volontaria.
Indipendentemente dal tipo di domanda
cui la singola Associazione cerca di dare
risposta, o dal bisogno cui tenta di dare
sollievo, le problematiche che la gran
parte delle suddette associazioni si trovano ad affrontare sono pressoché
somiglianti, aldilà della latitudine e della
longitudine.
Il problema dei “volontari” è stato posto
dalle Associazioni stesse, e per rispondere a questa loro richiesta era stato
realizzato, nell’ambito della programmazione 2008 dell’Area Formazione del
Centro Servizi, un percorso formativo
per il People Raising. Il prof. Melandri ha
posto le basi per una ricerca di nuovi
volontari che non fosse più dettata dal
caso, ma programmata e sistematizzata, al fine di essere mirata e, quindi, più
efficace.
Il Reclutamento di nuovi volontari può
agire come regolatore di nuovi sistemi di
reciprocità e può essere considerato
come una forma evoluta di azione
volontaria di aiuto tra soggetti paritari.
L’obiettivo è quello di ricostruire una
rete di solidarietà tra persone e offrire
una soluzione alle necessità derivanti
dalle piccole esigenze della vita quotidiana, che il mercato non considera e la
cui soddisfazione può essere impossibile o implica enormi difficoltà organizzative. L’intento è soprattutto quello di riu-
Il Reclutamento di
nuovi volontari può
agire come regolatore
di nuovi sistemi di
reciprocità e può essere
considerato come una
forma evoluta di azione
volontaria di aiuto tra
soggetti paritari.
scire a creare un clima positivo e sviluppare una sensibilità tra i cittadini in merito al valore sociale del proprio tempo.
Il reclutamento di nuovi volontari intende soddisfare contemporaneamente
due bisogni: quello delle associazioni
che richiedono la presenza di nuovi
componenti da una parte; e dall’altra
quello del cittadino che avverte l’esigenza di offrire il proprio aiuto e sostegno a
chi ne può avere bisogno.
Il principio su cui si fonda il modello
applicato è quello secondo cui meno
causale è la ricerca, più sarà efficace. La
ricerca del volontario non vuol dire chiedere ad una amico se può “farmi un
favore” o se conosce qualcuno che
possa farlo. Vuol dire individuare di chi
ho bisogno, che caratteristiche deve
avere e dove lo posso trovare. La ricerca giusta avrà come conseguenza una
più alta percentuale di possibilità di trovare persone con un livello motivazionale elevato, anche in virtù del fatto che si
troveranno a svolgere mansioni coerenti con le loro competenze o ad acquisire
competenze nuove, ma che sono di loro
interesse. L’aspetto motivazionale è un
fattore da cui è difficile prescindere, che
guida e determina il nostro agire quotidiano.
Unendo tutti questi elementi è nata
l’idea di mettere a disposizione delle
OdV un servizio che le sostenga in percorsi di ricerca di nuovi volontari. La
metodologia è quella del laboratorio
sperimentale, del project work. Si passa
dall’analisi del contesto (e dell’Associazione nello specifico) ad una verifica dei
bisogni dell’OdV, alla definizione del
profilo del volontario ricercato, alla pianificazione di un percorso di ricerca.
Prima dell’estate si è costituito il primo
gruppo di lavoro, composto da sette
Associazioni, che hanno dato via a questa attività sperimentale all’interno del
CSV di Catanzaro.
Grande è stato l’entusiasmo delle
Associazioni partecipanti e molto interessante è risultato lo scambio di informazioni, idee e collaborazione che è
scaturito dagli incontri.
La prima richiesta è stata quella di abolire il termine “People raising”, e così di
adottare la traduzione italiana, e più
comprensibile, “Ricerca dei volontari”.
La comprensibilità del percorso è un fattore fondamentale, e si comincia dall’utilizzo di un vocabolario condiviso.
Sono stati realizzati quattro incontri di
gruppo, durante i quali, mediante l’utilizzo di apposite schede, è stato possibile
effettuare un’analisi del problema e definire in maniera chiara gli obiettivi. La
collaborazione e lo scambio di informazioni e di idee, che hanno caratterizzato
gli incontri di gruppo, hanno dato, a chi
li conduceva, la sensazione di un arricchimento reciproco, mentre il dialogo ed
il confronto si sono rivelati strumenti
CSV M 21
promozione
utili a favorire la crescita culturale, a
creare e consolidare reti di solidarietà e
di opportunità.
Il percorso procederà con incontri con le
singole Associazioni, al fine di lavorare
sui bisogni specifici e pervenire alla
strutturazione di una vera e propria
campagna per la ricerca dei volontari,
che consisterà nell’individuare il messaggio adeguato alle esigenze specifiche dell’Associazione di volontariato
richiedente, e i modi e i mezzi attraverso
cui veicolarlo.
In considerazione dei risvolti positivi che
questo primo momento sperimentale ha
avuto, il supporto per la ricerca di nuovi
volontari diventa un servizio a disposizione di qualsiasi OdV ne faccia richiesta.
Il primo passaggio consisterà nell’analisi della situazione pregressa, per realizzare poi una valutazione della situazione
attuale e pianificare, quindi, un piano di
intervento per il futuro.
Attraverso il sito e gli strumenti a disposizione del CSV, tale opportunità sarà
continuativamente portata all’attenzione
delle OdV
I giovani di nuovo
protagonisti
L’area Promozione si fa portavoce dei
valori del volontariato soprattutto tra i
giovani. È infatti su di loro che si costruisce il futuro, e si inizia da oggi.
I giovani, persone sensibili e curiose,
sono i protagonisti del futuro e la speranza del domani, ma le loro capacità e
attitudini vanno scoperte e stimolate,
altrimenti si corre il rischio che questo
patrimonio si disperda.
La scelta di lavorare con i ragazzi nasce
dall'intento di stimolare in loro delle
riflessioni sul disagio sociale, sul bisogno, sulle difficoltà che vive chi è meno
fortunato di noi, così come sull'ambiente e la sua tutela.
Le Scuole rappresentano il luogo ideale
dove sviluppare un reale ed autentico
interesse verso l’educazione dei giovani
alla cittadinanza democratica ed alla
solidarietà. Promuovere la progettualità
Il mondo della scuola si
fa promotore, insieme al
Centro Servizi, dei valori
della solidarietà e della
gratuità, coinvolgendo i
propri studenti in iniziative solidali a favore di
anziani, disabili, ammalati, di chi vive situazioni
di disagio...
ed il protagonismo giovanile significa
dare spazi di ascolto e di partecipazione
ai giovani, e favorire una maggiore comprensione e valorizzazione di questa
progettualità da parte del mondo adulto
e delle istituzioni.
Tutto ciò potrà anche rendere possibile
il collegamento e la promozione di uno
scambio fra la scuola e le Associazioni
di Volontariato, con la possibilità di
creare un legame tra lo studio e l’azione
civica.
Il mondo della scuola si fa promotore,
insieme al Centro Servizi, dei valori della
solidarietà e della gratuità, coinvolgendo i propri studenti in iniziative solidali a
favore di anziani, disabili, ammalati, di
chi vive situazioni di disagio, dell’ambiente.
È al via, infatti, il progetto Scuola e
volontariato, che quest’anno raddoppia.
Oltre a progetti portati avanti durante
l’anno scolastico dagli studenti della
scuola secondaria di Primo Grado, in
quest’ultima edizione anche i ragazzi
che frequentano la scuola secondaria di
Secondo Grado si ritroveranno coinvolti.
Si tratta di iniziative finalizzate alla sensibilizzazione dei giovani rispetto a
tematiche sociali, al fine di promuovere
in loro un senso civico concreto e attuale. Sperimentarsi nei diversi campi può
essere un modo per scoprire non solo il
mondo intorno, ma anche se stessi, ed
individuare così le sfere in cui potersi
esprimere al meglio.
Gli alunni delle scuole medie, impegnati
nel percorso dal titolo “Giovani e
Volontariato anno 2008/2009”, racconteranno le loro esperienze o le loro idee
rispetto al volontariato nella forma del
racconto, della poesia, della rassegna
fotografica, del filmato, o in qualunque
altro modo la fantasia e la creatività
vogliano esprimersi. L’obiettivo è consentire ai ragazzi di acquisire una cultura, quella del volontariato, come stile di
vita, comprendere il senso più profondo
del volontariato, che non è una “cosa da
grandi”, ma può partire da loro e può iniziare con piccoli gesti, che fanno parte
della nostra quotidianità.
Gli studenti degli Istituti secondari di II
grado, impegnati nell’iniziativa dal titolo
“Scuola solidale 2008/2009”, dovranno,
invece, individuare un’Associazione presente nel territorio di appartenenza e
supportare i volontari, durante l’intero
anno scolastico, nel portare avanti le
attività in cui sono impegnati. A fine
anno scolastico l’esperienza maturata
dovrà concretizzarsi in una iniziativa
solidale scelta e realizzata dai ragazzi.
Verrà stimolato il coinvolgimento dei
giovani in iniziative su tematiche attinenti il mondo del volontariato, stimolando
l’autoconoscenza e la sperimentazione
attiva di realtà diverse. Questa modalità
di intervento, che passa attraverso la
partecipazione attiva, consente di stimolare il pensiero autonomo e critico
rispetto alle tematiche proposte.
Lo scopo è duplice: consentire ai giovani di elaborare una propria idea di
“volontariato” mediante la sperimentazione attiva e diretta; risvegliare la sensibilità verso i valori e l’umanità di cui la
cultura del volontariato è portavoce.
L’intento è quello di sensibilizzare i giovani al volontariato ed al suo significato
sociale, di promuovere percorsi di impegno civile da parte dei giovani, di sollecitare la partecipazione degli studenti per
consentire ai giovani di imparare dal fare.
Queste iniziative potrebbero anche facilitare la costituzione di reti di solidarietà,
supportando le Associazioni di
Volontariato nell’incontro, non sempre
facile, con il mondo della scuola e con i
giovani. Proprio dalla scuola, inoltre,
possono ricavarsi quei rinforzi significativi che, grazie al contributo determinante offerto dai giovani, si trasformano in
concreti strumenti educativi.
CSV M 22
Maria Cittadino
Referente Area Formazione CSV Catanzaro
è Natale
Gratuità:
“Volere che
l’altro sia”.
Il miracolo
di Natale
L
a lezione “La ragione della carità: volere che l’altro sia” promossa dalla Fondazione per la
Sussidiarietà e tenuta da don Stefano
Alberto, che ho avuto la fortuna di frequentare, mi ha sollecitato ad un lavoro
che “non mi lascia tranquilla”, perché mi
richiama ad un rapporto responsabile
con la realtà, che ora provo a comunicare in un periodo prossimo al Natale.
Senza un’apertura della ragione, intesa
come esigenza di significato ... parlare
di gratuità sarebbe una beffa e volere
che l’”altro sia”, sarebbe al contrario un
tentativo di rendere l’altro uguale a me.
Eppure la carità è alla radice di una
risposta al bisogno. Ma che percorso
deve fare la ragione nel momento in cui
si imbatte nel presente della persona,
specifico, tremendamente concreto,
perché l’io di ognuno di noi arrivi a un
gesto che ha come ragione volere che
l’”altro sia”? Arrivare alla risposta è
alquanto arduo, poiché viviamo in un
mondo in cui tutto tende a liberarsi della
ragione e dai suoi vincoli logici, del suo
rapporto essenziale con la realtà.
L’emblema di questo è la cosiddetta tolleranza in cui l’agire sociale, l’altruismo,
è ultimamente accolto, a patto che si
rinunci a porre domande, le domande
che stanno alla radice del nostro essere.
La società tollerante, rimanendo sempre
al livello di uno scambio di opinioni relative, si situa sempre dalla parte delle
posizioni meno disturbanti per l’equilibrio consensuale che essa pretende di
È da reali gesti
gratuiti che
nascono le
opere:
“ospedali,
scuole,
interventi di
assistenza.
mantenere. In questo clima culturale di
dominio totalitaristico della tolleranza,
si rischia che chi compie gesti di gratuità viene collocato tra quelli che “fanno
del bene”. A fare del bene non si sbaglia
mai, in un certo senso appaga, si ha il
consenso sociale, ma nello stesso
tempo può avvenire la riduzione più
pericolosa, la rinuncia non solo a qualunque istanza religiosa, ma la rinuncia
radicale all’uso della ragione, intesa
come esigenza originale di un significato. Se quello che io faccio, se quello che
io vivo non serve a me, il mio fare sarà
una forma terribile di alienazione.
Perché il mio fare serva a me deve essere incremento alla mia umanità, innanzitutto nell’uso appassionato della ragione e quindi riconoscere: “ non c’erava-
mo e adesso ci siamo, perciò l’esserci,
cioè il vivere, l’esistere, il muoversi, è
partecipare a qualcosa d’altro. ... non
c’è nessuna verità più evidente di questa: che in ogni istante della mia vita non
ci facciamo da noi stessi. ...La radice
della gratuità sta tutta qui, proprio perché nulla è nostro....La prima sfida per
la nostra ragione è accorgersi di questo
dato. Senza questo “allargamento della
ragione”, questa eco di un’altra realtà
nel mio io, ma che avviene inevitabilmente in qualunque io, è impossibile
parlare di gratuità. “Il volere che l’altro
sia” non sarebbe altro che la proiezione
adolescenziale di me stesso sull’altro. È
una proiezione sull’altro, di un io che si
concepisce “autonomo”; un volere esasperato che l’altro sia come me, un’affermazione di sé all’infinito e non l’affermazione dell’infinito come radice di se
stessi. Quest’apertura genera innanzitutto la coscienza di essere amati. “Ti ho
amato di un amore eterno avendo pietà
del tuo niente”: del tuo sbaglio, del tuo
limite. Se nella condivisione del bisogno
dell’altro, non partiamo dalla coscienza
di essere perdonati nel nostro niente,
come possiamo arrivare al perdono
della diversità dell’altro? Quante volte si
cade nella tentazione sottile di ridurre la
nostra ragione ad un ultimo inconfessato risentimento per la diversità dell’altro,
di cui vogliamo comunque condividere il
bisogno? E ci si sorprende ad utilizzare
frasi come: “Non risponde mai, non
capisce niente, è un ingrato”.
Lo spunto iniziale, da cui nasce la rispo-
CSV M 23
è Natale
sta a un bisogno può
essere qualsiasi, anche
un interesse banale, concretissimo, ma il punto di
arrivo è la persona.
Quella persona, non un
tu generico, ma quel tu,
quell’uomo, quell’essere
che è in rapporto con l’infinito. Ma questo passaggio implica un dramma,
perché entrando in rapporto
al bisogno si capisce che l’abbraccio con l’altro non può mai
esaurirsi nella motivazione per la
quale io lo rapporto a me, lo accolgo. Diceva a questo proposito don
Giussani: “È per questo che nell’accoglienza di un povero, e in quella della
persona più amata ultimamente deve
vivere la stessa gratuità”. Da ciò nasce
la libertà, cioè l’assenza di pretesa, che
è riconoscimento della dipendenza dai
fatti, dal reale, non dalle idee. Libertà e
realismo. Libertà nel senso di evitare
ogni pretesa, realismo nel senso
dell’”amore al dolore”, che non è masochismo, ma è accettare “l’impossibilità
di corrispondenza dell’affetto o dell’atteggiamento dell’altro con quello che
abbiamo pensato o immaginato” (L.
Giussani, Il miracolo dell’ospitalità).
La gratuità nasce in questo dolore che
ci purifica dal nostro progetto, dalle
nostre esigenze di manipolare le cose,
che comunque è naturale avere. Eppure
“Non siamo noi a farli contenti”. È terribile e dolcissimo allo stesso tempo, terribile perché tu dai tempo, energie, tutto
il tempo e tutte le energie, per poi dover
riconoscere che “non siamo noi a farli
contenti”. Eppure il vero bisogno è quello di essere contenti, è la felicità.
«Stanco e disfatto è il mondo», scriveva
G.K. Chesterton nel suo A Christmas
Carol datato 1900, “e astiosi e astuti
tutti i re”. “È passato più di un secolo,
ma non è cambiato molto. Il mondo
continua ad essere smarrito, come allora. E il potere gioca ancora con il bisogno degli uomini.
rispondere a questa mia
sete di felicità senza fine?
Eppure Dio irrompe nella
storia proprio così: affidandosi alla tua - alla
mia - libertà. Scendendo
alla radice del tuo bisogno. Il Mistero è un’attrattiva. Che tristezza,
che angoscia, invece, un
cristianesimo che presenta Cristo come qualcosa
da raggiungere con uno
sforzo, con un tentativo per
meritarlo. Perché, aggiungeva
Chesterton, «stanco è il mondo,
ma del mondo / è questo il desiderio».
Ma basta guardare a se stessi per sorprendersi mille volte al giorno stanchi e
disfatti come tutti, e in balia dei pensieri
che pensano tutti. Ma io cosa cerco? Di
che cosa ho bisogno davvero? Chi può
sostenere la mia speranza? E chi può
Da ciò nasce la libertà,
cioè l’assenza di
pretesa, che è
riconoscimento della
dipendenza dai fatti, dal
reale, non dalle idee.
Libertà e realismo. Libertà
nel senso di evitare ogni
pretesa, realismo nel senso
dell’”amore al dolore”, ...
ma è accettare
“l’impossibilità di
corrispondenza
dell’affetto o
dell’atteggiamento
dell’altro con quello che
abbiamo pensato
o immaginato”
Il Mistero lo sa. Conosce bene il tuo
cuore, perché è Suo. Sa che cosa cerchi. E risponde in una maniera inimmaginabile: facendosi compagno di strada.
Un uomo come noi. Un bambino.
Sembra pochissimo, come un bambino
in una mangiatoia, tanto che continuiamo a cercare come se ci mancasse
ancora qualcosa. Invece è l’inizio di
tutto. Tanto che siamo testimoni di circostanze anche estreme che si trasformano in occasione per sperimentare la
carità come legge della vita: «Che vale
il mondo rispetto alla vita e che vale la
vita se non per essere data?» (Claudel).
È da reali gesti gratuiti che nascono le
opere: “ospedali, scuole, interventi di
assistenza. È proprio vero che lo sviluppo ha un “volto”, è il titolo del nuovo
libro edito da Guerini. Nessun progetto
economico, sociale e politico sostituisce quel dono commosso di sé di un
uomo verso un altro uomo che è la carità, quel vero amore al destino dell’altro
che spinge a farsi carico dei bisogni spirituali e materiali del prossimo, senza
aspettare alcun tornaconto…”
CSV M 24
Giuseppe Merante
Referente Area Consulenza CSV Catanzaro
Consulenza
L
Organizzazioni di
volontariato
e Fund
Raising
a raccolta fondi è un’attività in
ampia diffusione in Italia che le
Organizzazioni di Volontariato,
ormai sempre più frequentemente, propongono con periodicità soprattutto in
occasione delle festività.
La parola “fundraising”, ormai entrata a
far parte del linguaggio comune per
indicare tale attività, deriva dal verbo “to
raise” che significa accrescere, procurare, sollevare, far salire, elevare.
È proprio partendo dal significato etimologico del termine, che è preferibile analizzare il fenomeno, in quanto gli attribuisce un senso ben più profondo rispetto
alle comuni definizioni tendenti ad indicare la raccolta fondi come un’insieme
di attività che le OdV finalizzano a reperire risorse necessarie a raggiungere i
propri scopi statutari.
Ciò che caratterizza le organizzazioni di
volontariato, infatti, non è il “fare cose
per gli altri” ma il “fare cose con gli altri”:
è così che “il dono”, favorendo la partecipazione cosciente e significativa della
persona, diventa mezzo per la costruzione di relazioni, e strumento di crescita
sotto il profilo umano di chi dona, prima
ancora di chi riceve, poiché donando si
soddisfa un proprio bisogno.
Il “senso del Fundraising” è ben reso da
una nota frase del Prof. Stefano
Zamagni, Presidente Commissione
Scientifica AICCON (Associazione
Italiana per la promozione della Cultura
della Cooperazione e del Non Profit): “Il
frutto più maturo del fundraising è la
reciprocità. Ogni donazione diventa
autentica non solo quando si dona all’altro, ma quando in un dono fatto c’è
anche un dono accolto. Ciò che più qualifica una organizzazione nonprofit non è
“semplicemente” il “far del bene”, ma la
costruzione di nessi di relazionalità fra le
persone e quindi la produzione di socialità. La vera organizzazione nonprofit non
si limita a fare PER gli altri, l’organizzazione nonprofit fa CON gli altri.”
Il dono assume la connotazione di una
“prestazione gratuita” - senza alcuna
garanzia di restituzione - finalizzata a
instaurare, mantenere vivi o ricostruire
legami sociali tra gli individui.
“Il legame” diventa, dunque, elemento
fondante del concetto di fundraising quale
cultura della partecipazione, contrariamente al luogo comune secondo cui fare
raccolta fondi significa “elemosinare”.
Piuttosto il fundraising rappresenta per le
organizzazioni di volontariato un mezzo
per indurre a “donare” loro ciò di cui
hanno bisogno: tempo, collaborazione,
beni e servizi, know-how, denaro, ecc...
Ma perchè chiedere?
Esistono almeno tre buoni motivi, immediatamente evidenti, per farlo:
1) garantire l’operato dell’organizzazione nel lungo periodo e quindi la sua
sopravvivenza;
2) permettere alla stessa di espandersi e
svilupparsi;
3) diversificare le fonti di entrata, riducendo la dipendenza da fonti pubbliche
e/o da pochi grossi finanziatori.
“Il chiedere”, però, ha senso per una
OdV solo se fondato su obiettivi, esperienze, risultati già raggiunti o raggiungibili, e i primi devono essere sempre di
supporto alla propria mission (così
come la mission “guida” gli obiettivi) e
soprattutto essere collegati a progetti
concreti.
È necessario lasciarsi alle spalle un
approccio di tipo pietistico alla richiesta
di risorse (economiche, materiali,
umane) e un dare per scontato che la
propria “causa” sia valida e che sol per
questo si riceveranno spontaneamente
contributi.
Ma cos’è la Buona Causa?
Si tratta di un documento scritto che
raccoglie una serie di informazioni che
riguardano l’OdV (la sua storia, i bisogni
che essa soddisfa, il modo in cui li soddisfa, i futuri obiettivi) utili a presentarla
ai soggetti di riferimento (donatori, enti
pubblici/privati, volontari, collaboratori,
ecc...) e a chiarire i motivi per cui ci si
appresta a “chiedere” e quelli per cui i
diversi soggetti sarebbero motivati a
“donare”.
Tale documento deve descrivere la mission, il bisogno al quale si intende far
fronte e gli obiettivi strategici e operativi
prefissati, elementi indispensabili per la
riuscita di una campagna di raccolta
fondi: a volte, su di essa ha più incidenza quanto i soggetti a cui si chiede comprendano e percepiscano il valore delle
iniziative proposte, piuttosto che il valore intrinseco delle stesse.
È soltanto dopo che si può procedere
alla pianificazione del fund raising, attraverso la definizione dei mercati di riferimento (persone fisiche, imprese, enti
pubblici, fondazioni bancarie, ecc...) e
degli strumenti (mailing, internet, telemarketing, contatto diretto, eventi speciali, ecc...), elementi variabili in base ai
bisogni dell’organizzazione (relativi
all’anno in corso, a finalità specifiche,
ecc...) e all’entità di fondi che devono
essere raccolti.
Il fund raising richiede, dunque, un vero e
proprio processo di progettazione, gestione e valutazione, per cui appare chiaro
che, senza una precisa pianificazione ed
un team unito e motivato (dirigenti, funzionari, volontari), non è possibile avviare una
campagna di raccolta fondi.
Ma quali sono gli aspetti fiscali di ogni
singolo evento di raccolta fondi?
In relazione alle raccolte pubbliche di
fondi, l’art. 143 del TUIR (Testo Unico
Imposte sui Redditi) sottrae all’imposizione diretta i proventi realizzati dalle
OdV in seguito a raccolte pubbliche
occasionali anche con scambio/offerta
di beni di modico valore o di servizi ai
finanziatori.
Tale possibilità è comunque subordinata
al rispetto delle seguenti condizioni:
a) Le iniziative devono essere occasionali;
b) La raccolta di fondi deve avvenire in
concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione;
c) I beni eventualmente ceduti devono
essere di modico valore.
CSV M 25
Consulenza
In pratica si può sintetizzare con riferimento alle raccolte pubbliche di fondi
quanto segue:
Raccolte pubbliche di fondi senza
cessioni di beni
Raccolte pubbliche di fondi con
cessioni di beni
L’attività non è economica e quindi
è sempre non commerciale
L’attività non è commerciale quando:
è una iniziativa occasionale;
è effettuata in concomitanza di
celebrazioni, ricorrenze o campagne
di sensibilizzazione;
i beni ceduti sono di modico valore.
Vi sono obblighi particolari di rendicontazione specifica per singolo evento di
raccolta fondi?
Oltre a quanto sopra descritto si ricorda che per quanto riguarda le OdV che effettuano la raccolte pubbliche di fondi, indipendentemente dalla redazione del rendiconto finanziario o del bilancio, è previsto l’obbligo di redazione di un apposito rendiconto delle attività di raccolta pubblica di fondi entro 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio tenuto e conservato ai sensi dell’art. 22 del D.P.R. 600/73. In tale rendiconto devono risultare anche a mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e
trasparente le entrate e le spese relative a ciascuna raccolta pubblica di fondi.
Uno schema di rendiconto per raccolte pubbliche di fondi può essere il seguente:
premunirsi, al fine di gestire in modo
ottimale le attività, di una serie di strumenti che permettano di valutare l’efficacia dei diversi mezzi di raccolta e di
comunicazione disponibili. Sebbene gli
strumenti suggeriti possono sembrare
non adatti a chi opera nel non profit e
soprattutto una perdita di tempo, in realtà risultano di facile applicazione e possono ridurre la possibilità di non avere
sotto controllo le attività di raccolta, di
fare errori utilizzando mezzi poco adatti
agli obiettivi stabiliti o di raggiungere
risultati inferiori al possibile.
Si propone di sviluppare indici che permettano una lettura immediata ed
oggettiva del risultato della raccolta, o
che permettano di verificare la fidelizzazione del donatore.
Sicuramente l’indice da cui iniziare è il
rapporto tra costi della raccolta e totale
raccolto.
Totale costi raccolta +
Efficienza
raccolta
-- spese amministrative
%
Totale raccolto
Rendiconto raccolta fondi
Associazione di volontariato ……………………
RENDICONTO DELLA RACCOLTA FONDI:………………………..…… IN OCCASIONE DI………………....
Svolta dal __/__/2008 al __/__/2008
Responsabile:……………….
Data
USCITE
Documento
TOTALE USCITE
AVANZO DI GESTIONE
Importo
Data
ENTRATE
Documento
Importo
TOTALE ENTRATE
DISAVANZO DI GESTIONE
La manifestazione,organizzata in occasione dell’evento …………………………..per
raccogliere fondi a favore della Associazione di Volontariato “_____________”,si è
chiusa con un avanzo/disavanzo di …………… euro da destinare agli scopi istituzionali.
Firma del Responsabile
Firma del Tesoriere
È opportuno precisare che occorre predisporre più rendiconti se si effettuano più iniziative occasionali nel corso dell’anno. Inoltre è superfluo ricordare che tali rendiconti debbano poi trovare riscontro nel bilancio economico finanziario dell’associazione.
Come valutare l’efficacia dell’azione di raccolta fondi ?
Chi si pone tale domanda, ha già verificato che effettuare una raccolta non sempre
produce l’effetto sperato. Dopo le prime esperienze ed attività di raccolta, occorre
Il valore percentuale risultante, dovrebbe essere compreso tra il 15 e il 30%
per non arrivare a vanificare l’impegno
profuso dai volontari nell’azione di fund
raising.
Se non si raggiungono tali risultati vuol
dire che si è sbagliato qualcosa, forse la
comunicazione, forse si sono sottodimensionate le spese di raccolta; è evidente come una semplice divisione permetta di innescare considerazioni da
utilizzare nel miglioramento dell’azione
di fund raising.
Per concludere...
Queste ultime osservazioni valgono per
le OdV che hanno già effettuato
un’esperienza di raccolta fondi, per chi
non ha mai realizzato tali iniziative, vale
la riflessione sulla reciprocità del donare
- dare e ricevere -, ma anche far partecipare al dono chi ci si sta intorno, coinvolgendolo nel progetto con una richiesta.
Qualcuno dirà subito di si, qualcuno non
risponderà, ma l’importante è chiedere
per una buona causa.
Buon Natale e Buona raccolta a tutti
In collaborazione con
Valentina Carioti
CSV M 26
Carlo Crucitti
Referente Area Comunicazione CSV Catanzaro
cooperazione internazionale
Gli equilibri della fame.
La cooperazione è la risposta?
Convegno Internazionale Mani Tese 1/2 novembre 2008
Palazzo dei Congressi, Riva del Garda (TN)
P
ossiamo veramente parlare
di diritto umano al cibo?
Gli ultimi dati della FAO ci dicono di no: il numero delle persone che
vivono ancora nella fame è arrivato a
925 milioni. E la comunità internazionale non è sufficientemente impegnata per
far fronte alla crisi alimentare mondiale,
che nel 2008 ha visto un nuovo drammatico picco.
Tra le cause, mancanza di risorse finanziarie, aumento del prezzo del petrolio,
cambiamenti climatici, privatizzazioni e
conversione di terreni agricoli per fini che
aumentano la ricchezza di pochi e portano intere comunità alla fame. Le responsabilità sono di molti. Mani Tese crede sia
ancora possibile elaborare vie d’uscita
che concretizzino un reale impegno di
giustizia, contro la povertà e la fame.
Mani Tese, attiva su questo tema da più
di 40 anni, nell’ambito del convegno
internazionale 2008 “Gli equilibri della
fame. La cooperazione è la risposta?” ha
chiamato a confrontarsi attori internazionali, protagonisti della cooperazione italiana e rappresentanti delle comunità
locali del Sud del mondo, che hanno
contribuito a tracciare lo scenario dei
fattori più rilevanti che intervengono ad
acuire la crisi alimentare. Alle istituzioni
presenti è stata proposta una visione
partecipata e concreta della cooperazione internazionale, strumento possibile
per affrontare il problema della fame.
Il Convegno si è svolto presso il Palazzo
dei congressi di Riva del Garda ed è
stato realizzato dalla ONG Mani Tese in
collaborazione con la Provincia
Autonoma di Trento e con il sostegno
del Ministero Affari Esteri – DGCS.
Molte le voci dal mondo che hanno
discusso sulle cause della crisi: al tavolo dei relatori Yash Tandon – Direttore
Esecutivo South Centre di Ginevra,
Justin Fong - direttore dell’organizzazione non governativa cinese Moving
Mountains, Prem Shankar Jha –
Economista, esperto del sistema politico ed economico indiano e autore del
libro “Il caos prossimo venturo”, Simon
Monoja Lubang - Docente universitario
e Direttore del Centre for peace and
development studies (Sudan), Gislene
Dos Santos Reis – Movimento Sem
Terra (Brasile), Alex Wilks – Direttore di
Eurodad, Marco Baccin - Min. Plen.
Direzione Generale Cooperazione allo
Sviluppo (Ministero Affari Esteri).
Mani Tese ha scelto di focalizzare l’attenzione sulla crisi alimentare internazionale perché “Oggi la sovranità del
mercato deve essere sostituita.
Partendo dalla centralità che la politica
deve restituire all’uomo e ai suoi bisogni
reali, è possibile costruire una nuova
sovranità, quella alimentare, basata su
un sistema economico etico e solidale.”,
come ha affermato Gianluca Viaggi, presidente di Mani Tese.
Prima giornata del convegno.
Ci si è chiesto se “Commercio è benessere?”
Se per benessere si intende solo la crescita del PIL, allora si può individuare
una relazione tra questa e il commercio.
Non si può però continuare a non mettere in rapporto le analisi dello UNDP che evidenziano come il PIL non sia
legato allo sviluppo umano - con scelte
politiche basate sulla convinzione che
sia sufficiente far crescere i volumi commerciali per migliorare le condizioni dei
Paesi del Sud del mondo.
Con questa sintesi di Pasquale De
Muro si è conclusa la prima giornata del
convegno di Mani Tese “Gli equilibri
della fame. La cooperazione è la risposta?”, che ha dedicato la seconda sessione al tema della coerenza delle politiche europee.
In apertura Alex Wilks, coordinatore di
Eurodad, aveva evidenziato come la
responsabilità della crisi finanziaria risieda in luoghi come la city di Londra o
Wall Street. E come dopo le promesse
di un miliardo di euro contro la crisi alimentare, all’Unione europea sono
bastati quattro giorni per trovare i fondi
CSV M 27
cooperazione internazionale
risposte chiare anche a questioni centrali come l’utilizzo della risorsa terra.
Oggi si parla di ristabilire la fiducia nei
mercati, ma la vera sfida è ristabilire la
fiducia nei Governi e nelle istituzioni.
Il convegno si è concluso con una sessione, moderata dalla coordinatrice di
Mani Tese Angela Comelli, incentrata
sullo stato di salute della cooperazione
italiana: per il 2009 verrà tagliato il 55%
dei fondi rispetto all’anno in corso, riducendo ulteriormente la già esigua percentuale del PIL che il nostro Paese
destina all’aiuto pubblico allo sviluppo
(ad oggi, lo 0.19%).
necessari a salvare le banche. Nel 2007
tutti gli Stati si erano impegnati a stabilizzare i mercati e il Fondo monetario
internazionale, il cui board è formato in
gran parte da europei, avrebbe dovuto
controllare e seguire tale processo.
Inoltre l’Unione europea non ha mai
fatto niente per intaccare i paradisi
fiscali che garantiscono enormi profitti
non tassati alle corporation.
Prima sessione “Voci dal mondo sulle
cause della crisi” Sintesi dell’intervento di Yash Tandon – direttore esecutivo del South Centre di Ginevra, un
think thank indipendente che coaudiuva i paesi del Sud nei processi
negoziali sui temi dello sviluppo,
autore di “Ending aid Dependance” è stato uno dei protagonisti che ha
aperto la prima sessione del convegno internazionale di Mani Tese.
Il messaggio è stato chiaro: mettere fine
alla dipendenza dagli aiuti. È necessario
un nuovo paradigma dell'aiuto allo sviluppo, che ponga finalmente al centro i
bisogni delle persone.
Rispetto alla provocazione contenuta
nel titolo del convegno, credo che oggi
abbiamo bisogno di un cambio paradigmatico, dobbiamo pensare in
modo nuovo e diverso rispetto a
come si è fatto fino ad ora. La cooperazione deve andare avanti, ma non
può essere l’unica soluzione.
La crisi alimentare si inserisce oggi nel
contesto di una crisi finanziaria che non
ha precedenti nella storia, e di cui non
comprendiamo la natura. Oggi non capiamo neanche la natura di questa crisi.
Persino Greenspan, al Congresso americano, ha ammesso che c’era un difetto nell’ideologia di mercato e che per 40
anni ci si è mossi brancolando nel buio.
Io vengo dall’Uganda, Paese in cui la
maggior parte delle persone non ha
accesso al sistema sanitario, dove
l’AIDS è in crescita e il 66% delle persone non ha accesso agli alimenti, pur
vivendo in aree rurali.
Molti Paesi sono in questa situazione,
come se fino ad ora si fosse brancolato
nel buio. Negli ultimi 40 anni i nostri
governi hanno accettato quanto volevano le grandi organizzazione finanziarie.
Le persone non conoscono e non capiscono in cosa consiste il mercato nel
sistema capitalistico: si tratta di un
sistema complesso basato su molte
leve. Le banche hanno creato liquidità
dal nulla, fornendo un credito che non
esiste e facendo pressione per la diffusione dei mutui.
In questa fase del capitalismo, viene
dato un peso eccessivo all’aspetto
finanziario: la finanza è la regina e tutto
il resto ne è suddito. Il credito è carta di
cui solo in futuro si creerà il valore reale.
L’enorme bolla dei prezzi è il risultato
della speculazione; i prezzi dei generi
alimentari non sono determinati sulla
base della domanda e dell’offerta. A
Chicago un’obbligazione dà valore a un
seme ancora prima che sia piantato; i
futures creano una grande oscillazione
dei prezzi. La produzione è assoggettata alla speculazione.
Inoltre, la filiera di produzione alimentare vede all’ultimo posto gli agricoltori,
che non hanno alcun controllo. Sono le
grandi catene di distribuzione come
Walmart e Tesco ad avere il controllo e
trasferiscono il costo sui produttori.
Seconda giornata del convegno: stretto il focus sulla cooperazione italiana.
Lo ha fatto mettendo a confronto tra gli
altri Marco Baccin, Min. Plen. Direzione
Generale Cooperazione allo Sviluppo
Ministero Affari Esteri; Franco Conzato,
Direz. Generale Sviluppo Commissione
Europea; Andrea Stocchiero, CESPI
(Centro Studi Politica Internazionale);
Sergio Marelli, Presidente Associazione
ONG Italiane; Luciano Rocchetti,
responsabile
settore
Solidarietà
Internazionale della Provincia Autonoma
di Trento.
Le conclusioni del convegno
Alla crisi alimentare è necessario
rispondere con un nuovo paradigma.
A conclusione del convegno “Gli equilibri della fame. La cooperazione è la
risposta?” si è evidenziato come alla
crisi alimentare sia necessario rispondere con un nuovo paradigma, quello della
sovranità alimentare, capace di dare
La preoccupazione per queste scelte
politiche è stata aggravata nelle ultime
settimane: il timore è che la crisi finanziaria servirà da giustificazione per
molte decisioni dei Governi e degli organismi internazionali. In realtà la crisi è
unica, è la crisi del modello di sviluppo
imposto dalla globalizzazione. Serve un
cambio di paradigma, in cui la cooperazione internazionale ha un ruolo, ma non
è l’unico attore in campo.
Un tema centrale è stato quello dell’
empowerment: non è sufficiente assistere ai processi, bisogna avere il potere di
gestirli. I Governi si oppongono a questa
logica, e la cooperazione ha un ruolo fondamentale nel dare spazio e fiducia al
Sud del mondo. “La questione di base è
come i contadini potranno avere in mano
gli strumenti per nutrirsi e nutrire i loro
figli. Viene chiesto a chi non ha riso e
mais di destinare le terre alla produzione
di agrocarburanti per alimentare le auto
del Nord del mondo” ha sottolineato
Theophile Kaboré, dell’associazione
Kibaré, partner di Mani Tese in Benin.
Nei due giorni di convegno il dibattito ha
coinvolto rappresentanti della società
civile e delle istituzioni. Tra questi
Luciano Rocchetti, responsabile settore Solidarietà Internazionale della
Provincia Autonoma di Trento, che ha
sottolineato l’importanza di “ridare valore alla partecipazione e offrire strumenti
positivi e servizi per condividere le
esperienze dei vari attori della cooperazione internazionale”.
Dagli atti del convegno.
www.manitese.it
Per informazioni e contatti:
Mani Tese Catanzaro c/o
Via Cristoforo Colombo n. 7 - Catanzaro Lido
tel. 0961.31579 fax 0961.735665
Postemobile 349.4531015
e-mail: [email protected]
CSV M 28
Carlo Crucitti
Referente Area Comunicazione CSV Catanzaro
la crisi alimentare mondiale
Siamo alla fine dell’anno 2008 e nel
mondo si soffre ancora la fame.
ono più di 850 milioni
le persone che vivono
con meno di un dollaro al giorno e per questo non hanno denaro a sufficienza per comprare il cibo
necessario per la loro sopravvivenza.
S
dei paesi poveri costretti a
liberalizzarli, costringendoli a
produrre cibo a basso costo e
dove chi lo produce non è in
grado di mangiare e chi lo consuma lo paga molto caro. In
molti paesi del Sud del mondo,
costretti dalla forte concorrenza, le coltivazioni nelle campagne sono state abbandonate, i
contadini si sono trasferiti in
città alla ricerca di un lavoro
spesso sottopagato e per molti
il dollaro al giorno che guadagnano non è più sufficiente a
comperare una ciotola di riso.
Generalmente si pensa che il
cibo scarseggi ed è per questo che tanta gente soffre
ancora oggi la fame, ma le
cose non stanno proprio così.
La produzione alimentare
mondiale sicuramente è oggi
in grado di fornire ad ogni
individuo almeno il doppio
Sono le donne a pagare il prezLa mappa della fame nel mondo
delle calorie necessarie al suo
zo della fame.
Le proporzioni delle persone sottonutrite (1998-2000)
sostentamento. Il problema è
invece tutt’altro: il cibo non è
La maggioranza delle persone
accessibile perché costa troppo rispetto
che vivono in condizioni di assoluta
per produrre quello che arriva sulle
a quanto le persone guadagnano o pospovertà è costituita dalle donne che
nostre tavole. Contadini e piccoli prosono spendere ogni giorno e quindi, chi
vivono nelle aree rurali. Questo dimoduttori vengono privati dei diritti fondapuò pagare il prezzo compra il cibo, gli
strano le statistiche relative ai paesi a
mentali alla sopravvivenza: diritto alla
altri soffrono la fame.
basso reddito con deficit alimentare:
terra, diritto ad un salario dignitoso, ma
Il diritto al cibo è un diritto umano fonalmeno il 70% delle donne economicasoprattutto diritto al cibo.
damentale perché se viene meno la
mente attive sono impiegate nel settore
Tutto ciò avviene perché i paesi ricchi
possibilità di alimentarsi adeguatamente
agricolo e sebbene siano responsabili di
(Europa e Stati Uniti) sussidiano i propri
viene meno lo stesso diritto alla vita e
un quinto delle famiglie contadine, ed in
prodotti agricoli proteggendoli anche
questo le Nazioni Unite lo hanno sancialcune regioni di più di un terzo, sono
dalla eventuale concorrenza dei mercati
to già nel 1948, nella Dichiarazione
proprietarie soltanto dell’1% di tutti i
internazionali attraverso forti barriere
Universale dei Diritti Umani. Questo
terreni e nonostante il ruolo cruciale neldoganali e stravolgono i mercati interni
diritto è stato ribadito ponendolo al
l’assicurare la sicurezza alimentare, le
primo posto degli Obiettivi del Millennio:
donne rurali combattono la fame e la
riduzione della metà del numero di perpovertà utilizzando terreni marginali con
sone che soffrono la fame entro il 2015,
magre risorse.
ma nonostante questi impegni internaGeneralmente sono private del diritto
zionali, il numero di persone che soffre
alla proprietà della terra e private della
fame e malnutrizione nel mondo è in
possibilità di accedere al credito.
continuo aumento. Le cause non sono
L’empowerment delle donne che vivono
per nulla legate agli eventi naturali o
in ambito rurale nei paesi in via di svilupaccidentali, ma ai disequilibri del compo rappresenta uno dei fattori decisivi
mercio internazionale e nelle scelte delle
per combattere la battaglia della fame,
politiche agricole che sono state prese
per una giustizia sociale, promuovendo
in questi ultimi decenni.
uno sviluppo sostenibile per tutti.
Garantire il diritto al cibo significa anche
È evidente che la crisi alimentare moninvestire sulle capacità e sulle risorse a
diale che si sta vivendo non è un evento
disposizione delle donne, importante
inaspettato o che ciò sia correlato ai
volano di sviluppo per le loro famiglie e
maggiori consumi nelle aree a maggiore
le loro comunità.
natalità ma è invece legato ad un sisteSconfiggere la fame è possibile, ed è
ma di mercato che ha smantellato i
una responsabilità che compete ad
sistemi agricoli regionali, una volta autoognuno di noi.
sufficienti, in nome dell’efficienza produttiva. Il grande paradosso, poi, è che
a soffrire la fame sono soprattutto coloro che vivono nelle aree rurali e lavorano
CSV M 29
pubblicazioni del CSV
Manuale del Volontariato
guida pratica per associazioni e singoli volontari
Collana: Guide pratiche
Formato: 15x21x2, brossura, copertina a colori
Pagine: 376, Data di pubblicazione: novembre 2008
Hanno collaborato alla stesura della pubblicazione:
Carlo Crucitti, referente Area Comunicazione CSV Catanzaro
Giuseppe Merante, referente Area Consulenza CSV Catanzaro
Dario Fabiano, consulente area legale
Stefano Foglia, consulente area fiscale
È di questi giorni la pubblicazione della nuova Guida
che il Centro Servizi al
Volontariato della provincia di Catanzaro ha realizzato allo scopo di mettere
a disposizione uno strumento di consultazione e
di lavoro utile alle associazioni, ai volontari o a chi
cerca risposte per poterlo
diventare.
Nella sua presentazione,
Caterina Salerno, Presidente del CSV Catanzaro ricorda come: […] gli
strumenti che il CSV assicura per la divulgazione
dell’impegno dell’associazionismo locale si sono
infatti moltiplicati, al fine di
evitare
che
l’atavica
“mania dell’improvvisazione” possa estendersi tra i
nuovi fruitori dei servizi.
Del resto, la mancanza di
professionalità ha sempre penalizzato il “sistema” del volontariato del
Sud rispetto a quello ben più organizzato del Nord. E il ritardo con il
quale i Centri di Servizio del
Mezzogiorno d’Italia hanno cominciato a esercitare la funzione di
sostegno all’attività del volontariato
del territorio, secondo quanto dettato dall’art. 15 della legge 266/91, ne
Il Manuale è già disponibile
e può essere ritirato presso
la sede del CSV e gli sportelli territoriali.
Per informazioni: 0961.794607
[email protected]
è una riprova […] e prosegue con: […] Quanto più il
volontariato riesce, dunque, ad essere gestito con
competenza e nel pieno
rispetto del valore fondante della gratuità, tanto più
può incisivamente contribuire all’evoluzione della
società civile […]
Dal canto loro i redattori
della guida hanno ribadito
nell’introduzione che...
“quella di oggi non è una
ristampa, ma una nuova
edizione pensata e concepita secondo regole,
forse difformi dalle comuni logiche editoriali, ma
interpretata da chi nel
volontariato opera anche
da volontario. Nella parte
prima si è continuato a
pensare in maniera allargata al volontariato visto
nei suoi svariati e poliedrici contesti. […] così concludendo:
[…] In tal senso il Manuale non è la
risposta a tutte le problematiche,
non un’opera editoriale tecnicista,
ma va interpretato come una “cassetta degli attrezzi” in cui trovare
indicazioni, cenni e riscontri che
riguardano tutto il mondo del
volontariato e della solidarietà.
CSV M 30
recensioni
Perché mi hai preso
Titolo: PERCHÈ MI HAI PRESO? Adolescenti adottivi
Autore: Simonetta Cavalli
Edizioni: La Meridiana
Data di pubblicazione: 2005
Collana: Prove
ISBN: 8889197684 - ISBN 13: 978-88-8919-768-4
Anno pubblicazione: 2005
Pagine: 136 - Prezzo: € 12,00
Recensione a cura di: Maria Bombara
In questo libro sono raccolte sette storie di adolescenti adottivi e delle loro famiglie. Ma non è un 'ennesimo' libro sull'adozione. L'autrice, assistente sociale presso il Servizio Materno Infantile dell'ASL
Roma/A che si occupa di minori e disagio infantile dal 1979, ci accompagna nel mondo emotivo dei
genitori adottivi da lei incontrati e dei loro figli, facendo emergere «la complessità della relazione tra
adulti e adolescenti, tra genitori e figli, adottati e non».
Come anticipa nella prefazione Magda Brienza, presidente del tribunale per i minorenni di Roma, «sono
storie dolorose, purtroppo vere [...] Storie non interpretate dall'Autrice, che non fornisce vie d'uscita,
ma che sembra suggerire ad ogni lettore di cercare dentro di se un pensiero, una risorsa in più, che
possa permettere qualche soluzione.»
Nessuno leggendo il libro, potrà non identificarsi, anche se solo per la durata del racconto, con il dolore dei ragazzi e contemporaneamente con la sensazione di inadeguatezza e impotenza dei genitori.
Solidarietà indifesa
Titolo: SOLIDARIETÀ INDIFESA: L’informazione nel sociale
Autore: Paola Springhetti - Giornalista, direttrice di “Rivista del Volontariato” della Fivol, autrice di
numerosi articoli e saggi. Collabora con Sat 2000, Avvenire, il Sole 24 Ore. È presidente
dell'UCSI Lazio (Unione Cattolica Stampa Italiana).
Editore: EMI - Editrice Missionaria Italiana
Collana: Strumenti
ISBN: 8830717231 - ISBN-13: 9788830717237
Formato: 14x21 - Pagine: 192 - Anno: 2008 - € 10,00
Recensione a cura di: Benedetta Garofalo
Non è facile scrivere di volontariato. Né, tantomeno, farsi ritagliare uno spazio importante su un quotidiano, per quanto locale possa essere. Quella del giornalista specializzato in materia “sociale”, o
comunque dell'operatore della comunicazione sociale, è difatti una vera e propria “mission”. Una propensione naturale ad occuparsi di tematiche che sembrano non interessare nessuno, di “mondi incomprensibili” che - come più volte affermato dal direttore di “Redattore Sociale” Stefano Trasatti - reclamano attenzione, sensibilità, capacità di ascolto. Nel suo prezioso libro, “Solidarietà indifesa”, la giornalista Paola Springhetti dà voce, appunto, a tutte quelle innumerevoli frustrazioni che attanagliano
chiunque si ritrovi a scrivere di deboli e di emarginati: e lo fa fornendo delle indicazioni ben precise,
visto che quelle “frustrazioni” sono state anche le sue. Di una cosa la Springhetti è certa: fino a quando il mondo del volontariato, e del terzo settore in genere, non prenderà coscienza del suo essere fonte
autorevole di informazione, e quindi di poter incidere sulla formazione dell'opinione pubblica, le porte
dei mass media rimarranno ad esso precluse. Eppure, scrive l'autrice, “…una società democratica ha
bisogno di un'informazione capace di prevenire e vigilare, di sollecitare interesse per la cosa pubblica,
di diffondere la cultura della legalità e dell'etica sociale,.. di fondare e alimentare lo spirito pubblico…”.
La società, insomma, ha bisogno di un giornalismo alternativo, di un altro giornalismo, che di certo non
può essere improvvisato e che va lasciato ai professionisti del settore: la mediazione giornalistica, infatti, serve a “tirare fuori” il meglio da una testimonianza, e a fare da tramite tra l'attore ed il fruitore della
notizia. Ben venga, dunque, il giornalista capace di emozionarsi e fare emozionare quando racconta
storie reali e denuncia situazioni delicate: le storie, infatti, vanno sapute scrivere, perché proprio attraverso di esse il volontariato lavora, rinsaldando i rapporti ed i legami tra le persone e le associazioni. E
solo il giornalista che accetta di farsi coinvolgere da ciò che racconta, e che non si nasconde dietro
l'alibi “dell'avere poco tempo” - secondo quanto chiarisce Trasatti nell'introduzione del libro della
Springhetti - può davvero aiutare la comunicazione sociale a crescere e a poter contare nel difficile
mondo dell'informazione, contribuendo a demolire una volta per tutte l'immagine del giornalista “sfigato” che tratta di argomenti “di serie B”.
CSV M 31
servizi del CSV di Catanzaro
www.csvcatanzaro.it
TUTTI I SERVIZI SONO GRATUITI
STRUMENTI
Sono a disposizione delle OdV, su prenotazione:
Saletta riunioni capienza 10/15 posti, utilizzabile dal lunedì al venerdì.
Postazione informatica (computer, stampante, scanner)
Telefono/fax - Fotocopiatrice
Attrezzature
lavagna luminosa - pc portatile - videoproiettore - schermo portatile - lavagna a fogli mobili
registratore digitale - videocamera - macchina fotografica digitale - impianto di amplificazione
COMUNICAZIONE
Il CSV Catanzaro promuove la comunicazione delle OdV attraverso:
Spazio sul proprio sito internet - Newsletter settimanale
Redazione di articoli, organizzazione di conferenze stampa
Sostegno alla produzione di materiali promozionali (grafica, stampa)
Documentazione
Banca dati - Biblioteca emeroteca - Manuali e pubblicazioni
PROMOZIONE
Il CSV promuove la cittadinanza attiva attraverso:
Spazio volontariato - Scuola e Volontariato - Volontariato e territorio
Reclutamento volontari - Servizio Civile Nazionale
CONSULENZE
Il CSV offre, previo appuntamento da fissare chiamando la segreteria almeno 2 giorni prima:
Consulenza giuridico-legale martedì/giovedì ore 15,00 – 17,00
Consulenza amministrativo-gestionale martedì ore 9,00 – 10,30
Consulenza progettazione sociale mercoledì/giovedì ore 10,00 – 12,30
Consulenza amministrativa-fiscale venerdì ore 15,30 – 18,30
FORMAZIONE
Percorsi formativi organizzati direttamente dal CSV
Laboratori formativi organizzati direttamente dal CSV
Corsi di formazione organizzati dalle associazioni di volontariato
Seminari/Workshop tematici
Sedi e Sportelli:
Catanzaro
via Fontana Vecchia s.n.c. - 88100
Tel. 0961.794607-794522 - Fax 0961.480168
www.csvcatanzaro.it - [email protected]
dal lunedì al venerdì - Mattina: 9.00 - 12.30 - Pomeriggio: 16.00 - 18.00
Cropani
c/o GAL Valle del Crocchio, c.da Pedecandela - 88051
Tel. 0961.965615 - [email protected]
Mattina dal lunedì al venerdì 9.00 - 13.00 - martedì e giovedì pomeriggio 15.00 - 18.00
Lamezia Terme
Piazza Salvo D’Acquisto - 88046 - tel. fax 0968.25079 - [email protected]
dal lunedì al venerdì 9.00 - 12.30 e dalle 15.30 alle 18.00
Soverato
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