ANNO 2 N° 5 Settembre/Dicembre CSV Magazine Informazione e attualità del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro 2008 Rinnovo cariche del CSV Riconfermata Caterina Salerno Il fenomeno della tratta delle donne Il terzo settore e la questione meridionale CSV M 2 2008 Periodico di informazione del CSV Catanzaro, Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro. Registrazione Tribunale di Catanzaro N° 8 del 10 settembre 2007 Anno 2 - numero 5 - settembre/dicembre 2008 Direttore Editoriale: Caterina Salerno Direttore Responsabile: Benedetta Garofalo Gruppo di lavoro redazionale: Maria Bombara Pietro Caroleo Maria Cittadino Carla Cosco Carlo Crucitti Giulia Menniti Giuseppe Merante Stefano Morena Hanno collaborato a questo numero: Associazione Acquamarina Lorenzo Maria Di Napoli Karin Maria Faistnauer Catanese Milena Manili Guido Memo Fotografie: Carlo Crucitti CSV Catanzaro Associazione Donne e Futuro Associazione l’Alveare In questo numero: 3 EDITORIALE Nel segno della continuità 4 NOVITÀ DAL CSV Riconfermata Caterina Salerno alla guida del CSV di Catanzaro 6 Inaugurato lo sportello del CSV a Lamezia Terme 8 RIFLESSIONI Le motivazioni sociali ed economiche della tratta delle donne 10 UNO SGUARDO SU... Genitori e figli disabili insieme lungo un percorso di crescita Parte quarta 12 ANGOLO DELLE ASSOCIAZIONI Siamo tutti figli di Dio 14 “Da mamma a mamma”. Progetto Ass. Acquamarina 15 VOLONTARIATO E TERZO SETTORE Promemoria propedeutico alla lettura del bando di perequazione sociale 16 INTERVISTE Il terzo settore e la questione meridionale 18 PUNTI DI VISTA Antropologia e nuovi Media, a un passo dall’in-felicità 20 PROMOZIONE L’impegno dell’Area Promozione per la ricerca di volontari... 22 È NATALE Gratuità: “Volere che l’altro sia”. Il Miracolo di Natale 24 CONSULENZA Organizzazioni di volontariato e Fund Raising 26 COOPERAZIONE INTERNAZION. Gli equilibri della fame. La cooperazione è la risposta? 28 LA CRISI ALIMENTARE MONDIALE Nel mondo si soffre ancora la fame 29 PUBBLICAZIONI DEL CSV Manuale del Volontariato 30 RECENSIONI 31 Servizi del CSV di Catanzaro Foto di copertina, Associazione Donne e Futuro Progetto Grafico e impaginazione: Studio Pingitore.it Stampa: Grafiche Abramo, Catanzaro Editore: CSV Catanzaro Direzione e Redazione: CSV Catanzaro, Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro. Via Fontana Vecchia 88100 Catanzaro Tel. (+39) 0961.794607-794522 Fax (+39) 0961.480168 [email protected] www.csvcatanzaro.it La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo di: Fondazione Cariplo Fondazione Compagnia di S. Paolo Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Roma Fondazione Carical Istituto Banco di Napoli Ente Banca Nazionale delle Comunicazioni attraverso la ripartizione assegnata dal Co.Ge. Comitato di Gestione Fondo Speciale per il volontariato della Calabria La collaborazione si intende aperta a tutti e a titolo gratuito - Dattiloscritti, manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non verranno restituiti - I diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati al CSV Catanzaro. I contributi devono pervenire in formato elettronico in tempo utile alla pubblicazione e comunque prima della chiusura in stampa. Per ulteriori dettagli contattare la redazione via e-mail: [email protected] o contattare il referente al n. 335.7808186. Comitato di Gestione dei Fondi Speciali per il Volontariato (L. 266/91) Regione Calabria CSV M 3 Nel segno della continuità vverto la responsabilità di dover condurre il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro per un altro triennio, ma al tempo stesso la fiducia che mi è stata nuovamente accordata dai soci riuniti in assemblea il 9 dicembre scorso mi sprona a fare ancora meglio. A Gli obiettivi che ci eravamo proposti tre anni fa sono stati perlopiù raggiunti: siamo ancora lontani dalle realtà consolidate da decenni del Nord Italia, ma di certo il CSV di Catanzaro è riuscito a farsi valere a livello nazionale, ed a stringere importanti convenzioni con il Centro di Giustizia Minorile, con l’Azienda Sanitaria, e presto anche con la Direzione Didattica Regionale e l’Amministrazione Provinciale. Lo staff operativo è, allo stato attuale, più impegnato che mai a perfezionare i servizi erogati attraverso le specifiche aree di appartenenza (consulenza e progettazione sociale, formazione, promozione e comunicazione), e sempre più associazioni si rivolgono al CSV per ottenerne sostegno (non è un caso che, rispetto alle cinquanta associazioni iniziali, si possa ora contare sul consenso di ben ottantacinque associati). Ognuno di noi, dai singoli componenti del Consiglio Direttivo all’ultimo dei collaboratori, ha fatto sì, col proprio apporto, che il CSV della provincia cresces- se, e che il volontariato del territorio riuscisse ad avere, così, il proprio punto di riferimento: ma c’è ancora molto da fare, e la prossima sfida con i fondi di perequazione sociale ci spinge a rimboccarci le maniche senza perdere tempo. Ed è nel segno della continuità che, vorrei, gli impegni futuri fossero portati a termine in questi altri tre anni: il mondo del volontariato ha infatti bisogno di sentirsi maggiormente coinvolto nelle scelte di impatto sociale che sicuramente saremo tenuti a dover prendere, e di far ascoltare la propria voce dinanzi ai più svariati interlocutori. La mia riconferma, e quella di gran parte dei consiglieri che mi affiancheranno, rappresenta senz’altro un gesto di apprezzamento per quanto fatto finora, ed è ai successi ottenuti che intendiamo ispirarci. Lo dobbiamo a voi soci, a tutti i volontari che a prezzo di grandi fatiche si prodigano per i più deboli, ed alla memoria di Bruno Timpano, il nostro consigliere più agguerrito che ci ha lasciati. Grazie ancora e Buon Natale a tutti. Avv. Caterina Salerno Presidente CSV Catanzaro CSV M 4 novità dal CSV Riconfermata Caterina Salerno alla guida del CSV di Catanzaro tura dell’importante sportello territoriale di Lamezia Terme, sono diversi i compiti che il CSV ha infatti portato brillantemente a termine. Non è un caso, d’altronde, che il Centro Servizi di Catanzaro rappresenti un punto di riferimento per tutta la Calabria, e che gli giungano, altresì, riconoscimenti a livello nazionale (tant’è che la Salerno, assieme al presidente del CSV di Reggio Calabria Squillaci, è entrata a far parte del Comitato esecutivo nazionale del CSVnet). A guidare per un altro triennio il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro sarà l’avvocato Caterina Salerno. Eletta per acclamazione il 9 dicembre dall’assemblea dei soci, la Salerno, nel ringraziare i presenti per la fiducia nuovamente accordata quale segno di apprezzamento per il lavoro finora svolto (nessun altro, infatti, aveva avanzato la propria candidatura a presidente), ha ripercorso le tappe che hanno contraddistinto il percorso di consolidamento del CSV. Dall’attività di consulenza fiscale e legale – che ogni anno ha registrato un incremento pari al 100% (360 sono state le consulenze effettuate nel 2008, a dispetto delle 90 nel 2005) - ai sempre più numerosi corsi formativi, finalizzati alla diffusione della cultura della solidarietà ed alla costruzione di reti tra associazioni; dall’impegno dell’area promozione all’interno delle scuole e nelle manifestazioni di largo respiro (quali la Festa al Volontariato) al perfezionamento degli strumenti informatici ed informativi da parte del settore della comunicazione (e il “CSV Magazine” è senz’altro uno di questi), all’aper- A dispetto della “giovane età”, dunque, il CSV della provincia – ha proseguito la Salerno - ha lasciato dei segni importanti lungo il suo cammino: la convenzione stipulata con il Centro di Giustizia Minorile, l’avvio del percorso di tutor sociale, e gli accordi di collaborazione intrapresi con la direzione didattica regionale e l’Amministrazione provinciale (alla quale è passata la delega sul volontariato) ne costituiscono, pertanto, una valida riprova. Nell’immediato futuro, poi, l’irripetibile occasione, contenuta nel varo del bando di progettazione sociale CSV M 5 novità dal CSV sui fondi di perequazione, assorbirà gran parte delle energie del CSV, dato che dall’impiego delle risorse derivanti dall’accantonamento Visco (in base al quale saranno destinati alla Calabria tre milioni e duecentomila euro) dipenderà il futuro delle associazioni di volontariato del Mezzogiorno: “Tutto è “migliorabile”, e con la collaborazione dei componenti del consiglio direttivo e dello staff operativo potremo fare ancora meglio- ha concluso Caterina Salerno- Il CSV è cresciuto molto in questi anni, ed ha sempre agito con grande trasparenza: dalle cinquanta associazioni socie di tre anni fa, siamo infatti giunti “a quota 85”, e chiuderemo il bilancio annuale con un avanzo di bilancio pari allo “zero” che, nel caso dei Centri di Servizio, è indice di buon funzionamento. Nella capacità di spendere, e non di risparmiare, le risorse messe a disposizione, risiede infatti l’efficienza del CSV”. Consiglio Direttivo. Per la maggior parte di loro si è trattata di una riconferma, per altri dell’inizio di una nuova esperienza, da vivere con grande senso di responsabilità: uno dei consiglieri uscenti, infatti, era il compianto Bruno Timpano, la cui mancanza è avvertita tuttora. Assieme a lei, ed al rappresentante delegato dal Comitato di Gestione, vi saranno tredici consiglieri – sui quali è ricaduto il maggior numero di preferenze da parte dei cinquantanove votanti - nel nuovo I tredici consiglieri eletti: Piero Caroleo (Ass. Fai); Anna Cristallo (Ass. Ave); Isa Mantelli (Centro Calabrese di Solidarietà); Francesca Migliarese (Ass. Ada); Luigi Ruberto (Ass. Radio Club Lamezia); Antonella Aletta (Fondazione Città Solidale); Pino La Gamba (Ass. Vita Preziosa); Luigi Cuomo (Ass. Anmil); Pietro Romeo (Ass. Iassfi); Nunzia Coppedè (Ass. Alogon); Franco Torchia (Ass. Misericordia); Giovanna Vecchio (Ass. L’Arca) e Olga Anania (Centro di Solidarietà Catanzaro Marina). CSV M 6 novità dal CSV Inaugurato lo sportello del CSV a Lamezia Terme Mons. Luigi Cantafora benedice i nuovi locali di piazza Salvo d’Acquisto l nuovo sportello territoriale di Lamezia Terme, ubicato nella piazza Salvo D’Acquisto di Nicastro, estende in maniera capillare l’azione di sostegno e di promozione dell’attività di volontariato del CSV della provincia di Catanzaro. Sono stati in molti a ribadirne l’importanza nel giorno fissato per la sua inaugurazione, lo scorso 16 ottobre: la stessa presidente Caterina Salerno - svolgendo le veci di “padrona di casa” sia al momento ufficiale della presentazione al Teatro Umberto che in quello dell’inaugurazione nella sede vera e propria – ha rimarcato l’operatività unitaria del Centro Servizi, che attraverso i suoi sportelli (quello di Lamezia va infatti ad affiancarsi allo sportello di Cropani per la zona dell’Alto Jonio) ha la possibilità di I essere più vicino alle associazioni nell’esercizio della loro attività di solidarietà. L’augurio della vicepresidente del CSV Nunzia Coppedè di poter addivenire, con il tempo, ad una “Consulta del Volontariato” attraverso cui rendere più incisiva la “mission” perseguita dai volontari, è stato preceduto, poi, dagli interventi istituzionali del sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza – che ha sottolineato la vicinanza dell’amministrazione comunale al progetto di ampia ricaduta sociale di cui si fa portavoce il CSV – e del presidente della Provincia Wanda Ferro, che ha voluto con la sua presenza dare continuità ad un’azione di sostegno al CSV avviata già qualche anno prima come assessore comunale alla Cultura, in occasione dell’inaugurazione della sede centrale di via Fontana Vecchia a Catanzaro. Dal canto suo, il vescovo della diocesi di Lamezia Terme, Mons. Luigi Cantafora - prima di impartire la benedizione ai nuovi locali alla presenza di un gran numero di rappresentanti delle associazioni e dei membri dello staff operativo del CSV – ha fatto notare come il superamento di ogni tipo di individualismo sia la condizione imprescindibile per poter essere partecipi della costruzione di uno “Stato Sociale”, di cui il mondo del volontariato rappresenta “l’anima”. La regola del “chi fa da sé fa per tre” è infatti ormai superata dal principio cardine del volontariato, fondato sulla realizzazione di una “rete” tra realtà associative diverse che hanno per fine ultimo il benessere dell’altro. CSV M 7 novità dal CSV Di seguito il discorso che il Presidente del Comitto di Gestione della Calabria, Egidio Chiarella ha fatto pervenire all’assemblea di volontari riunita al Teatro Umberto di Lamezia Terme, il 16 ottobre scorso. I l volontariato rappresenta soprattutto in una città come Lamezia Terme la concreta possibilità di ridurre e superare le barriere che comportano ancora oggi l’emarginazione di molte persone, specialmente giovani, dai circuiti sociali ordinari Mettere in rete le energie e le risorse del mondo del volontariato è il pensiero che ha fatto spiccare il volo all’iniziativa, concertata tra CSV di Catanzaro, guidato ottimamente dal presidente Caterina Salerno e dal suo Direttore Stefano Morena e Comitato di Gestione della Calabria, di cui ne sono Presidente regionale, di aprire uno sportello a Lamezia Terme per stare INSIEME e andare VERSO GLI ALTRI! Con nuove sinergie all’insegna di una progettualità comune, attraverso l’attivazione di uno specifico La vicepresidente del CSV, Nunzia Coppedè, provvede al taglio del nastro della nuova sede “sportello”, il mondo del volontariato tende una mano concreta alla città di Lamezia terme e si impegna ad inserire i volontari in programmi ed attività svolti dalle associazioni locali. La realizzazione di questo sportello è frutto del lavoro di collaborazione tra il Centro Sevizi del Volontariato della provincia di Catanzaro, il Vescovo di Lamezia Terme, il Comitato di Gestione della Calabria, i rappresentanti delle associazioni locali che nell’arco di questi mesi si sono ritrovati in un gruppo di lavoro unitario. La cooperazione attivata ha portato, dunque, all’organizzazione della manifestazione odierna. L’apertura dello “Sportello per il volontariato”, presso i locali del Vescovado, designa la città di Lamezia Terme come luogo privilegiato di sperimentazione di buone prassi da poi diffondere in altre Comunità locali, rappresentando un punto informativo utile alle associazioni per orientarsi nel disbrigo degli adempimenti quotidiani e offrendo anche assistenza progettuale e consulenze. In quest’ottica lo Sportello territoriale di Lamezia Terme, dovrà divenire progressivamente punto di riferimento per il volontariato lametino, incontrando periodicamente le associazioni locali strutturando così un percorso di raccolta, comprensione e rielaborazione dei loro bisogni, per approfondire la conoscenza reciproca e soprattutto per rafforzare la collaborazione tra le associazioni, sostenendo un interscambio con le nuove generazioni e favorendo un,azione di confronto con altri soggetti che operano nel terzo settore. Questa festa è dunque un momento fortemente voluto dal CSV di Catanzaro e dal Comitato di Gestione come risposta alle esigenze, che coinvolge non solo le Organizzazioni di Volontariato ma, in un progetto di più ampio raggio, deve stimolare soprattutto i giovani e meno giovani lametini, perchè una comunità che rende protagonisti, nel servizio agli altri, i propri cittadini, si dimostra capace di rafforzare le basi, necessarie per costruire il proprio avvenire. CSV M 8 Pietro Caroleo Componente direttivo CSV Catanzaro riflessioni Le motivazioni sociali ed economiche della tratta delle donne Q ualche giorno fa, si è tenuto a Cosenza presso la sala degli stemmi della Provincia la conferenza stampa del Progetto “Albachiaraprogrammi di assistenza per donne vittime di tratta”. Si tratta di un progetto particolarmente importante perché si contrappone ad una delle pratiche più efferate di questi tempi: la tratta degli esseri umani. Il progetto, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, e dal Settore Politiche Sociali della Regione Calabria, è stato promosso dal CoSS (Consorzio Servizi Sociali), una società in house della Provincia di Cosenza e viene gestito dalle cooperative sociali Rossano Solidale e Promidea, in partenariato con il Centro Interdipartimentale Woman’s study, la coop. Agorà, i comuni di Rossano, Corigliano e Cassano e la Regione stessa. Obbiettivo di Albachiara è quello di favorire l’emersione e l’inserimento, nel tessuto sociale e culturale della regione, delle donne migranti vittime di sfruttamento sessuale, la cui presenza è in continuo aumento sul nostro territorio. Tale fenomeno costituisce un serio allarme sociale per due ordini di ragioni: in primo luogo, la condizione di sfruttamento, sia esso sessuale e/o lavorativo, nega alle vittime la possibilità di vedere soddisfatti i fondamentali diritti di cittadinanza sociale; inoltre, l'esistenza di condizioni di sfruttamento e segregazione rende la società insicura e altamente instabile, compromettendo la convivenza civile e inasprendo sentimenti di diffidenza e discriminazione verso i cittadini stranieri, troppo spesso vittime impotenti di tali situazioni. L'iniziativa interviene sui territori provinciali di Cosenza, Catanzaro e Crotone, anche se il progetto è principalmente articolato sulla Sibaritide, dove il fenomeno della prostituzione di strada è particolarmente diffuso. Il progetto si muove in una logica di aiuto alle vittime di tratta e di riduzione del danno, nonchè di sostegno al percorso di uscita, oltre che di prevenzione del fenomeno. Una particolare enfasi è poi dedicata alla attività di consolidamento di una rete regionale di sostegno e di aiuto al fine di rendere davvero efficace il percorso di fuoriuscita dalla prostituzione e di inseri- mento nel contesto sociale locale. Il progetto si propone, infine, di sperimentare una collaborazione tra diversi soggetti: istituzioni, mondo del nonprofit, centri di ricerca, al fine di offrire una maggiore gamma di risposte alle donne che vogliono rompere con un passato di violenze e sopraffazioni. Il territorio della Sibaritide è caratterizzato da una rapida mobilità delle prostitute, in particolare quelle minorenni, che vengono continuamente spostate dai "protettori". L’età delle ragazze generalmente non supera i 30 anni di età per lo più senza un regolare titolo di soggiorno. È evidente che esiste un collegamento forte tra il fenomeno della tratta delle immigrate e la questione della legalità e della criminalità organizzata, soprattutto se si considerano i rapporti della 'ndrangheta con le consorterie criminali degli altri Paesi volti al traffico dei clandestini verso l'Italia. Nonostante l'indiscutibile gravità e pericolosità del fenomeno, ad oggi sono ancora poche le donne nella nostra regione che trovano il coraggio di intraprendere il percorso di fuoriuscita dal circuito dello sfruttamento. Probabilmente, se ciò non accade, la causa è da ricercarsi anche nella quasi totale mancanza di sistemi di protezione e supporto delle vittime nella nostra regione. Il fenomeno della tratta non si esaurisce nello sfruttamento sessuale a cui il progetto Albachiara si contrappone. D’altra parte, data la molteplicità di forme e la dinamicità con cui si presenta, il fenomeno della tratta sfugge a definizioni assolute. Tuttavia, dato il progressivo aumento di rilevanza del fenomeno, nell’ultimo decennio sono stati compiuti passi significativi verso una definizione che fosse comprensiva di ogni tipologia di sfruttamento. Si sono così susseguite diverse definizioni della tratta, che è andata progressivamente assumendo i suoi contorni definitivi. Le tappe principali sono rappresentate dalla: 1) Risoluzione sulla tratta degli esseri umani del Parlamento Europeo del 18 gennaio 1996. Questa risoluzione identifica la tratta come l’atto illegale di chi direttamente o indirettamente favorisce l’entrata o il soggiorno di un cittadino proveniente da un paese terzo ai fini del suo sfruttamento, utilizzando l’inganno o qualunque forma di costrizione o abusan- do di una situazione di vulnerabilità o di incertezza amministrativa; 2) Il Protocollo delle Nazioni Unite per prevenire, sopprimere e punire la tratta di persone dove il fenomeno viene definito, all'art. 3, come “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, il dare alloggio o accoglienza a persone, tramite l’uso o la minaccia dell’uso della forza o di altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o tramite l’offerta o l’accettazione di somme di danaro o altri vantaggi finalizzati ad ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo di organi”. 3) La Dichiarazione di Bruxelles sulla prevenzione e il contrasto alla tratta di esseri umani (2002) con la quale sono state promosse linee guida e buone pratiche per sviluppare azioni coordinate per prevenire il fenomeno ed assistere le vittime. In particolare, nella Dichiarazione si fa riferimento alla necessità di una politica europea più ampia ed armonica, che contempli a fianco di strumenti di intelligence e giudiziari anche misure di prevenzione e riduzione del fenomeno: queste ultime devono tenere in considerazione gli aspetti sociali e culturali che spingono verso la migrazione irregolare ed il conseguente sfruttamento sessuale e lavorativo, con particolare attenzione alla realtà dei minori vittime di tratta. Con la definizione proposta dalle Nazioni Unite, si pone fine ad anni di contrasti sulla definizione del fenomeno e, quindi, ad interventi modulati sui differenti punti di vista quali migrazioni, prostituzione, criminalità, ecc. Ad oggi 42 paesi hanno ratificato il protocollo, contribuendo così all’uniformazione del significato di Tratta. CAUSE La tratta di persone in questi ultimi anni è un fenomeno strettamente connesso al processo di globalizzazione, successivo alla fine della divisione geo-politica del pianeta in due blocchi contrapposti da differenti ideologie socio-economiche. Il collasso di quella parte dell’Europa interessata dai regimi comunisti ha avuto CSV M 9 riflessioni di sfruttamento perlomeno sono riconosciute come tali, mentre le altre no. Le conseguenze individuali sono intuibili; meno lo sono le conseguenze di carattere sociale che il fenomeno della tratta di persone comporta. La tratta - soprattutto al femminile - provoca infatti vere e proprie patologie sociali tanto nel presente che nel futuro; sia nei paesi di origine che in quelli di destinazione. Il tavolo dei relatori del convegno tenutosi a Cosenza sul progetto “Albachiara” profonde ripercussioni sull’organizzazione sociale e sulle relazioni politiche ed economiche di individui, comunità e paesi. L'assenza del bisogno di alimentare le due diverse propagande politiche si è tradotta in una diminuzione degli aiuti che i due schieramenti erogavano a paesi poveri ma strategicamente importanti per mantenerli nella propria area di influenza. Ciò ha prodotto, come conseguenze, la liberazione di centinaia di migliaia di persone che per molti anni erano state costrette a rimanere all’interno dei loro confini; ed inoltre, la diminuzione o l’interruzione degli aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo da parte dei paesi economicamente sviluppati di entrambi i blocchi, che ha provocato un vero e proprio esodo da sud verso nord e da est verso ovest. A questo fenomeno generale si salda l'aumento tendenziale della migrazione al femminile, per lo più dovuta a motivi economici, tali da spingere migliaia di donne dei paesi poveri a cercare soluzioni nuove per il sostentamento della propria famiglia in assenza del reddito procurato dal “capofamiglia” maschio. Allo stesso tempo, nei paesi ricchi è andata aumentando, parallelamente alla richiesta di servizi di cura, la richiesta di prestazioni sessuali a pagamento. Questo fattore di attrazione si spiega con il mutamento nei rapporti di genere nei paesi sviluppati ed è causa diretta dell'immagine, degli stereotipi femminili e dei rapporti di relazione fra i generi che sono andati a modificarsi nel corso della seconda metà del XX secolo. Questi fattori di spinta all'emigrazione sorretti, come abbiamo visto, da fattori di attrazione concreti-, si sono scontrati con il graduale aumento della difficoltà ad entrare legalmente nei paesi del cosiddetto “primo mondo” (Europa, Stati Uniti d’America, Oceania, Giappone etc.). Per superare gli ostacoli posti dalle normative "protezioniste" dei paesi ricchi, molte donne si sono rivolte ai cosiddetti "canali informali", cadendo preda delle organizzazioni dei trafficanti. CONSEGUENZE La tratta di persone incide negativamente sull'individuo a diversi livelli: fisico, psicologico e sociale. È sempre un'esperienza traumatica, anche quando la vittima non viene sottoposta a violenze e sevizie. Le persone che decidono di emigrare alimentano un progetto migratorio non solo per se stesse, ma anche per le loro famiglie. La tratta cancella in un sol colpo tutti i progetti e le speranze maturate - spesso - a lungo. La cosa peggiore è che quando si trovano in condizione di sfruttamento, le vittime non riescono a decidersi a far qualcosa per uscirne; vive sempre la speranza di potersi affrancare dalla tratta, rimanere nel paese in cui si trovano e trovare un lavoro redditizio. Ciò paralizza le vittime e ne cristallizza la traiettoria, rendendole docili allo sfruttamento e incapaci di reagire. Scatta il meccanismo psicologico della rimozione che fa loro preferire lo sfruttamento alla sconfitta di un rimpatrio forzato. Le vittime possono quindi trascorrere anni in una condizione di limbo, con poche o rarefatte relazioni sociali, senza imparare nulla, nemmeno la lingua, del paese che le ospita. Spesso in condizione di sospetto continuo, perché dopo aver subito un raggiro così spietato è difficile tornare a fidarsi; tutti sono potenzialmente dei carnefici, anche coloro che possono essere d’aiuto. Se lo sfruttamento del corpo è la forma più meschina e brutale, ancora peggio è lo sfruttamento del lavoro: questa affermazione è solo apparentemente scandalosa, perché le vittime della prima forma TIPOLOGIE DI SFRUTTAMENTO • Sfruttamento lavorativo: obbligo coercitivo di svolgere mansioni in campo industriale, agricolo, artigianale e nelle attività di cura alla persona. Normalmente le persone subiscono questa violazione dei loro diritti per restituire il costo dei documenti (spesso falsi) e dello spostamento dal luogo di origine al paese in cui prestano i loro servizi. Questo tipo di sfruttamento, per le sue caratteristiche, è il più nascosto. Innanzitutto perché si svolge al chiuso (fabbriche o laboratori artigianali) o lontano da occhi indiscreti (nei campi, o nelle case di insospettabili cittadini). E poi perché molte vittime non denunciano lo sfruttamento perché sperano che, una volta ripagato il debito, potranno ricevere un salario vero. Non sanno che, essendo entrate in un paese straniero illegalmente, rimarranno sempre in uno status precario altamente ricattabile. • Sfruttamento sessuale: include una parte visibile, quando le vittime sono costrette ad esercitare in strada, ed un’altra più difficile da decifrare, che comprende l’ampio ventaglio delle forme di sfruttamento in appartamenti, nei locali notturni e nel circuito della pornografia. La prostituzione forzata in strada, per la sua visibilità, è paradossalmente la forma di sfruttamento che permette più facilmente alle vittime di liberarsi, attraverso l’intervento degli operatori di strada. • Matrimoni forzati: si sviluppa all’interno del fenomeno delle relazioni stabilite a distanza. È una forma di tratta che viene utilizzata molto tra gli immigrati, specialmente di quei gruppi etnici che, per cultura e tradizione, tuttora utilizzano la consuetudine del matrimonio combinato. Nel campo della tratta questo mezzo si è dimostrato estremamente efficace per trasformare giovani donne in vittime di sfruttamento lavorativo e soprattutto sessuale. Corollario di questa forma di sfruttamento sono le gravidanze indotte per poter vendere i neonati a influenti coppie impossibilitate ad averne di propri. CSV M 10 Benedetta Garofalo Addetta stampa CSV Catanzaro Uno sguardo su... Genitori e figli disabili insieme lungo un percorso di crescita 4ª PARTE I ragazzi de “L’Alveare” a lezione di cucina C atanzaro - Si fa meno fatica ad affrontare il tema della disabilità in un momento storico come quello attuale, in cui il Consiglio dei Ministri ha dato approvazione alla Convenzione dell’Onu per i Diritti delle Persone con Disabilità (in attesa che anche il Parlamento si esprima a riguardo). Il delicato argomento non è e non può più essere visto come un “tabù”: i disabili, infatti - a dispetto di chi ancora li considera un “fenomeno da baraccone” da analizzare - sono persone il cui handicap fisico o mentale non basta a renderli privi della titolarità di determinati diritti e doveri. E sono tante le realtà positive della nostra provincia ove i disabili si ritrovano perfettamente calati e dirigono il proprio impegno quotidia- L’esempio dei ragazzi dell’associazione “L’Alveare”, consapevoli delle loro scelte e delle personali inclinazioni no verso l’acquisizione di una certa autonomia. L’associazione di volontariato “L’Alveare” di Catanzaro è senz’altro una di queste. Dopo aver compiuto “i primi passi”, sin dal ’99, a fianco della cooperativa sociale “Meristema”, L’Alveare ha cominciato a brillare di “luce propria” dal 2005: l’attuale sede di Giovino, in cui i ragazzi di maggiore età svolgono le varie attività, è diventata infatti fruibile dagli stessi volontari solo dopo una lunga “odissea” che li ha visti girovagare “per mari e per monti”, ovvero dal dopolavoro ferroviario di Lido a Piazza Roma. Ma “chi la dura, alla fine vince”: e così, i qualificati operatori, i genitori ed i ragazzi stessi – guidati dal presidente dell’associazione Demetrio CSV M 11 Uno sguardo su... Laganà e dal suo storico “braccio destro” Mario Caccavari – si sono rimboccati le maniche per trasformare il nuovo appartamento in un “laboratorio di laboratori”, le cui porte fanno da accesso ad una cucina funzionante, e a stanze dedicate all’apprendimento della musica, dell’arte del cucito e delle tecniche di decoupage per decorare stoffe e cuscini, oltre che ai lavori di falegnameria. Ognuno è libero di seguire le proprie inclinazioni e di scegliere l’attività che più gli garba: c’è quindi chi predilige stirare, chi dipingere, chi fare crepes alla nutella. E c’è anche chi si trova a suo agio sul palcoscenico o immerso nell’acqua di una piscina: “Il nostro intento è quello di rendere autonomi i ragazzi sotto i vari punti di vista, anche attraverso attività che vengono realizzate all’esterno dichiara il pres i d e n t e Laganà, che accoglie calorosamente noi del “CSV Magazine” assieme agli instancabili genitori-volontari- Ognuno di loro, infatti, è portatore di un talento, e lo esprime nella preparazione di un dolce, nel suonare la batteria, nelle gare di nuoto o nella partecipazione a commedie teatrali”. Le emozioni legate alla messa in scena (risalente all’anno scorso) di “Natale in casa Cupiello” all’Istituto Palazzolo del quartiere di S. Maria, con l’aiuto del noto cabarettista Piero Procopio, sono, invero, rimaste impresse nella memoria del gruppo di attori in erba. Del resto, non esiste esperienza più formativa della recitazione per chi non possiede una totale padronanza di linguaggio o fa fatica a coordinare i movimenti: e così può accadere che un giovane de “L’Alveare”, con serie difficoltà ad indossare ed a levarsi la giacca di dosso, sul palcoscenico sia riuscito benissimo a superare tale limite. Le psicologhe Lorena Silipo e Francesca Melina, che svolgono il loro puntuale servizio all’interno dell’associa- Questi ragazzi sono come una “pigna” e si aiutano a vicenda. Sono proprio loro a farci crescere Gruppo di ragazzi e operatori. zione, non hanno dubbi in merito alle enormi potenzialità di cui sono dotati i ragazzi con disabilità: e i compiti che quotidianamente vengono svolti alla presenza degli operatori specializzati nelle varie materie e degli attivi genitori fanno appunto richiamo al rispetto reciproco, al senso di responsabilità e alla volontà di apprendere che è molto spiccata in ciascuno di loro. “Questi ragazzi sono come una “pigna” e si aiutano a vicenda. Sono proprio loro a farci crescere – precisa Mario Caccavari. Per alcuni di loro, poi, la collaborazione portata avanti nelle scuole primarie e dell’infanzia attraverso la convenzione con il Comune – che ha garantito la copertura assicurativa – rappresenta tuttora un primo tentativo di inserimento lavorativo: ma con le acquisite capacità in campo artistico, specie in quello iconografico, c’è chi confida nell’avvio di un’attività commerciale che possa tramutarsi in uno sbocco occupazionale vero e proprio. Ed in effetti le molteplici icone religiose in legno, che campeggiano sulle pareti della sede dell’associazione, impressionano il visitatore per la loro bellezza e perfezione: tant’è che all’imponente fiera annuale “Arredo Casa”, a cui partecipa con uno stand, sono proprio le icone il biglietto da visita de “L’Alveare”. “Se mettessimo in piedi un’attività che possa risolversi in una concreta opportunità di lavoro per i nostri ragazzi, potremmo anche risparmiare sulle spese vive dell’associazione – chiarisce a tal proposito Totò Tallarico, padre di Simona e assiduo operatore del laboratorio di falegnameria - Per ciascuna di queste immagini utilizziamo materiali costosi, accogliendo ogni tipo di richiesta da parte delle parrocchie e delle persone che intendano fare un regalo in vista di un battesimo o di una comunione. Ma quella che ora è una semplice attività manuale, potrebbe divenire un lavoro per tutti coloro che ogni giorno ripropongono con entusiasmo e con pazienza certosina il volto di Cristo”. (4- continua) CSV M 12 angolo delle associazioni Siamo tutti figli di Dio L’impegno di “Donne e Futuro” per superare la paura atavica verso il popolo zingaro Un momento della festa organizzata dall’associazione “Donne e Futuro”. I n occasione dell’inaugurazione della nuova sede nella Scuola dell’Infanzia “Salvatore Miceli”, nel quartiere Razionale di Lamezia Terme, noi, amiche dell’Associazione “Donne e Futuro” abbiamo organizzato la festa “Siamo tutti figli di Dio”. Dopo quattro giorni di maltempo (tanto violento da spingere le amministrazioni delle città del litorale a chiedere lo stato di calamità), martedì 25 novembre il Cielo ci ha regalato una bellissima giornata. Il titolo della manifestazione era stato scelto da Lauretta Berlingieri, ragazzina zingara di vent’anni, che abita al campo “Scordovillo”, dove vivono la maggior parte delle donne zingare che frequentano le nostre attività. Volevamo una festa per il quartiere per promuovere la conoscenza del modo di essere degli zingari che vivono a due passi dal rione ma anni luce lontano dalla vita cittadina. Festeggiare vuol dire “stare insieme”, e iniziare in un quartiere a vivere “da figli di Dio” significa arrivare, pian piano, ad una fratellanza vera tra tutti i cittadini di Lamezia Terme. Un sogno? No. Un cammino possibile in una città dove l’accoglienza, la generosità, l’ospitalità, la gentilezza fanno parte del carattere della maggior parte delle persone. E perfino nell’organizzare la festa queste peculiarità sono venute fuori, con il coinvolgimento attivo di tantissime persone che fanno propria la causa dell’Associazione. Martedì mattina Gianfranco Genovese, della “Digicom”, è venuto con Marco ad attaccare gli striscioni e a dare un mano alla nostra amica giornalista Cinzia Pepi, che si era resa disponibile a sistemare i disegni delle donne, a finire di abbellire i muri delle aule. Dal canto suo Carmen, dello sportello territoriale di Lamezia Terme CSV M 13 angolo delle associazioni del Centro Servizi al Volontariato provinciale, ha sistemato l’attrezzatura video. La maestra Concetta Chiefallo ha invece diretto le ultime prove di canto con i bambini dell’asilo. Le amiche Aurora Amato, Giusy Nicotera, Maria Grandinetti ed Elvira Gabriele hanno provveduto a sistemare le ultime cose, e cinque minuti dopo che tutto era pronto, è arrivato il Vescovo emerito Mons. Vincenzo Rimedio da Vibo. Il Complesso Bandistico dell’Istituto Comprensivo “G. Nicotera” di Sambiase, diretto dal Maestro Enzo Minieri, ha dato l’avvio ai festeggiamenti. Gli “onori di casa” sono stati fatti dai bambini dell’asilo che hanno intonato l’inno italiano; a seguire, sono intervenuti Mons. Vincenzo Rimedio, il quale ha augurato alla cittadinanza di trovare il coraggio di aprire il cuore, e, in rappresentanza del Dirigente scolastico Enrico Mascaro, l’insegnante Concetta Bonaccurso. Karin Maria Faistnauer Catanese, Presidente dell’Associazione, ha poi raccontato perché e come “Donne e Futuro” si occupa da anni delle donne zingare. La Coldiretti Calabria, che sostiene da tempo l’operato dell’Associazione “Donne e Futuro”, rappresentata dal Vicedirettore Pietro Sirianni, ha offerto due abeti che il giardiniere Giovanni Gariano ha piantato subito nel giardino dell’asilo, assieme ai ciclamini offerti dall’Azienda dei Fratelli Santacroce. I due alberi, già simbolo della pace, vogliono essere anche il simbolo dei due popoli diversi che possono stare “insieme”, mantenendo la propria autonomia. Popoli finora separati da una incomprensione reciproca, frutto di paure ataviche: gli zingari da una parte e i “cittadini”, “taliani” o “gagé”, come veniamo chiamati dagli zingari, dall’altra. Il Direttore del CSV della provincia di Catanzaro, Stefano Morena, ha presentato l’opuscolo informativo realizzato da “Donne e Futuro” grazie al sostegno del Centro Servizi. La Dirigente del III Circolo Didattico Maria Miceli e la Rabbina Barbara Aiello hanno salutato il pubblico numeroso. La presenza dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Milena Liotta, in rappresentanza dell’Istituzione che ha concesso i locali all’Associazione, ha inoltre voluto sottolineare la volontà di migliorare una situazione di anni di disagio. I ragazzi del plesso “Donna Mazza“ del IX Circolo, sotto la guida della maestra Natasha Cretella, si sono esibiti nel canto: “Siamo tutti fratelli nel mondo”. A con- durre gli interventi è stata l’amica giornalista Maria Scaramuzzino. Dopo i tanti discorsi, Lauretta Berlingieri ha tagliato il nastro tricolore, tenuto dai bambini piccoli, per aprire ufficialmente la mostra. Mostra che racconta attraverso foto e disegni quella parte della realtà zigana che è totalmente sconosciuta ai più: l’amore per i figli, il lavoro faticoso, la pulizia nelle case, la vena artistica, la vita al campo … Disegnando se stessi, i presenti, grandi e piccoli, hanno preso parte alla realizzazione di un murales per riscoprire una realtà oggi spesso dimenticata: “Siamo tutti figli di Dio”. I Dirigenti della Confcommercio, Salvatore Cittadino e Michele Raffaele, hanno infine offerto le crespelle preparate al momento da Angela Pontieri nel suo stand nell’area antistante la scuola. Hanno contribuito fattivamente alla riuscita della festa, in rappresentanza della comunità zigana, Lauretta Berlingieri con la nipotina Elisa, Antonella Bevilacqua, Antonella Berlingieri, Rosa Berlingieri con le figlie Franca e Monica e la nipotina Valentina; inoltre il Radio Club Lamezia Terme, la Fondazione Migrantes, la Confraternita di Misericor-dia, i bambini del III circolo “Don L. Milani” e i ragazzi del I circolo Mag-giore Perri, della Scuola Secondaria “Pietro Ardito”, dell’IPSIA “Leonardo da Vinci” e del Liceo “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme. Un importante sostegno per la riuscita della festa è stato dato dal Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro, attraverso le operatrici dello sportello di Lamezia Terme Carmelinda Di Benedetto, Marialuisa Mascaro, Maria Bombara. Si ringraziano per le foto Cinzia Pepi, Marcello Rochira e Foto Pulice, e per essere intervenute le testate giornalistiche delle televisioni VIVAVOCE Tv e TEN Tv. I giornalisti e gli operatori tv hanno dato ampio risalto all’evento, che è stato sicuramente un altro passo in avanti per far diventare Lamezia Terme “Città di Dio”, come aveva auspicato Mons. Vincenzo Rimedio quando era Vescovo di Lamezia Terme. Associazione “Donne e Futuro” Karin Maria Faistnauer Catanese CSV M 14 angolo delle associazioni “Da mamma a mamma”, lo sportello dell’associazione Acquamarina che dal 15 dicembre è ubicato al piano terra del presidio Pugliese I l progetto “Da Mamma a Mamma” nasce dalla consapevolezza della straordinarietà dell’evento, legato al diventare madre, per la vita di una donna e di tutto il suo nucleo familiare. Ci sono situazioni in cui la maternità può determinare un aumento di quei problemi già esistenti (socioeconomici, abitativi, psicologici) che possono anche portare, in casi estremi, all’abbandono del bambino. Uno degli scopi del progetto è quello di prestare ascolto alle mamme, in situazione di difficoltà, creando una rete solidale con l’offerta di aiuti concreti. Non a caso l’apertura dello sportello “Da mamma a mamma” è attivo presso l’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro perché questo è il luogo dove, ogni anno, nascono duemila bambini. Per far conoscere il progetto sarà consegnata a tutte le neo-mamme una lettera, in cui saranno elencati gli aiuti che si possono dare o ricevere, come corredini, carrozzine, box, pannolini e quant’altro sia utile nella prima infanzia. Nella lettera, inoltre, sarà data notizia delle azioni di sostegno per favorire l’allattamento al seno, della ginnastica post-partum, della ginnastica dolce al bambino e di un gruppo di automutuo-aiuto permanente tra mamme, Ci sono situazioni in cui la maternità può determinare un aumento di quei problemi già esistenti che possono anche portare, in casi estremi, all’abbandono del bambino. che rientrano tra i servizi che potranno essere richiesti. Lo sportello sarà aperto, con la presenza di un volontario, nei giorni di martedì, giovedì e venerdì dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Per ricevere informazioni basta telefonare al numero verde 800984461 ed al cellulare 340.1442698. Il centro raccolta, dove poter donare tutto quanto si ritenga utile per le mamme ed i bambini appartenenti a famiglie disagiate, si trova presso la sede dell’associazione “Acquamarina”, in via Bambinello Gesù, 14/C a Catanzaro. Per la realizzazione del progetto, l’associazione “Acquamarina” si è avvalsa della collaborazione, a vario titolo, dell’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”, dell’Unità Operativa Tutela Donna, Infanzia e Famiglia del distretto n.1 ASP Catanzaro, della Fondazione “Calabria Etica” e delle associazioni di volontariato “Cittadinanzattiva” e “L’Acchiappasogni”. La conclusione del progetto è prevista per il mese di novembre del 2009, ma tutti i partners coinvolti auspicano che possa proseguire nel tempo, per continuare ad offrire aiuto e sostegno a mamme, bambini e famiglie, durante il percorso nascita. Eleonora Rotella Associazione Acquamarina CSV M 15 Lorenzo Maria Di Napoli vicepresidente Co.Ge Calabria volontariato e terzo settore C hi ha promosso l’iniziativa Il Volontariato e le fondazioni di matrice bancaria, per fornire una risposta concreta alle emergenze sociali del Meridione attraverso il Volontariato e la Società civile. La gestione dell’iniziativa è stata affidata ai Comitati di gestione dei fondi speciali per il Volontariato (COGE) ed ai Centri di servizio per il Volontariato. Il COGE regionale è l’ente chiamato, per legge, ad a istituire i CSV, a ripartire e ad attribuire loro i fondi di provenienza dalle fondazioni di matrice bancaria, e, infine, a controllarne le attività e la regolarità della gestione. I CSV in Calabria sono istituzioni provinciali, espressione del Volontariato del territorio, “a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività". Essi forniscono gratuitamente servizi alle ODV sotto forma di: a) promozione del Volontariato; b) consulenza amministrativa, legale, fiscale, progettuale, ecc.; c) formazione; d) informazione e documentazione. Le risorse a disposizione Centro/Sud: 23 milioni di euro (Sardegna compresa). Calabria: 3.200.000 euro. Provincia di Catanzaro: euro 302.313,50. La destinazione I Bandi sono destinati a sostenere le progettualità sociali delle associazioni di volontariato di otto regioni che presentano situazioni economico-sociali di ritardo rispetto alla media italiana: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. A differenza di altre misure analoghe, come quelle previste dai bandi della Fondazione per il Sud, questi bandi sosterranno progetti di associazioni di volontariato anche di piccola entità. La finalità Promuovere una migliore infrastrutturazione sociale nelle regioni interessate, individuata come leva strategica per il loro sviluppo, con la finalità di venire incontro alle emergenze più impellenti di ogni regione. L’utilizzo di tali risorse dovrà contribuire a promuovere l’avvio di un processo che possa procurare un vero e proprio cambiamento. I principi generali I progetti dovranno favorire lo sviluppo di reti stabili e strutturate, che facilitino: Promemoria propedeutico alla lettura del bando di perequazione sociale Lavorando insieme con umiltà e con autentico spirito di servizio, si dovrà cercare di esaltare e valorizzare tutti i punti di forza... a) il ruolo di advocacy del volontariato e delle altre componenti del terzo settore; b) la loro collaborazione con le istituzioni pubbliche nella programmazione, pro gettazione e valutazione dei servizi; c) l’attuazione dei principi di solidarietà, di sussidiarietà orizzontale e circolare. I progetti mirano a favorire lo sviluppo di servizi e sistemi che affrontino in maniera strutturale le aree di criticità sociale dei territori e delle comunità interessate. Le novità Il Volontariato delle suddette regioni centro/meridionali - attraverso l’utilizzo di un flusso di risorse (i c.d. fondi perequativi messi a disposizione dalle Fondazioni di origine bancaria, in parte ad integrazione dei fondi speciali ex art. 15 L. 266/91 e in parte finalizzate al sostegno diretto dei progetti delle ODV) - si rende promotore di tutta una serie di opportunità per il territorio, interpre- tando un nuovo modo di pensare e di operare. Tra le novità più significative: a) opportunità per il territorio: scaturite da una attenta analisi dei bisogni che ha tenuto conto di tutti gli studi aggiornati dei vari enti (POR Calabria, bozza di Piano Regionale dei servizi sociali, Documento Strategico Regionale – DSR, Ricerche realizzate dai CSV Calabresi sul volontariato del ter ritorio, Dati ISTAT 2008. Rapporto Nazionale sulle strategie per la Protezione sociale e l’inclusione 2006/2008); b) sinergie: il Volontariato si propone con gli altri attori del sistema, uscendo da schemi che spesso sono stati autoreferenziali; c) procedure: molto attente in termini di assistenza, trasparenza e garanzia, ecc. Nella Commissione di valutazione dei progetti non faranno parte esponenti dei CSV provinciali, né del COGE regionale. L’occasione è importante per l’entità delle cifre a disposizione che, peraltro, si riferiscono a due annualità (2007 e 2008); la progettazione sociale si ripeterà successivamente anno per anno ma, ovviamente, per importi più contenuti. La sfida La realtà attuale fornisce agli organismi del volontariato ulteriori mezzi finanziari per autopromuoversi e gestirsi, facendo leva sulla propria capacità di idee e di organizzazione. È questo un fatto importante, un test di capacità di sempre maggiore rilevanza che, però, deve tener conto dei: • punti di forza: capacità di idee e di fare rete, le novità di cui sopra, la disponibilità dei fondi, il supporto e l’organizzazione dei CSV nonché dei loro coordinamenti (regionale e nazionale), l’attività di garanzia del COGE • punti di debolezza: informazione incompleta, non collaborazione, diffidenza, ricorso al compromesso, personalismi. Negatività, queste, che potrebbero essere imputabili a tutti i protagonisti del sistema. Lavorando insieme con umiltà e con autentico spirito di servizio, si dovrà cercare di esaltare e valorizzare tutti i punti di forza e, nel contempo, superare gli eventuali limiti rappresentati dai punti di debolezza, considerandoli aree di miglioramento da perseguire con tutte le forze, se si hanno davvero a cuore gli interessi della propria regione. CSV M 16 Benedetta Garofalo Addetta stampa CSV Catanzaro interviste Il terzo settore e la questione meridionale S calea - La formazione di quadri per il Terzo Settore rappresenta una grande scommessa per il Meridione d’Italia. Il Terzo Settore, infatti, svolge una parte importante nel processo di “risalita” economica e sociale dell’intero Sud, che ancora paga le conseguenze di una politica poco rappresentativa a livello nazionale: ma la crescita è a portata di mano, e parte dalla formazione. Ne è convinto il consulente di CSVnet Guido Memo, il quale - nel corso della seconda giornata del primo seminario interregionale per la Formazione dei Quadri del Terzo Settore del Meridione tenutosi il 14, 15 e 16 novembre a Scalea – ha reso un’intervista a noi del “CSV Magazine”, soffermandosi sull’importanza della Fondazione per il Sud. “Con la costituzione della Fondazione per il Sud, voluta dal CSV.net e dall’associazione delle casse di risparmio italiane, e in particolare del suo presidente Giuseppe Guzzetti, si è cercato di risolvere il contenzioso che era sorto con la destinazione dei fondi ai Centri di Servizio – ha chiarito MemoLa legge 266/91, secondo la quale un quindicesimo dei proventi delle fondazioni bancarie devono essere destinate ai Centri di Servizio, fu oggetto di ricorso da parte delle stesse fondazioni e delle Regioni, che non accettavano il fatto che venisse affidato allo stesso volontariato la gestione del servizio. Le Province autonome di Trento e Bolzano, unitamente alla regione Lombardia, rivendicavano la suddetta gestione, mentre le fondazioni si rifiutavano di mettere mano ai finanziamenti. Infine, con tre diverse pronunce, la Corte Costituzionale ha dato torto sia alle Regioni che alle fon- A margine del primo seminario interregionale per la Formazione dei Quadri del Terzo Settore del Meridione, Guido Memo del CSVnet si sofferma sul ruolo che il TS ricopre per il rilancio del Sud Guido Memo, consulente di CSVnet dazioni, stabilendo che la questione dovesse essere demandata allo Stato (attraverso lo strumento del decreto, in questo caso), in quanto il far volontariato rappresenta un diritto fondamentale del cittadino che deve essere parimenti goduto in tutte le parti d’Italia, e non solo nelle regioni che hanno a disposizione le fondazioni di origine bancaria. La pronuncia della Corte, datata 1992, è rimasta praticamente non attuata fino al 2005, nonostante una parte delle organizzazioni di volontariato nazionali la richiedesse con forza: e se siamo riusciti a far decollare i Centri di Servizio al Sud, anche se molto dopo rispetto a quelli del Nord (mentre i primi CSV risalgono al 1997, in Campania il Centro di Servizi è stato istituito solo nel 2005), abbiamo dovuto attendere il voto parlamentare per vincere la battaglia contro le fondazioni che non volevano dare soldi al volontariato, e così raggiungere un accordo con il presidente dell’associazione delle casse di risparmio Guzzetti. Con quell’accordo ha tratto origine la Fondazione per il Sud e, conseguentemente, si è provveduto a reperire i fondi per i Centri di Servizio, che altrimenti sarebbero stati scarsissimi: basti pensare che per i Centri di Servizio della Campania l’assegnazione annua pro-capite era di 0,25 euro, mentre per la Val D’Aosta era pari a 4,5 euro…” …Proprio per rendere equa la distribuzione delle risorse tra i Centri di Servizio si è pensato ai fondi perequativi: “Se non facciamo in modo che la previsione dei fondi di perequazione sia contenuta in una legge, diventa complicato farli durare nel tempo. Con l’associazione delle casse di risparmio abbiamo siglato, infatti, un accordo di carattere privato che vincolava la stessa associazione, la CSV M 17 interviste Consulta del Comitato di Gestione e le rappresentanze del volontariato attraverso la Consulta nazionale del volontariato, la Convol (che è la rete delle federazioni nazionali di volontariato di area prevalentemente cattolica) ed il Forum nazionale del Terzo Settore. Con l’accordo stabilimmo che tutta quella massa di denaro - accantonata a seguito del contenzioso con le casse di risparmio e pari a 240 milioni di euro – unitamente ad un ulteriore contributo che veniva dato ai Centri di Servizio per due annualità, servisse a costituire la Fondazione per il Sud e a ricavare i fondi di perequazione. A quel punto noi chiedemmo che, nel processo di costituzione della Fondazione, una parte dei fondi venisse destinata alla formazione dei quadri del Terzo Settore nel Meridione: cinquecentomila euro furono destinati a questo progetto, e da lì prese avvio questa attività”… Un progetto praticamente elaborato dalle organizzazioni del Terzo Settore e rivolto alle sei regioni di competenza della Fondazione per il Sud: Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania. “Non abbiamo però compreso come mai al progetto sia stato levato il 10% dei finanziamenti, visto che questi soldi non sono stati assegnati a nessun altro – ha proseguito Memo – Quattrocentocinquantamila euro - a cui vanno aggiunti centosettantamila euro (in forza lavoro, naturalmente) di cofinanziamento da parte dei Centri di Servizio - possono sembrare tanti, ma non sono bastati ad evitare i problemi di funzionamento del progetto stesso. Ecco perché è necessario puntare ad una formazione politica che sia attenta al ruolo che questo settore può svolgere nello sviluppo delle regioni meridionali: la crescita delle associazioni di volontariato, di promozione sociale e delle cooperative sociali del Sud è stata, infatti, negli ultimi anni alquanto tumultuosa, e se quantitativamente il Terzo Settore ha recuperato il divario con il Nord, nei fatti non ha ancora preso coscienza del proprio compito in questo contesto”. Da un punto di vista culturale, soprattutto: “La formazione serve a infondere la consapevolezza di perseguire un obiettivo comune, e così di “fare rete” tra le associazioni. Pertanto, i seminari interregionali – a Scalea si è tenuto il primo, a settembre dell’anno prossimo si terrà l’ultimo – tendono a mettere al centro della discussione una serie di argomentazioni, prima fra tutte la questione meridionale di cui ormai nessuno parla più, perché ...i trasferimenti permanenti al Nord sono circa 220mila l’anno: ma mentre allora erano i contadini ad emigrare, adesso è la gente più qualificata a fare le valigie... “ingabbiata” nel concetto della criminalità organizzata, dell’assistenzialismo e dello spreco di soldi”…. La scarsa rappresentatività a livello nazionale contribuisce, poi, a penalizzare il Sud: “Durante la Prima Repubblica il Sud era adeguatamente rappresentato; ma dalla fine degli anni Ottanta (contestualmente è avvenuta la rivendicazione di risorse da parte del Nord del Paese) la questione meridionale vive una fase di oscuramento. È indubbio che in quegli anni le politiche assistenziali abbiano fatto affluire risorse ai soggetti sbagliati, tuttavia il problema del Sud è ancora irrisol- to, e la differenza con il Nord è rimasta pressoché identica. Tant’è che l’emigrazione per motivi di lavoro è ripresa ai livelli degli anni Sessanta, ed i trasferimenti permanenti al Nord sono circa 220mila l’anno: ma mentre allora erano i contadini ad emigrare, adesso è la gente più qualificata a fare le valigie”. … E al momento in cui gli chiediamo se anche il mondo del volontariato rispecchia l’andamento generale della divisione del lavoro (in base al quale i meridionali primeggiano nel settore della pubblica amministrazione, mentre quelli del Nord sono più specializzati nelle attività economico-finanziarie), Guido Memo stringe le spalle: “Per rispondere a questo quesito bisognerebbe indagare su cosa è oggi il volontariato al Sud – prosegueSecondo i dati in nostro possesso il volontariato è cresciuto molto in questa zona del Paese, pur essendo le associazioni più piccole rispetto a quelle del Nord ed il numero dei dipendenti minore, mentre quello dei religiosi e dei ragazzi del servizio civile coinvolti è del doppio rispetto alla media nazionale. Di sicuro, con l’eccezione della Basilicata e della Sardegna, le organizzazioni del Sud sono circa il 20% di quelle operanti in tutta Italia: il numero dei volontari segue tale andamento, ma quello dei dipendenti scende al 9%. Confido molto, tuttavia, nella portata innovativa del volontariato e di tutto il Terzo Settore del Sud che non agisce a fini di lucro e si ispira al principio di cittadinanza attiva: i tre milioni e duecentomila operatori del non profit ed i seicentoottantamila volontari delle associazioni iscritte nel registro – secondo quanto risulta dall’ultimo censimento del ’99 – fanno ben sperare per il futuro del Paese. È solo un’organizzazione non avente fini di lucro, infatti, che può prendersi cura dei problemi della comunità: ciò vale anche per la cooperazione, dato che è il raggiungimento del fine sociale ed istituzionale dell’ente e non il guadagno il suo principale obiettivo. Il “disinteresse” economico permette, dunque, al mondo del non profit di affiancare le istituzioni pubbliche per il bene dell’intera collettività. Ma, per rappresentare un elemento di equilibrio, il Terzo Settore deve acquistare consapevolezza di questi processi”… Il fatto che nel seminario interregionale sia stata data centralità alla questione meridionale è già di per sé una grande soddisfazione per Guido Memo: “Certo, si tratta di un lungo percorso - durante il quale tratteremo anche il rapporto con le istituzioni e la situazione del Mediterraneo in generale, il problema della legalità e dello sviluppo locale - intanto, però, abbiamo tenuto accesi i riflettori sulla “questione meridionale” che è ancora irrisolta. E questo è, a mio avviso, un grosso risultato”. CSV M 18 punti di vista Antropologia e nuovi Media, a un passo dall’in-felicità N ella civiltà dell’immagine i “nuovi media”, quali Internet, messaggerie, spot pubblicitari, mi sembrano molto più “pervasivi” che comprensivi. Evidentemente la comprensione è un concetto molto relativo, che dovrebbe collegare tra loro la realtà e la progettualità dei giovani. Il lato negativo lo vedo dalle reazioni che i nuovi media provocano quotidianamente sui nostri figli ed alunni, quando arrivano nei “luoghi educativi”, dove alcuni di noi ancora li aspettano, per offrire loro qualcosa di valore, che non sia soltanto l’ultimo CD richiesto, oppure qualche concessione scolastica: due delle più comuni merci di scambio tra le generazioni, “comunicanti per baratto” fra beni di consumo, omissioni e promesse disattese. Loro arrivano, piuttosto “caricati”, cercando sempre qualcosa di diverso da ciò che siamo disposti a dargli; usano parole spesso offensive e gestualità “televisive” oppure accendono musica, la più sgradevole e scanzonata, a tutto volume. A volte, per prendere tempo sulle possibili strategie di persuasione, mi limito a sorridere e replico che, alla loro età, noi avevamo un orario tassativo per la scuola ed uno prestabilito per la TV, davanti alla quale tutti insieme commentavamo i programmi. Il telefono fisso (perché fissato al muro) richiedeva una specie di training della corretta comunicazione, infranta la quale potevano persino sorgere problemi nei rapporti sociali tra gli interlocutori. Oggi si tratta di MMS, SMS e qualcos’altro che nascerà mentre scrivo, a grande velocità ed a dimensione, più che sociale, “tribale”... della serie: “Amò nun ce sei … peggio pe’ te... Ciò 2Pa cm mongolfiè...” Uscendo da questa particolare formula giovanile, codificata in modo analogico, nonché meta- foricamente volgare, andiamo ad osservare altri tipi di “palinsesto”: i programmi della rete TV ed i motori di ricerca Network. La prima impressione, cui si fa necessariamente l’abitudine, è di “spaesamento”. Trovarsi all’improvviso in una terra di enorme transito, priva di segnaletica e dominata dalla babele dei linguaggi. La prima impressione, cui si fa necessariamente l’abitudine, è di “spaesamento”. Trovarsi all’improvviso in una terra di enorme transito, priva di segnaletica e dominata dalla babele dei linguaggi. Ciò dipende in gran parte dalle capacità dell’utente di sapersi districare nel selezionare il mondo, saturo e variegato, spesso ridondante, dell’informazione, in particolar modo quella animata da modalità accattivanti e spettacolari. Sarebbe davvero importante imparare a selezionare ciò che si introduce nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei nostri uffici e luoghi di lavoro. Infatti il materiale “importato” introduce anche scorie, ciò che influisce in modo incontrollabile sulla nostra psiche e persino sulla nostra sensibilità umana e sociale. Per questo, mi sembra di riconoscere una delle necessità odierne del fruitore della comunicazione, cioè ogni individuo e cittadino, come quella di frequentare attività orientative sulla Comunicazione verbale e non verbale, in modo da poter acquisire idonei strumenti di fruizione, nonché di difesa da plagio, spanning ed invasività dei media; attività che siano momenti di formazione personale, ma anche collettiva. È vero che i nuovi media non sono gli unici responsabili della nostra infelicità, perciò non vanno demonizzati, ma osservati senza veli sugli occhi, intesi nel giusto verso e “decodificati”. Secondo attenti intellettuali e studiosi, tra cui Popper (Cattiva maestra Televisione 1994) e il mio datato, ancora stimatissimo, professore, Tullio De Mauro (Scrittura e nuovi media, 2004), i programmi televisivi esercitano spesso un potere incontrollato sugli spettatori, specie se giovani, annichilendo la loro sensibilità ed introducendo semi di violenza nei loro animi. Per rivolgere la cosa sotto un profilo socio-antropologico, vorrei affermare che i nuovi media sono emblematici di vere e proprie “carenze culturali”, come la vita di seconda mano delle fiction e delle “false fratellanze”, dai titoli attraenti e non congruenti. Vi sono programmi che riescono subdolamente a rimpiazzare, mediante “serial” di carattere sado-poliziesco o avventuroso-necrofilo, i contenuti che sarebbero più adatti a persone mentalmente sane, o stanchi lavoratori che la sera vorrebbero rilassarsi, in un clima sereno, con i propri familiari, a giovani in età formativa. Ognuno di questi palinsesti occupa il posto dei “sape- CSV M 19 punti di vista ri perduti”, di quelli ridotti a “brandelli di un patrimonio dell’umanità” che viene meno: nel caso specifico, ad opera della televisione, che, nell’ambito del fenomeno di globalizzazione delle conoscenze, domina il panorama delle realtà, o delle irrealtà, conoscibili, in una continua fluttuazione tra realtà e finzione. La civiltà dell’immagine impone, dati anche i tempi stretti a disposizione, una maggiore quantità di visualizzazione che di lettura, o di scrittura. Prevale quindi la comunicazione visuale corredata di spot surreali ed icone del plagio, affiancati da asserzioni verbali di tipo “didascalico” le quali, oltre a provenire da fonti poco accreditate, definite “opinionismo”, risultano demagogiche, persino imperiose sui diversi “settori” emblematici della comunicazione quali le stesse istituzioni ed agenzie educative per la cittadinanza. Quest’ultima è ormai un termine privo di senso, confinato in un ruolo di mediocrità, se non di nulla rilevanza, in quanto pubblico o spettatore di massa, “reduce della guerra dei miti incivili”, popolo indistinto, da dominare ed utilizzare nell’ambito dei palinsesti. Quella attuale è, evidentemente, una cultura in cui tutto è strumentale: a buon titolo Sartori parla di post-pensiero. Senza indurre il pubblico verso inutili catastrofismi, che ci ricordano una tesi evolutiva doverosamente superata, non possiamo che sollecitare il recupero di quella dignità del pensiero, che distingue l’uomo dagli animali, non per disprezzarli, ma per vantare quella consapevolezza “retrospettiva” che, fin dalla scuola Boasiana di Cultura e personalità, è riconosciuta come caratteristica dell’essere umano. È possibile dirottare questa (sotto)-cultura, così come nella metafora Platonica della seconda navigazione? Siamo in grado di navigare autonomamente, invertendo la rotta, seguendo le coordinate del proprio intendimento? Sarebbe questa, a mio modesto parere, la premessa della libertà di pensiero, anche nel “pensiero complesso”. Un pensiero che dovrà essere non soltanto mobile, ma anche assertivo e sicuro di sé: a me sembra che sia proprio questa certezza a mancare, mentre prevalgono molti dubbi epocali. Anzitutto i dubbi e le incertezze sull’identità degli individui, in qualità di persone senzienti e parlanti, nonchè in qualità di cittadini dotati di spirito critico e delle risorse più opportune per trasferirlo nella prassi. Solo utilizzando l’intelligenza emotiva e le doti della La civiltà dell’immagine impone, dati anche i tempi stretti a disposizione, una maggiore quantità di visualizzazione che di lettura, o di scrittura. Prevale quindi la comunicazione visuale corredata di spot surreali ed icone del plagio creatività soggettiva, si può riuscire ad essere presenti e critici, ad esorcizzare il potere, oggi vigente a tutti i livelli della società, che è società dell’informazione tanto quanto dell’inflazione, omicida dei sentimenti umani più autentici, quelli che legano, anziché disgregare. Non vorrei cadere in facili moralismi, però oggi più che mai, servirebbe un’etica della comunicazione, che è, sostanzialmente, anche un’etica della felicità mancata. Mi spiego meglio. Credo che, solo imparando ad esercitare la mente, L’eterna speranza del genere umano non è soltanto quella di sopravvivere, ma di vivere felice. Purtroppo, come aveva bene inteso Seneca, “Tutti vogliono vivere felici, ma non vedono con chiarezza cosa renda la vita felice”. ad utilizzare delle appropriate “strategie anti-potere”, ci potremo sottrarre alla soggezione ai media. Riusciremo mai a “smettere il vizio della società consumistica”, che consuma anche noi? L’eterna speranza del genere umano non è soltanto quella di sopravvivere, ma di vivere felice. Purtroppo, come aveva bene inteso Seneca, “Tutti vogliono vivere felici, ma non vedono con chiarezza cosa renda la vita felice”. Lascio a voi riflettere. Aggiungo solo un mio pensiero rivolto a chi educa i giovanissimi, più indifesi che mai: è plausibile “Vedere di meno per intendere di più”? Questa domanda mi è stata suggerita dal pregevole testo di Antonio Faeti che mi riporta alla mia formazione un pò “rodariana”. Faeti, noto letterato esperto di educazione all’immagine, rammenta che, storicamente, in tempi non sospetti, tornano a galla le vestigia di un potere dittatoriale, invasivo tanto quanto “mediatico ante-litteram”. E’ questa una tematica pericolosamente incombente anche sulla società di oggi. Il suggerimento che riesco a cogliere, perdonatemi se ho frainteso, è che la vera cecità non sia quella di chi nasce orbo, se un’oscura opera di carità gli ha risparmiato le brutture; la vera cecità sarebbe quella di chi è costretto a vedere ciò che viene indotto nella sua mente dal potere costituito, in forma mediatica, ovvero attraverso strategie di indottrinamento e di persuasione, talora occulta. Non è questa la sede in cui augurarsi di scagionare il ritorno di “spauracchi” ben noti per l’oscuramento della felicità umana, ovvero il pericolo di un regime, sottilmente pronto a reiterare fenomeni di predominio e di violenza. È però il caso di afferrare per la coda il desiderio di felicità, di prodigarsi per prevenire gli antefatti di ogni forma di potere, specialmente se questo preferisce agire attraverso i media dimostrando quanto la massa sia ignorante. La violenza psicologica è, oltre che quella fisica, la peggiore minaccia per un progetto di vita felice, a favore di chi esercita il proprio potere politico-mediatico, a danno di uno dei diritti fondamentali dell’umanità: la libertà di pensiero, di espressione, di comunicazione. Milena Manili [email protected] 347.7850738 1) Antonio Faet.i. Mass media and children . Edizione italiana: Cinema, mass media, fumetti, educazione. Introduzione: L’occhio dl guercio. Pag. 6. Ediz. Dedalo 1983 CSV M 20 Carla Cosco Referente Area Promozione CSV Catanzaro promozione L’impegno dell’Area Promozione per la ricerca di volontari e la diffusione dei valori della solidarietà nelle scuole C’ è chi lo chiama “people raising”, chi “reclutamento”, chi “ricerca”. Qualunque sia il nome che gli si vuole dare, la realtà è che gran parte delle Associazioni di Volontariato si trovano ad un certo punto della loro storia di fronte alla necessità di trovare dei volontari o di motivare quelli preesistenti o di impegnare persone che intendono prestare la loro opera volontaria. Indipendentemente dal tipo di domanda cui la singola Associazione cerca di dare risposta, o dal bisogno cui tenta di dare sollievo, le problematiche che la gran parte delle suddette associazioni si trovano ad affrontare sono pressoché somiglianti, aldilà della latitudine e della longitudine. Il problema dei “volontari” è stato posto dalle Associazioni stesse, e per rispondere a questa loro richiesta era stato realizzato, nell’ambito della programmazione 2008 dell’Area Formazione del Centro Servizi, un percorso formativo per il People Raising. Il prof. Melandri ha posto le basi per una ricerca di nuovi volontari che non fosse più dettata dal caso, ma programmata e sistematizzata, al fine di essere mirata e, quindi, più efficace. Il Reclutamento di nuovi volontari può agire come regolatore di nuovi sistemi di reciprocità e può essere considerato come una forma evoluta di azione volontaria di aiuto tra soggetti paritari. L’obiettivo è quello di ricostruire una rete di solidarietà tra persone e offrire una soluzione alle necessità derivanti dalle piccole esigenze della vita quotidiana, che il mercato non considera e la cui soddisfazione può essere impossibile o implica enormi difficoltà organizzative. L’intento è soprattutto quello di riu- Il Reclutamento di nuovi volontari può agire come regolatore di nuovi sistemi di reciprocità e può essere considerato come una forma evoluta di azione volontaria di aiuto tra soggetti paritari. scire a creare un clima positivo e sviluppare una sensibilità tra i cittadini in merito al valore sociale del proprio tempo. Il reclutamento di nuovi volontari intende soddisfare contemporaneamente due bisogni: quello delle associazioni che richiedono la presenza di nuovi componenti da una parte; e dall’altra quello del cittadino che avverte l’esigenza di offrire il proprio aiuto e sostegno a chi ne può avere bisogno. Il principio su cui si fonda il modello applicato è quello secondo cui meno causale è la ricerca, più sarà efficace. La ricerca del volontario non vuol dire chiedere ad una amico se può “farmi un favore” o se conosce qualcuno che possa farlo. Vuol dire individuare di chi ho bisogno, che caratteristiche deve avere e dove lo posso trovare. La ricerca giusta avrà come conseguenza una più alta percentuale di possibilità di trovare persone con un livello motivazionale elevato, anche in virtù del fatto che si troveranno a svolgere mansioni coerenti con le loro competenze o ad acquisire competenze nuove, ma che sono di loro interesse. L’aspetto motivazionale è un fattore da cui è difficile prescindere, che guida e determina il nostro agire quotidiano. Unendo tutti questi elementi è nata l’idea di mettere a disposizione delle OdV un servizio che le sostenga in percorsi di ricerca di nuovi volontari. La metodologia è quella del laboratorio sperimentale, del project work. Si passa dall’analisi del contesto (e dell’Associazione nello specifico) ad una verifica dei bisogni dell’OdV, alla definizione del profilo del volontario ricercato, alla pianificazione di un percorso di ricerca. Prima dell’estate si è costituito il primo gruppo di lavoro, composto da sette Associazioni, che hanno dato via a questa attività sperimentale all’interno del CSV di Catanzaro. Grande è stato l’entusiasmo delle Associazioni partecipanti e molto interessante è risultato lo scambio di informazioni, idee e collaborazione che è scaturito dagli incontri. La prima richiesta è stata quella di abolire il termine “People raising”, e così di adottare la traduzione italiana, e più comprensibile, “Ricerca dei volontari”. La comprensibilità del percorso è un fattore fondamentale, e si comincia dall’utilizzo di un vocabolario condiviso. Sono stati realizzati quattro incontri di gruppo, durante i quali, mediante l’utilizzo di apposite schede, è stato possibile effettuare un’analisi del problema e definire in maniera chiara gli obiettivi. La collaborazione e lo scambio di informazioni e di idee, che hanno caratterizzato gli incontri di gruppo, hanno dato, a chi li conduceva, la sensazione di un arricchimento reciproco, mentre il dialogo ed il confronto si sono rivelati strumenti CSV M 21 promozione utili a favorire la crescita culturale, a creare e consolidare reti di solidarietà e di opportunità. Il percorso procederà con incontri con le singole Associazioni, al fine di lavorare sui bisogni specifici e pervenire alla strutturazione di una vera e propria campagna per la ricerca dei volontari, che consisterà nell’individuare il messaggio adeguato alle esigenze specifiche dell’Associazione di volontariato richiedente, e i modi e i mezzi attraverso cui veicolarlo. In considerazione dei risvolti positivi che questo primo momento sperimentale ha avuto, il supporto per la ricerca di nuovi volontari diventa un servizio a disposizione di qualsiasi OdV ne faccia richiesta. Il primo passaggio consisterà nell’analisi della situazione pregressa, per realizzare poi una valutazione della situazione attuale e pianificare, quindi, un piano di intervento per il futuro. Attraverso il sito e gli strumenti a disposizione del CSV, tale opportunità sarà continuativamente portata all’attenzione delle OdV I giovani di nuovo protagonisti L’area Promozione si fa portavoce dei valori del volontariato soprattutto tra i giovani. È infatti su di loro che si costruisce il futuro, e si inizia da oggi. I giovani, persone sensibili e curiose, sono i protagonisti del futuro e la speranza del domani, ma le loro capacità e attitudini vanno scoperte e stimolate, altrimenti si corre il rischio che questo patrimonio si disperda. La scelta di lavorare con i ragazzi nasce dall'intento di stimolare in loro delle riflessioni sul disagio sociale, sul bisogno, sulle difficoltà che vive chi è meno fortunato di noi, così come sull'ambiente e la sua tutela. Le Scuole rappresentano il luogo ideale dove sviluppare un reale ed autentico interesse verso l’educazione dei giovani alla cittadinanza democratica ed alla solidarietà. Promuovere la progettualità Il mondo della scuola si fa promotore, insieme al Centro Servizi, dei valori della solidarietà e della gratuità, coinvolgendo i propri studenti in iniziative solidali a favore di anziani, disabili, ammalati, di chi vive situazioni di disagio... ed il protagonismo giovanile significa dare spazi di ascolto e di partecipazione ai giovani, e favorire una maggiore comprensione e valorizzazione di questa progettualità da parte del mondo adulto e delle istituzioni. Tutto ciò potrà anche rendere possibile il collegamento e la promozione di uno scambio fra la scuola e le Associazioni di Volontariato, con la possibilità di creare un legame tra lo studio e l’azione civica. Il mondo della scuola si fa promotore, insieme al Centro Servizi, dei valori della solidarietà e della gratuità, coinvolgendo i propri studenti in iniziative solidali a favore di anziani, disabili, ammalati, di chi vive situazioni di disagio, dell’ambiente. È al via, infatti, il progetto Scuola e volontariato, che quest’anno raddoppia. Oltre a progetti portati avanti durante l’anno scolastico dagli studenti della scuola secondaria di Primo Grado, in quest’ultima edizione anche i ragazzi che frequentano la scuola secondaria di Secondo Grado si ritroveranno coinvolti. Si tratta di iniziative finalizzate alla sensibilizzazione dei giovani rispetto a tematiche sociali, al fine di promuovere in loro un senso civico concreto e attuale. Sperimentarsi nei diversi campi può essere un modo per scoprire non solo il mondo intorno, ma anche se stessi, ed individuare così le sfere in cui potersi esprimere al meglio. Gli alunni delle scuole medie, impegnati nel percorso dal titolo “Giovani e Volontariato anno 2008/2009”, racconteranno le loro esperienze o le loro idee rispetto al volontariato nella forma del racconto, della poesia, della rassegna fotografica, del filmato, o in qualunque altro modo la fantasia e la creatività vogliano esprimersi. L’obiettivo è consentire ai ragazzi di acquisire una cultura, quella del volontariato, come stile di vita, comprendere il senso più profondo del volontariato, che non è una “cosa da grandi”, ma può partire da loro e può iniziare con piccoli gesti, che fanno parte della nostra quotidianità. Gli studenti degli Istituti secondari di II grado, impegnati nell’iniziativa dal titolo “Scuola solidale 2008/2009”, dovranno, invece, individuare un’Associazione presente nel territorio di appartenenza e supportare i volontari, durante l’intero anno scolastico, nel portare avanti le attività in cui sono impegnati. A fine anno scolastico l’esperienza maturata dovrà concretizzarsi in una iniziativa solidale scelta e realizzata dai ragazzi. Verrà stimolato il coinvolgimento dei giovani in iniziative su tematiche attinenti il mondo del volontariato, stimolando l’autoconoscenza e la sperimentazione attiva di realtà diverse. Questa modalità di intervento, che passa attraverso la partecipazione attiva, consente di stimolare il pensiero autonomo e critico rispetto alle tematiche proposte. Lo scopo è duplice: consentire ai giovani di elaborare una propria idea di “volontariato” mediante la sperimentazione attiva e diretta; risvegliare la sensibilità verso i valori e l’umanità di cui la cultura del volontariato è portavoce. L’intento è quello di sensibilizzare i giovani al volontariato ed al suo significato sociale, di promuovere percorsi di impegno civile da parte dei giovani, di sollecitare la partecipazione degli studenti per consentire ai giovani di imparare dal fare. Queste iniziative potrebbero anche facilitare la costituzione di reti di solidarietà, supportando le Associazioni di Volontariato nell’incontro, non sempre facile, con il mondo della scuola e con i giovani. Proprio dalla scuola, inoltre, possono ricavarsi quei rinforzi significativi che, grazie al contributo determinante offerto dai giovani, si trasformano in concreti strumenti educativi. CSV M 22 Maria Cittadino Referente Area Formazione CSV Catanzaro è Natale Gratuità: “Volere che l’altro sia”. Il miracolo di Natale L a lezione “La ragione della carità: volere che l’altro sia” promossa dalla Fondazione per la Sussidiarietà e tenuta da don Stefano Alberto, che ho avuto la fortuna di frequentare, mi ha sollecitato ad un lavoro che “non mi lascia tranquilla”, perché mi richiama ad un rapporto responsabile con la realtà, che ora provo a comunicare in un periodo prossimo al Natale. Senza un’apertura della ragione, intesa come esigenza di significato ... parlare di gratuità sarebbe una beffa e volere che l’”altro sia”, sarebbe al contrario un tentativo di rendere l’altro uguale a me. Eppure la carità è alla radice di una risposta al bisogno. Ma che percorso deve fare la ragione nel momento in cui si imbatte nel presente della persona, specifico, tremendamente concreto, perché l’io di ognuno di noi arrivi a un gesto che ha come ragione volere che l’”altro sia”? Arrivare alla risposta è alquanto arduo, poiché viviamo in un mondo in cui tutto tende a liberarsi della ragione e dai suoi vincoli logici, del suo rapporto essenziale con la realtà. L’emblema di questo è la cosiddetta tolleranza in cui l’agire sociale, l’altruismo, è ultimamente accolto, a patto che si rinunci a porre domande, le domande che stanno alla radice del nostro essere. La società tollerante, rimanendo sempre al livello di uno scambio di opinioni relative, si situa sempre dalla parte delle posizioni meno disturbanti per l’equilibrio consensuale che essa pretende di È da reali gesti gratuiti che nascono le opere: “ospedali, scuole, interventi di assistenza. mantenere. In questo clima culturale di dominio totalitaristico della tolleranza, si rischia che chi compie gesti di gratuità viene collocato tra quelli che “fanno del bene”. A fare del bene non si sbaglia mai, in un certo senso appaga, si ha il consenso sociale, ma nello stesso tempo può avvenire la riduzione più pericolosa, la rinuncia non solo a qualunque istanza religiosa, ma la rinuncia radicale all’uso della ragione, intesa come esigenza originale di un significato. Se quello che io faccio, se quello che io vivo non serve a me, il mio fare sarà una forma terribile di alienazione. Perché il mio fare serva a me deve essere incremento alla mia umanità, innanzitutto nell’uso appassionato della ragione e quindi riconoscere: “ non c’erava- mo e adesso ci siamo, perciò l’esserci, cioè il vivere, l’esistere, il muoversi, è partecipare a qualcosa d’altro. ... non c’è nessuna verità più evidente di questa: che in ogni istante della mia vita non ci facciamo da noi stessi. ...La radice della gratuità sta tutta qui, proprio perché nulla è nostro....La prima sfida per la nostra ragione è accorgersi di questo dato. Senza questo “allargamento della ragione”, questa eco di un’altra realtà nel mio io, ma che avviene inevitabilmente in qualunque io, è impossibile parlare di gratuità. “Il volere che l’altro sia” non sarebbe altro che la proiezione adolescenziale di me stesso sull’altro. È una proiezione sull’altro, di un io che si concepisce “autonomo”; un volere esasperato che l’altro sia come me, un’affermazione di sé all’infinito e non l’affermazione dell’infinito come radice di se stessi. Quest’apertura genera innanzitutto la coscienza di essere amati. “Ti ho amato di un amore eterno avendo pietà del tuo niente”: del tuo sbaglio, del tuo limite. Se nella condivisione del bisogno dell’altro, non partiamo dalla coscienza di essere perdonati nel nostro niente, come possiamo arrivare al perdono della diversità dell’altro? Quante volte si cade nella tentazione sottile di ridurre la nostra ragione ad un ultimo inconfessato risentimento per la diversità dell’altro, di cui vogliamo comunque condividere il bisogno? E ci si sorprende ad utilizzare frasi come: “Non risponde mai, non capisce niente, è un ingrato”. Lo spunto iniziale, da cui nasce la rispo- CSV M 23 è Natale sta a un bisogno può essere qualsiasi, anche un interesse banale, concretissimo, ma il punto di arrivo è la persona. Quella persona, non un tu generico, ma quel tu, quell’uomo, quell’essere che è in rapporto con l’infinito. Ma questo passaggio implica un dramma, perché entrando in rapporto al bisogno si capisce che l’abbraccio con l’altro non può mai esaurirsi nella motivazione per la quale io lo rapporto a me, lo accolgo. Diceva a questo proposito don Giussani: “È per questo che nell’accoglienza di un povero, e in quella della persona più amata ultimamente deve vivere la stessa gratuità”. Da ciò nasce la libertà, cioè l’assenza di pretesa, che è riconoscimento della dipendenza dai fatti, dal reale, non dalle idee. Libertà e realismo. Libertà nel senso di evitare ogni pretesa, realismo nel senso dell’”amore al dolore”, che non è masochismo, ma è accettare “l’impossibilità di corrispondenza dell’affetto o dell’atteggiamento dell’altro con quello che abbiamo pensato o immaginato” (L. Giussani, Il miracolo dell’ospitalità). La gratuità nasce in questo dolore che ci purifica dal nostro progetto, dalle nostre esigenze di manipolare le cose, che comunque è naturale avere. Eppure “Non siamo noi a farli contenti”. È terribile e dolcissimo allo stesso tempo, terribile perché tu dai tempo, energie, tutto il tempo e tutte le energie, per poi dover riconoscere che “non siamo noi a farli contenti”. Eppure il vero bisogno è quello di essere contenti, è la felicità. «Stanco e disfatto è il mondo», scriveva G.K. Chesterton nel suo A Christmas Carol datato 1900, “e astiosi e astuti tutti i re”. “È passato più di un secolo, ma non è cambiato molto. Il mondo continua ad essere smarrito, come allora. E il potere gioca ancora con il bisogno degli uomini. rispondere a questa mia sete di felicità senza fine? Eppure Dio irrompe nella storia proprio così: affidandosi alla tua - alla mia - libertà. Scendendo alla radice del tuo bisogno. Il Mistero è un’attrattiva. Che tristezza, che angoscia, invece, un cristianesimo che presenta Cristo come qualcosa da raggiungere con uno sforzo, con un tentativo per meritarlo. Perché, aggiungeva Chesterton, «stanco è il mondo, ma del mondo / è questo il desiderio». Ma basta guardare a se stessi per sorprendersi mille volte al giorno stanchi e disfatti come tutti, e in balia dei pensieri che pensano tutti. Ma io cosa cerco? Di che cosa ho bisogno davvero? Chi può sostenere la mia speranza? E chi può Da ciò nasce la libertà, cioè l’assenza di pretesa, che è riconoscimento della dipendenza dai fatti, dal reale, non dalle idee. Libertà e realismo. Libertà nel senso di evitare ogni pretesa, realismo nel senso dell’”amore al dolore”, ... ma è accettare “l’impossibilità di corrispondenza dell’affetto o dell’atteggiamento dell’altro con quello che abbiamo pensato o immaginato” Il Mistero lo sa. Conosce bene il tuo cuore, perché è Suo. Sa che cosa cerchi. E risponde in una maniera inimmaginabile: facendosi compagno di strada. Un uomo come noi. Un bambino. Sembra pochissimo, come un bambino in una mangiatoia, tanto che continuiamo a cercare come se ci mancasse ancora qualcosa. Invece è l’inizio di tutto. Tanto che siamo testimoni di circostanze anche estreme che si trasformano in occasione per sperimentare la carità come legge della vita: «Che vale il mondo rispetto alla vita e che vale la vita se non per essere data?» (Claudel). È da reali gesti gratuiti che nascono le opere: “ospedali, scuole, interventi di assistenza. È proprio vero che lo sviluppo ha un “volto”, è il titolo del nuovo libro edito da Guerini. Nessun progetto economico, sociale e politico sostituisce quel dono commosso di sé di un uomo verso un altro uomo che è la carità, quel vero amore al destino dell’altro che spinge a farsi carico dei bisogni spirituali e materiali del prossimo, senza aspettare alcun tornaconto…” CSV M 24 Giuseppe Merante Referente Area Consulenza CSV Catanzaro Consulenza L Organizzazioni di volontariato e Fund Raising a raccolta fondi è un’attività in ampia diffusione in Italia che le Organizzazioni di Volontariato, ormai sempre più frequentemente, propongono con periodicità soprattutto in occasione delle festività. La parola “fundraising”, ormai entrata a far parte del linguaggio comune per indicare tale attività, deriva dal verbo “to raise” che significa accrescere, procurare, sollevare, far salire, elevare. È proprio partendo dal significato etimologico del termine, che è preferibile analizzare il fenomeno, in quanto gli attribuisce un senso ben più profondo rispetto alle comuni definizioni tendenti ad indicare la raccolta fondi come un’insieme di attività che le OdV finalizzano a reperire risorse necessarie a raggiungere i propri scopi statutari. Ciò che caratterizza le organizzazioni di volontariato, infatti, non è il “fare cose per gli altri” ma il “fare cose con gli altri”: è così che “il dono”, favorendo la partecipazione cosciente e significativa della persona, diventa mezzo per la costruzione di relazioni, e strumento di crescita sotto il profilo umano di chi dona, prima ancora di chi riceve, poiché donando si soddisfa un proprio bisogno. Il “senso del Fundraising” è ben reso da una nota frase del Prof. Stefano Zamagni, Presidente Commissione Scientifica AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit): “Il frutto più maturo del fundraising è la reciprocità. Ogni donazione diventa autentica non solo quando si dona all’altro, ma quando in un dono fatto c’è anche un dono accolto. Ciò che più qualifica una organizzazione nonprofit non è “semplicemente” il “far del bene”, ma la costruzione di nessi di relazionalità fra le persone e quindi la produzione di socialità. La vera organizzazione nonprofit non si limita a fare PER gli altri, l’organizzazione nonprofit fa CON gli altri.” Il dono assume la connotazione di una “prestazione gratuita” - senza alcuna garanzia di restituzione - finalizzata a instaurare, mantenere vivi o ricostruire legami sociali tra gli individui. “Il legame” diventa, dunque, elemento fondante del concetto di fundraising quale cultura della partecipazione, contrariamente al luogo comune secondo cui fare raccolta fondi significa “elemosinare”. Piuttosto il fundraising rappresenta per le organizzazioni di volontariato un mezzo per indurre a “donare” loro ciò di cui hanno bisogno: tempo, collaborazione, beni e servizi, know-how, denaro, ecc... Ma perchè chiedere? Esistono almeno tre buoni motivi, immediatamente evidenti, per farlo: 1) garantire l’operato dell’organizzazione nel lungo periodo e quindi la sua sopravvivenza; 2) permettere alla stessa di espandersi e svilupparsi; 3) diversificare le fonti di entrata, riducendo la dipendenza da fonti pubbliche e/o da pochi grossi finanziatori. “Il chiedere”, però, ha senso per una OdV solo se fondato su obiettivi, esperienze, risultati già raggiunti o raggiungibili, e i primi devono essere sempre di supporto alla propria mission (così come la mission “guida” gli obiettivi) e soprattutto essere collegati a progetti concreti. È necessario lasciarsi alle spalle un approccio di tipo pietistico alla richiesta di risorse (economiche, materiali, umane) e un dare per scontato che la propria “causa” sia valida e che sol per questo si riceveranno spontaneamente contributi. Ma cos’è la Buona Causa? Si tratta di un documento scritto che raccoglie una serie di informazioni che riguardano l’OdV (la sua storia, i bisogni che essa soddisfa, il modo in cui li soddisfa, i futuri obiettivi) utili a presentarla ai soggetti di riferimento (donatori, enti pubblici/privati, volontari, collaboratori, ecc...) e a chiarire i motivi per cui ci si appresta a “chiedere” e quelli per cui i diversi soggetti sarebbero motivati a “donare”. Tale documento deve descrivere la mission, il bisogno al quale si intende far fronte e gli obiettivi strategici e operativi prefissati, elementi indispensabili per la riuscita di una campagna di raccolta fondi: a volte, su di essa ha più incidenza quanto i soggetti a cui si chiede comprendano e percepiscano il valore delle iniziative proposte, piuttosto che il valore intrinseco delle stesse. È soltanto dopo che si può procedere alla pianificazione del fund raising, attraverso la definizione dei mercati di riferimento (persone fisiche, imprese, enti pubblici, fondazioni bancarie, ecc...) e degli strumenti (mailing, internet, telemarketing, contatto diretto, eventi speciali, ecc...), elementi variabili in base ai bisogni dell’organizzazione (relativi all’anno in corso, a finalità specifiche, ecc...) e all’entità di fondi che devono essere raccolti. Il fund raising richiede, dunque, un vero e proprio processo di progettazione, gestione e valutazione, per cui appare chiaro che, senza una precisa pianificazione ed un team unito e motivato (dirigenti, funzionari, volontari), non è possibile avviare una campagna di raccolta fondi. Ma quali sono gli aspetti fiscali di ogni singolo evento di raccolta fondi? In relazione alle raccolte pubbliche di fondi, l’art. 143 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) sottrae all’imposizione diretta i proventi realizzati dalle OdV in seguito a raccolte pubbliche occasionali anche con scambio/offerta di beni di modico valore o di servizi ai finanziatori. Tale possibilità è comunque subordinata al rispetto delle seguenti condizioni: a) Le iniziative devono essere occasionali; b) La raccolta di fondi deve avvenire in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione; c) I beni eventualmente ceduti devono essere di modico valore. CSV M 25 Consulenza In pratica si può sintetizzare con riferimento alle raccolte pubbliche di fondi quanto segue: Raccolte pubbliche di fondi senza cessioni di beni Raccolte pubbliche di fondi con cessioni di beni L’attività non è economica e quindi è sempre non commerciale L’attività non è commerciale quando: è una iniziativa occasionale; è effettuata in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione; i beni ceduti sono di modico valore. Vi sono obblighi particolari di rendicontazione specifica per singolo evento di raccolta fondi? Oltre a quanto sopra descritto si ricorda che per quanto riguarda le OdV che effettuano la raccolte pubbliche di fondi, indipendentemente dalla redazione del rendiconto finanziario o del bilancio, è previsto l’obbligo di redazione di un apposito rendiconto delle attività di raccolta pubblica di fondi entro 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio tenuto e conservato ai sensi dell’art. 22 del D.P.R. 600/73. In tale rendiconto devono risultare anche a mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e trasparente le entrate e le spese relative a ciascuna raccolta pubblica di fondi. Uno schema di rendiconto per raccolte pubbliche di fondi può essere il seguente: premunirsi, al fine di gestire in modo ottimale le attività, di una serie di strumenti che permettano di valutare l’efficacia dei diversi mezzi di raccolta e di comunicazione disponibili. Sebbene gli strumenti suggeriti possono sembrare non adatti a chi opera nel non profit e soprattutto una perdita di tempo, in realtà risultano di facile applicazione e possono ridurre la possibilità di non avere sotto controllo le attività di raccolta, di fare errori utilizzando mezzi poco adatti agli obiettivi stabiliti o di raggiungere risultati inferiori al possibile. Si propone di sviluppare indici che permettano una lettura immediata ed oggettiva del risultato della raccolta, o che permettano di verificare la fidelizzazione del donatore. Sicuramente l’indice da cui iniziare è il rapporto tra costi della raccolta e totale raccolto. Totale costi raccolta + Efficienza raccolta -- spese amministrative % Totale raccolto Rendiconto raccolta fondi Associazione di volontariato …………………… RENDICONTO DELLA RACCOLTA FONDI:………………………..…… IN OCCASIONE DI……………….... Svolta dal __/__/2008 al __/__/2008 Responsabile:………………. Data USCITE Documento TOTALE USCITE AVANZO DI GESTIONE Importo Data ENTRATE Documento Importo TOTALE ENTRATE DISAVANZO DI GESTIONE La manifestazione,organizzata in occasione dell’evento …………………………..per raccogliere fondi a favore della Associazione di Volontariato “_____________”,si è chiusa con un avanzo/disavanzo di …………… euro da destinare agli scopi istituzionali. Firma del Responsabile Firma del Tesoriere È opportuno precisare che occorre predisporre più rendiconti se si effettuano più iniziative occasionali nel corso dell’anno. Inoltre è superfluo ricordare che tali rendiconti debbano poi trovare riscontro nel bilancio economico finanziario dell’associazione. Come valutare l’efficacia dell’azione di raccolta fondi ? Chi si pone tale domanda, ha già verificato che effettuare una raccolta non sempre produce l’effetto sperato. Dopo le prime esperienze ed attività di raccolta, occorre Il valore percentuale risultante, dovrebbe essere compreso tra il 15 e il 30% per non arrivare a vanificare l’impegno profuso dai volontari nell’azione di fund raising. Se non si raggiungono tali risultati vuol dire che si è sbagliato qualcosa, forse la comunicazione, forse si sono sottodimensionate le spese di raccolta; è evidente come una semplice divisione permetta di innescare considerazioni da utilizzare nel miglioramento dell’azione di fund raising. Per concludere... Queste ultime osservazioni valgono per le OdV che hanno già effettuato un’esperienza di raccolta fondi, per chi non ha mai realizzato tali iniziative, vale la riflessione sulla reciprocità del donare - dare e ricevere -, ma anche far partecipare al dono chi ci si sta intorno, coinvolgendolo nel progetto con una richiesta. Qualcuno dirà subito di si, qualcuno non risponderà, ma l’importante è chiedere per una buona causa. Buon Natale e Buona raccolta a tutti In collaborazione con Valentina Carioti CSV M 26 Carlo Crucitti Referente Area Comunicazione CSV Catanzaro cooperazione internazionale Gli equilibri della fame. La cooperazione è la risposta? Convegno Internazionale Mani Tese 1/2 novembre 2008 Palazzo dei Congressi, Riva del Garda (TN) P ossiamo veramente parlare di diritto umano al cibo? Gli ultimi dati della FAO ci dicono di no: il numero delle persone che vivono ancora nella fame è arrivato a 925 milioni. E la comunità internazionale non è sufficientemente impegnata per far fronte alla crisi alimentare mondiale, che nel 2008 ha visto un nuovo drammatico picco. Tra le cause, mancanza di risorse finanziarie, aumento del prezzo del petrolio, cambiamenti climatici, privatizzazioni e conversione di terreni agricoli per fini che aumentano la ricchezza di pochi e portano intere comunità alla fame. Le responsabilità sono di molti. Mani Tese crede sia ancora possibile elaborare vie d’uscita che concretizzino un reale impegno di giustizia, contro la povertà e la fame. Mani Tese, attiva su questo tema da più di 40 anni, nell’ambito del convegno internazionale 2008 “Gli equilibri della fame. La cooperazione è la risposta?” ha chiamato a confrontarsi attori internazionali, protagonisti della cooperazione italiana e rappresentanti delle comunità locali del Sud del mondo, che hanno contribuito a tracciare lo scenario dei fattori più rilevanti che intervengono ad acuire la crisi alimentare. Alle istituzioni presenti è stata proposta una visione partecipata e concreta della cooperazione internazionale, strumento possibile per affrontare il problema della fame. Il Convegno si è svolto presso il Palazzo dei congressi di Riva del Garda ed è stato realizzato dalla ONG Mani Tese in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e con il sostegno del Ministero Affari Esteri – DGCS. Molte le voci dal mondo che hanno discusso sulle cause della crisi: al tavolo dei relatori Yash Tandon – Direttore Esecutivo South Centre di Ginevra, Justin Fong - direttore dell’organizzazione non governativa cinese Moving Mountains, Prem Shankar Jha – Economista, esperto del sistema politico ed economico indiano e autore del libro “Il caos prossimo venturo”, Simon Monoja Lubang - Docente universitario e Direttore del Centre for peace and development studies (Sudan), Gislene Dos Santos Reis – Movimento Sem Terra (Brasile), Alex Wilks – Direttore di Eurodad, Marco Baccin - Min. Plen. Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (Ministero Affari Esteri). Mani Tese ha scelto di focalizzare l’attenzione sulla crisi alimentare internazionale perché “Oggi la sovranità del mercato deve essere sostituita. Partendo dalla centralità che la politica deve restituire all’uomo e ai suoi bisogni reali, è possibile costruire una nuova sovranità, quella alimentare, basata su un sistema economico etico e solidale.”, come ha affermato Gianluca Viaggi, presidente di Mani Tese. Prima giornata del convegno. Ci si è chiesto se “Commercio è benessere?” Se per benessere si intende solo la crescita del PIL, allora si può individuare una relazione tra questa e il commercio. Non si può però continuare a non mettere in rapporto le analisi dello UNDP che evidenziano come il PIL non sia legato allo sviluppo umano - con scelte politiche basate sulla convinzione che sia sufficiente far crescere i volumi commerciali per migliorare le condizioni dei Paesi del Sud del mondo. Con questa sintesi di Pasquale De Muro si è conclusa la prima giornata del convegno di Mani Tese “Gli equilibri della fame. La cooperazione è la risposta?”, che ha dedicato la seconda sessione al tema della coerenza delle politiche europee. In apertura Alex Wilks, coordinatore di Eurodad, aveva evidenziato come la responsabilità della crisi finanziaria risieda in luoghi come la city di Londra o Wall Street. E come dopo le promesse di un miliardo di euro contro la crisi alimentare, all’Unione europea sono bastati quattro giorni per trovare i fondi CSV M 27 cooperazione internazionale risposte chiare anche a questioni centrali come l’utilizzo della risorsa terra. Oggi si parla di ristabilire la fiducia nei mercati, ma la vera sfida è ristabilire la fiducia nei Governi e nelle istituzioni. Il convegno si è concluso con una sessione, moderata dalla coordinatrice di Mani Tese Angela Comelli, incentrata sullo stato di salute della cooperazione italiana: per il 2009 verrà tagliato il 55% dei fondi rispetto all’anno in corso, riducendo ulteriormente la già esigua percentuale del PIL che il nostro Paese destina all’aiuto pubblico allo sviluppo (ad oggi, lo 0.19%). necessari a salvare le banche. Nel 2007 tutti gli Stati si erano impegnati a stabilizzare i mercati e il Fondo monetario internazionale, il cui board è formato in gran parte da europei, avrebbe dovuto controllare e seguire tale processo. Inoltre l’Unione europea non ha mai fatto niente per intaccare i paradisi fiscali che garantiscono enormi profitti non tassati alle corporation. Prima sessione “Voci dal mondo sulle cause della crisi” Sintesi dell’intervento di Yash Tandon – direttore esecutivo del South Centre di Ginevra, un think thank indipendente che coaudiuva i paesi del Sud nei processi negoziali sui temi dello sviluppo, autore di “Ending aid Dependance” è stato uno dei protagonisti che ha aperto la prima sessione del convegno internazionale di Mani Tese. Il messaggio è stato chiaro: mettere fine alla dipendenza dagli aiuti. È necessario un nuovo paradigma dell'aiuto allo sviluppo, che ponga finalmente al centro i bisogni delle persone. Rispetto alla provocazione contenuta nel titolo del convegno, credo che oggi abbiamo bisogno di un cambio paradigmatico, dobbiamo pensare in modo nuovo e diverso rispetto a come si è fatto fino ad ora. La cooperazione deve andare avanti, ma non può essere l’unica soluzione. La crisi alimentare si inserisce oggi nel contesto di una crisi finanziaria che non ha precedenti nella storia, e di cui non comprendiamo la natura. Oggi non capiamo neanche la natura di questa crisi. Persino Greenspan, al Congresso americano, ha ammesso che c’era un difetto nell’ideologia di mercato e che per 40 anni ci si è mossi brancolando nel buio. Io vengo dall’Uganda, Paese in cui la maggior parte delle persone non ha accesso al sistema sanitario, dove l’AIDS è in crescita e il 66% delle persone non ha accesso agli alimenti, pur vivendo in aree rurali. Molti Paesi sono in questa situazione, come se fino ad ora si fosse brancolato nel buio. Negli ultimi 40 anni i nostri governi hanno accettato quanto volevano le grandi organizzazione finanziarie. Le persone non conoscono e non capiscono in cosa consiste il mercato nel sistema capitalistico: si tratta di un sistema complesso basato su molte leve. Le banche hanno creato liquidità dal nulla, fornendo un credito che non esiste e facendo pressione per la diffusione dei mutui. In questa fase del capitalismo, viene dato un peso eccessivo all’aspetto finanziario: la finanza è la regina e tutto il resto ne è suddito. Il credito è carta di cui solo in futuro si creerà il valore reale. L’enorme bolla dei prezzi è il risultato della speculazione; i prezzi dei generi alimentari non sono determinati sulla base della domanda e dell’offerta. A Chicago un’obbligazione dà valore a un seme ancora prima che sia piantato; i futures creano una grande oscillazione dei prezzi. La produzione è assoggettata alla speculazione. Inoltre, la filiera di produzione alimentare vede all’ultimo posto gli agricoltori, che non hanno alcun controllo. Sono le grandi catene di distribuzione come Walmart e Tesco ad avere il controllo e trasferiscono il costo sui produttori. Seconda giornata del convegno: stretto il focus sulla cooperazione italiana. Lo ha fatto mettendo a confronto tra gli altri Marco Baccin, Min. Plen. Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo Ministero Affari Esteri; Franco Conzato, Direz. Generale Sviluppo Commissione Europea; Andrea Stocchiero, CESPI (Centro Studi Politica Internazionale); Sergio Marelli, Presidente Associazione ONG Italiane; Luciano Rocchetti, responsabile settore Solidarietà Internazionale della Provincia Autonoma di Trento. Le conclusioni del convegno Alla crisi alimentare è necessario rispondere con un nuovo paradigma. A conclusione del convegno “Gli equilibri della fame. La cooperazione è la risposta?” si è evidenziato come alla crisi alimentare sia necessario rispondere con un nuovo paradigma, quello della sovranità alimentare, capace di dare La preoccupazione per queste scelte politiche è stata aggravata nelle ultime settimane: il timore è che la crisi finanziaria servirà da giustificazione per molte decisioni dei Governi e degli organismi internazionali. In realtà la crisi è unica, è la crisi del modello di sviluppo imposto dalla globalizzazione. Serve un cambio di paradigma, in cui la cooperazione internazionale ha un ruolo, ma non è l’unico attore in campo. Un tema centrale è stato quello dell’ empowerment: non è sufficiente assistere ai processi, bisogna avere il potere di gestirli. I Governi si oppongono a questa logica, e la cooperazione ha un ruolo fondamentale nel dare spazio e fiducia al Sud del mondo. “La questione di base è come i contadini potranno avere in mano gli strumenti per nutrirsi e nutrire i loro figli. Viene chiesto a chi non ha riso e mais di destinare le terre alla produzione di agrocarburanti per alimentare le auto del Nord del mondo” ha sottolineato Theophile Kaboré, dell’associazione Kibaré, partner di Mani Tese in Benin. Nei due giorni di convegno il dibattito ha coinvolto rappresentanti della società civile e delle istituzioni. Tra questi Luciano Rocchetti, responsabile settore Solidarietà Internazionale della Provincia Autonoma di Trento, che ha sottolineato l’importanza di “ridare valore alla partecipazione e offrire strumenti positivi e servizi per condividere le esperienze dei vari attori della cooperazione internazionale”. Dagli atti del convegno. www.manitese.it Per informazioni e contatti: Mani Tese Catanzaro c/o Via Cristoforo Colombo n. 7 - Catanzaro Lido tel. 0961.31579 fax 0961.735665 Postemobile 349.4531015 e-mail: [email protected] CSV M 28 Carlo Crucitti Referente Area Comunicazione CSV Catanzaro la crisi alimentare mondiale Siamo alla fine dell’anno 2008 e nel mondo si soffre ancora la fame. ono più di 850 milioni le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e per questo non hanno denaro a sufficienza per comprare il cibo necessario per la loro sopravvivenza. S dei paesi poveri costretti a liberalizzarli, costringendoli a produrre cibo a basso costo e dove chi lo produce non è in grado di mangiare e chi lo consuma lo paga molto caro. In molti paesi del Sud del mondo, costretti dalla forte concorrenza, le coltivazioni nelle campagne sono state abbandonate, i contadini si sono trasferiti in città alla ricerca di un lavoro spesso sottopagato e per molti il dollaro al giorno che guadagnano non è più sufficiente a comperare una ciotola di riso. Generalmente si pensa che il cibo scarseggi ed è per questo che tanta gente soffre ancora oggi la fame, ma le cose non stanno proprio così. La produzione alimentare mondiale sicuramente è oggi in grado di fornire ad ogni individuo almeno il doppio Sono le donne a pagare il prezLa mappa della fame nel mondo delle calorie necessarie al suo zo della fame. Le proporzioni delle persone sottonutrite (1998-2000) sostentamento. Il problema è invece tutt’altro: il cibo non è La maggioranza delle persone accessibile perché costa troppo rispetto che vivono in condizioni di assoluta per produrre quello che arriva sulle a quanto le persone guadagnano o pospovertà è costituita dalle donne che nostre tavole. Contadini e piccoli prosono spendere ogni giorno e quindi, chi vivono nelle aree rurali. Questo dimoduttori vengono privati dei diritti fondapuò pagare il prezzo compra il cibo, gli strano le statistiche relative ai paesi a mentali alla sopravvivenza: diritto alla altri soffrono la fame. basso reddito con deficit alimentare: terra, diritto ad un salario dignitoso, ma Il diritto al cibo è un diritto umano fonalmeno il 70% delle donne economicasoprattutto diritto al cibo. damentale perché se viene meno la mente attive sono impiegate nel settore Tutto ciò avviene perché i paesi ricchi possibilità di alimentarsi adeguatamente agricolo e sebbene siano responsabili di (Europa e Stati Uniti) sussidiano i propri viene meno lo stesso diritto alla vita e un quinto delle famiglie contadine, ed in prodotti agricoli proteggendoli anche questo le Nazioni Unite lo hanno sancialcune regioni di più di un terzo, sono dalla eventuale concorrenza dei mercati to già nel 1948, nella Dichiarazione proprietarie soltanto dell’1% di tutti i internazionali attraverso forti barriere Universale dei Diritti Umani. Questo terreni e nonostante il ruolo cruciale neldoganali e stravolgono i mercati interni diritto è stato ribadito ponendolo al l’assicurare la sicurezza alimentare, le primo posto degli Obiettivi del Millennio: donne rurali combattono la fame e la riduzione della metà del numero di perpovertà utilizzando terreni marginali con sone che soffrono la fame entro il 2015, magre risorse. ma nonostante questi impegni internaGeneralmente sono private del diritto zionali, il numero di persone che soffre alla proprietà della terra e private della fame e malnutrizione nel mondo è in possibilità di accedere al credito. continuo aumento. Le cause non sono L’empowerment delle donne che vivono per nulla legate agli eventi naturali o in ambito rurale nei paesi in via di svilupaccidentali, ma ai disequilibri del compo rappresenta uno dei fattori decisivi mercio internazionale e nelle scelte delle per combattere la battaglia della fame, politiche agricole che sono state prese per una giustizia sociale, promuovendo in questi ultimi decenni. uno sviluppo sostenibile per tutti. Garantire il diritto al cibo significa anche È evidente che la crisi alimentare moninvestire sulle capacità e sulle risorse a diale che si sta vivendo non è un evento disposizione delle donne, importante inaspettato o che ciò sia correlato ai volano di sviluppo per le loro famiglie e maggiori consumi nelle aree a maggiore le loro comunità. natalità ma è invece legato ad un sisteSconfiggere la fame è possibile, ed è ma di mercato che ha smantellato i una responsabilità che compete ad sistemi agricoli regionali, una volta autoognuno di noi. sufficienti, in nome dell’efficienza produttiva. Il grande paradosso, poi, è che a soffrire la fame sono soprattutto coloro che vivono nelle aree rurali e lavorano CSV M 29 pubblicazioni del CSV Manuale del Volontariato guida pratica per associazioni e singoli volontari Collana: Guide pratiche Formato: 15x21x2, brossura, copertina a colori Pagine: 376, Data di pubblicazione: novembre 2008 Hanno collaborato alla stesura della pubblicazione: Carlo Crucitti, referente Area Comunicazione CSV Catanzaro Giuseppe Merante, referente Area Consulenza CSV Catanzaro Dario Fabiano, consulente area legale Stefano Foglia, consulente area fiscale È di questi giorni la pubblicazione della nuova Guida che il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro ha realizzato allo scopo di mettere a disposizione uno strumento di consultazione e di lavoro utile alle associazioni, ai volontari o a chi cerca risposte per poterlo diventare. Nella sua presentazione, Caterina Salerno, Presidente del CSV Catanzaro ricorda come: […] gli strumenti che il CSV assicura per la divulgazione dell’impegno dell’associazionismo locale si sono infatti moltiplicati, al fine di evitare che l’atavica “mania dell’improvvisazione” possa estendersi tra i nuovi fruitori dei servizi. Del resto, la mancanza di professionalità ha sempre penalizzato il “sistema” del volontariato del Sud rispetto a quello ben più organizzato del Nord. E il ritardo con il quale i Centri di Servizio del Mezzogiorno d’Italia hanno cominciato a esercitare la funzione di sostegno all’attività del volontariato del territorio, secondo quanto dettato dall’art. 15 della legge 266/91, ne Il Manuale è già disponibile e può essere ritirato presso la sede del CSV e gli sportelli territoriali. Per informazioni: 0961.794607 [email protected] è una riprova […] e prosegue con: […] Quanto più il volontariato riesce, dunque, ad essere gestito con competenza e nel pieno rispetto del valore fondante della gratuità, tanto più può incisivamente contribuire all’evoluzione della società civile […] Dal canto loro i redattori della guida hanno ribadito nell’introduzione che... “quella di oggi non è una ristampa, ma una nuova edizione pensata e concepita secondo regole, forse difformi dalle comuni logiche editoriali, ma interpretata da chi nel volontariato opera anche da volontario. Nella parte prima si è continuato a pensare in maniera allargata al volontariato visto nei suoi svariati e poliedrici contesti. […] così concludendo: […] In tal senso il Manuale non è la risposta a tutte le problematiche, non un’opera editoriale tecnicista, ma va interpretato come una “cassetta degli attrezzi” in cui trovare indicazioni, cenni e riscontri che riguardano tutto il mondo del volontariato e della solidarietà. CSV M 30 recensioni Perché mi hai preso Titolo: PERCHÈ MI HAI PRESO? Adolescenti adottivi Autore: Simonetta Cavalli Edizioni: La Meridiana Data di pubblicazione: 2005 Collana: Prove ISBN: 8889197684 - ISBN 13: 978-88-8919-768-4 Anno pubblicazione: 2005 Pagine: 136 - Prezzo: € 12,00 Recensione a cura di: Maria Bombara In questo libro sono raccolte sette storie di adolescenti adottivi e delle loro famiglie. Ma non è un 'ennesimo' libro sull'adozione. L'autrice, assistente sociale presso il Servizio Materno Infantile dell'ASL Roma/A che si occupa di minori e disagio infantile dal 1979, ci accompagna nel mondo emotivo dei genitori adottivi da lei incontrati e dei loro figli, facendo emergere «la complessità della relazione tra adulti e adolescenti, tra genitori e figli, adottati e non». Come anticipa nella prefazione Magda Brienza, presidente del tribunale per i minorenni di Roma, «sono storie dolorose, purtroppo vere [...] Storie non interpretate dall'Autrice, che non fornisce vie d'uscita, ma che sembra suggerire ad ogni lettore di cercare dentro di se un pensiero, una risorsa in più, che possa permettere qualche soluzione.» Nessuno leggendo il libro, potrà non identificarsi, anche se solo per la durata del racconto, con il dolore dei ragazzi e contemporaneamente con la sensazione di inadeguatezza e impotenza dei genitori. Solidarietà indifesa Titolo: SOLIDARIETÀ INDIFESA: L’informazione nel sociale Autore: Paola Springhetti - Giornalista, direttrice di “Rivista del Volontariato” della Fivol, autrice di numerosi articoli e saggi. Collabora con Sat 2000, Avvenire, il Sole 24 Ore. È presidente dell'UCSI Lazio (Unione Cattolica Stampa Italiana). Editore: EMI - Editrice Missionaria Italiana Collana: Strumenti ISBN: 8830717231 - ISBN-13: 9788830717237 Formato: 14x21 - Pagine: 192 - Anno: 2008 - € 10,00 Recensione a cura di: Benedetta Garofalo Non è facile scrivere di volontariato. Né, tantomeno, farsi ritagliare uno spazio importante su un quotidiano, per quanto locale possa essere. Quella del giornalista specializzato in materia “sociale”, o comunque dell'operatore della comunicazione sociale, è difatti una vera e propria “mission”. Una propensione naturale ad occuparsi di tematiche che sembrano non interessare nessuno, di “mondi incomprensibili” che - come più volte affermato dal direttore di “Redattore Sociale” Stefano Trasatti - reclamano attenzione, sensibilità, capacità di ascolto. Nel suo prezioso libro, “Solidarietà indifesa”, la giornalista Paola Springhetti dà voce, appunto, a tutte quelle innumerevoli frustrazioni che attanagliano chiunque si ritrovi a scrivere di deboli e di emarginati: e lo fa fornendo delle indicazioni ben precise, visto che quelle “frustrazioni” sono state anche le sue. Di una cosa la Springhetti è certa: fino a quando il mondo del volontariato, e del terzo settore in genere, non prenderà coscienza del suo essere fonte autorevole di informazione, e quindi di poter incidere sulla formazione dell'opinione pubblica, le porte dei mass media rimarranno ad esso precluse. Eppure, scrive l'autrice, “…una società democratica ha bisogno di un'informazione capace di prevenire e vigilare, di sollecitare interesse per la cosa pubblica, di diffondere la cultura della legalità e dell'etica sociale,.. di fondare e alimentare lo spirito pubblico…”. La società, insomma, ha bisogno di un giornalismo alternativo, di un altro giornalismo, che di certo non può essere improvvisato e che va lasciato ai professionisti del settore: la mediazione giornalistica, infatti, serve a “tirare fuori” il meglio da una testimonianza, e a fare da tramite tra l'attore ed il fruitore della notizia. Ben venga, dunque, il giornalista capace di emozionarsi e fare emozionare quando racconta storie reali e denuncia situazioni delicate: le storie, infatti, vanno sapute scrivere, perché proprio attraverso di esse il volontariato lavora, rinsaldando i rapporti ed i legami tra le persone e le associazioni. E solo il giornalista che accetta di farsi coinvolgere da ciò che racconta, e che non si nasconde dietro l'alibi “dell'avere poco tempo” - secondo quanto chiarisce Trasatti nell'introduzione del libro della Springhetti - può davvero aiutare la comunicazione sociale a crescere e a poter contare nel difficile mondo dell'informazione, contribuendo a demolire una volta per tutte l'immagine del giornalista “sfigato” che tratta di argomenti “di serie B”. CSV M 31 servizi del CSV di Catanzaro www.csvcatanzaro.it TUTTI I SERVIZI SONO GRATUITI STRUMENTI Sono a disposizione delle OdV, su prenotazione: Saletta riunioni capienza 10/15 posti, utilizzabile dal lunedì al venerdì. Postazione informatica (computer, stampante, scanner) Telefono/fax - Fotocopiatrice Attrezzature lavagna luminosa - pc portatile - videoproiettore - schermo portatile - lavagna a fogli mobili registratore digitale - videocamera - macchina fotografica digitale - impianto di amplificazione COMUNICAZIONE Il CSV Catanzaro promuove la comunicazione delle OdV attraverso: Spazio sul proprio sito internet - Newsletter settimanale Redazione di articoli, organizzazione di conferenze stampa Sostegno alla produzione di materiali promozionali (grafica, stampa) Documentazione Banca dati - Biblioteca emeroteca - Manuali e pubblicazioni PROMOZIONE Il CSV promuove la cittadinanza attiva attraverso: Spazio volontariato - Scuola e Volontariato - Volontariato e territorio Reclutamento volontari - Servizio Civile Nazionale CONSULENZE Il CSV offre, previo appuntamento da fissare chiamando la segreteria almeno 2 giorni prima: Consulenza giuridico-legale martedì/giovedì ore 15,00 – 17,00 Consulenza amministrativo-gestionale martedì ore 9,00 – 10,30 Consulenza progettazione sociale mercoledì/giovedì ore 10,00 – 12,30 Consulenza amministrativa-fiscale venerdì ore 15,30 – 18,30 FORMAZIONE Percorsi formativi organizzati direttamente dal CSV Laboratori formativi organizzati direttamente dal CSV Corsi di formazione organizzati dalle associazioni di volontariato Seminari/Workshop tematici Sedi e Sportelli: Catanzaro via Fontana Vecchia s.n.c. - 88100 Tel. 0961.794607-794522 - Fax 0961.480168 www.csvcatanzaro.it - [email protected] dal lunedì al venerdì - Mattina: 9.00 - 12.30 - Pomeriggio: 16.00 - 18.00 Cropani c/o GAL Valle del Crocchio, c.da Pedecandela - 88051 Tel. 0961.965615 - [email protected] Mattina dal lunedì al venerdì 9.00 - 13.00 - martedì e giovedì pomeriggio 15.00 - 18.00 Lamezia Terme Piazza Salvo D’Acquisto - 88046 - tel. fax 0968.25079 - [email protected] dal lunedì al venerdì 9.00 - 12.30 e dalle 15.30 alle 18.00 Soverato Prossima apertura