L’INFERNO
DEGLI ANGELI
Graziella Bucciolotti
Rotary Club di Rieti
Distretto 2080 R.I.
Amministrazione Provinciale di Rieti
Comune di Rieti- Circolo Didattico I
Garante Infanzia e Adolescenza Regione Lazio
Croce Rossa sez. Prov.le Rieti
Sportello Antiviolenza
Capit – ARV
Progetto per il contrasto della pedofilia
degli abusi sull’infanzia
Costruzione rete territoriale
Angelita
Rotary International -Distretto 2080
Rotary Club di Rieti
L’Inferno
degli Angeli
Proposta per l’intervento di autodifesa
Definiamo l’«abuso»
 comprende
tutte le forme di
maltrattamento e violenze inflitte
all’infanzia «l’abuso, specialmente se
perpetrato in famiglia, si abbatte sul
corpo e sull’anima dei piccoli e degli
adolescenti, come la devastazione di
una guerra» (Grazia Passeri, diritti civili nel 2000).
4
Definizione di Montecchi 1/2
Maltrattamento
fisico
psicologico
Patologia nella fornitura di cure
Incuria
Discuria
Ipercuria (sindrome di Munchausen, medical
shopping, chemical abuse)
5
Definizione di Montecchi 2/2
 Abuso
sessuale
– Abuso sessuale intrafamiliare
 Abusi sessuali manifesti
 Abusi sessuali mascherati
 Pseudo abusi
–
–
–
Convinzione errata
Consapevole accusa
Dichiarazione non rispondente al vero del minore
– Abuso sessuale extrafamiliare
6
Abusi su minori fonte: Polizia di Stato anno 2005
 Nazionalità
delle vittime
– 607 italiani sul totale di 699
 Nazionalità
86%
degli autori
– 554 italiani sul totale di 692
80%
7
Abusi su minori
fonte: Polizia di Stato anno 2005
Età degli abusati
35% al di sotto dei 10 anni
 36% tra 11 e 14 anni
 27% tra 15 e 17 anni

8
Abusi su minori fonte: Polizia di Stato anno 2005
Distribuzione per zone
 Nord
 Centro
 Sud
ed isole
46%
14%
38%
9
Abusi su minori fonte: Polizia di Stato anno 2005
 Relazione
dell’autore con la vittima
 Famigliare
 Operatore
scolastico
 Operatore sociale
 Estraneo
70%
04%
03%
22%
10
Abusi su minori fonte: Polizia di Stato anno 2005
Famigliari che abusano
 Conoscente
 Genitore
 Zio
 Convivente
 Nonno
del genitore
47%
28%
07%
06%
05%
11
Abusi su minori fonte: Polizia di Stato anno 2005
 Impiego
di minori in accattonaggio –
segnalazioni ricevute
n.455
Si calcola che un giorno di accattonaggio
produca circa 100 euro di guadagno netto
12
CARATTERISTICHE EMOTIVE E PSICOLOGICHE
DEI BAMBINI MALTRATTATI (Di Monaco, Montano)
Questi presentano pianto costante, panico,
paura e accessi d’aggressività; rifiutano il
contatto fisico d’ogni tipo e mostrano
ansia per gli approcci relazionali. Talora è
presente una significativa apatia. Possono
inoltre presentare un’eccessiva attenzione
per i pericoli in generale e verso
l’ambiente circostante: è come se stessero
in guardia per evitare le conseguenze del
dolore (Kempe et al., 1978).
13
CARATTERISTICHE EMOTIVE E PSICOLOGICHE
DEI BAMBINI MALTRATTATI (Di Monaco, Montano)

Sono bambini che si mostrano timidi, remissivi e
paurosi negli ambienti estranei, ma poco dopo o
al rientro nel contesto d’origine diventano
arroganti e sfogano la loro aggressività spesso
con bambini più piccoli con la modalità del gioco
violento. Per molti bambini vittime d’abuso
l’aggressione rappresenta l’unica via di
comunicazione percorribile. Man mano che i
bambini crescono allevati in una relazione di
violenza, finiscono per considerarla come
normale e successivamente come modello di
scambio privilegiato con il genitore.
14
CARATTERISTICHE EMOTIVE E PSICOLOGICHE
DEI BAMBINI MALTRATTATI (Di Monaco, Montano)

Un’interazione di questo tipo può stabilirsi anche
quando i bambini sono molto piccoli, nei primi
tre anni di vita, bloccando qualunque possibilità
evolutiva. Hanno disturbi dell’attenzione e
incapacità di relazioni adeguate, una cattiva
immagine di sé, si dichiarano “cattivi, stupidi e
antipatici”. I più grandi in età scolare sono
depressi e solitari, senza interazione con i
coetanei, oppure iperattivi e aggressivi con
associate turbe comportamentali; presentano
inoltre spesso un fallimento scolastico.
15
il sospetto d’abuso (Di Monaco, Montano)
 Va
sottolineato come l’abuso sui bambini
rappresenta un fattore di rischio aspecifico
per molteplici manifestazioni
psicopatologiche (Kaufman, 1996): questi
trovano i presupposti nell’alterata
 organizzazione del sè;
 regolazione degli affetti;
 sviluppo dell’attaccamento;
 sviluppo dell’autostima.
16
il sospetto d’abuso (Di Monaco, Montano)

È utile analizzare anche l’atteggiamento
psicologico ed emotivo di tutti gli operatori
dell’infanzia: siamo spesso restii a considerare la
possibilità che in una famiglia della quale si ha o
si crede di avere una buona conoscenza, si
possa verificare un abuso nei confronti di un
bambino. È frequente, infatti, che noi medici
rifiutiamo a priori il dubbio di un abuso,
escludendolo involontariamente dal ventaglio
delle ipotesi etiologiche. Emerge la paura di
mettere a repentaglio il rapporto professionale
con i genitori e il timore di un’azione medicolegale.
17
il sospetto d’abuso (Di Monaco, Montano)

Ci sono inoltre ragioni psicologiche più profonde
alla base della riluttanza. Kempe evidenzia come
il pediatra che si trovi di fronte a un caso di
maltrattamento debba trattare
contemporaneamente con almeno quattro
persone: il bambino, la madre, il padre e sé
stesso con i propri sentimenti. Egli trova difficile
credere che un abuso fisico si sia potuto
verificare e tende a cancellarlo dalla sua mente
persino di fronte a un quadro evidente, avendo
paura di confrontarsi con la propria “violenza”.
18
il sospetto d’abuso (Di Monaco, Montano)

“È impossibile isolare una singola patogenesi del
maltrattamento o identificare concretamente
uno o più fattori che, separati, culminano in
un’azione di maltrattamento; quest’ultima tende
a verificarsi quando gli “stressors” sovrastano i
fattori di supporto e quando i rischi sono più
importanti dei fattori di protezione. I fattori
etiologici emergono così soltanto in
combinazione con altri agenti concomitanti”
(Belsky, 1993).
19
Nel mondo
« Si stima che circa un milione di bambini ogni anno
viene introdotto nel commercio sessuale e l'India
(400mila), gli Usa (244/325mila) e la Thailandia
(200mila) sono rispettivamente ai primi posti nello
sfruttamento sessuale dei minori. Questo fenomeno è in
crescita in tutto il mondo ed è alimentato dalla crescente
povertà dei paesi poveri e dalla domanda di danarosi
clienti; un aspetto ancor più inquietante è non solo
l'aumento della presenza di bambini e bambine molto
piccoli fra le vittime di abuso, ma anche l'abbassamento
dell'età dei "clienti".
20
Nel mondo
Nella Repubblica Dominicana si calcola che 25mila
bambini siano lavoratori del sesso, mentre nell'Africa
occidentale sono circa 35 mila. Si ritiene che in Lituania
un numero oscillante fra il 20 e il 50% delle prostitute
sia costituito da minorenni, che bambine appena
undicenni lavorino come prostitute nei bordelli e che
bambini provenienti da istituti, alcuni persino fra i 10 e i
12 anni, vengono utilizzati per girare film pornografici. »
Telefono Azzurro, Eurispes, (2005) 6° Rapporto Nazionale sulla
condizione dell'infanzia e dell'adolescenza)
21
Pedofilia e storia

Grecia – relazione maestro e allievo
Riguardava soltanto l’élite sociale e in alcune città consentiva
anche rapporti sessuali (ma solo dopo i 12 anni)
Erastes(amante) ed eromenos (amato)
Eisplenas (ispiratore) ed aites (auditore)

Creta – ratto rituale detto arpaghé (rapimento)
dopo averne fatto l’annuncio ed ottenuto il consenso del padre
l’uomo rapiva il ragazzo e lo portava in campagna per 2 mesi per
apprendere a diventare cacciatore e combattente. Se il ragazzo
consentiva c’erano anche rapporti sessuali. Si considerava normale
che il ragazzo si offrisse per riconoscenza. Al termine era ricondotto
in città e festeggiato come uomo.
22
Pedofilia e storia
 Sparta
– rapporto regolato dalle leggi
(codice di Licurgo), l’uomo doveva guadagnarsi l’affetto
del ragazzo mentre a Creta e ad Atene questo consenso
non era espressamente richiesto. Era considerato
normale per un uomo essere attratto da un ragazzo il
quale tuttavia doveva possedere la kalokagathia cioè le
due caratteristiche della bellezza e del valore
 Atene
– rituale aristocratico e guerriero
rivolto alla formazione dei giovani che con il tempo subì
una evoluzione verso forme di prostituzione vera e
propria fortemente criticata da Platone
23
Nell’antica Roma
omosessualità e pederastia
erano diffuse, senza però
quella giustificazione
pedagogica e filosofica tipica
dei greci. La pedofilia, invece,
era ufficialmente condannata,
come in Grecia. Adolescenti
ed esercito.
24
Nel Medioevo e nei secoli successivi vi fu sempre una
diffusa promiscuità tra adulti e bambini, anche per la
condivisione degli spazi sia di giorno che di notte. Quasi
nessuno dormiva da solo e tantomeno i bambini che
rimanevano spesso nel letto o nella stanza dei genitori
o in quella di altri parenti o servitori, anche quando
erano ormai grandicelli. Essi quindi potevano non
soltanto assistere o intuire le effusioni sessuali degli
adulti, ma anche essere facilmente oggetto di attenzioni
e molestie. Questa usanza rimase tale sino all’inizio del
‘600, non soltanto nel popolo, ma anche tra i membri
della nobiltà.
25
Pedofilia e storia


Nella seconda metà del ‘600 però si incominciò a
guardare con riprovazione a questo tipo di abitudini e,
proprio alla corte di Francia, nacque una letteratura
pedagogica ad uso dei genitori e degli educatori, che
aveva lo scopo di salvaguardare l’innocenza infantile. Si
incominciava a temere che certi comportamenti
potessero travalicare i confini del gioco e lasciare delle
tracce negative nella psiche ancora in formazione.
Tra il ‘700 e l’800 emerse così una nuova attenzione nei
confronti dell’infanzia e con essa anche una diversa
immagine più consona ai ritmi della crescita fisica e
psichica. Incominciò a diffondersi l’idea che la sensibilità
di un bambino fosse diversa di quella di un adulto, che ci
fossero dei tempi dello sviluppo da rispettare, che
l’infanzia dovesse essere protetta.
26
Decennio dopo decennio nel mondo occidentale
l’attenzione per l’infanzia andò crescendo. Le idee di
Rousseau, Freud, Piaget, Winnicott e di molti altri
psicologi e pedagoghi contribuirono a rafforzare il
convincimento che le esperienze vissute nell’infanzia
possono lasciare tracce profonde e che infanzia e
fanciullezza devono essere tutelate.
Al V Congresso internazionale sull’infanzia maltrattata e
abbandonata, tenutosi a Montreal nel 1984, fu definito
“abuso” ogni atto omissivo o autoritario che mettesse in
pericolo o danneggiasse la salute o lo sviluppo emotivo
di un bambino, comprendendovi anche la violenza fisica
e le punizioni corporali irragionevolmente severe, gli atti
sessuali, lo sfruttamento in ambito lavorativo e la
mancanza di rispetto dell’emotività del fanciullo.
27
Pedofilia e storia



Il termine pedofilia deriva dal greco pais (fanciullo) e filos (amante).
Più precisamente con il termine pedofilia si indicano tutte le forme di
rapporto eterosessuale o omosessuale tra adulti e soggetti
prepuberi o adolescenti non maturi intellettualmente.
Si calcola che il 90% di quanti commettono un simile atto di abuso
abbia subito un'analoga violenza nell’infanzia. Un dato di questo
genere rende difficile legiferare in materia: da un lato evidenz ia la
gravità del danno subito dal bambino (e quindi della colpa del reo),
dall'altro lascia intuire la difficoltà di stabilire capacità di intendere e
di volere del reo in quanto è possibile che sia affetto da turbe
psichiche (o raptus improvvisi) a causa di violenze subite
nell'infanzia.
Il DSM IV non inserisce la pedofilia tra le vere e proprie malattie
mentali, ma tra le “parafilie”. Fanno parte delle parafilie il feticismo,
l’esibizionismo, il voyeurismo, il sadismo, il frotteurismo, il
travestitismo.
28
Pedofilia organizzata: il turismo
pedofilo

I paesi attualmente in testa alla classifica dello
sfruttamento sessuale dei bambini sono il Brasile, la
Thailandia, le Filippine, lo Sri Lanka, la Cambogia, il
Vietnam e l’Indonesia.

Il turismo sessuale in molti paesi non occidentali risale ai
primi anni ‘80, quando alcune riviste iniziarono a
reclamizzare quei luoghi. Col passare degli anni, il
business internazionale si è esteso e oggi non è facile
spezzare la rete di interessi e di omertà che si è formata,
anche se varie polizie e organizzazioni umanitarie sono
impegnate a individuare i responsabili di questo traffico.
29
Pedofilia organizzata: il turismo
pedofilo
 Nel
corso del Congresso mondiale contro
lo sfruttamento sessuale dei bambini
tenutosi a Stoccolma, sono emersi i motivi
psicologici concreti che spingono i turisti
del sesso ad avere rapporti sessuali con i
bambini: sono deboli e non possono
difendersi, provengono da famiglie
disgregate o in difficoltà, oppure sono
sottratti alla famiglia.
30
Pedofili in rete


La possibilità di muoversi in rete ha moltiplicato
gli spazi d’espressione della pedofilia,
proteggendo l’anonimato e favorendo scambi tra
pedofili di diversi paesi e ambienti.
Tramite internet il pedofilo ha la possibilit à di
collegarsi con altri pedofili, di sentirsi sostenuto
e legittimato nei suoi desideri e di alimentare
continuamente la sua fantasia con un ricco
materiale pornografico.
31
Pedofili in rete


Su internet, in siti da loro istituiti, molti pedofili
hanno contestato le stigmate criminali a loro
attribuite, e hanno fortemente sostenuto il loro
diritto a poter manifestare liberamente la propria
diversità, sempre con l’esplicita assicurazione
della negazione della violenza.
Da un lato ci sono coloro che rappresentano il
bambino come creatura da amare e proteggere,
dall’altro coloro che invece lo identificano come
soggetto di desideri e istinti sessuali da
esprimere liberamente.
32
Pedofili in rete

Secondo gli inquirenti il classico pedofilo on-line è
maschio, per lo più tra i 20 e i 40 anni, appartenente ad
una classe sociale , medio-alta e nel 97% dei casi
incensurato. E’ questo l’identikit del pedo- pornografo
che opera attraverso la rete internet in Italia. Sulla base
delle indagini finora portate a compimento, emerge che
il 70% delle persone sospettate e denunciate per attività
pedo-pornografica via web vive da sola. “Fare un
identikit più preciso è piuttosto difficile” ha ribadito il
criminologo Marco Strano, sottolineando che oltre ai
comportamenti dei pedofili vengono studiati
parallelamente anche quelli dei bambini. Viene cioè
analizzato il modo il cui si muovono nelle chat e sulla
rete per definire eventuali comportamenti a rischio e
poter poi sviluppare un’attività di prevenzione.
33
Pornografia minorile


E’ stato sostenuto da diversi autori che la liberalizzazione
della pornografia avrebbe diminuito l’incidenza dei reati
sessuali, in quanto la soddisfazione allucinatoria di certi
impulsi istintuali può costituire in parte un mezzo per
scaricare l’eccesso di aggressività in una direzione
fantasmatica, anziché realistica.
La maggior parte delle foto e dei film pornografici
vengono prodotti in Europa e nel Sud-Est asiatico per poi
essere esportati in vari paesi e in particolare negli Stati
Uniti, che sono tra i maggiori fruitori anche dei cosiddetti
snuff movies, filmati che mostrano bambini violentati,
torturati, e qualche volta persino assassinati da criminali
i quali, per denaro, offrono questo materiale a dei sadici
maniaci che con esso alimentano la propria fantasia
malata.
34
Pornografia minorile


In un articolo scritto da un pedofilo, si sostiene
che il bambino che recita un ruolo sessuale a fini
pornografici sta svolgendo un “lavoro” e che,
come qualsiasi altro professionista del settore,
sa distinguere il reale dal rappresentato, senza
subire alcuno shock.
Naturalmente le immagini erotiche o
pornografiche non raggiungono soltanto i
pedofili e i perversi, ma anche i ragazzi che sono
indotti a costruirsi un immaginario irreale.
35
L’identikit del pedofilo


L’immagine popolare del pedofilo è quella di un uomo di
una certa età, uno “sporcaccione” spesso in pensione o
inoccupato, che oltre a molestare i bambini che gli
capitano a tiro può anche avere altre anomalie del
comportamento sessuale.
Le statistiche più recenti indicano, però, che l’interesse
per i bambini inizia generalmente intorno ai 15-16 anni,
che di solito la vittima è nota al pedofilo e che
quest’ultimo spesso è un parente, un amico di famiglia o
un frequentatore della casa che non presenta apparenti
anomalie del comportamento.
36
L’identikit del pedofilo


Le donne pedofile sono più rare degli uomini, spesso
sono isolate o affette da disturbi mentali. Quando una
donna obbliga un bambino a pratiche erotiche o sessuali,
gli effetti su quest’ultimo possono essere devastanti,
soprattutto se si tratta della madre. Infatti questo tipo di
abuso fisico comporta anche un abuso psicologico
difficile da metabolizzare.
Secondo molti psicologi e psichiatri, i pedofili avrebbero
una personalità immatura, problemi di relazione o sensi
di inferiorità che non consentono loro di reggere un
rapporto amoroso adulto “alla pari”: individui con
disturbi narcisistici e fragile stima di sé, si focalizzano sui
bambini perché possono controllarli e dominarli e con
loro non provano sentimenti di inadeguatezza.
37
L’identikit del pedofilo

Secondo vari autori, i pedofili abituali rivedrebbero se
stessi nel periodo della propria infanzia, idealizzerebbero
il corpo e la bellezza infantile o preadolescenziale e
rievocherebbero lo stesso trattamento subito da piccoli
oppure il suo opposto. L’erotismo con i bambini può
comportare, secondo questi autori, la fantasia inconscia
di fusione con un oggetto ideale, la ristrutturazione di un
sé giovane, idealizzato. I pedofili sarebbero rimasti
“fissati” a quelle emozioni intense e a quegli schemi che
ora cercano di esplorare e rivivere, senza riuscire ad
evolvere verso forme diverse di erotismo. Questo si
verificherebbe anche perché l’altro è l’oggetto del
desiderio non per ciò che è, ma per ciò che rappresenta.
L’attività sessuale con i bambini prepuberi servirebbe per
“puntellare la fragile stima di sé del pedofilo” (si ottiene
piacere e senso di potere).
38
L’identikit del pedofilo
 Alcuni
pedofili hanno fondato delle
associazioni per difendere il “diritto alla
libertà sessuale” del bambino, a parer loro
oppresso da una società sessofobica.
Secondo loro i veri danni sui bambini sono
provocati dal fatto di dover mantenere il
segreto sui “giochi” che fanno con gli
adulti, le trafile giudiziarie (interrogatori,
testimonianze e confronti) e il
comportamento dei genitori.
39
Abuso e silenzio


Il silenzio che circonda l’abuso sessuale in famiglia è un
dato tipico frequente: poiché si teme che parlandone il
colpevole possa finire nelle mani della giustizia e la
famiglia subire un danno ulteriore (anche a livello
economico), si preferisce quindi sacrificare il minore.
Tutte le società si fondano sul divieto dell’incesto, in
quanto tale divieto è alla base della formazione di una
collettività che superi i ristretti confini del clan: favorire i
legami sessuali sentimentali al di fuori della propria
famiglia ha l’effetto di ridurre la carica di aggressività tra
clan familiari diversi e contrapposti (lotta per l’esistenza).
40
Qualche mito da sfatare
 Il
pedofilo è un anziano
 Il pedofilo si riconosce
 Il pedofilo ha anomalie di comportamento
visibili
 Il pedofilo viene da un ambiente
degradato culturalmente e socialmente
41
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
Effetto LUCIFERO




Male – uso del potere per
danneggiare/distruggere
Attrae la dimostrazione del potere
Dov’è la colpa, nell’individuo o nella società?
Il comportamento è agito dall’individuo corrotto
dall’ambiente? Si tratta di una mela marcia o di
una cassetta di mele marce?
42
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Esperimento
di Milgram 1963
 Chiese a 1000 persone di dare una scossa
elettrica ad un’altra persona per favorire
l’apprendimento (buona causa)
 Chiese a 40 psicologi e a 40 psichiatri
quale percentuale avrebbe aderito alla
richiesta andando sino in fondo (30 tasti di
intensità crescente da 15 volts a 450
volts)
43
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Esperimento
di Milgram
 Psichiatri e psicologi risposero che l’1%
sarebbero andati sino in fondo
 Nella realtà non ci furono distinzioni tra
uomini e donne, nessuno si fermò a 280
volts quando le vittime protestavano,
urlavano di dolore e chiedevano di
smettere e ben il 65% arrivò sino 450
volts di scarica
44
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Esperimento
di Milgram
 Nel caso in cui si videro 2 persone
ribellarsi e rifiutare di proseguire
nell’esperimento arrivarono sino in fondo
soltanto il 10%
45
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Esperimento
Zimbardo
 4 donne con camice e cappuccio devono
“mettere sotto pressione” 2 donne
creative impegnate a risolvere un compito
 4 donne senza camice e con la targhetta
che riporta il nome devono “mettere sotto
pressione” 2 donne creative impegnate a
risolvere un compito
46
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Esperimento
Zimbardo
 Il
1° gruppo (protetti dall’anonimato e
dalla divisa) inizia a metà dell’intensità
della scarica elettrica, premono a lungo ed
aumentano
 Il 2° gruppo inizia dal basso e si ferma al
minimo della scarica
47
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Sono
punti cruciali:
 Anonimato dell’aggressore
 Depersonalizzazione della vittima
 Deumanizzazione della vittima
48
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 Esperimento
carcerario di Stanford 1971
 Furono valutati con colloqui clinici e
batteria di test 24 persone assolutamente
“normali”
 12
furono dotati di divisa ed occhiali da
sole
 12 furono arrestati dalla polizia e condotti
nella prigione dell’esperimento
49
Philip Zimbardo Roma maggio 2007
 L’esperimento
era programmato per la
durata di 2 settimane
 Dopo 36 ore fu rilasciato il 1° studente per
disturbi emotivi acuti
 Molti altri chiesero il rilascio sulla parola (e
non l’interruzione dell’esperimento)
 Fu necessario interrompere al 6° giorno
perché le “guardie carcerarie” si stavano
trasformando in aguzzzini.
50
Toni Cavanagh Johnson (1999)
Understanding your child’s sexual behavior. What’s natural
and healthy. New Harbinger Publications, Oakland, Ca

“I minori più vulnerabili nei confronti dell’abuso sono
coloro che non hanno alcuna prefigurazione e
concezione riguardo a cosa è un tocco sano e naturale
da parte degli adulti e che non prefigurano i proprio
diritti riguardo a ciò che le altre persone possono loro
dire e fare. I minori che non hanno alcuna esperienza
nel condividere ciò che loro pensano e sentono con
adulti significativi, e che non sono in grado di esprimere
e che neppure sanno con chi comunicare ciò che loro
sperimentano diventano i “bersagli” ideali degli abusanti
e di tutti coloro che si vogliono approfittare della loro
vulnerabilità”.
51
Toni Cavanagh Johnson (1999) Understanding your child’s
sexual behavior. What’s natural and healthy. New
Harbinger Publications, Oakland, Ca

“Anche se non esiste alcun minore al mondo che è libero
dal rischio, è indubbio che coloro che hanno relazioni
sicure con uno o più adulti e che vivono in ambienti
stabili hanno una vulnerabilità molto inferiore. All’interno
di contesti relazionali sicuri, i bisogni di sicurezza e
protezione del minore sono perfettamente corrisposti e
assolti. È fondamentale che chi sta crescendo sappia con
certezza di poter godere dell’ascolto degli adulti che si
prendono cura di lui e ai quali può sollevare dubbi e
domande ogni volta che lo desidera. I minori che vivono
in questo tipo di famiglie e di case sanno che anche di
fronte ad un loro errore essi saranno comunque amati e
rispettati dagli adulti che si prendono cura di loro a cui
potranno spiegare la loro visione degli eventi”.
52
Dove e come intervenire
Interventi riparatori e preventivi
 Sull’abusato
 Sull’abusatore
 Prima
che avvenga l’abuso
53
Proposta per un intervento
Obiettivi:
 Rendiamo improbabile che avvenga
l’abuso
 Se avviene rendiamo probabile
l’immediata interruzione
54
Proposte per un intervento
 Conoscere
i rischi
 Familiarizzare con le proprie emozioni
 Sapere di poter contare sull’adulto
55
Proposta per un intervento
 Analisi
ed elencazione dei comportamenti
a rischio messi in atto da bambini e
ragazzi nell’utilizzo di internet e del
cellulare
 Analisi delle capacità di problem solving di
ragazzi e bambini
56
Proposta per un intervento
 Elaborazione
funzionali
 Produzione
di regole di comportamento
di un opuscolo
 Realizzazione
di un convegno
57
Proposta per un intervento
Metodologia:
Interviste strutturate da parte dei ragazzi
delle scuole medie su bambini delle scuole
elementari
Lavoro in classe insieme agli insegnanti
sulle emozioni e sul problem solving
Tempi di realizzazione:
1-2 anni , eventuali revisioni periodiche
58
Proposta per un intervento
 Convegno
finale aperto a tutte le scuole e
ai genitori con esposizione da parte dei
ragazzi del lavoro svolto e del materiale
prodotto
 (le relazioni potrebbero parlare dei rischi
rilevati, delle proposte per ridurre questi
rischi, delle richieste dei ragazzi agli adulti,
ecc.)
59
Rotary Club di Rieti
Distretto 2080 R.I.
Progetto per il contrasto
della pedofilia e degli abusi
sull’infanzia
Angelita
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Diapositiva 1 - Centro Antiviolenza Angelita