PON DIDAT EC CORSO AVANZATO
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L’E-book e il profilo del nuovo lettore
Autrice: Alessandra Anichini
I diritti del lettore
La diffusione dell‟e-book pone, come mai prima, il problema della proprietà del libro. In
termini intellettuali, certo, andando ad intaccare tutta una serie di evidenze legate al
ruolo dell‟autore e dell‟editore, ma anche, più semplicemente, in termini fisici, per
quanto riguarda il lettore. Che cosa, infatti, un lettore possiede di un e-book? Possiamo
sostenere che entri veramente in possesso di un‟ampia biblioteca, nel momento in cui
acquista una serie di titoli da un qualsiasi distributore?
La questione non è semplice, anche perché, se così fosse, basterebbe ad ogni
proprietario di e-reader scambiare file in .pdf o in e.pub con altri lettori di e-book per
costruirsi man mano un archivio amplissimo di volumi, o di testi se preferite.
Dall‟archivio DIA Indire. Ente fornit ore dell`immagine
„patto di acquisto‟, scattano una serie di limitazioni sancite da sistemi di protezione noti
con l‟acronimo di DRM (Digital Rights Management), garantiti tramite le Tpm
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In realtà, il rivenditore del testo non lascia l‟acquirente così libero e, al momento del
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(Technological Protection Measures), misure tecniche anti-pirateria che rappresentano
i vincoli tecnici degli accordi stabiliti.
Generalmente, nel momento in cui viene acquistato, un testo viene associato ad un
solo utente (una sola licenza, qualcuna in più, in pochi casi specifici) e l‟uso è
consentito ad un solo device alla volta, anche se potenzialmente il testo è leggibile
tramite diversi dispositivi (pc, i-phone, e-reader …). Inoltre, il download che l‟utente
compie è solo „apparente‟, in quanto il testo non è memorizzato in locale ed ogni
modifica introdotta (note, appunti, sottolineature, ecc.) viene „tracciata‟ e registrata
anche presso il server di provenienza dove si conservano tutti gli interventi del lettore.
La stampa del testo è quasi sempre impedita e la lettura è possibile solo sulla
macchina a questo destinata.
A ben vedere il lettore può solo leggere, appropriarsi cioè del testo nel senso più alto
del termine, rinunciando a fare del libro un oggetto di sua proprietà. Non può prestare il
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libro in suo possesso, non può portarlo con sé come un talismano, un po‟ come si fa fin
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dai tempi degli enchiridia, i „libri da saccoccia‟, di cui lo stampatore Manuzio di Venezia
ottenne l‟esclusiva nei primi anni della stampa 1 .
Il lettore di e-book può accedere al libro più che possederlo e non è detto che questo
accesso abbia durata illimitata nel tempo; può verificarsi anche il caso che vi sia una
scadenza oltre la quale il testo acquistato sparisce dalle memorie a disposizione del
lettore. Ed allora: sono davvero rispettati i diritti del lettore? E soprattutto, quale tipo di
lettore può trarre vantaggio da regole simili?
Forse ci vuole solo tempo; il tempo di adeguarsi. La consuetudine con le nuove
modalità di accesso al testo potrebbe altresì migliorare il nostro rapporto con il
contenuto del libro: far sì che le letture siano immagazzinate meglio e più di prima e
che ogni lettore si ponga nei confronti del testo, autenticamente, davvero, come lo
“spazio in cui si inscrivono, senza che nessuna vada perduta, tutte le citazioni di cui è
fatta la scrittura”2 . Il non possesso di un testo potrebbe favorire una valorizzazione del
contenuto stesso sulla sua materialità fisica. Le parole, prima di tutto, con il loro
semplice suono e il loro significato.
E potrebbe arrivare il momento in cui riconsiderare la distinzione tra lettura intensiva e
lettura estensiva (quella di consultazione, che in qualche modo desacralizza l‟oggetto
libro considerandone spezzoni, ignorando la sua unitarietà) per immaginare una lettura
più orientata, finalizzata ad uno scopo, situazionale, collocata in un tempo e in uno
spazio dati.
Soprattutto, dovremo accettare l‟idea che non esiste la lettura, ma le tante letture
possibili, ognuna con il suo obiettivo, le sue strategie e i suoi strumenti. Una lettura
critica, ad esempio, che vuole andare a fondo e cogliere le profonde connessioni delle
informazioni contenute nel testo; o una lettura creativa che riscrive il testo; una lettura
fatta per diletto, sensuale, come qualcuno l‟ha già definita; letture ampie e letture
private, letture pericolose come quelle di cui ci parla Leo Loventhal nel suo noto
opuscolo Il rogo dei libri 3 .
Certo, le nuove modalità di accesso al libro potrebbero costringerci ad operare una
maggiore selezione (nell‟epoca della memoria infinita e dell‟accumulo dei dati)
1
Qualche anno dopo Grippo, incisore autore del noto corsivo utilizzato da Manuzio, idea una collana in
2 R. Barthes, “La morte dell‟autore” in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 56
3 Leo Loventhal, Il rogo dei libri, Il Nuovo Melangolo, 1991 citato in Asa Briggs/Peter Burke, Storia sociale
dei media. Da Gutemberg a Internet, Il Mulino 2007, p. 77
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trentaduesimo, tanto maneggevole da poter accompagnare ovunque il lettore.
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distinguendo, così come suggeriva Francis Bacon nella sua opera Of Studies, tra i
diversi testi quelli a cui ci accostiamo per lavoro, quelli letti per studio, quelli per svago:
“Alcuni libri devono essere gustati, altri inghiottiti, e un piccolo numero masticati e
digeriti” 4 .
Potremmo scegliere di possedere solo i libri da gustare e non quelli già digeriti, o,
forse, viceversa. Operare una selezione potrebbe rappresentare il modo per esercitare
il diritto alla scelta:
“I lettori veramente buoni sono sempre stati quelli le cui esigenze si sono ristrette a
pochissimi libri, e più d'una contadina, che non possiede e conosce altro che la Bibbia,
l'ha letta più a fondo e ne ha tratto una maggior somma di sapere, di conforto e di gioia
di quanto un qualsiasi riccone viziato possa ricavare dalla sua lussuosa biblioteca”
scriveva Herman Hesse, nel 1908, nel breve testo Del leggere e possedere i libri,
pubblicato poi nella raccolta Una biblioteca della letteratura universale.
Secondo l‟autore del Gioco delle perle di vetro, ci sono libri che è necessario
possedere e non solo nella memoria, libri a cui si attinge continuamente come ad un
frasario e che devono essere disponibili in ogni momento, fisicamente.
“In fondo, ogni vero lettore è anche un amico del libro. Infatti, chi è capace di
accogliere di tutto cuore un libro e di amarlo, vuole, se appena può, che sia anche suo,
vuole rileggerlo, possederlo, avere la certezza che è vicino e disponibile. Farsi prestare
un libro e leggerlo in fretta per poi restituirlo è cosa che non presenta difficoltà, ma per
lo più ciò che si è letto va perduto con la stessa rapidità o quasi con cui il libro è sparito
dalla casa”.
Chi scrive appartiene, certo, ad un altro secolo, ad un altro millennio: un secolo in cui
può capitare che il libro possa essere facilmente considerato come oggetto
transazionale, quasi un feticcio.
Il lettore ideale di Hesse è un lettore che si costruisce nel tempo, la propria, personale
biblioteca di base, esigua, forse, ma posseduta nel profondo. Per il resto, la
4 Peter Burke, Storia sociale della conoscenza, Il Mulino 2002, p.234 “Some books are to be tasted,
others to be swallowed, and some few to be chewed and digested; that is, some books are to be read only
attention. Some books also may be read by deputy, and extracts made o f them by others; but that would
be only in the less important arguments, and the meaner sort of books, else distilled books are like
common distilled waters, flashy things”.
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in parts; others to be read, but not curiously; and some few to be read wholly, and with diligence and
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consultazione è più che bastante. Certo, per giungere alla selezione, molti testi devono
essere passati nelle mani o sotto gli occhi del lettore.
Ci viene in mente allora la storia citata da Robert Darnton nel suo intervento The
Future of Libraries. Si tratta di una curiosa visione proposta nel 1771 da Luis Sébastien
Mercier nel suo volume The Year 2440. Mercier immagina di risvegliarsi nella Parigi del
2400 e di visitare la biblioteca nazionale. Il suo stupore è grande quando si trova di
fronte poche casse di libri, tutto il resto è stato bruciato dopo che una commissione di
illustri studiosi ha decretato che i libri che vale la pena di salvare sono in realtà poche
decine. In quelle poche pagine si racchiude tutto ciò che vale la pena sapere e non si
corre più il rischio di un overload infomativo che rende l‟uomo solo un po‟ più confuso e
un po‟ più stupido. Forse la nuova testualità e le nuove interfacce di lettura ci
potrebbero aiutare in questo difficile compito di selezione lasciato ad ogni lettore.
Grandi biblioteche
A differenza dalle fantasie di Mercier, mi piace molto l‟idea di un‟immensa biblioteca a
cui tutti possano accedere liberamente. Mi piace l‟idea di potermi aggirare all‟interno di
immaginari corridoi, alla ricerca di un libro da leggere, di cui magari ho sentito parlare,
ma che non ho mai avuto la fortuna di sfogliare. Le biblioteche devono essere ampie
per definizione e importante è piuttosto la possibilità di trovare ciò che si cerca, senza
troppo dispendio di energia.
Già oggi la Rete riesce talvolta a farci presagire qualcosa di simile, quando dopo un
ricerca, magari dietro a qualche nome di cui non si conosceva l‟esistenza, trovato per
caso tra le citazioni di un articolo online o a margine di qualche bibliografia, si scopre
con sollievo che di quell‟autore, magari del volume di quell‟autore che ci piacerebbe
avere tra le mani, esiste una riproduzione parziale in Google Libri
(http://books.google.it/) ed è possibile, non solo vederne la copertina e leggere nel
colophon indicazioni circa l‟anno e il luogo di pubblicazione, ma anche consultarne
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l‟indice o addirittura leggerne stralci (snippet) all‟interno di capitoli incompleti.
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Certo, spesso, quello che si cerca è proprio contenuto in quella decina di pagine
omesse e il desiderio del possesso fisico del libro cresce assieme alla frustrazione che
si prova nell‟impossibilità di stampare quello che si vede o di prelevarne brani da usare,
magari come citazione. Tutto apparirebbe più semplice se ciò fosse possibile e
potremmo vivere l‟illusione di poter attingere liberamente dalla messe immensa dei
volumi a disposizione quelle “scintille di un antico autentico sapere” che Francesco
Bacone voleva estrapolare dai testi classici, perché diventassero la base per nuove
riflessioni all‟interno di scritti originali, nuove interpretazioni adeguate ai nuovi tempi.
Il sogno di una biblioteca universale appartiene alla nostra tradizione culturale dagli
anni dell‟Umanesimo in poi. I maestri umanisti avevano posto al centro del loro
interesse la conservazione e la trasmissione del sapere, un sapere da rintracciare e
selezionare all‟interno dei libri antichi, quei pochi scampati alla distruzione dei secoli
bui.
Le biblioteche che ordinavano il sapere si erano impegnate fino ad allora nella
conservazione di una conoscenza già acquisita che doveva solo essere riletta. Molti
uomini di studio si faranno poi sostenitori di una diversa idea di conoscenza, magari da
applicare alle riflessioni sull‟educazione. Nel 1605, ad esempio, all‟interno del testo
studioso: accanto alla difesa, alla rilettura e alla conservazione dei libri antichi, la
conoscenza la si accresce anche attraverso la composizione di libri nuovi che
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Advancement of Learning, Bacone parlerà di un nuovo compito assegnato allo
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approfondiscano ciò che è stato trascurato dalla cultura precedente. Conservare e
promuovere nuova conoscenza insieme, sono, dunque, le due irrinunciabili funzioni
della biblioteca, il luogo che organizza in maniera scientifica il sapere, classificando
opere, ma anche promuovendo una nuova attività creatrice.
Il concetto di aforisma guida il metodo di Bacone: “si trattava di trovare e isolare nel
patrimonio conservato nelle biblioteche quel che c‟era di vero. I libri andavano
idealmente scomposti per estrarne singole verità, indipendentemente dall‟ordine nel
quale erano state collocate”5 La biblioteca, dunque, è anche un‟officina in cui il sapere
si analizza e si ricompone, dove, soprattutto, si accresce.
In un saggio contenuto nel volume La memoria del sapere edito da Laterza nel 1988 a
cura di Pietro Rossi, Carlo Augusto Viano cita Montaigne come assertore convinto
dell‟idea che la memoria possa rappresentare un ostacolo per l‟intelligenza, se non
5
Pietro Rossi (a cura di), La memoria del sapere, Laterza Roma/Bari 1988, p. 251
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consente a chi ha appreso di dimenticare le informazioni e la fonte da cui sono tratte
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per rielaborare un pensiero originale e impossessarsi davvero di tutta la quantità di
sapere stratificato in noi negli anni. La biblioteca di Montaigne “un luogo in cui andare a
caccia di accostamenti liberi, facendosi guidare dal giudizio, ma dimenticando le
circostanze e le impalcature nelle quali i frammenti di esperienza erano originariamente
inseriti”6 assomiglia molto a quello che vorremmo diventasse una library online che si
rispetti.
Certo, sulla struttura e sulla funzione della biblioteca come luogo in cui il sapere si
conserva, ma solo per essere utilizzato e messo a frutto per nuove elaborazioni, in un
processo di crescita costante, si potrebbero scrivere interi libri, ma mi preme qui solo
parlare di una nuova possibile grande biblioteca virtuale che si sta costituendo e a cui
ho già fatto cenno.
In un volume edito nel 1996 presso il Massachusset Institute Technology e tradotto da
Utet nel 1997 a cura di Franco Carlini, con il titolo Internet Dreams. Archetipi, miti,
metafore, Mark Stefik apriva la rassegna delle metafore della rete parlando proprio
della library e commentava una serie di interventi che, da As we may think in poi,
affrontavano il tema della grande biblioteca del sapere universale. In particolare vorrei
citare un pezzo tratto da Libraries of the Future di J. C. R. Licklider, l‟articolo che
riconosce alla pagina stampata una serie di meriti: “la pagina stampata è un mezzo
eccellente per la visualizzazione di informazioni. Offre un‟immagine la cui alta
risoluzione è adeguata a soddisfare le esigenze dell‟occhio; fornisce informazioni
sufficienti a tenere occupato il lettore per un arco di tempo conveniente; assicura una
grande flessibilità di caratteri e di formato; permette al lettore di controllare le modalità
e la velocità dell‟esame. E‟ piccola e leggera, inoltre si può spostare, ritagliare,
appuntare, incollare, riprodurre, eliminare, e per giunta non è molto costosa”.
Secondo Licklider la pagina rappresenta, almeno da un punto di vista visivo, quanto di
meglio si possa chiedere ad un dispositivo di conservazione e trasmissione del sapere;
viceversa, nel momento in cui le pagine si ricompongono in libri e soprattutto quando i
libri, unendosi, vanno a formare biblioteche, i vantaggi della carta sembrano svanire: “I
libri sono pesanti e voluminosi; contengono un numero di informazioni di gran lunga
superiore a quello che il lettore può assimilare entro un tempo definito (…) ogni
6
Pietro Rossi, La memoria del sapere, Laterza, Roma/Bari 1998, p. 241
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concetto di biblioteca che parta da scaffali carichi di libri suscita necessariamente
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problemi”7 . Nelle biblioteche è difficile trovare informazioni e anche sulla durevolezza
del supporto cartaceo si nutrono profondi dubbi.
E allora, la soluzione che già si prospettava nel 1965 è quella di una biblioteca virtuale,
che consenta un recupero veloce dell‟informazione e favorisca le operazioni di ricerca
del lettore.
Dopo anni di riflessioni, di tentativi, forse oggi potremmo essere alle soglie della
realizzazione di un‟idea che è maturata nell‟arco di sessanta anni. Una biblioteca, però;
una library, che si presenta, di fatto, come una libreria nel senso italiano del termine,
uno spazio, cioè, in cui i libri, sebbene a disposizione di tutti coloro che li vogliono
sfogliare, alla fine, tuttavia, si vendono e non si danno in prestito soltanto. Sto
parlando, naturalmente, del futuro di Google Books e delle possibilità per il lettore che
sono dichiarate nelle pagine di presentazione del nuovo servizio.
“Questo accordo creerà nuove opzioni per poter leggere testi integrali (dopo tutto, i libri
sono fatti per questo). Una volta approvato l'accordo, sarà possibile pagare per avere il
completo accesso online a milioni di libri. Ciò significa che sarà possibile leggere un
intero libro da qualsiasi computer connesso a Internet semplicemente accedendo al
proprio account Google Ricerca Libri. Dopodiché il testo rimarrà sullo "scaffale
elettronico" dell'utente, in modo che sia comodamente accessibile anche in seguito”.
Per biblioteche (reali) ed università poi, l‟accesso ai libri potrà essere collettivo, in
cambio, sempre, naturalmente di un compenso. Al momento in cui si scrive, tutto
questo riguarda solo gli Stati Uniti, ma credo che i tempi siano maturi anche per
l‟Europa, ora che molte biblioteche nazionali hanno ceduto e anche l‟orgoglio francese
sembra aver abdicato alle pressioni del colosso americano.
Tre saranno le categorie di libri a cui si potrà aver accesso:
Libri protetti da copyright e in commercio “tutti quei libri normalmente disponibili in
libreria. Questo accordo amplia il mercato online dei libri in commercio permettendo ad
autori ed editori di attivare modelli di "anteprima" e "acquisto" che rendano i loro titoli
disponibili più facilmente attraverso Google Ricerca Libri”.
Libri protetti da copyright ma fuori stampa “ogni libro fuori stampa da noi digitalizzato
diventerà disponibile online per l'anteprima e l'acquisto, a meno che il relativo autore o
7
Mark Stefik, Internet Dreams. Archetipi, miti, metafore, UTET 1997, pp. 37-8
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editore scelga di "disattivare" tale titolo”.
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Libri non protetti da copyright “gli utenti di Google Ricerca Libri potranno continuare a
leggere, scaricare e stampare tali titoli come hanno fatto fino a oggi”.
Questo quello che sta per accadere, forse. La „vicenda Google‟ ha inizio nel 2002,
quando Larry Page avvia il progetto di digitalizzazione del patrimonio librario mondiale,
ispirandosi ad esperienze esistenti tra cui l‟American Memory o il Progetto
Gutenberg o il Million Book Project. Nel 2004 si annuncia alla Fiera del Libro di
Francoforte “Google Print” e nel dicembre di quell‟anno il “Progetto Biblioteche”,
reso possibile da partnership con Harvard, l‟Università del Michigan, la New York
Public Library, Oxford e Stanford. Nel 2005 “Google Print” viene ribattezzato
“Google Books”, un‟iniziativa che suscita subito al reazione dell‟AAP (Association of
American Publisher) e della Authors Guild americana, preoccupate per la violazione
dei diritti editoriali e anche per il monopolio che la società voluta da Page e Brin sta
costruendo.
Una lunga vertenza rallenta l‟attività avviata e un accordo siglato tra le parti attende
ancora la ratifica della Corte Distrettuale del Tribunale di New York
(http://www.googlebooksettlement.com/).
Il percorso procede così per avanzamenti e battute d‟arresto e non resta che stare a
vedere quale sarà, alla fine, l‟esito di questa battaglia che si profila prima commerciale
http://www.mediagu.com/wp-content/uploads/2011/03/leggere.jpg
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che culturale.
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Nuove possibilità per il lettore di e-book
Intanto, dal 2009, si è costituita in Italia la MediaLibraryOnLine (MLOL)
http://www.medialibrary.it/home/home.aspx, il primo network di biblioteche
pubbliche che consente il prestito digitale.
MLOL offre oggi ad ogni utente di una pubblica biblioteche una serie di possibilità tra
cui:
prendere a prestito e-book dei principali editori italiani;
consultare banche dati e enciclopedie;
leggere le versioni integrali dei quotidiani o di altri periodici;
ascoltare e scaricare audio musicali;
visionare video in streaming;
ascoltare e scaricare audio-libri;
assistere in live-casting ad eventi organizzati dalle biblioteche e rivederne le
registrazioni;
consultare manoscritti e testi antichi in formato immagine;
leggere libri digitalizzati attraverso tipologie diverse di e-book reader.
Tramite il portale MLOL le biblioteche possono acquistare dagli editori licenze che
permettono il download gratuito dei testi da parte degli utenti. L‟utente iscritto ad una
qualsiasi delle 2300 biblioteche che aderiscono all‟iniziativa si connette al portale
MLOL e scarica un e-book che potrà avere a disposizione per 14 giorni. Dopo questo
periodo di tempo, il testo in lettura „scomparirà‟ dallo schermo del suo device. Ma
questo è ciò che già si fa nelle biblioteche, dove, semmai il tempo di lettura concesso è
più lungo (ma si sa oggi la lettura è più veloce …).
Del marzo 2012 è la notizia di un accordo tra MLOL e Bookrepublic, la piattaforma di
distribuzione digitale che riunisce piccoli e medi editori italiani, per un servizio di
prestito senza DRM. In base a questo accordo le biblioteche potranno dare in prestito
ai propri utenti gli ebook contrassegnati con watermark (o Social DRM) distribuiti da
Bookrepublic. Un titolo ogni 14 giorni, assicurando al lettore la persistenza nel tempo
dell‟accesso al libro preso in prestito, senza che la copia abbia una scadenza e senza
che ci sia un limite al numero massimo di dispositivi su cui scaricare il testo. L‟iniziativa
terreno di sperimentazione in fatto di digitale.
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rappresenta una novità in campo mondiale e, per una volta, l‟Italia si presenta come
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Intanto, le statistiche raccolte da più parti danno in costante crescita il numero degli ebook venduti, di sicuro al di là dell‟oceano, ma anche qui in Italia, nonostante la penuria
dei titoli ancora oggi a disposizione.
Qualcosa si muove e l‟editoria tradizionale corre ai ripari proponendo nuove esperienze
di lettura e cercando di adeguare la propria attività al nuovo panorama culturale ed
economico. Potremmo dire anche alle nuove esigenze del lettore? Ancora una volta
non è chiaro, infatti, quanto sia il bisogno a creare l‟offerta o viceversa.
Mentre le opportunità crescono, qualcuno sta immaginando nuove possibilità per il
lettore e la lettura, da attività solitaria, diventa social. Si moltiplicano, infatti, gli ambienti
online che propongono agli amanti del libro nuove opportunità di condivisione e di
scambio.
Già Anobii ( http://www.anobii.com/) da qualche anno, riesce ad aggregare le
persone attorno alle loro letture, creando reti di conoscenze basate su una propria
personale biblioteca. Il servizio consente al lettore di creare una propria library di
segnalazioni, di esprimere la propria opinione sui volumi e di recensirli, contribuendo a
questo modo ad una sorta di rating collettivo sulle pubblicazioni. Un luogo interessante,
anche per un autore che vede crescere la propria utenza e può misurare il gradimento,
oltre che accedere ai commenti dei singoli lettori. Può rappresentare, inoltre, un buon
punto di partenza per costruire bibliografie su argomenti nuovi là dove viene utilizzato
da utenti specializzati che, piuttosto che costruire biblioteche universali, tendono ad
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allestire spazi di approfondimenti su temi specifici.
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Da qualche tempo la casa editrice Penguin ha proposto un nuovo sistema di
coinvolgimento del lettore attraverso un portale che consente agli appassionati di
letteratura di sperimentare anche le proprie capacità scrittorie. BookCountry.com
(http://bookcountry.com/) consente infatti la creazione di una comunità di lettori,
autori o aspiranti tali che possono interagire in modi diversi, scrivendo, leggendo e
revisionando i testi altrui. Una volta entrati a far parte della comunità, si possono
ricevere informazioni sui volumi o sui propri autori preferiti, si può avviare una forma di
colloquio con alcuni di loro e soprattutto si possono rendere pubblici i propri scritti oltre
a partecipare ad esperimenti di scrittura collettiva. Naturalmente si possono anche
acquistare titoli in formato e-book.
Readmill (http://readmill.com/) è invece una piattaforma che consente non solo di
commentare i libri preferiti, ma anche di sottolineare brani e condividerli con la
comunità degli iscritti. E‟ un modo per mettere in condivisione i propri pensieri, alla
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ricerca di un legame ideale con altri lettori che apprezzano, segnalano le stesse parole.
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Potremmo citare altre esperienze, tra cui lo spazio che su Facebook viene utilizzato
per condividere letture e informazioni sui libri.
Nella galassia Apple potremmo segnalare Subtext, l‟app che consente al lettore di
inserire tra le pagine del volume commenti, domande, collegamenti ad altre
informazioni, si può anche dettarle piuttosto che digitare semplicemente. Ogni lettore
ha la prerogativa di „leggere assieme‟, conversare a proposito di libri con amici, autori
ed esperti, accedere ad informazioni „a margine‟ dei volumi, sapere quali amici stanno
leggendo lo stesso libro nello stesso momento. “Get the story behind the story”
insomma, come recita il sottotitolo del prodotto.
Ciò che emerge chiaramente è una tendenza, quella che alcuni specialisti del settore
hanno già definito social-reading, qualcosa che assomiglia vagamente ad un virtuale
salotto letterario di fine Settecento e potrebbe avere ulteriori sviluppi.
Perché non pensare infatti a letture pubbliche (rigorosamente online), magari tenute
dallo stesso autore del libro, o a incontri a tema in cui una serie di esperti commentano
passi salienti di un libro; il proseguimento online delle attività di studio e analisi di un
testo all‟interno di un corso universitario; le attività possibili sono molteplici se si guarda
con attenzione a ciò che la tecnologia oggi rende possibile.
Molti autori hanno, in passato tentato esperimenti di „scrittura condivisa‟ coinvolgendo il
lettore fino dalla fase di ideazione e stesura del testo, in un rapporto di costante
della creazione letteraria. Le cose da fare sono tante e si attende che la fantasia degli
utenti, e forse degli editori, offra qualcosa di veramente inedito.
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scambio che consente anche a chi legge di penetrare un po‟ più addentro all‟officina
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Riadattamento da Il Testo digitale, Apogeo 2010
Bibliografia
Cavallo G. e Chartier R. (a cura di), Storia della lettura, Laterza, Bari, 1995.
Roncaglia Gino, La quarta rivoluzione. Sei lezione sul futuro del libro, Roa/Bari,
Laterza, 2010
Rossi P. (a cura di), La memoria del sapere, Laterza, Roma-Bari, 1988
Stefik M., Internet dreams – Archetipi, Miti e Metafore, Prefazione di Franco Carlini,
Pagina15
Torino, UTET Libreria, 1997
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