Umanesimo e
Rinascimento
Prof. Rinaldo Anastasi
I termini
Il termine “Umanesimo”
deriva da umanista, un
neologismo calcato su
giurista per indicare il cultore
delle Humanae litterae, dette
anche studia humanitatis,
cioè le lingue e le letterature
classiche
Nel Medioevo il riferimento è
diretto alla “seconda nascita”
che si realizza nell’unione con
Dio dopo la morte
Il termine “Rinascimento”
ha un’origine religiosa: sta a
definire la seconda nascita,
quella dell’uomo che ritorna a
Dio dopo la caduta di
Adamo. “Nel Rinascimento
tale concetto assume tuttavia
un significato più vasto,
inclusivo delle realizzazioni
terrene, poiché viene a
denotare il rinnovamento
globale dell’uomo nei suoi
rapporti con se stesso, gli
altri, il mondo e Dio”
(Da Abbagnano –
Fornero, Protagonisti e testi della Filosofia, vol. B/1, pag. 7)
Il Rinascimento come “ritorno al principio”
Lo strumento di fondo del rinnovamento rinascimentale
viene individuato nel cosiddetto ritorno al principio
Per gli umanisti è  il ritorno ai classici
Per Machiavelli è  il ritorno alle comunità antiche
Per gli artisti e i filosofi è  il ritorno alla natura
Per Lutero  il ritorno all’insegnamento fondamentale di Cristo
Rinascimento
Il termine fu usato dal Vasari (1511-1574) per
contrapporre all’antica “rozza maniera” del
dipingere e dell’arte in genere sia bizantina
che gotica, il nuovo stile degli egregi artisti
fiorentini, i quali facevano dell’arte l’emula
della natura , riducendola tutta a misura,
proporzione e gentilezza.
(Enciclopedia filosofica del Centro di studi filosofici di Gallarate, vol.
4 pag. 134)
Ricordato soprattutto per il trattato Vite de' più eccellenti architetti, pittori e
scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri (1550), Giorgio Vasari lavorò
come pittore e architetto presso la corte dei Medici. Questo dipinto dell'artista,
conservato agli Uffizi di Firenze, ritrae Lorenzo il Magnifico.
Le coordinate temporali
Umanesimo
Rinascimento
Seconda metà del
Trecento fino al
Quattrocento
Quattrocento
Cinquecento
I concetti storiografici
Per lungo tempo Umanesimo e Rinascimento sono stati considerati sinonimi per
indicare il rinnovamento radicale della letteratura, dell’arte, della filosofia e della scienza
Umanesimo
Nella seconda metà
dell’Ottocento furono distinti:
l’Umanesimo fu considerato
un momento filologicoletterario; il Rinascimento un
momento filosoficoscientifico. Da questo punto
di vista l’Umanesimo sarebbe
una delle cause del
Rinascimento
Rinascimento
Nel Novecento i due termini
furono riavvicinati:
l’Umanesimo fu di nuovo
considerato come la prima
parte di un importantissimo
programma rinnovatore. Da
quest’altro punto di vista
l’Umanesimo sarebbe già
uno degli effetti dello spirito
rinascimentale
Le coordinate storiche generali
Eventi di grande portata che segnano il trapasso dal Medioevo all’Età moderna
La fioritura delle monarchie europee
Le scoperte geografiche
L’invenzione della stampa
L’invenzione della polvere da sparo
La riforma protestante
L’ascesa della borghesia mercantile
Il tramonto delle istituzioni universalistiche
L’affermarsi di una civiltà urbana
L’espansione di un’economia aperta, mercantile e monetaria
Limiti storici
Da un punto di vista strettamente filosofico, la
personalità di Leonardo da Vinci e la scienza
di Galileo Galilei. Il primo grazie al suo
concetto di esperienza; il secondo, invece
per una scienza perfettamente razionale.
(Enciclopedia
filosofica del Centro di studi filosofici di Gallarate, vol. 4 pag. 135)
Da ciò se ne deduce che eventi di grande
portata sono pure la teoria copernicana e la
filosofia di Bernardino Telesio e Giordano
Bruno.
La visione rinascimentale dell’uomo
L’uomo come artefice di se stesso (Giovanni Pico della Mirandola).
L’uomo al centro dell’universo: Il riconoscimento di Dio non esclude che lo spirito della
Rinascita sia prevalentemente “antropocentrico” e che si differenzi da quello
prevalentemente “teocentrico” del Medioevo. Ma mentre nel Medioevo Dio appare al
centro e l’uomo alla periferia, adesso l’uomo tende ad apparire al centro e Dio alla
periferia, senza che nel primo caso, ossia nell’età di mezzo, si neghi l’uomo e l’aldiqua, e
senza che nel secondo caso, ossia nel Rinascimento, si neghi Dio e l’ aldilà.
L’uomo più dominante che dominato (esaltazione della libertà e della virtù, anche se
condizionati da forze reali, casuali, soprannaturali, dalla fortuna, dal caso, dalla
provvidenza).
L’uomo come microcosmo (creatura in cui si concentrano le caratteristiche dell’angelo
come della bestia, di Dio come del diavolo, della natura organica come di quella
inorganica).
L’uomo che rifiuta l’ascetismo medievale ed esalta la vita attiva, il piacere (Trionfo di
Bacco e Arianna) e il denaro.
Rinascimento e Platonismo
Centro geografico a Firenze
Platone fu riscoperto come:
 figura più affascinante della classicità
 ideale antagonista di Aristotele e della Scolastica
 quello che più di altri esprimeva l’inquietudine dell’uomo
 il filosofo che esprimeva il rapporto fra Dio e il mondo in termini di
circolarità e di amore, secondo il doppio processo della derivazione del
mondo da Dio e del ritorno del mondo a Dio tramite un atto d’amore
Avvenimenti storici che favorirono tale riscoperta:
 il Concilio di Ferrara e di Firenze (1438-1439)
 la caduta di Costantinopoli
Queste due circostanze facilitarono l’afflusso, in Italia, di una
moltitudine di dotti orientali, esperti di lingua e cultura greca.
Rinascimento e Aristotelismo
Centro geografico a Padova perché nell’università si studiò Aristotele tramite Averroè
L’Aristotelismo rinascimentale si configurò come antiscolastico e si
divise in due tronconi: averroisti (che si rifacevano al commento di
Averroè del XII secolo) ed alessandrini (che si rifacevano al commento
dei filosofi greci Alessandro di Afrodisia del II, III sec. d.C. e Simplicio
del V-VI sec. d.C.). Al di là delle differenze oggi si insiste sulla
comunanza delle due posizioni, che presentavano:
 una medesima mentalità naturalistico-razionalista, portata a vedere
nella natura il campo privilegiato della filosofia e nella ragione l’unico
metodo della ricerca
 la teoria della “doppia verità”, per cui, partendo dalla separazione tra
fede e ragione, un’idea può essere probabile (ma non assolutamente
certa) secondo la ragione e secondo Aristotele (ad esempio che
l’anima possa vivere senza il corpo) per quanto l’opposto debba
essere accettato per fede.
Rinascimento e
Riforma
Lutero e Calvino
Martin Lutero
(10 novembre 1483 – 18 febbraio 1546)
La giustificazione per mezzo della fede
A nulla valgono le pratiche religiose, i
digiuni, le penitenze e le opere buone,
perché solo la fede può compiere la
rigenerazione dell’anima e far sì che Cristo
si addossi i peccati e dia all’anima la grazia
e la libertà
Non dalle opere buone nasce la salvezza
dell’uomo, ma, al contrario, dall’uomo fatto
salvo ad opera della fede e della grazia
nascono le opere buone
Le 95 tesi di Martin Lutero
contro le indulgenze
L’abbandono all’iniziativa divina
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L’uomo nulla ha di proprio se non ciò che ha ricevuto da Dio con
dono gratuito.
La fede è quindi la fiducia per la quale l’uomo crede che i suoi
peccati gli siano rimessi gratuitamente per Cristo.
L’uomo che ha fede è l’uomo a cui i peccati sono stati rimessi.
La giustificazione per la fede implica la rinuncia ad ogni iniziativa da
parte dell’uomo, l’abbandono fiducioso a Dio, la certezza interiore
della salvezza.
QUINDI
“La fede vince, uccide e sacrifica la ragione che è la più accanita e
pestifera nemica di Dio”.
La ragione infatti significa l’iniziativa da parte dell’uomo, lo sforzo
della ricerca, la fiducia nelle possibilità umane; mentre la fede è
l’iniziativa abbandonata a Dio, la rinuncia ad ogni ricerca, la fiducia
esclusiva nella grazia giustificatrice di Dio
Il rifiuto della ragione e della filosofia
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L’uomo nulla ha di proprio se non ciò che ha ricevuto da Dio
con dono gratuito.
La fede è quindi la fiducia per la quale l’uomo crede che i
suoi peccati gli siano rimessi gratuitamente per Cristo.
L’uomo che ha fede è l’uomo a cui i peccati sono stati
rimessi.
La giustificazione per fede implica la rinuncia ad ogni
iniziativa da parte dell’uomo, l’abbandono fiducioso a Dio, la
certezza interiore della salvezza.
BENE quindi Ockham
Da Aristotele a S. Tommaso = SOFISTI
I sacramenti come espressione
dell’immediato rapporto tra uomo e Dio
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Il battesimo: per il quale l’uomo muore alla carne ed al
mondo e rivive alla giustificazione divina.
L’eucarestia: attraverso la quale l’uomo rinnova la
partecipazione alla vita del Cristo mediante il banchetto
fraterno del pane e del vino.
La penitenza: per la quale l’uomo rinvigorisce la fiducia nella
salvezza giacché è il riconoscimento collettivo della
giustificazione interiore.
Il sacramento della penitenza sarebbe poi stato eliminato da Lutero
perché prevede l’intercessione del sacerdote, il quale, mediante la
confessione, rimette i peccati nel nome di Dio.
Da eliminare
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La cresima;
L’estrema unzione;
L’ordine sacro;
Il matrimonio.
Perché non sono fondati sulla Sacra Scrittura, ma sono frutto delle
distorsioni ecclesiastiche. Non sono i sacramenti che aprono la via
alla salvezza, ma la salvezza acquisita con la fede che ci consente,
attraverso i sacramenti, di metterci in contatto con Dio.
La teoria delle opere
La giustificazione per mezzo della fede toglie ogni
valore alle opere: le buone opere non possono
salvare nessuno, ma non vanno escluse poiché
sono il frutto e il segno della giustificazione divina:
“Come gli alberi – Libertà cristiana – sono prima dei
frutti e non i frutti fanno gli alberi buoni e cattivi ma
gli alberi fanno frutti che sono tali, così l’uomo deve
essere nella sua persona pio o malvagio, prima che
possa fare opere buone o cattive”.
La negazione del libero arbitrio
Nulla accade che Dio non voglia, per cui
nell’uomo non vi è libero arbitrio. Dio opera il
male ed il bene e non è tenuto a nessuna
regola e norma: egli non deve volere una
cosa o l’altra perché è giusta; ma quello che
egli vuole, perciò stesso è giusto.
Ricapitolando
Il cristiano ha una doppia natura: c’è in lui un uomo interiore,
che trova la sua piena libertà nella fede, nel rapporto con dio,
nella lettura della Sacre Scritture, che esprimono
autenticamente la volontà divina; c’è in lui un uomo esteriore,
che si pone in rapporto con gli altri uomini nel quadro della vita
sociale. Le opere buone non servono a salvare l’uomo interiore
(che si salva unicamente per la fede), ma soltanto a governare
l’uomo esteriore e a farlo vivere in armonia con l’uomo interiore.
La conseguenza di questa valorizzazione assoluta del dialogo
diretto fra l’uomo e Dio è di grande importanza. Si svaluta
anzitutto il ruolo dei sacerdoti quali intermediari tra Dio ed i
fedeli, per cui secondo Lutero esisteva un sacerdozio universale
dei credenti, e si riducono i sacramenti prima a tre e poi a due.
Giovanni Calvino
( Noyon , Piccardia, 1509 - Ginevra 1564)
Calvino sosteneva con maggior forza che la salvezza
dell' uomo dipende solo dalla grazia che Dio concede.
Secondo Calvino l'uomo deve svolgere nel modo
migliore i compiti assegnati secondo Dio: dando retta a
Dio si esprime la certezza della propria fede. Un simile
concetto era tra la vita religiosa e il governo dello stato
cui era affidato il potere sugli uomini.
La predestinazione divina
Cardini della dottrina di Calvino sono: la doppia predestinazione (alcuni
sono eletti alla salvezza, altri uomini sono destinati alla dannazione), la
funzione determinante della grazia divina rispetto alle opere umane, la
Bibbia come autorità unica in materia di morale e di fede, la riduzione dei
Sacramenti al Battesimo e alla Cena, il cui significato è però solo simbolico
(nell'eucaristia si realizza una reale partecipazione alla carne e al sangue di
Cristo che si offre al credente sotto i segni del pane e del vino: ma ciò non
può significare la presenza locale di Cristo nell'eucaristia, perché dopo
l'ascensione il corpo di Gesù è solo in cielo); vengono respinti il culto dei
santi, la preghiera dei defunti e la struttura gerarchica episcopale della
chiesa. I cristiani devono partecipare alla vita pubblica e obbedire alle
autorità, a meno che esse non calpestino la parola di Dio, nel qual caso
diventa lecita la resistenza, anche armata.
La predestinazione divina
Il lavoro è per Calvino un dovere sacro e la stessa
buona riuscita negli affari può costituire una prova del
favore di Dio. Come nel Vecchio Testamento, così nel
calvinismo Dio manifesta la sua predilezione aiutando
l’uomo a raggiungere la prosperità ed il benessere.
Sull’etica calvinista si modellò in qualche misura lo
spirito attivo e aggressivo della nascente borghesia
capitalistica.
Rinascimento e
Politica
Machiavelli
(1469 – 1527)
Il Principe
(Ultimi tre capitoli)
XXIV. Per
quale cagione li principi di Italia
hanno perso li stati loro.
XXV. Quanto possa la fortuna nelle cose
umane, et in che modo se li abbia a
resistere.
XXVI. Esortazione a pigliare la Italia e liberarla
dalle mani dei barbari
Rinascimento e
Naturalismo
Telesio, Bruno e Campanella
Bernardino Telesio
(Cosenza 1509-1588)
Uno dei massimi rappresentanti del pensiero
rinascimentale, esercitò un notevole influsso sul pensiero
e sull'opera di Francesco Bacone, Hobbes e Spinoza.
Studiò a Milano, Padova, Roma e dedicò la propria vita
agli studi rifiutando la nomina ad arcivescovo di Cosenza.
La sua opera principale, La natura secondo i propri
principi, era già sostanzialmente composta verso il 1555; i
primi due libri uscirono a distanza di un decennio, nel
1565, preceduti da un Proemium, e vennero ristampati con
qualche variazione nel 1570, contemporaneamente alla
pubblicazione di tre opuscoli di filosofia naturale (De his,
quae in aëre fiunt, et de terrae motibus; De colorum
generatione; De mari).
L'opera completa venne edita, nella sua forma definitiva in nove
libri, nel 1586 a Napoli. In essa, Telesio svela il suo interesse
soprattutto per i problemi di filosofia della natura; egli esclude
ogni influsso magico e astrologico per spiegare i fenomeni
naturali e cerca invece di spiegare la natura e i suoi fenomeni in
base a principi presenti nella natura stessa e quindi puramente
ed esclusivamente naturali, eliminando ogni principio o forza
che in qualche modo trascendono la natura stessa (come
appunto quelle magiche e astrologiche). La legge che governa
l'intera natura è quella dell'autoconservazione: ogni ente in
natura tende a conservarsi. Così l'uomo reagisce, coi suoi
pensieri e con le sue azioni, agli stimoli esterni che gli vengono
dalle sensazioni e lo fa per conservarsi, per permanere nel
proprio stato. La virtù finisce, in questa prospettiva, per
coincidere con l'abilità, con l'attitudine all'autoconservazione, e
piacere e dolore sono sintomi di un equilibrio vitale mantenuto o
sconvolto. La stessa struttura politica e sociale nella quale si
organizza la vita umana non è altro che un espediente
escogitato dall'uomo ai fini della propria conservazione. Con la
sua filosofia della natura Telesio contribuì in modo determinante
alla nascita della scienza moderna.
Giordano Bruno
(Nola 1548-Roma 1600)
L’universo è infinito, infinito effetto di un’infinita causa, e pertanto non ha centro né
periferia, o meglio, ogni suo punto è centro e periferia allo stesso tempo.
De infinito universo e mondi: Certe dottrine non debbono neppure essere fatte
conoscere al volgo, che, nella sua ignoranza, potrebbe trarne conseguenze errate.
Si può stabilire così un’intesa tra teologi e filosofi, se i primi risponderanno con
liberalità all’opera di promozione della religione che i secondi potrebbero realizzare
presso il popolo: teologi e filosofi sanno che la fede è appropriata ai “rozzi popoli
che denno esser governati”, mentre la dimostrazione è propria del “contemplativi
che sanno governare a sé e agli altri”.
Dio è nello stesso tempo causa e principio, è allo stesso tempo trascendente e
immanente: mens super omnia e mens insita omnibus; in quanto trascendente,
però egli è inconoscibile e solo la fede e la rivelazione possono darcene notizia; ciò
che la filosofia può fare è conoscere Dio nella natura. “come per vestigia”: vedere
le statue non significa conoscere lo scultore che le ha fatte, ma solo il suo modo di
operare.
La forma e la materia sono “potenze”, l’una di fare, di produrre e di creare e l’altra
di essere fatto, prodotto e creato. Ne consegue l’unità di forma e materia: tutto,
secondo la sostanza, è uno, infinito e immobile.
Panteista, cioè assertore della dottrina che
attribuisce all’universo fisico i caratteri della
divinità, oppose alla concezione cristiana della
realtà del mondo, l’idea di un mondo infinito,
soggetto ad un’evoluzione universale, che
coincide con la stessa infinità divinità;
all’astronomia di Tolomeo oppose quella di
Copernico; nel campo della morale, all’estasi
medievale sostituì gli eroici furori, ossia l’esigenza
di un continuo autosuperamento dell’uomo
nell’intento di raggiungere fini sempre più alti.
Tommaso Campanella
(Stilo, in Calabria 1568- Parigi 1639)
Nella sua opera principale, La città del sole, auspica la
realizzazione di una città ideale in cui tutti lavorino, in cui
non esista la proprietà privata e in cui il lavoro, la fatica e il
piacere dell’arte siano divisi in parti uguali fra tutti i
cittadini. Un simile tipo di repubblica doveva essere retto
da sacerdoti coadiuvati da un collegio di rappresentanti del
popolo stesso. Per quanto riguarda il vero e proprio
pensiero filosofico, Campanella parte dal Naturalismo di
Telesio, ma lo supera ponendo come principio
un’autoconoscenza che presuppone un’attività dei sensi.
Nel senso che la conoscenza sensibile è tutta la
conoscenza e la cosiddetta conoscenza intellettuale o
razionale altro non è che una forma illanguidita e lontana
di conoscenza sesibile.
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Metà del ‘400: stampa a caratteri mobili di
Gutenberg
1492: scoperta dell’America
1517: tesi di Lutero
1543: De Revolutionibus orbium coelestium
Medioevo
Dio
Mediterraneo
Rinascimento
Uomo
Oceano Atlantico
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