Rinascimento e Riforma Lutero e Calvino Martin Lutero (10 novembre 1483 – 18 febbraio 1546) La giustificazione per mezzo della fede A nulla valgono le pratiche religiose, i digiuni, le penitenze e le opere buone, perché solo la fede può compiere la rigenerazione dell’anima e far sì che Cristo si addossi i peccati e dia all’anima la grazia e la libertà Non dalle opere buone nasce la salvezza dell’uomo, ma, al contrario, dall’uomo fatto salvo ad opera della fede e della grazia nascono le opere buone Le 95 tesi di Martin Lutero contro le indulgenze L’abbandono all’iniziativa divina L’uomo nulla ha di proprio se non ciò che ha ricevuto da Dio con dono gratuito. La fede è quindi la fiducia per la quale l’uomo crede che i suoi peccati gli siano rimessi gratuitamente per Cristo. L’uomo che ha fede è l’uomo a cui i peccati sono stati rimessi. La giustificazione per la fede implica la rinuncia ad ogni iniziativa da parte dell’uomo, l’abbandono fiducioso a Dio, la certezza interiore della salvezza. QUINDI “La fede vince, uccide e sacrifica la ragione che è la più accanita e pestifera nemica di Dio”. La ragione infatti significa l’iniziativa da parte dell’uomo, lo sforzo della ricerca, la fiducia nelle possibilità umane; mentre la fede è l’iniziativa abbandonata a Dio, la rinuncia ad ogni ricerca, la fiducia esclusiva nella grazia giustificatrice di Dio Il rifiuto della ragione e della filosofia L’uomo nulla ha di proprio se non ciò che ha ricevuto da Dio con dono gratuito. La fede è quindi la fiducia per la quale l’uomo crede che i suoi peccati gli siano rimessi gratuitamente per Cristo. L’uomo che ha fede è l’uomo a cui i peccati sono stati rimessi. La giustificazione per la fede implica la rinuncia ad ogni iniziativa da parte dell’uomo, l’abbandono fiducioso a Dio, la certezza interiore della salvezza. BENE quindi Ockham Da Aristotele a S. Tommaso = SOFISTI I sacramenti come espressione dell’immediato rapporto tra uomo e Dio Il battesimo: per il quale l’uomo muore alla carne ed al mondo e rivive alla giustificazione divina. L’eucarestia: attraverso la quale l’uomo rinnova la partecipazione alla vita del Cristo mediante il banchetto fraterno del pane e del vino. La penitenza: per la quale l’uomo rinvigorisce la fiducia nella salvezza giacché è il riconoscimento collettivo della giustificazione interiore. Il sacramento della penitenza sarebbe poi stato eliminato da Lutero perché prevede l’intercessione del sacerdote, il quale, mediante la confessione, rimette i peccati nel nome di Dio. Da eliminare La cresima; L’estrema unzione; L’ordine sacro; Il matrimonio. Perché non sono fondati sulla Sacra Scrittura, ma sono frutto delle distorsioni ecclesiastiche. Non sono i sacramenti che aprono la via alla salvezza, ma la salvezza acquisita con la fede che ci consente, attraverso i sacramenti, di metterci in contatto con Dio. La teoria delle opere La giustificazione per mezzo della fede toglie ogni valore alle opere: le buone opere non possono salvare nessuno, ma non vanno escluse poiché sono il frutto e il segno della giustificazione divina: “Come gli alberi – Libertà cristiana – sono prima dei frutti e non i frutti fanno gli alberi buoni e cattivi ma gli alberi fanno frutti che sono tali, così l’uomo deve essere nella sua persona pio o malvagio, prima che possa fare opere buone o cattive”. La negazione del libero arbitrio Nulla accade che Dio non voglia, per cui nell’uomo non vi è libero arbitrio. Dio opera il male ed il bene e non è tenuto a nessuna regola e norma: egli non deve volere una cosa o l’altra perché è giusta; ma quello che egli vuole, perciò stesso è giusto. Ricapitolando Il cristiano ha una doppia natura: c’è in lui un uomo interiore, che trova la sua piena libertà nella fede, nel rapporto con dio, nella lettura della Sacre Scritture, che esprimono autenticamente la volontà divina; c’è in lui un uomo esteriore, che si pone in rapporto con gli altri uomini nel quadro della vita sociale. Le opere buone non servono a salvare l’uomo interiore (che si salva unicamente per la fede), ma soltanto a governare l’uomo esteriore e a farlo vivere in armonia con l’uomo interiore. La conseguenza di questa valorizzazione assoluta del dialogo diretto fra l’uomo e Dio è di grande importanza. Si svaluta anzitutto il ruolo dei sacerdoti quali intermediari tra Dio ed i fedeli, per cui secondo Lutero esisteva un sacerdozio universale dei credenti, e si riducono i sacramenti prima a tre e poi a due. Giovanni Calvino ( Noyon , Piccardia, 1509 - Ginevra 1564) Calvino sosteneva con maggior forza che la salvezza dell' uomo dipende solo dalla grazia che Dio concede. Secondo Calvino l'uomo deve svolgere nel modo migliore i compiti assegnati secondo Dio: dando retta a Dio si esprime la certezza della propria fede. Un simile concetto era tra la vita religiosa e il governo dello stato cui era affidato il potere sugli uomini. La predestinazione divina Cardini della dottrina di Calvino sono: la doppia predestinazione (alcuni sono eletti alla salvezza, altri uomini sono destinati alla dannazione), la funzione determinante della grazia divina rispetto alle opere umane, la Bibbia come autorità unica in materia di morale e di fede, la riduzione dei Sacramenti al Battesimo e alla Cena, il cui significato è però solo simbolico (nell'eucaristia si realizza una reale partecipazione alla carne e al sangue di Cristo che si offre al credente sotto i segni del pane e del vino: ma ciò non può significare la presenza locale di Cristo nell'eucaristia, perché dopo l'ascensione il corpo di Gesù è solo in cielo); vengono respinti il culto dei santi, la preghiera dei defunti e la struttura gerarchica episcopale della chiesa. I cristiani devono partecipare alla vita pubblica e obbedire alle autorità, a meno che esse non calpestino la parola di Dio, nel qual caso diventa lecita la resistenza, anche armata. La predestinazione divina Il lavoro è per Calvino un dovere sacro e la stessa buona riuscita negli affari può costituire una prova del favore di Dio. Come nel Vecchio Testamento, così nel calvinismo Dio manifesta la sua predilezione aiutando l’uomo a raggiungere la prosperità ed il benessere. Sull’etica calvinista si modellò in qualche misura lo spirito attivo e aggressivo della nascente borghesia capitalistica. Rinascimento e Politica Machiavelli (1469 – 1527) Il Principe (Ultimi tre capitoli) XXIV. Per quale cagione li principi di Italia hanno perso li stati loro. XXV. Quanto possa la fortuna nelle cose umane, et in che modo se li abbia a resistere. XXVI. Esortazione a pigliare la Italia e liberarla dalle mani dei barbari Rinascimento e Naturalismo Telesio, Bruno e Campanella Bernardino Telesio (Cosenza 1509-1588) Uno dei massimi rappresentanti del pensiero rinascimentale, esercitò un notevole influsso sul pensiero e sull'opera di Francesco Bacone, Hobbes e Spinoza. Studiò a Milano, Padova, Roma e dedicò la propria vita agli studi rifiutando la nomina ad arcivescovo di Cosenza. La sua opera principale, La natura secondo i propri principi, era già sostanzialmente composta verso il 1555; i primi due libri uscirono a distanza di un decennio, nel 1565, preceduti da un Proemium, e vennero ristampati con qualche variazione nel 1570, contemporaneamente alla pubblicazione di tre opuscoli di filosofia naturale (De his, quae in aëre fiunt, et de terrae motibus; De colorum generatione; De mari). L'opera completa venne edita, nella sua forma definitiva in nove libri, nel 1586 a Napoli. In essa, Telesio svela il suo interesse soprattutto per i problemi di filosofia della natura; egli esclude ogni influsso magico e astrologico per spiegare i fenomeni naturali e cerca invece di spiegare la natura e i suoi fenomeni in base a principi presenti nella natura stessa e quindi puramente ed esclusivamente naturali, eliminando ogni principio o forza che in qualche modo trascendono la natura stessa (come appunto quelle magiche e astrologiche). La legge che governa l'intera natura è quella dell'autoconservazione: ogni ente in natura tende a conservarsi. Così l'uomo reagisce, coi suoi pensieri e con le sue azioni, agli stimoli esterni che gli vengono dalle sensazioni e lo fa per conservarsi, per permanere nel proprio stato. La virtù finisce, in questa prospettiva, per coincidere con l'abilità, con l'attitudine all'autoconservazione, e piacere e dolore sono sintomi di un equilibrio vitale mantenuto o sconvolto. La stessa struttura politica e sociale nella quale si organizza la vita umana non è altro che un espediente escogitato dall'uomo ai fini della propria conservazione. Con la sua filosofia della natura Telesio contribuì in modo determinante alla nascita della scienza moderna. Giordano Bruno (Nola 1548-Roma 1600) L’universo è infinito, infinito effetto di un’infinita causa, e pertanto non ha centro né periferia, o meglio, ogni suo punto è centro e periferia allo stesso tempo. De infinito universo e mondi: Certe dottrine non debbono neppure essere fatte conoscere al volgo, che, nella sua ignoranza, potrebbe trarne conseguenze errate. Si può stabilire così un’intesa tra teologi e filosofi, se i primi risponderanno con liberalità all’opera di promozione della religione che i secondi potrebbero realizzare presso il popolo: teologi e filosofi sanno che la fede è appropriata ai “rozzi popoli che denno esser governati”, mentre la dimostrazione è propria del “contemplativi che sanno governare a sé e agli altri”. Dio è nello stesso tempo causa e principio, è allo stesso tempo trascendente e immanente: mens super omnia e mens insita omnibus; in quanto trascendente, però egli è inconoscibile e solo la fede e la rivelazione possono darcene notizia; ciò che la filosofia può fare è conoscere Dio nella natura. “come per vestigia”: vedere le statue non significa conoscere lo scultore che le ha fatte, ma solo il suo modo di operare. La forma e la materia sono “potenze”, l’una di fare, di produrre e di creare e l’altra di essere fatto, prodotto e creato. Ne consegue l’unità di forma e materia: tutto, secondo la sostanza, è uno, infinito e immobile. Panteista, cioè assertore della dottrina che attribuisce all’universo fisico i caratteri della divinità, oppose alla concezione cristiana della realtà del mondo, l’idea di un mondo infinito, soggetto ad un’evoluzione universale, che coincide con la stessa infinità divinità; all’astronomia di Tolomeo oppose quella di Copernico; nel campo della morale, all’estasi medievale sostituì gli eroici furori, ossia l’esigenza di un continuo autosuperamento dell’uomo nell’intento di raggiungere fini sempre più alti. Tommaso Campanella (Stilo, in Calabria 1568- Parigi 1639) Nella sua opera principale, La città del sole, auspica la realizzazione di una città ideale in cui tutti lavorino, in cui non esista la proprietà privata e in cui il lavoro, la fatica e il piacere dell’arte siano divisi in parti uguali fra tutti i cittadini. Un simile tipo di repubblica doveva essere retto da sacerdoti coadiuvati da un collegio di rappresentanti del popolo stesso. Per quanto riguarda il vero e proprio pensiero filosofico, Campanella parte dal Naturalismo di Telesio, ma lo supera ponendo come principio un’autoconoscenza che presuppone un’attività dei sensi. Nel senso che la conoscenza sensibile è tutta la conoscenza e la cosiddetta conoscenza intellettuale o razionale altro non è che una forma illanguidita e lontana di conoscenza sesibile.