INDIETRO
Atti Parlamentari
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i quali svegliati dai carabinieri all’alba di
ieri (24 maggio) sarebbero stati fatti uscire
velocemente dalle loro abitazioni e portati
nella chiesa vicina;
i carabinieri, muniti di guanti sterili,
avrebbero proceduto alla perquisizione degli appartamenti in questione;
gli immigrati, una cinquantina circa,
sarebbero stati trattenuti per alcune ore
senza che venisse loro data alcuna motivazione, né mostrato alcun mandato di
perquisizione, hanno ricevuto solo una dichiarazione verbale del comandante che
dichiarava di non aver nulla contro di loro
ma bensı̀ di avercela con il loro padrone di
casa che affitta case al nero;
alcuni di loro, otto secondo quanto
riportato dal giornale, sarebbero stati portati in questura perché sprovvisti di documenti –:
vero;
se i fatti riportati corrispondano al
se non ritenga il caso di accertare le
modalità in cui l’operazione si è svolta;
se non ritenga verificare se vi siano
state azioni lesive dei diritti umani e se non
siano state violate le norme che regolano la
procedura di perquisizione e quali provvedimenti intenda assumere in tal caso;
se siano risultate situazioni di « affitto
in nero » o di irregolarità contrattuale e se
ne sia stata data comunicazione alle autorità competenti.
(4-29960)
RISPOSTA. — Il 24 maggio 2000 personale
dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di
Stato, unitamente ad operatori della Polizia
Municipale e a dipendenti dell’Azienda Sanitaria Locale RM/C, hanno proceduto al
controllo della palazzina ubicata a Roma, in
Via Campobasso 16, a seguito delle molteplici denunce presentate dal proprietario
dell’immobile, che aveva lamentato l’occupazione abusiva di alcuni appartamenti da
parte di cittadini extracomunitari, nonché
lo stato di grave degrado dell’immobile.
A causa dell’elevato numero degli occupanti, non è stata effettuata alcuna perqui-
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sizione all’interno degli appartamenti. Gli
occupanti, infatti, sono stati invitati a scendere in strada e, successivamente, per garantire sicurezza ed ordine ai controlli, a
portarsi presso il cortile esterno di una
vicina chiesa, al momento chiusa, dove sono
state svolte le operazioni di identificazione.
È stata accertata la presenza di 60 extracomunitari, dieci dei quali, trovati privi
dei documenti di riconoscimento e della
prescritta dichiarazione di soggiorno, sono
stati accompagnati presso il Nucleo Operativo di Roma per i conseguenti adempimenti.
Il personale dell’Arma dei Carabinieri ha
utilizzato effettivamente guanti in lattice a
causa della nota precarietà igienica dello
stabile e per normale profilassi adottata nel
corso di attività da considerarsi a rischio
per la salute degli operatori.
Il personale dell’ASL RM/C, nella relazione relativa al sopralluogo, pur evidenziando l’oggettiva difficoltà ad emettere
un’ordinanza di sgombero, ha rappresentato
l’urgenza di interventi atti a risolvere la
critica situazione igienico-sanitaria dei locali dello stabile, tenuti in pessime condizioni di pulizia e manutenzione.
Sono state, inoltre, riscontrate delle crepe
nei muri, per cui si è richiesto un parere
agli uffici tecnici competenti.
Si rappresenta che nessun atto lesivo
della dignità personale è stato rivolto ad
alcun soggetto controllato.
Con informativa del 17 giugno 2000 la
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma è stata notiziata dell’attività
svolta per le determinazioni di competenza.
Il Ministro dell’interno: Enzo
Bianco.
DE CESARIS. — Al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
la mattina del 13 settembre 2000, con
grande dispiegamento di forze e mezzi,
polizia e vigili urbani, hanno per l’ennesima volta effettuato perquisizioni a tappeto casa per casa in alcuni stabili del
quartiere Esquilino di Roma;
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a seguito delle perquisizioni sono stati
portati in questura oltre cento lavoratori
tra bengalesi, pakistani e indiani;
agli immigrati, tornati dai lavori ambulanti che svolgono sulle spiagge laziali,
sono stati sequestrati soldi ed ogni genere
di mercanzia;
in pochi giorni è la terza volta che le
forze dell’ordine passano al setaccio il
multietnico quartiere romano alla ricerca
di eventuali « irregolari » –:
quali siano i motivi e in base a quale
mandato siano state effettuate le perquisizioni a tappeto operate nel quartiere
Esquilino;
se non ritenga che iniziative quali le
perquisizioni a tappeto effettuate nel quartiere Esquilino, nei confronti di immigrati
bengalesi, pakistani e indiani, non rischino
di creare tensioni proprio nel momento in
cui è in discussione ed allo studio la possibilità di fornire permessi di soggiorno
alle
citate
comunità
di
immigrati.
(4-31356)
RISPOSTA. — In riferimento ai controlli
effettuati in data 13 settembre 2000 da
personale della Polizia di Stato unitamente
ad operatori della Polizia Municipale e a
dipendenti dell’Azienda Sanitaria Locale
RM/A in alcuni stabili ubicati nel quartiere
Esquilino di Roma, si rappresenta quanto
segue.
La citata operazione è stata predisposta
dalla Questura allo scopo di contrastare il
fenomeno dell’abusivismo commerciale e di
compiere accertamenti sulla gestione amministrativa degli esercizi commerciali di
cui sono titolari cittadini stranieri.
Una particolare attenzione è stata, inoltre, rivolta all’attività abusiva di affittacamere sulla scorta delle lamentele espresse
dagli abitanti del quartiere.
Nella circostanza venivano identificate
155 persone, in prevalenza cittadini extracomunitari appartenenti a varie etnie, di cui
52 sono state accompagnate in Questura per
ulteriori verifiche sulla loro posizione.
I controlli, espletati con il consenso degli
occupanti degli immobili, hanno riguardato
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complessivamente 12 appartenenti a 18
esercizi commerciali.
A seguito di questi riscontri si è proceduto alla denuncia all’Autorità Giudiziaria
di 8 persone per il reato di favoreggiamento
finalizzato alla permanenza sul territorio
nazionale di immigrati clandestini, nonché
all’elevazione di 12 contravvenzioni amministrative, al sequestro di due autovetture,
all’esecuzione di un’ordinanza di chiusura
di un esercizio commerciale e alla proposta
di chiusura di sei negozi per motivi igienicosanitari e per attività abusiva di affittacamere.
Il Ministro dell’interno: Enzo
Bianco.
DE CESARIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l’11 ottobre 2000, nel complesso carcerario Aurelia, a Civitavecchia, un detenuto di 40 anni, con sette figli, nomade, è
stato trovato morto nella propria cella;
l’episodio, tragico in sé, assume connotazioni particolarmente inquietanti in
quanto risulta che l’uomo, arrestato soltanto 18 giorni prima per un’accusa di
furto, era stato condannato per direttissima ad otto mesi di arresti domiciliari e
che sarebbe dovuto uscire dal carcere proprio il giorno in cui è stato trovato morto
suicida;
la stampa, si veda per esempio i quotidiani il Manifesto e Liberazione, hanno
riportato, il giorno seguente, la notizia
della morte del detenuto e delle circostanze inquietanti in cui l’episodio è accaduto;
la struttura carceraria Aurelia, dall’interrogante già visitata lo scorso mese di
agosto, vive condizioni di forte disagio a
causa del sovraffollamento e della carenza
di personale, in particolare di sostegno,
quali psicologi e assistenti sociali;
interrogativi sono stati posti da associazioni che lavorano nel volontariato,
quali l’Arci Solidarietà Lazio che in un
comunicato ha affermato come « questo
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ennesimo atto non può che far sorgere
fastidiosi dubbi su quali siano le reali
condizioni di vita dei detenuti, quale e
quanto sia il sostegno psicologico dato agli
stessi, quali interventi mirati siano attuati
in situazioni di particolare sofferenza »;
in particolare, le associazioni chiedono « che i più alti vertici dell’amministrazione penitenziaria avviino un’inchiesta non solo per comprendere il motivo per
il quale un detenuto decida di uccidersi a
poche ore dalla scarcerazione, ma per fare
chiarezza sulla vita di una struttura che
dal suo primo operare ha fatto discutere
sulle proprie carenze funzionali e strutturali e sui troppi episodi dolorosi avvenuti
tra le sue mura »;
se non ritenga di dover chiarire le
condizioni nelle quali il detenuto è stato
trattenuto nell’Istituto penitenziario;
ferme restando le competenze dell’autorità giudiziaria, se non intenda chiarire le circostanze della morte del detenuto
e il motivo per il quale, pur essendo stata
emessa una sentenza di arresti domiciliari,
il medesimo non sia stato immediatamente
scarcerato per essere posto agli arresti
domiciliari cosı̀ come stabilito dall’autorità
giudiziaria;
se non ritenga opportuno, visto il
ripetersi di avvenimenti inquietanti nell’Istituto penitenziario, di voler avviare una
indagine per verificare se esistano carenze
funzionali e strutturali tali da determinare
la necessità di urgenti provvedimenti atti a
rimuovere tali carenze.
(4-32032)
RISPOSTA. — Con riferimento all’interrogazione in esame si fa presente quanto segue
sulla base delle notizie acquisite dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
e dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia.
La casa circondariale di Civitavecchia ha
una capienza di 265 posti di cui 250 destinati agli uomini e 15 alle donne ed ospita,
inoltre, 50 detenuti in regime di semilibertà.
Tale istituto è stato consegnato all’Amministrazione Penitenziaria in data 12 maggio 1992 ed è entrato in funzione il 6 luglio
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1992; è costituito da camere detentive singole dotate di servizio igienico in vano proprio ed è dotato degli spazi collettivi per
socialità, didattica ed attività sportive.
Presso la struttura in questione operano
due psicologi che svolgono la propria attività per complessive 100 ore mensili, di cui
40 sono destinate all’osservazione ed al trattamento dei detenuti, mentre le rimanenti
60 sono state assegnate al presidio sanitario
dei tossicodipendenti.
Si fa presente, inoltre, che mentre la
direzione della Casa di Reclusione di Civitavecchia ha rappresentato la necessità che
venga assegnato, presso detto istituto, un
ulteriore esperto da affiancare all’unico psicologo attualmente in servizio, nessuna segnalazione è invece pervenuta dalla direzione del Nuovo Complesso e cioè dall’istituto citato nell’atto di sindacato ispettivo.
Per quanto concerne, poi, la lamentata
carenza di organico della Polizia Penitenziaria, presente nella struttura in numero di
258 unità, si precisa che proprio la consapevolezza delle difficoltà in cui operano la
maggior parte degli istituti ha determinato
l’assunzione di importanti iniziative da
parte del Governo, come testimonia l’avvenuta promulgazione della legge 30 novembre 2000, n. 357 che consentirà di assumere, per l’anno 2001, ottocento agenti ausiliari limitatamente al periodo di leva, in
sovrannumero rispetto alle dotazioni organiche ed un contingente di 1500 unità nel
ruolo di agenti ed assistenti di Polizia Penitenziaria.
In relazione alla vicenda evocata nell’atto di sindacato ispettivo, gli uffici sopra
indicati hanno comunicato che Rasid
Osmanovic era detenuto presso la Casa
Circondariale di Civitavecchia dal 23 settembre 2000, a seguito di arresto operato dai
Carabinieri di Cerveteri per furto pluriaggravato, evasione e resistenza a pubblico
ufficiale. Veniva di conseguenza tratto a
giudizio e, all’udienza dell’11 ottobre 2000
patteggiava la pena di mesi otto di reclusione e lire 600.000 di multa, formulando
inoltre richiesta di modifica della misura
della custodia cautelare in carcere che gli
era stata applicata; su tale richiesta il giudice si riservava di decidere.
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Al termine dell’udienza l’Osmanovic veniva quindi riportato in carcere, ove rientrava verso le ore 12, restando in cella con
un altro detenuto – Fabio Benites Gonzales
– fino alle ore 13, ora in cui il compagno
dell’Osmanovic si recava ai passeggi. Un’ora
dopo, il Gonzales rientrando nella cella
accompagnato da un agente di Polizia Penitenziaria scorgeva il corpo dell’Osmanovic
appeso al telaio della porta del bagno.
L’indagine ispettiva subito disposta e
svolta dal Provveditorato Regionale del Lazio, ha consentito di accertare che l’Osmanovic, al rientro in carcere dopo il processo
era calmo tanto che aveva rappresentato al
compagno di cella la possibilità di ottenere
in futuro gli arresti domiciliari, in considerazione dell’esiguità della pena inflittagli.
Non vi erano stati dunque segni esteriori in
grado di fa presagire quanto poi verificatosi,
come confermato anche dal personale di
Polizia Penitenziaria.
Dagli accertamenti compiuti è inoltre
emerso che il detenuto è stato immediatamente soccorso e liberato dal cappio e che
è subito intervenuto il personale medico e
paramedico; purtroppo, malgrado le terapie
di pronto soccorso praticate, non è stato
possibile evitare la morte dell’Osmanovic.
Su tali basi, l’indagine amministrativa
espletata ha escluso qualsiasi responsabilità
del personale della Casa Circondariale di
Civitavecchia in merito al decesso dell’Osmanovic, da attribuire a suicidio, considerata l’assenza di elementi di segno contrario e la presenza di altre circostanze (un
asciugamano collocato sotto lo sgabello
forse per attutire il rumore dovuto alla
caduta) che hanno indotto a concludere nel
senso sopra indicato.
La Procura della Repubblica di Civitavecchia ha dal canto suo rappresentato che
la consulenza medico-legale eseguita nell’ambito del procedimento penale avviato
sulla vicenda, ha confermato quanto emerso
a seguito dell’inchiesta amministrativa, evidenziando che la morte del detenuto è da
attribuire a suicidio. L’Ufficio inquirente ha
inoltre chiarito che gli atti di indagine compiuti non hanno consentito di individuare,
per i fatti occorsi, responsabilità a carico di
terzi neppure sotto il profilo omissivo.
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La stessa Procura ha infine segnalato
che non corrisponde al vero la circostanza
secondo cui all’Osmanovic, prima del suo
decesso, sarebbero stati concessi dal giudice
gli arresti domiciliari: conseguentemente,
nessuna inadempienza può essere ipotizzata
a carico dell’Istituto di Civitavecchia in
ordine ad asseriti ritardi nella scarcerazione
del detenuto.
Il Ministro della giustizia: Piero
Fassino.
DEDONI e ACCIARINI. — Al Ministro
della pubblica istruzione. — Per sapere −
premesso che:
è stata di recente segnalata all’interrogante la vicenda di Eva Bauer, un’insegnante di Cagliari, risultata, dopo l’espletamento delle prove concorsuali, al 12°
posto nella graduatoria per il concorso
ordinario a cattedre scuola secondaria,
ambito disciplinare K05D Lingua tedesca;
cl. c. A545, A546 - regione Sardegna, con
punteggio finale di 78, 75/100;
rilevato che, sia in merito agli esiti
della prova scritta, da lei sostenuta a Sassari e superata con punti 31/40, che riguardo alla prova orale, sostenuta a Salerno e superata con punteggio di 38/40, la
concorrente avrebbe denunciato il grave
deficit di trasparenza di cui si sarebbero
resi colpevoli i due Provveditorati competenti per le sedi di svolgimento delle prove
di esame (Sassari e Salerno), negandole in
ripetute occasioni il diritto di accesso a
visionare gli elaborati: il proprio e quello
degli altri concorrenti che la precedono
nella graduatoria, nonché l’apprezzamento
dei criteri applicati per la valutazione degli
stessi;
considerato che la concorrente, dopo
aver sottoposto il suo elaborato al parere
obiettivo di un docente universitario di
Lingua e Letteratura tedesca, ne ha tratto
conferma di essere stata penalizzata da un
punteggio ingiustamente basso e ha, di
conseguenza, avviato, pur tra mille difficoltà, procedura di ricorso −:
se il ministro non ritenga opportuno
intervenire per accertare la regolarità delle
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suddette prove concorsuali e perché, ove
possibile, sia facilitato alla ricorrente, ai
sensi della legge n. 241 del 1990, l’accesso
a tutti gli atti relativi alle suddette prove
concorsuali, onde sgombrare il campo da
ogni dubbio e chiarire in maniera esauriente ed esemplare l’intera vicenda.
(4-31811)
menti, cui l’istante aveva interesse, in data
14 settembre 2000, con nota prot. 21958 a
mezzo raccomandata.
In precedenza, peraltro, alla docente
erano già state fornite per le vie brevi tutte
le informazioni del caso.
RISPOSTA. — In merito alla questione alla
quale fa riferimento l’interrogante riguardante la docente di Cagliari Eva Bauer, sono
state richieste notizie sia al Provveditore agli
Studi di Salerno che al Provveditore agli
Studi di Sassari.
Al riguardo il Provveditore agli Studi di
Salerno ha precisato, preliminarmente, che
la docente in parola ha superato il concorso
per l’insegnamento della lingua tedesca riportando il punteggio di 78,75 (prova scritta
31,00, prova orale 38,00 – inf. 0,25, titoli
9,50).
Il medesimo dirigente scolastico provinciale ha precisato anche che le numerose
richieste avanzate dalla succitata docente,
rispettivamente in data 23 agosto 2000 – 30
agosto 2000 – 31 agosto 2000 e 11 settembre 2000, intese ad ottenere la copia del
proprio elaborato, la griglia con i criteri di
valutazione degli elaborati e dei titoli, sono
state regolarmente evase in data 5 settembre
2000 con nota prot. n. 51403, in data 25
settembre 2000 con nota prot. n. 58208, in
data 28 settembre 2000 con nota prot.
n. 56478, da ultimo in data 9 ottobre 2000
con nota prot. n. 57522.
La richiesta, avanzata dalla medesima e
dal suo legale relativa all’acquisizione degli
elaboratori degli undici candidati, che la
precedono nella graduatoria di merito, non
è stata, invece, accolta in quanto non risultava esplicito nella domanda alcun interesse che ne giustificasse l’accoglimento.
Da parte sua il Provveditore agli Studi di
Sassari ha precisato di aver ricevuto, in data
1o settembre 2000, da parte della Signora
Bauer Lucca, una richiesta di accesso agli
atti amministrativi relativi al concorso, al
quale la docente ha partecipato, e di aver
accolto la richiesta stessa, inviando i docu-
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Ministro degli affari esteri. — Per sapere −
premesso che:
Il Ministro della pubblica istruzione: Tullio De Mauro.
il comitato esecutivo dell’Unesco, organismo culturale dell’Onu, ha inopinatamente escluso il rappresentante italiano;
del comitato esecutivo fanno parte
ben 56 paesi, fra i quali il Ghana, l’Honduras, l’Uzbekistan e persino Santa Lucia,
isoletta indipendente delle Piccole Antille;
l’Italia, fra l’altro, è fra i Paesi che
maggiormente contribuiscono sul piano finanziario all’attività dell’Unesco ed è in
assoluto il primo finanziatore dei fondi
extrabudget della stessa Unesco;
nell’ultimo cinquantennio è la prima
volta che l’Italia viene esclusa dal comitato
esecutivo dell’Unesco;
il Presidente del Consiglio dei ministri
si è limitato a sottolineare che nel nostro
ambito internazionale siamo fortemente
sottorappresentati;
si fa strada il sospetto che tale situazione costituisca la sommatoria dello
scarso peso internazionale del nostro Governo e dell’insufficiente coordinamento
fra il Governo medesimo e le nostre rappresentanze diplomatiche e negli organismi internazionali −:
quali ragioni possano avere indotto il
comitato esecutivo dell’Unesco ad escludere il rappresentante italiano, quali iniziative si intendano assumere per tornare
ad avere il ruolo che si compete anche in
ragione del nostro ragguardevole impegno
finanziario e se non ritenga preoccupante
questo ulteriore colpo inferto al prestigio
dell’Italia nei consensi internazionali.
(4-13886)
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RISPOSTA. — In merito alla problematica
richiamata dall’interrogante, si fa presente
innanzitutto che il 9 novembre 1999 la
Conferenza Generale dell’UNESCO ha votato a larghissima maggioranza il rientro
dell’Italia nel Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione. Il nostro Paese è risultato il
primo degli eletti con 160 voti su 176,
seguito da Spagna (145 voti), Francia (135
voti), Grecia e Paesi Bassi (134 voti) e
Norvegia che, con 127 voti, non è stata
eletta.
Il rientro dell’Italia nel Consiglio Esecutivo ha premiato l’impegno profuso dalla
rete diplomatica bilaterale e multilaterale,
che, sotto l’impulso del Ministero degli
Esteri, ha messo in atto una capillare azione
di sostegno alla nostra candidatura, valorizzando la notevole entità del nostro impegno finanziario, l’alto profilo del nostro
Paese nella costruzione di nuovi equilibri
nelle aree mediterranea e balcanica, l’azione
di rilievo svolta sia per rafforzare il sistema
nazionale di tutela e promozione del patrimonio come fattore di sviluppo, sia per
favorire una maggiore rappresentatività dei
PVS nella Lista del Patrimonio Mondiale, la
politica di sostegno allo sviluppo scientifico
e tecnologico dei PVS attraverso il polo
scientifico di Trieste ed il rilancio dell’Ufficio Regionale dell’UNESCO per la Scienza
e la Tecnologia in Europa con sede a Venezia.
L’Italia intende proseguire e rafforzare,
anche in seguito al rientro nel Consiglio
Esecutivo, il proprio rilevante impegno in
seno all’Organizzazione e concorrere alla
realizzazione di iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio culturale, alla tutela
delle diversità culturali, alla promozione del
dialogo interculturale ed al sostegno delle
pari opportunità.
In questo contesto l’Italia ha finalizzato,
in occasione della riunione svoltasi nel dicembre 1999 presso la sede dell’UNESCO,
l’erogazione di contributi volontari per la
realizzazione di specifici interventi nel settore Cultura a favore dei PVS individuando,
d’intesa con il Centro del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, le aree geografiche beneficiarie, i programmi e le azioni da realizzare.
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In tal modo, mentre sarà data maggiore
visibilità al considerevole impegno del nostro Paese nella realizzazione dei programmi
dell’UNESCO, sarà possibile instaurare con
l’Organizzazione una più stretta collaborazione da cui attendere positivi ritorni.
Relativamente alle strategie da intraprendere per rafforzare la rappresentatività
italiana all’UNESCO, si segnala che è attivo
dal 1995 presso il Ministero degli Esteri un
comitato interdirezionale di promozione
delle candidature italiane presso le Organizzazioni internazionali, tra cui l’UNESCO.
La Rappresentanza permanente presso
l’UNESCO è intervenuta con frequenti e
ripetuti passi presso il Segretariato dell’Organizzazione, anche al massimo livello, sia
per casi individuali, sia per segnalare problemi generali relativi alla presenza di funzionari italiani.
A questo proposito si evidenzia che diverse ragioni concorrono alla insufficienza,
sia nell’ambiente accademico che nelle amministrazioni, di candidati di livello adeguato alle posizioni apicali dell’UNESCO:
la limitatezza degli incentivi, non solo
economici, offerti dall’UNESCO (anche a
seguito della crisi dell’Organizzazione);
l’assenza, al rientro in Italia, di valide
prospettive di valorizzazione delle esperienze
maturate nella funzione internazionale ed il
rischio di perdere opportunità di carriera
con l’interruzione del servizio presso le Amministrazioni di appartenenza.
Per quanto riguarda le strategie da seguire per recuperare posizioni apicali e non,
attraverso la nostra Rappresentanza presso
l’Unesco è stato posto all’attenzione del Direttore Generale Matsuura un pacchetto di
candidature per riequilibrare la presenza
italiana nell’Organizzazione.
In particolare per quanto concerne la
presenza di italiani nella struttura del Segretariato dell’Unesco, si sottolinea la nomina, conseguita nel mese di luglio 2000,
dell’arch. Francesco Bandarin a Direttore
del Centro del Patrimonio Mondiale, la
struttura preposta alla gestione delle attività
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deliberate dal Comitato del Patrimonio
Mondiale e delle risorse ad esse destinate.
Quanto agli altri livelli del Segretariato,
il numero di posti occupati da funzionari
italiani è attualmente di 20 unità, leggermente al di sotto della media della « forchetta » che ci spetta quale Paese membro.
La promozione di candidature italiane ai
livelli apicali e sub-apicali dell’UNESCO e
di altre Organizzazioni internazionali è oggetto di uno stretto coordinamento in seno
al Ministero degli Esteri e tra questi ed altre
Amministrazioni, allo scopo di favorire la
selezione di candidati idonei.
Sarà curata, inoltre, l’individuazione di
candidate donna che possano essere assunte
con maggiore facilità in considerazione dei
criteri sulle « pari opportunità » seguiti in
seno al sistema ONU.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Franco Danieli.
DELMASTRO DELLE VEDOVE e FINO.
— Al Ministro della pubblica istruzione. —
Per sapere – premesso che:
Pati Luceri e Fabio Vetrugno, docenti
precari in servizio presso il liceo scientifico
di Lanusei, hanno iniziato il 27 novembre
2000 uno sciopero della fame perché, da
quando hanno iniziato le lezioni, sono
senza stipendio;
in realtà il numero degli insegnanti in
stato di ... sciopero della fame è elevatissimo, atteso che i precari privi di retribuzione sono migliaia;
la condizione in cui questi docenti
sono costretti è avvilente e suona a vergogna per un governo che, mosso dalla volontà di riformare ab imis la scuola italiana, in realtà non riesce neppure a pagare i già miseri stipendi agli insegnanti –:
se non ritenga indecente il proprio
stato di insolvenza e per sapere quali urgentissimi provvedimenti intenda assumere
per garantire ... pranzo e cena agli insegnanti precari.
(4-32745)
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RISPOSTA. — Si fa riferimento alla interrogazione parlamentare in esame e si comunica che la questione prospettata dall’Onorevole Interrogante può ritenersi superata.
Infatti, al fine di rendere possibile una
rapida riscossione degli stipendi al personale assunto a tempo determinato, questo
Ministero ha avviato, sin dal mese di gennaio 2000, le opportune iniziative con il
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della
Programmazione Economica, che si sono
concretizzate nella circolare ministeriale 25
luglio 2000, n. 188.
Per il raggiungimento dell’obiettivo è
stata realizzata una procedura di trasmissione telematica all’Amministrazione del Tesoro per la generalità dei contratti di assunzione, ad eccezione di alcune particolari
situazioni non gestibili con il sistema informativo.
Il numero dei contratti del personale a
tempo determinato ha assunto dimensioni
notevoli a seguito dell’entrata in vigore del
decreto-legge 28 agosto 2000, n. 240, convertito, con modificazioni, nella legge 27
ottobre 2000, n. 306, con la quale, allo
scopo di assicurare un regolare avvio dell’anno scolastico 2000/2001, è stato confermato provvisoriamente il personale che ha
prestato servizio nell’anno scolastico 1999/
2000 per supplenza annuale o temporanea
sino al termine delle attività didattiche.
Poiché il Ministero del tesoro ha necessità di esaminare, per un corretto pagamento degli stipendi, le dichiarazioni di
prestato servizio per ogni mese di attività, la
corresponsione degli emolumenti fissi è avvenuta nei seguenti termini:
per l’attività del mese di settembre u.s.
nel periodo dal 3 al 9 novembre;
per l’attività del mese di ottobre u.s.
nel periodo dal 29 novembre al 4 dicembre;
per l’attività del mese di novembre u.s.
nel periodo dal 19 al 22 dicembre p.v.;
per l’attività del mese di dicembre entro la fine del corrente mese, compresa la
tredicesima mensilità.
È stata raggiunta, inoltre, l’intesa con il
Ministero del tesoro di corrispondere il trat-
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tamento economico al personale confermato
in via provvisoria di cui al succitato decreto
e a quello assunto in attesa dell’avente
diritto in base all’articolo 40 – comma 9 –
della legge 27 dicembre 1997, n. 449, sino al
30 giugno 2001 in modo continuativo, qualora il contratto di lavoro non si risolva
prima di tale data.
Dall’elaborazione automatizzata effettuata sino al 27 novembre u.s. risulta che
sono stati trasmessi al Ministero del tesoro
220.583 contratti, di cui 215.346 hanno
avuto esito positivo; la differenza è dovuta
essenzialmente ad errori ed incongruenze
nei dati acquisiti.
Il Ministro della pubblica istruzione: Tullio De Mauro.
DELMASTRO DELLE VEDOVE, BUTTI
e FINO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il Governo, attraverso il Dipartimento
per gli affari sociali presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri, si è impegnato a
dedicare attenzione e cura ai problemi
della prevenzione della disabilità;
in particolare il Governo si è impegnato in un interessante progetto di rafforzamento della rete muovendo dalla considerazione dei ritardi e dei forti squilibri
dei servizi di riabilitazione, alla « promuovere iniziative per migliorare la qualità
della produzione e la fornitura delle protesi riabilitative e degli ausili per l’autonomia », (Programma di azione del Governo per le politiche dell’handicap 20002003, testo approvato dal Consiglio dei
ministri il 28 luglio 2000 su proposta del
Ministro per la solidarietà sociale onorevole Livia Turco, pagina 42) –:
quali iniziative siano state assunte per
dare attuazione all’impegno assunto dal
Governo;
quali contatti siano stati assunti con
le imprese produttrici delle protesi riabilitative e di ogni altro tipo di ausilio per
l’autonomia;
Camera dei Deputati
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quali risorse il Governo intenda destinare per favorire, nel campo industriale,
un miglioramento qualitativo delle protesi
riabilitative e degli altri ausili per l’autonomia;
se non si ritenga di dover implementare le risorse assegnate al disabile per
l’acquisto di tali ausili e protesi.
(4-32939)
DELMASTRO DELLE VEDOVE, BUTTI
e FINO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il Governo, attraverso il Dipartimento
per gli affari sociali presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri, si è impegnato a
dedicare attenzione e cura ai problemi
della prevenzione della disabilità;
in particolare il Governo si è impegnato in un interessante progetto di rafforzamento della rete muovendo dalla considerazione dei ritardi e dei forti squilibri
dei servizi di riabilitazione, alla « attivazione di unità spinali unipolari, nelle regioni sprovviste di servizio », (Programma
di azione del Governo per le politiche
dell’handicap 2000-2003, testo approvato
dal Consiglio dei ministri il 28 luglio 2000
su proposta del Ministro per la solidarietà
sociale onorevole Livia Turco, pagina 42);
tale iniziativa si palesa non soltanto
necessaria e positiva, ma tende a realizzare
l’eliminazione di una discriminazione particolarmente odiosa fra disabili che, per
ragioni geografiche, possono permettersi
servizi di elevata qualità e disabili che,
aggiungono alla sventura della loro disabilità, l’ulteriore sfortuna di vivere in aree
non attrezzate dal punto di vista sanitarioriabilitativo –:
quali siano le regioni attrezzate con la
presenza di unità spinali unipolari e quali
siano le regioni sprovviste di tale servizio;
quanto sia il costo relativo alla realizzazione delle unità spinali unipolari
nelle regioni sprovviste del servizio;
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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LXXXI
AI RESOCONTI
quali iniziative siano state assunte, di
concerto con il ministro della sanità, per
provvedere senza indugio alla realizzazione
di tale servizio nelle regioni scoperte.
(4-32940)
DELMASTRO DELLE VEDOVE, BUTTI
e FINO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il Governo, attraverso il Dipartimento
per gli affari sociali presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri, si è impegnato a
dedicare attenzione e cura ai problemi
della prevenzione della disabilità;
in particolare il Governo si è impegnato in un interessante progetto di rafforzamento della rete muovendo dalla considerazione dei ritardi e dei forti squilibri
dei servizi di riabilitazione, alla « elaborazione di un protocollo per il programma
riabilitativo individualizzato per il disabile
in età evolutiva », (Programma di azione
del Governo per le politiche dell’handicap
2000-2003, testo approvato dal Consiglio
dei ministri il 28 luglio 2000 su proposta
del Ministro per la solidarietà sociale onorevole Livia Turco, pagina 42) –:
se il protocollo per il programma
riabilitativo individualizzato per il disabile
in età evolutiva sia già stato predisposto e,
in caso affermativo, quale sia il successivo
programma di periferizzazione del protocollo medesimo per la sua effettiva applicazione.
(4-32941)
DELMASTRO DELLE VEDOVE, BUTTI
e FINO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il Governo, attraverso il Dipartimento
per gli affari sociali presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri, si è impegnato a
dedicare attenzione e cura alle persone
portatrici di handicap grave e gravissimo
ed alle loro famiglie in tutte le fasi della
vita, al fine di realizzare la loro integrazione nel contesto sociale;
Camera dei Deputati
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in particolare il Governo si è impegnato a « semplificare le procedure di accertamento dell’invalidità civile » (cfr.
« Programma di azione del Governo per le
politiche dell’handicap 2000-2003 », testo
approvato dal Consiglio dei ministri il 28
luglio 2000 su proposta del Ministro per la
solidarietà sociale onorevole Livia Turco,
pagina 45);
il rifinanziamento della legge n. 162
del 1998 appare essenziale per il sostegno
di famiglie la cui qualità della vita appare
fortemente condizionata dalla presenza del
congiunto portatore di handicap –:
quali attività siano state poste in essere per la preannunciata semplificazione
delle procedure di accertamento dell’invalidità civile.
(4-32947)
RISPOSTA. — In riferimento agli atti ispettivi cui si risponde ed in base ad elementi
assunti presso il Ministero della sanità, rappresento quanto segue.
Il 12 ottobre 1999 è entrato in vigore il
decreto del Ministero della sanità (decreto
ministeriale 27 agosto 1999, n. 332) che
disciplina le prestazioni di assistenza protesica, le modalità di erogazione e le tariffe.
Presso il suddetto Ministero è stata, poi,
recentemente attivata la Commissione nazionale per l’assistenza protesica, con compiti di studio, consulenza e proposta. La
Commissione è anche finalizzata a raccogliere dati statistici ed epidemiologici, a valutare l’impatto delle innovazioni tecnologiche e a compiere accurata ricognizione sui
nuovi dispositivi e prodotti immessi in commercio.
Le linee strategiche d’intervento di tale
gruppo di lavoro, composto di professionisti
sanitari professionalmente e personalmente
impegnati nel mondo della tutela della disabilità, riguardano la snellezza delle procedure di erogazione, la velocizzazione dei
percorsi di fornitura, la riclassificazione più
razionale e l’aggiornamento tecnologico dei
vari dispositivi.
Il Ministro per la solidarietà sociale: Livia Turco.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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LXXXII
B
AI RESOCONTI
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Presidente del Consiglio dei ministri. — Per
sapere – premesso che:
il sindaco della città di Borgosesia,
Corrado Rotti, con lettera 22 novembre
2000 indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per gli
affari sociali – Comitato per i minori
stranbieri – ha segnalato il caso della
minore F. A., nata a Rabat (Marocco) il 17
agosto 1985, di fatto domiciliata in Borgosesia presso uno zio paterno;
la condizione della ragazza extra-comunitaria è seguita dai servizi sociali a
partire dal 4 febbraio 2000 a seguito di una
segnalazione dei carabinieri che avanzavano il sospetto che la minore fosse maltrattata dallo zio;
il sindaco di Borgosesia ha allegato
alla lettera inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri relazioni dei servizi sociali trasmessa alla procura della Repubblica di Vercelli, al Tribunale per i minorenni di Torino, all’ufficio minori della
questura di Vercelli ed al Giudice tutelare
di Varallo Sesia;
il sindaco di Borgosesia, al di là del
fatto – di per sé sufficiente – che la
minore extra-comunitaria non sia regolarizzata in Italia, quale tutore della minore
ritiene che la stessa debba essere rimpatriata in Marocco per consentirle di riunirsi alla madre, signora Sonideahmed Nadia, che, fra l’altro, ha manifestato la volontà di riaverla con sé ? –:
quali urgenti provvedimenti intenda
assumere per sottrarre la minore extracomunitaria ad una convivenza che desta
problemi e per rimpatriare la medesima
atteso che la madre ha confermato di voler
accogliere la figlia.
(4-33301)
RISPOSTA. — Il Comitato Minori Stranieri, nel corso della riunione tenutasi l’11
gennaio 2001, ha esaminato la documentazione relativa alla vicenda della minore
oggetto della presente interrogazione. In
quella sede e stato disposto il rimpatrio
assistito della minore, anche in considera-
Camera dei Deputati
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2001
zione della espressa volontà della stessa di
rientrare in famiglia.
Il suddetto Comitato è tuttora in attesa
di conoscere l’esito relativo al reinserimento
della minore nel nucleo familiare di appartenenza.
Il Ministro per la solidarietà sociale: Livia Turco.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Ministro della sanità. — Per sapere – premesso che:
il Piano Sanitario Nazionale prevede
particolari e significative strategie per raggiungere rilevanti risultati in favore della
popolazione anziana;
in particolare il PSN si propone il
raggiungimento del 75 per cento di copertura vaccinale contro l’influenza per la
popolazione al di sopra dei sessantaquattro
anni;
effettivamente il raggiungimento di
un obiettivo di tal genere costituirebbe un
risultato particolarmente importante attese
le conseguenze particolarmente gravi, nella
popolazione anziana, delle sindromi influenzali –:
quali provvedimenti siano stati assunti e quali si intendano assumere,
nonché quali risorse si intendano mettere
a disposizione, per raggiungere il 75 per
cento di copertura vaccinale contro l’influenza per la popolazione al di sopra dei
sessantaquattro anni e quali iniziative
siano state assunte, dagli assessorati regionali alla sanità, per concorrere al raggiungimento di tali risultati.
(4-33302)
RISPOSTA. — Com’è noto, la profilassi
delle malattie infettive e diffusive nel territorio nazionale è funzione trasferita alle
Regioni. È quindi compito di queste ultime
la messa in atto dei provvedimenti necessari
a realizzare gli obiettivi di salute concordati
nell’ambito del Piano Sanitario Nazionale
(PSN).
Per quanto riguarda l’offerta del vaccino
antinfluenzale alle categorie a rischio indicate dal Ministero della Sanità nella circolare emanata annualmente, ed in partico-
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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LXXXIII
B
AI RESOCONTI
lare ai soggetti al di sopra dei 64 anni di età,
è possibile affermare che nel corso delle
ultime campagne vaccinali sono stati realizzati notevoli progressi.
A tal riguardo, i dati forniti dalle Regioni
indicano che, nella stagione 1999-2000
(l’ultima per la quale sono disponibili dati
definitivi, essendo ancora in corso di raccolta e di elaborazione quelli relativi alla
campagna 2000-2001), la copertura vaccinale media nelle persone al di sopra dei 64
anni è stata di circa il 41%, con un aumento
di circa il 68% rispetto alle coperture medie
realizzate nel periodo precedente l’approvazione del PSN 1998-2000 e del « target » di
copertura del 75% negli ultrasessantaquattrenni.
Come si può constatare dalla tabella
acclusa, alcune Regioni si sono avvicinate
più di altre al « target » stabilito dal PSN,
ma l’aumento delle coperture è stato generalizzato sull’intero territorio.
Questi risultati, che appaiono confermati da una prima analisi dei dati
provvisori forniti dalle Regioni e dall’andamento dell’epidemia influenzale nella
corrente stagione (descritto nel sito www.
sanita.it/malinf/influnet,
e
che
vede
un’incidenza di sindromi influenzali notevolmente inferiore rispetto a quella osservata nel corrispondente periodo dello
scorso anno), sono in gran parte legati
ad una maggiore capillarità dell’offerta
del vaccino antinfluenzale, che in molte
regioni avviene ormai anche per il tramite dei medici di medicina-base.
È indubbio che l’attività di questi medici
è stata determinante sia per raggiungere
persone con difficoltà di accesso ai servizi
vaccinali sia per vincere le resistenze all’effettuazione delle vaccinazioni che alcuni
soggetti presentano, anche in conseguenza di
notizie distorte sulle vaccinazioni stesse che
talvolta vengono diffuse anche da organi di
informazione molto qualificati.
Inoltre, le Regioni realizzano da anni
iniziative per promuovere la vaccinazione
antinfluenzale sia nella popolazione generale, sia nella stessa classe medica.
Si ricorda, inoltre, che le Regioni hanno
a disposizione, per la realizzazione di inter-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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venti di medicina preventiva, una quota
parte pari al 5% del Fondo Sanitario loro
assegnato.
Pur tenendo conto del fatto che la vaccinazione antinfluenzale è soltanto uno fra
i tanti interventi di medicina preventiva, le
risorse finanziarie messe a disposizione delle
Regioni possono essere considerate più che
sufficienti sia per questa che per altri interventi vaccinali estesi.
Il Sottosegretario di Stato per la
sanità: Ombretta Fumagalli
Carulli.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Ministro delle finanze. — Per sapere –
premesso che:
l’anagrafe tributaria contiene un numero cospicuo di posizioni riferentisi a
soggetti di fatto cessati ma mai cancellati;
la circostanza costituisce effettivamente un serio problema che attiene all’attualità e dunque all’attendibilità dell’anagrafe tributaria;
si deve tentare di risolvere il problema pur senza introdurre un nuovo regime di sanzioni –:
se non ritenga che il lamentato inconveniente sia ovviabile introducendo il
principio della impossibilità, per i soggetti
che non presentano la dichiarazione, di
ottenere certificazioni dal registro delle
imprese e di depositarvi atti.
(4-33316)
RISPOSTA. — Con l’interrogazione cui si
risponde l’interrogante nel lamentare la
scarsa attendibilità dei dati rilevabili dall’Archivio dell’Anagrafe Tributaria, dal momento che lo stesso contiene un numero
cospicuo di posizioni relative ai soggetti di
fatto cessati ma mai cancellati, chiede se
non si ritenga opportuno, al fine di ovviare
a detto inconveniente, adottare provvedimenti che impediscano ai soggetti che non
presentano la dichiarazione di cessazione, di
ottenere certificazioni dal registro delle imprese e di depositarvi atti.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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LXXXIV
B
AI RESOCONTI
Come è noto l’inizio di un’attività economica, sia di tipo autonomo che imprenditoriale, va segnalato, mediante presentazione di un’apposita dichiarazione, all’Ufficio finanziario, che attribuisce cosı̀ al contribuente il numero identificativo della
partita IVA (Decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, articolo
35 concernente inizio, variazione e cessazione di attività).
Dal mese di febbraio 1999 le ditte individuali e le società possono ottenere detta
attribuzione presso le Camere di Commercio, all’atto di iscrizione nel registro delle
imprese. La Camera di Commercio rilascia
il numero di iscrizione di partita IVA, attribuito dall’Amministrazione finanziaria
attraverso un collegamento telematico.
In caso di cessazione dell’attività è necessario presentare la relativa dichiarazione
entro trenta giorni dalla data di ultimazione
delle operazioni relative alla liquidazione
dell’azienda.
A far data dal 1o marzo 2000 gli Uffici
del Registro delle Imprese sono abilitati a
ricevere anche le dichiarazioni di cessazione
di attività ai fini dell’IVA delle ditte individuali e delle società di persone. Dal 2000 è
consentita, inoltre, la trasmissione telematica, per il tramite degli intermediari abilitati, delle dichiarazioni di inizio e di cessazione di attività (circolari n. 133/E e
n. 178/E rispettivamente del 3 luglio e del
5 ottobre 2000).
Pertanto, è evidente che l’Amministrazione finanziaria ha costantemente curato le
disposizioni inerenti alle dichiarazioni di
inizio e cessazione dell’attività, previste dall’articolo 35 del decreto del Presidente della
Repubblica n. 633 del 1972, nell’intento di
semplificare al massimo gli adempimenti
tributari a carico dei contribuenti.
In merito allo specifico quesito posto
nell’interrogazione, si ricorda che con una
apposita sanatoria (articolo 2-nonies del
decreto-legge 30 settembre 1994, n. 564,
convertito dalla legge 30 novembre 1994,
n. 656) è stata data la possibilità, ai contribuenti che non avevano più effettuato
« nell’ultimo anno » alcuna operazione imponibile e non imponibile, di chiedere la
chiusura della posizione e di estinguere
Camera dei Deputati
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contestualmente le irregolarità derivanti
dalla mancata presentazione delle dichiarazioni IVA nonché delle dichiarazioni dei
redditi, versando l’importo forfetario di lire
centomila presso gli Uffici IVA competenti
« entro il 30 giugno 1995 ».
Detta sanatoria, il cui termine è stato più
volte prorogato (da ultimo l’articolo 15,
comma 1 della legge 27 dicembre 1997,
n. 449 ha disposto lo slittamento dei termini di pagamento al 30 settembre 1998),
ha permesso un notevole aggiornamento
delle posizioni fiscali da parte degli Uffici
IVA.
Fra l’altro, coerentemente con quanto
previsto dall’ultima legge di proroga (legge
27 dicembre 1997, n. 449, articolo 15,
comma 3), la stessa Amministrazione finanziaria ha inviato, ai contribuenti che dai
dati in suo possesso risultavano essere titolari di partite IVA inattive, una comunicazione-invito a regolarizzare la propria posizione.
Per effetto di tali iniziative il numero
delle posizioni fiscali ancora da regolarizzare si è notevolmente ridotto.
Pertanto non appare opportuno, al momento, statuire, con una apposita norma, il
divieto di rilasciare o accettare certificazioni, atteso che, peraltro, un divieto generalizzato potrebbe comportare molteplici inconvenienti non solo per il contribuente ma
anche per le Amministrazioni pubbliche.
Il Ministro delle finanze: Ottaviano Del Turco.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Ministro della sanità. — Per sapere – premesso che:
il piano sanitario nazionale, avviato
con decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998, si propone, fra l’altro,
traguardi realizzabili nel medio e nel lungo
periodo in tema di miglioramento del livello di salute del popolo italiano;
la tabella XIII promuove, con l’obiettivo I, comportamenti e stili di vita salutari;
nell’ambito
dell’alimentazione
piano si propone di:
il
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
LXXXV
AI RESOCONTI
ridurre l’energia derivante dai
grassi a non più del 30 per cento dell’apporto calorico quotidiano;
ridurre l’energia derivante da grassi
saturi a meno del 10 per cento dell’ apporto calorico quotidiano;
aumentare l’energia derivante da
carboidrati ad almeno il 55 per cento
dell’apporto calorico quotidiano;
ridurre la quota di energia derivante dallo zucchero a meno del 10 per
cento dell’apporto calorico quotidiano;
ridurre la quantità quotidiana di
sale da cucina a meno di 6 grammi;
obesi;
ridurre la prevalenza di individui
l’obiettivo appare condivisibile ed ambizioso, anche se, ad oggi, non pare che il
ministero abbia avviato particolare procedure indicatrici della concreta volontà di
raggiungere gli obiettivi medesimi –:
in relazione all’obiettivo I della tabella XIII del piano sanitario nazionale, e
in modo particolare in relazione agli interventi nell’ambito dell’educazione alimentare, quali iniziative concrete siano
state assunte, partitamente per ciascuno
degli obiettivi indicati, e quali risorse siano
state impiegate per organizzare la prevista
opera di educazione alimentare. (4-33317)
RISPOSTA. — Gli obiettivi delineati dal
Piano Sanitario Nazionale (PSN) riprendono sostanzialmente gli standard nutrizionali proposti dai più accreditati organismi
operanti nel settore della nutrizione, al fine
del conseguimento di importanti obiettivi
sanitari, in termini di prevenzione, attraverso una alimentazione corretta quale elemento di uno stile di vita adeguato.
Tali obiettivi a tutt’oggi mantengono la
loro validità e continuano, in tal modo, a
rappresentare gli standard nutrizionali di
riferimento.
Al riguardo, segnali confortanti emergono dall’analisi dei dati sui consumi alimentari che attesta, in questi ultimi anni,
un tendenziale avvicinamento agli standard
Camera dei Deputati
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raccomandati da parte della popolazione
italiana (principale obiettivo del PSN per
quanto concerne l’alimentazione), anche se
occorre migliorare ulteriormente la situazione.
Per quanto concerne le iniziative intraprese dal Ministero della Sanità, si segnala
l’emanazione delle linee guida concernenti
l’organizzazione del Servizio di igiene degli
alimenti e della nutrizione (SIAN) nell’ambito del Dipartimento di prevenzione delle
aziende sanitarie locali, con il decreto ministeriale 16 ottobre 1998.
Dette linee guida hanno definito dettagliatamente le competenze e le articolazioni
funzionali dell’area dell’igiene della nutrizione, nell’ottica di favorire l’adozione delle
strategie più idonee di prevenzione a livello
territoriale e nazionale.
È in corso l’iter per l’emanazione di altri
provvedimenti normativi.
Si segnala, tra essi, quello volto a potenziare il programma di idroprofilassi, con
il quale, tra l’altro, si consente l’impiego di
sale arricchito con iodio anche nella preparazione dei prodotti alimentari, in sostituzione del comune sale da cucina, al fine
di eradicare dal territorio nazionale il gozzo
e gli altri disordini da carenza iodica.
Tale iniziativa fa seguito ad una specifica
campagna di informazione promossa dal
ministero nel recente passato, che è stata
finalizzata al conseguimento di un duplice
obiettivo concernente il sale alimentare: la
riduzione del suo consumo giornaliero globale, nonché la promozione dell’uso di
quello arricchito con iodio per gli usi domestici.
Si segnala – altresı̀ – il provvedimento,
in itinere, di attuazione dell’articolo 8 del
decreto ministeriale 500/94 (concernente i
sostituti del latte materno e le formule di
proseguimento), diretto ad assicurare una
corretta informazione per le famiglie e gli
operatori sull’alimentazione della prima infanzia.
Lo stesso provvedimento reca norme per
favorire una pubblicità di tipo informativo
anche per i prodotti dietetici e gli integratori
alimentari.
È in programma, inoltre, la diffusione di
un CD in 1000 esemplari da distribuire alle
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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LXXXVI
B
AI RESOCONTI
Autorità sanitarie a livello regionale e locale, nel quale è contenuta la versione revisionata dei primi 5 opuscoli della collana
« Teoria e pratica della sana alimentazione », messi a punto in occasione della campagna straordinaria di educazione alimentare e di informazione dei consumatori condotta dal Ministero nel 1990.
Meritano, infine, di essere evidenziate
altre due importanti iniziative attualmente
in fase di ultimazione.
La prima riguarda l’elaborazione del
Progetto Obiettivo per l’alimentazione e la
nutrizione espressamente previsto dal PSN,
con particolare riferimento alle esigenze
connesse con la ristorazione collettiva nei
contesti scolastici, lavorativi e di comunità.
Al riguardo, si stanno anche valutando le
modalità con cui intervenire per garantire
l’opzione vegetariana nei servizi di mensa,
nonché l’adeguatezza nutrizionale di tutti i
menù serviti.
La seconda iniziativa concerne la predisposizione di linee guida, da diffondere capillarmente a tutti gli operatori del settore
e ai SIAN, per pervenire ad un uniforme
trattamento sul territorio delle principali
patologie correlate con l’alimentazione.
Il Sottosegretario di Stato per la
sanità: Ombretta Fumagalli
Carulli.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Presidente del Consiglio dei ministri. — Per
sapere – premesso che:
in data 20 gennaio 2001 si è svolta la
cerimonia dell’insediamento ufficiale del
nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America George Bush;
pur se ancora sinteticamente, il nuovo
Presidente degli USA ha tratteggiato il proprio programma;
fra le varie questioni che George Bush
si appresta ad affrontare, il rapporto Stati
Uniti-Irak assume una particolare valenza
e rilevanza;
il vice Presidente Dick Cheney ha già
annunciato che « potrebbe non esservi al-
Camera dei Deputati
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tra scelta » che allontanare Saddam Hussein da Baghdad se fosse provato che continua a produrre armi non convenzionali;
Colin Powell, dinnanzi al Congresso
americano, ha preferito sostenere la tesi
alternativa di un inasprimento delle sanzioni nei confronti dell’Irak;
le due opzioni sono indubbiamente
problematiche, atteso che la prima afferma
un preteso diritto di ingerenza negli affari
interni di uno Stato sovrano, sino al punto
di voler rovesciare un governo, mentre la
seconda sembra urtare con le iniziative
assunte da molti parlamenti di Stati occidentali, fra i quali l’Italia, che ha recentemente approvato una risoluzione, sottoscritta da tutti i gruppi politici, con cui si
richiede, senza entrare nel merito delle
valutazioni sul regime irakeno, di por fine
all’embargo per ragioni prettamente umanitarie, atteso che la popolazione civile da
ormai dieci anni è costretta a sofferenze
indicibili per colpe comunque non sue;
appare pertanto necessario che la nostra diplomazia, anche in ragione della
risoluzione approvata, si attivi per rappresentare al nuovo esecutivo statunitense la
volontà di distinguere la figura politica di
Saddam Hussein dal problema, ineludibile,
delle gravissime conseguenze che l’intero
popolo irakeno sta sopportando –:
quali iniziative intende assumere per
rappresentare il pensiero e la volontà del
Parlamento italiano che, senza entrare nel
merito politico della politica della classe
dirigente irakena, ha comunque sottolineato la necessità urgente di attivarsi per
porre fine ad un regime sanzionistico che
sta provocando, secondo i calcoli più accreditati, non meno di 8.000 morti al mese
fra la popolazione civile, e soprattutto fra
vecchi e bambini.
(4-33568)
RISPOSTA. — In sede comunitaria ed in
sede Nazioni Unite il Governo italiano ha
dato prova di un costante impegno, volto ad
ottenere un’applicazione più flessibile dell’embargo, in vista di un suo possibile superamento.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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LXXXVII
—
B
AI RESOCONTI
—
Un primo positivo sviluppo registratosi
in sede ONU, consiste nell’approvazione da
parte del Consiglio di Sicurezza, il 5 dicembre 2000, della Risoluzione n. 1330, volta a
garantire un più sollecito e razionale funzionamento del meccanismo sanzionatorio,
soprattutto per i beni destinati al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione irachena.
Permane, innegabilmente, un cattivo
funzionamento del Programma « Oil for
food », dovuto ad inadempienze burocratiche dei vari organi dell’ONU incaricati della
sua gestione, che preclude una possibile
ricostruzione dell’economia irachena ed incide, quindi, negativamente sul livello di
vita della popolazione.
Da stigmatizzare, ad esempio, è il perverso meccanismo in base al quale l’invio di
attrezzature mediche in Iraq, viene spesso
ostacolato dalla natura bivalente (civile o
militare) di alcune componenti.
La gestione del Conto Corrente delle
Nazioni Unite, su cui affluiscono i proventi
delle esportazioni di petrolio irachene e dal
quale vengono emessi gli ordini di pagamento delle forniture, non è anch’essa
esente da critiche. La nostra Rappresentanza presso le Nazioni Unite è stata a più
riprese attivata per rimuovere gli ostacoli
che di volta in volta si frappongono all’approvazione, dei contratti stipulati da ditte
italiane o al pagamento delle forniture.
La posizione italiana – di preoccupazione per il deteriorarsi della situazione
umanitaria in Iraq, ferma restando la necessità di verificare l’eliminazione di armi di
distruzione di massa – è stata ribadita dal
Ministro nel corso dell’incontro con il Segretario di Stato USA, Colin Powell, avvenuto lo scorso 22 febbraio a Washington.
La stessa Amministrazione statunitense
sembra essersi convinta della necessità di
una revisione del meccanismo delle sanzioni, che non sembrano aver prodotto i
risultati sperati. All’indomani della sua missione nel Medio Oriente, il Segretario di
Stato ha dichiarato di auspicare un ripensamento dell’embargo, che allarghi le maglie
per l’importazione di beni ad uso civile e
garantisca un più stretto controllo sulle
forniture suscettibili di impiego militare.
Camera dei Deputati
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Il nostro Paese continuerà a sollevare
con l’Amministrazione statunitense e con gli
altri Paesi dell’Unione Europea, in particolare Francia e Regno Unito, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, la questione delle sanzioni all’Iraq, al fine di
pervenire ad un loro superamento nel rispetto dello spirito delle Risoluzioni ONU.
In questa prospettiva, il Governo italiano
guarda con fiducia ai primi incontri, svoltisi
il 26 e 27 febbraio a New York, tra il
Segretario Generale Kofi Annan ed il Ministro degli Esteri iracheno Al Sahaf, e si
attende che, nel corso dei prossimi colloqui,
venga superato l’attuale stallo nei rapporti
tra Baghdad e l’ONU.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Rino Serri.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere – premesso che:
molti titolari di pensione continuano
a non comprendere la ragione per la quale
vengono trattenute somme, ancorché modestissime, a favore dell’Onpi;
la soppressione e la liquidazione dell’Onpi, infatti, risulta disposta con decreto
risalente all’agosto 1978;
è ben vero che i fondi riscossi dall’Inps e già destinati all’Onpi vengono trasferiti al ministero del tesoro, ai fini della
ripartizione trimestrale tra le regioni, ma è
altresı̀ vero che è difficile, per il cittadino
pensionato, comprendere una logica che
perpetua una trattenuta a ventitré anni di
distanza dal decreto di soppressione dell’ente destinatario e beneficiario –:
se e fino a quando si perpetuerà la
trattenuta a favore dell’ex-Onpi, considerato che dalla data di soppressione e di
messa in liquidazione è trascorso quasi un
quarto di secolo.
(4-33978)
RISPOSTA. — La legge 21 ottobre 1978,
n. 641 ha previsto la soppressione e la
liquidazione dell’ONPI ma non la cessazione della relativa contribuzione.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
LXXXVIII
—
AI RESOCONTI
—
L’articolo 1-sexies della citata legge
n. 641 ha, infatti, stabilito al 2o comma, la
ripartizione delle entrate dell’ONPI fra le
regioni in proporzione al numero dei pensionati INPS residenti al 1997 da destinare
successivamente ai comuni, singoli o associati. Il 3o comma dello stesso articolo ha
altresı̀ previsto che, fino all’entrata in vigore
delle leggi regionali per il riordino delle
materie trasferite, tali entrate restassero destinate all’assistenza anziani.
Inoltre, per espressa previsione dell’articolo 1-duodecies della citata legge i fondi
riscossi dall’INPS e già destinati all’ONPI
vengono trasferiti al Ministero del Tesoro, ai
fini della ripartizione trimestrale tra le regioni.
Il Ministro del lavoro e della
previdenza sociale: Cesare
Salvi.
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al
Ministro degli affari esteri. — Per sapere –
premesso che:
la stampa nazionale ed internazionale
ha dato ampio risalto alle dichiarazioni
rese, a Damasco, dal Presidente della Commissione Europea Romano Prodi in relazione agli esiti delle recentissime elezioni
politiche generali in Israele, che hanno
visto il successo netto di Sharon;
il Presidente della Commissione Europea avrebbe dichiarato: « Esprimiamo
inquietudine sia per i risultati dell’elezione
del primo ministro, sia per la posizione e
il passato di Sharon. Ci auguriamo che in
Israele venga costituito un governo ragionevole » (cfr. Il Giornale di domenica 11
febbraio 2001 alla pagina 12);
ad avviso dell’interrogante, se confermate, tali affermazioni costituirebbero certamente una espressione quasi scolastica di
(dilettantismo e di imprudenza diplomatica e dovrebbero indurre il nostro governo
ad assumere una posizione ufficiale atteso
che le dichiarazioni di Romano Prodi sono
state rilasciate nella qualità di Presidente
Camera dei Deputati
SEDUTA DEL
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APRILE
2001
della Commissione Europea e dunque appaiono coinvolgenti anche il Governo italiano –:
se sia stato accertato se effettivamente il Presidente della Commissione Europea Romano Prodi abbia rilasciato le
sovraricordate dichiarazioni sull’esito delle
elezioni israeliane e sulla figura del nuovo
premier Sharon;
in caso affermativo, se esse non costituiscano, a giudizio del Governo italiano,
un esempio di insipienza diplomatica;
sempre in caso affermativo, se non
ritenga il Governo italiano che esse sia di
grave nocumento per i rapporti fra Unione
Europea e Stato di Israele;
se il Governo italiano condivida l’opinione espressa da Romano Prodi e, in caso
negativo, se non ritenga di dover assumere
una posizione ufficiale di chiarezza da
trasmettere al Governo israeliano e se comunque non ritenga di dover invitare il
Presidente della Commissione Europea ad
un atteggiamento caratterizzato da maggior senso di responsabilità e di prudenza.
(4-34012)
RISPOSTA. — Tramite il suo Gabinetto –
interpellato in proposito – il Presidente
Prodi ha smentito di aver rilasciato a Damasco le dichiarazioni attribuitegli da Il
Giornale di domenica 11 febbraio. Il medesimo Gabinetto ci ha indicato come corretto, invece, il resoconto fornito dal Bollettino « Agence Europe » del 12 febbraio,
secondo cui il Presidente Prodi ha invitato
i Paesi arabi a non formulare « giudizi
preliminari » sull’elezione di Sharon.
Inoltre, sul tema in discussione, va registrato il messaggio ufficiale che il Presidente Prodi ha indirizzato al nuovo Capo
del Governo israeliano, nel quale, oltre alle
congratulazioni per il successo elettorale, si
sottolinea l’augurio per il conseguimento di
risultati positivi nella ricerca della pace e
della stabilità per la regione, e si conferma
l’attivo impegno che l’Unione Europea continuerà a sviluppare a sostegno del processo
di pace in Medio Oriente.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
—
ALLEGATO
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LXXXIX
B
AI RESOCONTI
Tale posizione è pienamente in linea con
le recenti prese di posizione dell’Unione
Europea e non può che essere condivisa dal
Governo italiano.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Umberto Ranieri.
DI ROSA. — Al Ministro del lavoro e
della previdenza sociale. — Per sapere –
premesso che:
è in corso da tempo nel settore assicurativo un’azione sindacale per il rinnovo
dei contratti dei dipendenti grandi agenzie
Ina-Assitalia e delle medio-piccole, scaduti
rispettivamente il 1o aprile 1998 e il 1°
gennaio 1999;
il rinnovo del contratto di lavoro è
strettamente connesso con operazioni di
ristrutturazione aziendale che in particolare riguardano le agenzie di Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna e Napoli;
non appaiono chiare le ragioni per
cui non si è ancora pervenuti alla chiusura
della trattativa per il rinnovo del contratto
di lavoro, nonostante la dichiarata disponibilità del sindacato a misurarsi con i
problemi della riorganizzazione del sistema delle agenzie ormai in crisi;
il perdurare di tale situazione genera,
oltre che disagi per i clienti, vivissima
preoccupazione per i lavoratori che, temendo la messa in discussioni dei livelli
occupazionali, partecipando compattamente alle azioni di lotta promosse dal
sindacato –:
se non ritenga opportuno e urgente intervenire per favorire il rinnovo
del contratto di lavoro e la definizione
di misure di riorganizzazione aziendale
che non mettano in discussione i livelli
occupazionali.
(4-32495)
RISPOSTA. — In ordine all’atto parlamentare cui si risponde si rappresenta quanto
comunicato al riguardo dalle competenti
Direzioni Provinciali del Lavoro.
L’INA-ASSITALIA ha modificato il proprio assetto societario e, attualmente, l’azio-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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2001
nista di maggioranza è il Gruppo Generali
S.p.a.. La riorganizzazione della società ha
seguito l’ottica commerciale del Gruppo Generali e, pertanto, è stato dato seguito alla
parcellizzazione della struttura societaria in
tante piccole agenzie con portafoglio contenuto. Tale ristrutturazione comporta,
quindi, sia la suddivisione del territorio di
competenza delle « grandi agenzie » tra tutte
le piccole di nuova istituzione, sia il trasferimento a queste ultime del personale
dipendente. Attualmente esistono diverse
agenzie medio-grandi e 6 « grandi », dislocate a Milano, Torino, Genova, Bologna,
Firenze e Napoli. L’iniziativa di « scorporo »,
secondo l’INA interesserebbe solo le Agenzie
di Genova e Napoli.
A Firenze, la Direzione Provinciale del
Lavoro comunica che in questa fase non
sono previsti tagli di personale ma tali
problemi sono all’origine delle agitazioni
sindacali.
Per quanto concerne, poi, l’Agenzia Generale di Genova, la competente Direzione
Provinciale del Lavoro riferisce che sarà
divisa in tre agenzie minori (di cui due con
un numero di addetti inferiore a 15 unità,
presso le quali sarebbero collocati gli attuali
46 dipendenti, dei quali 7 con contratto di
formazione e lavoro. I predetti lavoratori
sono, dal 15 dicembre 2000, riuniti in assemblea permanente a causa della rottura
delle trattative tra le organizzazioni sindacali di categoria e l’Associazione degli Agenti
Generali Anagnina, per il rinnovo del contratto, scaduto da circa tre anni. L’assemblea è finalizzata ad impedire qualunque
operazione di scorporo del portafoglio, in
assenza di un accordo che preveda il mantenimento nel tempo delle condizioni economiche e normative attuali, ivi comprese le
tutele previste dallo Statuto dei lavoratori,
che non sarebbero applicabili nel caso che
le future agenzie fossero strutturate con un
organico inferiore a 15 dipendenti.
Il 29 dicembre 2000, l’INA dichiarava la
sospensione e il rinvio della frammentazione per le Agenzie di Genova e Napoli,
mentre per il rinnovo del contratto si manifestava disponibile al rinnovo solo per i
dipendenti già in servizio. La trattativa è
proseguita e, l’11 gennaio u.s., la società
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XC
Camera dei Deputati
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AI RESOCONTI
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SEDUTA DEL
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manifestava la disponibilità a concedere le
tutele soltanto per 18 mesi e per il mantenimento dell’applicazione della parte normativa del contratto non oltre il 31 dicembre 2002.
Le parti hanno concordato di riprendere
quanto prima le trattative pur non avendo
fissato un calendario degli incontri.
RISPOSTA. — In merito alla vicenda segnalata nella interrogazione, si comunica
che il competente Reparto territoriale della
Guardia di Finanza risulta aver avviato
accertamenti nei confronti di tre persone
risultate intestatarie di talune autovetture e
roulottes parcheggiate all’interno di un’area
recintata, ubicata in Treviso, via Castellana.
Il Ministro del lavoro e della
previdenza sociale: Cesare
Salvi.
Il Ministro delle finanze: Ottaviano Del Turco.
LUCIANO DUSSIN, STUCCHI, DOZZO,
DONNER, BIANCHI CLERICI, SANTANDREA, GIANCARLO GIORGETTI, MICHIELON e MARTINELLI. — Al Ministro
delle finanze, al Ministro dell’interno. — Per
sapere − premesso che:
la Mercedes coupé 500 CL e la Ferrari
Testarossa sono autovetture di lusso dal
costo complessivo di circa 500 milioni;
agli interroganti non dispiacerebbe
possederne anche una sola;
nonostante gli interroganti siano titolari di un’indennità parlamentare di circa
200 milioni lordi annui, come risultante
dalle singole dichiarazioni dei redditi, l’acquisto di queste autovetture non è economicamente sostenibile;
al contrario attualmente presso il
campo nomadi di Treviso, sito in prossimità della località Paese in via Castellana,
fanno bella mostra due fiammanti autovetture simili a quelle in premessa −:
se non intendano verificare la congruità delle dichiarazioni dei redditi degli
intestatari delle autovetture in mostra
presso questo campo nomadi;
se, qualora verificata la mancanza di
redditi dichiarati tali da poter giustificarne
il possesso, non intendano allertare la
guardia di finanza affinché verifichi la
provenienza del capitale necessario per
l’acquisto delle predette autovetture, ovvero se non accerti la provenienza potenzialmente illecita.
(4-32557)
FOTI. — Al Ministro degli affari esteri. —
Per sapere – premesso che:
il 10 dicembre 1999, con regolare atto
notarile, il signor Bruno Lasorella (nato a
Bologna il 28 novembre 1935, residente in
Piacenza, Via Respighi 17) e la signora
Lodigiani Giuditta (nata a Piacenza il 12
maggio 1938, ed ivi residente in via Respighi 17) trasferivano, a titolo oneroso, al
signor Leonardo Josè Scalise e alla signora
Gabriella Marcela Gorosino i beni di loro
proprietà posti in Islas Malvinas, A. Korna
(provincia di Buenos Aires);
detti venditori sostengono che l’importo pagato per il trasferimento della
proprietà in questione sia stato inferiore a
quello inizialmente pattuito;
ogni tentativo, da parte degli interessati, di ottenere giustizia interessando della
questione il signor Grenci, agente consolare di Lomas De Zamora, è rimasto
vano –:
se intenda disporre le opportune verifiche per quanto di competenza cosı̀ da
accertare i motivi per i quali i predetti
nostri connazionali siano stati ingiustamente truffati.
(4-28844)
RISPOSTA. — Il 21 giugno 1999 perveniva
presso il Consolato Generale d’Italia di La
Plata una missiva con la quale i coniugi
Lasorella-Lodigiani, cittadini italiani, illustravano i propri problemi legati alla vendita di un immobile di loro proprietà, sito
nelle Islas Malvinas, chiedendo un aiuto
economico, che fu accordato dal Consolato
Generale di La Plata quattro giorni dopo.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XCI
AI RESOCONTI
Contemporaneamente, il predetto Consolato avviava un’intensa attività di assistenza
dei predetti connazionali, volta a chiarire la
situazione giuridica relativa alla vendita
dell’immobile.
A seguito di tale intervento, emergeva che
i coniugi in questione avevano da tempo
messo in vendita la propria abitazione e che,
al momento di formalizzare l’accordo, si
erano trovati di fronte all’impedimento costituito dall’ipoteca sull’immobile iscritta in
favore del « Banco de la Provincia » di Buenos Aires e dovuta alla mancata restituzione, da parte del Sig. Lasorella e della
Sig.ra Lodigiani, di un prestito contratto
con tale istituto bancario nel 1993.
Successivamente, i coniugi Lasorella-Lodigiani stipulavano un compromesso di
vendita immobiliare con la Sig.ra Gabriela
Gorosito, nonostante il parere contrario
della Rappresentanza consolare italiana, più
volte contattata in proposito dalla Sig.ra
Lodigiani, e nonostante si fosse ancora in
attesa di una risposta da parte dell’istituto
bancario circa le possibilità di superare
l’impedimento ipotecario.
In seguito, la parte acquirente, venuta a
conoscenza del vincolo ipotecario sulla proprietà, chiedeva l’annullamento del contratto e la conseguente restituzione dell’anticipo versato, cosa che veniva categoricamente rifiutata dai coniugi Lasorella-Lodigiani.
Nel corso dello stesso anno, a seguito di
un ulteriore intervento della Rappresentanza consolare italiana di La Plata, si
giungeva ad una conciliazione tra le parti in
base alla quale si riusciva ad ottenere il
nulla osta della banca per il trasferimento
dell’immobile, la concessione di un prestito
alla parte acquirente e la contestuale cancellazione dell’ipoteca, previa deduzione dell’importo e delle spese accordate.
Successivamente, una volta incassato il
prezzo della vendita, i coniugi LasorellaLodigiani si rivolgevano nuovamente alla
Rappresentanza consolare di La Plata, chiedendo notizie in merito alle prescrizioni
doganali relative al trasporto dei loro beni
immobili; quindi, senza perfezionare la relativa pratica, facevano presumibilmente
rientro in Italia.
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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APRILE
2001
Da quanto sopra esposto e con riferimento ai quesiti posti dall’interrogante, si
evince che la differenza tra il prezzo di
vendita originariamente pattuito dai coniugi
e quello effettivamente incassato è stata
determinata, verosimilmente, dalla mancata
comunicazione alla parte acquirente dell’esistenza di un’ipoteca sull’immobile. Tale
circostanza avrebbe potuto determinare addirittura l’annullamento del negozio e l’obbligo di restituzione dell’anticipo già incassato dai coniugi Lasorella-Lodigiani.
Inoltre, dall’esposizione dei fatti emerge
che il Consolato Generale di La Plata e la
dipendente Agenzia consolare italiana di Lomas De Zamora si sono costantemente e
fattivamente prodigate per fornire tutta l’assistenza possibile, sia economica che giuridico-legale, ai predetti connazionali, cercando nel contempo di pervenire ad una
soluzione della vertenza favorevole ai coniugi Lasorella-Lodigiani.
D’altra parte, la stessa Rappresentanza
consolare italiana di La Plata era già intervenuta più volte nel corso degli ultimi
anni a favore dei coniugi Lasorella-Lodigiani, erogando numerosi sussidi economici,
ordinari e straordinari, per un ammontare
complessivo pari a 10.985 US$.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Franco Danieli.
FOTI. — Al Ministro della sanità, al
Ministro per le politiche agricole e forestali.
— Per sapere – premesso che:
da quando è esploso il caso della
encefalopatia spongiforme gli allevatori
italiani hanno subito danni per più di 2
miliardi al giorno;
essendo mancata un’informazione
corretta ed ufficiale da parte dei ministeri
competenti, si è finito per lasciare la gestione della questione nelle mani dei mass
media, interessati – ovviamente – più al
sensazionalismo che all’obiettività dei fatti;
il comparto zootecnico dà occupazione diretta a 80.000 addetti, mentre il
numero dei capi allevati è pari a circa 7
milioni;
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XCII
AI RESOCONTI
le associazioni di categoria, fin dal
1997, sollecitano i ministri competenti a
dare attuazione alla cosiddetta « anagrafe
bovina », una sorta di carta di identità degli
animali;
nei provvedimenti normativi, anche di
urgenza, recentemente emanati in condizioni di emotività, non è stato valutato che
interventi su di una singola sezione del processo produttivo avrebbero comportato –
come si è puntualmente verificato – la disfunzione dell’intera filiera carni bovine −:
se intenda avviare un piano straordinario che preveda di compensare gli allevatori dei danni subiti e stanzi adeguate
risorse economiche che favoriscano investimenti in colture proteaginose, sı̀ da definitivamente bandire le farine animali.
(4-33460)
RISPOSTA. — Il sistema di identificazione
e registrazione degli animali della specie
bovina previsto dal Regolamento CE 1760/
2000, che ha abrogato il Regolamento CE
820/1997, è in applicazione su tutto il territorio nazionale.
Detto regolamento comunitario impone
un passaporto individuale per gli animali
nati dopo il 1o gennaio 1998; tuttavia il
Ministero della Sanità ha disposto che il
rilascio del passaporto sia esteso anche agli
animali nati prima di quella data, i quali
vengano movimentati anche se destinati al
macello, con decorrenza dal 1o gennaio 2001.
Tale passaporto è rilasciato esclusivamente dal Servizio veterinario della ASL
competente per territorio.
Ciascun allevatore è tenuto a registrare
tutti i movimenti di entrata ed uscita degli
animali della specie bovina nel registro di
stalla, comprese tutte le nascite e le morti,
ed è obbligato, altresı̀, a notificare ogni
variazione intervenuta nella sua stalla al
Servizio veterinario dell’ASL.
Il regolamento comunitario prevede,
inoltre, la costituzione di una banca dati
informatizzata a partire dal 31 dicembre
1999: il disegno organizzativo della Banca
Dati nazionale che è stata realizzata nel
nostro Paese di fatto deriva direttamente dal
modello organizzativo dell’anagrafe.
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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APRILE
2001
Infatti, tutti i dati relativi all’anagrafe
sono presenti presso le banche dati dei
Servizi veterinari ed il centro ha la funzione
di nodo centrale della banca dati come
previsto dall’Unione Europea.
L’architettura del sistema, cosı̀ come a
suo tempo concordato con le stesse regioni,
prevedeva un nodo regionale di raccolta, ma
allo stato attuale solamente le Regioni Basilicata, Puglia, Lazio, Marche, Umbria, Veneto, Piemonte, Lombardia e la Provincia di
Bolzano hanno realizzato la banca dati regionale direttamente interconnessa con
quella nazionale, mentre nel resto del Paese
la trasmissione dei dati avviene direttamente
dalle Aziende Unità Sanitarie Locali.
Il Ministero della Sanità ha messo a
disposizione nel 1999 la rete informatica del
Sistema Informativo Sanitario (SIS), che
collega tutte le Aziende USL e gli Assessorati
regionali alla Sanità con il Ministero della
Sanità.
Per quanto riguarda l’erogazione dei
premi zootecnici, è opportuno ricordare che
dal 1997 il Ministero della Sanità collabora
nella verifica dei dati con l’AIMA e, ad oggi,
con l’AGEA e non risulta che si siano
verificate delle inadempienze che abbiano
comportato una mancata corresponsione
dei premi agli allevatori.
Per quanto riguarda il futuro, si precisa
che il Ministero della Sanità è in procinto di:
estendere quanto più possibile la rete
informatica esistente anche attraverso l’utilizzo di tecnologie Internet, per rendere più
capillare la divulgazione delle informazioni;
realizzare delle specifiche convenzioni
con le Organizzazioni Professionali Agricole,
allo scopo di facilitare gli allevatori nelle
dichiarazioni di loro competenza;
avviare un programma di ispezione
sull’intero territorio nazionale, al fine di
verificare lo stato di aggiornamento dell’anagrafe bovina: le ispezioni saranno effettuate da uno specifico gruppo ispettivo
del quale fanno parte anche rappresentanti
di alcune Regioni.
Il Sottosegretario di Stato per la
sanità: Ombretta Fumagalli
Carulli.
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XCIII
AI RESOCONTI
FRATTA PASINI. — Al Ministro dei
lavori pubblici. — Per sapere − premesso
che:
la quasi totalità del territorio italiano
può essere considerata in qualche misura
a rischio sismico;
tuttavia solo in alcune aree, nelle
quali tale rischio risulta più elevato, esistono particolari vincoli rispetto alla costruzione delle abitazioni;
oggi quindi la costruzione nel semplice rispetto della legge di strutture pubbliche, nella gran parte del nostro territorio, non risulta soggetta a vincoli nella
progettazione, relativi a caratteristiche atte
a resistere alle sollecitazioni prodotte da
eventi sismici;
peraltro nell’ambito delle costruzioni
edili il progettare e realizzare interventi
nel rispetto delle più severe normative
previste per le zone sismiche non comporta
incrementi di spesa particolarmente onerosi, e rende le costruzioni non soltanto
comunque più sicure, ma anche più durature nel tempo;
l’adozione di tali vincoli determinerebbe per quanto riguarda edifici normali,
un incremento di costi non superiore al 2-3
per cento −:
se non rilevi il Governo l’opportunità
di estendere i vincoli corrispondenti a un
grado di sismicità S=6 alla totalità degli
edifici pubblici di nuova costruzione e − se
non particolarmente impegnativo − per le
strutture esistenti che si andranno a sottoporre a radicali interventi di ristrutturazione.
(4-26768)
RISPOSTA. — Le costruzioni in zona sismica sono regolate dalla legge n. 64/74 e
relativi decreti ministeriali attuativi (per
ultimo il decreto ministeriale del 16 gennaio
1996), con i quali, nel tempo, sono stati
stabiliti i criteri tecnici da adottare per la
progettazione e la realizzazione di strutture
resistenti al sisma.
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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Il territorio nazionale dichiarato sismico
è suddiviso in zone di 1a 2a e 3a categoria,
a seconda del grado di rischio a cui è
soggetto.
Tale suddivisione in fasce di diverso rischio sismico – stabilita mediante una serie
di decreti ministeriali emanati tra il 1975 e
il 1984 – è stata effettuata, in generale, sulla
base dell’analisi storica degli eventi tellurici
verificatisi negli anni sul territorio.
In relazione alle suddette modalità in
individuazione adottate in precedenza e, soprattutto, in considerazione delle più aggiornate attuali conoscenze scientifiche, si
ritiene senza meno condivisibile l’esigenza di
una revisione della classificazione sismica
del territorio nazionale.
Al riguardo risulta operante presso questo dicastero, un Comitato di studio per
l’aggiornamento degli elenchi delle zone dichiarate sismiche, nonché per l’attribuzione
alle zone sismiche di valori differenziati del
grado di sismicità.
Circa la proposta di « estendere i vincoli
corrispondenti a un grado di sismicità S=6
alla totalità degli edifici pubblici di nuova
costruzione e – se non particolarmente impegnativo – per le strutture esistenti che si
andranno a sottoporre a radicali interventi
di ristrutturazione », si precisa che le norme
attuali prevedono, per le zone dichiarate
sismiche, tutta una serie di provvedimenti
che non si limitano alla sola definizione
delle ulteriori azioni da applicare alle strutture, ma coinvolgono anche aspetti di carattere urbanistico, limitando, ad esempio,
l’altezza totale degli edifici a seconda della
loro tipologia costruttiva, nonché della loro
altezza nei confronti della larghezza delle
strade su cui prospettano. A questi provvedimenti di natura tecnica si uniscono poi
talune disposizioni di carattere procedurale
quale, ad esempio, il controllo degli Uffici
del Genio Civile sulla progettazione e l’esecuzione delle opere.
Pertanto, ove si dovesse presupporre che
anche per le zone attualmente dichiarate
non sismiche esiste un livello di rischio tale
da richiedere l’adozione di provvedimenti
cautelativi, questi non potrebbero limitarsi
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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XCIV
AI RESOCONTI
al solo incremento delle azioni sulle strutture, ma dovrebbero comprendere anche le
altre disposizioni di natura tecnica e procedurale.
È chiaro che il provvedimento proposto
comporterebbe quindi un’aggravio dei costi
delle costruzioni che andrebbe ben al di là
del 2-3 per cento stimato dall’interrogante,
limitando in modo significativo l’attività
costruttiva.
La realizzazione di edifici pubblici con
l’applicazione di un grado di sismicità S=6
anche in zone allo stato dichiarate non
sismiche, mentre da un canto potrebbe essere insufficiente in relazione all’effettivo
rischio sismico della zona, da un altro, ove
la zona non fosse effettivamente soggetta a
rischio sismico, rappresenterebbe un inutile
aggravio dei costi senza alcun concreto vantaggio per la sicurezza e la durabilità delle
costruzioni.
Infatti, la sicurezza di una costruzione
dipende essenzialmente da una corretta progettazione che tenga conto delle effettive
azioni a cui sono sottoposte le strutture, e
non già dal mettere in conto ulteriori azioni
che abbiano nessuna o scarse probabilità di
evento, nonché dalla loro esecuzione in conformità alle buone regole dell’arte e con
l’impiego di materiali idonei, ciò che in
definitiva garantisce la durabilità di una
costruzione.
Analoghe considerazioni possono essere
svolte in merito alla possibilità di adeguamento sismico degli edifici esistenti evidenziando, in questo caso, aggravi di costi
nettamente superiori per via del particolare
impegno richiesto, sia in fase di progettazione che di esecuzione.
Allo stato, la determinazione dei « criteri
generali per l’individuazione delle zone sismiche », unitamente alla emanazione delle
norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone, compete a questo Ministero,
tenuto conto delle proposte formulate in tal
senso dal Servizio Sismico Nazionale, a ciò
preposto dall’articolo 26, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica
n. 106/93.
È opportuno, infine, precisare che il
nuovo assetto istituzionale previsto dalla
legge n. 59/97 e dai relativi decreti legislativi
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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APRILE
2001
n. 112/98 e n. 300/99, non sembra prevedere un differente quadro delle competenze.
Il Ministro dei lavori pubblici:
Nerio Nesi.
FRATTA PASINI. — Al Ministro dei
lavori pubblici. — Per sapere – premesso
che:
nella città di Verona nel tratto San
Giorgio-Ponte Pietra e nel tratto Ponte
Catena-Parona, fatta eccezione per un
breve tratto in destra fra Parona e Ponte
Catena, il fiume Adige scorre fra difese
costituite dai muri e rilevati rivestiti che
sono opere idrauliche (iniziate 1932 e perfezionate nel 1954), cosı̀ classificate dal
magistrato alle Acque;
il fiume Adige non potrebbe essere
classificato tale se non ci fossero opere
idrauliche ed è dimostrato storicamente
poiché:
nel 1276 con la prima emissione
degli « Statuti Veronesi » si trovano notizie
riguardanti l’esercizio di attiraglio lungo la
« via alzaia » eseguita tra il « Ponte alla
Catena » e « via del Pontiere »;
la « via alzaia » o attiraglio era considerata strada « spondale » a servizio della
navigazione interna necessaria, non solo
per il traino delle imbarcazioni commerciali, ma anche per accedere con mezzi a
manovalanza alle acque del fiume;
tale situazione è rappresentata anche nei secoli successivi in alcune « suppliche » presentate dalla comunità di Verona al Collegio dei Tre Scavi (1501) e ai
provveditori all’Adige (1634);
numerosi altri documenti, planimetrie e raffigurazioni artistiche del 1700
rappresentano il tratto di fiume lungo la
città di Verona con la presenza di una « via
alzaia » o attiraglio posta tra il limite della
scarpata a fiume di un modesto rilevato in
terra (argine) e la ripa emergente dal livello delle acque;
in diversi atti processuali è anche
precisato che la proprietà della « via al-
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
zaia » lungo l’asta cittadina del fiume, era
di proprietà del comune di Verona che ne
curava la manutenzione usando i soldi
incassati dalla tassa di transito;
tale situazione non cambia dopo la
caduta del Governo Veneziano, neppure
dopo quella del regno Italico instaurato da
Napoleone, né durante e dopo l’intervento
austriaco;
nel primo regolamento idraulico,
datato 1° novembre 1820 sancito dal Governo asburgico, non solo è confermata la
presenza della « via alzaia » per l’esercizio
di attiraglio, ma sono anche elencate le
norme a tutela della medesima. A memoria
di tale realtà cittadina, esiste tutt’oggi a
Verona un corso chiamato lungadige attiraglio;
la documentazione presentata all’ufficio del genio civile dall’amministrazione comunale di Verona quando, nel
1888, viene proposta (dopo la disastrosa
piena del 1882 che cambiò il volto alla
città) la costruzione dei nuovi muraglioni
cittadini da « Porta della Catena » a « Castelvecchio »;
non di meno l’articolo 72 del testo
unico 25 luglio 1904, n. 523, che accorpa
l’articolo 144 della legge 20 marzo 1865
alla F. richiama le disposizioni intorno alla
tutela e preservazione del diritto di attiraglio e della « via alzaia »;
la via alzaia è da sempre, come dimostrato, sita all’interno del rilevato o del
manufatto arginale ovvero costituisce essa
stessa rilevato, e ricade nelle competenze
del genio civile, ora Magistrato alle AcqueNucleo Operativo;
la via alzaia è una via di servizio che
deve essere mantenuta libera per permettere fattivamente al personale preposto
alla vigilanza delle opere e delle pertinenze
idrauliche di accedere alla ripa per valorizzare, proteggere e migliorare le difese
idrauliche e garantirne quindi la sicurezza;
la via alzaia se preservata e valorizzata adeguatamente costituisce in conco-
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mitanza dei livelli bassi del fiume un territorio che può essere fruito dai cittadini;
nulla esclude che eventuali interventi
di manutenzione o d’esercizio possano essere eseguiti anche da privati ovvero amministrazioni locali, non per ultima quella
comunale, purché ovviamente, tali iniziative non contrastino con quanto disposto
dalle vigenti normative;
il magistrato alle Acque, al quale
competerebbe la manutenzione non interviene –:
per quali ragioni il magistrato alle
Acque non provveda ad assicurare la doverosa manutenzione di un’opera idraulica
di sua competenza.
(4-32772)
RISPOSTA. — La via Alzaia o di Attiraglio
era, a suo tempo, un’opera necessaria per
consentire la movimentazione di barche e di
natanti a servizio del trasporto di persone,
merci, bestiame, prodotti agricoli, ecc.
La via Alzaia, quindi, pur rivestendo
carattere storico e ambientale rapportato
alle tradizioni ed agli usi del passato, non
rappresenta, sempre in senso stretto,
un’opera per la difesa idraulica del territorio secondo le varie categorie disciplinate e
classificate dal R.D. 25.07.1904, n. 523.
Gli interventi effettuati dal Magistrato
alle Acque, in verità molto pochi e ridotti
per la cronica carenza di finanziamenti statali nel settore delle opere idrauliche, non
potevano non tener conto di questo aspetto.
Il Nucleo Operativo di Verona del Magistrato alle Acque ha, comunque, in corso
d’appalto un intervento per la sistemazione
con decespugliamento e taglio della vegetazione che ostacola il regolare deflusso delle
acque lungo le arginature, nel tratto di
attraversamento della città di Verona.
L’esecuzione di tali lavori consentirà anche un recupero all’uso ricreativo delle parti
delle arginature libere dal deflusso delle
acque.
L’Autorità di Bacino dell’Adige comunica
che, nella redazione del Piano di Bacino,
terrà conto anche delle opportunità che le
pertinenze idrauliche offrono ai fini ricrea-
Atti Parlamentari
XIII LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
XCVI
AI RESOCONTI
tivi, nei limiti consentiti dal prioritario rispetto della normativa sulla sicurezza
idraulica.
Il Ministro dei lavori pubblici:
Nerio Nesi.
GAGLIARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
Genova è stata scelta quale sede del
prossimo vertice G8 che si terrà nel nostro
Paese dal 20 al 22 luglio 2001;
la designazione del capoluogo ligure è
stata, ad avviso dell’interrogante, una
« concessione » improvvisa e non meditata,
assunta in piena campagna elettorale per
le regionali, dell’allora premier Massimo
D’Alema anche per « riparare » al danno
dei mancati fondi europei alle imprese
genovesi e liguri non assegnati a causa sia
di errori governativi sia di incapacità programmatoria della giunta regionale ligure
di sinistra;
da molti anni Genova è governata da
forze politiche che ne hanno impedito la
trasformazione in metropoli tecnologica,
turistica, culturale, dei servizi e dei commerci, poiché queste hanno sempre sostenuto che quel tipo di sviluppo avrebbe
degradato Genova a « città dei pizzaioli e
camerieri »;
ora inopinatamente la sinistra scopre
che nell’ex Superba non si sa come e dove
ospitare degnamente soprattutto i preannunciati cinquemila giornalisti, cineoperatori e fotografi che, seguendo i lavori del
G8, dovrebbero indirettamente esaltare e
diffondere le bellezze della città in tutto il
mondo;
per contro il sindaco di Genova Giuseppe Pericu ha assicurato, non è dato
sapere con quali fondi, che il comune
offrirà il proprio patrocinio e relativi finanziamenti agli « aderenti alla Rete ControG8 », i quali saranno ospitati a Genova
con l’obiettivo dichiarato di bloccarne i
lavori;
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l’ampiezza e la difficoltà delle sfide
che l’evento impone, prima fra tutte quella
dell’accoglienza, non sembra vengano affrontate come occasione storica, unica ed
irripetibile, dagli amministratori genovesi
incapaci anche in questo caso di anticipare
i tempi e dare valide soluzioni al problema;
secondo notizie di stampa sarebbe
stata affidata una consulenza per organizzare l’accoglienza alla dottoressa Isabella
Susy De Martini, peraltro senza che la
stessa possa vantare esperienza e competenza nel settore e non sia chiaro quale e
quanta professionalità possa esprimere
alla prova dei fatti;
se non ritengano necessario ed opportuno fare tesoro di alcuni campanelli di
allarme e, per non far naufragare un
evento certamente storico per la città e per
il Paese, affidare l’organizzazione dell’accoglienza ad istituzioni statali competenti
ovvero ad esperti di comprovata esperienza
in materia, in modo da dare garanzie certe
di successo ai lavori e di buona accoglienza
e permanenza a coloro che per motivi
istituzionali e professionali saranno ospitati a Genova.
(4-33144)
RISPOSTA. — Si fa presente che i quesiti
sollevati nella presente interrogazione sono
strettamente attinenti all’organizzazione tecnica e logistica del Vertice, per la quale è
stata appositamente costituita una Struttura
di Missione per l’Organizzazione del Vertice
G8, che dipende istituzionalmente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri: Umberto Ranieri.
GALLETTI. — Al Ministro per la solidarietà sociale, al Ministro della pubblica
istruzione, al Ministro delle comunicazioni.
— Per sapere – premesso che:
il Piano eEurope (Lisbona, marzo
2000) prevede che « entro la fine del 2001
la Commissione europea e gli Stati membri
dovranno impegnarsi a rendere accessibili
ai disabili la struttura e il contenuto di
tutti i siti Web pubblici »;
AVANTI
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i quali svegliati dai carabinieri all`alba di ieri (24 maggio) sarebbero