I nostri alunni Rom Risultati di una piccola indagine tra il personale docente delle scuole di Bolzano 1 Editore: Caritas Diocesi Bolzano Bressanone Responsabile: Leonhard Voltmer Testi e grafica: Silvia Golino Foto di copertina: Alice Cristelli Stampa: in proprio Maggio 2014 2 Indice Nota introduttiva: chi è Rom e chi no? ...................................................... 4 1. Premessa. ........................................................................................... 6 1.1. 2. I minori Rom nelle scuole di Bolzano ............................................... 11 2.1. 3. I Rom e la scuola: una relazione difficile .................................... 6 Dati numerici ............................................................................. 13 Il questionario (anno scolastico 2012/13) ........................................ 14 3.1. I risultati del questionario (parte generale) ............................... 15 Gli alunni Rom in cifre ....................................................................... 16 Dati sulla frequenza .......................................................................... 16 Strumenti e strategie......................................................................... 17 Sfide e soluzioni ................................................................................ 18 Rapporto scuola-famiglie ................................................................. 19 Buone prassi ..................................................................................... 21 3.2. 4. I risultati del questionario (parte specifica) .............................. 22 Riflessioni finali ................................................................................. 24 5. Il servizio Caritas di mediazione interculturale scolastica a sostegno degli alunni Rom....................................................................................... 26 Allegato 1: il questionario ................................................................. 28 Bibliografia e sitografia ..................................................................... 34 3 Nota introduttiva: chi è Rom e chi no? Tra il 1991 e il 1996, gli anni della guerra civile e dello sfaldamento della Repubblica Federale Jugoslava, si diede a Bolzano un massiccio afflusso di cittadini di etnia Rom provenienti da quella zona. Erano tutti nuclei familiari giovani, intraprendenti e desiderosi di costruire per sé e per i propri figli un futuro più prospero di quello che prospettavano i neonati Stati dell’ex Jugoslavia. Nessuno proveniva direttamente da zone di conflitto acceso, tutti subivano però le ripercussioni della crisi economica dovuta alla costituzione dei nuovi Stati, nonché dei sempre più frequenti accanimenti discriminatori su base etnica, che in quel periodo si davano apertamente e impunemente. Alcuni di essi avevano già tentato la via dell’emigrazione in altri Stati del nord Europa, altri erano alla prima esperienza migratoria. I Rom giunti a Bolzano e riconosciuti dal Commissariato locale del Governo come “sfollati dell’ex Jugoslavia”, si ritrovarono in quegli anni grazie a un efficientissimo passaparola - tutti raggruppati in alloggi di fortuna (roulottes e baracche) situati abusivamente su di un terreno in disuso della zona industriale della città. Nel giro di pochi mesi, si era di fatto costituita una metacomunità: un raggruppamento volontario di persone etnicamente affini, non necessariamente tutte imparentate, né tutte provenienti dallo stesso quartiere o città di origine, ma conosciute, chiaramente distinguibili e classificabili presso le istituzioni della città (anagrafe, questura, scuole, strutture sociali e sanitarie in primis) come Rom. La storia dei campi e dei villaggi Rom nella provincia di Bolzano è stata lunga e complessa, doveva essere una soluzione provvisoria ma è durata un ventennio. Oggi a Bolzano tutte le famiglie Rom vivono in alloggio, ma il fatto di appartenere a quella metacomunità favorisce ancora il riconoscimento istituzionale di questi nuclei familiari e di chi negli anni si è aggregato a essi, come Rom, ma senza magari mai passare per i campi, sebbene non esista né sia stata richiesta una loro dichiarazione ufficiale di tale appartenenza etnica. 4 “I nostri alunni Rom”, come vuole il titolo di questo opuscolo, sono dunque minori appartenenti a quei nuclei familiari riconosciuti (e classificati) come tali dalle istituzioni scolastiche. Sono quasi tutti minori che il servizio di mediazione interculturale della Caritas di Bolzano ha seguito fin dalla prima infanzia, attraverso la conoscenza diretta delle famiglie e un rapporto profondo e pluriennale con la comunità Rom della città. Sono loro l’oggetto della piccola indagine che segue. 5 1. Premessa. 1.1. I Rom e la scuola: una relazione difficile 6 Da DUDDLE Jonny, I pirati della porta accanto, Il Castello - IdeeAli, Cornaredo (MI) 2012. Copyright dell’autore e dell’editore. 7 La scuola di oggi, specchio delle varietà etniche e culturali presenti nelle nostre città, ospita una categoria di alunni ai quali la mia attività di mediatrice interculturale presta particolare attenzione. Essa è rappresentata dagli alunni di origine Rom: bambini e ragazzi nella maggior parte dei casi nati nella nostra provincia, figli della migrazione delle numerose giovani coppie che, a seguito del conflitto civile in ex Jugoslavia, hanno deciso di trasferirsi in zone più occidentali d’Europa. Perché gli alunni di origine Rom vengono seguiti con particolare attenzione? In che cosa essi si distinguerebbero da altri alunni, che ugualmente hanno vissuto assieme alle loro famiglie l’esperienza della migrazione? Perché attorno a essi ruota un servizio di mediazione mirato e talvolta una rete di servizi sociali? Sebbene fortunatamente l’atteggiamento degli insegnanti abbia da tempo superato la visione stereotipata dello “zingaro”, perché questi alunni spesso si distinguono in classe per le loro debolezze, tanto da dovere ricorrere a interventi educativi esterni? Premesso che per conoscere il mondo che sta dietro un qualsiasi alunno, bisognerebbe avere informazioni precise sul suo specifico gruppo di appartenenza e che ciascuna persona è comunque portatrice di una storia e di una sua identità particolare, quando si parla di Rom, emerge che gran parte delle questioni che li riguardano sono da ricollegare alla peculiarità della loro posizione nella nostra società, nonché alla loro (re)interpretazione delle nostre convenzioni. Se si tiene conto, infatti, che elemento costitutivo dell’identità di un Sinto o un Rom, fin dalla sua infanzia, è la distinzione costruita e percepita nei confronti della società maggioritaria tra cui egli si trova a vivere (indipendentemente, si può aggiungere nel caso dei Rom, dalla loro migrazione), è evidente come la loro presenza in un contesto istituzionale quale la scuola possa essere caratterizzata da atteggiamenti peculiari, che in maggiore o minore misura evidenziano un certo contrasto rispetto ai temi e alle regole poste all’interno di questo contesto. 8 L’identità Rom, il modo di essere nella loro comunità e in seno alla società maggioritaria che li ospita, è fortemente basato sulla distinzione tra Rom e non-Rom. Anche se tale atteggiamento spesso non appare chiaramente al referente istituzionale, tutte le attività di una comunità ruotano attorno e sono tese al mantenimento della comunità stessa. Soltanto allora prende forma e trova significato l’essenza di un soggetto appartenente a quella comunità, e su questa distinzione si costituisce il suo senso di identità, di autonomia, di libertà. La scuola, come spazio fisico nella città, è considerata dalla comunità come “non propria”: un ambiente pensato e costruito dai non-Rom e da essi considerato “educativo”. Avremo allora un ambiente che l’istituzione ritiene “educativo”, per l’istituzione stessa l’occasione di un cambiamento, il collegamento ufficialmente riconosciuto tra il mondo dell’infanzia e l’età adulta. Ma, nonostante la famiglia possa apparire partecipe e interessata alla vita scolastica, così non è per essa. A questo proposito torna di nuovo utile ricordare che la scuola è solo uno, uno soltanto, degli ambienti di contatto e di relazione tra la comunità Rom e la società maggioritaria. Bisognerebbe quindi fermarsi a pensare che la scuola forse non sempre prepara gli alunni Rom per essere adulti Rom: abbiamo cioè da pensare innanzi tutto a un modello educativo Rom e a uno appartenente invece alla società maggioritaria. Qui la relazione, appunto, dei soggetti interni alla scuola, più che il rapporto discente-docente, diventa fondamentale per l’apprendimento e la crescita di un alunno Rom. Relazione implica una conoscenza quasi intima dell’alunno, della sua vita familiare, una condivisione acritica dei valori appartenenti alla comunità, la decostruzione dei rapporti di potere tipici dell’istituzione scolastica. La scuola può certamente diventare un ambiente educativo anche per i Rom, ma allora dobbiamo fare attenzione e provare a vedere letteralmente, cosa passa da un ambiente (la famiglia) all’altro (la scuola): cosa passa tra un ambiente e l’altro che rende quello stesso 9 spazio fisico educativo appunto, in cui la presenza del bambino diventi anche per la comunità o la famiglia significativa per la sua crescita. La scuola diventa luogo educativo, per la famiglia, nel momento in cui si realizzano alcune condizioni. Per esempio, ci sono quei bambini che la famiglia considera “troppo piccoli” per arrivare a gestire la loro presenza in un luogo estraneo, non familiare e forse neppure educativo. Per la famiglia in questi casi potrebbe allora essere “educativo” che il bambino rimanga ancora un anno in un ambiente familiare, ricco di stimoli e di occasioni di apprendimento, e non venga obbligato alla frequenza scolastica. Nel caso in cui la scuola non riconosca all’alunno Rom la sua educazione familiare, il “successo scolastico” per l’alunno stesso potrebbe proprio essere quello di salvaguardare in un ambiente estraneo, quello della scuola, il suo unico modello educativo di riferimento, quello familiare. Il programma individualizzato o le attività di pedagogia interculturale potranno allora avere una funzione educativa e didattica nel momento in cui affidano all’alunno una sua autonomia nell’apprendimento, cosa che caratterizza, in alcuni casi, l’apprendimento formale e informale nel suo ambiente familiare. Questo non vuol dire che la scuola debba diventare un “sostituto” della famiglia (assumendo come proprio il modello educativo familiare), ma per lo meno riconoscere il ruolo educativo della famiglia, condividere questo ruolo e apportare, dove serve, propri elementi di novità. Soltanto in questo modo l’alunno Rom si sentirebbe arricchito e non depredato, nei valori che la sua comunità esalta. Favorire questo reciproco riconoscimento, aiutando ad attribuire stesso peso ai nostri valori e ai valori della comunità Rom nostra concittadina, è il compito che più impegna il servizio Caritas di mediazione interculturale a favore dei Rom. Tale lavoro di mediazione avviene su diversi livelli, uno dei quali è anche la diffusione di informazioni agli insegnanti su elementi poco conosciuti di questa comunità (quali l’introduzione a questa 10 indagine) e l’invito alla riflessione su argomenti poco “comodi”(quali la sua conclusione). L’intero lavoro è inoltre volto a mettere in evidenza le peculiarità di una piccola minoranza che, in questa terra di grandi e riconosciute minoranze, pur nell’emarginazione e nella discriminazione, non ha perso la forza di esistere, di affermarsi come può, e di continuare ad essere se stessa. 2. I minori Rom nelle scuole di Bolzano La presenza di nuclei familiari Rom di cittadinanza macedone, kosovara e bosniaca nella nostra Provincia risale all’emigrazione da quelle zone, avvenuta in massa durante tutti gli anni ’90, e in misura più contenuta nell’ultimo decennio. Inizialmente accolti come sfollati dal conflitto civile che in quegli anni divideva l’ex-Jugoslavia, i nuclei familiari si sono via via stabilizzati sul nostro territorio in qualità di cittadini non UE, soggiornanti regolari per motivi di lavoro, di famiglia o per motivi umanitari. Alcune famiglie provenienti dal Kosovo sono state accolte con lo status di rifugiati politici. I minori che oggi frequentano la scuola dell’obbligo sono dunque quasi interamente “immigrati di seconda generazione”, bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana, nati però sul nostro territorio, provenienti da realtà quali quella descritta e raffigurata qui sotto, e frequentanti la scuola locale fin dalla prima infanzia. 11 Da Emmanuel Guibert, Alain Keler e Frédéric Lemercier, Alain e i Rom, edizione Coconino Press – Fandango, Bologna 2011. Copyright degli autori e dell'editore. Questi minori Rom, che magari non hanno vissuto direttamente l’emigrazione ma hanno lucida coscienza della condizione di emarginazione sociale e abitativa provata dalla propria gente, mostrano spesso le caratteristiche descritte nel cap. 1. Emerge dunque la difficoltà di relazione che fa degli alunni Rom minori “problematici” in termini di frequenza scolastica, rendimento e risultati, e in alcuni casi anche in termini di condotta e socializzazione. 12 L’intenzione di questa piccola ricerca è quella di indagare quanto queste differenze siano sentite dai docenti come veri e propri problemi, o quanto invece siano viste come parte normale di un’utenza varia, particolareggiata e multiculturale, nel tentativo di decostruire il rapporto di reciproca diffidenza e partire da una nuova relazione di ascolto, conoscenza, condivisione di obiettivi. 2.1. Dati numerici La presenza di alunni di origine Rom nelle scuole primarie e secondarie di primo grado a Bolzano è orami costante da diversi anni, e si aggira tra i quaranta e i cinquanta bambini, distribuiti prevalentemente negli istituti del quartiere Don Bosco e EuropaNovacella. Graf. 1: Presenze alunni Rom nelle scuole di Bolzano dall’a.s. 2002/03 all’a.s. 2012/13 60 50 40 30 20 46 44 43 47 44 40 46 48 51 48 44 10 0 Il fatto che gli alunni oggi presenti nelle nostre scuole siano da considerarsi “immigrati di seconda generazione” si deduce dalla lettura del luogo di nascita. I 44 bambini e ragazzi presenti nelle scuole di Bolzano nell’a.s. 2012/13 sono nati nelle seguenti località: 13 Graf. 2: Luogo di nascita alunni Rom (a.s. 2012/13) 4 2 BZ e prov. Germania ex Jugoslavia 38 3. Il questionario (anno scolastico 2012/13) Nella primavera del 2013 è stato distribuito un questionario ai docenti coordinatori di ogni classe con presenza di alunni Rom negli istituti comprensivi e pluricomprensivi in lingua italiana di Bolzano (v. all. 1). Il questionario è stato distribuito in 6 istituti (formati da 7 scuole primarie e 5 secondarie di I grado), per un totale di 41 alunni Rom iscritti. E’ stato chiesto di rispondere per iscritto alle domande, sia nella parte generale, riguardante la classe (con uno o più alunni Rom), sia nella parte specifica, personale per ogni alunno Rom presente in classe. A discrezione del coordinatore, il questionario è stato visto e compilato in sede di consiglio con altri insegnanti di classe, oppure dal solo insegnante coordinatore. 14 I questionari resi e compilati, in modo parziale o totale, sono stati 30, nella parte specifica individuale compilati per 33 alunni. Graf. 3: Questionari consegnati a ogni istituto 12 10 3 8 6 4 4 2 0 0 7 0 2 1 8 7 4 0 0 2 questionari non resi questionari resi 0 Le domande del questionario sono state costruite facendo riferimento a un’analoga indagine, compiuta nelle scuole di Torino negli anni 2008-09, nell’ambito del progetto Comenius “INSETRom, Teacher In-Service Training for Roma Inclusion” (www.iaie.org/insetrom/). Come già ricordato, l’indagine si è concentrata sulla percezione degli insegnanti rispetto alla presenza di alunni Rom come problema, e sul conseguente bisogno che ha - o non ha - la scuola di un supporto esterno per questa tipologia di alunni. 3.1. I risultati del questionario (parte generale) Le domande proposte nella parte generale si possono dividere in sei sezioni: una puramente numerica, riguardante il numero degli alunni Rom presenti in classe; una sulla frequenza degli alunni; una terza parte sugli strumenti specifici e strategie adottate dalle scuole per venire incontro a questa tipologia di alunni; una quarta sulle sfide che la presenza di alunni Rom possono porre in un contesto scolastico; una 15 quinta centrata sui rapporti scuola-famiglia; l’ultima sezione riguarda le buone prassi conosciute o messe in atto dagli insegnanti. Gli alunni Rom in cifre Dai 30 questionari compilati, risulta che nella maggioranza dei gruppi classe (27) è presente un solo alunno di origine Rom. Soltanto in tre classi ve ne sono 2. A differenza di altri anni scolastici in cui si è arrivati a presenze ben più consistenti, nell’a.s. 2012/13 non ci sono dunque gruppi-classe a Bolzano che abbiano più di due alunni Rom. Alla domanda sulla percezione dell’aumento del numero di Rom nelle nostre scuole è stata data unanime, nonché ovvia, risposta negativa. Dati sulla frequenza Alla domanda se i bambini Rom frequentino regolarmente le lezioni è stato evidenziato che in un terzo delle classi intervistate non vi è regolare frequenza. frequenza regolare? 10 sì no 20 La frequenza irregolare, secondo gli insegnanti, si può contrastare lavorando particolarmente con le famiglie sull’importanza della regolarità e della puntualità. 16 Strumenti e strategie Sulle 30 classi intervistate, in 12 classi si utilizzano didattiche, strumenti o contenuti particolari per venire incontro a questa tipologia di alunni, perché in questi casi gli alunni non sono in grado di seguire il programma della classe a causa di assenze, poco impegno, “immaturità”, diagnosi funzionale, mancanza di prerequisiti. si utilizzano didattiche, strumenti o contenuti particolari? 12 sì 18 no Altra modalità utilizzata dalle scuole è la didattica in piccolo gruppo, che dà modo di seguire meglio il singolo alunno. Curricola che trattino il tema della cultura Rom sono stati sviluppati soltanto in 4 classi. In 15 casi la scuola fornisce supporto specifico ai bambini Rom (insegnante di sostegno, progetto specifico, mediatore culturale, compresenza, “attenzione”, sportello di recupero, insegnante del centro linguistico), i restanti 15 casi affermano di non averne bisogno. 17 si fornisce supporto specifico? 15 15 sì no Sfide e soluzioni Nei 30 questionari sono stati segnalati i seguenti problemi specifici, con la seguente frequenza in percentuale: Apprendimento (56,6%) lentezza, non seguiti a casa, lavorano solo se seguiti in classe, diagnosi funzionale; Bisogni speciali (30%) aiuto compiti, ordine nel materiale, sostegno in classe, continua attenzione; Comportamento in classe (26,7%) senza autocontrollo, provocatorio, non vengono seguite le regole; Socializzazione (23,3%) aggressività; Lingua (16,6%) comprensione da parte dei genitori, lessico povero. In 16 casi questo è un problema per gli insegnanti, in 9 casi è anche un problema per gli altri alunni della classe, in un caso è stato risposto che il problema è più per l’alunno stesso, ma non per insegnanti e compagni. 18 In 5 casi si segnala che le relazioni tra gli allievi sono cambiate a causa della presenza dei Rom in classe, per il loro comportamento inadeguato (bullismo), per la percezione dell’alunno/a Rom come differente, per il fatto che l’alunno/a Rom tende a isolarsi dal gruppo. Alla domanda in merito a quali sfide debbano affrontare gli alunni Rom in classe, 11 questionari sono stati resi senza risposta, 6 questionari riportano la risposta “nessuna” e i rimanenti 12 suggeriscono: motivazione e autonomia nell’apprendimento; integrazione e accettazione nel gruppo-classe; frequenza e puntualità; restare tutta la mattina in classe. Alla domanda sulle particolari esigenze educative che può avere un bambino Rom, in 9 questionari non è stata data risposta, 5 non ritengono che ve ne siano, nei rimanenti 12 questionari le esigenze educative sono elencate come segue: richiamo al rispetto delle regole e alla frequenza; sentirsi integrato nella comunità scolastica; rafforzamento nella famiglia del valore della scuola; esigenze legate al disagio sociale. Il supporto che gli insegnanti desidererebbero avere, oltre a ciò che è stato già attivato, viene descritto sotto la forma di aiuto compiti, supporto da casa, più ore individuali, mediazione interculturale, personale aggiuntivo dentro e fuori orario scolastico, maggiore collaborazione con gli enti che seguono i nuclei. Rapporto scuola-famiglie Alla domanda sulla percezione degli insegnanti dell’opinione che gli alunni Rom hanno della scuola soltanto in 4 questionari la risposta è stata lasciata in bianco. Gli altri 26 hanno riportato: che sia un ambiente positivo, un’opportunità, un punto di riferimento, ciò che pensano gli altri alunni, che la scuola sia un “parco divertimenti” (apprezzano l’aspetto ludico), non la capiscono né interessa loro, che vi siano troppe regole, che sia faticosa, “un’istituzione creata per incatenarli”, che non sia necessaria. 19 In 10 classi gli insegnanti collaborano e scambiano informazioni in modo costante con le famiglie, in 11 classi le famiglie non collaborano, in 9 collaborano solo a volte. partecipazione dei genitori 9 10 costante no a volte 11 In 15 casi la famiglie si presentano in occasione dei colloqui individuali o delle riunioni di classe, in 2 casi solo se chiamate, in 4 casi vengono poco. In 9 casi le famiglie non si presentano, nemmeno se chiamate. presenza a scuola dei genitori 2 4 si 15 9 no poco se chiamati 20 In 10 casi le famiglie si dimostrano cooperative con la scuola, quando si chiede loro di aiutare i figli in una maniera specifica, in 12 casi solo alle volte, in 6 casi non sono cooperative e in un caso soltanto “a parole”. (Un questionario in questa domanda è stato reso in bianco). In 22 questionari su 30 sono state descritte le seguenti difficoltà nel rapporto con le famiglie: aiutarli a seguire le regole scolastiche, i genitori collaborano solo in apparenza, lingua - analfabetismo, far capire l’importanza dei compiti a casa, incontrarli, mancanza di fiducia nella scuola, mancanza di interesse e partecipazione, “propensione alla menzogna”, non condivisione delle problematiche riscontrate a scuola. Dei 21 questionari su 30 in cui è stata data risposta alla domanda sulla percezione degli insegnanti riguardo all’opinione che le famiglie hanno della scuola, in 6 casi gli insegnanti hanno affermato di non sapere che opinione abbiano i genitori Rom, uno ha riportato che i genitori non hanno una buona opinione, in un altro caso è stato riscontrato imbarazzo di fronte agli insegnanti. Le rimanenti 13 risposte sottolineano invece la disponibilità e la soddisfazione dei genitori Rom nei confronti del lavoro degli insegnanti. Buone prassi In 22 questionari è stata data una risposta alla domanda sugli approcci di successo con bambini Rom. Le risposte si possono riassumere come segue: non fare differenze con gli altri alunni; vale per gli alunni Rom l’approccio che vale con tutti gli altri alunni; qualsiasi approccio non dà risultati; ha un buon riscontro l’approccio emotivo, individualizzato e attento al singolo; vale l’ apprezzamento del loro lavoro; evidenziare interesse verso il loro mondo, dialogo e valorizzazione; bisogna dare loro ascolto, attenzione e coinvolgimento particolare, comprensione e aiuto; vale l’approccio ludico; funzionano bene i lavori di gruppo. 21 3.2. I risultati del questionario (parte specifica) Agli insegnanti è stato chiesto di compilare un’ultima breve parte del questionario, specifica per ogni alunno Rom presente nella classe (al massimo, dunque, nelle classi in cui erano presenti due alunni Rom, sono state compilate due parti specifiche). In tutto le parti specifiche compilate e restituite sono state 33, riferite dunque a 33 alunni. Il dato che subito colpisce è che quasi la metà degli alunni Rom (14) sono stati segnalati al servizio psicologico o neuropsichiatrico infantile e che 13 di essi abbiano ricevuto diagnosi o valutazione funzionale. Questi alunni hanno dunque un piano educativo individuale, e con molta probabilità sono inseriti individualmente o in piccoli gruppi nelle ore a disposizione degli insegnanti di sostegno. Alla domanda se i restanti 20 alunni usufruiscano di lezioni individuali o di gruppo organizzate all’interno dell’istituto per particolari tipologie di alunni (es. italiano per stranieri, sportello di recupero, ecc.), soltanto in due casi è stata data risposta affermativa. alunni segnalati 2 alunni non segnalati 14 17 alunni non segnalati, ma inseriti in gruppi di potenziamento 22 Alla domanda se un intervento di mediazione interculturale a favore dell’alunno/a viene ritenuto utile, 18 hanno dato risposta negativa, 4 ritengono l’intervento utile, a condizione che sia esterno alla classe, avvenga a casa dell’alunno o sia mirato per apprendimenti e approfondimenti specifici, 11 questionari riportano risposta affermativa. serve mediazione interculturale? 4 serve 11 non serve 18 serve a condizione che… Tra i compiti che la mediatrice dovrebbe principalmente svolgere, secondo gli insegnanti di classe, vengono maggiormente citati il sostegno/recupero individuale esterno alla classe (10), la facilitazione nei contatti scuola-famiglia (9). Meno gettonati sono invece interventi del tipo sostegno/accompagnamento individuale interno alla classe (3), consulenza al personale scolastico riguardo il retroterra culturale e/o le condizioni familiari dell’alunno/a (4), intervento breve mirato alla risoluzione possibile di specifiche problematiche (2). In un caso è auspicato di nuovo l’affiancamento a casa nell’organizzazione per la scuola e nello svolgimento dei compiti. 23 4. Riflessioni finali Dall’analisi delle risposte date alle domande proposte nei questionari, si deduce che nella metà dei casi la presenza di alunni Rom nelle classi è sentita come problematica. Tale problematicità non ha incidenza maggiore nel ciclo primario oppure in quello secondario di primo grado, ma si trova equamente distribuita, sia tra le età (le classi), sia tra gli istituti della città. I problemi che maggiormente si evidenziano sono la frequenza irregolare, l’apprendimento lento e lacunoso (tanto da richiedere, in numerosi casi, una valutazione di tipo medico-psicologico), e non da ultimo la difficoltà di coinvolgere la famiglia nella vita scolastica. Per fare fronte a queste complicazioni, le scuole attivano progetti interni o fanno ricorso a figure di sostegno, facilitazione, mediazione, con l’obiettivo di venire incontro ai bisogni particolari di questi alunni. Nonostante tutti gli interventi, però, in alcuni casi ogni apporto sembra vano: il problema si reitera e talvolta anche si aggrava. In generale, si può affermare che nella scuola, tra gli insegnanti, non si riscontra la visione stereotipata dello “zingaro” come figura folkloristica, dedita per natura alla devianza e all’emarginazione sociale (stereotipo che invece ricorre ancora troppo spesso sui mass media o in propagande populistiche). Da esperienza personale, in molte occasioni ho rilevato come le intenzioni di molti insegnanti e dirigenti scolastici siano di reale preoccupazione per il futuro dei propri alunni, di comprensione e di vero impegno per il miglioramento delle condizioni di chi mostra una situazione di disagio. Per non parlare degli interventi programmati ad hoc per questi alunni e del personale che vi si dedica. Cosa allora non sta funzionando negli interventi programmati? In quale punto molti progetti si inceppano e non portano all’esito previsto? 24 Una risposta potrebbe celarsi sotto la seguente, forte, affermazione, scaturita da più di dieci anni di riflessione e lavoro accanto ai minori “zingari”: non è tanto la nostra visione stereotipata o pregiudicante dello “zingaro” a determinare il fallimento dei nostri interventi, poiché, come già sottolineato, il trattamento dei bambini e ragazzi in classe è nella stragrande maggioranza dei casi altamente egualitario. In realtà, vi è un’altra visione stereotipata dalla quale noi non riusciamo a distanziarci, che ancora ci fa cadere in trappola, ed è quella riferita alla scuola stessa. È lo stereotipo che considera la scuola come ambiente educativo “universale”, buono, anzi, obbligatoriamente buono per tutti. Non ammettiamo che ci possa essere una parte - seppure minoritaria - di nostri concittadini che alla scuola non sia ancora giunto ad attribuire tale valore, e perciò non riusciamo a progettare interventi efficaci affinché questo valore divenga condiviso, ma lo imponiamo, aumentando il rifiuto dell’alunno (appoggiato esplicitamente o tacitamente dalla famiglia) che spesso si traduce in termini di insuccesso e/o abbandono scolastico. È qui che emerge quel 50% di alunni di origine Rom con problemi di integrazione e apprendimento. Qui, dove non viene condiviso né riconosciuto il valore educativo dell’istituzione scolastica, viene rigettato il giudizio del docente, viene trascurata la comunicazione scuolafamiglia, vengono prodotte assenze numerose e apparentemente senza giustificazione, vengono esercitati atteggiamenti non adeguati. Il lavoro che ci attende è dunque una duplice azione, lunga e faticosa. Da un lato, bisogna intervenire sull’ambiente di provenienza degli alunni, dall’altro lato bisogna agire internamente alle istituzioni scolastiche, per arrivare a una visione condivisa e non stereotipata della “scuola”, come luogo positivo di apprendimento e crescita per tutti. Soltanto allora i minori Rom saranno generalmente in grado di apprendere gli insegnamenti scolastici con i risultati attesi e corrispondenti alle loro 25 capacità, ai loro potenziali intellettivi e alle loro concrete aspettative di soddisfazione, sia personale, sia della comunità tutta di appartenenza. 5. Il servizio Caritas di mediazione interculturale scolastica a sostegno degli alunni Rom La mediazione interculturale scolastica si rivolge agli alunni di origine Rom e alle loro famiglie, ai compagni di classe, al personale della scuola, nonché a tutti coloro che sono interessati ad approfondire tematiche legate alla cultura e alla presenza dei Rom in Provincia di Bolzano. I genitori degli alunni di oggi giunsero in Alto Adige nei primi anni ’90 e al momento del loro inserimento a scuola si scontrarono con difficoltà e pregiudizi. Tali esperienze negative si ripercuotono oggi sui loro figli e sulla scuola: le basse attese e il disadattamento reciproco portano in sé il seme per conflitti di difficile risoluzione, il rischio di uno scarso successo scolastico e la riproduzione di vecchi pregiudizi. La mediazione interculturale aiuta a superare questi ostacoli sin dall’inserimento dei minori Rom in classe, con la finalità di favorire una buona accoglienza e il benessere di tutti a scuola. Con il successo scolastico dei Rom, la scuola si trasforma così da luogo di esclusione istituzionalizzata a luogo di potenziamento e qualificazione. La mediazione rende lo studente Rom capace di riuscire e predispone la scuola alla diversità. Studente per studente, sciogliamo insieme quel nodo storico, affinché la prossima generazione non abbia più bisogno di sostegno. La mediazione interagisce, da una parte, con studenti e insegnanti per far conoscere loro il contesto familiare e culturale delle famiglie Rom, dall’altra, lavora con le famiglie Rom per avvicinarle all’ambiente 26 scolastico e per renderle orgogliose partecipanti del percorso dei loro figli. L’intervento prende forma in laboratori interculturali per le classi, in consulenze al personale scolastico e parascolastico e in sostegno individuale per gli alunni Rom con particolari difficoltà di apprendimento. L’iniziativa ottimizza i rapporti tra scuola, famiglie, servizi sociali e altri servizi del territorio. Il servizio di mediazione a favore dei Rom è ufficialmente riconosciuto all’interno dell’Area Pedagogica dell’Intendenza Scolastica Italiana e dell’Area Innovazione e Consulenza dell’Intendenza Scolastica Tedesca provinciali, dall’Ufficio provinciale Anziani e Distretti Sociali (Rip. 24.2, settore Profughi, extracomunitari, Sinti e Rom) e finanziato dalla ripartizione provinciale Politiche Sociali, Ufficio famiglia, donna e gioventù. 27 Allegato 1: il questionario LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO Agli/alle insegnanti delle classi con alunni Rom. Sin dall’arrivo a Bolzano di numerosi Rom ex-iugoslavi a seguito dei conflitti etnici che negli anni ’90 hanno avuto come scenario quella regione balcanica, la Caritas ha voluto essere particolarmente vicina a questa comunità, troppo spesso marginalizzata, quando non esplicitamente disprezzata. I numerosi interventi di sostegno effettuati sono stati sia finanziati e organizzati con mezzi propri, sia in collaborazione e con la partecipazione economica dei Servizi Sociali, della Provincia Autonoma e del Comune di Bolzano. Il servizio della Caritas che in questi ultimi anni ci ha permesso di mantenere il contatto con la comunità Rom stabilitasi ormai da più di un decennio a Bolzano è quello di mediazione interculturale in ambito scolastico, poiché la partecipazione positiva dei minori alla vita della città a partire dalla scuola ci sembra un importante punto di partenza per un futuro che non veda crescere questi bambini esclusi o stigmatizzati. Il servizio è attivo sull’arco degli anni scolastici, effettua un iniziale monitoraggio degli alunni Rom presenti nelle scuole dell’obbligo e interviene accanto a singoli alunni, quando necessario. Per l’inizio di quest’a.s. 2012/13, ci è sembrato utile effettuare una valutazione della necessità che hanno i singoli consigli di classe di un intervento di mediazione con gli alunni Rom. E’ infatti possibile che gli istituti si siano autonomamente organizzati per colmare le lacune presentate da alcune tipologie di alunni, oppure che gli allievi e le famiglie stesse si mostrino recettivi, attivi e partecipativi nella vita scolastica, di modo che un intervento di mediazione risulta del tutto superfluo. Vi preghiamo perciò di rispondere nel modo più completo possibile al questionario che segue, dopo avere preso visione del volantino allegato di descrizione del servizio. La mediatrice ringrazia e rimane a Vs. disposizione per domande e chiarimenti. Silvia Golino 28 QUESTIONARIO PARTE GENERALE Istituto (Pluri)Comprensivo______________________________ Scuola: _______________________ ___ Quanti alunni Rom sono presenti nella Vs. classe?_________ Il loro numero è cresciuto durante gli ultimi anni? sì no I bambini Rom frequentano regolarmente? sì no Se frequentano irregolarmente, di cosa pensate ci sia bisogno per aiutarli a rimanere a scuola? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ In classe vengono usati didattiche/strumenti/contenuti particolari per questa tipologia di alunni? sì no Perché?_______________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ 29 Sono stati sviluppati i curricola in modo che si parli anche di popolazione/cultura Rom? sì no Se sì, come? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Esistono problemi specifici con gli alunni Rom in relazione a: Comportamento in classe _________________________________ Socializzazione__________________________________________ Apprendimento__________________________________________ Bisogni_________________________________________________ Lingua__________________________________________________ Tali questioni diventano problemi per gli insegnanti? sì no Per i compagni? sì no Le relazioni tra gli allievi sono cambiate a causa della presenza dei minori Rom? sì no Perché?_______________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Quali sfide devono affrontare gli allievi Rom in classe? ______________________________________________________________ 30 ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Pensate che i bambini Rom abbiano qualche particolare esigenza educativa? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ La scuola fornisce supporto ai bambini Rom nelle Vs. classi? sì Quale?______________________________________________________ no Quale tipo di supporto differente/ulteriore Vi piacerebbe avere? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Qual è la più seria difficoltà che dovete (o avete dovuto) affrontare con gli alunni Rom? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ La presenza di Rom in classe ha influenzato: Le metodologie di insegnamento___________________________ Le dinamiche di classe___________________________________ Il progresso degli alunni_______________________________ La gestione della classe_________________________________ La disciplina_________________________________________ Cosa pensate che i bambini Rom pensino della scuola? 31 ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Lavorate anche con le famiglie? sì no Le famiglie vengono a scuola? sì no Le famiglie si dimostrano cooperative quando si chiede loro di aiutare i figli in una maniera specifica? sì no Quale è la più seria difficoltà che avete affrontato con i genitori Rom? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Che cosa pensano i genitori Rom degli insegnanti e della scuola? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ Quale tipo di approccio ha successo, nella Vs. esperienza, con i bambini Rom? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ 32 PARTE SPECIFICA (da compilarsi per ogni alunno/a presente in classe) L’alunno/a usufruisce di lezioni individuali o di gruppo organizzate all’interno dell’istituto per particolari tipologie di alunni (es. italiano per stranieri, recupero, ecc.)? sì no Se sì, in quali materie e per quante ore? ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ L’alunno/a è stato segnalato/a al servizio psicologico/neuropsichiatrico infantile? sì no Se sì, ha ricevuto una valutazione o diagnosi funzionale? sì no Si ritiene utile attivare a favore dell’alunno/a Rom un intervento di mediazione interculturale? sì sì, a condizione che________________________________________ no Se sì, principalmente con quali compiti da parte della mediatrice? (sono possibili più risposte) sostegno/recupero individuale esterno alla classe sostegno/accompagnamento individuale interno alla classe facilitazione nei contatti scuola-famiglia consulenza al personale scolastico riguardo il retroterra culturale e/o le condizioni familiari dell’alunno/a intervento breve mirato alla risoluzione possibile di specifiche problematiche altro:_______________________________________________________ 33 Bibliografia e sitografia Per un approfondimento generale sui Rom, dal taglio socio-antropologico, vedi: CEFISI Luca, Bambini Ladri, Newton Compton Editore, Roma 2011. LAPOV Zoran, Vaćaré romané?, Franco Angeli, Milano 2004. MONASTA Lorenzo, I pregiudizi sui rom spiegati al mio cane, BFS edizioni, Firenze 2008. PIASERE Leonardo, I rom d’Europa. Una storia moderna, Laterza, Bari 2008. PIASERE Leonardo, Popoli delle discariche, Cisu, Roma 2005. SIGONA Nando, Figli del ghetto, Nonluoghi libere edizioni, 2002. SPINELLI Santino, Rom, Genti Libere, Dalai Editore, Milano 2012. Per un approfondimento dei rapporti tra Rom e scuola, vedi: I rom nella scuola italiana: resistenze, reinterpretazioni, successi, numero monografico di Quaderni di sociologia, n. 36, 2004. Rom, Sinti e Gagè: culture, rpocessi educativi e diritti, numero monografico di Educazione Interculturale, n. 3, ottobre 2009. ARGIROPOULOS Dimitris, Diritto alla cultura e all’educazione in una prospettiva romanì, in BONETTI, SIMONI e VITALE (acd), La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia, tomo II, Giuffrè, Milano 2011. 34 BRAVI Luca, Tra inclusione ed esclusione, una storia sociale dell’educazione dei rom e dei sinti in Italia, Unicopli, Milano 2009. DONZELLO Giuliana e KARPATI Bianca Maria, Un ragazzo zingaro nella mia classe, Centro studi Zingari, Ancia, Roma 1998. GOMES Ana Maria, “Vegna che ta fago scriver”. Etnografia della scolarizzazione in una comunità di Sinti, Cisu, Roma 1998. GOMES Ana Maria, Esperienze di scolarizzazione dei bambini sinti: confronto tra differenti modalità di gestione del quotidiano scolastico, in Etnosistemi, anno VI, n. 6, gennaio 1999. PIASERE Leonardo, SALETTI SALZA Carlotta e TAUBER Elisabeth, L’educazione dei bambini sinti e rom: risultati preliminari di una ricerca europea, in SCARUDELLI Pietro, Antropologia dell’Occidente, Meltemi, Roma 2003. TUOZZI Carolina, Autobiografia di un’esperienza nel mondo rom, in SALETTI SALZA C. e PIASERE L. (acd), Italia Romaní, vol. 4, CISU, Roma 2004. Sitografia: http://www.osservazione.org/ Centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti. http://www.errc.org European Roma Rights Center è un organizzazione internazionale legale pubblica che si impegna a combattere il razzismo anti-rom e l'abuso dei diritti umani dei rom attraverso la ricerca, lo sviluppo delle strategie, advocacy e l'educazione ai diritti umani. http://www.romadecade.org/home 35 Nel 2009 è stata lanciata la piattaforma per l’inclusione dei Rom, che raccoglie le buone prassi, pubblica studi e analisi e viene utilizzata per migliorare la cooperazione tra i diversi attori. http://www.operanomadimilano.org/ Il sito online di Opera Nomadi. http://www.coe.int/t/dg4/education/roma/default_en.asp Raccomandazione del Consiglio d'Europa sull'educazione dei rom. http://www.soros.org/initiatives/roma Open Society Foundation. Fondazione internazionale di promozione dei diritti umani nata nel 1993 con l'intenzione di aiutare nello sviluppo della democrazia nei paesi che erano appena usciti dal regime comunista. Fondata da George Soros noto anche per il suo interesse nei confronti delle minoranze rom. http://www.dosta.org Dosta che in romanè vuol dire “basta” è il nome di un’iniziativa di sensibilizzazione per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti dei Rom e Sinti, promossa dal Consiglio d'Europa e coordinata e finanziata in Italia dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) del Ministero per le Pari Opportunità. http://www.sucardrom.eu Sito dell'associazione Sucar Drom, Istituto di Cultura Sinta. L'Istituto di Cultura Sinta è stato fondato negli anni ‘90 a Mantova dall'Associazione Sucar Drom per conoscere, valorizzare e tutelare le culture espresse dalle minoranze sinte, rom, manouche, romanichals e kalè. L'Istituto è luogo di ricerca per lo studio e il confronto, aperto a studenti e ricercatori. I progetti dell'Istituto sono diversi e coprono anche le attività di formazione. http://www.sivola.net/dblog 36 U Velto & Mahalla, notizie e immagini dai mondi sinti e rom. http://idearom.com IDEA ROM ONLUS è un’associazione di promozione sociale costituita nel 2009, che opera a Torino presso i territori con i maggiori insediamenti abitativi di famiglie Rom della città. http://www.21luglio.org Sito dell’associazione 21 luglio: promuove i diritti delle comunità rom e sinte in Italia principalmente attraverso la tutela dei diritti dell’infanzia e la lotta alla discriminazione. http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/22/ 0251_STRATEGIA_ITALIANA_ROM_PER_MESSA_ON_LINE.pdf Documento del 2011 dell’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, Presidenza del Consiglio dei Ministri. 37 38 Info und Kontakt Interkulturelle Mediation für Sinti und Roma I-39100 Bozen Sparkassenstraße 1 Tel. 0471 304 342 Fax 0471 304 391 [email protected] www.caritas.bz.it 39