e ad essi guardarono appunto, nel fondare la società, i due
promotori, i quali, peraltro, non ebbero difflcoltà ad ammetterlo . Ma tali precedenti non sarebbero stati di per sé
sufficienti se l'idea della Società, ancora vaga, non avesse
trovato immediati consensi.
« La proposta di fondare qui una Società Calabrese di
Storia Patria » — scriveva infatti il « Corriere di Calabria »
del 28 settembre 1916 — « fiorita così lietamente in una amichevole conversazione tra i proff. Valentino Labate e Nicola
Putortì, gettò da prima i due amici come in una specie di stupore di fronte all'avvenire misterioso ed oscuro. Poi risero
insieme della matta fantasia. E si separarono con una scrollatina di spalle, rimettendosi nelle mani del Buon Dio. Volevano proprio essi tentare un'impresa, innanzi alla quale
avevano dovuto rassegnare le armi tanti studiosi ben più
valenti di loro ? Ahimè, e se il tentativo avesse dovuto coprirli di ridicolo ? Si separarono, ma quella idea cominciò
a lavorare tacitamente nei loro cervelli e a non lasciarli ben
più avere.
Quando si rividero, dopo parecchi giorni, e si sentirono
entrambi pronti ad affrontare per la dolce terra... il martirio
e, occorrendo, il ridicolo, stabilirono di saggiare il terreno.
E il prof. Labate parlò fuggevolmente, ma forse con non
celata trepidazione, del proposito, in biblioteca, all'avv. L.
Aliquò-Lenzi, che rispose subito con entusiasmo... E già
si era in tre. I due amici pensarono allora di rivolgersi ad un
uomo di provata esperienza. E pensarono naturalmente ad
Oreste Dito. Il Dito era in Orti, immerso in un profondo
dolore di famiglia. Ma l'uomo che da trent'anni dà alla sua
terra tutta la. sua ardente attività, senza domandarle in
cambio nulla, non poteva mancare ad un appello che mirasse
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Cfr. « Programma della Società » in « Società Calabrese di
Storia Patria », opuscolo illustrativo del programma, Reggio Calabria 1916, pag. 7.
Cfr. « Corriere di Calabria » del 28 settembre 1916, Anno
X I I I , n. 269.
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e ad essi guardarono appunto, nel fondare la società, i due