LA CONTROCOPERTINA www.rivieraweb.it 3 Viaggio a zig-zag tra le coste d’Italia 2 3 5 1 4 6 7 9 8 DOMENICA 20 MARZO ormai di casa Klaus Davi: il famoso massmediologo, dopo essere salito agli onori della cronaca locridea con la polemica sui cartelli antindrangheta scatenata con Giovanni Calabrese la scorsa estate, è deciso a cogliere fino in fondo l’invito a vivere un po’ di Locride prima di sparare a zero sui nostri amministratori e, tra un “citofona e scappa” fatto a casa De Stefano e un’intervista al sindaco del mese, questa settimana ha fatto una capatina a Linea Aperta, il programma condotto da Maria Teresa Criniti (1). Per un Klaus che muove da nord a sud troviamo invece un pezzo di storia della Locride che intraprende il viaggio opposto: ci riferiamo al Cavaliere di Casa Marafioti (2), una terracotta del V secolo a.C. che, ritrovata dall’archeologo Paolo Orsi a Locri, dopo il restauro cui è stato sottoposto a Reggio è in questi giorni esposto a Milano presso la Galleria Italia. Torniamo a giro stretto dalle nostre parti per ricordare che si avvicina il 17 aprile, giorno nel quale sarà imperativo votare SÌ al referendum contro le trivellazioni nello Jonio, che rovineranno il nostro mare per qualche goccia di petrolio. Un gruppo di ragazzi pugliesi, decisi a sottolineare che le trivellazioni siano dannose per il territorio, ha ideato lo slogan molto forte “Trivella tua sorella” (3) che è stato bollato di sessimo e volgarità da tre quarti del web. Di nuovo a (centro)nord per fare la conoscenza di Gaetano Gargiulo (4), cardiochirurgo sidernese, primo medico in Italia a effettuare un trapianto di cuore su un bambino che è stato nominato direttore del dipartimento cardiotoracico vascolare del nuovo polo sanitario di Bologna, arricchendo la già nutrita rosa di Calabresi che fanno grande il nome dell’Italia nel mondo. Saliamo di qualche centinaio di chilometri per andare a Milano, dove un altro calabrese rappresenterà la Ministro Lorenzin nel consiglio di amministrazione del Registro Tumori: parliamo di Alessandro Gentile (5), figlio del sottosegretario Ncd Tonino indagato per truffa e associazione a delinquere (e poi prosciolto) nell’ambito di un'inchiesta collegata a una storia di rotative bloccate al quotidiano Calabria Ora, che costò il posto nel governo al padre, poi tornato nell'esecutivo col rimpasto. Il nostro girovagare ci porta sulla scrivania di Monsignor Oliva, dove lunedì mattina è giunta la risposta del premier Renzi all’appello che la scorsa settimana abbiamo pubblicato anche sul nostro giornale. La lettera (6), telegrafica come la risposta di professore universitario e vergata a mano, afferma di aver udito il grido di dolore del vescovo e che, da oggi, verrà fatto di tutto per i giovani del nostro territorio. È proprio vero che si sente più un grido di vescovo che un appello di sindaco… Dal sacro al profano alleggeriamo i toni con la simpatica Sofia Vergara (7): l’attrice e modella colombiana, conosciuta per il ruolo di Gloria nella spassosa sit-com Modern Family è salita agli onori della cronaca per la sua abitudine a indossare abiti che esaltano le sue forme generose. Torniamo a questioni più serie con il sopralluogo che Tansi (8) ha fatto sulla spiaggia di Palizzi constatando la neces- È sità di avviare le “pulizie di primavera” e con il tweet di Gasparri che ha sconvolto il web (9): il Vicepresidente del Senato ha messo infatti in evidenza il livello culturale dei nostri rappresentanti “strafalciando” oscenamente il passato remoto del verbo chiedere. Pensiamo davvero di ricoprire un ruolo di primo piano nella politica internazionale? Jacopo Giuca RIVIERA ATTUALITÀ GIUDIZIARIA www.rivieraweb.it 4 24^ EDIZIONE DELLE GIORNATE FAI DI PRIMAVERA ‘NdrineaGioiosaJonica cennistorico-giudiziari Negli ultimi giorni Gioiosa Jonica è rimbalzata tristemente agli onori della cronaca per un fermo richiesto dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria nei confronti di una trentina di persone che, all’esito delle investigazioni eseguite da carabinieri e guardia di finanza, risultano indagate a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso all’usura aggravata e altro. Negli atti di indagine insiste, tra l’altro, una ricostruzione che gli inquirenti compiono sulla presenza e pervasività delle ‘ndrine in quel paese, attraverso dei cenni storico giudiziari che partono dagli anni Settanta fino ad oggi. L’attività criminale delle ‘ndrine, dagli anni ’70 a oggi si è sviluppata in molteplici attività delittuose, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, in materia di armi e nel commercio di quantità ingenti di sostanze stupefacenti, ampliandosi da un ambito locale e rurale, a uno nazionale e internazionale, attraverso la costituzione di gruppi di affiliati nel nord Italia e all’estero, diretta promanazione della cosca originaria, nonché attraverso collaborazioni e alleanze criminali con altre cosche mafiose. Come detto, la manifestazione di tale ‘ndrina risale già agli anni ’70: esplicativo il fatto di cronaca verificatosi dopo la morte del pregiudicato U.V., all’epoca ritenuto a capo dell’omonimo clan, ucciso in un conflitto a fuoco con i Carabinieri di Gioiosa Ionica il 06.11.1976. Il giorno successivo (domenica) non veniva tenuto il tradizionale mercato poiché alcune persone avevano costretto, anche con l’uso delle armi, i commercianti locali a chiudere i negozi e quelli ambulanti ad allontanarsi in segno di lutto: nel frangente, un anziano ambulante, colto da malore in seguito alle minacce ricevute, ricoverato presso il nosocomio di Locri, ivi decedeva nel pomeriggio. Uno degli ambulanti che inizialmente aveva presentato denuncia presso i Carabinieri, ritrattava successivamente. Tra i denuncianti vi era anche Rocco Gatto, titolare di attività commerciale (Mulino), in Gioiosa Ionica già denunciante di patite estorsioni, che il 12.03.1977 veniva ucciso con tre colpi di lupara a Gioiosa Ionica. Indagati e rinviati a giudizio per tale evento, U.L. (fratello di U.V.) e S.M., il 22.07.1979 venivano assolti per insufficienza di prove dalla Corte d’Assise di Locri. Nel giudizio d’appello, il 06.05.1986, con la medesima motivazione veniva confermata l’assoluzione dall’accusa di omicidio, ma gli stessi venivano condannati per estorsione aggravata. Negli anni ‘80, la sentenza di condanna emessa all’esito del procedimento originato dalle dichiarazioni rese da P.N.: quest’ultimo, dopo essere scampato a un agguato il 22.11.1986, riportando solo ferite, denunciava all’Arma di Roccella Ionica di essere vittima di un’attività estorsiva ad opera di alcuni soggetti di Gioiosa. Per tali fatti venivano arrestate 48 persone e tra queste, il 23.10.1987, venivano rinviati a giudizio U.L. e U.A., M.D. e T.N., per i reati di tentato omicidio, estorsione aggravata, detenzione illegale di armi ed esplosivi nonché associazione mafiosa. Il procedimento si concludeva con la condanna degli stessi per tutti i reati ascritti, eccezion fatta per l’associazione mafiosa che veniva derubricata in associazione semplice. In data 11.06.1991, in Grotteria, P.N. rimaneva vittima di un agguato a colpi di mitra, unitamente al suo accompagnatore, R. N., all’interno dell’auto crivellata di colpi. Gli anni ’90 invece, si caratterizzavano per la sentenza di condanna emessa nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Sant’Ambrogio”, relativa all’esistenza e operatività internazionale di un’associazione a delinquere, finalizzata al traffico di stupefacenti, che vedeva tra i suoi imputati-condannati numerosi soggetti ritenuti vicini alla cosca in argomento. Infine gli anni 2000 su Gioiosa Jonica insistono diversi procedimenti penali che vedono coinvolte alcune delle consorterie del luogo. Tra i procedimenti vi sono “Mistero”, “New Bridge”, “Ulivo 99”, “Minotauro”, “Il Crimine”, “Morsa sugli appalti”, e da ultimo “Typographic - Acero bis”. DOMENICA 20 MARZO La Delegazione Fai della Locride e della Piana ha previsto, per l’edizione 2016, un suggestivo itinerario che si snoda tra i principali poli urbanistici e i più rappresentativi monumenti di Caulonia Un viaggio per le vie dell’antica Castelvetere alla scoperta di 10 secoli di storia calabrese la splendida Caulonia, l’antica Castelvetere, la protagonista della 24^ edizione delle giornate Fai di Primavera, in programma per la giornata di ieri e di oggi, con orario continuato 9.30 – 16.30. Un viaggio in più di 10 secoli di storia calabrese, esemplificata in uno dei suoi luoghi più significativi. Centro sorto in età bizantina, Caulonia, è cresciuta sotto la signoria della potente famiglia napoletana dei Carafa, che dominarono dal 1479 al 1806. Nel Medioevo e in età moderna fu uno dei centri più grandi e importanti della Calabria Ultra e insignito del titolo di “città” pur non essendo sede vescovile. Tale importanza avuta in passato ha lasciato una traccia evidente nel tessuto urbanistico, dominato da maestosi palazzi, chiese ricche di opere d’arte e tre conventi. Il percorso proposto, intitolato Per le vie di Castelvetere: Kastron bizantino, metropoli dei Carafa, teatro del Caracolo, si snoda nel cuore dell’antica città, privilegiando una direttrice che ripercorre l’antica strada di mezzo, il cui toponimo bizantino, “mese”, si conserva ancora nella piazza di “susu”: partendo dalla Porta del Salvatore, principale ingresso alla città, e attraverso la Giudecca, tocca i principali poli urbanistici e i più rappresentativi monumenti, fino al È Castello feudale, situato in cima alla rocca. Le quattro tappe del percorso terminano ciascuna con la visita a un bene: Chiesa dell’Immacolata, ruderi della Chiesa di S. Zaccaria con l’affresco medievale e Chiesa del Rosario, Chiesa matrice “La Cattolica” e Monumento funerario Carafa, Castello feudale. L’itinerario è arricchito da due stazioni paesaggisticoambientali, che affacciano rispettivamente sul fiume Allaro e sul fiume Amusa. Forte risalto è dato al Caracolo, solenne processione che si ripete soltanto due volte l'anno durante i riti della Pasqua nella spettacolare cornice del centro storico e caratterizzata da un percorso sinusoidale simulante una vera e propria serpentina, che la fa muovere circolarmente su se stessa. Tra le otto pregevoli statue processionali si potrà ammirare la toccante immagine del Cristo alla Colonna, capolavoro di scultura napoletana realizzato alla fine del XVII secolo. Anche nella giornata di oggi i visitatori potranno avvalersi di guide d’eccezione: saranno i 190 Apprendisti Ciceroni® - per questa edizione allievi del Liceo Scientifico “P.Mazzone” di Roccella Ionica e di Gioiosa Ionica (dirigente Domenica Mallamaci), dell’ I.I.S. “Oliveti Panetta” Liceo classico di Locri (dirigente Giovanna Maria Autelitano), dell’I.I.S. “Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Ionica e dell’Istituto tecnico agrario di Caulonia (dirigente Antonino Morfea) - i quali sapranno trasmettere, con le rispettive competenze, ai loro compagni e a tutti i visitatori l’amore per la storia della propria terra. RIVIERA BENI CULTURALI Dalla sua fondazione l’antica Kaulon è stata protagonista a più riprese della gloriosa storia della nostra Locride. Un destino beffardo e l’implacabilità del tempo, unitamente all’incuria di chi si sarebbe dovuto prendere cura di lei, rischiano di cancellare uno dei siti archeologici più belli e abbandonati del Paese. C’è chi si sgola da anni per salvaguardare Kaulon, ma continua a sprecare il fiato grazie l’inettitudine di certe istituzioni Dalla gloria greca all’in Tra luglio e dicembre 2013 venne ritrovato il più grande mosaico ellenistico del sud Italia, una tabella bronzea. Ma il mare si portò via mezzo tempio... ascesa e declino d i ritorno dalla guerra di Troia, l’eroe Kaulo approdò lungo le coste della Calabria jonica scoprendo un luogo incantato. La bellezza di quella costa, ammirata dal vecchio soldato durante una calda giornata estiva, fu sicuramente la causa scatenante della sua decisione, istintiva quanto irremovibile, di rimanere lì per qualche tempo. I giorni diventarono mesi, i mesi anni e gli anni decadi e il breve riposo che Kaulo aveva preventivato prima di riprendere il mare si trasformò in un lungo soggiorno, nel quale ebbe modo di fraternizzare con la gente del posto e prese l’importante decisione di fondare una città. Fu così che, almeno secondo una parte della storiografia antica, nacque la città di Kaulon, fiorente centro magnogreco affacciato sullo Jonio di cui si hanno testimonianze dirette a partire dall'VIII secolo a.C. Fedele alleata di Kroton (l’attuale Crotone), Kaulon ne divenne di fatto l’avamposto locrideo, rendendosi protagonista di una leale rivalità con D Locri Epizephiri, sfogata in numerose epiche battaglie che culminarono con il dominio siracusano e la sottrazione del territorio dalle grinfie di Annibale da parte dei Romani nel 205 a.C. In epoca arcaica, Kaulon poteva vantare uno dei più grandi porti della zona, con un doppio approdo sfruttato per gli spostamenti e per il commercio di legname, pietra, magnesia, sale, oro e piombo. Già semi deserta al declino della civiltà greca, Kaulon avrebbe seguito il destino di tanti altri centri di zona divenendo città fantasma durante il medioevo e l’età rinascimentale, subendo passivamente il corso degli eventi e la furia degli elementi, che l’avrebbero lentamente cancellata. Tra il 1911 e il 1913, tuttavia, l’archeologo Paolo Orsi, all’epoca illuminato Soprintendente ai Beni Archeologici della Calabria e cofondatore del Museo della Magna Grecia, condusse una campagna di scavi che riportò alla luce buona parte dell’antica Kaulon, ricostruendone la storia. Gli studi condotti attorno alle rovine del tempio, la cui edificazio- ne venne all’epoca erroneamente attribuita a maestranze siracusane, fecero comprendere già allora che il sito era interessato da una forte erosione costiera, motivo per il quale sarebbe stato salvaguardato alla meglio negli anni a venire senza tuttavia effettuare nuovi scavi. Nel 1999 la Scuola Normale Superiore e l’Università di Pisa decisero di rimettere mano al sito archeologico, riportando immediatamente alla luce buona parte del santuario urbano e analizzando meglio gli scavi condotti 86 anni prima. La campagna iniziata quell’anno, comunque, era ben lungi dal concludersi e sarebbe, anzi, passata alla storia come una delle più certosine condotte sul nostro territorio, visto che è stata dichiarata chiusa solamente nel 2014. In questi quindici anni professori e studenti di archeologia, soprintendenti e ministri hanno scoperto, studiato, supervisionato e proclamato il ritrovamento di reperti incredibili, che hanno permesso di ricostruire la storia della città e far registrare anche qualche record: nel reperimen- “ SETTIMANALE www.rivieraweb.it Nell’indignazione generale regione e Stato promisero fondi per salvaguardare il sito ma, ad oggi, di circa 3 milioni si sono visti solo 300mila € Burocrazia: il boia di Kaulon L’EDITORIALE MARIA GIOVANNA COGLIANDRO ondola pericolosamente sul parapetto. Su quel filo dove la storia e il mito mescolano le acque. Si aggiungerà presto alla lista dei nostri "benicidi". Non abbiamo scelto la rivoltella, nè la corda per finirla. L'antica Kaulon affogherà spinta in mare dalla burocrazia. Le onde hanno iniziato pian piano a lambire le pietre per poi farsi strada a spiare nelle "stanze" del tempio, gonfiandosi di superbia. Un primo colpo a tradimento è stato sferrato nel febbraio 2014 provocando il parziale crollo del tempio su cui era già piantato un cartello di allarme rimasto inascoltato. Una coltellata vibrata che lasciò spazio allo sgorgare salmodiante della falsa preoccupazione, insopportabile nella sua solita deliquescenza. Sono trascorsi più di due anni da allora e l'antica Kaulon è rimasta penzoloni a fissare ogni giorno quei cieli avversi poggiati sul mare. Tremolante. Mentre gli uomini cincischiavano facendo credere di essere impegnati a trovare una soluzione, l'entusiasmo avviluppante regalato dalla scoperta, nell'estate del 2013, del meraviglioso mosaico del drago - il più grande dell'epoca ellenistica - si andava allentando. Quel momento di rara felicità da zabaione nello stomaco faceva largo a una maionese impazzita. Il velo di Maya fu sollevato e rimpiazzato da un volgare telo di plastica. Da più di due anni pezzi di Magna Grecia giacciono sotto uno strato di cellophane. E mentre qualcuno continua a elemosinare l'intervento dello Stato, nel tentativo di ottenere l'adozione di misure di tutela che in altri Paesi e per reperti di minore valore sono di ordinaria amministrazione, la maggioranza si lascia inondare dalla vigliacca accettazione della fatalità che esige che si chiudano gli occhi. Ci troviamo continuamente nell'alveo delle eccezioni, in caselle che non sono di tutti. Ci sguazziamo dentro ignorando che i beni culturali, oltre ad ancorarci ad accoccolanti radici, sono il nostro petrolio, un asset prezioso per il rilancio del Sud. L'antica Kaulon è un museo a cielo aperto che ha 3000 anni di storia da raccontare ma non ha ancora trovato un pubblico disposto a mettersi comodo e ascoltare. Lo scrisse già Strabone nel I secolo a.C. nel VI libro della sua Geografia: "Dopo il fiume Sagra c'è Caulonia, fondazione achea, prima detta Aulonia, per il vallone che è nei suoi pressi. Ora è abbandonata." D ncuria moderna: dell’antica Kaulon to di ben 174 unità topografiche e 230 manufatti sono stati infatti annoverate le scoperte, il 23 luglio 2013, del più ampio mosaico ellenistico reperibile al sud, una meravigliosa pavimentazione raffigurante un drago e un delfino e risalente alla fine del IV secolo a.C. e, l’8 ottobre dello stesso anno, di una tabella bronzea con una dedica in alfabeto acheo del V secolo a.C., che dà credito alla leggenda dell’eroe Kaulo e della fondazione della città. Stappato lo spumante, tuttavia, i motivi per sorridere sono terminati bruscamente l’1 dicembre di quel 2013 benedetto e maledetto allo stesso tempo. Un violento nubifragio abbattutosi sulle coste di Monasterace ingrossò il mare che erose velocemente il piccolo promontorio sul quale l’antica Kaulon aveva appena rivisto la luce e ne portò via un pezzo con sé. All’allarme degli studiosi, della cittadinanza e dell’amministrazione di Monasterace, fece eco solo il 3 febbraio 2014, in occasione di un sit-in, il (tardivo) grido di dolore dell’allora Assessore Regionale alla DOMENICA 20 MARZO 7 Cultura Mario Caligiuri che, in una conferenza presso il museo, rassicurò di aver sentito il Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Massimo Bray e di aver ottenuto la garanzia che sarebbero presto stati stanziati 300mila euro per la salvaguardia del sito. A questi fondi, che garantirono la posa di una gabbionatura che ha impedito al resto degli scavi di venire inghiottito dall’implacabile Jonio, la Regione Calabria annunciò che avrebbe contribuito con 2,5 milioni oggi non impiegabili a causa di un ridicolo contenzioso tra le ditte che dovrebbero partecipare al bando di gara per l’aggiudicazione dei lavori ed è stato istituito un nuovo finanziamento ministeriale di 700mila euro a oggi (dopo quasi due anni) ancora inutilizzato. In questo lasso di tempo è stato tanto l’impegno profuso da esponenti illustri della nostra terra, da Gioacchino Criaco a Simona Musco, da Maria Carmela Lanzetta a Giovanni Scarfò sono tanti i nomi di coloro che hanno gridato indignazione rice- vendo vaghe risposte dagli organi di competenza. L’attuale sindaco di Monasterace, Cesare De Leo, ha fatto la sua parte insistendo a lungo con le istituzioni affinché i 700mila euro che ancora riposano nelle casse della soprintendenza venissero finalmente impiegati. Dal luglio 2014, come ci ha raccontato il primo cittadino, la Soprintendenza per i beni archeologici per la Calabria, nella figura di Simonetta Bonomi, ha colpevolmente e inspiegabilmente bloccato l’impiego del denaro fino a quando, con le sue dimissioni, non ha lasciato spazio a un nuovo responsabile evidentemente più consapevole della situazione che, proprio questa settimana, ha telefonato a De Leo per comunicargli che, il prossimo 5 aprile, indirà una conferenza dei servizi per acquisire i pareri degli enti responsabili e avviare le pratiche di spesa. Chiarito l’iter burocratico si potranno avviare i lavori. E, forse, la storia dell’antica Kaulon avrà un lieto fine. Jacopo Giuca RIVIERA www.larivieraonline.com DOMENICA 20 MARZO 08 L’incontro di lunedì tra sindaci della Locride e vertici della regione Calabria ha rivelato una (inaspettata?) comunione di intenti tra le parti.Ascoltati i timori dei nostri rappresentanti, Oliverio si è dimostrato disponibile all’instaurazione del tanto reclamato Tavolo tecnico permanente e ha dimostrato di essere consapevole che, se non ci risolleviamo noi, tutta la Calabria rimarrà indietro… Politica La Cittadella tende la mano alla Locride I “ I NOSTRI SINDACI HANNO IMMEDIATAMENTE PRESENTATO LE GIÀ NOTE PROBLEMATICHE DEL NOSTRO TERRITORIO E OLIVERIO HA ACCETTATO DI BUON GRADO DI DARE UNA MANO. timori di Pietro Fuda si sono rivelati infondati. Una consultazione attenta e il rinvio di una settimana dell’incontro dei nostri sindaci alla Cittadella di Catanzaro pare abbia dato, lunedì mattina, i risultati sperati. Una delegazione di diciannove rappresentanti politici, composta da Caterina Furfaro (Agnana), Giovanni Totino (Ardore), il vicesindaco Domenico Mantegna (Benestare), Aldo Canturi (Bianco), Felice Valenti (Bivongi), Francesco Cuzzola (Bruzzano Zeffirio), Giuseppe Rocco Giugno (Careri), Vito Antonio Crinò (Casignana), Giovanni Riccio (Caulonia), Giuseppe Varacalli (Gerace), Giovanni Calabrese (Locri), Giorgio Imperitura (Martone), Cesare De Leo (Monasterace), Alessandro Taverniti (Pazzano), Giuseppe Certomà (Roccella), Pino Vumbaca (San Giovanni di Gerace), Giuseppe Strangio (Sant’Agata del Bianco), Pasquale Brizzi (Sant’Ilario) e Pietro Fuda (Siderno), si è confrontata direttamente con il presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio e il suo vice Antonio Viscomi, con l’Assessore al Lavoro Federica Roccisano e il capogruppo PD in consiglio regionale Seby Romeo. I nostri sindaci hanno immediatamente presentato le già note problematiche del nostro territorio, ponendo particolare accento sulle questioni rifiuti, sanità, dissesto idrogeologico, abbandono delle aree interne e mancanza di infrastrutture (tema tanto caro a Pietro Fuda, che ha relazionato nel dettaglio in merito) chiudendo con la richiesta, della quale si è invece fatto portavoce Giovanni Calabrese, di instaurare una volta per tutte il famigerato Tavolo tecnico permanete per la Locride. In seguito alle brevi relazioni dei sindaci, l’Assessore Roccisano ha fatto una panoramica in merito ai progetti già avviati sul tutto il territorio, che coinvolgono le politiche giovanili nell’ambito del Piano Locale del Lavoro e il tema dei beni culturali. Il governatore Oliverio, invece, ha evidenziato l’importanza dell’incontro da lui immediatamente definito positivo, accettando di buon grado di avviare le pratiche utili all’instaurazione del tavolo tecnico evidentemente consapevole che, se la Locride resta una zavorra, potranno essere abbandonati gli ambiziosi progetti di rinascita dell’intera regione. Pur ricordando che le risorse a disposizione del governo non sono attualmente sufficienti a fare fronte a tutte le richieste avanzate durante l’incontro, Oliverio ha rassicurato i primi cittadini di aver già accennato a buona parte delle nostre difficoltà al premier Matteo Renzi in occasione della sua recente visita in Calabria, chiedendo che i fondi del Piano per il Sud possano andare a rifocillare quella parte di bilancio regionale destinato proprio all’implemento delle infrastrutture e alla sistemazione del dissesto idrogeologico. Un approfondimento è stato poi dedicato dal presidente alle questioni SS 106 e ferrovia jonica. Riprendendo il discorso del sindaco Fuda, Oliverio ha infatti affermato di voler dare priorità alla questione sicurezza sulla principale arteria stradale della nostra costa e di aver già sollecitato a Rfi l’ammodernamento della linea ferroviaria, domandando la realizzazione di quei sovrapassi necessari a facilitare l’accesso alle spiagge e reclamati dal primo cittadino di Siderno fin dai tempi della sua campagna elettorale. Ma anche la questione Beni Culturali ha dimostrato di avere un posto speciale nei pensieri del presidente. I Pon, è stato infatti annunciato, dovranno essere sfruttati intensivamente con l’obiettivo di realizzare un ribattezzato “percorso della Magna Grecia” che crei attrazioni turistiche in grado di risollevare l’economia del territorio e che, com sottolineato da Giovanni Calabrese, potrebbe seguire il progetto proposto da Civita. Ultima, ma non per importanza, la parentesi relativa alla sanità, un problema di difficile soluzione ma del quale si conoscono i mali da sanare nella speranza di risollevarne le sorti perché, è stato detto facendo tirare un sospiro di sollievo a più di un sindaco, è imperativo categorico che l’ospedale di Locri continui a vivere e riprenda a funzionare a pieno regime. Estremamente propositivo in merito all’incontro è stato anche Seby Romeo, convinto di quanto la ripresa della Locride sia propedeutica allo sviluppo complessivo dell’intera regione. Secondo il consigliere regionale la riunione di lunedì è solo il primo passo utile a realizzare operazioni specifiche di sviluppo locale, che creeranno opportunità di lavoro e garantiranno al territorio di affrontare con maggiore determinazione le questioni riguardanti agricoltura, trasporti, infrastrutture, lavoro, istruzione, politiche comunitarie, turismo e beni culturali, in merito ai quali Romeo auspica la costituzione di un Distretto Turistico che valorizzi enogastronomia e artigianato. Un riferimento è stato poi fatto dal capogruppo PD alla realizzazione del collegamento viario Bovalino-Bagnara, un’infrastruttura che, nei piani del governo regionale, dovrebbe garantire a Locride e Piana di diventare un’unica area commerciale con immense prospettive di crescita nell’ambito della Città Metropolitana. Come accennavamo in apertura, tutti questi elementi hanno contribuito a far alzare dal tavolo soddisfatti tutti i nostri sindaci, dai fiduciosi presidenti dell’assocomuni Imperitura Strangio a Calabrese, Fuda e Furfaro, che avevano invece espresso alcune perplessità. Non resta adesso che monitorare gli sviluppi di questa nuova situazione e sperare che la Regione, che pare finalmente tenerci di conto, non cambi nuovamente rotta. Jacopo Giuca GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili. ATTUALITÀ Prima pietra per la Gallico-Gambarie, simbolo del riscatto territoriale È stata finalmente posata, in settimana, la prima pietra del Progetto Esecutivo del terzo Lotto della Gallico-Gambarie, Presso l’Area Destinata al Cantiere in Località Mulini di Calanna. La posa, oltre a segnare l’inizio dei lavori, chiude anche un’era di ritardi e difficoltà gestionali e amministrative che dovranno adesso divenire definitivamente solo un brutto ricordo. Con questa nuova arteria, è stato affermato dai responsabili e dal presidente della Provincia, il territorio combatterà l’isolamento. Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA Per richieste di pubblicità rivolgersi a: PI GRECO Comunication srl info 0964383251 GLI INSERZIONISTI sono responsabili dei marchi e dei loghi pubblicitari nei loro spazi, l’Editore non risponde per eventuali dichiarazioni, violazioni di diritti, malintesi, ecc... Tutti i marchi riportati sono registrati dai legittimi proprietari. COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Cristina Caminiti, Eleonora Aragona, Franco Parrello, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta, Katia Candido. STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 89048 Siderno www.larivieraonline.com Irto“corre”verso l’Austria grazie all’ambasciatore e conterraneo Marrapodi Nella giornata di giovedì il Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto ha incontrato l'ambasciatore italiano a Vienna, Giorgio Marrapodi che, come lui, è anch’egli calabrese. I due hanno aperto un confronto sulle opportunità di scambi commerciali con la Calabria, per la valorizzazione dei nostri prodotti tipici all’estero in generale e in Austria in particolare. Lanciando l’hashtag #Corriamo, Irto ha affermato che è obbiettivo regionale rafforzare le presenze dei turisti austriaci sul territorio. Il treno della Magna Grecia DOMENICA 20 MARZO 10 A Mirto laVia Crucis vivente L'Associazione Pastorale Giovanile Prendi il Volo della Parrocchia Maria Immacolata della Frazione Mirto di Siderno, organizza la Passione Vivente per la oggi, domenica 20 marzo, con inizio alle ore 16:30. Padre Don Marius, che si cura delle parrocchie di Mirto e Donisi, ha affermato che da due anni i ragazzi dell’Oratorio, con la rappresentazione della Via Crucis, cercano di riportare al centro dell'attenzione le tradizioni ma anche il messaggio del sacrificio di Gesù che per noi ha dato se stesso. un’opportunità per la Ferrovia Jonica La Calabria torna ad avvicinarsi ai treni turistici sulle linee di RFI. Il prototipo di questo rilancio ha debuttato sabato 5 marzo, in occasione del Treno della Magna Grecia, viaggio da Crotone a Locri organizzato da Associazione Ferrovie in Calabria in sinergia con Italia Nostra. Questa iniziativa è stata inserita all'interno del Mese della Mobilità Dolce e delle Ferrovie Non Dimenticate: non solo treni turistici a vapore sulla rete delle ex Calabro Lucane, ma "l'assalto" allo scartamento ordinario. Ugo Bonavita Platì: Platì focalizza la sua attenzione coordinatore roccellese di FI sulla donna nella Locride Gerace: il Gruppo Incudine pronto a mettersi in gioco alle prossime amministrative Ottima partecipazione alla “prima” del Gruppo Incudine, progetto politico presentatosi al ristorante La Terrazza, che candida Giuseppe Pezzimenti a sindaco di Gerace. L’incontro si è sviluppato attraverso gli interventi dei membri del movimento, ognuno dei quali ha scelto un punto del programma elettorale spiegandolo ai cittadini. La serata per oltre un’ora ha trattenuto i partecipanti, interessati alle parole del candidato sindaco e alle motivazioni che lo hanno spinto a dar continuità al progetto. Giovedì 3 marzo, a Platì, si è tenuto un bel convegno sul tema Protagonismo femminile nella Locride. L’incontro, organizzato da Luca Rotondi, commissario della cttà, ha visto una sala affollata e tante ragazze della scuola media che hanno partecipato con letture, balli e interventi dinanzi a un uditorio attento. È stato trasmesso con forza il messaggio secondo il quale abbiamo il dovere di credere nel nostro futuro e appropriarcene. A Platì si parla di vita reale e si dice NO alla “criminalizzazione”. Ugo Bonavita è il nuovo Coordinatore cittadino di Forza Italia Giovani a Roccella Jonica. Ad ufficializzare la nomina il Coordinatore provinciale RC FIG Francesco Bruzzaniti. La nomina di Bonavita è testimonianza del lavoro svolto e del lustro arrecato a il movimento giovanile azzurro. Bonavita ha sottolineato che si impegnerà al massimo per creare un movimento capace di coinvolgere tanti giovani che vogliono mettersi in gioco per risollevare le sorti della nostra terra: una sfida ma anche un'opportunità. www.larivieraonline.com DOMENICA 20 MARZO 12 SOCIETÀ Intere settimane passate da "impigiamati" con tanto di pile di libri che ti seguono ovunque tu vada, persino in bagno.Giorni e notti di rinunce - di sonno, di cibo, di divertimento. Ansia alle stelle e un'unica speranza:“Che Dio ce la mandi buona!” Sessione di esami invernale, roba da traumi esi e mesi trascorsi ad ascoltare professori, tra i più brillanti e i più noiosi, studio più o meno costante, stress e ore di sonno andate perse. C'è, però, un momento, che più di altri è impresso nella mente di ogni studente universitario: il periodo - troppo lungo della sessione d'esame. Quando sta per cominciare la sessione d'esame universitaria invernale, più che "lasciate ogne speranza o voi ch'intrate", ogni studente che si rispetti, adotta una particolare invocazione per affrontare mesi estenuanti. Si tratta della più comune speranza "che Dio ce la mandi buona". Così più che demoralizzarsi e partire dall'Inferno, come fa Dante, si comincia a invocare Dio come Suprema Speranza a cui aggrapparsi. Al "Che Dio ce la mandi buona" si ricorre sia quando ci si è immersi nello studio matto e disperatissimo, sia quando, più che studiare, il tempo è volato in chiacchiere e pronostici. Un sano segno della croce prima di gettarsi fra le grinfie di puntigliosi docenti, ed è fatta. O quasi. Il caso ha optato per l'assistente esigente piuttosto che per quello "amicone", per una domanda difficile anziché per una su cui si era ferrati. La vita di uno studente universitario, infatti, è sempre molto precaria. E la soluzione o l'unica consolazione - che dir si voglia è credere in un destino al quale attribuire tutti i fallimenti e le situazioni. Come se questo fosse un capro espiatorio sul quale potersi sfogare. Capita che ci si precipiti in università con il freddo e il M gelo, con un'ansia che come una belva feroce divora l'anima, dopo giorni e giorni di studio per scoprire che "per impegni accademici del docente… l'esame è stato rimandato"! Intere settimane passate da "impigiamati" con tanto di pile di libri che ti seguono ovunque tu vada, persino in bagno. Giorni e notti di rinunce - di sonno, di cibo, di divertimento. Ansia alle stelle, per poi scoprire che, a causa della data di esame rimandato, salta tutto il programma che ci si era prefissati per la sessione. Impotenti e senza abbandonare l'ultima speranza, si continua a studiare. Disperatamente. Fuori scende romantica la neve? Si continua a studiare. Fuori c'è il maltempo? Bene, il maltempo concilia lo studio. Fuori c'è un cielo azzurro con un tiepido sole? Sbarriamo le finestre, il buio favorisce l'apprendimento. Arriva, poi, un giorno in cui tutto, per il momento, sembra finire. Questo è il giorno dell'ultimo esame della sessione. Quello dopo il quale si potrà respirare aria di pace, e si potrà godere di un po' di relax. Poi succede che l'esame slitta al pomeriggio, dal pomeriggio alla sera e, dopo aver subito 12 ore di ansia, l'esame va bene. Si torna a casa gattonando per la stanchezza, ma non si festeggia neppure. Alle 8:30, in punto, del giorno dopo si inaugura il nuovo semestre. Ci saranno molti esoneri, è necessario studiare da subito. E allora ogni studente universitario (sempre che si rispetti) pensa: sessione invernale conclusa? No, sessione d'esame perennemente modalità "on". Sara Leone VOCE AI LETTORI www.larivieraonline.com DOMENICA 20 MARZO 14 Ci aveva scritto lo scorso settembre, Domenico Barranca, originario di Siderno, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Maiano di Spoleto (Perugia). Qualche giorno fa ci ha inviato una nuova lettera per segnalarci un artista di Sinopoli, Giuseppe Furina, che con lui "condivide la sofferenza del carcere, un corregionale poco illustre ma decisamente speciale, una vera forza della natura". Di seguito un pezzo dell'artista sinopolese in cui racconta del suo dipinto realizzato per il monastero di Santa Rita da Cascia. “ÈSTATASANTARITAAGUIDARELA MIAMANOMENTREDIPINGEVO” redo che l’arte rappresenti la massima espressione della creativita. Qualcosa di introspettivo. Mi sono avvicinato all’arte da bambino e gia durante le elementari giocavo con le matite colorate. Spesso le mie maestre mi dicevano: “Un giorno sarai un grande pittore!”. All’epoca, non seguivo un particolare modello, mi affascinavano le figure sacre, ma anche i paesaggi rurali. Ricordo di un disegno realizzato a matita che raffigurava la chiesa del mio paese. Fu un vero successo, piacque a tutti e all’epoca ricevetti molti consensi. Da qui, inizia la mia passione per il disegno. Verso l’arte. Come tutte le mie opere, quello che prevale e l’introspettiva. Il cuore. La mente. Ma la figura di Santa Rita mi ha ispirato in maniera decisa e particolare; un po’ come se ci fosse stata una mano invisibile che mi suggeriva e mi guidava verso le sfumature dei chiaroscuri, la magia delle tonalita, il gioco delle ombre, la “musica” dei colori. E stata davvero una meravigliosa avventura che ha lasciato un segno indelebile dentro di me. Si! Se ci penso, credo che Santa Rita ci abbia messo anche un po’ del suo. Un miracolo. Infatti, appena completata l’opera e poi consegnata, il giorno successivo mi sono recato nel laboratorio dove custodisco i colori e i pennelli e, incredibilmente, ho avvertito la sua presenza accan- C to a me. Un po’ come se la sua figura fosse ancora sul cavalletto in attesa di un ritocco. Di una mia carezza. Di un mio sguardo. E davvero incredibile e mi chiedo come sia stato possibile dal niente realizzare qualcosa che in poco tempo mi abbia coinvolto cosi tanto e soprattutto mi abbia donato magiche e forti sensazioni e oggi mi rivedo nelle storie dei grandi artisti; infatti costoro hanno sempre affermato che spesso si innamoravano delle loro opere. Credo che lo stesso sia accaduto a me. Dunque, qualcosa di magico. Molti detenuti si erano abituati al dipinto di Santa Rita e oggi molti di loro mi chiedono notizie. Sono felice di aver realizzato quest’opera e mi piace immaginare che anche Santa Rita, nella sua immensa misericordia e tra profumate rose, possa essere felice e sorridere. Sa di magnifico l’idea, poi, di pensare che tutto abbia avuto inizio dai miei pennelli. Desidero ringraziare infine tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto, un sentito ringraziamento alla responsabile dell’area corrispondenza detenuti del carcere di Spoleto che mi ha fornito informazioni preziose oltre ad essermi stata da supporto per l’intero iter progettuale. Le sono davvero riconoscente. Grazie! Un grazie particolare e sentito alle monache agostiniane. E, infine, grazie a te, Santa Rita, che in poco tempo sei entrata nel mio “martoriato” cuore; nei cuori dei carcerati, nel cuore di tutti e in eterno per sempre rimarrai. IN BREVE Lettera al brigadiere capo (in pensione) della GDF MicheleVitucci In settimana i funerali dei ragazzi di Gioia Tauro Si sono svolti la scorsa settimana i funerali di Fortunato, Francesco, Giuseppe e Marzio, i quattro figli di Gioia Tauro volati in cielo prematuramente in seguito a un terribile schianto sull’A3 il primo giorno di marzo. La funzione, svoltasi alla presenza della autorità locali e della cittadinanza stretta con cordoglio attorno alle famiglie, è stata l’occasione di dare l’ultimo saluto a questi universitari dalla storia troppo simile a quella dei nostri angeli e ai quali va la nostra solidarietà. Caro Papà, un alito di vento ti ha portato via da noi troppo presto, tu, discreto e silenzioso, sei tornato alla casa del Padre. La tua breve vita all’insegna del dovere, del rispetto verso tutti, coronata da quelli che sono i veri valori della vita si è interrotta? Non può essere così. Da lassù continui a prenderti cura di tutti noi, continuerai anche a guidare i tuoi stimati colleghi con la tua saggia ironia e meticolosità che ti contraddistingue. Sarai sempre lì a sorridere delle nostre gioie e sorreggerci nelle difficoltà, sei stato un marito esemplare, un padre orgoglioso e attento nelle scelte dei tuoi amati figli, pilastro della nostra educazione. Nessuno di noi ha un ricordo amaro legato a te, nessuno! Il Signore chiamandoti a Sé ha colto uno dei fiori più belli del Suo giardino. Sarai sempre la nostra stella più bella. Papà io sono parte di te, fai parte della mia vita, tutti i giorni e sarà così per sempre, sei il mio cuore. T.V.B. papà I tuoi adorati figli Annalisa e Giovanni La preziosa Chiesa di San Carlo LA POESIA Borromeo a Siderno Superiore Soffia vento leggero Lo scorso 11 marzo il sidernese Aldo Caccamo, per molti anni consigliere comunale, ha dato alle stampe un ricco e interessante opuscolo riguardante la Chiesa di San Carlo Borromeo che sorge a Siderno Superiore. Si tratta di un’edizione aggiornata, dopo quella pubblicata nel 1999, in cui Aldo Caccamo ripercorre la storia non solo della chiesa ma anche della “Confraternita di San Carlo Borromeo e delle anime del Purgatorio”. La scelta operata da Caccamo di pubblicare questi cenni storici l’11 marzo non è casuale: la data coincide, infatti, con l’anniversario della scomparsa della madre che tanto amò questa chiesa ed è in omaggio alla sua memoria che Caccamo ripropone questo scritto rivisto e ampliato. Di rito greco-bizantino, la Chiesa di San Carlo Borromeo a Siderno Superiore risale probabilmente al XVII secolo, anche se stando ad alcune fonti storiche, pare esistesse già prima del Seicento sotto altro nome: sarebbe stata inizialmente intitolata a Santo Stefano. È l’unica chiesa della provincia di Reggio Calabria dedicata a questo santo, considerato tra i massimi riformatori della chiesa cattolica nel XVI secolo. Fu, infatti, assieme a Sant’Ignazio di Loyola e San Filippo Neri, alla guida del movimento della Controriforma. La chiesa è sempre stata retta dalla “Confraternita di San Carlo Borromeo e delle anime del Purgatorio”, che si occupò del restauro a seguito dei terremoti del 1783 e del 1908 e delle alluvioni delle 1920 e del 1953. Il rimaneggiamento (architettonico e decorativo) sette-ottocentesco costituisce l’attuale immagine stilistica della chiesa. La facciata, di semplice impostazione, è composta da due ordini culminanti con un timpano triangolare. A impreziosirla, una cornice marcapiano, opera notevole di scultori di Serra San Bruno. La firma di maestranze serresi ricorre anche per quanto riguarda il prezioso ciclo decorativo in stucchi che troviamo all’interno e che costituisce la vera ricchezza della Chiesa di San Carlo Borromeo. L’interessante decorazione necessita, però, di approfonditi restauri che si aggiungono a quelli architettonici. Nel dicembre scorso l’Amministrazione Comunale di Siderno ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una richiesta di finanziamento per iniziare i lavori di restauro. “Mi auguro che la curia vescovile di Locri e l’Amministrazione Comunale di Siderno – scrive Aldo Caccamo - si impegnino SAVERIO MACRÌ Soffia vento sui mari lontani, sulle barche con le vele alzate, nei cieli stellati, sulle spiagge delle onde schiumate, sui laghi distesi, sui fiumi in cascata, sui torrenti, ruscelli, soffia pure sulle stelle, che sono così belle! Nelle pianure, nelle valli, colline, sui monti dalla neve imbiancati, soffia pure sulle strade, sui campi infiniti da erba da fieno, sul profumo dell’erba, dei fiori e del cielo stellato, soffia qui che è tutto profumato. Soffia sui prati, sui campi di grano, nelle distese, sulle spighe dorate dal sole baciate, nelle vie lontane infinite, sulla pioggia che cade serena, tu che bagni i fiori, la terra, i mari e i monti, baci tutti nei nostri confronti. affinché la Chiesa di San Carlo Borromeo possa essere restaurata, perché è un’opera molto importante, non solo per i cittadini di Siderno Superiore, ma per tutta la Locride”. Soffia la pace nel mondo, su alberi, animali, cose e persone, soffia nel cielo, spazza le nuvole e torna il sereno! ATTUALITÀ TRA LATERZA E LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE GENERAZIONI DI MILLENNIALS SPESSO, MALGRADO LA LORO IPER-COMUNICATIVITÀ, STENTANO ATROVARE IL GIUSTO MEZZOTRA RELAZIONARSI AL PROSSIMO E SVENDERSI, RISCHIANDO DITRASFORMARSI IN MERI SIMULACRI DEI LORO AVATAR DIGITALI. I “ Il sexting, la concreta espressione del porno“fai da te”... DALLAPIÙ ELABORATA RETORICADELLA SEDUZIONE, ALLAPIÙ PICCANTE ESTERNAZIONE DIPULSIONIE DESIDERI CARNALI, TUTTO ORMAIPASSA ATTRAVERSOLA TASTIERADI UNO SMARTPHONE. cambiamenti geopolitici, che intercorrono nel tempo, sono da sempre ampiamente documentati da tutti i canali d’informazione, e non parliamo soltanto della comunicazione mediale di più recente diffusione, ma di carta stampata, libri e ancora, scorrendo a ritroso le ere, di commentari e cronache. La rilevanza di tali informazioni, insomma, è stata considerata di capitale importanza da ogni periodo storico. Molto meno diffusi, almeno in ambito non specialistico, sono invece i rilevamenti dei cambianti sociali, delle abitudini tipiche di un’epoca, dell’evoluzione del rapporto tra i sessi o ancora della relazione che gli uomini istaurano nel tempo con i prodotti del loro ingegno, con la tecnologia. Già solo provando a fare un parallelo delle nostre abitudini, del nostro modo di vivere quotidiano, con quello dei nostri genitori ci accorgeremmo di quale abisso comportamentale ci separi, di quanta incomunicabilità ci possa essere in uno scambio interpersonale a una sola generazione di distanza. Proprio di rapporti interpersonali e modi di comunicare ho intenzione di parlare. La rivoluzione informatica, insieme alla sempre maggiore pervasività del digitale nelle nostre vite, grazie alla miniaturizzazione dei computer e alla capillare diffusione degli smartphone, ha radicalmente cambiato abitudini e modi di vivere, comunicare, rapportarsi agli altri, segnando una cesura storica che, dal punto di vista evenemenziale, potrebbe tranquillamente essere accostata alla caduta di un impero o allo scoppio di una guerra mondiale. Rivoluzionari sono sicuramente i cambiamenti che hanno investito la comunicazione di natura sessuale. Dalla più elaborata retorica della seduzione, alla più piccante esternazione di pulsioni e desideri carnali, tutto ormai passa attraverso la tastiera di uno smartphone e i megapixel della sua fotocamera, per poi incanalarsi nella rete. Un fenomeno sociale, nato diversi anni fa negli State, ha ormai preso piede anche in Europa e in Italia: il sexting, cioè l’invio di messaggi sessualmente espliciti e foto pornografiche fai da te attraverso applicazioni di messaggistica generica, come WhatsApp, o applicazioni ad hoc, come Snapchat. Il sexting è praticato da giovani, giovanissimi e adulti che lo usano sia come una forma di conoscenza intima, preliminare di un rapporto sessuale vero e proprio, che, nei casi più tristi, come surrogato digitale di un’esperienza che è, e deve rimanere, materiale, fisica, reale e soprattutto empirica. Nel novembre del 1958 la ballerina Aïché Nana, durante una festa dell’élite romana del tempo, venne fotografata durante un improvvisato spogliarello e quello “scoop fotografico” dell’Espresso scandalizzò l’opinione pubblica al punto da generare un caso giuridico, segnando allo stesso tempo la nascita della “Dolce Vita” romana. Oggi improvvisati video amatoriali di casalinghi burlesque, selfie di parti anatomiche, misti a “musi” e atteggiamenti fortemente espliciti, girano copiosi sulle chat personali, promuovendo, quasi fossero slogan pubblicitari di materia inanimata, le pulsioni sessuali dei loro autori, la loro avvenenza, il loro disperato bisogno di un’iper-comunicatività, che spesso e volentieri è indice inequivocabile del suo contrario; indice di quell’incapacità di comunicare, di farsi capire e accettare, in un normale rapporto interpersonale senza lo “schermo” dello schermo. La cosa realmente preoccupante di un fenomeno come il sexting è la sua diffusione tra i minorenni, che spesso sono inconsapevoli di tutta una serie di meccanismi pericolosi che possono scaturire dalla diffusione telematica dei loro pensieri più intimi, dei loro desideri più osé e, ancor peggio, dalla divulgazione di materiale pornografico nel quale sono facilmente identificabili e riconoscibili. La permanenza dei bit testuali e iconici, all’interno delle memorie di massa di cellulari e dispositivi informatici in genere, rischia di trasformare il materiale di un gioco erotico, in materiale vessatorio nelle mani di cyberbulli, che possono letteralmente distruggere, psicologicamente e dal punto di vista relazionale, la vita delle loro ingenue vittime. Ancora, la diffusione indiscriminata di foto e video di natura sessualmente esplicita, può attirare l’attenzione, invece che dei reali destinatari, di maniaci e pedofili normalmente abituati e dediti al grooming, ovvero all’adescamento online, rischiando di trasformare il sogno dell’atteso incontro nel mondo reale, in un incubo, anche questo fortemente reale, dal quale difficilmente ci si riprende. Infine, una cattiva educazione all’uso delle nuove tecnologie, la mancanza di una personalità ben formata a causa della giovane età, o ancora, la smodata attrazione per le lusinghe di una società fortemente consumistica, può generare fenomeni di mercificazione e micro prostituzione, barattano la dignità personale con gli spiccioli necessari ad apparire conformati all’edonismo imperante, delle griffe e dello star system, veicolato dai mass media. Questa critica puritana, che in realtà poco mi si addice, non nasce da un’idea del sesso come tabù, o della sessualità come di un qualcosa da nascondere, dissimulare o addirittura reprimere, tutt’altro. Se da un lato sono fortemente convinto che non vi sia niente di vietato o da vietare all’interno di un rapporto sessuale, che sia di natura eterosessuale o omosessuale poco importa, tra due esseri umani, non sono in grado di accettare l’utilizzo sconsiderato della tecnologia da parte dei giovanissimi che, per una naturale inesperienza o per eccesso di fiducia, rischiano di trasformare la loro vita sessuale e tutto ciò che le ruota intorno in un’esperienza fortemente negativa. Le incredibili potenzialità forniteci dallo sviluppo di tecnologie sempre più smart, sempre più intrecciate alla nostra quotidianità rischiano, se male interpretate, di farci perdere di vista l’importanza di un reale contatto sociale con il prossimo. Nessuna applicazione di messaggistica, nessun social network, riuscirà mai a restituirci le sensazioni di un contatto reale, di una conoscenza face to face, con la persona che ci interessa, che ci attrae. La bellezza di quello scoprirsi piano, la percezione visiva dei cambiamenti fisiognomici del volto che ci fissa mentre chiacchieriamo, la pregnanza degli odori e le vibrazioni che nascono dallo sfiorarsi, dall’avvicinarsi dei corpi, la tensione delle voci che si cercano e scatenano ora scoppi di ilarità, ora una mal mascherata verecondia, fanno parte di un universo sensoriale negato alle macchine e a qualsiasi comunicazione da esse veico- Il sexting è praticato da giovani e adulti che lo usano sia come preliminare di un rapporto sessuale, sia, nei casi più tristi, come suo surrogato digitale lata. Per questo la sessualità dovrebbe rimanere ancorata a una “socialità” vecchio stampo e il sesso nel suo climax dovrebbe rimanere morte metaforica di provenzale memoria, piuttosto che morte delle capacità comunicative e relazionali, sfocianti in atti meccanici quanto gli approcci che li hanno generati. Vincenzo Larosa. www.larivieraonline.com DOMENICA 20 MARZO 17 L’INDAGATO Mercoledì i carabinieri hanno scoperto a Reggio Calabria una casa di tolleranza che si spacciava per un'associazione culturale senza scopo di lucro. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO è anche un parco divertimenti a Reggio Emilia con lo stesso nome. Ma al Reggioland di Reggio Calabria ci si divertiva di più. Il maestro d'arte autodidatta Francesco Alati, presidente dell'associazione culturale senza scopo di lucro Reggioland, dopo aver girato il mondo partecipando a varie mostre anche di alto livello (a Stoccolma, Mosca, New york) ha un po' cambiato gusti. Ha iniziato a sostituire i corpi nudi di sinuose ragazze alle sue tele bianche, piatte e insulse. Si era dato al body painting ed era quasi sempre la sua pennellata a dare il via al dipinto umano. Come durante quella serata organizzata a Lazzaro con l'esplosiva Natalia Bush, ricordata dagli appossionati del genere per essere stata la protagonista assoluta, insieme alle sue curve incontenibili dentro quei bikini strizzati, in The Lady 2, regia di Lory del Santo. Oltre alle serate di body painting, Francesco Alati e la sua Reggioland hanno preso parte all'organizzazione dell'estate reggina, collaborato con i lidi e i locali più "in" di Reggio Calabria e Provincia. Il maestro d'arte ha anche organizzato, con il patrimonio del comune di Reggio Calabria, "La notte Rosa", un'iniziativa di beneficenza all'Hospice Via delle Stelle, la struttura di assistenza e C' ricovero per malati terminali di Reggio Calabria. "Lavoriamo per un progetto e mai per un profitto", questa la frase riportata sul sito dell'evento seguita dalla locandina delle due top model, special guests della serata. Nessuno avrebbe immaginato allora che Francesco Alati, insieme alla moglie, Gregoria Liberata Logoteta, finissero in manette nell'ambito dell'operazione portata a termine lo scorso mercoledì dai Carabinieri della Stazione di Cannavò e che, in onore dell'associazione culturale senza fini di lucro/casa di tolleranza, è stata battezzata Reggioland. Non solo serate di solidarietà e beneficenza, quindi, ma anche il vizietto per il sesso a pagamento. Era Alati - scrivono i carabinieri - a prendere i contatti con i clienti per le serate a domicilio, reclutare prostitute, organizzarne il lavoro e accertarsi che le ragazze non si affezionassero ai clienti. Era onnipresente il maestro d'arte durante gli incontri di sesso così da vigilare sulla sicurezza personale delle sue ragazze, sulle ventenni come sulle cinquantenni. La moglie Gregoria le accompagnava alle serate esterne, mentre Marco Toscano, 23 anni, finito agli arresti domiciliari, andava a prendere al porto di Villa San Giovanni le prostitute provenienti dalla Sicilia e "recuperava" i clienti che non conoscevano la location. Il meretricio veniva pubblicizzato sul sito www.donnamistero.com, un sito per adulti dove ad accoglierti c'è "la sexy star Sara, la venere, e il suo team di bellissime ragazze". Sara si presen- ta: "Calda sensualità... trasparenze... reggicalze... pelle liscia come seta... profumo inebriante di donna da urlo... calore irresistibile... uno spettacolo di madre natura... irresistibile... inafferrabile creatura padrona della notte... strip girl super sexy". I servizi offerti sono tantissimi e per tutti i gusti, da fare invidia al Tom Cruise di Eyes Wide Shut. Sexy-show a richiesta e personalizzato (sic); addii al celibato, feste di laura, compleanni e pensionamenti (qualora il cuore dovesse reggere!); strip tease sia di tipo erotico che di tipo hard (in cui è previsto un completo coinvolgimento dei partecipanti); donna buffet, dove il corpo nudo di Sara e delle amiche fa da tavola imbandita con dolcetti e panna, così da poterla "assaporare interamente". C'è anche qualche commento: "Il bignè è da sballo... e la panna sopra...". "Sono tristissimo per questi eventi di una sconcezza e di una disumanità civica indicibile. Per tutto ciò provo disgusto sensoriale, morale e spirituale! Mi sento altresì pervaso da una forte rabbia umana". A scrivere è Francesco Alati. Ma no, non si riferisce alla sua Reggiosud. È un suo post del 14 aprile 2014 che commenta la chiusura del campo sportivo CONI a Reggio Calabria. Chissà cosa vorrebbe scrivere adesso dopo che la sua casa chiusa è stata aperta e tutta la melma, prodotta in questi anni nel buio di quelle stanze, spalata fuori. Operazione Reggioland, ai reggini piace caldo RIVIERA CULTURA Gli enti Appuntam della settimana OGGI, DOMENICA 20 MARZO 2016 Mercato Coperto, via Nazionale, Melito Porto Salvo: Si conclude “Emozioni sui binari - esposizione fermodellistica statica e dinamica” iniziata alle ore 17:00 di ieri e organizzata dal Circolo Culturale Meli in collaborazione con l’Associazione modellisti reggini, il Gruppo Fermodellistico Reggino “Reghium” e il patrocinio dell’Associazione Treni Storici e Turistici “La vaporiera Calabria Express”, DLF Reggio Calabria e il Dopolavoro Ferroviario; Hotel President, Siderno, ore 17.30: presentazione del romanzo d’esordio di Filomena Drago “Viola”, presentato dall’autrice di Martone con l’ausilio di Manuela Cricelli che, dando voce alla protagonista, leggerà alcuni passi del libro. LUNEDÌ 21 MARZO 2016 Sala Biblioteca, Palazzo Amaduri, Gioiosa Jonica, ore 15.30: “Favole & Fiabe 2016”, evento culturale dedicato ai bambini, con iscrizione a numero chiuso, organizzato dalla Consulta Associazioni Comune di Gioiosa Jonica e dal Comune di Gioiosa Jonica. ARTISTI CALABRESI EMERGENTI: MAX LO RUSSO Massimiliano (Max) Lo Russo nasce a Lamezia Terme ed è un giovane e innovativo artista calabrese emergente. Cresciuto tra agrumi, olive e spiagge selvagge, durante i primi anni del Liceo scientifico inizia a praticare l’aerosol art, che gli consente di trasferire schizzi e disegni dai quaderni di scuola ai muri e alle lamiere degli automezzi agricoli. Nel 2001 si trasferisce a Firenze, dove consegue il primo livello della laurea in “Comunicazione linguistica e multimediale”. Nel 2010 si specializza presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, indirizzo “Pittura-Arti visive e linguaggi espressivi”. Durante il soggiorno fiorentino comincia a collaborare con alcune gallerie senza mai accantonare del tutto la bomboletta spray che al posto del classico pennello, è il suo mezzo di espressione per raffiugurare concretamente le sue idee artistiche su ogni supporto di rappresentazione. I soggetti delle sue opere simpatici personaggi imbavagliati utili a mandare chiari messaggi di rivalsa sociale e etica. Massimiliano Lo Russo si dedica all’arte, in modo chiaro e diretto. Egli fabbrica con spray o pennello, il colore su supporti eterogenei (tele, cartoni, pezzi di elettrodomestici rottamati ad arte, sponde di letto, plateaux arabescati, ecc.), a immagine e somiglianza della propria fantasia, un individuo solitario, portatore non di scienza ma di coscienza; l'artista dipinge pure famiglie più o meno numerose, imbavagliate e attente osservatrici, un popolo di figure che non conosce ancora la legge di Dio e le sue determinazioni socio-biologiche, e di quella degli uomini fa a meno poiché vive nell’ebbrezza di un mondo irreale o nel dubbio di un’esistenza coatta. In virtù di leggi imperscrutabili, sempre giocando sul palcoscenico dell’arte l’ultima chance, il tragico si manifesta come contrasto insolubile e come ambiguità, come domanda, e mai come risposta. Domenico Spanò “ L’INTERVISTA Compie 20 anni Helios, la rivista che analizza la società al chiaro di Luna Helios ha ospitato firme di grandi intellettuali, scienziati, scrittori, artisti, sia italiani che stranieri, e anche diversi premi Nobel, come Josè Saramago “Amiamo parlare della Luna, al chiaro di Luna, ma non con la Luna”. Questo il motto di Helios, bimestrale di scienze, cultura e società che lo scorso gennaio ha spento 20 candeline. Abbiamo intervistato il suo fondatore, Pino Rotta. Quali erano i suoi propositi quando nel gennaio del 1996 fondò il suo giornale e perchè la scelta di quel motto? Quando abbiamo deciso di fondare Helios Magazine io avevo le idee gia abbastanza chiare, avevo alle spalle già un’attività sia di giornalista che di saggista. La rivista doveva analizzare la società, capire quali dinamiche sociali si sarebbero sviluppate nel rapporto tra il locale e il globale. Indagare il rapporto tra la cultura di massa e processi di globalizzazione economica e politica. Sia il logo (il Prometeo liberato) che il motto, sintetizzavano queste intenzioni. Sin dal primo numero abbiamo avuto chiaro il potenziale sviluppo web e siamo stati la priva rivista online della provincia con una redazione e un comitato di collaborazione in parte locale e in parte localizzato in altre aree italiane ed estere. L’impegno di tutti i collaboratori e i redattori (quasi tutti specialisti di materie sociologiche, psicologiche, scientifiche, letterarie e artistiche) ha caratterizzato il risultato: una rivista che guardava al passato ma con una proiezione nel futuro offrendo analisi e tornando nel tempo a verificarle. Cosa si aspettava dal suo giornale ma non è riuscito nell’impresa e in che cosa invece il suo giornale l’ha stupita perchè non l’aveva previsto? Il risultato di questa operazione che sinceramente non mi aspettavo anche se era ovviamente auspicato, è stato che nell’arco di due anni Helios Magazine ha raggiunto la distribuzione (in libreria) in 30 città italiane e 10 capitale europee e questo ci ha aperto le porte all’incontro con problemi sociali, politici, economici e culturali che hanno allargato l’orizzonte dell’offerta di riflessione proposta ai nostri lettori. Il clou di quest’impegno è stata la possibilità di avere ospiti della rivista premi Nobel, intellettuali, scienziati, scrittori e artisti sia italiani che stranieri. Ricordo, ad esempio, che intervistammo a Mantova Josè Saramago il giorno prima che gli conferissero il premio Nobel. Una coincidenza fortunata, certo, ma eravamo nel posto giusto al momento giusto e questo era frutto del lavoro di tutti i collaboratori. La seconda questione riguarda la durata dell’interesse. Nel tempo siamo stati sempre più sul web e sempre meno su carta, soprattutto per motivi economici visto che Helios Magazine è completamente autofinanziata dai soci dell’Associazione culturale Club Ausonia, niente contributi niente pubblicità. Una scelta difficile ma culturalmente fruttuosa in termini di libertà di ricerca e di proposta. Oggi registriamo circa 20.000 contatti l’anno sul web e sono contatti che vengono da ogni parte del mondo. Per venti anni il suo giornale ha parlato di scienza e cultura nazionale e internazionale instancabilmente. Vittorio Feltri in un’intervista ha dichiarato che per lui i giornali sono come le donne, dopo un po’ si stufa. Si è mai stufato del suo giornale? L’entusiasmo per la “costruzione” di ogni numero non è mai calato, anche grazie all’allargamento dei collaboratori nazionali ed esteri. Quello che personalmente mi ha creato un senso quasi di impotenza è stato l’effetto delle nostre analisi. Abbiamo anticipato di 15 anni le questioni del disfacimento dell’Unione Europea sia in conferenze pubbliche, che in articoli e saggi e lo abbiamo spiegato dettagliatamente indicando con largo anticipo gli interessi che si stavano muovendo nel Mediterraneo, e nell’area tra il Nord Africa e il Caucaso; abbiamo denunciato la rinascita dei movimenti nazifascisti e l’espansione della ‘ndrangheta al Nord e all’estero già 10 anni fa, ma i media televisivi sono stati così potenti da anestetizzare, prima in Italia poi nel resto d’Europa, la gente facendola trasformare da pubblico in massa e poi in moltitudine. Il risultato di questo trasformazione negativa della società ha fatto in modo che, se anche a livello individuale hai coscienza di un fenomeno, collettivamente sei nell’impossibilità di incidere sulle scelte che spingono in certe direzioni sia politiche, sia economiche e con le conseguenze sociali che oggi vediamo. L’identikit di un bravo giornalista? Essere giornalisti oggi come ieri è molto difficile non perchè manchino gli spazi di scrittura, in questo il web ha aperto il mondo, ma perchè il livello di impegno che richiede l’approfondimento delle notizie è sempre più sganciato dallo studio dei fatti che hanno portato al fatto di cui si scrive, oggi è molto facile fare cronaca ma fare inchieste è praticamente impossibile, o quanto meno è riservato a pochi. Noi continuiamo nel nostro stile, certo cambieremo forma e stile comunicativo come abbiamo fatto in questi anni, ma rimarremo fedeli al nostro obiettivo: porre domande ragionate, denunciare le brutture del mondo ma anche offrire una finestra sulla bellezza che pure uomini e donne nel nostro paese e fuori continuano a cercare e a proporre. Speriamo di poterlo fare per altri 20 anni almeno! Maria Giovanna Cogliandro RadioTouring 104, 40 anni di informazione e passione “Radio Touring 104”, la storica radio calabrese che ha fatto compagnia con la sua musica, informazione, sport e cultura, dal 1 marzo 1976, compie 40 anni! Si è tenuta il 15 Marzo a Reggio una conferenza stampa al Palazzo San Giorgio, per festeggiare questo fantastico compleanno della Radio. Un pensiero carino per congratularsi con tutti gli operatori che lavorano dietro questa macchina, una delle più longeve d'Italia. La Radio tra le più ascoltate in Calabria, da sempre intrattiene con brio i suoi utenti, si occupa della Reggina Calcio, della Viola Basket, e di altri importanti eventi sportivi cittadini e di caratura nazionale; quindi musica, ma anche cronaca, cultura e intrattenimento. Oggi la radio si arrichisce di nuovi contenuti e nuovi mezzi di comunicazione quali Video Touring, con un aumento nell’offerta data all’intera cittadinanza calabrese. Il nuovo editore, Santo Frascati, al timone da quattro anni – durante la conferenza ha ripercorso il ruolo di Radio Touring 104 nel tempo, la forza con cui dalla fine degli anni 70 ad oggi, si è ben integrata nel territorio provando ad esserne la voce narrante. Domenico Spanò SETTIMANALE www.larivieraonline.com DOMENICA 20 MARZO 19 IN BREVE Viaggiodiunacalabrese nellacucinatipicaromana I dolci pasquali della tradizione calabrese a Pasqua, in Calabria, è una delle festività più sentite, in alcuni luoghi ancor più che il Natale. La religiosità, ancor molto presente specie nei piccoli paesi, è certo una delle ragioni del successo delle festività pasquali tra i calabresi, segno di quanto siano radicate le tradizioni popolari in questa terra. La Settimana Santa per le massaie calabresi è particolarmente intensa, le cucine sono inondate da profumi e imbiancate dalla farina, la preparazione dei dolci tradizionali, molto gustosi e dal grande valore simbolico, è un rito che si ripete nel tempo. Le festività pasquali sono ormai alle porte, e da buona tradizione culinaria del profondo Sud si preparano tanti dolci tradizionali che esaltano i prodotti e i sapori della bella Calabria. Ad aprire le danze saranno le famose “Sgute pasquali”. Le Sgute (o ‘ngute, o cudduraci) calabresi sono dei dolci tipici di tutta la Calabria, anche se hanno nomi diversi in tutte le regioni: Cuzzupe, Angute, Sgute, Cudduraci ecc. Questo dolce pasquale è di origine orientale e simboleggia la fine del digiuno di Quaresima. L’uovo è il simbolo della resurrezione del Signore. Può avere varie forme, a discrezione di chi la prepara. Solitamente riguarda un tema pasquale, cestini di fiori, o animaletti, oppure si fa un filone che poi si attorciglia a treccia e al centro si posiziona un uovo, nelle due parti sporgenti si fanno dei segni con i rebbi di una forchetta che assomigliano a delle zampine. La bellezza delle sgute calabresi viene data anche da confettini e codette colorate con cui vengono decorate. Le sgute vengono preparate in anticipo di qualche giorno e si conservano per il giorno di Pasqua. Le donne anziane si riuniscono spesso con le vici- L ne di casa e tutte assieme preparano allegramente tanti dolci che cuociono nel forno a legna. Oltre a esaltare i sapori, queste tradizioni legano ai tanti ricordi del passato. Si preparano, inoltre, le Susumelle calabresi di Pasqua, realizzate secondo un’antica ricetta che si tramanda da madre in figlia. Conosciute anche come ''nginetti'' o ''ciambelle'' o “ngiloppate”. Nei tempi passati si aspettava il periodo antecedente le Palme per la preparazione di questi dolci che venivano conservati anche per il giorno di Pasqua. Non c’era una misura e nel farle ci si regolava in base alle uova che si usavano. Due/tre giorni prima delle Palme si faceva il pane nel forno a legna e in quel giorno venivano preparate anche le susumelle. Le Susumelle di Pasqua erano dei dolci che si usavano il giorno delle Palme. Queste ciambelle decorate con confettini colorati venivano legate con nastri e vi si adornavano le Palme che erano portate in chiesa per farle benedire. Con il passare degli anni l’usanza è andata persa. Questi dolci erano usati anche per altre feste. In previsione dei matrimoni era uso prepararne tanti, per tutti gli invitati che partecipavano al banchetto nuziale. Ci sono, infine, i biscotti pasquali con vaniglia, uovo e burro, spolverati di zucchero in grani. Nell'amalgamare gli ingredienti è necessario lavorare l'impasto il meno possibile. L'eccessiva lavorazione, infatti, surriscalda l'impasto e rischia di rendere i biscotti gommosi. Per avere biscotti friabili, è necessario lavorare l'impasto il più velocemente possibile. Vengono fatte a forma di trecce, ciambelline, o forme allungate e cotti al forno. Domenico Spanò È iniziato martedì 15 marzo a Roma il tour "Aperilibro e Cenalibro" per la presentazione di Roma a Tavola in cento Parole, curato dall'avv. Antonella Sotira e dallo Chef Fabio Campoli. Il libro fa parte di un progetto grazie al quale la Sotira coinvolge amici e colleghi appassionati di scrittura e li induce a pubblicare storie in cento parole.Tra i calabresi presenti Antonella Freno, Sara Papa, Alberto Campisi, Teresa Sotira, Flavia Pugliese, Angela Modafferi, Geltrude Prologo e Francesco Niutta. Torna in grande stile l’Officinadell’artealCilea Al teatro “Cilea” l’Officina dell’Arte è ritornata in scena con la commedia Folli, sempre folli, fortissimamente folli, una storia tra realtà e farsa che affronta il tema della follia. Sul palco, insieme all’istrionico Piromalli, Patrizia Britti, Antonio Malaspina e Agostino Pitasi. Tra ritmi e tempi perfetti di battute incalzanti e linearità di un testo rivisto dalla regia si compone un piccolo gioiello teatrale capace di sprigionare inesauribile divertimento grazie alla freschezza degli interpreti. VENDESI Vendesi appartamento piano terra nella centralissima via dei Colli, con ampio giardino, cantina indipendente, 3 vani, bagno e cucina. Per informazioni rivolgersi al dottor geometra Giuseppe Gimondo tel 3479458845. ANNUNCIO Grande partecipazione per il convegno AMMI sull’invecchiamento cerebrale L’Associazione A.M.M.I. ha organizzato, domenica 13 marzo, una partecipatissima conferenza tenuta dal Neurologo Giulio Fiorenza, che ha intrattenuto una folta e attenta platea con il tema Cervello e Stili di vita, come invecchiare con successo. Sono state presentate relazioni relative ai rischi che possono intervenire sull’invecchiamento cerebrale e i possibili interventi per rallentare il decadimento cognitivo conseguente all’invecchiamento per arrivare a un cosiddetto invecchiamento di successo. Offresi collaboratrice a studio medico (o paramedioco, notarile,legale ecc.) per ricevere telefonate, inserire appuntamenti in agenda, introdurre pazienti o clienti, riordino locali a fine attività. Età media, serietà assoluta, abitudine a trattare con il pubblico con naturale gentilezza e simpatia. Ottime referenze. Contattare 3279056217 CULTURA www.larivieraonline.com DOMENICA 20 MARZO 21 Vincenzo Cordì: La poesia come devozione e ricerca del diverso di Carlo A. Pascale Il Ricordo di un grande calabrese: Corrado Alvaro L ’antica terra di Calabria, nella fattispecie quella lingua di terra infuocata della costa jonica-reggina, spesso dimenticata o ai diritti di cronaca più a vista e ridondanti, è stata nei secoli una terra ricca di cultura (…non a caso la culla della Magna Grecia). Una terra dura ma capace di far nascere figli forti, divenuti nel tempo eccellenze nazionali della cultura italiana. Nei primi cinquanta anni del 1900 la cultura nata nelle terre aride del profondo sud, era magnificamente rappresentata su tutto il territorio nazionale dalla grandezza dello scrittore, poeta, giornalista e sceneggiatore Corrado Alvaro. Un eclettico letterato che ha rappresentato molto l’eccellenza culturale di un popolo risorto nel dopoguerra. Contribuì a una seria e libera informazione (schierato politicamente a sinistra) attraverso il suo percorso artistico-letterario svoltosi tra le testate giornalistiche nazionali più importanti: il Resto del Carlino, La Stampa, Corriere della Sera. Fu narratore di scritti sublimi che oggi fanno parte del patrimonio della letteratura italiana, opere che hanno lasciato il segno quali: “Quasi una Vita” (Premio Strega nel 1951), “L’uomo è forte” (Premio Accademia Italiana della letteratura 1940) o il popolare “Gente in Aspromonte” che racchiude scenari ed emozioni del vivere in una terra difficile ma magnifica come la Calabria, ricca di legami, bellezze e contraddizioni. Era molto legato alla sua terra di origine, il suo paese natio S.Luca (RC), portò sempre con sè dei segni indelebili sull’essere calabrese ed essere molto legato a questa regione, alle abitudini e alla sua gente. Egli stesso descrive la sua gente così: “I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia.” L’attività letteraria del grande Corrado Alvaro, insieme alla sua divulgazione giornalistica, continuò sotto varie forme e mediante diversi mezzi di comunicazione arrivando a tutti in modo diretto e con estrema semplicità. Uno scrittore umile per tutti. Fu poi Direttore del Giornale RadioRai, e poi critico e sceneggiatore teatrale-cinematografico, lasciando segni tangibili del suo modo essenziale e popolare di fare letteratura e informazione. Domenico Spanò Al di là dei luoghi comuni, invalidati dal tempo (L’orfanellu con la sua storia, triste e languida; U tilaru, il cui fascino esiste ancora e spesso si ripropone; A jettatura, che è come l’Araba Fenice; U forisi, che mal si propone nel mondo cittadino) e spesso ripresi e argomentati quasi sempre con maestria, ma privi di forza poetica eppure attesi e goduti dal popolo, il libro di Vincenzo Cordì, Acqua Frisca, in vernacolo locrese, si fa carico di aperture piacevolissime e di motivi nuovi e diversi come le tante esegesi evangeliche che aprono enormi spazi poetici. E l’incalzante voglia di scendere nel cuore della poesia. E comunque in questa silloge di Cordì il poeta appare e s’impone come poeta della ricerca, del turbamento morale e della pienezza dell’uomo, della tradizione da rispettare e interpretare con nuovo diverso cipiglio. Il poeta non si appaga e si spinge sempre più in là. Poesia didattica? Potremmo dire di sì, senza tema di sbagliare. L’essenza è comunque significativa di una vis poetica che si pone e si propone senza sosta tentando e talvolta riuscendovi a porsi come poesia dialettale libera dai soliti schemi e dai ritornanti motivi. Poesia, se non nuova, diversa dalla solita e detta con pienezza di linguaggio e di canto. Non è ancora innovativa e solo qua e là è originale e contemporanea. Ma forse la novità è nello stesso titolo, “Acqua frisca”, acqua fresca, che dà salute e sazia. Che piace e che scorre limpida e chiara. Poesia della freschezza. Cordì è un poeta dotato di ottime strumentazioni poetiche che ama la pace piuttosto che se stesso. Detto ciò, bisogna, doverosamente aggiungere che la poesia non la si trova per la strada e che non tutto ciò che nasce dalla nostra emozione o dalla società in cui viviamo, sia sempre e comunque poesia. Potremmo dire che la poesia sta sempre al di là, in una maturazione che difficilmente è raggiungibile senza lavoro e fatica, senza il sostegno di una cultura che non finisce mai. Senza mettersi in discussione. Senza tentare e soffrire. Oggi come ieri la poesia è salvezza. Il “fanciullino” del Pascoli. La “parola unica”, polivalente ed essenziale di Ungaretti, il fascino delle cose di pessimo gusto di Gozzano, l’enigma che brucia oltre il muro di cocci di Montale, il magma struggente ed enigmatico della Marini e così via. Loro i maestri. È necessario andare alla loro scuola. Senza batter ciglio, prendere atto che la poesia è tutt’uno col poeta. L’uomo e il poeta o si inchinano o distruggono la poesia. L’uomo poeta deve diventare il gran maestro di se stesso, il grande esperto di fatti e di parole, di modi di dire e di stati d’animo, di commozione e d’intendimento. Il poeta è colui che sa vedere, penetrare e afferrare l’essenza di ciò che scorre e si propone con voce dorata. Cordì deve liberarsi delle pastoie di una dotta e meravigliosa Prefazione a nome del preside, Luigi Schirripa, collega che saluto e ricordo con grandissimo affetto e con forte stima, per uscire dal classico contenitore di rime e dal tradizionale canone della spontaneità –Acqua Frisca!-- e deve calarsi nelle poetiche dell’ultimo Ottocento e in quelle del Novecento. Le lezioni di Baudelaire, di Rimbaud, di Verlaine e tutte le poetiche del Novecento (ermetici, futuristi, postmoderni…) non possono essere ignorate, anche quando si è esclusivamente poeti in vernacolo, poeti della satira, dell’ironia, del sarcasmo e della mentalità popolare, salace e sagace insieme. Poesia dello spasso e del sorriso, ma che punge e diverte. Cordì ha i numeri per carezzare questo sogno di poeta nuovo e sensibile, perché la sua poesia quando è poesia raggiunge l’essenziale ed è “acqua frisca”. Ecco la via gusta di Cordì: “Mi dissi: Dassa la buffoneria, / ca poi scriviri così cchjù valenti”. Ecco l’impegno nuovo del poeta di Locri. Ecco la sua grande scoperta: scendere nell’agone poetico senza fare “il buffone”. Con voglia diversa dalla solita rimeria, con l’impegno rinnovato e assimilato di cantare l’essenza della vita, ciò che sta dentro, nella profondità dell’anima umana. Il quid universale. Le parabole evangeliche sono oggi per Cordì le nuove fonti d’ispirazione. La via engagée. Non siamo naturalmente alla poetica dell’albatros o del poeta veggente, né al poeta ermetico, ma siamo in un mondo che promette molto e si propone con forti convincimenti. Alla tristezza del presente storico Cordì porge i suoi convincimenti morali senza pretese rivoluzionarie. Dice:”Ma stati attenti vecchi pajsani / ca puru o nord è amara la vuccata”. L’universale che sostiene il particolare. Il sistema che valorizza la cellula. Niente è senza raffronto nella vita dell’uomo. RIVIERA Bavosa Africana Scilla, 13/03/2016 Questa specie tropicale ha colonizzato stabilmente il Mar Mediterraneo, dove è in netta espansione, solo da pochi anni, si suppone a causa della tropicalizzazione di questo mare. Carlo Codispoti Se Lucifero ci mette lo zampino Rosario Lucifero, preside e grande artista, è l’autore dello splendido quadro che ha ispirato l’incontro su Dante svoltosi lo scorso 13 marzo a Lo scatto all’Old West Sant’Ilario. Mister Sciglitano posa all’Old West con i suoi fedelissimi di Grotteria, per una serata all’insegna della buona cucina e dall’atmosfera unica! Politica spensierata A Locri i problemi si affrontano con il sorriso sulle labbra grazie alla bella presenza delle due assessori Anna Baldessarro ed Eva Cappuccio. Poesia annacquata Con Marcello Pezzano, la Pro Loco di Locri ha premiato con il buon vino i volenterosi partecipanti dell’ultimo incontro della rassegna “Veniti Poeti”. Nonna ‘mbriaca Il nostro uomo cabaret Severino Pasqualino, ormai universalmente conosciuto come Nonna Cata, guarda sornione la fotocamera dopo essersi rifocillato adeguatamente. Amici galanti Una serata di gala a Catanzaro è stata l’occasione ideale per fare una bella rimpatriata con tanti vecchi amici per Franco Noto e Salvatore Gemito, che possiamo ammirare all’estrema destra. Paesaggio locrideo Rocco Giugno, Katy Belcastro e Giovanbattista Bruzzaniti si incontrano al comune di Siderno: tra Careri e Samo ecco che ti “ciccia” Caulonia… SETTIMANALE www.larivieraonline.com DOMENICA20 MARZO 23 Quando i sindacati si incontrano Nicola Simone, della UIL, sorride al nostro fotografo in compagnia di Emanuela Barbuto, segretaria della FSI, dopo un incontro svoltosi al comune di Locri. Uniti dalla passione Dopo il Derby Locri-Siderno i ragazzi si sono raccolti intorno a Nicola Romeo per una foto ricordo. Luciano Pedullà alla tastiera, Gianni Lacopo alla batteria, Ciccio Pelle al tamburello, Carmine Rispoli al basso, canta Basilio Catania, Totò Murdaca alla chitarra. In quello stesso palchetto della Playa furono ospiti i Camaleonti, i Dick Dick, Rocky Roberts e tanti altri. Sempreverde Il nostro caro Antonio Tallura abbraccia Tony Marino, che mette in mostra ancora una volta la sua forma invidiabile. In Scala 2:20 Sandro Taverniti e Giancarlo Miriello i sindaci di Stilo e Pazzano, cercano di riprodurre in scala, al comune di Siderno, la distanza fisica che intercorre tra i due paesi. Sono bravi… ma non si applicano I ragazzi dell’ITC Marconi seguono con (evidente!) interesse un convegno al Polifunzionale di Siderno. Capiamo l’attività extracurricolare, ma fate fare loro qualcosa di più stimolante! 80 voglia di politica Domenico Panetta, Antonio Longo, Cesare De Leo e Giuseppe Certomà si riuniscono al comune di Siderno ricordando quante cose sono cambiate dagli anni in cui erano sulla cresta dell’onda politica. Una ferita ancora aperta Antonio Fanito, l’ultras n°1 del Siderno, immortalato durante il derby a Locri la scorsa settimana. Avrebbe detto ad amici che un’apparizione sul Blob avrebbe (parzialmente) lenito il suo dolore per la sconfitta… come non accontentarlo?!