TESTO UNICO SULLA SICUREZZA
Artt. 36 – 37 D.Lgs. 81/08 e D.Lgs. 106/09
Protezione da agenti chimici
Informazione e formazione per i lavoratori esposti
Il R.S .P.P .
ing. Pasquale BARTOLLINO
Data documento: 02 ottobre 2009
Approvato da: R.S.P.P.
Revisione:00
Il contenuto delle presenti norme deve essere messo a conoscenza di tutto il personale interessato:
Personale dipendente e/o a contratto (sanitario e non), collaboratori a qualunque titolo, visitatori,
accompagnatori, studenti, pazienti, ditte esterne
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INDICE
1
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3
4
5
6
INTRODUZIONE
SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO
FRASI DI RISCHIO SPECIFICO
CONSIGLI DI PRUDENZA
AGENTI CHIMICI: IL DECALOGO DELLA
SICUREZZA
CATEGORIE DI RISCHIO IN AMBITO SANITARIO
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3
4
6
8
10
16
- Introduzione
Manipolazione di sostanze chimiche
Un gran numero di composti chimici sono sostanze pericolose ed hanno proprietà
lesive (tossici, nocivi, corrosivi, irritanti).
La via di penetrazione più importante è quella inalatoria, seguono la cutanea e quella
digestiva, più rara.
Il contatto può essere ACUTO (infortunio) o CRONICO, senza effetti immediati, ma
che emergono dopo molto tempo di esposizione.
Le Aziende che usano sostanze chimiche possono ricevere una prima informazione
sull’eventuale pericolosità ad esse associata, dal simbolo e dall’indicazione di pericolo presente
sull’etichetta del prodotto.
Identificazione delle proprietà pericolose delle sostanze.
Pericoli fisico-chimici
- Esplosive
- Comburenti
- Infiammabili (altamente, facilmente infiammabili)
Pericoli tossicologici
- Tossiche
- Nocive
- Corrosive
- Irritanti
Pericoli ecotossicologici
- Effetti sull’ambiente.
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Classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze pericolose
Per poter esprimere i requisiti di classificazione ed etichettatura, fa ricorso ad indicazioni
sintetiche del tipo:
“T +” o “T” per le sostanze tossiche;
“C” per le corrosive;
“F +” o “F” per le infiammabili;
“E” per le esplosive;
“O” per le comburenti;
“Xn” per le nocive;
“Xi” per le irritanti.
Il D.Lgs 81/08 riporta i simboli e le indicazione di pericolo, le frasi indicanti la natura dei rischi
specifici, precedute dall’indicazione R, i consigli di prudenza, preceduti dalla lettera S.
Sull’etichetta delle sostanze pericolose devono figurare il simbolo o i simboli
rappresentati dalle illustrazioni e seguiti dall’indicazione di pericolo
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Simboli e indicazioni di pericolo
T+
VERY TOXIC
F+
altamente tossico
EXTREMELY FLAMABLE
T
TOXIC
F
tossico
HIGHLY FLAMABLE
Xn
HARMFUL
nocivo
FLAMABLE
infiammabile
0
corrosivo
Xi
IRRITANT
facilmente infiammabile
F
C
CORROSIVE
altamente infiammabile
COMBUSTIBLE
comburente
E
irritante
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EXPLOSIVE
esplosivo
Frasi di rischio specifico (presenti sulle etichette dei contenitori delle sostanze pericolose)
R 1 Esplosivo allo stato secco.
R 2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d’ignizione.
R 3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti
d'ignizione.
R 4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.
R 5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.
R 6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.
R 7 Può provocare un incendio.
R 8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.
R 9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.
R 10 Infiammabile.
R 11 Facilmente infiammabile.
R 12 Altamente infiammabile.
R 13 Gas liquefatto altamente infiammabile.
R 14 Reagisce violentemente con l'acqua.
R 15 A contatto con l'acqua libera gas facilmente infiammabili.
R 16 Pericolo di esplosione se mescolato con sostanze comburenti.
R 17 Spontaneamente infiammabile all'aria.
R 18 Durante l'uso può formare con. aria miscele esplosive/infiammabili.
R 19 Può formare perossidi esplosivi.
R 20 Nocivo per inalazione.
R 21 Nocivo a contatto con la pelle.
R 22 Nocivo per ingestione.
R 23 Tossico per inalazione.
R 24 Tossico a contatto con la pelle.
R 25 Tossico per ingestione.
R 26 Altamente tossico per inalazione.
R 27 Altamente tossico a contatto con la pelle.
R 28 Altamente tossico per ingestione.
R 29 A contatto con l'acqua libera gas tossici.
R 30 Può divenire facilmente infiammabile durante l'uso.
R 31 A contatto con acidi libera gas tossici.
R 32 A contatto con acidi libera gas altamente tossici.
R 33 Pericolo di effetti cumulativi.
R 34 Provoca ustioni.
R 35 Provoca gravi ustioni.
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R 36 Irritante per gli occhi.
R 37 Irritante per le vie respiratorie.
R 38 Irritante per la pelle.
R 39 Pericolo di effetti irreversibili molto gravi.
R 40 Possibilità di effetti irreversibili.
(+) R 41 Rischi di gravi lesioni oculari.
R 42 Può provocare sensibilizzazione per inalazione.
R 43 Può provocare sensibilizzazioni per contatto con la pelle.
(+) R 44 Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato.
(+) R 45 Può provocare il cancro.
(+) R 46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie.
(+) R 47 Può provocare malformazioni congenite.
(+) R 48 Pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata.
COMBINAZIONE DELLE FRASI R
R14/15 Reagisce violentemente con l'acqua liberando gas facilmente infiammabili.
R15/20 A contato con l'acqua libera gas tossici facilmente infiammabili.
R 20/21 Nocivo per inalazione a contatto con la pelle.
R 20/22 Nocivo per inalazione e ingestione.
R 20/21/22 Nocivo per inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
R 21/22 Nocivo a contatto con la pelle e per ingestione.
R 23/24 Tossico per inalazione e contatto con la pelle.
R 23/25 Tossico per inalazione e ingestione.
R 23/24/25 Tossico per inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
R 24/25 Tossico a contatto con la pelle e per ingestione.
R 26/27 Altamente tossico per inalazione e contatto con la pelle.
R 26/28 Altamente tossico per inalazione e per ingestione.
R 26/27/28 Altamente tossico per inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
R 27/28 Altamente tossico a contatto con la pelle e per ingestione.
R 36/37 Irritante per gli occhi e per le vie respiratorie.
R 36/38 Irritante per gli occhi e la pelle.
R 36/37/38 Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle.
R 37/38 Irritante per le vie respiratorie e la pelle.
R 42/43 Può provocare sensibilizzazioni per inalazione e contatto con la pelle.
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Frasi indicanti i consigli di prudenza da riportare sulle etichette dei contenitori delle sostanze
pericolose.
S 1 Conservare sotto chiave.
S 2 Conservare fuori dalla portata dei bambini.
S 3 Conservare in luogo fresco.
S 4 Conservare lontano dai locali di abitazione.
S 5 Conservare sotto ... (liquido appropriato da indicarsi da parte dei fabbricante).
S 6 Conservare sotto ... (gas inerte da indicarsi da parte dei fabbricante).
S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.
S 8 Conservare al riparo dall'umidità.
S 9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato.
S 12 Non chiudere ermeticamente il recipiente.
S 13 Conservare lontano da alimenti, o mangimi e bevande.
S 14 Conservare lontano da (sostanze incompatibili da precisare da parte del produttore).
S 15 Conservare lontano dal colore.
S 16 Conservare lontano da fiamma e scintille.
S 17 Tenere lontano da sostanza combustibili.
S 18 Manipolare ed aprire il recipiente con cautela.
S 20 Non mangiare né bere durante l'impiego
S 21 Non fumare durante l'impiego.
S 22 Non respirare le polveri.
S 23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosoli (termine (i) appropriato(i) da precisare da parte del
produttore).
S 24 Evitare il contatto con la pelle.
S 25 Evitare il contatto con gli occhi.
S 26 In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e
consultare, il medico.
S 27 Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati.
S 28 In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente con ...
(prodotti idonei da indicarsi da parte del fabbricante).
S 29 Non gettare i residui nelle fognature.
S 30 Non versare acqua sul prodotto.
S 33 Evitare raccumulo di cariche elettrostatiche.
S 34 Evitare l'urto e lo sfregamento.
S 35 Non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con le dovute precauzioni.
S 36 Usare indumenti protettivi adatti.
S 37 Usare guanti adatti.
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S 38 In caso di ventilazione insufficiente, usare apparecchio respiratorio adatto.
S 39 Proteggersi gli occhi/la faccia.
S 40 Per pulire il pavimento e gli oggetti contaminati da questo prodotto, usare... (da precisare da
parte del produttore).
S 41 In caso di incendio e/o esplosione non respirare i fumi.
S 42 Durante le fumigazioni usare un apparecchio respiratorio adatto (termine (i) appropriato (i)
da parte del produttore
S 43 In caso di incedo usare ... (mezzi estinguenti idonei da indicarsi da parte del fabbricante.
Se l’acqua aumenta il rischio precisare “Non usare acqua”).
S 44 In caso di malessere consultare il medico (se possibile, mostragli l’etichetta).
S 45 In caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (se possibile,
mostrargli l’etichetta)
(+) S 46 In caso di ingestione consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o
l’etichetta
(+) S 47 Conservare a temperatura non superiore a ... C (da precisare da parte del fabbricante)
(+) S 48 Mantenere umido con ... (mezzo appropriato da precisare da parte del fabbricante)
(+) S 49 Conservare soltanto nel recipiente originale
(+) S 50 Non mescolare con ... (da specificare da parte del fabbricante)
(+) S 51 Usare soltanto in luogo ben ventilato
(+) S 52 Non utilizzare su grandi superfici in locali abitati
COMBINAZIONI DELLE FRASI S
S 1/2 Conservare sotto chiave e fuori della portata dei bambini
S 1/7/9 Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco e ben ventilato
S 3/9 Tenere il recipiente in luogo fresco e ben ventilato
(+) S 3/9/14 Conservare in luogo fresco e ben ventilato lontano da ... (materiali incompatibili da
precisare da parte del fabbricante)
(+) S 3/9/14/49 Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato
lontano da ... (materiali incompatibili da precisare da parte del fabbricante)
(+) S 3/9/49 Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato
(+) S 3/14 Conservare in luogo fresco lontano da ... (materiali incompatibili da precisare da
parte del fabbricante)
S 7/8 Conservare il recipiente ben chiuso e al riparo dell’umidità
S 7/9 Tenere il recipiente ben chiuso e al riparo dall’umidità
S 20/21 Non mangiare, nè bere, nè fumare durante l’impiego
S 24/25 Evitare il contatto con gli occhi e con la pelle
S 36/37 Usare indumenti protettivi e guanti adatti
S 36/37/39 Usare indumenti protettivi e guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia
S 36/39 Usare indumenti protettivi adatti e proteggersi gli occhi/la faccia
S 37/39 Usare guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia
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(+) S 47/49 Conservare soltanto nel contenitore originale a temperatura non superiore a ... C (da
precisare da parte del fabbricante).
Informazioni complete si possono avere dalla consultazione della scheda di sicurezza della
sostanza chimica usata.
COSA GUARDARE PER INDIVIDUARE I CANCEROGENI NEGLI AMBIENTI DI
LAVORO
Strumenti indispensabili, come base, per la individuazione delle sostanze cancerogene
all’interno dei luoghi di lavoro sono: etichette e schede dei dati di sicurezza, ovviamente i dati di
composizione riportati sull’etichetta e sulle schede dei dati di sicurezza servono nel caso di
composti chimici utilizzati come materie prime.
Le frasi associate al rischio cancerogeno sono: R45 ed R49, in relazione alla direttiva
67/548/CEE, sulla “classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze e dei preparati
pericolosi”.
Le schede dei dati di sicurezza devono contenere questi stessi dati relativi alla composizione
chimica, e altre notizie (sedici voci) e in forma più esplicativa devono essere aggiornate sulla
base delle nuove scientifiche e tecnologiche.
AGENTI CHIMICI: IL DODECALOGO DELLA SICUREZZA
1. USO DI AGENTI PERICOLOSI
Si - Azioni positive
NO - Azioni da evitare
* Attenersi sempre alle indicazioni riportate
* Evitare spandimenti, urti, sfregamenti,
sulle etichette, le schede di sicurezza
cadute, e la vicinanza di fonti di calore,
aggiornate e la segnaletica di sicurezza
scintille e fiamme libere
* Usare, manipolare, trattare e smaltire
* Non pensare che le sostanze etichettate
sempre gli agenti chimici secondo le
abbiano solo quel tipo di pericolo:
istruzioni contenute nelle schede di
l'etichetta è relativa alle caratteristiche del
sicurezza, o comunque fornite dal
prodotto nella forma in cui viene
produttore o distributore. Attenzione anche
commercializzato e non agli usi/condizioni
alle operazioni di pulizia, manutenzione,
decisi dall'utilizzatore
smontaggio, campionamento
Non pensare che le sostanze non etichettate
siano sempre sicure: possono ad esempio
reagire pericolosamente con altre (ad
esempio alcune polveri fini di metalli
reagiscono con aria o acqua sviluppando
idrogeno che è altamente infiammabile) o
rappresentare comunque un rischio per le
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loro caratteristiche chimico fisico, come i
rifiuti contenenti sostanze o preparati
pericolosi
* Evitare qualsiasi miscelazione senza aver
verificato le possibili incompatibilità tra le
sostanze da miscelare Non effettuare
esperimenti senza permesso
2. AMBIENTE DI LAVORO
Si - Azioni positive
NO - Azioni da evitare
* Controllare tutte le apparecchiatura e gli
agenti fisici (temperatura, umidità, etc.)
* Nelle aree con infiammabili e/o comburenti
non usare fiamme libere, il cellulare o altri
* Verificare sempre la separazione e
fonti di scintille e calore, evitando anche la
compartimentazione delle eventuali aree a
possibilità di accumulo di cariche
rischio, e l'assenza nell'ambiente di sostanze
elettrostatiche
incompatibili con quelle da utilizzare
* Non usare l'olfatto come indicatore certo
* Avvisare i colleghi di lavoro che non
dell'assenza di agenti pericolosi
osservano le norme di sicurezza
3- SISTEMI DI LAVORAZIONE
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SI - Azioni positive
NO - Azioni da evitare
* Per quanto possibile sostituire gli agenti
pericolosi con altri che non lo sono o lo
sono meno
* Non tenere in deposito quantitativi di agenti
pericolosi superiori a quelli strettamente
necessari alle lavorazioni
* Adottare metodi di lavoro che riducano al
minimo il numero dei lavoratori esposti
(allontanare i non addetti), l'intensità e i
tempi di esposizione
* Adottare specifiche procedure di lavoro in
sicurezza per le fasi in cui il rischio é
maggiore, prendendo in considerazione la
manipolazione, l'immagazzinamento e il
trasporto nel luogo di lavoro, lo
smaltimento rifiuti, la manutenzione, la
pulizia etc.
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4- STOCCAGGIO CONSERVAZIONE
SI - Azioni positive
NO - Azioni da evitare
* Stoccare/conservare anche a fine lavoro le
sostanze fuori dalla portata dei non addetti *Non lasciare neanche temporaneamente alcun
e, se del caso, in luoghi separati, confinati o
contenitore in luoghi non idonei, ad
chiusi a chiave
esempio vicino a sostanze incompatibili o
impianti pericolosi , o dove non ne sia
prevista la presenza, soprattutto se vi
possono essere persone non informate (ad
esempio addetti alle pulizie, a manutenzioni
straordinarie, sorveglianti, etc.)
SI - Azioni positive
5 - LUOGHI A SCARSO RICAMBIO D'ARIA
NO - Azioni da evitare
* Operare con prudenza in tutti i luoghi,
soprattutto se a scarso ricambio d'aria o
chiusi o interrati (scantinati seminterrati o
interrati, serbatoi, etc.)
* Verificare sempre l'assenza di inquinanti
con metodi di sicura affidabilità
* Prima di riprendere i lavori controllare che
nel frattempo non siano avvenuti travasi,
nuove lavorazioni, etc.
* Non entrare in luoghi a scarso ricambio
d'aria, confinati (vasche chiuse, serbatoi
etc.), prima che sia stata verificata la
presenza di aria respirabile e l'assenza di
inquinanti. Agire in coppia mantenendo
una persona sempre in sicurezza,
adeguatamente protetta, pronta ad
intervenire in caso di emergenza
* Non riprendere i lavori dopo le interruzioni
senza aver ricontrollato l'assenza di ogni
traccia di sostanze pericolose
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SI - Azioni positive
6. IMPIANTI TECNICI
NO - Azioni da evitare
*Controllare il funzionamento dei sistemi e *Non porsi davanti agli aspiratori, cioè tra essi
impianti
di captazione, aspirazione,
e le possibili sorgenti/fonti di emissione
ventilazione, condizionamento, rilevazione
delle sostanze o preparati pericolosi né
collocare in tale posizione alcun tipo di
ostacolo come attrezzature, arredi, etc.
SI - Azioni positive
7 . CONTROLLO CONTENITORI
NO - Azioni da evitare
* Usare ovunque solo recipienti idonei, puliti *Non usare recipienti sporchi o con residui di
o bonificati, a tenuta e dotati di etichetta
sostanze diverse o non note per inserire
leggibile ed aggiornata. I principali pericoli
nuovi prodotti che potrebbero essere
associati all'agente chimico contenuto
incompatibili
devono poter essere individuati leggendo
l'etichetta del contenitore
8. SVERSAMENTI E PERDITE
SI - Azioni positive
NO - Azioni da evitare
*Curare particolarmente i momenti di travaso
fra recipienti (fusti, bombole, sacchi etc.), e * Non affidarsi alla 'buona volontà" ma solo
fra recipienti e apparecchiature non
alle tecniche per cui si è stati addestrati
collegate in modo permanente(attacchi, * Non lasciare sporchi pavimenti, attrezzature
tubazioni mobili etc), così come il prelievo
e recipienti vuoti
campioni
* In caso di sversamento o perdita pulire
immediatamente con prodotti adatti e
compatibili e avvisare i responsabili
preposti
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SI - Azioni positive
9. DPI
NO - Azioni da evitare
* Adottare i DPI solo se tutte le altre misure
non consentono di farne a meno
*
* Scegliere i DPI in modo che siano adeguati
ai rischi presenti, alle condizioni di lavoro, *
al comfort di chi li usa
*
* Usare i DPI consigliati, controllandone
funzionamento e scadenze.
Non utilizzare i D.RI. qualora siano
possibili
altre misure di riduzione dei rischio più alla
fonte
Non utilizzare DPI privi di marcatura CE
Non usare i DPI in modo errato
* Attenersi alle istruzioni fornite dal
fabbricante per l'uso ma anche per la
pulizia, la manutenzione, il deposito, e per
deciderne la sostituzione
SI - Azioni positive
10. IGIENE E SORVEGLIANZA SANITARIA
NO - Azioni da evitare
* Non fumare/bere/mangiare in luoghi proibiti
* Lavarsi con idonei saponi/creme
* Non ritardare/sfuggire gli accertamenti
* Sottoporsi agli accertamenti obbligatori
sanitari
*Riporre gli indumenti secondo procedura ed
* Non riporre le attrezzature, compresi i DPI,
usare, se del caso, lavaggi differenziati
e gli indumenti contaminati assieme agli
*In caso di contaminazione chiamare il medico
altri
e/o gli o addetti Pronto Soccorso
* Non usare, in caso di contaminazione,
sostanze o mezzi inadatti (accertarsi della
compatibilità)
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SI - Azioni positive
11. ANOMALIE ED EMERGENZE
NO - Azioni da evitare
* Comunicare immediatamente ogni sospetto
di anomalia al responsabile e al
responsabile SPP
* Registrare e comunicare ogni incidente
evitato (ogni cosiddetto "quasi-incidente o
semi-incidente")
* In caso di sospetta emergenza avvisare
immediatamente i responsabili preposti
* Spegnere immediatamente fiamme libere e
altre eventuali fonti di pericoli (gas, etc)
* Attivare la procedura codificata e per la
quale si è stati debitamente addestrati
* Evacuare con ordine: i preposti controllano
che rimangano solo gli incaricati e solo se
dotati dei necessari indumenti protettivi,
dispositivo di ti protezione individuale,
e attrezzature di intervento
* Assicurarsi dell'assenza di ogni pericolo e
aerare prima di rientrare
* Non intervenire in situazioni anomale e/o
al cui controllo non si sia stati
precedentemente addestrati
* Non soffermarsi inutilmente (raggiungere
punti di raccolta tramite le vie di fuga
indicate)
* Non usare ascensori, in caso d'incendio,
ma unicamente le scale
* Non intervenire sul focolaio di incendio
con estinguenti inadatti o incompatibili.
Non usare acqua su apparecchiatura
elettriche in tensione
* Non
riprendere
l’attività
dell'avvenuto controllo/bonifica
12. ORGANIZZAZIONE DELLA SICUREZZA
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prima
SI - Azioni positive
NO - Azioni da evitare
* Avere sempre presenti le figure principali * Non pensare di sapere già tutto
della sicurezza in azienda, il Responsabile
del Servizio di Prevenzione e Protezione, il * Non discostarsi da alcuna procedura definita
Rappresentante dei Lavoratori, il Medico
Competente
* Partecipare a tutti i corsi di informazione e
formazione
* Conoscere e rispettare tutte le procedure di
sicurezza
Categorie di rischio in ambito sanitario
Rischio da disinfezione e sterilizzazione
Generalità
Disinfezione e sterilizzazione, insieme con la detersione, sono operazioni comuni e frequenti in
ambito sanitario La maggior parte degli operatori sanitari, siano essi ospedalieri, ambulatoriali,
domiciliari, svolge mansioni per le quali è previsto l'uso di sostanze chimiche riconducibili
all'ambito della detersione, della disinfezione, della sterilizzazione.
Si intende con detergente ogni sostanza in grado di portare in soluzione le molecole grasse e lo
sporco che aderiscono alle superfici. L’azione detergente, originata dalla diminuzione della
tensione superficiale, è in grado, se scrupolosa, di sviluppare una buon attività germicida.
Si intende con disinfettante ogni sostanza capace, indipendentemente dal processo chimico
messo in atto, di distruggere i microrganismi presenti in ambiente non animato. Si osservi che
non vi è differenza strutturale tra il disinfettante e l'antisettico: le diversità si intendono nel
campo di applicazione, nelle concentrazioni di principio attivo presenti nella durata delle
applicazioni.
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Con il termine sterilizzazione si definiscono i procedimento di tipo chimico, termico con l'azione
di radiazioni non ionizzanti, che permettono la distruzione totale dei microrganismi presenti nelle
aree, nelle sostanze, sulle superfici o sui corpi sottoposti al trattamento
Le sostanze e i prodotti capaci di svolgere queste azioni sono numerosi, diversi principi di
azione. le proprietà chimiche e la tossicità.
L’azione chimica
Elenco dei più importanti fra i processi chimici che caratterizzano l'azione dei disinfettanti.
Alchilazione dei gruppi polari proteici
E’ il processo caratteristico di:
* Glutaraldeide
* Formaldeide
* Paraformaldeide
Alterazione (con o senza rottura) della membrana citoplasmatica
E’ il processo caratteristico di:
* Clorexidina
* Composti di ammonio quaternario (Q.A.C.
Eliminazione di gruppi sulfidrici
E’ il processo caratteristico di:
* Cloro e derivati
* Iodio iodofori
* Perossidi
* Permanganato
Coagulazione delle Proteine citoplasmatiche
E’ il processo chimico caratteristico degli alcoli e dei fenoli e derivati dei fenoli, fra cui:
* Alcool etilico
* Cresolo
* Fenoli alogenati
Idrolisi acida o alcalina
E’, ovviamente, il processo caratteristico degli acidi (inorganici e organici) e delle basi forti.
I prodotti usati per la disinfezione e per la sterilizzazione sono diffusi con nomi commerciali. Il
nome chimico del principio attivo è solitamente riportato in etichetta, con relativa simbologia e
classificazione di rischio e di prudenza
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Note di prevenzione
Il contenimento del rischio da esposizione a sostanze disinfettanti si sviluppa attraverso quattro
fasi.
1. il personale deve essere formato e informato sul livello di tossicità di ogni sostanza,
attraverso la conoscenza della scheda di sicurezza e dell'etichettatura delle sostanze e dei
preparati pericolosi;
2. occorre valutare caso per caso la possibilità di sostituire una sostanza con altra di pari
efficacia e minore tossicità;
3. devono essere predisposte efficaci procedure operative mediante le quali ridurre il contatto e
l'inalazione delle sostanze in uso (preparazioni e diluizioni sotto cappa o in locali
adeguatamente ventilati, tempi e modalità di uso);
4. adozione di adeguati dispositivo di protezione collettiva e individuale.
Note circa la pericolosità di alcune sostanze
FORMALDEIDE
La formaldeide è stata per anni la principale sostanza disinfezione in ambiente ospedaliero. Ha
attività germicida e sporicida. La circolare del Ministero della Sanità 57/83 ne suggerisce il
progressivo abbandono. E’ un liquido molto volatile, usato di solito in soluzioni acquose di
concentrazione compresa tra il 37 e il 50 per cento. E’ irritante per le mucose già a
concentrazioni inferiori a 1 ppm, e può provocare lesioni polmonari oltre i 50 ppm. Sono
documentati casi di allergie e di dermatiti. Ha azione mutagena. La IARC classifica la sua
azione cancerogena in classe 2A, dei probabili agenti cancerogeni per l'uomo. Analoga
classificazione è attribuita alla formaldeide dall'ACGIH e dagli altri organismi specializzati.
L’ACGIH ha inoltre fissato nel 1993 il TLV-C (concentrazione che non deve mai essere
superata, nemmeno per un istante) della formaldeide a 0,3 ppm. Nelle strutture sanitarie in cui è
ancora viva la pratica di disinfezione mediante formaldeide occorre stilare un programma di
sostituzione del disinfettante, mentre ai fini pratici devono essere adottate le seguenti misure di
contenimento del rischio:
 l'uso della formaldeide deve avvenire in locali dedicati ed esclusivi
 i locali in cui sono presenti vapori di formaldeide devono essere ben aerati e avere adeguati
ricambi di aria
 il personale addetto deve essere formato e informato sui rischi
 il personale addetto deve essere munito di tutti i DPI necessari
 deve essere previsto il monitoraggio ambientale e l'eventuale sorveglianza sanitaria.
OSSIDO DI ETILENE (EtO)
L’ossido di etilene (ETO) è un disinfettante gassoso, usato per la disinfezione di materiali
sanitari che non tollerano alte temperature o pressioni elevate. Allo stato puro è esplosivo e
infiammabile. Ha proprietà battericide e fungicide. Sterilizza a basse temperature. Alle alte
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concentrazioni è irritante per cute e mucose, sia per contatto e sia per inalazione. Provoca
dermatiti da contatto. Per inalazione è responsabile di disturbi neurologici, respiratori e
gastroenterologici. L’intossicazione acuta avviene per esposizione a circa 500 ppm. Per
esposizione cronica sono documentate neuropatie periferiche. Ha azione mutagena.
E’ classificato dal NIOSH come potenziale cancerogeno, mentre la IARC lo classifica nel gruppo
2A dei probabili agenti cancerogeni per l'uomo. L’ACGIH ha portato il suo TLV-TWA da 50
ppm a 1 ppm. La circolare del Ministero della Sanità 8/83 stabilisce il limite in 3 ppm per gli
ospedali. L’EtO tende a concentrarsi negli ambienti con poco ricambio di aria, per la sua
caratteristica di essere rilasciato lentamente dagli oggetti che lo hanno assorbito. Risulta perciò
fondamentale adottare misure di controllo e riduzione della concentrazione di EtO, con:
 locali di sterilizzazione dedicati ed esclusivi
 autoclave con aspirazione localizzata
 idonea ventilazione con 10 ricambi di aria per ora
 riduzione al minimo del tempo di presenza nel locale di uso dell'EtO
 adozione di armadi di degasazione (8 - 12 ore)
 formazione e informazione del personale addetto
 adozione di DPI (maschere con filtri)
 periodico monitoraggio ambientale
 sorveglianza sanitaria per gli esposti.
GLUTARALDEIDE
La glutaraldeide (aldeide glutarica) è attualmente il più diffuso prodotto per la disinfezione di
materiali non autoclavabili. Il suo massimo utilizzo avviene nella disinfezione degli endoscopi.
Può provocare dermatiti da contatto. E’ perciò necessario l'uso dei guanti ogni volta che si
utilizza il prodotto.
E’ irritante per gli occhi, in caso di contatto accidentale bisogna lavare la parte interessata con la
massima accuratezza e rivolgersi al medico. I vapori di glutaraldeide sono considerati meno
irritanti per le vie respiratorie, rispetto a quelli della formaldeide. Tuttavia, le classificazioni
(Suppl. Ord. n. 164 G.U. del 19-8-97) hanno attribuito alla glutaraldeide la dizione di Nocivo
(Xn).
E’ consigliabile perciò l'uso in macchine lavatrici e disinfettanti con circuito chiuso oppure in
vasche munite di coperchio e poste sotto cappe aspiranti. Deve essere previsto un locale dedicato
ed esclusivo per disinfezione con glutaraldeide, dotato di buona ventilazione e adeguati ricambi
di aria. L’uso saltuario consiglia comunque l'impiego di contenitori muniti di coperchio e in
qualsiasi caso la frequente areazione naturale dei locali di lavoro.
Il personale deve adottare tutte le misure cautelative individuali messe a disposizione (DPI) ed
essere opportunamente formato e informato sulle caratteristiche della sostanza.
Prima di essere riutilizzati, gli oggetti trattati con glutaraldeide devono essere accuratamente
risciacquati con acqua al fine di eliminare i residui di disinfettante.
Deve essere previsto monitoraggio ambientale e sorveglianza sanitaria.
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Alcuni comuni prodotti commerciali contenenti glutaraldeide: Asporin 2, Cidex, Ferriseptíl, H 1,
Iketoncid díl., Sporex.
ALCOOL ETILICO
L’alcool etilico è facilmente infiammabile, per cui si raccomanda di evitarne l'accumulo in locali
chiusi, e di verificare la prossimità di fiamme libere o fonti di calore o di scintille per eliminare i
rischi di incendio o esplosione. Ha azione disidratante è perciò irritante per la cute integra, se
usato ripetutamente.
L’alcool denaturato è tossico se ingerito, poiché contiene alcool metilico, e basi piridiniche.
ACQUA OSSIGENATA
L’acqua ossigenata (perossido di idrogeno) è incompatibile con molti composti chimici, per cui
non deve essere mai mescolato con altri antisettici o disinfettanti.
La concentrazione si esprime generalmente in volumi (litri di ossigeno sviluppato per litro di
soluzione) ma può essere anche espressa in percentuale (es. 3%, pari 3 g per 100 ml). Per
ottenere la concentrazione in volume si moltiplica la concentrazione in peso per il fattore 3,3.
Le soluzioni a concentrazioni superiori ai 10 - 12 volumi non vanno mai utilizzate su tessuti
viventi (cute) in quanto provocano ustioni con formazione di escara bianca.
COMPOSTI DEL CLORO E IPOCLORITI
Gli ipocloriti si decompongono per azione degli acidi e del calore. Non si devono miscelare
soluzioni di ipoclorito con acidi perché si sviluppa acido ipocloroso, la cui inalazione è
fortemente irritante per le vie respiratorie. Gli ipocloriti provocano ossidazione dei metalli; le
materie plastiche in impieghi ripetuti e prolungati possono subire alterazioni.
L'ipoclorito non deve essere impiegato su cute e mucose.
L'ipoclorito di sodio in soluzione concentrata può dare luogo a grave tossicità locale sistemica
Se ingerito si hanno gravi danni alla mucosa gastrica ed esofagea. L’inalazione di acido
ipocloroso provoca tosse, grave irritazione del tratto respiratorio
Deve essere prevista adeguata ventilazione, nei locali dove si usano ipocloriti.
CLORO ELETTROLITICO
Si ottiene per elettrolisi del sodio cloruro.
Le soluzioni non devono essere usate in presenza di acidi.
Svolge attività di corrosione sui metalli, anche se meno marcata rispetto all'ipoclorito di sodio.
Soluzioni concentrate possono manifestare azione irritante locale su cute e mucose.
Per ingestione la tossicità è analoga a quella dell'ipoclorito.
COMPOSTI FENOLICI
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Il capostipite di questa famiglia di disinfettanti è il fenolo, ottenuto dal catrame di carbone
fossile. Attualmente è stato del tutto soppiantato dai suoi derivati naturali e sintetici che
presentano minore tossicità.
Il Cresolo ha ottima attività germicida, ma di odore sgradevole e azione irritante e corrosiva.
Viene utilizzato solo per la disinfezione di latrine ed escrementi.
I composti fenolici sono prodotti derivati dal carbon fossile: grave tossicità locale (irritazione
sino a necrosi) e sistemica (stimolazione S.N.C., depressione cardiovascolare).
I prodotti sintetici conservano lo stesso tipo di tossicità, con caratteristiche di minor gravità.
IODIO E SUOI COMPOSTI
Lo iodio ha odore sgradevole, svolge azione irritante sui tessuti, ha la proprietà di macchiare la
cute e corrodere i metalli.. I cosiddetto iodofori (complessi labili dello iodio legati con molecole
organiche, in particolare polimeri e tensioattivi che fungono da vettori) riducono in larga misura
gli effetti indesiderati.
Iodio: si distinguono effetti tossici locali e sistemaci.
Localmente è irritante e può dar luogo a reazioni allergiche. Se si lascia a lungo sul cute un
batuffolo di cotone imbevuto di tintura o di alcool iodato, la pelle può rimane macchiata o subire
ustioni. Se ingerito provoca gravi effetti corrosivi sulla mucosa gastrointestinale ed edema della
glottide.
Iodofori: ripetute applicazioni possono dare dermatiti da contatto. Rare le reazioni ipersensibilità
e le reazioni allergiche. Sono stati riportati casi di diminuzione temporanea di funzionalità
tiroidea e di acidosi metabolica a seguito di assorbimento dovuto ad applicazioni continue su
estese lesioni.
Alcuni comuni prodotti commerciali contenenti iodio: Betadine Soluzione, Iodocid 10%,
Germozero Jodio, Esofom Jod 100.
SALI DI AMMONIO QUATERNARIO
Sono disinfettanti di basso costo, ben tollerato e scarsamente tossici alle concentrazioni d'uso.
Ad alte concentrazioni sono irritanti per la cute e la mucosa congiuntivale, possono provocare
ustioni. Se ingeriti provocano gravi emorragie intestinali.
Rischio chimico in laboratorio
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Generalità
L’esposizione a sostanze pericolose in laboratorio di chimica clinica presenta aspetti
estremamente variabili, per il numero e il tipo di sostanze che vengono manipolate, per numerose
e diverse tecniche analitiche che ne caratterizzano l'attività. Inoltre, lo stesso tipo di esposizione,
per sostanza usata e tecnica adottata, può evolversi in modo variabile, in funzione dei flussi di
lavoro.
La valutazione del rischio in laboratorio chimico si presenta dunque complessa. un lato è infatti
plausibile affermare che l'esposizione a sostanze pericolose sia ridotta, ragione delle esigue
quantità di sostanze normalmente trattate. Dall'altro, non si può tuttavia dimenticare che
ambienti quasi sempre angusti (è realtà nota agli operatori del settore), la presenza simultanea di
più sostanze in ambiti operativi attigui, comportano rischio difficilmente valutabile, poiché
eventuali valori di esposizione possono avere incrementi repentini, raggiungere o superare i
livelli di guardia, e scendere altrettanto rapidamente a concentrazioni tollerabili.
Ne discende che i confronti con i TLV-TWA (esposizioni durature, giorno dopo giorno, per 8 ore
al giorno) non sarebbero rappresentativi, oppure, e sarebbe peggio, potrebbero portare a
conclusioni per le quali gli operatori di laboratorio chimico svolgono loro attività in totale
assenza di rischi da esposizione a sostanze chimiche.
Per queste ragioni, e poiché l'attività di laboratorio in ambito sanitario è attualmente
caratterizzata da tempi, oltre che spazi, generalmente esigui, è opportuno privilegiare in linea
generale l'adozione di procedure e di dispositivi di protezione ambientale o collettiva: operazioni
da effettuarsi sotto cappa, aspirazioni poste in prossimità di strumenti o aree di maggiore o
probabile esposizione e simili.
L’uso di DPI, insieme ad una vasta e specifica campagna di formazione e informazione del
personale, costituiscono il complemento necessario a un tipo di prevenzione caratterizzata dal più
alto numero di variabili.
In un quadro del genere la sorveglianza sanitaria, accompagnata da accertamenti di laboratorio,
specialistici e strumentale, assume grande importanza in funzione delle attività di prevenzione,
mentre la prevenzione primaria nei laboratori deve partire dalla progettazione di strutture
dedicate, non già ricavate da ambienti originariamente destinati ad altri usi.
I rischi tipici del laboratorio chimico, generati dalla presenza e dalla manipolazione di agenti
chimici (basi, acidi, solventi, sali, campioni noti e ignoti), sono:
 contatto di sostanze caustiche, irritanti, tossiche, nocive
 inalazione di sostanze irritanti, tossiche, nocive
 inalazione di fumi, nebbie gas, vapori prodotti da solventi o strumentazioni
 presenza di agenti cancerogeni
 emissioni chimiche strumentale (Assorbimento atomico, gascromatografo).
In linea di principio, i rischi tipici del laboratorio vengono affrontati mediante il ricorso a:
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 presenza di dispositivi di prevenzione collettiva (cappe di aspirazione adeguate)
 rispetto delle procedure di analisi chimica e strumentale
 manutenzione costante delle cappe (cambio dei filtri), del circuito dei gas, delle bombole
 procedure specifiche a ciclo chiuso, uso di cappa e DPI per operazioni in presenza di agenti
cancerogeni
 informazione e formazione del personale
 conoscenza e rispetto della simbologia, delle schede di sicurezza e dell'etichettatura delle
sostanze in uso
 uso di DPI (guanti, occhiali, camice, visiere)
 idonei depositi con armadi di sicurezza per reagentario, sostanze infiammabili, tossiche, nocive
 segregazione dei gas incompatibili
 condizioni microclimatiche favorevoli
 sorveglianza sanitaria.
Norme di buona pratica
E’ fondamentale ricordare che una buona pratica di laboratorio è essenziale per la sicurezza, e
non può essere sostituita da un equipaggiamento specializzato, che ne può soltanto costituire un
necessario complemento.
Le regole più importanti, di carattere generale, sono elencate di seguito, e rappresentano un
utile percorso su cui innestare le procedure di sicurezza da adottare nel proprio laboratorio.
Tenendo conto che nel laboratorio di una struttura sanitaria il rischio chimico convive con il
rischio biologico, per la presenza di campioni di origine biologica.
 al Responsabile del laboratorio è affidato l'obbligo dell'addestramento degli operatori per la
sicurezza in laboratorio;
 deve essere adottato un manuale di sicurezza o un protocollo operativo che identifichi rischi
noti o potenziali, e che specifichi pratiche e procedure per eliminare o minimizzare questi
rischi. Il personale deve essere formato e informato di rischi specifici particolari, e gli si deve
richiedere di leggere e seguire pratiche e procedure standard;
 deve essere segnalato con adeguati cartelloni il divieto di mangiare, bere, fumare, conservare
cibo e truccarsi nell'area di lavoro del laboratorio;
 pipettare a bocca deve essere proíbito. Usare pipettatrici automatiche;
 il laboratorio deve essere tenuto pulito, e sgombro di ogni oggetto non pertinente il lavoro;
 le superfici di lavoro devono essere decontaminate almeno una volta al giorno in specie dopo
ogni caduta di materiale potenzialmente pericoloso;
 gli operatore devono lavarsi le mani dopo aver maneggiato materiali potenzialmente
contaminanti, e prima di lasciare il laboratorio;
 tutte le operazioni analitiche e strumentali devono essere condotte in modo da ridurre al
minimo la formazione di vapori, nebbie, fumi e aerosol;
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 tutte le sostanze che vengono prelevate dal contenitore originario o che vengono elaborate
nelle fasi analitiche e temporaneamente stoccate, devono essere collocate recipienti dotati di
etichetta che specifichi nome, natura e pericolosità del prodotto;
 camici e grembiuli vanno indossati in laboratorio; gli abiti da lavoro non vanno indossati in
zone esterne al laboratorio; gli abiti contaminati devono essere separati e trattati in modo
appropriato;
 guanti, occhiali, schermi protettivi o altri mezzi di protezione devono essere indossati ogni
volta che occorre proteggere occhi, volto, mani, corpo, secondo l'operazione svolgere, la
sostanza che si manipola e la tipologia di rischio evidenziata in etichetta;
 l'ingresso nell'area di lavoro dei laboratorio deve essere limitato alle persone autorizzate. Le
porte del laboratorio devono restare chiuse durante il lavoro;
 nell'eliminazione provvisoria e nello stoccaggio di scarti di laboratorio è necessario tenere
conto della eventuale incompatibilità fra sostanze, e disporre perciò di adatti contenitori
contrassegnati opportunamente e recanti un'etichetta su cui riportare, di volta in volta, le
quantità e il tipo di prodotto eliminato, e eventualmente il divieto di introdurvi le sostanze
incompatibili;
 deve essere previsto un protocollo di valutazione, sorveglianza e trattamento medico, per i
casi di incidente o esposizione a sostanze chimiche pericolose.
Note pratiche di prevenzione
In termini pratici, ogni situazione di rischio in laboratorio deve essere esaminata
bilanciata da una procedura o modalità operativa codificata.
 esposizione a rischio da contatto con pelle e occhi
 uso di camice
 uso di guanti monouso
 visiera
 lavaocchi in prossimità della zona a rischio
 lavaggio delle mani
Esposizione a rischio inalazione
 uso di maschere o respiratori
 uso, manutenzione e revisione di cappa di aspirazione 0,5 m/s
 usare recipienti con coperchio a vite e non a pressione
 pulizia assidua del piano di lavoro
 rifiuti in contenitori a tenuta ermetica
 apertura fiale sotto cappa, con guanti
 controllo della linea dei gas e delle bombole.
Esposizione a rischio ingestione
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 adottare frigoriferi dedicati
 frigoriferi segnalati
 divieto di assunzione di cibo in laboratorio (cartellone)
 non pipettare a bocca.
Spargimento di liquidi
 eseguire i travasi su vassoio
 neutralizzare e raccogliere il liquido
 disporre di KIT per pronto intervento.
Campioni in arrivo
 usare contenitori a tenuta ermetica
 usare etichette adesive.
Trasporto campioni
 usare contenitore doppio, con assorbente.
Contaminazione da aghi e siringhe
 usare guanti
 adottare procedure che evitano la puntura
 adottare contenitori rigidi per aghi e taglienti.
Manipolazione di sostanze cancerogene, mutagene
 usare guanti e mascherine, o respiratore, se il caso
 operare sotto cappa, con filtri adatti, possibilmente a ciclo chiuso
 usare standard atossici, se possibile.
Le caratteristiche strutturali del laboratorio
La sicurezza in laboratorio e il contenimento del rischio chimico derivano anche da una buona
concezione delle strutture. Arredi, superfici, impianti, vie di fuga e simili, costituiscono un
elemento fondamentale di prevenzione del rischio chimico. Qui di seguito sono esposti i
principali temi relativi alle strutture del laboratorio. Queste note possono rivelarsi
particolarmente utili allorché si intenda dedicare nuovi spazi, aree o reparti dismessi, al
laboratorio.
 gli spazi destinati al laboratorio devono essere ampi per poter svolgere il lavoro in modo
agevole e sicuro;
 data la natura delle sostanze in uso, sono da privilegiare pavimenti antiscivolo;
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 ogni stanza deve essere dotata di lavabi;
 devono essere previsti, in numero adeguato, lavaocchi e docce di emergenza;
 le superfici dei banconi devono essere impermeabili, resistente ai disinfettanti, agli acidi, ai
solventi organici, agli alcali e al calore moderato;
 in fase di progettazione bisogna tenere nel dovuto conto la presenza e l'ingombro di cappe di
sicurezza sia fisse sia mobili;
 le condutture orizzontali vanno evitate per prevenire accumulo di polvere;
 l’impianto elettrico deve essere sicuro e di capacità adeguata. Per laboratori importanti è
consigliabile un generatore autonomo per garantire il funzionamento di attrezzature essenziali,
quali congelatori e simili;
 l'illuminazione deve essere idonea alle necessità, e non generare riflessi indesiderati;
 solventi altamente infiammabili, sostanze estremamente pericolose o radioattive, bombole e
simili, devono trovare sistemazione in spazi sicuri e controllati, adeguatamente previsti in fase
di progettazione;
 ogni stanza deve disporre di ricetti in cui collocare oggetti di uso immediato, per evitare
disordine sui banconi e nelle zone di passaggio. La collocazione del materiale di uso meno
frequente o sporadico deve trovare luogo al di fuori dell'area di lavoro;
 il magazzino dei reagenti deve essere dotato di ventilazione forzata, di rialzi di appoggio con
pavimenti facilmente accessibili e lavabili in ogni punto, con dotazione emergenza nelle
vicinanze per i casi sversamenti e simili;
 i mobili di laboratorio devono essere resistenti. Gli spazi tra e sotto i ripiani, gli interstizi, gli
armadietti e le attrezzature devono essere accessibili per la pulizia;
 l'autoclave deve essere collocata all'interno della struttura del laboratorio;
 gli indumenti e gli oggetti personali devono essere collocati in appositi luoghi, fuori dell'area
di lavoro. Analogamente, occorre predisporre spazi per mangiare, bere, riposare;
 il ricambio di aria deve essere assicurato o da ventilazione forzata o da finestre facilmente
apríbíli e regolabili, evitando i lucernari. La ventilazione dovrà essere uniforme con valori
compresi tra 0, 1 e 0,35 n-1/s;
 devono essere predisposti i piani di emergenza, con vie di fuga e procedure di sicurezza, per
incendi, inondazioni, calamità naturali, vandalismi, attentati e simili. L’illuminazione
d'emergenza deve garantire l'uscita in sicurezza;
 l'area di pronto soccorso deve essere bene attrezzata, di facile accesso, periodicamente
controllata. La dotazione deve essere aggiornata e rinnovata dei prodotti scaduti o usati.
Rischio chimico in reparto ospedaliero
Generalità
Gli operatori dei reparti ospedalieri o degli ambulatori sono esposti a rischi di varia natura, in
funzione del reparto di appartenenza e della mansione svolta. In linea generale, l'esposizione
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a sostanze chimiche per gli operatori di un reparto ospedaliero è dovuta all'uso di:
 medicamenti
 disinfettanti
 farmaci antíblastici, durante le fasi di preparazione, somministrazione, smaltimento.
Note di prevenzione
L’operatore di un reparto ospedaliero deve ricevere adeguata formazione e informazione sui
rischi connessi con l'attività svolta. Il Responsabile di reparto ha l'obbligo di fornire formazione,
informazione e addestramento agli addetti di reparto.
La formazione di base sul rischio chimico deve presupporre l'individuazione dei livelli di
pericolosità attraverso la conoscenza della simbologia, della scheda di sicurezza e
dell'etichettatura delle sostanze e dei preparati pericolosi.
Devono essere predisposte idonee procedure per manipolare in sicurezza i farmaci e i
medicamenti, secondo i singoli livelli di pericolosità, attraverso il ricorso ai DPI (guanti,
occhiali).
Rischio chimico in sala operatoria
Generalità
Deriva principalmente dall'esposizione a:
 disinfettanti
 gas anestetici
 metilmetacrilato
L'esposizione alle sostanze in uso per la disinfezione e la sterilizzazione, e l'esposizione al
metimetacrilato avvengono per:
 contatto
 inalazione
L'esposizione ai gas anestetici è dovuta esclusivamente alla:
 inalazione
I disinfettanti in sala operatoria
In sala operatoria l’esposizione ai disinfettanti assume caratteri di specificità soprattutto a causa
delle quantità e delle concentrazioni di uso.
Il contenimento del rischio da esposizione a sostanze disinfettanti in sala operatoria si sviluppa
attraverso quattro fasi.
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 formazione e informazione del personale di sala operatoria sul livello di tossicità di ogni
sostanza attraverso la conoscenza della scheda di sicurezza e dell'etichettatura delle sostanze e
dei preparati pericolosi;
 possibilità di sostituzione di una sostanza con altra di pari efficacia e minore tossicità e
adozione di procedure operative attraverso le quali ridurre il contatto e l'inalazione delle
sostanze in uso;
 adozione di procedure operative attraverso le quali ridurre il contatto e l’inalazione delle
sostanze in uso
 adozione di adeguati DPI.
L’esposizione a gas anestetici
Alotano, metossifluorano, enfluorano ed isofluorano in miscela con protossido di azoto ed
ossigeno sono attualmente gli anestetici volatili più usati in sala operatoria: queste sostanze
danno effetti acuti (per alte dosi) e cronici.
I rischi finora chiariti riguardo alla tossicologia cronica del protossido di azoto (N2O) sono:
 probabili effetti sul sistema nervoso periferico, sull’apparato
emopoietico, e sull’apparato riproduttivo secondari all’inattivazione della vitamina B12;
 probabili effetti citotossici e citogenetici per effetto
dell’azione dei radicali liberi sulle membrane e/o su
proteine e DNA;
 incerti effetti sulla vigilanza e sulla capacità critica.
Riguardo all’azione degli alogenati gli effetti sono più precisi:
 è noto un quadro critico denominato “epatite da alotano” per
meccanismo immunopatologico;
 si ipotizza un danno renale, connesso all’inibizione del
riassorbimento tubulare di acqua e soluti.
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Nei soggetti professionalmente esposti è stato notato un aumento reversibile dei livelli di
azotemia ed uricemia.
Per alotano, enfluorano ed isofluorano sono stati ipotizzati effetti mutageni, teratogeni e
cancerogeni.
I sintomi e i disturbi più frequenti riscontrabili sono: gola secca, bruciore agli occhi, irritazione a
labbra e lingua, cefalea localizzata, diminuzione della capacità di attenzione e della prontezza di
riflessi. Tali disturbi nella maggior parte dei casi sono presenti unicamente durante o al termine
del lavoro in sala operatoria.
Nonostante sia ben lungi dall’aver raggiunto risultati univoci sul problema, è sufficiente il
sospetto di questi danni connessi all’esposizione ad anestetici volatili per giustificare un
programma mirato di sorveglianza sanitaria degli esposti e l’adozione di tutte le misure
preventive idonee ad evitare esposizioni a rischio.
La problematica connessa all’esposizione ad anestetici volatili, è stata pienamente recepita dalla
Circolare del Ministero della Sanità del 14 marzo 1989 la quale sostiene che “nel corso di
interventi chirurgici in anestesia gassosa possa essere presenti in ambienti delle sale operatorie
un inquinamento più o meno elevato, e come conseguentemente possano sussistere problemi di
esposizione nei confronti degli operatori”.
Le cause di inquinamento da anestetici volatili esse possono ricondursi a vari fattori, tra i quali si
ricordano:
 le apparecchiature di erogazione dei gas (perdite da raccordi, tubi, flussometro, non perfetta
adesione della maschera facciale, residui nelle apparecchiature per anestesia e diffusione da
tubi di connessione in plastica o in gomma);
 delle caratteristiche dell’apparato di smaltimento dei gas;
 il tipo di anestesia (entità dei flussi gassosi, percentuali di vaporizzazione, sistemi e circuiti
adottati, adozione di valvole deviatrici);
 i sistemi di ventilazione (ricircolo dell’aria senza ricambi adeguati);
 i sistemi di convogliamento (gas in eccesso, perdite delle connessioni);
 della cubatura delle sale operatorie;
 del numero di ricambi d’aria;
 della durata dell’intervento.
Per quanto riguarda il grado di inquinamento nelle sale operatorie, dai dati rinvenuti in
letteratura, come anche dalle indagini effettuate dal Dipartimento Igiene del Lavoro dell’ISPELS
presso diversi ospedali italiani, si può affermare che durante gli interventi chirurgici è sempre
presente un diffuso inquinamento ambientale che può raggiungere valori superiori alle 1000 ppm
(parti per milione) di protossido di azoto e di 100 ppm di eteri alogenati in miscela.
Nei locali adiacenti le sale operatorie (preparazione chirurghi, sterilizzazione, lavaggio strumenti,
corridoi, ecc.) sono risultati presenti gas e vapori di anestetico, naturalmente in concentrazioni
sensibilmente inferiori a quelle riscontrate nelle sale operatorie.
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Allo scopo di valutare l’entità dell’inquinamento presente nei locali di lavoro, i valori delle
concentrazioni ambientali sono confrontati a valori indici di riferimento.
Quali indici di riferimento sono generalmente presi i T.L.V. (Threshold Limit Values - Valori
limiti di soglia), proposti dalla American Conference of Gavernmental Industrial Hygienists ACGIH ed adottati in molti contratti nazionali di lavoro.
Tali lavori limite sono divisi in tre classi:
 T.L.V. - TW.A. rappresentano le concentrazioni medie degli inquinanti, presenti nell’aria
dell’ambiente lavorativo, alle quali si presume, che la quasi totalità dei lavoratori possa
trovarsi giornalmente esposta senza risentirne effetti genericamente nocivi. Tali limiti non
escludono temporaee escursioni delle concentrazioni ambientali al di sopra del loro valore,
purchè compensate da equivalenti escursioni al di sotto.
 T.L.V. - S.T.E.L. sono invece le concentrazioni che possono essere raggiunte dai vari
inquinanti per un periodo massimo di 15 minuti, ma comunque per non più di 4 volte al
giorno, e con un intervallo tra ognuna di almeno 60 minuti.
 T.V.L.- CEILING per le sostanze ad effetto acuto i relativi T.L.V. - T.W.A. non devono mai
essere superati (non sono pertanto ammesse escursioni al di sopra di esse): in tal caso essi
vengono definiti valori limite CEILING = tetto.
Per quanto attiene alle sostanze utilizzate per l’anestesia gassosa, l’ACGH prevede T.L.V. T.W.A. delle sostanze anestetiche più frequentemente rinvenibili nelle sale operatorie, i seguenti
limiti:
 protossido d’azoto
50 ppm
pari a 91 mg/mc. (nel 1987)
 alotano
50 ppm
pari a 400 mg/mc.
 enfluorano
75 ppm
pari a 575 mg/mc.
L’esposizione al metilmetacrilato
Il metilmetacrilato (monomero e polimero) è usato in sala operatoria come adesivo per protesi
Articolare. E’ una sostanza irritante per gli occhi, la cute e le vie respiratorie. L’intossicazione
acuta può manifestarsi con effetti sul sistema nervoso centrale, quali vertigini, nausea, vomito.
Gli effetti cronici sono riconducibili ad allergie respiratore Sono noti i danni epatici degenerativi
nell'animale, e l'azione mutagena e teratogena, ancora nell'animale.
Il contenimento del rischio di esposizione a metilmetacrilato si sviluppa attraverso l'adozione di
adeguati DPI e idonei ricambi di aria. In funzione del livello di esposizione è opportuno
stabilire eventuali monitoraggi ambientali. In alternativa, occorre predisporre la preparazione
dell'adesivo in adeguato sistema chiuso (cappa o simili).
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L’esposizione a farmaci antiblastici (Linee guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori
esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario agosto 1999)
I farmaci antineoplastici sono dotati in generale di potere irritante a carico della cute e delle
mucose. Inoltre possono provocare effetti tossici locali (flebiti, allergie, necrosi dei tessuti) e
sistemici (come ad esempio allergie, shock e tossicità su organi).
A questi fenomeni si accompagna una marcata necrosi cellulare, con lesioni che possono dare
anche origine a ulcere di gravità ed estensione variabili a seconda dell’entità della
contaminazione.
Ne è da dimenticare la tossicità esercitata da chemioterapici antiblastici su vari organi e apparati,
osservata nei pazienti trattati. Tra gli effetti a breve termine si possono ricordare l’alopecia, le
stomatiti, le leucopenie e le anemie; tra quelli a medio termine: le epatopatie, le nefrosi e le
aplasie midollari; a lungo termine l’insorgenza di un secondo tumore, le miocardiosclerosi.
Secondo la IARC, ossia l’Organismo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità deputato alla
valutazione del rischio cancerogeno da sostanze chimiche per l’organismo umano, vi è la
possibilità da parte di diversi farmaci antitumorali di provocare l’insorgenza di tumori
nell’organismo umano dei pazienti trattati per patologie non tumorali, ad esempio: induzione di
immunosoppressione per trapianti d’organo. Nuovi tumori, non facenti parte della storia naturale
della patologia primitiva, sono stati segnalati in pazienti effetti da tumori solidi trattati con
antiblastici, in particolare leucemie acute mieloidi.
Tab. 1: Chemioterapici antiblastici valutati dalla IARC come cancerogeni, o sospetti tali, per
l’uomo.
Gruppo 1: cancerogeni per l’uomo
 1,4 - BUTANEDIOLO DIMETANSULFONATO (MYLERAN)
 CICLOFOSFAMIDE
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 CLORAMBUCIL
 1 (2-CLOROETIL)-3(4-METILCICLOESIL)-1-NITROSOUREA (METIL-CCNU)
 MELPHALAN
 MOPP
 N, N - BIS - (2-CLOROETIL) - 2 - NAFTILAMINA (CLORNAFAZINA)
 TRIS (1-AZIRIDINIL) FOSFINOSOLFURO (TIOTEPA)
Gruppo 2: sospetti cancerogeni:
2A: probabilmente cancerogeni
 ADRIAMICINA
 ARACTIDINA
 BIS (CLOROETIL) NITROSOUREA (BCNU)
 CIPLATINO
 1 - (2-CLOROETIL) - 3 - CICLOESIL - 1 - NITROSOUREA (CCNU)
 MOSTARDA AZOTATA
 PROCARRBAZINA
2B: possibilmente cancerogeni
 BLEOMICINA
 DACARBAZINA
 DAUNOMICINA
 MITOMICINA C
L’effetto cancerogeno dei chemioterapici antiblastici non è provocato da meccanismi di
immunosoppressione, ma dipende da un’azione diretta sul materiale genetico cellulare.
Quasi tutti gli antiblastici elencati nella tab. 1 sono risultati capaci, in soggetti di sesso
femminile, di effetti riproduttivi (malformazioni fetali e aumentata abortività). Quanto espresso
dalla IARC è il risultato, oltre che della sperimentazione animale, anche di studi su pazienti
trattati con farmaci antiblastici.
Vie di contaminazione
Più frequenti:
 Per inalazione (polveri, aerosol, vapori);
 Per contatto cutaneo.
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Inusuali:
 Per contatto mucoso e delle congiuntivite oculari e orofaringee (spruzzi in fase di
preparazione e somministrazione);
 Per via digestiva (ingestione di cibi o bevande contaminate).
Le manovre a rischio
- L’immagazzinamento
Dalla manipolazione di confezioni di farmaci non integre può originarsi un’esposizione degli
operatori incaricati del ricevimento e dello stoccaggio in farmacia e nei luoghi di deposito.
- La preparazione dei farmaci antiblastici presuppone l’esecuzione di numerose procedure, nel
corso delle quali si possono verificare sia la formazione di vapori e/o di aerosol, sia la diffusione
del preparato sotto forma di gocce o spandimento nelle fasi di:
 aperture delle fiale del farmaco;
 rimozione dell’ago dai flaconcini dei farmaci;
 manovra di riempimento della siringa;
 espulsione dell’aria dalla siringa durante il dosaggio del farmaco;
 trasferimento del farmaco del flacone alla siringa o ala fleboclisi.
- Nella somministrazione, le manovre più a rischio di contaminazione dell’operatore sono:
 l’espulsione dell’aria dalla siringa prima della somministrazione del farmaco;
 le perdite del farmaco a livello dei racconti della siringa e/o del deflussore, a livello della
valvola del filtro dell’aria, per stravasi dai deflussori, dai flaconi e dalle connessioni e nel
trattamento delle extravasazioni.
- Lo smaltimento dei chemioterapici antineoplastici e del materiale utilizzato per la preparazione
e somministrazione (mezzi di protezione individuale come ad es.: guanti e camici, materiali
residui usati nella preparazione e/o somministrazione come ad es. siringhe con ago sempre
innestato, flaconi, ecc.) rappresenta un ulteriore possibile momento di contaminazione, non solo
per medici ed infermieri, ma anche per il personale addetto ai servizi. Sono pure a rischio le
operazioni di bonifica dei versamenti accidentali, nonchè di pulizia delle cappe e lo smaltimento
dei filtri delle cappe dopo la loro rimozione. Analogamente andranno considerati gli effetti
letterecci contaminati di pazienti sottoposti a trattamenti, nonchè le urine dei pazienti che
possono anche contaminare il sistema fognario. Particolare cautela va quindi posta anche nei
riguardi degli escreti dei pazienti sottoposti a terapia con farmaci antiblastici in quanto possono
contenere alte concentrazioni del farmaco e rappresentare quindi un’ulteriore potenziale fonte di
esposizione durante le attività di assistenza infermieristica all’igiene personale del paziente.
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Generalmente le più alte concentrazioni dei farmaci negli escreti si riscontrano in prima e
seconda giornata dopo la somministrazione, fa eccezione tra gli altri il ciplastino, che ha invece
un’emivita molto più prolungata: 6-8 giorni circa. Deve essere anche considerata la
nebulizzazione prodotta dal risciacquo dei gabinetti.
Modalità di prevenzione
Le misure utili a ridurre sensibilmente il rischio da assorbimento dei chemioterapici
antiblastici consistono:
 nella CENTRALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’;
 nelle CARATTERISTICHE DI IGIENICITA’ dei locali di preparazione;
 nell’ADEGUATEZZA DEI MEZZI PROTETTIVI AMBIENTALI ED INDIVIDUALI;
 in COMPORTAMENTI DI SICUREZZA degli operatori.
La necessità dell’effettuazione della preparazione dei farmaci antiblastici in ambiente
protetto e con idonea aspirazione localizzata è disposta all’art.20 (Difesa dell’aria dagli
inquinamenti con prodotti nocivi) del D.P.R. 303/1956 (Norme Generali per l’igiene del Lavoro),
nonchè dal D.Lgs. 81/08.
Centralizzazione delle attività
L’istituzione di una specifica “Unità di Manipolazione di Chemioterapici Antiblastici”
(UMaCA), dedicata allo stoccaggio, preparazione, trasporto, somministrazione, smaltimento,
eliminazione degli escreti contaminati, manutenzione degli impianti, è una misura di protezione
importante per ridurre il rischio professionale. Tale Unità dovrà risultare:
 CENTRALIZZATA: evitando la diffusione di attività a rischio e riducendo così al minimo il
numero degli addetti esposti; realizzando un considerevole risparmio nei costi di gestione;
 ISOLATA: da risultare strutturalmente circoscritta e chiaramente identificabile nell’ambito
dell’ambiente sanitario;
 CHIUSA: con garanzie di smaltimento e adesione ai criteri di protezione e protezione
ambientale;
 PROTETTA: consentendo l’accesso al solo personale autorizzato;
 SEGNALATA: con appositi cartelli monitori.
In base alle rispettive competenze la su indicata “UNITA’’” dovrà essere preferibilmente
gestita dalla farmacia e/o dai servizi di oncologia medica e/o di ematologia.
E’ compito della UMaCA garantire la qualità e la sicurezza delle preparazioni attraverso
una serie di controlli di qualità.
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Centralizzazione del personale
E’ questa una misura di prevenzione necessaria al fine di poter circoscrivere il numero
delle persone a rischio che dovrà essere munito di cartellino identificatore con il simbolo di
sicurezza e che dovrà essere specificatamente formato a riconoscere il rischio e ad applicare le
misure di prevenzione e che dovrà essere sottoposto ad un’adeguata sorveglianza sanitaria.
Caratteristiche dei locali
Gli ambienti di immagazzinamento, preparazione e somministrazione dei farmaci antineoplastici
devono risultare conformi con quanto prescritto dalla normativa sull’igiene e la sicurezza nei
luoghi di lavori (D.Lgs. 81/08).
Immagazzinamento
I farmaci antineoplastici devono essere conservati sotto la responsabilità di personale
autorizzato, in luoghi separati, chiaramente segnalati con avvertenze di pericolo, dotati di
idonea aerazione, illuminazione, con pavimento in materiale plastico facilmente lavabile e
custoditi in armadi e scaffali provvisti di barriera o di altri dispositivi che prevengano
l’eventualità di rotture accidentali per caduta delle confezioni.
Laddove prescritto, dovranno essere conservati al riparo della luce e/o temperatura controllata.
Per minimizzare la possibilità di introdurre della polvere nella cappa si raccomandano armadi
chiusi (a chiave) e la conservazione delle confezioni in sacchetti di plastica trasparente chiusi.
Verificare periodicamente la validità delle confezioni, eliminando quelle scadute.
Preparazione
E’ raccomandabile dotarsi di una stanza filtro in modo da mantenere un maggiore isolamento
rispetto agli altri locali. Si dovranno conservare i mezzi protettivi individuali (abiti e protezioni
specifiche da lavoro in armadi chiusi e separati rispetto a quelli per altre aree), i mezzi di
sicurezza da utilizzare in caso di spandimento accidentale (maschere con filtro, camici monouso,
soluzioni di ipoclorito di sodio al 10% per la neutralizzazione chimica, dispositivi o preparati di
assorbimento dei farmaci eventualmente versati e kit per tale emergenza, ivi incluse le
contaminazioni del personale).
Si dovrà qui collocare un “PUNTO di DECONTAMINAZIONE” dotato di un lavandino a pedale
(comunque non a comandi manuali), un lavaocchi di sicurezza, un servizio igienico con WC e
l’ambito di stoccaggio dei farmaci per la giornata.
E’ raccomandabile che la zona filtro sia sviluppata in un sistema a labirinto obbligato con docce
ed ambiente filtro per gli indumenti di lavoro.
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Devono essere installati dispositivi che rendano impossibile l’apertura contemporanea della porta
fra la stanza di preparazione e l’anticamera, e tra quella che da quest’ultima comunica con
l’esterno, la quale deve sempre rimanere chiusa, con accesso limitato al personale autorizzato.
In mancanza di una stanza filtro deve essere allestito nel locale di preparazione un box di
decontaminazione con un lavandino a pedale, un lavaocchi di sicurezza e mezzi di emergenza.
I locali adibiti alla preparazione dei farmaci antineoplastici devono essere sufficientemente ampi
per permettere l’agevole svolgimento delle mansioni del personale (è raccomandabile una
superficie minima di 16 mq. sufficiente a comprendere: la cappa aspirante, un banco di appoggio,
un armadio, un box di decontaminazione, qualora non previsto nella stanza filtro), inoltre è
necessario che siano dotati di pavimento e pareti in materiale plastico facilmente lavabile (ad es.:
PVC elettrosaldato) con sgusci agli angoli.
Il locale di preparazione deve essere protetto dalle turbolenze d’aria che potrebbero neutralizzare
le misure di sicurezza. E’ raccomandabile installare nella stanza un pulsante per i casi
d’emergenza, dotandola di un interfono a viva voce evitando l’installazione del telefono
tradizionale, facilmente contaminabile.
Il sistema di condizionamento localizzato, se presente, dovrebbe garantire almeno sei - dieci
ricambi d’aria all’ora, con una velocità dell’aria immessa dall’impianto non superiore a 0,15
m/sec. Per i nuovi impianti sono raccomandati almeno dieci ricambi d’aria all’ora, con un
sistema istantaneo d’esclusione a pulsante, da azionare in caso di incidentali spandimenti di
farmaci allo stato di polveri. L’aria d’ingresso al locale in tal caso deve essere filtrata osservando
una corretta manutenzione del filtro HEPA. E’ raccomandabile, al fine di mantenere la
depressione, che le porte d’accesso siano del tipo a battente con apertura all’esterno.
- Somministrazione
I locali adibiti a questo scopo devono essere dotati di:
 idonei sistemi di aerazione;
 pavimento in materiale plastico facilmente lavabile;
 idoneo lavabo (a comandi, comunque non manuali);
 kit di pronto intervento in caso di incidente ambientale (rotture diconfezioni/ spandimenti di
farmaci antiblastici) o di contaminazione diretta del personale o di incidente (ad es. stravaso
venoso) coinvolgente il paziente.
Mezzi protettivi ambientali : aspirazione localizzata e filtrazione
La preparazione dei farmaci antiblastici deve essere realizzata sotto idonea aspirazione
localizzata e controllata, capace di contenere le dispersione del farmaco prevalentemente come
aerosol ma anche come polvere aerodispersa. Questo dispositivo deve essere esclusivamente
dedicato alla preparazione dei chemioterapici antiblastici.
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Meccanismi di filtrazione: i filtri
Il filtro assoluto o HEPA (High efficiency particulate airfilter) rappresenta il sistema più efficace
per la captazione della contaminazione particellare (polveri ed aerosol). E’ costituito da
microfibre di vetro ed è generalmente montato su telaio in alluminio.
Deve possedere un’efficienza del 99,999% (al DOP test) corrispondente alla classe EU
(eurovent) 14, su particelle di 0,3 .
Esso deve poter essere rimosso con la massima facilità in modo da poter permettere il suo
agevole insaccamento (bag-out) prima dell’estrazione del banco, minimizzando in tal modo i
contatti con il personale autorizzato all’operazione.
Deve essere assolutamente garantita dal produttore l’efficienza di questi filtri e delle relative sedi
di tenuta delle guarnizioni.
Il filtro a carbone attivo è efficace solo per vapori e gas tossici. L’enorme superficie totale di
assorbimento (1200 - 1400 mq. per ogni grammo di carbone) favorisce il trattenimento, nei suoi
finissimi canalicoli di pochi angstrom, delle molecole più complesse e ramificate ricche di atomi
di carbonio. Si deve tener conto che il grado di saturazione del letto di carbone è di difficile
individuazione nell’uso di citostatici antiblastici e che inoltre l’umidità dell’aria che attraversa il
filtro concorre alla riduzione del potere di assorbimento.
Deve rispettare le caratteristiche di qualità del carbone attivo, del suo peso riferito alla portata
dell’aria e al tempo di contatto. Il filtro deve essere sostituito semestralmente - annualmente (ma
non oltre) indipendentemente dall’intensità d’uso.
- Cappe biologiche di classe I
Proteggono l’operatore e l’ambiente da contaminati presenti nella cappa ma non garantiscono
sterilità alcuna.
Pertanto non sono consigliabili perchè non garantiscono il paziente.
- Cappe biologiche di classe II a flusso laminare verticale
Garantiscono la protezione dell’operatore, dell’ambiente e la sterilità del prodotto.
- Cappe di classe III o glove box
Sono cappe totalmente sigillate e al loro piano di lavoro si accede tramite manicotti con guanti;
permettono il controllo di sostanze ad alto rischio (biologico) o di prodotti ad alto rischio di
contaminazione.
- Indicazioni operative di scelta della cappa
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L’OMS e le Linee guida/99 raccomandano la preparazione di questi farmaci in cappe di classe II
e dello stesso parere sono molte normative nazionali (USA, Francia, Australi, Gran Bretagna,
Germania).
Si deve infatti tener conto che i preparati chemioterapici antiblastici sono somministrati a
pazienti immunodepressi o defedati e che l’industria fornisce confezioni sterili, che, una volta
preparate, non subiscono ovviamente sterilizzazione alcuna. Solo un corretto modo di operare
può garantire la sterilità del prodotto finale, il che non può essere garantito dalla cappa di classe I
o di tipo chimico.
Si raccomanda pertanto di costituire delle “Unità Centralizzate di Preparazione dei
Chemioterapici Antiblastici”, in tal modo risulterà igienicamente vantaggioso ed
organizzativamente più praticabile il processo di preparazione e somministrazione, utilizzando in
questo caso solo cappe di classe II a flusso laminare verticale costruite seguendo le indicazioni
stabilite dalle normative specifiche.
Le cappe di tipo I o quelle chimiche, purchè provviste di filtro HEPA, previa una rigorosa
verifica d’efficienza, devono essere utilizzate temporaneamente nell’attesa della raccomandata
centralizzazione o sostituzione con cappe di classe II, solo per le preparazioni e le
somministrazioni di reparto.
L’INSTALLAZIONE deve avvenire in un locale dedicato, lontano da correnti d’aria e fonti di
calore (convettori, ecc.). Se il condotto d’espulsione non è collegato all’esterno, ma a un canale
di evacuazione già destinato all’espulsione di aria proveniente da altri apparecchi, è necessaria
l’installazione di una serranda antiriflusso con lo scopo di evitare il ritorno d’eventuali correnti
d’aria all’interno del canale. Se inoltre il tubo di espulsione non fosse collegato all’esterno, ma
con ricircolo nel locale, è necessario montare un filtro HEPA e a carbone attivo sul condotto
d’espulsione.
Dispositivi di protezione individuali
Il personale che manipola farmaci antiblastici deve necessariamente utilizzare efficaci mezzi
personali di protezione, adeguati rispetto alle varie situazione di rischio.
Camici
I camici da utilizzare sono preferibilmente quelli chirurgici monouso di tipo idrorepellente in
tessuto non tessuto (TNT), con allacciatura posteriore, con maniche lunghe e sufficientemente
larghe, polsini di elastico o maglia e, per le operazioni di preparazione, rinforzati anteriormente e
sulle braccia con materiale barriera che offra una scarsa penetrabilità ai farmaci. Non si ritengono
necessari i camici con rinforzi per le manovre di somministrazione del farmaco. Sono sconsigliati
i camici in stoffa non idrorepellente, in quanto offrono minima protezione, essendo facilmente
penetrabili da liquidi.
E’ vietato il loro utilizzo fuori dalle aree di manipolazione con chemioterapici antiblastici, come
il loro riutilizzo dopo precedenti esposizioni.
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Guanti
Per la protezione delle mani, in tutte le fasi di manipolazione diretta e indiretta dei farmaci
antiblastici, gli operatori devono indossare guanti monouso (maggiormente rinforzati sul palmo e
ai polpastrelli) di buona qualità, testati, in latice pesante (spessore di almeno 0,35 0,5 mm.),
non talcati (la talcatura lascia residui sulle mani e sui piani di lavoro che possono favorire
l’assorbimento di contaminati) e sufficientemente lunghi in modo da essere sempre indossati
sopra i polsini del camice. Non sono disponibili al momento attuale guanti in grado di garantire
l’assoluta impermeabilità nei confronti dei chemioterapici antiblastici: è necessario quindi che
essi debbano essere sostituiti ogni 30 minuti, ad ogni cambio di paziente, o non appena
presentino abrasioni, anche lievi, tagli o siano direttamente contaminati. L’utilizzo dei doppi
guanti è raccomandato in alternativa ai guanti in latice pesante soprattutto durante la
manipolazione di farmaci vescicanti e irritanti o per quei farmaci con elevata permeabilità verso i
comuni guanti in commercio. Si ricorda che prima di indossare i guanti e dopo averli rimossi,
bisogna procedere ad un accurato lavaggio delle mani con acqua corrente e sapone; l’uso dei
guanti non sostituisce il lavaggio delle mani, in quanto una parte dei farmaci potrebbe essere
penetrata per imperfezione dei guanti. Inoltre si rammenta che i comuni guanti in latice risultano
permeabili ad alcuni farmaci (mostarda azotata, metotrexate). I guanti in PVC sottile e in latice
sottile di comune uso, non sono protettivi, perciò non si devono usare durante la manipolazione
dei chemioterapici antiblastici.
Maschere
Per la protezione del volto su piano libero si raccomandano semi maschere o facciale filtrante
rigido plastificato a conchiglia a copertura di naso e bocca, appartenenti alla classe FFP2S,
omologate secondo la normativa EN 149, conformi alla Direttiva 86/686/CEE recepita dal nostro
Paese dal D.Lgs. 475 del 04.12.1992. Le mascherine chirurgiche di carta e/o tessuto non offrono
protezione alla penetrazione di polveri e aerosol di questi farmaci.
Occhiali e visiere
Per la difesa degli occhi da eventuali contaminazioni, devono essere forniti di protezioni laterali.
A protezione di possibili spruzzi agli occhi e alla bocca, in somministrazione, è indicato, in
alternativa all’uso di occhiali, l’utilizzo di idonee visiere facciali trasparenti.
Cuffie
Cuffie monouso in TNT devono essere utilizzate per proteggere i capelli da possibili
contaminazioni.
Sovrascarpe
Allo stesso modo sovrascarpe monouso sono raccomandate nel locale di preparazione e altrove
in quanto evitano la diffusione della contaminazione.
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Pantaloni
Per tale protezione degli arti inferiori, in ogni occasione di esposizione, il personale femminile
dovrà indossare i pantaloni in tessuto idrorepellente, in TNT, per le medesime motivazioni su
indicate.
Note generali di prevenzione
Per fronteggiare i rischi professionali legati all'utíhzzo di tali sostanze è necessario predisporre
interventi specifici per ridurre al minimo le occasioni di contaminazione degli operatorti
Occorre in primo luogo che siano previsti:
informazione del personale su:
 caratteristiche tossicologiche dei farmaci manipolati
 i rischi connessi con l'esposizione
 vie di penetrazione
 possibili modalità di contaminazione;
adozione di procedure rigorose e rispettate per tutte le fasi di manipolazione dei farmaci
antiblastici, specie la preparazione, la somministrazione e lo smaltimento
adozione di mezzi di protezione ambientale (cappe di sicurezza)
adozione di DPI mirati a ridurre o annullare il livello di esposizione degli operatori (guanti,
camici, visiere, rnascherine, occhiali, cuffie)
 la registrazione del numero di preparazioni annue di farmaci antíblastici eseguite
dall'operatore incaricato
 protocolli di notifica al Responsabile dell'unità di incidenti e esposizioni acute
 individuazione di tutti i momenti di possibile esposizione adottando il metodo della
scomposizione del processo operativo nelle singole fasi.
Note specifiche di prevenzione
 deve essere vietato l'accesso alla zona di preparazione dei farmaci antíblastící al personale non autorizzato;
 occorre vietare l'uso di cosmetici nelle zone di lavoro, poichè se contaminati possono costituire una fonte di
esposizione prolungata;
 nella zona di manipolazione di farmaci antiblastici e più in generale di sostanze citotossiche, deve vigere il
divieto di mangiare, bere, fumare, masticare gomma, conservare cibo;
 occorre vietare di indossare gli indumenti di protezione fuori dalle zone di lavoro,
Le norme vanno evidenziate con cartelli e esposte nei reparti di preparazione dei farmaci antiblastici.
In caso di esposizione acuta con farmaci antiblastici eseguire le procedure che seguono.
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 Lavare la superficie con abbondante acqua e sapone. Quando è possibile, lavare la superficie
esposta con appropriato neutralizzante. Deve sempre essere disponibile e accessibile la
soluzione fisiologica pronta per l'eventuale trattamento degli occhi. In tale caso irrigare per
almeno 15 minuti.
 In caso di arrossamento della cute o di sensazione di pizzicore è utile l'applicazione di una
pomata all'idrocortisone all'1%.
 In caso di inalazione respirare aria non contaminata.
 Stilare la scheda relativa all'esposizione accidentale da inviare al Pronto Soccorso e da
allegare alla cartella sanitaria del dipendente.
In caso di puntura accidentale della cute con aghi contaminati, spremere dalla zona interessata il
sangue e poi pulire bene con un getto di acqua corrente. L’area colpita deve essere esaminata
giornalmente per almeno una settimana. Trascorso tale periodo, se non compaiono bruciore,
arrossamento, edema, dolore, non è più necessario prestare attenzione al caso.
Il farmaco sversato non va rimosso ricorrendo semplicemente al personale addetto alle pulizie,
ma occorre procedere alla decontaminazione a opera del personale qualificato, che indosserà
guanti e mascherane. Il materiale usato, con il farmaco residuo, verrà raccolto negli appositi
contenitori per rifiuti speciali ospedalieri.
Norme tecniche e procedure
E’ necessario che le cappe sotto cui avviene la preparazione siano:
 di dimensioni sufficienti a coprire l'intera superficie di lavoro
 installate in zone di scarso passaggio e a bassa turbolenza di aria
 di buona qualità e buon funzionamento
 usate in modo corretto dal personale.
Risulta pertanto fondamentale che gli operatori siano correttamente informati sulle catteristiche
tecniche delle cappe, e adeguatamente addestrati al loro uso. Le cappe a flusso verticale devono
essere sottoposte a revisioni e verifiche da parte di personale tecnico qualificato, per la periodica
manutenzione e l'eventuale sostituzione dei filtri (che andranno smaltiti come rifiuti tossici) sulla
base delle istruzioni per l'uso.
Le manovre di preparazione dei farrnaci antiblastici anche se svolte sotto cappa, devono essere
eseguite indossando i mezzi di protezione individuale: camice di tipo chirurgico, guanti in latice
pesante da sostituire in caso di rottura, eventualmente mascherina rigida monouso o visiera. Se
le cappe sono di tipo diverso da quelle indicate occorre indossare necessariamente visiere, o
mascherine monouso e occhiali con proiezioni laterali.
Per la diluizione, usare siringhe dotate di dispositivo antispruzzo luer-lock e aghi con filtro
idrofobo.
La preparazione dei farmaci antiblastici deve avvenire sempre dopo avere preso visione e letto
attentamente le istruzioni che devono essere allegate alla confezione contenente il farmaco.
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La ricostituzione dei farmaci antiblastici liofilizzati deve essere eseguita rispettando
scrupolosamente le procedure codificate per le seguenti fasi operative:
 apertura della fiala solvente
 aspirazione del contenuto della fiala
 introduzione del solvente nel flaconcino del farmaco liofilizzato (evitare sovrapressioni e
fuoruscita di polveri dal flaconcino)
 rimozione della siringa.
 aspirazione e dosaggio del farmaco diluito
 sconnessione dell'ago dalla siringa e la sua eliminazione
 smaltimento del flaconcino e della siringa.
La ricostituzione dei farmaci antiblastici contenuti in fiale deve essere eseguita rispettando
scrupolosamente le procedure codificate per le seguenti fasi operative:
 verifica dell'assenza di liquido nella parte superiore della fiala
 impugnatura della fiala
 apertura della fiala
 aspirazione del farmaco
 espulsione dell'aria dalla stringa
 dosaggio del farmaco.
La ricostituzione dei farmaci antiblastici da somministrare per via di fleboclisi deve essere
eseguita rispettando scrupolosamente le procedure codificate per le seguenti fasi operative:
 introduzione del farmaco dosato nel flacone della fleboclisi
 rimozione della siringa dal flacone della fleboclisi
 applicazione del deflussore al flacone da fleboclisi
 riempimento del tubo di collegamento.
Al termine delle manovre di preparazione e somministrazione del farmaco si deve dare luogo alla
pulizia accurata del piano di lavoro, delle attrezzature e degli apparecchi usati.
L’interno della cappa deve essere svuotato e pulito con un solvente.
Le siringhe devono essere smaltite con l'ago innestato usando gli appositi contenitori rigidi a
chiusura ermetica non reversibile
I mezzi di protezione individuali monouso degli operatori e il telino usato per la protezione del
piano di lavoro sono da considerarsi potenzialmente contaminati e devono pertanto essere
smaltiti nei contenitori rigidi per "Rifiuti Ospedalieri".
I camici lavabili possono essere inviati alla lavanderia e lavati con procedure normali
La sorveglianza Sanitaria
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Gli operatori addetti alla preparazione e alla somministrazione di farmaci antiblastici sono
sottoposti a visite annuali di controllo a cura del medico competente.
Nel corso della gravidanza le lavoratrici non devono essere adibite a mansioni che comportano
l'esposizione a farmaci antiblastici, specie nei primi tre mesi.
Pur non essendo ancora documentato il passaggio delle sostanze citotossiche nel latte materno, a
scopo precauzionale è opportuno astenere dalla manipolazione di sostanze citotossiche le
lavoratrici in allattamento.
Il rischio chimico nel reparto di emodialisi
Il reparto di emodialisi presenta possibilità di esposizione al rischio chimico per la presenza di
acidi e di disinfettanti, che trovano impiego nei trattamento di pulizia, disinfezione,
decontaminazione, uso e trattamento tecnico delle apparecchiatura per emodialisi.
Le sostanze di maggiore interesse sotto il profilo dell'esposizione a rischio chimico sono:
ACIDO ACETICO AL 10 - 30 %
E’ caustico alle concentrazioni maggiori, e ha azione irritante per occhi, cute e vie respiratorie.
Faringiti e bronchiti possono costituire effetti cronici.
ACIDO CITRICO AL 20 %
E’ irritante per cute e mucose.
ACIDO PERACETICO (con acqua ossigenata, acido acetico e stabilizzante)
Ha azione caustica. E’ irritante per occhi, cute e vie respiratorie sia a livello acuto sia negli
effetti cronici.
DISINFETTANTI: derivati del fenolo, glutaraldeide, sali di ammonio quaternario, iododerivati,
sodio ipoclorito.
Gli spazi esigui e le difficoltà di garantire sufficienti ricambi di aria sono aspetti assai diffusi dei
reparti ospedalieri di dialisi. La principale misura di contenimento del rischio chimico per
inalazione risulta tuttavia una opportuna ventilazione e il pronto ricambio di aria, al fine di
impedire la concentrazione delle componenti volatili delle sostanze in uso.
Durante le operazioni periodiche di decontaminazione con bagni a concentrazioni elevate, il
personale deve operare con maschere protettive, sostare nell'area di lavoro il tempo necessario a
svolgere l'operazione e lasciare il locale dopo avere provveduto a favorire una adeguata
areazione.
Il contenimento dell'esposizione da contatto avviene mediante l'uso di guanti, camici monouso,
occhiali a maschera per le operazioni in cui si sviluppano vapori irritante per gli occhi,
eventualmente visiere se si prevedono spruzzi o getti.
Tutti i recipienti devono essere muniti di etichetta, e devono essere tenuti costantemente chiusi.
Lo stoccaggio deve essere limitato alla previsione d'uso, e la giacenza deve avere luogo in armadi
di sicurezza.
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protezione dagli agenti chimici