20 C ORRIERE BA DEL M EZZOGIORNO U M ARTEDÌ 4 L UGLIO 2006 CULTURA SPETTACOLI & TEMPO LIBERO [email protected] PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO MEDICINA IN UN PALAZZO DELLA DIOCESI Un convegno sulla legionellosi fa il punto della situazione su studio e prevenzione in Puglia Apre al pubblico il tesoro della Cattedrale di Troia S’inaugura sabato prossimo il Museo nato per iniziativa di «Daunia Vetus» di CLAUDIO GABALDI «Exultet iam angelica turba caelorum!» (traduzione: «Esulti, ormai, l’angelica schiera dei cieli). Così, grave e ieratico, il diacono cantava durante la notte del sabato santo. Il canto, detto «praeconium paschale», annunciava ai fedeli che il momento della resurrezione si stava avvicinando. Il testo, corredato da segni che indicavano i passi cantati, era scritto su una pergamena che veniva srotolata «in tempo reale», man mano che il canto procedeva. Ad arricchirla, c’erano miniature disegnate... al contrario. In questo modo la gente intenta ad ascoltare, di fronte al diacono cantante, poteva guardare quelle illustrazioni scorrere nel verso giusto. E seguire il rituale. Una specie di «sacra videoclip», insomma. Veniva chiamata «exultet» dal nome della prima parola del canto. Nati nel Medio Evo, e diffusi quasi esclusivamente nell’Italia meridionale, quegli exultet, realizzati su pelle d’agnello, oggi vengono considerati reperti inestimabili; anche perché ne esistono pochissimi. Poco più di trenta, pare. Ebbene, tre di quei rotoli sono conservati a Troia; e rappresentano i gioielli più preziosi del tesoro della Cattedrale. Un tesoro che sta finalmente per uscire dalla torpida segretezza in cui è stato per troppi anni relegato. Sabato prossimo, 8 luglio, verrà inaugurato (e dal giorno successivo sarà visitabile) il museo che accoglie le opere di arte e di alto artigianato, che hanno abbellito nei secoli il Duomo troiano. Il museo,1200 metri quadrati all’interno del settecentesco palazzo che ospitò il seminario, appartiene alla diocesi di Lucera e Troia, nasce dall’iniziativa dell’associazione Daunia Vetus; nelle intenzioni dei promotori, è il primo passo verso la creazione di un distretto culturale esteso anche ad altre cittadine daune. Nelle sale espositive, che verranno inaugurate sabato, ci sono naturalmente i tre exultet: il più antico, che è anche il più grande (268 centimetri per 20) risalirebbe alla metà dell’XI secolo. Gli altri due sono databili fra l’XI e il XII secolo, e fra il XII e il XIII secolo. Potrebbero essere il prodotto, e quindi attestare l’esistenza, di uno «scriptorium» (laboratorio di amanuensi) benedettino in zona; ma su questo punto non vi sono certezze definitive. Insieme agli exultet, nel nuovo museo troiano ci sono anche tantissime altre per- I REPERTI A fianco e sotto, due dei tanti reperti che costituiscono il «tesoro» della Cattedrale di Troia. A destra, un tabernacolo in metalli preziosi. Sotto, il missale «Troianum» del XIII secolo, con la trascrizione di canti gregoriani e miniature gamene: in tutto 554, e vanno dal 1024 al 1919. Una vera miniera per gli storici: si tratta infatti di documenti ecclesiastici e civili, fra i quali anche contratti, testamenti, lettere pontificie. C’è persino un atto che reca il sigillo di Federico II di Svevia. E poi c’è il missale Troianum, del XIII secolo, con la trascrizione di canti gregoriani e, ancora, miniature. Ma la nuova struttura non è riservata solo ad appassionati papirologi. Ci sono anche paramenti sacri, il più antico dei quali è quello che veniva indossato da monsignor Giacomo Lombardo nel XV secolo. Ci sono poi broccati e ricami. E c’è la sezione più appariscente e lucente: quella che raccoglie i bronzi, gli argenti, gli avori. Vi si trovano i busti dei santi patroni, che a Troia costituiscono un piccolo pantheon: sono, infatti, la bellezza di cinque. E cioè: Eleuterio, Ponziano, Anastasio, Secondino e Urbano. I busti, in argento, sono stati scolpiti dal 1688 al 1717. Sono di origine napoletana, come buona parte delle opere esposte. Alcuni calici ed un ostensorio, poi, proverrebbero dalla scuola di Benvenuto Cellini. Dalla scuola del Perugino, invece (ma anche qui è bene andare cauti con le attribuzioni) proverrebbe un dipinto del Redentore, collocato all’interno di un reliquiario. E poi ci sono due cofanetti in avorio, del XII secolo; e un altro, forse del X secolo, sul quale sono riconoscibili figure di origine bizantina. E, accanto all’antico, il nuovissimo. Sale per conferenze e studio, attrezzate con tecnologie wireless e ovviamente, «multimediali». Forse un ritorno alle origini; c’è chi sostiene, infatti, che una delle prime invenzioni multimediali, con la sua simultaneità di testo, disegno e musica, sia stato proprio l’exultet... Nell’estate del 1976 a Philadelphia si verificò un’epidemia di polmonite tra gli oltre 4.000 veterani del Vietnam che partecipavano ad una riunione dell’American Legion - per questo chiamati anche «Legionnaires». Si ammalarono in 221 e di questi ne morirono 34. Solo un anno più tardi si scoprì che la polmonite letale era stata causata da un «nuovo» batterio, che venne isolato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato, e che da allora fu indicato col nome di Legionella pneumophila. In Italia invece il primo focolaio epidemico fu registrato nel 1978 sul lago di Garda ed interessò una decina di persone. Da allora le segnalazioni di casi di «legionellosi» sono diventate sempre più frequenti: risulta però difficile stabilire se questo incremento è dovuto ad un reale aumento dell’incidenza dell’infezione o ad una maggiore attenzione e precisione diagnostica. Nel corso di un importante convegno nazionale sulla sorveglianza e controllo della legionellosi nelle strutture sanitarie e turistiche, organizzato a Fasano dalla Ausl Br/1 e dalla Siti (Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva), sono stati riferiti i dati relativi ad uno studio multicentrico italiano sulla malattia: «Si ipotizza - ha detto Paola Borella, docente di Igiene all’università di Modena e responsabile dello studio - che in Italia si verifichino circa mille casi di legionellosi all’anno, soprattutto nelle regioni del centro-sud e specie negli ospedali durante i mesi estivi e autunnali, quando la replicazione del germe è favorita». La legionella viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante l’inalazione di aerosol contaminato: la produzione di tale aerosol può avvenire attraverso l’uso di rubinetti o docce, i cui circuiti siano stati colonizzati dal batterio. Il gruppo pugliese di esperti sulla legionellosi punta perciò decisamente sull’adozione di adeguate misure preventive: in quest’ottica, a cura dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, viene anche pubblicato ogni anno un opuscolo che illustra in modo esauriente sia l’epidemioloBacilli di legionella gia della malattia che le modalità di controllo e prevenzione. Non essendoci trasmissione interumana del batterio, l’unica sorgente di infezione risulta l’ambiente. «In Puglia, così come in altre regioni italiane - premette Maria Teresa Montagna, professore di Igiene all’università di Bari - la diffusione della malattia non è uniforme. Quel che è certo è che ai gestori di strutture turistico-ricettive e termali è richiesta una maggiore collaborazione: occorre fare manutenzione, formazione e controllo ambientale». La Montagna ricorda che dal 1986 è attivo un sistema di sorveglianza europeo denominato Ewgli (acronimo da European Working Group for Legionella Infections), che raccoglie informazioni sui casi di legionellosi associati ai viaggi internazionali che si verificano nei 38 stati europei aderenti a tale programma. Esiste anche un sistema di sorveglianza italiano, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che comunica all’Ewgli i casi di legionellosi acquisiti da cittadini italiani recatisi all’estero e, viceversa, riceve dal sistema europeo la notifica dei casi verificatisi in cittadini stranieri che hanno soggiornato in Italia. «Al fine di evitare - avverte Montagna - che l’Ewgli riporti sul sito internet il nome della struttura alberghiera dove si è manifestato anche il singolo caso, le strutture coinvolte nella segnalazione sono tenute entro due mesi ad effettuare controlli sulla rete idrica e a procedere con la bonifica». Edoardo Altomare R IVISTE Vertigine, il periodico di scrittura e critica letteraria curato da Rossano Astremo, dopo tre anni e la pubblicazione di sei numeri autoprodotti, cambia totalmente pelle. Da un mese è in circolazione il primo volume della nuova serie, pubblicata da Luca Pensa Editore: oltre duecento pagine per ripercorrere la storia della rivista, a partire dal numero dell’esordio, uscito nell’agosto del 2003, per proseguire con il secondo numero, stampato nel novembre dello stesso anno, dedicato ad alcuni episodi di sperimentazione letteraria. Il terzo numero, del marzo 2004, è dedicato ad Antonio Rossano Astremo Verri, poeta e narratore totalmente dimenticato dalla critica letteraria pugliese e non solo. Nel quarto numero, uscito nell’estate del 2004, comprendente interventi di alcuni grandi animatori della scena letteraria italiana, Vertigine ha ospitato in anteprima assoluta un estratto di New Thing di Wu Ming 1, che sarebbe poi uscito nell’ottobre dello stesso anno. Il quinto numero, Merda d’autore, uscito nel marzo 2005, è una raccolta di testi giudi- Editore e nuova serie per «Vertigine» di MASSIMILIANO ZAMBETTA cati pessimi e impubblicabili dagli stessi autori, sulla stessa lunghezza d’onda della rivista McSweenes di Dave Eggers. In Politicamente scorretto, dell’ottobre 2005, ampio spazio, invece, a racconti, poesie e riflessioni sulla situazione politica e sociale italiana. Tra gli autori presenti in questa sezione antologica si notano i no- mi di Gaetano Cappelli, Giuseppe Genna, Giulio Mozzi, accanto ai pugliesi Girolamo De Michele, Mario Desiati e Nicola Lagioia, tra gli altri, a indicare come la ri- NERO SU BIANCO La grande vivacità d’idee e d’iniziative del panorama salentino Grande vivacità intellettuale nel Salento. A partire dal 2001, accanto alle storiche riviste come L’immaginazione edita da Manni sotto la direzione di Anna Grazia D’Oria, e all’Incantiere curato da Walter Vergallo, Arrigo Colombo, Carlo Alberto Augieri, rivista vicina alla poesia in tutte le sue manifestazioni, si affianca la rivista di letteratura cannibale S/Pulp diretta da Stefano Donno, con la collaborazione di Maurizio Nocera e interventi grafici e poetici di Rosanna Gesualdo, dal singolare formato di 70x100 cm, che avrà la durata di soli quattro numeri, per la precisione sino al 2003. Sempre negli stessi anni la casa editrice Besa crea Tabula Rasa, dove nel tempo il comitato redazionale si è assestato attorno a I Quindici (gruppo di lettori vicini a Wu Ming), a Tommaso De Lorenzis, curatore per Einaudi di Giap di Wu Ming e di Duri a Marsiglia di Gian Carlo Fusco, e a Luciano Pagano di www.musicaos.it (sito web di critica letteraria, poesia e prosa, creato insieme a Stefano Donno, che registra più di 40.000 contatti mensili). M. Zam. vista sia stata già nella sua prima fase un luogo di incontro tra autori già affermati con realtà emergenti, senza limiti regionali. Oltre al materiale già pubblicato, questo numero contiene una sezione di inediti, Tritature, nella quale sono presenti recensioni e riflessioni su libri dimenticati nel corso della passata stagione editoriale. Dal prossimo numero la rivista presenterà al suo interno due sezioni, una sezione di argomento tematico sul quale si accederà per invito, come è accaduto in questi anni, e, questa la grande novità, una sezione dedicata al laboratorio delle scritture, nella quale verranno ospitati poesie, racconti e contributi critici di giovani autori: è volontà della redazione creare subito una identità precisa della rivista, uno stile, che permetta il confronto dialettico con pubblicazioni «pop» come Maltese Narrazioni (altro esempio di agitazione culturale di base in provincia, da Canelli nell’astigiano) o più blasonate e istituzionali come Nuovi Argomenti. Per contattare la redazione si può scrivere una mail a [email protected], per ordinare una copia della rivista utilizzare invece l’indirizzo [email protected].