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DEL
M EZZOGIORNO U M ARTEDÌ
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L UGLIO
2006
CULTURA
SPETTACOLI & TEMPO LIBERO
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PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO
MEDICINA
IN UN PALAZZO DELLA DIOCESI
Un convegno sulla legionellosi
fa il punto della situazione
su studio e prevenzione in Puglia
Apre al pubblico il tesoro
della Cattedrale di Troia
S’inaugura sabato prossimo il Museo
nato per iniziativa di «Daunia Vetus»
di CLAUDIO GABALDI
«Exultet iam angelica turba
caelorum!» (traduzione: «Esulti, ormai, l’angelica schiera
dei cieli). Così, grave e ieratico, il diacono cantava durante la notte del sabato santo. Il
canto, detto «praeconium paschale», annunciava ai fedeli
che il momento della resurrezione si stava avvicinando. Il
testo, corredato da segni che
indicavano i passi cantati, era
scritto su una pergamena che
veniva srotolata «in tempo reale», man mano che il canto
procedeva. Ad arricchirla,
c’erano miniature disegnate...
al contrario. In questo modo
la gente intenta ad ascoltare,
di fronte al diacono cantante,
poteva guardare quelle illustrazioni scorrere nel verso
giusto. E seguire il rituale.
Una specie di «sacra videoclip», insomma. Veniva chiamata «exultet» dal nome della
prima parola del canto.
Nati nel Medio Evo, e diffusi quasi esclusivamente nell’Italia meridionale, quegli
exultet, realizzati su pelle
d’agnello, oggi vengono considerati reperti inestimabili; anche perché ne esistono pochissimi. Poco più di trenta, pare.
Ebbene, tre di quei rotoli sono conservati a Troia; e rappresentano i gioielli più preziosi del tesoro della Cattedrale.
Un tesoro che sta finalmente per uscire dalla torpida segretezza in cui è stato per troppi anni relegato. Sabato prossimo, 8 luglio, verrà inaugurato (e dal giorno successivo sarà visitabile) il museo che accoglie le opere di arte e di alto
artigianato, che hanno abbellito nei secoli il Duomo troiano.
Il museo,1200 metri quadrati all’interno del settecentesco
palazzo che ospitò il seminario, appartiene alla diocesi di
Lucera e Troia, nasce dall’iniziativa dell’associazione Daunia Vetus; nelle intenzioni dei
promotori, è il primo passo
verso la creazione di un distretto culturale esteso anche
ad altre cittadine daune. Nelle sale espositive, che verranno inaugurate sabato, ci sono
naturalmente i tre exultet: il
più antico, che è anche il più
grande (268 centimetri per 20)
risalirebbe alla metà dell’XI
secolo. Gli altri due sono databili fra l’XI e il XII secolo, e
fra il XII e il XIII secolo.
Potrebbero essere il prodotto, e quindi attestare l’esistenza, di uno «scriptorium» (laboratorio di amanuensi) benedettino in zona; ma su questo
punto non vi sono certezze definitive. Insieme agli exultet,
nel nuovo museo troiano ci sono anche tantissime altre per-
I REPERTI
A fianco e sotto, due dei
tanti reperti che
costituiscono il «tesoro»
della Cattedrale di Troia.
A destra, un tabernacolo
in metalli preziosi.
Sotto, il missale
«Troianum» del XIII
secolo, con la
trascrizione di canti
gregoriani e miniature
gamene: in tutto 554, e vanno
dal 1024 al 1919. Una vera miniera per gli storici: si tratta infatti di documenti ecclesiastici e civili, fra i quali anche contratti, testamenti, lettere pontificie. C’è persino un atto che
reca il sigillo di Federico II di
Svevia. E poi c’è il missale
Troianum, del XIII secolo,
con la trascrizione di canti gregoriani e, ancora, miniature.
Ma la nuova struttura non
è riservata solo ad appassionati papirologi. Ci sono anche
paramenti sacri, il più antico
dei quali è quello che veniva
indossato da monsignor Giacomo Lombardo nel XV secolo. Ci sono poi broccati e ricami.
E c’è la sezione più appariscente e lucente: quella che
raccoglie i bronzi, gli argenti,
gli avori. Vi si trovano i busti
dei santi patroni, che a Troia
costituiscono un piccolo pantheon: sono, infatti, la bellezza di cinque. E cioè: Eleuterio, Ponziano, Anastasio, Secondino e Urbano. I busti, in
argento, sono stati scolpiti
dal 1688 al 1717. Sono di origine napoletana, come buona
parte delle opere esposte. Alcuni calici ed un ostensorio,
poi, proverrebbero dalla scuola di Benvenuto Cellini.
Dalla scuola del Perugino,
invece (ma anche qui è bene
andare cauti con le attribuzioni) proverrebbe un dipinto
del Redentore, collocato all’interno di un reliquiario. E
poi ci sono due cofanetti in
avorio, del XII secolo; e un altro, forse del X secolo, sul
quale sono riconoscibili figure di origine bizantina.
E, accanto all’antico, il nuovissimo. Sale per conferenze e
studio, attrezzate con tecnologie wireless e ovviamente,
«multimediali». Forse un ritorno alle origini; c’è chi sostiene, infatti, che una delle
prime invenzioni multimediali, con la sua simultaneità di
testo, disegno e musica, sia
stato proprio l’exultet...
Nell’estate del 1976 a Philadelphia si verificò un’epidemia di polmonite tra gli oltre 4.000 veterani del Vietnam
che partecipavano ad una riunione dell’American Legion
- per questo chiamati anche «Legionnaires». Si ammalarono in 221 e di questi ne morirono 34. Solo un anno più
tardi si scoprì che la polmonite letale era stata causata da
un «nuovo» batterio, che venne isolato nell’impianto di
condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato, e che da allora fu indicato col nome di Legionella pneumophila. In Italia invece il primo focolaio epidemico fu registrato nel 1978 sul lago di Garda ed interessò
una decina di persone. Da allora le segnalazioni di casi di
«legionellosi» sono diventate sempre più frequenti: risulta però difficile stabilire se questo incremento è dovuto
ad un reale aumento dell’incidenza dell’infezione o ad
una maggiore attenzione e precisione diagnostica.
Nel corso di un importante convegno nazionale sulla
sorveglianza e controllo della legionellosi nelle strutture
sanitarie e turistiche, organizzato a Fasano dalla Ausl
Br/1 e dalla Siti (Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva), sono stati riferiti i dati relativi ad uno studio
multicentrico italiano sulla malattia: «Si ipotizza - ha detto Paola Borella, docente di Igiene all’università di Modena e responsabile dello studio - che in Italia si verifichino
circa mille casi di legionellosi all’anno, soprattutto nelle
regioni del centro-sud e specie negli ospedali durante i mesi estivi e autunnali, quando la replicazione del germe è
favorita».
La legionella viene normalmente
acquisita per via respiratoria mediante l’inalazione di aerosol contaminato: la produzione di tale aerosol può avvenire attraverso l’uso di
rubinetti o docce, i cui circuiti siano
stati colonizzati dal batterio.
Il gruppo pugliese di esperti sulla
legionellosi punta perciò decisamente sull’adozione di adeguate misure
preventive: in quest’ottica, a cura
dell’Osservatorio Epidemiologico
Regionale, viene anche pubblicato
ogni anno un opuscolo che illustra
in modo esauriente sia l’epidemioloBacilli di legionella
gia della malattia che le modalità di
controllo e prevenzione.
Non essendoci trasmissione interumana del batterio,
l’unica sorgente di infezione risulta l’ambiente. «In Puglia, così come in altre regioni italiane - premette Maria
Teresa Montagna, professore di Igiene all’università di
Bari - la diffusione della malattia non è uniforme. Quel
che è certo è che ai gestori di strutture turistico-ricettive e
termali è richiesta una maggiore collaborazione: occorre
fare manutenzione, formazione e controllo ambientale».
La Montagna ricorda che dal 1986 è attivo un sistema di
sorveglianza europeo denominato Ewgli (acronimo da
European Working Group for Legionella Infections),
che raccoglie informazioni sui casi di legionellosi associati ai viaggi internazionali che si verificano nei 38 stati europei aderenti a tale programma. Esiste anche un sistema
di sorveglianza italiano, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che comunica all’Ewgli i casi di legionellosi
acquisiti da cittadini italiani recatisi all’estero e, viceversa, riceve dal sistema europeo la notifica dei casi verificatisi in cittadini stranieri che hanno soggiornato in Italia.
«Al fine di evitare - avverte Montagna - che l’Ewgli riporti sul sito internet il nome della struttura alberghiera dove si è manifestato anche il singolo caso, le strutture coinvolte nella segnalazione sono tenute entro due mesi ad
effettuare controlli sulla rete idrica e a procedere con la
bonifica».
Edoardo Altomare
R IVISTE
Vertigine, il periodico di scrittura e critica letteraria curato da Rossano Astremo,
dopo tre anni e la pubblicazione di sei numeri autoprodotti, cambia totalmente
pelle. Da un mese è in circolazione il primo volume della nuova serie, pubblicata
da Luca Pensa Editore: oltre duecento pagine per ripercorrere la storia della rivista, a partire dal numero dell’esordio,
uscito nell’agosto del 2003, per proseguire con il secondo numero, stampato nel
novembre dello stesso anno, dedicato ad
alcuni episodi di sperimentazione letteraria. Il terzo numero,
del marzo 2004, è dedicato ad Antonio
Rossano Astremo
Verri, poeta e narratore totalmente dimenticato dalla critica letteraria pugliese
e non solo. Nel quarto numero, uscito nell’estate del 2004, comprendente interventi di alcuni grandi animatori della scena
letteraria italiana, Vertigine ha ospitato
in anteprima assoluta un estratto di New
Thing di Wu Ming 1, che sarebbe poi uscito nell’ottobre dello stesso anno. Il quinto numero, Merda d’autore, uscito nel
marzo 2005, è una raccolta di testi giudi-
Editore e nuova serie per «Vertigine»
di MASSIMILIANO ZAMBETTA
cati pessimi e impubblicabili dagli stessi
autori, sulla stessa lunghezza d’onda della rivista McSweenes di Dave Eggers. In
Politicamente scorretto, dell’ottobre
2005, ampio spazio, invece, a racconti, poesie e riflessioni sulla situazione politica e
sociale italiana. Tra gli autori presenti in
questa sezione antologica si notano i no-
mi di Gaetano Cappelli, Giuseppe Genna, Giulio Mozzi, accanto ai pugliesi Girolamo De Michele, Mario Desiati e Nicola
Lagioia, tra gli altri, a indicare come la ri-
NERO SU BIANCO
La grande vivacità d’idee e d’iniziative del panorama salentino
Grande vivacità intellettuale nel Salento. A partire dal
2001, accanto alle storiche riviste come L’immaginazione
edita da Manni sotto la direzione di Anna Grazia D’Oria, e
all’Incantiere curato da Walter Vergallo, Arrigo Colombo,
Carlo Alberto Augieri, rivista vicina alla poesia in tutte le
sue manifestazioni, si affianca la rivista di letteratura
cannibale S/Pulp diretta da Stefano Donno, con la
collaborazione di Maurizio Nocera e interventi grafici e
poetici di Rosanna Gesualdo, dal singolare formato di
70x100 cm, che avrà la durata di soli quattro numeri, per la
precisione sino al 2003. Sempre negli stessi anni la casa
editrice Besa crea Tabula Rasa, dove nel tempo il comitato
redazionale si è assestato attorno a I Quindici (gruppo di
lettori vicini a Wu Ming), a Tommaso De Lorenzis,
curatore per Einaudi di Giap di Wu Ming e di Duri a
Marsiglia di Gian Carlo Fusco, e a Luciano Pagano di
www.musicaos.it (sito web di critica letteraria, poesia e
prosa, creato insieme a Stefano Donno, che registra più di
40.000 contatti mensili).
M. Zam.
vista sia stata già nella sua prima fase un
luogo di incontro tra autori già affermati
con realtà emergenti, senza limiti regionali.
Oltre al materiale già pubblicato, questo numero contiene una sezione di inediti, Tritature, nella quale sono presenti recensioni e riflessioni su libri dimenticati
nel corso della passata stagione editoriale.
Dal prossimo numero la rivista presenterà al suo interno due sezioni, una sezione di argomento tematico sul quale si accederà per invito, come è accaduto in questi anni, e, questa la grande novità, una sezione dedicata al laboratorio delle scritture, nella quale verranno ospitati poesie,
racconti e contributi critici di giovani autori: è volontà della redazione creare subito una identità precisa della rivista, uno
stile, che permetta il confronto dialettico
con pubblicazioni «pop» come Maltese
Narrazioni (altro esempio di agitazione
culturale di base in provincia, da Canelli
nell’astigiano) o più blasonate e istituzionali come Nuovi Argomenti.
Per contattare la redazione si può scrivere una mail a [email protected], per ordinare una copia della rivista
utilizzare invece l’indirizzo
[email protected].
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4 luglio 2006 - Daunia Vetus