COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE DI BOLOGNA I SERVIZI SPERIMENTALI DEL TERRITORIO PROVINCIALE BOLOGNESE PROVINCIA DI BOLOGNA – ASSESSORATO AI SERVIZI SOCIALI E SANITA’ Il Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna ha da alcuni anni intrapreso un lavoro di approfondimento e riflessione sui servizi sperimentali previsti dalla normativa regionale ed attuatisi ormai dall’anno 2000. Questo opuscolo raccoglie i tre documenti elaborati in anni e fasi successive dal gruppo di lavoro, a partire dall’anno scolastico 2004-2005, con l’intento di poter essere uno strumento utile di primo approccio a chi si avvicina alle tematiche della sperimentazione di servizi rivolti alla prima infanzia alternativi a quelli tradizionali: ● I SERVIZI SPERIMENTALI: PRIME ANALISI E RIFLESSIONI (2004-2005) ● I SERVIZI SPERIMENTALI: BREVE ANALISI SUI COSTI (2005-2006) ● SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DEI SERVIZI SPERIMENTALI ( 2006-2007) 20 novembre 2007 1 COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE I SERVIZI SPERIMENTALI: PRIME ANALISI E RIFLESSIONI a cura di: Guerzoni Elisa Responsabile Area Infanzia Coop. Dolce Mei Sandra Pedagogista Comune di Bologna Olivato Roberta Pedagogista Comuni di Borgo Tossignano, Dozza, Medicina, Mordano, Casalecchio di Reno Pasciuti Raffaella Pedagogista Comune di Zola Predosa Restaino Rosanna Pedagogista F.I.S.M. (Federazione It.Scuole Materne) Santucci Simonetta Responsabile Area Infanzia Coop. Attività Sociali Turricchia Patrizia Pedagogista Cooperativa Grillo Parlante Volta M. Cristina Provincia di Bologna Tartarini Patrizia Provincia di Bologna Cavallini Serena Provincia di Bologna ANNO SCOLASTICO 2004-2005 2 I SERVIZI SPERIMENTALI: PRIME ANALISI E RIFLESSIONI A partire dall’anno scolastico 2000/2001 e, in particolare, nell’ultimo triennio, nel nostro territorio si sono attivati molti nuovi servizi sperimentali, i cui modelli, seppur delineati nella normativa regionale e valutati da un nucleo regionale, avevano ed hanno molti spazi indefiniti relativamente alle modalità organizzative e ai modelli educativi realizzati. Pertanto si è rilevato utile attivare, all’interno del Coordinamento pedagogico provinciale, momenti di scambio di informazione tra i coordinatori pedagogici responsabili di questi progetti per confrontare e valutare le diverse esperienze. Elemento iniziale dell’approfondimento è stata l’esigenza di riflettere su questi nuovi modelli che sembrano rispondere fortemente alle esigenze delle famiglie e degli amministratori tanto che negli ultimi 4 anni si è verificata un’attivazione costante, anche se sembra evidenziarsi una tendenza in calo di progetti di educatrice familiare (13 richieste nel 2001/02; 8 richieste nel 2004/05) ed un incremento esponenziale dei progetti di educatore domiciliare e di piccolo gruppo educativo (da 1 nucleo nel 2001/02 a 16 nuclei nel 2004/05) (tavola n. 1). Visto il basso numero di iscritti e i minori vincoli normativi rispetto ai nidi e ai servizi tradizionali, la loro attivazione risulta certamente meno onerosa e anche questo elemento ha sicuramente contribuito alla loro forte implementazione. Nel nostro territorio in breve tempo e in modo molto più forte rispetto all’andamento nel territorio regionale (con 16 progetti su un totale regionale di 42, il territorio bolognese ha attivato il 38% dei progetti - tavola n. 2) si sono attivati servizi che hanno una propria specificità: dalle prime valutazioni emerge chiaramente che questi servizi stanno portando un proprio “modello educativo” determinato dal particolare modello organizzativo nel quale, ad esempio, si instaurano relazioni diverse rispetto al nido tradizionale (diverse modalità delle relazioni tra pari, tra bambini ed educatori, tra servizio e famiglia). Pur rappresentando una risposta percentualmente molto ristretta rispetto ai servizi tradizionali (0.2 % sulla popolazione in età 0/2 anni rispetto alla copertura del 27 % dei servizi tradizionalitavola n. 3) e pur nella novità dell’esperienza è necessario valutare in termini qualitativi (quale modello educativo si realizza; quale rapporto intimità/autonomia; quali innovazioni; quali punti deboli) quali sono le caratteristiche di questi servizi, su quale idea di bambino e di famiglia si 3 organizzano, quale risposta rappresentano nella rete dei servizi, anche in funzione di una loro futura estensione e potenziamento. Il lavoro del gruppo di coordinamento ha pertanto, in questa luce, elaborato le seguenti riflessioni. 1. Premessa Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte trasformazione del modello familiare tradizionale, sono in aumento le famiglie monoparentali e sono sempre più diffuse le famiglie ricomposte. All’interno della nostra Regione si sta diffondendo un altro fenomeno, coppie che decidono di non sposarsi ma di convivere ed essere genitori e sono in forte aumento le coppie miste. I genitori di oggi spesso si trovano sprovvisti di una rete parentale in grado di sostenerli emotivamente e organizzativamente per cui una adeguata rete di servizi per la prima infanzia diventa indispensabile per la conciliazione tra i tempi di cura e di lavoro dei genitori, così come l’offerta di maggiori opportunità per creare relazioni tra le famiglie sia per il tempo libero che per il mutuo aiuto. 2. Definizioni EDUCATRICE FAMILIARE L’educatrice familiare è un servizio sperimentale da avviarsi nei comuni sede di nidi d’infanzia o di servizi integrativi e da attuarsi presso un ambiente domestico di abitazione o a disposizione di una delle famiglie che fruiscono del servizio. Le famiglie autonomamente organizzate in gruppi di due o tre, in ragione dell’età dei bambini, scelgono la stessa educatrice che svolgerà il servizio presso il domicilio di uno dei bambini, concordato tra le famiglie medesime. Per ogni educatrice familiare il numero di bambini non può essere superiore a tre. Le famiglie stabiliscono un regolare rapporto di lavoro privato con l’educatrice e prendono autonomamente accordi sulle modalità organizzative del servizio. Per l’attivazione di tale servizio il personale educatore, oltre al possesso dei titoli di studio indicati per i servizi di nido, deve avere svolto presso un’istituzione della prima infanzia un periodo di servizio o di tirocinio di almeno 6 mesi, e almeno 100 ore di formazione, anche svolta in servizio. 4 Il Comune, sulla base della presentazione da parte delle famiglie del contratto di lavoro con l’educatrice, eroga ad ogni famiglia un contributo. Nei Comuni ubicati in Comunità montane il servizio di educatrice familiare può essere attuato anche in assenza di altri servizi educativi nel territorio comunale, a condizione che il Comune di ubicazione garantisca il coordinamento pedagogico e la formazione delle educatrici, anche in associazione con altre Amministrazioni e altri soggetti gestori. EDUCATRICE DOMICILIARE (o piccolo gruppo educativo domiciliare) L’educatrice domiciliare è un servizio sperimentale attivato presso il domicilio dell’educatrice o presso locali in sua disponibilita’ messi a disposizione da altro soggetto pubblico o privato (in questo caso il Comune di Bologna ha coniato la denominazione di “piccolo gruppo educativo” – P.G.E.). Il servizio può ospitare al massimo 5 bambini. Qualora il servizio ospiti cinque bambini in presenza di una sola educatrice, il soggetto gestore deve indicare una persona reperibile in caso di necessità. Sono consentiti due servizi di educatrice domiciliare contigui, a condizione che si disponga di uno spazio esterno ad esclusivo uso dei bambini pari almeno a 8 mq. per posto bambino. Questo servizio sperimentale è soggetto ad autorizzazione al funzionamento rilasciata dal Comune presso cui ha sede nella quale deve essere indicata anche la durata della sperimentazione, che non potrà comunque essere superiore ai cinque anni dall'avvio, dopodiché entra a far parte dei servizi tradizionali. Il servizio deve disporre di locali e spazi organizzati in modo da garantire accoglienza, gioco, preparazione o somministrazione pasti, riposo, igiene personale, deposito dei materiali necessari per lo svolgimento delle diverse attività. Anche per l’attivazione di tale servizio il personale educatore, oltre al possesso dei titoli di studio indicati per i servizi tradizionali, deve avere svolto presso un’istituzione della prima infanzia un periodo di servizio o di tirocinio di almeno 6 mesi, e almeno 100 ore di formazione, anche svolta in servizio. In entrambe le tipologie, l’età dei bambini prevista è compresa tra i 6 e i 36 mesi. Nei casi di inserimento di bambini al disotto dei 12 mesi è obbligatoria la preparazione dei pasti in una cucina interna. 5 3. Come si sono attivati i servizi sperimentali I servizi sono nati ad oggi sotto la spinta e la richiesta di gruppi di genitori, di Amministrazioni Locali e di Enti che si sono proposti per la gestione degli stessi. I servizi sperimentali diventano quindi una ulteriore risposta ai bisogni delle famiglie, anche se la richiesta di posti nido è in continuo aumento. I criteri di accesso ai servizi, la pubblicizzazione, le modalità contrattuali sono al momento particolarmente diversificate fra i diversi territori . 4. Elementi di contesto, chi fa cosa Per la attivazione dei servizi sperimentali la Regione ha istituito con atto di Giunta un nucleo di valutazione composto da rappresentanti delle Province e della Regione che analizza i progetti presentati dagli Enti Gestori e valuta la loro caratteristica sperimentale, successivamente approva le sperimentazioni ed eroga, attraverso le Province, contributi a parziale sostegno. I servizi sperimentali pertanto, per essere attivati, necessitano di una approvazione e di una condivisione tra le diverse istituzioni, così da evitare che vi siano realtà estremamente differenziate a livello regionale e che sotto il concetto di sperimentalità possano essere realizzati servizi che non tengono conto in modo adeguato dei bisogni dei bambini. Gli “attori” che ruotano attorno a questi servizi hanno un ruolo specifico ed è fondamentale che lavorino in rete e sinergia: La Regione: elabora leggi di riordino dei servizi e direttive (LR 1/2000 così come modificata dalla L8/2004, direttiva 1390 del 28/2/2000, direttiva 646 del 20/1/2005) ed elabora linee di indirizzo e programmi di intervento con i finanziamenti relativi; La Provincia: elabora linee di programmazione territoriale dei servizi; eroga contributi; effettua il monitoraggio della rete dei servizi; coordina e promuove iniziative di formazione e di qualificazione dei servizi, in particolare dei coordinatori pedagogici (coordinamento pedagogico provinciale); 6 Il Comune: concede l’autorizzazione al funzionamento dei servizi sperimentali (non richiesta per l’educatrice familiare), ne effettua il monitoraggio attraverso il pedagogista il quale effettua il raccordo con l’Ente Gestore, l’osservazioni in situazione, le verifiche con i genitori, la documentazione, la supervisione e formazione del personale, iniziative per favorire la messa in rete del servizio; L’Ente Gestore: elabora il “progetto pedagogico” che evidenzia i riferimenti culturali, l’idea di bambino, il modello educativo proposto e l’approccio metodologico. Il pedagogista, figura prevista anche per l’ente gestore nei servizi con autorizzazione al funzionamento, svolge funzioni di: osservazioni mensili in situazione, produzione di documentazione, cura dei rapporti con le famiglie, messa in rete del servizio con il territorio e con gli altri servizi rivolti all’infanzia; selezione del personale. Le Famiglie: in questo contesto così intimo e ravvicinato le famiglie possono e devono avere un ruolo molto attivo; nel caso del servizio di educatrice familiare, trattandosi di un rapporto privatistico tra Ente Gestore e Famiglie, queste ultime, ad esempio, si devono organizzare sia per consentire e favorire le uscite sul territorio, sia per la preparazione dei pasti; nel caso del servizio di educatrice domiciliare o piccolo gruppo educativo la piccola dimensione del gruppo e la stabilità dell’educatrice di riferimento permette di attivare una rete di relazioni con la famiglia altamente significativa e personalizzata e l’effettiva partecipazione delle famiglie alla programmazione educativa-didattica e organizzativa. 5. Motivazione delle famiglie nella scelta dei servizi sperimentali Le famiglie scelgono questi servizi perché apprezzano il clima familiare che si instaura, il basso rapporto numerico adulto/bambino, che viene ritenuto qualificante per il benessere del bambino, la presenza costante dell’educatrice quale figura stabile di riferimento, la flessibilità organizzativa. Nell’esperienza si è rilevato che per una parte dei genitori la scelta è stata obbligata, perché esclusi dalle graduatorie del nido tradizionale; altri hanno scelto questa esperienza, preferendola al nido d’infanzia nel quale il rapporto numerico adulto bambino è superiore, e viene vissuto come ambiente che presenta maggiore esposizione a malattie o rischi. 7 A seguito delle verifiche tecniche effettuate è emersa una motivazione non dichiarata che riguarda il bisogno di un “maggior controllo” sul servizio. A questa forma di controllo risulta essere maggiormente esposta l’educatrice familiare. 6. Diverse modalità organizzative: una risorsa per la specificità dei territori All’interno di un unico modello di servizio che rispetta i requisiti di base definiti dalla normativa, dal confronto all’interno del Coordinamento Pedagogico Provinciale, si è rileva che i diversi territori hanno attivato modalità organizzative diverse sia per quanto riguarda l’attivazione che l’organizzazione del servizio. In particolare: • sono state attuate diverse modalità per promuovere e pubblicizzare i nuovi servizi (es. lettera informativa a tutte le famiglie con bambini in età, articoli su stampa o riviste locali, contatti telefonici , depliants informativi, incontri con le famiglie, etc.); • i criteri di accesso sono stati diversi e in alcuni territori si sono modificati nel tempo:inizialmente quasi tutti i territori hanno contattato le famiglie escluse dai nidi senza applicare criteri di selezione tra questi, poi alcuni territori hanno invece inserito il servizio sperimentale nel bando di iscrizione generale alla stregua degli altri servizi educativi 0/3 anni considerando quindi i criteri di accesso di questi (residenza, ISEE, etc); • orari di apertura del servizio: ad oggi i servizi avviati effettuano un orario di apertura compreso tra un minimo di 6 ore a un massimo di 10 ore giornaliere: mediamente si attestano sulle 7 ore giornaliere; • modalità organizzative: alcuni prevedono personale educativo e personale ausiliario altri effettuano il ruolo unico in appoggio in alcuni momenti della giornata; il pasto, viene preparato dal centro produzione pasti del Comune o da mense esterne oppure viene preparato dai genitori; in alcune situazioni è stato previsto l’intervento di figure appartenenti alla rete familiare quali i nonni, oppure obiettori di coscienza, oppure volontari di associazioni, etc. ; • contributi economici: il contributo economico del Comune ad integrazione di quello erogato dalla Provincia consente che la retta a carico della famiglia si mantenga su una quota similare a quella sostenuta per la frequenza nei servizi educativi tradizionali (tavola 6); • integrazione del servizio con il territorio e con gli altri servizi rivolti all’infanzia: in molti casi è prevista una giornata almeno ogni 15/20 giorni, di visita e permanenza per alcune ore 8 da parte dei bambini del servizio sperimentale al nido piu’ vicino oppure alla ludoteca o centro giochi del territorio. 7. Professionalità dell’educatrice La legge e le direttive di riferimento definiscono con chiarezza i titoli di accesso. L’esperienza di questi anni ha dimostrato che occorre inoltre un’esperienza significativa maturata in servizi per l’infanzia, che metta in grado l’educatrice di sostenere il proprio ruolo in maniera autonoma e nel contempo significativa sul piano pedagogico-educativo nel contesto specifico del servizio sperimentale. Fondamentale un piano di formazione permanente e un confronto significativo con il proprio pedagogista di riferimento e con colleghi di altri servizi, per sostenere il rapporto con bambini e genitori che in questo contesto risulta essere particolarmente delicato. Nello specifico del servizio di educatrice familiare è fondamentale per la riuscita del progetto sapersi relazionare alle varie figure parentali che ruotano attorno al nucleo familiare e saperle coinvolgere quali risorse significative. 8. Principali caratteristiche dei servizi sperimentali Questi servizi, rispetto ai nidi tradizionali, presentano caratteristiche specifiche, “maggiore flessibilità” nell’articolazione oraria; rispondenza a “bisogni specifici” relativi al territorio o relativi alle esigenze di piccoli gruppi di famiglie; il “basso” rapporto numerico tra educatore e bambini può creare un clima intimo e sereno; le famiglie possono essere “coinvolte attivamente” nel progetto. Sul piano educativo rappresentano una tipologia di servizio interessante, che offre ai bambini condizioni molto favorevoli. Si tratta di un’esperienza in cui sono tenuti insieme la dimensione della socialità (la possibilità di stabilire relazioni significative con i pari) e la dimensione della “domiciliarità”, ovvero la connotazione dell’esperienza come molto vicina a quella della vita familiare, in uno spazio e all’interno di un sistema di relazioni che si rifanno direttamente alla vita familiare. Le parole chiave sono: flessibilità e intimità La particolare flessibilità dell’intervento si connota in un aspetto di co-costruzione gestionale organizzativo pedagogico consentendo di adattare la risposta effettiva di erogazione del servizio alle specifiche necessità delle famiglie. 9 È infatti possibile concordare annualmente i tempi di frequenza, pur nel rispetto del benessere psico-fisico del bambino, dell’impegno orario delle educatrici e del progetto pedagogico concordato. L’intimità, consentita dal piccolo gruppo composto da tre (educatrice familiare) a cinque bambini (educatrice domiciliare e piccolo gruppo educativo), è praticata attraverso il sistema basato sulla educatrice di riferimento che si prenderà cura stabilmente durante l’arco di frequenza nella giornata del gruppo dei bambini costruendo saldamente una certezza di riferimento relazionale indispensabile per i bambini. La caratterizzazione dello spazio come dimensione domestica permette ai bambini di superare più agevolmente il momento del distacco e della separazione con i genitori. La piccola dimensione del gruppo e la stabilità dell’educatrice di riferimento permette inoltre di attivare una rete di relazioni con la famiglia altamente significativa e personalizzata e l’effettiva partecipazione delle famiglie alla programmazione educativa-didattica e organizzativa. 9. Lo spazio domestico: risorsa e limite Lo spazio domestico è per il bambino un luogo familiare e raccolto, organizzato a misura del gruppo. Il limite sta nel rischio che questo spazio diventi l’unico, precludendo al bambino utili occasioni di incontro, scoperta, cambiamento. Il servizio di educatrice domiciliare viene denominato “piccolo gruppo educativo” se svolto presso spazi non coincidenti con il domicilio dell’educatrice. Tali spazi vengono messi a disposizione, a seconda dei casi, dal Comune o dall’Ente Gestore. In questo caso gli spazi si connotano in maniera diversa, riflettendo alcune caratteristiche tipiche dei servizi educativi tradizionali, piuttosto che le caratteristiche domestiche. 10. Punti di delicatezza il rischio di isolamento e di solitudine dell’educatore. Questo può essere attenuato attraverso il rapporto costante con il pedagogista, con i colleghi di servizi analoghi e con i servizi del territorio; l’autoreferenzialità: per ovviare a questo limite è fondamentale il confronto costante con i tecnici di riferimento. 10 Inoltre, per il servizio di educatrice familiare il rapporto stretto di natura privatistica tra educatrice e famiglie, determinato dalle caratteristiche stesse del servizio, rappresenta un punto di estrema delicatezza. Nel caso in cui il gestore sia un singolo privato (sia nel caso dell’educatrice familiare sia domiciliare) si sono presentate alcune criticità, quali la mancanza di un pedagogista interno di riferimento e la notevole difficoltà nella sostituzione del personale; per il servizio di educatrice domiciliare/piccolo gruppo educativo i periodi di scarsa frequenza dei bambini dovuto alle malattie frequenti in questa fascia di eta’ porta a modificare ulteriormente il riferimento di modello relazionale del progetto, verso una gestione di relazione eccessivamente individualizzata. 11. Approfondimenti Il sottogruppo di lavoro dei coordinatori pedagogici che ha elaborato questo documento ha posto in evidenza la necessità di attivare: • una riflessione/confronto sull’individuazione di indicatori condivisi ai fini di un monitoraggio/verifica della qualità di questi servizi; • un’analisi puntuale dei costi, con particolare riferimento anche ai costi indiretti o “accessori”. 11 LA STORIA DEI SERVIZI SPERIMENTALI DAL 2000 AL 2005 TAVOLA 1 SINTESI DEL TERRITORIO PROVINCIALE PROGETTI DI EDUCATRICE FAMILIARE APPROVATI ANNO REALIZZATI PROGETTI BAMBINI PROGETTI BAMBINI % progetti realizzati 2000/2001 9 27 3 9 33% 2001/2002 13 38 10 29 77% 2002/2003 11 24 8 23 73% 2003/2004 10 30 8 24 80% 2004/2005 8 24 51 143 TOTALE mancano i dati di effettiva realizzazione 29 85 PROGETTI DI EDUCATRICE DOMICILIARE APPROVATI ANNO REALIZZATI PROGETTI BAMBINI PROGETTI BAMBINI % progetti realizzati 2000/2001 0 0 0 0 0% 2001/2002 1 5 0 0 0% 2002/2003 5 25 2 10 40% 2003/2004 9 45 8 36 89% 2004/2005 16 80 31 155 TOTALE mancano i dati di effettiva realizzazione 10 12 46 TAVOLA 2 PROVINCE PROGETTI SPERIMENTALI NEL TERRITORIO REGIONALE ANNO SCOLASTICO 2003/2004 EDUCATRICI EDUCATRICI ALTRI SERVIZI FAMILIARI DOMICILIARI SPERIMENTALI TOT N. N. N. N. N. N. SERVIZI PROGETTI BAMBINI PROGETTI BAMBINI PROGETTI BAMBINI PIACENZA 3 PARMA 2 10 REGGIO EMILIA 3 MODENA BOLOGNA 27 18 TOT BAMBINI 3 27 2 10 3 18 5 20 5 20 8 24 8 36 16 60 RAVENNA 2 6 4 20 6 26 FORLI' - CESENA 3 9 1 5 4 14 3 15 3 15 23 106 42 190 FERRARA RIMINI TOTALE REGIONE 13 39 6 45 TAVOLA 3 CONFRONTO TRA SERVIZI TRADIZIONALI E SERVIZI SPERIMENTALI PRESENTI SUL TERRITORIO PROVINCIALE ANNO SCOLASTICO 2003/2004 SERVIZI TRADIZIONALI ( nidi, sez. primavera e spazi SERVIZI SPERIMENTALI bambino) NUMERO SERVIZI 167 16 BAMBINI ISCRITTI 6686 60 % ISCRITTI SU POPOLAZIONE 0/2 ANNI AL 31/12/2003 ( 23.943) 27% 0,20% 13 % progetti realizzati* STORIA DEI SERVIZI SPERIMENTALI 100 77 80 73 80 60 40 33 40 89 20 0 0 0 a.s 2000/01 a.s. 2001/02 a.s. 2002/03 a.s. 2003/04 anno scolastico ed.familiare ed.domiciliare * % progetti realizzati rispetto alle richieste finanziate 13 15 familiare n. progetti educatrice EDUCATRICE FAMILIARE: progetti finanziati e progetti realizzati 10 11 10 9 10 8 8 3 5 0 a.s 2000/01 a.s. 2001/02 a.s. 2002/03 a.s. 2003/04 anno scolastico finanziati realizzati 9 10 domiciliare n. progetti educatrice EDUCATRICE DOMICILIARE: progetti finanziati e progetti realizzati 8 8 5 6 4 2 0 0 1 2 0 0 a.s 2000/01 a.s. 2001/02 a.s. 2002/03 a.s. 2003/04 anno scolastico finanziati realizzati NOTA BENE:per un aggiornamento dei dati sui servizi sperimentali si rimanda all’ultimo capitolo 14 COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE I SERVIZI SPERIMENTALI: BREVE ANALISI SUI COSTI a cura di: Bergamini Francesca Pedagogista Coop. sociale Siamo Qua Casari Mara Pedagogista Comune San Pietro in Casale Mei Sandra Pedagogista Comune di Bologna Restaino Rosanna Pedagogista F.I.S.M. (Federazione It.Scuole Materne) Turricchia Patrizia Pedagogista Coop. sociale Grillo Parlante Volta M. Cristina Provincia di Bologna Tartarini Patrizia Provincia di Bologna Cavallini Serena Provincia di Bologna ANNO SCOLASTICO 2005-2006 15 BREVE ANALISI DEI COSTI DEI SERVIZI SPERIMENTALI: PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO E EDUCATRICE DOMICILIARE Il sottogruppo di lavoro del CPP nell’anno 2005 aveva elaborato un primo documento sulle caratteristiche dei servizi sperimentali, nel 2006 ha affrontato l’analisi dei costi di tali servizi, risultato un tema di interesse anche per Commissione Consiliare Provinciale a cui era stato presentato il documento finale frutto del lavoro dell’anno precedente. Il gruppo ha incontrato alcune difficoltà iniziali legate soprattutto alle pedagogiche che gestionali dei diversi partecipanti. La prima scelta competenze piu’ di lavoro è stata di raccogliere ed analizzare i costi solo di alcune tipologie di sperimentali, vale a dire il piccolo gruppo educativo (di seguito nominato P.G.E.) e l’educatrice al proprio domicilio, questo perche’ è parso molto complicato coinvolgere nella rilevazione le singole famiglie che avevano sperimentato l’educatrice in famiglia e chiedere loro dati economici. Si è poi ragionato su come costruire una scheda specifica per la raccolta dei costi, per questo motivo la collega Mara Casari dipendente del comune di San Pietro in Casale si è incontrata con alcuni responsabili del Settore Istruzione di altri Comuni (Argelato e Castenaso), per capire come ogni Amministrazione Comunale individui le voci di costo di un servizio, e qui ci si è resi conto che tali voci sono diverse a seconda dei comuni e quindi era molto complicato uniformare la raccolta del dato per un raffronto sensato. Il gruppo ha percio’ optato per l’uso di una scheda ormai consolidata messa a punto dalla Regione Emilia-Romagna per la rilevazione annuale dei nidi d’infanzia e gli spazi bambino che risulta essere impostata per macro voci senza entrare molto nel dettaglio , ma che proprio per questo motivo, da’ la possibilità di una piu’ facile comparazione. A tale scheda sono state poi aggiunte alcune voci inerenti all’ apertura del servizio ( quante ore settimanali, etc) e alla partecipazione alle spese da parte delle famiglie e dell’Ente locale (scheda in allegato). La scheda è stata poi inviata ai soggetti pubblici e privati che gestivano servizi sperimentali nell’anno 2004/2005: la scelta dell’anno è stata dettata dal fatto che essendo un anno gia’ concluso, i dati di bilancio potevano essere piu’ precisi e definitivi. Hanno risposto alla richiesta in tempo utile: Cooperativa Sociale Il Grilloparlante, P.G.E. “il Sole” e “la Luna” IMOLA Cooperativa Sociale Il Nido di Alice , P.G.E. “la Mora” e “Il Mirtillo” IMOLA Impresa privata, P.G.E. “Mamma Oca 1” e “Mamma Oca 2” IMOLA 16 Cooperativa Sociale La Carovana , P.G.E. “Siamo Qua” BOLOGNA Associazione Il Tappeto Volante, P.G.E. “ Il tappetino dei piccoli” BOLOGNA Cooperativa La casa Gialla, Educatrice Domiciliare CASALECCHIO DI RENO nel territorio di un comune limitrofo (Sasso Marconi) Nell’analisi dei costi si sono considerati un P.G.E. per ogni Cooperativa Sociale e non si è ritenuto di utilizzare la scheda dei servizi La Mora e Il Mirtillo in quanto, nell’anno di riferimento, avevano funzionato solo 7 mesi; inizialmente il gruppo aveva deciso di tenere come termine di paragone il nido pubblico del Comune di San Pietro in Casale, il quale pero’ avendo una cucina interna centralizzata, senza accoglienza della fascia di eta’ piu’ onerosa, quella dei lattanti (bambini 3-6 mesi), è risultato essere un nido con un costo medio annuale / bambino di 7.490 euro nettamente inferiore al costo medio annuale / bambino1 rilevato nel complesso dei servizi pubblici e privati convenzionati della provincia di Bologna pari a 8.940 Euro, di conseguenza si è ritenuto che fosse piu’ indicativo raffrontare i dati raccolti con quelli di media provinciale. Si segnala che nel dato medio provinciale rientrano anche le cosiddette “sezioni primavera”, sezioni di nido aggregate a scuole dell'infanzia perlopiu’ parrocchiali in convenzione con i Comuni, le quali accogliendo solo bambini in eta’ tra i due anni e i tre anni (divezzi), prevedono un rapporto adulto /bambino più elevato rispetto alla media del nido, con la possibilità anche di utilizzare gli spazi comuni attinenti le scuole dell'infanzia: ne consegue un contenimento dei costi che si riflette anche nel dato medio a nostra disposizione. COSTO MEDIO ANNUALE DI UN BAMBINO TIPOLOGIA SERVIZIO PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (1) EDUCATRICE DOMICILIARE (2) 7.802 8.882 MEDIA tra 1 e 2 NIDI PUBBLICI A GESTIONE DIRETTA, IN APPALTO E IN CONVENZIONE 8.018 8.940 Il primo dato che il gruppo ha rilevato è stato un costo medio annuale leggermente inferiore a quello del Nido tradizionale: 8.018 Euro a bambino negli sperimentali contro gli 8.940 Euro del nido. 1 Rilevazione Statistica Regionale Anno Scolastico 2004/2005 calcolato sommando i costi sostenuti da ogni comune della Provincia di Bologna per i propri servizi 0/3 anni a gestione diretta e indiretta (appalto)e dividendo poi per il numero totale dei bambini accolti 17 Va sottolineato che nel valutare il costo leggermente inferiore dei servizi sperimentali va tenuta in considerazione la minore apertura all’utenza di tale servizio: difatti queste sperimentazioni per poter essere sostenibili dal punto di vista economico possono offrire un’apertura giornaliera inferiore a quella del nido ( massimo 35 ore settimanali contro le 45 poiche’ dovrebbero avere piu’ personale che ruota su due turni); i costi fissi ( affitto, utenze, personale educativo e non, coordinamento pedagogico … ) sono similari a quelli del nido consolidato ma essendo ripartiti su un numero inferiore di bambini ( rapporto educatore/bambini 1/5 contro 1/7 e 1/10 a seconda dell’eta’ dei bambini del nido tradizionale) risultano molto piu’ “ pesanti da sostenere” per l’ente gestore. Il costo piu’ incisivo è ovviamente quello del personale, sostanziale è la differenza tra i diversi tipi di contratto applicati - co.co.co, co.co.pro, contratto nazionale delle cooperative - insieme all’ affitto laddove viene pagato (in due casi è risultato a titolo gratuito). COSTO MEDIO ANNUALE A CARICO DEL COMUNE CALCOLATO SU 11 MESI (compreso il contributo regionale) TIPOLOGIA SERVIZIO PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (1) 4.592 EDUCATRICE DOMICILIARE (2) 5.390 MEDIA tra 1 e 2 NIDI PUBBLICI A GESTIONE DIRETTA, IN APPALTO E IN CONVENZIONE 4.752 7.162 Il costo medio annuale a bambino a carico del Comune risulta di 4.752 Euro come contributo per gli sperimentali e di 7.162 Euro come spesa sostenuta per i servizi tradizionali; la partecipazione ai costi da parte delle Amministrazioni comunali per queste sperimentazioni e’ molto diversificata a seconda dei territori, (dai dati in nostro possesso si segnalano come estremi un contributo a bambino di 490 Euro ed uno di 350 Euro mensili). La spesa sostenuta per i servizi sperimentali risulta sicuramente meno onerosa della spesa sostenuta per i servizi tradizionali anche a fronte del contributo regionale sulle sperimentazioni che per l’anno preso in considerazione è stato di 4.200 Euro una tantum per ogni gruppo e che gia’ dall’anno successivo e’ significatamente diminuito a 2.500 Euro. 18 COSTO MEDIO ANNUALE A CARICO DELLA FAMIGLIA/ RETTA CALCOLATO SU 11 mesi TIPOLOGIA SERVIZIO PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (1) 3.892 EDUCATRICE DOMICILIARE (2) 3.663 MEDIA tra 1 e 2 NIDI PUBBLICI A GESTIONE DIRETTA, IN APPALTO E IN CONVENZIONE 3.846 1.778 Il costo medio annuale a carico della famiglia è risultato di 3.846 Euro per gli sperimentali contro i 1.778 Euro dei nidi tradizionali, cio’ significa che una famiglia spende mediamente 350 euro al mese per il servizio sperimentale (pari alla retta massima pagata in un nido) mentre spende in media 162 euro al mese per i servizi tradizionali a gestione pubblica e privata. La differenza sostanziale va imputata a diversi fattori: 1) nel calcolo della retta media provinciale dei nidi rientrano anche i bambini a retta zero per motivi di reddito o sociali, fatto che abbassa sensibilmente il dato ; 2) il costo medio a carico della famiglia negli sperimentali è forse un po’ sovrastimato poiche’ laddove il pasto è sostenuto dalla famiglia a seconda della presenza o meno del bambino in quel giorno, si è ipotizzato un costo di 20 pasti al mese ( costo di un pasto circa 5,50 Euro) per poter confrontare i dati del nido dove invece i pasti sono comunque pagati anche se il bambino non è presente (a meno che l’assenza non sia molto prolungata); Va sottolineato che in alcuni Comuni i servizi sperimentali non sono inseriti nei Bandi di accesso ai servizi tradizionali e spesso le famiglie accettano la sperimentazione a fronte dell’esclusione dalla graduatoria degli stessi e sono comunque disposte a sostenere rette piu’ alte pur di usufruire di un servizio. Un’ipotesi che pare condivisibile e’ che per ripartire meglio i costi come ad esempio il costo della gestione, del coordinatore pedagogico, delle sostituzioni, ogni ente gestore, Cooperativa e Associazione potrebbe individuare un numero minimo di P.G.E. ( 2 o 3) da attivare nello stesso territorio con la possibilita’, nel caso di assenze dei bambini, di unificare temporaneamente i nuclei e utilizzare al meglio il personale per le sostituzioni. 19 Alcuni punti di delicatezza sui quali riflettere: • Lo scorso anno era stato evidenziato che nei periodi di scarsa frequenza dei bambini, dovuto alle malattie frequenti in questa fascia di età, era opportuno modificare ulteriormente il riferimento di modello relazionale del progetto, verso una gestione della “relazione” che poteva diventare eccessivamente individualizzata. Questa analisi si riflette anche nei costi, in particolare nel periodo estivo (giugno e luglio) nel quale molti genitori ritirano i bambini o sospendono il servizio per le vacanze quindi il servizio rimane aperto con i medesimi costi ma con un numero esiguo di utenti, rafforzando anche in questo caso una risposta eccessivamente individualizzata e molto onerosa. • In alcuni territori, dopo alcuni anni di erogazione del servizio, le famiglie continuano a prediligere la scelta del nido anche forse a fronte della retta piu’ elevata dei servizi sperimentali restando quindi questo un servizio di nicchia , mentre in altri territori ( esempio Bologna) i genitori ricercano questo servizio e rinunciano anche al posto nido perchè ritengono l’esperienza del figlio molto più garantita e valida al P.G.E per il tipo di rapporto intimo che si crea tra educatori, bambini e famiglie. • Il gruppo nella propria riflessione si è interrogato sull’opportunità di attivare questi servizi in città o invece solo in altri contesti territoriali in cui non sarebbe possibile attivare nidi d’infanzia perchè sovradimensionati o troppo onerosi sul piano economico. Ad esempio in Comuni dell’Appennino i servizi sperimentali potrebbero essere gli unici attivabili creando una opportunità di cura e socializzazione per i bambini ed una risorsa per le famiglie. Resta comunque chiaro che anche in città, in assenza di posti per tutte le famiglie che richiedono il nido, il P.G.E. puo’ rappresentare una buona e valida opportunità. 20 SCHEDA RIEPILOGATIVA DEI COSTI Anno scolastico di riferimento 2004/2005 EDUCATRICE DOMICILIARE (sperimentazione al domicilio dell’educatrice) PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (sperimentazione in luogo dedicato) SOGGETTO GESTORE…………………………………………………………………………………………………………….. VOCI COSTO COMPLESSIVO ANNUALE DEL SERVIZIO EURO NOTE COSTO PER IL PERSONALE specificare il numero degli educatori e dei collaboratori, il tipo di contratto (tempo determinato, tempo indeterminato, co.co.co, co.co.pro) il contratto di riferimento (CNS, contratto coop..), le ore settimanali di lavoro, per numero mesi di lavoro COSTO MENSA specificare quanto a carico della famiglia, se oltre la retta, e quanto a carico del gestore COSTO DELLE UTENZE (luce, gas, acqua..) COSTO DELLE MANUTENZIONI ORDINARIE COSTO DELLE MANUTENZIONI STRAORDINARIE (specificare il totale e il piano di ammortamento annuale) AFFITTO (indicare le specifiche che ognuno inserisce all’interno di questi costi ad.es..coord.to pedagogico,costo pannolini,costo materiali, etc) ALTRI COSTI CONTRIBUTO DEL COMUNE PER OGNI BAMBINO ___________________________ RETTA MENSILE A CARICO DELLA FAMIGLIA ______________________________ N° ORE SETTIMANALI DI APERTURA DEL SERVIZIO ___________________________ N° SETTIMANE DI APERTURA DEL SERVIZIO (nell’anno di riferimento) ________________ CALENDARIO DI APERTURA (dal mese/al mese) _________________________________ 21 COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DEI SERVIZI SPERIMENTALI a cura di: Bartolini Maria Grazia Pedagogista Comune di Zola Predosa Bergamini Francesca Pedagogista Coop. sociale Siamo Qua Bigi Elisa Pedagogista P.G.E. La casina di Williy Cardone Antonella Pedagogista Coop. sociale Aloucs Casari Mara Pedagogista Comune San Pietro in Casale Guerzoni Elisa Responsabile Area Infanzia Coop. sociale Dolce Mei Sandra Pedagogista Comune di Bologna Santucci Simonetta Responsabile Area Infanzia Coop. Attivita’ Sociali Volta M. Cristina Provincia di Bologna Tartarini Patrizia Provincia di Bologna Cavallini Serena Provincia di Bologna ANNO SCOLASTICO 2006-2007 22 Il sottogruppo di lavoro del Coordinamento Pedagogico Provinciale che si è occupato dei servizi sperimentali , dopo avere approfondito nei 2 anni precedenti alcuni temi, ha deciso di promuovere, per l’anno scolastico 2006-2007, una riflessione e un confronto per individuare indicatori di qualità condivisi al fine di un monitoraggio e verifica della qualità dei servizi sperimentali. Il sottogruppo ha ritenuto opportuno confrontarsi per il proprio lavoro con la D.ssa Martina Castelli che partendo dal testo “La qualità negoziata. Gli indicatori per i nidi della Regione Emilia Romagna”, ( a cura di Anna Bondioli e Patrizia Orsola Ghedini e realizzato a conclusione del percorso del progetto regionale finalizzato alla valutazione della qualità dei nidi d’infanzia), aveva rielaborato per la propria tesi di laurea, una scheda degli indicatori di qualità dei servizi sperimentali di educatrice famigliare che aveva poi testato all’interno di un nucleo sperimentale del Comune di Bologna nell’anno scolastico 2003/2004 . Infatti da tale confronto il gruppo ha potuto mettere a punto una nuova scheda meglio tarata per i Piccoli Gruppi Educativi (P.G.E.) e per l’educatrice domiciliare. Gli indicatori sono stati suddivisi in tre raggruppamenti principali che si ricollegano a tre dei quattro sistemi a cui Bronfenbrenner fa riferimento nella sua “Ecologia dello sviluppo umano”, teoria che mette in evidenza come lo sviluppo e il benessere di un individuo sia strettamente connesso alla qualità delle relazioni che instaura con il contesto e con le varie dimensioni che lo compongono. Questi sistemi, legati tra loro e interdipendenti, influenzano la crescita del bambino: - Il microsistema consiste nell’insieme delle attività, ruoli e relazioni sperimentati dal bambini in un preciso ambiente fisico, sociale e simbolico. Per questo motivo in quest’ambito sono stati analizzati: il contesto, le relazioni, l’offerta formativa, la professionalità e la soddisfazione dell’educatrice. - Il mesosistema comprende le relazioni che intercorrono tra i diversi sistemi a cui il bambino partecipa direttamente. Quindi sono stati indagati il rapporto tra servizio e famiglie e la soddisfazione di queste ultime. 23 - L’esosistema è costituito delle situazioni alle quali il bambino non partecipa direttamente ma che influenzano indirettamente il microsistema. E’ stato quindi indagato il rapporto tra le educatrici. Il sottogruppo ha poi ritenuto opportuno testare la scheda almeno in un campione di 5 servizi sperimentali e che la stessa D.ssa Martina Castelli potesse essere la persona adatta per farlo, sia per l’esperienza che aveva gia’ avuto precedentemente sia perché essendo figura esterna ai servizi sperimentali poteva rimanere in una osservazione oggettiva. Per la sperimentazione della scheda si sono previste 1 giornata di osservazione per ogni gruppo coinvolto. Inoltre sono stati previsti colloqui laddove possibile con i genitori, o in alternativa interviste telefoniche . Ciascun indicatore di qualità è stato valutato su una scala da 1 a 5, prendendo come riferimento le ricadute a livello di serenità e benessere dei bambini, sulla base delle osservazioni e delle interviste (ai genitori e all’educatrice) svolte durante il periodo di osservazione presso i seguenti servizi: o Educatrice familiare – coop. sociale Pianeta Aloucs - Zola Predosa; o Piccolo gruppo educativo –I guanti del coniglio- Coop. Società Dolce – Bologna; o Educatrice domiciliare – Lo Scoiattolo –impresa individuale- Monghidoro; o Piccolo gruppo educativo – La Casina di Willy – impresa individuale - Bologna ; o Piccolo gruppo educativo – Coop. sociale Siamo qua - Bologna. 1 2 3 4 5 QUALITÀ QUALITÀ QUALITÀ QUALITÀ QUALITÀ INSUFFICIENTE SCARSA SUFFICIENTE BUONA OTTIMA 24 Rispetto delle norme di sicurezza (adeguamento impianti elettrico e riscaldamento, valutazione dei pericoli a cura del tecnico del gestore) - Rispetto del enorme igieniche (esplicitazione del piano di pulizia e lavaggio dei giocattoli c/o modulo scritto ) - Gradevolezza estetica (luminosità, armonia dei colori…) - Organizzazione degli spazi che consenta un agevole svolgimento delle routine e delle attività ( avere a disposizione più ambienti) - Riconoscibilità degli spazi rispetto alla funzione - Organizzazione degli spazi che consenta esperienze sia individuali che di gruppo - Accessibilità degli spazi - Personalizzazione degli spazi, attraverso la presenza di particolari accorgimenti per promuovere e valorizzare l’identità del bambino - Presenza di angoli di gioco differenziati per le diverse età dei bambini - Presenza di tracce a sostegno della memoria dei bambini - Modificazione ragionata degli spazi in relazione ai progressi dei bambini ______________________________________________ - Qualità del contesto M I C R O S I S T E M A L’organizzazione dello spazio interno Lo spazio esterno Spazio condominiale accessibile. - Spazio esclusivo disponibile. - Un parco pubblico nelle immediate vicinanze - Altro (specificare) - Presenza di arredi mobili e funzionali - Materiali in quantità adeguata al numero dei bambini - Varietà dei materiali - Accessibilità dei materiali - Gli arredi e i materiali Tempi distesi per le diverse attività (attenzione ai ritmi e tempi personali del bambino - Regolarità delle routine quotidiane - Flessibilità delle transizioni tra i vari momenti della giornata - L’organizzazione del tempo 25 Rispetto dei tempi del distacco tra genitore e figlio - Inserimento graduale dell’educatrice nella relazione durante la fase del distacco - Capacità d’accogliere l’eventuale manifestazione di dispiacere del bambino (non reprime il pianto) - Rispetto dei tempi di ricongiungimento tra genitore e figlio - Fornire alcune sintetiche e chiare informazioni al genitore sull’andamento della giornata - Gestione delle transizioni tra casa e servizio Individuazione dei momenti di cambio, sonno e pasto - Rispetto dei tempi del bambino - Saper cogliere i segnali dei bambini - Delicatezza ed uso del tono di voce dolce - Richiedere al bambino di partecipare alle cure del corpo La - Congruenza nel linguaggio verbale e non verbale personalizzazione - Utilizzo di rituali di rilassamento per favorire il sonno delle cure - Consentire al bambino di tenere oggetti personali - Capacità di creare un clima conviviale e piacevole durante il pasto - Aiutare il bambino ad acquisire regole fondamentali - Favorire l’autonomia del bambino Qualità delle relazioni - Momenti di ascolto e restituzione dei gesti e delle parole Relazione infantili adulto/bambino e - Promozione dell’autonomia in relazione al bisogno di dipendenza adulti/bambini - Riconoscimento e gestione delle situazioni di malessere e disagio del bambino - Riconoscimento e promozione delle particolarità legate alle diversità (di genere, etniche, culturali, psicofisiche) - Stare sullo sfondo ed osservare i bambini - Consentire ai bambini la risoluzione dei conflitti Relazione tra pari - Sostenere i bambini nella risoluzione dei conflitti - Favorire le iniziative spontanee dei giochi di gruppo _____________ ____________________________________________ - Attività all’esterno - Frequenza (almeno due volte la settimana) - Le proposte sono coerenti con il progetto educativo 26 La qualità delle proposte Il gioco libero Le attività strutturate - Varietà delle proposte - Frequenza delle proposte - Coerenza delle proposte con lo stile educativo - Arricchimento progressivo delle singole proposte - Adattamento all’interesse ed ai ritmi dei singoli bambini La professionalità dell’educatrice - Capacità dell’educatrice di coinvolgimento dei bambini alle proposte e ai giochi - Strategie di promozione dall’interno (*rispecchiamento, °modeling e scaffholding) - Precedenti esperienze lavorative in servizi per la prima infanzia - La formazione e l’aggiornamento (annuale e programmata) - Cura della stesura della programmazione educativa - Capacità di organizzare il proprio lavoro in maniera funzionale al progetto educativo - Utilizzo di strategie e strumenti di osservazione ( es. carta e matita, schede, video) - Rielaborazione delle osservazioni effettuate - Utilizzare la rielaborazione per introdurre dei cambiamenti - Produzione di documentazioni differenziate a seconda dei destinatari - Capacità di lavorare in gruppo, equipe La soddisfazione dell’educatrice Modalità e strategie dell’educatrice - Frequenza - Coerenza - Arricchimento progressivo - Adattamento all’interesse dei singoli bambini ______________________________________________ - Soddisfazione relativa alle caratteristiche del proprio lavoro e alla valorizzazione delle proprie competenze - Soddisfazione relativa alla crescita professionale sia in termini di formazione che di retribuzione e carriera - 27 Il rapporto tra servizio e famiglie Soddisfazione delle famiglie - Soddisfazione relativa all’affidabilità dell’educatrice - Soddisfazione relativa all’affidabilità della collaboratrice/ausiliaria - Soddisfazione relativa all’affidabilità del gruppo di lavoro - Soddisfazione riguardo la cura e l’educazione del bambino - Soddisfazione relativa alla tipologia di servizio, alla sua organizzazione e alla sua capacità di andare incontro alle proprie esigenze - Soddisfazione relativa al costo della retta ( quale quota mensile è a carico del genitore…………… e per quante ore………………………) Rapporto tra operatori M E S O S I S T E M A E S O S I S T E M A - Capacità di ascolto - Capacità di negoziazione in risposta alle esigenze dei genitori - Capacità di rispondere alle domande dei genitori - La capacità di mantenere un giusto grado di vicinanza/lontananza rispetto ai genitori - La capacità di non farsi coinvolgere nelle dinamiche interfamiliari e intrafamiliari - L’informazione regolare alle famiglie circa quanto si svolge all’interno del servizio e perché - La promozione della partecipazione dei genitori a momenti istituzionali e a momenti conviviali (es.feste) - Capacità di organizzarsi in autonomia - Capacità di sostenere il peso emotivo della situazione di lavorare “in solitudine”. - Possibilità di confronto o scambio giornaliero - Possibilità di scambio periodico con educatrici di altri servizi educativi 28 SPERIMENTAZIONE DEL SISTEMA DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DEI SERVIZI SPERIMENTALI a cura di Martina Castelli METODO DI LAVORO ● Modalità di osservazione Ho trascorso un’intera giornata all’interno di ciascun servizio, dal momento dell’accoglienza a quello del ricongiungimento con i genitori. La mia posizione è stata prevalentemente quella di osservatrice esterna, nonostante talvolta sia stato inevitabile un mio coinvolgimento da parte dei bambini, incuriositi dalla mia presenza. Per ciascun servizio avevo predisposto un fascicolo che mi consentisse, a fianco di ciascun indicatore, di annotare le motivazioni di una certa valutazione o alcuni aspetti salienti che lo caratterizzavano. Questa modalità mi è risultata molto utile soprattutto al momento della rielaborazione delle osservazioni e della valutazione. Ho proceduto inizialmente annotando a margine eventuali dettagli relativi a quanto stavo osservando ed un una prima valutazione, tralasciando e posticipando quegli aspetti che per poter essere valutati necessitavano di un colloquio con l’educatrice o con i genitori. ● Raccolta delle informazioni dall’educatrice Al termine della mattinata, in genere quando i bambini dormivano, ho rivolto alcune domande all’educatrice, sempre cercando di non essere troppo diretta in modo da non indurre certe risposte piuttosto che altre; solo nei casi in cui l'educatrice non approfondiva l'aspetto che stavo indagando ho chiesto informazioni in modo più mirato. ● Colloqui con i genitori Anche per quanto riguarda i colloqui con i genitori ho agito allo stesso modo, cercando i lasciarli parlare liberamente il più possibile e senza porre quesiti troppo mirati. Ho generalmente iniziato chiedendo loro come mai avevano scelto quella tipologia di servizio e quali erano secondo loro gli aspetti positivi e negativi che lo caratterizzavano, facendomi poi raccontare il loro rapporto con l’educatrice/gruppo di lavoro. ● Rielaborazione delle osservazioni e valutazione Al termine di ciascuna giornata ho ripreso in esame le osservazioni effettuate nel servizio e ho proceduto con la valutazione definitiva, facendo riferimento alle valutazioni provvisorie e alle annotazioni che avevo raccolto durante la mia permanenza all’interno del servizio. 29 PUNTI DI FORZA DELLO STRUMENTO Lo strumento si è rivelato di pratico utilizzo: gli indicatori sono ben organizzati in categorie che consentono di individuare velocemente in quale area rientra il fatto osservato. Questa suddivisione sistematica facilita inoltre l’osservazione anche perché non è necessario “saltare” da una parte all’altra della tabella durante l’osservazione. PUNTI DI DEBOLEZZA DELLO STRUMENTO La scala di valutazione utilizzata è a mio parere troppo ridotta in quanto risulta spesso difficoltoso riuscire a collocare il servizio in uno dei soli 5 step qualitativi previsti; l’impossibilità di usufruire di ulteriori livelli intermedi, infatti, tende a fornire risultati meno precisi. Le differenze qualitative tra un servizio e l’altro risultano spesso inappropriatamente minimizzate o esagerate, rendendo quindi meno attendibile un’eventuale comparazione dei risultati. Potrebbe essere utile sperimentare una scala valutativa su 7 step qualitativi. ● Valutazione della soddisfazione delle famiglie Ho riscontrato che i genitori intervistati (17 su 22, di cui 5 telefonate), che si sono comunque rivelati abbastanza disponibili al colloquio, tendono a non “compromettersi” particolarmente e a fornire giudizi estremamente positivi anche nei casi in cui in realtà esistevano tensioni. Ciò è a mio avviso dovuto allo scarso “anonimato” che caratterizza un’intervista faccia a faccia; infatti i 5 genitori che ho contattato telefonicamente (e che non ho mai incontrato di persona) si sono rivelati più disponibili al dialogo e a descrizioni più particolareggiate del loro rapporto con il servizio. Si potrebbe sperimentare l’elaborazione di un questionario anonimo e a risposte aperte che i genitori potrebbero riconsegnare in busta chiusa. ● Necessità di ripetute osservazioni La valutazione di un buon numero di indicatori risulta particolarmente difficoltosa, se non impossibile, in un solo giorno di osservazione. Alcuni indicatori si riferiscono ad aspetti del servizio che variano nel tempo e che perciò richiederebbero un periodo d’osservazione più prolungato. Gli indicatori a cui mi riferisco sono: - Modificazione ragionata degli spazi in relazione ai progressi dei bambini - Arricchimento progressivo del gioco libero 30 - Arricchimento progressivo delle attività strutturate Ci sono poi indicatori il cui livello qualitativo è correlato alla loro regolarità all’interno del servizio e che non è possibile valutare in una sola giornata; ad esempio: - Regolarità delle routine quotidiane - Flessibilità delle transizioni tra i vari momenti della giornata. - Frequenza e coerenza delle attività strutturate - Frequenza e del gioco libero Altri indicatori, invece, risultano difficili da valutare in una sola giornata perché non necessariamente vengono a verificarsi le condizioni affinché siano osservabili: - Capacità di accogliere l’eventuale manifestazione di dispiacere del bambino (non reprime il pianto) - Riconoscimento e promozione delle particolarità legate alle diversità (di genere, etniche, culturali, psicofisiche) - Consentire ai bambini la risoluzione dei conflitti - Favorire i bambini nella risoluzione dei conflitti - Favorire le iniziative spontanee dei giochi di gruppo - Utilizzo di strategie di promozione dall’interno ● Oggettività Per molti indicatori è necessario fare riferimento quasi esclusivamente a quanto riportato dall’educatrice, trattandosi di aspetti del servizio che risultano difficilmente riscontrabili da un osservatore esterno in un breve periodo d’osservazione: - (attività strutturate) Adattamento all’interesse dei singoli bambini - Capacità di organizzare il proprio lavoro in maniera funzionale al progetto educativo - Capacità di lavorare in gruppo, equipe - Rielaborazione delle osservazioni effettuate - Utilizzare la rielaborazione delle osservazioni per introdurre cambiamenti - (rapporto servizio/famiglie) Capacità di ascolto - (rapporto servizio/famiglie) Capacità di negoziazione in risposta alle esigenze dei genitori - (rapporto servizio/famiglie) Capacità di rispondere alle domande dei genitori - (rapporto servizio/famiglie) La capacità di mantenere un giusto grado di vicinanza/lontananza rispetto ai genitori - (rapporto servizio/famiglie) La capacità di non farsi coinvolgere nelle dinamiche interfamiliari e intrafamiliari. 31 ● Valutazione del rispetto delle norme di sicurezza Per la valutazione di questo aspetto è necessario fare riferimento solo a quanto detto dall’educatrice in quanto pare non esista un modulo scritto a prova del sopralluogo ma soprattutto delle eventuali modifiche seguenti ad esso. Nel caso delle realtà domestiche e quindi quelle più soggette a cambiamenti sarebbero poi opportuni dei controlli periodici nel caso vengano modificati gli spazi o aggiunti arredi. ● Valutazione del rispetto delle norme igieniche In assenza di un modulo scritto è difficile constatare l’effettiva accuratezza del rispetto delle norme igieniche e della pianificazione dei lavori. ● Lo spazio esterno Mi sono talvolta travata in difficoltà nel valutare la qualità di questo aspetto in quanto la mancanza di uno degli aspetti presi in esame, ad esempio un parco pubblico nelle immediate vicinanze, penalizzava la valutazione nonostante un altro aspetto, come lo spazio esclusivo disponibile, fosse di qualità estremamente elevata e potesse essere considerabile come alternativo. Sarebbero utile che venissero stabilite e specificate delle precise modalità di valutazione da seguire in questi casi. ALTRE CONSIDERAZIONI ● Qualità del contesto In particolare per quanto riguarda l’organizzazione dello spazio interno, gli arredi e i materiali, una eventuale comparazione dei livelli qualitativi raggiunti da ciascun servizio osservato risulta a mio parere pienamente attendibile solo se si tengono separati i servizi che si svolgono in ambiente domestico dai P.G.E.. ● L’organizzazione del tempo L’indicatore “Flessibilità delle transizioni tra i vari momenti della giornata” potrebbe secondo me essere assimilato a “Tempi distesi per le diverse attività (attenzione ai ritmi e tempi personali del bambino)” in quanto il primo è strettamente correlato al secondo. ● Definizioni Sarebbe utile allegare allo strumento una descrizione esplicativa di ciascun indicatore, affinché l’osservatore abbia ben chiari tutti gli aspetti da prendere in considerazione e possa valutarli in base ad una definizione di qualità ottima o modello ideale degli stessi. 32 Ho sperimentato questa necessità in prima persona, in particolare per quanto riguarda i seguenti indicatori: - Accessibilità degli spazi - Coerenza delle attività all’esterno con il progetto educativo - Coerenza del gioco libero - Arricchimento progressivo del gioco libero - Cura nella stesura della programmazione educativa - Capacità di organizzare il proprio lavoro in maniera funzionale al progetto educativo - Produzione di documentazione differenziata a seconda dei destinatari. - Capacità di lavorare in gruppo/èquipe - Capacità di ascolto nei confronti delle famiglie - Capacità di negoziazione in risposta alle esigenze dei genitori. - Capacità di rispondere alle domande dei genitori - Capacità di organizzarsi in autonomia. ● Calcolo valutazione complessiva Sarebbe utile definire secondo quali modalità calcolare la qualità media del servizio. In questa sede ho calcolato la media dei valori per ciascuna sottocategoria di indicatori (es. organizzazione dello spazio interno) e ho utilizzato la media di ciascun di esse per valutare la media del set in cui erano inclusi (es. qualità del contesto); ho poi utilizzato la media di ciascun set per calcolare la qualità media di ciascun sistema (ed. microsistema) e calcolato infine la media tra i tre sistemi per ottenere il livello qualitativo complessivo del servizio. Ho però notato che i risultati variano sensibilmente utilizzando altri metodi, in particolare per quanto riguarda il microsistema, che include moltissimi indicatori a differenza di mesosistema ed esosistema che non presentano sottocategorie. Per questo motivo, per rendere i risultati più omogenei a quelli degli altri sistemi, credo che per il microsistema sia meglio eliminare il primo passaggio (la media di ciascuna sottocategoria) e procedere con il calcolo della media di ciascun set (es. qualità del contesto) per poi ottenere la media complessiva del sistema in base ad essi. _________________________________________________________________________ Il sottogruppo dopo la sperimentazione della scheda sugli indicatori ha lungamente discusso e alla luce delle considerazioni emerse ha convenuto sulla necessità di continuare il lavoro iniziato, nel prossimo anno scolastico, apportando alcune modifiche ed integrando la scheda anche con una parte relativa al macrosistema e con una “legenda” esemplificativa dei termini usati. 33 COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE MAPPE DEI SERVIZI SPERIMENTALI A CONFRONTO : DAL 2001 AL 2007 PROVINCIA DI BOLOGNA – ASSESSORATO AI SERVIZI SOCIALI E SANITA’ 34 ANNO SCOLASTICO 20012001-2002: 10 servizi di educatrice familiare Comune Calderara di Reno 1 piccolo gruppo educativo Comune Zola Predosa 3 educi familiari Comune Bologna 6 piccoli gruppi educativi Castel Guelfo 1 piccolo gruppo ducativo Comune Casalecchio di Reno 2 educatrici familiari 1 educatrice domiciliare Comune Imola 8 piccoli gruppi Comune Grizzana Moranti 1 piccolo gruppo educativo 1 educ.domiciliare Comune Monghidoro 1 educ. domiciliare Comune San Lazzaro 1 educ. familiare ANNO SCOLASTICO 20062006-2007: 17 piccoli gruppi educativi, 3 educatrici domiciliari, 6 educatrici familiari