COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
DI BOLOGNA
I SERVIZI SPERIMENTALI
DEL TERRITORIO
PROVINCIALE BOLOGNESE
PROVINCIA DI BOLOGNA – ASSESSORATO AI SERVIZI SOCIALI E SANITA’
Il Coordinamento Pedagogico Provinciale di Bologna ha da alcuni anni
intrapreso un lavoro di approfondimento e riflessione sui servizi sperimentali
previsti dalla normativa regionale ed attuatisi ormai dall’anno 2000.
Questo opuscolo raccoglie i tre documenti elaborati in anni e fasi successive
dal gruppo di lavoro, a partire dall’anno scolastico 2004-2005, con l’intento di
poter essere uno strumento utile di primo approccio a chi si avvicina alle
tematiche della sperimentazione di servizi rivolti alla prima infanzia
alternativi a quelli tradizionali:
● I SERVIZI SPERIMENTALI: PRIME ANALISI E RIFLESSIONI
(2004-2005)
● I SERVIZI SPERIMENTALI: BREVE ANALISI SUI COSTI
(2005-2006)
● SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI INDICATORI PER LA
VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DEI SERVIZI SPERIMENTALI
( 2006-2007)
20 novembre 2007
1
COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
I SERVIZI SPERIMENTALI:
PRIME ANALISI E RIFLESSIONI
a cura di:
Guerzoni Elisa Responsabile Area Infanzia Coop. Dolce
Mei Sandra Pedagogista Comune di Bologna
Olivato Roberta Pedagogista Comuni di Borgo Tossignano, Dozza, Medicina, Mordano, Casalecchio di Reno
Pasciuti Raffaella Pedagogista Comune di Zola Predosa
Restaino Rosanna Pedagogista F.I.S.M. (Federazione It.Scuole Materne)
Santucci Simonetta Responsabile Area Infanzia Coop. Attività Sociali
Turricchia Patrizia Pedagogista Cooperativa Grillo Parlante
Volta M. Cristina Provincia di Bologna
Tartarini Patrizia Provincia di Bologna
Cavallini Serena Provincia di Bologna
ANNO SCOLASTICO 2004-2005
2
I SERVIZI SPERIMENTALI: PRIME ANALISI E RIFLESSIONI
A partire dall’anno scolastico 2000/2001 e,
in particolare,
nell’ultimo triennio, nel nostro
territorio si sono attivati molti nuovi servizi sperimentali, i cui modelli, seppur delineati nella
normativa regionale e valutati da un nucleo regionale, avevano ed hanno molti spazi
indefiniti
relativamente alle modalità organizzative e ai modelli educativi realizzati. Pertanto si è rilevato
utile attivare, all’interno del Coordinamento pedagogico provinciale,
momenti di scambio di
informazione tra i coordinatori pedagogici responsabili di questi progetti per confrontare e
valutare le diverse esperienze.
Elemento iniziale dell’approfondimento è stata l’esigenza di riflettere su questi nuovi modelli che
sembrano rispondere fortemente alle esigenze delle famiglie e degli amministratori tanto che negli
ultimi 4 anni si è verificata un’attivazione costante, anche se sembra evidenziarsi una tendenza in
calo di progetti di educatrice familiare (13 richieste nel 2001/02; 8 richieste nel 2004/05) ed un
incremento esponenziale dei progetti di educatore domiciliare e di piccolo gruppo educativo (da 1
nucleo nel 2001/02 a 16 nuclei nel 2004/05) (tavola n. 1).
Visto il basso numero di iscritti e i minori vincoli normativi rispetto ai nidi e ai servizi tradizionali,
la loro attivazione risulta certamente meno onerosa e anche questo elemento ha sicuramente
contribuito alla loro forte implementazione.
Nel nostro territorio in breve tempo e in modo molto più forte rispetto all’andamento nel territorio
regionale (con 16 progetti su un totale regionale di 42, il territorio bolognese ha attivato il 38% dei
progetti - tavola n. 2) si sono attivati servizi che hanno una propria specificità: dalle prime
valutazioni emerge chiaramente che questi servizi stanno portando un proprio “modello educativo”
determinato dal particolare modello organizzativo nel quale, ad esempio, si instaurano relazioni
diverse rispetto al nido tradizionale
(diverse modalità delle relazioni tra pari, tra bambini ed
educatori, tra servizio e famiglia).
Pur rappresentando una risposta percentualmente molto ristretta rispetto ai servizi tradizionali
(0.2 % sulla popolazione in età 0/2 anni rispetto alla copertura del 27 % dei servizi tradizionalitavola n. 3) e pur nella novità dell’esperienza è necessario valutare in termini qualitativi (quale
modello educativo si realizza; quale rapporto intimità/autonomia; quali innovazioni; quali punti
deboli) quali sono le caratteristiche di questi servizi, su quale idea di bambino e di famiglia si
3
organizzano, quale risposta rappresentano nella rete dei servizi, anche in funzione di una loro
futura estensione e potenziamento.
Il lavoro del gruppo di coordinamento ha pertanto, in questa luce, elaborato le seguenti riflessioni.
1. Premessa
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte trasformazione del modello familiare tradizionale,
sono in aumento le famiglie monoparentali e sono sempre più diffuse le famiglie ricomposte.
All’interno della nostra Regione si sta diffondendo un altro fenomeno, coppie che decidono di non
sposarsi ma di convivere ed essere genitori e sono in forte aumento le coppie miste.
I genitori di
oggi spesso si trovano sprovvisti di una rete parentale in grado di sostenerli
emotivamente e organizzativamente per cui una adeguata rete di servizi per la prima infanzia
diventa indispensabile per la conciliazione tra i tempi di cura e di lavoro dei genitori, così come
l’offerta di maggiori opportunità per creare relazioni tra le famiglie sia per il tempo libero che per
il mutuo aiuto.
2. Definizioni
EDUCATRICE FAMILIARE
L’educatrice familiare è un servizio sperimentale da avviarsi nei comuni sede di nidi d’infanzia o di
servizi integrativi e da attuarsi presso un ambiente domestico di abitazione o a disposizione di una
delle famiglie che fruiscono del servizio.
Le famiglie autonomamente organizzate in gruppi di due o tre, in ragione dell’età dei bambini,
scelgono la stessa educatrice che svolgerà il servizio presso il domicilio di uno dei bambini,
concordato tra le famiglie medesime.
Per ogni educatrice familiare il numero di bambini non può essere superiore a tre.
Le famiglie stabiliscono un regolare rapporto di lavoro privato con l’educatrice e prendono
autonomamente accordi sulle modalità organizzative del servizio.
Per l’attivazione di tale servizio il personale educatore, oltre al possesso dei titoli di studio indicati
per i servizi di nido, deve avere svolto presso un’istituzione della prima infanzia un periodo di
servizio o di tirocinio di almeno 6 mesi, e almeno 100 ore di formazione, anche svolta in servizio.
4
Il Comune, sulla base della presentazione da parte delle famiglie del contratto di lavoro con
l’educatrice, eroga ad ogni famiglia un contributo.
Nei Comuni ubicati in Comunità montane il servizio di educatrice familiare può essere attuato anche
in assenza di altri servizi educativi nel territorio comunale, a condizione che il Comune di ubicazione
garantisca il coordinamento pedagogico e la formazione delle educatrici, anche in associazione con
altre Amministrazioni e altri soggetti gestori.
EDUCATRICE DOMICILIARE
(o piccolo gruppo educativo domiciliare)
L’educatrice domiciliare è un servizio sperimentale attivato presso il domicilio dell’educatrice o
presso locali in sua disponibilita’
messi a disposizione da altro soggetto pubblico o privato (in
questo caso il Comune di Bologna ha coniato la denominazione di “piccolo gruppo educativo” – P.G.E.).
Il servizio può ospitare al massimo 5 bambini.
Qualora il servizio ospiti cinque bambini in presenza di una sola educatrice, il soggetto gestore deve
indicare una persona reperibile in caso di necessità.
Sono consentiti due servizi di educatrice domiciliare contigui, a condizione che si disponga di uno
spazio esterno ad esclusivo uso dei bambini pari almeno a 8 mq. per posto bambino.
Questo servizio sperimentale è soggetto ad autorizzazione al funzionamento rilasciata dal Comune
presso cui ha sede nella quale deve essere indicata anche la durata della sperimentazione, che non
potrà comunque essere superiore ai cinque anni dall'avvio, dopodiché entra a far parte dei servizi
tradizionali. Il servizio deve disporre di locali e spazi organizzati in modo da garantire accoglienza,
gioco, preparazione o somministrazione pasti, riposo, igiene personale, deposito dei materiali
necessari per lo svolgimento delle diverse attività.
Anche per l’attivazione di tale servizio il personale educatore, oltre al possesso dei titoli di studio
indicati per i servizi tradizionali, deve avere svolto presso un’istituzione della prima infanzia un
periodo di servizio o di tirocinio di almeno 6 mesi, e almeno 100 ore di formazione, anche svolta in
servizio.
In entrambe le tipologie, l’età dei bambini prevista è compresa tra i 6 e i 36 mesi.
Nei casi di inserimento di bambini al disotto dei 12 mesi è obbligatoria la preparazione dei pasti in
una cucina interna.
5
3. Come si sono attivati i servizi sperimentali
I servizi sono nati ad oggi sotto la spinta e la richiesta di gruppi di genitori, di Amministrazioni
Locali e di Enti che si sono proposti per la gestione degli stessi.
I servizi sperimentali diventano quindi una ulteriore risposta ai bisogni delle famiglie, anche se la
richiesta di posti nido è in continuo aumento.
I criteri di accesso ai servizi, la pubblicizzazione, le modalità contrattuali sono al momento
particolarmente diversificate fra i diversi territori .
4. Elementi di contesto, chi fa cosa
Per la attivazione dei servizi sperimentali la Regione ha istituito con atto di Giunta un nucleo di
valutazione composto da rappresentanti delle Province e della Regione che analizza i progetti
presentati dagli Enti Gestori e valuta la loro caratteristica sperimentale, successivamente approva
le sperimentazioni ed eroga, attraverso le Province, contributi a parziale sostegno.
I servizi sperimentali pertanto, per essere attivati, necessitano di una approvazione e di una
condivisione tra le diverse istituzioni, così da evitare che vi siano realtà
estremamente
differenziate a livello regionale e che sotto il concetto di sperimentalità possano essere realizzati
servizi che non tengono conto in modo adeguato dei bisogni dei bambini.
Gli “attori” che ruotano attorno a questi servizi hanno un ruolo specifico ed è fondamentale che
lavorino in rete e sinergia:
La Regione: elabora leggi di riordino dei servizi e direttive (LR 1/2000 così come modificata dalla
L8/2004, direttiva 1390 del 28/2/2000, direttiva 646 del 20/1/2005) ed elabora
linee di
indirizzo e programmi di intervento con i finanziamenti relativi;
La Provincia: elabora linee di programmazione territoriale dei servizi; eroga contributi; effettua il
monitoraggio della rete dei servizi; coordina e promuove iniziative di formazione e di qualificazione
dei servizi, in particolare dei coordinatori pedagogici (coordinamento pedagogico provinciale);
6
Il
Comune: concede l’autorizzazione al funzionamento dei servizi sperimentali (non richiesta per
l’educatrice familiare), ne effettua il monitoraggio attraverso il pedagogista il quale effettua il
raccordo con l’Ente Gestore, l’osservazioni in situazione, le verifiche con i genitori, la
documentazione, la supervisione e formazione del personale, iniziative per favorire la messa in rete
del servizio;
L’Ente Gestore: elabora il “progetto pedagogico” che evidenzia i riferimenti culturali, l’idea di
bambino, il modello educativo proposto e l’approccio metodologico.
Il pedagogista, figura prevista anche per l’ente gestore nei servizi con autorizzazione al
funzionamento, svolge funzioni di: osservazioni mensili in situazione, produzione di documentazione,
cura dei rapporti con le famiglie, messa in rete del servizio con il territorio e con gli altri servizi
rivolti all’infanzia; selezione del personale.
Le Famiglie: in questo contesto così intimo e ravvicinato le famiglie possono e devono avere un ruolo
molto attivo; nel caso del servizio di educatrice familiare, trattandosi di un rapporto privatistico
tra Ente Gestore e Famiglie, queste ultime, ad esempio, si devono organizzare sia per consentire e
favorire le uscite sul territorio, sia per la preparazione dei pasti; nel caso del servizio di educatrice
domiciliare o piccolo gruppo educativo la piccola dimensione del gruppo e la stabilità dell’educatrice
di riferimento permette di attivare una rete di relazioni con la famiglia altamente significativa e
personalizzata e l’effettiva partecipazione delle famiglie alla programmazione educativa-didattica e
organizzativa.
5. Motivazione delle famiglie nella scelta dei servizi sperimentali
Le famiglie scelgono questi servizi perché apprezzano il clima familiare che si instaura, il basso
rapporto numerico adulto/bambino, che viene ritenuto qualificante per il benessere del bambino,
la presenza costante dell’educatrice quale figura stabile di riferimento, la flessibilità organizzativa.
Nell’esperienza si è rilevato che per una parte dei genitori la scelta è stata obbligata, perché
esclusi dalle graduatorie del nido tradizionale; altri hanno scelto questa esperienza, preferendola al
nido d’infanzia nel quale il rapporto numerico adulto bambino è superiore, e viene vissuto come
ambiente che presenta maggiore esposizione a malattie o rischi.
7
A seguito delle verifiche tecniche effettuate è emersa una motivazione non dichiarata che riguarda
il bisogno di un “maggior controllo” sul servizio. A questa forma di controllo risulta essere
maggiormente esposta l’educatrice familiare.
6. Diverse modalità organizzative: una risorsa per la specificità dei territori
All’interno di un unico modello di servizio che rispetta i requisiti di base definiti dalla normativa, dal
confronto all’interno del Coordinamento Pedagogico Provinciale, si è rileva che i diversi territori
hanno attivato modalità organizzative diverse sia per quanto riguarda l’attivazione che
l’organizzazione del servizio. In particolare:
•
sono state attuate diverse modalità per promuovere e pubblicizzare i nuovi servizi (es.
lettera informativa a tutte le famiglie con bambini in età, articoli su stampa o riviste locali,
contatti telefonici , depliants informativi, incontri con le famiglie, etc.);
•
i criteri di accesso sono stati diversi e in alcuni territori si sono modificati nel
tempo:inizialmente quasi tutti i territori hanno contattato le famiglie escluse dai nidi senza
applicare criteri di selezione tra questi, poi alcuni territori hanno invece inserito il servizio
sperimentale nel bando di iscrizione generale alla stregua degli altri servizi educativi 0/3
anni considerando quindi i criteri di accesso di questi (residenza, ISEE, etc);
•
orari di apertura del servizio: ad oggi i servizi avviati effettuano un orario di apertura
compreso tra un minimo di 6 ore a un massimo di 10 ore giornaliere: mediamente si attestano
sulle 7 ore giornaliere;
•
modalità organizzative: alcuni prevedono personale educativo e personale ausiliario altri
effettuano il ruolo unico in appoggio in alcuni momenti della giornata;
il pasto,
viene
preparato dal centro produzione pasti del Comune o da mense esterne oppure viene
preparato
dai genitori; in alcune situazioni è
stato previsto l’intervento di
figure
appartenenti alla rete familiare quali i nonni, oppure obiettori di coscienza, oppure volontari
di associazioni, etc. ;
•
contributi economici: il contributo economico del Comune ad integrazione di quello erogato
dalla Provincia consente che la retta a carico della famiglia si mantenga su una quota similare
a quella sostenuta per la frequenza nei servizi educativi tradizionali (tavola 6);
•
integrazione del servizio con il territorio e con gli altri servizi rivolti all’infanzia: in molti
casi è prevista una giornata almeno ogni 15/20 giorni, di visita e permanenza per alcune ore
8
da parte dei bambini del servizio sperimentale al nido piu’ vicino oppure alla ludoteca o
centro giochi del territorio.
7. Professionalità dell’educatrice
La legge e le direttive di riferimento definiscono con chiarezza i titoli di accesso.
L’esperienza di questi anni ha dimostrato che occorre inoltre un’esperienza significativa maturata in
servizi per l’infanzia, che metta in grado l’educatrice di sostenere il proprio ruolo in maniera
autonoma e nel contempo significativa sul piano pedagogico-educativo nel contesto specifico del
servizio sperimentale.
Fondamentale un piano di formazione permanente e un confronto significativo con il proprio
pedagogista di riferimento e con colleghi di altri servizi, per sostenere il rapporto con bambini e
genitori che in questo contesto risulta essere particolarmente delicato.
Nello specifico del servizio di educatrice familiare è fondamentale per la riuscita del progetto
sapersi relazionare alle varie figure parentali che ruotano attorno al nucleo familiare e saperle
coinvolgere quali risorse significative.
8. Principali caratteristiche dei servizi sperimentali
Questi servizi, rispetto ai nidi tradizionali,
presentano caratteristiche specifiche, “maggiore
flessibilità” nell’articolazione oraria; rispondenza a “bisogni specifici” relativi al territorio o relativi
alle esigenze di piccoli gruppi di famiglie; il “basso” rapporto numerico tra educatore e bambini
può creare un clima
intimo e sereno; le famiglie possono essere
“coinvolte attivamente” nel
progetto.
Sul piano educativo rappresentano
una tipologia di servizio interessante, che offre ai bambini
condizioni molto favorevoli. Si tratta di un’esperienza in cui sono tenuti insieme la dimensione della
socialità (la possibilità di stabilire relazioni significative con i pari) e la dimensione della
“domiciliarità”, ovvero la connotazione dell’esperienza come molto vicina a quella della vita familiare,
in uno spazio e all’interno di un sistema di relazioni che si rifanno direttamente alla vita familiare.
Le parole chiave sono: flessibilità e intimità
La particolare flessibilità dell’intervento si connota in un aspetto di co-costruzione gestionale
organizzativo pedagogico consentendo di adattare la risposta effettiva di erogazione del servizio
alle specifiche necessità delle famiglie.
9
È infatti possibile concordare annualmente i tempi di frequenza, pur nel rispetto del benessere
psico-fisico del bambino, dell’impegno orario delle educatrici e del progetto pedagogico concordato.
L’intimità, consentita dal piccolo gruppo composto da tre (educatrice familiare) a cinque bambini
(educatrice domiciliare e piccolo gruppo educativo), è praticata attraverso il sistema basato sulla
educatrice di riferimento che si prenderà cura stabilmente durante l’arco di frequenza nella
giornata del gruppo dei bambini costruendo saldamente una certezza di riferimento relazionale
indispensabile per i bambini. La caratterizzazione dello spazio come dimensione domestica permette
ai bambini di superare più agevolmente il momento del distacco e della separazione con i genitori. La
piccola dimensione del gruppo e la stabilità dell’educatrice di riferimento permette inoltre di
attivare una rete di relazioni con la famiglia altamente significativa e personalizzata e l’effettiva
partecipazione delle famiglie alla programmazione educativa-didattica e organizzativa.
9. Lo spazio domestico: risorsa e limite
Lo spazio domestico è per il bambino un luogo familiare e raccolto, organizzato a misura del gruppo.
Il limite sta nel rischio che questo spazio diventi l’unico, precludendo al bambino utili occasioni di
incontro, scoperta, cambiamento.
Il servizio di educatrice domiciliare viene denominato “piccolo gruppo educativo” se svolto presso
spazi non coincidenti con il domicilio dell’educatrice. Tali spazi vengono messi a disposizione, a
seconda dei casi, dal Comune o dall’Ente Gestore. In questo caso gli spazi si connotano in maniera
diversa, riflettendo alcune caratteristiche tipiche dei servizi educativi tradizionali, piuttosto che
le caratteristiche domestiche.
10.
Punti di delicatezza
il rischio di isolamento e di solitudine dell’educatore. Questo
può essere attenuato
attraverso il rapporto costante con il pedagogista, con i colleghi di servizi analoghi e con i
servizi del territorio;
l’autoreferenzialità: per ovviare a questo limite è fondamentale il confronto costante con i
tecnici di riferimento.
10
Inoltre,
per il servizio di educatrice familiare
il rapporto stretto di natura privatistica tra educatrice e famiglie, determinato dalle
caratteristiche stesse del servizio, rappresenta un punto di estrema delicatezza.
Nel caso in cui il gestore sia un singolo privato (sia nel caso dell’educatrice familiare sia
domiciliare) si sono presentate alcune criticità, quali la mancanza di un pedagogista interno
di riferimento e la notevole difficoltà nella sostituzione del personale;
per il servizio di educatrice domiciliare/piccolo gruppo educativo
i periodi di scarsa frequenza dei bambini dovuto alle malattie frequenti in questa fascia di
eta’ porta a modificare ulteriormente il riferimento di modello relazionale del progetto,
verso una gestione di relazione eccessivamente individualizzata.
11. Approfondimenti
Il sottogruppo di lavoro dei coordinatori pedagogici che ha elaborato questo documento ha posto in
evidenza la necessità di attivare:
•
una
riflessione/confronto sull’individuazione di indicatori condivisi ai fini di un
monitoraggio/verifica della qualità di questi servizi;
•
un’analisi puntuale dei costi, con particolare riferimento anche ai costi indiretti o
“accessori”.
11
LA STORIA DEI SERVIZI SPERIMENTALI DAL 2000 AL 2005
TAVOLA 1
SINTESI DEL TERRITORIO PROVINCIALE
PROGETTI DI EDUCATRICE FAMILIARE
APPROVATI
ANNO
REALIZZATI
PROGETTI
BAMBINI
PROGETTI
BAMBINI
% progetti realizzati
2000/2001
9
27
3
9
33%
2001/2002
13
38
10
29
77%
2002/2003
11
24
8
23
73%
2003/2004
10
30
8
24
80%
2004/2005
8
24
51
143
TOTALE
mancano i dati di effettiva realizzazione
29
85
PROGETTI DI EDUCATRICE DOMICILIARE
APPROVATI
ANNO
REALIZZATI
PROGETTI
BAMBINI
PROGETTI
BAMBINI
% progetti realizzati
2000/2001
0
0
0
0
0%
2001/2002
1
5
0
0
0%
2002/2003
5
25
2
10
40%
2003/2004
9
45
8
36
89%
2004/2005
16
80
31
155
TOTALE
mancano i dati di effettiva realizzazione
10
12
46
TAVOLA 2
PROVINCE
PROGETTI SPERIMENTALI NEL TERRITORIO REGIONALE
ANNO SCOLASTICO 2003/2004
EDUCATRICI
EDUCATRICI
ALTRI SERVIZI
FAMILIARI
DOMICILIARI
SPERIMENTALI
TOT
N.
N.
N.
N.
N.
N.
SERVIZI
PROGETTI
BAMBINI PROGETTI BAMBINI PROGETTI BAMBINI
PIACENZA
3
PARMA
2
10
REGGIO EMILIA
3
MODENA
BOLOGNA
27
18
TOT
BAMBINI
3
27
2
10
3
18
5
20
5
20
8
24
8
36
16
60
RAVENNA
2
6
4
20
6
26
FORLI' - CESENA
3
9
1
5
4
14
3
15
3
15
23
106
42
190
FERRARA
RIMINI
TOTALE REGIONE
13
39
6
45
TAVOLA 3
CONFRONTO TRA SERVIZI TRADIZIONALI E SERVIZI SPERIMENTALI
PRESENTI
SUL TERRITORIO PROVINCIALE
ANNO SCOLASTICO 2003/2004
SERVIZI TRADIZIONALI
( nidi, sez. primavera e spazi
SERVIZI SPERIMENTALI
bambino)
NUMERO SERVIZI
167
16
BAMBINI ISCRITTI
6686
60
% ISCRITTI SU
POPOLAZIONE 0/2 ANNI AL
31/12/2003 ( 23.943)
27%
0,20%
13
% progetti realizzati*
STORIA DEI SERVIZI SPERIMENTALI
100
77
80
73
80
60
40
33
40
89
20
0
0
0
a.s 2000/01
a.s. 2001/02
a.s. 2002/03
a.s. 2003/04
anno scolastico
ed.familiare
ed.domiciliare
* % progetti realizzati rispetto alle richieste finanziate
13
15
familiare
n. progetti educatrice
EDUCATRICE FAMILIARE: progetti finanziati e progetti realizzati
10
11
10
9
10
8
8
3
5
0
a.s 2000/01
a.s. 2001/02
a.s. 2002/03
a.s. 2003/04
anno scolastico
finanziati
realizzati
9
10
domiciliare
n. progetti educatrice
EDUCATRICE DOMICILIARE: progetti finanziati e progetti realizzati
8
8
5
6
4
2
0
0
1
2
0
0
a.s 2000/01
a.s. 2001/02
a.s. 2002/03
a.s. 2003/04
anno scolastico
finanziati
realizzati
NOTA BENE:per un aggiornamento dei dati sui servizi sperimentali si rimanda all’ultimo capitolo
14
COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
I SERVIZI SPERIMENTALI:
BREVE ANALISI SUI COSTI
a cura di:
Bergamini Francesca Pedagogista Coop. sociale Siamo Qua
Casari Mara Pedagogista Comune San Pietro in Casale
Mei Sandra Pedagogista Comune di Bologna
Restaino Rosanna Pedagogista F.I.S.M. (Federazione It.Scuole Materne)
Turricchia Patrizia Pedagogista Coop. sociale Grillo Parlante
Volta M. Cristina Provincia di Bologna
Tartarini Patrizia Provincia di Bologna
Cavallini Serena Provincia di Bologna
ANNO SCOLASTICO 2005-2006
15
BREVE ANALISI DEI COSTI DEI SERVIZI SPERIMENTALI:
PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO E EDUCATRICE DOMICILIARE
Il sottogruppo di lavoro del CPP nell’anno 2005 aveva elaborato un primo documento sulle
caratteristiche dei servizi sperimentali, nel 2006 ha affrontato l’analisi dei costi di tali servizi,
risultato un tema di interesse anche per Commissione Consiliare Provinciale a cui era stato
presentato il documento finale frutto del lavoro dell’anno precedente.
Il gruppo ha incontrato alcune difficoltà iniziali legate soprattutto alle
pedagogiche che gestionali
dei diversi partecipanti. La prima scelta
competenze piu’
di lavoro
è stata di
raccogliere ed analizzare i costi solo di alcune tipologie di sperimentali, vale a dire il piccolo gruppo
educativo (di seguito nominato P.G.E.) e l’educatrice al proprio domicilio, questo perche’ è parso
molto complicato coinvolgere nella rilevazione le singole famiglie che avevano sperimentato
l’educatrice in famiglia e chiedere loro dati economici.
Si è poi ragionato su come costruire una scheda specifica per la raccolta dei costi, per questo
motivo la collega Mara Casari dipendente del comune di San Pietro in Casale si è incontrata con
alcuni responsabili del Settore Istruzione di altri Comuni (Argelato e Castenaso), per capire come
ogni Amministrazione Comunale individui le voci di costo di un servizio, e qui ci si è resi conto che
tali voci sono diverse a seconda dei comuni e quindi era molto complicato uniformare la raccolta del
dato per un raffronto sensato.
Il gruppo ha percio’ optato per l’uso di una scheda ormai consolidata messa a punto dalla Regione
Emilia-Romagna per la rilevazione annuale dei nidi d’infanzia e gli spazi bambino che risulta essere
impostata per macro voci senza entrare molto nel dettaglio , ma che proprio per questo motivo, da’
la possibilità di una piu’ facile comparazione. A tale scheda sono state poi aggiunte alcune voci
inerenti all’ apertura del servizio ( quante ore settimanali, etc) e alla partecipazione alle spese da
parte delle famiglie e dell’Ente locale (scheda in allegato).
La scheda è stata poi inviata ai soggetti pubblici e privati che gestivano servizi sperimentali
nell’anno 2004/2005: la scelta dell’anno è stata dettata dal fatto che essendo un anno gia’ concluso,
i dati di bilancio potevano essere piu’ precisi e definitivi.
Hanno risposto alla richiesta in tempo utile:
Cooperativa Sociale Il Grilloparlante, P.G.E. “il Sole” e “la Luna” IMOLA
Cooperativa Sociale Il Nido di Alice , P.G.E. “la Mora” e “Il Mirtillo” IMOLA
Impresa privata, P.G.E. “Mamma Oca 1” e “Mamma Oca 2” IMOLA
16
Cooperativa Sociale La Carovana , P.G.E. “Siamo Qua” BOLOGNA
Associazione Il Tappeto Volante, P.G.E. “ Il tappetino dei piccoli” BOLOGNA
Cooperativa La casa Gialla, Educatrice Domiciliare CASALECCHIO DI RENO nel territorio di un
comune limitrofo (Sasso Marconi)
Nell’analisi dei costi si sono considerati un P.G.E. per ogni Cooperativa Sociale e non si è ritenuto di
utilizzare la scheda dei servizi La Mora e Il Mirtillo in quanto, nell’anno di riferimento, avevano
funzionato solo 7 mesi; inizialmente il gruppo aveva deciso di tenere come termine di paragone il
nido pubblico del Comune di San Pietro in Casale, il quale pero’ avendo una cucina interna
centralizzata, senza accoglienza della fascia di eta’ piu’ onerosa, quella dei lattanti (bambini 3-6
mesi), è risultato essere un nido con un costo medio annuale / bambino di 7.490 euro nettamente
inferiore al costo medio annuale / bambino1 rilevato nel complesso dei servizi pubblici e privati
convenzionati della provincia di Bologna pari a 8.940 Euro, di conseguenza si è ritenuto che fosse
piu’ indicativo raffrontare i dati raccolti con quelli di media provinciale.
Si segnala che nel dato medio provinciale rientrano anche le
cosiddette
“sezioni primavera”,
sezioni di nido aggregate a scuole dell'infanzia perlopiu’ parrocchiali in convenzione con i Comuni, le
quali accogliendo solo bambini in eta’ tra i due anni e i tre anni (divezzi), prevedono un rapporto
adulto /bambino più elevato rispetto alla media del nido, con la possibilità anche di utilizzare gli
spazi comuni attinenti le scuole dell'infanzia: ne consegue un contenimento dei costi che si riflette
anche nel dato medio a nostra disposizione.
COSTO MEDIO ANNUALE
DI UN BAMBINO
TIPOLOGIA SERVIZIO
PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (1)
EDUCATRICE DOMICILIARE (2)
7.802
8.882
MEDIA tra 1 e 2
NIDI PUBBLICI A GESTIONE DIRETTA, IN APPALTO E
IN CONVENZIONE
8.018
8.940
Il primo dato che il gruppo ha rilevato è stato un costo medio annuale leggermente inferiore a
quello del Nido tradizionale: 8.018 Euro a bambino negli sperimentali contro gli 8.940 Euro del nido.
1
Rilevazione Statistica Regionale Anno Scolastico 2004/2005 calcolato sommando i costi sostenuti da ogni comune della Provincia di Bologna per i propri
servizi 0/3 anni a gestione diretta e indiretta (appalto)e dividendo poi per il numero totale dei bambini accolti
17
Va sottolineato che nel valutare il costo leggermente inferiore
dei servizi sperimentali va tenuta
in considerazione la minore apertura all’utenza di tale servizio: difatti queste sperimentazioni per
poter essere sostenibili dal punto di vista economico possono
offrire un’apertura giornaliera
inferiore a quella del nido ( massimo 35 ore settimanali contro le 45 poiche’ dovrebbero avere piu’
personale che ruota su due turni); i costi fissi ( affitto, utenze, personale educativo e non,
coordinamento pedagogico … ) sono similari a quelli del nido consolidato ma essendo ripartiti su un
numero inferiore di bambini ( rapporto educatore/bambini 1/5 contro 1/7 e 1/10 a seconda dell’eta’
dei bambini del nido tradizionale) risultano molto piu’ “ pesanti da sostenere” per l’ente gestore.
Il costo piu’ incisivo è ovviamente quello del personale, sostanziale è la differenza tra i diversi tipi
di contratto applicati - co.co.co, co.co.pro, contratto nazionale delle cooperative -
insieme all’
affitto laddove viene pagato (in due casi è risultato a titolo gratuito).
COSTO MEDIO ANNUALE A CARICO DEL
COMUNE CALCOLATO SU 11 MESI (compreso
il contributo regionale)
TIPOLOGIA SERVIZIO
PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (1)
4.592
EDUCATRICE DOMICILIARE (2)
5.390
MEDIA tra 1 e 2
NIDI PUBBLICI A GESTIONE DIRETTA, IN
APPALTO E IN CONVENZIONE
4.752
7.162
Il costo medio annuale a bambino a carico del Comune risulta di 4.752 Euro come contributo per gli
sperimentali e di 7.162 Euro come spesa sostenuta per i servizi tradizionali; la partecipazione ai
costi da parte delle Amministrazioni comunali per queste sperimentazioni e’ molto diversificata a
seconda dei territori, (dai dati in nostro possesso si segnalano come estremi un contributo a
bambino di 490 Euro ed uno di 350 Euro mensili). La spesa sostenuta per i servizi sperimentali
risulta sicuramente meno onerosa della spesa sostenuta per i servizi tradizionali anche a fronte del
contributo regionale sulle sperimentazioni che per l’anno preso in considerazione è stato di 4.200
Euro una tantum per ogni gruppo e che gia’ dall’anno successivo e’ significatamente diminuito a
2.500 Euro.
18
COSTO MEDIO ANNUALE A CARICO
DELLA FAMIGLIA/ RETTA CALCOLATO
SU 11 mesi
TIPOLOGIA SERVIZIO
PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (1)
3.892
EDUCATRICE DOMICILIARE (2)
3.663
MEDIA tra 1 e 2
NIDI PUBBLICI A GESTIONE DIRETTA, IN APPALTO E
IN CONVENZIONE
3.846
1.778
Il costo medio annuale a carico della famiglia è risultato di 3.846 Euro per gli sperimentali contro i
1.778 Euro dei nidi tradizionali, cio’ significa che una famiglia spende mediamente 350 euro al
mese per il servizio sperimentale (pari alla retta massima pagata in un nido) mentre spende in
media 162 euro al mese per i servizi tradizionali a gestione pubblica e privata.
La differenza sostanziale va imputata a diversi fattori:
1) nel calcolo della retta media provinciale dei nidi rientrano anche i bambini a retta zero per
motivi di reddito o sociali, fatto che abbassa sensibilmente il dato ;
2) il costo medio a carico della famiglia negli sperimentali è forse un po’ sovrastimato poiche’
laddove il pasto è sostenuto dalla famiglia a seconda della presenza o meno del bambino in
quel giorno, si è ipotizzato un costo di 20 pasti al mese ( costo di un pasto circa 5,50 Euro)
per poter confrontare i dati del nido dove invece i pasti sono comunque pagati anche se il
bambino non è presente (a meno che l’assenza non sia molto prolungata);
Va sottolineato che in alcuni
Comuni
i servizi sperimentali non sono inseriti nei Bandi di
accesso ai servizi tradizionali e spesso le famiglie accettano la sperimentazione
a fronte
dell’esclusione dalla graduatoria degli stessi e sono comunque disposte a sostenere rette piu’
alte pur di usufruire di un servizio.
Un’ipotesi che pare condivisibile e’ che per ripartire meglio i costi come ad esempio il costo della
gestione, del coordinatore pedagogico, delle sostituzioni, ogni ente gestore, Cooperativa e
Associazione potrebbe individuare un numero minimo di P.G.E. ( 2 o 3) da attivare nello stesso
territorio con la possibilita’, nel caso di assenze dei bambini, di unificare temporaneamente i
nuclei e utilizzare al meglio il personale per le sostituzioni.
19
Alcuni punti di delicatezza sui quali riflettere:
•
Lo scorso anno era stato evidenziato che nei periodi di scarsa frequenza dei bambini, dovuto
alle malattie frequenti in questa fascia di età, era opportuno modificare ulteriormente il
riferimento di modello relazionale del progetto, verso una gestione della “relazione” che
poteva diventare eccessivamente individualizzata.
Questa analisi si riflette anche nei costi, in particolare nel periodo estivo (giugno e luglio)
nel quale molti genitori ritirano i bambini o sospendono il servizio per le vacanze quindi il
servizio rimane aperto con i medesimi costi ma con un numero esiguo di utenti, rafforzando
anche in questo caso una risposta eccessivamente individualizzata e molto onerosa.
•
In alcuni territori, dopo alcuni anni di erogazione del servizio, le famiglie continuano a
prediligere la scelta del nido anche forse a fronte della retta piu’ elevata dei servizi
sperimentali restando quindi questo un servizio di nicchia , mentre in altri territori ( esempio
Bologna)
i genitori ricercano questo servizio e rinunciano anche al posto nido perchè
ritengono l’esperienza del figlio molto più garantita e valida al P.G.E per il tipo di rapporto
intimo che si crea tra educatori, bambini e famiglie.
•
Il gruppo nella propria riflessione si è interrogato sull’opportunità di attivare questi servizi
in città o invece solo in altri contesti territoriali in cui non sarebbe possibile attivare nidi
d’infanzia perchè sovradimensionati o troppo onerosi sul piano economico. Ad esempio in
Comuni dell’Appennino i servizi sperimentali potrebbero essere gli unici attivabili creando
una opportunità di cura e socializzazione per i bambini ed una risorsa per le famiglie. Resta
comunque chiaro che anche in città, in assenza di posti per tutte le famiglie che richiedono il
nido, il P.G.E. puo’ rappresentare una buona e valida opportunità.
20
SCHEDA RIEPILOGATIVA DEI COSTI
Anno scolastico di riferimento 2004/2005
EDUCATRICE DOMICILIARE (sperimentazione al domicilio dell’educatrice)
PICCOLO GRUPPO EDUCATIVO (sperimentazione in luogo dedicato)
SOGGETTO GESTORE……………………………………………………………………………………………………………..
VOCI
COSTO COMPLESSIVO ANNUALE DEL SERVIZIO
EURO
NOTE
COSTO PER IL PERSONALE
specificare il numero degli educatori e dei
collaboratori, il tipo di contratto (tempo
determinato, tempo indeterminato, co.co.co,
co.co.pro) il contratto di riferimento (CNS,
contratto coop..), le ore settimanali di lavoro, per
numero mesi di lavoro
COSTO MENSA
specificare quanto a carico della famiglia, se
oltre la retta, e quanto a carico del gestore
COSTO DELLE UTENZE
(luce, gas, acqua..)
COSTO DELLE MANUTENZIONI
ORDINARIE
COSTO DELLE MANUTENZIONI
STRAORDINARIE
(specificare il totale e il piano di ammortamento
annuale)
AFFITTO
(indicare le specifiche che ognuno inserisce
all’interno di questi costi ad.es..coord.to
pedagogico,costo pannolini,costo materiali, etc)
ALTRI COSTI
CONTRIBUTO DEL COMUNE PER OGNI BAMBINO ___________________________
RETTA MENSILE A CARICO DELLA FAMIGLIA ______________________________
N° ORE SETTIMANALI DI APERTURA DEL SERVIZIO ___________________________
N° SETTIMANE DI APERTURA DEL SERVIZIO (nell’anno di riferimento) ________________
CALENDARIO DI APERTURA (dal mese/al mese) _________________________________
21
COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA
DI INDICATORI PER LA
VALUTAZIONE DELLA QUALITA’
DEI SERVIZI SPERIMENTALI
a cura di:
Bartolini Maria Grazia Pedagogista Comune di Zola Predosa
Bergamini Francesca Pedagogista Coop. sociale Siamo Qua
Bigi Elisa Pedagogista P.G.E. La casina di Williy
Cardone Antonella Pedagogista Coop. sociale Aloucs
Casari Mara Pedagogista Comune San Pietro in Casale
Guerzoni Elisa Responsabile Area Infanzia Coop. sociale Dolce
Mei Sandra Pedagogista Comune di Bologna
Santucci Simonetta Responsabile Area Infanzia Coop. Attivita’ Sociali
Volta M. Cristina Provincia di Bologna
Tartarini Patrizia Provincia di Bologna
Cavallini Serena Provincia di Bologna
ANNO SCOLASTICO 2006-2007
22
Il sottogruppo di lavoro del Coordinamento Pedagogico Provinciale che si è occupato dei servizi
sperimentali , dopo avere approfondito nei 2 anni precedenti alcuni temi, ha deciso di promuovere,
per l’anno scolastico 2006-2007, una riflessione e un confronto per individuare indicatori di qualità
condivisi al fine di un monitoraggio e verifica della qualità dei servizi sperimentali.
Il sottogruppo ha ritenuto opportuno confrontarsi per il proprio lavoro con la D.ssa Martina
Castelli che partendo dal testo “La qualità negoziata. Gli indicatori per i nidi della Regione Emilia
Romagna”, ( a cura di Anna Bondioli e Patrizia Orsola Ghedini e realizzato a conclusione del percorso
del progetto regionale finalizzato alla valutazione della qualità dei nidi d’infanzia), aveva rielaborato
per la propria tesi di laurea, una scheda degli indicatori di qualità dei servizi sperimentali di
educatrice famigliare che aveva poi testato all’interno di un nucleo sperimentale del Comune di
Bologna nell’anno scolastico 2003/2004 .
Infatti da tale confronto il gruppo ha potuto mettere a punto una nuova scheda meglio
tarata per i Piccoli Gruppi Educativi (P.G.E.) e per l’educatrice domiciliare.
Gli indicatori sono stati suddivisi in tre raggruppamenti principali che si ricollegano a tre dei
quattro sistemi a cui Bronfenbrenner fa riferimento nella sua “Ecologia dello sviluppo umano”,
teoria che mette in evidenza come lo sviluppo e il benessere di un individuo sia strettamente
connesso alla qualità delle relazioni che instaura con il contesto e con le varie dimensioni che lo
compongono.
Questi sistemi, legati tra loro e interdipendenti, influenzano la crescita del bambino:
- Il microsistema consiste nell’insieme delle attività, ruoli e relazioni sperimentati dal bambini in un
preciso ambiente fisico, sociale e simbolico.
Per questo motivo in quest’ambito sono stati analizzati: il contesto, le relazioni, l’offerta formativa,
la professionalità e la soddisfazione dell’educatrice.
- Il mesosistema comprende le relazioni che intercorrono tra i diversi sistemi a cui il bambino
partecipa direttamente. Quindi sono stati indagati il rapporto tra servizio e famiglie e la
soddisfazione di queste ultime.
23
- L’esosistema è costituito delle situazioni alle quali il bambino non partecipa direttamente ma che
influenzano indirettamente il microsistema. E’ stato quindi indagato il rapporto tra le educatrici.
Il sottogruppo ha poi ritenuto opportuno testare la scheda almeno in un campione di 5 servizi
sperimentali e che la stessa D.ssa Martina Castelli potesse essere la persona adatta per farlo, sia
per l’esperienza che aveva gia’ avuto precedentemente sia perché essendo figura esterna ai servizi
sperimentali poteva rimanere in una osservazione oggettiva.
Per la sperimentazione della scheda si sono previste 1 giornata di osservazione
per ogni gruppo
coinvolto. Inoltre sono stati previsti colloqui laddove possibile con i genitori, o in alternativa
interviste telefoniche .
Ciascun indicatore di qualità è stato valutato su una scala da 1 a 5, prendendo come
riferimento le ricadute a livello di serenità e benessere dei bambini, sulla base delle osservazioni e
delle interviste (ai genitori e all’educatrice) svolte durante il periodo di osservazione presso i
seguenti servizi:
o
Educatrice familiare – coop. sociale Pianeta Aloucs - Zola Predosa;
o
Piccolo gruppo educativo –I guanti del coniglio- Coop. Società Dolce – Bologna;
o
Educatrice domiciliare – Lo Scoiattolo –impresa individuale- Monghidoro;
o
Piccolo gruppo educativo – La Casina di Willy – impresa individuale - Bologna ;
o
Piccolo gruppo educativo – Coop. sociale Siamo qua - Bologna.
1
2
3
4
5
QUALITÀ
QUALITÀ
QUALITÀ
QUALITÀ
QUALITÀ
INSUFFICIENTE
SCARSA
SUFFICIENTE
BUONA
OTTIMA
24
Rispetto delle norme di sicurezza (adeguamento impianti
elettrico e riscaldamento, valutazione dei pericoli a cura del
tecnico del gestore)
- Rispetto del enorme igieniche (esplicitazione del piano di
pulizia e lavaggio dei giocattoli c/o modulo scritto )
- Gradevolezza estetica (luminosità, armonia dei colori…)
- Organizzazione
degli spazi che consenta un agevole
svolgimento delle routine e delle attività ( avere a
disposizione più ambienti)
- Riconoscibilità degli spazi rispetto alla funzione
- Organizzazione degli spazi che consenta esperienze sia
individuali che di gruppo
- Accessibilità degli spazi
- Personalizzazione degli spazi, attraverso la presenza di
particolari accorgimenti per promuovere e valorizzare
l’identità del bambino
- Presenza di angoli di gioco differenziati per le diverse età
dei bambini
- Presenza di tracce a sostegno della memoria dei bambini
- Modificazione ragionata degli spazi in relazione ai progressi
dei bambini
______________________________________________
-
Qualità del contesto
M I C R O S I S T E M A
L’organizzazione
dello spazio
interno
Lo spazio
esterno
Spazio condominiale accessibile.
- Spazio esclusivo disponibile.
- Un parco pubblico nelle immediate vicinanze
- Altro (specificare)
-
Presenza di arredi mobili e funzionali
- Materiali in quantità adeguata al numero dei bambini
- Varietà dei materiali
- Accessibilità dei materiali
-
Gli arredi e i
materiali
Tempi distesi per le diverse attività (attenzione ai ritmi e
tempi personali del bambino
- Regolarità delle routine quotidiane
- Flessibilità delle transizioni tra i vari momenti della giornata
-
L’organizzazione
del tempo
25
Rispetto dei tempi del distacco tra genitore e figlio
- Inserimento graduale dell’educatrice nella relazione durante
la fase del distacco
- Capacità d’accogliere l’eventuale manifestazione di dispiacere
del bambino (non reprime il pianto)
- Rispetto dei tempi di ricongiungimento tra genitore e figlio
- Fornire alcune sintetiche e chiare informazioni al genitore
sull’andamento della giornata
-
Gestione delle
transizioni tra
casa e servizio
Individuazione dei momenti di cambio, sonno e pasto
- Rispetto dei tempi del bambino
- Saper cogliere i segnali dei bambini
- Delicatezza ed uso del tono di voce dolce
- Richiedere al bambino di partecipare alle cure del corpo
La
- Congruenza nel linguaggio verbale e non verbale
personalizzazione
- Utilizzo di rituali di rilassamento per favorire il sonno
delle cure
- Consentire al bambino di tenere oggetti personali
- Capacità di creare un clima conviviale e piacevole durante
il pasto
- Aiutare il bambino ad acquisire regole fondamentali
- Favorire l’autonomia del bambino
Qualità delle relazioni
-
Momenti di ascolto e restituzione dei gesti e delle parole
Relazione
infantili
adulto/bambino e - Promozione dell’autonomia in relazione al bisogno di
dipendenza
adulti/bambini
- Riconoscimento e gestione delle situazioni di malessere e
disagio del bambino
- Riconoscimento e promozione delle particolarità legate alle
diversità (di genere, etniche, culturali, psicofisiche)
-
Stare sullo sfondo ed osservare i bambini
- Consentire ai bambini la risoluzione dei conflitti
Relazione tra
pari
- Sostenere i bambini nella risoluzione dei conflitti
- Favorire le iniziative spontanee dei giochi di gruppo
_____________ ____________________________________________
-
Attività
all’esterno
- Frequenza (almeno due volte la settimana)
- Le proposte sono coerenti con il progetto educativo
26
La qualità delle proposte
Il gioco libero
Le attività
strutturate
- Varietà delle proposte
- Frequenza delle proposte
- Coerenza delle proposte con lo stile educativo
- Arricchimento progressivo delle singole proposte
- Adattamento all’interesse ed ai ritmi dei singoli bambini
La professionalità dell’educatrice
- Capacità dell’educatrice di coinvolgimento dei bambini alle
proposte e ai giochi
- Strategie di promozione dall’interno (*rispecchiamento,
°modeling e scaffholding)
- Precedenti esperienze lavorative in servizi per la prima infanzia
- La formazione e l’aggiornamento (annuale e programmata)
- Cura della stesura della programmazione educativa
- Capacità di organizzare il proprio lavoro in maniera funzionale al progetto
educativo
- Utilizzo di strategie e strumenti di osservazione ( es. carta e matita, schede,
video)
- Rielaborazione delle osservazioni effettuate
- Utilizzare la rielaborazione per introdurre dei cambiamenti
- Produzione di documentazioni differenziate a seconda dei destinatari
- Capacità di lavorare in gruppo, equipe
La soddisfazione
dell’educatrice
Modalità e
strategie
dell’educatrice
- Frequenza
- Coerenza
- Arricchimento progressivo
- Adattamento all’interesse dei singoli bambini
______________________________________________
- Soddisfazione relativa alle caratteristiche del proprio lavoro e alla
valorizzazione delle proprie competenze
- Soddisfazione relativa alla crescita professionale sia in termini di formazione
che di retribuzione e carriera
-
27
Il rapporto tra servizio e
famiglie
Soddisfazione delle
famiglie
- Soddisfazione relativa all’affidabilità dell’educatrice
- Soddisfazione relativa all’affidabilità della collaboratrice/ausiliaria
- Soddisfazione relativa all’affidabilità del gruppo di lavoro
- Soddisfazione riguardo la cura e l’educazione del bambino
- Soddisfazione relativa alla tipologia di servizio, alla sua organizzazione e alla sua
capacità di andare incontro alle proprie esigenze
- Soddisfazione relativa al costo della retta ( quale quota mensile è a carico del
genitore…………… e per quante ore………………………)
Rapporto tra operatori
M E S O S I S T E M A
E S O S I S T E M A
- Capacità di ascolto
- Capacità di negoziazione in risposta alle esigenze dei genitori
- Capacità di rispondere alle domande dei genitori
- La capacità di mantenere un giusto grado di vicinanza/lontananza rispetto ai
genitori
- La capacità di non farsi coinvolgere nelle dinamiche interfamiliari e intrafamiliari
- L’informazione regolare alle famiglie circa quanto si svolge all’interno del servizio
e perché
- La promozione della partecipazione dei genitori a momenti istituzionali e a
momenti conviviali (es.feste)
- Capacità di organizzarsi in autonomia
- Capacità di sostenere il peso emotivo della situazione di lavorare “in solitudine”.
- Possibilità di confronto o scambio giornaliero
- Possibilità di scambio periodico con educatrici di altri servizi educativi
28
SPERIMENTAZIONE DEL SISTEMA DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DELLA
QUALITÀ DEI SERVIZI SPERIMENTALI a cura di Martina Castelli
METODO DI LAVORO
●
Modalità di osservazione
Ho trascorso un’intera giornata all’interno di ciascun servizio, dal momento dell’accoglienza a quello
del ricongiungimento con i genitori.
La mia posizione è stata prevalentemente quella di osservatrice esterna, nonostante talvolta sia
stato inevitabile un mio coinvolgimento da parte dei bambini, incuriositi dalla mia presenza.
Per ciascun servizio avevo predisposto un fascicolo che mi consentisse, a fianco di ciascun
indicatore, di annotare le motivazioni di una certa valutazione o alcuni aspetti salienti che lo
caratterizzavano. Questa modalità mi è risultata molto utile soprattutto al momento della
rielaborazione delle osservazioni e della valutazione.
Ho proceduto inizialmente annotando a margine eventuali dettagli relativi a quanto stavo
osservando ed un una prima valutazione, tralasciando e posticipando quegli aspetti che per poter
essere valutati necessitavano di un colloquio con l’educatrice o con i genitori.
●
Raccolta delle informazioni dall’educatrice
Al termine della mattinata, in genere quando i bambini dormivano, ho rivolto alcune domande
all’educatrice, sempre cercando di non essere troppo diretta in modo da non indurre certe risposte
piuttosto che altre; solo nei casi in cui l'educatrice non approfondiva l'aspetto che stavo indagando
ho chiesto informazioni in modo più mirato.
●
Colloqui con i genitori
Anche per quanto riguarda i colloqui con i genitori ho agito allo stesso modo, cercando i lasciarli
parlare liberamente il più possibile e senza porre quesiti troppo mirati. Ho generalmente iniziato
chiedendo loro come mai avevano scelto quella tipologia di servizio e quali erano secondo loro gli
aspetti positivi e negativi che lo caratterizzavano, facendomi poi raccontare il loro rapporto con
l’educatrice/gruppo di lavoro.
●
Rielaborazione delle osservazioni e valutazione
Al termine di ciascuna giornata ho ripreso in esame le osservazioni effettuate nel servizio e ho
proceduto con la valutazione definitiva, facendo riferimento alle valutazioni provvisorie e alle
annotazioni che avevo raccolto durante la mia permanenza all’interno del servizio.
29
PUNTI DI FORZA DELLO STRUMENTO
Lo strumento si è rivelato di pratico utilizzo: gli indicatori sono ben organizzati in categorie che
consentono di individuare velocemente in quale area rientra il fatto osservato. Questa suddivisione
sistematica facilita inoltre l’osservazione anche perché non è necessario “saltare” da una parte
all’altra della tabella durante l’osservazione.
PUNTI DI DEBOLEZZA DELLO STRUMENTO
La scala di valutazione utilizzata è a mio parere troppo ridotta in quanto risulta spesso difficoltoso
riuscire a collocare il servizio in uno dei soli 5 step qualitativi previsti; l’impossibilità di usufruire di
ulteriori livelli intermedi, infatti, tende a fornire risultati meno precisi. Le differenze qualitative
tra un servizio e l’altro risultano spesso inappropriatamente minimizzate o esagerate, rendendo
quindi meno attendibile un’eventuale comparazione dei risultati.
Potrebbe essere utile sperimentare una scala valutativa su 7 step qualitativi.
●
Valutazione della soddisfazione delle famiglie
Ho riscontrato che i genitori intervistati (17 su 22, di cui 5 telefonate), che si sono comunque
rivelati abbastanza disponibili al colloquio, tendono a non “compromettersi” particolarmente e a
fornire giudizi estremamente positivi anche nei casi in cui in realtà esistevano tensioni. Ciò è a mio
avviso dovuto allo scarso “anonimato” che caratterizza un’intervista faccia a faccia; infatti i 5
genitori che ho contattato telefonicamente (e che non ho mai incontrato di persona) si sono rivelati
più disponibili al dialogo e a descrizioni più particolareggiate del loro rapporto con il servizio.
Si potrebbe sperimentare l’elaborazione di un questionario anonimo e a risposte aperte che i
genitori potrebbero riconsegnare in busta chiusa.
●
Necessità di ripetute osservazioni
La valutazione di un buon numero di indicatori risulta particolarmente difficoltosa, se non
impossibile, in un solo giorno di osservazione.
Alcuni indicatori si riferiscono ad aspetti del servizio che variano nel tempo e che perciò
richiederebbero un periodo d’osservazione più prolungato.
Gli indicatori a cui mi riferisco sono:
- Modificazione ragionata degli spazi in relazione ai progressi dei bambini
- Arricchimento progressivo del gioco libero
30
- Arricchimento progressivo delle attività strutturate
Ci sono poi indicatori il cui livello qualitativo è correlato alla loro regolarità all’interno del servizio e
che non è possibile valutare in una sola giornata; ad esempio:
- Regolarità delle routine quotidiane
- Flessibilità delle transizioni tra i vari momenti della giornata.
- Frequenza e coerenza delle attività strutturate
- Frequenza e del gioco libero
Altri indicatori, invece, risultano difficili da valutare in una sola giornata perché non
necessariamente vengono a verificarsi le condizioni affinché siano osservabili:
- Capacità di accogliere l’eventuale manifestazione di dispiacere del bambino (non reprime il pianto)
- Riconoscimento e promozione delle particolarità legate alle diversità (di genere, etniche, culturali,
psicofisiche)
- Consentire ai bambini la risoluzione dei conflitti
- Favorire i bambini nella risoluzione dei conflitti
- Favorire le iniziative spontanee dei giochi di gruppo
- Utilizzo di strategie di promozione dall’interno
●
Oggettività
Per molti indicatori è necessario fare riferimento quasi esclusivamente a quanto riportato
dall’educatrice, trattandosi di aspetti del servizio che risultano difficilmente riscontrabili da un
osservatore esterno in un breve periodo d’osservazione:
- (attività strutturate) Adattamento all’interesse dei singoli bambini
- Capacità di organizzare il proprio lavoro in maniera funzionale al progetto educativo
- Capacità di lavorare in gruppo, equipe
- Rielaborazione delle osservazioni effettuate
- Utilizzare la rielaborazione delle osservazioni per introdurre cambiamenti
- (rapporto servizio/famiglie) Capacità di ascolto
- (rapporto servizio/famiglie) Capacità di negoziazione in risposta alle esigenze dei
genitori
- (rapporto servizio/famiglie) Capacità di rispondere alle domande dei genitori
- (rapporto servizio/famiglie) La capacità di mantenere un giusto grado di vicinanza/lontananza
rispetto ai genitori
-
(rapporto servizio/famiglie) La capacità di non farsi coinvolgere nelle dinamiche interfamiliari e
intrafamiliari.
31
●
Valutazione del rispetto delle norme di sicurezza
Per la valutazione di questo aspetto è necessario fare riferimento solo a quanto detto
dall’educatrice in quanto pare non esista un modulo scritto a prova del sopralluogo ma soprattutto
delle eventuali modifiche seguenti ad esso.
Nel caso delle realtà domestiche e quindi quelle più soggette a cambiamenti sarebbero poi opportuni
dei controlli periodici nel caso vengano modificati gli spazi o aggiunti arredi.
●
Valutazione del rispetto delle norme igieniche
In assenza di un modulo scritto è difficile constatare l’effettiva accuratezza del rispetto delle
norme igieniche e della pianificazione dei lavori.
●
Lo spazio esterno
Mi sono talvolta travata in difficoltà nel valutare la qualità di questo aspetto in quanto la mancanza
di uno degli aspetti presi in esame, ad esempio un parco pubblico nelle immediate vicinanze,
penalizzava la valutazione nonostante un altro aspetto, come lo spazio esclusivo disponibile, fosse di
qualità estremamente elevata e potesse essere considerabile come alternativo.
Sarebbero utile che venissero stabilite e specificate delle precise modalità di
valutazione da seguire in questi casi.
ALTRE CONSIDERAZIONI
●
Qualità del contesto
In particolare per quanto riguarda l’organizzazione dello spazio interno, gli arredi e i materiali, una
eventuale comparazione dei livelli qualitativi raggiunti da ciascun servizio osservato risulta a mio
parere pienamente attendibile solo se si tengono separati i servizi che si svolgono in ambiente
domestico dai P.G.E..
●
L’organizzazione del tempo
L’indicatore “Flessibilità delle transizioni tra i vari momenti della giornata” potrebbe secondo me
essere assimilato a “Tempi distesi per le diverse attività (attenzione ai ritmi e tempi personali del
bambino)” in quanto il primo è strettamente correlato al secondo.
●
Definizioni
Sarebbe utile allegare allo strumento una descrizione esplicativa di ciascun indicatore, affinché
l’osservatore abbia ben chiari tutti gli aspetti da prendere in considerazione e possa valutarli in
base ad una definizione di qualità ottima o modello ideale degli stessi.
32
Ho sperimentato questa necessità in prima persona, in particolare per quanto riguarda i seguenti
indicatori:
- Accessibilità degli spazi
- Coerenza delle attività all’esterno con il progetto educativo
- Coerenza del gioco libero
- Arricchimento progressivo del gioco libero
- Cura nella stesura della programmazione educativa
- Capacità di organizzare il proprio lavoro in maniera funzionale al progetto educativo
- Produzione di documentazione differenziata a seconda dei destinatari.
- Capacità di lavorare in gruppo/èquipe
- Capacità di ascolto nei confronti delle famiglie
- Capacità di negoziazione in risposta alle esigenze dei genitori.
- Capacità di rispondere alle domande dei genitori
- Capacità di organizzarsi in autonomia.
●
Calcolo valutazione complessiva
Sarebbe utile definire secondo quali modalità calcolare la qualità media del servizio.
In questa sede ho calcolato la media dei valori per ciascuna sottocategoria di indicatori (es.
organizzazione dello spazio interno) e ho utilizzato la media di ciascun di esse per valutare la media
del set in cui erano inclusi (es. qualità del contesto); ho poi utilizzato la media di ciascun set per
calcolare la qualità media di ciascun sistema (ed. microsistema) e calcolato infine la media tra i tre
sistemi per ottenere il livello qualitativo complessivo del servizio.
Ho però notato che i risultati variano sensibilmente utilizzando altri metodi, in particolare per
quanto riguarda il microsistema, che include moltissimi indicatori a differenza di mesosistema ed
esosistema che non presentano sottocategorie. Per questo motivo, per rendere i risultati più
omogenei a quelli degli altri sistemi, credo che per il microsistema sia meglio eliminare il primo
passaggio (la media di ciascuna sottocategoria) e procedere con il calcolo della media di ciascun set
(es. qualità del contesto) per poi ottenere la media complessiva del sistema in base ad essi.
_________________________________________________________________________
Il sottogruppo dopo la sperimentazione della scheda sugli indicatori ha lungamente discusso e alla
luce delle considerazioni emerse ha convenuto sulla necessità di continuare il lavoro iniziato, nel
prossimo anno scolastico,
apportando alcune modifiche ed integrando la scheda anche con una
parte relativa al macrosistema e con una “legenda” esemplificativa dei termini usati.
33
COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
MAPPE DEI SERVIZI SPERIMENTALI
A CONFRONTO :
DAL 2001 AL 2007
PROVINCIA DI BOLOGNA – ASSESSORATO AI SERVIZI SOCIALI E SANITA’
34
ANNO SCOLASTICO 20012001-2002: 10 servizi di educatrice familiare
Comune Calderara di Reno
1 piccolo gruppo educativo
Comune Zola Predosa
3 educi familiari
Comune Bologna
6 piccoli gruppi educativi
Castel Guelfo
1 piccolo gruppo ducativo
Comune Casalecchio di Reno
2 educatrici familiari
1 educatrice domiciliare
Comune Imola
8 piccoli gruppi
Comune Grizzana Moranti
1 piccolo gruppo educativo
1 educ.domiciliare
Comune Monghidoro
1 educ. domiciliare
Comune San Lazzaro
1 educ. familiare
ANNO SCOLASTICO 20062006-2007: 17 piccoli gruppi educativi, 3 educatrici domiciliari, 6 educatrici familiari
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i servizi sperimentali del territorio provinciale bolognese