ll ao lo to giov er i ns Oscar Luigi Scalfaro e la sua devozione lauretana i an POSTE ITALIANE SPA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN La messa in onore della Madonna di Loreto Ce dal n. 4 - APRILE 2012 nt ro G anni P iov INDIC AZIONI UTILI ORARI Basilica della Santa Casa ore 6.15-20 (aprile-settembre) ore 6.45-19 (ottobre-marzo) La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30. Sante Messe Sabato e giorni feriali ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa) ore 17 e 18.30 (aprile-settembre) ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo) Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo) Domenica e giorni festivi ore 7, 8, 9, 10, 11, 12 ore 17, 18, 19 (aprile-settembre) ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo) Confessioni Giorni feriali ore 7-12.10 ore 16.00-19 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Giorni festivi ore 7-12.30 ore 16-19.30 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Adorazione eucaristica quotidiana Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12 Sagrestia Basilica Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19. Prenotazioni Sante Messe, stesso orario. Celebrazione Battesimo Prima domenica di ogni mese: ore 17 (Basilica Santa Casa). Celebrazione Cresima Primo sabato di ogni mese: ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre) Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti. Celebrazione Matrimonio Informazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12. Congregazione Santa Casa-Negozio (a sinistra della facciata della basilica). Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giugno-settembre). Ufficio Postale Loreto Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30. QUOTA ASSOCIATIVA A “IL MESSAGGIO della SANTA CASA” Ordinario …………………… Euro 20,00 Sostenitore ………………… Euro 35,00 Benemerito ………………… Euro 40,00 Estero …………………………… Euro 25,00 TELEFONI IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA Sagrestia Basilica tel. e fax 071.9747.155 Mensile del santuario di Loreto Delegazione Pontificia Congregazione Universale della Santa Casa P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN) Parroco della Santa Casa tel. 071.977130 Congregazione Santa Casa tel. 071.970104 - fax 071.9747.176 Segreteria arcivescovile tel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174 Curia Prelatura Santa Casa tel. 071.9747.242 Registrazione Tribunale di Ancona n. 7 del 12/08/1948 Iscritto nel ROC con il numero 2120 Direttore responsabile ed editoriale Padre Giuseppe Santarelli Redattore Padre Ferdinando Montesi Rettore Basilica tel. e fax 071.9747.154 Consiglio di redazione Padre Stefano Vita Don Giacomo Ruggeri Suor Barbara Anselmi Dott. Vito Punzi Archivio-Biblioteca Santa Casa tel. 071.9747.160 Imprimi potest + Mons. Giovanni Tonucci, Delegato Pontificio Loreto, 15 marzo 2012 Libreria Santa Casa tel. 071.9747.178 Casa accoglienza malati e pellegrini tel. 071.9747.200 Albergo Madonna di Loreto tel. 071.970298 - fax 071.9747.218 Museo-Antico Tesoro tel. 071.9747.198. Dal 1° dicembre al 31 marzo aperto con orario: 10-13; 15-18. Dal 1° aprile al 30 novembre aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con orario: 9-13; 16-19. Guide turistiche tel. 071.970104 Questo periodico è associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) La collaborazione alla rivista è gratuita Stampa Aniballi Grafiche s.r.l., Ancona Tel. 071.2861583 - Fax 071.2861735 [email protected] - www.aniballi.it “Il Messaggio” esce anche in inglese: THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE E-MAIL [email protected] [email protected] SITI INTERNET www.santuarioloreto.it Messe in diretta su www.santafamigliatv.it ore 7.30 dalla S. Casa/ore 18.30 dalla Basilica COME RAGGIUNGERCI… Autostrade Bologna-Ancona-Bari e Roma-Pescara-Ancona: uscita Loreto. Linee ferroviarie Milano-Bologna-Ancona-Lecce con discesa Loreto alle stazioni di Loreto e Ancona, e Roma-Falconara-Ancona, con servizio di autocorriere da Ancona *. Aeroporto “R. Sanzio” di Ancona-Falconara, 30 km da Loreto. * Servizio Autobus ANCONA PER LORETO Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15 Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15 Servizio Autobus LORETO PER ANCONA Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00 13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25 Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15 Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15 15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15 Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15 Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50 14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55 Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55 S 124 OMMARIO EDITORIALE La messa in onore della Madonna di Loreto p. Giuseppe Santarelli 125 LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO La profetessa Culda e il libro della legge mons. Giovanni Tonucci 126 In copertina: Melozzo da Forlì, Angelo con calice. Sagrestia di S. Marco, Basilica di Loreto. 127 LETTERE AL “MESSAGGIO” CATECHESI MARIANA “Venite e vedrete”: la fede che si fa vera intelligenza alla scuola di Maria fr. Stefano Vita SPIRITUALITÀ 129 Diventare santi sor. Francesca Entisciò 131 Z come Zelo sr. Maria Elisabetta Patrizi 133 STUDI E APPROFONDIMENTI Misteri clamorosi e silenzio di Dio /2 p.Tarcisio Stramare 136 n. 4 - APRILE 2012 SIMBOLOGIA MARIANA La quercia Filippo Di Cuffa “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.” Benedetto XVI 137 OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO Santa Giuseppina Bakhita (1868-1947) p. Marcello Montanari 139 inserto giovani 143 IL “MESSAGGIO” INTERVISTA… dal Centro Giovanni Paolo ll Agnese Hori /2 Vito Punzi 124 129 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA 144 Tre versi di Dante e una dissertazione accademica Giuseppe Santarelli 147 148 Restaurato il «Battesimo di Gesù» di Lorenzo Lotto IN MEMORIA DI… Oscar Luigi Scalfaro, grande devoto della Madonna di Loreto G. S. 137 148 150 154 155 156 LORETO NEL MONDO SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE VITA DEL SANTUARIO Loreto sotto la neve NOTIZIE FLASH IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 EDITORIALE La messa in onore della Madonna di Loreto P. GIUSEPPE SANTARELLI - DIRETTORE M 124 Floriano Bodini, Logo del VII Centenario Lauretano (1994). La Madonna di Loreto davanti alla sua Casa galleggiante sulle onde del mare. olti devoti della Madonna di Loreto si chiedono perché mai le memorie liturgiche della Vergine di Lourdes (11 febbraio), di Fatima (13 maggio) e di Guadalupe (9 dicembre) siano facoltative in tutta la Chiesa, mentre la memoria della Beata Vergine di Loreto (10 dicembre) non lo è. È un interrogativo a cui è difficile rispondere, soprattutto se si tiene presente che il beato Giovanni Paolo II, nella «Lettera per il VII Centenario Lauretano», ha definito la Santa Casa «primo santuario mariano di portata internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore mariano della Cristianità», e che la Santa Sede, il 4 marzo 1997, a norma del canone 1231 del Codice di Diritto Canonico, lo ha dichiarato internazionale, privilegiandolo su altri celebri luoghi di pellegrinaggio. Nei secoli XVII e XVIII la festa liturgica della Beata Vergine di Loreto è stata celebrata con messa e ufficio propri in Italia e in altri Paesi cattolici. Dopo alterne vicende, sotto il pontificato di Benedetto XV, la celebrazione liturgica fu di nuovo estesa a tutta l’Italia, ma essa fu abolita durante il pontificato del beato Giovanni XXIII, in applicazione della «Istruzione» della Congregazione dei Riti del 14 febbraio 1960, nel contesto della revisione dei calendari particolari. Diverse sono le ragioni che legittimano la restituzione della memoria facoltativa per l’Italia e per l’intera Chiesa. Anzitutto l’eccezionale diffusione del culto mariano-lauretano nel mondo. Secondo l’ultimo censimento effettuato in materia (giugno 2011), sono 4.235 le testimonianze e i segni di culto mariano-lauretano in 92 Stati, di cui 700 chiese (diverse con il titolo di santuario), 156 parrocchie, 351 riproduzioni della Santa Casa, 277 cappelle, 1.476 statue, 1.054 dipinti, eccetera. Si aggiunga che la Madonna di Loreto è stata proclamata da Benedetto XV nel 1920 Patrona universale dei viaggiatori in aereo, i quali oggi sono decine e decine di migliaia ogni giorno. In moltissimi aeroporti di Paesi cattolici si trovano cappelle dedicate alla Vergine Lauretana. Già da vari anni si stanno prendendo iniziative presso le sedi competenti, perché la memoria della Beata Vergine di Loreto venga estesa all’Italia prima e alla Chiesa universale poi. Un effetto di tale reiterata istanza è stato l’inserimento della sua messa votiva negli aggiornamenti del Messale Romano (edizione 2003), per cui, chi lo desidera, il 10 dicembre può celebrarla, secondo il testo approvato dalla Congregazione per il Culto Divino il 27 novembre 1982 per le Marche, che venerano la Vergine Lauretana quale principale Patrona. Ma è troppo poco! Si auspica veramente che la Conferenza Episcopale Italiana si pronunci favorevolmente a riguardo, al fine di poter giungere poi al riconoscimento per tutta la Chiesa da parte della Congregazione del Culto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO La profetessa Culda e il libro della legge MONS. GIOVANNI TONUCCI L’ - ARCIVESCOVO DI LORETO ultimo personaggio femminile nei libri storici ci è noto soltanto per il suo nome – Culda – e per la sua qualifica – profetessa. Di lei non sappiamo niente altro, a parte l’informazione, per noi del tutto inutile, che suo marito si chiamava Sallum e che abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme (2Re 22,11-20; 2Cr 34,22-28). Neppure ci viene detto quale fosse l’origine della sua missione profetica né in quale modo il Signore le facesse conoscere la sua volontà. Culda appare all’improvviso e, una volta compiuta l’opera che le è stata richiesta, scompare dalla narrazione. È chiamata in causa per un episodio il cui significato non è del tutto chiaro, accaduto a Gerusalemme durante il regno di Giosia. Questi era un sovrano buono e sinceramente dedito alla riforma religiosa del suo popolo, che sembrava aver dimenticato del tutto la speciale relazione che Dio aveva scelto di avere con lui. Una necessità urgente della riforma era quella di restaurare il tempio del Signore, che, durante il lungo regno dell’empio Manasse e quindi nei due anni in cui governò suo figlio Amon, era stato lasciato in un triste abbandono. Durante i lavori di ripristino, in qualche angolo nascosto del tempio, il sommo sacerdote trovò un volume, che, dopo una prima lettura, fu identificato come ‘il libro della legge’. Quando il testo fu letto davanti al re Giosia, questi fu colto da una profonda commozione, espressa, secondo l’uso di allora, con il gesto di strapparsi i vestiti. Se quella scritta nel libro era la volontà di Dio, era evidente che per troppo tempo gli Ebrei non avevano rispettato le leggi ed erano quindi gravemente colpevoli e degni di punizione. Di qui il dolore del re, che riassumeva nella sua persona la responsabilità del bene e del male operati dal popolo intero. Il re Giosia chiese allora di consultare il Signore, attraverso la profetessa Culda. Ai cinque autorevoli personaggi inviati da lei, Culda fece conoscere la parola di Dio, indirizzata al re: “Il popolo ha abbandonato l’alleanza con me e quindi questo luogo sarà distrutto; in considerazione, però, della tua sincerità, la punizione sarà inflitta dopo la tua morte”. La distruzione di Gerusalemme e la dispersione del popolo, costretto all’esilio, erano ormai vicine, ed accaddero infatti durante il regno di Ioiachìn, nipote di Giosia, per opera del re di Babilonia, Nabucodonosor. Culda profetizzò questo evento e poi scomparve, senza essere più menzionata, come non era stata menzionata prima. Quanto al libro Miniatura del secolo XV, Consultazione della profetessa Culda, Biblia de Alba, Madrid, Palacio de Liria. LETTERE AL “MESSAGGIO” 126 che fu allora trovato, si pensa comunemente che si sia trattato del quinto libro del Pentateuco, il Deuteronomio, o almeno della sua parte in cui erano codificate le leggi. Quel testo sarebbe stato redatto durante la riforma religiosa condotta dal re Ezechia, conservato nel tempio e poi dimenticato, nei lunghi anni del regno di Manasse. Un’altra ipotesi, più fantasiosa ma certamente più interessante, sarebbe quella che il testo fosse stato scritto dai consiglieri del re Giosia, e che, per dare ad esso una speciale autorevolezza, si sia inventata la storia del ritrovamento nel tempio. Un trucco, insomma, architettato al fine di dare maggiore forza e consistenza allo sforzo operato da Giosia per riportare il regno di Giuda alla fedeltà all’alleanza con il Signore. Potremmo pensare che questa donna, che viene appena ricordata, abbia poco da dirci e che la sua breve comparsa sia soltanto un dettaglio secondario nella storia della salvezza. Certamente, la parte che Dio le ha assegnato nel dramma del suo popolo è breve, ma ha in sé una forte carica esemplare. Culda rimane nel nostro ricordo come una voce, che esiste solo per annunciare la parola di Dio e si nasconde dietro quella parola. Ricordiamo un’altra voce, che si definì come tale e il cui compito è stato quello di preparare l’accoglienza della Parola fatta carne, Gesù di Nazaret. L’esempio di Culda rivive in Giovanni il Battista, che parla ma poi scompare, quando viene colui che è più forte di lui. L’esempio di Culda deve essere vissuto da ciascuno di noi, che abbiamo il compito di annunciare la Parola di Dio e non la nostra. In questo annuncio sta la nostra missione e la nostra grandezza, anche se il nostro nome sarà appena ricordato, come quello di Culda, o non sarà ricordato affatto, come per la grande folla di testimoni anonimi, il cui nome e il cui volto sono incisi sulle palme delle mani di Dio (v. Isaia 49,16). IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 Un infermo chiede corrispondenza epistolare Pubblichiamo una lettera del nostro associato Antonio Palmisano, residente a Martina Franca (via Massafra, Case popolari Pal. 2), affetto da una grave infermità sopportata con grande fiducia in Dio, pur nel desiderio di un’umana solidarietà, magari attraverso una semplice corrispondenza epistolare. Caro padre, sono Antonio Palmisano, affetto da spina bifida microspinale e ho bisogno di assistenza. Mi manca la forza per andare avanti. Ho fede nel Signore e per questo mi affido a Lui per apprezzare maggiormente la vita. Mi lascio guidare volentieri dalla sua mano, specialmente in questo periodo, in cui vedo mio padre che sta male a causa di una malattia ai bronchi. Prego tanto che sia sereno e tranquillo, perché si preoccupa per le difficoltà in cui ci troviamo e quelle che dobbiamo affrontare. Mio padre e mia madre hanno fatto tanto per me e io vorrei fare qualcosa per loro e desidero che possano vedermi con il sorriso sulle labbra, perché a volte sono triste e mi sento solo. Desidererei che lei, padre, pubblicasse la mia lettera per ricevere lettere da persone amiche, ciò che mi renderebbe felice. Attendo sempre il postino con gioia e mi sento felice nel ricevere lettere o cartoline. Auguri, padre. Preghi per me. Antonio Palmisano Un giovane infermo a Loreto, accompagnato da una dama. CATECHESI MARIANA FR. STEFANO VITA FFB In preparazione all’Anno della Fede “Venite e vedrete”: la fede che si fa vera intelligenza alla scuola di Maria La fede di Maria: ascolto che si fa vera intelligenza I l Sì della Vergine Maria è come una porta che ci apre sul mistero dell’amore di Dio, il solo che può illuminare pienamente il mistero della vita dell’uomo. Per cogliere il valore e la profondità di questo atto di fiducia della fanciulla di Nazaret, dobbiamo volgere l’attenzione su un aspetto essenziale della sua vita. Maria è la donna ebraica per eccellenza. Il popolo ebraico è il popolo dell’attesa, è il popolo eletto, il popolo te- so verso la venuta del Messia e Maria è colei che in tutto il popolo ebraico maggiormente incarna questa attesa. Un’attesa che si traduce in un atteggiamento di attento e amoroso ascolto e accoglienza della Parola di Dio e della sua opera, che si manifesta negli eventi misteriosi della vita del Figlio. Nella mente e nel cuore della Vergine Maria certamente risuonavano le parole del Salmo 118, che dice: “La mia sorte, ho detto, Signore, è custodire le tue parole […] Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti e la custodirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore […] Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Per tale ragione ella conservava, meditava e tratteneva nel suo cuore tutte le cose che stavano avvenendo nella sua vita e nella vita del Figlio, come sottolinea in due circostanze san Luca nel suo Vangelo. Dopo gli eventi misteriosi che hanno caratterizzato la nascita di Gesù, “Maria, da parte sua, - scrive l’evan- Modesto Faustini, Maria in meditazione della Parola di Dio, particolare della Santa Famiglia, Loreto, Cappella Spagnola (1890). «Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). gelista - serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). A seguito dell’episodio del ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio e dopo le parole, per lei non comprensibili, del Figlio, Maria “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Maria, in questi passaggi del Vangelo, viene rappresentata con i due verbi “serbava” e “meditava”. Il primo verbo suggerisce il concetto del “custodire insieme” e cioè l’accogliere l’evento e la parola divina, aderendo ad essa con un’attenzione amorosa. Ancor più precisamente, nell’originale greco san Luca usa un verbo che significa “custodisce attraverso il tempo”. Nel ricordo costante della Parola accolta e amata, il cuore di Maria quindi incontra la Luce, che è Dio, e contestualmente cresce nella conoscenza del Signore. Possiamo affermare quindi che il termine indica l’obbedienza nella fede, che Maria incarna in modo esemplare. Il secondo verbo, “meditare”, nell’originale greco significa letteralmente “mettere insieme” ed ha la stessa radice della parola “simbolo”, la quale “mette insieme” una realtà concreta e un significato superiore, un elemento dell’esperienza e un valore spirituale. Maria dunque “mette insieme” gli eventi che stanno segnando la sua vita e quella del Figlio, scoprendo che essi celano un significato “simbolico”, IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 127 cioè superiore. Maria, nella meditazione interiore, intuisce il progetto profondo e alto sotteso alla sua storia e a quella del Figlio. Ella pertanto diventa la sapiente per eccellenza che penetra nei segreti delle vicende umane, intuendovi il disegno di salvezza che Dio sta intessendo; o, ancor meglio, Maria si lascia condurre da Dio nel significato profondo e alto delle vicende umane. È così che ella vive la vera intelligenza. Ella, condotta da Lui, vive l’intelligenza della fede, che sa cogliere il dito di Dio stesso negli eventi della storia personale e dell’intera umanità. In questa dinamica si attua la reciproca complementarietà tra fede e ragione. 128 “Venite e vedrete”: per una ragione illuminata dalla fede È la stessa dinamica che Gesù chiede ai primi discepoli nella narrazione dell’evangelista Giovanni. Siamo al capitolo 1, versetti 35-39: “Il giorno dopo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”. I suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”. “Venite e vedrete”, dice il Signore ai discepoli. “Venite” è la chiamata di Dio che chiede un atto di fiducia, di fede. “Vedrete” è l’esperienza che i discepoli vivono per aver risposto alla chiamata, nella quale, attraverso la propria ragione e la propria intelligenza, illuminati dalla fede riescono a cogliere gradualmente il progetto di Dio nella loro vita, come seme che cresce. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 Bartolomeo Corradini, detto Fra Carnevale, attribuzione, Giovanni Battista, Loreto, Museo-Antico Tesoro. «Ecco l’Agnello di Dio!». La potenza “performativa” della Parola di Dio “è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12). E ancora: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. Questa esperienza fa di noi delle persone vere, nel senso di persone che sanno vivere ogni giorno la somiglianza con Dio, attraverso le proprie scelte, le proprie azioni, i propri pensieri e sentimenti. Solo così l’uomo, come Maria, sarà capace di cogliere l’agire di Dio nella storia della salvezza e nella propria vicenda personale. Conclusione Le considerazioni sino ad ora esposte ci dicono che il Signore ci chiede una fede matura, che sappia adoperare tutte le qualità e i talenti naturali ricevuti da Dio a servizio del Vangelo. Un cammino di ascolto fiducioso e cordiale della Parola di Dio plasma il nostro essere e il nostro intelletto, permettendo alla nostra umanità, con tutte le sue facoltà, di raggiungere la sua massima maturazione ed espressione. La Parola di Dio infatti ha un carattere performativo (Benedetto XVI, Verbum Domini, n. 53), in quanto è operante ed efficace e cioè capace di educare la nostra coscienza, quale sacrario della presenza di Dio in noi, per condurci ad una comunione sempre più profonda e intima con Lui, ad una amicizia sempre più trasparente e sincera con il Signore. Nella storia della salvezza infatti non c’è separazione tra ciò che Dio dice e opera. La sua Parola Illuminato e forgiato dalla Parola di Dio, l’uomo, di fronte al mistero dell’agire di Dio stesso, non si trova confuso, incerto e disorientato, ma saprà assumere un atteggiamento di abbandono fiducioso, in un continuo desiderio di incontrarlo e servirlo. Le parole del Signore trasmesse dal profeta Isaia non diventano allora macigni sulle sue spalle, ma un orizzonte liberante: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie, oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8-9). “D’altronde, - ci ricorda ancora papa Benedetto XVI nella Verbum Domini al n. 36 - la religione del Logos incarnato non potrà che mostrarsi profondamente ragionevole all’uomo che sinceramente cerca la verità e il senso ultimo della propria vita e della storia”. SPIRITUALITÀ SOR. FRANCESCA ENTISCIÒ FFB Diventare santi “Già gli uomini nuovi sono sparsi in tutta la terra. Alcuni sono ancora difficilmente riconoscibili; ma altri possiamo riconoscerli. Di tanto in tanto li incontriamo. Le loro voci e le loro facce sono diverse dalle nostre: più forti, più calme, più liete, più raggianti. Questi uomini partono da dove i più di noi si arrestano. Sono riconoscibili, ma dobbiamo sapere cosa cercare. Non attirano l’attenzione su di sé. Tu immagini di far loro del bene, mentre sono loro a fartene. Ti amano più di quanto ti amino gli altri uomini, ma hanno meno biso- gno di te. Sembrano, di solito, avere una quantità di tempo a disposizione, e tu ti domandi da dove gli venga. Quando abbiamo riconosciuto uno di essi, riconoscere il successivo ci riesce molto più facile. E io sospetto molto fortemente (ma come faccio a saperlo?) che essi si riconoscano tra loro immediatamente e infallibilmente, al di là di ogni barriera di colore, sesso, classe, età, e anche dottrina. Diventare santi è un po’ come aderire a una società segreta. Per dirla in termini molto riduttivi dev’essere un gran divertimento”. (C. S. Lewis) C redo che almeno una volta nella vita ciascuno di noi abbia incontrato un uomo o una donna di Dio. Impossibile non averli riconosciuti fra tanti, impossibile cancellarne il ricordo dal cuore per una parola ricevuta, una preghiera o semplicemente per uno sguardo profondo di pace. Il Signore pone sul nostro cammino queste figure meravigliose per incoraggiarci, per mostrarci che è una strada percorribile a tutti; guardandole e imitandole, esse ci danno forza per affrontare le difficoltà. È interessante pensare che questi incontri raramente si fanno lontano dal luogo dove siamo, quasi come se il Signore volesse dirci che ci vuole santi proprio lì, nel lavoro che svolgiamo, nelle occupazioni quotidiane che ci competono, anche nelle faccende domestiche, sia che laviamo i piatti, sia che accogliamo qualcuno. Dio è con noi sempre e vuole essere incontrato nella prossimità della nostra vita ordinaria. Proprio lì ci viene a cercare: IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 129 poterlo riconoscere e per far sì che venga riconosciuto in ciascuno di noi. Innanzitutto l’uomo nuovo ha uno sguardo trasfigurato, raggiante e questo vuol dire che passa molto tempo in preghiera. Non dobbiamo avere paura di pregare e di pregare molto. E per pregare bene è necessario pregare molto, perché in questo molto Dio agisce in me misteriosamente, plasmando la mia anima, parlando al mio cuore. Gesù è il nostro modello unico e Lui per primo ha passato lunghe ore in preghiera, in particolare durante la notte; questa è la fonte dell’efficacia del suo apostolato. Pregare molto ha l’effetto immediato di aumentare in me l’amore, che poi restituisco intorno a me anche senza accorgermene, proprio perché non ho più bisogno di sapere che sto amando: entro in un tempo eterno e ridòno semplicemente l’abbondanza delle benedizioni che ricevo. Ecco perché gli uomini nuovi si riconoscono tra loro: essi sono completamente fuori di sé, non si curano più di pensare a se stessi, per poter riversare tutto l’amore nei fratelli. E questo avviene e basta: non c’è una formula, c’è solo il desiderio ardente che Dio sia tutto in tutti. Quando si capisce che questa è una missione che abbiamo tutti, cresce il desiderio di essere anche noi questi uomini nuovi e di incontrarsi sulle strade del mondo, e quando ci si riconosce accade quello che avvenne tra Maria ed Elisabetta: un’esultanza, un’esplosione di gioia, nello Spirito Santo. “Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi”. (don Tonino Bello) nei nostri dubbi, nei nostri problemi, ribalta la nostra visione ristretta con la testimonianza luminosa di persone che lo portano nel cuore e negli occhi. Riconoscere 130 La prima parola su cui ci vogliamo soffermare è riconoscere. Innanzitutto per riconoscere bisogna aver conosciuto, cioè poter ritrovare i tratti, le caratteristiche che mi dicono la verità di quello che sto cercando. Per riconoscere qualcuno bisogna essere vigilanti, attenti, sapere cosa cerchiamo e perché stiamo cercando. Nella vita spirituale è molto importante avere qualcuno con cui condividere il cammino della fede, qualcuno che conosca un pochino meglio la via e ci sappia indirizzare verso il bene, a fare le scelte giuste. Quando si parla lo stesso linguaggio dell’amore in Dio, necessariamente ci si riconosce e questo riconoscersi non è solo il frutto della bellezza del camminare insieme, ma spesso è un dono che Dio fa per ravvivare nel nostro cuore il desiderio di possedere Lui e affrettare così la venuta del suo Regno. Non dobbiamo dimenticare che essere santi non è un’opzione, è dovere di ogni cristiano e ciascuno di noi dovrebbe sentire l’urgenza di essere questo uomo nuovo per il fratello. L’uomo nuovo Vogliamo provare a fissare lo sguardo sulle caratteristiche di questo uomo nuovo, tracciarne brevemente i tratti e trovare degli spunti utili per la nostra vita, per Don Andrea Principini è il nuovo vicario generale della Delegazione Pontificia IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 l 6 marzo l’arcivescovo Giovanni Tonucci, delegato pontificio per il santuario della Santa Casa, a seguito del documento firmato il 29 febbraio 2012 dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha comunicato che è stato nominato nuovo vicario generale della Delegazione Pontificia don Andrea Principini del clero della Prelatura di Loreto, il quale subentra a padre Stefano Vita della Fraternità Francescana di Betania, che lascia dopo due trienni di servizio, essendo stato eletto vicario generale del suo istituto. Nel contempo l’arcivescovo Tonucci ha comunicato i nomi del nuovo Consiglio di Amministrazione, il quale, oltre allo stesso delegato, presidente, e al vicario generale, comprende i seguenti consiglieri: p. Stefano Vita, dott. Claudio Quattrini, dott. Giambattista Santucci e dott. Andrea Ambrogini. Il Collegio dei revisori dei conti è restato lo stesso: dott. Marco Lori, presidente, dott. Giorgio Ciccioriccio e dott. Alberico Novelli, membri. Nella foto: l’arcivescovo Tonucci con il nuovo vicario generale don Andrea Principini. (Foto Montesi) I SPIRITUALITÀ SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI SFM L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z Z come Zelo NELL’ANTICO TESTAMENTO L a parola “zelo” mi fa subito venire in mente la dichiarazione del profeta Elia: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti…» (1Re 19,10). “Zelo”, in questo testo e in altri dell’Antico Testamento, è l’equivalente di un’ardente gelosia che descrive l’amore appassionato di Dio per il suo popolo. Di esso sono colmi anche i suoi profeti, e ogni autentico “uomo di Dio”, suo servo fedele. L’ETIMOLOGIA Dal lato etimologico, è interessante rilevare che la pa- rola greca zèlos deriva da una radice significante “acqua bollente” o “entrare in ebollizione”, mentre la radice dell’ebraico qin’ah descrive il rossore del volto di una persona che “si riscalda appassionatamente”. Comunque, sia nell’ebraico, sia nel greco, è una collera che fa pensare al fuoco. Isaia, ad esempio, dice: «Vedranno, arrossendo, il tuo Giovanni Battista Piazzetta (1682-1754), amore geloso per il popolo, e il Elia rapito su un carro fuoco preparato per i tuoi nedi fuoco, National mici li divorerà» (26,11). GENERI DI ZELO Lo zelo può essere violento Gallery, Washington. Dice il profeta Elia: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti…». IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 131 ma non sempre è condannabile: dipende da cosa, o da chi, lo muove. Un conto, infatti, è lo zelo che nasce dall’invidia o altre passioni negative; un conto quello alimentato da una fiamma d’amore puro, come nel Cantico dei Cantici: «… perché forte come la morte è l’amore (…) le sue vampe sono vampe di fuoco» (8,6). LO ZELO DI DIO Il Dio d’Israele non è “geloso” del nostro bene, ma è mosso da zelo a nostro favore. Se non vuole che ci attacchiamo agli idoli è perché ci separano da Lui, fonte di ogni bene. La sua violenza verso gli “idoli” è perché essi ci ingannano e ci rendono schiavi. La sua santità coincide con il suo amore ardente alla verità, che Egli è, e al desiderio del nostro vero bene, che Lui stesso è, quindi alla sua santa volontà! Così «uno zelo veemente difende gli oppressi e punisce i cattivi (…) è collera che esprime l’amore di Dio»(1). Ma è anche dimostrazione della propria santità e fedeltà che salva Israele, il popolo prediletto. Così, in Ezechiele 39,25, Dio afferma: «Ora ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione della casa d’Israele e sarò geloso del mio santo nome»!. Pertanto, «se la santità è la fonte dello zelo che anima Yahweh, è il suo amore appassionato ciò che lo mette in opera»(2). 132 LO ZELO PER DIO Non di rado Dio comunica il proprio zelo a una persona scelta, come nel caso del profeta Elia. Ma anche un vero devoto, come il salmista, può esclamare: «perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me» (Sal 69,10). Altri – come farà Paolo prima della conversione – sono eccessivi e detti “zeloti”, capaci addirittura di violenza contro quelli che essi considerano “eretici” (cfr. At 23,1 ss.). LO ZELO CRISTIANO Modesto Faustini, San Giacomo maggiore (dall’alto) e San Giovanni evangelista, i «figli del tuono», mossi da zelo indiscreto. Cappella Spagnola (1890), Loreto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 Tra gli “zeloti” (espressione negativa ed esagerata del vero zelo) troviamo anche molti oppositori di Gesù. Ma i cristiani non devono lasciarsi contaminare da questo zelo disordinato. Infatti, Gesù non ha avuto atteggiamenti del genere. Egli condanna, ad esempio, la reazione dei “figli del tuono” (Giacomo e Giovanni) che gli chiesero: «vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc 9,54), riferendosi ai Samaritani che non lo vollero ricevere. Ma se Gesù rigetta ogni spirito “zelota”, egli è pieno di vero zelo per il Regno del Padre suo, per accedere al quale può essere necessario sacrificare anche STUDI E APPROFONDIMENTI la propria vita. Lo zelo cristiano, per amore del Signore, non dovrebbe mai diventare quello di uno “zelota”, bensì tendere al vero bene dei fratelli e di tutta l’umanità, ricercando quei “doni migliori” che si concentrano nella carità di cui Paolo tesse l’elogio nell’inno di 1Cor 13,4-8. Il Concilio Vaticano II dirà della formazione dei presbiteri: «crescano nello zelo di guadagnare tutti gli uomini a Cristo» (O.T., 8). E nel Decreto Conciliare sull’apostolato dei laici, parlando dello zelo dei giovani, si afferma: «I giovani debbono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani…» (A.A., 8). Urge, pertanto, riaccendere la nostra carità, con la preghiera e soprattutto con l’Eucaristia, dove si riattualizza per noi la morte redentrice del Giusto: «in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia [santità] di Dio» (2Cor 5,21). Infatti: «Non vi è, non vi è stato, non vi sarà alcun uomo per il quale Cristo non abbia sofferto»(3). Il suo zelo per il Padre e per noi vuole ricondurre amabilmente a Lui ogni “pecorella smarrita” (cfr. Mt 18,14). Infatti, lo zelo di Gesù non contraddice la misericordia, ma è l’espressione piena e costante della sua comunione d’amore col Padre che l’ha mandato. «Tutta la vita di Cristo esprime la sua missione: servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (CCC, 608)(4). Note AA. VV., Vocabulaire de Théologie Biblique (a cura di X. LÉONDUFOUR), Les Éditions du Cert, Paris, 1966, col. 1136. (2) Idem, o.c., col. 1137. (3) CONCILIO DI QUIERZY (anno 853), De libero arbitrio hominis et de praedestinatione, can. 4: D5 624. (4) Cfr. Mc 10,45. (1) San Giuseppe e la nuova evangelizzazione Misteri clamorosi e silenzio di Dio /2 P. TARCISIO STRAMARE OSJ Il silenzio di Dio È proprio questa la via percorsa dalla letteratura cristiana, a cominciare già da sant’Ignazio di Antiochia, successore di Pietro sulla cattedra di Antiochia di Siria fin dall’anno 70. Trattando dell’“economia divina”, ossia del piano divino della salvezza, egli concentra la fede nella realtà storica di Gesù attorno a tre “misteri”: il concepimento di Cristo nel seno di Maria, la sua identità e il suo battesimo in vista della passione-morte. Ebbene, essi sono tre misteri “clamorosi”, ma hanno avuto luogo “nel silenzio di Dio”. Ignazio sottolinea fortemente il contrasto tra il “clamore” dei misteri in se stessi e il “silenzio” della loro presenza nella storia. Nessuna “irruzione”, dunque, come oggi si ama dire. Dio si inserisce nella storia umana seguendone “l’uso e l’ordine”, nel “silenzio” appunto. Ebbene, storicamente è stata proprio la presenza di san Giuseppe nella “normalità” di sposo e di padre a consentire a tutta l’economia della salvezza di svolgersi nel “silenzio di Dio”. Nei Vangeli, infatti, Giuseppe è presentato come sposo di Maria (Mt 1,16.19.24; Lc 2,5) e padre di Gesù (Lc 2,27.33.41.43.48); Maria è la sposa di Giuseppe (Mt 1,18.24; Lc 1,27); insieme essi sono i genitori di Gesù (Lc 2,41.43); Gesù è ritenuto figlio di Giuseppe (Lc 3,23; 4,22; Mt 13,55; Gv 6,42). Una famiglia normale e, dunque, “nel silenzio”. Il “clamore” certamente non verrà escluso; ogni cosa, tuttavia, a suo tempo. Nel pensiero di sant’Ignazio il “silenzio di Dio” è ritenuto molto importante, perché finalizzato a nascondere al principale oppositore, il principe di questo mondo, la verginità di Maria, come pure la natura divina di Gesù e conseguentemente il valore salvifico della sua morte in croce. Là dove la storia della salvezza è regolata dal “silenzio di Dio”, questa dipende dalla presenza di san Giuseppe. Essenziale è il matrimonio con Maria, perché è come sposo di Maria che egli ne nasconde la verginità e il parto, ossia l’identità del Figlio, considerato “figlio di Giuseppe”, e conseguentemente la sua missione salvifica. “Ministro della salvezza”, dunque, san Giuseppe, con il ruolo importante di “difesa” contro il nemico più accanito, “il principe di questo mondo”; il titolo di “terrore dei demòni” ha qui la sua radice. Il “silenzio” è la strategia (“economia”) scelta da Dio per nascondere al demonio e ai suoi satelliti il suo piano di salvezza. Origene (+255), una delle più rilevanti personalità della Chiesa antica, riprende il pensiero di sant’Ignazio: “La verginità di Maria rimase IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 133 nascosta al principe di questo secolo. Rimase nascosta a motivo di Giuseppe; rimase nascosta a motivo del matrimonio; rimase nascosta perché era considerata sposata. Se, infatti, non avesse avuto uno sposo e, come si credeva, un marito, in nessun modo avrebbe potuto rimanere nascosta al principe di questo mondo. Subito, infatti, si sarebbe insinuato il tacito pensiero del diavolo: ‘Come costei, che non è unita ad un uomo, è incinta? Questo concepimento deve essere divino, deve essere qualcosa di più sublime della natura umana’ ”. 134 Eusebio di Cesarea (+340), vescovo, scrive che “tra i miracoli che era piaciuto al Salvatore tenere nascosti, c’era quello della sua nascita, così che nessuno di coloro che lo conobbero durante la sua vita mortale, eccetto pochi, ne venisse a conoscenza”. Commentando il Salmo 71,6, egli accosta il silenzio della pioggia (“Scenderà come pioggia sull’erba, e come acqua che irrora la terra”) alla nascita di Gesù: “Cadendo sull’erba, infatti, la pioggia scende in maniera impercettibile e senza rumore. Di conseguenza, dunque, la generazione secondo la carne del nostro Salvatore avvenne in maniera del tutto analoga alla pioggia, affinché nessuno, nemmeno tra coloro che abitavano nelle vicinanze, capisse e udisse il mistero del concepimento e del parto della santa Vergine”. Riferendosi in particolare ai problemi riguardanti la verginità di Maria e la nascita da lei del Salvatore, si pone alcune domande. Come avrebbero potuto credere “tutti i mortali che vedevano l’unto di Dio vivere tra gli uomini come tutti gli altri, che egli fosse nato da una ragazza ignara di nozze e senza padre?”. C’è da dire, inoltre, che se si fosse saputo che Maria aveva partorito un figlio senza Giuseppe, sarebbe caduta sotto le sanzioni della legge mosaica. “Bisogna, perciò, considerare come la Scrittura attentamente scriva: ‘Prima che andassero a vivere insieme, fu IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 trovata incinta per opera dello Spirito Santo’ (Mt 1,18); è come se dicesse chiaramente che lei non aveva concepito prima delle nozze, né prima di andare dal marito, ma dopo di essersi sposata con Giuseppe e aver cominciato ad abitare con lui ed essere stata chiamata coniuge da tutti. Una volta che abitavano insieme, ed erano visti comportarsi già come sposati, allora, ma prima di unirsi, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Tutte queste cose furono predisposte molto accuratamente per evitare che si venisse a sapere. Infatti, se a Maria fosse capitato di concepire quando era ancora presso i suoi genitori, poiché naturalmente si sarebbe divulgato il fatto che essa non aveva concepito con il concorso del marito, immediatamente avrebbe subito la pena secondo la Legge (Dt 22,23); o se non questo, di certo non si sarebbe liberata dalla macchia di stupro. D’altra parte, non poteva essere testimone di se stessa, come non sarebbe stata la persona più indicata a far fede di ciò che le era accaduto. Nessuno, infatti, si sarebbe lasciato convincere dell’apparizione dell’angelo o avrebbe creduto a lei che narrava ciò che le era stato detto da Gabriele. Né Giuseppe l’avrebbe accolta in casa sua già incinta, lui che era riconosciuto pubblicamente giusto. Opportunamente, perciò, essa fu trovata incinta ed in modo, per così dire, maritale non nella casa dei suoi genitori, ma in quella di Giuseppe: ‘Prima, infatti, che iniziassero a vivere insieme, dice la Scrittura, si trovò che aveva concepito’ (Mt 1,18)”. I cavilli dei perversi Sant’Efrem il Siro (+373), diacono, maestro di coro e insigne catechista, tra i motivi del matrimonio di Maria con Giuseppe pone “i cavilli dei perversi, i quali l’avrebbero calunniata di adulterio; perciò fu consegnata ad un uomo casto, il quale, osservando che essa era gravida, ritenesse con sé quella Ferdinand che avrebbe daStuflesser, to alla luce e non Santa Famiglia. la cacciasse di «Una famiglia casa, ma convinormale vesse con lei”. e nel silenzio». Inoltre: “Se l’angelo ha ordinato a Giuseppe di prendere con sé Maria, il motivo è stato quello di allontanare il sospetto che sarebbe potuto venire in mente ad eventuali calunniatori. Più ancora, Giuseppe doveva proteggerla ed evitare che venisse uccisa da coloro che, a causa della sua concezione, l’avrebbero sospettata di relazioni carnali con un angelo”. NOVITÀ DELLE EDIZIONI SANTA CASA San Basilio di Cesarea (+379), successore di Eusebio, riprende l’argomento di Ignazio di Antiochia riguardante la “distrazione del maligno”: “Un antico autore escogitò anche un’altra ragione. Fu escogitato da Dio il matrimonio con Giuseppe affinché la verginità di Maria rimanesse occulta Andrea Sansovino, Sposalizio, particolare, Loreto, Rivestimento marmoreo (1526). al principe di questo mondo. Infatti, furono adottate per la Vergine le forme esterne del- partorirà un figlio’ (Is 7,14). Con il matrimonio fu, dunle nozze, quasi per distrarre il maligno, che da tempo que, ingannato l’insidiatore della verginità. Egli sapeva, controllava le vergini, ossia da quando aveva udito il infatti, che la venuta del Signore nella carne avrebbe profeta annunciare: ‘Ecco, la Vergine avrà nel seno e portato la distruzione del suo dominio”. Le Donne nella Bibbia arcivescovo Giovanni Tonucci ha raccolto, in un elegante volume di 125 pagine, la prima serie degli articoli su Le Donne nella Bibbia, apparsi su questa rivista a partire dal numero di novembre 2008. La pubblicazione fa parte della collana «Quaderni de Il Messaggio». Contiene quaranta voci. Le singole figure sono delineate con garbo, acume ed efficacia descrittiva, in uno stile piano e coinvolgente. I lettori de «Il Messaggio», che molto hanno apprezzato gli articoli in materia, ora possono averli raccolti tutti insieme. Si tratta del primo volume che descrive le donne della Bibbia nel Pentateuco e nei Libri storici, arricchito da pregevoli illustrazioni appropriate per ogni figura, tratte in parte dall’arte lauretana. Ora l’autore prosegue nella descrizione delle altre donne del Vecchio e del Nuovo Testamento che appariranno su questa rivista. Il volume, al prezzo di € 10,00, può essere richiesto alla Congregazione Universale della Santa Casa (tel. 071.970104). L’ Salmi Responsoriali - Anno A adre Giuliano Viabile, direttore della Cappella musicale “Santa Casa”, e suor Barbara Anselmi, animatrice liturgica del santuario, hanno dato alle stampe il terzo volume contenente le musiche originali dei Salmi responsoriali delle domeniche e festività dell’anno A. I precedenti due volumi degli anni C e B hanno avuto una lusinghiera accoglienza presso gli specialisti e i cultori della liturgia per le musiche ispirate ai più sani canoni della musica sacra e per le geniali e piacevoli melodie. Anche questo volume può essere richiesto alla Congregazione Universale della Santa Casa. P IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 135 SIMBOLOGIA MARIANA FILIPPO DI CUFFA La quercia L 136 a nostra storia incomincia stavolta da un “patto d’amore” stipulato, nell’estate del 1467, tra il popolo di Viterbo e la Madonna, una cui immagine miracolosa era stata collocata, una cinquantina di anni prima (per la precisione, nel 1414), all’interno dell’incavo di un albero di quercia, laddove la Vergine era apparsa in diverse occasioni. Questo “patto d’amore”, contratto da oltre trentamila fedeli in processione, era stato onorato da Maria debellando una feroce epidemia di peste che aveva colpito l’intera Tuscia. In quei frangenti drammatici e salvifici, dunque, la gente di Viterbo decise di costruire il grande santuario rinascimentale tuttora esistente. Da allora, ma anche prima di allora, sono tante le chiese consacrate, sul territorio italiano, alla Madonna della Quercia. Perché, dunque, Maria predilige quest’albero per le proprie apparizioni tra le selve dell’Italia del Medioevo e del Rinascimento? La risposta la troverete sedendovi proprio accanto ad un tronco di quercia, al riparo della sua folta chioma di rami e foglie. Vi accorgerete, così, soprattutto quando vi opprime la calura estiva, che quest’albero, più di qualunque altro, è in grado di proteggere il viandante, di accogliere le membra stanche del pellegrino, di ritemprarne anima e corpo. Quest’albero, insomma, possiede le stesse virtù di Maria: i rami folti e ampi della quercia proteggono e accolgono, così come la Vergine accoglie Gesù nel proprio grembo e accoglie le nostre preghiere, volte alla sua materna intercessione. I rami della quercia, folti di foglie e fecondi di ghiande, simboleggiano anche la prosperità della vita e la fecondità della terra. Sul piano etimologico, del resto, questa fecondità della terra si interseca con la fecondità dell’uomo, laddove l’espressione latina “glans-glandis” identifica sia la ghianda dell’albero Pomarancio, che il glande dell’uomo. Quercia, Sala del La fecondità della Vergine Maria, Tesoro (1605dunque, sublima e oltrepassa la fe1610). La quercia condità della natura. è simbolo della fortezza di Maria. Il legname duro e incorruttibile IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 della quercia, inoltre, si può ricondurre facilmente alla forza della fede insita nel cuore della Madonna, che affronta ogni avversità, a partire dall’avventurosa fuga in Egitto, confidando nell’aiuto di Dio. Un Dio che sceglie proprio i rami di quercia per apparire ad Abramo, nelle sembianze di tre uomini, che prefigurano il concetto cristiano di Trinità: sono le querce di Mamrè, all’ombra delle quali, quindi, Abramo incontra il Dio Uno e Trino, da cui riceverà la notizia della Terra Promessa e l’annuncio della tardiva fecondità della moglie Sara. Ancora una volta, insomma, una quercia esprime la potenza della fecondità, divina e umana. Il vigore di quest’albero maestoso lo rende, infine, simbolo evidente dell’Axis Mundi, del legame assiale che unisce cielo e terra. In virtù di questo legame e di un’investitura ritenuta divina, per secoli i re hanno governato il popolo e amministrato la giustizia: uno di questi monarchi, il re santo Luigi IX di Francia, emanava le proprie sentenze giustappunto sotto le fronde di una quercia. Non è privo di senso, allora, l’inserimento di un ramo di quercia proprio all’interno dell’emblema della Repubblica Italiana: anche nelle istituzioni umane e democratiche bisogna praticare e vivere la giustizia. Preghiamo Maria che sia davvero così… OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO P. MARCELLO MONTANARI Santa Giuseppina Bakhita (1868-1947) Giovinezza drammatica: schiavitù e umiliazioni L a straordinaria storia di Giuseppina Bakhita, nata in un villaggio del Darfur, nel Sudan, colpisce per la sua drammaticità e grandezza. Nata presumibilmente nel 1868, verso gli otto anni venne rapita da due arabi: “Se gridi sei morta”, la minacciò uno armato di fucile, spingendola con violenza nella fitta boscaglia. Dopo aver camminato tutta la notte, la bambina fu rinchiusa in un bugigattolo. Gridava con un’angoscia indescrivibile, ma nessuno la udiva. Era talmente terrorizzata che dimenticò persino il suo nome: i due negrieri la chiamarono “Bakhita”, che – ironia della sorte – significa fortunata. Il mercato degli schiavi era allora fiorente, e si rapivano bambini e giovani donne per i mercati del nord-est. Durante la prigionia Bakhita riuscì a fuggire insieme a una compagna, ma cadde nelle mani di un altro negriero. Venduta e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum, conobbe umiliazioni, sofferenze fisiche e morali; veniva trattata spesso con calci, pugni e staffilate. A Khartoum fu comperata da un generale turco. Dovette subire gravi maltrattamenti e infine, per ordine della padrona, il supplizio del tatuaggio: una fattucchiera le praticò 6 incisioni sul petto, 60 sul ventre e 48 su tutto il corpo, dentro le quali furono messi dei grani di sale perché le cicatrici fossero sempre visibili. Bakhita rimase per diversi giorni tra la vita e la morte. Il generale, prima di tornare in Turchia, mise la schiava sul mercato: la prese un agente consolare italiano, Calisto Legnani, il quale la trattò come una do- 137 mestica, aiutandola anche a rintracciare la propria famiglia, purtroppo senza esito. Nel 1884, quando gli europei di Khartoum decisero di lasciare il Sudan davanti all’avanzata dei ribelli, Bakhita ottenne di accompagnare in Italia il Legnani, il quale ne fece poi dono alla famiglia dell’amico Augusto Michieli. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 138 Cristiana e suora canossiana Nel segno del perdono e della misericordia di Dio Con i nuovi padroni, Bakhita si spostò a Mirano Veneto, dove faceva da “tata” alla loro bambina di circa tre anni, che le si affezionò assai. Nella primavera del 1885 la ex schiava conobbe Illuminato Checchini, il fattore di casa Michieli, fervente cattolico, amico di don Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X. Fu lui a portare Bakhita alla fede cristiana. Le procurò un alloggio a Venezia presso un Istituto delle Figlie della Carità (Canossiane), che istruirono Bakhita nelle verità della fede. Venne battezzata il 9 gennaio 1890 coi nomi di Giuseppina, Margherita e Fortunata. Quel giorno non sapeva come esprimere la sua gioia. In seguito la si vide spesso baciare il fonte battesimale e dire: «Qui sono diventata figlia di Dio!». Nello stesso giorno ricevette la cresima e la prima comunione. Rimase poi altri due anni nell’Istituto, dove maturò la sua vocazione religiosa tra le Canossiane. Entrata in noviziato nel dicembre 1893, fece la prima professione tre anni dopo a Verona, l’8 dicembre 1896. Trasferita a Venezia, trascorreva le sue giornate nel laboratorio delle ragazze lavorando ai ferri e ricamando. Nel 1902 fu trasferita a Schio, dove visse per oltre cinquant’anni come vera testimone dell’amore di Dio, prestandosi in diverse occupazioni sempre con prontezza, semplicità e affabilità: fu infatti cuciniera, guardarobiera, ricamatrice e portinaia. “Madre Moretta”, come la chiamava la gente, aveva sempre una buona parola e un sorriso per tutti. La sua umiltà, la sua semplicità ed il suo costante sorriso conquistarono il cuore di tutti i cittadini di Schio. Le consorelle la stimavano per la sua dolcezza inalterabile, la sua squisita bontà e il suo profondo desiderio di far conoscere il Signore. «Siate buoni, amate il Signore, pregate per quelli che non lo conoscono. Sapeste che grande grazia è conoscere Dio!». Col passare degli anni, cominciò a risentire le conseguenze delle brutalità patite da schiava, fino ad essere costretta su una carrozzella. Passava intere ore in preghiera davanti al tabernacolo offrendo le sue sofferenze per la Chiesa, per il Papa e per la conversione dei peccatori. Spirò l’8 febbraio 1947 dopo aver esclamato: “Quanto sono contenta… la Madonna, la Madonna!”. La sua tomba fu presto assediata da fedeli che ricorrevano alla sua intercessione con esiti sorprendenti. Beatificata da Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992, fu da lui stesso dichiarata santa il 1° ottobre del 2000. La fama della sua santità si è ormai diffusa in tutti i continenti. I cristiani sudanesi che ancora soffrono persecuzione e morte la invocano come loro protettrice in cielo. Quando fu chiesto a Bakhita che cosa avrebbe detto a quelli che l’avevano rapita, rispose: “Mi inginocchierei davanti a loro, perché senza di essi non sarei cristiana, né suora”. Dio è più grande di ogni nostro peccato, per questo santa Giuseppina diceva: “Me ne vado adagio adagio, portando due valigie: quella più piccola con i miei peccati, quella più grande con i meriti infiniti del Signore Gesù… Dirò a san Pietro: “Pesate: io resto”. La misericordia di Dio l’aveva resa sicura e serena. Questa figlia d’Africa viene a ricordarci le grandi realtà che reggono la nostra vita. Seppe amare con cuore umile e sincero tutte le persone che incontrava: piccole e grandi. A tutti ha insegnato ad amare. Papa Giovanni Paolo II, elevandola agli onori degli altari, la definì “sorella universale”. E resta sorella per ognuno che la invoca e le chiede aiuto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 A Loreto nella Casa di Maria Nel 1933, insieme a suor Leopolda Benetti, missionaria di ritorno dalla Cina, iniziò un viaggio per visitare l’Italia, specialmente i santuari, e per tenere conferenze di testimonianza e propaganda missionaria. Timida per natura e capace di parlare solo in dialetto veneto, Bakhita si limitava a dire poche parole alla fine degli incontri; era la sua presenza, tuttavia, e la sua incredibile storia ad attirare l’interesse di migliaia di persone. Nel suo viaggio ha visitato anche il santuario di Loreto, sostando devotamente nella Santa Casa della Madonna. Ne siamo certi perché ha fatto sosta per una settimana (dal 10 luglio) presso le consorelle Canossiane di Colle Ameno, vicino ad Ancona e quindi a Loreto: sappiamo infatti che era abitudine delle Canossiane di Colle Ameno condurre al santuario di Loreto tutte le consorelle loro ospiti. Dalla cronaca delle Canossiane di Colle Ameno sappiamo che la Bakhita ha fatto visita a Colle Ameno altre due volte: nel giugno 1935 e il 30 maggio 1938 (per una quindicina di giorni, ancora con suor Leopolda). Non sappiamo se ha fatto visita al santuario di Loreto in tutte e tre le circostanze, ma recentemente ci è pervenuta la conferma da parte di madre Pia, postulatrice della causa di canonizzazione, che la Bakhita abbia visitato almeno una volta la Santa Casa di Loreto. Lo testimonia infatti una consorella marchigiana, madre Iolanda Bucciarelli, presente in quegli anni a Colle Ameno: “Madre Bakhita è stata accompagnata da Colle Ameno a Loreto col cavallo e carretto da un signore che allora abitava vicino alle Madri; anche il signore, ancora vivente, ricorda benissimo il viaggio di andata e ritorno, anche se non sa precisare l’anno”. ao lo con lo stile del passato è onestamente tramontato. Chi è sul campo se ne accorge quotidianant mente. Perché è camro G anni P iov biato il contesto sociale, è cambiato il ruolo del parroco nella parrocchia, è cambiata la religiosità in Italia sia nelle città come nei paesi. Non dobbiamo DON GIACOMO RUGGERI [email protected] “Capire per vivere” 4 ll i ns i an EDITORIALE Ce dal to giov er I giovani, il Concilio Vaticano II e la “Lumen Gentium” risto è la luce delle genti. Novembre 1964. Costituzione dogmatica sulla Chiesa: Lumen Gentium.Al paragrafo 31 del capitolo IV si legge:“Per loro vocazione è pro- C tavolino. Sono frutto di relazioni che prendono vita sul territorio, giorno dopo giorno. Il ministero del parroco è in forte mutamento: lo scenario del servire e guidare una parrocchia illuderci nel pensare che abbiamo un cattolicesimo popolare “che tiene”. Bisogna essere meno sicuri e meno autoreferenziali. Bisogna pensare le future aggregazioni di parrocchie “Laicato giovane al fianco di testimoni della fede” prio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità”. Sacerdoti e laici: bisogna partire dal basso.Abbiamo un laicato culturalmente preparato, spiritualmente profondo. Questo tipo di laicato prende vita quando la guida pastorale lo sprona e lo educa a divenire tale. Le unità pastorali, o come si desidera chiamarle, non nascono ovviamente a anche per le nostre diocesi in Italia, già adesso, con la nostra gente. E non può essere un discorso di soli preti. Che ruolo vogliamo dare ai giovani nel ripensamento della vita diocesana, parrocchiale? Quanto crediamo realmente in loro o la paura di fidarsi spegne già in partenza sogni che nascono nei loro cuori? Con i laici, giovani e adulti, bisogna pensare una ministerialità della corresponsabilità. In questo i parroci non devono frenare o accentrare, ma educarsi a fare insieme, tra loro e con i laici in parrocchia. Prepariamo comunità che camminino con le proprie gambe e non dipendenti unicamente dal sacerdote, pur riconoscendo la sua unicità teologica, pastorale, sociale. Per molti sarà una fatica, quasi una perdita di “potere”. Ma la storia procede per altre vie. Su queste siamo chiamati ad essere lucidi. dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2012 inTerra Venite Santa! iflessione di Mughannam Ghannam*, giovane che ha partecipato all’Agorà dei Giovani del Mediterraneo e nel gennaio 2012 ha dato la sua testimonianza alla Marcia della Pace Recanati-Loreto (ed altri incontri con i giovani a Pesaro, Fermo, Loreto,Verona). R Parlare dei cristiani in Terra Santa sembra facile e chiaro per alcuni. Forse lo era cinquant’anni fa, ma oggi non è il caso, la storia negli ultimi anni è stata irta di difficoltà che tendono a crescere piuttosto che diminuire. Le difficoltà in atto: si parla di “pace, pace”, mentre la pace non c’è. Sono solo parole, di fatto i territori palestinesi e i luoghi della Terra Santa sono sotto l’occupazione israeliana. C’è un muro che separa tali luoghi in territorio palestinese. Gli insediamenti israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio e in nome della forza militare, controllando le nostre risorse naturali, compresa l’acqua e i terreni agricoli. Siamo ancora oggi sottoposti ai posti di blocco mi- In Danimarca continua la preparazione del IV campo giovani ecumenico 30 luglio – 6 agosto 2012 arhuus, in Danimarca, è stata la sede del primo incontro per la preparazione del IV Campo Ecumenico per i giovani d’Europa, che si terrà dal 30 luglio al 6 agosto presso il Centro GPII. I nostri fratelli luterani ci hanno accolti in parrocchia dove sono stati svolti gli incontri insieme alle delegazioni rumene ortodossa e greco-cattolica, la delegazione svedese luterana e la delegazione italiano-cattolica. Il vescovo Kjeld Holm, della Chiesa evangelica luterana in Danimarca, dopo un momento di preghiera insieme ci ha dato il benvenuto. In un’atmosfera di grande ospitalità, fiducia e semplicità, dopo A litari durante il nostro percorso quotidiano per raggiungere i posti di lavoro, le scuole o gli ospedali. La libertà religiosa è fortemente limitata, la libertà di accesso ai luoghi santi è negata in nome della sicurezza del Paese. Gerusalemme ed i luoghi santi sono divenuti inaccessibili per molti cristiani e mu- sulmani della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. L’assenza di una visione positiva del futuro e di una scintilla di speranza spinge i cristiani ad emigrare e così il territorio viene privato delle sue più importanti risorse: i giovani. La sofferenza continua mentre la comunità internazionale nel silenzio guarda a questa situazione. Abbiamo sentito il grido dei nostri figli… è il grido dei cristiani in Terra Santa, in Palestina, dei capi della Chiesa di Gerusalemme: è un grido di speranza perché sostenuto dalla preghiera e dalla fede in Dio. La Pastorale Giovanile in Palestina e in Terra Santa punta sul rispetto di ciascuno giovane e esserci guardati in faccia presentandoci per conoscerci meglio, soprattutto per i nuovi, don Francesco ha richiamato le radici del nostro cammino ecumenico con i giovani, iniziato con il mandato del Santo Padre Benedetto XVI alla fine dell’Agorà 2007, quando ha inviato due giovani delle Marche a partecipare all’incontro ecumenico a Sibiu in Romania. Nel gennaio 2008 si era già pensato a come dar continuità a quest’esperienza iniziata a Loreto e così nel 2009 il primo Campo ha avuto la sua apertura con tre delegazioni delle Chiese cristiane presenti in Europa. Ora, dopo quattro anni di cammino, siamo arrivati alla presenza di sei delegazioni partecipanti al Campo Ecumenico per giovani europei. Dopo un confronto generale è stato deciso che il titolo del prossimo Campo Ecumenico sarà “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8). Inoltre abbiamo accolto tutte le nuove proposte per migliorare l’esperienza ecumenica cercando di rendere maggiormente coinvolti i responsabili dei giovani, semplificando e armonizzando i diversi aspetti. Come ha detto Benedetto XVI nella sua omelia il 25 gennaio 2012 durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, possiamo dire di aver vissuto dei giorni «nella operosa speranza, pronti e attenti ad ogni possibilità di comunione e fratellanza che il Signore ci ha do- soprattutto sul servire l’altro; ciò è necessario per la costruzione di ogni gruppo giovanile per poter fondare la comunità nell’unità. Per poter creare questa comunione è necessario educare i giovani alla pace, insegnar loro il linguaggio dell’amore, della giustizia. Questo non è possibile farlo da soli, ma è necessario l’aiuto di tutta la Chiesa e della società. Essendo cristiani in Terra Santa, crediamo che la nostra presenza in questi luoghi ci distingue dal resto dei popoli, nonostante l’aumento della migrazione dei cristiani verso terre più pacifiche, perché la Terra Santa costituisce il cuore spirituale di ogni credente e patrimonio di tutta l’umanità. Preghiamo Dio affinché ispiri tutti i leader religiosi e politici nel trovare la via della giustizia e dell’uguaglianza, unica strada che conduce a quella pace che tutti stiamo cercando. In assenza di ogni umana speranza, alziamo il nostro grido di speranza verso Dio in cui crediamo, un Dio buono e giusto. Crediamo che la bontà di Dio alla fine trionferà sul male dell’odio e della morte che ancora persiste nel nostro Paese. Siamo certi che vedremo nascere qui, in Terra Santa, un “Nuovo Paese” e un nuovo “Essere Umano”, capace di sollevarsi nello spirito e di amare ognuno dei suoi fratelli e sorelle. Per capire ciò che viviamo come cristiani in Terra Santa, diciamo a voi:Venite e vedete… Siamo pronti ad accogliervi per farvi conoscere la nostra realtà e condividere con voi il nostro cammino di fede e di speranza. * Responsabile della Pastorale Giovanile in tutta la Terra Santa nato». E ancora una volta, abbiamo toccato con mano la potenza della vittoria di Cristo che ci precede con la sua grazia e costatato la voglia di ciascuno di «agire insieme a causa del bene, uniti in Cristo condividendo la sua missione». Ringraziamo di cuore la delegazione danese per averci ospitato, nell’attesa di rivederci in agosto. Sr. Cecilia Romania-Danimarca: 2300 km bianchi e gelidi L’incontro in Danimarca è stato molto illuminante. È importante per noi giovani incontrarci nelle diverse culture e Chiese per capirci sempre di più ed apprezzare gli sforzi che facciamo in questo cammino ecumenico. Mi ha colpito, dei giovani danesi, la passione nel vivere la propria fede e come la trasmettono ai loro coetanei, qualcosa da cui prendere esempio e ispirazione. Riporto agli amici di Pesaro ciò che ho visto e vissuto e la certezza che nonostante la neve e le temperature polari il nostro cuore ecumenico si è scaldato, anche grazie ai nostri amici della Romania che sono arrivati in macchina affrontando 2300 km di strade innevate. Ringrazio tutti coloro che ci hanno accolti con simpatia e gioia, questi momenti non si dimenticheranno facilmente. Matteo, giovane cattolico di Pesaro CON IL PASSO GIUSTO / 17 e n a v io “L’identikit g l de contemporaneo” osì possiamo definire questa diciassettesima edizione del Seminario, tenutosi dal 16 al 18 febbraio per i nuovi incaricati di PG, organizzato ogni anno dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile. Non è la prima volta che quest’iniziativa si svolge presso il nostro Centro in quanto – come ha sottolineato don Mimmo Beneven- C Giulia Zago Diocesi di Vigevano Il primo giorno ci hanno chiesto cosa ci aspettavamo da questa esperienza e io ho risposto “crescita”.Al termine di tale Seminario posso ritenermi soddisfatta. Ho capito che la collaborazione è fondamentale, che da soli non si arriva lontano, ed è questo il messaggio che cercherò di trasmettere non solo ai giovani della mia diocesi, ma anche a tutti i sacerdoti che spesso faticano a lasciar spazio alle nuove proposte giovanili. Don Daniele Antonello Diocesi di Udine Da quest’esperienza mi aspettavo di conoscere le basi fondamentali di Pastorale Giovanile. Con grande stupore, oltre a questo, ho sperimentato la straordinaria atmosfera tipica della semplicità di una “casa”: calore umano e unità nella diversità, comunione di intenti, anche se con percorsi e progetti diversi. Sono convinto sia stato il tocco materno di Maria… Alessandro Bruschi Prelatura territoriale di Loreto Questo Seminario è stato stuzzicante. Mi è servito per comprendere, in modo esperienziale, come la CEI e i vescovi abbiano a cura i no- ti, aiutante di studio del SNPG – “si tratta di una scelta ben ponderata, perché questo luogo rimanda al Sì che Maria disse all’annuncio dell’angelo e ciascuno di noi educatori è chiamato a dire il proprio sì nel servizio che offre ai giovani in nome di Cristo e della Chiesa”. Trentacinque i partecipanti provenienti da tutta Italia che hanno vissuto questi giorni a Loreto non solo alla ricerca del volto del giovane di oggi, ma anche alla scoperta di una Chiesa che è chiamata a dare concrete e credibili risposte al bisogno di spiritualità oggi molto diffuso nel mondo giovanile. Riportiamo qui sotto le testimonianze di alcuni partecipanti al termine del Seminario… stri giovani. È stato di stimolo per incrementare in futuro, assieme alla mia équipe, la qualità dell’attività pastorale nel territorio. Tramite questa esperienza ho potuto conoscere molte altre realtà: con le loro virtù, con le loro potenzialità, ma anche con le fisiologiche (e spesso comuni) problematiche.Ad inizio Seminario ho definito le mie aspettative con la parola “condivisione” e credo che esse siano state ampiamente confermate. Elisa Ranucci Diocesi di Spoleto-Norcia E con il passo giusto… come già so alla partenza ogni esperienza di incontro lascia un’impronta, delle immagini, dei visi, delle parole che sicuramente mi hanno fatto crescere, mi hanno arricchita, mi hanno aiutato ad essere una persona migliore. E poi con tutta questa varietà di gente da nord a sud… è proprio bello confrontarsi e raccontarsi! Ciò che mi ha colpita di più all’arrivo è stata la silenziosa accoglienza che trasmette pace e armonia… Vicinanza a Gesù!!! Rocco Monetta Diocesi di Acerenza Esperienza utilissima e arricchente, occasione di confronto con persone che hanno a cuore i giova- ni in ogni parte d’Italia.Anche per chi, come me, non è proprio all’inizio del cammino di responsabilità al servizio della Chiesa, e appunto dei giovani, questa esperienza si rivelerà utile per ripartire dando nuovo slancio all’attività pastorale. Don Ivano Zaupa e don Enrico Facca Diocesi di Concordia-Pordenone Ciò che abbiamo notato, appena giunti in questo straordinario ambiente, è stata la calorosa accoglienza che abbiamo ricevuto. Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha avuto proprio una grande ispirazione dallo Spirito Santo nell’individuare questo straordinario e unico luogo – crocevia di culture, paesaggi fantastici e svariate comunicazioni – e offrire a tutti i giovani d’Italia e d’Europa un punto d’incontro, ma soprattutto di riflessione e di preghiera, alla riscoperta di se stessi e del proprio rapporto con Dio. Maria, Vergine di Loreto, continui a intercedere per noi e per tutti i ragazzi e i giovani delle nostre diocesi. Dopo questa esperienza siamo fiduciosi di partire con il passo giusto anche nella nostra comunità ecclesiale di Concordia-Pordenone. Ancora grazie e buon apostolato tra e per i giovani. dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2012 m r a l e o n c t e a t m t e e ravigliosa p S “ ! 2a settimana comunitaria al GPll ontinua l’esperienza delle settimane comunitarie dei giovani studenti di Loreto e Recanati; dopo la prima settimana, vissuta all’insegna della neve, la seconda, svoltasi dal 27 febbraio al 2 marzo, è stata caratterizzata da un clima primaverile che si percepiva anche attraverso la vivacità e la spensieratezza dei giovani partecipanti. Come per la prima, anche in questa settimana si è riflettuto sul tema dell’amicizia e sulla possibilità che le settimane comunitarie offrono per favorire nuovi incontri amicali capaci di arricchire la vita personale di ciascun giovane. Un ringraziamento particolare da parte della comunità del Centro GPII a tutti gli adulti e gli educatori che volontariamente si sono messi a servizio dei giovani con gioia e disponibilità donando il proprio tempo per far sì che quest’esperienza potesse essere vissuta valorizzandola sotto tutti gli aspetti. C Ecco alcune considerazioni… > Il momento più bello e significativo è stato il primo giorno a tavola quando una suora si è messa a mangiare vicino a me e ha incominciato a chiedermi come era andata la mattinata a scuola, ecc. Ciò mi ha stupito e fatto molto piacere perché di solito, Per diventare grandi… IO CI STO! Incontro Nazionale dei Cresimandi nella Casa del Sì 2 giugno 2012 Per ulteriori info rivolgersi alla Segreteria del Centro GPII dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2012 quando vado a casa, mamma non si comporta in questo modo. Mi ha fatto sentire speciale e importante, come se veramente valessi qualcosa. > Ho appreso che per avere un amico bisogna esporsi e rischiare: bisogna AMARE! Perché solo amando si viene amati e apprezzati. Mi rimangono ricordi indimenticabili. > Ho capito che nell’amicizia ci vuole tanta, ma tanta perseveranza! > L’amicizia, se è vera, nonostante tutte le controversie che ci possono essere, non può finire. È accettando i limiti dell’altro che si può creare una vera amicizia. > Ho capito innanzitutto che Dio è il nostro più grande amico, in quanto è l’unico che riesce sempre a capirci e perdonarci. Inoltre nell’amicizia sono molto importanti il dialogo, l’ascolto e la fiducia. > Ho imparato a buttarmi di più con le persone, a farmi conoscere per quella che sono, senza vergognarmi. Alcune preghiere: ” tutte le speranze, decidono di lasciare la tua via. > Fa’ che riesca a superare le difficoltà della vita con facilità e serenità perché so che Tu sei con me. > Affinché le persone che mi sono accanto non smettano mai di sperare e di avere fiducia in Te. > Padre Santo, ti prego di darmi la capacità di accettare e di accontentarmi di ciò che la vita mi offre, di riuscire ad essere felice ogni giorno prendendone le parti migliori e grazie ad esse poter migliorare. IV Campo Ecumenico dei giovani europei Mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra (Atti 1,8) 30 luglio - 6 agosto 2012 > Padre Santo, fa’ che io mi avvicini di più a Te con semplicità. Inoltre ti prego per coloro che, abbandonate Per ulteriori informazioni visitate il sito www.giovaniloreto.it INFO Volete scriverci? Volete mettervi in comunicazione POINT coi vostri coetanei attra- verso questo giornale? Allora mettetevi in contatto con noi. La nostra Comunità: Don Francesco Pierpaoli [email protected] Don Gianpaolo Grieco [email protected] Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima: sr. Michela, sr. Alfonsina, sr. Cecilia, sr.Teresa [email protected] Editoriale a cura di Don Giacomo Ruggeri parroco e direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali - Fano [email protected] CENTRO GIOVANNI PAOLO II Via Montorso n. 3 - 60025 Loreto (AN) tel. 071.7501552 [email protected] Per saperne di più, visitate il sito www.giovaniloreto.it IL “MESSAGGIO” INTERVISTA… VITO PUNZI UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO Nel 2011 si sono ricordati i trent’anni dalla visita in Giappone di Giovanni Paolo II, che fu il primo Papa nella storia a recarsi nel suo Paese: ha qualche ricordo di quella visita? Quando il Papa è venuto io ero una bambina e non ancora credente. I suoi discorsi mi sembravano difficili. Quando in TV ho sentito parlare di rappresentante dei cattolici mi sono chiesta come mai non rappresentasse tutti i cristiani, cioè mi sono chiesta se i protestanti avessero un altro rappresentante. Lo chiamavano Papa della speranza ed io, con cuore di bambina, mi sono chiesta il perché. A 5 anni non avevo nessun amico o parente cristiano, non c’erano chiese, ma da allora ho cominciato ad ammirare la Chiesa cattolica pur avendo visto quella sua presenza solo alla televisione. In seguito, da credente, ho ascoltato testimonianze di molti non credenti che nel Papa hanno visto una luce spirituale. Credo che la visita del Papa in un Paese costituito per il 99% da non credenti e per l’1% da cristiani (di cui lo 0,03% cattolici) sia stata allora un grande se- Agnese Hori /2 gno di salvezza. Da tempo desideravo andare in pellegrinaggio in Polonia e proprio l’anno scorso finalmente ci sono riuscita. Come stanno reagendo i suoi connazionali al terremoto e allo tsunami che hanno colpito così duramente il Giappone? La fede di voi cattolici è stata d’aiuto al resto del Paese nell’affrontare una catastrofe simile? Se sì, in che senso? In Hokkaido, dove non ci sono stati danni per il terremoto, da 13 anni svolgo un’attività missionaria su Internet con le persone con cui ho legami, lasciando commenti su blog e comunicando con chi acquista degli oggetti. Il 98% di quei miei corrispondenti non è credente. Per lo più i commenti sono stati del tipo: “Perché il Signore permette delle cose tanto terribili?!”. Chi non crede in Dio ha l’abitudine di pensare che ogni volta che succede una tragedia sia colpa di Dio. E questo è accaduto specialmente in occasione del terremoto: a causa delle tante vittime e per i grandi danni che ha causato, in tanti si sono allontanati da Lui con rancore. I credenti, me compresa, hanno gridato che non è stato Dio, ma le persone che non credono per lo più hanno detto: “Cosa abbiamo fatto contro Dio? È questa la sua volontà?”. Ma forse, di fronte alle gravi difficoltà che hanno incontrato, tra i super organizzati giapponesi c’è stato anche un sussulto di nuova umanità… C’è stata anzitutto la riscoperta che la natura è qualcosa di vivo, mai del tutto controllabile dall’uomo. Non possiamo affrontarla da soli, ma se preghiamo Dio, che l’ha creata, Lui ci protegge. Noi possediamo una vita che ha più valore degli uccelli nel cielo e dei fiori nei campi e guardando ai danni provocati dal terremoto sembra di capire che i valori dei giapponesi sono cambiati: prima si diceva “I soldi sono al centro della famiglia” o “La cosa migliore è il marito in buona salute ma fuori di casa”. Ora ho sentito io stessa qualcuno rivolgersi a un proprio familiare dicendo: “Sono felice che tu sia vivo!”. Da questo terremoto è vero che sono venute fuori molte vittime, ma oltre a ciò forse si è iniziato a capire l’importanza e il valore reale dell’uomo e delle sue risorse. Con il black-out che c’è stato a Tokyo si è incominciato a capire di dover vivere cercando di usare il meno possibile l’energia elettrica. Pare che molte persone che vivevano da single, essendo state costrette a passare più tempo al buio, da sole, si siano recate presso le agenzie matrimoniali per prendere informazioni… IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 143 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA GIUSEPPE SANTARELLI Curiosità letterarie lauretane Tre versi di Dante e una dissertazione accademica N el canto XXI del Paradiso, Dante esalta la figura di san Pier Damiani e immagina che questi rievochi alcuni momenti significativi della sua vita, con particolare attenzione al monastero di Fonte Avellana. Nei versi 121-123 il santo dice di se stesso: In quel loco fu’ io Pietro Damiano e Pietro Peccator fu’ ne la casa di Nostra Donna in sul lito adriano. 144 Il Barbi, insigne filologo e dantista, osservava che questi tre versi hanno dato origine «nel corso dei secoli a venti interpretazioni (se sono state contate bene) e anche soltanto le due o tre che sono sopravvissute hanno fornito abbondantissima materia di discussione negli ultimi anni» (Dante e i suoi interpreti, Firenze 1941, pp. 257ss.). Ebbene, delle «venti interpretazioni», una riguarda la Santa Casa di Loreto. Pietro Valerio Martorelli, principe degli storiografi lauretani del secolo XVIII, dedica diverse pagine del suo secondo tomo a questi tre versi, ingegnandosi di dimostrare l’impossibile, e cioè che Dante, nell’espressione: e Pietro Peccator fu’ ne la casa di Nostra Donna in sul lito adriano faccia esplicito riferimento alla Santa Casa di Loreto, Casa della Madonna posta proprio vicino al lido adriatico (Teatro istorico della Santa Casa Nazarena, Roma 1733, II, pp. 391-399). Luca Signorelli (1450-1523), Dante Alighieri, Orvieto, Duomo. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 È interessante seguire l’autore nel suo ardito ragionamento, che scomoda illustri studiosi del tempo. Anzitutto il Martorelli segnala e accoglie una seconda lezione del testo, lezione nota, anche se respinta, dalla Crusca che egli ampiamente cita. È questa: In quel loco fu’ io Pier Damiano e Pietro pescator fu’ ne la casa di Nostra Donna in sul lito adriano. Per questa lezione egli chiama in causa alcuni autorevoli studiosi di allora. Sulla testimonianza di un erudito romano, scrive che il celebre bibliotecario fiorentino An- tonio Magliabecchi avrebbe asserito che Dante «in quella strofa aveva parlato della Santa Casa di Loreto» e che la stessa opinione espresse Lucio Centofiorini in una premessa al noto studio dello zio Ludovico intitolato Clipeus Lauretanus, pubblicato a Macerata nel 1695. La convinzione del Martorelli è che il Pietro peccatore o pescatore della Divina Commedia altri non sia che Pietro Morrone, divenuto Papa con il nome di Celestino V. Lo afferma sulla scorta di alcuni versi del toscano Francesco Dini, il quale, in un suo componimento poetico latino, a un certo punto scrive: l’impossibile documentazione circa una visita alla Santa Casa di Celestino V. A lui però basta concludere che in questo caso, «più che l’indicazione della persona e della sua condizione, giova quella del luogo visitato». Dichiara in tal modo il suo intento che è, a così dire, strumentale: dimostrare cioè che già al tempo di Dante si conosceva la Santa Casa di Loreto. Sorprende che an- Hic Lauretanae prope surgunt Virginis Aedes. Non est in toto sanctior orbe locus. Qui Peccatoris Petrus praenomen abibat pronus adit tectum Deiparae Lares. In italiano i versi suonano così: «Qui sorgono gli edifici sacri della Vergine lauretana./ In tutto il mondo non esiste un luogo più santo. / Quel Pietro che si addossava il nome di Peccatore / Si recò, prostrato, al tetto e alla soglia della Madre di Dio». Osserva che il Lagagneo, nella nota esplicativa a questi versi, scrive: «È S. Pietro Celestino che chiamava se stesso peccatore; si pensa che Dante parli dello stesso, mentre lo descrive peccatore nell’atto di venerare la Vergine sul lido adriatico». Per il Martorelli l’identifica- 145 Due immagini dell’eremo di Fonte Avellana, in comune di Serra Sant’Abbondio (PU). A quest’eremo si riferisce il verso 121 del XXI canto del Paradiso: «In quel loco fu’ io Pietro Damiano». zione con Celestino V prende maggior forza se si sceglie la lezione pescator, anziché peccator, anche questa comunque accettabile, perché quel santo Papa amava considerarsi, per profonda umiltà, «peccatore». Con pescatore, infatti, Dante avrebbe alluso al suo pontificato, richiamando l’attività di san Pietro, primo Papa, e «l’anello del pescatore», caratteristico dei pontefici romani. Non è a dire con quanti arzigogoli il Martorelli proceda nel ginepraio delle sue evoluzioni interpretative, scavalcando e abbattendo ostacoli, specie a riguardo del- che il Gian Crisostomo Trombelli, di solito criticamente avveduto, sia incline ad accogliere l’opinione secondo cui Dante in quei versi alluda a san Celestino V, il quale, dopo l’abdicazione al pontificato, avrebbe fatto una visita al santuario lauretano (Mariae Sanctissimae Vita ac gesta, Bologna 1761,VI, p. 240). D’altra parte, fino allo scadere del secolo scorso, più d’uno, come il Garrat, accolse, anche se con maggior cautela, la proposta martorelliana. Anzi, ai nostri giorni c’è chi ancora sostiene senza tentennamenti IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 l’interpretazione lauretana, concludendo addirittura che la Santa Casa sarebbe esistita sul colle di Loreto fin dal tempo di san Pier Damiani, vissuto dal 1007 al 1072 (V. Galiè, Dante attesta in modo inequivocabile che S. Pier Damiani in veste di Pietro Peccatore penitente è stato nella Casa di Nostra Donna di Loreto, Capodarco di Fermo 2011). Per chiudere l’argomento, vorrei riSanta Maria di Portonovo, costruita in riva cordare che i più vigili filologi danteal Mare Adriatico, nel schi, mentre convengono nel riconoterritorio di Ancona. scere in Fonte Avellana il riferimento Qualcuno suppone, geografico del primo dei tre versi («In poco verisimilmente, quel loco fu’ io…» ), divergono ancora che Dante si riferisca a questa chiesa con i versi 122-123 del XXI canto del Paradiso: «E Pietro Peccator fu’ ne la casa / di Nostra Donna in sul lito adriano». 146 sull’identificazione del sito alluso dal secondo e terzo verso. Alcuni, sulla scorta di Benvenuto da Imola, noto chiosatore della Divina Commedia del secolo XV, vi vedono Santa Maria in Portu di Ravenna; altri, come il Mercati, vi scorgono il monastero di Santa Maria di Pomposa, incappando però in non lievi complicazioni in merito alla identificazione di Pietro Peccatore. Non si può tacere, infine, che un’interpretazione, anch’essa improbabile, vede nella chiesa di Santa Maria di Portonovo d’Ancona la dantesca casa di Nostra Donna, come sta a ricordare anche una lapide ivi esposta (G. Liberati, Civiltà e arte cristiana nelle Marche, s.d., pp.11-12). I tre versi danteschi, dunque, non hanno nulla a che vedere con la Santa Casa di Loreto. Nessun filologo o dantista da tempo prende tale ipotesi nella minima considerazione. Anzi, viene ignorata completamente. Lo stesso termine casa, riferito al sacello nazaretano, è estraneo ai testi letterari lauretani del secolo XV, che parlano in genere di chiesa, di camera o di talamo, e appare solo nel secolo XVI. I tre versi, tuttavia, entrano nella storia letteraria di riflesso, per aver suscitato altri versi, di sicuro soggetto lauretano, come quelli immaginosi del Dini, e per essere stati considerati indebitamente come la prima attestazione della presenza della dimora di Maria a Loreto, in sul lito adriano. Interessano più l’erudizione tout-court che la storia vera e propria. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 Aggiornamento delle sottoscrizioni per i restauri degli affreschi della Sala del Pomarancio Azienda Teuco Guzzini ..........................€ 1.500,00 Banca Marche ................................................€ 5.000,00 Offerente anonimo ..................................€ 1.000,00 Vincenzina Manfredi Marzetti ..................€ 59,99 Offerente anonimo............................................€ 20,00 Mario Ballatori ....................................................€ 300,00 Giuliana Maccone ..............................................€ 50,00 Maria Pengue ......................................................€ 500,00 don Giuseppe Mandrile ............................€ 150,00 Giovanna Cornevich......................................€ 100,00 Massimo e Myriam Morelli ..........................€ 50,00 Margherita Carissimo ......................................€ 20,00 Bruna Tamburi Angelotti ..............................€ 20,00 Maria Bocci ..............................................................€ 20,00 Cecilia Caserio........................................................€ 20,00 Antonina Savoca ................................................€ 20,00 Giuseppa Pierleoni ............................................€ 15,00 Marco Maggiopinto ..........................................€ 10,00 Dirce e Remo Filippini..................................€ 100,00 A. Maria Leonardi ................................................€ 10,00 Lavinia Todescato ..............................................€ 15,00 Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Carlo Mussi............................................................€ 100,00 Silvano Porro ..........................................................€ 24,00 Angela Solaroli ......................................................€ 80,00 Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Offerente anonimo ............................................€ 50,00 Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Desolina Alfieri ......................................................€ 20,00 Iolanda Del Vecchio ..........................................€ 15,00 Michele Ramello ..............................................€ 100,00 (in aggiunta ai 600 € già offerti) Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Lorenzo Baiocchi ................................................€ 30,00 R. M. (Torino)............................................................€ 50,00 Offerente anonimo ............................................€ 20,00 Fam. Gallucci Donato ....................................€ 300,00 Paola Laino ................................................................€ 34,00 Don Gino D’Anna ................................................€ 30,00 Maria Mussi ..........................................................€ 100,00 Gina Elisio ..............................................................€ 100,00 Francesca Terzano ..............................................€ 30,00 Giuseppe Orlando..............................................€ 20,00 M. Rosa Dalla Villa ..............................................€ 10,00 Luciana Chiodini..................................................€ 30,00 Renata Baldinelli Marchi ..............................€ 20,00 Offerente anonimo ..........................................€ 50,00 Mario Ballatori ....................................................€ 100,00 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA Restaurato il «Battesimo di Gesù» di Lorenzo Lotto I l pregevole dipinto di Lorenzo Lotto, raffigurante il «Battesimo di Gesù» (cm 172 x 135), è stato restaurato da Rossana Gardina presso i Laboratori di Restauro-Pitture dei Musei Vaticani ed è tornato nel Museo-Antico Tesoro di Loreto alla fine dello scorso gennaio. Precedentemente, dopo che nel 1853 era stata rimossa dal coro e collocata in un locale del Palazzo Apostolico, la tela era stata restaurata da Giuseppe Missaghi nel 1882-1883 e di nuovo, in occasione della mostra del Lotto ad Ancona, nel 1981. Ora, dopo il recente intervento, il quadro rifulge nella sua seducente modulazione cromatica che gli ha conferito il grande maestro veneziano, il quale ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Loreto, dal 1552 al 1556, quale oblato della Vergine, mettendo a servizio la propria arte per la sua glorificazione. La scena raffigura Gesù battezzato da Giovanni Battista su un fondo di paesaggio, con un cielo percorso da nubi e tinto da colore verdognolo. Sul lato destro affiorano due personaggi che assistono alla scena, identificati in genere con due angeli. Minuscole figure di persone si intravedono sulle onde del fiume Giordano, dalle anse lente e maestose. Osserva in proposito il critico d’arte Mascherpa che i «fedeli autopurificanti» nelle acque del fiume appaiono «talmente bloccati nei loro gesti in un’immersione atmosferica da rammentare non soltanto i memorabili bagnanti dell’età massacesca, ma anche da farsi modelli novecenteschi e dico soprattutto Carrà». Il Vasari nel 1568 segnalava questa tela, come le altre del Lotto, nel coro antico della basilica che corrispondeva all’attuale Cappella di San Giuseppe o Spagnola. Secondo il Berenson si tratterebbe del medesimo dipinto affidato dal Lotto nel 1544 a Giovanni Maria da Lignano e poi, nel 1549, a Jacopo Sansovino, giunto infine con il pittore a Loreto nel 1552. Lo Zampetti invece lo ritiene eseguito a Lo- 147 reto e lo considera non tutto suo, ma frutto della collaborazione con il giovane discepolo marchigiano Durante Nobili. Il Varese ritiene persuasiva la proposta dello Zampetti e ravvisa un intervento diretto del Lotto nella figura di Cristo e in quella dei due personaggi sul lato destro, giudicando sua l’intera ideazione. Quanto alla collaborazione, il Varese fa il nome di Camillo Bagazzotti, menzionato insieme al Lotto nei registri di contabilità del santuario di Loreto «per più colori et olij per dipingere i quadri del coro». Dopo il restauro, è da dire che la tesi del Berenson conserva ancora la sua validità, perché tanti e tali vi sono emersi i segni autografi del maestro, che inducono a ritenere questa tela sua autentica e integra creatura. D’altro canto, essa presenta un’aggiunta messa in atto per renderla delle stesse dimensioni di altre esposte nel coro della basilica. Se fosse stata eseguita a Loreto, non avrebbe avuto bisogno di un simile adattamento, ma sarebbe stata direttamente commisurata agli spazi a cui era destinata. Piace il dipinto anche per il suo paesaggio che si dispiega ampio e intenso da vero protagonista, con schietti accenti veneti, e per l’intima devozione della scena, con il Cristo in atteggiamento orante e con i due angeli che, intenti, assistono all’evento. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 IN MEMORIA DI… G. S. Oscar Luigi Scalfaro grande devoto della Madonna di Loreto I 148 l 29 gennaio è passato al Signore Oscar Luigi Scalfaro, all’età di 93 anni. Ne facciamo memoria perché è stato un grande devoto della Vergine Lauretana. Uomo politico di spicco del partito democristiano, è nato nel 1918. Dopo il conseguimento della laurea in giurisprudenza, ha esercitato subito, fin dal 1942, l’ufficio di magistrato. Durante la Resistenza, molto si è adoperato a favore degli antifascisti perseguitati o incarcerati. Eletto deputato alla Costituente nel 1946 nelle liste della Democrazia Cristiana, ha dato il suo apporto nell’elaborazione della Costituzione. Successivamente è stato eletto deputato al Parlamento, fino al 1992, e ha partecipato al dibattito politico, aderendo al «Centrismo popolare» di Mario Scelba, mostrando un orientamento contrario all’apertura ai socialisti e, negli anni Settanta, al disegno di Aldo Moro di portare i comunisti al governo. Sempre coerente con i suoi ideali di ispirazione cristiana, non si è fatto coinvolgere dalle varie correnti del suo partito, pur ricoprendo cariche importanti di governo, più volte come sottosegretario e poi come ministro di Grazia e Giustizia, degli Interni, dei Trasporti, dell’Aviazione e della Pubblica Istruzione. Presidente della Camera nell’aprile 1992, nel maggio successivo è stato eletto a larga maggioranza Presidente della Repubblica Italiana, carica che ha tenuto fino al 1999 con grande dirittura morale, gestendo il passaggio tra la prima e la seconda Repubblica. Allo scadere del mandato, quale senatore a vita, non ha nascosto la sua avversione politica al governo di centrodestra con qualche vivace accentuazione. * * * L’onorevole Scalfaro ha visitato numerose volte il santuario della Santa Casa, mosso dalla sua viva devoIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 Oscar Luigi Scalfaro a Loreto il 24 settembre 1994, con l’arcivescovo Pasquale Macchi e il rettore del santuario padre Angelico Violoni. zione mariana, sempre professata con franchezza, senza reticenze. Qui si ricordano solo i suoi passaggi documentati, notando che dal 1987 al 1996, in appena un decennio, egli è tornato a Loreto ben sette volte. Quando era ministro degli Interni, il 22 marzo 1987, alle ore 13.00, fece una breve e orante sosta in Santa Casa, accolto dall’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, delegato pontificio del santuario, e da p. Stanislao Santachiara, rettore dalla basilica, e accompagnato da alcune personalità politiche, tra cui Ancilla Tombolini, sindaco di Loreto. Proveniva da Civitanova Marche, dove aveva partecipato a un raduno regionale di Azione Cattolica. Si è recato di nuovo a Loreto il 10 luglio 1988 per il XXVII Convegno Nazionale Mariano, nel quale ha tenuto una relazione dal titolo: «Affidamento a Maria e impegno nel mondo». Vi è tornato il 24-25 settembre dello stesso anno in occasione del Convegno Nazionale dell’«Apostolato di Fatima», di cui era presidente, e ha parlato ai partecipanti con il fervore che gli è proprio. Le cronache del santuario registrano una sua quarta visita a Loreto il 25 settembre 1994, quand’era già Presidente della Repubblica. È stato accolto dall’arcivescovo Pasquale Macchi, delegato pontificio, il quale ha celebrato per lui, alle ore 9.00, una messa in Santa Casa e, quindi, gli ha donato una statua bronzea del- lo scultore Enrico Manfrini e gli ha parlato dell’imminente apertura del VII Centenario Lauretano, auspicando una sua presenza. La sua visita, per così dire, «storica» è stata proprio quella che si ricollega all’apertura del VII Centenario Lauretano che, il 10 dicembre 1994, ha visto la presenza a Loreto di Giovanni Paolo II e di tutto l’episcopato d’Italia. Vi è intervenuto anche Oscar Luigi Scalfaro nella veste di Presidente della Repubblica, il quale ha assistito alla cerimonia religiosa in basilica presieduta dal Pontefice, con il quale ha poi avuto un cordiale colloquio. Il Papa, in quella circostanza, gli disse una frase che ha fatto il giro del mondo: «Coraggio, Presidente!», quasi a sottolineare la difficoltà politica del momento. 149 Oscar Luigi Scalfaro a Loreto il 10 dicembre 1994 saluta Giovanni Paolo II, che gli dice: «Coraggio presidente!». In alto le firme dei due illustri personaggi. LORETO NEL MONDO 150 L’anno dopo il VII Centenario, nel 1996, il Presidente tornò due volte a Loreto. Il 24 gennaio 1996, dopo una visita alle città di Macerata e Recanati, volle sostare nella Santa Casa in prolungata preghiera. Era accompagnato dalla figlia Marianna ed è stato accolto da mons. Nicola Larivera, vicario della Delegazione Pontificia, in assenza dell’arcivescovo Macchi. In quell’occasione ha avuto modo di ammirare le sculture del Rivestimento marmoreo e gli affreschi del Melozzo. Nello stesso anno 1996 il Presidente della Repubblica, approfittando di una sua visita alle città di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto, il 18 novembre è voluto tornare a Loreto, dove è giunto alle ore 20.00 soffermandosi in orante raccoglimento nella Santa Casa e poi intrattenendosi in affabile colloquio con mons. Nicola Larivera e con p. Angelico Violoni, rettore della basilica. È l’ultima sua visita registrata dalle cronache del santuario. Qui si può ricordare che da Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il 10 ottobre 1992, ha donato al santuario di Loreto un raro e pregevole opuscolo del 1684, intitolato Notificazione del regio stendardo turco mandato dal Re di Polonia alla Santa Casa di Loreto, con una lettera autografa di accompagnamento, indirizzata all’arcivescovo Pasquale Macchi, nella quale si legge: «Eccellenza Rev.ma, l’altro giorno mi è stato donato questo antico documento che ritengo abbia maggior motivo di essere collocato proprio alla Santa Casa. Per questo lo dono a lei, mentre le esprimo il mio ricordo devoto e la richiesta di un pensiero alla Madonna. Oscar Luigi Scalfaro». Un ulteriore segno della nobile attenzione dell’insigne uomo politico verso la Santa Casa di Loreto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 N el 2010, mons. Josè Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo di Panama, in occasione di una sua visita a Roma per ricevere il pallio dalle mani di Benedetto XVI, acquistò una statua della Madonna di Loreto che fece benedire dallo stesso Pontefice, destinata all’Aeroporto internazionale di Panama. A gennaio, nella cappella aeroportuale, è stata celebrata una santa messa presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci, in visita in quello Stato nei giorni 7-17 gennaio, con il quale hanno concelebrato il nunzio apostolico, mons. Andrés Carrascosa Coso, e lo stesso arcivescovo di Panama. Il tutto si è svolto alla presenza della moglie del Presidente della Repubblica, che ha voluto che nell’Aeroporto fosse compresa una cappella, destinata appunto alla Madonna di Loreto. UNA STATUA DELLA MADONNA DI LORETO NELL’AEROPORTO DI PANAMA LA MADONNA DI LORETO A CREMONA ANNA ROSA CURI L a città di Cremona vanta una devozione assai antica per la Madonna di Loreto, che, oltre ad essere venerata nel santuario della S. Casa in S. Abbondio, è onorata anche nella chiesa di S. Girolamo. Questa chiesa è situata a pochi metri dalla piazza del Duomo ed è sussidiaria alla cattedrale fin dal 1805. L’attuale edificio dedicato al santo dottore del IV-V secolo fu costruito nel 1624 sul posto di una precedente chiesa del 1386, troppo piccola ed angusta per contenere i fedeli, e fu eretto per volontà e a spese della Con- Da sinistra: facciata della chiesa di S. Girolamo a Cremona; interno della chiesa con vista dell’abside. Sotto: cartiglio posto al di sopra della statua che reca la scritta attestante la dedicazione alla Casa della Vergine di Loreto. fraternita di Nostro Signore Crocefisso, a cui si aggregarono prima l’Arciconfraternita di S. Giovanni Battista Decollato e poi quella della Madonna della Misericordia. Tali compagnie prestavano assistenza religiosa ai condannati a morte, li accompagnavano al patibolo ed infine provvedevano alla loro sepoltura. Della pia pratica dell’assistenza ai moribondi rimane oggi una cappella rettangolare sul lato destro dell’aula centrale della chiesa di S. Girolamo. La facciata attuale della chiesa, semplice e lineare, è ornata, nella parte superiore, da una finestra serliana, mentre sul portale è inserito un bassorilievo che rappresenta san Girolamo in preghiera davanti al Crocefisso, unico ornamento rimasto che apparteneva alla precedente piccola chiesa. Questo edificio del primo barocco si è mantenuto quasi del tutto intatto fino ad oggi. Esso è il classico esempio di chiesa mariana del tardo manierismo a pianta centrale con l’aula delimitata da quattro colonne ed un cornicione su cui si eleva una vasta cupola affrescata, mentre le pareti hanno una decorazione particolarmente ricca e luminosa nella varietà dei colori secondo la tecnica dei figuristi e dei quadraturisti che vi hanno lavorato dalla fine del 1600 al 1700 inoltrato. In essa i due altari laterali sono dedicati a san Girolamo e a san Giovanni Decollato, i cui carismi potevano essere di conforto ai futuri condannati a morte, mentre il presbiterio ospita sia l’antico altare che quello nuovo “coram populo”. In alto, come sfondo del presbiterio, inserita in una pittoresca scenografia, una nicchia accoglie oggi una bellissima statua della Madonna di Loreto. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 151 152 Statua della Madonna di Loreto venerata in S. Girolamo. In alto a destra: particolare con il viso della Madonna stessa. A lato: particolare della statua, vista di fianco, con tracce di bruciatura. Si noti l’atteggiamento della Madonna che accenna ad un passo come se fosse in moto. La Madonna Nera vi fu trasferita nel 1790 dalla chiesa di S. Croce a sostituire il gruppo ligneo della Madonna della Misericordia adorante il Cristo Crocefisso. Infatti le memorie storiche della città di Cremona, raccolte e compendiate da Lorenzo Manini in diversi tomi pubblicati nel 1820 dalla tipografia Manini, fanno memoria di questa vicenda e della provenienza di questa statua dall’antica chiesa di S. Croce, fatta costruire nel 1370 da Bernabò Visconti contemporaneamente al castello. Quest’ultima era formata da due chiese quasi consimili, in una delle quali si venerava la Beata Vergine di Loreto e nell’altra la figura in rilievo di Nostro Signore somigliante a quella che si onora in Sirolo, come si legge nel capitolo “Delle Chiese e delle Corporazioni religiose soppresse nel secolo XVIII e nei primi anni del secolo XIX”, quasi ad attuare in terra lombarda una completezza asserita da un detto popolare marchigiano: “Chi vede Loreto e non vede Sirolo vede la Madre, ma non vede il Figliolo”. Nel 1790 la chiesa di S. Croce fu soppressa per disposizione dell’imperatore Giuseppe II d’Austria, forse anIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 che a causa di un grave incendio che l’aveva profondamente danneggiata, ma l’immagine della Vergine non andò perduta e sostituì così la Madonna della Misericordia che si trovava nella chiesa di S. Girolamo. Si tratta di una splendida scultura della Madonna Nera in legno di quercia nera, colore che si dice ottenuto con il tradizionale procedimento di immersione prolungata del materiale da lavorare nelle acque del fiume Po. Lo stile dell’esecuzione è quattrocinquecentesco e, nella configurazione generale come nei dettagli, tipo la foggia dell’abito che riveste Maria, è del tutto simile all’originale esistente a Loreto, salvo che nell’atteggiamento di accennare un passo come se fosse in moto, e nella finezza dei lineamenti dei visi, sereni e consapevoli del loro stato. La statua è stata scolpita da una mano maestra, ma ignota, con lavorazione solo nella parte frontale, mentre posteriormente il tronco rivela la sua natura di quercia con qualche traccia di bruciature, testimonianze mute dell’incendio che distrusse praticamente la chiesa fatta da Bernabò Visconti. La statua, inoltre, è posta in un piccolo ambiente sopra all’abside, somigliante alla piccola stanza di una casa, appositamente adottato per lei, quasi a ricordo della Camera lauretana. UNA NUOVA STATUA LAURETANA A SAMBUCHETO N el 1982, a Sambucheto - una popolosa frazione di Montecassiano (MC) - su iniziativa del parroco don Alberto Pantana, fu costruita un’edicola davanti alla casa di Elio Torresi, che diede a riguardo la sua generosa collaborazione. Furono coinvolti i parrocchiani che, o con offerte o con il contributo della propria opera, resero possibile la realizzazione del progetto, a partire dal geometra che lo approntò gratuitamente. Nell’edicola fu collocata una statua in ceramica, alta cm 75, lavorata dalla rinomata ditta Niccacci di Deruta. Davanti sorgeva una quercia che, nel volger di poco tempo, si seccò. Un seme cadde nel campo di Elio Torresi e germinò, dando vita a un’altra quercia, sorta in posizione simmetrica rispetto all’edicola. Il luogo divenne con il tempo punto di riferimento per molti devoti, che vi sostavano in preghiera. Il giorno delle Palme il parroco inizia la processione, con la benedizione dei rami d’ulivo, proprio davanti alla statua della Vergine Lauretana. Ultimamente molti devoti hanno cominciato a deporre le loro corone del rosario sulla statua. Forse questo gesto di devozione popolare può aver attirato l’attenzione di qualche strano individuo che, ai primi di febbraio, ha rovesciato il basamento dell’edicola provocando la rottura della statua. Il fatto ha molto rattristato i fedeli di Sambucheto, in primo luogo Elio Torresi che sollecitamente si è rivolto alla Congregazione Universale, dove il 7 febbraio ha acquistato una statua identica per fattura e per dimensioni a quella rovinata, uscita dalla medesima ditta Niccacci. È stata benedetta in Santa Casa e poi dal parroco a Sambucheto nel momento in cui è stata collocata nella primitiva edicola. (Foto Montesi) Incontro degli assistenti ecclesiastici dell’Unitalsi N ei giorni 30-31 gennaio gli assistenti ecclesiastici dell’Unitalsi delle sezioni regionali si sono riuniti a Loreto per programmare i pellegrinaggi dei malati nell’anno 2012. Si sono confrontati sui problemi e sulle proposte inerenti al tema e, il 31 gennaio, si sono incontrati con l’arcivescovo Giovanni Tonucci e con il rettore padre Giuliano Viabile per mettere a punto il programma relativo al santuario di Loreto, definendo i modi e i tempi delle varie cerimonie. (Foto Montesi) 153 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE bibliografiche Se il tuo cuore vede B 154 runo Secondin e Antonietta Augruso hanno pubblicato un volume dal titolo: Se il tuo cuore vede. I sentieri della luce. Si tratta di una lectio divina su 21 passi dei Vangeli, i quali intendono condurre il lettore verso un’avventura di scoperta e di progetto che emerge da alcuni passaggi chiave: dagli inizi incerti e titubanti, al costituirsi di una Compagnia di amici e discepoli, alla ricerca di un Altrove che sfida, che attrae, passando per Lacerazioni dolorose ma illuminatrici, si arriva all’Incontro con il Vivente nella luce della Risurrezione. Un’avventura insieme meditativa ed esploratrice, con continui agganci con la vita concreta e le risonanze letterarie, specie nel «Portico dei gentili», sezione originale di ogni lectio divina. B. Secondin - A. Augruso, Se il tuo cuore vede. I sentieri della luce, Edizioni Messaggero (Via Orto Botanico, 11 – 35123 Padova), pp. 205, € 19,00. Perché Dio ci parla mediante Maria P adre Stefano De Fiores, rinomato mariologo, ha pubblicato un breve saggio dal titolo: Perché Dio ci parla mediante Maria. Significato delle apparizioni mariane nel nostro tempo. L’autore nota che di fronte alle numerose apparizioni mariane nel secolo XX – con relativi messaggi – sorgono spontanee alcune domande: Perché sempre Maria? Non ci sono altri santi? Non potrebbe il Signore stesso della Chiesa rivelare la sua volontà? A questi interrogativi la teologia o non risponde trincerandosi nella «impenetrabile politica del cielo» (Bossuet), o tenta alcune risposte, che si possono raggruppare in tre categorie. La prima riguarda l’identità di Maria come persona adatta a trasmettere agli esseri umani i voleri divini per una data epoca storica; la seconda presenta un carattere ecclesiologico, perché in Maria emerge in modo prototipico quello che Dio uno e trino si aspetta dalla sua Chiesa (Dio non vuole fare tutto da solo, ma sceglie collaboratori); la terza infine rimanda alle necessità dei tempi, cui Maria risponde rivelando il volto materno di Dio. S. De Fiores, Perché Dio ci parla mediante Maria. Significato delle apparizioni mariane nel nostro tempo, Edizioni San Paolo (Corso Margherita, 2 – 10135 Torino), € 7,00. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 VITA DEL SANTUARIO Loreto sotto la neve I l detto popolare «Febbraio, corto e cattivo» quest’anno è stato veritiero per molte regioni d’Italia, tra cui le Marche. Il 2 febbraio è iniziata la prima ondata di neve, che è caduta abbondante per tre giorni e, dopo una pausa, ha ripreso a cadere ancor più copiosa nei giorni 10, 11 e 12, isolando completamente il santuario, che è caduto come in letargo per circa due settimane, in un’atmosfera surreale. La basilica, nelle due domeniche del 5 e 12, appariva deserta e silenziosa, situazione più uni- ca che rara per il santuario di Loreto. La Delegazione Pontificia è stata costretta ad annullare il Corso di Esercizi Spirituali per vescovi e presbiteri che si sarebbe dovuto svolgere dal 13 al 17. In compenso, la visione del santuario innevato e inondato di notte dai cangianti colori delle luminarie ha costituito uno spettacolo irripetibile. Sisto V, nel suo solenne monumento bronzeo, si è vestito di un bianco piviale e di una candida tiara, che raddolcivano il suo piglio di fiero Pontefice. (Foto Montesi) IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 155 NOTIZIE FLASH Il prodigioso effetto di un rosario acquistato a Loreto 156 Nella rivista «Il Cavaliere dell’Immacolata» (novembre 2011, p. 5) è stata pubblicata una toccante testimonianza di «Rita e famiglia» di Milano. Dopo una vita vissuta lontana dalla pratica religiosa, Rita, nel gennaio 2003, sognò di uscire piangendo da una chiesa con una corona in mano di diversi colori. Pochi giorni dopo decise di recarsi alla Santa Casa di Loreto insieme con il marito. Uscita dalla messa, acquistò in un negozio una corona del rosario. Trascorsi tre giorni, al marito fu riscontrato un grave «linfoma non Hodgkins di tipo B follicolare G1» che lo costrinse a chemioterapia e a ricoveri ripetuti. Scrive testualmente Rita: «Io nella cappellina dell’ospedale sentii per la prima volta il bisogno di pregare proprio con la corona che avevo comperato a Loreto. Non sapevo come si recitasse il rosario. Questo io lo chiamo il miracolo della corona. La Madonna ci chiama a pregare il rosario, se vogliamo ottenere qualcosa da lei. Mio marito è guarito ed ora fa solo il vaccino ogni tre mesi. Ora questa corona mi segue sempre, non l’ho più lasciata e io la chiamo corona pellegrina». «Lauretana», l’acqua più leggera d’Europa Molti lettori avranno bevuto o almeno avranno senti- to parlare dell’«Acqua Lauretana», giudicata la più leggera d’Europa e ampiamente reclamizzata, anche su quotidiani prestigiosi, come il «Corriere della Sera». Essi si saranno chiesti da che le deriva il nome, che richiama il santuario di Loreto. Le deriva dal fatto che la sorgente si trova a poca distanza dal santuario della Madonna di Loreto a Graglia Biellese (VI), sorto nel 1616 e poi ingrandito con una replica della Santa Casa all’interno, che ne costituisce il cuore. Grande mecenate della chiesa fu il duca Emanuele II di Savoia che incaricò l’ingegnere Pietro Arduzzi di elaborare un disegno di un nuovo edificio, iniziato nel 1659 e concluso solo nella seconda metà del secolo XVIII. Si tratta di un santuario molto frequentato e ricco di opere d’arte. Ripristinata la Fontana dei Galli Loreto vanta due fontane artistiche: quella di Piazza della Madonna, sorta su un disegno del celebre Carlo Maderno tra il 1604 e il 1614, e quella di Piazza Leopardi, detta Fontana dei Galli, fatta costruire dal cardinale protettore del santuario Antonio Maria Gallo e decorata, negli anni 1614-1616, con sculture in bronzo raffiguranti stemmi e galli ed eseguite dai fratelli recanatesi Tarquino e Pietro Paolo Jacometti. Nel marzo 2009 alcuni ladri asportarono due figure bronzee. Sono state fatte esegui- Marcia della Giustizia e della Pace da Recanati a Loreto l 28 gennaio si è svolta con grande partecipazione la Marcia della Giustizia e della Pace da Recanati a Loreto, giunta all’undecima edizione. L’iniziativa, nata da una felice proposta di don Rino Ramaccioni, parroco della parrocchia Cristo Redentore a Recanati, è stata fatta propria da diverse istituzioni e associazioni cattoliche. La Marcia ha avuto inizio alle 17.30 nella chiesa di Cristo Redentore con la testimonianza di Ulderico Lambertucci di Treia (MC), noto marciatore, detto il «maratoneta di Dio», che ha percorso migliaia di chilometri in svariati Paesi ed è pronto a partire per una nuova avventura negli Stati Uniti. Molto apprezzata è stata la testimonianza di don Luigi Merola, il prete anti-camorra, che ha presentato la sua fondazione per aiutare i bambini affamati di un villaggio del Burundi. Si è quindi avviato a piedi il corteo verso Loreto, tra canti e preghiere, con le testimonianze di un medico palestinese, di un volontario di Fano e di una suora del Burundi.Dopo una marcia di 7 km, il corteo, verso le 21.30, è giunto in Piazza della Madonna. Nella basilica della Santa Casa i marciatori della pace sono stati accolti dall’arcivescovo di Loreto Giovanni Tonucci e dal vescovo di Senigallia Giuseppe Orlandoni, che hanno rivolto loro un caloroso saluto. Quindi, il folto pubblico ha potuto ascoltare l’attesa e applaudita relazione del dott. Giancarlo Caselli, procuratore generale della Repubblica di Torino, personaggio assai noto, impegnato da tempo nella lotta contro la mafia. (Foto Montesi) I IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 IN MEMORIA DI re allora alcune copie fedeli che ora sostituiscono gli originali. I lavori di restauro sono stati inseriti nel più ampio progetto di recupero della cinta muraria e delle altre fonti del territorio. La parte marmorea della Fontana dei Galli è stata ripulita dalla ditta Angelani di Castelfidardo, mentre alla ditta Biagini di Urbino è stato affidato il recupero delle sculture bronzee. Loreto, polo di pellegrinaggi dei fedeli russi Da alcuni anni il flusso peregrinatorio dei fratelli ortodossi, soprattutto provenienti dalla Russia, si è fatto sempre più intenso, propiziato anche dall’interessamento del console onorario del centro di Ancona Armando Genesi, rinomato critico d’arte contemporanea. Si sta progettando a Loreto un centro di pastorale che faciliti l’intercettazione di flussi peregrinatori e sia punto di riferimento per i cristiani ortodossi della zona per le loro celebrazioni liturgiche, già in parte esistente. È in programma anche la stipulazione di un patto di amicizia tra Loreto, che custodisce la Casa nazaretana della Madonna, e Istra, uno dei principali centri spirituali della Chiesa ortodossa, situato a circa 60 km da Mosca. VI Festival Organistico Lauretano a Roma Il 2 febbraio, nella chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, storicamente e spiritualmente legata al santuario di Loreto, alle ore 19 il m° Marie-Ange Laurent, organista titolare della chiesa di Notre Dame de Lorette a Parigi, ha tenuto un concerto d’organo, nel contesto del VI Festival Organistico Lauretano, eseguendo brani di musicisti soprattutto francesi. «Italia 1» manda in onda un servizio sul santuario di Loreto Il 2 febbraio, una troupe televisiva di «Italia 1» ha effettuato un servizio sul santuario di Loreto, illustrando la Santa Casa con intervista a p. Giuseppe Santarelli e ha parlato dell’istituendo Osservatorio medico e relativa Commissione medica per lo studio e la verifica dei miracoli che si registrano a Loreto, con interviste a Lorenzo Rossi, un miracolato per intercessione della Vergine Lauretana, all’arcivescovo Giovanni Tonucci e al medico prof. Mignini, membro dell’erigendo Osservatorio. Gino Scagnoli l 1° febbraio è passato al Signore, all’età di 82 anni, Gino Scagnoli, che per lunghi anni è stato al servizio della Delegazione Pontificia della Santa Casa. L’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, che durante i suoi 17 anni di episcopato lauretano ha potuto conoscerlo da vicino, ha inviato un sentito messaggio, dove, tra l’altro, si legge: «Ho ricevuto la mesta notizia che l’Angelo della risurrezione è venuto a prendere Gino Scagnoli, degno figlio di Isidoro, fratello di Marcella, leggendaria e infaticabile ancella dei malati. Tutti gli Scagnoli sono timbrati con il sigillo della Santa Casa: fedeli e generosi lavoratori. Gino è stato portiere, cursore, autista della Delegazione Pontificia, è stato un tuttofare simpatico e sollecito. Anzitutto è stato un buon figliolo di casa, sposo e padre esemplare, consapevole dei suoi doveri, rispettoso di tutti, paziente e tollerante». I Mons. Igino Ragni l 30 gennaio è stata diramata la notizia della morte di mons. Igino Ragni, spentosi a Roma all’età di 90 anni. Apparteneva alla diocesi di Fabriano-Matelica, ma viveva da lungo tempo a Roma, dove ha ricoperto il ruolo di avvocato della Sacra Rota. È stato anche studioso di statistica e giornalista. Lo ricordiamo in special modo perché molto si è adoperato per la diffusione del culto mariano-lauretano nel mondo tra gli emigrati italiani. Fu, infatti, presidente dell’Associazione Lauretana dei Marchigiani (Alma). Tra le altre sue iniziative a riguardo, si ricordano il dono di una statua della Madonna di Loreto da parte dell’Alma alla cappella dell’Aeroporto internazionale di Fiumicino, le medaglie lauretane commemorative lavorate da Pericle Fazzini e l’esecuzione di una scultura della Vergine Lauretana da parte di Remo Brindisi, ambedue artisti di fama internazionale. I Alfredo Tamburini nna, figlia di Alfredo Tamburini di Pesaro, morto all’età di 91 anni il 15 dicembre 2011, ci comunica che il genitore ha lasciato uno scritto nel quale si legge: «Quando sarò morto dovete far mettere il mio nome nel Messaggio della Santa Casa di Loreto, come ho fatto io con la mia mamma, con la seguente dicitura:“Devoto della Madonna, fin da ragazzo affezionato al santuario di Loreto, gioiva al vedere restauri e abbellimenti”». A IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 157 PUBBLICAZIONI promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104 IL LIBRO DEL MESE GIUSEPPE SANTARELLI Le Origini del Cristianesimo nelle Marche Già in seconda edizione, conta 430 pagine e numerose illustrazioni ed è al prezzo di € 20,00. • La ricerca, ampia e documentatissima, illustra le origini dell’annuncio cristiano nella terra che custodisce la Santa Casa di Nazaret, culla del Cristianesimo. • Reca la presentazione di mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di Loreto, e del dott. Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche. • Per il suo valore contenutistico e per il suo pregio scientifico è stato il dono ufficiale delle Marche a Benedetto XVI in occasione del suo pellegrinaggio a Loreto il 1° -2 settembre 2007. • Nella prima parte indaga sul sorgere e l’affermarsi del Cristianesimo nell’intera regione; nella seconda passa in rassegna le singole diocesi - ben 25 - dal III al VI secolo. GUIDE E TESTI SPIRITUALI I prezzi indicati non comprendono la spedizione postale Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI, pp. 288, foto a colori 140, copertina cartonata, € 19,00. AA.VV., I pellegrini alla Santa Casa di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992 pp. 268, € 9,30. G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto, 4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111, € 12,00. M. E. PATRIZI, Il mistero della Sacra Sindone, Quaderni de «Il Messaggio», n° 1, pp. 56, ill. a colori 40, € 4,00. N. MONELLI, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205, € 10,35. S. VITA, In cammino con Maria per incontrare Gesù, pp. 104, ill. a colori 22, € 5,00. G. SANTARELLI, I graffiti nella Santa Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotocolors 66, € 15,00. PUBBLICAZIONI VARIE N. ALFIERI - E. FORLANI - F. GRIMALDI, Contributi archeologici per la storia della S. Casa, Loreto 1977, pp. 69, tavole 25, € 2,60. V. SALVOLDI, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in suo onore, Loreto 2010, pp. 224, € 18,00. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 LUCA DA MONTERADO, Mons. Tommaso Gallucci, Loreto 1997, pp. 238, € 12,00. Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a Loreto, Loreto 2008, pp. 470, illustrazioni a colori 331, € 50,00. G. SANTARELLI, Personaggi d’autorità a Loreto, Loreto 2010, pp. 240, € 35,00. N. MONELLI - G. SANTARELLI, La Basilica di Loreto e la sua reliquia, Loreto 1999, pp. 195, illustrazioni 54, € 12,90. STAMPE DEVOZIONALI Novena alla Madonna di Loreto - € 1,00, edizioni italiano, tedesco, inglese, portoghese e polacco. N. MONELLI, Architettore e architetture per la S. Casa di Loreto, Loreto 2001, pp. 160, illustrazioni 47, € 9,00. N. MONELLI, Prime architetture picene per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni 44, € 15,00. M. RANUCCI - M. TENENTI, Sei riproduzioni della S. Casa in Italia, Loreto 2003, pp. 232, illustrazioni 212, € 15,00. M. MONTANARI - A. SCHIAROLI, Santi e Beati a Loreto, Loreto 2005, pp. 492, con numerose illustrazioni, € 9,00. G. SANTARELLI, Loreto Santuario della Santa Casa - Guida spirituale - € 1,00, edizioni italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, polacco, olandese, ceko, croato, ungherese, rumeno, slovacco, russo, giapponese, cinese, coreano, bulgaro, sloveno, esperanto, arabo. Immaginetta con coroncina - € 2,90. N. MONELLI - G. SANTARELLI, L’Altare degli Apostoli nella Santa Casa di Loreto, Loreto 2012, pp. 102, numerose illustrazioni, € 8,00. G. SANTARELLI, Le Origini del Cristianesimo nelle Marche, Loreto 2009, 2a ediz., pp. 430, illustrazioni 39, € 20,00. Immaginetta con medaglietta - € 0,60. Pagelline con preghiere varie - € 0,10. SOUVENIR E VIDEO Pagelline con rosario e con preghiere lauretane - € 0,20. Albumino con vedute di Loreto - € 2,00. Santini con preghiere lauretane. Cd “Canti Lauretani” (con libretto) - € 8,00. Dvd “Loreto - Fede Storia Arte” - € 12,00. B. ANSELMI, G. VIABILE, Salmi Responsoriali, Anno B e C, pp. 120 - € 25,00 cad. € 0,10 € 0,25 Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012 CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità: • Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa • • Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione e l’Incarnazione; Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari; Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita della S. Famiglia, le feste della Madonna. L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre). NORME PER L’ISCRIZIONE • Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione. • La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre. • Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente. • Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie Lauretane. • La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone o di una famiglia). La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo: DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA 60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605 MESSE PERPETUE Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa. Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue: cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8. Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00) Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00) Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a: Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN) oppure tramite bonifico bancario: Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A • • Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta. Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]