“Fasulli anche i Pensionati dell’ex presidente Bresso” La Procura: loro, come Giovine, hanno falsificato le firme il caso ALBERTO GAINO nche i «Pensionati (e invalidi) per Bresso», delle Regionali 2010, sono incorsi nelle medesime contestazioni di falso in materia elettorale per cui tribunale e corte d’appello hanno condannato Michele Giovine ( consigliere regionale dei «Pensionati per Cota») e dichiarato nulla la sua lista. Il duello nelle urne fra i «pensionati» delle due parti fu decisivo per il successo di Cota: 27.797 voti contro 12.564, dal momento che la differenza finale fra centrodestra e centrosinistra fu di 9 mila voti. Ma dopo aver masticato amaro per le due condanne penali di Giovine e per la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha riaperto i giochi per un eventuale annullamento di quelle elezioni, adesso il centrodestra riparte all’attacco. Perché il pm Patrizia Caputo ha chiesto il rinvio a giudizio di tal Marco Di Silvestro per aver falsamente autenticato l’accettazione della candidatura di 13 esponenti della lista «Pen- A Nessun consigliere regionale I Pensionati per Bresso non ottennero alcun consigliere regionale a differenza di quelli per Cota che elessero Giovine sionati e invalidi per Bresso» e di quella fotocopia (235 voti) presentata a sostegno di Roberta Meo alle comunali di Moncalieri, del 2010. Luigina Staunovo Polacco, leader dei Pensionati per Bresso, parte civile al processo Giovine e denunciata da quest’ultimo, potrebbe non finire sul banco degli imputati: per lei il pm ha chiesto l’archiviazione. Motivo: tre candidati avevano dichiarato di aver apposto in sua presenza la loro firma sul modulo di accettazione, e di averlo fatto a To- rino, non a Salmour, in provincia di Cuneo, dov’era consigliere comunale il simpatizzante Di Silvestro e che in quella sede esercitava le funzioni di pubblico ufficiale. Ma quelle tre firme sono state successivamente sostituite con altre, false, ed è caduta l’accusa contro Staunovo. La denuncia fu presentata a Cuneo, girata per competenza territoriale a Mondovì e l’anno scorso a Torino, assegnata al pm del caso Giovine che, «a scanso di equivoci, l’ha trattata allo stesso modo: tabulati telefonici, testimonianze dei candidati, consulenza grafica. L’avvocato Alberto Ventrini assiste l’imputato: «Non aveva interessi personali in gioco». Il centrodestra è pronto a costituirsi parte civile all’udienza preliminare con gli avvocati Mauro Ronco (Pdl e Verdi Verdi) e Giuseppe Gallenca (Lega e Progett’A zione). Il primo fa notare: «I pensionati per Bresso sono fuorilegge, nell’ipotesi di accusa, per le 13 candidature autenticate lontano da Salmour e lo sono a priori perché, anziché raccogliere fra i cittadini le firme necessarie per presentare la lista, ottennero dal consigliere regionale Andrea Buquicchio di firmare al loro posto. Di Silvestro avrebbe dovuto autenticarne la sottoscrizione a Salmour. Buquicchio ha testimoniato di aver firmato a Torino». I Pensionati per Bresso non ottennero alcun consigliere regionale e questa è la differenza fra i due casi, ma la disinvoltura che ne ha accomunato l’autenticazione delle firme pone un serio problema. Mercedes Bresso lo coglie al volo: «Non sapevo nulla, se avessi saputo non avrei voluto con me quei “pensionati” così come feci con Giovine. In ogni caso, questo certo modo di presentarsi alle elezioni è da paese sottosviluppato e crea una questione di credibilità che può essere affrontata solo cambiando le norme e riandare alle elezioni con regole nuove». SANITA’. IL COMITATO HA INCONTRATO IL DIRETTORE MARFORIO Inoltrate all’Asl 10 mila firme “Pediatria non lasci Tortona” In ballottaggio con Novi: una risposta dalla Regione entro settembre MARIA TERESA MARCHESE TORTONA Con 10.349 firme raccolte fra i tortonesi il Comitato pro area materno-infantile dell’ospedale cerca di convincere il direttore generale dell’Asl, Paolo Marforio, a tenere in città il Dipartimento anzichè trasferirlo a Novi Ligure. Il nuovo Piano sanitario regionale, infatti, prevede l’unione tra i due ospedali, per cui reparti in funzione in entrambi verranno accorpati. Uno di questi sarà la Pediatria e i tortonesi chiedono che venga mantenuta a Tortona invece che a Novi. Per convincere Marforio nei giorni scorsi Aurelia Destro e Giovanni Bidone, del comitato gli hanno consegnato le firme raccolte in città. «Il dottor Marforio - dice Aurelia Destro, presidente del comitato - ha spiegato che, in vista di una riorganizzazione del sistema sanitario locale, la direzione sta valu- Ingresso ai reparti. In città non vogliono perdere il Dipartimento materno-infantile tando le possibili e migliori soluzioni sia in termini economici che di servizi agli utenti. La situazione è in fase di definizione e a tal proposito ci ha anticipato che entro settembre avremo una risposta. Si è detto disponibile, dopo la riorganizzazione, a incontrare il Comitato e chiunque voglia partecipare. Crediamo che a questo punto sia indispensabile e corretto spiegare ai cittadini la reale volontà dell’Asl così da comprendere ed apprezzare ogni sforzo che sa- rà fatto per venire incontro alle esigenze dei tortonesi e per affrontare, nel migliore dei modi, l’attuale situazione economica che coinvolge tutti i settori della pubblica amministrazione. Il comitato ringrazia per la disponibilità e la chiarezza». Marforio, in un recente incontro in Provincia, aveva detto che per quanto riguarda Pediatria, i due ospedali partono alla pari e solo uno potrà ospitarla. E’ da novembre dello scorso anno che il reparto di Tortona è in bilico e, oltre alla costituzione del Comitato, c’è stata anche la presa di posizione dei medici di famiglia, secondo i quali chiudere Pediatria comporterebbe ulteriori problemi per i ricoveri in ospedale sia ai bambini ammalati del territorio sia ai genitori, sia ai pazienti del Piccolo Cottolengo e a chi si occupa di loro; oltre a problemi legati anche al trasferimento di ambulatori specialistici come neonatologia, allergologia, reumatologia, auxologia. Non chiamatelo Country hospital ma Centro per cure intermedie il caso FRANCESCA FOSSATI TRIVERO I l «country hospital» a Trivero? C'è già dal settembre del 2005, ma si chiama «Struttura per le cure intermedie». E da allora a giugno 2012 ha contato 7200 giorni di ricovero con una media di 27 giorni a paziente. È l'Asl di Biella a ribadire la presenza del servizio finanzia- to dall'azienda stessa dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del consigliere comunale di minoranza triverese Piero Casula che si chiede come mai a Varallo il «country hospital» sia attivo e a Trivero il progetto sia rimasto fermo. «Si è di certo trattato di un equivoco dovuto all'uso di due termini diversi per definire la stessa cosa - dicono dall'Asl -. Il servizio è all'ex ospedale di Trivero che ospita anche la residenza per anziani (Rsa) gestita dal Cissabo e dà un supporto abitativo e di cura nei casi in cui non sia previsto il ricovero ospedaliero e l'assistenza a domicilio sia impraticabile». Al servizio si accede su proposta del medico di base, dietro valutazione dell'Asl, per brevi permanenze (40 giorni al massimo). Sono garantiti l'assistenza infermieristica dal lunedì al venerdì e il pronto intervento di notte e nei giorni festivi. Il «country hospital», se così va chiamato ora, all'inizio aveva 6 letti. Dal 2010 sono scesi a 4. Ed è su questo che in realtà Casula vuole puntare il dito: «Il progetto iniziale prevedeva 10 posti; 4 sono pochi se si pensa che a Varallo, una realtà simile a Trivero per territorio e numero di abitanti, ce ne sono 15 o 20. Inoltre il Assistenza Il Centro di cure intermedie funziona a Trivero dal settembre del 2005 servizio è poco pubblicizzato: i cittadini non lo conoscono, non sanno che è gratuito e spesso dopo un'operazione al femore pagano il posto letto alla Rsa. Tre anni fa con l'ex direttore dell'Asl Brusori si era deciso di fare un opuscolo informativo che non è mai stato fatto». Ma l'Asl sostiene di averlo pubblicato, illustrando i servizi presenti a Trivero e a Ponzone tra i quali l'ambulanza del 118 e il punto di primo soccorso il cui futuro preoccupa Casula. L'Asl dice che il 118 ora è di competenza della centrale operativa di Novara ma che non ci sono notizie di cambiamenti. Casula invita quindi i vertici dell'Asl a incontrare i cittadini di Trivero per tranquillizzarli sul mantenimento dei servizi.