Sommario 22 2008 Metodologia Le certificazioni di lingua italiana Alberta Novello pag 2 “Accelerated learning” e “Soglie di padronanza” Paola Vettorel pag 10 Italiano a stranieri in Italia www.initonline.it n° 22 Direttore Scientifico Paolo E. Balboni Direttore Responsabile Domenico Corucci Redazione Mario Cardona Marco Mezzadri Anthony Mollica Editore Guerra Edizioni Via Manna, 25 - 06132 Perugia tel +39 075 5270257 - 8 fax +39 075 5288244 www.guerraedizioni.com e-mail: [email protected] Grafica e impaginazione Keen s.r.l. Stampa Grafiche CMF - Foligno (Pg) per conto di Guerra Edizioni - Guru s.r.l. Copertina Keen s.r.l. Pubblicità Guru S.r.l. Via Manna, 25 - 06132 Perugia tel +39 075 5270257 - 8 fax +39 075 5288244 Autorizzazione Tribunale di Perugia n° 12 del 04/03/2000 Modelli didattici per l’insegnamento dell’italiano L2 Paolo E. Balboni pag 15 Da una classe ad abilità differenziate a una classe inclusiva Paola Celentin pag 19 Italiano a stranieri nel mondo L'insegnamento della lingua italiana in Mongolia pag 23 Paula Haas Strumenti Recensioni: pag 27 - Patrizia Mazzotta, Laura Salmon, Tradurre le microlingue scientifico-professionali. Riflessioni teoriche e proposte didattiche. Fabio Caon - Pietro Trifone, Massimo Palermo, Grammatica italiana di base. Matteo Santipolo Università per Stranieri di Perugia. Università per Stranieri di Siena. Università di Venezia, Laboratorio itals. pag 30 pag 31 pag 32 Materiali didattici Guida all’uso delle preposizioni pag 22 Manuale di didattica dell’italiano L2 pag 28 Progetto Iura: la formazione dei docenti di lingua pag 29 e traduzione in ambito giuridico italo-tedesco Tiratura 12.000 copie Le immagini di questo numero riproducono alcune bellezze naturalistiche italiane 1 In.IT Metodologia Le certificazioni di lingua italiana di italiano come lingua straniera riconosciute dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica sono quattro: • CILS, rilasciata dall’Università per Stranieri di Siena; • CELI, rilasciata dall’Università per Stranieri di Perugia; • PLIDA, rilasciata dalla Società Dante Alighieri di Roma; • IT, rilasciata dall’Università Roma Tre di Roma. IN ITALIA LE CERTIFICAZIONI Le certificazioni sono conseguibili attraverso il superamento di più prove di abilità nella lingua italiana, le quali possono essere sostenute nelle sedi degli enti certificatori o nelle sedi aderenti (in Italia o all’estero). Ogni certificazione attesta livelli di competenza linguistica prestabiliti, rapportabili ai livelli delineati dal Consiglio d’Europa all’interno del Common European Framework of Reference. Le prove riguardano la comprensione e la produzione di testi scritti e orali con le varianti proprie di ogni ente. I destinatari delle certificazioni sono tutti i cittadini stranieri (compresi gli italiani residenti all’estero e gli immigrati in Italia) interessati a un documento ufficiale che attesti la loro competenza nella lingua italiana. Parco Nazionale del Gran Paradiso Val di Cogne 1. CILS, Siena La CILS - Certificazione di Italiano come Lingua Straniera - è rilasciata dall’Università per Stranieri di Siena ed è riconosciuta dallo Stato italiano in base a una convenzione con il Ministero degli Affari Esteri. L’Università per Stranieri di Siena è un’università statale ad ordinamento speciale che svolge attività di insegnamento e ricerca scientifica finalizzate alla conoscenza e alla diffusione della lingua e della cultura italiana. Per l’organizzazione e lo svolgimento delle attività didattiche e scientifiche all’interno dell’Università per Stranieri di Siena operano: la Facoltà di Lingua e Cultura Italiana, il Dipartimento di Scienze Umane, il Centro Linguistico e il Centro per la Certificazione della conoscenza della lingua italiana come lingua straniera (www.unistrasi.it). 1.1 I livelli Nella certificazione CILS i livelli attestati sono sei: Livello UNO, Livello DUE, Livello 2 In.IT TRE, Livello QUATTRO e i due livelli di competenza elementare, Livello A1 e Livello A2. Essi sono divisi in più moduli: • modulo adulti in Italia; • modulo adulti all’estero; • modulo ragazzi all’estero. Livello UNO: è il livello base (ma non elementare) della competenza in italiano come lingua straniera: verifica le capacità comunicative necessarie per usare la lingua italiana con autonomia e in modo adeguato. Uno straniero con questo livello di competenza è in grado di comunicare in italiano in situazioni quotidiane frequenti e può leggere i testi più diffusi e utili. La produzione orale e scritta è comunicativamente efficace, anche se contiene errori. Livello DUE: è il livello intermedio della competenza comunicativa in italiano come lingua straniera. Prevede una maggiore capacità di uso di elementi dell’area fondamentale della lingua rispetto al Livello UNO. Chi possiede questo livello è in grado di comunicare efficacemente nell’ambito di studio e di lavoro. La produzione orale e scritta è comunicativamente efficace, anche se contiene errori. Livello TRE: è il livello superiore della competenza in italiano come lingua straniera: prevede un ampliamento dell’area degli usi linguistici e dei contesti di comunicazione. Permette di comunicare nei rapporti formali di tipo pubblico e nei rapporti di lavoro. Chi possiede questo livello è in grado di interagire con Enti pubblici, aziende, eccetera, dimostrando di saper assumere un ruolo adeguato alla situazione. Livello QUATTRO: è il livello avanzato della competenza in italiano come lingua straniera: prevede un ulteriore ampliamento degli usi linguistici e la reale capacità del candidato di dominare una vasta gamma di situazioni comunicative. Permette di gestire non solo tutte le situazioni informali e formali di comunicazione, ma anche quelle professionali. È il livello che deve possedere uno straniero che voglia insegnare italiano; richiede una completa formazione linguistica. Ulteriori descrizioni e il sillabo delle competenze e delle abilità proprie di ogni livello sono disponibili nelle “Linee Guida Cils” (www.unistrasi.it). La CILS è stata realizzata secondo i parametri di certificazione delineati dal Consiglio d’Europa nel Common European Framework of Reference. di Alberta Novello 1.2 Le prove L’esame CILS è composto da cinque parti che vanno a testare le abilità di base: ascolto, lettura, produzione scritta, produzione orale, analisi delle strutture di comunicazione. Per ottenere la certificazione è necessario raggiungere un punteggio minimo in tutte le abilità dell’esame. Se si ottiene il punteggio minimo solo in alcune abilità, il risultato è capitalizzabile per il periodo di un anno. Tutte le prove CILS partono da un testo, il quale rappresenta il centro della comunicazione che sarà alla base del test. I testi delle prove sono scelti secondo tre criteri: • il tipo di struttura testuale (narrativo, descrittivo, argomentativo); • l’informatività (in cui si tiene conto della densità delle informazioni); • il valore pragmatico (i testi devono avere un valore nella comunicazione e nella risoluzione dei problemi di interazione sociale). Nelle “Linee Guida CILS” (www.unistrasi.it) è consultabile la lista che indica i tipi di testi più adatti per le prove di ascolto, lettura, scrittura e parlato su cui si basa la scelta dei testi per le prove CILS. Le prove sono così suddivise e costituite: • Ascolto: Tre prove, scelte tra: dettato (solo per i livelli 1 e 2); scelta multipla; completamento di frasi o brevi testi; individuazione di informazioni; individuazioni di situazioni comunicative (solo per il livello 1); domande che richiedono risposte brevi (solo per i livelli 3 e 4); abbinamento di brevi testi (per il livello 3); riempimento di tabelle (per i livelli 3 e 4); riassunto (solo per il livello 4). • Comprensione della lettura: Tre testi, con prove di: scelta multipla; completamenti; ricostruzione di testi (solo per i livelli 1, 2, 3); cloze (per i livelli 1, 2, 3); abbinamenti; individuazione di informazioni; domande semistrutturate (per i livelli 3 e 4); domande a risposta aperta (solo per il livello 4); riordino di un dialogo (solo per il livello 4). • Analisi delle strutture di comunicazione: Quattro prove, scelte tra: riempimento con lessico e morfologia (più sintassi per i livelli 2, 3 e 4 e coesione testuale solo per il livello 4); formazioni di frasi usando alcune parole date (solo per il livello 1); trasformazione di un testo dal singolare al plurale o dal presente al passato o viceversa (solo per il livello 1); riconoscimento di generi testuali o tipo di testi (solo per il livello 1); individuazione di situazioni comunicative (solo per il livello UNO); scelta o produzione dell’espressione adeguata al contesto in alcune situazioni comunicative (per i livelli 1 e 2); completamento o costruzione di brevi frasi, uso delle congiunzioni subordinanti e coordinanti (per il livello 2); trasformazioni di frasi dalla forma attiva alla forma passiva, dalla forma esplicita alla forma implicita e viceversa (per il livello 3); riscrittura di frasi partendo da parole date (per i livello 3 e 4); trasformazioni di brevi testi del tipo di testo e registro (per i livelli 3 e 4); trasformazione dal discorso diretto al discorso indiretto (solo per il livello 4); nominalizzazione e riscrittura di frasi (solo per il livello 4); spiegazione del significato di brevi testi (solo per il livello 4). • Produzione scritta: Due prove, costituite da: descrizione libera (per il livello UNO); lettera per ringraziare, chiedere, raccontare (registro informale per il livello 1, registro formale per il livello 2); cronaca di una giornata, festa o gita (per il livello 2); saggio (per i livelli 3 e 4); lettera formale a giornali, enti pubblici, eccetera (per il livello 3); lettera di reclamo, progetto, regole e istruzioni (solo per il livello 4). • Produzione orale: Due prove: dialogo; monologo. 1.3 La valutazione Per quanto riguarda la valutazione, ogni abilità vale 20 punti. Per superare un’abilità è necessario un punteggio minimo di 11 punti. Come accennato precedentemente, per ottenere la certificazione CILS occorre ottenere la sufficienza in tutte le abilità (punteggio minimo: 55), le quali hanno un risultato capitalizzabile per il periodo di un anno, dal primo esame sostenuto. Le prove sono valutate secondo il profilo di competenza linguistica e comunicativa previsto per ciascun livello, l’adeguatezza ai compiti richiesti e l’efficacia comunicativa. Nei livelli UNO e 2 l’efficacia comunicativa prevale sugli aspetti formali. Nei livelli 3 e 4 la correttezza formale ha un peso maggiore. La valutazione delle prove chiuse prevede un punteggio prestabilito per ogni risposta esatta e un punteggio uguale a zero per ogni risposta sbagliata o omessa (le risposte sbagliate sono penalizzate nei casi Vero/Falso per evitare un punteggio massimo dovuto alla scelta di tutte le risposte). Per le prove semistrutturate, invece, esistono dei punteggi sfumati: nelle prove di comprensione dei primi livelli (1 e 2) non vengono considerati gli errori formali; nei livelli Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Isola d’Elba 3 In.IT Metodologia Le certificazioni di lingua italiana più alti (3 e 4) c’è una minima penalizzazione per questo tipo di errori. Nelle prove aperte (produzione orale e scritta), infine, vengono adottate delle griglie di valutazione nelle quali vengono separati i diversi aspetti della produzione, (come, ad esempio: l’efficacia comunicativa, l’adeguatezza stilistica, la correttezza morfosintattica, l’ortografia e la punteggiatura per le produzioni scritte; l’adeguatezza lessicale, di registro e di varietà linguistica, la pronuncia e l’intonazione per le produzioni orali) e dove per ciascun aspetto viene stabilito il punteggio massimo da attribuire. Parco Nazionale del Gran Paradiso Panorama 1.4 Indicazioni I destinatari della CILS sono: tutti i cittadini stranieri, i cittadini italiani residenti all’estero (discendenti di emigrati italiani) e gli immigrati stranieri in Italia. Per la certificazione non sono previsti limiti di età, anche se le prove non sono da considerarsi adatte a bambini che si trovano nei primi anni della scuola di base. Per essere ammessi all’esame non è necessario possedere particolari titoli di studio, né aver superato un esame CILS di livello inferiore. Le prove, inoltre, non sono legate a corsi di lingua; ogni candidato può prepararsi privatamente secondo le proprie esigenze. L’Università per Stranieri di Siena offre comunque (oltre ai corsi di lingua) dei corsi di preparazione CILS, della durata di 20 ore nei mesi di maggio e novembre. Le ore di corso consigliate dalle “Linee guida CILS” per il raggiungimento dei vari livelli sono: • Livello 1: 150 ore • Livello 2: 250-300 ore • Livello 3: 400-500 ore • Livello 4: 750-1000 ore Gli esami si svolgono all’estero presso gli Istituti Italiani di Cultura o presso altre sedi convenzionate. In Italia gli esami si svolgono presso l’Università per Stranieri di Siena e altre sedi istituzionali convenzionate (vedi elenco nelle Linee Guida CILS). Gli esami sono tenuti due volte all’anno all’inizio di giugno e di dicembre, contemporaneamente in tutto il mondo. Prove di esami sostenuti sono disponibili all’indirizzo: www.unistrasi.it. 2. CELI, Perugia Il CELI, Certificato di conoscenza della lingua italiana, è rilasciato dall’Università per 4 In.IT Stranieri di Perugia, all’interno dell’ALTE (Association of Language Testers in Europe) ed è riconosciuto dal Ministero degli Affari Esteri. Si occupa della certificazione CELI il CVCL, Centro per la Valutazione e la Certificazione Linguistica, impegnato anche nella ricerca nel settore della verifica e valutazione delle competenze linguistiche nelle lingue seconde. La storia dell’Università per Stranieri inizia nel 1921 grazie all’avvocato perugino Astorre Lupatelli. Nel 1992 è stata riordinata Università, di cui fanno parte le Facoltà di Lingua e Cultura Italiana e i Dipartimenti di Scienze del Linguaggio e di Culture Comparate. 2.1 I livelli e le prove I livelli CELI testati sono cinque: CELI 1, CELI 2, CELI 3, CELI 4, CELI 5. CELI 1 È un livello base pari al Livello A2 del Common European Framework of Reference. Verifica la conoscenza della lingua italiana a un livello elementare. Il candidato deve essere in possesso delle abilità necessarie a soddisfare essenziali bisogni comunicativi in situazioni quotidiane ricorrenti. L’esame è costituito da quattro prove: • prova di comprensione di testi scritti, che utilizza abbinamenti e scelte multiple per verificare la comprensione di brevi testi come: avvisi, istruzioni e pubblicità; • prova di produzione di testi scritti, con completamenti ed espansioni di testi; • prova di comprensione di testi orali, che si avvale di abbinamenti e scelte multiple per verificare la comprensione di testi registrati; • prova di produzione orale, che prevede una conversazione con due esaminatori con l’ausilio di materiale di supporto (consegnato dieci minuti prima della prova). CELI 2 Corrisponde al Livello B1 del Framework. Il candidato deve mostrare una conoscenza della lingua italiana tale da permettergli di interagire in situazioni prevedibili nella vita sociale e nel lavoro. L’esame è composto da quattro prove: • prova di comprensione di testi scritti, la quale impiega scelte multiple, abbinamenti e completamenti per verificare la comprensione di testi di contenuto pratico-informativo; • prova di produzione di testi scritti, che richiede il completamento di un modulo, un annuncio e una lettera; di Alberta Novello • prova di comprensione di testi orali, con scelte multiple e abbinamenti; • prova di produzione orale con conversazione come per il CELI 1. CELI 3 Corrisponde a un livello intermedio pari al Livello B2 del Consiglio d’Europa. Il candidato deve essere in possesso delle abilità necessarie per eseguire compiti comunicativi all’interno di situazioni implicanti una sua più attiva partecipazione alla vita sociale, lavorativa, scolastica. L’esame è costituito da cinque prove: • prova di comprensione di testi scritti, con scelte multiple, abbinamenti e risposte brevi che seguono testi come: quotidiani, opuscoli, riviste o lettere; • prova di produzione di testi scritti, la quale prevede una composizione e una lettera; • prova di comprensione di testi orali, con scelte multiple e abbinamenti; • prova di produzione orale, che richiede di conversare con due esaminatori su: domande su di sé, la descrizione di una foto, il contenuto di un articolo; • prova di competenza linguistica che valuta la padronanza di strutture grammaticali e del lessico con completamenti e ricostruzione di testi. CELI 4 L’esame per il conseguimento del Certificato CELI 4 verifica la conoscenza della lingua italiana a un livello avanzato e corrisponde al livello C1 del Framework. Il candidato deve essere in possesso delle abilità necessarie per inserirsi in ambienti italofoni, onde esserne elemento partecipe, anche per motivi di studio universitario o lavoro. L’esame è composto da cinque prove: • prova di comprensione di testi scritti, che utilizza scelte multiple, risposte brevi e abbinamenti; • prova di produzione di testi scritti, richiedente un riassunto e una composizione; • prova di comprensione di testi orali, che si avvale di completamenti, abbinamenti, trasferimento di informazioni; • prova di produzione orale, la quale consiste in una conversazione con due esaminatori su: se stessi, foto, articoli, tabelle o grafici; • prova di competenza linguistica con prove di identificazione e correzione di errori, completamenti ed espansione di appunti. CELI 5 Certifica la conoscenza della lingua italiana ad un livello avanzato, pari al C2 del Framework. Il candidato deve essere in possesso delle abilità necessarie per interagire in qualsiasi contesto sociale o professionale. L’esame è costituito da cinque prove: • prova di comprensione di testi scritti, che verifica la comprensione di testi come riviste specialistiche, opere narrative e contratti, attraverso scelte multiple e risposte brevi; • prova di produzione di testi scritti, che richiede una composizione e due lettere (gli argomenti sono di interesse sociale; il racconto può essere fantastico o reale); • prova di comprensione di testi orali, con scelte multiple, abbinamenti e completamenti; • prova di produzione orale, in cui è richiesto di sintetizzare o commentare un testo, delle foto o dei proverbi; • prova di competenza linguistica con l’uso di completamenti e di attività di identificazione e correzione di errori. È stato inoltre aggiunto il CELI 5 DOC, Certificato di lingua italiana per docenti, il quale corrisponde al livello C2 del Framework ed è stato creato per coloro che desiderano ottenere il riconoscimento dei titoli di formazione professionale al fine dell’esercizio della professione docente nella scuola italiana (per maggiori informazioni consultare il sito del CVCL: www.cvcl.it). L’Università per Stranieri di Perugia rilascia dal 1999 anche la CIC, Certificazione della conoscenza dell’Italiano Commerciale, la quale comprende due livelli: CIC intermedio e CIC avanzato, corrispondenti rispettivamente ai livelli CELI 2 e CELI 4. 2.2 La valutazione Nella certificazione CELI per le prove scritte vengono utilizzati appositi criteri e scale di punteggi che si differenziano per ogni tipo di prova, dando in genere un punteggio per ogni risposta corretta, un punto in meno per le risposte sbagliate e zero punti per l’astensione. Le scale sono consultabili all’indirizzo: www.cvcl.it, dove è possibile anche vedere i criteri specifici per la correzione della prova di produzione di testi scritti differenziati per livelli. Per la prova di produzione orale viene utilizzata una scala specifica per ogni livello che attribuisce un determinato punteggio ad 5 In.IT Metodologia Le certificazioni di lingua italiana ogni grado di competenza (dal CELI 2 le competenze valutate sono: lessicale, morfosintattica e sintattica, socioculturale, pronuncia e intonazione). 2.3 Indicazioni Il certificato CELI 3 è riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica come attestato della conoscenza della lingua italiana per iscriversi all’università in Italia. Il certificato CELI 5, invece, è riconosciuto per l’insegnamento in lingua italiana nella scuola. L’esame finale si svolge due volte all’anno in sedi italiane ed estere nei mesi di giugno e novembre (da quest’anno sono previsti ulteriori appelli). Non è consentito iscriversi a più di un livello di esame nella stessa sessione. Non sono previsti limiti di età, ma il CVCL sconsiglia la certificazione ai ragazzi sotto i dodici anni. Per ottenere il certificato è necessario superare tutte le prove; la prova scritta e la prova orale sono capitalizzabili per il periodo di un anno (due sessioni). Per esercitazioni e altre informazioni sulle prove CELI si consiglia: www.cvcl.it. Grotte di Pastena Veduta 6 In.IT 3. PLIDA, Dante Alighieri La Certificazione di competenza in lingua italiana PLIDA è diffusa e curata dal Progetto Lingua Italiana presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri di Roma, il quale persegue anche l’intento di fornire la consulenza scientifica e didattica agli insegnanti e coordinatori dei corsi di lingua italiana presso i Comitati Dante Alighieri in Italia e all’estero. La Società Dante Alighieri è nata nel 1889 con lo scopo di istituire dei corsi di lingua italiana per gli emigrati che si recavano all’estero in cerca di lavoro. I fondatori intitolarono l’associazione a Dante Alighieri in ricordo del suo contributo ai fini di compiere l’unità linguistica della Nazione. Da allora si sono succeduti undici presidenti che hanno provveduto al mantenimento e allo sviluppo della Società, anche nel campo della ricerca e della formazione. Il PLIDA è un diploma ufficiale convalidato scientificamente dall’Università La Sapienza di Roma e riconosciuto dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica. 3.1 I livelli La certificazione PLIDA attesta la competenza della lingua italiana secondo una scala di sei livelli che vanno dal livello A al livello C2 in progressione di difficoltà; le relazioni con il Framework sono: • Italiano Iniziale: DANTE A1 e DANTE A2 • Italiano Fondamentale: DANTE B1 e DANTE B2 • Italiano Professionale: DANTE C1 e DANTE C2 Sono stati inoltre aggiunti il certificato Plida Juniores, Certificazione della Lingua Italiana per Adolescenti, destinato a ragazzi di età compresa tra i tredici e i diciotto anni e il Plida Commerciale, Certificazione di competenza della lingua italiana - Italiano Commerciale, per persone di età superiore ai diciotto anni interessate a una certificazione specifica per l’ambito commerciale. Il certificato Plida Juniores attesta tutti i livelli, mentre il Plida Commerciale comprende i livelli B2 e C1. I livelli di Italiano Iniziale attestano la capacità di comunicare in italiano in situazioni familiari legate alla vita quotidiana (famiglia, acquisti di generi primari, attività lavorativa personale). È prevista la comprensione orale e scritta di semplici informazioni contenute in annunci, prospetti, orari, menu, notiziari, brevi lettere e la possibilità di esprimersi oralmente e per iscritto su argomenti di prima necessità (richiesta di informazioni, telefonata informale, biglietto di saluti, di ringraziamento, di auguri). I livelli di Italiano Fondamentale presuppongono una conoscenza generale della lingua parlata e scritta e l’abilità nel passare dal registro formale a quello informale della lingua. È prevista la comprensione e la produzione riguardanti argomenti basati su contesti comunicativi quotidiani (formazione scolastica ed extrascolastica, lavoro, tempo libero) oltre alla comprensione del senso globale di notiziari, programmi radiotelevisivi, testi su temi di attualità, istruzioni su attività manuali e pratiche. I livelli di Italiano Professionale prevedono una conoscenza ampia della lingua e una buona capacità linguistica: il candidato saprà esprimersi senza sforzo in diversi contesti e cogliere le variazioni di stile nella lingua. È prevista una buona comprensione e produzione di testi parlati e scritti in contesti formali e in manifestazioni legate alle arti (testi letterari, spettacoli cinematografici e di Alberta Novello teatrali, conferenze, dibattiti). Si presume la capacità di interagire in contesti comunicativi relativi ad attività professionali (commercio, industria, uffici pubblici) e di esprimere sentimenti ed opinioni personali e di altri. Il livello DANTE C2 è costruito sulle competenze di un madrelingua colto, con un grado di scolarizzazione alto, una buona competenza di cultura generale e una estesa conoscenza del lessico. È prevista la capacità di esprimersi in italiano parlato e scritto con un eccellente grado di correttezza utilizzando espressioni complesse e controllando adeguatamente qualsiasi operazione linguistica nell’ambito della propria esperienza personale e professionale. La Società Dante Alighieri fornisce, inoltre, delle indicazioni sulla spendibilità della certificazione. Le seguenti sono tratte dal sito www.ladante.it: • il livello A garantisce un’autonomia in contesti comunicativi elementari: il candidato sarà in grado di interagire in situazioni familiari e di svolgere compiti relativi alle necessità primarie in ambienti italofoni (turismo, attività lavorative). • Il livello B attesta una competenza della lingua spendibile in contesti legati alla formazione scolastica (iscrizione presso scuole o università) ed extrascolastica (corsi di formazione professionale, tirocini) e ad attività lavorative che prevedano anche il rapporto con il pubblico (commercio, artigianato). Il candidato potrà socializzare con facilità in un ambiente italofono e svolgere lavori relativi al proprio campo di specializzazione. • Il livello C presuppone una notevole confidenza con la lingua e la realtà italiana, utilizzabile in attività lavorative complesse (attività professionali in ambito commerciale, industriale, burocratico). Il candidato potrà anche apprezzare le espressioni artistiche in lingua italiana esprimendo in proposito giudizi personali. Il livello C2 certifica una competenza linguistica spendibile in tutti gli ambiti professionali. È il livello previsto per insegnare l’italiano come L2 e per assumere incarichi professionali di alta qualifica. 3.2 Le prove Per quanto riguarda le prove, esse sono pensate in base ai principi dell’approccio comunicativo e includono attività pratiche e reali connesse alle attività primarie (ascoltare, leggere, parlare, scrivere). L’esame è diviso per ogni livello in quattro fasi, che corrispondono alle quattro abilità di base. Nel livello A e nel livello B, alcuni esercizi si avvalgono dell’uso di immagini o griglie per facilitare il candidato nella comprensione e nella produzione. La prova d’ascolto è costituita da un file audio seguito da domande ed esercizi di comprensione come: domande a scelta multipla, griglie da compilare, individuazione di oggetti nominati. La prova orale consiste invece in una conversazione su temi di attualità proposti, possibilmente, a una coppia di candidati dall’intervistatore; dopo una breve premessa con domande a carattere generale, ha inizio l’esame articolato in più parti: nella prima vengono suggeriti alcuni spunti di conversazione, nella seconda, per i livelli base vengono mostrate alcune immagini da descrivere e commentare, per i livelli avanzati è richiesto un monologo su uno degli argomenti proposti. La prova di scrittura è composta da una traccia richiedente un dato tipo di abilità a seconda del livello (compilare un modulo, raccontare una storia, scrivere un dialogo, scrivere un promemoria, comporre una lettera, scrivere un discorso o una lamentela, chiedere spiegazioni, fornire suggerimenti, creare una pubblicità, presentare un libro, scrivere un articolo, eccetera) da svolgere in un determinato intervallo di tempo. Infine la prova di lettura consiste in un brano accompagnato da uno o più esercizi di comprensione (Vero/Falso o abbinamenti). 3.3 La valutazione Per la valutazione delle prove scritte i valutatori si basano su delle griglie con descrittori qualitativi quali: controllo (correttezza ortografica e morfologia, coerenza semantica), pianificazione (correttezza morfologica e sintattica, coesione, coerenza linguistica interna), circostanzialità (estensione, fluenza, adozione di lessico specifico e/o tecnico) e interazione (coerenza tematica, coerenza linguistica esterna). La valutazione della prova orale è eseguita dalla commissione presente, ma viene comunque registrata e sottoposta a un controllo finale nella sede centrale. 3.4 Indicazioni I destinatari del PLIDA sono tutti coloro che sono interessati a una certificazione del proprio livello di competenza della lingua. Per 7 In.IT Metodologia Le certificazioni di lingua italiana Parco Nazionale dell’Asinara Panorama iscriversi all’esame non è necessario aver superato un esame di livello inferiore. Ogni candidato può, inoltre, iscriversi a più livelli nella stessa sessione. Si supera l’esame raggiungendo la sufficienza (18/30) in ciascuna delle quattro abilità. Il punteggio minimo per il superamento dell’esame è 72/120; il punteggio massimo è di 120/120. Chi raggiunge la sufficienza in tre delle quattro abilità ottiene crediti nelle parti superate, utilizzabili nella sola sessione successiva. Le strutture linguistiche delle prove sono basate sul Sillabo per la lingua italiana, la Certificazione Plida di G. Patota, L. Pizzoli, Le Monnier, Firenze, 2004. Gli esami si svolgono presso i centri certificatori in Italia e all’estero autorizzati dalla Sede Centrale ogni anno nelle due sessioni di maggio e novembre (per informazioni e prove di sessioni sostenute: www.ladante.it). 4. Certificato IT, Roma Tre Il Certificato IT e il più recente ele.IT sono certificazioni di lingua italiana rilasciate dall’Università di Roma Tre e riconosciute dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica. L’ateneo di Roma Tre ha attivato un Centro Linguistico d’Ateneo che offre corsi di lingua italiana per stranieri e ha promosso la certificazione della conoscenza della lingua italiana attraverso esami che vengono svolti ogni anno contemporaneamente presso gli Istituti Italiani di Cultura di diversi paesi. 4.1 Certificato IT Il Certificato IT, certificazione della competenza generale in italiano come lingua seconda, è rivolto a chi ha una conoscenza 8 In.IT avanzata dell’italiano (il livello corrisponde a quello identificato come C2 nel Common European Framework of Reference). L’esame per l’ottenimento della certificazione è diviso in cinque moduli, affrontabili anche separatamente: • Ascolto: questa prova prevede l’ascolto di quattro testi, seguiti da domande di comprensione. • Lettura: vengono proposti tre testi, ciascuno seguito da domande di comprensione e da quesiti a carattere lessicale. • Composizione: sono richieste due composizioni a scelta su quattro tracce. • Usi e forme dell’italiano (per le conoscenze grammaticali e lessicali): tale prova comprende: quaranta quesiti di tipo grammaticale su otto punti nodali dell’italiano; un cloze lessicale (con 10 spazi da riempire); un cloze grammaticale (con 20 spazi da riempire) e un dialogo aperto. • Parlato: viene affrontato un colloquio. I destinatari della certificazione IT indicati dall’Università di Roma Tre sono: • studenti degli ultimi anni di scuole secondarie superiori che intendono iscriversi in una università italiana; • studenti universitari; • insegnanti di italiano non italiani; • italiani che vivono all’estero; • professionisti interessati a lavorare in contesti di lingua italiana; • adulti che hanno interesse per l’Italia. Chi è in possesso del Certificato IT è esonerato dal sostenere l’esame di lingua italiana richiesto per entrare nelle università italiane. L’esame si può sostenere sia in Italia che all’estero. 4.2 Certificato ele.IT Ele.IT, attivo da febbraio 2002, è rivolto a chi sta imparando l’italiano e vuole verificare se ha raggiunto un grado di conoscenza pari al livello identificato come B1 nel Common European Framework of Reference. L’esame ele.IT è costituito da quattro sezioni (le quali devono essere tutte sostenute nella stessa sessione d’esame): • Ascolto: la prova di ascolto mira a verificare la comprensione di testi autentici. I testi proposti sono due, scelti tra semplici messaggi (ad esempio quelli della segreteria telefonica) oppure tra estratti di programmi radiofonici o televisivi, a seconda: • del contenuto (lo sfondo culturale non è narrato e non sono presenti contenuti di Alberta Novello extralinguistici. Il lessico non è tecnico o specifico e non sono presenti idiomatismi d’uso poco frequente); • del numero dei partecipanti all’interazione (minore è il numero dei partecipanti e più facile risulterà la comprensione del testo); • della lingua (la lingua dei testi è un italiano standard, privo di inflessioni dialettali o regionali); • della velocità dell’eloquio (la velocità è generalmente medio-bassa. Se i testi dovessero avere una velocità maggiore, i candidati potranno ascoltare il testo tre volte, anziché due); • della qualità del sonoro. Per quanto riguarda la lunghezza dei testi, questa non supera mai il minuto. Per verificare la comprensione sono usate tecniche di scelta multipla e Vero/Falso che partono dalla verifica della comprensione globale del messaggio per arrivare a una comprensione più analitica. • Lettura: con la prova di lettura si vuole verificare la comprensione di testi scritti. Essa è costituita da due letture di trenta righe circa, con un’articolazione sintattica molto semplice e un lessico privo di riferimenti extralinguistici marcatamente culturali. Per verificare la comprensione scritta vengono utilizzate domande polari o a scelta multipla; per verificare la comprensione analitica viene proposta la ricostruzione cronologica delle fasi della storia; per verificare la competenza lessicale, infine, si chiede di rintracciare in un blocco di righe (in genere non superiore a cinque) un termine di cui viene dato un sinonimo o una definizione, oppure di collegare le pro-forme (parole che sostituiscono altre classi di parole, ad esempio: pronomi) al loro referente nel testo. La struttura dei quesiti è di tipo top-down (dal globale al particolare) per guidare il candidato a una più completa comprensione del testo. • Usi dell’italiano (comprensione degli usi dell’italiano in contesti comunicativi quotidiani e produzione di brevi e semplici testi scritti): la prova verifica le competenze comunicative, pragmatiche e sociolinguistiche. Questo tipo di prova è divisa in 3 sottoprove: • lessico e cultura, in cui si richiede di: riconoscere determinate “espressioni collocate” (espressioni formate da parole che nell’uso quotidiano si trovano frequentemente assieme), conoscere gli usi linguistici legati alla cultura italiana • • • • (denominazione di alimenti, oggetti e strutture commerciali frequenti nella vita quotidiana degli italiani), completare un cloze. • Usi dell’italiano parlato; in questa prova all’utente è richiesto di: ricomporre brevi dialoghi, comprendere il valore comunicativo di alcune espressioni colloquiali usate comunemente per affermare o negare, reintegrare le battute mancanti in un dialogo. • Usi dell’italiano scritto; in questa parte si chiede di: riconoscere e organizzare le sequenze temporali di un racconto, completare un cloze, scrivere un breve testo (di lunghezza massima di 10 righe) sotto forma di lettera o questionario dove si parla di sé, del proprio lavoro, della famiglia. Comunicazione faccia a faccia: La prova orale comprende il racconto di una storia o una descrizione. Il candidato parte da uno stimolo visivo (vignetta/e, fotografia, eccetera) con l’obiettivo di simulare una situazione di interazione comunicativa reale. La struttura della prova ele.IT dà maggior peso alla capacità di comprendere (60%) che alla capacità di produrre (40%). Per la valutazione dei test semi-oggettivi vengono utilizzate delle griglie di valutazione in cui vengono descritti i parametri linguistici e pragmatici che devono essere presi in considerazione. A ogni parametro è associato un valore che corrisponde a un determinato grado di appropriatezza: insufficiente, sufficiente, buono e ottimo. Incrociando i valori dei vari parametri si ottiene il risultato complessivo ottenuto nello svolgimento dell’esercizio. I destinatari indicati per questa certificazione sono: stranieri interessati all’italiano; stranieri che necessitano di imparare l’italiano per lavoro; studenti che desiderano frequentare scuole italiane. Gli esami ele.IT e IT si sostengono in Italia presso l’Università degli Studi RomaTre o presso i CentriTerritoriali Permanenti convenzionati con il Dipartimento di Linguistica dell’Università, all’estero presso gli Istituti Italiani di Cultura o altre istituzioni convenzionate. Esempi di quesiti e attività sono disponibili nel sito di RomaTre (host.uniroma3.it /dipartimenti/linguistica/homepage.html), alla voce “Certificazione italiano L2”. Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Cascata dell’Acquacheta 9 In.IT Metodologia “Accelerated learning” e “Soglie è un modello metodologicodidattico di stampo anglosassone che integra scoperte delle neuroscienze, teoria delle Intelligenze Multiple e alcuni presupposti della Suggestopedia e della Programmazione Neurolinguistica. Sperimentato da anni in varie scuole in Gran Bretagna, viene definito come un mezzo per aiutare gli insegnanti ad incrementare la motivazione e i risultati degli studenti fornendo abilità di apprendimento per la vita, basate sulla comprensione di come impariamo piuttosto che unicamente sui contenuti. L’ACCELERATED LEARNING Bolzano, Dobbiaco Lago di Dobbiaco 10 In.IT 1. Accelerated Learning Il Modello si modula in sette fasi principali, più una preliminare, strettamente collegate tra loro: 0. Fase preliminare: Creare un ambiente di apprendimento di supporto Un ambiente di apprendimento positivo è una costante necessaria perché qualsiasi tipo di apprendimento avvenga: non ci deve essere ansia, ma stimolo, in modo che lo studente possa accedere alle proprie risorse interiori sostenuto da un atteggiamento positivo e di rinforzo da parte dell’insegnante. 1. Collegare l’apprendimento Le nuove conoscenze vengono collegate con quello che lo studente sa già, aiutandolo quindi ad assimilare e a integrare nuove informazioni innestandole sulle precedenti. Attraverso esercizi di predizione e di revisione collettiva si guidano gli studenti a formulare anche gli obiettivi di apprendimento e le domande alle quali saranno in grado di rispondere al termine dell’esperienza. 2. Quadro generale Agganciandosi alle domande poste alla fase precedente, vengono descritti i contenuti e le tappe della lezione, con attenzione ai processi dell’emisfero destro. Si incoraggia in modo esplicito la riflessione sui collegamenti tra contenuti e processi, la metacognizione e l’autoconsapevolezza delle conoscenze, in un clima rassicurante in termini di comprensibilità del materiale presentato. 3. Descrizione degli obiettivi L’insegnante comunica agli studenti quello che avranno raggiunto alla fine delle attività e struttura opportunità formali o informali perché essi possano definire obiettivi personali di esecuzione smontando i contenuti e sostenendo l’elaborazione di obiettivi strutturati. 4. Input Si introducono i contenuti usando le modalità V.A.C. (Visiva, Auditiva, Cinestesica) per stimolare la memoria a lungo termine già da questa fase, e diverse strategie per un ascolto attivo. La durata dell’input non deve essere superiore a quella delle capacità di lavoro e di attenzione degli studenti, e va lasciato un tempo sufficiente per la riflessione, l’assimilazione e la revisione. L’input può essere ripetuto usando strategie e modalità diverse. 5. Attività Vanno impiegate attività diversificate atte a stimolare stili e intelligenze multiple sia perché gli studenti possano accedere in modo migliore ai contenuti che per approfondire il livello di comprensione: si utilizza sia il lavoro individuale che di coppia e di gruppo, spiegando i processi impiegati e il perché del loro uso, incoraggiando gli studenti a riflettere sui loro stili di apprendimento preferiti, a fare scelte e a misurare i progressi in rapporto a criteri individuali. 6. Dimostrazione I soggetti che apprendono dimostrano la comprensione della nuova conoscenza. Vanno impiegate attività di coppia, con la costruzione da parte degli studenti di mappe concettuali di memorizzazione, posters, depliant e altri sussidi visivi perché essi possano “mostrare” le conoscenze acquisite, come pure dimostrazioni, test, lezioni alla classe. Va incoraggiata un’ulteriore riflessione sui processi usati, e dato un feedback immediato, costruttivo, formativo e coerente con i criteri definiti. 7. Revisione per richiamare e memorizzare La fase di revisione è essenziale per l’apprendimento e la memoria a lungo termine. Vanno usate tecniche di revisione variegate ed insegnate tecniche di memorizzazione diverse, inclusa una sessione di revisione plenaria al termine dell’unità/modulo. 2. Curricolo per soglie di padronanza (PSP) Elaborato sotto la guida di U. Margiotta, questo modello nasce dalla necessità di riformulare i curricoli, intesi come promozione di competenze e padronanze e valore formativo delle discipline. L’accento viene posto sullo sviluppo del potenziale personale degli studenti per la creazione di apprendimenti significativi, utilizzabili per un’efficace interpretazione della realtà, in un’integrazione di conoscenza ed esperienza. Schematicamente, le fasi di lavoro proposte da questo Modello sono: di padronanza” 1. Saperi naturali - Che cosa sai? Questo primo momento mira a valorizzare le esperienze pregresse, in particolare di apprendimento, degli allievi. Su di esse andranno poi ad intersecarsi i nuovi apprendimenti che, per essere significativi, si radicheranno sull’esperienza cognitiva ed affettiva del soggetto. Questo processo potrà aumentare motivazione ed autostima, in quanto valorizza il vissuto personale di ciascuno. 2. Mapping - Devi sapere che Si confrontano le nuove informazioni con la mappa dei saperi naturali della fase precedente. Questo processo di confronto porta alla curiosità e alla riorganizzazione dello schema di conoscenza di ciascuno. 3. Applicazione - Quel che devi fare Gli studenti applicano quanto appreso, utilizzando e selezionando le conoscenze dei momenti precedenti procedendo per analogia (regola). 4. Transfer - Prova anche tu A questo punto vengono introdotti anche elementi di differenza, non solo di analogia, per giungere ad un allargamento della regola, al fine di promuovere una conoscenza ‘esperta’ (prima fase di generalizzazione). 5. Ricostruzione - Che cosa hai fatto e perché Fase prettamente metacognitiva, in cui lo studente ricostruisce e giustifica i passi precedenti, per riconoscere le strategie e le procedure messe in atto nell’esecuzione del compito. 6. Generalizzazione - Inventa una regola “Che cosa potrò fare con quello che ho imparato?”. Questa fase rappresenta la capacità di rappresentare un concetto, la regola nel suo insieme, mettendo in evidenza le idee principali per poterle riutilizzare anche in altri contesti. 3. Punti in comune tra i due modelli Vari sono i punti in comune tra il modello dell’Accelerated Learning e quello del Curricolo per Soglie di Padronanza. Alla base di entrambi troviamo la consapevolezza della necessità per la scuola di rispondere alle esigenze di una realtà esterna sempre più complessa, e di fornire agli studenti strumenti e strategie per affrontarla in modo adeguato, non più unicamente in termini di contenuti, ma soprattutto di mezzi e competenze. Innanzitutto, in comune abbiamo l’idea dell’aula come laboratorio e dell’importanza che l’ambiente di apprendimento riveste; a questa sono direttamente collegate quella dell’insegnante visto come facilitatore e mento- di Paola Vettorel re, e non come mero dispensatore di conoscenza, e quella dell’autonomia dello studente, con lo sviluppo della sua personalità e autostima, e con l’attenzione dedicata a tutte le dimensioni della personalità - cognitiva, affettiva e metacognitiva; quest’ultima viene considerata essenziale per un apprendimento efficace. 3.1 L’ambiente di apprendimento L’attenzione che il modello dell’A.L. dedica a questo aspetto è trasversale a tutte le fasi di lavoro; è una sorta di filosofia che lo permea che si potrebbe riassumere nell’acronimo BASIS: Belonging, lo studente è parte del grupsenso di po e i contributi valorizzati appartenenza Aspirazioni gli studenti sono incoraggiati a definire obiettivi raggiungibili e a riflettere sui progressi strada facendo: lavorano quindi sulle loro aspirazioni Sicurezza la classe e l’ambiente di apprendimento sono luoghi sicuri in cui apprendere Identità l’identità e l’individualità vengono riconosciute e supportate Successo gli errori sono strumenti e il raggiungimento di risultati viene valorizzato - lo studente ha il senso dei successi raggiunti La classe vista come ambiente di apprendimento dove gli studenti possono crescere è alla base dell’A.L., anche in considerazione del fatto che in un ambiente positivo il livello di stress è basso e la produzione di serotonina determina una sensazione di benessere che ha effetti di rinforzo anche sull’apprendimento. L’uso di strategie attive, di tecniche di ascolto e di osservazione appropriate diventano basilari. In termini di spazio, l’A.L. sottolinea come l’uso di supporti che stimolino la cooperazione e l’attenzione ai diversi stili nell’ambiente fisico costituisca un ulteriore strumento utile. In termini di psicogeografia la sistemazione dei banchi nello spazio aula dovrebbe variare a seconda delle attività proposte: una 11 In.IT Metodologia “Accelerated learning” e “Soglie di padronanza” disposizione tradizionale, centrata sull’insegnante, può essere utile per attività di coppia fisse; la disposizione a ferro di cavallo è ottimale per discussioni in gruppo, dibattiti e attività di dimostrazione/presentazione. La disposizione a circle time senza banchi consente poi di eliminare barriere fisiche tra i partecipanti ed è ottimale per i role play. Infine, la disposizione ad isole adatta a situazioni di lavoro di gruppo, di apprendimento cooperativo, per ascoltare storie, per role play, e l’insegnante, se necessario, può “scomparire”. 3.2 Il ruolo dell’insegnante In entrambi i modelli, il ruolo dell’insegnante è quello di facilitatore, non più di detentore di una conoscenza (contenuti) da trasmettere in modo passivante. È quello di un professionista dell’insegnamento/apprendimento, che, attraverso la creazione di un adeguato ambiente di apprendimento, mette in atto strategie e tecniche per la gestione efficace degli apprendimenti, nel rispetto dell’individualità di ciascuno studente, visto come persona con dei talenti da sviluppare. Per quanto riguarda in particolare il modello dell’A.L., il ruolo dell’insegnante riveste una funzione rilevante soprattutto nella pianificazione delle strategie per lo sviluppo delle diverse intelligenze e stili nello studente, attraverso la loro stimolazione adeguata nelle attività in classe e l’attenzione ai diversi stili. Parco Nazionale del Gargano Foresta Umbra 12 In.IT 3.3 Le fasi di lavoro Anche nell’idea dell’organizzazione dell’apprendimento/insegnamento in fasi di lavoro i due modelli presentano forti analogie. Le esaminiamo partendo dalla suddivisione che ci presenta l’Accelerated Learning. 0. Fase preliminare. Creare un ambiente di apprendimento di supporto Questa fase non è esplicitamente segnalata come tale nel Modello PSP, ma, come visto sopra, i presupposti coincidono nei due modelli. Nel ciclo dell’A.L. ci si concentra sulle strategie per costruire l’autostima e l’auto-convinzione dello studente, sulla creazione di uno spazio-classe di sostegno all’apprendimento, sull’attenzione ai diversi stili e sulle strategie di pianificazione da mettere in atto per sostenerli. 1. Collegare l’apprendimento Questa fase coincide con quella dei Saperi Naturali del modello PSP. La prospettiva è quella di dare senso e dignità alle esperienze di apprendimento precedenti. In entrambi i modelli si sostiene il senso di appartenenza, la motivazione alla partecipazione e quindi l’autostima dello studente, che sente non solo di poter contribuire alle conoscenze del gruppo, ma viene sollecitato ad approfondire le proprie conoscenze, operando nella “zona di sviluppo prossimale”. Questo momento funge da stimolo per la motivazione ad esplorare i nuovi concetti, basata sulla soddisfazione di ciò che si sa già e sull’integrazione di nuovi saperi nei propri modelli mentali. Il ciclo dell’A.L. ci fornisce anche cinque principi-chiave che regolano la fase di collegamento: • dare sempre il quadro generale prima di passare ai contenuti, smontati; • usare sempre strategie di revisione partecipata per collegarsi a quello che è già stato fatto e per fornire i nuovi apprendimenti; • partire da esempi che gli studenti possano riconoscere facilmente; • incoraggiare processi di pensiero che siano indipendenti, predittivi e speculativi; • sviluppare consapevolezza metacognitiva descrivendo e usando strumenti di collegamento per l’apprendimento. 2. Quadro generale Questo momento ha nel modello dell’A.L. il ruolo di dare le linee generali di quanto previsto dalla lezione/Unità/Modulo. Potremmo collegarlo agli “organizzatori anticipati” del modello PSP - la funzione di entrambi è di mettere in moto meccanismi mentali che aiutino il soggetto a prefigurarsi il senso di quanto verrà; si apprende meglio se le informazioni sono presentate in un contesto generale, dove i punti cardine danno le coordinate per poter poi inserire i dettagli. 3. Descrizione degli obiettivi Questo momento, collegato al precedente, ha come scopo di definire in modo chiaro e puntuale gli obiettivi, non solo cognitivi, della lezione, in modo che ciascuno possa poi trovare e definire i propri; la sua funzione è quella di permettere a ciascun soggetto di trovare un senso personale e individuale nel percorso di apprendimento, e dare il senso del percorso, suddividendolo in piccole tappe e facendone intravedere la meta. Gli obiettivi vanno chiaramente descritti, sia dall’insegnante che dagli studenti, i contenuti smontati in tappe minime, i percorsi differenziati in termini di capacità e stili. Va inoltre previsto e pianificato il lavoro domestico e di approfondimento. 4. Input Fase direttamente riconducibile a quella del Mapping del Modello Soglie di Padronanza, di Paola Vettorel forte è anche qui l’attenzione all’individualizzazione dell’insegnamento. Per un apprendimento e una memorizzazione efficace andrà messa in atto una didattica multisensoriale (VAC), con l’impiego di supporti e strumenti diversi. Viene introdotto il concetto di feedback, che deve essere educativo, immediato e formativo. L’attenzione è rivolta in primo luogo alla metodologia di programmazione e presentazione da parte dell’insegnante e viene sottolineata la necessità di costruire la mappa del sapere esperto non tramite lezione frontale, ma coinvolgendo direttamente le tre dimensioni della personalità dell’allievo. 5. Attività Questo momento racchiude in sé quelli di Applicazione e Transfer del Compito Esperto. Con l’aspetto relativo alla spiegazione dei processi impiegati, si possono individuare anche elementi di Ricostruzione. Gli apprendenti vanno incoraggiati sia ad operare delle scelte che supportati nelle attività, fornendo chiari e differenziati criteri di riuscita. Possiamo rilevare come nel Modello PSP la suddivisione in tre fasi permette una modulazione più precisa e un controllo maggiore e più costante dei processi di apprendimento, anche in fase di pianificazione. In entrambi i modelli notiamo un’attenzione all’uso di strategie di lavoro attive, a metodologie di lavoro diversificate e alla soddisfazione nel mettersi in gioco nelle varie attività mirate a nuovi apprendimenti. 6. Dimostrazione Questa fase può per certi aspetti essere assimilata a quella della generalizzazione, anche se nell’A.L., in stile anglosassone, gli studenti devono organizzare e comunicare gli esiti del loro lavoro condividendoli con gli altri, rappresentando quanto appreso globalmente. La consapevolezza riflessiva dei prodotti e processi di conoscenza sottende la presentazione, che ne può valorizzare anche la spendibilità. Le mappe concettuali, altro punto-chiave dell’A.L., sono qui uno strumento molto importante, in quanto viste come capacità di organizzazione personale e a rete delle conoscenze. L’attenzione è rivolta soprattutto ad assicurare le condizioni di supporto perché tutti gli studenti abbiano la possibilità di dimostrare quanto appreso (basso filtro affettivo), secondo i percorsi e le modalità personali di stile e di apprendimento. Questa fase è parte integrante del processo di apprendimento, e costituisce anche in questo modello una tap- pa di riflessione, di condivisione e di possibile revisione del percorso. 7. Revisione per richiamare e memorizzare Questo momento, trasversale anche alle altre tappe dell’A.L., non trova uno specifico riscontro in quello del Compito Esperto. Richiama il Quadro Generale dato all’inizio, consolidandolo, secondo il principio per cui memoria efficace significa codifica sensoriale efficace associata a revisione e ripetizione. Le strategie per rendere la memorizzazione efficace comprendono contestualizzazione, associazione, uso di tecniche mnemoniche, dare un significato personale e motivante e l’uso delle intelligenze multiple. La revisione, individuale, in coppia o in gruppo, viene in questo modo incoraggiata e supportata, e diventa parte integrante di un processo di apprendimento consapevole, fornendo anche strumenti di riflessione metacognitiva. Da rilevare come nel Modello PSP nella fase della Ricostruzione la verbalizzazione attiva dei processi di controllo del pensiero procedurale è più esplicitata, mentre qui sottende tutte le fasi. Parco Nazionale dei Monti Sibillini Panorama 3.4 La dimensione metacognitiva Questa dimensione è fortemente presente in entrambi i modelli, se pure con caratteristiche diverse. Il Modello PSP, infatti, dedica una specifica fase di lavoro, quella della Ricostruzione, alla consapevolezza dei processi metacognitivi, anche se comunque l’attenzione a questo aspetto è trasversale a tutte le fasi, come nell’A.L. Per quest’ultimo l’attenzione conscia ai processi di pensiero durante l’apprendimento è di fondamentale importanza: la consapevolezza di questi processi porta al miglioramento delle competenze, purché vengano rispettate le condizioni che creano la motivazione e il soggetto che apprende possa vedere l’obiettivo (il “verso dove”) di un nuovo apprendimento. 13 In.IT Metodologia “Accelerated learning” e “Soglie di padronanza” 4. Conclusioni Notevoli sono i punti di contatto che si possono individuare fra i due modelli, nonostante ciascuno presenti caratteristiche proprie. Nell’Accelerated Learning l’attenzione agli stili e alle Intelligenze Multiple è decisamente più costante che nel Modello PSP: sottende tutte le fasi di lavoro ed è uno dei presupposti di base del Modello. Gli errori vengono visti come parte del processo di apprendimento, e nel clima positivo e rassicurante della classe gli studenti sono incoraggiati a rischiare per migliorare (quest’idea si può in parte ritrovare nell’”adesso prova anche tu!” del modello PSP). Il feedback migliore è considerato quello immediato, educativo, individualizzato e riflessivo, il tutto nel rispetto per la persona e nel clima di apprendimento positivo e rassicurante che abbiamo visto. Questo aspetto non ci pare evidenziato in modo altrettanto esplicito nel Modello del Compito esperto, nonostante l’attenzione per la dimensione affettiva sia sempre presente. La formulazione di obiettivi personali è un altro dei punti portanti del Modello dell’Accelerated Learning che non trova forti corrispondenti nella filosofia del PSP. D’altro canto, il modello del Curricolo PSP definisce in modo dettagliato altri aspetti, forse maggiormente vicini alla realtà della scuola italiana; ad esempio, nella definizione precisa di alcune fasi del Compito Esperto, o nell’analisi formativa delle discipline per la selezione di nodi concettuali, o ancora nell’importanza data al Profilo Formativo Atteso nel contesto del POF d’istituto. Ad entrambi sottende comunque la visione dell’allievo come persona con dei talenti da riconoscere e da sviluppare, da valorizzare e guidare nel suo percorso di vita verso il mondo, di cui la scuola è uno dei sentieri. BIBLIOGRAFIA CUCCU, ROBERTO, Stili di apprendimento, intelligenze multiple e profitto scolastico, in LEND n.5, dicembre 2003. MARGIOTTA UMBERTO (a cura di), Riforma del curricolo e formazione dei talenti, Roma, Armando, 2001. NARDI ANTONELLA, Cognizione, emozione e interazione nell’apprendimento della lingua straniera, in LEND 4, settembre 2003. OWEN NICK, Teaching Excellence, in Practical EnglishTeaching, ottobre 1999; OWEN NICK, Presenting Excellence, in Practical English Teaching, ottobre 2000. OWEN NICK, Making the Connection!, in Practical English Teaching, aprile 2001. SMITH ALISTAIR, Accelerated Learning in the Classroom, Stafford, Network Educational Press, 1996. SMITH ALISTAIR, Accelerated Learning in Practice, Stafford, Network Educational Press, 1999. TESSARO FIORINO, Metodologia e didattica dell'insegnamento secondario, Roma, Armando, 2002. ZANCHIN M. RENATA (a cura di) e LABORATORIO DI RICERCA SUL CURRICOLO PSP, Le Interazioni Educative nella Scuola dell’autonomia, Itinerari di didattica modulare, Roma, Armando, 2002. ZANCHIN M. RENATA (a cura di) e LABORATORIO DI RICERCA SUL CURRICOLO PSP, I processi di apprendimento nella scuola dell’autonomia. Analisi disciplinare e personalizzazione dei talenti, Roma, Armando, 2002. 14 In.IT Italiano a stranieri in Italia Modelli didattici per l’insegnamento dell’italiano L2 consegnato tre modelli didattici, la conversazione maieutica, la lezione ex cathedra e l’unità didattica. A queste si sono aggiunte negli ultimi tempi due ulteriori modelli, il modulo e l’unità d’apprendimento. Vediamoli da vicino per verificare quali di questi rispondano in maniera più efficiente e con maggior rispetto umanistico ed emozionale all’insegnamento di una lingua seconda ad immigrati. LA TRADIZIONE CI HA 1. Modelli didattici non applicabili all’Italiano L2 Iniziamo con le esclusioni, per ripulire il campo da una prassi diffusa (la lezione) e da un modello alla moda, se ci si perdona il bisticcio: il modulo. a. La lezione La lectio, cioè la “lettura ad alta voce”, è tipica dell'istruzione religiosa: essa pone il testo sacro al centro dell'attenzione e il sacerdotemaestro lo comunica e lo interpreta in maniera frontale e diretta agli allievi, che compiono un atto di fede. Si tratta di una posizione gratificante per l'insegnante e questo spiega perché esso sopravviva anche se la grammatica non è più un “testo sacro” e gli studenti non sono più disponibili a compiere atti di fede nei confronti del loro insegnante... La lectio serve a riordinare, a sistematizzare ciò che si sa già (e quindi non serve in fase di acquisizione); inoltre, si basa su un modello trasmissivo, l’insegnante trasmette ciò che sa a uno studente che non sa, modello che risulta poco umanistico (non fa crescere cognitivamente le persone, rendendole autonome) e che sul piano emozionale riduce lo studente ad una tabula rasa su cui l’insegnante ‘insegna’, incide dei segni: è difficile trovare un modello più demotivante. Nell’insegnamento linguistico a livelli avanzati nella L1 e nella LS le lezioni possono essere accettabili da parte dello studente sia sul piano cognitivo (l’esigenza di sistematizzazione diviene più urgente a mano a mano che si approfondisce la competenza) sia su quello emozionale e relazionale (lo studente si sente sempre più autonomo e sicuro, quindi accetta una posizione relazionale down, in questo contesto didattico); ma con persone che sono ai primi livelli di acquisizione appa- di P. E. Balboni re di gran lunga preferibile seguire, al luogo dell’impianto trasmissivo, una logica cooperativa e costruttivistica, cioè la costruzione sociale della conoscenza dello strumento base della socializzazione, la lingua. b. Il modulo Il modulo è il risultato della crescente mobilità delle persone, della complessità di percorsi formativi sempre più personalizzati, della necessità di vedere riconosciuti con una certificazione i propri percorsi: questi fattori hanno portato all’elaborazione di un modello di programmazione “modulare”, in cui ogni sezione è: • autosufficiente, conclusa in se stessa. La competenza linguistica è un continuum quindi non è modularizzabile, scindibile in sezioni autosufficienti; • certificabile, accreditabile: per comodità di certificazione viene divisa in livelli certificabili (A1-2, B1-2, C1-2), ma solo capziosamente questi possono essere definiti “moduli”. Si possono avere moduli in alcuni settori dello studio di lingue pienamente possedute, cioè la L1 e i livelli alti di LS: nelle microlingue scientifico-professionali, dopo un modulo base (ad esempio: la microlingua dell’economia) si possono avere moduli specifici, che vengono accreditati a mano a mano in un portfolio linguistico/professionale (la microlingua della finanza, quella delle banche, quella dell’importexport, ecc.); nella riflessione metalinguistica avanzata si può procedere per moduli, come da sempre si fa nell’insegnamento di ‘grammatica italiana’ (fonologia e ortografia; morfologia; sintassi della frase; sintassi del periodo), e lo stesso può essere fatto nell’educazione letteraria, sempre condotta dallo stesso docente che si occupa dell’educazione linguistica, o nella storia della lingua. I moduli possono andar bene per l’analisi della lingua e di alcune sue varietà, ma non per l’acquisizione. 2. Modelli didattici utilizzabili per la L2 I modelli del ventesimo secolo per organizzare l’attività didattica sono legati al concetto di blocco, tranche nella riflessione francese, unit in quella americana. Ma prima di riflettere sulle unità vorremmo richiamare un modello che ha oltre due millenni, la conversazione maieutica. 2.1 La conversazione maieutica Socrate passeggiava con i suoi allievi e con15 In.IT Italiano a stranieri in Italia Modelli didattici per l’insegnamento dell’italiano L2 Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Panorama tinuava a porre loro domande, ed ogni volta che tentavano una risposta domandava chiarimenti, definizioni, elaborazioni su alcune parole usate nella risposta, fino a giungere dove possibile a un sistema, una costruzione cognitiva. Era una conversazione (in cui ognuno ‘versa insieme’, mette in comune quel che ha) maieutica (l’arte dell’ostetricia, del ‘tirar fuori’ il bambino: Socrate si ritiene una levatrice della verità). Socrate poteva farlo perché lavorava con pochi ragazzi, in cui ciascuno poteva essere e sentirsi protagonista nella ricerca della verità. La scuola moderna non consente questo modello: c’è una scansione in ore di lezione, una parcellizzazione del sapere in discipline, un programma da seguire per preparare all’esame di stato - e ci sono 25-30 studenti per classe. Nel laboratorio di italiano L2 ci sono pochissimi studenti, tutti hanno in comune una forte motivazione alla ricerca della verità (cioè una competenza vera nella lingua e nella cultura italiane), non c’è un programma definito dall’esterno. Gli studenti hanno degli spezzoni di competenza nella lingua, acquisita in qualche modo in qualche luogo: conversando, portando in comune le loro conoscenze sotto la guida di un ‘ostetrico’ adulto che ha prestigio in quanto professionista e madrelingua, possono migliorare la loro competenza nella lingua e soprattutto imparano ad imparare. 2.2 L’unità didattica e l’unità d’apprendimento Nella tradizione glottodidattica è dagli anni Sessanta che si parla di “Unità Didattica”: l’aggettivo focalizza il processo di insegnamento, il processo didattico. In realtà un’unità didattica, così come la conosciamo ed è usata nel manuali, richiede molte ore per la sua realizzazione ed in pratica è composta da una serie di singole “lezioni”, sessioni di lavoro: se consideriamo queste sessioni dal punto di vista dello studente, possiamo chiamarle “Unità 16 In.IT d’Apprendimento”: è quello che lo studente percepisce come blocco unitario e che è svolto in una sessione di lavoro. L’UD, proposta nel 1931 a Winnetka, negli Stati Uniti, per l’istruzione di immigrati e di ragazzi in difficoltà a scuola, nasce dalla pedagogia attivistica di John Dewey ed ha una consolidata letteratura critica alle spalle, quindi non la tratteremo autonomamente ma in relazione all’unità d’apprendimento (senza riferimento, qui, all’opposizione tra “acquisizione” e “apprendimento” di Krashen). L’unità d’apprendimento nasce dall’interazione di due componenti: • una considerazione neurolinguistica che si basa su due principi funzionali: la bimodalità, cioè la divisione funzionale dei due emisferi cerebrali, quello destro preposto alle attività globali, olistiche, analogiche e quello sinistro alle attività razionali, sequenziali, logiche; la direzionalità, cioè il fatto che, pur nella cooperazione continua tra le due modalità del cervello, quelle emozionali e globali precedono quelle razionali ed analitiche; • una considerazione psicologica, in particolare della psicologia della Gestalt, che vede la percezione come un processo sequenziale di globalità_analisi_sintesi. Da queste basi, soprattutto da quelle psicologiche, erano nate le riflessioni di RenzoTitone in termini generali e di Giovanni Freddi sull’unità didattica di lingua straniera, intesa come un percorso di un certo numero di ore che racchiudono una tranche linguistico-comunicativa complessa, realizzata mettendo insieme eventi, atti, espressioni, strutture linguistiche legati da un contesto situazionale (ed infatti le unità didattiche dei manuali di lingua hanno di solito titoli situazionali: “Alla stazione”, “Al ristorante” e così via). Negli anni Novanta la tendenza a spostare l’attenzione sul processo di apprendimento come base per l’elaborazione di processi di insegnamento ci ha portato a smontare l’unità didattica in una serie di unità d’apprendimento, che hanno la durata di una sessione (una lezione, un periodo: di solito tra i 45 e i 90 minuti): è l’unità secondo la quale lo studente percepisce il suo apprendimento (“oggi ho studiato..., ho imparato a...”). Con un modello grafico possiamo vedere in questo modo l’unità didattica di lingua straniera, il modello su cui è stato clonato finora l’insegnamento della lingua seconda, e il complesso di unità d’apprendimento che la costituiscono quasi interamente. di Paolo E. Balboni Introduzione Sequenza di unità d’apprendimento • Presentazione dei contenuti dell’unità che sta per iniziare; • Motivazione di fondo per tutta l’unità; • Collocazione dell’unità in relazione alle precedenti e seguenti; • Istruzioni operative. Questa idea di unità didattica di LS si caratterizza per una certa flessibilità dell’organizzazione dell’insegnamento; la sua struttura è scandita da tre fasi, una centrale composta di unità d’apprendimento previste in sequenza ed eventuali aggiunte e integrazioni, e due fasi all’inizio e alla fine che non approfondiamo limitandoci alla scarna sintesi del grafico. Ma questo modello non può essere trasportato sic et simpliciter alla didattica della L2: non è possibile la sequenzialità, perché gli studenti portano dentro la classe di L2 acquiIntroduzione Conclusione • Testing; • Recupero degli studenti più lenti; • Approfondimento specifico per gli eccellenti; • Decondizionamento, attività staccate dai contenuti dell’UD. sizioni e frammenti di lingua dal mondo esterno, perché l’urgenza della CALP talvolta costringe a sospendere una progettazione, perché a seconda della madrelingua ogni studente ha bisogno di sequenze differenti... Vediamo quindi come adattare questo modello alle due situazioni didattiche di L2, il laboratorio e la classe. 2.3 Unità didattica e d’apprendimento in laboratorio di L2 Ancora una volta un grafico può mostrare con chiarezza la struttura: Conclusione Riflessione sul percorso effettuato, su quanto acquisito e su quanto appreso, sistematizzato. Contemporaneamente Eventuale test, in modalità mista di correzione autonoma e collettiva. Recupero degli studenti più lenti Interpretiamo lo schema anche in relazione a quello canonico per la LS: • non c’è una fase di introduzione, perché non c’è un percorso prefissato da introdurre: “alla stazione”, “in fattoria”, ecc. L’insegnante ha uno schema, ma lo conosce solo lui, o lo richiama agli studenti solo per cenni (“oggi torniamo a lavorare su quel che si fa quando si sta con della gente”) in corso d’opera; • c’è una rete e non una struttura sequenziale, per quanto flessibile e integrabile, come nella LS. Nella rete ci sono tre tipi di unità d’apprendimento, di sessioni: è un’unità programmata dal docente, quindi in relazione pre-ordinata con le altre simili è un’unità non programmata ma portata dagli studenti sulla base dell’esperienza di italiano fuori del laboratorio. Sono elementi non previsti ma pertinenti con il tema dell’unità didattica sono unità d’apprendimento, sessioni, che non c’entrano con l’unità didattica che l’insegnante sta seguendo: può essere un dibattito che nasce spontaneamente nel gruppo e che costringe a deviare, può essere la richiesta di un elemento CALP da parte del docente di geometria, può essere un incidente comunicativo occorso a un membro del gruppo, ecc. Parco Nazionale del Circeo Palude della Cerasella 17 In.IT Italiano a stranieri in Italia Modelli didattici per l’insegnamento dell’italiano L2 In un’ipotetica unità didattica che l’insegnante abbia previsto sul consolidamento della funzione interpersonale, le unità d’apprendimento in pieno colore, quelle previste, possono essere sul salutarsi e congedarsi in modo formale e non, sul presentarsi, sulla natura dello scusarsi nella cultura italiana, sui meccanismi sociolinguistici e linguistici del registro formale/informale, ecc. L’insegnante sa che sta facendo un percorso sulla funzione interpersonale, ma non può prevedere se non vagamente la sequenza dei singoli cubi marcati: certo, la riflessione sul formale/informale non viene all’inizio, ma non si può esattamente prevedere se sarà l’ultima parte o verrà anticipata su suggerimento o richiesta degli studenti. Il suo percorso viene dirottato e arricchito insieme da contributi degli studenti, i cubi tratteggiati; e viene interrotto da altre unità d’apprendimento: quindi solo alla fine potrà fare una sintesi del tipo “in questo mese, vi ricordate, abbiamo fatto questa attività, quest’altra, quest’altra ancora: che cosa abbiamo imparato?” in modo da giungere ad una sintesi e riflessione complessiva sul tema dell’unità didattica: • una serie di attività di recupero e rinforzo individualizzato (schede, attività di osservazione ecc.) che tentano di coprire lacune e difficoltà dei singoli, spesso dovuti alla lingua di provenienza; • una riflessione conclusiva, di cui si è detto sopra, che può anche portare alla creazione di una grammatica ‘fai da te’, scritta dagli studenti; • un eventuale test non tanto di verifica da passare al consiglio di classe (anche se nel periodo di prima accoglienza una funzione del laboratorio di L2 come parte integrante della valutazione complessiva è prevedibile) quanto da correggere insieme, per un’autovalutazione davvero molto formativa. In conclusione, il modello base per il laboratorio di italiano L2 è l’unità d’apprendimento, sebbene in un contesto implicito e di riferimento di unità didattica ed in un contesto implicito e di riferimento di curricolo. Terni, Valnerina Cascata delle Marmore 18 In.IT 3. Il modello per la classe ‘normale’: l’unità differenziata e stratificata Nella vita di classe l’insegnante di italiano (ma non solo) non può dedicare il tempo necessario a coloro che non sono madrelingua italiani: non è quindi pensabile che il modello didattico per l’acquisizione dell’italiano L2 possa essere la classe ‘normale’: qui vi si possono svolgere attività stratificate (lo studente straniero deve svolgere solo alcuni del compiti richiesti a tutti) e differenziate per tipologia - attività che troveranno il loro completamento naturale, la sintesi e conseguente riflessione, nel Laboratorio L2, secondo un modello che può funzionare solo sulla base della negoziazione e dell’interazione costante che abbiamo visto nel modello descritto nel paragrafo 2. La formalizzazione del modello di unità stratificata e differenziata è opera di F. Caon, B. D’Annunzio e F. Della Puppa, all’interno di una riflessione più generale sulle CAD, classi ad abilità differenziate e serve per l’operazione che R. Dolci, nello stesso volume, definisce “partecipazione periferica legittimata”: il nonmadrelingua non è in colpa se non fa tutto, è legittimato dal concetto di stratificazione, per cui svolge il task, risponde alle domande, esegue le attività fino al livello in cui è capace di farlo: è periferico, ma non è escluso. Va da sé che l’unità differenziata e stratificata è utilissima anche in Laboratorio di italiano L2, laddove ci sono studenti che sono in Italia da tre anni insieme a chi è in Italia da tre mesi, studenti che provengono dal Brasile insieme a bengalesi e arabi, maghrebini che conoscono il francese e altri che non lo conoscono, alfabetizzati e non: ma nel Laboratorio la differenziazione sulla base delle caratteristiche personali e la stratificazione dei compiti sulla base del livello di competenza sono solo due caratteristiche delle unità d’apprendimento che abbiamo visto sopra; nella classe normale differenziazione e stratificazione non sono due caratteristiche ma due elementi costitutivi, due condizioni sine qua non perché le ore passate nella classe generale siano produttive sul piano dell’acquisizione della lingua straniera. BIBLIOGRAFIA BALBONI P.E., 2002, Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, Torino, UTET Università. BALBONI P.E., 2006, Italiano lingua materna: fondamenti di didattica, Torino, UTET Università. BALBONI P.E. 2007, Operational Models in Language Teaching, Perugia, Guerra Edizioni. CAON F. (a cura di) 2006, Insegnare italiano nelle classi ad abilita differenziata, Perugia, Guerra Edizioni. CELENTIN P., COGNIGNI E., 2005, Lo studente di origine slava, Perugia, Guerra Edizioni. D’ANNUNZIO B., LUISE M.C. 2008, La lingua dello studio, Perugia, Guerra Edizioni. FAVARO G. 2002, Insegnare l'italiano agli alunni stranieri, Firenze, La Nuova Italia. FREDDI G. 1979, Didattica delle lingue moderne, Bergamo, Minerva Italica. LUISE M.C. (a cura di) 2003, Italiano lingua seconda. Fondamenti e metodi, 3 voll., Perugia, Guerra Edizioni. LUISE M.C. 2006, Italiano come lingua seconda. Elementi di didattica, Torino, UTET Università. TITONE R. 1976, Psicodidattica, Brescia, La Scuola. Italiano a stranieri in Italia Da una classe ad abilità differenziate a una classe inclusiva di P. Celentin rendendo conto (soprattutto alla luce della natura multietnica delle classi) che un approccio falsamente democratico del tipo “la stessa cosa per tutti” tende inevitabilmente a lasciar fuori una grande fetta di studenti. Nasce così spontanea la domanda: come si può fare ad insegnare ad una classe numerosa in modo da soddisfare i diversi bisogni di cui gli studenti sono portatori? Come possiamo lavorare in modo efficace con studenti che presentano abilità, livelli linguistici, attitudini notevolmente differenziati? Per l’insegnante esistono almeno due modi diversi di porsi di fronte ad una classe plurilivello ad abilità differenziate (CAD): a. in un’unica classe troviamo studenti portatori di abilità differenziate dal punto di vista linguistico: ci sono studenti buoni, mediocri e cattivi, quindi indicativamente tre livelli, ma non è possibile insegnare contemporaneamente a tre livelli diversi, per cui l’insegnante indirizza le sue lezioni al livello medio; in questo modo, però, sia gli studenti di livello alto che di livello basso risultano poco interessati alla lezione in quanto si sentono esclusi; b. gli studenti hanno abilità linguistiche differenziate ma per ragioni diverse; ognuno di loro ha infatti delle abilità non linguistiche da offrire alla classe; il dovere dell’insegnante è imparare a valorizzare le abilità di ognuno; il risultato deve essere una classe inclusiva. Noi ci sentiamo di sostenere la seconda posizione e vorremmo rappresentare la classe plurilivello ad abilità differenziate con una metafora. La classe (il corso di italiano) può essere paragonato ad un ascensore: tutti hanno bisogno di prendere l’ascensore per iniziare. Alcuni studenti si precipiteranno nell’ascensore, altri invece avranno bisogno di essere spinti dentro. Alcuni studenti andranno dritti all’ultimo piano senza mai fermarsi, altri si fermeranno al terzo piano per un po’ e poi continueranno lentamente la salita, altri ancora arriveranno solo al primo piano. In ogni caso, ognuno di loro sarà arrivato da qualche parte con successo. Allo stesso modo, alla fine di un corso, l’importante è che ciascuno studente percepisca di essere stato coinvolto nelle attività didatti- CI SI STA SEMPRE PIÙ che e di aver raggiunto qualche obiettivo. Nelle pagine che seguono intendiamo proporre alcune indicazioni metodologiche basilari per operare in questo senso. 1. Attività a risposta chiusa (attività non flessibili) Le cause che generano la non flessibilità di un’attività sono fondamentalmente due: a. l’attività si concentra su un elemento linguistico specifico (per esempio una regola grammaticale) o una piccola batteria di elementi linguistici; alcuni studenti possono conoscere già bene questi elementi linguistici o trovarli comunque semplici; altri studenti possono invece trovarli addirittura troppo difficili; in entrambi i casi si rischia di demotivare gli studenti; b. l’attività richiede di concentrarsi a lungo su un singolo testo scritto o registrato; alcuni studenti possono far fatica a capire anche solo il significato generale del testo mentre altri possono capire tutto o quasi sin dall’inizio e quindi essere portati a credere che non ci sia niente di nuovo per loro nel testo presentato. Tipiche attività a risposta chiusa sono gli esercizi a catena (ripetizione), esercizi di completamento con una solo risposta corretta e il dettato tradizionale. La non flessibilità di queste attività deriva dal fatto che richiedono allo studente di produrre parole, espressioni o frasi che sono interamente o quasi predeterminate dall’insegnante o da chi ha strutturato il materiale didattico. Inoltre le attività a risposta chiusa normalmente mirano a degli obiettivi linguistici molto limitati e facilmente individuabili. 2. Attività a risposta aperta (attività flessibili) Le attività flessibili di solito hanno una vasta gamma di obiettivi che possono essere chiamati in causa a seconda delle esigenze. Il punto di forza di questo tipo di attività è che alcuni degli scopi (ma ovviamente non tutti) possono essere raggiunti anche dagli studenti che si collocano ai livelli più bassi. Un’attività flessibile ha almeno una delle seguenti caratteristiche: a. scelta: gli studenti possono scegliere fra un certo numero di sotto-compiti; per esempio: l’insegnante distribuisce una lista di domande, ciascuno studente ne sceglie alcune che gli verranno poi rivolte dal proprio compagno; b. quantità: la quantità di lingua che gli studenti sono chiamati a produrre può varia19 In.IT Italiano a stranieri in Italia Da una classe ad abilità differenziate a una classe inclusiva Parco Nazionale del Gran Sasso Prati di Tivo 20 In.IT re notevolmente; questo significa che anche un completamento parziale è accettato e quindi anche gli studenti che svolgono un numero inferiore di sotto-compiti possono partecipare alle fasi successive dell’attività; c. complessità: il compito può essere tranquillamente svolto con differenti livelli di padronanza linguistica o concettuale, cioè uno studente può produrre semplici frasi che esprimono concetti banali, un altro studente, sempre avvalendosi di frasi semplici, può esprimere idee insolite e profonde, un terzo può usare un linguaggio più complesso per comunicare contenuti semplici o complessi, ecc.; per esempio: in tre minuti ciascuno studente scrive alcune affermazioni vere contenenti le parole “in”, “domani”, “mio”, “speranza”, “il”, “luna”, “cinque”; ogni frase deve contenere almeno una delle parole date, il numero massimo di frasi è dodici; in questo modo si dà la possibilità anche agli studenti più bravi di esprimersi in modo sofisticato e di raggiungere un obiettivo definito ma di un certo livello; per stimolare ulteriormente gli studenti che posseggono un miglior livello linguistico è possibile inserire ulteriori vincoli, come l’uso di subordinate, oppure l’obbligo di avvalersi di un determinato modo e tempo verbale; d. ruoli con difficoltà differenziate: alcune attività come i role play, ad esempio, possono essere strutturate in modo che alcuni ruoli siano più complessi di altri; un semplice esempio è quello di un’intervista in cui uno studente di livello linguistico più basso interpreta il ruolo di un romanziere alla ricerca dei tratti caratteristici di una personalità criminale da utilizzare per i suoi gialli e pone le domande contenute in uno schema predisposto dall’insegnante, mentre un altro studente interpreta il ruolo di un famoso bandito e può rispondere basandosi interamente sulla propria esperienza e/o immaginazione; e. aiuto dai compagni: le attività devono prevedere la possibilità per gli studenti più deboli di ottenere aiuto dagli studenti di livello più alto; per esempio, durante un dettato, dopo una o due frasi l’insegnante, che gira tra i banchi e controlla quello che stanno scrivendo gli studenti, può chiedere a uno studente che ha trascritto correttamente di rileggere il testo dall’inizio. Possiamo quindi riassumere i vantaggi dell’utilizzo di attività flessibili all’interno di classi plurilivello ad abilità differenziate come segue: a. tutti gli studenti, a qualsiasi livello si trovino, sono in grado di svolgere con soddisfazione il compito o parte di esso; b. anche uno svolgimento parziale del compito permette di soddisfare la richiesta dell’attività; c. ognuno ha la possibilità di imparare qualcosa di utile per il proprio percorso di sviluppo personale; d. ciò che viene appreso può essere differente per ciascuno studente. 3. Considerazioni supplementari sull’insegnamento nelle CAD plurilivello Ci sono alcune considerazioni da tenere particolarmente a mente quando si lavora con una classe plurilivello ad abilità differenziate: a. l’insegnante deve cercare di rendere più comprensibile il proprio discorso riformulando le frasi molto spesso con un uso sorvegliato del linguaggio; in questo modo il suo linguaggio diventa più ricco, fattore positivo per gli studenti di livello più alto, e allo stesso tempo permette anche agli studenti di livello più basso di seguire quello che viene detto; per la stessa ragione l’insegnante deve anche cercare di utilizzare numerosi stimoli multisensoriali abbinando al parlato o allo scritto disegni, gesti, rumori, ecc. b. l’insegnante deve elaborare un repertorio (anche solo mentale) di possibili attività da far svolgere agli studenti che terminano per primi i compiti assegnati; c. per rendere la lezione più interessante per gli studenti di qualsiasi livello l’insegnante dovrebbe includere nelle lezioni: • la possibilità di personalizzare le attività in modo che ciascuno studente, anche se di livello basso, possa “tirar fuori” la propria personalità; • delle opportunità di espressione creativa; • delle opportunità per gli studenti di condividere le proprie idee e sentire cosa hanno scritto gli altri; • un certo numero di attività non strettamente linguistiche (disegnare, risolvere puzzle, ecc.) in modo da dare l’opportunità agli studenti di livello più basso di essere i migliori in qualche ambito e utilizzare la lingua che stanno imparando per dire qualcosa a proposito dei loro talenti particolari; d. l’insegnante deve aumentare la proporzione di attività in cui si richiede di scrivere prima di parlare (posto, ovviamente, che abbiano sviluppato l’abilità di scrittura); in di P. Celentin questo modo si perseguono due obiettivi: gli studenti che parlano fluentemente ma continuano a fare gli stessi errori possono riflettere maggiormente sulla loro produzione; gli studenti di livello più basso, in un lavoro a coppie o di gruppo, possono riuscire a dire qualcosa di interessante e comprensibile. 4. Risorse flessibili Oltre ad adottare attività flessibili e a fare propri alcuni accorgimenti nel comportamento durante le lezioni, l’insegnante che lavora con classi plurilivello ad abilità differenziate può trarre grossi vantaggi anche dall’adozione di risorse per l’apprendimento linguistico di tipo “flessibile”, risorse cioè che non obbligano gli studenti ad utilizzare una particolare forma linguistica. Possiamo includere fra questi materiali: a. racconti che l’insegnante conosce a memoria e che può adattare al momento per seguire un gruppo o addirittura uno studente particolare; b. disegni; c. strumenti musicali; d. realia. 5. Conclusioni Il pensiero di dover sviluppare un approccio didattico completamente nuovo di fronte ad una classe plurilivello ad abilità differenziate è, comprensibilmente, inquietante. In realtà, quello che è realmente necessario, è una nuova attenzione nei confronti della classe al fine di creare un contesto in cui tutti gli studenti si sentano valorizzati e abbiano lo spazio e la fiducia per provare. Si tratta, in pratica, di rendere la classe realmente inclusiva per tutti gli studenti. Quali sono i tratti salienti di una classe inclusiva? Secondo noi potrebbero essere riassunti come segue: a. c’è un senso di disciplina nella classe e gli studenti hanno sviluppato la capacità di lavorare insieme in autonomia per un certo periodo di tempo; b. vengono valutate le competenze sia linguistiche che non linguistiche e tutti possono partecipare; c. l’insegnante cerca di fornire una vasta gamma di attività con obiettivi differenziati, fra cui anche alcuni obiettivi semplici e immediati (imparare cinque parole nuove, pronunciare correttamente una frase, ripetere correttamente un esercizio già svolto, ecc.); d. ci devono essere spazio e tempo per tutti per pensare; gli studenti devono imparare che non è necessario pensare alla risposta mentre l’insegnante sta formulando la domanda (per battere sul tempo i più bravi... e magari sbagliare) ma che possono prendere nota della risposta o alzare rapidamente la mano per segnalare che la conoscono; solo dopo l’insegnante sceglierà uno o più studenti a cui far dare la risposta; e. ci devono essere possibilità di valutazione nei confronti di un proprio standard personale (ad esempio: “Questa volta ho composto cinque frasi corrette, la scorsa volta invece solo tre”) anziché nei confronti di un generico punto di sufficienza; in questo modo gli studenti sono stimolati a considerare i propri progressi e i propri sforzi senza creare insane competizioni; f. il sillabo della lezione deve essere concepito in modo da consentire agli studenti di lavorare sugli stessi argomenti ma a “profondità” diverse in ragione delle proprie abilità. Lo scopo di questo intervento è quello di dare una definizione concreta di “attività flessibili” in quanto riteniamo che l’adozione di questo tipo di attività sia il mezzo più facilmente e concretamente utilizzabile per perseguire degli obiettivi di insegnamento linguistico in classi ad abilità differenziate. Ci rendiamo conto che l’utilizzo di attività flessibili porta alla realizzazione da parte degli studenti di prodotti linguistici ampiamente differenziati e di conseguenza difficilmente valutabili secondo gli standard del testing tradizionale e molto spesso delle prove finali di competenza linguistica richieste per esami e certificazioni di vario tipo. Tuttavia, secondo il nostro personale modo di vedere, ci pare molto più importante permettere agli studenti un adeguato sviluppo dal punto di vista non solo linguistico, ma anche cognitivo e affettivo, tramite attività che vadano a toccare i diversi piani della loro complessa personalità. Inoltre ci sembra che sia da non sottovalutare il benessere dell’insegnante che può gestire classi tendenzialmente “difficili” perseguendo degli obiettivi minimi ma raggiungibili. Sarebbe augurabile l’adozione di testing altrettanto flessibili, che anziché voler uniformare le differenze vadano a riconoscere e valorizzare le differenti abilità di cui ciascuno di noi (studente e insegnante) è portatore1. NOTE 1 Questo saggio riprende il capitolo curato da Paola Celentin nel volume curato nel 2006 da Fabio Caon per le Edizioni Guerra, Insegnare italiano nelle classi ad abilità differenziate. 21 In.IT Materiali didattici Materiali didattici novità Angelo Chiuchiù - Eleonora Coletti GUIDA ALL’USO DELLE PREPOSIZIONI La preposizione è una parte del discorso, di cui spesso nell’insegnamento e nell’apprendimento della lingua, non si riconosce sufficientemente l’importanza. La competenza grammaticale presuppone la capacità di saper usare quello che potenzialmente offre una lingua, utilizzandone le regole per formare correttamente delle stringhe fornite di significato. La preposizione è il materiale collante che lega insieme gli elementi costitutivi della frase semplice e gioca un ruolo sostanziale nel raccordo delle complesse. Fanno, dunque, didatticamente bene gli Autori di questo libro a sfruttarne in modo concreto l’elevatissima frequenza d’uso. Il libro è diviso in cinque parti. La prima, intelligentemente armonizzata con ISBN: 88-7715-902-2 il concetto della gradualità grammaticale, propone il completamenFORMATO: 20X27 cm to di microsituazioni che offrono al discente una ricca gamma di PAGINE: 128 parole del linguaggio quotidiano. Segue una sezione dedicata al completamento di dialoghi pensati con rigore rispetto alle esigenze comunicative degli apprendenti. Si focalizza l’attenzione sul contesto in cui avviene ogni atto linguistico, nei vari ambiti, o domini, della vita sociale. Vengono privilegiati i grandi domini dei quali è necessario rafforzare la conoscenza: personale, pubblico, professionale. Uno degli aspetti fondamentali della competenza lessicale è da individuare nella capacità di saper usare le espressioni idiomatiche di una lingua che conferiscono valore aggiunto alla comunicazione. Sono particolarmente interessanti le esercitazioni sulle curiosità linguistiche, anche perché attivano implicitamente il bisogno di una propria tavolozza espressiva. L’ultima sezione di questo indispensabile manuale operativo, fornito di chiavi, offre all’apprendente un quadro riassuntivo sulle preposizioni, con una tavola sinottica per ciascuna che ne evidenzia l’uso. 22 In.IT Italiano a stranieri nel mondo L'insegnamento della lingua italiana in Mongolia per la prima volta in Mongolia un Corso di Laurea quadriennale in lingua italiana presso l'Università Nazionale di Ulaanbaatar. Il corso, a cui si sono iscritti 14 studenti, ha il duplice obiettivo di formare sia interpreti e traduttori sia insegnanti qualificati in grado di garantire la continuità dell'insegnamento della lingua italiana in Mongolia. Al primo anno si prevedono lezioni di grammatica, lessico, fonetica, conversazione e composizione per un totale di 16 ore alla settimana. Il piano di studi include oltre allo studio della lingua italiana, lingua mongola moderna e classica, nonché una seconda lingua occidentale o orientale a scelta. Per venire incontro agli interessi degli studenti e migliorare le loro prospettive lavorative, si sta discutendo l'attivazione di un corso facoltativo di italiano commerciale e italiano turistico a partire dall'anno accademico 2005-2006. Inoltre è stato avviato a partire dal secondo semestre un corso di italiano biennale e facoltativo di quattro ore settimanali per gli studenti (per l'anno accademico 2004-2005, 23 iscritti) al Corso di Laurea in lingua francese. Le difficoltà che i lettori di italiano devono affrontare in paesi come la Mongolia, distante dall'Italia non solo in senso geografico, non si limitano alle lezioni nel loro aspetto puramente linguistico, ma riguardano anche il rapporto con studenti e colleghi spesso contrassegnato da tensioni e incomprensioni di origine culturale. Il successo - o insuccesso - dell'insegnamento della lingua italiana in Mongolia è quindi da un lato condizionato dalla preparazione linguistica del lettore, la quale dovrebbe includere una conoscenza almeno teorica del mongolo indispensabile per risalire all'origine degli errori più comuni; dall'altro dipende dalla sua capacità di mettere in questione se stesso e il proprio retroterra culturale per adattarsi e integrarsi, comprendere e possibilmente soddisfare le aspettative di colleghi e studenti, nonché trovare un metodo di insegnamento compatibile con il sistema mongolo. In questo breve elaborato si cerca di descrivere le maggiori problematiche verificatesi durante l'anno accademico 2004/05 in entrambe le classi di italiano (quadriennale e biennale) analizzando le loro cause e suddi- NEL 2004 È STATO ATTIVATO di Paula Haas videndole in base alla loro tipologia in tre categorie, ossia problemi linguistici, problemi metodologici e problemi culturali. Vista l'inconsistenza dei dati finora raccolti purtroppo non è ancora possibile proporre delle soluzioni o un metodo didattico da adottare. Si spera però che questa breve analisi possa tuttavia essere utile a preparare i futuri lettori di italiano in Mongolia al loro compito e aiutarli a riconoscere l'origine delle principali difficoltà. 1. Problemi linguistici: fonetica a. La “s sonora” La lingua mongola possiede i fonemi /s/, /ts/ e /dz/, ma non il fonema /z/, per cui la pronuncia della “s sonora” italiana rappresenta una certa difficoltà per gli studenti di madrelingua mongola. Anche dopo mesi di studio molti, non riuscendo a pronunciare il fonema /z/ correttamente, tendono a sostituirlo con la s sorda o con il fonema /dz/. b. I fonemi /p/ e /f/ Nella lingua mongola entrambi i fonemi ricorrono soltanto in prestiti linguisti di origine prevalentemente tibetana o russa. Ormai adattata al sistema fonetico mongolo la pronuncia di entrambi i fonemi corrisponde a un suono intermedio tra la f e la p, motivo per cui molti studenti hanno difficoltà a distinguere e pronunciare correttamente i fonemi /p/ e /f/ in italiano. Nella prima fase di apprendimento i due fonemi vengono regolarmente confusi, nella fase successiva gli studenti riconoscono la differenza Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Grotte di Castelcivita 23 In.IT Italiano a stranieri in Italia L'insegnamento della lingua italiana in Mongolia e riescono a pronunciare la “f”, ma non la “p”, la quale, non avendo nessun corrispettivo mongolo, viene spesso sostituita da quell'ibrido a metà tra occlusiva e continua. Le altre consonanti generalmente non rappresentano particolari problemi. c. Le vocali Mentre a livello di pronuncia le singole vocali non presentano alcuna difficoltà, la memorizzazione di una sequenza di più vocali all'interno di una parola risulta problematica. Il mongolo è una lingua altaica caratterizzata da una armonia vocalica molto rigida che suddivide le vocali in posteriori (a,o,u), anteriori (e,ö,ü) e neutre (i). La vocale della prima sillaba di una parola determina tutte le seguenti in quanto può essere seguita soltanto da vocali appartenenti allo stesso gruppo o dalla vocale neutra i. Per questo motivo gli studenti di madrelingua mongola hanno spesso difficoltà a memorizzare parole italiane che, secondo la classificazione mongola, contengono sia vocali posteriori che anteriori. Un ulteriore problema è costituito dalla riduzione della durata delle vocali non accentuate nella lingua mongola. Nei primi mesi gli studenti tendono a ridurre le vocali anche in italiano fino al punto di rendere le parole incomprensibili. d. La sillaba Nonostante il concetto di sillaba si assomigli molto nelle due lingue, gli studenti devono prima sviluppare una certa familiarità con il suono della lingua italiana per poter distinguere le sillabe e di conseguenza accentuare le parole correttamente. 2. Problemi linguistici: grammatica Parco Nazionale dei Monti Sibillini Cascata delle Callarelle 24 In.IT a. L'articolo La lingua mongola non possiede articoli, motivo per cui anche dopo lunghi mesi di studio gli studenti mongoli spesso li dimenticano. Particolarmente difficile è per gli studenti la differenza tra l'articolo determinativo e l'articolo indeterminativo. La lingua mongola ha mezzi per indicare se un sostantivo è determinato e noto oppure indeterminato e nuovo, come per esempio l'uso di aggettivi dimostrativi o nel caso di sostantivi all'accusativo il suffisso zero in contrapposizione al suffisso -iig che indica la determinatezza, ma non sempre un sostantivo che per il parlante italiano è determinato lo è anche per il parlante mongolo e viceversa. È quindi soprattutto attraverso costanti esercizi di lettura che gli studenti mongoli imparano lentamente a prendere dimestichezza con l'uso degli articoli italiani. b. Il plurale Non distinguendo la lingua mongola salvo che in rari casi tra singolare e plurale, le regole della formazione del plurale in italiano rappresentano una certa difficoltà. Particolarmente difficili sono certi usi del plurale determinativo come quello impiegato per indicare una classe, un tipo o una specie, in mongolo generalmente espressi con il sostantivo al singolare. Un classico esempio sarebbe: 'Mi piace fiore'. c. Il genere grammaticale Non conoscendo il mongolo la distinzione dei nomi in maschili e femminili, l'accordo dell'articolo e in particolare dell'aggettivo è fonte di numerosi errori. Soprattutto l'aggettivo in funzione predicativa - e quindi relativamente lontano dal sostantivo cui si riferisce - viene spesso messo nella forma in cui figura nel dizionario, ossia al singolare maschile. d. Le categorie lessicali Le categorie lessicali della lingua mongola sono molto meno rigide rispetto a quelle italiane. Questo vale in particolar modo per i sostantivi indicanti paesi che possono assumere valore aggettivale se usati in funzione predicativa. Ne deriva una serie di errori che possono essere esemplificati dalla frase: 'Io sono Mongolia'. e. Le coniugazioni verbali Il mongolo è una lingua agglutinante, in altre parole esprime i rapporti grammaticali attraverso una serie di suffissi aggiunti alla radice delle parole, la quale rimane invariata. La flessione dei verbi italiani costituisce pertanto una notevole difficoltà ulteriormente aggravata dal fatto che il verbo mongolo non cambia in base alla persona del soggetto. f. I verbi essere e avere In mongolo entrambi i significati vengono espressi dallo stesso verbo baikh. Costruito con un complemento al cosiddetto dativopossessivo o al comitativo esprime possesso, negli altri casi corrisponde all'italiano essere o funge da ausiliare. Nei primi mesi gli studenti tendono a confondere i due verbi o a usare sempre solo il verbo essere. di Paula Haas g. Il verbo diventare Mentre il verbo italiano diventare esprime soltanto un cambiamento delle caratteristiche del soggetto, il verbo mongolo bolokh può tra altro anche significare l'entrata in essere di uno stato o un evento. Viene quindi spesso usato in frasi che parlano di quando un evento avrà o ha avuto luogo, motivo per cui anche dopo mesi di studio molti studenti fanno ancora errori come: 'Il 25 dicembre diventa Natale'. h. La sintassi La lingua mongola come tutte le lingue altaiche possiede un ordine basico del tipo SOV (soggetto-oggetto-verbo), frasi subordinate vengono costruite attraverso modi indefiniti del verbo quali participi e gerundi e precedono di norma la frase principale. Il rapporto tra la subordinata e la frase principale viene reso esplicito da posposizioni che possono fungere anche da congiunzioni. Un modo indefinito spesso usato nella costruzione di frasi complesse è l'infinto (dal punto di vista grammaticale participio presente-futuro). Questa particolarità della lingua mongola induce gli studenti a costruire le subordinate in italiano usando infiniti in serie anche laddove nella loro lingua userebbero gerundi o altri participi, percepiti però più simili all'infinito che a una forma verbale coniugata. Un altro errore che a prima vista può sembrare piuttosto bizzarro è l'uso dei pronomi diretti atoni o tonici per indicare il soggetto della frase subordinata. È però facilmente spiegabile se si tiene conto del fatto che in mongolo il soggetto della subordinata se diverso dal soggetto della principale viene messo al caso accusativo. 3. Problemi metodologici 3.1 Il sistema universitario mongolo Gli studenti mongoli, maturandosi dopo soltanto dieci anni di scuola, iniziano l'università all'età di sedici o diciassette anni. L'università mongola assomiglia di conseguenza per molti aspetti a una scuola superiore occidentale sia per quanto riguarda l'organizzazione e i contenuti dei corsi, sia per quanto riguarda l'atteggiamento degli studenti nei confronti dello studio. I ragazzi, raggruppati in classi generalmente molto unite, sono troppo giovani perché si possa pretendere che sappiano gestire lo studio individuale da soli senza essere guidati e controllati dall'insegnante. La frequenza è obbliga- toria e costituisce il venticinque percento del voto finale, per cui il superamento degli esami non è condizione necessaria per passare all'anno di corso successivo. Che i voti spesso non riflettano affatto il livello reale degli studenti è un dato di fatto che il lettore straniero non solo deve accettare come tale, ma a cui deve adeguare i propri parametri. Parco Nazionale del Gran Paradiso Lago di Dres 3.2 Il metodo di insegnamento mongolo Il metodo di insegnamento più usato nelle scuole mongole è la memorizzazione meccanica di testi, frasi ed esempi che non necessariamente devono essere compresi. Si ritiene che la comprensione sia poi il risultato di un processo di automatizzazione. La consapevolezza metalinguistica, che implica la riflessione sulla sintassi e sui legami che intercorrono tra le varie componenti della frase, nonché il confronto tra la propria madrelingua e la lingua straniera, è nella maggior parte degli studenti solo poco sviluppata; molti non sono in grado di ricomporre il materiale linguistico appreso per formare frasi nuove staccandosi dagli esempi studiati. L'approccio occidentale più interattivo e comunicativo costituisce un problema non indifferente per gli studenti mongoli. Non essendoci abituati devono non solo imparare una lingua nuova, ma anche sviluppare gli strumenti e le strategie necessari per assolvere i diversi compiti linguistici. Il lettore straniero deve assolutamente tener conto del divario tra le proprie aspettative e quelle degli studenti per evitare che perdano la voglia sentendosi sopraffatti da questa duplice difficoltà. 25 In.IT Italiano a stranieri in Italia L'insegnamento della lingua italiana in Mongolia 4.2 Il clima in classe Uno dei problemi più grandi con cui il lettore straniero si vede confrontato è la totale mancanza di disciplina. Studenti che arrivano in ritardo, che escono ed entrano senza permesso dell'insegnante, telefonate e chiacchierate ad alta voce durante le lezioni sono all'ordine del giorno. La posizione particolare dei lettori stranieri, considerati meno severi e distaccati dei professori mongoli, permette loro da un lato di instaurare un rapporto molto amichevole con gli studenti, induce però anche alcuni ragazzi a pensare di potersi permettere comportamenti irrispettosi senza per questo essere puniti. È quindi molto importante che fin dall'inizio il lettore si sappia imporre per evitare il rischio di diventare soltanto una figura amica senza avere l'autorevolezza necessaria per insegnare. Se si è consapevoli dei vantaggi e dei rischi insiti nel proprio ruolo e si riesce a sfruttarne le potenzialità, si può creare un rapporto altamente gratificante a livello personale e favorevole allo studio. Lecco Lago di Como 4. Problemi culturali 4.1 La conoscenza della realtà italiana Al contrario di altri paesi europei come la Germania e la Francia, con cui la Mongolia ha storicamente sempre avuto rapporti piuttosto stretti, l'Italia e la sua realtà culturale, politica e geografica sono ancora poco conosciute in Mongolia. Nonostante negli ultimi anni i rapporti italo-mongoli abbiano conosciuto un notevole sviluppo, la presenza italiana in Mongolia è tuttora limitata a poche persone impegnate soprattutto nel settore dell'industria tessile e a un crescente numero di turisti che visitano la Mongolia per un breve periodo durante i mesi estivi. Ancora meno sono i mongoli che per motivi di lavoro, studio o turismo si sono recati in Italia alimentando al loro ritorno l'immaginario collettivo di nuove nozioni basate su esperienze realmente vissute. Dato lo stretto legame che intercorre tra lingua e cultura il lettore deve far conoscere anche la cultura italiana nei suoi molteplici aspetti spesso partendo dagli elementi più fondamentali, compito reso particolarmente difficile dalla mancanza di materiale adeguato e di prodotti, specie alimentari, italiani. 26 In.IT 4.3 Il rapporto tra il lettore straniero e professori mongoli I rapporti tra i lettori stranieri e i professori mongoli sono generalmente buoni, ma non privi di un certo potenziale conflittuale, soprattutto se insegnano nella stessa classe. Molti insegnanti mongoli, non avendo avuto la possibilità di passare un lungo periodo all'estero, hanno un'ottima conoscenza della grammatica, ma non della lingua parlata. Per la paura di fare errori o di essere criticati dal lettore madrelingua tendono a evitare il confronto diretto e non parlano quasi mai delle proprie lezioni. Questo timore viene inoltre alimentato dal comportamento piuttosto arrogante di molti stranieri che reputano la propria preparazione accademica di gran lunga superiore a quella dei mongoli, nonché dal rapporto di forza tra Occidente e Oriente, che a livello psicologico si traduce in complessi sentimenti di superiorità e inferiorità. L'atteggiamento difensivo da parte di molti professori mongoli ostacola spesso lo scambio di idee e la collaborazione nell'elaborazione dei programmi didattici. Il lettore straniero deve pertanto imparare a leggere tra le righe e captare il non detto per comprendere quali sono i propri limiti, quali le aspettative e quali i propri doveri. Strumenti Recensioni Patrizia Mazzotta, Laura Salmon, Tradurre le microlingue scientifico-professionali. Riflessioni teoriche e proposte didattiche, Torino, Utet Università, 2007, pp. 382. Il volume, ampio ed esauriente, accosta riflessioni sia sulle microlingue e il CLIL, sia sulla teoria e pratica della traduzione, in un impianto che ha sempre attenzione glottodidattica e che, in alcuni dei saggi, è strettamente glottodidattico. I due saggi iniziali orientano con il loro impianto, differente ma complementare, la lettura dell’intero volume: si tratta del saggio di P. Mazzotta sullo sviluppo della competenza traduttiva in ambito microlinguistico, che porta a definire le tappe di un possibile percorso didattico, e del saggio di L. Salmon, che attraverso riflessioni di linguistica testuale e di traduttologia fornisce coordinate di riferimento per la didattica della traduzione. Altri saggi raccordano riflessioni sulla traduzione e la didattica delle lingue: uno, di P. E. Balboni, studia il ruolo della traduzione nell’insegnamento sia delle microlingue sia nella metodologia CLIL; G. Porcelli e A. Di Sparti discutono nei loro contributi il ruolo delle tecnologie nella pratica e nella didattica della traduzione. Dopo questo primo corpo di studi di impianto generale, il volume si articola - senza peraltro perdere in unitarietà - in una serie di applicazioni a singoli ambiti scientifico-professionali, dalla microlingua giuridica a quella aziendale, da quella commerciale a quella socio-sanitaria, con esemplificazioni di problemi traduttivi dalle e verso le diverse lingue - latino, inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo. La riflessione sulla traduzione, sui problemi didattici che essa pone, sul suo ruolo nella didattica non solo delle microlingue scientifico-professionali (si pensi all’importanza che stanno via via assumendo i corsi di laurea in mediazione linguistica e culturale all’interno delle facoltà di lingue, orientate tradizionalmente verso la letteratura e la sua storia), ma anche della lingua “generale” a livelli dal B2 in su è sempre più diffusa nella letteratura glottodidattica di questi ultimi anni, e questo volume si pone quindi come sintesi di quanto si è fatto recentemente ma soprattutto come pietra fondante di un nuovo percorso di riflessione su un’abilità interlinguistica complessa e troppo a lungo trascurata, la traduzione. Pietro Trifone, Massimo Palermo, Grammatica italiana di base, Bologna, Zanichelli, 2007 (2a edizione), pp. 352. Tra gli oramai molti volumi che trattano della grammatica italiana pochi riescono a farlo in modo chiaro e accurato. Tra questi spicca sicuramente questa seconda edizione della Grammatica italiana di base di Pietro Trifone e Massimo Palermo, rispettivamente docente di storia della lingua italiana e di didattica delle lingue moderne, entrambi presso l’Università per Stranieri di Siena. I vari aspetti della grammatica sono analizzati sempre con grande chiarezza, in quattordici capitoli inerenti i suoni e le lettere; l’articolo; il nome; gli aggettivi qualificativi; gli aggettivi pronominali; i pronomi personali, relativi, allocutivi, doppi; il verbo; la preposizione; la congiunzione; l’interiezione; la frase semplice; la frase complessa; la formazione delle parole. Ogni capitolo è inoltre arricchito da due sezioni: “per approfondire” in cui vengono offerte riflessioni su aspetti particolari proposti nel capitolo; “in caso di dubbi” con suggerimenti per risolvere dubbi che possono sorgere, tanto al parlante nativo, quanto allo studente straniero, riguardo ad alcune problematiche linguistiche. Molto utili sono pure i confronti con altre lingue e le numerose tabelle denominate “Nota bene” e altre “Attenzione!”, disseminate in tutto il volume, in cui vengono sottolineati aspetti peculiari della lingua sia in chiave storica sia sociolinguistica. L’opera è completata da due appendici (sulla coniugazione dei verbi irregolari e sulle reggenze verbali); un pratico eserciziario finale con soluzioni e un utilissimo e dettagliato indice analitico. L’organizzazione lineare degli argomenti trattati affiancati da approfondimenti per il lettore più attento, e il linguaggio utilizzato, preciso, scientifico, ma per la comprensione del quale si è sempre opportunamente guidati, rendono questa grammatica un testo di riferimento di grande valore, tanto nella didattica quanto nella risoluzione di dubbi personali. Matteo Santipolo Parco Nazionale dell’Aspromonte Fabio Caon 27 In.IT Materiali didattici Materiali didattici novità Questo Manuale è stato concepito per la formazione universitaria del docente di italiano come seconda lingua, chiamato oggi a operare in una pluralità di contesti, in Italia e all’estero. Le tre sezioni che lo compongono: - CONTESTI DI APPRENDIMENTO / INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO; - INSEGNARE LA LINGUA / INSEGNARE LA GRAMMATICA; - PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI PERCORSI DIDATTICI. sono focalizzate sui fattori fondamentali del processo di apprendimento / insegnamento: gli attori e i luoghi (tipi di pubblici, istituzioni e altre agenzie formative dedicate all’insegnamento e alla diffusione della lingua italiana a stranieri), l’oggetto dell’insegnamento (la lingua), i metodi e le tecniche (modelli operativi, comunicazione e gestione della classe, verifica, valutazione, certificazione). La struttura modulare del Manuale ne consente l’adozione, integrale o parziale, a diversi livelli della formazione universitaria: corsi di laurea di primo e secondo livello, master, corsi di specializzazione. ISBN: 978-88-557-0194-5 FORMATO: 17X24 cm PAGINE: 295 28 In.IT Materiali didattici Materiali didattici novità A cura di Pierangela Diadori Questo volume inaugura la Serie DITALS formatori, che, insieme alla Serie La DITALS risponde e alla Serie Quaderni DITALS fa parte della Collana DITALS diretta da Pierangela Diadori. Si tratta di un saggio che raccoglie i contributi di alcuni esperti che nel triennio 2005-2008 hanno collaborato al “Progetto Jura” (Linguaggio giuridico in ambito accademico italo-tedesco: traduzione e insegnamento linguistico ad apprendenti italo-tedeschi), cofinanziato dal Ministero italiano dell’Università e della Ricerca e dalle istituzioni partner. L’opera fornisce alcuni punti di riferimento essenziali per coloro che operano (o intendono operare) in contesto accademico o professionale, come docenti di lingua italiana o tedesca a studenti stranieri di ambito giuridico, o come docenti di traduzione giuridica (italiano-tedesco). L’uscita in questa collana è giustificato dal fatto che il volume è destinato alla formazione dei docenti di italiano (e tedesco) nei corsi universitari riservati agli studenti stranieri delle università di giurisprudenza: si tratta dunque di uno strumento utile per chi intende approfondire e ampliare le proprie competenze glottodidattiche per il “profilo studenti universitari”, nello specifico settore del linguaggio giuridico. I temi trattati sono stati riuniti per aree tematiche, come risulta dai titoli delle sei sezioni in cui si articola l’opera: 1 1. aspetti linguistici: descrizione del linguaggio di ambito giuridico (italiano e tedesco); 2. glossari, data base e corpora di ambito giuridico (italiano e tedesco); 3. didattica del linguaggio giuridico (italiano e tedesco); 4. traduzione e interpretazione in ambito giuridico (italiano/tedesco); 5. percorsi formativi per docenti di lingua e traduzione in ambito giuridico (italiano e tedesco); 6. ricerche sul linguaggio di ambito giuridico (italiano e tedesco). ISBN: 978-88-557-0206-5 FORMATO: 17X24 cm PAGINE: 352 29 In.IT Strumenti Università per Stranieri di Perugia L’Università per Stranieri di Perugia, fondata nel 1921 e riordinata con L. 17 febbraio 1992, n. 204, è la più antica e prestigiosa istituzione nell’attività di ricerca sull’apprendimento e l’insegnamento della lingua italiana e nella diffusione nel mondo della cultura e della civiltà italiane. Di essa fanno parte la Facoltà di Lingua e Cultura Italiana e i Centri speciali di ricerca WARREDOC (Water Resources Research and Documentation Centre) e CEDUIC (Centro elaborazione dati universitario dell’Italia centrale). Presso l’Ateneo sono attivi il Dipartimento di Scienze del Linguaggio e il Dipartimento di Culture Comparate. LA FACOLTÀ La Facoltà organizza per cittadini stranieri e italiani residenti all’estero Corsi di Lingua e Cultura Italiana, suddivisi in: Corsi specialistici di Alta Cultura. Aperti a italiani e stranieri, si qualificano per l’elevato livello di approfondimento degli ambiti disciplinari e culturali oggetto di studio. Al termine di ciascun corso si ottiene, a richiesta, un Attestato di Frequenza; mediante opportune prove scritte, si consegue un Attestato di Profitto. Su presentazione di una dissertazione scritta, discussa e approvata, per i Corsi di Lingua Italiana Contemporanea e di Etruscologia e Antichità Italiche si consegue un Diploma. Corso di Lingua Italiana Contemporanea Aspetti socio-linguistici dell’italiano contemporaneo. Corso di Storia dell’Arte Corsi e visite sul patrimonio artistico italiano. Corso di Etruscologia e Antichità Italiche Religione, arte, società in Etruria e nell’Italia preromana. Corsi di aggiornamento per Insegnanti di Italiano all’estero Riservati a docenti stranieri e italiani residenti all’estero, offrono l’opportunità di approfondimento di tematiche dell’area linguistico-didattica e di aggiornamento culturale dell’Italia di oggi. Non prevedono esami finali. A richiesta, viene rilasciato un Attestato di Frequenza. Corsi di lingua e cultura italiana: - Corsi Corsi Corsi Corsi Corsi ordinari di primo, secondo, terzo e quarto grado durata trimestrale ordinari di quinto grado durata semestrale straordinari di primo, secondo e terzo grado durata bimestrale straordinari di primo, secondo e terzo livello durata mensile straordinari intensivi Università per Stranieri di Perugia Palazzo Gallenga, P. zza Fortebraccio, 1 - 06100 Perugia 30 In.IT tel. e fax: +39 075 5746456 e-mail: [email protected] www.unistrapg.it Strumenti Università per Stranieri di Siena CORSI DI LINGUA ITALIANA PER STRANIERI In questo numero di In.It focalizziamo l’attenzione sui corsi di lingua italiana. Essi offrono: • una struttura mensile; • livelli suddivisi sulla base dei 6 livelli del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue; • lezioni suddivise in Moduli Linguistici di Base (MLB) e Moduli Linguistici Tematici (MLT); • la possibilità di effettuare il test di ingresso on line. È possibile scegliere tra varie tipologie di corsi: • corsi ordinari di durata trimestrale, suddivisi in segmenti mensili; • corsi speciali in qualsiasi periodo dell’anno e per qualsiasi durata; • corsi fuori sede in qualsiasi periodo dell’anno e per qualsiasi durata; • programmi speciali in qualsiasi periodo dell’anno e per qualsiasi durata; • corsi di cultura italiana in qualsiasi periodo dell’anno e per qualsiasi durata. CORSI PER STUDENTI SOCRATES/ERASMUS I corsi, articolati su sei livelli, hanno durata mensile e sono organizzati nei mesi di febbraio, settembre e ottobre. CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO LINGUISTICO, GLOTTODIDATTICO E LETTERARIO Sono organizzati corsi di formazione e di aggiornamento che si propongono di sviluppare le competenze necessarie per l’aggiornamento e la formazione continua di insegnanti di italiano operanti in Italia e all’estero. CORSI DI PREPARAZIONE DITALS I LIVELLO E II LIVELLO I corsi sono articolati in 30 ore di lezioni e seminari e sono finalizzati alla presentazione delle prove di Certificazione DITALS. • 31 marzo - 4 aprile 2008 • 25-29 agosto 2008 n. 30 ore di lezione n. 30 ore di lezione Università per Stranieri di Siena via Pantaneto, 45 - 53100 Siena - Italia tel.: +39 0577 240111 fax: +39 0577 281030 e-mail: [email protected] www.unistrasi.it 31 In.IT Strumenti Università di Venezia Progetto Itals ITALS per la qualità didattica Progetto sperimentale La filosofia È quella del miglioramento continuo verso l’eccellenza. Chi chiede di accreditarsi e non ha ancora i requisiti necessari, può iniziare sotto la guida di Itals un percorso di miglioramento continuo indicato dalla Commissione (ad esempio: percorsi di formazione per i docenti, di gestione dell’offerta didattica di un’istituzione, ecc.). Che cos’è È un accreditamento delle istituzioni e dei docenti che operano nell’ambito dell’insegnamento dell’italiano a studenti stranieri all’estero o in Italia. Si tratta, in sintesi, di una sorta di marchio di qualità che attesta la conformità delle strutture, delle risorse umane, dei processi alle indicazioni proposte dallo schema. Durata L’accreditamento ha durata triennale. Per tale periodo l’istituzione o il docente accreditato hanno la possibilità di usare il marchio “accreditato da Itals per la qualità”. Alla scadenza si procede su richiesta a una fase di rinnovo dell’accreditamento. A chi si rivolge a. istituzioni impegnate nell’insegnamento della lingua italiana, siano esse scuole, università, enti, associazioni, ecc. di diritto pubblico o privato; b. docenti singoli che in autonomia desiderano accreditarsi. Chi lo rilascia Presso il Laboratorio Itals di Ca’ Foscari ha sede la Commissione per l’accreditamento, con il compito di istruire le pratiche ed espletare le procedure relative alle richieste di accreditamento iniziale e di rinnovo. Quali ambiti comprende l’accreditamento: Per un’istituzione: • la struttura e le risorse • i processi di funzionamento dell’organizzazione • il servizio erogato (corsi e altro, attenzione allo studente e all’utenza in genere) • la direzione • il personale docente e non docente • la comunicazione verso l’esterno (pubblicità) e verso l’interno (verso le parti attive e l’utenza) • i servizi complementari (assistenza; dove applicabili: offerta residenziale, servizi ricreativi, offerta culturale) Per un docente: • formazione di base • ulteriori titoli accademici • certificazioni professionali • aggiornamento e formazione dopo la laurea e in servizio • servizio di insegnamento • pubblicazioni • partecipazione, attiva e passiva, a convegni, seminari, progetti ecc. • attività di coordinamento, direzione, progettazione di attività didattiche, ecc. • certificazioni linguistiche per non madrelingua Per maggiori informazioni: http://venus.unive.it//progetto_qualita itals "Laboratorio itals" Laboratorio per la formazione e la ricerca in Italiano come lingua straniera Direzione: Paolo E.Balboni Coordinamento: Graziano Serragiotto e-mail: [email protected] 32 In.IT Ca’ Bembo - Dorsoduro 1075 30123 Venezia tel. e fax: -39 041 234 5708 orario: martedì, mercoledì e giovedì, ore 10-12 www.itals.it