IL LINCEO
Rivist a scolastica del 30/03/2014
LUNEDÌ 31 MARZO 2014 - ANNO 1° - N. 1
www.liceovanini.gov.it
NUOVO BOSS - Intervista alla dirigente scolastica
“Homo sum, humani nihil a me alienum puto”
questa massima terenziana anima gli studenti del liceo Vanini dal loro ingresso. Si tratta di un sapere in senso lato che non coinvolge
solo dal punto di vista ... Continua a pagina 2
ARRIVANO LE
BAT-BOX AL
LICEO VANINI
Un rimedio naturale e
sicuro contro le zanzare
esiste: facilitare l’insediamento dei loro
naturali predatori ...
Continua a pagina 6
DICONO DI NOI
SWEET HOME VIA SESIA
L’ARTE DEL RIUSO
Gli ultimi due mesi sono stati, come
ogni anno, i più stressanti e pesanti:
diversamente da quanto si potrebbe
pensare..Continua a pagina 4
La notizia che tutto il Vanini stava
aspettando con ansia e trepidazione...
Continua a pagina...
Nel 2012 è stato presentato un interessante documentario intitolato “Calle
Cortes”, realizzato a Bilbao un’esperienza creativa, scambio di idee ed ...
Continua a pagina 7
ORIENTAMENTO:
Intervista al dr. Scozzi,
direttore del centro provinciale per l’impiego
(pagina 4)
Dove andremo a finire? (pagina 5)
DEEP WEB
COME SIAMO...
Siamo diversi, questo è
sicuro. Marina è misteriosa, Marco va a passo
con
la
tecnologia,
Jacopo si batte in nome
di una politica moderna,
Alessia offre collage di
capi, Federica osserva
tutto in silenzio, Francesca è attenta a tutto ciò
che accade intorno a lei
e Sara... non si accontenta. Tutti attenti osservatori, tutti diversi, si è
già detto. Ma è proprio
l’essere diversi che ci
accomuna
tutti,
e
insieme formiamo una
squadra che collabora,
cerca, discute. Un continuo confronto, insomma. Siamo persone che
combattono per l’informazione ma prima di
tutto siamo studenti che
fanno valere il proprio
parere. (Sara)
L’internet che noi conosciamo è il
lavoro di una lunga e continua
collaborazione tra i governi di tutto
il mondo e i pezzi grossi del grande
impero di Internet che hanno
sempre cercato di creare un web
adatto per tutte le età.
Continua a pagina 7
DOSSIER:
L’[IN]ESISTENZA DI DIO
L’idea di Dio e, in particolare, della
sua esistenza, è una questione
vecchia quasi quanto la stessa
specie umana. Oggi, agli albori del
terzo millennio, siamo in grado di
dare una risposta alla ...
Continua a pagina 8
POP-CORN & COKE
Voi dite che una dittatura in Germania
non sarebbe più possiblie? (pagina 10)
LIBRARIA
OSSITOCINA
D’AMORE O DA AMARE?
“Nessuno si metterebbe al collo il
cappio di un matrimonio se non
fosse alquanto impazzito e nessuna
donna entrerebbe nel letto di un
uomo... Continua a pagina 7
I BERSAGLI DEGLI
PSEUDOLETTORI
È oramai esercizio comune quello
di mentire...
Continua a pagina 9
CURIOSITY
Verdi rimedi (pagina )
(pagina10)
• Diario di un seduttore
• A proposito di lei
PEOPLE:
Ricordo di
Nonna Hack
Di nonne ne ho,
come pure ne ho
avute, ma, senza
nulla togliere a quelle cui sono legato
da una semplice... Continua a pagina 9
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EASY VOGUE (pagina 11)
Il paradosso delle riviste di moda
Diario di una shopping addicted
NUOVO BOSS
Intervista alla dirigente scolastica
Maria Grazia Attanasi
Francesca Antonaci, Marco Stefanelli
“Homo
sum,
humani nihil a me
alienum
puto”:
questa
massima
terenziana anima
gli studenti del
liceo Vanini dal
loro ingresso. Si
tratta di un sapere in senso lato che non
coinvolge solo dal punto di vista disciplinare, ma soprattutto da quello
individuale. Gli alunni, infatti, attraverso le molteplici opportunità fornite
dalla scuola, immersi in realtà diverse
dalla solita lezione frontale in classe,
sono portati a confrontarsi e a relazionarsi anche con studenti o docenti
esterni. I Vaniniani associano spesso
l’idea della scuola a quella di una
grande famiglia, la quale, in quanto
tale, non si limita, quindi, ad insegnare
solo delle materie , ma soprattutto,
insegna ad imparare. Gli studenti del
Vanini sono guidati dai professori ad
approcciarsi con curiosità alle discipline, capacità che rimarrà intrinseca
nelle giovani menti rispetto ad effimere nozioni. Piero Angela, prendendo
spunto dal motto latino “ludendo
docere”, suggerisce di inserire l'aspetto
ludico che stimola l’interesse nel
processo di apprendimento, poiché
ritiene che eccitando “le motivazioni
individuali e accendendo i cervelli, si
riesce a moltiplicare in modo altissimo
l'efficienza dell'informazione, dell'insegnamento, della comunicazione.
Perché l'interessato ‘ci sta’. È stimolato, partecipa, ricorda. E impara.”
La nuova dirigente, la professoressa
Maria Grazia Attanasi, spiega durante
l’Open day dell’ 11 Febbraio 2014 –
che “i programmi di apprendimento
ben fatti propongono di solito compiti
di realtà che spingono i giovani ad
utilizzare il pensiero formale per risolvere problemi (problem solving), così
come si fa ogni giorno nella vita.
Costruiscono percorsi situati in contesti sociali condivisi in cui la cultura
plasma la mente e la mente è plasmata
dalla cultura. Propongono percorsi in
cui l’apprendimento diventa significativo e si manifesta quando l’individuo
partecipa ad una comunità di pratiche
mettendoci del suo. Si apprende
quando ci si confronta, ci si scontra, ci si
appropria del pensiero altrui anche
contestandolo, revisionandolo, personalizzandolo. Approcci
come quelli
dell’apprendistato cognitivo stimolano
gli studenti a realizzare prodotti che
abbiano rilevanza esterna e sono spinti a
lavorare su precisi “domini” quali le
discipline pur di arrivare all’obiettivo
prefissato”.
Ma vediamo insieme quali sono state le
sue risposte alle domande della nostra
redazione.
Com'è diventata la nostra nuova preside?
Studiando per superare un concorso
molto selettivo ed entrando in una
graduatoria di merito dalla quale dal
2011/12 si attinge per assumere nuovi
dirigenti. Quest'anno il nostro ministero
ha dato disponibilità per 89 posti ed io
ero tra questi. Il vecchio dirigente aveva
fatto valere le sue attese, quelle di rimanere un ulteriore anno al Vanini dopo il
pensionamento. I giudici hanno detto di
no, per questo io sono qui. Non ho fatto
ricorsi: semplicemente ho atteso che un
iter di legge si completasse e sono stata
chiamata perché ero inserita in quella
graduatoria.
Qual è stata la sua reazione quando ha
saputo che sarebbe stata lei, tra tanti, la
"prescelta"?
Da premettere che mi aspettavo una
chiamata dall’Ufficio Scolastico Regionale, poiché la sentenza del giudice era
chiara. Rifiutavo però di considerare i
fatti dal loro lato pratico perché ero “con
due cuori”: da una parte lasciare i miei
studenti, i colleghi di una vita, dall’altra
affrontare una professione sfidante per la
quale avevo lavorato molto. Quando ho
ricevuto la telefonata del funzionario del
Ministero ero in classe, sono corsa trafelata a rispondere.. ho alzato la cornetta,
ero molto emozionata. Lì ho capito
quale sarebbe stata l'evoluzione dei fatti.
Sarei stata una dirigente scolastica. La
data per la firma del contratto era fissata
per il 26 di novembre 2013 a Bari presso
l’Ufficio Scolastico Regionale, non
conoscevo, però ancora la scuola di
destinazione. Non appena il Dott. Nappi,
in premessa a tutto, sottolineò che i criteri di attribuzione delle sedi per i dirigenti
erano stati quelli delle esperienze di
insegnamento pregresse nell’ordine di
scuola, ho avuto la certezza di essere
arrivata al Vanini, data la mia esperienza
didattica nei licei. In quel momento ero
felicissima. Ho sorriso, solo dentro di
me, perché non potevo fare diversamente, ma uscita da lì ho abbracciato mio
marito e poi ho fatto una serie di telefonate agli amici più cari. Non ci crede2
vo… Al Vanini…ne avevo sentito
parlare tanto bene.
Qual è stata la sua prima impressione
della scuola?
La chauffeure, nel mio primo giorno
vaniniano, è stata la Prof.ssa Trane che
mi ha accompagnata in macchina fino a
scuola. E’ stata molto cara… rassicurante … Mi ha detto “ Al Vanini ti piacerà”.
Così è stato, sin dal primo incontro emozionato sulla porta della scuola con la
presenza delicata della Prof.ssa Costantino, con il fare sollecito del Prof.
Isernia e la pratica efficienza della
DSGA Valdevies che mi ha illustrato in
breve i numerosissimi adempimenti. Mi
hanno salutata in tanti, tutto lo staff di
segreteria, i collaboratori scolastici,
molti docenti. Nel mio primo collegio da
dirigente poi, l’esitazione e l’emozione
si è sciolta al caloroso applauso dei
professori. Così tanti… schierati di
fronte a me.
Quali sono i suoi obiettivi e i suoi
progetti futuri per il nostro liceo?
Questa è una bella domanda perché
naturalmente sono gli obiettivi di una
neo-dirigente che si è calata, dopo lo
studio teorico, in una realtà pratica con
un pregresso ben consolidato. Gli obiettivi sono alti, non so se ce la farò a
centrarli tutti però. Innanzi tutto non
deludere le attese di voi ragazzi che
dovete investire nel vostro futuro, con
una proiezione a lungo termine, quella
dello sbocco accademico in una realtà
internazionale sempre più liquida, competitiva e selettiva.
L’azione del Dirigente Scolastico,
consapevolmente o inconsapevolmente,
è densa di politicità, perché può diventare strumento di promozione oppure di
regressione culturale e civile, di coesione o di disgregazione, di cooperazione o
di competizione, può alimentare il senso
della comunità o degli egoismi individuali, a seconda di come viene interpretato, degli obiettivi e delle priorità che ci
si pone, dei metodi di gestione e di
relazione che si adottano.
Mi si sono posta, da subito molte
domande concrete, ed ho vissuto, nei
primissimi momenti, l’ansia degli adempimenti, delle urgenze e delle piccole
cose, ma cerco di non smarrire, nei
gorghi della quotidianità il senso alto del
nostro compito di educatori, ossia rinunciare a domandarci sulle ragioni profonde e sui fini di ciò che facciamo e che
chiediamo agli altri.
Nel delineare un profilo del progetto
culturale di questa bella realtà scolastica,
metterò delle cose che secondo me sono
prioritarie ad esempio aiutarvi a costruire una “testa ben fatta” e non solo “ben
piena” per dirla con Montaigne. Voi ne
aggiungerete delle altre e la condivisione
sarà la nostra forza.
E’ un obiettivo alto, lo so, che informa
tutto l’agire della nostra scuola: progettazione, adozione di metodologie condivise e di buone pratiche, implementazione della didattica laboratoriale ed orientante, inclusione, integrazione, differenziazione dei percorsi, gestione strategica
delle risorse umane e strutturali, sviluppo ed utilizzo del capitale intellettuale,
potenziamento della capacità comunicativa della scuola con il territorio e con i
vari portatori di interesse, come siete voi
e le vostre famiglie.
Già tante azioni sono state avviate in
relazione alla progettazione del curricolo di scuola, la formazione dei docenti,
la comunicazione. E’ attivo il nuovo sito
del Liceo Scientifico linguistico G.C.
Vanini, adeguato alla stringente normativa sulla trasparenza e molto più interattivo. Consente ai docenti di avere
un’area riservata attraverso la quale
disporre di letteratura pedagogica,
normativa, avvisi, circolari, modelli.. ed
altro. I genitori hanno il loro spazio,
all’interno del sito. Il neo nato comitato
dei genitori vi ha appena pubblicato il
suo statuto.
Credo che la scuola debba essere aperta
e ricettiva nei confronti delle richieste
del territorio, attraverso proposte formative non formali ed informali di associazioni, enti, comitati. Ogni giorno nel bel
auditorio del Vanini sono ospitate iniziative di vario genere a carattere formativo, informativo, culturale. Contribuiscono ad educare alla cittadinanza attiva.
Fare rete è importante poiché le grandi
cose si fanno insieme.
Cosa pensa del giornalino scolastico e
della sua redazione?
Va giustamente nella direzione della
quale si parlava prima. Ho subito sposato l'idea che fosse ripresa quest'attività
che era stata avviata due anni fa e poi
aveva subito una fase di stallo. Avevo
infatti parlato con la prof.ssa Costantino
affinché si riformasse un gruppo di redazione di studenti e docenti. Il giornale d’
istituto, oltre a dare voce alla scuola, è
un compito di realtà straordinario per i
ragazzi, uno strumento forte per i docenti e può vivificare prassi didattiche
spente e prive di verve. Ci aiuta, inoltre a
comprendere il punto di vista della
vostra generazione, permettendoci di
curvare la programmazione alle esigenze dei giovanissimi.
Non conosco ancora tutti i ragazzi della
redazione… ma a loro va un plauso
perché è un grande piacere vedere ragazzi così impegnati dedicare spazio del
loro tempo libero in attività elettive
come quelle della scrittura.
Quanto è fattibile l'idea del Grand Gala e
come lo immagina?
Ho sempre pensato che i momenti forti
di identità siano importanti per una
comunità di pratiche come una scuola.
Aiutano a costruire quella dimensione
scarsamente visibile, che Lipari chiama
“cultura” e che distingue un’organizzazione da un’altra. In tale spazio si costruiscono e si sviluppano le consuetudini, le
percezioni, l’universo simbolico di
riferimento del tutto peculiare di
un’organizzazione. Quel curricolo
implicito, non formalizzato dalle carte
ma che passa attraverso tutti ed è percepito anche all’esterno distinguendo il
“Vanini” dalle altre scuole che a loro
volta hanno la loro identità.
E’ un’idea che si è fatta strada a causa
delle difficoltà di organizzare momenti
comuni che potessero coinvolgere tutti i
1200 ragazzi e ragazze del Vanini, i loro
docenti ed il personale della scuola. Non
ci sono spazi interni all’Istituto per poter
fare questo in tutta sicurezza. Un Grand
Gala, pertanto, perché no? Se ci porta a
raggiungere quegli obiettivi? Viverlo in
contesti diversi dalla scuola, poi, potrebbe essere positivo. È vero, è una tradizione dei paesi nordici ma noi non
dobbiamo adattarci a modelli non nostri,
possiamo semplicemente sposare l'idea
che ci piace per poi personalizzarla
molto. Potrebbe essere un momento
particolarmente intenso e bello.
SWEET HOME VIA SESIA
Jacopo Sabato
La notizia che tutto il Vanini stava aspettando con ansia e trepidazione è diventata realtà il 13 marzo 2014: gli alunni
della succursale di Piazza San Francesco
(volgarmente “Sede dei Monaci”) sono
ufficialmente diventati alunni della
succursale di Via Sesia. Con questo
accorpamento, il Vanini sarà distribuito
in sole due sedi accorciando ancora di
più le distanze di questa grande famiglia.
La questione del trasferimento è sempre
stata un po’ travagliata nel corso
dell’anno a causa dei ritardi con i lavori,
ma ora è tutto a norma.
Nel corso degli anni, la sede ha avuto
problemi tecnici come l’acqua piovana
che entrava dalle finestre, le circolari che
arrivavano in ritardo rispetto al resto
dell’Istituto e l’impossibilità da parte
degli studenti di praticare l’ora di educazione fisica in una palestra.
Eppure ascoltando i pensieri di alcuni
degli studenti di quella sede, c’è chi si
distingueva dalle solite critiche negative:
“È una sede scomoda, ma ci conosciamo
tutti tra di noi… più o meno siamo come
una famiglia”.
Per celebrare questo trasferimento, è
stata concessa un’assemblea d’istituto
straordinaria con la partecipazione delle
autorità competenti con la presenza di
musica e di un rinfresco.
Ma cosa ne pensano gli ex alunni di
questo trasferimento? Su Facebook
alcuni di loro hanno fatto notare il loro
dispiacere con un pizzico di nostalgia
riguardo questa decisione ricordando
tutti i bei momenti passati in quella sede
con i compagni e con qualche professore
in particolare, quindi perchè non mantenere il ricordo di essa rinominando il
seminterrato di Via Sesia che ospiterà gli
alunni della succursale che ha appe-na
chiuso i battenti come “Zona Monaci” o
qualcosa del genere? Dopotutto, il termine “Catacombe” utilizzato per indicare le
classi presenti nel seminterrato della
sede centrale è entrato nel dizionario
degli alunni e persino in quello dei
professori nel giro di poco tempo e anche
da un paio d’anni, ormai.
Andrea Rosafio, ex Vaniniano nonché
rappresentante d’istituto nell’annata
2011/2012, ricorda su Facebook i suoi
anni ai Monaci così:
“Oggi è suonata per l'ultima volta la
campanella dei Monaci. La Panda che
terrorizzava gli studenti della succursale
è sgommata via dalla piazzetta per
l'ultima volta. L'ultima partita di beachvolley è stata giocata. E' risuonato per
l'ultima volta l'eco del "eeeeh alla
cuccia" che più del suono della campanella sanciva il termine della ricreazione.
Viene abbandonato un pezzo di storia del
Liceo Vanini. Chi scrive ha trascorso 4
anni dentro quelle antiche mura. I
Monaci non erano una semplice scuola.
Non lo poteva essere per struttura. Era un
convento adattato a compiti scolastici.
Non è dunque un caso se il rapporto che
si veniva a creare tra compagni di scuola
assomigliava più a un rapporto fraterno
che d'amicizia. Perché ai Monaci c'era il
professore Toma e tutto doveva essere
sotto il suo controllo. Perché le regole
erano ferree e l'orologio spaccava il
3
centesimo di secondo. Perché il meridiano fondamentale non passava da
Greenwich, ma da Piazzetta San Francesco a Casarano. E l'ora esatta alla radio
era offerta dalla Giovanna o da Massimo. Perché se entravi un secondo dopo le
8.15 dovevi fare il permesso e veniva
dunque emesso lo stato di fermo sulle
scale. Perché la ricreazione durava 10
minuti, non di più. Perché la palestra non
esisteva, ma esisteva il pascolo. Perché
lo spogliatoio non esisteva, ma esisteva
lo sgabuzzino 1x1. Perché per andare in
bagno dovevi chiedere la chiave. Qui
però si dava più peso alle piccole cose
come ad una ricreazione che magari dura
un minuto di più. O ad una raggio di sole
che ti illumina il banco. O ad un sorriso
dello zio Tom o dei bidelli. Ba-stava un
niente per farti cambiare in meglio la
giornata. I Monaci davano una cosa che
nessun'altra scuola al mondo ti può dare:
il senso d'appartenenza. Senso d'appartenenza ad una succursale che dall'esterno
sembrava un penitenziario, ma che i
ragazzi sapevano trasformare in un asilo.
Canti di natale, cori da stadio e paraculate varie. Ora che quel portone si è chiuso
per sempre, sale un po' di malinconia.
Ora i ragazzi si sposteranno in una sede
più "comoda", ma meno caratteristica. A
me piace ricordarla così, come una ca-sa
dove ho felicemente trascorso la mia
adolescenza. Perché ai Monaci si piange
due volte quando arrivi e quando te ne
vai.”
DICONO DI NOI
Marco Stefanelli
Gli ultimi due mesi sono stati, come ogni
anno, i più stressanti e pesanti: diversamente da quanto si potrebbe pensare,
infatti, dopo le stressanti interrogazioni e
le infinite verifiche di fine quadrimestre,
agli studenti del Vanini non è concessa
una sola settimana di tregua.
Corsi pomeridiani che si contendono
aule, orari e persino sedie e banchi –
niente hanno risolto le circolari che
“imploravano” di rimetterli a posto – e
olimpiadi di ogni materia, consigli di
classe e assemblee, riunioni organizzative e, come sempre, a casa a studiare e a
riposare per il giorno dopo. Come se non
bastasse (non che sia stata una disgrazia)
anche trasferimenti di classi e chiusura
della sede dei monaci.
Chi si è accorto di questo trambusto? Chi
ha notato i nostri sforzi? Chi ha guardato
nella nostra direzione? Chi ci ha pensati?
E soprattutto, COSA DICONO DI NOI?
Sono esemplari una e particolare l’altra
le notizie che ci vengono rispettivamente
da Piazza Salento e dall’UAAR (Unione
degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), entrambe riguardanti la nostra
scuola. Piazza Salento ci riserva un
articolo con tanto di foto e nomi dei
nostri compagni, articolo anche pubblicato sul profilo Facebook del nostro
liceo. L’UAAR invece ci tira le orecchie,
citando la nostra scuola nella sezione
delle “Clericalate della Settimana”,
sezione che raccoglie gli eventi “paradossalmente” non-laici che avvengono
in Italia (laica per definizione) in
ambienti/situazioni di interesse pubblico.
Questo l’articolo di Piazza Salento:
È un periodo dell’anno molto intenso per
gli studenti del liceo scientifico “Giulio
Cesare Vanini”. Oltre ai consueti impegni didattici, i ragazzi dell’istituto
casaranese hanno preso parte con lusinghieri successi alle selezioni per le Olimpiadi di italiano che hanno coinvolto un
gruppo di 200 alunni, da cui sono emersi
30 allievi (Andrea Panico, Valentina De
Nigris, Benedetta Ferrari, Arianna
Barba, Luca Tornisello, Sofia Passaseo,
Diego D’Anna, Matilde Schirinzi,
Cosimo Piscopo, Vandro Jesus Vergari,
Enrico Fracasso, Paola Ciullo, Valentina
Coppola, Elena Galati, Luca Manzo,
Pasquale Sergi, Chiara Maria De Micheli, Daniela Liviello, Giorgio Trianni,
Andreina Casarano, Alessia De Donatis,
Giulia Greco, Francesca Cataldo, Paola
De Santis, Lorenzo Provenzano, Simone
Olimpio, Claudia Fasano, Gloria Caputo,
Emanuela Caputo e Giada Meli) i quali
hanno sostenuto un’ulteriore selezione in
contemporanea con gli altri studenti di
tutte le scuole italiane.
A superare la prova sono stati Andrea
Panico (II B) e Valentina De Nigris (IV
H) che il 13 di marzo, si cimenteranno
nelle selezioni regionali a Bari. Alla
seconda fase delle Olimpiadi di fisica,
invece, hanno partecipato Marco Fuso
(5B), Rossella Stefanelli (5BS), Matteo
Viscoti (4E), Simone Olimpio (4H),
Jacopo Romano (4F) e Mauro Sansone
(5B), con questi ultimi due che sono stati
premiati presso il dipartimento di matematica e fisica “Ennio De Giorgi”
dell’Università del Salento.
E proprio per ciò che concerne l’università, il liceo diretto da Maria Grazia
Attanasi ha avviato i corsi di esercitazione per affrontare i test di ammissione alle
facoltà di Medicina, Odontoiatria e per le
discipline sanitarie e il 25 marzo accompagnerà gli studenti presso l’Università
del Salento per la sessione anticipata dei
test di ingresso ai corsi di laurea scientifici, accessibili ai ragazzi del quarto e del
quinto anno delle scuole superiori. Intanto, in occasione della festa della donna,
l’8 marzo si terrà un’assemblea d’istituto
a tema a cui parteciperanno i Radiofreccia, la tribute band nata in onore del
rocker italiano Luciano Ligabue.
(http://www.piazzasalento.it/ragazzi-premiati-al-vanini-di-casarano-24949)
Questa la citazione sul sito dell’UAAR:
“Al liceo scientifico statale di Casarano
(LE) dedicato al “martire” del libero
pensiero Giulio Cesare Vanini sono stati
inaugurati nuovi locali, prontamente
benedetti dal parroco.”
(http://www.uaar.it/news/2014/03/17/lericalata-della-settimana-11-comune-pietra-ligure-pietro-ligur
e)
Qualcosa su cui riflettere, no?
4
INTERVISTA AL DR. SCOZZI,
DIRETTORE DEL CENTRO
PROVINCIALE PER L’IMPIEGO
Francesca Antonaci, Federica Sammali,
Marina Scorrano
Il Dr. Scozzi è il Funzionario preposto al
Centro per l’impiego di Casarano
(www.centroimpiego.it),
l’ufficio
storicamente noto come Ufficio di collocamento. Oggi i servizi offerti sono
molteplici (offerte di lavoro, corsi di
formazione, corsi per disoccupati, etc.).
Consigliamo vivamente di consultare
questo sito.
La nostra redazione lo ha contattato per
avere informazioni puntuali sull’attuale
mercato del lavoro, ritenendo di poter
offrire un servizio utile ai nostri compagni di scuola.
Dott. Scozzi: Chi di voi sa che ci si può
iscrivere al centro per l’impiego già da
ora? Questo serve quando entrerete nel
mondo del lavoro: se una ditta assume
qualcuno che ha maturato due anni di
iscrizione nelle liste dei disoccupati, non
paga contributi per tre anni; quindi,
questo comporta l’abbattimento dei costi
del lavoro. Purtroppo, però, nessuno di
voi lo sa e non sa nemmeno come il
mercato del lavoro interagisce e quale
sia la spendibilità dei titoli di studio. Le
lauree che ‘vanno’ nella nostra zona
quali sono? Io ve lo posso dire, ad esempio, perché al centro per l’impiego
devono pervenire tutte le assunzioni che
una ditta fa.
A.: Cosa ci dice riguardo la spendibilità delle lauree?
S.: Ogni laurea deve essere correlata con
il mercato del lavoro. Se il mercato del
lavoro è debole, come quello della nostra
provincia, cioè c’è uno squilibrio tra
domanda e offerta del lavoro, è un
problema serio perché aumenta il lavoro
nero, il lavoro sottopagato. Ogni titolo di
studio viene messo in relazione con il
mercato del lavoro. Quindi, una laurea in
Ingegneria Informatica nella nostra zona
è poco spendibile, per-ché non ci sono
molte aziende che hanno bisogno di
quella particolare competenza.
A.: Spesso si parla della necessità di
avere più lauree…
S.: Ma più che di doppia laurea si parla di
master. Si consegue una laurea e poi un
master che sarebbe una specializzazione.
Ora per esempio la Regione Puglia dà
contributi per la frequenza di Master, in
Italia. Però prima di pensare al Master
occorre pensare alla laurea.
A.: Quali sono le professionalità maggiormente richiesti qui?
S.: Se noi parliamo di mercato locale, è
un mercato debole come tutto il Mezzogiorno. Questo cosa significa? Che il
mercato è diventato una merce. Quando
noi andiamo al mercato e ci sono molte
mele che si vendono, alcune le regalano.
Quando purtroppo ci sono molti disoccupati che offrono il lavoro, “merce”, il
prezzo di quel “lavoro-merce” cala. Ecco
perché ci sono persone che si accontentano di 500€, 300€ al mese. Proprio perché
la merce lavoro costa poco. Per quanto
riguarda la spendibilità della laurea: se
noi limitiamo la zona alla provincia di
Lecce, Taranto, Brindisi, quali sono le
lauree che vanno? Il settore medico:
medicina, ostetricia, infermieristica,
logopedia. Cioè tutte le lauree che hanno
a che fare con la cura e l’assistenza delle
persone. Perché? Siccome la vita media
aumenta e le persone hanno bisogno di
essere assistite, allora è chiaro che ci sarà
sempre una maggiore domanda di queste
lauree nel campo della medicina e
dell’assistenza. La prima laurea che si
cerca, anche a livello nazionale, è quella
in scienze infermieristiche. Fino a pochi
anni fa era un corso non a numero
chiuso, non c’era molta richiesta perché
era considerata una professione squalificante. Oggi è la prima richiesta in Italia.
Significa che occorre superare un test
anche di cultura generale. Quelle competenze che si acquistano nel corso della
vita, non un mese prima di fare il test.
A.: Lei ha qualche indirizzo specifico da
suggerirci, proiettandoci tra cinque anni?
S.: Si possono fare delle previsioni, ma
non immaginare. Una cosa è certa: di
assistenza ce ne sarà sempre bisogno. È
stato accertato che con il passare degli
anni ci sarà sempre una vita media
maggiore, più anziani e meno bambini.
Di conseguenza queste persone anziane
hanno bisogno di essere assistite. Ed
ecco il fisioterapista, il logopedista,
l’infermiere, lo stesso medico. Se invece
noi parliamo di una qualsiasi altra laurea
che non sia attinente alla sanità, come
quella in Matematica, Lettere, che sia
attinente all’istruzione il discorso
cambia. L’Istruzione è direttamente
collegata con il discorso nascite. Siccome nella nostra zone e in tutt’Italia c’è il
problema della denatalità, è chiaro che le
classi si formano in base al numero dei
nati. Se i nati sono pochi, si formeranno
meno classi e ci sarà meno bisogno di
insegnanti. Al di là di tutto penso che se
una persona eccelle, non ha particolari
difficoltà. Bisogna stare attenti al mercato del lavoro, ma fare anche un esame di
coscienza per vedere: io quanto posso
fare? Fin dove posso arrivare?
A.: E in ambito artistico, architettura
e design?
Nella nostra zona le lauree in architettura
sono un po’ deboli. Designer è un po’
difficile nella provincia di Lecce. Ma
tutto è in relazione al mercato del lavoro:
a Matino per esempio, ammesso si sposino 30 coppie all’anno, quante di queste
coppie ha bisogno dell’architetto?
Mentre invece se l’architetto si specializza in Restauro dei Beni Culturali, allora
il discorso può cambiare.
A.: Altri settori da consigliare?
Se si parla di psicologia - molte ragazze
sono particolarmente predisposte per
quel tipo di materia - occorre prendere
Psicologia clinica, perché nelle equipe
mediche è una figura collegata al personale medico, quindi si viene retribuiti
come tale.
Se parliamo, invece, di diplomi di scuola
media superiore, il mercato ha bisogno
di cuochi e di meccanici. Vi posso dire
questo con dati di fatto. Ho chiesto ai
vari istituti di mandarmi l’elenco dei
diplomati di due anni fa e il 40% di loro
già comincia a lavorare da subito, perché
con il turismo estivo si richiedono
cuochi, camerieri, addetti alla reception.
Anche nelle officine meccaniche occorrono figure specializzate.
Il problema però è: tra cinque anni che
succede? Tra cinque anni gli anziani
aumenteranno rispetto ad oggi, i bambini
nasceranno sempre di meno, quindi se
qualcuno di voi vuole prendere medicina, quale specializ-zazione deve prendere? Geriatria o pediatria? Con queste
prospettive, geriatria senza dubbio.
A.: Tornando al discorso, dal punto di
vista dell’Italia?
S.: Il discorso sulle discipline sanitarie
vale sempre. Vanno molto bene le laure
scientifiche, per esempio Ingegneria,
Ingegneria meccanica. Le facoltà di
Ingegneria e di Economia seguono
sempre il trend del mercato. Vi dico che,
se la crisi finisce, si avranno molti
cambiamenti. Crisi deriva dal greco,
sapete cosa significa? Pausa di riflessione. Quando c’è una crisi, significa che
uno si ferma e pensa. Quindi, se e
quando questa crisi finirà, il sistema
economico si svilupperà e ci saranno più
opportunità per tutti.
A.: Quindi le facoltà umanistiche …
S.: Dipende; sempre se una persona
eccelle ce la fa anche nella difficoltà. Io
ho l’esempio di una ragazza bravissima
che ha fatto il liceo artistico a Lecce, poi
l’accademia di Brera e ora sta lavorando
in quel settore. Quindi se uno è portato, è
appassionato e eccelle in quella materia
ce la può fare anche in situazione di
difficoltà.
A.: Cosa ne pensa degli istituti privati?
S.: Io dubito un po’ degli istituti privati
perché potrebbero essere delle scuole
messe su per creare occupazione a chi
insegna.
A.: Per lei sarebbe una soluzione
conseguire una laurea e poi fare
domanda all’esercito?
S.: Ma se uno deve far domanda
nell’esercito, a che serve la laurea?
A.: Gli conviene entrare prima
nell’Accademia?
S.: È chiaro. A Marzo uscirò il bando di
concorso per l’accademia militare: voi
potete partecipare senza ancora aver
conseguito il diploma. Se poi voi, come
penso, conseguirete il diploma, è chiaro
che sarete avvantaggiati. Se l’intenzione
è quella, a parte il fatto che avreste
potuto fare domanda presso la Scuola
Militare dopo il biennio classico o scientifico, dovete provare ad essere ammessi
all’Accademia militare. Conseguire una
laurea per fare l’ufficiale non serve, la si
prende direttamente all’accademia.
A.: E riguardo le lauree specifiche?
S.: Se si parla di Ingegneria a livello
nazionale, qualunque specializzazione
va. Sappiate che posso venire durante le
vostre assemblee di classe, con il
permesso del dirigente, e parlarne.
A.: La differenza tra laurearsi in una
università pubblica e una privata?
S.: Il discorso dell’università privata più
avere una valenza in più dal punto di
vista del nome, ma molto spesso non
della formazione o della difficoltà d’esame che anzi non hanno paragone. A
livello di lavoro il titolo di studio è
uguale. Però voglio dire anche dipende.
L’università Cattolica del Sacro Cuore è
un conto ... ma ci sono altre università
pubbliche che hanno la stessa valenza
della Cattolica. Se però parliamo di un
concorso pubblico, il nome dell’università non c’entra. È probabile che
qualche datore di lavoro privato si rivolga alla Bocconi direttamente, però non
tutti possiamo andare alla Bocconi e
questa è una distinzione di classe.
A.: L’utilità dell’Erasmus?
S.: Può essere utile a livello di esperienza, certamente; serve per una reale
esperienza di Cittadinanza Europea di
cui si parla sempre meno.
A.: La ringraziamo per il momento e
ci auguriamo di poterla presto invitare nella nostra scuola.
5
ORIENTAMENTO
DOVE ANDREMO A FINIRE?
Federica Sammali
“Università? Quale facoltà dovrei intraprendere? E se poi mi ritroverò a lavorare al Mc Donald’s?”
Queste le domande che i giovani maturandi continuano a porsi una volta terminata la carriera liceale. Ragazzi travolti
dalla tempesta della crisi, desiderosi di
intraprendere il percorso indirizzato
all’inserimento nell’arduo mondo del
lavoro, ma allo stesso tempo titubanti
sulle scelte da intraprendere.
Una larga gamma di opinioni e statistiche è rivolta alle svariate facoltà: quelle
umanistiche offrono sbocchi lavorativi
che registrano una percentuale di disoccupazione pari al 24,4%, come pure
quelli offerti dalle facoltà di Scienze
Politiche che registrano una flessione del
12,7%.
Maggiori speranze di entrare nel mondo
del lavoro sembrano aprirsi in Ingegneria, dove il tasso di disoccupazione cala
al 3,1%, mentre per ciò che concerne
Medicina e Chirurgia la percentuale è
solo dell’1,4%.
Tuttavia, non è da tralasciare neanche
l’ambito di Economia e Commerci, il
quale, al contrario di quanto si crede,
fornisce numerosi sbocchi in ambiti
aziendali. Si contano infatti il 74,7%
degli studenti che sono riusciti a trovare
lavoro in campo finanziario, bancario e
assicurativo.
Ma la società invecchia e di pari passo la
popolazione occupata, cosicché anche le
facoltà che sembrano poter offrire
qualcosa di più, non costituiscono,
ormai, un porto sicuro.
Medicina e Chirurgia è, infatti, una
facoltà dove si entra a numero chiuso
previo sostenimento di test d’ingresso
che può essere superato non già e non
solo dai più bravi e dotati ma spesso
anche dai più svegli e smaliziati.
Trovare la via giusta, poi, sta agli studenti: poter conciliare le proprie aspettative
con quelli che sono i parametri attuali
non è purtroppo facile: i continui tagli
che vengono effettuati in ambito universitario, i metodi di assunzione che si
adottano nelle strutture a numero chiuso
e le prerogative, spesso, non sono in
linea con gli interessi e i sogni di
ognuno. Ma gli studenti continuano a
lottare con determinazione, sperando di
riuscire, un giorno, a creare un “mondo
migliore”, un mondo in cui il lavoro non
sia semplice sinonimo di “obbligo”, ma
anche un mezzo attraverso cui realizzare
i propri progetti e affermarsi a livello
individuale. E chissà se un giorno questo
non possa accadere?
ARRIVANO LE BAT BOX
AL LICEO VANINI
Francesca Antonaci
Un rimedio naturale e sicuro contro le
zanzare esiste: facilitare l’insediamento
dei loro naturali predatori, i pipistrelli,
nell’ambiente dove viviamo. È stato
dimostrato che i “chirotteri” (è questo il
loro nome scientifico), durante una notte
di caccia possono ingerire fino a 10.000
insetti, che sono l'equivalente in peso di
circa 2.000 zanzare.
Teoricamente questi animali vivrebbero
benissimo in città, dove il clima è temperato; tuttavia, a causa dell’inquinamento,
della mancanza di rifugi come grondaie e
sottotetti e di ambienti sicuri dove poter
cacciare, sono a rischio di estinzione: ne
è vietata la vendita e la detenzione ed è
essenziale impegnarsi per la loro sopravvivenza. Per far ciò basta offrire loro un
rifugio estivo adeguato: un parallelepipedo di legno di cm 36 per 66 con l’interno zigrinato. La “bat box”, come è stata
chiamata, offre riparo proprio in ambienti urbanizzati.
L’idea è degli zoologi del Museo di
Storia Naturale dell’Università degli
Studi di Firenze che hanno messo su una
vera e propria campagna di ripopolamento dei chirotteri denominata “BAT BOX
Un pipistrello per amico” (maggiori
informazioni su http://www.msn.unifi.it/CMpro-v-p-468.html) che propone
l'acquisto (a prezzo di costo) di bat box,
la loro installazione ed il loro monitoraggio.
Il Liceo Scientifico “G. C. Vanini” di
Casarano ha aderito all'iniziativa ed il 16
Dicembre 2013 ha installato sulle pareti
dei suoi edifici delle bat box che ora
aspettano solo di essere colonizzate!
Abbiamo incontrato e intervistato il prof.
A. Santoro, docente del Vanini, promotore e coordinatore dell’iniziativa.
Che significato assume l'installazione
di bat box proprio su un edificio
pubblico come la scuola?
La Scuola oggi non può più permettersi
il lusso di insegnare in astratto le varie
discipline, ma deve contestualizzarle
nella realtà in cui viviamo: la Matematica, la Fisica, la Biologia, il Latino … non
devono nemmeno apparire come “fini a
se stesse” e la Scuola ha il dovere di
insegnarle mostrandone fin da subito le
possibili applicazioni: essa deve
insegnare “cose” reali che servono nella
vita reale! Il corpo docenti del Liceo
Vanini, sotto la direzione della nuova
Preside, Prof.ssa M. G. Attanasi, sta
conducendo una vera e propria campa-
gna di sensibilizzazione sul tema
ambientale interessando, in modo
trasversale, tutte le discipline; l'adozione
delle bat box, non è che una dimostrazione di come le conoscenze acquisite a
Scuola possano condurre all'individuazione di un problema (che nel caso di
specie è costituito dalle sempre più devastanti disinfestazioni alari), alla ricerca
delle possibili soluzioni ed all'adozione
dimostrativa, ma concreta, di quella, tra
queste, che abbia rilevanza didattica
prevalente.
Non le sembra, però, che qualche bat
box possa non bastare per dimostrare
qualcosa a più di 1100 studenti?
Può essere, ma dobbiamo comunque
tentare! Il compito della Scuola è indicare agli alunni una direzione da seguire
per non perdersi nel qualunquismo del
“Tanto è inutile lottare: non cambierà
mai niente! Diploma a 18, laurea a 27 e
disoccupato o precario per il resto della
vita!”
Bisogna però, riconoscere che una
ancorché buona educazione ambientale, come quella che ci sta impartendo il
Vanini, non è comunque sufficiente a
garantire un lavoro nel futuro!
Certo che no! Ciò che assicura un lavoro
futuro è l'acquisizione (attraverso lo
studio di “cose” reali che servono nella
vita reale) di una visione critica di ciò
che ci succede intorno ma propositiva
piuttosto che rassegnata. Partiamo, ad
esempio, dall'osservazione che le disinfestazioni alari non fanno altro che
selezionare le zanzare più resistenti: esse
si adattano, e resistono a dosaggi di
veleno sempre più gravosi, al ritmo di
una generazione all'anno quando l'uomo,
viaggiando a velocità evoluzionistiche
molto inferiori, non ha altrettante capacità di adattamento! Ne deduciamo che le
disinfestazioni hanno sempre più scarso
effetto sulle zanzare e sempre maggiore
effetto sull'uomo (e sull'ecosistema)!
Non ci vuole certo una laurea in antropologia per capire che si deve cercare in
fretta una soluzione alternativa che sia
anche eco-sostenibile! E cos'è questo se
non l'individuazione di un target?!
Cerchi davvero un lavoro? Prova a
cercarla tu una soluzione alternativa che
sia eco-sostenibile e che crei – magari –
anche occupazione!
Paradossalmente la capacità critica di
ogni individuo non è soggetta a nessun
giudizio, mentre dovrebbe essere
proprio quella più valutata, soprattutto perché influisce enormemente
sull’individuo che, una volta uscito
6
dalla scuola dopo il diploma, entrerà a
pieno titolo a far parte della società.
Non è proprio così: la Scuola, seppur
lentamente a causa delle esigue risorse
destinate nel nostro Paese all'Istruzione,
si sta adeguando alle direttive europee
che chiedono sempre più pressantemente
di orientare l'insegnamento non tanto (o
almeno non solo) alle semplici conoscenze ma alle abilità! Il compito del
professore, ad esempio, non è (solo)
quello di farti conoscere che certe
sostanze velenose diffuse nell'aria
uccidono le zanzare; egli deve soprattutto spiegarti come questo avviene, affinché tu possa, una volta acquisito il
metodo di analisi, continuare gli studi
anche in modo autonomo e fare nuove
scoperte, sperimentare sostanze nuove a
minor impatto ambientale o addirittura
escogitare strategie alternative di intervento e magari realizzarle creando occupazione! La bat box non è che un esempio di strategia alternativa, punto di
arrivo di un percorso educativo partito
dalla conoscenza e che ha avuto, come
tappe fondamentali, l'acquisizione di una
visione critica di una realtà problematica
e di una sana e propositiva consapevolezza che la si può risolvere concretamente!
Cosa mi direbbe se le leggessi
dall’opuscolo
informativo
“Un
pipistrello in famiglia” dato a corredo
delle bat box, la frase: “Sfratto
dall’anfratto? Ecco la soluzione.”?
L’anfratto, di cui ogni edificio era un
tempo dotato, è un luogo nascosto e
rappresenta il rifugio naturale da cui le
moderne tecniche di costruzione hanno
cacciato via i chirotteri esponendoli al
rischio di estinzione.
Cosa ha a che fare il Vanini con tutto
questo? Come l'installazione di bat box
reclama un'idea di mondo in cui i chirotteri possano vivere liberamente e proliferare, l'impegno di chi lavora nella Scuola
per costruire “belle menti” reclama
un’idea di mondo dove queste menti
possano esprimere se stesse senza dover
fuggire all’estero. La Scuola deve creare
futuro!
L’ARTE DEL RIUSO
Riciclare in modo creativo può rivelarsi
istruttivo e divertente. È un’arte senza
limiti da applicare su tutti quegli oggettini che per pigrizia o abitudine siamo
soliti buttare via.
Marina Scorrano
Nel 2012 è stato presentato un interessante documentario intitolato “Calle
Cortes”, realizzato a Bilbao. Un’esperienza creativa, scambio di idee ed approccio costruttivo verso una tematica così
attuale e da non sottovalutare. Antonella
Deplano, responsabile del progetto, lo
introduce perfettamente: “L’arte non è
solo quella delle mostre; è anche
quell’atto quotidiano intuitivo in grado
di intravedere una nuova utilità negli
oggetti che non sembrano averne più
una. E’ uno strumento di comunicazione
attraverso il quale lanciare messaggi,
distribuire consapevolezza, educare ad
un consumo critico e consapevole.”
Ricordate ancora i vecchi floppy disk?
Sono ormai inutilizzabili, ma per chi
ancora li avesse lì, nel cassetto, conservati e dimenticati, con l’intenzione di
buttarli un giorno o l’altro, ebbene, si
ricreda: è possibile ricavare da un portapenne a un vaso per le piante fissando sei
floppy disk, come mostrato nell’immagine, ed inserendo all’interno una bottiglia
di plastica.
E quante saranno le magliette che ormai
son troppo strette o che ora non rispecchiano più i nostri gusti? È possibile
realizzare un porta iPad, per quanto
assurdo possa sembrare: con un semplice
taglia e cuci il gioco è fatto.
È possibile riutilizzare anche il vino,
proprio quello che versiamo via perché
troppo vecchio per essere bevuto. Il vino
può essere utilizzato come disinfettante
naturale per frutta e verdura: l’alcool
scioglie le impurità sulla superficie ed
elimina vari agenti patogeni (studio del
2005 condotto da Mark Daeschel della
Oregon State University). Non privo di
proprietà antiossidanti, il vino rosso è
addirittura utilizzabile al posto del tonico
per la pelle del viso: schiarisce ed
ammorbidisce la pelle quasi come una
vera e propria cura di bellezza.
La creatività non ha limiti e se la si può
destinare a fini nobili perché non cogliere l’occasione?
DEEP WEB
Jacopo Sabato
L’internet che noi conosciamo è il lavoro
di una lunga e continua collaborazione tra
i governi di tutto il mondo e i pezzi grossi
del grande impero di Internet che hanno
sempre cercato di creare un web adatto per
tutte le età.
Quello che pochi sanno è che Facebook,
Google, YouTube e gli altri siti che quotidianamente frequentiamo sono soltanto ¼
del Web. I restanti ¾ è formato dall’oscuro e misterioso Deep Web, un luogo 500
volte più grande del web conosciuto, un
luogo il cui accesso è vietato in tutto il
mondo. Visualizzarne i contenuti rende
chiunque legalmente perseguibile da parte
dell’FBI e della Cyber Police.
La domanda più comune che tutti ci
poniamo dopo queste inquietanti informazioni è la seguente: “Quali sono i contenuti di questo famigerato Deep Web?” Pedopornografia in primis, ma la cosa più
inquietante è il mercato presente in questo
lato di Internet: dai traffici di organi a
mercenari pronti ad essere assoldati per
uccidere una persona dietro lauto compenso e una semplice foto della vittima, ma
anche armi, droghe di ogni tipo, farmaci
illegali e notizie insabbiate dai mass
media.
Il Deep Web è strutturato come il Web
normale, con siti web, forum e social
network, tuttavia frequentati da gente
poco raccomandabile. Gli utenti sono
rigorosamente coperti da un anonimato,
inoltre, i .com e i .org questi suffissi nel
Deel Web sono sostituiti da .onion
Cosa ancora più strana è la valuta del
Deep Web: I Bit Coin, una moneta elettronica che si può conservare all’interno di
una banca online che, proprio come una
banca vera, li tiene al sicuro e te li fa
fruttare.
La transizione tra l’acquirente e il venditore avviene attraverso un sistema di passaggio tra un pc nella rete P2P in modo
rigorosamente anonimo e sicuro.
Come si accede al Deep Web?
Accedere al Deep Web non è molto
difficile se si hanno gli strumenti utili. Per
accedere al Deep Web è necessario l’uso
di TOR.
TOR è un proxy che fa da filtro tra il
nostro pc e ciò a cui ci stiamo connettendo
rendendo irrintracciabile l’utente.
Questo proxy consente all’utente di passare attraverso “tre nodi” presi casualmente
da tutto il web prima di arrivare a destinazione. Tramite questo sistema, il percorso
dell’utente non è rintracciabile.
Si parla di Onion Routing perché questo
sistema è formato da strati, proprio come
una cipolla.
Tor, inoltre, non è solo ad uso esclusivo
del Deep Web, ma può essere utilizzato
anche per il Web che noi tutti siamo
abituati a vedere e a frequentare.
Si nuota!
Prima di cominciare a navigare nel Deep
Web, è consigliabile aggiornare il proprio
Firewall e il proprio antivirus, perché è
molto semplice prendersi un virus, non
inserite mai i propri dati personali sul
Deep Web ed è consigliabile usare
GNU/Linux e non Windows.
Link utile:
Come potete notare dal dominio, il
seguente sito è uno dei principali portali
.onion: The Hidden Wiki:
http://kpvz7ki2v5agwt35.onion/wiki/index.php/Main_Page
Navigate con cautela.
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OSSITOCINA D’AMORE
O DA AMARE?
Francesca Antonaci
“Nessuno si metterebbe al collo il cappio
di un matrimonio se non fosse alquanto
impazzito e nessuna donna entrerebbe
nel letto di un uomo se pensasse ai dolori
del parto e ai fastidi di allevare i figli. La
vita, quindi, è bella solo quando non si
ragiona” è quello che scrive Erasmo da
Rotterdam in Elogio della Follia. Il
filosofo quattrocentesco non poteva
essere più attuale poiché da poco è stato
scoperto che sia l’innamoramento sia la
follia sono generati dal medesimo
ormone, l’ossitocina che, se prodotto in
eccesso dalla ipofisi, stimola l’utero e
alterna il funzionamento del cervello.
Il cioccolato fondente, tra i suoi 500
composti chimici, contiene anche la
feniletlamina, coadiuvante del rilascio di
dopamina che a sua volta stimola la
produzione dell’ossitocina. Ricercatori
dell’Università di Bar-Ilan di Tel Avivi
hanno dichiarato questo ormone collante
nei legami affettivi e, secondo quelli
dell’University of Maryland School of
Medicine, riduce lo stress, aiuta a socializzare, aumenta la fiducia e l’empatia
con il prossimo. Il livello di questo
ormone è molto quando si allatta un
neonato, ma cresce esponenzialmente
quando ci si innamora.
“Se un ormone può rendervi allegre e
farvi sentire amate, se per ritrovare […]
il sorriso sulle labbra basta […] metterci
a chiacchiera con un persona cordiale,
potete immaginare quale terremoto
emotivo si scatena quando si abbraccia
qualcuno?” si chiede l’autrice di “Ex the
city”. Secondo la bioenergetica, infatti, il
tocco affettuoso della pelle, rilascia le
tensioni dei musconi a cui sono connesse
le ansie dell’anima. Dal punto di vista
chimico ciò si spiega con l’aumento dei
livelli dell’ossitocina, antagonista del
cortisolo. I livelli elevati di quest’ultimo,
nel caso di ansia, stress e paura, produce
l’accelerazione dei processi di invecchiamento e la riduzione dei fattori
immunitari. Per ovviare a questo si
devono ripristinare i livelli di ossitocina
con dimostrazioni d’affetto … o
mangiando cioccolata! Il nostro Erasmo
aveva, quindi, già scoperto nel 1509,
l’esistenza del “Mago di Oz del nostro
corpo”, come più tardi l’ha definita A.
Heminsley: l’ossitocina, che “ci fornisce
tutte le cose belle, le emozioni e le
reazioni di cui gran parte di noi gode
quando vive al meglio.”
DOSSIER
L’[IN]ESISTENZA DI DIO
Marco Stefanelli
L'idea di Dio e, in particolare, della sua
esistenza, è una questione vecchia quasi
quanto la stessa specie umana. Oggi, agli
albori del terzo millennio, siamo in
grado di dare una risposta alla domanda:
«Esiste Dio?» ? Purtroppo no, ciò non
toglie che si possa comunque provare. È
opinione di chi scrive, infatti, che,
seguendo una serie di punti caratterizzati
da premesse ed eventuali dimostrazioni
(o confutazioni) nello schema delle
rigorose dimostrazioni geometriche che
si svolgono a scuola, si possa arrivare
alla conclusione dell'inesistenza di Dio.
Ma procediamo per gradi, cominciando
dai motivi per i quali Dio potrebbe
esistere.
La "prova" ontologica
Se la mente umana è in grado di concepire l'idea di un essere perfetto, questo, in
quanto tale, deve necessariamente esistere.
Questa viene inizialmente proposta da
Sant'Anselmo per poi essere ripresa da
Cartesio: la mente pensa ad un essere
perfetto il quale, in quanto tale, deve
necessariamente esistere, altrimenti non
sarebbe perfetto e la mente non lo concepirebbe.
In realtà, questo prova soltanto che il
concetto di "perfezione" include quello
di "esistenza", esattamente come il
concetto di "moglie" include quello di
"marito".
Inoltre non tutto ciò che la mente concepisce esiste: ad esempio, la mente è in
grado di concepire l'idea di un cavallo
alato, nonostante questo, però, Pegaso
rimane un semplice mito.
La "prova" cosmologica
Ogni cosa, universo compreso, ha una
causa, un'origine. Si risale così a qualcosa che è stata causa di tutto, una "causa
prima", necessariamente "incausata".
Questa causa è Dio.
È il caso di Aristotele: ogni cosa ha moto
a causa di un motore. Risalendo al
motore di ogni cosa si arriva a Dio, che
muove (o meglio, per il quale si muove)
tutto, senza essere a sua volta mosso: un
«motore immobile» , quindi.
Per cominciare, l'intera tesi è contraddetta dalla premessa: se tutto ha una causa,
anche Dio deve averne una. Al limite si
dovrebbe spiegare perché Dio sarebbe
"esente" dall'averla.
Per di più, il principio aristotelico secondo il quale ogni cosa che si muove deve
avere un motore è ormai smentito da
secoli e tale confutazione è espressa nel
primo principio della dinamica .
Ad ogni modo, comunque, anche così
facendo si risalirebbe semplicemente (ed
ipoteticamente) a qualcosa di più grande
e complesso dell’universo, ma niente
prova che ciò sia Dio.
La “prova” teleologica
L’universo è ordinato da leggi naturali e
la sua complessità esclude la possibilità
del “caso”: come ad esempio dietro un
orologio c’è un orologiaio, dietro l’universo c’è Dio.
Questo ci riporta ad esempio al nous di
Anassagora: se anche questo non può
essere precisamente assimilato a Dio,
Anassagora stesso lo definisce «intelligenza ordinatrice» .
Molte “leggi”, a dire il vero, non sono
tali in quanto frutto di medie statistiche
basate sul calcolo probabilistico.
Tutte le leggi naturali, poi, non sono
leggi prescritte: esse descrivono semplicemente un fenomeno, non lo “regolano”. Per esempio: se un uomo ruba,
infrange una legge prescritta, ma se un
oggetto non rispettasse la legge di gravità questa andrebbe ricontrollata ed eventualmente corretta.
Non si può dire poi che l’universo sia
perfetto in quanto gran parte di esso è
invisibile ai nostri occhi: questo esclude
l’attributo “perfetto” di un eventuale Dio
creatore, ed è molto difficile concepire
un Dio imperfetto.
Ad ogni modo, l’esistenza di leggi che
regolano l’universo, perfetto o meno,
dimostrerebbe solo l’esistenza di un Dio
“ordinatore”, non creatore. Rimarrebbe
quindi da capire l’origine di tutto, Dio
ordinatore com-preso.
La “prova” morale
La conoscenza che ogni uomo ha del
bene e del male, di ciò che è giusto e ciò
che è sbagliato, in quanto universale
deve venire da un ente esterno e/o superiore all’umanità: questo è Dio.
Come sostiene infatti Dostoeskij: «se
Dio non esiste, allora tutto è permesso» .
L’universalità della moralità (già di per
sé non universale) non dimostra certo
l’esistenza di un ente sovrumano il
quale, tra l’altro, per essere definito
“buono” e “giusto” deve necessariamente sottostare anch’egli alla moralità a lui
superiore .
La stessa storia dell’umanità, poi, è la
più evidente confutazione: i crimini
commessi e permessi nella storia dalle
religioni sono stati talmente tanti che
semmai è vero il contrario di ciò che
afferma Dostoeskij: «se Dio esiste, allora
tutto è permesso» !
La mancanza di risposte della scienza
Ci sono tantissime cose che la scienza
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non riesce a spiegare, fenomeni la cui
causa o origine sono perfettamente
spiegabili attraverso Dio.
In generale, solo perché una risposta ad
un problema sia adatta o plausibile, non
significa che sia vera. Secondo questa
logica, infatti, tutti i sospettati di un
crimine, ad esempio, sarebbero automaticamente e necessariamente colpevoli.
È interessante, poi, considerare l’idea di
Margherita Hack a riguardo: «Il compito
della scienza è cercare di capire quali
siano le leggi che regolano l’universo, la
nostra vita, i nostri pianeti, senza ricorrere a Dio. Ricorrendo a Dio non c’è più
bisogno di scienza. È come se Dio ci
desse da fare le parole crociate, tanto poi
se non si fanno, spiega tutto lui. Il compito della scienza è proprio quello di fare a
meno di Dio» .
L’esperienza religiosa
Molte persone sostengono di aver avuto
un contatto diretto con Dio, questa è
dunque una prova definitiva della sua
esistenza.
Molte persone sostengono di aver avuto
un contatto con Dio, allo stesso modo in
cui moltissimi altri sostengono di aver
avuto contatti con forme di vita aliene o
con il fantasma di Michael Jackson e
come, tra l’altro, un sesto della popolazione mondiale non crede in Dio .
L’esperienza religiosa rimane una
convinzione intima e personale assolutamente non generalizzabile.
Detto questo, passiamo ad analizzare i
motivi (ulteriori) per i quali Dio non
esisterebbe.
La pluralità delle religioni
Nel mondo esistono migliaia di religioni,
ognuna delle quali nata per precise ragioni storico-culturali. Come può questo
giustificarsi con l’univocità di Dio?
Oltre alla possibile risposta data dalla
“messa alla prova” di Dio già smentita
precedentemente, le risposte possibili
rimangono due: Dio ha scelto solo pochi
“eletti” e/o subordinato la diffusione
della sua religione all’arbitrio umano;
ovvio dire che tale subordinazione è
alquanto inefficiente e l’idea di un Dio
“selettivo” non dà quella di un Dio
“buono” e “misericordioso” il quale fine
è la “salvezza” dell’intera umanità: da
qui la perdita dell’attributo “perfetto” e,
come detto prima, la difficoltà nel concepire un Dio imperfetto.
Oppure, semplicemente, la risposta è che
Dio non esiste.
La mancanza di un motivo
Un essere perfetto, in quanto tale, è
caratterizzato dalla totale assenza di
bisogni e da un perenne equilibrio di tutti
i suoi attributi (ad esempio un essere
perfetto ha sia “amore” che “odio” in
equilibrio tra loro, un equilibrio che per
altro ci rimanda alle idee di Empedocle).
Un essere di questo tipo non ha quindi
alcuno motivo di mettersi a creare: ne
deriva che il Dio creatore è imperfetto o
che tale Dio non esiste.
Recenti discussioni di chi scrive con
figure religione hanno fatto emergere le
seguenti argomentazioni: «Dio crea per
amore delle sue creature e Dio prova
piacere nel creare. In generale, comunque, con o senza la creazione a Dio non
cambierebbe nulla».
Prima di tutto non ha senso amare
qualcosa che ancora non esiste: Dio non
può creare le “sue” creature perché le
ama in quanto non esistono ancora. Per
di più l’idea di un Dio “amore” rompe
l’equilibrio amore-odio sopra menzionato, facendo cadere, per l’ennesima volta,
l’attributo “perfetto”.
Se poi Dio crea per piacere, questo significa che dopo la creazione Dio ha più
piacere di quanto ne aveva prima della
creazione, una differenza di piacere reale
e quantificabile che non solo rivela che
Dio ha bisogno di creare (e, secondo
quanto detto prima, perfezione è assenza
di bisogni), ma dimostra anche che con o
senza la creazione a Dio cambia qualcosa.
Per tutti i punti presi in considerazione,
si arriva ad un’unica conclusione: l’inesistenza di Dio. Rimane però da rispondere a due quesiti: perché la maggior
parte delle persone crede in Dio? Senza
Dio, che senso ha la vita?
È opinione di chi scrive che l’idea di Dio
sia talmente radicata e profonda nella
società al punto che è difficile smettere
di credere. Da bambini, infatti, ci viene
insegnato che esiste Dio, esattamente
come ci viene detto che esiste Babbo
Natale. Con il passare degli anni, però,
mentre l’idea di un vecchio paffuto vestito di rosso (se non direttamente smentita)
non viene più alimentata, l’idea di Dio
continua a crescere forte nella mente, a
cominciare dalle classiche [e odiose]
espressioni quotidiane quali ad esempio
«se Dio vuole» o «grazie a Dio» fino alla
messa ogni domenica.
Che senso ha quindi la vita? Ebbene, è
opportuno concludere con le parole di
Roberto Grendene : «Non esiste “il”
senso della vita. Sta a noi darglielo».
Per ulteriori informazioni sull’argomento: http://www.uaar.it/ateismo/inesistenza-di-dio
Per avere una copia del saggio al
completo se ne può fare richiesta per
l’invio dell’intero file in formato PDF.
PERSONAGGI
RICORDO DI NONNA HACK
Marco Stefanelli
LIBRARIA
I BERSAGLI DEGLI
PSEUDO-LETTORI
Sempre più autori, con le loro opere,
vengono colpiti dall’artiglio degli pseudo-lettori.
Marina Scorrano
Di nonne ne ho, come pure ne ho avute,
ma, senza nulla togliere a quelle cui sono
legato da una semplice questione biologica, di una in particolare conserverò
sempre il ricordo: Nonna Hack.
Per quanto ognuno di noi si circondi di
persone like-minded, tutti cerchiamo
all’interno del nostro nucleo familiare
una figura che rispecchi i nostri interessi,
per identificare in questa un’origine, un
senso di appartenenza che appaghi quel
senso di incompletezza.
Nella disperata ricerca di questa figura,
mi sono accorto che una forse l’avevo
già trovata al di fuori del contesto familiare, una persona che rispecchiava
appieno i miei ideali e condivideva i miei
interessi, una figura grande ma tenera
quanto una nonna, come una nonna, una
di quelle che anziché raccontarti
Cappuc-cetto Rosso ti racconta del
nostro pianeta; anziché Cenerentola il
nostro Sole, invece di Biancaneve il
nostro Universo. È così che ho cominciato ad interessarmi della sua vita, a
guardare i suoi video su YouTube e a
scoprire pian piano quale grande e fantastica persona è stata.
A pochi mesi dalla sua scomparsa,
ancora si sente la fortissima eco di questa
donna che è riuscita a scalare le vette più
alte della fisica, arrivando dove pochi
oggi possono vantarsi di essere arrivati:
professoressa di astronomia all’università, prima donna a dirigere l’Osservatorio
Astronomico di Firenze (e ad averlo
portato a rinomanza mondiale), membro
dell’Accademia Nazionale dei Lincei (e
in questo la nostra redazione non è di
parte). Attivissima cittadina anche in
ambito politico e sociale, famosa per le
sue battaglie all’insegna della laicità
come ad esempio la lotta per i diritti
degli animali (animalista convinta e
vegetariana sin da bambina, Margherita
diceva di non mangiare carne perché le
sembrava «veramente atroce uccidere
milioni e milioni e milioni di animali,
un’ecatombe ogni giorno sulla terra»).
Oltre a queste e a tante altre mansioni,
non ha mai rinunciato a concedere un po’
del suo tempo per numerose interviste,
anche a sorpresa, anche a casa sua, delle
quali internet è pieno, per non parlare poi
dei meravigliosi libri da lei scritti, dai
quali si evince il suo profondo amore e la
sua immensa passione per gli argomenti
trattati.
Sempre aperta al dialogo anche con chi
non la pensava come lei, sempre pronta a
dare risposte pacate e rispettosissime
degli altri e sempre sorridente: ancora
oggi, guardando il video di lei a Che
tempo che fa, sorrido quando alla
maliziosa domanda di Fazio «Professoressa, ma lei si è sposata in chiesa...?» lei
risponde sorridendo «Sì, per accontentare i miei... Mi vergognavo come un
cane!».
Concludo nella speranza che altri,
leggendo, si incuriosiscano e si interessino a questa meravigliosa figura; meravigliosa non solo per me, ma per l’intera
umanità.
Nel frattempo, Nonna Hack è in cielo, ad
insegnare agli angeli che non esistono.
9
È oramai esercizio comune quello di
mentire sulle letture. Secondo una recente indagine svolta dal “The Atlantic
Wire” più del 60% fra noi dice di aver
letto classici e non della letteratura
mondiale, ma ne conosce la trama solo
grazie a film o recensioni, operando
sorte di copia-incolla al momento del
bisogno. Giusto per ostentare una cultura
che fondamentalmente non si possiede.
Mi chiedo: “Se si cercano tutti questi
sotterfugi per sembrare colti agli occhi
della gente e rendersi invidiabili vorrà
dire che ci si vergogna o perlomeno non
si è affatto fieri di avere simili lacune;
dunque perché non si cerca un vero rimedio, ma solo apparente?” Perché è
all’apparenza che si punta, evidentemente. Accade sempre più spesso fra i giovani di sentirsi emarginato dagli altri solo
perché non si possiede una delle ultime
novità della tecnologia o per altre bazzecole (il trucco, lo sport, la musica). Mi
turba particolarmente il fatto che si stia
abusando perfino del concetto di lettura,
perché - ahimè – troppo spesso è di
concetto che si parla, non di fatti concreti.
Lo studio interessante e simpatico del
sopracitato “The Atlantic Wire” conclude il suo intervento suggerendo: “Read
what you love and love what you read”,
che proprio con la sua scorrevolezza ci
lascia riflettere sull’importanza delle
scelte e soprattutto sull’importanza delle
proprie scelte.
Top ten dei libri più apprezzati a prescindere.
1) 1984 – G. Orwell
2) Guerra e Pace – L. Tolstoy
3) Grandi speranze – C. Dickens
4) Il giovane Holden – J.D Salinger
5) Passaggio in India – EM Forster
6) Il signore degli anelli – JRR Tolkien
7) Il buio oltre la siepe – H. Lee
8) Delitto e castigo – F. Dostoevsky
9) Orgoglio e pregiudizio – J. Austen
10) Jane Eyre – C. Bronte
DIARIO DEL SEDUTTORE,
S. KIERKEGAARD
RECENSIONE
Marina Scorrano
Siamo nel 1843. Un
uomo girovaga per
le
strade
di
Copenhagen,
un
uomo secondo cui
l’intero mondo è
uno spettacolo da
contemplare, su cui
fantasticare e da cui
trarre godimento. È
proprio da questa
contemplazione,
fantasia e piacere
che il nostro protagonista, Johannes,
seguendo propri dogmi e leggi, si nutre
soddisfacendo quella che è per lui l’arte
della seduzione. Egli è vittima ed allo
stesso tempo carnefice: vittima di un’arte
che lo porterà all’eterna insoddisfazione,
all’affannosa ricerca della bellezza e alla
disperazione, una volta che questa è
perduta. Succube della propria arte,
assume le sembianze del carnefice, del
predatore che adocchia il suo bersaglio e
gli si scaglia contro. Le fanciulle che
notano la sua attrazione ne restano turbate poiché nulla accade, eppure tutto è già
avvenuto. Ambiguità e tormento: possono essere queste le parole che meglio
rappresentano questa storia. Johannes è
lo sconosciuto di cui quasi tutto ci è noto:
possiamo, in certi punti prevedere le sue
mosse e sorprenderci per ciò che compie
alla fine. Ciò che è certo è che ci travolgerà grazie alla sua costante riflessione,
al suo mutevole pensiero, alla sua misteriosa inquietudine e al fascino che deriva
dalle sue parole. Vive per l’estetica, da
essa prova maturare l’idea dell’anima
delle sedotte. Si immerge in questa
dimensione in cui è compreso immancabilmente l’erotismo, il “vedo-non vedo”.
Teoria e strategia entrambe basate sul
disorientamento dell’amata. “Ecco come
s’incomincia: si neutralizza la sua
femminilità con l’ironia – scrive Johannes – nelle acque agitate si pesca meglio.
Quando una ragazza è turbata, si può
osare con successo quello che altrimenti
fallirebbe”. Purché la strategia porti al
successo, il seduttore gioca la carta della
sorpresa: “A saper sorprendere, si vince
sempre la partita. Le energie dell’avversario, infatti, vengono momentaneamente annullate, cosicché esso non può
reagire”. In tal modo viene ridestata la
femminilità e con essa anche la tensione:
“ella la oltrepasserà, e la sua femminilità
raggiungerà un’altezza sovraumana”. A
questo punto sarà la stessa preda a
dedicarsi alla passione. “La norma della
mia condotta” – continua – “è questa: io
nulla desidero che non mi venga donato
liberamente”.
Dal momento che questo culto non può
che portare alla disperazione, Kierkegaard sembra volerci porre dinanzi all’esempio da non seguire. Ciò di cui si ha
veramente bisogno è un innalzamento
spirituale, qualcosa di molto più alto a
cui auspicare. Nulla a che vedere con le
A PROPOSITO DI
LEI, BANANA YOSHIMOTO
RECENSIONE
Sara Macagnino
L’universo della giapponese Banana
Yoshimoto è sempre stato intriso di
atmosfere fuori dall’ordinario; le sue
realtà s’intrecciavano con esperienze
sovrannaturali e sentimenti profondi
spesso ostacolati da legami di sangue e
circostanze sfavorevoli, creando un
contrasto tuttavia impercettibile da parte
del lettore. Allo stesso modo, la Yoshimoto ha la capacità di far viaggiare il suo
lettore dai giapponesi alberi i ciliegio
agli italiani uliveti.
Con A proposito di lei la signora
dell’amore e dell’introspezione approda
in un universo diverso rispetto a quello
da lei precedentemente descritto, un
universo in cui oscure vicende e amore
sono filtrate attraverso una maturità
nuova. Il romanzo si basa interamente su
una figura, quella di Yumiko, ragazza
tranquilla e so-litaria che tuttavia sembra
soffrire di vuoti di memoria riguardanti il
suo passato segnato da avvenimenti
traumatici come la morte in circostanze
tragiche dei suoi genitori. Tuttavia, una
luce, una speranza, è rap-presentata da
un ragazzino, suo cugino, con il quale la
bambina riusciva ad evadere dalla realtà
triste a cui era costretta. Solo molti anni
più tardi, quando ormai non vi sono più
rapporti tra i due, che si rincontre-ranno
e decideranno assieme di intraprendere
un viaggio per riscoprire i ricordi che
Yumiko ha perso spo-standosi da una
parte all’altra del Giappone, tra ospedali
e case abbandonate, ristoranti e incontri
con vec-chie conoscenze.
Proprio quando tra i due sembra nascere
qualcosa che va al di là di una semplice
simpatia e complicità, Yumiko si renderà
conto che tutto ciò che sta vivendo e
l’assenza di ricordi sono dovuti ad un
unico fattore che conduce il romanzo
verso un finale inaspettato, mozzafiato.
POP-CORN & COKE
VOI DITE CHE UNA DITTATURA IN GERMANIA NON SAREBBE PIÙ POSSIBILE?
Sara Macagnino
Die Welle – L’onda, è la storia verosimile
di vite umane fragili come quelle di
semplici liceali tedeschi che per la prima
volta si trovano a fronteggiare una
questione che, nonostante sia vecchia, è
ancora attuale.
Reiner è un professore di educazione
fisica che non riesce a guadagnarsi l’autostima dei suoi colleghi, è sottovalutato ma
nonostante ciò conduce una vita tranquilla con sua moglie in una casa in riva ad un
lago. La sua vita procede tranquillamente
finché, durante una settimana a tema, non
decide di programmare un esperimento
durante il quale viene affrontato il tema
dell’autocrazia per rompere la noia della
classe e per dimostrare come possa essere
semplice ricadere di nuovo nella trappola
della dittatura, dal momento che la classe
affermava il contrario. Così, per unire
ulteriormente la classe, Reiner decide di
cambiare di posto i ragazzi e dividere
dunque i classici sottogruppi, impone di
alzarsi in piedi ed essere concisi nelle
opinioni; ulteriore passo è quello di
10
scegliere un nome al gruppo che sta
formandosi, un nome capace di uniformare ulteriormente la classe: la maggioranza
opta per l’Onda, e sarà in seguito deciso
di far indossare a tutti una camicia bianca,
inizialmente indossata al fine di azzerare
le disuguaglianze e risultare tutti uguali,
allo stesso livello; sceglieranno perfino
un saluto da utilizzare solo tra di loro.
Solo due tra le ragazze che fanno par-te
della neoclasse decideranno di non seguire la regola della “camicia bianca”,
ovvero Mona e Karo, che infatti decideranno di ribellarsi nei confronti del
gruppo partecipando alle lezioni indossando delle comuni magliette colorate al
posto di indossare la camicia. Le due
ragazze, in particolar modo Karo,
subiranno la loro scelta sulla loro pelle,
poiché la camicia bianca presto diverrà un
simbolo d’appartenenza che si estenderà
non più solo a quel gruppo, ma anche ad
altri studenti dello stesso liceo, e saranno
per questo motivo alienate e trattate con
diffidenza. Reiner spronerà infine i ragazzi a marciare all’unisono, pur di far capire
loro il significato di gruppo.
Le due ragazze che si renderanno ben
presto conto della situazione in cui il
gruppo sta catapultandosi, decideranno di
stampare degli articoli di protesta da
diffondere tra le mura della scuola e oltre,
mentre L’Onda continuerà la sua evoluzione, identificandosi ulteriormente in un
simbolo che verrà, nell’arco della stessa
settimana, stampato su adesivi che saranno affissi dai ragazzi in tutta la città, e
raffigurato su vetrine ed edifici sotto
forma di graffiti e stencil. Si giungerà ad
una forma di estremismo che porterà
questa sorta di “movimento” a collassare
su sé stesso tragicamente. Giunti ormai ad
un punto di non ritorno, Marco, studente e
ragazzo di Karo, agirà sotto l’influsso
della minidittatura ormai instaurata e
ricorrerà alla violenza per attaccare tutti
coloro che gli si opporranno, Karo inclusa; sarà in quel momento che deciderà di
correre dall’insegnante per imporgli di
fermare il movimento ormai in caduta
libera, poiché solo egli può farlo. Entro la
fine del film, il professore deciderà di
convocare il gruppo all’interno di un’aula
mettendo in atto una farsa e inscenando
un vero e proprio comizio totalitario che
svelerà dopo pochi attimi, creando stupore e meraviglia tra gli studenti e facendo
loro capire quanto invece fosse stato
facile ricreare una dittatura simile a quella
instaurata anni prima col Terzo Reich.
Tutti accetteranno e comprenderanno
l’accaduto, tranne uno: Tim. Il ragazzo,
incredulo, vedrà crollarsi addosso l’unica
sicurezza che gli aveva dato uno scopo,
l’Onda, che per lui rappresentava una
famiglia. Disperato, si separa dal resto del
gruppo tirando fuori una pistola con cui
sparerà dapprima ad un compagno, ferendolo, e poi a sé stesso, togliendosi la vita.
Reiner sarà in seguito portato via sotto gli
occhi di tutti, sua moglie ed i suoi alunni
compresi, per poi essere arrestato.
Per quanto la storia inscenata possa
sembrare paradossale, essa è tratta da un
libro basato su un fatto reale di cronaca
avvenuto durante la fine degli anni ’60, e
credo che questo sia il sintomo di quanto,
nonostante possa sembrare assurdo l’instaurarsi di una dittatura, possa invece
essere più che possibile; ci vuole poco,
infatti, ad alimentare passioni ed entusiasmi di una massa di cittadini portatori di
rabbia repressa, ed è ancora più semplice
che ciò avvenga se i cittadini in questione
sono malleabili come la maggioranza
degli adolescenti e, ancora, convertire
questi entusiasmi in cieca fiducia nel
primo leader che si candida; in una situazione di paura e scontento, si è tutti molto
bravi a distribuire ottimismo al fine di
manipolare menti e persone, “come se
niente fosse, come se fosse giusto”.
EASY VOGUE
IL PARADOSSO DELLE
RIVISTE DI MODA
Alessia Malagnino
Stese al sole o davanti ad un bel caffè
caldo: per noi donne ogni momento è
buono per sfogliare una rivista di moda e
inevitabilmente ci troviamo a sognare di
questo o quel vestito che indossava Kate
Moss alla sfilata di Armani. Molto
spesso però, i nostri vagheggiamenti
vengono interrotti da un brusco ritorno
alla realtà causato da 3 o 4 numeretti
messi in fila uno dietro l’altro. “Un
tubino rosso, 1200 euro??”. Ebbene sì,
nonostante stiamo tutti vivendo un periodo di crisi, gli editoriali non demordono
e continuano la loro spietata campagna
di pubblicizzazione dei brand.
Una soluzione per ovviare a questo
problema c’è. Facendo un giretto tra le
catene lowcost possiamo trovare gli
stessi capi indossati dalle star, con prezzi
molto molto più bassi.
Cara Delevigne è una delle modelle teen
più seguite al momento,sarà per i suoi
capelli biondissimi o per il suo look un
po’ urban.
Qui sotto, vediamo come sia riuscita ad
accostare due fantasie grunge must have
di questa stagione: la camicia
“boyfriend”, ossia quella rubata al nostro
ragazzo: oversize, in flanella e a quadri,
che crea volume; la mimetica, che fa
parte allo stesso
modo dello stile
maschile. Per essere
chic come lei non
per forza biso-gna
disporre anche del
suo portafoglio, ma
svolgendo un accurato lavoro di ricerca tra le mille catene
d’abbigliamento
possiamo ritrovare i
suoi stessi capi, a prezzi cheap!
Ciò che veramente conta non è copiare il
look delle star. Lo si può benissimamente essere guardandosi allo specchio e
pensando “Oggi sto veramente bene,
sarei capace di conquistare il mondo”.
DIARIO DI UNA
SHOPPING ADDICTED
Alessia Malagnino
Proprio ieri girovagavo per le vetrine di
un centro commerciale e come al solito
mi sono fatta prendere dalla frenesia dei
saldi. Quale toccasana migliore per
rendere una giornata degna di essere
vissuta?
Mi sono buttata sulle scarpe. Zara, H&M
e chi più ne ha più ne metta. In prima
linea però, ho trovato uno dei trend di
questa e della passata stagione. I biker
boots. Ingioiellati, borchiati o con ruches
per le più romantiche rimangono sempre
i preferiti soprattutto per chi predilige gli
outfitcomfy-chic.
Straordinari i modelli proposti da Primadonna e Zara (In foto) che
richiamano un po’ gli anni80 , perfetti
con gonne in ecopelle a vita alta per un
look romantico e aggressivo allo stesso
tempo, ma anche con i jeans per richiamare quell’ effetto bohémien di cui Kate
Moss è la madrina.
E chi dice che non si possano usare con i
minidress? I modelli con applicazioni
floreali o piccoli bijoux come quello di
Asos (A lato)
sono adatte a
coloro
che
nemmeno
nelle giornate
più buie e
p i o v o s e
riescono
a
rinunciare al
loro tocco di
femminilità!
I colori disponibili
sono
innumerevoli.
Certo, il nero è quello prediletto perché
esprime al meglio ciò che i biker sono,
cioe un accessorio decisamente forte da
portare
con
disinvoltura;
ma sono anche
diffusi
i
modelli
in
marrone, beige
e
color
cammello che
riprendono i
toni
color
terra,tanto di
moda in questo inverno.
Non potevano mancare nemmeno sulle
passerelle di Saint Laurent che propone
dei modelli sfarzosi (In foto), ma anche
basic come quelli proposti nelle
sfilate,prettamente abbinati a vestitini
più scintillanti.
Insomma i biker
boots sono un
must have che
bisogna
avere
nell’armadio.
Sono un accessorio basic che può
essere personalizzato e adattato in più occasioni d’uso.
Abbinati con parigine e magari con un
paio di collant a pois o a fantasia che
Calzedonia ha proposto per questo
Autunno/Inverno 2013 2014 vi doneranno un look non indifferente.
11
CURIOSITY
VERDI RIMEDI
Una maglietta macchiata che non può
essere lavata e che per questo motivo è
abbandonata nell’armadio o, più spesso,
gettata via; strofinacci usurati destinati
ad esser gettati, anche questi; poca fantasia in cuci-na; valigie troppo pesanti per
affrontare un viaggio; troppo poco
spazio per sistemare le suddette “scartof-fie”, e così via. Questa rubrica è
finalizzata a darvi dei semplici consigli, i
famosi “consigli della nonna”, per
vivacizzare la nostra routine quotidiana
all’insegna della semplicità ma, soprattutto, del riciclo e dell’ecocreatività.
L’Antizanzare
Circondarsi di ciotoline piene di monetine, fili o pezzetti di rame tiene lontane le
zanzare.
L’Antirestringimento
Per evitare che un capo d’abbigliamento
si restringa basta lasciarlo in ammollo
per una notte in una ca-piente bacinella
riempita di acqua calda e aceto.
L’ossigeno smacchiatore
Per smacchiare facilmente e senza fatica
le macchie di sangue dai tessute basta
irrorarle con un po’ di co-mune acqua
ossigenata: si spruzza sulla macchia fino
a che non si sviluppa la schiuma e poi si
lava normal-mente il capo in lavatrice.
L’Antirestringimento
Per evitare che un capo d’abbigliamento
si restringa basta lasciarlo in ammollo
per una notte in una ca-piente bacinella
riempita di acqua calda e aceto.
Lo sblocca cerniere
Quando si inceppa una cerniera, soprattutto se lunga e con i denti di metallo,
basta sfregarla con un pezzo di sapone o
con una candela, oppure si può cospargerla di borotalco e spazzolarla.
Un dolce caffé
Prende un aroma intenso e gradevole il
caffè preparato aggiungendo nel filtro un
pezzettino di cioccalato o di vaniglia.
Brodo di asparagi
Mai buttare i gambi degli asparagi: se
cotti in acqua bollente, diventano un
ottimo brodo per insaporire zuppe di
verdure o per cuocere verdure al vapore.
Lame per pizza
Le forbici sono uno strumento perfetto
anche per tagliare pizze e focacce senza
impasticciarsi.
Basta pianti
Mettete le cipolle pelate o intere immerse in acqua ghiacciata: aiuta a non
lacrimare quando le si taglia.
Acqua antiodore
Per togliere l’odore sgradevole di aglio o
cipolla dalle dita basta tenerle per dieci
secondi sotto l’acqua cor-rente fredda.
Non si devono toccare fra loro, né serve
il sapone. Funziona!
Ricotta leggera
Un etto e mezzo di ricotta equivale ad un
etto di burro, ma la torta risulterà molto
più leggera, con 210 ca-lorie invece di
700. La sostituzione, però, non è possibile con le crostate e la pasta frolla.
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N.1: Maggio 2014 - Liceo Scientifico GC Vanini