IL LINCEO Rivist a scolastica del 30/03/2014 LUNEDÌ 31 MARZO 2014 - ANNO 1° - N. 1 www.liceovanini.gov.it NUOVO BOSS - Intervista alla dirigente scolastica “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” questa massima terenziana anima gli studenti del liceo Vanini dal loro ingresso. Si tratta di un sapere in senso lato che non coinvolge solo dal punto di vista ... Continua a pagina 2 ARRIVANO LE BAT-BOX AL LICEO VANINI Un rimedio naturale e sicuro contro le zanzare esiste: facilitare l’insediamento dei loro naturali predatori ... Continua a pagina 6 DICONO DI NOI SWEET HOME VIA SESIA L’ARTE DEL RIUSO Gli ultimi due mesi sono stati, come ogni anno, i più stressanti e pesanti: diversamente da quanto si potrebbe pensare..Continua a pagina 4 La notizia che tutto il Vanini stava aspettando con ansia e trepidazione... Continua a pagina... Nel 2012 è stato presentato un interessante documentario intitolato “Calle Cortes”, realizzato a Bilbao un’esperienza creativa, scambio di idee ed ... Continua a pagina 7 ORIENTAMENTO: Intervista al dr. Scozzi, direttore del centro provinciale per l’impiego (pagina 4) Dove andremo a finire? (pagina 5) DEEP WEB COME SIAMO... Siamo diversi, questo è sicuro. Marina è misteriosa, Marco va a passo con la tecnologia, Jacopo si batte in nome di una politica moderna, Alessia offre collage di capi, Federica osserva tutto in silenzio, Francesca è attenta a tutto ciò che accade intorno a lei e Sara... non si accontenta. Tutti attenti osservatori, tutti diversi, si è già detto. Ma è proprio l’essere diversi che ci accomuna tutti, e insieme formiamo una squadra che collabora, cerca, discute. Un continuo confronto, insomma. Siamo persone che combattono per l’informazione ma prima di tutto siamo studenti che fanno valere il proprio parere. (Sara) L’internet che noi conosciamo è il lavoro di una lunga e continua collaborazione tra i governi di tutto il mondo e i pezzi grossi del grande impero di Internet che hanno sempre cercato di creare un web adatto per tutte le età. Continua a pagina 7 DOSSIER: L’[IN]ESISTENZA DI DIO L’idea di Dio e, in particolare, della sua esistenza, è una questione vecchia quasi quanto la stessa specie umana. Oggi, agli albori del terzo millennio, siamo in grado di dare una risposta alla ... Continua a pagina 8 POP-CORN & COKE Voi dite che una dittatura in Germania non sarebbe più possiblie? (pagina 10) LIBRARIA OSSITOCINA D’AMORE O DA AMARE? “Nessuno si metterebbe al collo il cappio di un matrimonio se non fosse alquanto impazzito e nessuna donna entrerebbe nel letto di un uomo... Continua a pagina 7 I BERSAGLI DEGLI PSEUDOLETTORI È oramai esercizio comune quello di mentire... Continua a pagina 9 CURIOSITY Verdi rimedi (pagina ) (pagina10) • Diario di un seduttore • A proposito di lei PEOPLE: Ricordo di Nonna Hack Di nonne ne ho, come pure ne ho avute, ma, senza nulla togliere a quelle cui sono legato da una semplice... Continua a pagina 9 SCRIVI CON NOI! Vuoi pubblicare un articolo, un pensiero, un fumetto, un dossier? Contattaci e comparirai nel prossimo numero! EASY VOGUE (pagina 11) Il paradosso delle riviste di moda Diario di una shopping addicted NUOVO BOSS Intervista alla dirigente scolastica Maria Grazia Attanasi Francesca Antonaci, Marco Stefanelli “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”: questa massima terenziana anima gli studenti del liceo Vanini dal loro ingresso. Si tratta di un sapere in senso lato che non coinvolge solo dal punto di vista disciplinare, ma soprattutto da quello individuale. Gli alunni, infatti, attraverso le molteplici opportunità fornite dalla scuola, immersi in realtà diverse dalla solita lezione frontale in classe, sono portati a confrontarsi e a relazionarsi anche con studenti o docenti esterni. I Vaniniani associano spesso l’idea della scuola a quella di una grande famiglia, la quale, in quanto tale, non si limita, quindi, ad insegnare solo delle materie , ma soprattutto, insegna ad imparare. Gli studenti del Vanini sono guidati dai professori ad approcciarsi con curiosità alle discipline, capacità che rimarrà intrinseca nelle giovani menti rispetto ad effimere nozioni. Piero Angela, prendendo spunto dal motto latino “ludendo docere”, suggerisce di inserire l'aspetto ludico che stimola l’interesse nel processo di apprendimento, poiché ritiene che eccitando “le motivazioni individuali e accendendo i cervelli, si riesce a moltiplicare in modo altissimo l'efficienza dell'informazione, dell'insegnamento, della comunicazione. Perché l'interessato ‘ci sta’. È stimolato, partecipa, ricorda. E impara.” La nuova dirigente, la professoressa Maria Grazia Attanasi, spiega durante l’Open day dell’ 11 Febbraio 2014 – che “i programmi di apprendimento ben fatti propongono di solito compiti di realtà che spingono i giovani ad utilizzare il pensiero formale per risolvere problemi (problem solving), così come si fa ogni giorno nella vita. Costruiscono percorsi situati in contesti sociali condivisi in cui la cultura plasma la mente e la mente è plasmata dalla cultura. Propongono percorsi in cui l’apprendimento diventa significativo e si manifesta quando l’individuo partecipa ad una comunità di pratiche mettendoci del suo. Si apprende quando ci si confronta, ci si scontra, ci si appropria del pensiero altrui anche contestandolo, revisionandolo, personalizzandolo. Approcci come quelli dell’apprendistato cognitivo stimolano gli studenti a realizzare prodotti che abbiano rilevanza esterna e sono spinti a lavorare su precisi “domini” quali le discipline pur di arrivare all’obiettivo prefissato”. Ma vediamo insieme quali sono state le sue risposte alle domande della nostra redazione. Com'è diventata la nostra nuova preside? Studiando per superare un concorso molto selettivo ed entrando in una graduatoria di merito dalla quale dal 2011/12 si attinge per assumere nuovi dirigenti. Quest'anno il nostro ministero ha dato disponibilità per 89 posti ed io ero tra questi. Il vecchio dirigente aveva fatto valere le sue attese, quelle di rimanere un ulteriore anno al Vanini dopo il pensionamento. I giudici hanno detto di no, per questo io sono qui. Non ho fatto ricorsi: semplicemente ho atteso che un iter di legge si completasse e sono stata chiamata perché ero inserita in quella graduatoria. Qual è stata la sua reazione quando ha saputo che sarebbe stata lei, tra tanti, la "prescelta"? Da premettere che mi aspettavo una chiamata dall’Ufficio Scolastico Regionale, poiché la sentenza del giudice era chiara. Rifiutavo però di considerare i fatti dal loro lato pratico perché ero “con due cuori”: da una parte lasciare i miei studenti, i colleghi di una vita, dall’altra affrontare una professione sfidante per la quale avevo lavorato molto. Quando ho ricevuto la telefonata del funzionario del Ministero ero in classe, sono corsa trafelata a rispondere.. ho alzato la cornetta, ero molto emozionata. Lì ho capito quale sarebbe stata l'evoluzione dei fatti. Sarei stata una dirigente scolastica. La data per la firma del contratto era fissata per il 26 di novembre 2013 a Bari presso l’Ufficio Scolastico Regionale, non conoscevo, però ancora la scuola di destinazione. Non appena il Dott. Nappi, in premessa a tutto, sottolineò che i criteri di attribuzione delle sedi per i dirigenti erano stati quelli delle esperienze di insegnamento pregresse nell’ordine di scuola, ho avuto la certezza di essere arrivata al Vanini, data la mia esperienza didattica nei licei. In quel momento ero felicissima. Ho sorriso, solo dentro di me, perché non potevo fare diversamente, ma uscita da lì ho abbracciato mio marito e poi ho fatto una serie di telefonate agli amici più cari. Non ci crede2 vo… Al Vanini…ne avevo sentito parlare tanto bene. Qual è stata la sua prima impressione della scuola? La chauffeure, nel mio primo giorno vaniniano, è stata la Prof.ssa Trane che mi ha accompagnata in macchina fino a scuola. E’ stata molto cara… rassicurante … Mi ha detto “ Al Vanini ti piacerà”. Così è stato, sin dal primo incontro emozionato sulla porta della scuola con la presenza delicata della Prof.ssa Costantino, con il fare sollecito del Prof. Isernia e la pratica efficienza della DSGA Valdevies che mi ha illustrato in breve i numerosissimi adempimenti. Mi hanno salutata in tanti, tutto lo staff di segreteria, i collaboratori scolastici, molti docenti. Nel mio primo collegio da dirigente poi, l’esitazione e l’emozione si è sciolta al caloroso applauso dei professori. Così tanti… schierati di fronte a me. Quali sono i suoi obiettivi e i suoi progetti futuri per il nostro liceo? Questa è una bella domanda perché naturalmente sono gli obiettivi di una neo-dirigente che si è calata, dopo lo studio teorico, in una realtà pratica con un pregresso ben consolidato. Gli obiettivi sono alti, non so se ce la farò a centrarli tutti però. Innanzi tutto non deludere le attese di voi ragazzi che dovete investire nel vostro futuro, con una proiezione a lungo termine, quella dello sbocco accademico in una realtà internazionale sempre più liquida, competitiva e selettiva. L’azione del Dirigente Scolastico, consapevolmente o inconsapevolmente, è densa di politicità, perché può diventare strumento di promozione oppure di regressione culturale e civile, di coesione o di disgregazione, di cooperazione o di competizione, può alimentare il senso della comunità o degli egoismi individuali, a seconda di come viene interpretato, degli obiettivi e delle priorità che ci si pone, dei metodi di gestione e di relazione che si adottano. Mi si sono posta, da subito molte domande concrete, ed ho vissuto, nei primissimi momenti, l’ansia degli adempimenti, delle urgenze e delle piccole cose, ma cerco di non smarrire, nei gorghi della quotidianità il senso alto del nostro compito di educatori, ossia rinunciare a domandarci sulle ragioni profonde e sui fini di ciò che facciamo e che chiediamo agli altri. Nel delineare un profilo del progetto culturale di questa bella realtà scolastica, metterò delle cose che secondo me sono prioritarie ad esempio aiutarvi a costruire una “testa ben fatta” e non solo “ben piena” per dirla con Montaigne. Voi ne aggiungerete delle altre e la condivisione sarà la nostra forza. E’ un obiettivo alto, lo so, che informa tutto l’agire della nostra scuola: progettazione, adozione di metodologie condivise e di buone pratiche, implementazione della didattica laboratoriale ed orientante, inclusione, integrazione, differenziazione dei percorsi, gestione strategica delle risorse umane e strutturali, sviluppo ed utilizzo del capitale intellettuale, potenziamento della capacità comunicativa della scuola con il territorio e con i vari portatori di interesse, come siete voi e le vostre famiglie. Già tante azioni sono state avviate in relazione alla progettazione del curricolo di scuola, la formazione dei docenti, la comunicazione. E’ attivo il nuovo sito del Liceo Scientifico linguistico G.C. Vanini, adeguato alla stringente normativa sulla trasparenza e molto più interattivo. Consente ai docenti di avere un’area riservata attraverso la quale disporre di letteratura pedagogica, normativa, avvisi, circolari, modelli.. ed altro. I genitori hanno il loro spazio, all’interno del sito. Il neo nato comitato dei genitori vi ha appena pubblicato il suo statuto. Credo che la scuola debba essere aperta e ricettiva nei confronti delle richieste del territorio, attraverso proposte formative non formali ed informali di associazioni, enti, comitati. Ogni giorno nel bel auditorio del Vanini sono ospitate iniziative di vario genere a carattere formativo, informativo, culturale. Contribuiscono ad educare alla cittadinanza attiva. Fare rete è importante poiché le grandi cose si fanno insieme. Cosa pensa del giornalino scolastico e della sua redazione? Va giustamente nella direzione della quale si parlava prima. Ho subito sposato l'idea che fosse ripresa quest'attività che era stata avviata due anni fa e poi aveva subito una fase di stallo. Avevo infatti parlato con la prof.ssa Costantino affinché si riformasse un gruppo di redazione di studenti e docenti. Il giornale d’ istituto, oltre a dare voce alla scuola, è un compito di realtà straordinario per i ragazzi, uno strumento forte per i docenti e può vivificare prassi didattiche spente e prive di verve. Ci aiuta, inoltre a comprendere il punto di vista della vostra generazione, permettendoci di curvare la programmazione alle esigenze dei giovanissimi. Non conosco ancora tutti i ragazzi della redazione… ma a loro va un plauso perché è un grande piacere vedere ragazzi così impegnati dedicare spazio del loro tempo libero in attività elettive come quelle della scrittura. Quanto è fattibile l'idea del Grand Gala e come lo immagina? Ho sempre pensato che i momenti forti di identità siano importanti per una comunità di pratiche come una scuola. Aiutano a costruire quella dimensione scarsamente visibile, che Lipari chiama “cultura” e che distingue un’organizzazione da un’altra. In tale spazio si costruiscono e si sviluppano le consuetudini, le percezioni, l’universo simbolico di riferimento del tutto peculiare di un’organizzazione. Quel curricolo implicito, non formalizzato dalle carte ma che passa attraverso tutti ed è percepito anche all’esterno distinguendo il “Vanini” dalle altre scuole che a loro volta hanno la loro identità. E’ un’idea che si è fatta strada a causa delle difficoltà di organizzare momenti comuni che potessero coinvolgere tutti i 1200 ragazzi e ragazze del Vanini, i loro docenti ed il personale della scuola. Non ci sono spazi interni all’Istituto per poter fare questo in tutta sicurezza. Un Grand Gala, pertanto, perché no? Se ci porta a raggiungere quegli obiettivi? Viverlo in contesti diversi dalla scuola, poi, potrebbe essere positivo. È vero, è una tradizione dei paesi nordici ma noi non dobbiamo adattarci a modelli non nostri, possiamo semplicemente sposare l'idea che ci piace per poi personalizzarla molto. Potrebbe essere un momento particolarmente intenso e bello. SWEET HOME VIA SESIA Jacopo Sabato La notizia che tutto il Vanini stava aspettando con ansia e trepidazione è diventata realtà il 13 marzo 2014: gli alunni della succursale di Piazza San Francesco (volgarmente “Sede dei Monaci”) sono ufficialmente diventati alunni della succursale di Via Sesia. Con questo accorpamento, il Vanini sarà distribuito in sole due sedi accorciando ancora di più le distanze di questa grande famiglia. La questione del trasferimento è sempre stata un po’ travagliata nel corso dell’anno a causa dei ritardi con i lavori, ma ora è tutto a norma. Nel corso degli anni, la sede ha avuto problemi tecnici come l’acqua piovana che entrava dalle finestre, le circolari che arrivavano in ritardo rispetto al resto dell’Istituto e l’impossibilità da parte degli studenti di praticare l’ora di educazione fisica in una palestra. Eppure ascoltando i pensieri di alcuni degli studenti di quella sede, c’è chi si distingueva dalle solite critiche negative: “È una sede scomoda, ma ci conosciamo tutti tra di noi… più o meno siamo come una famiglia”. Per celebrare questo trasferimento, è stata concessa un’assemblea d’istituto straordinaria con la partecipazione delle autorità competenti con la presenza di musica e di un rinfresco. Ma cosa ne pensano gli ex alunni di questo trasferimento? Su Facebook alcuni di loro hanno fatto notare il loro dispiacere con un pizzico di nostalgia riguardo questa decisione ricordando tutti i bei momenti passati in quella sede con i compagni e con qualche professore in particolare, quindi perchè non mantenere il ricordo di essa rinominando il seminterrato di Via Sesia che ospiterà gli alunni della succursale che ha appe-na chiuso i battenti come “Zona Monaci” o qualcosa del genere? Dopotutto, il termine “Catacombe” utilizzato per indicare le classi presenti nel seminterrato della sede centrale è entrato nel dizionario degli alunni e persino in quello dei professori nel giro di poco tempo e anche da un paio d’anni, ormai. Andrea Rosafio, ex Vaniniano nonché rappresentante d’istituto nell’annata 2011/2012, ricorda su Facebook i suoi anni ai Monaci così: “Oggi è suonata per l'ultima volta la campanella dei Monaci. La Panda che terrorizzava gli studenti della succursale è sgommata via dalla piazzetta per l'ultima volta. L'ultima partita di beachvolley è stata giocata. E' risuonato per l'ultima volta l'eco del "eeeeh alla cuccia" che più del suono della campanella sanciva il termine della ricreazione. Viene abbandonato un pezzo di storia del Liceo Vanini. Chi scrive ha trascorso 4 anni dentro quelle antiche mura. I Monaci non erano una semplice scuola. Non lo poteva essere per struttura. Era un convento adattato a compiti scolastici. Non è dunque un caso se il rapporto che si veniva a creare tra compagni di scuola assomigliava più a un rapporto fraterno che d'amicizia. Perché ai Monaci c'era il professore Toma e tutto doveva essere sotto il suo controllo. Perché le regole erano ferree e l'orologio spaccava il 3 centesimo di secondo. Perché il meridiano fondamentale non passava da Greenwich, ma da Piazzetta San Francesco a Casarano. E l'ora esatta alla radio era offerta dalla Giovanna o da Massimo. Perché se entravi un secondo dopo le 8.15 dovevi fare il permesso e veniva dunque emesso lo stato di fermo sulle scale. Perché la ricreazione durava 10 minuti, non di più. Perché la palestra non esisteva, ma esisteva il pascolo. Perché lo spogliatoio non esisteva, ma esisteva lo sgabuzzino 1x1. Perché per andare in bagno dovevi chiedere la chiave. Qui però si dava più peso alle piccole cose come ad una ricreazione che magari dura un minuto di più. O ad una raggio di sole che ti illumina il banco. O ad un sorriso dello zio Tom o dei bidelli. Ba-stava un niente per farti cambiare in meglio la giornata. I Monaci davano una cosa che nessun'altra scuola al mondo ti può dare: il senso d'appartenenza. Senso d'appartenenza ad una succursale che dall'esterno sembrava un penitenziario, ma che i ragazzi sapevano trasformare in un asilo. Canti di natale, cori da stadio e paraculate varie. Ora che quel portone si è chiuso per sempre, sale un po' di malinconia. Ora i ragazzi si sposteranno in una sede più "comoda", ma meno caratteristica. A me piace ricordarla così, come una ca-sa dove ho felicemente trascorso la mia adolescenza. Perché ai Monaci si piange due volte quando arrivi e quando te ne vai.” DICONO DI NOI Marco Stefanelli Gli ultimi due mesi sono stati, come ogni anno, i più stressanti e pesanti: diversamente da quanto si potrebbe pensare, infatti, dopo le stressanti interrogazioni e le infinite verifiche di fine quadrimestre, agli studenti del Vanini non è concessa una sola settimana di tregua. Corsi pomeridiani che si contendono aule, orari e persino sedie e banchi – niente hanno risolto le circolari che “imploravano” di rimetterli a posto – e olimpiadi di ogni materia, consigli di classe e assemblee, riunioni organizzative e, come sempre, a casa a studiare e a riposare per il giorno dopo. Come se non bastasse (non che sia stata una disgrazia) anche trasferimenti di classi e chiusura della sede dei monaci. Chi si è accorto di questo trambusto? Chi ha notato i nostri sforzi? Chi ha guardato nella nostra direzione? Chi ci ha pensati? E soprattutto, COSA DICONO DI NOI? Sono esemplari una e particolare l’altra le notizie che ci vengono rispettivamente da Piazza Salento e dall’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), entrambe riguardanti la nostra scuola. Piazza Salento ci riserva un articolo con tanto di foto e nomi dei nostri compagni, articolo anche pubblicato sul profilo Facebook del nostro liceo. L’UAAR invece ci tira le orecchie, citando la nostra scuola nella sezione delle “Clericalate della Settimana”, sezione che raccoglie gli eventi “paradossalmente” non-laici che avvengono in Italia (laica per definizione) in ambienti/situazioni di interesse pubblico. Questo l’articolo di Piazza Salento: È un periodo dell’anno molto intenso per gli studenti del liceo scientifico “Giulio Cesare Vanini”. Oltre ai consueti impegni didattici, i ragazzi dell’istituto casaranese hanno preso parte con lusinghieri successi alle selezioni per le Olimpiadi di italiano che hanno coinvolto un gruppo di 200 alunni, da cui sono emersi 30 allievi (Andrea Panico, Valentina De Nigris, Benedetta Ferrari, Arianna Barba, Luca Tornisello, Sofia Passaseo, Diego D’Anna, Matilde Schirinzi, Cosimo Piscopo, Vandro Jesus Vergari, Enrico Fracasso, Paola Ciullo, Valentina Coppola, Elena Galati, Luca Manzo, Pasquale Sergi, Chiara Maria De Micheli, Daniela Liviello, Giorgio Trianni, Andreina Casarano, Alessia De Donatis, Giulia Greco, Francesca Cataldo, Paola De Santis, Lorenzo Provenzano, Simone Olimpio, Claudia Fasano, Gloria Caputo, Emanuela Caputo e Giada Meli) i quali hanno sostenuto un’ulteriore selezione in contemporanea con gli altri studenti di tutte le scuole italiane. A superare la prova sono stati Andrea Panico (II B) e Valentina De Nigris (IV H) che il 13 di marzo, si cimenteranno nelle selezioni regionali a Bari. Alla seconda fase delle Olimpiadi di fisica, invece, hanno partecipato Marco Fuso (5B), Rossella Stefanelli (5BS), Matteo Viscoti (4E), Simone Olimpio (4H), Jacopo Romano (4F) e Mauro Sansone (5B), con questi ultimi due che sono stati premiati presso il dipartimento di matematica e fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento. E proprio per ciò che concerne l’università, il liceo diretto da Maria Grazia Attanasi ha avviato i corsi di esercitazione per affrontare i test di ammissione alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e per le discipline sanitarie e il 25 marzo accompagnerà gli studenti presso l’Università del Salento per la sessione anticipata dei test di ingresso ai corsi di laurea scientifici, accessibili ai ragazzi del quarto e del quinto anno delle scuole superiori. Intanto, in occasione della festa della donna, l’8 marzo si terrà un’assemblea d’istituto a tema a cui parteciperanno i Radiofreccia, la tribute band nata in onore del rocker italiano Luciano Ligabue. (http://www.piazzasalento.it/ragazzi-premiati-al-vanini-di-casarano-24949) Questa la citazione sul sito dell’UAAR: “Al liceo scientifico statale di Casarano (LE) dedicato al “martire” del libero pensiero Giulio Cesare Vanini sono stati inaugurati nuovi locali, prontamente benedetti dal parroco.” (http://www.uaar.it/news/2014/03/17/lericalata-della-settimana-11-comune-pietra-ligure-pietro-ligur e) Qualcosa su cui riflettere, no? 4 INTERVISTA AL DR. SCOZZI, DIRETTORE DEL CENTRO PROVINCIALE PER L’IMPIEGO Francesca Antonaci, Federica Sammali, Marina Scorrano Il Dr. Scozzi è il Funzionario preposto al Centro per l’impiego di Casarano (www.centroimpiego.it), l’ufficio storicamente noto come Ufficio di collocamento. Oggi i servizi offerti sono molteplici (offerte di lavoro, corsi di formazione, corsi per disoccupati, etc.). Consigliamo vivamente di consultare questo sito. La nostra redazione lo ha contattato per avere informazioni puntuali sull’attuale mercato del lavoro, ritenendo di poter offrire un servizio utile ai nostri compagni di scuola. Dott. Scozzi: Chi di voi sa che ci si può iscrivere al centro per l’impiego già da ora? Questo serve quando entrerete nel mondo del lavoro: se una ditta assume qualcuno che ha maturato due anni di iscrizione nelle liste dei disoccupati, non paga contributi per tre anni; quindi, questo comporta l’abbattimento dei costi del lavoro. Purtroppo, però, nessuno di voi lo sa e non sa nemmeno come il mercato del lavoro interagisce e quale sia la spendibilità dei titoli di studio. Le lauree che ‘vanno’ nella nostra zona quali sono? Io ve lo posso dire, ad esempio, perché al centro per l’impiego devono pervenire tutte le assunzioni che una ditta fa. A.: Cosa ci dice riguardo la spendibilità delle lauree? S.: Ogni laurea deve essere correlata con il mercato del lavoro. Se il mercato del lavoro è debole, come quello della nostra provincia, cioè c’è uno squilibrio tra domanda e offerta del lavoro, è un problema serio perché aumenta il lavoro nero, il lavoro sottopagato. Ogni titolo di studio viene messo in relazione con il mercato del lavoro. Quindi, una laurea in Ingegneria Informatica nella nostra zona è poco spendibile, per-ché non ci sono molte aziende che hanno bisogno di quella particolare competenza. A.: Spesso si parla della necessità di avere più lauree… S.: Ma più che di doppia laurea si parla di master. Si consegue una laurea e poi un master che sarebbe una specializzazione. Ora per esempio la Regione Puglia dà contributi per la frequenza di Master, in Italia. Però prima di pensare al Master occorre pensare alla laurea. A.: Quali sono le professionalità maggiormente richiesti qui? S.: Se noi parliamo di mercato locale, è un mercato debole come tutto il Mezzogiorno. Questo cosa significa? Che il mercato è diventato una merce. Quando noi andiamo al mercato e ci sono molte mele che si vendono, alcune le regalano. Quando purtroppo ci sono molti disoccupati che offrono il lavoro, “merce”, il prezzo di quel “lavoro-merce” cala. Ecco perché ci sono persone che si accontentano di 500€, 300€ al mese. Proprio perché la merce lavoro costa poco. Per quanto riguarda la spendibilità della laurea: se noi limitiamo la zona alla provincia di Lecce, Taranto, Brindisi, quali sono le lauree che vanno? Il settore medico: medicina, ostetricia, infermieristica, logopedia. Cioè tutte le lauree che hanno a che fare con la cura e l’assistenza delle persone. Perché? Siccome la vita media aumenta e le persone hanno bisogno di essere assistite, allora è chiaro che ci sarà sempre una maggiore domanda di queste lauree nel campo della medicina e dell’assistenza. La prima laurea che si cerca, anche a livello nazionale, è quella in scienze infermieristiche. Fino a pochi anni fa era un corso non a numero chiuso, non c’era molta richiesta perché era considerata una professione squalificante. Oggi è la prima richiesta in Italia. Significa che occorre superare un test anche di cultura generale. Quelle competenze che si acquistano nel corso della vita, non un mese prima di fare il test. A.: Lei ha qualche indirizzo specifico da suggerirci, proiettandoci tra cinque anni? S.: Si possono fare delle previsioni, ma non immaginare. Una cosa è certa: di assistenza ce ne sarà sempre bisogno. È stato accertato che con il passare degli anni ci sarà sempre una vita media maggiore, più anziani e meno bambini. Di conseguenza queste persone anziane hanno bisogno di essere assistite. Ed ecco il fisioterapista, il logopedista, l’infermiere, lo stesso medico. Se invece noi parliamo di una qualsiasi altra laurea che non sia attinente alla sanità, come quella in Matematica, Lettere, che sia attinente all’istruzione il discorso cambia. L’Istruzione è direttamente collegata con il discorso nascite. Siccome nella nostra zone e in tutt’Italia c’è il problema della denatalità, è chiaro che le classi si formano in base al numero dei nati. Se i nati sono pochi, si formeranno meno classi e ci sarà meno bisogno di insegnanti. Al di là di tutto penso che se una persona eccelle, non ha particolari difficoltà. Bisogna stare attenti al mercato del lavoro, ma fare anche un esame di coscienza per vedere: io quanto posso fare? Fin dove posso arrivare? A.: E in ambito artistico, architettura e design? Nella nostra zona le lauree in architettura sono un po’ deboli. Designer è un po’ difficile nella provincia di Lecce. Ma tutto è in relazione al mercato del lavoro: a Matino per esempio, ammesso si sposino 30 coppie all’anno, quante di queste coppie ha bisogno dell’architetto? Mentre invece se l’architetto si specializza in Restauro dei Beni Culturali, allora il discorso può cambiare. A.: Altri settori da consigliare? Se si parla di psicologia - molte ragazze sono particolarmente predisposte per quel tipo di materia - occorre prendere Psicologia clinica, perché nelle equipe mediche è una figura collegata al personale medico, quindi si viene retribuiti come tale. Se parliamo, invece, di diplomi di scuola media superiore, il mercato ha bisogno di cuochi e di meccanici. Vi posso dire questo con dati di fatto. Ho chiesto ai vari istituti di mandarmi l’elenco dei diplomati di due anni fa e il 40% di loro già comincia a lavorare da subito, perché con il turismo estivo si richiedono cuochi, camerieri, addetti alla reception. Anche nelle officine meccaniche occorrono figure specializzate. Il problema però è: tra cinque anni che succede? Tra cinque anni gli anziani aumenteranno rispetto ad oggi, i bambini nasceranno sempre di meno, quindi se qualcuno di voi vuole prendere medicina, quale specializ-zazione deve prendere? Geriatria o pediatria? Con queste prospettive, geriatria senza dubbio. A.: Tornando al discorso, dal punto di vista dell’Italia? S.: Il discorso sulle discipline sanitarie vale sempre. Vanno molto bene le laure scientifiche, per esempio Ingegneria, Ingegneria meccanica. Le facoltà di Ingegneria e di Economia seguono sempre il trend del mercato. Vi dico che, se la crisi finisce, si avranno molti cambiamenti. Crisi deriva dal greco, sapete cosa significa? Pausa di riflessione. Quando c’è una crisi, significa che uno si ferma e pensa. Quindi, se e quando questa crisi finirà, il sistema economico si svilupperà e ci saranno più opportunità per tutti. A.: Quindi le facoltà umanistiche … S.: Dipende; sempre se una persona eccelle ce la fa anche nella difficoltà. Io ho l’esempio di una ragazza bravissima che ha fatto il liceo artistico a Lecce, poi l’accademia di Brera e ora sta lavorando in quel settore. Quindi se uno è portato, è appassionato e eccelle in quella materia ce la può fare anche in situazione di difficoltà. A.: Cosa ne pensa degli istituti privati? S.: Io dubito un po’ degli istituti privati perché potrebbero essere delle scuole messe su per creare occupazione a chi insegna. A.: Per lei sarebbe una soluzione conseguire una laurea e poi fare domanda all’esercito? S.: Ma se uno deve far domanda nell’esercito, a che serve la laurea? A.: Gli conviene entrare prima nell’Accademia? S.: È chiaro. A Marzo uscirò il bando di concorso per l’accademia militare: voi potete partecipare senza ancora aver conseguito il diploma. Se poi voi, come penso, conseguirete il diploma, è chiaro che sarete avvantaggiati. Se l’intenzione è quella, a parte il fatto che avreste potuto fare domanda presso la Scuola Militare dopo il biennio classico o scientifico, dovete provare ad essere ammessi all’Accademia militare. Conseguire una laurea per fare l’ufficiale non serve, la si prende direttamente all’accademia. A.: E riguardo le lauree specifiche? S.: Se si parla di Ingegneria a livello nazionale, qualunque specializzazione va. Sappiate che posso venire durante le vostre assemblee di classe, con il permesso del dirigente, e parlarne. A.: La differenza tra laurearsi in una università pubblica e una privata? S.: Il discorso dell’università privata più avere una valenza in più dal punto di vista del nome, ma molto spesso non della formazione o della difficoltà d’esame che anzi non hanno paragone. A livello di lavoro il titolo di studio è uguale. Però voglio dire anche dipende. L’università Cattolica del Sacro Cuore è un conto ... ma ci sono altre università pubbliche che hanno la stessa valenza della Cattolica. Se però parliamo di un concorso pubblico, il nome dell’università non c’entra. È probabile che qualche datore di lavoro privato si rivolga alla Bocconi direttamente, però non tutti possiamo andare alla Bocconi e questa è una distinzione di classe. A.: L’utilità dell’Erasmus? S.: Può essere utile a livello di esperienza, certamente; serve per una reale esperienza di Cittadinanza Europea di cui si parla sempre meno. A.: La ringraziamo per il momento e ci auguriamo di poterla presto invitare nella nostra scuola. 5 ORIENTAMENTO DOVE ANDREMO A FINIRE? Federica Sammali “Università? Quale facoltà dovrei intraprendere? E se poi mi ritroverò a lavorare al Mc Donald’s?” Queste le domande che i giovani maturandi continuano a porsi una volta terminata la carriera liceale. Ragazzi travolti dalla tempesta della crisi, desiderosi di intraprendere il percorso indirizzato all’inserimento nell’arduo mondo del lavoro, ma allo stesso tempo titubanti sulle scelte da intraprendere. Una larga gamma di opinioni e statistiche è rivolta alle svariate facoltà: quelle umanistiche offrono sbocchi lavorativi che registrano una percentuale di disoccupazione pari al 24,4%, come pure quelli offerti dalle facoltà di Scienze Politiche che registrano una flessione del 12,7%. Maggiori speranze di entrare nel mondo del lavoro sembrano aprirsi in Ingegneria, dove il tasso di disoccupazione cala al 3,1%, mentre per ciò che concerne Medicina e Chirurgia la percentuale è solo dell’1,4%. Tuttavia, non è da tralasciare neanche l’ambito di Economia e Commerci, il quale, al contrario di quanto si crede, fornisce numerosi sbocchi in ambiti aziendali. Si contano infatti il 74,7% degli studenti che sono riusciti a trovare lavoro in campo finanziario, bancario e assicurativo. Ma la società invecchia e di pari passo la popolazione occupata, cosicché anche le facoltà che sembrano poter offrire qualcosa di più, non costituiscono, ormai, un porto sicuro. Medicina e Chirurgia è, infatti, una facoltà dove si entra a numero chiuso previo sostenimento di test d’ingresso che può essere superato non già e non solo dai più bravi e dotati ma spesso anche dai più svegli e smaliziati. Trovare la via giusta, poi, sta agli studenti: poter conciliare le proprie aspettative con quelli che sono i parametri attuali non è purtroppo facile: i continui tagli che vengono effettuati in ambito universitario, i metodi di assunzione che si adottano nelle strutture a numero chiuso e le prerogative, spesso, non sono in linea con gli interessi e i sogni di ognuno. Ma gli studenti continuano a lottare con determinazione, sperando di riuscire, un giorno, a creare un “mondo migliore”, un mondo in cui il lavoro non sia semplice sinonimo di “obbligo”, ma anche un mezzo attraverso cui realizzare i propri progetti e affermarsi a livello individuale. E chissà se un giorno questo non possa accadere? ARRIVANO LE BAT BOX AL LICEO VANINI Francesca Antonaci Un rimedio naturale e sicuro contro le zanzare esiste: facilitare l’insediamento dei loro naturali predatori, i pipistrelli, nell’ambiente dove viviamo. È stato dimostrato che i “chirotteri” (è questo il loro nome scientifico), durante una notte di caccia possono ingerire fino a 10.000 insetti, che sono l'equivalente in peso di circa 2.000 zanzare. Teoricamente questi animali vivrebbero benissimo in città, dove il clima è temperato; tuttavia, a causa dell’inquinamento, della mancanza di rifugi come grondaie e sottotetti e di ambienti sicuri dove poter cacciare, sono a rischio di estinzione: ne è vietata la vendita e la detenzione ed è essenziale impegnarsi per la loro sopravvivenza. Per far ciò basta offrire loro un rifugio estivo adeguato: un parallelepipedo di legno di cm 36 per 66 con l’interno zigrinato. La “bat box”, come è stata chiamata, offre riparo proprio in ambienti urbanizzati. L’idea è degli zoologi del Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze che hanno messo su una vera e propria campagna di ripopolamento dei chirotteri denominata “BAT BOX Un pipistrello per amico” (maggiori informazioni su http://www.msn.unifi.it/CMpro-v-p-468.html) che propone l'acquisto (a prezzo di costo) di bat box, la loro installazione ed il loro monitoraggio. Il Liceo Scientifico “G. C. Vanini” di Casarano ha aderito all'iniziativa ed il 16 Dicembre 2013 ha installato sulle pareti dei suoi edifici delle bat box che ora aspettano solo di essere colonizzate! Abbiamo incontrato e intervistato il prof. A. Santoro, docente del Vanini, promotore e coordinatore dell’iniziativa. Che significato assume l'installazione di bat box proprio su un edificio pubblico come la scuola? La Scuola oggi non può più permettersi il lusso di insegnare in astratto le varie discipline, ma deve contestualizzarle nella realtà in cui viviamo: la Matematica, la Fisica, la Biologia, il Latino … non devono nemmeno apparire come “fini a se stesse” e la Scuola ha il dovere di insegnarle mostrandone fin da subito le possibili applicazioni: essa deve insegnare “cose” reali che servono nella vita reale! Il corpo docenti del Liceo Vanini, sotto la direzione della nuova Preside, Prof.ssa M. G. Attanasi, sta conducendo una vera e propria campa- gna di sensibilizzazione sul tema ambientale interessando, in modo trasversale, tutte le discipline; l'adozione delle bat box, non è che una dimostrazione di come le conoscenze acquisite a Scuola possano condurre all'individuazione di un problema (che nel caso di specie è costituito dalle sempre più devastanti disinfestazioni alari), alla ricerca delle possibili soluzioni ed all'adozione dimostrativa, ma concreta, di quella, tra queste, che abbia rilevanza didattica prevalente. Non le sembra, però, che qualche bat box possa non bastare per dimostrare qualcosa a più di 1100 studenti? Può essere, ma dobbiamo comunque tentare! Il compito della Scuola è indicare agli alunni una direzione da seguire per non perdersi nel qualunquismo del “Tanto è inutile lottare: non cambierà mai niente! Diploma a 18, laurea a 27 e disoccupato o precario per il resto della vita!” Bisogna però, riconoscere che una ancorché buona educazione ambientale, come quella che ci sta impartendo il Vanini, non è comunque sufficiente a garantire un lavoro nel futuro! Certo che no! Ciò che assicura un lavoro futuro è l'acquisizione (attraverso lo studio di “cose” reali che servono nella vita reale) di una visione critica di ciò che ci succede intorno ma propositiva piuttosto che rassegnata. Partiamo, ad esempio, dall'osservazione che le disinfestazioni alari non fanno altro che selezionare le zanzare più resistenti: esse si adattano, e resistono a dosaggi di veleno sempre più gravosi, al ritmo di una generazione all'anno quando l'uomo, viaggiando a velocità evoluzionistiche molto inferiori, non ha altrettante capacità di adattamento! Ne deduciamo che le disinfestazioni hanno sempre più scarso effetto sulle zanzare e sempre maggiore effetto sull'uomo (e sull'ecosistema)! Non ci vuole certo una laurea in antropologia per capire che si deve cercare in fretta una soluzione alternativa che sia anche eco-sostenibile! E cos'è questo se non l'individuazione di un target?! Cerchi davvero un lavoro? Prova a cercarla tu una soluzione alternativa che sia eco-sostenibile e che crei – magari – anche occupazione! Paradossalmente la capacità critica di ogni individuo non è soggetta a nessun giudizio, mentre dovrebbe essere proprio quella più valutata, soprattutto perché influisce enormemente sull’individuo che, una volta uscito 6 dalla scuola dopo il diploma, entrerà a pieno titolo a far parte della società. Non è proprio così: la Scuola, seppur lentamente a causa delle esigue risorse destinate nel nostro Paese all'Istruzione, si sta adeguando alle direttive europee che chiedono sempre più pressantemente di orientare l'insegnamento non tanto (o almeno non solo) alle semplici conoscenze ma alle abilità! Il compito del professore, ad esempio, non è (solo) quello di farti conoscere che certe sostanze velenose diffuse nell'aria uccidono le zanzare; egli deve soprattutto spiegarti come questo avviene, affinché tu possa, una volta acquisito il metodo di analisi, continuare gli studi anche in modo autonomo e fare nuove scoperte, sperimentare sostanze nuove a minor impatto ambientale o addirittura escogitare strategie alternative di intervento e magari realizzarle creando occupazione! La bat box non è che un esempio di strategia alternativa, punto di arrivo di un percorso educativo partito dalla conoscenza e che ha avuto, come tappe fondamentali, l'acquisizione di una visione critica di una realtà problematica e di una sana e propositiva consapevolezza che la si può risolvere concretamente! Cosa mi direbbe se le leggessi dall’opuscolo informativo “Un pipistrello in famiglia” dato a corredo delle bat box, la frase: “Sfratto dall’anfratto? Ecco la soluzione.”? L’anfratto, di cui ogni edificio era un tempo dotato, è un luogo nascosto e rappresenta il rifugio naturale da cui le moderne tecniche di costruzione hanno cacciato via i chirotteri esponendoli al rischio di estinzione. Cosa ha a che fare il Vanini con tutto questo? Come l'installazione di bat box reclama un'idea di mondo in cui i chirotteri possano vivere liberamente e proliferare, l'impegno di chi lavora nella Scuola per costruire “belle menti” reclama un’idea di mondo dove queste menti possano esprimere se stesse senza dover fuggire all’estero. La Scuola deve creare futuro! L’ARTE DEL RIUSO Riciclare in modo creativo può rivelarsi istruttivo e divertente. È un’arte senza limiti da applicare su tutti quegli oggettini che per pigrizia o abitudine siamo soliti buttare via. Marina Scorrano Nel 2012 è stato presentato un interessante documentario intitolato “Calle Cortes”, realizzato a Bilbao. Un’esperienza creativa, scambio di idee ed approccio costruttivo verso una tematica così attuale e da non sottovalutare. Antonella Deplano, responsabile del progetto, lo introduce perfettamente: “L’arte non è solo quella delle mostre; è anche quell’atto quotidiano intuitivo in grado di intravedere una nuova utilità negli oggetti che non sembrano averne più una. E’ uno strumento di comunicazione attraverso il quale lanciare messaggi, distribuire consapevolezza, educare ad un consumo critico e consapevole.” Ricordate ancora i vecchi floppy disk? Sono ormai inutilizzabili, ma per chi ancora li avesse lì, nel cassetto, conservati e dimenticati, con l’intenzione di buttarli un giorno o l’altro, ebbene, si ricreda: è possibile ricavare da un portapenne a un vaso per le piante fissando sei floppy disk, come mostrato nell’immagine, ed inserendo all’interno una bottiglia di plastica. E quante saranno le magliette che ormai son troppo strette o che ora non rispecchiano più i nostri gusti? È possibile realizzare un porta iPad, per quanto assurdo possa sembrare: con un semplice taglia e cuci il gioco è fatto. È possibile riutilizzare anche il vino, proprio quello che versiamo via perché troppo vecchio per essere bevuto. Il vino può essere utilizzato come disinfettante naturale per frutta e verdura: l’alcool scioglie le impurità sulla superficie ed elimina vari agenti patogeni (studio del 2005 condotto da Mark Daeschel della Oregon State University). Non privo di proprietà antiossidanti, il vino rosso è addirittura utilizzabile al posto del tonico per la pelle del viso: schiarisce ed ammorbidisce la pelle quasi come una vera e propria cura di bellezza. La creatività non ha limiti e se la si può destinare a fini nobili perché non cogliere l’occasione? DEEP WEB Jacopo Sabato L’internet che noi conosciamo è il lavoro di una lunga e continua collaborazione tra i governi di tutto il mondo e i pezzi grossi del grande impero di Internet che hanno sempre cercato di creare un web adatto per tutte le età. Quello che pochi sanno è che Facebook, Google, YouTube e gli altri siti che quotidianamente frequentiamo sono soltanto ¼ del Web. I restanti ¾ è formato dall’oscuro e misterioso Deep Web, un luogo 500 volte più grande del web conosciuto, un luogo il cui accesso è vietato in tutto il mondo. Visualizzarne i contenuti rende chiunque legalmente perseguibile da parte dell’FBI e della Cyber Police. La domanda più comune che tutti ci poniamo dopo queste inquietanti informazioni è la seguente: “Quali sono i contenuti di questo famigerato Deep Web?” Pedopornografia in primis, ma la cosa più inquietante è il mercato presente in questo lato di Internet: dai traffici di organi a mercenari pronti ad essere assoldati per uccidere una persona dietro lauto compenso e una semplice foto della vittima, ma anche armi, droghe di ogni tipo, farmaci illegali e notizie insabbiate dai mass media. Il Deep Web è strutturato come il Web normale, con siti web, forum e social network, tuttavia frequentati da gente poco raccomandabile. Gli utenti sono rigorosamente coperti da un anonimato, inoltre, i .com e i .org questi suffissi nel Deel Web sono sostituiti da .onion Cosa ancora più strana è la valuta del Deep Web: I Bit Coin, una moneta elettronica che si può conservare all’interno di una banca online che, proprio come una banca vera, li tiene al sicuro e te li fa fruttare. La transizione tra l’acquirente e il venditore avviene attraverso un sistema di passaggio tra un pc nella rete P2P in modo rigorosamente anonimo e sicuro. Come si accede al Deep Web? Accedere al Deep Web non è molto difficile se si hanno gli strumenti utili. Per accedere al Deep Web è necessario l’uso di TOR. TOR è un proxy che fa da filtro tra il nostro pc e ciò a cui ci stiamo connettendo rendendo irrintracciabile l’utente. Questo proxy consente all’utente di passare attraverso “tre nodi” presi casualmente da tutto il web prima di arrivare a destinazione. Tramite questo sistema, il percorso dell’utente non è rintracciabile. Si parla di Onion Routing perché questo sistema è formato da strati, proprio come una cipolla. Tor, inoltre, non è solo ad uso esclusivo del Deep Web, ma può essere utilizzato anche per il Web che noi tutti siamo abituati a vedere e a frequentare. Si nuota! Prima di cominciare a navigare nel Deep Web, è consigliabile aggiornare il proprio Firewall e il proprio antivirus, perché è molto semplice prendersi un virus, non inserite mai i propri dati personali sul Deep Web ed è consigliabile usare GNU/Linux e non Windows. Link utile: Come potete notare dal dominio, il seguente sito è uno dei principali portali .onion: The Hidden Wiki: http://kpvz7ki2v5agwt35.onion/wiki/index.php/Main_Page Navigate con cautela. 7 OSSITOCINA D’AMORE O DA AMARE? Francesca Antonaci “Nessuno si metterebbe al collo il cappio di un matrimonio se non fosse alquanto impazzito e nessuna donna entrerebbe nel letto di un uomo se pensasse ai dolori del parto e ai fastidi di allevare i figli. La vita, quindi, è bella solo quando non si ragiona” è quello che scrive Erasmo da Rotterdam in Elogio della Follia. Il filosofo quattrocentesco non poteva essere più attuale poiché da poco è stato scoperto che sia l’innamoramento sia la follia sono generati dal medesimo ormone, l’ossitocina che, se prodotto in eccesso dalla ipofisi, stimola l’utero e alterna il funzionamento del cervello. Il cioccolato fondente, tra i suoi 500 composti chimici, contiene anche la feniletlamina, coadiuvante del rilascio di dopamina che a sua volta stimola la produzione dell’ossitocina. Ricercatori dell’Università di Bar-Ilan di Tel Avivi hanno dichiarato questo ormone collante nei legami affettivi e, secondo quelli dell’University of Maryland School of Medicine, riduce lo stress, aiuta a socializzare, aumenta la fiducia e l’empatia con il prossimo. Il livello di questo ormone è molto quando si allatta un neonato, ma cresce esponenzialmente quando ci si innamora. “Se un ormone può rendervi allegre e farvi sentire amate, se per ritrovare […] il sorriso sulle labbra basta […] metterci a chiacchiera con un persona cordiale, potete immaginare quale terremoto emotivo si scatena quando si abbraccia qualcuno?” si chiede l’autrice di “Ex the city”. Secondo la bioenergetica, infatti, il tocco affettuoso della pelle, rilascia le tensioni dei musconi a cui sono connesse le ansie dell’anima. Dal punto di vista chimico ciò si spiega con l’aumento dei livelli dell’ossitocina, antagonista del cortisolo. I livelli elevati di quest’ultimo, nel caso di ansia, stress e paura, produce l’accelerazione dei processi di invecchiamento e la riduzione dei fattori immunitari. Per ovviare a questo si devono ripristinare i livelli di ossitocina con dimostrazioni d’affetto … o mangiando cioccolata! Il nostro Erasmo aveva, quindi, già scoperto nel 1509, l’esistenza del “Mago di Oz del nostro corpo”, come più tardi l’ha definita A. Heminsley: l’ossitocina, che “ci fornisce tutte le cose belle, le emozioni e le reazioni di cui gran parte di noi gode quando vive al meglio.” DOSSIER L’[IN]ESISTENZA DI DIO Marco Stefanelli L'idea di Dio e, in particolare, della sua esistenza, è una questione vecchia quasi quanto la stessa specie umana. Oggi, agli albori del terzo millennio, siamo in grado di dare una risposta alla domanda: «Esiste Dio?» ? Purtroppo no, ciò non toglie che si possa comunque provare. È opinione di chi scrive, infatti, che, seguendo una serie di punti caratterizzati da premesse ed eventuali dimostrazioni (o confutazioni) nello schema delle rigorose dimostrazioni geometriche che si svolgono a scuola, si possa arrivare alla conclusione dell'inesistenza di Dio. Ma procediamo per gradi, cominciando dai motivi per i quali Dio potrebbe esistere. La "prova" ontologica Se la mente umana è in grado di concepire l'idea di un essere perfetto, questo, in quanto tale, deve necessariamente esistere. Questa viene inizialmente proposta da Sant'Anselmo per poi essere ripresa da Cartesio: la mente pensa ad un essere perfetto il quale, in quanto tale, deve necessariamente esistere, altrimenti non sarebbe perfetto e la mente non lo concepirebbe. In realtà, questo prova soltanto che il concetto di "perfezione" include quello di "esistenza", esattamente come il concetto di "moglie" include quello di "marito". Inoltre non tutto ciò che la mente concepisce esiste: ad esempio, la mente è in grado di concepire l'idea di un cavallo alato, nonostante questo, però, Pegaso rimane un semplice mito. La "prova" cosmologica Ogni cosa, universo compreso, ha una causa, un'origine. Si risale così a qualcosa che è stata causa di tutto, una "causa prima", necessariamente "incausata". Questa causa è Dio. È il caso di Aristotele: ogni cosa ha moto a causa di un motore. Risalendo al motore di ogni cosa si arriva a Dio, che muove (o meglio, per il quale si muove) tutto, senza essere a sua volta mosso: un «motore immobile» , quindi. Per cominciare, l'intera tesi è contraddetta dalla premessa: se tutto ha una causa, anche Dio deve averne una. Al limite si dovrebbe spiegare perché Dio sarebbe "esente" dall'averla. Per di più, il principio aristotelico secondo il quale ogni cosa che si muove deve avere un motore è ormai smentito da secoli e tale confutazione è espressa nel primo principio della dinamica . Ad ogni modo, comunque, anche così facendo si risalirebbe semplicemente (ed ipoteticamente) a qualcosa di più grande e complesso dell’universo, ma niente prova che ciò sia Dio. La “prova” teleologica L’universo è ordinato da leggi naturali e la sua complessità esclude la possibilità del “caso”: come ad esempio dietro un orologio c’è un orologiaio, dietro l’universo c’è Dio. Questo ci riporta ad esempio al nous di Anassagora: se anche questo non può essere precisamente assimilato a Dio, Anassagora stesso lo definisce «intelligenza ordinatrice» . Molte “leggi”, a dire il vero, non sono tali in quanto frutto di medie statistiche basate sul calcolo probabilistico. Tutte le leggi naturali, poi, non sono leggi prescritte: esse descrivono semplicemente un fenomeno, non lo “regolano”. Per esempio: se un uomo ruba, infrange una legge prescritta, ma se un oggetto non rispettasse la legge di gravità questa andrebbe ricontrollata ed eventualmente corretta. Non si può dire poi che l’universo sia perfetto in quanto gran parte di esso è invisibile ai nostri occhi: questo esclude l’attributo “perfetto” di un eventuale Dio creatore, ed è molto difficile concepire un Dio imperfetto. Ad ogni modo, l’esistenza di leggi che regolano l’universo, perfetto o meno, dimostrerebbe solo l’esistenza di un Dio “ordinatore”, non creatore. Rimarrebbe quindi da capire l’origine di tutto, Dio ordinatore com-preso. La “prova” morale La conoscenza che ogni uomo ha del bene e del male, di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in quanto universale deve venire da un ente esterno e/o superiore all’umanità: questo è Dio. Come sostiene infatti Dostoeskij: «se Dio non esiste, allora tutto è permesso» . L’universalità della moralità (già di per sé non universale) non dimostra certo l’esistenza di un ente sovrumano il quale, tra l’altro, per essere definito “buono” e “giusto” deve necessariamente sottostare anch’egli alla moralità a lui superiore . La stessa storia dell’umanità, poi, è la più evidente confutazione: i crimini commessi e permessi nella storia dalle religioni sono stati talmente tanti che semmai è vero il contrario di ciò che afferma Dostoeskij: «se Dio esiste, allora tutto è permesso» ! La mancanza di risposte della scienza Ci sono tantissime cose che la scienza 8 non riesce a spiegare, fenomeni la cui causa o origine sono perfettamente spiegabili attraverso Dio. In generale, solo perché una risposta ad un problema sia adatta o plausibile, non significa che sia vera. Secondo questa logica, infatti, tutti i sospettati di un crimine, ad esempio, sarebbero automaticamente e necessariamente colpevoli. È interessante, poi, considerare l’idea di Margherita Hack a riguardo: «Il compito della scienza è cercare di capire quali siano le leggi che regolano l’universo, la nostra vita, i nostri pianeti, senza ricorrere a Dio. Ricorrendo a Dio non c’è più bisogno di scienza. È come se Dio ci desse da fare le parole crociate, tanto poi se non si fanno, spiega tutto lui. Il compito della scienza è proprio quello di fare a meno di Dio» . L’esperienza religiosa Molte persone sostengono di aver avuto un contatto diretto con Dio, questa è dunque una prova definitiva della sua esistenza. Molte persone sostengono di aver avuto un contatto con Dio, allo stesso modo in cui moltissimi altri sostengono di aver avuto contatti con forme di vita aliene o con il fantasma di Michael Jackson e come, tra l’altro, un sesto della popolazione mondiale non crede in Dio . L’esperienza religiosa rimane una convinzione intima e personale assolutamente non generalizzabile. Detto questo, passiamo ad analizzare i motivi (ulteriori) per i quali Dio non esisterebbe. La pluralità delle religioni Nel mondo esistono migliaia di religioni, ognuna delle quali nata per precise ragioni storico-culturali. Come può questo giustificarsi con l’univocità di Dio? Oltre alla possibile risposta data dalla “messa alla prova” di Dio già smentita precedentemente, le risposte possibili rimangono due: Dio ha scelto solo pochi “eletti” e/o subordinato la diffusione della sua religione all’arbitrio umano; ovvio dire che tale subordinazione è alquanto inefficiente e l’idea di un Dio “selettivo” non dà quella di un Dio “buono” e “misericordioso” il quale fine è la “salvezza” dell’intera umanità: da qui la perdita dell’attributo “perfetto” e, come detto prima, la difficoltà nel concepire un Dio imperfetto. Oppure, semplicemente, la risposta è che Dio non esiste. La mancanza di un motivo Un essere perfetto, in quanto tale, è caratterizzato dalla totale assenza di bisogni e da un perenne equilibrio di tutti i suoi attributi (ad esempio un essere perfetto ha sia “amore” che “odio” in equilibrio tra loro, un equilibrio che per altro ci rimanda alle idee di Empedocle). Un essere di questo tipo non ha quindi alcuno motivo di mettersi a creare: ne deriva che il Dio creatore è imperfetto o che tale Dio non esiste. Recenti discussioni di chi scrive con figure religione hanno fatto emergere le seguenti argomentazioni: «Dio crea per amore delle sue creature e Dio prova piacere nel creare. In generale, comunque, con o senza la creazione a Dio non cambierebbe nulla». Prima di tutto non ha senso amare qualcosa che ancora non esiste: Dio non può creare le “sue” creature perché le ama in quanto non esistono ancora. Per di più l’idea di un Dio “amore” rompe l’equilibrio amore-odio sopra menzionato, facendo cadere, per l’ennesima volta, l’attributo “perfetto”. Se poi Dio crea per piacere, questo significa che dopo la creazione Dio ha più piacere di quanto ne aveva prima della creazione, una differenza di piacere reale e quantificabile che non solo rivela che Dio ha bisogno di creare (e, secondo quanto detto prima, perfezione è assenza di bisogni), ma dimostra anche che con o senza la creazione a Dio cambia qualcosa. Per tutti i punti presi in considerazione, si arriva ad un’unica conclusione: l’inesistenza di Dio. Rimane però da rispondere a due quesiti: perché la maggior parte delle persone crede in Dio? Senza Dio, che senso ha la vita? È opinione di chi scrive che l’idea di Dio sia talmente radicata e profonda nella società al punto che è difficile smettere di credere. Da bambini, infatti, ci viene insegnato che esiste Dio, esattamente come ci viene detto che esiste Babbo Natale. Con il passare degli anni, però, mentre l’idea di un vecchio paffuto vestito di rosso (se non direttamente smentita) non viene più alimentata, l’idea di Dio continua a crescere forte nella mente, a cominciare dalle classiche [e odiose] espressioni quotidiane quali ad esempio «se Dio vuole» o «grazie a Dio» fino alla messa ogni domenica. Che senso ha quindi la vita? Ebbene, è opportuno concludere con le parole di Roberto Grendene : «Non esiste “il” senso della vita. Sta a noi darglielo». Per ulteriori informazioni sull’argomento: http://www.uaar.it/ateismo/inesistenza-di-dio Per avere una copia del saggio al completo se ne può fare richiesta per l’invio dell’intero file in formato PDF. PERSONAGGI RICORDO DI NONNA HACK Marco Stefanelli LIBRARIA I BERSAGLI DEGLI PSEUDO-LETTORI Sempre più autori, con le loro opere, vengono colpiti dall’artiglio degli pseudo-lettori. Marina Scorrano Di nonne ne ho, come pure ne ho avute, ma, senza nulla togliere a quelle cui sono legato da una semplice questione biologica, di una in particolare conserverò sempre il ricordo: Nonna Hack. Per quanto ognuno di noi si circondi di persone like-minded, tutti cerchiamo all’interno del nostro nucleo familiare una figura che rispecchi i nostri interessi, per identificare in questa un’origine, un senso di appartenenza che appaghi quel senso di incompletezza. Nella disperata ricerca di questa figura, mi sono accorto che una forse l’avevo già trovata al di fuori del contesto familiare, una persona che rispecchiava appieno i miei ideali e condivideva i miei interessi, una figura grande ma tenera quanto una nonna, come una nonna, una di quelle che anziché raccontarti Cappuc-cetto Rosso ti racconta del nostro pianeta; anziché Cenerentola il nostro Sole, invece di Biancaneve il nostro Universo. È così che ho cominciato ad interessarmi della sua vita, a guardare i suoi video su YouTube e a scoprire pian piano quale grande e fantastica persona è stata. A pochi mesi dalla sua scomparsa, ancora si sente la fortissima eco di questa donna che è riuscita a scalare le vette più alte della fisica, arrivando dove pochi oggi possono vantarsi di essere arrivati: professoressa di astronomia all’università, prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Firenze (e ad averlo portato a rinomanza mondiale), membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei (e in questo la nostra redazione non è di parte). Attivissima cittadina anche in ambito politico e sociale, famosa per le sue battaglie all’insegna della laicità come ad esempio la lotta per i diritti degli animali (animalista convinta e vegetariana sin da bambina, Margherita diceva di non mangiare carne perché le sembrava «veramente atroce uccidere milioni e milioni e milioni di animali, un’ecatombe ogni giorno sulla terra»). Oltre a queste e a tante altre mansioni, non ha mai rinunciato a concedere un po’ del suo tempo per numerose interviste, anche a sorpresa, anche a casa sua, delle quali internet è pieno, per non parlare poi dei meravigliosi libri da lei scritti, dai quali si evince il suo profondo amore e la sua immensa passione per gli argomenti trattati. Sempre aperta al dialogo anche con chi non la pensava come lei, sempre pronta a dare risposte pacate e rispettosissime degli altri e sempre sorridente: ancora oggi, guardando il video di lei a Che tempo che fa, sorrido quando alla maliziosa domanda di Fazio «Professoressa, ma lei si è sposata in chiesa...?» lei risponde sorridendo «Sì, per accontentare i miei... Mi vergognavo come un cane!». Concludo nella speranza che altri, leggendo, si incuriosiscano e si interessino a questa meravigliosa figura; meravigliosa non solo per me, ma per l’intera umanità. Nel frattempo, Nonna Hack è in cielo, ad insegnare agli angeli che non esistono. 9 È oramai esercizio comune quello di mentire sulle letture. Secondo una recente indagine svolta dal “The Atlantic Wire” più del 60% fra noi dice di aver letto classici e non della letteratura mondiale, ma ne conosce la trama solo grazie a film o recensioni, operando sorte di copia-incolla al momento del bisogno. Giusto per ostentare una cultura che fondamentalmente non si possiede. Mi chiedo: “Se si cercano tutti questi sotterfugi per sembrare colti agli occhi della gente e rendersi invidiabili vorrà dire che ci si vergogna o perlomeno non si è affatto fieri di avere simili lacune; dunque perché non si cerca un vero rimedio, ma solo apparente?” Perché è all’apparenza che si punta, evidentemente. Accade sempre più spesso fra i giovani di sentirsi emarginato dagli altri solo perché non si possiede una delle ultime novità della tecnologia o per altre bazzecole (il trucco, lo sport, la musica). Mi turba particolarmente il fatto che si stia abusando perfino del concetto di lettura, perché - ahimè – troppo spesso è di concetto che si parla, non di fatti concreti. Lo studio interessante e simpatico del sopracitato “The Atlantic Wire” conclude il suo intervento suggerendo: “Read what you love and love what you read”, che proprio con la sua scorrevolezza ci lascia riflettere sull’importanza delle scelte e soprattutto sull’importanza delle proprie scelte. Top ten dei libri più apprezzati a prescindere. 1) 1984 – G. Orwell 2) Guerra e Pace – L. Tolstoy 3) Grandi speranze – C. Dickens 4) Il giovane Holden – J.D Salinger 5) Passaggio in India – EM Forster 6) Il signore degli anelli – JRR Tolkien 7) Il buio oltre la siepe – H. Lee 8) Delitto e castigo – F. Dostoevsky 9) Orgoglio e pregiudizio – J. Austen 10) Jane Eyre – C. Bronte DIARIO DEL SEDUTTORE, S. KIERKEGAARD RECENSIONE Marina Scorrano Siamo nel 1843. Un uomo girovaga per le strade di Copenhagen, un uomo secondo cui l’intero mondo è uno spettacolo da contemplare, su cui fantasticare e da cui trarre godimento. È proprio da questa contemplazione, fantasia e piacere che il nostro protagonista, Johannes, seguendo propri dogmi e leggi, si nutre soddisfacendo quella che è per lui l’arte della seduzione. Egli è vittima ed allo stesso tempo carnefice: vittima di un’arte che lo porterà all’eterna insoddisfazione, all’affannosa ricerca della bellezza e alla disperazione, una volta che questa è perduta. Succube della propria arte, assume le sembianze del carnefice, del predatore che adocchia il suo bersaglio e gli si scaglia contro. Le fanciulle che notano la sua attrazione ne restano turbate poiché nulla accade, eppure tutto è già avvenuto. Ambiguità e tormento: possono essere queste le parole che meglio rappresentano questa storia. Johannes è lo sconosciuto di cui quasi tutto ci è noto: possiamo, in certi punti prevedere le sue mosse e sorprenderci per ciò che compie alla fine. Ciò che è certo è che ci travolgerà grazie alla sua costante riflessione, al suo mutevole pensiero, alla sua misteriosa inquietudine e al fascino che deriva dalle sue parole. Vive per l’estetica, da essa prova maturare l’idea dell’anima delle sedotte. Si immerge in questa dimensione in cui è compreso immancabilmente l’erotismo, il “vedo-non vedo”. Teoria e strategia entrambe basate sul disorientamento dell’amata. “Ecco come s’incomincia: si neutralizza la sua femminilità con l’ironia – scrive Johannes – nelle acque agitate si pesca meglio. Quando una ragazza è turbata, si può osare con successo quello che altrimenti fallirebbe”. Purché la strategia porti al successo, il seduttore gioca la carta della sorpresa: “A saper sorprendere, si vince sempre la partita. Le energie dell’avversario, infatti, vengono momentaneamente annullate, cosicché esso non può reagire”. In tal modo viene ridestata la femminilità e con essa anche la tensione: “ella la oltrepasserà, e la sua femminilità raggiungerà un’altezza sovraumana”. A questo punto sarà la stessa preda a dedicarsi alla passione. “La norma della mia condotta” – continua – “è questa: io nulla desidero che non mi venga donato liberamente”. Dal momento che questo culto non può che portare alla disperazione, Kierkegaard sembra volerci porre dinanzi all’esempio da non seguire. Ciò di cui si ha veramente bisogno è un innalzamento spirituale, qualcosa di molto più alto a cui auspicare. Nulla a che vedere con le A PROPOSITO DI LEI, BANANA YOSHIMOTO RECENSIONE Sara Macagnino L’universo della giapponese Banana Yoshimoto è sempre stato intriso di atmosfere fuori dall’ordinario; le sue realtà s’intrecciavano con esperienze sovrannaturali e sentimenti profondi spesso ostacolati da legami di sangue e circostanze sfavorevoli, creando un contrasto tuttavia impercettibile da parte del lettore. Allo stesso modo, la Yoshimoto ha la capacità di far viaggiare il suo lettore dai giapponesi alberi i ciliegio agli italiani uliveti. Con A proposito di lei la signora dell’amore e dell’introspezione approda in un universo diverso rispetto a quello da lei precedentemente descritto, un universo in cui oscure vicende e amore sono filtrate attraverso una maturità nuova. Il romanzo si basa interamente su una figura, quella di Yumiko, ragazza tranquilla e so-litaria che tuttavia sembra soffrire di vuoti di memoria riguardanti il suo passato segnato da avvenimenti traumatici come la morte in circostanze tragiche dei suoi genitori. Tuttavia, una luce, una speranza, è rap-presentata da un ragazzino, suo cugino, con il quale la bambina riusciva ad evadere dalla realtà triste a cui era costretta. Solo molti anni più tardi, quando ormai non vi sono più rapporti tra i due, che si rincontre-ranno e decideranno assieme di intraprendere un viaggio per riscoprire i ricordi che Yumiko ha perso spo-standosi da una parte all’altra del Giappone, tra ospedali e case abbandonate, ristoranti e incontri con vec-chie conoscenze. Proprio quando tra i due sembra nascere qualcosa che va al di là di una semplice simpatia e complicità, Yumiko si renderà conto che tutto ciò che sta vivendo e l’assenza di ricordi sono dovuti ad un unico fattore che conduce il romanzo verso un finale inaspettato, mozzafiato. POP-CORN & COKE VOI DITE CHE UNA DITTATURA IN GERMANIA NON SAREBBE PIÙ POSSIBILE? Sara Macagnino Die Welle – L’onda, è la storia verosimile di vite umane fragili come quelle di semplici liceali tedeschi che per la prima volta si trovano a fronteggiare una questione che, nonostante sia vecchia, è ancora attuale. Reiner è un professore di educazione fisica che non riesce a guadagnarsi l’autostima dei suoi colleghi, è sottovalutato ma nonostante ciò conduce una vita tranquilla con sua moglie in una casa in riva ad un lago. La sua vita procede tranquillamente finché, durante una settimana a tema, non decide di programmare un esperimento durante il quale viene affrontato il tema dell’autocrazia per rompere la noia della classe e per dimostrare come possa essere semplice ricadere di nuovo nella trappola della dittatura, dal momento che la classe affermava il contrario. Così, per unire ulteriormente la classe, Reiner decide di cambiare di posto i ragazzi e dividere dunque i classici sottogruppi, impone di alzarsi in piedi ed essere concisi nelle opinioni; ulteriore passo è quello di 10 scegliere un nome al gruppo che sta formandosi, un nome capace di uniformare ulteriormente la classe: la maggioranza opta per l’Onda, e sarà in seguito deciso di far indossare a tutti una camicia bianca, inizialmente indossata al fine di azzerare le disuguaglianze e risultare tutti uguali, allo stesso livello; sceglieranno perfino un saluto da utilizzare solo tra di loro. Solo due tra le ragazze che fanno par-te della neoclasse decideranno di non seguire la regola della “camicia bianca”, ovvero Mona e Karo, che infatti decideranno di ribellarsi nei confronti del gruppo partecipando alle lezioni indossando delle comuni magliette colorate al posto di indossare la camicia. Le due ragazze, in particolar modo Karo, subiranno la loro scelta sulla loro pelle, poiché la camicia bianca presto diverrà un simbolo d’appartenenza che si estenderà non più solo a quel gruppo, ma anche ad altri studenti dello stesso liceo, e saranno per questo motivo alienate e trattate con diffidenza. Reiner spronerà infine i ragazzi a marciare all’unisono, pur di far capire loro il significato di gruppo. Le due ragazze che si renderanno ben presto conto della situazione in cui il gruppo sta catapultandosi, decideranno di stampare degli articoli di protesta da diffondere tra le mura della scuola e oltre, mentre L’Onda continuerà la sua evoluzione, identificandosi ulteriormente in un simbolo che verrà, nell’arco della stessa settimana, stampato su adesivi che saranno affissi dai ragazzi in tutta la città, e raffigurato su vetrine ed edifici sotto forma di graffiti e stencil. Si giungerà ad una forma di estremismo che porterà questa sorta di “movimento” a collassare su sé stesso tragicamente. Giunti ormai ad un punto di non ritorno, Marco, studente e ragazzo di Karo, agirà sotto l’influsso della minidittatura ormai instaurata e ricorrerà alla violenza per attaccare tutti coloro che gli si opporranno, Karo inclusa; sarà in quel momento che deciderà di correre dall’insegnante per imporgli di fermare il movimento ormai in caduta libera, poiché solo egli può farlo. Entro la fine del film, il professore deciderà di convocare il gruppo all’interno di un’aula mettendo in atto una farsa e inscenando un vero e proprio comizio totalitario che svelerà dopo pochi attimi, creando stupore e meraviglia tra gli studenti e facendo loro capire quanto invece fosse stato facile ricreare una dittatura simile a quella instaurata anni prima col Terzo Reich. Tutti accetteranno e comprenderanno l’accaduto, tranne uno: Tim. Il ragazzo, incredulo, vedrà crollarsi addosso l’unica sicurezza che gli aveva dato uno scopo, l’Onda, che per lui rappresentava una famiglia. Disperato, si separa dal resto del gruppo tirando fuori una pistola con cui sparerà dapprima ad un compagno, ferendolo, e poi a sé stesso, togliendosi la vita. Reiner sarà in seguito portato via sotto gli occhi di tutti, sua moglie ed i suoi alunni compresi, per poi essere arrestato. Per quanto la storia inscenata possa sembrare paradossale, essa è tratta da un libro basato su un fatto reale di cronaca avvenuto durante la fine degli anni ’60, e credo che questo sia il sintomo di quanto, nonostante possa sembrare assurdo l’instaurarsi di una dittatura, possa invece essere più che possibile; ci vuole poco, infatti, ad alimentare passioni ed entusiasmi di una massa di cittadini portatori di rabbia repressa, ed è ancora più semplice che ciò avvenga se i cittadini in questione sono malleabili come la maggioranza degli adolescenti e, ancora, convertire questi entusiasmi in cieca fiducia nel primo leader che si candida; in una situazione di paura e scontento, si è tutti molto bravi a distribuire ottimismo al fine di manipolare menti e persone, “come se niente fosse, come se fosse giusto”. EASY VOGUE IL PARADOSSO DELLE RIVISTE DI MODA Alessia Malagnino Stese al sole o davanti ad un bel caffè caldo: per noi donne ogni momento è buono per sfogliare una rivista di moda e inevitabilmente ci troviamo a sognare di questo o quel vestito che indossava Kate Moss alla sfilata di Armani. Molto spesso però, i nostri vagheggiamenti vengono interrotti da un brusco ritorno alla realtà causato da 3 o 4 numeretti messi in fila uno dietro l’altro. “Un tubino rosso, 1200 euro??”. Ebbene sì, nonostante stiamo tutti vivendo un periodo di crisi, gli editoriali non demordono e continuano la loro spietata campagna di pubblicizzazione dei brand. Una soluzione per ovviare a questo problema c’è. Facendo un giretto tra le catene lowcost possiamo trovare gli stessi capi indossati dalle star, con prezzi molto molto più bassi. Cara Delevigne è una delle modelle teen più seguite al momento,sarà per i suoi capelli biondissimi o per il suo look un po’ urban. Qui sotto, vediamo come sia riuscita ad accostare due fantasie grunge must have di questa stagione: la camicia “boyfriend”, ossia quella rubata al nostro ragazzo: oversize, in flanella e a quadri, che crea volume; la mimetica, che fa parte allo stesso modo dello stile maschile. Per essere chic come lei non per forza biso-gna disporre anche del suo portafoglio, ma svolgendo un accurato lavoro di ricerca tra le mille catene d’abbigliamento possiamo ritrovare i suoi stessi capi, a prezzi cheap! Ciò che veramente conta non è copiare il look delle star. Lo si può benissimamente essere guardandosi allo specchio e pensando “Oggi sto veramente bene, sarei capace di conquistare il mondo”. DIARIO DI UNA SHOPPING ADDICTED Alessia Malagnino Proprio ieri girovagavo per le vetrine di un centro commerciale e come al solito mi sono fatta prendere dalla frenesia dei saldi. Quale toccasana migliore per rendere una giornata degna di essere vissuta? Mi sono buttata sulle scarpe. Zara, H&M e chi più ne ha più ne metta. In prima linea però, ho trovato uno dei trend di questa e della passata stagione. I biker boots. Ingioiellati, borchiati o con ruches per le più romantiche rimangono sempre i preferiti soprattutto per chi predilige gli outfitcomfy-chic. Straordinari i modelli proposti da Primadonna e Zara (In foto) che richiamano un po’ gli anni80 , perfetti con gonne in ecopelle a vita alta per un look romantico e aggressivo allo stesso tempo, ma anche con i jeans per richiamare quell’ effetto bohémien di cui Kate Moss è la madrina. E chi dice che non si possano usare con i minidress? I modelli con applicazioni floreali o piccoli bijoux come quello di Asos (A lato) sono adatte a coloro che nemmeno nelle giornate più buie e p i o v o s e riescono a rinunciare al loro tocco di femminilità! I colori disponibili sono innumerevoli. Certo, il nero è quello prediletto perché esprime al meglio ciò che i biker sono, cioe un accessorio decisamente forte da portare con disinvoltura; ma sono anche diffusi i modelli in marrone, beige e color cammello che riprendono i toni color terra,tanto di moda in questo inverno. Non potevano mancare nemmeno sulle passerelle di Saint Laurent che propone dei modelli sfarzosi (In foto), ma anche basic come quelli proposti nelle sfilate,prettamente abbinati a vestitini più scintillanti. Insomma i biker boots sono un must have che bisogna avere nell’armadio. Sono un accessorio basic che può essere personalizzato e adattato in più occasioni d’uso. Abbinati con parigine e magari con un paio di collant a pois o a fantasia che Calzedonia ha proposto per questo Autunno/Inverno 2013 2014 vi doneranno un look non indifferente. 11 CURIOSITY VERDI RIMEDI Una maglietta macchiata che non può essere lavata e che per questo motivo è abbandonata nell’armadio o, più spesso, gettata via; strofinacci usurati destinati ad esser gettati, anche questi; poca fantasia in cuci-na; valigie troppo pesanti per affrontare un viaggio; troppo poco spazio per sistemare le suddette “scartof-fie”, e così via. Questa rubrica è finalizzata a darvi dei semplici consigli, i famosi “consigli della nonna”, per vivacizzare la nostra routine quotidiana all’insegna della semplicità ma, soprattutto, del riciclo e dell’ecocreatività. L’Antizanzare Circondarsi di ciotoline piene di monetine, fili o pezzetti di rame tiene lontane le zanzare. L’Antirestringimento Per evitare che un capo d’abbigliamento si restringa basta lasciarlo in ammollo per una notte in una ca-piente bacinella riempita di acqua calda e aceto. L’ossigeno smacchiatore Per smacchiare facilmente e senza fatica le macchie di sangue dai tessute basta irrorarle con un po’ di co-mune acqua ossigenata: si spruzza sulla macchia fino a che non si sviluppa la schiuma e poi si lava normal-mente il capo in lavatrice. L’Antirestringimento Per evitare che un capo d’abbigliamento si restringa basta lasciarlo in ammollo per una notte in una ca-piente bacinella riempita di acqua calda e aceto. Lo sblocca cerniere Quando si inceppa una cerniera, soprattutto se lunga e con i denti di metallo, basta sfregarla con un pezzo di sapone o con una candela, oppure si può cospargerla di borotalco e spazzolarla. Un dolce caffé Prende un aroma intenso e gradevole il caffè preparato aggiungendo nel filtro un pezzettino di cioccalato o di vaniglia. Brodo di asparagi Mai buttare i gambi degli asparagi: se cotti in acqua bollente, diventano un ottimo brodo per insaporire zuppe di verdure o per cuocere verdure al vapore. Lame per pizza Le forbici sono uno strumento perfetto anche per tagliare pizze e focacce senza impasticciarsi. Basta pianti Mettete le cipolle pelate o intere immerse in acqua ghiacciata: aiuta a non lacrimare quando le si taglia. Acqua antiodore Per togliere l’odore sgradevole di aglio o cipolla dalle dita basta tenerle per dieci secondi sotto l’acqua cor-rente fredda. Non si devono toccare fra loro, né serve il sapone. Funziona! Ricotta leggera Un etto e mezzo di ricotta equivale ad un etto di burro, ma la torta risulterà molto più leggera, con 210 ca-lorie invece di 700. La sostituzione, però, non è possibile con le crostate e la pasta frolla.