APOSTOLATO UNIVERSALE – Continuità e sviluppo
Rivista semestrale dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti – Roma
Anno XV – n. 29/2013, pp. 17-28.
STUDIO E FORMAZIONE
LA TOTALE FIDUCIA IN DIO,
NOTA CARATTERISTICA
DELLA SPIRITUALITÀ DI VINCENZO PALLOTTI
Suor Armida Sacco CSAC
Roma, 18 ottobre 2012
INTRODUZIONE
La riflessione sulla totale fiducia in Dio di san Vincenzo Pallotti è stata un’occasione per cercare
alcuni testi pallottiani, meditarli e farne oggetto di preghiera. In san Vincenzo ricorrono espressioni
intense di fiducia totale in Dio. L’approfondimento delle accentuazioni della sua fiducia in Dio dimostra
che essa era un atteggiamento abituale nei suoi pensieri, nelle scelte e nel desiderio di gloria infinita di
Dio e di salvezza delle anime ed aveva una grande importanza nella sua vita spirituale.
Il tema si inserisce nelle celebrazioni dell’Anno della fede. Benedetto XVI nella lettera apostolica
“Porta fidei” ci esorta ad intensificare “la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a
rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di
profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo”1 . Accogliamo questo invito ed
impegniamoci a vivere in fedeltà dinamica il carisma di Vincenzo Pallotti, al quale chiediamo
soprattutto il dono di evangelizzare il nostro cuore, per verificare la qualità della nostra fede-fiducia in
Dio, ponendoci in cammino con più entusiasmo, insieme a tanti fratelli e sorelle. In questo modo
rispondiamo anche all’invito di Benedetto XVI il quale nell’omelia durante la santa Messa per l’inizio
del suo pontificato, ricordava: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono
mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso
l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”2.
Gli spunti di questa riflessione sono incentrati intorno a quattro nuclei:
– humus della fiducia-speranza in Vincenzo Pallotti;
– il rapporto fede-speranza nella spiritualità del Pallotti;
– fiducia totale, nota caratteristica della vita del Pallotti;
– l’importanza della fiducia totale in Dio per il cammino spirituale.
1. HUMUS DELLA FIDUCIA–SPERANZA IN VINCENZO PALLOTTI
Noi moderni abbiamo rimosso e cancellato il rapporto con l’humus, però la realtà mostra che le
radici non possono essere eliminate: creano le premesse, non soltanto biologiche, per lo sviluppo di
1
Cfr. Benedetto XVI, Motu proprio “La Porta della fede” (11 ottobre 2011), Libreria Editrice Vaticana, Città
del Vaticano 2011, pp. 28 (= Porta fidei), qui Porta fidei, n. 8.
2
Benedetto XVI, Un servizio alla gioia di Dio che vuol fare il suo ingresso nel mondo (omelia del 24 aprile
2005), in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. 1 (2005), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005, p. 23.
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ogni essere vivente3.
L’ambiente di grande pace, fiducia e fervore religioso della famiglia Pallotti è stato fondamentale
per la crescita umana e cristiana di Vincenzo Pallotti che era un bambino sereno, di buon umore e che,
già da piccolo, si prefiggeva obiettivi più elevati rispetto ai suoi coetanei.
I suoi “santi genitori” lo hanno accompagnato sin dalle prime esperienze di vita, gli hanno
trasmesso con l’esempio di vita i valori cristiani e la certezza che Dio è Amore. Il piccolo Pallotti
vedeva in loro l’autorità di Dio. Spesso ripeteva: “Il Signore mi ha dato dei genitori santi: che conto
debbo rendere io a Dio, se non ho profittato dei loro santi insegnamenti!”, oppure: “Questo me l’ha
insegnato mia madre”4. Scrivendo sulla santità di sua madre, alla fine della vita molto malata, affermava
che ella aveva una così viva presenza di Gesù che diceva: “mi pare sempre di vederlo come era su
questa terra, quando trattava con i SS. Apostoli”. Poi proseguiva: “l’ho veduta genuflessa sul letto dei
suoi dolori innanzi la immagine di Gesù Nazareno e con mia grande consolazione spirituale l’ho sentita
in tale posizione ringraziare Gesù con lacrime di tenerezza perché si era degnato di visitarla con tale
malattia”. Ed infine diceva: “quanto più andava perdendo vita del corpo, tanto più andava riempiendosi
di Dio, che è vita eterna”5 . E di suo padre Pietro Paolo scrisse: “Nel mio padre mi aveva dato Iddio un
esemplare di un cumulo di virtù difficili ad immaginarsi (...)”6. Queste affermazioni danno l’idea del
clima di fede che respirava Vincenzo Pallotti, anche nelle difficoltà familiari.
Ansgar Faller SAC ribadisce l’influsso esercitato in famiglia dalla zia materna, Rita de Rossi,
clarissa7, con cui Vincenzo ha vissuto un periodo significativo della sua giovinezza. Anche i contatti
con l’Oratorio di san Filippo Neri, le frequenti visite a varie chiese e conventi di Roma, la devozione
alla Madonna e a san Francesco d’Assisi, l’amicizia con grandi santi ed i rapporti con la sua guida
spirituale, don Bernardino Fazzini, hanno contribuito alla crescita della sua fede-fiducia8.
La fiducia in Dio si intensificò soprattutto dopo la sua ordinazione sacerdotale (1818), negli
incontri con tante persone, a motivo del suo apostolato vario ed intenso. Il Pallotti era coerente con gli
obiettivi da raggiungere, tra i quali ce n’era uno che dominava su tutti gli altri: sforzarsi in
continuazione di progredire un po’ ogni giorno verso la santità, procedere sotto lo stimolo del “sempre
più” per “andare sempre avanti”.
La fiducia in Lui non era solo empatia che gli permetteva di interagire positivamente con se stesso
e con gli altri, ma era la base del rapporto con Dio e con il prossimo; era un atteggiamento costante,
solido e responsabile che gli permetteva di acquisire un sapere sapienziale: “la vita di Gesù Cristo sia
3
La matrice della vita vegetale, origine di quella animale, quindi anche di quella “umana” esiste sotto il livello
dell’humus. I nostri antenati collegarono spontaneamente humus ed homo (e con piena ragione decisero che l’uomo
proveniva dalla terra) e più tardi, con lo sviluppo del pensiero, aggiunsero anche l’azione di D io, ma il quadro
sostanzialmente non cambiò.
4
Luigi Vaccari OSB, Compendio della vita del ven. Servo di Dio Vincenzo Pallotti, Tipografia Tiberina di
Federico Setth, Roma 1888, pp. 11-12.
5
San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia Generalizia della Società
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC), qui OOCC XIII (Memoria di Maria Maddalena
De Rossi Pallotti), pp. 924, 931-932.
6
San Vincenzo Pallotti, Lettere, voll. I-VIII, a cura di Bruno Bayer SAC, Curia Generalizia della Società
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1995-2010 (= OCL), qui OCL VII, l. n. 1678, p. 211.
7
Cfr. Ansgario Faller SAC, San Vincenzo Pallotti e i monasteri femminili romani, in “Rivista diocesana di
Roma”, anno IV, n. 7-8, luglio-agosto 1963, p. 430.
8
Cf. Francesco Moccia SAC, «La Congregazione sarà benedetta da Dio e prospererà», in “Regina degli
Apostoli”, anno XXVI, n. 5, maggio 1961, Tipografia Don Guanella, Roma 1961, pp. 15-19. Vincenzo Pallotti si iscrisse
al Terzo Ordine dei Domenicani, dei Minimi di san Francesco di Paola, dei Francescani. Frequentava abitualmente la
Casa della Missione a Montecitorio, l’eremo di Camaldoli, i conventi dei Cappuccini a Frascati ed a Albano, coltivava
i rapporti con i suoi amici - tra i quali grandi santi come san Gaspare Del Bufalo - come il cardinale Carlo Odescalchi
e il parroco Bernardino Fazzini, suo padre spirituale.
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il mio studio”9. Grazie alla fiducia era capace di andare al di là delle cose, oltre l’orizzonte comune. La
sua autostima era un modo intelligente di “volersi bene” (non nel senso narcisistico) e la sua nullità,
di cui era cosciente, lo portava a sentirsi solo uno strumento. Affermava infatti: “Oh mio Dio da me
nulla posso, con Te posso tutto: per Te voglio far tutto, a Te l’onore a me il disprezzo”10. Questo non
era un atteggiamento passivo, ma un impegno esigente di fede-fiducia in Dio che “(...) reggerà tutto,
quando noi facciamo tutto, sicuri che non possiamo niente senza Dio”11.
A livello esistenziale faceva sue le parole della Bibbia: “Il Signore è Dio e non ve n’è altri fuori
di Lui”(Dt 4, 35). È come se dicesse a se stesso: se Dio è il solo e il tutto in sé, lo deve essere anche in
me e con grande fiducia pregava: Dio tutto, tutto, tutto, ma anche solo, solo, solo, riconoscendo
l’unicità e la totalità di Dio12 . Desiderava quindi che tutti ne facessero esperienza e sognava di “riempire
di santi le case dei secolari”13.
I suoi sogni a prima vista potrebbero sembrare irrazionali, ma sono talmente legati alla fede in
Dio ed alla forza della comunione dei santi da fargli affermare con entusiasmo (dal greco: [en] dentro
[thèos] dio: Il Dio dentro): “nelle mie azioni di pregare, di insegnare, di custodire, di studiare, etc.
procurerò di pensare come si sarebbero diportati in quella tale azione Gesù, Maria, gli angeli e i santi;
e così, procurando di operare sempre più con maggior perfezione, intenderò di operare con quella
medesima perfezione con la quale opererebbero loro stessi e nel tempo stesso procurerò di confessare
la mia grande insufficienza”14.
E quando scriveva: “nel vedere persone afflitte, angustiate, travagliate, affaticate (...), donne
afflitte dalle cure domestiche (...), discordie tra i coniugi (...), litigi tra fratelli (...) procurerò di eccitarmi
ad una viva compassione verso di queste creature”15 rivelava il suo animo aperto alla solidarietà ed alla
compassione e viveva in comunione ed unità profonda con persone in difficoltà, con il loro dolore,
manifestando un amore incondizionato, senza chiedere niente in cambio.
Desiderava che i sofferenti vincessero la sofferenza, ne fossero liberati e insieme che
accogliessero, con fiducia piena, la volontà di amore di Dio e gli rendessero gloria: “se fosse possibile
mi esporrei volentieri a fare qualunque perdita (...), soffrire qualunque pena, morire con incomprensibile
dolore infinite volte (...), affinché tutte le creature conoscessero, amassero, lodassero, glorificassero
eternamente Dio, Gesù, Maria (...) con perfezione infinita”16.
2. IL RAPPORTO FEDE-SPERANZA NELLA SPIRITUALITÀ DEL PALLOTTI
Nel cuore di Vincenzo Pallotti, fede e speranza sono unite come il “magma infuocato”
nell’eruzione vulcanica, non sono del tutto definibili.
Il termine “fiducia” significa aver fede, confidare in una persona e si fonda su segni o argomenti
17
certi . La parola inglese “trust” affonda le radici in true cioè vero. Quindi la fiducia richiama un
atteggiamento autentico, sincero, profondo e positivo, nei confronti di altri o di sé stessi, di eventi,
9
OOCC X, p. 623.
10
OOCC X, p. 642.
11
OCL II, l. n. 335, p. 56.
12
Cfr. Fabio Ciardi OMI, Sei parole per la spiritualità di san Vincenzo Pallotti, in “Apostolato Universale”, anno
I, n. 1/1999, Istituto S. Vincenzo Pallotti, Roma 1999, pp. 60-79.
13
OOCC V, p. 416.
14
OOCC X, pp. 5-6.
15
OOCC X, pp. 19-20.
16
OOCC X, p. 133.
17
Cfr. Il Vocabolario Treccani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2003, p. 630.
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circostanze, relazioni e produce generalmente un sentimento di sicurezza e tranquillità.
Vincenzo Pallotti non improvvisava le sue giornate, le viveva integrate nel progetto di Dio, come
espressione concreta della sua volontà: la sua calma derivava dalla chiara consapevolezza della meta
da raggiungere (santità), “vive in Dio”. Quando parlava della fiducia in Lui, aggiungeva tanti aggettivi,
anelava alla perfezione, ma non si affannava, comunicando serenità e gioia.
Nel 1835, seguendo l’impulso di Dio, in una vastità di programma e di opere apostoliche, lanciò
nel mondo il frutto dei suoi sogni giovanili: l’istituzione dell’Apostolato Cattolico18. Egli bruciava dal
desiderio di far partecipare, consapevolmente, tutti, all’opera della redenzione universale: incoraggiava
a vivere con perfezione la vocazione alla santità nella carità, ma sempre con grande fiducia in Dio, nella
sua Parola che non può mentire (cfr. Tt 1, 2).
Pregava con il salmista: “Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla
mia giovinezza” (Sal 71, 5). Confidava in Colui che ha detto: “Cercate, anzitutto il regno di Dio e la
sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani,
perché il domani si preoccuperà di se stesso” (Mt 6, 33-34). Affermava inoltre: “Cercate Dio - e Lo
troverete. Cercatelo in tutte le cose - e Lo troverete in tutto. Cercatelo sempre - e lo troverete sempre”19.
Per il Pallotti Dio è Padre amorosissimo che conosce le necessità dei suoi figli ed è disposto a
dare il meglio (il suo Spirito) per loro. “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri
figli, quanto più il padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (Lc 11, 13).
Egli comunicava, con il suo atteggiamento e la sua persona, fiducia e speranza, anche per la vita eterna,
perché Gesù Cristo nostro Salvatore con la sua risurrezione ci ha resi partecipi della sua vita e i suoi
meriti ci fanno “varcare la soglia della speranza”.
Vincenzo Pallotti insisteva ripetutamente sulla certezza della promessa di Dio, che vuole tutti
santi, perché Gesù si è impegnato dicendo: “beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché
saranno saziati” (Mt 5, 6). Per lui giustizia è uguale a santità. Scrive, infatti: “Voglio che intendi bene,
che da parte di Dio il satollamento di santificazione che ha promesso (avverti, te lo ripeto), ha promesso
a chi ha una tale fame e arde di tale sete è senza misura”20.
Allora la speranza nasce dalla promessa di Dio (pro-messa = messa davanti), che si impegna nei
confronti dell’uomo! Dio diventa l’unico sostegno su cui appoggiare la vita. “Manteniamo senza
vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso” (Eb 10,
23). Quando preghiamo l’atto di fede, di speranza e di carità, esprimiamo fiducia nella bontà di Dio,
speriamo in Lui che ci donerà la vita eterna, per le sue promesse, per i meriti di Gesù Cristo nostro
Salvatore e ci impegniamo a vivere l’amore.
A soli 21 anni il Pallotti scriveva: “Io ho fiducia grande nella bontà di Dio che (...) infonda in me
un’abbondanza tale di quella grazia che santifica e fa operare cose grandissime per la gloria stessa di
Dio (...); peraltro ho una fiducia sì grande che il Signore (...) mi conceda una tal grazia che mi par di
averla, anzi vorrei patire i maggiori tormenti e morire ancora piuttosto che perdere una tale fiducia”21.
Ed in un altro scritto aggiungeva: “Offrirò al mio Dio tutto ciò che gli si può offrire, con quella maggior
perfezione (...) e ripeterò spesso: Tutto, tutto, tutto, etc. Niente, niente niente, etc. Dio solo, solo, solo,
etc.! Infinitamente patire ed essere disprezzato per la gloria di Dio”22.
Vincenzo Pallotti, sin dalla sua giovinezza, poneva Dio al centro della sua esistenza. La fiducia
in Lui gli ha messo le ali, la speranza lo ha reso forte della fortezza di Dio e la carità lo faceva esistere
solo per gli interessi di Dio ed il bene del prossimo: “nel vedere o pensare ai poveri, procurerò di
18
Cfr. OOCC X, p. 196-201.
19
OCL II, l. n. 382, p. 126.
20
OOCC XIII, pp. 211-212.
21
OOCC X, p. 84.
22
OOCC X, pp. 14-15.
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soccorrerli nella maniera a me possibile (...); vorrei divenire vitto, bevanda, liquore, vestitamenta,
possessioni per soccorrere per sempre alle miserie di loro, e così vorrei essere trasformato nella luce
per i ciechi, loquela per i muti, udito per i sordi, salute per gli infermi. Nel vedere o pensare ai morti
vorrei divenire vita per risuscitarli, affinché operassero per la gloria di Dio quelle gran cose che
farebbero se veramente sorgessero a nuova vita”23.
Dalla vita del Pallotti emerge chiaramente che egli si abbandonava a Dio liberamente, voleva
conoscere e fare solo la volontà di Dio. Era un uomo giusto che viveva mediante la fede, operava per
mezzo della carità ed intendeva far tutto per la gloria di Dio. La sua esperienza è come quella dei grandi
mistici, in cui il tempo diviene eternità e lo spazio infinito, in una dimensione assoluta. Nel 50° della
sua canonizzazione siamo più coscienti che Vincenzo Pallotti è proposto come modello non solo
all’Unione dell’Apostolato Cattolico, ma a tutta Chiesa, anzi fa parte dell’identità della Chiesa una e
santa, perché ha praticato tutte le virtù in grado eroico e tra queste la fede, la speranza e la carità.
3. FIDUCIA TOTALE, NOTA CARATTERISTICA DELLA VITA DEL PALLOTTI
La totale fiducia in Dio, come nota caratteristica della vita del Pallotti, è espressa da vari “ritratti”
della sua personalità. Pietro Zovatto sottolinea che “il suo volto pallido ed ovale sprigionava una
dolcezza pacata, illuminata da due occhi penetranti. Inoltre dalla sua persona emanava un qualcosa di
discreto e di riservato che suggestionava spiritualmente chi lo avvicinasse. Quel suo volto dalla fronte
aperta e pulita ispirava sicurezza e confidenza irresistibili. Si percepiva il fascino di un’anima interiore,
portata al silenzio meditativo, molto sensibile e recettiva ad ogni iniziativa di bene. Era come
attraversato da una forza invisibile che lo elevava dal peso delle comuni passioni e che dall’interno lo
portava a dominare l’ambiente esterno”24.
Questo ritratto di Vincenzo Pallotti appare soprattutto nei suoi appunti spirituali che lui stesso
formulò nei suoi propositi, canti d’amore, scrutamenti di coscienza e accuse inverosimili di malvagità
e di peccati. In questi testi egli mette in evidenza la consapevolezza della sua infinita miseria e – allo
stesso tempo – la sua infinita fiducia in Dio. “La nota dominante della sua spiritualità – afferma
Francesco Amoroso SAC – è l’accusa della sua nullità, carica di peccati più gravi e numerosi di quelli
di tutti i demoni; ma a questa coscienza di indicibile squallore si unisce immediatamente e
infallibilmente alla certezza di una misericordia che copre, cancella ogni colpa e promette fiumi di doni
e di grazie che, per numero e vastità, superano ogni più ottimistica aspettativa”25. Più è drammatica la
situazione in cui si sente, più grande appare la misericordia di Dio nei suoi confronti, e quindi cresce
la sua fiducia e gratitudine. Perciò il Pallotti afferma: Dio, “infinitamente misericordioso in tutti i tuoi
infiniti attributi (...), mi riempi di tanta fiducia. Oh prodigio di misericordia!”26.
Le esperienze spirituali di Vincenzo Pallotti mostrano che ha fiducia piena, incondizionata,
immensa in Dio. Non solo noi troviamo difficoltà a comprenderla o descriverla con immagini o parole
adeguate, ma lui stesso cerca le parole giuste per esprimere ciò che sente nel profondo della sua anima.
I suoi testi sulla fiducia in Dio sembrano poemi sulla fede. Nel 1839 a Camaldoli scriveva: “Sento nel
mio povero cuore il prezioso dono della fede che mi appoggia tutto nella tua misericordia infinita (...);
se Gesù Cristo ha detto con la sua parola infallibile che basta il più piccolo grado di fede paragonato
al granellino di senape per ottenere le cose le più difficili, sarei reo anche di incredulità, se non credessi
23
OOCC X, pp. 15-16.
24
Pietro Zovatto, San Vincenzo Pallotti, in Storia della spiritualità italiana, a cura di Pietro Zovatto, Città
Nuova, Roma 2002, p. 548.
25
Francesco Amoroso SAC, Il cammino spirituale di san Vincenzo Pallotti, in “Apostolato Universale”, anno
IV, n. 7/2002, Istituto S. Vincenzo Pallotti, Roma 2002, p. 20.
26
OOCC X, p. 462.
-5-
che tu operi in me il prodigio di misericordia in quel modo che già ho dichiarato e più e più che io non
posso arrivare a comprendere”27.
La fiducia profonda costituiva per Vincenzo Pallotti una base solida della contemplazione di Dio
e dell’impegno per la sua gloria. Essa caratterizzava il suo pensiero e plasmava la sua vita, muoveva
i suoi sentimenti e lo entusiasmava al punto da fargli esclamare: “Gesù Cristo è mio, ed è talmente mio,
che come Dio me lo ha donato Egli stesso non me lo può rapire se io non lo rinuncio con il peccato
mortale”28.
La completa fiducia in Dio caratterizzava l’impegno pastorale del Pallotti e lo spingeva a cercare
collaboratori ben motivati nella fede. Lasciata la carriera universitaria, prestava attenzione alle persone
di ogni ceto sociale, conoscendo molto bene le aspirazioni ed i bisogni del popolo. Nei rapporti
quotidiani con tutti si dimostrava un uomo religioso, sollecito della gloria di Dio e della salvezza delle
anime. Instancabile in tutte le opere di carità e di zelo confidava pienamente in Dio, non nelle sue forze.
Ripeteva: “da me nulla posso, con Dio posso tutto (...)” e raccomandava a tutti che appena svegli
facessero il segno di croce e richiamassero “una viva fiducia di essere fortificati colla potenza del Padre,
illuminati colla sapienza del Figliuolo, e santificati colla virtù e carità dello Spirito Santo”29.
Vincenzo Pallotti portava in sé il “fuoco di Dio” e il suo sogno era quello di riunire tutti i fedeli
nel compimento della missione apostolica che ci ha affidato Gesù Cristo, Apostolo dell’eterno Padre30.
Con fiducia in Dio istituì il Sacro Ottavario dell’Epifania, con la partecipazione dei collegi romani e
dei rappresentanti di diversi riti, per offrire, con lo splendore di uno spettacolo liturgico impareggiabile,
la percezione suggestiva dell’unità e dell’universalità della Chiesa31 . Non perse la fiducia in Dio
neanche nel 1838 quando la sua Fondazione visse la soppressione. E dopo il 1840 cantava a Dio senza
mai stancarsi: “La tua misericordia mi ispira ferma fiducia e la potrei dire certezza, che non solo vuoi
continuare, ma quanto più mi vedi povero e miserabile, vuoi anche moltiplicare e perpetuare
infinitamente sopra di me (...) la diffusione tutti i tuoi doni, favori e grazie”32 . In tutta la sua vita la
fiducia in Dio si è sempre trasformata in certezza verso di Lui come si vede nella sua preghiera: “Prego
Gesù Cristo per l’amore che porta al suo Padre celeste e per l’amore con cui ama la sua Vergine
Immacolata (...) che si degni imprimere nel mio spirito tutte le impressioni della sua passione
santissima. (...) Sono certo di conseguire un tanto favore e ne sono tanto certo che mi pare di averlo già
conseguito”33.
4. L’IMPORTANZA DELLA TOTALE FIDUCIA IN DIO
PER IL CAMMINO SPIRITUALE
Il cammino spirituale di Vincenzo Pallotti oscillava tra due infiniti: uno positivo, quello della
divina Misericordia, che non finisce mai di sorprenderlo con la sua ricchezza e sovrabbondanza e uno
negativo, quello della sua miseria e nullità34. Egli riteneva per certo che “Dio per ragione della infinita
bontà e carità infinita, se mi potesse fare vero Dio, infinite volte, infinitamente moltiplicato, mi farebbe
27
OOCC X, pp. 305-306.
28
OOCC XIII, pp. 123-124 (Dio, l’Amore infinito, meditazione 22).
29
OOCC IX, p. 417.
30
OOCC III, pp. 139-142.
31
Cfr. Giuseppe Ranocchini SAC, Vincenzo Pallotti e l’Ottavario dell’Epifania, Roma 1947.
32
OOCC X, pp. 474-475.
33
OOCC X, p. 106.
34
Cfr. OOCC X, p. 6 (testo in latino: “Confiteor, Domine, infinitam tuam perfectionem, et perfectionem aliarum
omnium creaturarum etc. et meam maximam, et propemodum infinitam miseriam, impietatem, etc”).
-6-
vero Dio” e sussurrava: “ (...) Dio mio tutto, tutto; niente, niente, Dio solo, Dio solo; tutto Dio, in tutti
Dio, con tutti Dio, dappertutto Dio, Dio tutto a tutti; Dio mio, sei Dio, sei quel che sei, Dio mio, Dio
mio, Dio mio”35.
Queste sue affermazioni si riflettono nel cammino spirituale di ogni credente. Il Pallotti parlava
con il linguaggio del Signore. Ciò trova conferma nella lettera al sacerdote Felice Randanini: “Fino che
non giungete al punto di abbandonarvi interamente nelle mani di Dio e per l’anima e per il corpo e per
le opere e per tutte le cose vostre passate, presenti, e future, non starete mai quieto - perciò dite spesso:
= In manus tuas Domine commendo animam, e corpus meum et omnia mea preterita, presentia et futura
(cfr. Sal 31, 6) = e dite ciò con grande fiducia, e vi troverete contento”36.
Vincenzo Pallotti riteneva che l’equilibrio spirituale si mantiene con il rapporto profondo e
fiducioso con il Signore, coltivando l’esperienza contemplativa e apostolica, abbandonandoci nelle sue
mani, nella faticosa salita al Monte della perfezione. Affinché il cammino spirituale sia autentico e
possa giungere alla perfezione, il Pallotti dà primaria importanza all’esercizio delle tre virtù teologali:
carità (dilezione fraterna - zelo - gaudio - pace - misericordia - beneficenza); fede (meditazione contemplazione - disprezzo del mondo - purità); speranza (fiducia - timor salutare, ecc.)37. Ci stupisce
quando, nel Monte della perfezione di san Giovanni della Croce, il Pallotti cambia in qualche punto il
testo e scrive la parola “carità” in grassetto, annotando, al di sopra di essa “divinum silentium – divina
sapientia”38.
Il Pallotti parlava con autorevolezza della carità, ma poneva la speranza, accanto alla fede,
esplicitandola come fiducia e “timor salutare”. Desiderava che la relazione con Dio vivesse di “timor
salutare” e che tutti fossero consapevoli che l’esperienza della croce introduce nel mistero pasquale e
vivifica l’essere e l’agire del credente. L’impegno personale nell’esercizio quotidiano delle virtù era
sorretto dalla certezza che l’Amore infinito può trasformare ogni umana debolezza nello stesso modello
divino. Vincenzo Pallotti ha mostrato con la sua vita che le situazioni più difficili si affrontano con la
meditazione dell’Amore Infinito, tenendo a mente le parole di Gesù: “In verità, in verità io vi dico: chi
crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io
vado al Padre” (Gv 14, 12). Con questa visione egli meditava e scrisse l’opuscolo “Iddio l’Amore
infinito” rifugiato nel Collegio Irlandese, nel rione Monti, perché erano in atto i moti rivoluzionari del
1848-1849.
Quando la fiducia-speranza diventa fioca o di orizzonte ristretto, Vincenzo Pallotti ci infonde la
certezza che la preghiera rivolta al Padre, in nome di Cristo, è ascoltata: “In verità, in verità io vi dico:
se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel
mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16, 23-24). Ispirato dalle parole
di Giovanni il Pallotti scriveva: “Un’anima che crede in Gesù Cristo, e che con umiltà e fiducia si sforza
ad imitare Gesù Cristo, ottiene che Gesù Cristo distrugga in lei tutte le deformità e mancanze, entra
Gesù Cristo in quell’anima, e in essa opera Gesù Cristo, e Gesù Cristo continua la vita sua in
quell’anima; Esso vive in lei e le applica il merito delle opere sue santissime”39.
Il Pallotti ci rassicura che ogni situazione trova ascolto e senso in Dio, anche quando la vita è
segnata dal mistero della sofferenza. In tali circostanze egli suggerisce di pronunciare queste parole:
“Gesù mio, la mia ferma speranza in Te è la mia onnipotenza; per pietà fammi sempre presente e
35
OOCC X, pp. 143-144.
36
OCL III, l. n. 737II, pp. 317-318.
37
Cfr. Luigi Borriello OCD, Vincenzo apostolo e mistico, in “Apostolato Universale”, anno I, n. 1/1999, Istituto
S. Vincenzo Pallotti, Roma 1999, pp. 25-26 .Vincenzo Pallotti ridisegnò di sua mano il Monte di perfezione che fece
poi riprodurre a stampa, con alcune varianti, coi tipi di Alessandro Monaldi, tipografo in Roma, nel 1846.
38
Cfr. Ibidem, p. 26.
39
OOCC III, p. 37.
-7-
vivissimo il mio nulla, affinché io sia tutto Te, perduto in Te e trasformato in Te, nel Padre e nello
Spirito Santo”40. In questo modo il Pallotti ci invita a percorrere quella stessa via che il Figlio di Dio
percorse per farsi solidale con tutti gli uomini, soprattutto con le creature anonime e silenziose, che non
fanno cronaca, non sono lusingate dal successo o dal potere, ma scelgono il servizio gratuito e non si
sentono umiliate a rivestire ruoli umili. Vivendo in unione con Cristo esse sono certe che ci sarà un
passaggio da una dimensione terrena ad una dimensione infinita, o un salto da un nulla al Tutto, da un
mondo che si tocca e si sgretola ad un mondo inafferrabile e perfetto.
Il cammino spirituale della fiducia totale in Dio ci svela il desiderio di fare il bene, anche senza
vederne gli effetti, senza attendere gratitudine; ci dispone a non giudicare le responsabilità dei simili,
ma a conservare intatto il proprio senso di responsabilità, pur vedendo che il maligno sporca il cuore
dell’uomo. Dio si è fatto uomo e perciò noi possiamo sperare di essere trasformati in Lui. Vincenzo
Pallotti, seguendo l’evento della vita del profeta Ezechiele, che mangiò il rotolo e fu per la sua bocca
dolce come il miele (cfr. Ez 3, 1-3), si nutrì della Parola di Dio e perciò, con autorevolezza, ci rassicura
di fronte ai sintomi di mancanza di fiducia-speranza – l’inquietudine, l’instabilità nella decisione o la
ricerca di sempre nuove sensazioni – che con la grazia di Dio è possibile superarli ed essere
evangelizzatori, dare risposta ai bisogni della Chiesa. Egli inoltre ci sprona a non rassegnarci dinanzi
alle avversità e sofferenze del tempo, ma ad invitare tutti a fare il bene, perché tutti gli uomini nonostante i mali e le contraddizioni – portano nel loro cuore semi di speranza e grande bisogno di
Dio41.
La prima azione concreta per vivere la fiducia-speranza è lasciarci guidare alla fede dalla Parola
per educarci ed educare. Gesù Cristo afferma infatti: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e
io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Vincenzo Pallotti ci
coinvolge a vivere, in modo abituale, la profonda unione con Dio e ci suggerisce di dire: “non credere
mai che tu non possa fare quello che hanno fatto i più grandi Santi della Chiesa di Dio, perché con la
grazia divina, puoi fare cose assai anche più grandi e più di quello che hanno fatto tutti insieme i Santi,
anzi figurati che Dio una tal grazia o ti abbia dato o ti dia al presente e te la vada aumentando ogni
momento infinitesimo”42.
Il desiderio più vivo, anzi, il bisogno più ardente di Vincenzo Pallotti era la gloria di Dio da
realizzare attraverso la distruzione di ogni peccato e la salvezza di tutte le anime, perciò l’impegno
fondamentale del suo cammino spirituale era quello di vivere la fiducia totale in Dio e santificarsi per
santificare. Egli esercita ancora oggi la sua paternità spirituale e ci accompagna nel cammino della vita.
Si può dire che – come Gesù con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24, 13-32) – conversa con noi, ci aiuta
ad aprire gli occhi ed il cuore, affinché possiamo porre la nostra fiducia in Dio.
Benedetto XVI gli fa eco con le sue parole: “Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza;
non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo
continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in
Dio”43. Nell’Anno della fede possiamo sentirci tutti confortati e sostenuti dalle parole del fondatore
Vincenzo Pallotti: “Io vi guardo in Dio, tratto con voi in Dio, vi abbraccio e vi saluto in Dio, vi amo
in Dio e in Dio mi trovo sempre con voi unito in tutte le opere vostre, per arrivare ad essere tutti insieme
riuniti in Dio nel regno dei cieli, per cantare in eterno le divine misericordie”44.
‘
40
OOCC X, p. 227.
41
Cfr. OOCC IV, p. 120.
42
OOCC X, p. 112.
43
Porta fidei, n. 7.
44
OCL III, l. n. 694, p. 245.
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SUMMARY of the presentation of Armida Sacco SAC, Total trust in God, characteristic note of St.
Vincent Pallotti’s spirituality.
Intense expressions of total trust in God recur in the writings of St. Vincent Pallotti. This had
tremendous importance in his spiritual life and was a habitual attitude in his thoughts, choices, and his
desire for the infinite glory of God and the salvation of souls.
The atmosphere of peace, trust, and religious fervour in the Pallotti family was fundamental for
the human and Christian growth of Vincent Pallotti. His parents passed on to him their own Christian
values and the certainty that God is Love. His trust in God intensified after his priestly ordination
(1818), above all in encounters with so many persons with whom he collaborated in the apostolate. This
trust, for Pallotti, was not merely an empathy that allowed him to interact positively with himself and
others, but was the basis of his relationship with God and his neighbour, as well as an existential
yearning to progress each day in holiness, driven to go forward continually.
Vincent Pallotti lived his days integrated into God’s Plan as a concrete expression of His will.
When he spoke of trust in Him, he added a sea of adjectives, longing for perfection, exuding serenity
and joy. With the Psalmist he prayed: You are my hope, Lord, my trust, God, from my youth (Ps 71,
5). He trusted in Jesus Who said: “But seek first the kingdom of God and His justice and all these things
will be given you besides. Do not worry about tomorrow for tomorrow will take care of itself” (Mt 6,
33-34). Trust in God gave him wings, hope gave him the very strength of God, and charity caused him
to live only for God’s interests and his neighbour’s good. He wrote: “I have great trust in the goodness
of God (...); I have such a great trust that the Lord (...) grants me such grace that I seem to have, and
moreover I would prefer to suffer the greatest torments and die rather than lose such trust” (OOCC X,
p. 84).
Total trust in God, as a characteristic note in Pallotti’s life, is expressed above all in his proposals,
love hymns, examinations of conscience, and implausible accusations of wickedness and sin. In these
texts he reveals his awareness of his infinite misery and at the same time his infinite trust in God. His
texts on trust in God resemble poems of faith.
Vincent Pallotti did not even lose trust in God in 1838 when his Foundation was suppressed. And
after 1840 he sang to God without tiring: “Your mercy inspires in me firm trust and I could say
certainty, not only that You wish to continue, but the more You see me poor and miserable, You also
want to multiply and infinitely perpetuate upon me (...). The flow of all Your gifts, favours, and graces”
(OOCC X, pp. 474-475). In all of Pallotti’s life total trust in God is always transformed into certainty.
Whenever trust-hope became weak or limited in expanse, Vincent Pallotti infused certainty
through prayer. He was assured that every situation is heard and makes sense in God, also when life is
marked by the mystery of suffering. In such circumstances he suggested repeating the following: “My
Jesus, my firm hope in You is my omnipotence; make me always acutely aware of and present to my
nothingness, that I might be totally You, lost in You, and transformed in You, in the Father, and in the
Holy Spirit” (OOCC X, p. 227).
Vincent Pallotti reassures us that faced with the symptom of a lack of trust-hope, with the grace
of God it is possible to overcome and to be an evangelizer, responding to the needs of the Church. More
than this he urges us not to give up when confronted with the adversities and sufferings of the times,
but to invite all to do good, because all people, despite evils and contradictions, bear in their hearts the
seeds of hope and great need of God. The basic commitment of Pallotti’s spiritual journey was that of
living total trust in God and sanctifying himself to sanctify others.
Still today Pallotti exercises his spiritual parenthood and accompanies us along life’s journey. It
could be said that, like Jesus with the disciples of Emmaus (cfr. Lc 24, 13-32), he speaks with us, helps
to open the eyes of our hearts, that we might place our trust in God.
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