Il Varoncello un corso d’acqua che scorre nella vita di una comunità Classi seconde Scuola primaria Gianfranco Fedrigoni Istituto Comprensivo Riva2 Luigi Pizzini Con la collaborazione del Museo di Riva del Garda Anno scolastico 2012-2013 1 2 Presentazione del lavoro Scuola e territorio Da sempre la Scuola primaria Gianfranco Fedrigoni, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Riva 2 Luigi Pizzini, ritiene importante creare un legame tra scuola e territorio e far conoscere agli alunni i servizi che offrono le strutture e le associazioni che operano a Riva del Garda. In quest’ottica è stato messo a punto il lavoro di geografia che ha impegnato gli alunni delle due classi seconde nello studio del territorio di Varone, luogo in cui sorge la scuola e dove molti bambini risiedono. Dalla scuola al centro abitato Lo scorso anno si è lavorato sulle mappe e in particolare sulla pianta dell’aula. Le insegnanti hanno realizzato un plastico e i bambini si sono divertiti a ricostruire l’ambiente classe sistemando nella giusta posizione banchi, sedie e armadi in miniatura. Hanno appreso cos’è una mappa e come si fa a disegnarne una. Quest’anno il lavoro si è allargato a tutta la scuola, al cortile, al territorio circostante l’edificio e poi al centro abitato di Varone. Anche in questa occasione ci si è avvalsi di un plastico che riproduceva la scuola, gli edifici circostanti e la piazza. Dal plastico si è passati alla lettura della mappa che gli alunni hanno imparato a usare orientandola, tracciando percorsi e individuando ambienti ed elementi. È arrivato quindi il momento di leggere la mappa di Varone e le insegnanti hanno guidato gli alunni in diverse uscite per il centro abitato alla ricerca di edifici particolari e di curiosità. Durante queste uscite gli alunni hanno capito come orientare la mappa, utilizzando punti di riferimento del territorio facilmente riconoscibili sulla cartina, come il campanile della 3 chiesa, che sovrasta tutti gli edifici e la Cartiera, che è una costruzione molto grande. Il Varoncello Durante le uscite ha destato particolare interesse il canale Varoncello che passa proprio accanto alla scuola. Un corso d’acqua che a tratti scorre a cielo aperto e a tratti scompare sotto terra. Un torrente dall’aspetto insignificante, ma che ha rivestito, nella storia, un ruolo utile e importante. Il Museo Come fare per ricostruire la storia del Varoncello? A chi chiedere aiuto? Una valida occasione per scoprire che il Museo di Riva del Garda è il luogo che raccoglie, ordina, custodisce e mette a disposizione di tutti “la memoria” della città. La direttrice, Dott.ssa Monica Ronchini, ci ha permesso di accedere ai documenti conservati negli archivi del museo e l’aiuto di uno dei suoi validi operatori. La ricerca L’operatore del museo, Alessandro Paris, ha selezionato il materiale utile a scoprire gli opifici che sorgevano lungo il Varoncello e cosa è cambiato nel tempo sul suo tragitto: foto, vecchie cartoline e altri documenti, tra i quali la mappa catastale napoleonica del 1813 e quella del catasto teresiano del 1859. Le insegnanti hanno visionato assieme a lui il materiale a disposizione e si è deciso come utilizzarlo e come procedere. La motivazione doveva essere la curiosità di imparare a vedere con occhio attento quello che si ha davanti tutti i giorni, ma che non ci si ferma mai a osservare; lo scopo era quello di far comprendere ai bambini l’importanza della memoria storica e 4 che ciò che li circonda è patrimonio di tutti e come tale va considerato, rispettato e valorizzato. Per prima cosa si voleva che i bambini prendessero confidenza con una mappa più grande e complessa da leggere di quella che erano soliti utilizzare durante le uscite per Varone. Si sono messe quindi a confronto le mappe a disposizione: quella napoleonica del 1813, quella austriaca del 1859 e quella attuale, facilmente reperibile in Google Earth. In Google Earth è possibile sovrapporre alla mappa satellitare mappe cartacee e così si è fatto. In questo modo si è potuto ricostruire il percorso del Varoncello che attualmente scorre a cielo aperto solo per pochi tratti. Ecco il risultato. Per vedere le mappe basta installare sul proprio PC il software gratuito Google Earth e scaricare il file al link: http://www.webalice.it/luciadongilli/Varoncello/Varoncello.kmz Quando Alessandro, “inviato speciale del Museo”, ha mostrato ai bambini le mappe ha suscitato immediatamente l’interesse e la curiosità. Servendosi della lavagna interattiva, ha mostrato agli alunni com’è fatta una mappa catastale: ha fatto scoprire loro come sono rappresentati i campi e le case, ha spiegato che ogni casa e ogni appezzamento di terreno 5 sono delle particelle catastali e che ognuna di queste particelle è contrassegnata con un numero. Per far prendere confidenza ai bambini con le antiche mappe sono stati fatti degli ingrandimenti di piccoli settori e sono stati preparati dei semplici giochi per aiutarli a individuare e riconoscere le stesse particelle catastali che, sulle due mappe, sono contrassegnate con numeri diversi. A piedi lungo il Varoncello La fase più piacevole e interessante per i bambini è stata la camminata lungo il canale che a tratti scompariva ai loro occhi. Si è partiti dalla cascata di Varone e si è scesi pian piano a valle con la mappa di Varone in mano. Durante il tragitto Alessandro si fermava davanti agli edifici che nel passato erano opifici e raccontava ai bambini qual era stata la loro funzione e la loro storia. Gli alunni hanno imparato così che lungo il tratto del Varoncello, a Varone e nei dintorni, funzionavano numerosi opifici dove si svolgevano attività diverse e che questi hanno reso un piccolo centro come quello di Varone, un importante polo produttivo della nostra regione. Ma non è finita qui! Il giorno 1 giugno 2013 i bambini hanno accompagnato i propri genitori lungo lo stesso percorso raccontando loro ciò che avevano imparato e vivendo l’emozione di trasmettere ad altri il proprio sapere. Lucia Dongilli 6 Il Varoncello Il Varoncello è un canale artificiale costruito perché c’era bisogno di acqua per irrigare i campi. Il corso d’acqua è una deviazione del torrente Varone che nasce dall’omonima cascata, in località Foci, e sbocca nel rio Bordellino che, quando entra nel Comune di Riva del Garda, prende il nome di rio Galanzana. È stato costruito per intervento della famiglia Tonini i cui discendenti vivono ancora oggi a San Tomaso e sono tuttora i proprietari di gran parte del fondo. L’acqua del Varoncello fin dall’antichità ha fornito l’energia necessaria al funzionamento di diversi opifici nominati già nel 1400. Il letto del Varoncello non è mai cambiato. Con il passare del tempo alcuni tratti sono stati coperti perché rappresentavano un pericolo. Il corso dell’acqua è regolato da alcune chiuse e c’erano dei dislivelli che servivano a far funzionare le ruote degli opifici che sorgevano lungo il suo corso. Mulini per la produzione di farina Torchio per la spremitura dell’oliva Fabbro Segheria Cartiera Saponificio Filanda Il Varoncello non scorreva sempre calmo e tranquillo: quando c’erano forti temporali straripava e l’acqua usciva dagli argini. 7 Non è mai stato asciutto. L’acqua era deviata e il suo letto rimaneva senz’acqua solo quando veniva ripulito, una volta l’anno e solitamente nel mese di maggio. Il Varoncello Il sistema di deviazione dell’acqua manca di un dispositivo di regolazione della portata prelevata. Opera di presa del Varoncello (Fonte: Servizio Utilizzazione Acque Pubbliche - luglio 2003) 8 Poco più a valle (circa 20 m) è presente un bypass, costituito da una paratoia con sensore di livello, al fine di assicurare lo smaltimento delle portate superiori, che vengono immesse nuovamente nel torrente Varone. Paratoia con sensore di livello (Fonte: Servizio Utilizzazione Acque Pubbliche - luglio 2003) Scarico del Varoncello nel torrente Varone. 9 L’acqua del Varoncello viene convogliata in altre diramazioni. All’altezza della Cartiera Fedrigoni vi sono delle paratoie che deviano parte dell’acqua lungo via Venezia. In questa vecchia foto, a destra, si vede proprio il ramo del torrente che scorreva a cielo aperto lungo la strada. (collezione Renzo Trenti) 10 Per la nostra ricerca abbiamo fatto riferimento ai dati ricavati dalle mappe del catasto napoleonico e del catasto teresiano. Percorso del Varoncello nella mappa del 1813. (Catasto napoleonico) 11 Percorso del Varoncello nella mappa del 1859. (Catasto teresiano) 12 Ora la maggior parte del Varoncello scorre sotto il terreno e non è visibile. (Percorso del Varoncello tracciato in Google Earth) Scopriamo il suo percorso. Il Varoncello prende la sua acqua dalla Cascata del Varone. La cascata si forma dalla caduta di 98 metri del torrente Magnone che precipita a strapiombo in un imbuto di roccia. 13 14 Nell'acqua ci sono numerose trote, piombate giù dalla cascata; infatti, a Deva, lungo il torrente Magnone, c'è una troticoltura che ne perde qualcuna. 15 Una parte dell’acqua della cascata è stata intubata per la produzione di energia. In questa cartolina d’epoca si vede la Centrale di Varone. (collezione Mauro Leoni) 16 Opifici che sorgevano nel tratto a monte del Varoncello. Dalla cascata alla Piazza della Chiesa. 1. 2. 3. 4. 5. 6. Mulino Bozzoni Fabbrica di saponi Casa con mulino a due ruote e torchio ad olio Cartiera Fabbro Mulino 17 Una volta, proprio ai piedi della cascata, sorgeva il mulino Bozzoni. Nel mulino erano macinati i cereali. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 18 Il mulino in una vecchia fotografia (collezione Mauro Leoni) 19 In questo edificio sorgeva dapprima una filanda e in seguito, all’inizio del 1900, fu costruito un saponificio. Catasto napoleonico 1813 Non esisteva Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 20 Fabbricazione del sapone in una vecchia stampa. Ricetta del sapone prodotto con metodi artigianali e naturali: Ingredienti: 1. Cenere abbondante ripulita e setacciata (meglio se proveniente dalla legna di olivo); 2. Olio di oliva in quantità necessaria (anche forte); 3. Vaso di terracotta o recipiente di legno con un foro sul fondo. Procedimento: 1. Versare la cenere nel recipiente; 2. Versare dell’acqua fredda molto lentamente e girare continuamente la poltiglia; 3. Raccogliere l’acqua che esce; 4. Versarla in un apposito contenitore, aggiungendo l’olio in quantità necessaria per far amalgamare il composto, in rapporto di 1 litro di olio ogni 5 litri di acqua filtrata (lisciva); 5. Mettere a bollire a fuoco lento; 6. Durante la bollitura mescolare il prodotto girando sempre in un senso; 7. Quando il composto ha raggiunto una densità consistente, tipo crema pasticciera, spegnere; 8. Versare il composto caldo negli stampini. 21 Progetto di adattamento dell’edificio a saponificio Veduta della zona in una vecchia foto (collezione Mauro Leoni) 22 In questo luogo sorgeva una casa con molino a due ruote e torchio da olio. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 23 Disegno delle macine di un torchio per spremere le olive. Ecco dove sorgeva l’opificio. 24 In questo luogo, come si vede ancora oggi, fu eretta la cartiera. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 25 L’interno della Cartiera quando apparteneva alla famiglia Peloso. Oggi la fabbrica si chiama Cartiera Fedrigoni e la nostra scuola prende il nome proprio da Gianfranco Fedrigoni che la acquistò nel 1938. Produzione della carta in una vecchia stampa. Le cartiere nel nostro comune esistono dal 1400 e rappresentano la più antica presenza industriale della zona del Garda. 26 La cartiera ieri La cartiera negli anni trenta (archivio Cartiera Fedrigoni) Ora la fabbrica è molto più grande rispetto ad allora. La cartiera oggi La cartiera nel 2000 (archivio Cartiera Fedrigoni) 27 In via Cartiere sorgeva una casa con il maglio. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 28 Il maglio è un dispositivo meccanico che usava il fabbro per lavorare un pezzo di metallo sotto l'azione di una pressione. Fucina di un fabbro in una vecchia stampa. Ora la casa non esiste più, al suo posto sorge la Cartiera Fedrigoni. 29 Nei pressi della piazza della Chiesa sorgeva un altro mulino. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 30 Il lavoro del mugnaio in una vecchia stampa. Progetto della sistemazione a mulino della casa (1908). 31 La casa oggi. La ruota del mulino in una vecchia foto. (collezione Mauro Leoni) 32 Scendendo a valle, lungo il corso del Varoncello, si trovavano altri opifici. Dalla Piazza della Chiesa alla via Fornasetta. 7. Segheria 8. Filatoio da seta 9. Mulino 33 In via della Sega c’era una segheria. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 34 Ancora oggi sono visibili la vecchia ruota e gli ingranaggi che la facevano funzionare. Alcune fasi del lavoro in una vecchia stampa. 35 Sempre in via della Sega, poco distante dalla segheria, era in funzione un filatoio da seta. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 36 Il filo di seta è una fibra naturale prodotta dal baco da seta sotto forma di bozzolo (vedi immagine). La lavorazione richiedeva molte operazioni: Estrazione: erano utilizzati una bacinella e un aspo. Una lavorante formava un unico filo, usando una decina di capi che estraeva dalla bacinella contenente i bozzoli che erano a bagno nell'acqua calda. Trattura: Il filo era avvolto da un'altra donna sull'aspo, formando così una matassa. Torcitura: uno o più fili venivano irrobustiti e compattati attraverso ripetute torsioni. Questa lavorazione era realizzata da macchine in grado di torcere contemporaneamente i fili avvolti in rocchetti. 37 L’aspo è formato da un perno da cui dipartono a raggiera dei supporti per il filato in modo da ottenere dai rocchetti le matasse. Fasi della filatura in una vecchia stampa. 38 Il filatoio sorgeva in questo edificio. Secondo un documento del 1826, conservato all’Archivio Comunale di Riva del Garda risulta che nelle località Varone, Pasina e San Tomaso risultavano sei proprietari di gelsicolture e vengono enumerate le quantità di fornelli necessari a riscaldare i bachi da seta: Antonio Briosi (2 fornelli a Varone) Filippo Fiorio (12 fornelli a Varone) Giacomo Pellegrini (1 fornello a Varone) Antonio Carloni (6 fornelli a Varone) Bernardo Miorelli (2 fornelli alla Pasina) Antonio Bonapace (12 fornelli a San Tomaso) 39 Scendendo lungo il Varoncello si arrivava al mulino Pellegrini che aveva due ruote. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 40 La parte più antica del molino risale circa alla metà del 1700 e veniva utilizzata come opificio per svolgere una qualche attività artigianale, sfruttando il torrente Varoncello che tuttora passa lì vicino. Probabilmente, visti i ritrovamenti effettuati in fase di ristrutturazione, in questa area del molino c’era anche un frantoio. L’edificio fu ampliato nel corso del 1800 diventando un molino con macine a pietra nel 1903, come attesta un progetto realizzato a Vienna per il proprietario di allora, il sig. Briosi Antonio. Di questo impianto originario rimangono ad oggi la struttura, gran parte dei pavimenti in legno, alcuni macchinari in legno, le macine in pietra e la turbina esterna, che, sfruttando la forza dell’acqua, alimentava sia il molino sia una segheria adiacente. Il signor Pellegrini Bruno, è stato assunto in questo molino nel 1932 come operaio. La seconda guerra mondiale lo ha tenuto 41 lontano fino al 1946 quando, al ritorno dalla prigionia, ha ripreso a lavorarci. Nel 1948 comprò la licenza di macinazione del molino dalla società che lo gestiva in precedenza e nel 1954 acquistò l’intero stabile. Nel 1956 il figlio Gino subentrò come collaboratore e nel 1973 comprò la licenza dal padre. Ora, il mulino, ancora funzionante è gestito dal figlio Alberto e da sua moglie Silvia. Il Molino Pellegrini è uno tra i pochi molini presenti in Trentino ancora in attività. L’acqua del Varoncello cadeva sulla turbina della foto. Le pale giravano e mettevano in moto gli ingranaggi che facevano funzionare i macchinari. 42 Oggi il mulino Pellegrini produce solamente la farina gialla che si ricava dal mais. 43 Le macchine provocano molte vibrazioni e per questo i pavimenti del mulino e le scale che portano da un piano all'altro sono in legno. Il legno infatti, a differenza del cemento, ammortizza molto meglio le vibrazioni. Il pavimento è fatto di assi sostenute da travi. Scale che portano ai piani dove si trovano le diverse macchine. 44 Opifici che sorgevano nell’ultimo tratto dell’abitato di Varone percorso dal Varoncello. Dalla via Fornasetta alla località Pasina. 10. Mulino 11. Mulino 45 Scendendo ancora lungo il canale ci si imbatteva in un altro mulino a tre ruote. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 46 Di questo mulino, che ospitava l’officina di un fabbro, rimane l’edificio che vediamo nella foto. L'acqua metteva in movimento la ruota che si trovava all'esterno e che, attraverso alcuni ingranaggi posti all'interno dell'edificio, faceva funzionare le macchine. 47 La ruota idraulica era solitamente in legno, e ce n'erano di due tipi. La RUOTA IDRAULICA A PALE veniva colpita dal basso e per muoversi sfruttava la forza dell'acqua che scorreva passando sotto la ruota stessa. La RUOTA IDRAULICA A CASSETTA era colpita dall'alto e per muoversi sfruttava non la forza ma il peso dell'acqua che veniva fatta cadere sopra la ruota. Le ruote degli opifici che sorgevano lungo il Varoncello erano di questo tipo 48 Scendendo ancora lungo il canale Varoncello, in località Pasina, si trovava un altro mulino a tre ruote. Catasto napoleonico 1813 Catasto austriaco 1859 Google Earth 2013 49 Ecco la costruzione oggi È ancora possibile vedere la ruota. 50 Nella foto si vede il canale dove passava l’acqua prima di cadere sulla ruota. Il Varoncello Loc. Pasina in una foto d’epoca (Museo di Riva del Garda) 51 Utilizzo dell’acqua del Varoncello Nelle diverse contrade di Varone, Pasina, Fornasetta e Ischia, le colture più diffuse nel 1800 erano la vite e soprattutto le piante di gelso indispensabili all’allevamento dei bachi da seta. Lungo il Varone e il Varoncello c’erano anche numerose campagne lasciate incolte o destinate al pascolo, ampi prati e alcuni stagni. L’acqua del Varoncello non serviva solo per far funzionare gli opifici e per irrigare i campi, era utilizzata anche dalle donne che vi lavavano i panni, come si vede in questa vecchia immagine. (collezione Mauro Leoni) Le case che sorgevano lungo il suo corso inoltre utilizzavano il torrente Varoncello come refrigeratore. In quei tempi lontani, quando il frigorifero non esisteva ancora, nelle cantine delle abitazioni c’erano delle botole che portavano al torrente e l’acqua veniva utilizzata per tenere al fresco alcuni alimenti. 52 Regolamentazione dell’acqua del Varoncello L’uso dell’acqua del Varoncello ha dato adito in passato a diverse questioni che hanno portato nel tempo alla regolarizzazione dello stesso. Un documento della Direzione Generale delle acque e degli impianti elettrici, datato 22 gennaio 1934 decreta il diritto di alcuni opifici della zona di Varone di usufruire dell’acqua del Varoncello (archivio deposito Comune di Riva del Garda). Esso ci fa sapere che i fratelli Tonini non potevano più aggiudicarsi il diritto di usufruire di tutta la portata d’acqua del canale per uso agricolo, anche se si riconosceva loro il diritto di proprietà dello stesso. Secondo la sentenza l’acqua poteva essere utilizzata anche da altri perché essa derivava da un corso d’acqua pubblico, il torrente Varone, e perché la proprietà Tonini, ormai frazionata, non abbisognava più di tutta la portata d’acqua per irrigare i suoi campi. Nel documento si elencano gli opifici che usufruivano della forza motrice dell’acqua del torrente Varone e del canale Varoncello. Falegnameria (Scrinzi Giovanni fu Bozzoni Pietro e Pia) Falegnameria e fucina da fabbro (Scrinzi, Bozzoni e Briosi Pietro e fratelli fu Giovanni ) Cartiera (Scrinzi e Bozzoni) Macchina trinciaforaggi e sega circolare (Scrinzi e Bozzoni) Cartiera di Riva Falegnameria e fucina da fabbro (Scrinzi, Bozzoni e Briosi Pietro) Molino (Gobbi Bruno fu Giovanni) Officina meccanica (Martini Luigi fu Lino) Molino (Briosi Silvio fu Antonio) Falegnameria (fratelli Gianfranceschi di Clemente già Santorum Luigi) Oleificio (Spinelli Achille fu Andrea) Molino (Miorelli Alessandro e Vittorio fu Bernardo) I diritti d’uso erano riconosciuti fino al 19 maggio 1953 e, alla scadenza potevano essere rinnovati. 53 E ora? Chi regola l’uso dell’acqua del Varoncello? Attualmente l’acqua del Varoncello è prelevata dalla Cartiera Fedrigoni e dal Consorzio Irriguo. Il Consorzio nacque probabilmente alla fine del 1700 col nome di Consorzio Torrenti Riva. Nel 1924 fu pubblicato lo “Statuto del Consorzio Torrente Varone” di cui si riportano i due primi articoli. Art. 1: “Lo scopo del Consorzio del torrente Varone è di difendere la proprietà degli interessati, mediante la costruzione e manutenzione di tutte le opere necessarie ad evitare i danni delle acque ed ottenere invece la migliore utilizzazione delle stesse. Restano riservati i diritti di ogni singolo interessato sia per gli argini, serre private, e prese d’acqua industriali, come per l’irrigazione; riservandosi di elaborare speciale regolamento per la migliore utilizzazione dell’acqua del torrente”. Ari 2: “Costituiscono il comprensorio tutti quei proprietari di beni stabili che utilizzano, sia per difesa, sia per irrigazione od industrialmente, le opere del Consorzio, nei modi stabiliti, dal presente Statuto e dai regolamenti speciali. Il Consorzio torrente Varone perciò si estende dal luogo denominato “Magnone”, fino alla foce del torrente nel lago di Garda e comprende tutti gli stabili racchiusi nella periferia del catasto consorziale”. Ancora oggi i soci del Consorzio prelevano l’acqua dal canale e pagano una tassa per poterne usufruire. L’acqua viene utilizzata per scopi irrigui con metodo a scorrimento e la regolamentazione della stessa avviene con l’apertura a mano delle paratoie che si trovano lungo il percorso del canale. A causa del sistema antiquato e dispersivo ancora in uso, accade che l’accesso all’acqua non sia, di fatto, sotto il controllo del Consorzio e in passato, nella stagione estiva, si è verificata la riduzione e, a volte, la scomparsa della portata d’acqua. Attualmente sono in corso opere di intervento volte ad ottimizzare l’uso dell’acqua del Varoncello. 54 INDICE 1. Presentazione del lavoro 2. Il Varoncello 3. Opifici che sorgevano nel tratto a monte del Varoncello: dalla foce alla Piazza della Chiesa Mulino Bozzoni Fabbrica saponi Torchio ad olio Cartiera Fabbro Mulino 4. Opifici che sorgevano nel tratto a valle del Varoncello: dalla Piazza della Chiesa a Via Fornasetta Segheria Filatoio di seta Mulino Pellegrini 5. Opifici che sorgevano nell’ultimo tratto del Varoncello: da Via Fornasetta a Loc. Pasina Mulino-fabbro Mulino 6. Utilizzo dell’acqua del Varoncello 7. Regolamentazione dell’acqua del Varoncello 8. Gruppo di lavoro 55 pag. 3 pag. 4 pag. 16 pag. 17 pag. 19 pag. 22 pag. 24 pag. 27 pag. 29 pag. 32 pag. 33 pag. 35 pag. 39 pag. 44 pag. 45 pag. 48 pag. 51 pag. 52 pag. 55 Anno scolastico 2012-2013 Scuola primaria Gianfranco Fedrigoni Istituto Comprensivo Riva 2, Luigi Pizzini Insegnanti: Lucia Dongilli Renza Proch Museo di Riva del Garda: direttrice, Dott.ssa Monica Ronchini operatore, Dott. Alessandro Paris Alunni: Seconda A Seconda B 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. Benini Nicola Biagi Elena Caceffo Riccardo Cannata Nicholas Chierichetti Luca Crosina Martina Deavi Paolo Di Pietro Elisa Dollaj Michele Ilardo Dalila Jovanovic Barbara Madella Amedeo Mami Brahim Mancabelli Matteo Nastai Emanuele Negro Federica Nesta Michael Oberhuber Giovanni Scalmazzi Agata Spada Christian Stanga Sara Viganotti Gaia Zanoni Anna Zhu Monica Anni Marta Ben Ouchrif Younese Bertamini Riccardo Bombardelli Adele Chizzola Blanca Falco Margherita Gilardino Davide Gourari Ilyass Grossi Gianfranco Leoni Noemi Lunardi Mattia Mattei Luca Miorelli Marco Parolari Elia Perini Martin Righi Alice Rocchio Edoardo Stoppini Giorgia Zamboni Emma Zambotti Edoardo Zanolli Lorenzo Zanoni Pietro Zeqiri Alessia Si ringrazia la Cartiera Fedrigoni che con il suo contributo ha reso possibile la stampa di questo opuscolo. 56