Anno 17, numero 2 – aprile-giugno 2012 CORP-1043739-0000 Poste italiane S.p.a. Sped. abb. postale - 70% - DCB - Roma Colloquia 2/12 3 Partnership pubblico-privato per la sanità del futuro 23 Blanco: 50 scatti per vedere oltre il buio 31 La“coazione a consumare sanità” Colloquia Anno 17 | N. 2 | aprile-giugno 2012 Periodico trimestrale riservato alla classe medica edito in collaborazione con Indice Via Vitorchiano 151 – 00189 Roma Tel 06 36 19 11 – Fax 06 36 380 311 www.univadis.it Numero verde 800 23 99 89 FOCUS PARTNERSHIP PUBBLICO - PRIVATO PER LA SANITÀ DEL FUTURO Evoluzione dei modelli sanitari 3 e domanda di servizi Gadi Schoenheit ICT e servizi a supporto 5 delle Cure primarie Paolo Spriano I servizi web-based per lo specialista Paolo Bonfanti Per una Farmacia di Servizi 12 Carmengilda Raucci La rivoluzione del paziente 14 informato nel “villaggio globale” Nicola Miglino Diritto alla salute: non sopravvivere 17 ma vivere con la malattia Marco Greco, Salvo Leone LA MEDICINA E LE ARTI Blanco: 50 scatti per vedere oltre il buio Fotografie di Stefano De Luigi 23 SONDIAMO... IL TERRENO MMG e specialisti insieme per la fertilità A cura di Annalisa Santucci 28 LA MSD SI RACCONTA Innovazione nei servizi in Sanità: 29 MSD protagonista del cambiamento A cura di Fabrizio Caranci, Gialuca Gala LE RUBRICHE SALUTE ED ECONOMIA di Federico Spandonaro Pubblico-privato: lineamenti generali 18 e ipotesi di sviluppo A cura di Federico Spandonaro, Anna Chiara Bernardini SECONDO ME... di Giacomo Milillo Pubblico-privato e cronicità 21 A cura di Giacomo Milillo, Guido Marinoni A DIRE IL VERO di Tullio De Mauro Ben-essere 22 L’ULTIMA PAROLA di Giuseppe De Rita La “coazione a consumare sanità” 31 Ogni farmaco menzionato deve essere usato in accordo con il relativo riassunto delle caratteristiche del prodotto fornito dalla ditta produttrice. 10 Anno 17 N. 2 – aprile-giugno 2012 ISSN 1124-3805 Registrazione del Tribunale di Roma n. 244 del 16.05.1996 Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 – 00138 Roma Tel 06 862 821 – Fax 06 862 82 250 Internet: www.pensiero.it Stampa: Arti Grafiche Tris, Roma – giugno 2012 Direttore responsabile: Giovanni Luca De Fiore Redazione: Manuela Baroncini Progetto grafico: Antonella Mion Prezzo: Fascicolo singolo E15,00 I contenuti pubblicati dalla rivista rispecchiano le opinioni degli Autori e non necessariamente quelle dell’Editore o della MSD Italia S.r.l. Contattando la redazione, è possibile richiedere le bibliografie relative ai singoli articoli. Le immagini: David Smith (1906-1965) In copertina: Blackbourne, Song of an Irish Blacksmith, 1949-50 Pag. 3 Australia, 1951 Pag. 4 Primo Piano II, 1962 Pag. 5 ........................... Pag. 6 Becca, 1965 Pag. 8 Cubi XIII, 1963 Pag. 9 Cubi XXVI, 1965 Pag. 10 Construction, 1932 Pag. 12 Steel Drawing I, 1945 Pag. 15 ................................. Pag. 16 Ad mare, 2008 Pietro Consagra Pag. 18 Figure, 1938 Max Bill Pag. 21 Horizontal vertikal diagonal rhythmus, 1943 Pag. 22 Horizontal vertikal diagonal rhythmus, 1942 Theo van Doesburg Pag. 31 Komposition IX Opus 18, Abstrakte Version der Kartenspieler, 1917 L’Editore rimane a disposizione di quanti avessero a vantare ragioni sulla riproduzione delle immagini pubblicate. focus Partnership pubblico-privato Evoluzione dei modelli sanitari e domanda di servizi Se è vero che il nuovo leit-motiv della sanità europea è la “salute come concetto di crescita”, economica e sociale, ecco allora che il nuovo incontro tra sanità privata e pubblica si sostanzierà in modo proattivo e non solo nell’aiuto alla nuova organizzazione della sanità territorio-centrica. GADI SCHOENHEIT* A ssieme alle politiche di cost-containment e di progressiva privatizzazione della spesa, un nuovo driver si fa strada nei modelli sanitari della futura Europa. Passare dalla sanità come costo puro da contenere, in questa lunga fase di domanda di protezione superiore alla capacità di spesa dei singoli Stati, a un nuovo concetto di “salute come investimento”. Un nuovo punto strategico, inteso non solo dal punto di vista economico, ovvero un aiuto allo sviluppo dell’export europeo come beni e servizi in sanità, ma soprattutto come una nuova catena del valore, con il paziente al centro, dove qualità della vita e prevenzione diventino i valori guida delle nuove organizzazioni socio-sanitarie. Anche in Italia, pur nella delicatezza del momento, fotografata ad esempio dal rinvio dell’accordo sul nuovo Patto della Salute per posizioni molto distanti tra Stato e Regioni sulle dimensioni del Fondo Sanitario Nazionale, comincia ad accreditarsi un nuovo modello sanitario sinteticamente denominato “territorio-centrico”. Stiamo parlando di una sanità, a gestione locale, con un ruolo calante attribuito all’ospedale e un ruolo crescente per le politiche sul territorio, con una nuova e più significativa centralità al medico di famiglia, ma anche alla farmacia. Una delle prime conseguenze si misura in una diversa domanda di servizi da parte delle figure professionali coinvolte nella gestione sanitaria del territorio, i medici di medicina generale, gli specialisti ambulatoriali, i farmacisti, le organizzazioni di assistenza domiciliare, ecc. Si tratta in sintesi di un’aspettativa di vere e proprie forme di partnership espressa nei confronti dell’offerta privata di beni e servizi sanitari, partnership basate su una relazione proattiva e continua che parta dalla comprensione dei bisogni con relativa tailorizzazione delle risposte. E dunque, partendo dal medico di medicina generale, bisogni di formazione/informazione e servizio nella gestione del paziente 24 ore (la continuità assistenziale), nello sviluppo dell’e-health (in ambulatorio e/o a casa dell’assistito), nella costruzione delle nuove forme di associazionismo professionale (la qualità e le regole del lavoro in team, mono e pluriprofessionali), fino alla gestione di ambiti di patologie croniche il più delle volte lontane dalla pratica della medicina di base (il diabete, l’osteoporosi, ma anche la BPCO o la SCA). In sintesi, dal medico di medicina generale si raccoglie – in funzione del nuovo scenario – una forte domanda di aiuto, per una rivisitazione di ruolo dove questa figura professionale, senza arrivare al modello in via di costruzione in Gran Bretagna (il medico come gestore dell’80% del budget della sanità), si accrediti come un centro di decisioni sanitarie importanti, anche al di là della corretta pratica professionale (appropriatezza prescrittiva, diagnosi e cura, ecc.). In parallelo, la figura dello specialista ambulatoriale, laddove al più si viene creando una domanda di servizi, per una leadership nella filiera del valore strettamente farmaceutico. Da qui articolati bisogni di ruolo nella nuova sanità territoriale, come integratore/co-gestore della qualità delle cure, come iniziatore dei percorsi diagnostici/terapeutici, ma anche come docente/formatore della medicina di base e anticipatore delle nuove molecole allo studio. Una domanda di servizio che a sua volta chiede continuità e COLLOQUIA 3 Focus Partnership pubblico-privato | Evoluzione dei modelli sanitari e domanda di servizi partnership nella costruzione, allora, di una leadership specialistica, accreditata sul territorio. Infine la farmacia, qui per le conseguenze strategiche e operative della nuova farmacia dei servizi, ovvero da un lato le opportunità in ambito diagnostico, di assistenza pronto soccorso, di assistenza domiciliare, dall’altro il ruolo di terminale intelligente della sanità, nella relazione diretta col paziente. Da qui un bisogno di formazione/informazione in ambito etico-sanitario, dalle patologie alle terapie, alla qualità della vita del paziente in cura, ancora con modelli di integrazione con le altre figure professionali di riferimento sul territorio (medici di base e specialisti, assistenza domiciliare, ecc.). Ma l’aspettativa di partnership nella fornitura di veri e propri ambiti di formazione e servizi, per ruoli sanitari, che abbiamo visto cangianti nel tempo, si riproduce soprattutto in una domanda integrata di relazione tra i ruoli stessi e tra domanda sanitaria e offerta privata di beni e servizi. Il concetto di partnership si decodifica allora in un doppio ambito, da una parte l’allargamento dei propri ambiti professionali (ad esempio, per il medico di base uscire dalla centralità diagnostica-terapeutica, per un ruolo 24h di gestione del paziente… anche in assenza di patologie), dall’altra l’incontro, con relativa integrazione, dei diversi ambiti professionali, perché medici, di famiglia o specialisti ambulatoriali, farmacisti del territorio, ma anche ruoli gestionali e amministrativi della sanità locale, si troveranno a lavorare assieme, in un nuovo network pluri-professionale, con al centro il cittadino. È probabilmente qui che si realizzeranno, nel medio termine, nuovi modelli di partnership tra sanità pubblica ed offerta privata di beni e servizi. Il deus ex machina, come peraltro sta avvenendo con diversi Paesi europei, è costituito dal web, i cui utilizzi, nella gestione della domanda e offerta sanitaria, sono ancora in gran parte da mettere a fuoco, ma cambieranno nel giro di pochi anni il quadro della sanità. Perché il web non è solo telemedicina, ricette on line, possibilità di assistere ad interventi in ospedale sul proprio paziente, e via elencando. Il web può garantire trasferimenti di informazioni e interventi di formazione, contemporaneamente interattivi ed in tempo reale, dove allora il primo punto per una proposta di partnership sta nella capacità di integrare i ruoli professionali e far circolare le informazioni, scientifiche e non. Se è vero che il nuovo leit-motiv della sanità europea, riportato in premessa nel nuovo Libro Bianco 2014-2020, è la “salute come concetto di crescita”, economica e sociale, ecco allora che il nuovo incontro tra sanità privata e pubblica si sostanzierà in modo proattivo e non solo nell’aiuto alla nuova organizzazione della sanità territorio-centrica. “Salute per crescere” va infatti inteso come un nuovo approccio alla qualità della vita del paziente, in un mondo a ridotta centralità dell’ospedale, nella crescita esponenziale della prevenzione da una parte, e nell’assistenza at home dall’altra. Il partner eleggibile sarà di volta in volta, l’impresa leader in un range ampio di patologie, l’azienda in grado di organizzare un nuovo modello logistico, oppure un tutor in grado di attivare le nuove relazioni professionali, e svilupparle nel tempo in modo integrato. *Vice Presidente Doxapharma. focus Partnership pubblico-privato ICT e servizi a supporto delle Cure primarie Tutti i sistemi di reti sanitarie sono stati concepiti ponendo al centro del sistema il cittadino e organizzando la raccolta e successiva elaborazione dei dati sulla base di percorsi clinicoassistenziali seguiti dai pazienti all’interno della rete sanitaria regionale; questi sono prevalentemente orientati e gestiti dal MMG che rappresenta uno degli snodi critici del sistema per caratteristiche professionali e organizzazione del lavoro. PAOLO SPRIANO* L’ analisi dell’organizzazione attuale dell’assistenza sanitaria sul territorio presenta alcuni aspetti critici per la distribuzione disomogenea dei compiti tra i diversi attori coinvolti; l’insieme di un sistema scarsamente coordinato e integrato; la disponibilità di servizi “atomizzati” nei vari contesti, ma che non comunicano tra loro. I cambiamenti demografici in atto impongono di spostare sul territorio servizi sia per i medici che per i pazienti. Per esempio la diagnostica più semplice, che non richiede tecnologie troppo avanzate e costose, e l’assistenza dei malati cronici o subacuti. L’impatto delle patologie croniche va aumentando con l’incremento dell’età media della popolazione e di fronte a queste dinamiche da un lato l’ospedale non è in grado di sostenere un impegno economico e organizzativo crescente di questa entità, dall’altro il tipo di assistenza offerta non risponde completamente alle esigenze del cittadino. In uno scenario in cui si cercherà sempre più di spostare al di fuori dell’ambiente ospedaliero diagnosi e assistenza subacuta e cronica, lasciando all’ospedale terapie e prestazioni complesse, è evidente che l’attuale organizzazione sul territorio necessita di nuovi modelli di organizzazione delle cure primarie e di un’interazione maggiore tra medici di medicina generale (MMG) e specialisti. In Europa già da tempo si ragiona su progetti che possano garantire l’interscambio e l’interoperabilità delle informazioni sanitarie con programmi operativi che puntano alla realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (Danimarca, Gran Bretagna, EmiliaRomagna, Lombardia, ecc.) e alla condivisione di documenti clinici integrabili nelle cartelle cliniche elettroniche dei propri pazienti. La “rete” in ambito medico è una metafora che raffigura la capacità dei vari soggetti del sistema sanitario di lavorare insieme per offrire servizi migliori e maggiore efficienza di cura. Tutte le iniziative fino ad ora avviate sono orientate all’utilizzo di informazioni on-line, con ovvie criticità di implementazione dei sistemi (in termini di tempi e costi), di trasmissione delle informazioni (interoperabilità) e di scambio “sicuro” dei dati (es. autenticazione e tutela della privacy). ICT e sistemi sanitari In Italia in varie regioni sono da tempo attivi sistemi informativi di reti sanitarie con lo scopo di facilitare la COLLOQUIA 5 Focus Partnership pubblico-privato | ICT e servizi a supporto delle Cure primarie comunicazione e la gestione dei dati sanitari verso e con il MMG. Tra quelle a più elevato grado di complessità sono attive, seppure con differenti livelli di interoperabilità tra ospedale e MMG, la rete SOLE (Sanità on line) in Emilia Romagna e la rete CRS-SISS (Carta Regionale dei Servizi e al Sistema Informativo Socio-Sanitario Lombardo) in Regione Lombardia. Entrambe hanno come obiettivo primario la costruzione di un sistema sicuro e tecnologicamente avanzato, all’interno del quale poter scambiare informazioni certificate digitalmente relative alle prestazioni ed ai servizi socio-sanitari erogati dal Servizio Sanitario Regionale (SSR). Oggi queste reti costituiscono l’infrastruttura di base che permette di riprogettare l’organizzazione di servizi sanitari sfruttando le potenzialità offerte dall’Information Communication Technology (ICT) (tabella I). Tutti i sistemi di reti sanitarie sono stati concepiti ponendo al centro del sistema il cittadino e organizzando la raccolta e successiva elaborazione dei dati sulla base di percorsi clinico-assistenziali seguiti dai pazienti all’interno della rete sanitaria regionale; questi sono prevalentemente orientati e gestiti dal MMG che rappresenta uno degli snodi critici del sistema per caratteristiche professionali e organizzazione del lavoro. Il medico di medicina generale e la “svolta digitale” Esistono una serie di definizioni del MMG (medico di base, di famiglia, ecc.) tese più a rendere l’idea di un ruolo “generico” che definire quello che in realtà è il primo riferimento per qualsiasi persona, cioè un medico che risponde direttamente ai bisogni dell’individuo, il quale può attivarne la consultazione in base ai suoi bisogni, in modo diretto, privo di ostacoli burocratici. Infatti il MMG rappresenta ancora un professionista in cui si integrano due ruoli in modo complementare: un ruolo tradizionale, fatto di ascolto, di relazione interpersonale, di assistenza, di conoscenza della famiglia ed un ruolo moderno nel quale a una elevata capacità clinica si coniuga il management del paziente. Tenendo conto che il profilo formativo 6 COLLOQUIA Sistemi di Reti sanitarie. Servizi offerti al MMG L’invio della prescrizione elettronica di visite ed esami specialistici dai medici e pediatri di famiglia o dai medici prescrittori ospedalieri (quest’ultima funzionalità è attiva solo in alcune Aziende sanitarie) ai punti di erogazione. Il ritorno automatico del referto specialistico e diagnostico agli stessi medici di famiglia in formato: – strutturato (nella cartella clinica dell’assistito) – pdf (nel fascicolo sanitario elettronico dell’assistito). La notifica delle variazioni anagrafiche e delle esenzioni dei pazienti da parte dell’Azienda Usl ai medici e pediatri di famiglia che hanno in carico gli assistiti. Le notifiche di ricovero e dimissione del paziente ricoverato, previo suo consenso, dall’ospedale al medico e pediatra di famiglia. Il referto di pronto soccorso, previo consenso dell’assistito, dall’ospedale al medico o pediatra di famiglia. del MMG in Italia è in evoluzione, si è passati da un’eterogeneità culturale, di esperienza e di modalità di lavoro, legata alla mancanza fino ad anni recenti di corsi di formazione specifica, ad una più precisa connotazione nell’ambito delle cure primarie che è peculiare dei MMG più giovani. Se si analizza il “setting” del MMG, cioè l’ambulatorio, scopriamo che questo è l’osservatorio privilegiato sulla popolazione, oltre che il “network” assistenziale più diffuso con 1 MMG ogni 1000 abitanti. Questo fa sì che in un anno l’80% della popolazione vi affluisce, raggiungendo, a 3 anni, il 100%. Dunque il MMG rappresenta per i pazienti il primo riferimento, facilmente accessibile e dal quale ci si attendono risposte esaustive ai problemi posti oltre che un atteggiamento empatico. Tali obiettivi vengono raggiunti fornendo informazioni precise, corrette e chiare; affrontando i problemi ad elevata complessità con un counseling mirato ed efficace che è direttamente correlato al grado di comprensione e di conoscenza dei problemi. Oggi, le insidie che si interpongono sono alimentate prevalentemente da due fattori determinanti: – il primo correlato all’eccesso di atti burocratici ed al timore che qualsiasi cambiamento tenda ad incrementarli – il secondo riferibile all’informazione già acquisita o riferita dal paziente, ma soprattutto, dal farsi trovare impreparato e di conseguenza dal non saper gestire i problemi. Le reti telematiche La medicina generale ancora oggi prevalentemente composta da MMG che operano “in solo” e in contesti a bassa complessità si trova a dover ripensare la professione adeguando e integrando il Focus Partnership pubblico-privato proprio lavoro in relazione anche all’impatto dei processi di informatizzazione sul sistema sanitario e sui propri pazienti. Questo è richiesto a dei professionisti che nel 90% dei casi appartengono alla stessa generazione (baby boomers) e con circa 30 anni di professione consolidata alle spalle. Quindi MMG che operano in una realtà multimediale, ma non particolarmente predisposti, per età, ad una interazione multitasking. Per questo è importante che i MMG acquisiscano la consapevolezza dei vantaggi dei nuovi strumenti di lavoro e dei servizi fruibili, modificando la percezione di un sistema che, in fase iniziale di implementazione nella pratica clinica, è stato inteso solo come strumento di controllo delle procedure. Oggi la rete in generale e le reti telematiche dedicate in particolare rappresentano degli strumenti di servizio orientati alla gestione per la miglior cura dei pazienti e alla riqualificazione della professione medica secondo una strategia che vuole promuovere la corretta informazione e trasferimento di conoscenze all’interno del sistema sanitario. L’ICT in ambito professionale rappresenta per il MMG uno degli strumenti nuovi per raggiungere in modo efficace i propri obiettivi, in particolare come: 1. Strumento di servizio – la Rete come riferimento immediato per il MMG nell’offrire uno strumento orientato ai suoi bisogni. 2. Strumento di informazione e formazione certificata – mediante piattaforme informatiche implementate per lo sviluppo della formazione professionale continua e l’aggiornamento. 3. Strumento di decision-making – mediante l’utilizzo di algoritmi decisionali e Percorsi Diagnostico Terapeutici. 4. Strumento operativo – per le cure condivise con lo specialista attraverso le Reti di patologia. Le capacità di saper comunicare ed interagire con tutti i colleghi che lo desiderino diviene un elemento strategicamente determinante per il raggiungimento degli obiettivi professionali del MMG e la Rete sempre di più è il luogo dove nascono e si sviluppano iniziative che spesso coinvolgono professionalità differenti costringendole a confrontarsi ed a dialogare insieme, al fine di rappresentare un riferimento sicuro ed utile al medico, per permettergli una buona navigazione virtuale utile alla navigazione reale in cui è impegnato quotidianamente nella professione. I pazienti anziani richiedono cure mediche per differenti condizioni patologiche con un conseguente aumento di visite sia del MMG che degli specialisti. Questo scenario aumenta la necessità di migliorare la comunicazione tra clinici circa i rispettivi ruoli e responsabilità nelle decisioni mediche in particolare nelle reti di patologia (Rete Oncologica, Rete di Terapia del Dolore) (tabella II). Gli strumenti di networking Nell’ambito della struttura dell’ICT i portali medici si inseriscono come una valida opportunità per facilitare l’informazione (news, articoli, bibliografia, motori di ricerca), la formazione (corsi ECM) e la comunicazione on-line (web meeting, forum, spazi riservati) per comunicare in maniera continuativa. Il futuro della rete. Obiettivi Cartella Clinica Elettronica (EPR) – Migliorare completezza e precisione delle informazioni – Acquisire dati valorizzati e codificati – Definire standard di qualità dei dati registrati – Valutare metodi per migliorare la qualità dei dati Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) – Migliorare interoperabilità nel sistema (scambio di dati tra operatori) – Implementare e supportare le reti di patologia e i PDT (condivisione delle cure MMG – Specialisti) – Interoperabilità tra sistemi (acquisire dati elettronici prodotti da altri attori) – Consentire al paziente l’accesso ai propri dati in lettura/scrittura (narrative medicine) | ICT e servizi a supporto delle Cure primarie Web meeting Sono delle riunioni virtuali in cui i partecipanti possono dialogare tra loro come se fossero tutti nella stessa aula, collegandosi alla stessa pagina web, nello stesso giorno e alla stessa ora. Oltre a poter parlare e ascoltare gli altri, è possibile condividere documenti e immagini. Il tutto, semplicemente attraverso l’uso di un computer e senza doversi spostare da casa o dallo studio. Forum di discussione Anche i forum sono uno spazio in rete dove poter scambiare opinioni e punti di vista su argomenti scientifici, ma costituiscono l’esatto complemento dei web meeting. Tali spazi sono disponibili su web e offrono la possibilità all’utente di scegliere quando consultare i contenuti/intervenire. Infatti, chi intende partecipare a un forum può accedere in qualsiasi momento e non, come nel web meeting, a un’ora specifica di un giorno prestabilito. Le comunicazioni tra i partecipanti avvengono solo in forma scritta e restano a disposizione di chi accede anche dopo che l’opinione è stata pubblicata. Spazi riservati Sono delle aree ad accesso riservato in cui i medici hanno la possibilità di pubblicare documenti e/o slide condividendole tra loro. Tali spazi sono disponibili sul web e offrono la possibilità al medico di scegliere quando consultare/pubblicare i documenti. Prevedono, inoltre, l’esistenza di un referente che richiede l’attivazione dello spazio e che diviene responsabile dell’utilizzo che viene fatto dello spazio da parte dei partecipanti. Redazionali, Newsletter e FAD Oltre al supporto tramite gli strumenti di networking, i portali possono gestire argomenti di pubblicazione e promozione tramite un servizio editoriale on-line di articoli, news e redazionali scritti da esperti riguardo temi a forte impatto nelle cure primarie. Redazionali e articoli possono essere pubblicati in maniera intervallata con gli strumenti sopra citati e potranno avere la funzione di aggiornamento e follow-up dei suddetti eventi. COLLOQUIA 7 Focus Partnership pubblico-privato | ICT e servizi a supporto delle Cure primarie Per mantenere attivo il rapporto con i medici nel corso del tempo, alcuni portali offrono il proprio servizio di newsletter settimanali con cui i medici si possono aggiornare in modo semplice ed efficace su argomenti di maggiore attualità. Servizi wiki di ricerca delle informazioni scientifiche Oggi i medici e pazienti sono sempre più orientati ad usare internet e sperimentare nuovi sistemi wiki per la ricerca di informazioni mediche1. Il computer connesso ad internet è una presenza ormai costante negli studi ed è un dato di fatto che i medici utilizzino sempre più Google per trovare notizie utili per la diagnosi di quadri patologici di difficile identificazione. Infatti questo motore di ricerca permette un rapido e libero accesso ad un corpo di conoscenze enorme di circa tre bilioni di articoli sul web e va ben oltre Medline/ PubMed che finora è stato il più famoso motore di ricerca medico-scientifico. Ma la ricerca in rete a fini diagnostici è efficace? 8 COLLOQUIA In uno studio pubblicato sul BMJ 2 è risultato che nel 58% dei casi esaminati (15 su 26) Google ha fornito esiti conformi alle diagnosi dei medesimi casi clinici precedentemente pubblicate sul New England Journal of Medicine, dimostrandosi così un valido strumento nello studio di patologie d’incerta definizione. Un risultato non trascurabile, in considerazione anche del fatto che Internet offre il vantaggio di essere un’immensa banca dati, capace di tenere il passo con il rapido sviluppo delle conoscenze e della ricerca medica. Un aggiornamento quasi in tempo reale che può risultare prezioso per i medici, tanto più che, ad oggi, l’accesso ad Internet risulta sempre più facilmente ottenibile negli ambulatori e nelle corsie d’ospedale. Per comprendere meglio l’efficacia del googling per la diagnosi è necessario sottolineare quanto siano fondamentali l’abilità e la perizia del ricercatore ai fini di un corretto utilizzo dei motori di ricerca nell’ambito scientifico e medico. Google è più efficace nella diagnosi di condizioni con sintomi unici e segni facilmente traducibili nelle “parole chiave” utili per la ricerca, mentre lo è meno nei casi di malattie complesse con sintomi non specifici o nelle malattie comuni con modalità di presentazione rara. L’efficienza della ricerca sembra correlata al bagaglio di conoscenze dell’operatore e questo spiega perché i pazienti che navigano in rete per trovare risposte ai propri disturbi non sempre hanno gli stessi risultati dei medici. Infatti una ricerca fruttuosa dipende anche dalle parole-chiave utilizzate, che per essere buoni mezzi d’indagine devono rispettare il criterio della specificità e della centratura sui sintomi e in questo i medici hanno una maggior facilità rispetto ai pazienti nell’orientare le proprie indagini in rete in modo appropriato. Oggi i medici possono affinare le proprie capacità diagnostiche fruendo dell’enorme mole di conoscenze disponibili sul web, anche se l’utilità dei motori di ricerca è condizionata dalle regole stesse della navigazione in rete, nonché dall’abilità nel saper scegliere tra i molteplici risultati ottenuti, formulando la diagnosi che meglio si accorda con l’anamnesi e l’indagine clinica del paziente. Ormai è difficile ignorare questa utilità visto che un medico diventa esperto nelle diagnosi difficili quando avrà “in memoria” almeno due milioni di informazioni. Una briciola di sapienza rispetto ai tremila miliardi di articoli che Google è in grado di elaborare in qualche millesimo di secondo. Medici e social network La diffusione esplosiva dell’utilizzo dei forum on-line dei social network ha portato milioni di persone in tempi rapidissimi a frequentarli con una popolarità crescente tra le generazioni più giovani. Fra questi siti Facebook è il social network più popolare. Questo nuovo scenario pone ai medici che vi partecipano nuove sfide etiche e professionali. Dato l’aumento progressivo di diffusione del sito e la confidenza tecnologica delle generazioni più giovani, alcuni ricercatori hanno cercato di esplorare come i giovani medici gestiscono la loro vita professionale online. Lo studio3 pubblicato sul Journal of Medical Ethics ha descritto l’attività Facebook dei medici e dei loro colleghi e ha raccolto le loro opinioni circa l’impatto di Facebook sul rapporto medico-paziente. Un questionario anonimo è stato inviato a 405 medici e borsisti dell’Ospedale dell’Università di Rouen, in Francia, nel mese di ottobre 2009. Dei 202 partecipanti che hanno risposto al questionario (50%), 147 (73%) avevano un profilo su Facebook. La quasi totalità, 138 (99%), aveva mostrato sul profilo il vero nome, 136 (97%) la data di nascita, 128 (91%) una fotografia personale, 83 (59%) l’Università in cui risiedevano e 76 (55%) la posizione professionale in quel momento. Le impostazioni predefinite sono state modificate dal 61% degli utenti, più frequentemente se erano registrati da più di anno (p = 0,02). Interrogati su come si sarebbero comportati se un paziente avesse chiesto loro l’amicizia, 152 (85%) dei partecipanti avrebbero automaticamente rifiutato la richiesta, 26 (15%) avrebbero deciso valutando attentamente il caso e nessuno avrebbe accettato Focus Partnership pubblico-privato automaticamente la richiesta. Circa la metà degli intervistati ritiene che il rapporto medico-paziente sarebbe alterato se i pazienti scoprissero che il medico ha un account su Facebook, ma i due terzi ritengono che questo sarebbe da cambiare solo se il paziente avesse il libero accesso al profilo del medico, indipendente dal suo contenuto. Da questi dati emerge che i medici e i borsisti presi in esame utilizzano spesso Facebook e visualizzano le informazioni personali sui loro profili, ma sono scarsamente propensi ad accettare richieste di amicizia da parte dei pazienti perché sono convinti che un’insufficiente protezione della privacy potrebbe avere un impatto negativo sul rapporto medico-paziente. Riguardo al problema della privacy su Facebook le polemiche continuano e non accennano a diminuire. In particolare da quando circolano sui circuiti di file sharing dei file di grandi dimensioni che contengono i dati disponibili di circa 100 milioni di iscritti al social network. I suoi sostenitori sostengono che i tempi della privacy sono finiti e che oggi gli utenti di Facebook preferiscono condividere le informazioni piuttosto che proteggerle, ma è necessaria un’attenta riflessione per definire meglio le implicazioni dei mezzi di comunicazione elettronici sul tradizionale ruolo dei medici e sugli aspetti nuovi che coinvolgono la loro professionalità. Per concludere, quella che possiamo definire come la svolta digitale della | ICT e servizi a supporto delle Cure primarie Linee guida per l’utilizzo dei social network in ambito medico American Medical Association ha pubblicato recentemente le linee guida4 per i medici su come usare on line strumenti di social media. L’intero documento si presenta come un elenco di punti di buon senso che vengono così sintetizzati. L’ I. I medici devono essere assolute e, una volta su Internet, i contenuti è probabile che rimangano permanenti. Quindi è raccomandabile che i medici monitorizzino regolarmente la propria presenza su Internet per garantire che le proprie informazioni personali e professionali e i contenuti pubblicati su di loro da altri, siano accurati e appropriati. professionali pubblicati da colleghi hanno la responsabilità di sollecitare l’attenzione della persona, in modo che possa rimuovere e / o prendere i provvedimenti del caso. Se il comportamento viola in modo significativo le norme professionali e l’individuo non prende le misure appropriate per risolvere la situazione, il medico dovrebbe segnalare il fatto alle autorità competenti. consapevoli che le norme di privacy del paziente e la riservatezza devono III. I medici nell’interazione essere mantenute in tutti con i pazienti su Internet, gli ambienti, anche on line, devono mantenersi entro i VI. I medici devono essere e non si devono pubblicare consapevoli che l’attività confini del rapporto informazioni online che online e i contenuti medico-paziente in rendano identificabile il pubblicati possono influire conformità con le linee paziente. negativamente sulla loro guida etiche professionali II. I medici, nell’uso di reputazione, sia tra i come farebbero in Internet per il social pazienti che tra i colleghi. qualsiasi altro contesto. networking, devono Possono condizionare la utilizzare le impostazioni di IV. I medici dovrebbero loro carriera medica (in considerare di mantenere i privacy per salvaguardare particolare per i giovani propri contenuti online le informazioni personali e medici in formazione e gli personali e professionali i contenuti nei limiti del studenti di medicina) e separati. possibile, perché le possono minare la fiducia impostazioni di privacy V. I medici che trovano del pubblico rispetto alla professione medica. • contenuti poco non offrono garanzie medicina generale impone la ricerca di soluzioni appropriate a dare risposta a una serie di nuovi e specifici bisogni di aggiornamento, formazione e informazione del medico. In base ad esperienza personale, si ritiene che esistano portali scientifici in grado di soddisfare a pieno questi nuovi bisogni . In particolare, Univadis (www.univadis.it) è un portale che, nel panorama italiano, rappresenta un punto di riferimento essenziale per il medico. Univadis: un portale per l’aggiornamento, la formazione e l’informazione del medico Univadis è nato nel 2004 da un’iniziativa a livello globale della MSD, il portale conta oggi oltre 115.000 medici italiani registrati di cui 22.816 sono MMG (19,8% del totale in Italia). A seguire: i cardiologi (7,0%), farmacisti privati (5,3%), pediatri (4,3%), chirurghi (4,1%), ginecologi (3,4%), oftalmologi (3,3%), ortopedici (3,3%) e tante altre specializzazioni. Attraverso un’iscrizione gratuita il medico accede ad una serie di risorse e strumenti utili per l’esercizio della sua professione. In termini di efficienza, mettere tutti questi servizi a disposizione del medico COLLOQUIA 9 focus permette di ottimizzare i tempi di fruizione da parte del medico iscritto. Collegandosi il MMG avrà la possibilità di usufruire di un canale di informazione diretto disponibile 24 ore su 24. Tra i principali servizi per il MMG: la banca dati sanitario-farmaceutica VDANet, gli articoli di normativa in medicina, gli editoriali sulle patologie, i corsi on-line, le linee guida ed i certificati scaricabili per la pratica medica. A breve sarà arricchito il portafoglio di servizi con l’“Aderenza alla terapia”, un sistema che metterà a disposizione del medico casi clinici e suggerimenti per ottimizzare le visite dei pazienti e illustrare loro le condizioni cliniche. Inoltre lo strumento del web meeting può essere utilizzato ad integrazione di eventi residenziali permettendo di ampliare/facilitare l’accesso di relatori ed audience a distanza. I forum e gli spazi condivisi costituiscono dei mezzi ad hoc per il follow-up degli eventi e per mantenere il contatto tra i medici partecipanti. Il Forum si configura come spazio di ulteriore discussion e lo spazio condiviso come archivio del materiale relativo (presentazioni, linee guida, FAQ, ecc.). All’interno della struttura di rete può essere identificata una o più figure con il ruolo di moderatori, interlocutori, facilitatori degli argomenti di maggiore interesse per la comunità medica e questo può ulteriormente facilitare la fruizione di informazioni per la struttura stessa. Bibliografia 1. Naik AD, Singh H. Electronic health records to coordinate decision making for complex patients: what can we learn from wiki? Med Dec Making 2010; 30: 722-31. 2. Tan H, Hwee Kwoon Ng J. Googling for a diagnosis-use of Google as a diagnostic aid: internet based study BMJ 2006; 333: 1143-5. 3. Mubarak G, et al. Facebook activity of residents and fellows and Its Impact on the doctor-patient relationship. J Med Ethics 2010; DOI: 10.1136/jme.2010.036293. 4. AMA Policy: Professionalism in the Use of Social Media American Medical Association Reports & Resolutions 2010 www.ama-assn.org/ama/pub/meeting/ professionalism-social-media.shtml *Medico di Medicina Generale, Milano. 10 COLLOQUIA Partnership pubblico-privato I servizi web-based per lo specialista I nuovi mezzi di formazione e aggiornamento che internet offre sono strumenti e come tali vanno considerati: mezzi che agevolano, rendono più veloce le possibilità di conoscenza ma che non possono sostituire la necessaria relazione con i colleghi e il rapporto con i malati che è fondamento della professione. PAOLO BONFANTI* Introduzione Il progresso della tecnologia informatica avvenuto negli ultimi venti anni ha avuto una profonda influenza su ogni attività umana e nelle relazioni tra le persone, soprattutto nel campo della comunicazione e dell’informazione. Anche il campo della medicina è stato ovviamente investito da questo fenomeno. Cito alcuni esempi macroscopici che segnano importanti differenze che riguardano alcuni aspetti del nostro lavoro venti anni fa rispetto ad oggi: l’aggiornamento e la ricerca di fonti bibliografiche avveniva attraverso la lettura di articoli scientifici pubblicati su riviste edite in forma cartacea reperibili attraverso abbonamento o presso biblioteche universitarie, mentre oggi sono disponibili e consultabili immediatamente su internet, molte riviste scientifiche pubblicano esclusivamente sul web, le ricerche bibliografiche sono facilitate da motori di ricerca appositamente progettati per consultare la letteratura scientifica biomedica (vedi ad esempio PubMed); la formazione era possibile solo partecipando a corsi residenziali o a convegni scientifici; internet oggi ha reso possibile uno strumento di formazione nuova – la formazione a distanza (FAD) – e le comunicazioni scientifiche che avvengono ai congressi internazionali sono immediatamente fruibili mediante webcast o podcast. Un’alternativa tra luddismo e fiducia cieca nel progresso Di fronte a questi rapidi mutamenti introdotti dalla tecnologia informatica, molti medici reagiscono con due differenti approcci: uno di tipo luddista e l’altro, opposto, di affidamento incondizionato di fronte al progresso tecnologico. Il luddismo è un movimento che nasce da Ned Ludd. Insieme ad altre persone, che si opponevano all’invadenza delle Focus Partnership pubblico-privato tecniche di produzione tessile in Inghilterra all’inizio dell’Ottocento, misero a ferro e fuoco diverse officine prima di essere fermati. Si opponevano allo sviluppo tecnologico. Per analogia alcuni medici guardano con diffidenza ai nuovi strumenti nati dallo sviluppo informatico. Viceversa altri colleghi sono convinti che le innovazioni introdotte da internet siano da sposare incondizionatamente e che in futuro debbano sostituire completamente le modalità tradizionali di aggiornamento e formazione. Il rischio di quest’ultima posizione è quello di essere troppo attratti dagli aspetti tecnologici dimenticandosi il motivo per cui tali strumenti sono stati creati. Di fronte a questo approccio dicotomico, è importante chiarire un essenziale punto di partenza. La professione medica si basa sul rapporto medicopaziente: il medico si coinvolge con persone che soffrono e cercano il senso della loro sofferenza. Tutto ruota attorno a questo che costituisce il cuore dell’essere medici. La necessità di aggiornamento, l’approfondire il livello delle proprie conoscenze, la ricerca, il confronto essenziale con i propri colleghi sono tutte conseguenza di questa origine della professione medica. I nuovi mezzi di formazione e aggiornamento che internet offre vanno compresi dentro questa ottica. Sono strumenti e come tale vanno considerati: mezzi che agevolano, rendono più veloce le possibilità di conoscenza ma che non possono sostituire la necessaria relazione con colleghi e il rapporto con i malati che è fondamento della professione. L’ambiente clinico – non lo schermo di un computer o di uno smartphone – rimane il contesto entro cui si gioca il proprio lavoro. I portali di informazione specialistica Fatta questa doverosa premessa, consapevoli cioè che uno strumento rimane uno strumento e non può sostituire la natura propria della professione medica, non vi è dubbio che internet offra una serie di opportunità per rispondere alla domanda di aggiornamento e di formazione dei medici specialisti. Un esempio significativo è costituito dai portali monotematici: si tratta di siti web in cui è possibile reperire una serie di servizi pensati per garantire la possibilità di un aggiornamento altamente specialistico, secondo modalità e tempi pensati per le necessità del medico moderno. A titolo esemplificativo di quanto appena detto, si descriverà di seguito un modello di portale di informazione scientifica reperibile su internet: HIV-topics (www.hivtopics.it). HIV-topics è un sito internet dedicato alla infezione da HIV, rivolto a medici, ricercatori e personale sanitario. Esiste anche un sito gemello dedicato alla infezione da HCV denominato HCV-topics. Argomenti di attualità scientifica vengono affrontati da esperti riconosciuti sul tema attraverso una modalità di comunicazione innovativa. Gli utenti registrati possono accedere alle diverse sezioni del sito con la possibilità di usufruire gratuitamente del materiale informativo preparato dagli esperti. Ogni nuovo topic viene esaminato attraverso diversi strumenti comunicativi: – il webcast: è lo strumento principale mediante il quale viene affrontato un argomento. L’utente può seguire la presentazione di un tema come se si trovasse ad un convegno: è presente infatti un filmato video con l’esperto che commenta le diapositive che scorrono in una finestra accanto. Il vantaggio di tale strumento comunicativo consiste nella possibilità di seguire l’evento formativo in qualsiasi momento, secondo tempi stabiliti dall’utente stesso che può interrompere e riprendere il webcast a piacimento; – gli slideset: le diapositive mostrate nei webcast sono scaricabili dall’utente che potrà approfondirle in un secondo momento ed utilizzarle per le proprie presentazioni. È così possibile raccogliere una vera e propria biblioteca informatica; – il journal club: ogni mese i redattori del sito presentano una selezione di articoli scientifici apparsi in letteratura nel mese precedente con un breve commento ed un link per accedere all’abstract presente su PubMed. Questo servizio risponde all’esigenza di chi desidera un costante aggiornamento scientifico ma dispone di poco tempo per consultare le principali riviste di ambito specialistico. Le piattaforme multicanale I siti internet a carattere scientifico rispondono a molte delle esigenze di | I servizi web-based per lo specialista formazione e di aggiornamento del medico moderno consentendo di accedere con facilità a un enorme quantità di informazioni. I portali monotematici – che normalmente hanno una redazione con responsabili scientifici alla guida di essa – garantiscono l’attendibilità e la scientificità dei contenuti. Quali ulteriori sviluppi la tecnica informatica potrà offrirci? Quali esigenze rimangono ancora da soddisfare? Lo sviluppo della tecnologia alla base degli smartphone e dei tablet, con le applicazioni disponibili per essi, sta fornendo nuove opportunità di usufruire dei servizi descritti sopra. Tali nuovi dispositivi elettronici consentono infatti un accesso ad internet in qualsiasi luogo ed in qualsiasi circostanza. Vi sono numerose applicazioni – veri e propri programmi ideati per dispositivi mobili – che permettono di effettuare la consultazione di prontuari medici, l’utilizzo di calcolatori e algoritmi applicati alla medicina, l’accesso a siti internet di informazione medica. In virtù di questa nuova tecnologia è in corso la trasformazione dei portali scientifici in piattaforme multicanale. Tali piattaforme permettono di accedere ai servizi informativi e interattivi superando le barriere di accesso ad internet. Grazie ad esse, gli utenti possono accedere alle informazioni attraverso una molteplicità di sistemi di comunicazione. Tornando all’esempio fatto relativo al sito HIV-topics: da qualche mese esiste la possibilità di scaricare le presentazioni presenti sul sito web sotto forma di “podcast”, permettendo la consultazione sui dispositivi mobili. È inoltre disponibile una applicazione che consente la navigazione del portale in un formato adattato al proprio apparecchio mobile. In conclusione, questo rapido excursus sulle tecnologie web-based applicate alla medicina ci ha mostrato come la materia sia in continua evoluzione e stia diventando uno strumento utile per il medico specialista. L’importante è conservare la coscienza che la formazione al lavoro clinico e il continuo aggiornamento al suo riguardo non possano limitarsi all’uso di uno strumento tecnologico per quanto avanzato esso sia. *Direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive, Ospedale “Alessandro Manzoni”, Lecco. COLLOQUIA 11 focus Partnership pubblico-privato Per una Farmacia di Servizi Un buon progetto potrebbe essere quello di riuscire davvero a diffondere nella maggior parte delle farmacie dei “punti di prevenzione” per il monitoraggio della propria salute attraverso la presenza di macchine che ormai sono poco ingombranti e che, collegate in telemedicina con un team di medici, possano davvero darci delle informazioni utili per la prevenzione della salute di tutti noi. CARMENGILDA RAUCCI* S iamo nel XXI secolo e, come è giusto che sia, la nostra società si evolve, cambia e cambiano le esigenze delle persone. Il farmacista di oggi certo non è più solo il preparatore di farmaci di una volta e non è neanche il semplice dispensatore di scatole di medicine. La figura del farmacista è, e sta diventando sempre di più, un punto di riferimento importante per l’utenza: il cliente si rivolge sempre più spesso al proprio farmacista per risolvere piccoli problemi di salute, per un consiglio immediato o anche solo per avere delle delucidazioni in tema di salute. Inoltre la vita media si allunga e, laddove il concetto di prevenzione riesce ad affermarsi, la farmacia è vista piuttosto come il luogo in cui si dispensa salute e benessere: la farmacia sta diventando una Farmacia di Servizi. Alla base di tutto, per essere una Farmacia di Servizi e poter svolgere il proprio lavoro al meglio, oltre la professionalità e la competenza, vi è la predisposizione all’ascolto: il saper ascoltare le persone, la disponibilità al colloquio, allo sfogo e alla condivisione non è da tutti; la figura del farmacista deve e dovrebbe essere sempre tale: ascoltare la richiesta e/o la confidenza del cliente e tutto quanto egli abbia da dire. E questo di sicuro fa la differenza con la grande distribuzione: il cliente trova nel farmacista di fiducia il suo personale 12 COLLOQUIA referente che conosce la sua storia, le sue abitudini e le sue esigenze, ha un interlocutore sempre pronto ad ascoltarlo e a dargli i giusti consigli con competenza e professionalità, senza dare adito al fai da te che spesso risulta deleterio. L’informazione e la divulgazione rappresentazione un altro aspetto di una Farmacia di Servizi: attraverso la distribuzione di opuscoli informativi e flyers sono state fatte e si portano avanti campagne informative su vari argomenti di salute di interesse generale, come la menopausa, le allergie stagionali, l’esposizione corretta ai raggi solari, o patologie specifiche come il melanoma o il carcinoma prostatico, dando la possibilità di assistere il cliente non solo con la conoscenza dei sintomi ma anche fornendogli consigli utili su come poter sorvegliare determinati problemi. In questi casi è stato importante l’aiuto ed il supporto fornito dallo stesso Ordine Professionale in collaborazione con le Strutture Ospedaliere. Nella maggior parte delle farmacie di oggi, inoltre, al di là del grande banco che indica il punto di spedizione delle ricette e della dispensazione del farmaco, esiste un luogo dedicato, spesso anche piccolo, isolato e riservato, dove è possibile trovare una serie di strumentari che possono garantirci un controllo generale del nostro stato di salute: lo sfigmomanometro, la bilancia e l’apparecchio per l’autoanalisi del sangue. Il controllo della pressione arteriosa come prevenzione dell’ipertensione si effettua costantemente tutto l’anno ed è un servizio che, nei momenti più caldi dell’anno, può essere rafforzato anche con la distribuzione di bevande idrosaline per poter riuscire ad ottimizzare in determinati casi i valori pressori. Controllare la pressione arteriosa significa anche effettuare un lavoro di collaborazione con il medico prescrittore di un farmaco antiipertensivo e monitorare la reazione del paziente al suddetto farmaco. Il sistema di autoanalisi presente in farmacia è importante per conoscere il proprio stato di salute: con una piccola puntura ed il prelievo di qualche goccia di sangue capillare dal polpastrello si possono monitorare alcuni valori ematochimici utili per a prevenire o tenere sotto controllo malattie cardiovascolari (aterosclerosi, ictus, infarto), malattie epatiche (epatiti), malattie renali (nefropatie, gotta), il diabete e le malattie della prostata, determinando interventi successivi con indagini più specifiche solo quando diventa necessario. Altre macchine a disposizione della professionalità del farmacista sono delle microtelecamere attraverso le quali si è in grado di rilevare la composizione del tessuto cutaneo o del cuoio capelluto in modo da poter riuscire ad individuare Focus Partnership pubblico-privato quali siano le reali esigenze del paziente e consigliare il giusto prodotto dermatologico: è uno dei motivi per il quale la dermocosmesi in farmacia ha registrato un notevole incremento con la vendita del prodotto giusto adatto a risolvere le reali esigenze del cliente. Sono sempre più numerosi, in farmacia, i clienti (la maggior parte donne) che chiedono di sostituire l’ultimo costoso prodotto di profumeria, a volte inadeguato alle loro esigenze, con un prodotto dermatologicamente testato e che ritengono sia di qualità superiore. Certo è che se tali macchine potessero essere collegate con un sistema di teledermatologia attraverso il quale comunicare direttamente con il dermatologo e approfondire determinate diagnosi ed intervenire in patologie più o meno gravi sarebbe solo a vantaggio dell’utente che sarebbe sempre più soddisfatto del servizio. A proposito di telemedicina già sono diffusi in alcune farmacie collegamenti diretti con vari specialisti, come cardiologi, dietologi e viene valorizzata ancora di più la figura professionale del farmacista che in questo modo può fornire aiuto, a chi lo richieda, attraverso elettrocardiogrammi o programmi dietetici. In tutti i casi i servizi di teleassistenza garantiscono una risposta certificata da un medico specialista nelle quarantotto ore successive al tipo di analisi effettuata. Spesso però capita che il referente dall’altro capo del terminale non si trovi nella stessa città dell’utente: è vero che la professionalità e la competenza del professionista non hanno limiti di intervento ma, sarebbe auspicabile, soprattutto nel caso di diagnosi cardiologiche, poter organizzare questo tipo di assistenza nello stesso ambito territoriale in modo tale da riuscire ad organizzare un intervento diretto se richiesto. Ultimo ma non ultimo, a completare la nostra disponibilità nei confronti dei nostri clienti, ci è stata data la possibilità di effettuare dai nostri terminali, nelle nostre farmacie, prenotazioni di visite e controlli specialistici presso le strutture pubbliche del nostro territorio. Se si intende la farmacia come un servizio utile e a disposizione del cittadino, è davvero molto importante potergli offrire la possibilità di risparmiarsi le lunghe file e lo stress delle attese nelle stesse strutture pubbliche. Perché il tempo è importante; oggi tutti siamo di corsa, verso non si sa cosa, ma comunque si corre e spesso capita di non riuscire a trovare il tempo per valutare il proprio stato di salute anche se non ci sono sintomi allarmanti, dimenticando il vecchio detto “prevenire è meglio che curare”. Allora un buon progetto potrebbe essere quello di riuscire davvero a diffondere nella maggior parte delle farmacie dei “punti di prevenzione” per il monitoraggio della propria salute attraverso la presenza di strumentari che ormai sono poco ingombranti e che, collegati in telemedicina con un team di medici, possano davvero darci delle informazioni | Per una Farmacia di Servizi utili in termini di prevenzione. Ancor prima di diffondere gli strumentari di telemedicina, il medico di base e ancor più il farmacista dovrebbero cominciare a fare un lungo ed insistente lavoro di informazione, e dico il farmacista piuttosto che il medico di base perché, se parliamo di prevenzione piuttosto che di cure, il cliente-paziente proprio non ci pensa a rivolgersi al suo medico di base se non ne sente la necessità. Penso che gli strumenti a disposizione ci siano e ce ne siano a sufficienza: ricordando che l’unione fa la forza, partecipando in tanti per raggiungere lo stesso scopo, potrebbe essere un’occasione per mettere in atto un progetto sanitario di grande utilità per il cittadino. *Farmacista, Napoli. Farmacia di Servizi: un’altra testimonianza n concomitanza con la giornata mondiale del Diabete abbiamo deciso di fornire ai clienti della farmacia per due settimane – dal 15 al 30 novembre – un check gratuito per monitorare i parametri che possono identificare una sindrome diabetica o una predisposizione. statistiche derivate dall’analisi. Al fine di poter consegnare un report da presentare al proprio medico è stato realizzato un database nel quale abbiamo registrato tutti i dati. Nel database sono stati inseriti 74 clienti degli 86 controllati. I dati raccolti mostrano: – la distribuzione per fascia di età e di sesso Il check è stato proposto a – 37 clienti (non diabetici) da persone in evidente indirizzare dal medico per sovrappeso di qualsiasi età; analisi più approfondite in clienti con familiarità al quanto con parametri oltre diabete; clienti con età sopra i la soglia fisiologica 40 anni di entrambi i sessi in – i clienti con parametri fuori terapia con antipertensivi e/o dai limiti e potenzialmente anticolesterolemici; clienti con “a rischio” (43% dei clienti età sopra i 40 anni di visti). entrambi i sessi che soffrono Alcune note interessanti: di “Cistiti recidivanti”. – due clienti hanno registrato A fronte di questa campagna una glicemia oltre 180 sono stati reclutati 86 clienti mg/dl dopo un digiuno di di cui 11 reclutati con il almeno otto ore e non ne buono “amico” (consegnato fossero a conoscenza con a chi aveva fatto richiesta del tutti i rischi per la loro check). Nel gruppo dei salute che questo reclutati sono entrati anche 5 comporta clienti diabetici a cui non è – i criteri di reclutamento stato possibile negare il sono risultati validi check. I dati di questi clienti considerando l’alta percentuale di soggetti non sono stati inseriti nelle I – – – – monitorati oltre la soglia fisiologica complessivamente sono stati distribuiti 200 folders informativi il BMI medio dei clienti del test è di 26,2 dei 5 clienti diabetici monitorati, tutti erano al di sopra dei 99 mg/dl dopo un digiuno di almeno otto ore, quindi anche se diabetici noti sono stati comunque inviati dal medico ma non sono stati inseriti nelle statistiche dei clienti monitorati 7 erano ipertesi con una pressione diastolica superiore a 100 mm/Hg. La clientela ha dimostrato di apprezzare molto il servizio fornito ed i consigli suggeriti durante il check. Si tratta, senza dubbio, di un servizio che sarebbe auspicabile mantenere e potenziare nell’ottica di una Farmacia di Servizi sempre più presente e attenta ai bisogni dei pazienti. Silvia Occhetta Direttore Farmacia Fedele Novara COLLOQUIA 13 focus Partnership pubblico-privato La rivoluzione del paziente informato nel “villaggio globale” Solo un’alleanza terapeutica tra medici e giornalisti può preservare dalla deriva informativa del web, sfruttandone invece le opportunità come immediato e capillare strumento di educazione e prevenzione. Urgono regole, da definire insieme a cittadini, istituzioni, industria del farmaco. NICOLA MIGLINO* S criveva il Professor Umberto Veronesi, qualche anno fa, nella prefazione dell’edizione italiana del Manuale Merck per la Salute: “Essere informati su ciò che serve a salvaguardare la nostra salute dovrebbe essere percepito come un dovere, verso noi stessi e anche verso la società. Perché delle molte rivoluzioni che hanno attraversato il mondo della medicina […] non va dimenticata quella che ha trasformato la moderna medicina da prescrittiva, con il medico che, appunto, ci prescrive cure e raccomandazioni, in preventiva, quella che ci aiuta, attraverso un’attenzione agli stili di vita, a conservarci in salute. E il protagonista di questo costante controllo della propria salute è il singolo cittadino”. La rivoluzione del cittadino/paziente informato, dunque. Sono lontani i tempi in cui il medico era un vero e proprio oracolo e il sapere discendeva da lui verso un paziente in forte soggezione e timore reverenziale. Oggi chiunque abbia un problema di salute accende un computer, digita una parola chiave su Google, entra in un sito, legge, stampa e corre dal suo medico con la frase che, sappiamo, lo indispone più di ogni altra cosa: “Dottore, ho letto su internet...”. Sì, diciamolo: non è che tutti i medici vogliano poi così bene ai giornalisti. L’informazione, negli ultimi 30 anni, si è 14 COLLOQUIA inserita come un cuneo tra loro e i pazienti, modificandone il rapporto e avvicinando indubbiamente le parti. Ora, la domanda è: il pezzo di carta stampato da internet è di per sé cosa buona e giusta? In altre parole, questo benedetto villaggio globale che produce di tutto indistintamente, aiuta a vivere meglio o presenta rischi che richiedono un monitoraggio continuo? Proviamo ad analizzare alcune insidie del web per arrivare, poi, a una proposta da condividere. Comanda Google, bellezza Cominciamo da qualche dato, per capire come la rete abbia del tutto trasformato il modo di cercare informazioni in generale e, sulla salute in particolare. Intanto, secondo un rapporto presentato dall’Anifa (Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione) lo scorso febbraio, sono ben 8,5 milioni gli italiani che si rivolgono abitualmente alla rete per cercare informazioni sulla salute. I motivi sono legati prevalentemente a necessità di approfondimenti su farmaci, cure se non addirittura, come evidenzia il successo di portali quali Dica33, Doctor33, Paginemediche o Medicitalia, per vere e proprie consulenze di secondo livello con esperti. Cerchiamo, però, un attimo di focalizzare la nostra attenzione sul meccanismo di ricerca, per capire i rischi che corre oggi un cittadino ignaro e sprovveduto. Se ha un problema che fa? Semplice: apre Google e mette una parola chiave. A quel punto appare un elenco di siti secondo un ordine preciso distribuito su più pagine. Cosa clicca? Tendenzialmente uno dei primi siti della prima pagina, senza andare oltre. Ma chi l’ha deciso l’ordine di comparsa di quei siti? Google, secondo criteri tutti suoi, alcuni noti, altri misteriosi. Insomma, il risultato è che la persona aprirà un sito che Google le ha proposto e su quel sito, dove molto spesso mancano informazioni su identità, proprietà e curatori di contenuti, troverà poi le informazioni che solo nel migliore dei casi deciderà di condividere con il proprio medico di fiducia. E abbiamo così scoperto forse la maggiore criticità del sistema, ovvero le fonti, le benedette fonti cui siamo così tanto legati noi giornalisti. Internet ha ribaltato tutto: un tempo andavi in edicola, compravi il tuo quotidiano preferito e se leggevi qualcosa potevi dire: “L’ho letto sul Corriere o su Repubblica”, piuttosto che “L’ha scritto Mario Rossi o Paola Bianchi”. Ora vai dal medico con un pezzo di carta preso da un sito chissà quale e spesso senza nemmeno una firma ed è chiaro che il tuo medico rischia poi di alterarsi, e parecchio, se legge cose improponibili. Il caso Wikipedia A dimostrazione di quanto conti oggi la capacità di farsi trovare in rete, prendiamo il caso Wikipedia. Nel 2009 un gruppo di esperti (J Am Med Informatics Ass 2009; 16: 471-479) ha voluto verificare quanto, rispetto ad alcuni termini medici, comparisse prima Wikipedia dai motori di ricerca rispetto ad autorevoli fonti istituzionali come quello dell’NIH (National Institues of Health) o del National Health Service (NHS) inglese. Su 3.800 termini ricercati, le voci di Wikipedia comparivano tra i primi dieci risultati in una percentuale compresa tra il 70 e l’85% e sempre prima degli Nih o dell’Nhs. Secondo gli stessi autori, ciò non Focus Partnership pubblico-privato significa che sia il portale più qualificato, ma semplicemente che gli utenti sono più esposti ai suoi contenuti rispetto a quelli di altre fonti più “certificate”. Sappiamo, infatti che Wikipedia è un’enciclopedia libera e che chiunque può inserire o modificare contenuti. Molto spesso senza fonti. Il controllo viene generato dal sistema: se leggo qualcosa che non ritengo corretto, lo modifico. Le regole di Wikipedia sono note, come pure il suo brand e comunque un sistema di autocontrollo è previsto. La rete, però, pullula di siti dove il “Chi siamo” non è previsto. L’informazione può arrivare da un editore e da una redazione giornalistica, piuttosto che da una comunità di medici o un’azienda interessata a comunicare su certi argomenti. Tutti, però, devono farsi riconoscere e il lettore deve imparare a chiedersi chi gli sta dando quelle informazioni e a quale interesse le stesse danno conto. Ci vuole trasparenza tra le fonti e capacità di critica dei lettori. | La rivoluzione del paziente informato nel “villaggio globale” “giornalismo partecipativo”, termine con cui si indica la nuova forma di giornalismo che vede l’intervento diretto dei lettori. Tale forma di comunicazione sembrerebbe prefigurare la scomparsa degli intermediari dell’informazione: chiunque può scrivere, dire la sua, diffondere notizie senza assumersene la responsabilità. Il giornalista, invece, non se lo può permettere. Scienza e media: l’alleanza terapeutica Medici e giornalisti, i poteri di controllo Dove sono i poteri di controllo, dunque, in questo magma telematico? Chi garantisce la qualità dell’informazione? Continuiamo a pensare che il giornalista faccia la differenza nell’informazione on line, soprattutto quando si parla di salute. La sua funzione di mediatore è fondamentale per garantire trasparenza e qualità in un dibattito che in rete può correre il rischio di farsi confuso e dove ognuno può dire la sua senza identificarsi. Il pericolo più grosso per il lettore, infatti, è di perdersi in quella cosiddetta “deriva informativa” tipica dell’ideologia del web 2.0, quello dei blog e dei social network. Un’ideologia che si fonda sul burocrazia, ci caricano di aggravi e responsabilità e non c’è più spazio per l’errore medico visto sempre come Malasanità, con il rischio di denunce e sanzioni. Tutto vero. I medici, però, non possono sottrarsi al compito cruciale dell’educazione alla salute, della promozione di stili di vita adeguati, dell’invito alla prevenzione o a seguire con scrupolo indicazioni terapeutiche, soprattutto nei casi di cronicità. Sono loro che hanno in mano il sapere e spetta loro il dovere di diffonderlo. Si può fare nell’ambulatorio, certo. Ma utilizzare il megafono dei media rimane pur sempre lo strumento più efficace al quale è bene che i clinici si rivolgano senza pregiudizi o diffidenza e con massima disponibilità. Basta, però, un bravo professionista dell’informazione? No, ci vogliono i medici, i ricercatori, gli scienziati. Insomma, ci vogliono i protagonisti, chi cura sul campo, chi ha a che fare con i malati. Sappiamo quanto sia oggi in crisi il rapporto medico-paziente, al punto che assistiamo on line all’esplosione di servizi di second-opinion in cui i lettori raccontano di tutto a qualcuno che non sanno nemmeno chi sia, segnale evidente che non hanno alternative qualificate pronte ad ascoltarli. Quello che manca, ci dicono sempre i medici, è il tempo: siamo afflitti dalla Cerchiamo, ora, di tirare un po’ le conclusioni per arrivare a una proposta concreta e costruttiva che chiami tutti gli attori in causa ad affrontare il tema delicato dell’informazione medico-scientifica. Siamo partiti da considerazioni che sottolineavano l’importanza di un paziente sempre più informato sui temi di salute, sia per quanto riguarda aspetti legati alla prevenzione, sia sul fronte dell’aggiornamento su cure e farmaci. Non c’è dubbio, che la rete oggi rappresenti la prima fonte di informazione sulla salute per i cittadini: è quella più a portata di mano e di più facile accesso. Ora la sfida è dotare la rete e il cittadino di strumenti per selezionare la qualità di questa informazione. Il giornalista deve avere un ruolo chiave in tutto questo: è un professionista, risponde a un codice deontologico prima di tutto e, comunque, con la sua firma si assume anche le proprie responsabilità civili e penali. Conosce perfettamente la differenza tra informazione e COLLOQUIA 15 Focus Partnership pubblico-privato | La rivoluzione del paziente informato nel “villaggio globale” promozione e deve guardare a un solo interesse, quello del suo lettore. Deve però conoscere bene tutti gli strumenti a sua disposizione per ridurre al minimo il rischio di errori sapendo che la sua cronaca è l’unica, in un giornale, che prevede lettori molto coinvolti dal tema trattato: chi legge un pezzo sulle nuove terapie del tumore al polmone ha un interesse diretto nell’approfondire l’argomento. Per questo il suo punto di riferimento deve essere sempre il medico. Solo da lui può avere le informazioni corrette da girare ai propri lettori. È un connubio imprescindibile, una sorta di “alleanza terapeutica” tra scienza e media ad alta valenza sociale. Il web ha generato l’illusione che chiunque possa avere uno spazio per dire la sua, in qualunque modo e in qualsiasi forma: così si può fare a meno dei professionisti. E invece no. Giornalisti e medici, in questo contesto, devono solo rinnovarsi, ma il loro ruolo rimane centrale in un sistema puntato solo ed esclusivamente all’interesse del cittadino, al tempo stesso paziente e lettore. Tavolo di lavoro, Authority e progetto pilota Che fare, dunque? Si parla da molto, forse da troppo tempo di “bollini di qualità” per l’informazione on line. A oggi, l’unico disponibile è l’Hon (Health on the net) Code, lanciato nel 1996 grazie anche al contributo, tra gli altri, dell’Oms, della National library of medicine, del Mit di Boston e dell’agenzia Reuters. Non ha, però, avuto i risultati auspicati, si è diffuso poco e, a guardare talvolta le attribuzioni, capita di chiedersi quali siano i criteri di verifica. 16 COLLOQUIA I Pensiamo sia giunto il momento che medici e giornalisti chiamino a raccolta tutti gli attori in gioco, dalle istituzioni, alle associazioni dei pazienti, all’industria farmaceutica, per definire alcune regole chiave dell’informazione on line sulla salute, a partire dall’obbligo di firma e identificazione di chi produce i contenuti, sino alla specifica delle fonti, alla separazione tra informazione e promozione, al tema della privacy. Una sorta di Authority, dunque, a più teste volta a garantire uguali regole del gioco per tutti, con l’obiettivo di favorire una corretta informazione nell’interesse della salute pubblica. L’Italia, grazie all’eccellenza riconosciuta della propria ricerca biomedica, crediamo abbia tutte le carte in regola per dare vita a un progetto pilota in grado di fare da apripista sullo scenario internazionale. *Caporedattore Doctornews, Doctor33, Dica33; Consigliere Unamsi (Unione nazionale medico scientifica di informazione). l percorso di vita di un paziente affetto da malattie infiammatorie croniche dell’intestino è pieno di difficoltà e di ostacoli. Parliamo di patologie caratterizzate da una disabilità non visibile, non palese, di malattie con un decorso caratterizzato da fasi di remissione e fasi di attività in cui la patologia si manifesta spesso in forma molto aggressiva, costringendo chi ne è affetto a continui ricoveri in ospedale o, nella migliore delle ipotesi, a periodi forzati di inattività. Sono frequenti i casi, soprattutto nelle aziende private, in cui le prolungate assenze a cui il lavoratore malato è costretto, determinano relazioni tese con il datore di lavoro, fino al ricorso al licenziamento, a trasferimento o a pratiche di mobbing. Di conseguenza, queste persone vanno incontro a problemi nei luoghi di lavoro, oltre che nella vita familiare e nei rapporti interpersonali. I problemi più gravi derivano, di fatto, da una legislazione insufficiente che non li tutela e che spesso li costringe a “sopravvivere” piuttosto che a vivere con la malattia, condizionando senza dubbio alcuno uno dei diritti fondamentali di un cittadino: il diritto alla salute. Aiutare la ricerca per migliorare lo stato di salute dei pazienti appare, quindi, come un obiettivo fondamentale, un imperativo strategico in primo luogo per lo Stato, che ha un ruolo di primaria importanza nella realizzazione del diritto alla salute. Ciò richiede uno sforzo autentico fra diversi attori, incluse le associazioni di volontariato, gli specialisti nel campo della salute, medici e farmacisti, e le industrie farmaceutiche. Questa collaborazione appare particolarmente importante data la complessità dei fattori che influenzano negativamente il diritto alla salute, quali l’inabilità al lavoro nelle fasi di attività, le infrastrutture scadenti, una insufficiente educazione sanitaria, servizi sanitari pubblici inadeguati e mancanza di personale sanitario adeguatamente specializzato. In particolare, le aziende farmaceutiche, sia da un punto di vista morale che commerciale, dovrebbero mettere la propria esperienza al servizio dello Stato al fine di permettere la piena focus Partnership pubblico-privato Diritto alla salute: non sopravvivere ma vivere con la malattia Aiutare la ricerca per migliorare lo stato di salute dei pazienti appare, quindi, come un obiettivo fondamentale, un imperativo strategico in primo luogo per lo Stato, che ha un ruolo di primaria importanza nella realizzazione del diritto alla salute. Ciò richiede uno sforzo autentico fra diversi attori, incluse le associazioni di volontariato, gli specialisti nel campo della salute, medici e farmacisti, e le industrie farmaceutiche. MARCO GRECO*, SALVO LEONE** realizzazione del diritto alla salute, lavorando in collaborazione con esso al fine di rimuovere le barriere che si creano fra i pazienti e l’assistenza sanitaria di cui necessitano. Il ruolo primario delle aziende farmaceutiche nella realizzazione del diritto alla salute avviene attraverso le loro capacità di ricerca, sviluppo e produzione di farmaci e nell’assicurarne un’appropriata distribuzione, ma non solo. Lavorare con le associazioni dei pazienti permette alle aziende farmaceutiche di stringere relazioni con i pazienti e di conoscere meglio i loro bisogni, come i problemi medici e sociali posti dalle MICI, la corretta informazione, una diagnosi precoce e lo sviluppo di nuove terapie sempre più efficaci. In tal senso, esistono diversi esempi virtuosi di servizi che i pazienti hanno ricevuto grazie alla collaborazione con il privato. Uno di questi è sicuramente ‘Il fuoco dentro’, titolo del primo librointervista che ripercorre l’odissea diagnostica e le sofferenze di chi è costretto a convivere fin da giovanissimo con queste patologie. ‘Il fuoco dentro’, curato da Daniela Minerva e realizzato con il supporto di MSD Italia, nasce da un dialogo tra il dott. Danese e Marco Greco, paziente e presidente dell’EFCCA (European Federation of Crohn’s and Ulcerative Colitis Associations – www.efcca.org), federazione che raccoglie 27 associazioni di ventisei paesi, tra le quali quella italiana e oltre centomila associati. Ad EFCCA aderiscono anche come membri associati Israele e Argentina. È un modo particolare di scoprire, a poco a poco, queste malattie: nei panni di chi pone le domande, il lettore impara a conoscere la malattia di Crohn, diagnosi mi avevano prospettato un tumore”. Così, “quanto mi è stata diagnosticata una patologia cronica, ma non mortale, l’ho considerata un male minore. Poi ho realizzato che avrei potuto sopravvivere, ma con una malattia che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita”. L’obiettivo finale del libro, obiettivo condiviso da A.M.I.C.I. Associazione nazionale Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, era migliorare la qualità di vita di pazienti che a causa del loro male vivono seri risvolti psicologici. Premesso che è necessaria la massima trasparenza per permettere ai pazienti di giudicare da soli se i loro interessi sono correttamente rappresentati e che tra associazione e aziende farmaceutiche si Le malattie autoimmuni dell'intestino colpiscono in giovane età, tra i 15 e i 45 anni, hanno un impatto notevolmente negativo sulla qualità della vita di chi si ammala, e soprattutto pongono questioni di primissimo piano: come si convive con una diagnosi di questo tipo, qual è il migliore accesso alle cure, quali le disposizioni di legge che facilitano la vita dei malati. sollevando quel velo di mistero che l’accompagna da sempre, e comprende quanto sia importante che la conoscenza sulle MICI sia diffusa, affinché chi ne è affetto non sia stigmatizzato e possa condurre una vita piena, arrivando il prima possibile a una diagnosi e potendo accedere ai farmaci e ai trattamenti. Insieme, spiega Greco, “abbiamo iniziato a riflettere sulla differenza di percezione che spesso esiste tra medico e paziente: ci sono aspetti che un medico non vede”, e viceversa. L’idea è stata quella di “cercare un punto d’incontro, raccontarci ciò che l’altro normalmente non sa”, per accorciare le distanze fra ‘camici bianchi’ e malati. “Rispetto ad altri mi considero molto fortunato – confessa Greco – perché in occasione dell’ultimo ricovero, prima di ricevere la sviluppi un clima di fiducia reciproca e collaborazione, senza sospetti di strumentalità, in un futuro non tanto remoto questa collaborazione dovrà probabilmente rendersi necessaria per occuparsi prioritariamente dei modelli organizzativi della Sanità, dei livelli di servizio offerto nelle varie regioni che vengono calcolati in base alle tempistiche ed alle modalità di presa in carico del paziente, e per prevedere delle azioni che mirino alla tutela finanziaria ma anche sociale del malato e dei propri familiari. *Presidente EFCCA - European Federation of Crohn’s and Ulcerative Colitis Association, Bruxelles. **Direttore di A.M.I.C.I. Italia Onlus, Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino. COLLOQUIA 17 SALUTE ED ECONOMIA di Federico Spandonaro Pubblico-privato: lineamenti generali e ipotesi di sviluppo La partnership pubblicato-privato fondata sul Project Financing sembra particolarmente attraente in una condizione di congiuntura sfavorevole come l’attuale, quando le risorse finanziarie pubbliche per sostenere gli investimenti risultano molto ridotte. A cura di FEDERICO SPANDONARO*, ANNA CHIARA BERNARDINI* Introduzione Le partnership pubblico privato (PPP) da anni, anche in ambito sanitario, rappresentano una possibile soluzione per realizzare forme gestionali volte al miglioramento dei livelli di efficacia e di efficienza dei servizi. Per PPP si intendono le forme contrattuali basate sulla cooperazione tra pubblico e privato in cui le rispettive competenze e risorse si integrano per realizzare opere pubbliche o di pubblica utilità e/o per la gestione dei relativi servizi. (Osservatorio Nazionale del Partenariato Pubblico Privato). Nell’ambito dei modelli collaborativi tra soggetti pubblici e privati in Sanità, un focus rilevante è rappresentato dalle sperimentazioni gestionali, previste nel comma 6, art. 4 della Legge n. 412/1991, poi configurate (D. Lgs. n. 229/1999) come collaborazioni tra strutture del SSN e soggetti privati per la gestione di attività sanitarie, anche mediante la costituzione di società miste a capitale pubblico e privato. Di fatto con queste previsioni normative è stata decretata l’apertura del sistema sanitario pubblico alla collaborazione con i privati (Mercurio, Martinez. Modelli di governance e processi di cambiamento nelle public utilities, 2009). Alcuni autori hanno letto (THEMA, Supplemento a Politiche sanitarie n. 4, 2010) nelle sperimentazioni gestionali nuove logiche di clinical governance, nonché tentativi finalizzati all’ottimizzazione dei processi (per 18 COLLOQUIA esempio, lean thinking), all’assessment delle performance cliniche, ad una maggior accountability del servizio pubblico. In generale, nella pur ampia casistica di PPP che utilizzano forme contrattuali anch’esse diversificate quali le gestioni miste, le associazioni in partecipazione, le fondazioni, il Project Financing, ecc., in Sanità possiamo notare una regolarità costituita dall’adottare un politica tesa ad affidare al privato le attività “no core”, mantenendo su queste un ruolo prioritario per il settore pubblico. Le varietà delle soluzioni adottate per la realizzazione delle PPP in Sanità sono molteplici; una tassonomia può ad esempio essere operata incrociando le diverse modalità di produzione e di finanziamento (tabella I). I riquadri A ed I comprendono le forme “pure” di erogazione, rispettivamente il pubblico puro (attività prodotte da strutture pubbliche e finanziate attraverso risorse pubbliche) ed il privato puro (assistenza prodotta da soggetti privati e finanziata con risorse private). Nel riquadro D sono ricompresi i casi di gestione mista pubblico-privato, ovvero il trasferimento della funzione di produzione di particolari servizi di supporto a imprese private (esternalizzazione). Il riquadro G relativo identifica l’assistenza resa da soggetti privati e Tabella I. Pubblico e privato in Sanità. Finanziamento Pubblica Produzione Mista Privata Pubblico Misto Privato A Pubblico Puro B Partnership pubblico privato C Partnership pubblico privato D E F Gestione mista Partnership pubblico privato Partnership pubblico privato G H I Privato accreditato Agevolazioni (Accordi contrattuali) e sussidi Privato Puro Salute ed Economia finanziata attraverso le risorse pubbliche: modalità rilevante nel SSN, che prevede l’accreditamento, mediante il quale soggetti privati che hanno sottoscritto un accordo contrattuale possono erogare prestazioni in nome e per conto del SSN. Di fatto le aree di maggiore interesse sono quelle delle caselle B, C, E ed F che identificano possibili aree di realizzazione di PPP con strumenti e modalità che verranno di seguito descritte. I riquadri B e C comprendono i casi di partenariato in cui il privato si limita a finanziare, in tutto o in parte, la realizzazione di un progetto di pubblica utilità, senza essere coinvolto nella gestione; di contro, nelle caselle E ed F, il soggetto privato non si limita a finanziare o cofinanziare la fase di realizzazione ma assume un ruolo attivo nel management. La casella H, area delle agevolazioni e dei sussidi, fa riferimento a prestazioni erogate da soggetti privati e finanziate con modalità miste. Nel seguito analizzeremo con maggiore dettaglio le PPP fondate sul Project Financing (PFI): questo approccio sembra particolarmente attraente in una condizione di congiuntura sfavorevole come l’attuale, quando le risorse finanziarie pubbliche per sostenere gli investimenti risultano molto ridotte; cercheremo di analizzarne in modo molto sintetico finalità, potenzialità e limiti, nonché alcune aree di nuova applicazione. Project Financing Il PFI rappresenta uno degli strumenti potenzialmente più virtuosi tra le forme di PPP; la necessità di ottenere la | Pubblico-privato: lineamenti generali e ipotesi di sviluppo registrato un aumento in termini di investimenti del 14% (a fronte di un aumento del 3% nel biennio 2008/2009). Il 71% (€ 2618 mil) del valore complessivo dei progetti aggiudicati è concentrato in Lombardia, Veneto e Toscana, mentre nell’ambito dei progetti in fase di programmazione e gara sono la Puglia e la Calabria a detenere il primato (con quote rispettivamente del 24% e del 22%) (tabella II). L’espansione nel mercato italiano dello strumento dovrà essere seguita da un processo di sviluppo degli strumenti di monitoraggio durante tutto il ciclo di vita del progetto. A fronte degli evidenti vantaggi potenziali (copertura finanziaria, maggior efficienza, ripartizione dei rischi) è, infatti, necessario garantire un’attività di continua valutazione e controllo delle possibili problematiche innescate dal finanziamento tramite PFI; citiamo senza pretesa di esaustività: incremento dei costi di transazione (consulenze finanziarie, tecniche e fiscali); lunghezza dei tempi della procedura di aggiudicazione della concessione; difficoltà di coordinamento dei diversi soggetti coinvolti nell’operazione. copertura finanziaria di investimenti considerevoli spinge infatti il settore pubblico a ricercare supporto e collaborazione nel privato. L’intervento di soggetti privati evidentemente richiede la formulazione di un progetto la cui corretta gestione sia in grado di generare un cash flow adeguato al capitale investito, o attraverso la gestione vera e propria della struttura sanitaria o, più frequentemente, con l’affidamento della gestione di servizi non prettamente clinici. Tale strumento è utilizzato soprattutto nell’edilizia sanitaria e nella gestione delle strutture ospedaliere. In linea generale il soggetto pubblico svolge il ruolo di indirizzo e controllo, mentre il privato è deputato precipuamente alla gestione delle attività “no core”. L’aspettativa è che il soggetto pubblico possa erogare servizi sanitari adeguandosi ai meccanismi manageriali tipici del settore privato, generando vantaggi di natura economica e soddisfazione percepita dagli utenti. Il progressivo coinvolgimento del soggetto privato nella realizzazione di opere sanitarie è un fenomeno internazionale; a livello mondiale (dati maggio 2011) il mercato del PFI/PPP in Sanità ammonta a € 62,6 mld. Il Regno Unito con € 62,6 mld di investimenti e 116 progetti è il leader di mercato seguito dal Canada – 39 progetti per € 7,3 mld, dall’Italia – 53 progetti per € 3,7 mld e dall’Australia – 8 progetti per € 2,1 mld (questi 4 Paesi detengono da soli una quota complessiva dell’81,8%)1. In Italia, nel periodo 2009/2010, si è Possibili sviluppi del Project Financing Telemedicina Il PFI si è sviluppato primariamente in ambiti di edilizia sanitaria, ma i possibili campi di applicazione sono molto più ampi. Ad esempio, uno studio condotto Tabella II. Il Project Finance nel settore sanitario in Italia. Distribuzione per regione. Regioni Lombardia Aggiudicati In programmazione e gara Totale € Mln % Num. % € Mln % Num. % € Mln % Num. % 1308 35 18 34 194 13 3 14 1503 29 21 28 343 24 2 10 1183 23 9 12 470 9 3 4 7 Veneto 840 23 7 13 Toscana 470 13 3 6 Puglia 343 24 5 24 343 7 5 Calabria 323 22 3 14 323 6 3 4 Altre Regioni 1074 29 25 47 254 17 8 38 1328 26 33 45 Totale 3693 100 53 100 1458 100 21 100 5150 100 74 100 Fonte: Finlombarda - Regione Lombardia. COLLOQUIA 19 Salute ed Economia | Pubblico-privato: lineamenti generali e ipotesi di sviluppo dalla Fondazione CEIS - Tor Vergata sottolinea come, nonostante i benefici riconosciuti dalla letteratura, la telemedicina (TM) incontra ancora molte difficoltà a diffondersi nel SSN italiano per ragioni di carenza di risorse, che in prospettiva rischiano di aggravarsi per effetto della crisi finanziaria in corso. L’analisi dimostra come l’impiego nei diversi regimi assistenziali (assistenza domiciliare, ospedalizzazione a domicilio, assistenza residenziale) possa condurre a considerevoli risparmi, sia per le strutture stesse di erogazione, sia per i bilanci regionali. Le considerazioni di carattere prettamente economico sono accompagnate dalla crescente consapevolezza degli operatori sulle potenzialità dei benefici realizzabili in termini di miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Negli ultimi anni, tuttavia, se da una parte si ampliano le richieste ed i progetti in fase di sperimentazione, nonché la coscienza dei succitati vantaggi, dall’altra si registra un frequente abbandono dei progetti al termine della fase sperimentale: dalle informazioni raccolte, questo avviene non a causa di un fallimento in termini di efficacia o efficienza, quanto dall’assenza di finanziamenti dedicati e continuativi. In carenza di fondi specifici per la TM, la soluzione naturale per finanziare l’investimento sembrerebbe quella di adire a forme di partenariato: un soggetto privato attivo nel settore della TM potrebbe mettere a disposizione le proprie risorse finanziarie o la strumentazione e le tecnologie a supporto, partecipando poi alla gestione dei servizi che dovrebbero fornire un ritorno a fronte dai margini di risparmio ottenibili. Questa prospettiva sembra l’unico modo per dare un impulso reale al settore che, malgrado le reiterate affermazioni, di fatto stenta a decollare. Ricerca in ambito sanitario: il caso dell’Health Technology Assessment (HTA) Un ambito di particolare interesse è la ricerca dei processi di valutazione sistematica delle innovazioni. Soltanto alcune regioni italiane (ad esempio il 20 COLLOQUIA Veneto) hanno promosso attività di partenariato nell’ambito della ricerca sanitaria su progetti miranti il miglioramento dei SSR. L’apporto dei privati potrebbe trovare una manifestazione importante nella gestione dei processi di valutazione, sia per le competenze tecniche sviluppate dai privati, sia per l’accesso a informazioni spesso riservate quali quelle necessarie per l’Horizon Scanning. Il cofinanziamento di soggetti privati nella realizzazione di studi di HTA potrebbe garantire un’applicazione sistematica di questi nelle strutture pubbliche, dando allo stesso tempo voce anche alle valutazioni e agli interessi del mondo industriale. Lo sviluppo dell’HTA in Italia è ancora modesto. Nel 2003 sulla base di un progetto inizialmente finanziato dal Ministero della Salute si è sviluppato il Network Italiano di Health Technology Assessment (NIHTA), il quale ha espresso nella Carta di Trento (2006) i principi di riferimento nazionali per la valutazione delle tecnologie. Successivamente si è sviluppata la RiHTA (Rete italiana HTA), coordinata dall’Age.NA.S, nata come collaborazione in rete per la realizzazione e lo sviluppo di iniziative, progetti ed interventi volti all’ottimizzazione delle valutazioni sistematiche delle tecnologie sanitarie nell’ambito dei SSR. Questa rete è basata sulle capacità e le competenze disponibili tra i partecipanti, e l’Age.NA.S, in qualità di coordinatore, promuove procedure di coinvolgimento degli stakeholder (cittadini, associazioni, istituzioni, sindacati, industrie, ecc.) nelle attività valutative, ispirandosi a principi di trasparenza e partecipazione. Alla luce di quanto precede, appare evidente che lo sviluppo della rete richiede un livello crescente di PPP. Conclusioni Nonostante sia generalmente riconosciuto il vantaggio potenziale delle PPP in Sanità, sono ancora molte le difficoltà riscontrate; a fronte di numerosi successi sono altrettanto molteplici gli abbandoni ed i fallimenti. Le cause di abbandono sono state ascritte a differenti fattori (Regione Lombardia, newsletter sul Project Financing e la finanza strutturata nella PA, n. 13, 2011), tra questi si annoverano nuove scelte o modifiche dei vertici aziendali, ostacoli di natura amministrativa e/o giuridica nello sviluppo del progetto e nell’erogazione dei fondi. Tuttavia, oltre all’analisi delle ragioni delle scelte e delle cause di abbandono, possono evidenziarsi anche problematiche legate al trade off esistente fra interessi pubblici e privati: il privato potrebbe mostrare un’eccessiva tendenza a focalizzarsi sul contenimento dei costi per massimizzare il ritorno dell’investimento, prescindendo da considerazione qualitative dei benefici sociali dell’investimento. Per questo assume particolare rilevanza la capacità di incorporare nella varie forme contrattuali un’adeguata rappresentazione dei livelli qualitativi attesi dalla partnership (F. Etro: Investimenti in Infrastrutture: Partnership Pubblico-Private. 2005). In conclusione gli strumenti per lo sviluppo delle PPP sono noti e l’esigenza di un maggiore sviluppo in Sanità è, fra l’altro, resa evidente dalla contrazione delle risorse disponibili. Elementi critici appaiono lo sviluppo dei sistemi di monitoraggio e controllo, ma anche una maggiore diffusione in campi diversi da quelli classici quali l’edilizia sanitaria: il presente contributo segnala nella TM e nell’HTA due ambiti di promettente sviluppo. Bibliografia – Brugnoli A, Zangrandi A. Partnership pubblico-privato in sanità. Esperienze e risultati. Milano: Guerini e Associati, 2010. – Finlombarda, 2010, IX report Osservatorio nazionale sul Project finance in sanità. Rimini: Maggioli Editore, 2010. – Giorgiantonio C, Giovanniello V. Infrastrutture e project financing in Italia: il ruolo (possibile) della regolamentazione. Questioni di Economia e Finanza 2009; n. 56. – Mercurio R, Martinez M. Modelli di governance e processi di cambiamento nelle public utilities. Milano: Franco Angeli Edizioni; 2009. – THEMA. Protagonisti della Sanità. Partnership pubblico-privato. Supplemento a Politiche Sanitarie 2010, n. 4. – Portale del Ministero della salute, www.salute.gov.it/dispositivi *CEIS Sanità, Facoltà di Economia, Università “Tor Vergata”, Roma. SECONDO ME... di Giacomo Milillo Pubblico-privato e cronicità Il ruolo dei MMG nella gestione dei CReG in Lombardia La sperimentazione lombarda rappresenta un test per il futuro delle cure primarie e per il ruolo che, nella gestione delle stesse, potranno e vorranno svolgere i professionisti. A cura di GIACOMO MILILLO*, GUIDO MARINONI** N el 2011 la Regione Lombardia ha attivato una sperimentazione di gestione della cronicità, fondata sull’utilizzo dei Chronic Related Group (CReG). I contenuti della sperimentazione vengono definiti nella DGR IX/1479 del 30.03.2011 e nel successivo decreto della DG Sanità n. 4383 del 16.05.2011. In sostanza, sulla base dell’analisi della Banca Dati Assistito di Regione Lombardia, che comprende lo storico delle prestazioni erogate a ciascun cittadino lombardo, è stata attribuita una tariffa per ciascun raggruppamento di patologie croniche, denominato CReG, comprendente i costi della specialistica ambulatoriale, comprensiva di diagnostica e di laboratorio, della farmaceutica e della protesica minore. È escluso il costo dei ricoveri e della retribuzione del medico di medicina generale (MMG). Tale tariffa, individuata attribuendo ciascun paziente ad un raggruppamento di patologie, viene affidata a un gestore, denominato provider, sulla base di una procedura di gara. I provider, che possono essere MMG, onlus, fondazioni, aziende ospedaliere, strutture sanitarie accreditate e a contratto sia intra che extra ospedaliere, hanno il compito di garantire al cittadino le prestazioni necessarie per la gestione complessiva delle sue patologie, rimanendo il cittadino libero di scegliere gli erogatori delle prestazioni e non essendo nelle facoltà del provider contrattare le tariffe con gli erogatori stessi. Inoltre, il provider deve mettere a disposizione un call center informativo per il cittadino, un servizio di first e second opinion per il MMG, raccogliere il consenso del singolo cittadino che è libero di aderire o meno alla sperimentazione gestionale, con la sottoscrizione di un “patto di cura”, garantire l’inserimento del piano di cura individuale, fondato sull’elenco delle prestazioni maggiormente attese sulla base della Banca Dati Assistito oltre che sui percorsi diagnostico terapeutici, prevedere iniziative di informazione sanitaria e di enpowerment degli assistiti, fornire, ove necessario, supporti di telemedicina, prevedere alert in caso di mancata compliance, fornire report sugli indicatori di processo e di risultato relativi all’assistenza fornita. È evidente come il MMG, individualmente o in piccola aggregazione, non può garantire quanto previsto dalla sperimentazione. È altrettanto evidente come il provider, per svolgere la propria attività, non possa prescindere dall’utilizzo della rete dei MMG. Nel caso di provider esterni alla medicina generale, il medico che avesse deciso di essere player nella sperimentazione dovrebbe instaurare un rapporto aggiuntivo con il provider, con un significativo sovvertimento anche delle relazioni sindacali. La Regione Lombardia, nella prima fase della sperimentazione, ha deciso di indire una gara riservata alle cooperative dei MMG. In tutte le ASL oggetto della sperimentazione (Milano città, Melegnano, Bergamo, Lecco e Como) le cooperative dei MMG hanno partecipato alla gara e si sono pertanto aggiudicate il ruolo di provider. In generale le cooperative hanno esternalizzato parte dell’attività (call center, gestione dell’informatizzazione e altri supporti tecnologici), utilizzando subfornitori. Sulla base delle indicazioni del bando di COLLOQUIA 21 Secondo me... gara, sono reclutabili nella sperimentazione i pazienti segnalati dalla Regione, sulla base dei dati della Banca Dati Assistito, iscritti negli elenchi dei medici soci della cooperativa. I numeri di assisti reclutati sono risultati ampiamente adeguati ai fini della sperimentazione e pertanto la Regione non ha esteso, al momento, la sperimentazione ad altri provider anche se non si esclude che ciò possa avvenire in futuro. In particolare, il maggior numero di medici partecipanti alla sperimentazione si è registrato nell’ASL di Bergamo, ove il ruolo di provider viene svolto dalla cooperativa Iniziativa Medica Lombarda (IML). Su circa 700 MMG dell’ASL di Bergamo, 207 hanno aderito alla sperimentazione in qualità di soci di IML. Gli assistiti che sono stati reclutati e che hanno sottoscritto il “patto di cura”, approvato sotto il profilo deontologico dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Bergamo così come è avvenuto per il contrato tra medico e cooperativa, sono circa 23.000. È iniziato nel mese di maggio 2012 l’inserimento informatizzato dei piani di cura ed è in corso la predisposizione dei sistemi informatici di estrazione dei dati per la verifica degli indicatori di processo e di risultato. Alla realtà bergamasca vanno aggiunti 23 medici dell’ASL di Melegnano (sempre aderenti alla cooperativa IML), che hanno reclutato circa 2500 assistiti ed i medici delle cooperative delle altre ASL (53 medici a Milano città, circa 60 a Como, circa 70 a Lecco). Sono stati reclutati complessivamente circa 50.000 assistiti. Si tratta, a quanto risulta, della più grande sperimentazione gestionale della cronicità mai intrapresa a livello mondiale e i cui risultati, qualunque essi siano, daranno un contributo rilevante rispetto alle proposte di gestione della più importante criticità dei sistemi di welfare del mondo occidentale, rappresentata dalla sostenibilità dell’assistenza. La sperimentazione lombarda rappresenta inoltre un test per il futuro delle cure primarie e per il ruolo che, nella gestione delle stesse, potranno e vorranno svolgere i professionisti. Per il momento, è significativo che la sfida sia stata raccolta e che la professione 22 COLLOQUIA A DIRE IL VERO di Tullio De Mauro* Ben-essere abbia saputo mantenere al proprio interno la gestione di un’attività centrale per la medicina di famiglia, dimostrando come la partnership tra pubblico e privato possa realizzarsi anche in collaborazione con i professionisti e non solo con gli apportatori di capitali. Inoltre, a differenza di altre sperimentazioni, spesso rappresentative di una realtà elitaria e difficili poi da trasferire nella concreta attività professionale, quella sui CReG e in particolare la parte relativa alla realtà bergamasca, è sufficientemente estesa e omogenea per consentire la verifica concreta della realtà dei medici di assistenza primaria. A Bergamo ciò si è potuto realizzare per una concreta sinergia tra FIMMG, Ordine, ASL e Regione. Al termine del primo anno di sperimentazione, potremo discutere dei primi risultati e a fine 2013 saranno possibili valutazioni di merito, sia sulla qualità dell’attività assistenziale che sulla capacità dei professionisti di sostenere un ruolo nuovo ed impegnativo, in una moderna rappresentazione dell’autonomia della professione. uidati dallo scrittore Andrea Bajani, i ragazzi di una scuola piemontese si sono dedicati anzitutto a trovare qualche lacuna tra i significati della nostra lingua e, poi, a proporre parole nuove per colmare la lacuna. Più d’una delle tredici parole che hanno proposto, per esempio biostalgia, potrebbe meritare attenzione in questa rubrichina di parole che possono interessare la medicina. Una, non specifica, vorrei qui ricordare: neomania, neomane, atteggiamento e persona che riducono il valore delle cose alla loro novità, spesso solo presunta. A colmare la lacuna aveva provato già un grande studioso, Giovanni Sartori, proponendo novitismo. Ma neomane e neomania sono parole più efficaci. Che fa il neomane in campo intellettuale e scientifico? Non si chiede se un’idea è sbagliata e perciò da criticare e abbandonare. Si chiede se è “datata”. Se è datata non va bene. L’uso linguistico di molti idiomi è in tensione per trovare una buona parola che esprima con efficacia il concetto di benessere dell’Oms, fatto proprio dall’Osservatorio europeo sui sistemi e politiche sanitarie (ne parlammo già nel n.1 del 2008, a proposito di salutìa) e ora al centro delle attenzioni dell’Ocse e dell’Istat: il benessere non come mera assenza di patologie, ma come ben-essere, “stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale nella società”. Diteci se e dove quest’idea è sbagliata, non diteci che è datata. Non siate neomani. *Segretario Generale Nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generala (FIMMG). ** Segretario Provinciale FIMMG Bergamo. *Già Ordinario di Linguistica generale, Università “La Sapienza”, Roma; autore di “Grande dizionario italiano dell’uso”. 2a ed. riveduta e ampliata, 8 voll. con docking station, Torino: UTET. “Grande dizionario italiano dei sinonimi e contrari”, 2 voll., Torino: UTET, 2010. G La Medicina e le Arti Blanco: 50 scatti per vedere oltre il buio “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo: ciechi che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”. Fotografie di STEFANO DE LUIGI* R accontare, attraverso le immagini, il mondo dei non vedenti. È questo l’impegno del fotografo Stefano De Luigi, che ha realizzato un reportage, durato cinque anni, in Africa, Asia, Sudamerica ed Europa. Un impegno che ora, grazie al sostegno di MSD Italia, è diventato un libro: Blanco, dopo essere stato una mostra che ha toccato Roma e New York. Il progetto editoriale corona un accurato lavoro di ricerca che ha portato JOSÉ SARAMAGO Stefano De Luigi nei centri oftalmici e nelle scuole per ciechi di sedici Paesi, in tre diversi continenti. La cecità tocca uno dei dilemmi intellettuali del fotografo, quello che spinge a indagare specularmente sul suo contrario. Che colore ha la cecità? Che intensità? De Luigi racconta qualcosa di poco visibile, come le percezioni che consentono a chi non vede di mettersi in relazione con gli altri e con lo spazio fisico che li Un paziente sottoposto a screening per la cataratta Provincia di Bubanza, Burundi. © Courtesy of Stefano De Luigi circonda. È spinto dalla curiosità vorace dei fotografi, dalla voglia di verificare, di conoscere universi altrui che hanno le proprie regole, i propri comportamenti, le proprie armonie. Blanco è il bianco di uno sguardo che si perde lontano, è il bianco della nebbia. Blanco rappresenta il non-colore, scelto, forse, proprio in contrapposizione all’oscurità del buio. Blanco è anche e soprattutto un omaggio alla cecità lattea che affligge temporaneamente i protagonisti del romanzo di Josè Saramago, il celebre premio Nobel portoghese. Lo stesso Saramago ha, indirettamente, preso parte alla stesura del libro di De Luigi quando, impressionato dal lavoro artistico, ha deciso di concedere alcuni estratti di “Cecità” a corredo di alcune fotografie. Gli scatti di Blanco hanno, spesso, un valore metaforico, oltre che reale: «non vogliamo vedere i soprusi, la violenza, le guerre, i problemi, le prevaricazioni», spiega il fotografo Stefano De Luigi COLLOQUIA 23 La Medicina e le Arti | Blanco: 50 scatti per vedere oltre il buio «questo è un messaggio rivolto alla società occidentale. Il mio lavoro è far vedere le cose che le persone non vogliono conoscere». La mostra, insieme con il libro, sono il punto di arrivo di un lungo lavoro introspettivo: «il tema della cecità esercita un grande fascino, su chi, come me, lavora proprio con le immagini», racconta De Luigi «il fotografo cerca di passare inosservato, “non visto”, per vedere meglio a sua volta. È stata una scommessa: raccontare il mondo dei non vedenti attraverso le immagini, illustrare il quotidiano di persone che non vedono, come occupano il loro spazio, come si relazionano con la realtà esterna. Le foto sono state selezionate in base a più criteri, per fare riflettere sull’identità umana, in modo da essere esaustive e sintetiche allo stesso tempo. Ho voluto raccontare una vita diversa da quella della maggior parte della gente e mostrare che cosa significhi “vedere con le mani”». Gli scatti sono stati realizzati in India, Thailandia, Vietnam, Laos, Cina, Uganda, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Burundi, Liberia, Bulgaria, Lituania, Bolivia, Perù, Brasile. La parte finale è dedicata all’Europa, per sottolineare come la cecità sia una condizione universale: l’immagine di bambini biondi, della società occidentale e non vedenti, fa riflettere sulla condizione umana e su quanto questa condizione tocchi tutti. MSD Italia ha deciso di sostenere questo progetto fotografico perché da oltre 50 anni è impegnata in prima linea in oftalmologia: l’azienda ha scoperto, sviluppato e commercializzato terapie innovative che hanno plasmato l’approccio farmacologico moderno ed è impegnata in prima linea per sconfiggere le forme di cecità evitabile nei Paesi in via di Sviluppo. *È uno dei più apprezzati fotografi italiani. Più volte insignito del World Press Photo in varie categorie, è autore di reportage pubblicati su testate quali Stern, Paris Match, Time e The New Yorker. Nel 2007 il progetto Blanco sulla condizione dei non vedenti nel mondo vince il prestigioso premio della Fondazione Eugene Smith. È rappresentato dall’Agenzia newyorkese VII Network, ma vive a Milano. 24 COLLOQUIA Scuola per non vedenti a Chianga, Burundi. © Courtesy of Stefano De Luigi COLLOQUIA 25 La Medicina e le Arti | Blanco: 50 scatti per vedere oltre il buio Non vogliamo vedere i soprusi, la violenza, le guerre, i problemi, le prevaricazioni (...). Questo è un messaggio rivolto alla società occidentale. Il mio lavoro è far vedere le cose che le persone non vogliono conoscere. STEFANO DE LUIGI In alto, sulla strada tra Bururi e Bujumbura, Burundi. A sinistra, in attesa di ricevere Mectizan, il farmaco contro la cecità fluviale. © Courtesy of Stefano De Luigi COLLOQUIA 27 Sondiamo... il terreno Le vostre opinioni in un coupon MMG e specialisti insieme per la fertilità A cura di ANNALISA SANTUCCI* L’ Istituto Superiore di Sanità stima che nel nostro Paese più del 15% delle coppie si trovi in una condizione di infertilità e che oltre 45.000 nuove coppie ogni anno incontrino difficoltà nel concepimento1. A questo sondaggio, condotto tramite il Coupon di Colloquia nel 2011, hanno partecipato 433 medici di cui 357 medici di medicina generale (MMG) e 76 specialisti. Come per ogni sondaggio di Colloquia, desideriamo condividere i risultati della ricerca con i lettori della rivista. La prima informazione interessante riguarda il fatto che tra tutte le pazienti in età fertile (18-49 anni), visitate in un mese medio dai medici che hanno risposto alla survey, il 10% si rivolge al 1. www.iss.it/rpma proprio medico per problemi collegati alla infertilità di coppia. Quali sono le informazioni maggiormente richieste dalle donne? Vi è una notevole differenza tra le richieste di informazione rivolte al MMG e quelle rivolte allo specialista. Al MMG le donne si rivolgono per chiedere informazioni sulle analisi da effettuare (66% delle richieste) e informazioni su quali sono gli specialisti più adeguati da contattare (33%). Allo specialista le donne chiedono nel 38% dei casi quali siano gli esami da effettuare e nel 31% dei casi a quale Specialista rivolgersi. I medici intervistati hanno dichiarato di aiutare le donne fornendo informazioni sui Centri di Procreazione Medicalmente Assistita (nella maggioranza MMG, 58%). Mentre il 70% degli specialisti aiuta le proprie pazienti consigliando loro di rivolgersi ad un medico specialista in ginecologia. Infine il 12% dei MMG ed il 13% degli specialisti dichiarano di prendere in carico la paziente e di seguirla nel suo iter. Abbiamo infine chiesto ai partecipanti al sondaggio in quale modo le Aziende presenti nel campo dell’infertilità di coppia possano essere di supporto sia al MMG che allo specialista nell’aiutare le proprie pazienti. Sia MMG che specialisti concordano sull’importanza di poter distribuire brochure informative su prevenzione, esami diagnostici e trattamento della infertilità di coppia e fornire l’elenco dei Centri di Procreazione Medicalmente Assistita accreditati e operanti sul territorio nazionale. I MMG inoltre suggeriscono alle Aziende Farmaceutiche presenti nel campo dell’infertilità di coppia di sensibilizzare la popolazione Italiana alla prevenzione ed invitano ad una maggiore coesione tra il medico di base ed i Centri di Procreazione Medicalmente Assistita. *Market Research Analyst, MSD. � Quali informazioni le chiedono le donne che si rivolgono a lei per problemi legati all’infertilità? � Generalmente quali informazioni offre alle donne che si rivolgono a lei per problemi legati all’infertilità di coppia? � Come potrebbero le aziende farmaceutiche presenti nel campo dell’infertilità aiutarla a supportare i suoi pazienti? Quali analisi effettuare Consiglio di rivolgersi a Centro PMA Con brochure informative di prevenzione 66% 38% A quale specialista rivolgersi 57% Consiglio di rivolgersi a ginecologo 30% Elenco Centri PMA accreditati in Italia 21% 30% 32% NA 78% 58% 4% 21% 70% Prendo in carico la paziente 1% 12% 19% 13% NA 78% 78% Altro 0% 12% MMG Specialista 28 COLLOQUIA MMG Specialista MMG Specialista • Favorire prevenzione • Indicazione Centri esteri di PMA • Iniziative ludiche • Maggiore coesione Centri di riferimento-MMG La MSD si racconta Innovazione nei servizi in Sanità: MSD protagonista del cambiamento È l’alleanza con i protagonisti del sistema sanitario, la capacità di lavorare e costruire insieme servizi per soddisfare bisogni specifici di conoscenza e informazione e in grado di promuovere modelli assistenziali innovativi, l’ingrediente del successo e della credibilità di MSD. A cura di FABRIZIO CARANCI*, GIANLUCA GALA** I l progresso tecnologico, da un lato, e, dall’altro, l’affermazione di un modello sanitario “territorio-centrico” con una nuova centralità del medico, del farmacista e, soprattutto delle reti di professionisti atte a massimizzare la qualità dell’assistenza e della cura per il paziente, rappresentano due sfide importanti per un’azienda farmaceutica come MSD, da sempre attenta ai bisogni di medici e pazienti e impegnata a fornire prodotti e servizi innovativi. Sfide che MSD ha affrontato e affronta con successo, capitalizzando sulla storica esperienza nella produzione di servizi a valore aggiunto – a partire dalla pubblicazione del primo manuale Merck nel 1899, la pubblicazione scientifica più venduta nel mondo – per rispondere in modo sempre più efficace e incisivo ai cambiamenti del contesto di riferimento appena descritto. Risposta efficace e incisiva attraverso l’offerta di servizi innovativi per tutti gli attori del sistema sanitario, dai pazienti ai medici, agli infermieri e ai farmacisti. Un primo fiore all’occhiello per MSD nell’area dei servizi è Univadis (www.univadis.it)1 il portale di approfondimento scientifico, nel quale sono disponibili: 1. Cfr. in questo numero il contributo di Spriano per una descrizione “attraverso gli occhi di un fruitore”. servizi per l’aggiornamento scientifico quali le notizie mediche del giorno, le ultime novità dai congressi, le linee guida su diverse patologie ed aree terapeutiche; servizi dedicati alla formazione professionale, con gallerie immagini, anatomia in 2D/3D e corsi di formazione; informazioni sulle diverse patologie e le aree terapeutiche; strumenti innovativi per comunicare con la rete professionale come webmeeting, forum e spazi condivisi; servizi per la gestione della relazione tra pazienti e classe medica come DocVadis, una piattaforma innovativa che consente di creare un proprio sito professionale ed inserire informazioni riguardanti la pratica medica. Per fornire un accesso unico a tutti questi servizi e per facilitarne la selezione in funzione delle esigenze del fruitore, MSD ha da poco inaugurato il portale MSD per te (www.msdperte.it) attraverso il quale gli utenti possono scegliere i servizi messi a disposizione, selezionandoli in base alle specifiche necessità conoscitive. Ogni servizio ha caratteristiche e canali diversi; il canale predominante, nell’ottica dell’innovazione, di cui MSD si è fatta pioniera anche nel campo dei servizi, è il canale web, che garantisce la massima accessibilità ed informazioni sempre aggiornate in un solo click. Il portale è disponibile anche nelle versioni da PC, tramite un applicativo scaricabile sul PC degli utenti, e nella versione mobile, ottimizzata per essere acceduto da iPhone ed iPad. Nei primi 3 mesi di vita, il portale ha superato le aspettative con più di 5.550 visite. Il maggior interesse è stato per i servizi relativi alla formazione professionale, come il Manuale Merck ed i corsi ECM, i servizi per l’aggiornamento scientifico, compresi gli articoli del Lancet, gli highlights dai congressi o la richiesta articolo, ed i servizi per migliorare la relazione con i propri pazienti, come DocVadis. MSD intende inoltre presentarsi sempre più come partner chiave nel mondo dell’healthcare aumentando l’offerta di servizi ad alto valore aggiunto, in particolare per il SSN. COLLOQUIA 29 La MSD si racconta “Pharmacy Point of Care“rappresenta una di queste inziative innovative disegnate per completare la filiera di gestione di pazienti complessi con patologie croniche e ad elevato rischio (es. paziente diabetico con pluri comobordità) attraverso un modello di assistenza domiciliare remota e un innovativo point of care a livello delle singole farmacie. Disegnato dopo diversi mesi di analisi del mercato di riferimento sono state raccolte le richieste dei nostri principali clienti (pazienti, parenti, medici, specialisti, pagatori, e farmacie) ed è stato creato un processo che riuscisse a completare la filiera assistenziale, facilitandone la gestione dei pazienti, principalmente presso l’ambiente domestico, aumentandone l’efficienza. Il modello di gestione cosi creato è centrato sul medico curante, con il supporto attivo delle farmacie e integrato con i presidi del SSN (es. strutture ospedaliere, post-ospedaliere e territoriali) nel rispetto dei principi medico-legali e di privacy. Obiettivi principali dell’iniziativa: creazione di un modello gestionale integrato e il raggiungimento di outcome clinici a contenimento del numero di visite del medico di base e specialistiche, del rischio di eventi acuti per il paziente e dei conseguenti costi per il SSN. La soluzione è modulare, con livelli di servizio definibili in base alle esigenze dei diversi presidi del SSN e dei diversi pazienti. I servizi specifici all’interno di questa progettualità più articolata sono stati identificati con un branding specifico che richiama il valore ad essi connesso. 30 COLLOQUIA DOCTOR Plus (Sistema di monitoraggio remoto domestico) Un sistema di monitoraggio remoto domestico che promuove il controllo di parametri clinici (es. glicemia, pressione arteriosa, peso ecc.), grazie alle misurazioni effettuate dal paziente in remoto (a casa), con l’utilizzo di dispositivi medici certificati e integrati. I dispositivi sono collegati ad una centrale di ascolto dove un operatore sanitario specializzato riceve via web e monitora le misurazioni dei pazienti attraverso risorse infermieristiche qualificate, sulla base delle indicazioni fornite dal medico curante . Nel programma di cura del paziente sono previsti meccanismi di assistenza remota reattiva in caso di misurazioni fuori da intervalli assegnati, o proattiva come il promemoria al paziente per l’effettuazione delle misurazioni o per l’assunzione di farmaci. Il medico curante svolge il ruolo centrale nella gestione della terapia del paziente e può contare su un accesso web tramite il quale consultare tutti i dati riguardanti il suo paziente. Infine il paziente, o il familiare se autorizzato dal paziente, oltre al supporto del medico di famiglia e dell’operatore sanitario specializzato, può avere un accesso web personalizzato ai dati riguardanti il suo trattamento in tele monitoraggio. Pharmacy Plus (Angolo della Salute in Farmacia) Servizio di misurazioni offerto nelle farmacie convenzionate tramite una soluzione integrata in “Corner” attrezzato per una esperienza unica del paziente. Il servizio offre misurazioni a complemento di quelle che non possono essere svolte nel setting domestico (es. profilo lipidico), utilizzando la strumentazione già esistente o offrendo alla farmacia un servizio completo di strumentazione e software di gestione. Nel caso di un paziente che ha già aderito al servizio di “Doctor Plus”, le misurazioni effettuate in farmacia diventano parte integrante della base dati centrale e del protocollo di assistenza remota. Per concludere, in entrambe le progettualità presentate, che sono senz’altro esempi di eccellenza dell’impegno di MSD nell’area dei servizi, la parola chiave per il successo è stata e sarà: partnership. È infatti l’alleanza con i protagonisti del sistema sanitario, la capacità di lavorare e costruire insieme servizi per soddisfare bisogni specifici di conoscenza e informazione, e in grado di promuovere modelli assistenziali innovativi, l’ingrediente del successo e della credibilità di MSD. Ed è solo l’inizio. Molto ancora stiamo facendo, molto ancora abbiamo in mente e molto ancora faremo. *Multichannel MSD Sr. Manager; **BD-Pharmacy & Health Services MSD Lead. L’ULTIMA PAROLA di Giuseppe De Rita* La “coazione a consumare sanità” Accanto al calo di fiducia nell’azione pubblica, si registra un aumento della spesa privata per la Sanità: viene spontanea la tentazione di mettere in relazione questi due dati. i tanti dati di cui il mestiere mi Fdueraimpone quotidianamente la lettura, di recente mi hanno fortemente colpito: quello relativo all’imponente numero di persone che si avvertono escluse dalla copertura sanitaria pubblica; e quello relativo alla forte crescita della spesa sanitaria privata. In effetti, per quanto riguarda il primo dato, è ormai sensazione corrente che l’impegno pubblico nel sociale, per motivi che conosciamo tutti, si va progressivamente riducendo: in tutti i suoi vari segmenti ma specialmente in sanità, mettendo in atto tutti i relativi strumenti di controllo della spesa. E questo di fatto crea non solo una valutazione in peggio della presenza del Servizio Sanitario (coloro che lo considerano peggiorata passano dal 21,7% al 31,7% negli ultimi 2 anni), ma anche una valutazione drastica sulla copertura del bisogno, visto che molti ormai parlano di “sanità negata” per qualcosa in più di 9 milioni di italiani. Accanto a questo calo di fiducia nell’azione pubblica, dobbiamo registrare un aumento della spesa privata per la Sanità. I consumi ordinari (abbigliamento, nutrizione, ecc.) nel biennio 2009-2011 sono restati quasi piatti (incrementi fra l’1,5 e il 2%), mentre i consumi delle famiglie per la salute sono cresciuti dell’8% arrivando alla considerevole cifra di 30 miliardi. Segno evidente che per gli italiani la salute occupa sempre più un posto privilegiato nella gamma di opzioni su cui ci si trova a dover ogni giorno scegliere. Di fronte a questi due “dati”, viene spontanea la tentazione di metterli in relazione fra loro: la crescente tendenza dei cittadini a convogliare le proprie risorse sui bisogni sanitari è dovuta alla politica di contenimento della spesa pubblica nel settore; una linea di comportamento quindi da interpretare come “supplenza”. O se si vuole usare la titolazione di questo numero di Colloquia, una partnership obbligata, quasi obbligatoria. Mi sarà permesso di dire però che l’ipotesi di un tale collegamento è troppo rigida, oltre che relativamente facile. Ci sono infatti due aspetti che rendono la spesa sanitaria privata non tanto supplente e sostitutiva, quanto piuttosto ispirata ad altri e più articolati fattori. Da un lato va ricordato che nell’incremento della spesa privata va compreso un insieme di scelte “opzionali” (prevalentemente di fitness e di trattamenti personali) che comunque non attengono ad un bisogno sanitario in senso stretto. E dall’altro va ricordato che anche sui bisogni sanitari veri e propri gli italiani vanno maturando un atteggiamento di fruizione “attenta”, che attiene ad un autonomo arbitraggio fra quel che serve ed è urgente e quel che non presenta particolari urgenze. Tutto il panorama dei nostri comportamenti di consumo è caratterizzato da questa tensione all’arbitraggio e alla “medietà” dei comportamenti; e se ne comincia a vedere l’effetto anche nella tendenziosa riduzione della “coazione a consumare sanità”, riduzione che è agli inizi, ma i cui sintomi ci sono tutti. Se l’italiano medio spende di più in salute con le proprie risorse ed arbitra le sue scelte nei bisogni sanitari (e nelle zone ad essi confinanti), allora è evidente che la tematica della partnership pubblico-privato assume caratteristiche e valenze molto più vaste e complesse dell’antico rapporto fra contenimento della spesa pubblica e sviluppo obbligato della spesa privata. Esso si avvia infatti a diventare un campo di comportamenti forse disordinati ma non obbligati, dove l’orientamento delle decisioni viene da una sempre più alta dose di responsabilità individuale in quella espansione a macchia d’olio di bisogni, attese, desideri, furbizie che troppo spesso è stata attribuita alla filosofia della personalizzazione dei bisogni e dei comportamenti sanitari. Questa crescente dose di responsabilità la si vede ormai nell’intreccio della dinamica dei vari soggetti del sistema: nei singoli individui, attenti ad arbitrare bisogni e spese; nelle famiglie, sempre più coinvolte in un delicato protagonismo di cura (specialmente verso gli anziani); nelle imprese e nei sindacati, che portano avanti diverse formule aziendali e contrattuali di copertura dei bisogni sanitari; nella stessa attenzione espressa dalle compagnie di assicurazione sia per le formule di classica assicurazione come per la ripresa di formule mutualistiche dopo quaranta anni di damnatio memoriae. Ed anche, ammettiamolo, nello sforzo delle strutture pubbliche di gestire responsabilmente il rapporto fra contenimento della spesa e bisogni dei vari territori. In ultima analisi un rapporto fra pubblico e privato più che una partnership tende a presentarsi come ampio policentrismo decisionale, quasi un poliarchia. *Segretario Generale Fondazione Censis. COLLOQUIA 31 APPASSIONATI ALLA VITA CI SONO MOMENTI CHE VALGONO ANNI DI RICERCA. Ogni giorno portiamo la passione per la vita nei nostri laboratori, nei nostri uffici, negli ospedali, nelle vostre case. Lavoriamo per migliorare la salute attraverso la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini innovativi. Il nostro impegno raggiunge tutti, anche attraverso programmi umanitari di donazione e distribuzione di farmaci. Per assicurare ad ogni singola persona un futuro migliore. www.univadis.it www.contattamsd.it [email protected] www.msd-italia.it 09-13-MSD-2011-IT5849-J Be well.